1 Capitolo 6 LINGUAGGIO, COMUNICAZIONE E CULTURA.

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Capitolo 6

LINGUAGGIO, COMUNICAZIONE E

CULTURA

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Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004Capitolo 6. LINGUAGGIO, COMUNICAZIONE E CULTURA

La cultura è:

• Un sistema di segni dotati di significato (prospettiva semiotica)

• Una rappresentazione simbolica del mondo e un dispositivo per attribuire significato alla realtà (significazione)

La cultura è comunicazione

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La cultura è un prodotto dell’interazione umana: gli esseri umani creano cultura e devono interpretarla. Pertanto, le manifestazioni culturali sono atti di comunicazione

La comunicazione costituisce il tramite intrinseco fra gli aspetti esterni e interni della cultura: trae origine dall’intenzione comunicativa interna e si manifesta in termini verbali e non verbali

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Cultura come significazione e produzione di senso

La cultura è fatta di significati:

È l’insieme delle condizioni materiali, psichiche e sociali per generare significati attraverso processi di convenzionalizzazione

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Antropologia interpretativa (Geertz, 1983)

• Fattore costitutivo della cultura• Esterno alla mente delle persone• Dotato di esistenza propria

Psicologia della cultura• Interno ai soggetti, protagonisti

dei processi di generazione, conservazione e innovazione dei significati

Il sistema di significati

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La cultura come attività di significazione

La produzione di significati (significazione) consente agli uomini di condividere una dimensione simbolica

interdipendenza intrinseca tra cultura e dimensione simbolica

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La significazione

Le relazioni producono i significati e i significati qualificano le relazioni

Significazione = capacità di generare significati in modo congiunto fra i comunicanti

La significazione istituisce una relazione complessa tra simbolo (segno linguistico), referente (oggetto significato) e referenza (rappresentazione mentale dell’oggetto significato)

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Il diagramma di significazione

• Il simbolo non ha rapporto diretto con la realtà (referente), ma solo con l’idea mentale (referenza)

• Ogni simbolo è un prodotto culturale

REFERENZA

SIMBOLO REFERENTE

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La significazione non avviene nel vuoto, ma richiede l’azione congiunta e partecipata dei membri di una comunità, cioè di un gruppo di persone che condivide un sistema di credenze, valori, pratiche e convenzioni

La significazione (continua)

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Proprietà delle convenzioni

• Attività prevedibili che forniscono regolarità per la gestione delle relazioni interpersonali tra i membri di una comunità

• Distribuzione non uniforme nella popolazione: esperti delle convenzioni

• Organizzazione gerarchica delle convenzioni in funzione dell’importanza:

Simboli culturali = convenzioni dense di significato che esprimono i cardini di un sistema di credenze

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Proprietà delle convenzioni (continua)

• Risultato di un processo di cooperazione, coordinazione e negoziazione continua fra i membri di una comunità

• Fondate sul principio della salienza condivisa: selezione dei tratti ritenuti essenziali e più importanti per la costruzione del significato di un oggetto/evento

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Proprietà di una lingua naturale

• Esito del processo di significazione

• Strumento per la manifestazione di significati e intenzioni comunicative

• Caratterizzata da composizionalità: - sistematicità - produttività - possibilità di dislocazione

• Rete di significati che consente ai parlanti di condividere una certa visione del mondo

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La plasticità del significato

Il significato non è un’unità fissa e omogenea, ma, al contrario, un costrutto mentale eterogeneo e scomponibile in diverse componenti (proprietà) semantiche, gerarchicamente disposte

Componenzialità del significato

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Tipi di proprietà semantiche

1. Proprietà essenziali: proprietà comuni a tutte le occorrenze che condividono un certo significato; chi non le possiede è escluso da quel significato

Es. “uccello”: - “oviparo” - “con il becco”

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2. Proprietà tipiche: proprietà specifiche aggiunte, soggette a eccezioni e cancellabili senza distruggere il significato in oggetto

Es: “uccello”: - “vola” (struzzi) - “ha le piume” (pinguini) - “ha le ali” (kiwi)

Tipi di proprietà semantiche (continua)

Graduabilità semantica del significato

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Significato Contesto

Qualsiasi significato è legato a un contesto (context-bound)

Fenomeno della risemantizzazione contestuale (Violi, 1997): attribuzione provvisoria di alcuni tratti semantici a un oggetto/evento che di per sé non li possiede, ma che li acquisisce grazie a una specifica situazione contingente

Es: “Non occupare la mia sedia” (indicando un tavolo, in mancanza di sedie libere)

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I processi precedenti illustrano la plasticità dei significati, ossia l’impiego dei significati in modo flessibile e adattabile in funzione delle intenzioni comunicative dei parlanti, dei vincoli e delle opportunità offerte dal contesto

Processo continuo di rimodellamento semantico

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A. Semantica vero-condizionale o logico-filosofica: significati come entità astratte, universali e oggettive, indipendenti dai parlanti (condizioni di verità)

Il significato come comprensione dell’esperienza

B. Psicologia della cultura: significati dipendenti dall’elaborazione e dall’uso che ne fanno i parlanti; strettamente interconnessi con le rappresentazioni mentali che i soggetti si fanno della propria esperienza: i significati sono accomunati da una teoria della comprensione

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• Il significato di qualunque entrata linguistica rimanda all’enciclopedia delle conoscenze a disposizione dei parlanti

• La formazione delle conoscenze enciclopediche si basa su diversi processi mentali:

- percezione - costruzione di script - costruzione di schemi mentali - inferenza

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Linguaggio e cultura

Il linguaggio costituisce un’espressione fondamentale e privilegiata della cultura di riferimento: la lingua incarna la cultura

Il linguaggio è stato oggetto di riflessione sistematica:

A. teoria universalista del linguaggio (teoria della grammatica universale di Chomsky)B. teoria della relatività linguistica (ipotesi di Sapir-Whorf)

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A. La teoria universalista del linguaggio

Universali linguistici = aspetti invarianti e comuni dei processi comunicativi, condivisi dalle lingue naturali oggi esistenti. Forme costanti e ricorrenti, che concernono sia il livello grammaticale che semantico.

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La teoria della grammatica universale (o generativa) di Chomsky

Assunto di base: esistenza di una uniformità della competenza linguistica negli esseri umani, in modo indipendente dalla lingua che parlano

Omogeneità dei processi linguistici

“Organo del linguaggio” geneticamente definito (Language Acquisition Device o LAD)

Concezione innatista del linguaggio e della comunicazione

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Metodo formale: metodo che, senza fare ricorso al significato, ma solo in base alla forma esterna dei morfemi e alla loro disposizione, intende fornire tutto quanto è pertinente all’analisi linguistica

Grammatica come calcolo matematico: partendo da pochi elementi semplici è in grado di generare una lingua nelle sue infinite sequenze grammaticali e accertare la “grammaticalità” degli enunciati prodotti

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I presupposti della grammatica generativa

a) La lingua è un insieme infinito di frasi

b) La frase è l’unità fondamentale della lingua ed è costruita a partire da un insieme finito di elementi o alfabeto (presupposto formale o composizionale)

c) Tale alfabeto è composto da elementi primitivi, quali i fonemi, i morfemi, le parole ecc. (presupposto elementarista)

d) La grammatica è un sistema astratto di regole che generano frasi unicamente equivalenti fra loro

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e) La grammatica è indipendente da ogni altro sistema cognitivo (supremazia della sintassi)

f) La grammatica è indipendente dalla semantica

g) Esistono due livelli di rappresentazione della frase, uno superficiale e uno profondo, e una serie di trasformazioni consente di passare da un livello a un altro

h) I processi mentali che sono alla base della grammatica sono quelli dell’astrazione e del ricorso a modelli ideali

i) L’interpretazione semantica delle frasi è basata unicamente sulla loro struttura superficiale

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Parole

PrestazioneImpiego concreto e contingente di una lingua in una data situazione

Langue

CompetenzaCapacità generale (di solito non consapevole) di usare una lingua; fa riferimento a una conoscenza perfetta posseduta da un parlante ideale

De Saussure

I-language“lingua internalizzata”; astrazione linguistica al fine di formulare ipotesi sulla mente umana

E-language“lingua esternalizzata”;studiata da coloro che sono interessati all’uso contingente della lingua

Chomsky

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Criptotipi

Struttura profondaCategorizzazione linguistica non direttamente percepibile ma necessaria per spiegare la struttura superficiale; è sostanzialmente identica in tutte le lingue naturali

Fenotipi

Struttura superficialeArticolazione apparente e acusticamente percepibile di una frase; può variare da lingua a lingua

Whorf

Universali sostantiviInventari universali di nozioni come nome, verbo, aggettivo ecc.

Universali formaliSistema universale di regole profonde che governa e vincola tutte le grammatiche

Chomsky

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Limiti del modello di Chomsky

• Impossibilità di confronto fra categorie linguistiche senza una metalingua che stabilisca a priori tutte le necessarie distinzioni

• Impossibilità di ipotizzare una struttura “profonda” in mancanza di un lavoro di raccordo e confronto fra le strutture “superficiali” delle diverse lingue

• Riluttanza ad affrontare il livello psicologico e sociologico della spiegazione dei fenomeni linguistici

• Il modello rischia di essere un esercizio astratto sulla “logica” della mente umana, fuori da ogni riferimento contestuale e da ogni verifica empirica. Paradosso di una “lingua che non serve per comunicare”

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B. La teoria della relatività linguistica

Accento sulla pluralità delle culture e sulle modalità di influenza fra linguaggio e cultura

La cultura, attraverso il linguaggio, influenza il modo in cui pensiamo, in particolare il modo in cui categorizziamo la nostra esperienza

Imparare una lingua straniera significa anche acquisire un nuovo punto di vista sulle cose

Le strutture semantiche delle diverse lingue sono incommensurabili fra loro; di conseguenza, i parlanti elaborano modi di pensare differenti tra loro

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L’ipotesi di Sapir-Whorf

Premessa epistemologica: “gli esseri umani segmentano la natura secondo le linee indicate dalla loro lingua materna […]; il mondo si presenta come un flusso caleidoscopico di impressioni che deve essere organizzato dalle nostre menti e ciò avviene attraverso i sistemi linguistici delle nostre menti”

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L’ipotesi di Sapir-Whorf

Relatività linguistica: gli esseri umani usano la loro lingua materna in modo sostanzialmente inconsapevole.

“Questi modelli automatici e involontari della lingua non sono gli stessi per tutti gli uomini ma sono specifici per ogni lingua […]. Da qui deriva il principio della “relatività linguistica” secondo il quale i parlanti di lingue diverse sono orientati dalla loro lingua verso differenti tipi di osservazione e differenti valutazioni di eventi esterni simili; di conseguenza, essi giungono, in qualche modo, a una differente visione del mondo.”

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Il “Sillogismo di Whorf”

a) dato che esistono differenze nelle categorie linguistiche nelle varie lingue naturali,

b) dato inoltre che le categorie linguistiche determinano alcuni aspetti del pensiero degli individui,

c) ne consegue che questi aspetti del pensiero differiscono nelle diverse comunità culturali in funzione della lingua che esse parlano

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Il “sillogismo di Whorf” è stato in seguito interpretato come un forte apporto all’ipotesi del determinismo linguistico = la lingua determinerebbe le forme del pensiero dei parlanti medesimi nei riguardi della loro esperienza

Versione forte del determinismo: i concetti possono essere concepiti e attivati soltanto se sono formulati attraverso il linguaggio. È insostenibile, in quanto il pensiero è assai più complesso di ciò che il linguaggio può esprimere (percezione, rappresentazioni senso-motorie, immaginazione, esperienze emotive…)

Versione debole del determinismo: i concetti codificati attraverso il linguaggio sono favoriti in quanto più accessibili e più facili da ricordare

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La “revisione” della teoria della relatività linguistica

Teoria della relatività linguistica come applicazione della relatività culturale (Clark, Hanks, Haviland, Gumperz, Levinson, Slobin)

Le esperienze vanno codificate a livello cognitivo in modo da poter poi essere verbalizzate

La diversità delle lingue naturali è connessa alla presenza di distinzioni semantiche che si riflettono nelle distinzioni culturali che, a loro volta, influenzano la categorizzazione cognitiva e affettiva dell’esperienza

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Ogni comunità tende a elaborare il proprio codice (speech community e idioculture): creazione di un forte senso di appartenenza che diventa esclusione per gli altri

A volte si ha la creazione di un vero e proprio codice criptato che, in qualità di gergo, discrimina l’in-group rispetto all’out-group.

Eteroglossia = espressione della voce differente di una minoranza rispetto alla lingua ufficiale della maggioranza culturale

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Numerose prove a sostegno di questa impostazione:

• La concezione dello spazio varia in funzione della lingua in modo rilevante: sistema assoluto o geocentrico, sistema relativistico o egocentrico (Bali, India, Nepal), sistema intrinseco (tzeltal)

• I movimenti spaziali: le medesime azioni sono categorizzate in modo diverso, per esempio, in inglese e in coreano

Nell’apprendere la lingua di una cultura, un bambino impara modi particolari di pensare per parlare

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• Gli aspetti indessicali: indicatori linguistici ed extra-linguistici per definire la posizione sociale dei partecipanti (Tu/Lei), l’atteggiamento affettivo o epistemico con cui intendere l’enunciato (quantificatori, indicatori di sicurezza, dubbio ecc.). Variano da una cultura all’altra (ad esempio, nel sud-est asiatico i colloqui di selezione assumono la struttura tipica della “supplica”)

• La struttura grammaticale: la concezione del tempo, per esempio, in inglese è quella di una realtà continua, mentre in hopi il tempo si configura in eventi ricorrenti

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• Il repertorio lessicale e le entrate dizionariali di una lingua presentano variazioni culturali significative: la cultura si esprime nelle parole di cui si serve nella vita quotidiana per le varie attività

Specificità lessicale di una cultura: esistono parole che esprimono significati esclusivi di una certa cultura.

Ad esempio, il termine giapponese Amae, ossia il desiderio di essere dipendente in modo passivo all’interno di una relazione affettivamente positiva nei confronti di un superiore che sappia prendersi cura e mostrare benevolenza; in quanto tale, l’amae è l’espressione più importante dello spirito di dipendenza dei giapponesi [Doi, 1981]

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Cultura e narrazione

Narrazione = modalità di percepire, organizzare e comunicare la realtà attraverso un processo di interpretazione e di attribuzione di significati

• Modalità culturale di base, poiché implica la capacità di produrre un percorso di senso e un testo dotato di coerenza e organizzazione tematica

• In ogni narrazione vi sono dei personaggi e una trama, che prevede un inizio, un punto di mezzo e una fine

• La narrazione costituisce il principale dispositivo di partecipazione culturale nelle culture orali

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Pensiero logico-scientifico

• Finalizzato alla categorizzazione della realtà

• Tipico del ragionamento scientifico

• Orientamento verticale, poiché mette in relazione il caso singolo con le categorie generali

• Nomotetico, cioè volto alla ricerca di leggi generali secondo enunciati indipendenti dal contesto

Pensiero narrativo

• Finalizzato alla comunicazione e all’interpretazione dell’esperienza

• Tipico del ragionamento quotidiano

• Produce racconti plausibili, anche se non necessariamente veri, con la funzione di dare forma all’esperienza

• Idiografico, cioè connesso con il linguaggio figurato

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Pensiero logico-scientifico

• Paradigmatico, cioè le proposizioni sono collegate fra loro per equivalenza

• Regolato dal principio di non contraddizione e dal procedimento della falsificabilità

• Impostazione estensionale, poiché si basa su proposizioni di portata generale, a vantaggio di ampia estensione e applicabilità

• Particolarmente sviluppato nelle società tecnologicamente avanzate

Pensiero narrativo

• Sintagmatico, cioè le proposizioni sono collegate fra loro per contiguità spaziale e temporale

• Enunciati strettamente dipendenti dal contesto

• Impostazione intensionale, in quanto cerca di costruire un quadro completo di un caso singolo per coglierne l’originalità

• Fondamentale nelle società non alfabetizzate

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Le proprietà della narrazione

È specificata da due scenari:

- quello delle azioni, che riguarda gli ambienti, i fatti, gli episodi (aspetto dei contenuti)

- quello della coscienza, che concerne gli stati mentali interni dei protagonisti (credenze, emozioni, intenzioni, desideri…)

Al loro interno:

• diacronicità: gli episodi hanno una durata e sono disposti secondo un “tempo umano”

• referenzialità concreta: la narrazione rinvia ad avvenimenti specifici; non contano tanto i valori di verità degli enunciati, quanto gli aspetti di verosimiglianza generati dai rapporti di coerenza del racconto

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Le proprietà della narrazione (continua)

• Intenzionalità: i personaggi agiscono in modo intenzionale per raggiungere determinati scopi e soddisfare desideri

• Canonicità: attore, azione, scopo, scena e strumento sono i criteri canonici che devono essere considerati; tuttavia, la violazione di uno di questi, come accade nella comparsa di un evento problematico, costituisce un aspetto ricorrente e saliente della narrazione

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Le proprietà della narrazione (continua)

• Componenzialità ermeneutica: i personaggi e gli eventi della narrazione costituiscono gli ingredienti di un intreccio che li contiene. L’interdipendenza parti-tutto sostiene il “circolo ermeneutico”, dove il significato è basato sulla rete di rapporti parti-tutto e sulle categorie interpretative culturali

• Appartenenza a un genere: Bruner (2002) ha individuato tre generi:

- narrative legali - narrative letterarie - narrative autobiografiche

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Comprensione e inferenzanei processi di narrazione

La comprensione del testo narrato consiste nell’interpretazione e attribuzione di un significato personale a tale testo, ponendolo in relazione coi propri modelli culturali e con le conoscenze già acquisite

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Comprensionecome rappresentazione mentale del testo narrativo

Modello della situazione (approccio connessionista- Kintsch e van Dijk, 1983):scomposizione del racconto in proposizioni coerenti e subordinate fra loro, successivamente organizzate in una rete di proposizioni:

Microstrutture(definiscono il significato di una frase)

Macrostrutture(forniscono il significato globale)

selezionegeneralizzazione

costruzione

Le macrostrutture sono generate anche dalle conoscenze culturali e dalle esperienze dei partecipanti, che attivano una serie di nodi fra le conoscenze enciclopediche precedenti e le singole microstrutture

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I processi inferenziali della comunicazione narrativa

Processi inferenziali: scoperta dei nessi causali che connettono azioni, personaggi, contesto in una trama unica dotata di senso

Ambiente Evento Risposta del protagonista Mezzi Scopo

Catena causale: ossatura della narrazione e specchio della concezione del mondo di una cultura (o subcultura)

Inferenze metatestuali: riguardano le intenzioni dell’autore, la sua “morale” e le differenti interpretazioni della sua produzione narrativa

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Lo script e la grammatica delle storie

La mente umana, nella segmentazione dell’esperienza, individua unità chiuse di sequenze routinarie di azioni, caratterizzate da un ordine canonico, un’organizzazione coerente e gerarchica, un contesto spazio-temporale standardizzato e regolare

Schema mentale o script: rappresentazione mentale di queste unità routinarie, intesa come struttura cognitiva astratta, flessibile e coerente

La canonicità della narrazione è in linea con la canonicità degli script

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Grammatica delle storie: sottolinea l’organizzazione causale delle azioni finalizzate al raggiungimento di uno scopo.

Prevede:• definizione di un’ambientazione• definizione di un episodio, articolato in: - evento iniziale - risposta interna del protagonista - tentativi messi in atto per raggiungere lo scopo - conseguenza (positiva o negativa) - risposta finale

In sintesi, la narrazione è un incontro di menti e di esperienze fra i partecipanti alla ricerca di un percorso di senso e di una interpretazione degli accadimenti in funzione degli standard culturali di riferimento

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Comunicazione non verbale e cultura

• Principio della sintonia semantica e pragmatica: il significato finale di un enunciato è dato dal contributo e dalla convergenza sinergica di una molteplicità di componenti semantiche linguistiche ed extra-linguistiche, che godono di una relativa autonomia

• I vari sistemi di significazione e segnalazione sono assemblati in modo coerente nella produzione del significato attraverso il processo di interdipendenza semantica

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• La comunicazione non verbale (o comunicazione extra-linguistica) assume una funzione fondamentale per ottenere un elevato grado di efficacia comunicativa

• La comunicazione non verbale si articola in sistemi di significazione e segnalazione che variano profondamente in relazione alla cultura di riferimento

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•Comunicazione a bassa contestualizzazione

•codice esplicito, modalità diretta e formulazione precisa degli enunciati

•poco affidamento sulle informazioni contestuali, segnali non verbali evidenti

• fornisce all’interlocutore tutte le conoscenze necessarie per comprendere il messaggio

•tipica delle culture occidentali individualistiche

• Comunicazione ad alta contestualizzazione

• stile indiretto, modalità implicita, spesso vaga

• il parlante dà per scontato che l’interlocutore conosca già la sua intenzione

• fa molto affidamento sulle informazioni contestuali

• indizi non verbali contenuti e spesso accennati

• libertà all’interlocutore di intendere il discorso in atto

• tipica delle culture orientali collettivistiche

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Contesto e tempo nella comunicazione non verbale

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• Culture monocroniche

• prospettiva temporale orientata al futuro, pianificazione di un traguardo a medio e lungo termine (obiettivo distale)

• vincoli temporali forti e organizzazione di un’attività per volta (monocronia)

• culture con alto grado di industrializzazione, clima freddo, orientamento all’individualismo e al successo

• predomina una comunicazione a bassa contestualizzazione

• Culture policroniche

• prospettiva temporale orientata al presente, senza l’esigenza di una programmazione anticipata verso un esteso arco temporale (obiettivi prossimali)

• diverse attività svolte nello stesso tempo (policronia)

• culture con modesto livello di industrializzazione, clima caldo, orientamento alla collettività e all’armonia.

• predomina una comunicazione ad alta contestualizzazione

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Ogni soggetto è portatore di uno specifico ritmo personale

Teoria dell’accomodazione comunicativa (Communication Accommodation Theory o CAT):

Adattamento degli atti comunicativi a quelli del partner attraverso segnali linguistici ed extra-linguistici secondo due direzioni- convergenza: le modalità comunicative degli interlocutori diventano simili- divergenza: le differenze diventano più grandi e si crea un processo di scismogenesi

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• Culture individualistiche: maggiore orientamento accomodativo nei confronti dell’out-group

• Culture collettivistiche: bassa accomodazione verso l’out-group, poiché è considerata una sorta di tradimento nei confronti dell’in-group

Teoria dell’accomodazione comunicativa (continua)

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Variabilità culturale nella comunicazione non verbale

• Sguardo: condizione fondamentale di qualsiasi rapporto sociale

Es: un contatto oculare prolungato è considerato: - gesto di sfida e maleducazione in Giappone e nelle culture nordiche - segno di attenzione e sincerità nella cultura araba

• Gesti: rilevanti variazioni culturali

Es: la “mano a borsa” significa: - interrogazione e perplessità in Italia meridionale - buono in Grecia, paura in Francia, lentamente in Tunisia - gesto sconosciuto in Inghilterra

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Variabilità culturale nella comunicazione non verbale (continua)

• Sorriso: copre una gamma estesa di fenomeni sociali

Es: il sorriso sociale esprime: - in nord America gioia, contentezza e benessere personale, anche

quando non corrisponde alla realtà (obligatory cheerfulness) - in Giappone, esigenza di mostrarsi gentili con l’interlocutore per non

metterlo a disagio

• Prossemica: uso dello spazio personale

- Culture della distanza (Nord-Europa, Asia, India): grande distanza interpersonale, ogni riduzione spaziale è percepita come invasione

- Culture della vicinanza (Arabia, Sud-America, culture latine): distanza interpersonale ridotta, distanza valutata come freddezza e ostilità

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Variabilità culturale nella comunicazione non verbale (continua)

• Aptica: azioni di contatto corporeo nei confronti degli altri

- Culture del non contatto (culture nordiche, giapponese e indiana): contatto percepito come costrizione e mancanza di rispetto; reazioni negative di fastidio e irritazione

- Culture del contatto (cultura araba e latina): contatto accettato favorevolmente, anche se rimane un atto comunicativo ambiguo che trasmette diversi valori semantici

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Variabilità culturale nella comunicazione non verbale (continua)

• Silenzio: modo strategico di comunicare che presenta una poliedricità contingente di significati; è governato da un insieme complesso di standard culturali definiti come le regole del silenzio

Il silenzio è associato a situazioni sociali in cui la relazione fra i partecipanti è incerta, poco conosciuta, vaga o ambigua

Il silenzio è un atto comunicativo associato a situazioni sociali in cui vi è una distribuzione nota e asimmetrica di potere sociale fra i partecipanti

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• Culture della parola(africane, sudamericane e latine)

• caratterizzate da una comunicazione a bassa contestualizzazione e da una successione rapida dei turni di parola

• i tempi di latenza delle pause sono assai ridotti e il silenzio è considerato come una minaccia e una mancanza di cooperazione per la gestione della conversazione

• Culture del silenzio (cultura giapponese, paliyan, apache, navajo)

• caratterizzate da una comunicazione ad alta contestualizzazione e da lunghe pause di silenzio, in quanto segnale di riflessione e ponderatezza

• il silenzio è spesso indicatore di fiducia, confidenza armonia e intesa

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Conversazione e cultura

La conversazione rappresenta un sistema comunicativo universale, in quanto si ritrova presso tutte le culture: essa dimostra la natura sociale e interattiva della specie umana. Tuttavia, emergono rilevanti e sistematiche variazioni culturali

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• La gerarchia sociale: - le differenze di status sociale sono molto sentite in India, presso le

società asiatiche influenzate dal confucianesimo e a Bali; - in culture individualistiche, come quelle occidentali, dove vige

un’ideologia egalitaria, l’impiego dei titoli e degli onorifici si è molto diradato nelle conversazioni quotidiane

• La gestione delle coppie adiacenti e, in particolare, i saluti: - tra i wolof è il superiore che deve salutare per primo; in altre culture,

come in certe comunità rurali, avviene il contrario - nella maggioranza delle culture occidentali i saluti sono

accompagnati da domande rituali circa “lo stato di salute” (Come va?) - in Giappone tali domande sono notevolmente indiscrete, mentre in

Vietnam sono sostituite da domande sul “benessere gastronomico” (Ha mangiato riso?)

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• Le formule di chiusura e, in particolare, di ringraziamento: - in molte culture occidentali al ringraziamento si risponde con un

segnale di ricezione (Prego)

- presso diverse società orientali (come Corea e Giappone) e africane (come lo Zaire) le formule di ringraziamento sono strettamente proibite fra i parenti prossimi, come se fossero un insulto; in particolare, in Giappone assumono il valore di scusa

• La sovrapposizione dei turni: - gli italiani e i francesi hanno una soglia di tolleranza piuttosto

elevata, in quanto le sovrapposizioni parziali forniscono ritmo, vivacità e spontaneità alla conversazione

- i tedeschi e le popolazioni scandinave hanno un maggior rispetto dei turni, poiché gli episodi di sovrapposizione sono ritenuti sgradevoli e scorretti

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In sintesi, la conversazione costituisce un sistema comunicativo universale che presenta proprietà di base comuni; tuttavia, le diverse culture elaborano e sviluppano dei sistemi locali di conversazione.

Tali differenze conducono inevitabilmente a malintesi e fraintendimenti; questa condizione diventa oggi particolarmente importante in società sempre più multiculturali e globalizzate

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Considerazioni conclusive

Emerge un’interdipendenza intrinseca fra cultura e comunicazione: da un lato, la cultura produce e si esprime attraverso i sistemi di comunicazione; dall’altro, la comunicazione genera e seleziona i modelli culturali

La comunicazione linguistica è strettamente intrecciata coi significati che sono alla base della cultura; essa quindi rende possibile la realizzazione di quella dimensione simbolica che costituisce il cuore della cultura stessa