Parola Di Dio e Linguaggio Umano

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  • 7/27/2019 Parola Di Dio e Linguaggio Umano

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    Parola di Dio e linguaggio umano

    Alla ricerca del Volto

    Per introdurre il discorso sul processo comunicativo che si stabilisce nellatto interpretativo

    di un testo biblico, vorrei partire dalla definizione di Volto data dal filosofo ebreo EmmanuelLvinas: noi chiamiamo Volto il modo in cui si presenta lAltro, che supera lidea dellAltroin me1. Lvinas chiama, dunque, Volto il supremo manifestarsi dellalterit. Dire Voltosignifica certamente dire vicinanza e affinit, nudit e presenza, masignifica anche direalterit, irriducibilit. Nel Volto non tutto gi dato, n prevedibile, e tanto menodominabile. La tentazione delluomo quella di inglobare lAltro, invece di riconoscereche egli, in quanto straniero, esiste prima di ogni mia iniziativa e di ogni mio potere.

    La bella metafora del Volto mi sembra molto appropriata per introdurre il discorsosullermeneutica del testo biblico. Leggendo unopera letteraria, si pu avvertire, senza

    dubbio, unimmediata affinit di pensieri, modelli, comprensione del mondo. Questapercezione, tuttavia, vale tanto pi per la Bibbia, che un credente considera come lapresenza perenne di Dio in mezzo al suo popolo. E tuttavia, questa vicinanza deve tenerconto della distanza, dellalterit. In presenza di un testo non possiamo comportarci allastessa maniera di un bambino che gioca con le costruzioni, modellando il materiale apiacimento. Dobbiamo rispettarne lalterit. Lermeneutica, allora, diventa un esercizio discoperta faticosa, di avvicinamento laborioso a un Volto che primariamente non ciappartiene e di cui non possiamo disporre a nostro piacimento.

    Di qui nasce la domanda: in che modo possiamo superare la distanza tra noi e un testo,

    senza appropriarcene, ma anche senza ridurre linterpretazione alla freddacontemplazione di un oggetto? E stato detto che lesercizio ermeneutico un camminodal pregiudizio alla precomprensione, perch se il pregiudizio preclusione di fronte acolui che parla, e cio riconduzione del suo pensiero a ci che io so e accetto, laprecomprensione invece disposizione allascolto, apertura a capire e a cambiare. Edunque, come possiamo compiere il passaggio, per esprimerci ancora con categorie diLvinas, dal medesimo allaltro, da una soggettivit chiusa e inglobante a unasoggettivit aperta e accogliente? Come possiamo noi, lettori del XXI secolo, misurarci inun corretto rapporto di collaborazione con lautore di un testo antico, come quello biblico,

    in modo che il venire dal testo a me e landare da me al testo il cosiddetto circoloermeneutico sia un cammino corretto e, nello stesso tempo, appassionante? Il tentativodi queste pagine di dare una modesta risposta a questo interrogativo partendo dallotticadelle scienze della comunicazione e in particolare dalla prospettiva della Linguisticapragmatica2.

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    Dio ha parlato alla maniera umana

    La Dei Verbum, dopo aver ricordato uno dei pilastri fondamentali della nostra fede, e cioche nella Sacra Scrittura Dio che ha parlato, aggiunge che Dio ha parlato alla manieraumana (DV 12), per cui le parole di Dio si sono fatte simili al parlare delluomo, come

    gi il Verbo dellEterno Padre, avendo assunto le debolezze dellumana natura, si fecesimile alluomo (DV 13). Se dunque il testo biblico rivela un Dio che ha parlato ai padri e,negli ultimi tempi, ha parlato per mezzo del Figlio alla maniera umana3, lo studio dellinguaggio umano risulta indispensabile per accostarsi alla Bibbia e lanalisi deimeccanismi del sistema espressivo delluomo costituisce un presupposto necessario peruna corretta ermeneutica biblica.

    Le regole e le manifestazioni che regolano il linguaggio umano sono oggetto di studiodella Linguistica che, come studio scientifico, una disciplina piuttosto recente, anche setestimonianze di ordine filosofico possono essere rinvenute gi in alcuni scritti dellanticaIndia, della Grecia e di Roma4. La Linguistica moderna una disciplina accademicaaffermata e in continuo sviluppo, che prevede diversi ambiti di applicazione. Essa sipresenta come il risultato della convergenza degli studi di Linguistica storico-comparativa5, sviluppatasi negli Stati Uniti nel XIX sec., e della riflessione teoricasviluppatasi in Europa a partire dal XX sec.6.

    Proprio in forza della premessa da cui siamo partiti, soprattutto a partire dagli anniSettanta, la Linguistica ha esercitato uninfluenza sempre pi massiccia sui metodiesegetici e si rivelata, nellattuale contesto esegetico e teologico, come una delle pi

    feconde7. Almeno per due ragioni: da un lato, infatti, le scienze del linguaggio richiamanolattenzione sullo statuto della Bibbia, Parola di Dio espressa nel linguaggio umano,dallaltro permettono di superare la dicotomia tra esegesi ed ermeneutica che il metodocritico rischiava di favorire.

    Il metodo storico-critico, infatti, fin dalle sue origini, si distinto come il custode del testo edel suo senso storico, ma ha trascurato la dimensione ermeneutica che scaturisce dallaconvinzione che il lettore di oggi non lo spettatore inerme di un oggetto gi dato.Soprattutto in questi ultimi tempi emersa la necessit di considerare la Bibbia non picome Parola statica, in quanto fissata in una precisa condizione storica, ma come Parola

    viva e attuale. proprio nellermeneutica che la Bibbia riacquista la sua efficaciavivificatrice nei confronti dellesistenza e del presente delluomo. Il metodo storico-criticoha avuto numerosi meriti, soprattutto per aver prestato attenzione allo sviluppo storico deitesti e alla loro collocazione ambientale. Tuttavia, almeno nelle sue manifestazioni piestreme, rischiava di rendere la Bibbia un libro ermeneuticamente chiuso e irrilevante.Ora, invece, lo studio del linguaggio, con la sua funzione primaria di caratterecomunicativo, consente un accesso pi immediato e, allo stesso tempo, pi vivo allarelazione tra autore e lettore del testo biblico. Mediante la sua Parola, Dio si rivolgealluomo, lo chiama allesistenza e alla relazione. La Bibbia testimone di questo dialogo

    amicale, che rivela Dio alluomo e luomo a se stesso: un dialogo damore che coinvolge,diventando alleanza, e dunque vita, appello, esigenza...

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    Questo dinamismo dialogico da un lato rende la Parola di Dio simile alla parola delluomo,ma dallaltro la differenzia perch la Parola divina ha la pretesa di dare un senso ultimoallesistenza umana. su questi due aspetti, cos diversi e cos incorporati, che deveriflettere chiunque si accosta allinterpretazione della Bibbia.

    Massimo Grilli

    _______________________

    1 E. Lvinas, Ethique et Infini, Paris 1982 (utilizzo ledizione italiana, Etica e Infinito,Roma 1984) 49.

    2 Segnalo alcuni contributi, che testimoniano la fecondit di un tale approccio. Il prof. F.Lentzen-Deis stato in qualche modo il pioniere della scienza linguistico-pragmaticaapplicata alla Bibbia. Tra i suoi scritti: "Passionsberichte als Handlungsmodell?

    berlegungen zu Anstssen aus der "pragmatischen" Sprachwissenschaft fr dieexegetischen Methoden", in: K. KERTELGE, ed., Der Prozess gegen Jesus. HistorischeRckfrage und theologische Deutung,QD 112, Freiburg i.B. 1988, 191-232; AdvancesMetodolgicos de la exgesis para la praxis de hoy, Bogot 1990; Metodi dellesegesi tramito, storicit e comunicazione. Prospettive "pragma-linguistiche" e conseguenze per lateologia e la pastorale, Gr 73 (1992) 731-737; Cf. anche D. Dormeyer, Die Bibelantwortet. Einfhrung in die interaktionale Bibelauslesung, Mnchen / Gttingen 1978 esoprattutto leccellente tesi di dottorato di A. Fumagalli, presentata nella Pont. UniversitGregoriana e pubblicata dalleditrice Peter Lang: A. Fumagalli, Ges crocifisso, stranierofino alla fine dei tempi. Una lettura di Mt 25,31-46 in chiave comunicativa, EH 23/707,

    Frankfurt/M 2000.

    3 Eb 1,1-2 offre una bella sintesi della storia della salvezza in termini di comunicazione:Dio, che aveva gi parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri permezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

    4 Il Cratilo di Platone (427-347 a.C.), il De interpretatione di Aristotele (384-322 a.C.), il Delingua latina di Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) sono testimonianze preziosesullorigine e sulla natura del linguaggio. Ancora prima, i fenomeni linguistici erano statianalizzati dai linguisti indiani, i cui studi, purtroppo, non arrivarono nel mondo occidentale.

    Tra il VII e il V sec. a.C. il grammatico Panini raccolse 4.000 enunciati aforistici, noti comeStra/fili. Unottima sintesi di 20 secoli di storia contenuta in due volumi di G. Mounin,Histoire de la linguistique des origines au XXe sicle, Paris 1985, e La linguistique au XXesicle, Paris 1972.

    5 La Linguistica storico-comparativa si occupava dello sviluppo storico delle linguenaturali.

    6 Il saggio del linguista ginevrino Ferdinand De Saussure (1857-1913), Cours delinguistique gnrale (tr. it. Corso di linguistica generale), pubblicato postumo nel 1916,

    generalmente ritenuto il fondamento della Linguistica moderna.

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    7 Per una buona riflessione su questo aspe tto cf. J. Delorme, Incidenza delle scienze dellinguaggio sullesegesi e la teologia, in: Iniziazione alla pratica della teologia, I, 331-345.