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1 La Lingua, la Cultura, la Demenza Brescia, 16-1-2009 Stefano Boffelli Gruppo di Ricerca Geriatrica

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La Lingua, la Cultura, la Demenza

Brescia, 16-1-2009

Stefano Boffelli

Gruppo di Ricerca Geriatrica

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Topics

Fisiologia della parola

Cultura e linguaggio espresso

Linguaggio e cultura nella prevenzione, diagnosi

e nell’evoluzione della malattia cognitiva

Linguaggio e Bilingualismo

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Fisiologia del linguaggio

La nostra posizione di supremazia nel mondo

animale deriva dal possesso di due

caratteristiche:

L’abilità di sviluppare ed utilizzare simboli verbali

(per trasmettere idee e pensieri, attraverso

comunicazione scritta o verbale, con i nostri

simili)

L’abilità dell’uso delle mani

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Fisiologia del linguaggio

Un’interessante condizione da ricordare è

rappresentata dal fatto che entrambe le facoltà

dipendono da specifiche aree e circuiti neuronali

dell’emisfero dominante.

La dominanza dell’emisfero sinistro, per esempio, si

manifesta con il linguaggio (parola) e con la abilità

manuale destra (scrittura); disturbi a carico

dell’emisfero sinistro coinvolgono entrambi i

processi.

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Anatomia del linguaggio

Didatticamente:

Emisfero cerebrale sinistro

Temporale postero-superiore (ricettiva: percezione

del linguaggio parlato)

Lobo parietale inferiore (ricettiva: linguaggio scritto)

Area Broca (posteriore della circ frontale inferiore)

(esecutiva: aspetti motori del linguaggio)

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Anatomia del linguaggio

Vie di interconnessione:

fascicolo arcuato, nucleo lenticolare, aree visive.

Regione che abbraccia aree recettive temporali ed

occipitali ed aree motorie presilviane.

Non esiste un centro del linguaggio, ma

un’integrazione di aree differenti.

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Fisiologia del linguaggio

Mentre il linguaggio nell’animale è emozionale

(vocalizzazioni e gesti), nell’uomo è simbolico:

ne viene costruita una lingua, che non è istintiva

ma appresa e soggetta a modificazioni sociali ed

influenze culturali dell’ambiente.

L’apprendimento della lingua, che dura circa 20 anni,

dipende sia dalla maturazione del SNC sia

dall’educazione (prescolare e scolare).

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“Macondo era allora un villaggio di venti case di

argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di

un fiume, dalle acque diafane che rovinavano per

un letto di pietre levigate, bianche ed enormi

come uova preistoriche. Il mondo era così

recente, che molte cose erano prive di nome, e

per citarle bisognava indicarle col dito.”

Gabriel Garcìa Màrqez, Cent’anni di solitudine

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Linguaggio

La parola consta di aspetti articolatori e fonetici

dell’espressione verbale (motorio)

Il linguaggio è un sistema di simboli finiti arbitrari

combinati in accordo alle regole della

grammatica per poter comunicare.

I vari linguaggi usano suoni, combinazioni degli

stessi e altri simboli per rappresentare oggetti,

concetti, emozioni, idee e pensieri.

Il linguaggio è una componente essenziale dell'

identità culturale di una popolazione.

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“Il 2 febbraio, primo giorno della settimana grassa,

una bruegeliana animazione ruppe la quiete

solenne, l’impettita albagia neoclassica della

città di Pietro (Zar).”

Serena Vitale, Il bottone di Puskin

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Fisiologia del linguaggio

Il linguaggio esterno (external speech-esofasia):

espressione (motoria) di pensieri tramite

linguaggio scritto o verbale.

Il linguaggio interno (internal speech-endofasia):

silenzioso processo del pensiero che fluisce

costante.

Nel passaggio dall’età infantile a quella adulta,

l’espressione esterna verbale del pensiero viene

soppressa, anche se alcuni adulti continuano ad

esprimere il linguaggio interno (muttering),

soprattutto quando stanno ponderando in

condizioni di difficoltà.

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Speech and language functions are of fundamental

human significance, both in social intercourse and in

private intellectual life (deaf).

When they are disturbed, as a consequence of brain

disease, the resultant functional loss exceeds all

others in gravity – even blindness, deafness, and

paralysis.

Adams RD, Victor M. Principles of Neurology

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Lingua e CulturaL'italiano è una lingua appartenente al gruppo delle delle lingue indoeuropee.

L'italiano moderno è, come spesso accade con le lingue nazionali, un dialetto che è

riuscito a far carriera; ad imporsi, cioè, come lingua ufficiale di una regione molto più

vasta di quella originaria. Alla sua base si trova infatti il fiorentino letterario usato nel

Trecento da Dante, Petrarca e Boccaccio, influenzato dalla lingua siciliana letteraria e

dal modello latino. Il fiorentino trecentesco, come i moderni dialetti italiani, trae a sua

volta verosimilmente origine dal latino volgare (parlato dal popolo, volgo) parlato in età

classica (e non direttamente dal latino illustre, che fu la lingua usata dai letterati

dell'epoca).

Mentre la lingua latina letteraria rimase cristallizzata, nel corso dei secoli la lingua

parlata dalla plebe si trasformò, divenendo sempre più simile ai vari idiomi italiani

attuali (e alle altre lingue romanze nel mondo romano fuori della penisola) e

differenziandosi a seconda delle aree geografiche. Gli storici della lingua etichettano le

parlate che si svilupparono in questo modo in Italia durante il Medioevo come volgari

italiani, al plurale, e non ancora lingua italiana. Le testimonianze disponibili mostrano

infatti marcate differenze tra le parlate delle diverse zone mentre manca un comune

modello volgare di riferimento.

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Lingua e Cultura

Il primo documento sicuro di uso di un volgare italiano è invece un placito

notarile, conservato nell'abbazia di Montecassino , proveniente dal territorio di

Benevento e risalente al 960: è il cosiddetto Placito Capuano , che in sostanza

è una testimonianza giurata di un abitante circa una lite sui confini di proprietà

tra la stessa abbazia di Montecassino ed un piccolo feudo vicino, il quale

aveva ingiustamente occupato una parte del territorio dell'abbazia: Sao ko

kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti

Benedicti. È una frase soltanto, che tuttavia per svariati motivi può essere

considerata ormai volgare e non più latina: i casi (salvo il genitivo "Sancti

Benedicti", che riprende la dizione del latino ecclesiastico) sono scomparsi,

sono presenti la congiunzione "ko" (="che") e il dimostrativo "kelle"

(="quelle"), morfologicamente il verbo "sao" (dal lat. "sapio") è prossimo alla

forma italiana, etc. Questo documento è seguito a brevissima distanza da altri

placiti provenienti dalla stessa area geografico-linguistica, il Placito di Teano e

il Placito di Sessa Aurunca.

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Lingua e Cultura

Uno dei primi casi di diffusione sovraregionale della lingua è la poesia della

scuola siciliana, scritta verosimilmente in volgare siciliano da numerosi poeti

(non tutti siciliani) attivi prima della metà del Duecento nell'ambiente della

corte imperiale.

Alcuni tratti linguistici con questa origine vennero adottati anche dagli

scrittori toscani delle generazioni successive si sono mantenuti per secoli

nella lingua poetica italiana: dalle forme monottongate come core e loco ai

condizionali in -ia (saria per sarebbe).

Tuttavia l'assetto attuale della lingua è in sostanza quello del fiorentino

trecentesco, ripulito dei tratti più marcatamente locali.

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Lingua e Cultura

Non si può dire che sia veramente lingua alcuna favella che non ha scrittore

Pietro Bembo

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Lingua e CulturaCome tutte le lingue vive, evolve nel tempo assumendo parole e significati da altre

lingue

Grecismi

da cui parabola, angelo, chiesa, martire etc.

Ebraismi

parole usate nei riti cristiani come sabato, osanna, alleluia, pasqua e manna.

Arabismi

(arancia, limone, spinaci, zucchero), (dogana, fondaco, magazzino, tariffa, sultano,

califfo, sceicco, ammiraglio), (alchimia, alambicco, elisir), (algebra, algoritmo, cifra,

zero) e recentemente termini come burqa e intifada.

Francesismi

burro, cugino, giallo, giorno, mangiare, manicaretto, saggio, savio, cavaliere,

gonfalone, usbergo, sparviere, levriere, dama, messere, scudiero, lignaggio, liuto,

viola, gioiello.

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Lingua e Cultura

Germanismi

In larga parte di origine longobarda o gotica: guerra, zanna, grinfia, stambecco,

sapone, vanga, banda, guardia, elmo, albergo, spola, guercio, stanga. Alcuni prestiti

sono scandinavi come per esempio renna.

Iberismi

infante, posata, brio, creanza, lazzarone, etichetta, sfarzo, sussiego, puntiglio, zaino,

parata, guerriglia, cacao, ananas, amaca, cioccolata...

Anglismi ed americanismi

Da pellerossa a cliccare…

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..caro amico, mi sembrate pallido..forse soffrite di disturbi addominali, come

crampi o bruciore dopo un’abbondante colazione? Vi capita forse di avere una

sensazione di forte debolezza?

Sapete, una nuova malattia, certamente non mortale, sta prendendo piede: la

colite. Chi ne è affetto è destinato a gravi sofferenze, e la cura, purtroppo,

ancora non si trova….

Così disse il giovane medico all’aitante rivale in amore..che impallidì, barcollò,

e presto nel pomeriggio trovò una scusa, forse un malore ma certamente più

un impegno improrogabile di affari, per tornare a Parigi, dove consultò senza

efficacia numerosi dottori…

Axel Munti, Una vita

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Linguaggio e Cultura

A Conceptual Model of Culture Learning

Earlier models (Brooks, 1975; Nostrand, 1974) tended to view culture as a

relatively invariate and static entity made up of accumulated, classifiable,

observable, thus eminently teachable and learnable “facts.” This perspective

focused on surface level behavior, but did not look at the underlying value

orientations, nor did it recognize the variability of behavior within the target

cultural community, the participative role of the individual in the creation of

culture, or the interaction of language and culture in the making of meaning

(Moore, 1991).

Paige RM, Jorstad H, Siaya L, Klein F, Colby J.

Culture Learning in Language Education: A Review of the

Literature (1999).

Culture as the core: Integrating culture into the language

curriculum (CARLA Working Paper). Minneapolis: Center for

Advanced Research on Language Acquisition, University of

Minnesota.

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Linguaggio e Cultura

A Conceptual Model of Culture Learning

By contrast, the more recent models see culture as dynamic and variable, i.e.,

it is constantly changing, its members display a great range of behaviors and

different levels of attention to the guiding value orientations, and meaning is

continuously being constructed through human interaction and

communication.

This major transformation in perspective has also been characterized by

conceptual shifts from culture-specific to culture-general models of

intercultural competence, cultural stereotypes to cultural generalizations,

cultural absolutes to cultural variations (within and across cultures), and

culture as distinct from language to culture as integral to language. Language

in this process plays a fascinating and complex double role: it is a medium for

as well as shaper of culture.

Paige RM, Jorstad H, Siaya L, Klein F, Colby J. Culture

Learning in Language Education: A Review of the Literature

(1999).

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Linguaggio e Cultura

A Conceptual Model of Culture Learning

Culture learning is the process of acquiring the culture-specific and culture-

general knowledge, skills, and attitudes required for effective communication

and interaction with individuals from other cultures.

It is a dynamic, developmental, and ongoing process which engages the

learner cognitively, behaviorally, and affectively.

Paige RM, Jorstad H, Siaya L, Klein F, Colby J.

Culture Learning in Language Education: A Review of the

Literature (1999).

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Linguaggio e Cultura

Skills develop with use, and decline with non-use.

The basic skills may be quite resistant to decline, like our abilities to ride a

bycicle or to swim: once we have learned we do not forget the basics.

But for doing more advanced things quickly and properly, a lot of exercise is

neede.

In a way using language is like top sports: it is complex, extremely and calls

for integration of many different skills.

The complex parts of that skill need to be trained regularly to mantain them,

otherwise they atrophy and fade, and are difficult to reactivate.

De Boot K, Makoni S. Language and aging in multilingual

context. Philadelphia, 2004

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Conceptual model of culture learning.

One of the major conceptual distinctions to be noted is between what is commonly

referred to as the culture-specific versus culture-general domains of learning.

Culture-specific learning refers to the acquisition of knowledge and skills relevant to a

given “target culture,” i.e., a particular culture group or community.

Culture-general learning, on the other hand, refers to knowledge and skills that are

more generalizable in nature and transferable across cultures.

This body of knowledge includes, among other things, the concept of culture, the

nature of cultural adjustment and learning, the impact of culture on communication

and interaction between individuals or groups, the stress associated with intense

culture and language immersions (culture and language fatigue), coping strategies for

dealing with stress, the role of emotions in cross-cultural, cross-linguistic interactions,

and so forth. Culture-general skills include the capacity to display respect for and

interest in the culture, the ability to be a selfsustaining culture learner and to draw on a

variety of resources for that learning, tolerance and patience in cross-cultural

situations, control of emotions and emotional resilience, and the like (Lustig and

Koester, 1996, Myers and Kelley, 1995).

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Linguaggio e Cultura

In language and culture learning, context is an overarching concept which

subsumes many other variables including: the setting; the teacher; the

learner; instructional methods; instructional materials; and assessment

approaches.

External context refers to the various locations or settings where interaction

occur and the meanings society attaches to them.

Internal context, on the other hand, refers to the cultural meanings that people

themselves bring into an encounter. It is the internal context that creates the

conditions for understanding or misunderstanding among people from

different cultures because there are many cultural variations that influence

how people perceive situations and each other;

these range, for example, from how far they stand apart during a conversation

to how much time they are willing to spend communicating.

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Linguaggio e Cultura

Ciò che una cultura “insegna” è che la cosa piú caratteristica nelle lezioni

impartite, sia rispetto a questioni di valore, sia rispetto a questioni di

esistenza o del soggetto stesso, è la loro feconda generalità.

Tutto ciò che viene appreso, sembra venir convertito in regole generali

applicabili a molte situazioni mai incontrate prima. Quando apprendiamo una

cultura, noi apprendiamo delle regole, è chiaro, ed in questo senso siamo ben

vicini a quello che è l’apprendimento di un linguaggio. Ovviamente,

“comportarsi culturalmente” non è qualcosa che sia “causato” piú dalle

“regole” della cultura di quanto il parlare un linguaggio sia “causato” dalle

regole grammaticali. Kroeber e Kluckhohn (1952) citano : “Il processo

mediante il quale viene “acquisita” la cultura implicita dell’individuo (cioè, il

modo con cui la persona apprende a rispondere in maniera conforme alle

aspettative), è tale che sono intrinsecamente difficili la presa di coscienza e la

formulazione verbale.

J. S. Bruner, Studi sullo sviluppo cognitivo. Harvard, 1978

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Linguaggio e Cultura

Motivazione, attitudine, disponibilità (testi, scuola, possibilità economiche),

meccanismi di coping, rappresentano fattori che si associano ad un più

elevato livello culturale.

Maggiore il livello culturale, maggiore l’appropriatezza del linguaggio e l’uso

del (più complesso) vocabolario.

La capacità di utilizzare ed adeguare il linguaggio al contesto rappresenta un

livello superiore.

Byram, M., & Morgan, C. (1994). Teaching-and-learning

language-and-culture. Clevedon, Avon: Multilingual

Matters.

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Morire è considerato innaturale, ora più che mai. E la

radice del male non è in primo luogo iI fatto che

l’eutanasia sia illegale, ma che lo sia perchè così

pochi chiedono l’eutanasia...

Ma c’è anche quella che viene definita la “nuova

paura della morte”, ed è lì che dobbiamo intervenire.

Abbiamo bisogno di un nuovo atteggiamento nei

confronti della morte e dell’invecchiamento, e non

solo da parte degli anziani.

Deve tornare ad essere naturale morire quando il

periodo attivo è passato. Dobbiamo risolvere il

problema con gli anziani, non contro di loro…

Soluzione finale che noi vorremmo definire con la

ben nota formula dell’obbligo volontario...

Carl-Henning Wijkmark, La morte moderna

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Language is not only a means of communication.

It also reflects a particular view of the world.

When demented patients speak Finnish, their Finnish

caregivers not only understand what they are saying,

but they also share an understanding of the patient‟s

background.

Ekman SL, Int Psychoger 8:127-132, 1996

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The ability to recognize the melody of mother

language develops before a human being is able to

use verbal language

It seems likely that severely demented patients

recognize, and feel at home with, the melody of their

mother tongue.

Ekman SL, Int Psychoger 8:127-132, 1996

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"Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la

portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile

e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati,

tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e,

se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho

studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante".

"Io ho dodici anni, abito al numero 7 di rue de Grenelle in un appartamento

da ricchi. I miei genitori sono ricchi, la mia famiglia è ricca, e di

conseguenza mia sorella e io siamo virtualmente ricche. (…) Si dà il caso

che io sia molto intelligente. Di un'intelligenza addirittura eccezionale. Già

rispetto ai ragazzi della mia età c'è un abisso. Siccome però non mi va di

farmi notare, e siccome nelle famiglie dove l'intelligenza è un valore

supremo una bambina superdotata non avrebbe mai pace, a scuola cerco

di ridurre le mie prestazioni, ma anche facendo così sono sempre la prima

della mia classe".

L’eleganza del riccio, Barbery Muriel

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Cultura e Cognitività Le Carret N, Lafont S, Mayo W, Fabrigoule C. 2003. The effect

of education on cognitive performances and its implication for

the constitution of the cognitive reserve. Dev Neuropsychol 23:

317–337.

Le Carret N, Rainville C, Lechevallier N, Lafont S, Letenneur L,

Fabrigoule C. 2003. Influence of education on the benton visual

retention test performance as mediated by a strategic search

component. Brain Cogn 53: 408–411.

Mathuranath P, George A, Cherian P, Alexander A, Sarma S,

Sarma P. 2003. Effects of age, education and gender on verbal

fluency. J Clin Exp Neuropsychol 25: 1057–1064.

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Sacramento Area Latino Study on

Aging - SALSALa cultura modifica l’atteggiamento vitale (e

l’acquisizione di una nuova cultura e stili di vita

–talora negativi- non sempre determina un

vantaggio)

Nei migranti, la cultura di nascita, la bassa

educazione, le difficoltà linguistiche di

espressione/comprensione, la scarsa

disponibilità di mezzi diagnostici sensibili,

spesso determinano una minore possibilità di

accedere ai servizi di diagnosi e cura adeguati,

nei giusti tempi (fase precoce della malattia:

educazione sanitaria)

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Un giorno, nello studio di Baba, gli raccontai ciò

che ci aveva insegnato il mullah (che bere

alcolici fosse un peccato terribile).

Baba si stava versando un whisky. Inspirò

profondamente ed espirò dal naso con un sibilo

che parve durare un’eternità.

“Vedo che hai confuso quello che ti insegnano a

scuola con l’educazione vera e propria..lascia

perdere quello che ti insegna il mullah. C’è un

solo peccato. Uno solo. Il furto. Ogni altro

peccato può essere ricondotto al furto. Lo

capisci?”

Khaled Hosseini. Il cacciatore di aquiloni.

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Lingua, cultura ed esordio/diagnosi

della demenza

Brain reserve or Cognitive reserve?

Stern, Nature Medicine, 2006

È solo un problema di early detection (e quindi

di limitata sensibilità/specificità degli strumenti

diagnostici), oppure esiste un ruolo di

modificazione “plastica” cerebrale mediato

dall’educazione o dalla cultura?

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Use Your Brain, Reduce Your Risk of Dementia

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Exercise (Kramer et al., 1999; Colcombe et al., 2003) and education (Green et al., 2000; Shenkin et

al., 2003; Lustig and Buckner, 2004; Staff et al., 2004; Gatz et al., 2007; McDowell et al., 2007;

Ngandu et al., 2007; Perneczky et al., 2007) appear to have clear protective effects on cognitive

functioning and possible reduction in incident dementia.

For the latter, whether this is due to education per se or related to lifetime occupation and or level

of cognitive exercise is debated (Green et al., 2000; Shenkin et al., 2003; Lustig and Buckner, 2004;

Staff et al., 2004; Gatz et al., 2007; McDowell et al., 2007; Ngandu et al., 2007; Perneczky et al.,

2007).

It is also unclear whether education lowers the risk of dementia or acts to allow a higher level of

functioning with the same level of pathology such that no decline is identified on cognitive testing

(Green et al., 2000; Shenkin et al., 2003; Lustig and Buckner 2004; Staff et al., 2004; Gatz et al.,

2007; McDowell et al., 2007; Ngandu et al., 2007; Perneczky et al., 2007).

Either way it is widely associated with a lower risk of cognitive decline and dementia.

In summary, there are no simple solutions available to prevent dementia, however, the

maintenance of a healthy diet and lifestyle, an appropriate weight, physical and possibly cognitive

exercise is highly likely to aid in this endeavour. Treatment to reduce cardiovascular risk may also

help, particularly the use of anti-hypertensives to reduce blood pressure.

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Prevention of dementia:

-Educazione (scolarità)….ma soprattutto Cultura!!!!!

-Ancestrale

-Alimentazione

-Salute e benessere

-Sociale positiva del bello (sportivo) e negativa del

brutto (fumatore)

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In a French cohort, knitting, doing odd jobs, gardening, and traveling reduced the

risk of dementia.

In the Nun Study, low density of ideas and low levels of grammatical complexity

in autobiographies written in early life were associated with low cognitive test

scores in later life.

Reading, playing board games, playing musical instruments, and dancing were

associated with a lower risk of dementia in our cohort.

There was no association between physical activity and the risk of dementia.

Exercise is said to have beneficial effects on the brain by promoting plasticity,

increasing the levels of neurotrophic factors in the brain, and enhancing

resistance to insults.

Participation in leisure activities is associated with a reduced risk of development

of dementia, both Alzheimer’s disease and vascular dementia.

The reduction in risk is related to the frequency of participation. According to our

models, for example, elderly persons who did crossword puzzles four days a

week (four activity-days) had a risk of dementia that was 47 percent lower than

that among subjects who did puzzles once a week (one activity-day).

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Lingua... e cultura

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Over the past three years, our experience in an

Indian population from varying socio-economic and educational strata

showed that simple and literal translation of many items in the ACE

provide good comprehensibility.

This, added to its comprehensive nature as a screening test, the

provision for obtaining item-wise and composite scores and its high

sensitivity in detecting early dementia in the UK population (for whom it

was developed), prompted us to attempt a formal adaptation of the ACE

as a dementia screening tool in the first of a two-phase (screening and

evaluation) epidemiological study in the southern Indian state of Kerala.

Our first objective was to make a culture-fair adaptation of the ACE in

Malayalam (m-ACE), a Dravidian language, spoken by 31 million people

in Kerala (Director of Census Operations Kerala)

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DISCUSSION

Ganguli et al. (1995) developed a Hindi MMSE for a largely illiterate (74%) rural population in Ballabgarh

in North India. In contrast to the population used in their study, the population we intend to survey in

Kerala

is largely literate (91%), multi-religious mixture of urban, semi-urban and rural Malayalam speaking

elders (Director of Census Operations Kerala, 1991). These differences and the need for a more

extensive battery prompted the adaptation of the ACE.

Demographic factors such as education, age and gender (Escobar et al., 1986; O’Connor et al., 1989)

and cultural factors such as religion, social setting (urban or rural), comprehensibility of the tests and

familiarity with the language used for testing can all affect performance on cognitive tests.

Wide variations in these factors in a population makes the task of developing a test very challenging

(Chandra et al., 1998).

Having different versions of the same test for different sections of the population or alternatively,

simplifying the tests to improve the specificity in the low-level performers may help in such situations.

However, using multiple versions of the battery causes practical inconvenience in field studies and

over-simplifying the tests compromises the sensitivity. In our proposed field survey we aspire for early

detection of dementia using the m-ACE. As this requires high sensitivity we propose using separate

cut-offs stratified for the demographic factor most affecting the performance. We also intend to retain

the operational convenience by using a single version of the instrument. As those screening positive

on the m-ACE in this survey will undergo further detailed evaluation before a diagnosis of dementia is

made, we hope to minimize the false-positives. This study shows that education was the only

demographic factor affecting the m-ACE and the MMSE.

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Il fenomeno del Bilinguilismo in relazione alla demenza

Si ipotizza la presenza di differenti reti cerebrali interessate nell’apprendimento ed uso

della lingua acquisita (superiore e media temporale; fMRI) rispetto a quella nativa

Esiste una differente area di rappresentazione corticale della lingua acquisita in base

alla sua età di apprendimento (PET studies, fMRI), con una minore fluenza linguistica

nei later acquired?

La frequenza d’uso della lingua (ed il suo approfondimento culturale)

rappresenterebbe un fattore più importante rispetto all’età di acquisizione (con

attivazione di aree corticali molto simili; Perani, Cappa, 1998)

Il bilinguismo determina vantaggi per la persona rispetto al decadimento cognitivo:

Migliori performance nella working memory, fluenza verbale semantica, later onset della

demenza (Bialystok, 2004 e 2007; Rosselli, 2000).

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

Bilingualism is a growing problem in western countries where immigration is frequent

(Cummings, 1985). While the hypotheses about the neuronal strategies used for

the acquisition of the acquired language have been published, (Ojemann, 1983;

Perani, 1996), initial reports described the emerging problem of the second

language‟s regression in patients affected by different forms of dementia: a

progressively larger use of words and phrases belonging to the native language

(Mendez, 1999).

Aim of our paper is to describe the problem of bilingualism and dementia in our country.

Our population has been relatively “pure” for almost a century, being migrations

limited to emigration to other contries. Immigration was rare: most people were

first-generation sons returning in Italy after emigration. Immigration has been an

emerging problem since the late „80s, when people coming from other countries

reached Italy in search for a job. The problem of language comprehension arises

when older immigrants develop cognitive impairment. We report three cases of

Alzheimer‟s disease patients whose clinical evaluation became more difficult

because of the langage difficulties.

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

Case 1

BEH came in Italy after the end of the second world war and married with an italian girl.

The patient learned Italian, language that he spoke both with relatives and at work.

At 82 years of age he developed a progressive cognitive and functional

impairment: in 2002 Alzheimer‟s disease was diagnosed and therapy with

galantamine was started. At the first evaluation the patient had a moderate

cognitive impairment (MMSE 17/30). After one year, language difficulties were

reported by the relatives, while functional abilities were still preserved: the patient

used more terms and phrases in german, mixing the two languages. Cognitive

evaluation was very difficult in Italian. We had to translate MMSE items into

german language to obtain some answers. The patient presented a progressive

(verbal) cognitive and functional impairment. After three years of

pharmachological treatment he was admitted to a nursing home.

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

Case 2

GS is a female, aged 76 and born in France from a family of italian emigrants. At 6 years

of age they turned back to Italy and the patient learned italian language at school.

At 74 years of age she developed cognitive impairment: after two years the

diagnosis of Alzheimer‟s disease was performed and therapy with donepezil

started. The women progressively developed a regression to the native language:

she had initial difficulties in comprehension with the daughters, whose french

language's knowledge was very poor: the patient became irritated and confused

when relatives didn‟t understand what she was saying. She also developed

depressive symptoms: antidepressant therapy was started with little benefit. At

follow up, cognitive evaluation became possible only with the help of a french

translator, and MMSE was difficultly administrable (Table 1).

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

Case 3

MS is a 78 years‟ old Italian female born in Africa from italian emigrants. She learned

French as the first language and italian after returning to Italy. Alzheimer's disease

was diagnosed in a Rehabilitation and Aged care Unit where the patient was

admitted for physical rehabilitation after a surgical intervention for right femur

fracture, due to an accidental fall at home. At first evaluation, she used a “mixed”

language, with frequent verbal substitutions (french words into a prevalent italian

phrase). Because of a moderate cognitive impairment (MMSE 16/30) and the

presence of depressed mood, cognitive and antidepressant therapy was started

(rivastigmine 3 mg and citalopram 20 mg, daily). After physical rehabilitation

treatment, the patient returned at home with nurses‟ assistance: at follow up she

was described as anxious and confused. It was very difficult to understand the

meaning of her phrases, but also communicating with the patient, that experienced

a progressive cognitive and functional deterioration: in the last stages of the

disease she spoke only in French.

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

DISCUSSION

Language impairment has been described in bilingual patients (Mendez, 1999). Word-

finding difficulties, impairment of fluency, naming and verbal comprehension are

often the rule during the progression of dementia. Bilingual demented patients

have problems in separating words and phrases belonging to the two languages,

so they tend to mix both of them when speaking. In our three cases, a complete

forgetfulness of the acquired language was assessed in the last stages of the

disease, a condition that wasn‟t previously described in patients affected by

Alzheimer‟s dementia. This could have been revealed because our patients were

followed for a long period: in the first stages of the disease they used a “mixed”

language, while in the severe stage they returned to the native language, having

completely forgotten the acquired language.

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

A possible biological explanation could be linked to the different cerebral areas involved

in the acquisition of the native language: some authors described different cerebral

networks that support different languages‟ acquisition, both in comprehension

(different activation of temporal lobes) and in verbal expression (Broca‟s areas)

(Perani, 1998; Kim, 1997). As a consequence, cerebral impairment could

determine an early loss of areas that are more involved in the organization of the

acquired language respect to native language.

On the basis of these finding, some clinical problems should be emphasized.

Assessment of cognitive impairment in bilinguistic demented patients will become

a main challenge due to ageing of the immigrant population that have reached

Italy. In fact, a better comprehension of the real cognitive status avoids

anachronistic and “ageistic” mistakes: for example, discontinuing

acetylcholinesterase inhibitors therapy for an apparent severe impairment (but due

to the regression of the acquired language) could determine a faster progression of

the disease. Another point is the development of depression and anxiety disorders,

symptoms that could be considered as consequences of the insight: both of the

global cognitive impairment and of the specific language difficulty.

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Bilingualism and dementia: a new problem in an “old” country

Boffelli S, Bellelli G, Rozzini R, Trabucchi M.

In order to face these growing problems some suggestions could be the following:

-Cognitive evaluation should be performed using translator‟s help since the first

evaluation, when bilingualism is identified from anamnesis or during the clinical

interview. Furthermore, the real cognitive impairment should be assessed

especially in these patients with non-verbal tests, in order to bypass the linguistic

regression; this kind of evaluation could also be of help in assessing the effects of

pharmachological treatment.

- Anxiety and depression, consequence of the insight of verbal regression, could benefit

both from pharmachological therapy (antidepressants, ansiolitics) and non-

pharmachological interventions, to reduce the patient‟s suffer.

-Finally, teaching relatives to modify the “linguistic relationship”, returning to the first

language when they approach to the demented, is also important because reduces

misunderstandings in both ways. Adapting to the patient can help doctors and

relatives to obtain a good compliance with therapy but also with care at home.

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Table 1. Cognitive and functional characteristics of the patients at the first evaluation and at follow up.

Age Dem Lang. Educ

(ys)

MMSE IADL BADL MMSE

-1IADL–

1

BADL

-1

MMSE

-2IADL–

2

BADL

-2

BEH

(male)

82 AD German-

Italian13 17 1/5 0/6 12 1/5 0/6 9 5/5 3/6

GS

(fem.)

76 AD French

-Italian

8 16 7/8 1/6 14 8/8 2/6 12 8/8 3/6

MS

(fem.)

78 AD French

-Italian

3 16 7/8 5/6 18 8/8 3/6 3 8/8 5/6

IADL and BADL= functions lost.

AD= Alzheimer’s disease

Follow up: 1= 12 months after diagnosis; 2= after 36 months

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Nessun viaggio finisce mai, sono i

viaggiatori che arrivano alla loro fine.

Claudio Magris, 1998