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LICEO CLASSICO S.G CALASANZIO CARCARE CLASSE II A Laboratorio di filosofia A.S. 2013-2014 Abdenico Maria, Balbino Beatrice, Bellé Chiara, Cedro Arianna, Dini Maddalena, Francia Caterina, Marenco Dario, Parmigiani Bianca Luna, Rebella Silvia, Tibaldi Simone, Viglietti Carolina Coordinatrice Prof.ssa Gagliardo Laura IL LINGUAGGIO DEL POTERE : LA PAROLA CHE DISTRUGGE

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LICEO CLASSICO S.G CALASANZIO CARCARE

CLASSE II A

Laboratorio di filosofia A.S. 2013-2014

Abdenico Maria, Balbino Beatrice, Bellé Chiara, Cedro Arianna, Dini Maddalena, Francia

Caterina, Marenco Dario, Parmigiani Bianca Luna, Rebella Silvia, Tibaldi Simone, Viglietti

Carolina

Coordinatrice Prof.ssa Gagliardo Laura

IL LINGUAGGIO DEL POTERE : LA PAROLA

CHE DISTRUGGE

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BIBLIOGRAFIA

MARCO REVELLI , I demoni del potere, Bari 2012

DONATELLA CHIAPPONI , “La lingua nei lager nazisti”, Roma 2004

VICTOR KLEMPERER,LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo,

Firenze 1998

PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati , Torino 1986

LORENZO MILANI, Lettera a una professoressa, Firenze 1976

ZYGMUNT BAUMAN, La ricchezza di pochi avvantaggia tutti. Falso! Bari

2013

FEDERICO RAMPINI , Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale. Falso!,

Bari 2012

LUCIANO CANFORA, È l'Europa che ce lo chiede!. Falso! Bari 2012

GIANFRANCO VIESTI ,Il sud vive sulle spalle dell’Italia che produce. Falso!,

Bari 2013

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I demoni del potere

Marco Revelli

Come le figure mitologiche possono riscontrarsi negli

eccessi e negli abusi di potere dei malgoverni attuali a

partire dagli anni ‘30-‘40.

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IL VOLTO DI MEDUSA IL POTERE E LO SGUARDO

Sia il volto accecante della Gorgone sia il corpo ammaliante delle

Sirene costituiscono una rappresentazione icastica dei demoni che non

soltanto bussano alla nostra porta, ma nascono dentro di noi, come

l'ombra lunga che sottende la nostra esperienza quotidiana. Quanto più

la storia contemporanea accelera i propri ritmi, emancipandosi dal

passato e rimuovendolo, tanto più questo, ad un tratto, sfonda la parete

del presente per riapparirci in forma spettrale

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IL CANTO DELLE SIRENE IL POTERE E L’ASCOLTO

A differenza della Gorgone le Sirene usano come strumento omicida la

loro voce. Le Sirene prosciugano la soggettività di chi le ascolta,

dissolvendola nel loro canto di morte. Qui è il più forte collegamento

con la politica attuale: la propaganda è troppo -e troppo bene- sfruttata,

si pensi al potere di un discorso ben articolato,

capace di confondere con giri di parole

complessi il vero senso che sottintende.

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E' allora che, insieme alla trama del diritto, ha rischiato di spezzarsi anche quella della memoria storica, ripiegata su stessa in un incubo da cui è stato arduo risvegliarsi. Mai come tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso i demoni del potere sono tornati ad affacciarsi, rendendo pietre, o polvere, decine di milioni di uomini. Che si sia trattato di una parentesi, richiusa una prima volta alla fine della guerra calda e una seconda alla fine di quella fredda, oppure dell'annuncio di qualcosa di ancora più devastante, resta per adesso incerto.

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Come accade quando qualcosa che sembrava sepolto ritorna a interpellarci,

essa presenta connotati diversi da quelli che aveva. Così oggi la sovranità non

appare più il potere supremo di fare la legge, ma semmai quello di disattivarla,

aprendo continui spazi di eccezione all'interno del diritto vigente.

Emblematiche queste due citazioni sull’abuso di potere che ben dimostrano

quanto sia difficile scindere lo sfruttamento dalla detenzione dello stesso,

evitando di cadere vittime dei «Demoni del Potere».

«Non esiste il potere. Esiste l'abuso di potere, nient'altro».

-Henry de Montherlant, Il cardinale di Spagna, 1960-

«Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere

e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l'abuso della libertà».

-Karl Popper, La lezione di questo secolo, 1992-

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La lingua del terzo Reich Victor Klemperer

Una delle caratteristiche fondamentali del LTI , Lingua Tertii

Imperii, la lingua del terzo Reich, era la povertà e la monotonia; si

serviva sempre dello stesso registro, usato sia dalle persone colte

che dagli ignoranti, nei testi scritti e nel linguaggio parlato e

perfino dalle vittime più perseguitate, gli ebrei. Il motivo di questa

povertà sembra evidente con un sistema tirannico estremamente

pervasivo. Si bada a che la dottrina del nazionalsocialismo

rimanga inalterata in ogni sua parte e così anche la sua lingua.

“Come si suole parlare della fisionomia di un’epoca

o di un paese , così un’epoca si esprime attraverso

il suo linguaggio.”

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Un’ ulteriore caratteristica

dell’LTI era sicuramente

l’uso delle abbreviazioni..

Essa compare dovunque si

tenda a tecnicizzare e a

organizzare e il nazismo,

nella sua aspirazione alla

totalità, tecnicizza e

organizza tutto, di qui

l’enorme massa di

abbreviazioni.

La LTI si serviva spesso delle

virgolette che l’autore

definisce ironiche, quelle che

non si limitano a una

citazione obiettiva ma

insinuano dubbi sulla sua

veridicità e di per sé fanno

apparire menzogna

l’affermazione riportata. Si

può dire che le virgolette

ironiche siano strettamente

connesse con il carattere

retorico della LTI.

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Alla parola “Reich”, per

esempio, l’LTI conferisce

un senso di solennità, di

dignità religiosa che

manca ai termini che

almeno in parte sono suoi

simili come la res publica;

Reich invece, a meno che

non venga a prendere un

senso ristretto, abbraccia

un senso più vasto verso

la spiritualità.

In genere la LTI ha tenuto

un atteggiamento

ambivalente verso la

tendenza antica. Da una

parte le erano naturali e

graditi la fedeltà alla

tradizione, l’inclinazione

romantica verso il

Medioevo tedesco, il

legame con l’essenza

originaria del

germanismo, dall’altra

però voleva essere

attuale, senza vincoli di

sorta e moderatamente

progressista.

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La lingua nei Lager nazisti

Donatella Chiapponi

Non era il tedesco la lingua dei lager nazisti, per lo meno non il

tedesco parlato e scritto che conosciamo. La lingua delle SS

era un gergo violento e aggressivo, urlato, utilizzato per

interagire con persone che, per lo più, ignoravano il tedesco:

Lagersprache (« parlata dei campi» ).

Questo linguaggio era spesso costituito da un impasto

plurilingue - con predominanza del tedesco - espressione della

composita popolazione multietnica e cosmopolita internata.

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Le caratteristiche più importanti della lagersprache :

- Si trattò della lingua di un gruppo isolato in una situazione

di eccezionalità estrema;

- La lingua del campo fu alimentata da una quantità di lingue

nazionali, linguaggi speciali e dialetti;

- La lagersprache attribuiva nuovi significati a termini di uso

comune oppure strutturava le frasi in modo nuovo;

- La lagersprache era espressione di un determinato

sentimento della vita e serviva anche per scambiare

informazioni ed esternare i proprio stati d’animo con detenuti

di altre nazionalità;

- Era ricca di eufemismi che servivano per nascondere e

velare gli orrori del campo;

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Donatella Chiapponi nel suo libro La lingua nei lager nazisti disegna le caratteristiche di questa "lingua internazionale" centrata sulle necessità più elementari: "pane", "freddo", "dolore", "botte" erano i termini più usati di un linguaggio di sopravvivenza in cui la violenza fisica costituiva "una variante dello stesso linguaggio". Questo linguaggio era molto povero formato da solo alcuni vocaboli che a noi risultano incomprensibili, ma per chi veniva condannato a vivere nei Lager nazisti, ognuno di essi aveva un valore inestimabile

Alcuni esempi di termini ricorrenti nei lager sono: Menschenmaterial (materiale umano) , schrott (rottami, robaccia) usato per i nuovi arrivati che giungevano al campo spesso in pessime condizioni. “Docce” erano dette le camere a gas e nei lager femminili “gioielli” erano dette le donne giunte al grado estremo di denutrizione e sfinimento.

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I sommersi e i salvati Primo Levi

Levi racconta della

difficoltà di comunicare sia

con i propri compagni sia

con i carcerieri: afferma

che per sopravvivere era

essenziale conoscere il

tedesco, altrimenti si

veniva percossi ed

emarginati. La lingua

diventa, quindi, strumento

di sopravvivenza. Non era

necessario capirla,

occorreva che ad un

determinato suono si

reagisse in un determinato

modo per evitare pestaggi

e per non disobbedire.

In quella situazione, la

mente si degrada a causa

dell’indebolimento fisico;

anche se i prigionieri

hanno la possibilità di

comunicare tra loro,

tendono a non farlo, per

mancanza di argomenti,

ma, più sovente, essi non

avevano semplicemente

voglia di comunicare e

guardavano con disprezzo

coloro che avevano ancora

energie per farlo.

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Nonostante Levi conoscesse bene il tedesco, all’inizio faticava a comprendere quello parlato dalle guardie, poiché il loro linguaggio era diverso da quello tradizionale, storpiato e abbruttito. Un passo di Levi spiega in maniera efficace come fosse il linguaggio nel lager: “L’uso della parola per comunicare il pensiero, questo meccanismo necessario e sufficiente affinché l’uomo sia uomo, era caduto in disuso. Era un segnale: per quegli altri, uomini non eravamo più: con noi, come con le vacche e i muli, non c’era una differenza sostanziale tra l’urlo e il pugno[...]”

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Lettera a una professoressa E’ un libro scritto negli anni '60 da otto ragazzi della scuola di Barbiana, un paesino

isolato del Mugello.

Il tema centrale del libro: è la critica che i ragazzi di

Barbiana rivolgono ai metodi e ai programmi utilizzati dalla scuola dell’obbligo, una

scuola classista che allontana i ragazzi poveri attraverso il voto e le bocciature.

.

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La scuola descritta nel libro favorisce i ragazzi ricchi, aumentando le differenze sociali, ignorando uno degli articoli fondamentali della Costituzione (art.3): «Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»

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Le critiche più importanti sottolineate nel libro sono: -La scuola è classista ed espelle i poveri

-I programmi sono approfonditi ma nozionistici. I ragazzi ritengono che per esempio la matematica e la geometria debbano avere solamente scopi pratici.

“Non esiste uno strumento che misuri le superfici. Dunque nella vita non può accadere mai di conoscere le superfici e non le dimensioni. Un problema così può nascere solo dalla mente di un malato.”

-La scuola è slegata dalla vita reale

-Ciò che si insegna a scuola non è utile ad essere cittadini consapevoli

-L’uso del voto

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Inoltre secondo i ragazzi l'unico obbiettivo della scuola dell'obbligo deve essere quello di insegnare a parlar bene: “La lingua è formata da vocaboli di ogni materia per cui bisogna sfiorare tutte le materie un po' alla meglio per arricchirsi la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti solo nell'arte del parlare” “l'operaio conosce 100 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone” . Si critica l'insegnamento della grammatica, ritenuta inutile.

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Londra, 1561. Membro di una famiglia molto potente, Francesco

Bacone fu filosofo, politico e giurista. Studiò a Cambridge ma lasciò

la scuola per lo studio di legge. Partì per la Francia al seguito di un

ambasciatore, ma rimase negativamente impressionato da essa.

Rientrò a Londra in seguito alla morte del padre e fu eletto nel

Parlamento. Ricevette in dono una proprietà dal Conte di Essex ma

questo non gli impedì di prendere parte attiva all’accusa di questi

quando congiurò contro la Regina.

In seguito si ritirò a vita privata nella sua proprietà dove morì di

polmonite nel 1627.

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Quest’opera di Bacone tratta della logica del procedimento tecnico-scientifico, da

contrapporre a quella aristotelica, buona solo per le dispute verbali.

Contiene la Teoria degli Idòla, dove sono elencati gli errori chiamati "Idola" (Idoli,

errori), poiché l'uomo li onora al posto del vero Dio, della verità:

a) Idola tribus: "gli errori della tribù", quelli radicati nella specie umana, che è

fatta in modo tale che inevitabilmente commette errori.

b) Idola specus: "gli errori della spelonca platonica", che hanno origine nella

natura propria di ogni uomo: alcuni badano alle differenze fra le cose, altri

alle somiglianze, alcuni ammirano l'antichità, altri le novità, altri si fermano

alle cose semplici, altri alle composte.

c) Idola fori: "gli errori della piazza", del linguaggio, che è convenzionale ed

equivoco.

d) Idola theatri: "gli errori della finzione scenica", che Bacone imputa alla

filosofia che ha dato rappresentazioni non vere della realtà, vere e proprie

favole rappresentate sulla scena.

Novum Organum

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La ricchezza dei pochi avvantaggia tutti:

FALSO! Nella situazione economica mondiale il divario povero/ricco è in aumento

continuo: a farne le spese la democrazia, sacrificata in favore di una guerra

brutale per i beni di prima necessità. Il vecchio principio che il perseguimento

del profitto personale favorisce anche il bene comune sparisce e perfino chi

prima credeva alla mano invisibile dei mercati (teorizzata per la prima volta

da Adam Smith) è ora costretto a cedere al pessimismo. Il progresso

economico avvantaggia solo chi già è avvantaggiato di per sé.

Niente classe media, la borghesia diventa precariato, o si è in alto o in basso.

Vie di mezzo non concesse. Si moltiplicano i miliardari, ma decuplicano i

poveri. La possibilità di entrare nell’élite è data in gran parte dalla nascita

dell’individuo, come nel feudalesimo.

“Chi sta in alto, vi sta perché creatore di posti di lavoro per gli altri e

contribuente dell’economia globale.” O forse no.

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Lavoratori in esubero, diritti quali il sanitario e quello all’istruzione

calpestati in mancanza di liquidi, internazionalità nella credenza a

consapevoli menzogne: è la realtà di oggi.

È una bugia pensare che arricchire i ricchi aiuti i poveri, ma allora

perché si fa finta di niente? Paura dello scoprire ad un tratto che forse

c’è qualcosa che non va nella nostra società? Ormai è stata

normalizzata l’ineluttabilità del destino, i dogmi dell’ingiustizia cui ci

siamo abituati a credere.

È possibile che il singolo cambi la società, essendo lui e noi homini

eligentes, ‘uomini che scelgono’?

“Non c’è vantaggio nell’avidità. Nessun vantaggio per nessuno. E

nell’avidità di nessuno.” (Bauman)

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IL TEOREMA MERIDIONALE

E’ uno stereotipo, un luogo comune, un pregiudizio che

senza il Sud l'Italia sarebbe più ricca.

L'Italia senza il Sud non sarebbe più l'Italia.

La storia ha dimostrato che solo con l’Unità, l’Italia ha

potuto svilupparsi.

Il Sud ha contribuito fortemente soprattutto nel periodo

del boom economico fornendo forza lavoro.

Il Sud vive sulle spalle dell’Italia che produce:

FALSO!

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Nei primi anni dell'Unità, il Sud era più povero del

Nord.

L'industrializzazione del fine ‘800 e primo ‘900 ha

agevolato il Nord a discapito del Sud.

L'industrializzazione prima ha aumentato i divari,

ma poi le regioni più povere si sviluppano

maggiormente rispetto a quelle più ricche in quanto

attirano investimenti.

IL SUD HA RALLENTATO LO SVILUPPO DEL

PAESE

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Lo spreco di denaro pubblico è una piaga

che affligge ogni parte del Paese.

La spesa pubblica del Sud rapportata alla

popolazione è minore della media italiana.

Nel Sud non è il settore pubblico ad essere

troppo grande, è il settore privato ad

essere troppo piccolo.

IL SUD E' LA TERRA DELLO SPRECO

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«Se la Padania fosse indipendente,

potrebbe trattenere tutto il gettito fiscale dei

suoi cittadini all’interno dei propri confini, e

utilizzarlo tutto per i servizi ai suoi cittadini,

o per ridurre le tasse».

L’Italia divisa impoverisce il Nord e il Sud.

Il federalismo in sé non è un valore, ma

occorrono servizi efficienti e

amministrazioni responsabili.

PADANIA

LIBERA!

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Occorre abbandonare i pregiudizi; i diversi

comportamenti e mentalità degli italiani sono la

principale ricchezza dell’Italia.

Da paese di migranti l'Italia è diventata un punto di

speranza per migliaia di persone.

Cinquant'anni fa l’Italia era una nazione giovane e

piena di ottimismo; ora è un paese vecchio, stanco

degli inganni politici che promettono illusioni,

benessere inesistente, «milioni di posti di lavoro».

CO NSIDERAZIONI

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CONCLUSIONI La parola è stata, nei secoli, strumento nelle mani dell’uomo. Fosse

criptato in miti, metafore, allegorie, o utilizzato per la propaganda a

discapito o a favore di questo o quel personaggio di spicco del tale

secolo, usato come strumento di rivolta anche solo nel piccolo

ambito scolastico o costruito dalla necessità su basi preesistenti

per adattarsi, farsi comprendere, difendersi o avvertire, il linguaggio

espresso in segni fonici o grafici, caratteristica peculiare della

specie umana, è il punto fisso ma sempre mutevole della nostra

essenza.

Le lingue diverse, le false credenze, le incomprensioni o le vere e

proprie menzogne possono rendere le parole ingannevoli e errate,

ma esse restano comunque il nostro principale veicolo di

comunicazione, il mezzo per la trasmissione del nostro sapere e

delle nostre conoscenze a contemporanei e posteri, uno strumento

d’arte e di cultura, ma anche e soprattutto un qualcosa di

immensamente potente, malleabile e insidioso quanto duraturo e

cristallino.