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4 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

SOMMARIO

"NIENTE SCONTI"MULTIBRAND IN GARA

ARREDO DI PAESEPer le strade del Fuorisalone spicca la voglia di esprimere al massimo l'artigianalità del proprio territorio.

Il settore dell'arredo dice "no" al taglio listini. Anzi, cerca nuove strade per investire sui prodotti.

Una ricerca Pambianco-Webmobili rivela che il fatturato 2012 dei 300 principali negozi è calato del 3,9 per cento.

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ILLUSIONI MADE IN ITALY

Per i consumatori internazionali l'etichetta d'origine diventa un sinonimo di fatto a mano. L'Italia si conferma un marchio con grandi potenzialità. Ma è assai poco valorizzato ed è superato da altri Paesi. Mentre dall'Europa arriva un ok a sorpresa sulla tracciabiità.

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REPORTAGE

SPECIALE SALONE STUDI

DOSSIER

RISIKO DI ETICHETTE

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28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 5

SOMMARIO

8 NEWS DALL’ITALIA E DAL MONDO

25 DOSSIER Risiko di etichette

26 Illusioni made in Italy 30 Artigiani per il Drago 33 Ue, svolta tracciabilità

35 DESIGN 37 Allo specchio - Eusebio Gualino

38 Entry price, il Salone dice "no" 45 Fuorisalone, dentro l'artigianato 48 Multibrand in classifica 52 A spasso col buyer 55 Appuntamento in showroom

70 REPORTAGE Baselworld, lancette d'altri tempi

74 Vinitaly, export superconcentrato

78 STUDI Sfrecciano le supercar nel 2013

ABBIAMO PARLATO DI...

...ogni giorno sul web

SHOPPING SULLA VIA EMILIA OBIETTIVO LANCETTE SVIZZEREIl fondo Ergon Capital Partners ha rilevato la maggioranza della bolognese Visionnaire, società di arredamento di lusso.

Da Baselworld, approfondimenti sui trend dell'orologeria e interviste coi protagonisti. Alla riscoperta dei modelli storici.

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QUESTIONE DI NUMERI

Patrizio Bertelli P. 8 Brunello Cucinelli P. 12 Mario Boselli P. 16

Jean-Frédéric Dufour P. 20 Karl Lagerfeld P. 22 Brian Atwood P. 22

CORRERE CON LA BORSAPrada, Ferragamo e Cucinelli. I conti sono decollati dopo la quotazione. A pagina 67

STUDI

In copertina:Un'opera della serie 'Aggregation' di Kwang Young Chun, artista sudcoreano specializzato nell'uso di carta di gelso. Courtesy of Bernard Jacobson Gallery, London.

Copertina stampata su carta Inuit Tactile Brilliant White 200g by

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EDITORIALE

6 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

di David Pambianco

Erano i primi anni del millennio quando Patrizio Bertelli, il numero uno di Prada, di fatto sdoganava la delocalizzazione in Cina, fino ad allora considerata un tabù, perché, spiegava l’imprenditore toscano, ciò che contava era il ‘made in Prada’.

È passato un decennio e il mondo sembra essersi nuovamente capovolto. Secondo il gruppo di ricerca UniClub delle università di Catania, L’Aquila, Udine, Bologna, Modena e Reggio Emilia, dal 2009 si è avviato, lento ma progressivo, il fenomeno della rilocalizzazione dell’industria manifatturiera. Ossia del ritorno a casa di produzioni prima spostate altrove. In questa gara al rientro, l’Italia, con 79 impianti, è addirittu-ra seconda solo agli Stati Uniti (175 rimpatri), e doppia Germania, Gran Bretagna e Francia. Del gruppo di aziende che ci hanno ripensato, una buona metà appartiene alla moda. Non è solo una questione di costi (l’Oriente è oggi assai meno a buon mercato). A giocare un ruolo chiave, dicono gli esperti, è che il ‘made in Italy’ è oggi qualcosa di più di un’etichetta e/o marchio di immagine: si è compreso quanto sia un fattore garante della qualità. Senza contare che per poter rifornire più volte a stagione i negozi, secondo la logica vincente del pronto moda, occorre produrre vicino e avere una logisti-ca d’avanguardia, che è possibile solo in Occidente.E non è un caso che, in questi giorni, Le Monde abbia pubblicato una lunga inchiesta sulle griffe francesi, titolandola in modo critico: “I grandi del lusso derogano al ‘made in Francia’”. E avanzando il dubbio che tale strategia non sia sostenibile in un mondo che va alla ricerca della qualità “artigianale”.Ebbene, in questo mondo ri-rovesciato, in occasione della presentazione dei risultati 2013, Bertelli si è guadagnato l’attenzione dei media nazionali e internazionali per aver annunciato un piano che prevede nei prossimi due anni la costruzione di quattro nuovi impianti di produzione in Italia (scarpe, pelletteria, abbigliamento e logistica) per 80mila metri quadri complessivi, e con l’assunzione di 700 persone, oltre al raddoppio della fabbrica di Church’s nel Regno Unito.Anche in questo caso, Bertelli sdogana un tabù: quello che investire in Italia sia una penalizzazione per la redditività e che i vantaggi si manifestino sul lungo periodo. Alla velocità con cui cambiano le cose, la simbiosi tra “made in Prada” e “made in Italy” potrebbe rivelarsi una carta vincente assai prima del previsto. E per l’intero sistema.

IL MADE IN PRADA SDOGANA IL MADE IN ITALY

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ITALIA

8 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

PRADA, UTILI STABILIE SVOLTA INDUSTRIALE

Qualche anno fa sarebbe stato difficile sentire Patrizio Bertelli, patron di Prada, attaccare forme di vendita di prodotti in ecces-so rimasti nei magazzini del wholesale. Invece, l’imprenditore toscano ha potuto permettersi un attacco senza precedenti, forte del fatto che la propria distribuzione oggi è per l’84% retail diretto. Ebbene, ha detto, lo spostamento di Prada da multimarca a negozi diretti “è stata implementata per ridurre il parallelo. Ci sono troppi negozi europei che fanno il parallelo. Anche società Internet lo fanno”. La denuncia è stata corredata da una quanti-ficazione dello svantaggio che smarcarsi da simili strategie può costare a Prada. “Abbiamo rinunciato a sviluppi di business per evitare che alcuni clienti facessero parallelo – ha concluso Bertelli – con un costo che io stimo in circa 200 milioni di euro”.

BERTELLI: “IL ‘NO’ AL PARALLELO CI COSTA 200 MLN”

Prada stacca il piede dall’acceleratore dei profitti. Ma prepara un

rafforzamento della struttura industriale in Italia e Uk (con Church’s), non esclude un raf-forzamento verticale lungo la filiera, e mette sul tavolo una spinta nel comparto uomo. Il gruppo guidato da Patrizio Bertelli ha chiuso il 2013 con ricavi netti consolidati pari a 3,58 miliardi di euro, in cresci-ta dell’8,8% (a cambi costanti + 13,3%), in linea con i dati annunciati a metà febbraio. Gli indicatori di redditività riser-vano un dato positivo (+8,6% a 1,14 miliardi di euro, con un margine del 31,9% sui ricavi) in termini di ebitda, ma, di fatto, una stasi dell’utile netto a 627,8 milioni “penalizzato – si

legge in una nota – dalle perdi-te su cambi e da un maggiore carico fiscale”. Nel 2012 l’utile era stato di 625,7 milioni con una crescita monstre del 44,9 per cento.Prada vede per l’esercizio 2014 una crescita del fatturato “high single digit” e margini ebit in linea con il 2013. Per il 2015 e il 2016 la crescita del fatturato è attesa “low teens” (traducen-do: nella parte bassa dell’inter-vallo 13-19) e il margine ebit è visto in miglioramento.Nel corso della presentazione dei risultati sono emerse alcu-ne linee guida dei prossimi anni. Tra queste, l’intenzione di spingere sull’uomo, con un’accelerazione delle bouti-que maschili: oggi sono 30, e in tre anni è prevista l’apertura di

altri 50 punti vendita (sui tota-li 120 opening previsti). Ci sarà poi una maggiore inte-grazione di distretto: Prada potrebbe considerare un’inte-grazione verticale per quan-to riguarda tessuti e materie prime. Inoltre, è prevista un’espansione della capacità produttiva con investimenti

in quattro nuovi impianti per 80mila mq a regime.La nuova Prada Academy par-tirà all’inizio del 2015 all’in-terno degli headquarter in Toscana. Ospiterà 60 studenti ogni anno per 1.200 ore di for-mazione in 12 mesi.Infine, il marchio Car Shoe è stato incorporato nel gruppo.

Gianni Versace ha chiuso il 2013 con ricavi pari a 479,2 milioni di euro in crescita del 17,2%, mentre l’ebitda, rettificato per i movimenti in valuta, ha subìto un incremento del 59,7% attestandosi a 71 milioni di euro,toccando il 14,8% del totale dei ricavi. L’utile netto è cresciuto del 27,6%, a 10,9 milioni, rispetto agli 8,5 milioni realizzati nel 2012. Le vendite retail negli Usa hanno confermato il trend positivo del 2012, con un’ulteriore crescita del 32,2% nel 2013. A questo dato segue quello dell’Asia dove le vendite retail sono aumentate del 18,5% (+ 13% nella Grande Cina), in Europa l’incremento delle vendite retail è stato dell’8,1%. Il motore principale della crescita della società continua ad essere Versace Prima Linea che rappresenta il 60% delle vendite (retail e wholesale congiunte).

VERSACE, RICAVI E UTILI CRESCONO A DOPPIA CIFRA

Il gruppo nel 2013 arriva a 3,58 mld di ricavi, ma frena

la corsa dei profitti. Bertelli annuncia quattro nuovi

stabilimenti in Italia.

Patrizio Bertelli

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ITALIA

10 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

BENETTON, IL RESTYLING COSTA UN 2013 IN ROSSOAIROLDI SARÀ IL NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO

Il piano di riassetto costringe Benetton a chiudere il 2013 in calo di fatturato e con i conti in rosso. E, alla scadenza del man-dato dell’attuale cda, gli United Colors cambieranno guida, con l’arrivo di Marco Airoldi in qua-lità di amministratore delegato. Il gruppo di Ponzano Veneto ha approvato i risultati, ma non ha diffuso comunicati in merito. Secondo alcuni giornali locali, la frenata dei ricavi sarebbe stata del 10% sul 2012 (quando il giro d’affari era stato di 1,8 miliardi), mentre le perdite, a livello di ebit, ammonterebbero a 64 milioni. Il risultato negativo (il primo dal 2002), tuttavia, sarebbe mitigato da operazioni di cessione immo-biliare (tra cui la sede di Tokyo). Si parla di 300 milioni. Una tale perdita si lega alle pesanti svalu-tazioni (“poste straordinarie non ricorrenti molto alte”, avrebbero fatto sapere dall’azienda), proba-bilmente riferite ai marchi mino-

ri. Nonché ai costi del riassetto. Benetton è nel pieno della rior-ganizzazione varata in novembre, che prevede la rifocalizzazione sui brand principali, e una tri-partizione delle attività, con la separazione degli asset manifattu-rieri e di quelli immobiliari dalla Benetton Group (tutte controlla-te al 100% da Edizione Holding).

Italia Independent archivia il 2013 con una crescita del fatturato netto

consolidato del 59,1% rispetto al 2012, raggiungendo quota

24,9 milioni grazie soprattutto alla crescita del settore eyewear che nel 2013 ha prodotto il 78,3% dei ricavi

consolidati complessivi (rispetto al 70,8% del 2012). Il comparto degli occhiali ha visto crescere il proprio

fatturato in Italia (+32,3% rispetto al 2012) e all’estero, con un’importante crescita sia in Francia e Spagna, che

nel resto del mondo.L’ebitda del periodo è cresciuto in termini assoluti (+57,4% pari a 4,7 milioni di euro rispetto ai 3

milioni del 2012) e si mantiene sui livelli percentuali di chiusura dello

scorso anno con il 18,8% del fatturato consolidato. Il risultato

netto di gruppo è pari a 0,5 milioni di euro rispetto a 0,9 milioni di

euro dell’esercizio 2012 mentre la posizione finanziaria netta è pari a -3,9 milioni di euro rispetto ai – 3,7

milioni di euro al 31 dicembre 2012.

Piquadro ha archiviato il fiscal year, 2013/2014, terminato il 31 marzo, con un fatturato consolidato di 63 milioni di euro, in aumento del 12,1% rispetto al 2012/2013. L’incremento è stato determinato dalla crescita di entrambi i canali, Dos (+15,2%, pari al 36% del turnover totale del gruppo) e wholesale (+10,4%, pari al 64% del fatturato).L’incremento maggiore si è registrato in Europa, (+25,3%), mentre le vendite sono cresciute del 9,1% in Italia, che assorbe ancora il 72,2%, del giro d’affari.

Bric’s ha chiuso il 2013 in pareggio rispetto all’esercizio precedente, con

40 milioni di euro di giro d’affari grazie alla crescita dei mercati stranieri. Le performance sono state favorevoli

in Germania, negli Usa e nel Far East. L’azienda comasca di valigeria, accessori e piccola pelletteria punta

allo sviluppo dell’export che oggi pesa per il 65% sul turnover, e dei monomarca Bric’s Store. “Il nostro

punto di forza è la produzione made in Italy”, ha detto il direttore generale

Roberto Briccola. “Il business è diviso tra la produzione, la distribuzione

(entrambe anche in conto terzi) e il marchio Bric’s”. L’azienda per molti

anni ha distribuito marchi come Kipling e Tumi e tutt’oggi espone nei propri store altri brand, come Araldi e Cromia. “Anche grazie a

questa strategia, mettiamo i nostri store in condizione di raggiungere il breakeven anche nelle location

minori”, ha concluso Briccola.

ITALIA INDEPENDENT, RICAVI A +59%

PIQUADRO CORRE A DUE CIFRE

BRIC’S, 2013 A 40 MILIONI

Moncler ha diramato i dati di chiusura dell’e-sercizio 2013. I ricavi hanno toccato una cre-scita del 19% a 580,6 milioni di euro rispetto ai 489,2 milioni registrati nell’esercizio 2012. Nel corso del 2013, l’azienda di piumini ha registrato performance di crescita a doppia cifra in tutti i mercati internazionali in cui opera. In particolare, nelle Americhe la socie-tà ha registrato una crescita del 44% a tassi di cambio costanti, trainata dal forte aumento del canale retail, ma anche dalla buona per-formance del canale wholesale sia negli Usa sia in Canada. In Asia il fatturato Moncler è

MONCLER, +19% I RICAVI 2013. BOOM IN AMERICA

cresciuto del 34% a tassi di cambio costanti, grazie alle crescite importanti registrate nel mercato giapponese e in quello cinese. A tassi di cambio correnti, la performance di questa regione ha risentito dell’andamento negativo dello Yen nei confronti dell’euro. L’Italia ha registrato una performance positiva (+2%), in linea con le attese, nonostante la riduzione programmata dei punti vendita wholesale multimarca. Al 31 dicembre 2013, la rete di negozi monomarca di Moncler contava 135 punti vendita, di cui 107 diretti (Dos), e 28 shop in shop. L’ebitda adjusted è passato da 161,5 milioni a 191,7 milioni al 31 dicembre 2013 (+19%), con un’incidenza percentuale sui ricavi pari al 33%, stabile rispetto all’eser-cizio 2012. L’utile netto adjusted è stato pari a 96,3 milioni di euro con una crescita del 17 per cento.Il Cda ha deliberato di proporre all’assemblea degli azionisti il pagamento di dividendi rela-tivi all’esercizio 2013 per 25 milioni di euro pari a 0,10 euro per azione ordinaria, con un payout ratio di circa il 26% dell’utile netto consolidato adjusted.

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ITALIA

12 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

CNMI RICONFERMA BOSELLI, ENTRA CUCINELLI

La Camera Nazionale della Moda Italiana snellisce il suo Consiglio Direttivo da 19 a 15 membri, e accoglie Brunello Cucinelli. Queste le due novità ufficializzate in occa-sione dell’assemblea straordinaria e ordinaria dei soci. L’imprenditore ‘illuminato’ è l’unico nome nuovo che entra a far parte del board, mentre escono dal Consiglio Diego Della Valle, che “rimarrà socio, esattamente come Versace e Armani, – precisa Boselli – ma non farà più parte del Consiglio perché troppo impegnato nelle sue attività per assicurare la sua presenza”, oltre a Jacopo Etro, Massimo Ferretti (Aeffe), Silvia Venturini Fendi e Sergio Loro Piana (venuto a mancare a fine 2013). Riconfermati, invece, per il biennio 2014-2015 Mario Boselli alla presidenza, per il sesto mandato consecutivo “nell’ottica di garantire continuità in una fase di grande rin-novamento”, si legge in una nota, oltre agli

altri membri del Consiglio, tra cui Patrizio Bertelli (Prada), Patrizio Di Marco (Gucci) e Renzo Rosso (Otb).Intanto la nuova AD Jane Reeve ha presenta-to le linee strategiche per il 2014, con l’obiet-tivo di “promuovere il sistema moda italiano e valorizzarne il ruolo strategico”, anche in vista di Expo 2015.

I prodotti lombardi riaccendono i motori all’estero, specie quelli

del fashion e del cibo. A dirlo è il monitor dei distretti della Lombardia,

elaborato dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, con i dati di export del quarto trimestre

2013. A fare meglio di tutti sono stati le macchine per la concia della

pelle di Vigevano (+17,6% sul 2012), i vini di Franciacorta (+17,7%),

l’abbigliamento e calzature della bassa bresciana (+11,6%), le

calzature di Vigevano (+7,4%).A valori correnti le esportazioni

hanno segnato un +3,2% nel periodo. Nel complesso,

l’incremento dell’export nel 2013 è stato del 2,5 per cento.

Dopo anni di ‘test’ nel campo della moda, eBay gioca la carta fashion, e “la nuova era parte dall’Italia”. A dirlo a Pambianco Magazine è Claudio Raimondi, Head of Trading di eBay Italia, Francia e Spagna: “Nell’ultimo trimestre del 2013, il comparto moda di eBay ha registrato un fatturato – vale a dire il valore complessivo degli oggetti venduti – di 4,4 miliardi di dollari (3,1 miliardi di euro), pari a circa il 25% del turnover complessivo di tutte le categorie”: L’ultimo esercizio si è chiuso con un giro d’affari complessivo di 16,05 miliardi di dollari e con un utile netto di 2,86 miliardi.Dopo alcuni anni di ‘test’ tramite collaborazioni con stilisti e designer, eBay (che non vende direttamente, ma costituisce il punto d’incontro tra domanda e offerta) ha creato eBay Moda, “un servizio in più, che si lega al concetto di Inspired Shopping: la possibilità non solo di acquistare le cose di cui si ha bisogno o che si amano, ma l’opportunità di trovare una guida per lo shopping accattivante, dotata di gallerie di immagini e box tematici costantemente aggiornati”, conclude Raimondi.

LUSSO E CIBO SPINGONO L’EXPORT LOMBARDO

EBAY, LA SVOLTA NELLA MODA PARTE DALL’ITALIA

È sempre meno rosea la condizione del set-tore moda nel distretto del Nordest. L’ultimo colpo è arrivato su Abital, l’azienda di proprie-tà di Corneliani che, secondo quanto riportato da L’Arena, a causa dei prezzi di produzione troppo alti dello stabilimento di Parona (Vr) starebbe mettendo a rischio la collaborazione con Polo Ralph Lauren, con il conseguente blocco della produzione e il taglio di 200 posti di lavoro. Secondo la Tribuna di Treviso, la crisi ha toccato anche Tecnica Group, dove sarebbe tempo di mobilità per 44 lavoratori, cui si aggiungono oltre 60 operai di Stefanel, in questo caso come conseguenza dell’interve-nuta scadenza della cassa integrazione defini-ta, ormai un anno fa, nell’ambito di un piano di esuberi. Questi fatti sono sintomo di un contagio che tocca tutto il Nordest, come dimostrano i dati di Intesa San Paolo, che nel suo Monitor dei distretti (ottobre 2013) regi-stra l’andamento delle esportazioni distrettuali del Nordest al +2,2%, il risultato più basso rispetto alle altre zone: Nord-Ovest (+3,8%), Centro (+5,2%), Sud (+11,5%).

La brand reputation è una leva di business. E, nell’ambito del made in Italy, questa leva la giocano meglio ancora le aziende del food rispetto a quelle della moda. Secondo la classifica riportata dalla rivista americana Forbes, sulla base della ricerca del Reputation Institute sui cento brand più visibili al mondo, per quanto riguarda le aziende italiane ci sono tre aziende riferibili all’alimentare e due sol-tanto del fashion. In particolare, al 21esimo posto (primo delle italiane) troviamo Ferrero (al 29° nel 2013), seguito da Giorgio Armani al 24° posto (23° nel 2013), Barilla (55°), Lavazza (68°) e Benetton (86°). Da sottoline-are che Armani è il primo gruppo del settore moda internazionale nella classifica, seguito. a una certa distanza, da Lvmh (37°). Nel grup-petto tricolore c’è anche un’azienda industria-le, Pirelli (pneumatici), al 37esimo posto.A livello mondiale, la classifica è guidata da Walt Disney, seguita da Google, con Bmw e Rolex a pari merito con la medaglia di bronzo.

NORDEST, SI ALLUNGA LA CRISI REPUTAZIONE: FOOD BATTE FASHION

Giorgio Armani

Brunello Cucinelli

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ITALIA

14 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

La storica Conceria del Chienti, azienda attiva da novant’anni con sede a Tolentino (Macerata), è stata acquisita dal gruppo cinese Jihua Overseas Investment Company, lo stesso che un anno fa era entrato nella comasca Tessitura Majocchi e che, insieme all’italiana Arcoretail, è dietro ai Jihua Park Destination Center, un piano di apertura di 35 ‘destination center’ nei pressi di altrettante città cinesi pensati come mete turistiche con negozi, hotel e attività sportive. L’accordo, siglato a Pechino, è stato annunciato dalla stessa conceria che era in liquidazione dal 23 maggio 2013. Il gruppo Jihua, colosso che rientra nell’orbita dello Stato cinese, di cui è fornitore di uniformi e altre attrezzature militari, e quotato sul listino di Shangai, ha rilevato l’85% del capitale azionario dell’azienda maceratese, mentre il restante 15% sarà in mano alla Conceria del Chienti Project Cooperativa, una cooperativa costituita dagli ex dipendenti dello stabilimento di Tolentino. La nuova società di gestione della fabbrica, che riattiverà la produzione, si chiamerà JH Conceria del Chienti Spa.

LA CONCERIA DEL CHIENTI PASSA AI CINESI DI JIHUA

Il caffè Segafredo potrebbe sbarcare in Borsa a novembre. La notizia è arrivata dalle paro-le di Massimo Zanetti, presidente della hol-ding Massimo Zanetti Beverage Group, che controlla tra gli altri marchi il noto caffè Segafredo Zanetti, in un’intervista a Il Sole 24 Ore. Il gruppo trevigiano da circa un miliar-do di euro di fatturato realizzato per il 90% all’estero e un ebitda di oltre 63 milioni, è il secondo in Italia nel suo settore dopo Lavazza e il quinto nel mondo. Mira all’Ipo, probabil-mente sul listino di Milano, e a tal scopo la famiglia azionista ha intavolato delle discus-sioni con Banca Imi e Bnp Paribas.“L’obiettivo è quotare il 30-35% dell’azien-da e utilizzare questi capitali per valutare acquisizioni all’estero”, ha detto Zanetti al quotidiano economico. La valorizzazione del gruppo, secondo una stima degli analisti di Deal Reporter potrebbe sfiorare il miliardo di euro sulla base di un multiplo di circa 15 volte l’ebitda.

Calzedonia si mette l’abito da sposa di Aimée ed entra al 40% nell’azienda mantovana. Il matrimonio societario aumenta il capitale sociale da 850mila euro a 1,275 milioni con l’emissione di obbligazioni convertibili. A dirlo è la Gazzetta di Mantova, che mette in luce le difficoltà finanziarie del marchio di Castiglione delle Stiviere negli ultimi anni: il valore della produzione è sceso da oltre 12 milioni del 2010 agli otto del 2012, con un bilancio in calo nello stesso periodo da un atti-vo di 114mila euro a una perdita di 2 milio-ni e 842mila euro. Il patron di Calzedonia Sandro Veronesi a seguito dell’operazione affianca la famiglia Kissing, che resta proprie-taria al 60% del marchio, nato nel 1961 da una coppia di industriali tedeschi e rilevato nel 1983 dalla famiglia italiana. L’ingresso del gruppo dell’intimo permette di iniettare capi-tale fresco per superare un momento di crisi che aveva portato anche all’applicazione dei contratti di solidarietà per i dipendenti.

IL CAFFÈ SEGAFREDO VERSO L’IPO CALZEDONIA SPOSA IL 40% DI AIMÉE

INTERCOS CI RIPROVA CON LA BORSA

Intercos ripensa alla quotazione. Secondo quanto riportato da Mff, la realtà italiana della cosmesi collocherà entro fine anno, presumi-bilmente nel quarto trimestre, circa un terzo del capitale attraverso un’Opvs (offerta pub-blica di vendita e sottoscrizione). L’azienda di cosmetica fondata da Dario Ferrari, che già nel 2006 aveva manifestato l’intenzione di andare in Borsa, ha archiviato il 2012 con un fatturato pari a 305 milioni di euro, con la previsione di 350 milioni per il 2013 e oltre 400 milioni per il 2014, sempre con un ebitda margin a doppia cifra percen-tuale. Saranno messi in vendita, sempre secon-do Mffashion, sia titoli degli attuali azionisti sia titoli di nuova emissione che andranno a finanziare i programmi di sviluppo della società. La ripartizione precisa dell’offerta fra le due

tipologie di azioni vecchie e nuove deve anco-ra essere definita, ma sono già stati affidati incarichi a Rothschild (advisor per il collo-camento) e a Ubs, Goldman Sachs e Bnp Paribas, i quali avranno il compito di occuparsi dell’operazione dal punto di vista finanziario.

Garmont cambia proprietà. Lo storico marchio di calzature da

montagna e outdoor di Volpago di Montello (Tv) è stato acquisito dal

Gruppo Bressan, dell’imprenditore veneto Pierangelo Bressan, e

sarà gestito dalla nuova società Garmont International. Il valore della

transazione non è stato reso noto, ma si sa che rimarrà operativa la

sede della provincia di Treviso con le professionalità già presenti nella

gestione precedente. Bressan, oltre ad essere co-fondatore di VeNetWork (rete che unisce 50

imprenditori veneti) è a capo della Prisma (che opera nel campo della

moda outdoor) ed è presidente dell’azienda di ingegneria Pedarco.

IL GRUPPO BRESSAN FA TREKKING CON GARMONT

Sandro Veronesi

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ITALIA

16 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

UOMO, DA GENNAIO 2015 SLITTANO LONDRA, FIRENZE, MILANO E PARIGI

La moda uomo posticipa in blocco. Il primo a partire è stato Parigi che, sul sito della Federazione francese di Couture e Prêt-à-porter (Fédération Française de la Couture du Prêt-à-Porter des Couturiers et des Créateurs de Mode), ha segnalato che le sfilate maschili di gennaio 2015 andranno in scena dal 21 al 25 del mese, una settimana in avanti rispetto a quanto previsto. La stessa modifica interesserà i defilè del gennaio 2016 (20/24 gennaio). Dopo la decisione dei francesi, la Camera Nazionale della Moda Italiana ha detto a Pambianco Magazine di aver ridiscusso le date, dando luogo a una schedule così risistemata: Pitti Uomo dal 13 al 16 gennaio e le sfilate maschili di Milano dal 17 al 20 gennaio. “Questo è esattamente ciò che abbiamo chie-sto noi - ha detto il presidente di Cnmi Mario Boselli commentando la decisione di Parigi- in intesa con Pitti. L’alleanza con i francesi è

una cosa seria”. Infine, si è allineato anche il British Fashion Council, che ha annunciato le nuove date delle presentazioni di London Collections (dal 10 al 12 gennaio 2015 e dal 9 all’11 gennaio 2016) confermando la succes-sione Londra-Firenze-Milano-Parigi.

Ippolito Etro dal primo aprile non è più il direttore generale della

maison Etro. Lo ha comunicato ufficialmente l’azienda con una nota,

sottolineando che “Etro lascerà per perseguire nuovi orizzonti

imprenditoriali”.Le funzioni ad oggi in capo al

manager passeranno ad interim a Gerolamo Etro, attualmente già

presidente della società comasca.Nella nota l’azienda, divenuta

famosa nella moda internazionale per il motivo paisley, ci ha tenuto a rimarcare (come già fatto lo scorso

6 marzo) che l’intenzione della famiglia resta quella di non cedere la

proprietà del marchio.

Ittierre riparte con Antonio Rosati. Il giudice fallimentare di Isernia ha dato l’ok alla procedura di concordato in continuità per l’azienda tessile di Pettoranello del Molise (Isernia) accettando l’offerta messa sul piatto dal vicepresidente del Genoa Calcio attraverso la società Hdc Holding che già controlla la maison Lorenzo Riva. Ovvero, è stata scelta la proposta più corposa in termini economici. In lista per Ittierre c’erano l’investment company Ikf, la Compagna Mercantile di Mirano (un grossista di abbigliamento) e la molisana Colella Holding con un’offerta di 10 milioni in due anni, poi ritirata. L’investimento di Rosati per Ittierre ammonta a 21 milioni di euro. Sette milioni saranno investiti subito: 3,5 per l’acquisizione del ramo d’azienda e altrettanti per l’acquisto del magazzino, mentre 14 saranno destinati a investimenti futuri. In base alla stampa locale, lo stabilimento dovrebbe rimettersi in moto con una cinquantina di dipendenti, un numero destinato a raddoppiarsi in poco tempo. Nella fabbrica molisana verrà avviata la produzione di Lorenzo Riva.

IPPOLITO ETRO LASCIA. LA FAMIGLIA: “NON VENDIAMO”

ITTIERRE SALVATA DAL PATRON DI LORENZO RIVA

Nei primi due mesi del 2014, un vento gelido ha soffiato sulla moda. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Confesercenti, segnalando che una chiusura su quattro ha interessato un negozio di abbigliamento. Hanno abbassato le serrande 3.065 esercizi di abbigliamento, a fronte di sole 723 nuove aperture. Il saldo è negativo di 2.342 unità. In totale, il comparto ha registrato una flessio-ne delle imprese attive dell’1,4% su dicembre e del 2,3% sul primo bimestre del 2013. I saldi non sono bastati, dunque, a risollevare la crisi della distribuzione fashion, perché la diminuzione del reddito delle famiglie ha portato al calo costante della spesa in abbiglia-mento che, tra il 2007 e il 2013, si è tradotta in una flessione del 15,2%, per un totale di quasi 10 miliardi in meno di consumi. Se il trend del primo bimestre dovesse proseguire, stima Confesercenti, a fine anno le chiusure saranno quasi 18mila, mentre il saldo negativo arriverà a sfiorare quota 14mila imprese.

Antichi Pellettieri vicina alla liquidazione. In occasione della pubblicazione del bilancio 2013 che evidenzia una perdita di 8,8 milio-ni di euro e un debito di di 78,3 milioni di euro a fronte di un fatturato dimezza-to a 57,7 milioni di euro in un solo anno, gli amministratori del gruppo ex Burani, hanno “ritenuto di esser venuto meno il pre-supposto della continuità aziendale”. Nella nota diffusa dal gruppo di Cavriago (Reggio Emilia) si legge che il cda ha deliberato la convocazione di assemblea ordinaria e stra-ordinaria per il 28 giugno (seconda convo-cazione il 24 lugliop). La parte straordinaria avrà come ordine del giorno lo “scioglimento e messa in liquidazione della società”.Nel frattempo è prevista per il prossimo 15 maggio l’udienza in camera di consiglio per il giudizio di omologazione del concordato preventivo ex art. 180 della legge fallimen-tare. Tornando ai dati relativi al 2013, il gruppo ha realizzato un risultato ante impo-ste negativo per 11,1 milioni, rispetto alla perdita di 1,2 milioni del 2012, mentre la perdita netta è salita a 8,8 milioni dal rosso di 6,7 milioni dell’anno prima. L’ebitda è sceso a 5,1 milioni da 9,8 milioni, un calo che, come specifica il gruppo nella nota, “riflette gli effetti del deconsolidamento di Baldinini Srl e sue controllate a partire dal 30 giugno 2013, la cui dismissione è prevista per il 2015.

LA MODA ABBASSA 3MILA SERRANDE A. PELLETTIERI VERSO LA LIQUIDAZIONE

Mario Boselli

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ITALIA

28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 17

LORENA ANTONIAZZI PUNTA A 18 MILIONI NEL 2014

Investire sul made in Italy per essere più forti all’estero. È la strategia di Lorena Antoniazzi, il marchio del cachemire guidato da Gianluca Mirabassi insieme alla moglie, la stilista Lorena Antoniazzi, che è riuscito a chiudere il 2013 con un fatturato superiore a 16 milioni di euro, con una quota export di circa l’85%, e la previsione di un ulteriore aumento dei ricavi a 18 milioni nel 2014. La società produ-ce il 100% made in Italy, di questo il 90% dei capi è fatto in Umbria e nell’ultimo anno la produzione ha subito un incremento di oltre il 40% a cui ha corrisposto un aumento delle assunzioni. “Abbiamo circa 60 laboratori che lavorano per noi nel distretto e poi abbiamo appena ampliato la nostra fabbrica produt-tiva, sempre alle porte di Perugia, che ora si estende su 3mila metri quadrati e racchiude al suo interno tutte le diverse fasi di creazio-ne del capo”, ha sottolineato Mirabassi che

attento alla qualità e sicurezza dei capi ha introdotto la ‘Certificazione Tessile e Salute’, che garantisce l’assenza di sostanze chimiche nocive alla salute nella produzione dei capi e il brevetto di tracciabilità con tecnologia ‘Rfid’, che permette la tracciabilità dei capi grazie a un microchip inserito nell’etichetta.

Cresce a doppia cifra Tuum, il marchio di gioielleria ‘spirituale’

fondato nel 2009 da Michele Alberti e Simone Finocchi. Dopo aver

archiviato il 2013 con un fatturato di 4,5 milioni di euro,+15% sul

2012, il brand umbro ha messo a segno un +21% nel primo trimestre 2014. “Nel 2013 – rivela Alberti – ci

aspettavamo un giro d’affari di 5,5 milioni, ma tra settembre e

dicembre sono mancati 500mila euro dal mercato italiano e altrettanti

dall’estero. L’inizio del 2014 è stato invece positivo, e l’obiettivo per

l’anno è di 6 milioni di ricavi, di cui 1 milione di fatturato estero. Oggi la quota export è ancora sotto il 10%,

ma le prospettive sono buone”.

Sfiora la crescita a doppia cifra nel 2013 Arena, lo storico marchio di swimwear rilevato pochi mesi fa dal fondo svizzero Capvis. Nel 2013 l’azienda ha registrato un fatturato globale di circa 400 milioni di euro, di cui il 40% realizzato in 11 Paesi dell’Asia (dove il marchio fa capo ed è gestito dal distributore locale, il gruppo Descente) e per il restante 60% dall’headquarter nelle Marche, che opera in più di 100 Paesi con filiali dirette in Francia, Germania e negli Usa. “Da sottolineare – racconta Enrico Maria Tricarico, direttore generale di Arena Italia – il ritorno alla crescita in Italia (+4%), nostro primo mercato, come singolo Paese, con 50 milioni di euro di ricavi. Una crescita controcorrente rispetto al mercato swimwear, in calo dell’11%. Abbiamo anche accelerato negli Usa, dove il leader è Speedo, cui siamo riusciti a ‘soffiare’ la sponsorizzazione del team americano di nuoto”. L’obiettivo di Arena, in cinque anni, è proprio di superare Speedo toccando quota 500 milioni di euro di ricavi, mentre per il 2014 si attende una crescita globale superiore al 10% e un consolidamento in Italia.

TUUM, OBIETTIVO 6 MILIONI DI RICAVI

ARENA MIRA A +10% CON CAPVIS

Perfume Holding ha presentato la prima fra-granza Liu Jo. “Le nostre strategie sono quelle di rafforzare il portafoglio dei brand con parti-colare attenzione a prodotti di nicchia e selet-tivi – ha dichiarato Dino Pace CEO Perfume Holding – e infatti abbiamo presentato l’ac-quisizione più importante, ovvero la fragranza Liu Jo, per rafforzarci in questo segmento. Faremo anche particolare attenzione ai mer-cati internazionali che rappresentano più del 70% del nostro fatturato. Punteremo quindi su brand con una forte valenza made in Italy, ma con prospettive di crescita che vanno oltre i confini del mercato italiano”. Pace, ex AD Diesel, è entrato in Perfume Holding lo scorso gennaio. “Abbiamo chiuso il 2013 in linea con le nostre aspettative, con ricavi che hanno superato i 100 milioni di euro – continua il manager – mentre per il primo trimestre del 2014 siamo ampiamente sopra il budget gra-zie all’ottima performance del marchio Ferrari e dei mercati come America Latina e Middle East”.

Nel cuore di Milano, prende il via un modo diverso di fare shopping. Il gruppo Miroglio ha alzato il velo sul suo nuovo concept ‘Piazza della Scala’. L’occasione è stata la partenza del Salone del Mobile. Nei 600 metri quadrati che si sviluppano lungo le tredici vetrine in via Verdi (angolo via Manzoni), per la prima volta i più importanti brand di Miroglio sono presentati insieme, da Caractère ed Elena Mirò, che rappresentano il 60%, agli altri mar-chi. Questa nuova formula rappresenta la vera novità, nata dalla volontà dell’azienda di “affrontare una nuova fase e un momento di trasformazione - racconta il deputy executive chairman Elena Miroglio - offrendo uno shop-ping più trasversale”. Il risultato è che le clien-ti, entrando in questo spazio, potranno trovare “dal vestito da centinaia di euro – aggiunge Miroglio – al pantalone da poche decine di euro, trovando sempre un fitting che risponde al motto‘Ti veste bene’”.

PERFUME HOLDING LANCIA LIU JO MIROGLIO SI PRESENTA ALLA SCALA

Luca Mirabassi

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MONDO

18 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

LVMH SI COMPRA I PALAZZI DI GINZA

Christian Dior Couture ha registrato ricavi per 1,15 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’esercizio (dal 1 luglio 2013 al 31 marzo 2014), in aumento del 14% rispetto ai 981 milioni dei nove mesi dell’anno precedente. In particolare questa performan-ce positiva è stata generata dalle vendite retail del marchio (+19% a cambi costanti), sia per la collezione donna disegnata da Raf Simons, sia per l’uomo di Kris Van Assche. “Mentre alcuni marchi del lusso hanno registrato un rallentamento negli ultimi due anni – ha dichiarato Sidney Toledano, CEO di Dior – Dior non è stato colpito e ha archiviato il 2013 con una crescita a doppia cifra. E lo stesso è previsto per quest’anno”. Christian Dior Group (che controlla anche Lvmh) ha registrato ricavi pari a 23,8 miliardi, a +3% rispetto ai 23 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.

DIOR COUTURE SUPERA IL MILIARDO NEI NOVE MESI

Lvmh investe sugl i immobili. Come riporta Bloomberg, il colosso del

lusso francese svilupperà un complesso di negozi e uffici di 147.600 mq su tredici piani a Tokyo, nel quartiere di Ginza.Il progetto nasce in tan-dem con il più grande grup-po di vendite del Giappone Mori Building Co, a fronte di un investimento di circa 83 miliardi di yen (pari a circa 580,5 milioni di euro). Ad annunciarlo è stato il presiden-te della società Shingo Tsuji in una conferenza stampa nella capitale giapponese. I lavori per la costruzione della strut-tura commerciale dovrebbero concludersi entro la fine del 2016. L’obiettivo è quello di finire prima dell’inizio dei

giochi olimpici del 2020, per intercettare i consumatori che arriveranno in occasione della manifestazione sportiva, pun-tando sull’aumento dei costi nella zona.Come si legge su Bloomberg, infatti, nel 2013 i prezzi nel quartiere commerciale di Ginza, la zona più costosa per gli immobili, è aumentato del 9,6%, raggiungendo quota 29,6 milioni di yen per metro quadrato. L’aumento dei prezzi degli spazi, dunque, ha con-vinto anche Lvmh a investire nel progetto, come ha spiegato un membro del comitato ese-cutivo del polo del lusso Yves Carcelle, durante la conferen-za stampa: “Ginza è uno dei luoghi chiave del mondo – ha detto -. Il gruppo ha acquisito

parte dell’edificio, che significa non solo impegno commer-ciale nel progetto, ma anche finanziario”. Il colosso francese Lvmh ha chiuso il primo trimestre del 2014 con ricavi in incremen-to del 4% a 7,2 miliardi di euro. Il gruppo ha registrato una buona crescita negli Stati

Uniti, Asia e Giappone. Anche l’Europa ha mostrato resisten-za al contesto economico. In particolare ha trainare la per-formance di Lvmh è stato il settore ‘Fashion and Leather Goods’, cresciuto del 9% a livello organico con la maison Louis Vuitton spinta “da un forte momento creativo”.

Il gruppo del lusso Hermès ha chiuso il 2013 registrando un nuovo record di utili e margini. L’utile netto ha raggiunto 790 milioni di euro in crescita del 6,8% mentre il risultato operativo è stato pari a 1,22 miliardi in aumento dell’8,9 per cento. Il cash flow è stato pari a 1 miliardo di euro (+14,8%). Il gruppo, inoltre, ha annunciato che il suo margine operativo è stato del 32,4% “superiore” al massimo raggiunto nel 2012, quando era del 32,1 per cento. La maison francese aveva già reso noto lo scorso febbraio il dato sul fatturato 2013 che si è attestato a 3,75 miliardi di euro (+7,8% sul 2012). Hermès inoltre, ha proposto agli azionisti per il 2013 un dividendo di 2,70 euro per azione a fronte dei 2,50 per azione offerti per il 2012.

HERMÈS, UTILE IN CRESCITA DEL 6,8%

Il colosso francese svilupperà entro il 2020 una struttura commerciale di tredici piani

a Tokyo. I partner investiranno 83 miliardi di yen.

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MONDO

20 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

PVH, QUOTA DI MINORANZA IN KARL LAGERFELDNEL 2013 RICAVI A +36%

Pvh Corporation entra nel capi-tale di Karl Lagerfeld. Il grup-po statunitense che possiede i marchi Calvin Klein e Tommy Hilfiger ha annunciato di essere diventato azionista di minoran-za del marchio di abbigliamento Karl Lagerfeld. I termini finan-ziari dell’accordo non sono però stati divulgati. Questa apertura del capitale mira a sostenere lo sviluppo della griffe dello stilista tedesco oltre l’Asia e l’Europa.Karl Lagerfeld ha fatto parte del Gruppo Tommy Hilfiger fino a quando Pvh lo ha acquisito nel 2010, quando il marchio è stato scorporato agli ex azionisti del gruppo. Tra gli altri soci del brand ci sono la società francese di inve-stimenti Apax, Tommy Hilfiger a titolo personale e Fred Gehring, il patron della Tommy Hilfiger.“Abbiamo piani ambiziosi di cre-scita per il futuro, nel corso degli ultimi sei mesi abbiamo aperto un negozio ogni tre settimane”,

ha commentato Pier Paolo Righi, presidente della Lagerfeld.Pvh ha chiuso il 2013 con un fat-turato pari a 8,18 miliardi di dol-lari (pari a circa 5,92 miliardi di euro) in crescita del 36% rispet-to ai 6,04 miliardi dell’esercizio precedente. La società ha confer-mato la guidance 2014 con una crescita dei ricavi del 3% a circa 8,5 miliardi di dollari.

Tiffany archivia il quarto trimestre in rosso a causa del risarcimento

da 328 milioni di euro pagato a Swatch Group su decisione della

corte di arbitraggio olandese lo scorso dicembre. Nei tre

mesi chiusi il 31 gennaio 2014, il gioielliere newyorchese ha

registrato una perdita netta di 103,6 milioni di dollari, contro l’utile

netto di 179,6 milioni di dollari nello stesso periodo dell’esercizio

precedente. Escludendo il risarcimento, i profitti netti del

quarter si sarebbero attestati a 190 milioni di dollari.

Le vendite nette sono invece cresciute del 5%, a quota 1,3

miliardi di dollari.Nell’intero fiscal year, Tiffany ha riportato ricavi per 4 miliardi di dollari, in aumento del 6% sul 2012. L’utile è calato del 56%

a 181 milioni di dollari. Tuttavia, escludendo il risarcimento a

Swatch sarebbe incrementato del 15% a quota 481 milioni di dollari.

Guess archivia il fiscal year, terminato il 1° febbraio 2014, con ricavi in calo del 3%, a 2,6 miliardi di dollari a cambi correnti, e profitti netti in flessione del 14% a 153,4 milioni di dollari. Nel quarto trimestre il gruppo ha registrato un utile netto di 69,6 milioni di dollari, in calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2013, e un turnover di 768,4 milioni (-5,7%). A pesare sui risultati è stata la performance del segmento wholesale in Nord America, con ricavi in calo di quasi il 20% nel quarto trimestre e del 7,6% nell’intero esercizio.

Samsonite non si ferma e, per 20 milioni di euro, aggiunge un quarto

brand al suo portafogli. Si tratta di Lipault, marchio

francese di valigie fondato nel 2005 e il cui turnover stimato è di

6,5 milioni di euro . Il gigante statunitense della

valigeria, che ha chiuso il 2013 con utili netti in crescita a 176,09 milioni di dollari rispetto ai 148,44

dell’esercizio precedente, ha messo a segno il colpo dopo

una serie di acquisizioni di altri brand tra cui American Tourister, il marchio di lusso Hartmann e High

Sierra. Tramite l’acquisizione di Lipault,

il brand intende accrescere la propria presenza in Europa, dove

la crescita registrata nel 2013 (+9,3%) è stata inferiore rispetto alle performance negli Stati Uniti

(+24,6%) e in Asia (+15,6%).

TIFFANY, NEL Q4 PESA IL RISARCIMENTO A SWATCH

GUESS, CALA L’UTILE A -14%

Gian Riccardo Marini lascerà il ruolo di CEO di Rolex a Jean-Frédéric Dufour, attuale amministratore delegato del mar-chio orologiero di Lvmh Zenith. La casa ginevrina della corona non ha rivelato quando avverrà il cambio e, interpellata da Pambianco Magazine, non ha dato informa-zioni sul futuro di Marini dopo la nomina di Dufour.Si tratta del terzo avvicendamento al vertice

SAMSONITE METTE IN VALIGIA LIPAULT

dal 2008, quando a seguito delle dimissioni di Patrick Heiniger era stato nominato il CFO Bruno Meier, poi sostituito nel 2011 da Marini, in precedenza AD della filia-le Rolex Italia. Dufour, 46 anni, prima di approdare nel 2009 in Zenith, che ha contri-buito a rilanciare dopo anni di crisi, ha lavo-rato per Chopard, Swatch Group e Ulysse Nardin.La transizione alla guida di Rolex avviene in un momento delicato per il mercato dell’al-ta orologeria, che vive il primo rallentamen-to dopo la crisi finanziaria. L’export di segnatempo svizzeri nel 2013 è cresciuto dell’1,9%, il tasso d’incremento più basso dal 2009. Rolex, che non rende noti i dati di fatturato, ma si stima abbia registrato ricavi per 4,6 miliardi di franchi svizzeri lo scorso anno, si trova a competere con gli altri due colossi delle lancette elveti-che, Swatch Group e il Gruppo Richemont. Tra le sfide di Dufour, probabilmente, c’è quella di un maggior focus sulla Cina, dove Rolex non ha ancora una presenza forte quanto i suoi competitor.

ROLEX, DUFOUR (ZENITH) CEO AL POSTO DI MARINI

Jean-Frédéric Dufour

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MONDO

22 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

ANCHE ALIBABA VA IN VETRINA: COMPRA IL 35% DI CATENA CINESE

Alibaba batte tutti nella corsa al retail fisico. Il colosso del web cinese, infatti, ha investi-to 692 milioni di dollari nella catena cine-se di department store Intime Retail, un colpo messo a segno per creare opportunità “dall’online all’offline”. Un passo che accelera la tendenza di una vera e propria corsa alla vetrina da parte dei giganti dell’e-commerce, con potenziali enormi per i rispettivi canali moda. A scendere in strada sono stati eBay e Amazon, i quali stanno già sperimentan-do canali dedicati al fashion, mentre Google starebbe per aprire un monomarca a New York. Il deal firmato da Alibaba lo ha portato ad acquisire il 9,9% del pacchetto azionario di Intime Retail per un totale di 214 milio-ni di dollari, sottoscrivendo un’emissione di obbligazioni per 478 milioni di dollari che, se convertite, rappresenterebbero il 25% dell’in-tera compagnia (per un totale potenziale,

dunque, del 35%). Alibaba, inoltre, scommet-te sul crowdfunding lanciando Yulebao, una piattaforma di micro-finanziamento dal basso per sostenere le produzioni video. Yulebao consente agli utenti di investire tra i cento e i mille yuan, su due progetti al massimo, ricevendo un tasso di interesse del 7 per cento. L’operazione avviene attraverso l’app mobile di Taobao, la piattaforma di shopping online che fa parte del colosso d’oltre Muraglia.

Il ‘bambino’ russo pronto a quotarsi a Londra. Si tratta della Detsky Mir, il più

grande rivenditore di childrenswear dell’area, rilevata nel 1996 dalla

conglomerata russa Sistema, gruppo controllato dall’oligarca Vladimir

Evtushenko, quotato a sua volta a Londra. Proprio nella capitale UK era previsto lo sbarco sul London Stock

Exchange azionario del retailer da oltre 27 miliardi di rubli di turnover

con un’Ipo che, secondo le stime di Reuters, avrebbe potuto rastrellare sul mercato tra i 300 e i 400 milioni

di dollari ma la situazione politica e il rischio di sanzioni nei confronti della

Russia e il crollo del rublo hanno messo per ora in stand by l’approdo

sul listino.

La Emaar Properties di Dubai, partner di Giorgio Armani nella realizzazione di due hotel e resort di super lusso nell’emirato e a Milano, ha annunciato il proprio debutto sul listino del Nasdaq Dubai, la Borsa aperta nell’emirato nel 2005. Si tratta della prima matricola dal 2009, anno dell’inizio della crisi immobiliare nell’emirato, e di una delle offerte pubbliche più imponenti nella zona dal 2008. A sbarcare in Borsa sarà il Dubai mall, lo shopping center controllato da Emaar properties, che collocherà sul mercato il 25% della controllata Emaar malls group, cui fa capo il grande magazzino, con un’offerta pubblica che potrebbe raccogliere fino a 9 miliardi di dirham (circa 1,7 miliardi di euro). L’annuncio arriva dopo che la divisione malls e retail della società ha chiuso il 2013 con un fatturato pari a 2,8 miliardi di dirham (circa 547 milioni di euro), in crescita del 20% rispetto al 2012 su un turnover complessivo di Eraam pari a 10,3 miliardi di dirham (circa due miliardi di euro).

DETSKY MIR INSEGUE L’IPO A LONDRA

EMAAR PROPERTIES LANCIA L’IPO DEL DUBAI MALL

Mike Ashley, fondatore di Sports Direct, retai-ler britannico numero uno nell’activewar, ha acquistato la quota restante dell’11% di House of Fraser. La percentuale era rima-sta ‘scoperta’ dopo che il gruppo cinese Sanpower aveva annunciato di aver rilevato l’89% del grande magazzino inglese per 450 milioni di sterline dal gruppo dei precedenti proprietari. Secondo i media inglesi, l’ope-razione vale intorno ai 50 milioni di sterline. Ciò che non è ancora chiaro è se Ashley abbia acquisito la partecipazione personalmente o, più probabilmente, attraverso Sports Direct. House of Fraser conta 61 negozi in Gran Bretagna e Irlanda e ha un fatturato annuo di circa 1,2 miliardi di sterline, mentre Sports Direct possiede oltre 600 negozi di sport in Europa, di cui 400 nel Regno Unito. Entrambi i gruppi si sono rifiutati di commentare l’ope-razione. Ashley inoltre ha fatto cassa venden-do azioni per un valore di oltre 200 milioni di sterline della sua Sports Direct.

Steve Madden ha acquisito il marchio di calzature Brian Atwood, di proprietà di The Jones Group. Stando a quanto riportato da Wwd, e poi confermato dallo stesso Atwood, l’imprenditore calzaturiero statunitense Madden ha rilevato una quota di maggioran-za della griffe. Nell’ultimo periodo, lo stes-so Atwood aveva esercitato un’opzione di buyback delle quote della società quando il proprietario Jones Group aveva iniziato la ricerca di un acquirente (ed era stato poi acquisito da Sycamore partners). Il business, legato alla main line e alla linea contemporary B Brian Atwood, sarà controllato da una divi-sione autonoma all’interno del gruppo Steve Madden, ma Atwood continuerà a mantenere la direzione creativa della griffe, con l’obietti-vo di triplicare un giro d’affari di 20 milioni di dollari (circa 14,5 milioni di euro) entro un anno.

AD ASHLEY L’11% DI HOUSE OF FRASER MADDEN SI COMPRA BRIAN ATWOOD

Brian Atwood

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MONDO

28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 23

Victoria’s Secret taglierà la sua offerta di abbiglia-mento tagliando la maggior parte della maglieria, dell’outerwear, del denim e anche alcuni abiti. La notizia, secondo quanto riporta Wwd, è stata svelata nella sede di L Brands, il gruppo da 10,8 miliardi di ricavi che controlla il noto marchio di lingerie e i brand La Senza, Pink, Bath & Body Works e Henri Bendel, in Ohio. L’idea per Victoria’s Secret’s è di focalizzarsi sui prodotti ‘core’, ovvero intimo, fragranze e cosmetici e la parte di abbigliamento homewear e beachwear, che non sarà inclusa nel taglio. Il cambiamento, sempre secondo Wwd, inizie-rà a essere effettivo dal prossimo autunno.

El Corte Inglés punta sui dipen-denti per aumentare le vendite. Come riportato da Europa Press, la catena spagnola di department store applicherà un nuovo siste-ma di incentivazione per i suoi 60mila lavoratori, che prevede commissioni più alte sulle ven-dite. Il sistema sostituirà quello utilizzato finora che risaliva agli anni 60. Sia i vertici sia i lavoratori, con-siderando le mutate circostanze negli ultimi anni, hanno richiesto un nuovo modello che incorag-giasse i venditori a raggiungere i

propri obiettivi per migliorare la redditività. Questo sistema, come si legge sul contratto, ha anche l’obiettivo “di migliorare la qua-lità del servizio offerto ai clien-ti”. Il gigante della distribuzione, che nell’ottobre scorso ha ceduto il 51% della sua finanziaria alla banca iberica Santander, ha accet-tato, in accordo con i sindacati, un sistema considerato ”più flessi-bile, solidale e moderno”, perché promuove le vendite e incoraggia il personale, conciliando dunque gli interessi individuali e quelli aziendali.

Il fast fashion potrebbe avere presto un concorrente di riguardo. Si tratta di Cross Company, uno dei retailer di abbigliamen-to più importanti in Giappone, che entro il prossimo autunno, secondo quanto riporta Business of Fashion, lancerà una nuova cate-na di negozi nel Paese, negli Stati Uniti e in Europa. Non una catena qualsiasi, però, ma una serie di negozi a forte impronta etica, le cui istanze possano riscuotere un forte succes-so a fronte delle preoccupazioni per l’impatto ambientale del modello di business del fast fashion e le condizioni di lavori degli operai delle aziende tessili. Entro il 2016, secondo quanto riportato dalla società di consulenza JapanConsuming, la nuova catena intende lavorare affinché il 100% della propria produ-zione sia sostenibile ed etica.Il nuovo retailer, che offrirà sia abbigliamen-to donna sia uomo, intende generare mille

miliardi di yen (all’incirca, 7 miliardi di euro) di vendite all’anno, più o meno la stessa quota di Uniqlo. L’obiettivo è mastodontico, anche in considerazione del fatto che la stessa Cross Company arriverà nel 2013 a fattu-rare ‘soltanto’ 100 miliardi di yen con i suoi marchi, tra i quali Earth, Music & Ecology, E Hyphen World Gallery, Green Parks e Sevendays=Sunday.

VICTORIA’S SECRET RIDUCE L’ABBIGLIAMENTO

EL CORTE INGLÉS ALZA COMMISSIONI AI LAVORATORI

FAST FASHION, LA SFIDA ETICA ARRIVA DAL GIAPPONE

H&M, Gap e Levi Strauss sono le più ‘green’. Sono state nominate le aziende di abbigliamento più etiche al mondo per il 2014, in virtù del loro comportamento modello in materia ambientale. Il riconoscimento è stato assegnato dall’Ethisphere Institut, un centro indipendente di ricerca che promuove le migliori pratiche aziendali in materia di etica in tutti i settori, dal fashion all’elettronica, fino alla ristorazione.I tre brand si sono già dimostrati virtuosi in passato. Dal 2007 ad oggi, Gap ha ricevuto il premio tutti gli anni, otto volte in totale, H&M quattro volte, mentre Levi’s entra per la prima volta nella classifica.

H&M, GAP E LEVI’S LE PIÙ ETICHE DEL 2014

Levi Strauss ha annunciato il taglio di 800 dipendenti,

ovvero “il 20% della forza lavoro

– spiega la società – impiegata al di

fuori del retail e del manifatturiero”. Il

produttore dei mitici ‘501’, con questa

mossa, che fa parte di una “iniziativa di

produttività globale”, intende risparmiare fino a 200 milioni di

dollari. Levi Strauss, che contava circa 16mila dipendenti

al 24 novembre scorso, non ha

specificato in quali divisioni verranno

fatti i licenziamenti.“Questi cambiamenti

sono necessari e ci renderanno più

competitivi sia nella struttura dei costi

sia sul mercato”, ha dichiarato il CEO

Chip Bergh.

LEVI’S TAGLIA 800 DIPENDENTI

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ETICHETTERisiko di

Il mercato è senza frontiere. Ma il marchio di origine assume un peso crescente, specie nelle aree a sviluppo elevato come la Cina. Inoltre, cresce anche la rapidità con cui cambia la percezione relativa di un Paese. Nel risiko del ‘Made in’, l’Italia mantiene elevate potenzialità. Ma si culla anche in pericolose illusioni.

Dossier

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26 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

DOSSIER

Italia si difende. Ma non segna. Cioè, non conquista nessun pri-mato. Lo dicono due recenti ricerche sul ‘Made in’, ovvero sull’appeal esercitato dal Paese di origine dei

prodotti, che bacchettano la velleità degli imprenditori nostrani di considerare uni-versalmente riconosciuto al made in Italy l’aura della ‘grande bellezza’, il valore del ‘ben fatto’ e della cura artigianale. Inve-ce, secondo “Rebranding Made in Italy”, indagine di fine 2013 commissionata da Saatchi & Saatchi Italia e condotta dall’i-stituto di ricerca canadese Hotspex, è vero che in Usa la notorietà dei nostri prodotti è elevata, ma vengono vissuti come privi di personalità e fascino (elementi che invece vengono attribuiti ai brand francesi). Se vogliamo dirla con una battuta americana, il made in Italy è considerato nel Paese a stelle e strisce “the mum rather than the mistress”, cioè è assente nei prodotti ita-liani proprio l’elemento della seduzione. Peggiora la situazione in Cina dove, sem-pre secondo questo studio, la brand aware-ness delle etichette tricolori è decisamente più bassa di quella francese, e nella mente dei consumatori con gli occhi a mandorla l’Europa è la Francia. Passando invece alla seconda ricerca, quella di FutureBrand dif-fusa in febbraio, l’Italia è al quinto posto nel mondo per l’immagine del suo ‘Made in’, anche se conquista il secondo gradi-no del podio, dopo gli Usa, se si prende in considerazione solo il fashion, mentre

ILLUSIONI made in Italy Nel food e nel lusso c’è il potenziale per essere un benchmark. Ma le analisi su Usa e Cina svelano posizioni secondarie. Di cui, peraltro, non c’è consapevolezza.

L’ETICHETTA ITALIA PERDE TERRENO VERSO I COMPETITOR

di Vanna Assumma

L’

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DOSSIER SCARPE E PELLETTERIADOSSIER

analizzando la categoria-lusso raggiunge il terzo livello dopo Svizzera e Francia. Ri-capitolando: lo Stivale si difende bene nel ranking internazionale, ma forse avrebbe le potenzialità per superare la Francia nel food e per attaccare il primato della Sviz-zera nel lusso. C’è quindi ancora molto da lavorare sulla forza dell’origine come leva di marketing dei nostri brand. Stupisce, tuttavia, il fatto che gli italiani attribuisca-no ai loro prodotti valori che non vengono riconosciuti all’estero. Gli industriali na-zionali sono cioè convinti che il buon gu-sto secolare, che deriverebbe secondo loro dal vivere in un posto che è stato la culla della storia e dell’arte, si possa trasmette-re facilmente. Da queste ricerche emerge allora la necessità di investire sul valore strategico della comunicazione e anche sul branding applicato ai Paesi, pur nella con-siderazione di fondo che il problema della reputazione del made in Italy nella mente dei consumatori di tutto il mondo è molto più articolato, e coinvolge ragioni politiche, strutturali e legate alla cultura manageriale italiana.

MEGLIO IN USA, MALE IN CINAEntrando nello specifico, l’indagine di Saatchi&Saatchi, che ha utilizzato un me-todo innovativo legato alla mappatura tri-

dimensionale delle emozioni, ha analizzato la percezione del made in Italy e del made in France in Usa e in Cina, con interviste focalizzate sulle categorie premium del fashion, design, food. Partendo dagli Stati Uniti, il primo elemento che emerge è che i consumatori considerano il made in Italy e il made in France uguali dal punto di vi-sta della brand awareness. Cioè il livello di notorietà è lo stesso. Però alle label italiane vengono riconosciuti elementi quali la for-te qualità, la buona fattura, la credibilità e la genuinità, mentre le etichette francesi ven-gono soprattutto percepite come sfiziose, originali, dotate di una decisa personalità. Caratteristiche che in alcuni casi diventa-no estreme e deviano verso considerazioni negative, motivo per cui i prodotti francesi sono anche percepiti come troppo arro-ganti e in un certo senso eccessivi. “Da ciò deriva - osserva Giuseppe Caiazza, CEO di Saatchi&Saatchi Italia e head of auto-motive business Saatchi&Saatchi Emea - che i prodotti italiani in Usa sono percepiti come più equilibrati, anzi, nel mercato a stelle e strisce la brand equity del made in Italy è più alta di quella del made in France. Ciononostante, a differenza di quello che pensano molti imprenditori nostrani, nel vissuto dei prodotti italiani non traspaiono personalità e fascino”.

Désirée Di Leo

Giuseppe Caiazza

LA TOP TEN DEI DIVERSI ‘MADE IN’ Ranking globale e classifica settore per settore. Percezione del prodotto

Rank Stato

1 USA

2 Francia

3 Germania

4 Giappone

5 Italia

6 Regno Unito

7 Svizzera

8 Svezia

9 Cina

10 Corea del Sud

Cibo e bevande

Personal Care&Beauty Automotive Prodotti

tecnologici Fashion Luxury

Francia USA Germania Giappone USA Svizzera

Italia Francia Giappone USA Italia Francia

Spagna Svizzera USA Germania Francia Italia

USA Regno Unito Italia Corea del Sud Regno Unito Regno Unito

Giappone Germania Regno Unito Cina Giappone USA

Germania Giappone Francia Svezia Svezia Giappone

Regno Unito Italia Svezia Finlandia Spagna Germania

Svizzera Australia Corea del Sud Canada Germania Belgio

Turchia Svezia Cina Taiwan Turchia Svezia

Belgio Tailandia India Italia Cina Spagna

Fonte: FutureBrand

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DOSSIER

Il confronto tra i due Paesi transalpini è in-vece nettamente vinto dai francesi in Cina. Innanzi tutto, sempre secondo l’indagine, il made in Italy nell’ex Celeste Impero sembrerebbe conosciuto meno del made in France. Ma il fatto più preoccupante è che i prodotti francesi, oltre a essere i più ricordati, sono anche considerati miglio-ri di quelli italiani. La ricerca evidenzia che mentre le label dei vicini d’Oltralpe sono percepite come creative e moderne, le etichette del Belpaese sono etichettate come eccessive, ridondanti, troppo legate allo sfoggio. È sicuramente un fatto strano, dato che si presuppone che i consumatori cinesi siano ancora legati a forme di status symbol e quindi dovrebbero apprezzare gli elementi di esibizionismo, ma questo risultato può essere interpretato come la conferma del progressivo ‘shift’ della Cina verso un processo di acquisto più consape-vole e legato al valore intrinseco dei pro-dotti.

INDIETRO NEL RANKING MONDIALE L’Italia risulta invece al quinto posto asso-luto nello studio di FutureBrand sul ‘Made in’, cioè sulla reputazione dei Paesi di ori-gine nel vissuto dei consumatori di tutto il mondo. Questo risultato è ottenuto in base al punteggio sull’immagine del nostro Paese, inteso appunto come driver per la rilevanza di un brand, testata su sei cate-gorie di prodotti (fashion, personal care & beauty, food&beverage, automative, electronic goods, luxury). Il primo gradino del podio è conquistato dagli Usa, che go-dono di una solida reputazione, seguiti da Francia, Germania, Giappone e, appunto, Italia. Se gli Stati Uniti ottengono il mas-simo punteggio nelle categorie Fashion e Personal Care&Beauty, la Francia vince in Food& Beverage e si posiziona seconda in Luxury dietro alla Svizzera. La Germania primeggia per l’Automotive ed è terza ne-gli Electronic Goods, il Giappone guida il ranking per l’elettronica e va forte anche nel settore automobilistico, mentre l’Italia non ha nessun primato ma è seconda nelle categorie Food & Beverage e Fashion, terza nel Luxury, quarta per l’Automotive, set-tima in Personal Care & Beauty ed è de-cisamente in basso alla classifica in quanto appeal dei suoi prodotti di elettronica. È

vero che, secondo la ricerca, gli Stati Uni-ti e la Francia sono globalmente i Paesi di origine più forti, ma non è detto che presto le Nazioni asiatiche si facciano sotto nella classifica. Nello studio, queste aree hanno dimostrato di possedere un elevato poten-ziale, e probabilmente i mercati asiatici sa-pranno accrescere la propria reputazione di Paesi d’origine quando riusciranno a in-nalzare gli standard, per esempio riguardo alle condizioni di lavoro e alla tutela am-bientale.

LA RIVOLUZIONE DELLA PAROLASulla base delle ricerche citate emergono alcune considerazioni. Innanzi tutto il fat-to che l’Italia non sa promuoversi come un’entità unica. Gli imprenditori del Bel-paese vanno all’estero da soli, a differenza dei francesi che si sono mossi insieme per tempo e bene, con le loro “corazzate” e con supporti istituzionali. La capacità di fare si-stema è propria anche di altri mercati. “In-vece in Italia – commenta Désirée Di Leo, responsabile ricerche sul consumatore di Pambianco Strategie di Impresa – sono tanti gli esempi di aziende che non stanno alle regole del resto del mondo. Abbiamo una cultura manageriale e di gestione del business diversa”. Di Leo allarga lo sguar-do alla vita imprenditoriale ed evidenzia come in Francia, quando muore uno sti-lista, la sua maison rimane comunque una potenza (Chanel e Christian Dior sono due chiari esempi), mentre in Italia griffe come Moschino e Ferré hanno dimostrato chiaramente le difficoltà che subentrano nel passaggio. “Da noi le aziende vanno in Borsa quando hanno bisogno di soldi – ag-giunge Di Leo – mentre negli altri Paesi le imprese capitalizzano quando sono forti. Continuando a sottolineare le differenze, gli imprenditori italiani vanno all’estero in-dividualmente e a volte con grandi risultati, ma sono casi rari”. Un esempio di succes-so è Ferrari che si è aggiudicato il titolo di marchio più influente al mondo secondo l’annuale classifica di Brand-Finance. Però si pensi a quanti brand di calzature tricolo-ri e con elevato valore aggiunto, da Sergio Rossi a René Caovilla a Gianvito Rossi per fare solo alcuni esempi, non raggiungo-no la notorietà planetaria di brand come Louboutin, Jimmy Choo, Manolo Blahnik. Gianvito Rossi

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DOSSIER SCARPE E PELLETTERIADOSSIER

“Questi ultimi – specifica Di Leo – sono esplosi anche grazie all’esposizione televi-siva di star che hanno indossato le scarpe, addirittura all’interno di serie tv cult. For-se la diffusione mediatica in alcuni casi è stata fin troppo esagerata, perché l’ecces-siva visibilità rende il brand meno aspira-zionale”. Di certo, la comunicazione è un elemento cardine per il rafforzamento del made in Italy. A questo proposito, Caiaz-za sottolinea che qualsiasi cambiamento inizia con una rivoluzione del linguaggio, e propone di passare dal termine “made in” a “created in”, perché in quest’ultimo concetto sono impliciti i valori di passione, di amore, cura per le cose e seduzione che appunto non vengono percepiti all’este-ro. “Inoltre il nome ‘France’ – aggiunge il

CEO di Saatchi&Saatchi – rimane uguale sia nella lingua originale sia nella sua decli-nazione inglese. Allo stesso modo propon-go di mantenere inalterata la parola ‘Italia’ che diventa così un elemento differen-ziante rispetto agli altri Paesi del mondo, anch’essi declinati nella lingua inglese”. Il progetto di rebranding ideato dall’agenzia prevede quindi di sostituire il concetto di ‘made in Italy’ con ‘created in Italia’ che interpreta tutti i valori del Paese e riporta chiaramente l’autenticità di provenien-za. Saatchi&Saatchi ha anche ideato una piattaforma di comunicazione su questi concetti, che è già stata presentata alle as-sociazioni rappresentative delle eccellenze italiane, e che verrà esposta al Governo per avere un endorsement nazionale.

US China

89 95

83 92

93 78

83 88

80 78

86 70

80 73

84 68

52 90

82 60

68 72

64 72

75 41

57 53

60 33

37 49

49 37

43 37

20 58

54 25

40 26

28 36

15 31

10 27

18 16

Chanel

Campari

Louis Vuitton

Roquefort

Gucci

Ferragamo

Champagne

Amarone

Versace

Gorgonzola

Christian Dior

Camembert

Cartier

Roche Bobois

Prada

Poltrona Frau

Hermés

Perrier

Bordeaux

Givenchy

Dolce&Gabbana

Parmigiano (Parmesan) Reggiano

San Pellegrino

LA BRAND AWARENESS DEI PRODOTTI

Risposte positive (%) alla domanda: “Avete sentito parlare del marchio?”

92

87

85

8579

78

77

76

72

71

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68

57

55

46

43

43

40

40

39

33

23

19

32Prosecco

Luxottica 17

FashionWineFoodDesign

Base: Total n=2281; US n=1097; China n=1184

Manolo Blahnik

Fonte: Saatchi & Saatchi Italia, ricerca Hotspex

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DOSSIER

na spinta è arrivata an-che dalla stretta anti-corruzione imposta dal Governo di Pechino. Ma il trend è struttura-le, e comincia a essere quantificato nei dati: i consumatori cinesi

del lusso stanno cambiando a una rapidità probabilmente mai registrata in Paesi in evoluzione. E stanno alzando l’asticella del ‘gusto’ passando dalla ricerca dell’osten-tazione, tipica di un mercato emergente, alla ricerca della qualità, con una tendenza concreta verso l’artigianato e verso pro-dotti originali. Uno spostamento che gioca piuttosto a favore di brand meno univer-sali e più di nicchia come quelli made in Italy. Per giunta, secondo le ricerche di mercato, il fenomeno sembra farsi progres-sivamente più tangibile all’elevarsi della fascia di mercato. La testimonianza in merito agli effetti della ‘legge’ anticorruzione arriva da Ma-rio Boselli, presidente della Camera della moda italiana, reduce da una recente visita oltre la Grande Muraglia. Lo stop agli ac-quisti destinati a regali a fini di corruzione, in base a una ‘cultura’ della tangente assai diffusa in Cina, ha generato un riequilibrio di mercato. “Poiché tipicamente per omag-gi o regali di un certo tipo - spiega Boselli - il marchio è fondamentale, una certa parte del segmento lusso era automaticamente appannaggio solo dei top brand. Ma la stretta alla corruzione ha favorito il cam-bio di equilibri. Oggi, i consumatori cinesi

Artigiani per il DRAGOLa legge anticorruzione di Pechino ha accelerato il trend: non conta più solo lo status dei top brand, ma si aprono spazi per marchi di nicchia e originali.

LE OPPORTUNITÀ DEL FATTO A MANO ITALIANO

di Luca Testoni

U

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DOSSIER SCARPE E PELLETTERIADOSSIER

sembrano orientarsi maggiormente sull’ac-quisto per se stessi, e questo sta aprendo il mercato anche ai marchi più piccoli e, soprattutto, capaci di soddisfare gusti spe-cifici e personali”.Buone notizie, dunque, per un sistema come quello italiano, ricco di marchi di qualità, con forte caratterizzazione, ma con una diffusione di ‘nicchia’ se confron-tata con i big. Notizie che vengono soste-nute anche da una recente analisi della società londinese Mintel, colosso della ri-cerca di mercato nato negli anni Settanta e oggi presente in tutti i continenti, con 500 dipendenti full time e 17.500 professioni-sti associati. Mintel ha diffuso a fine marzo uno studio in cui sostiene che “per i cinesi, oggi il lusso è artigianale”. “Mentre fino a oggi i consumatori del Paese – si legge nella nota di presentazione della ricerca – erano ritenuti attratti principalmente dallo status legato a un prodotto di lusso, l’analisi inve-ce rivela che c’è una nuova caratteristica ricercata nello shopping: l’artigianato”. La parola ‘craftsmanship’, dice Mintel, è quel-la che il 64% dei consumatori cinesi del campione ritengono come maggiormente indicative del concetto di lusso, davanti alle parole ‘expensive’ al 58% e ‘status’ al 53 per cento. Per contro, un massiccio 94% ha convenuto che ai marchi di lusso va ri-conosciuta artigianalità nella produzione e progettazione.La tendenza, peraltro, diventa più consi-stente al crescere della ricchezza. Infatti, il 71% di quelli con reddito familiare oltre i 25.000 renminbi al mese (circa 3mila euro) definisce il lusso come artigianali-tà, un pieno 10% in più rispetto a quelli con reddito familiare tra 20.000 e 25.000 renminbi al mese (61%). Assai interessante, poi, una sorta di con-troprova legata all’importanza dello status associato al prodotto di lusso. Importanza che decresce all’aumento della ricchez-za. Dunque, con una relazione inversa rispetto ai favori per l’artigianalità. I dati della ricerca, infatti, rivelano che il 48% dei consumatori con reddito familiare oltre 25.000 renminbi al mese considera l’effetto-status quando acquistano beni di

lusso. Questa cifra sale al 53% al reddito tra 20.000 e 25.000 renminbi al mese.“Che ci fosse in atto una ‘maturazione’ dei consumatori cinesi – ha commentato Mat-thew Crabbe, Director of Research Asia Pacific at Mintel – era ormai assoda. Ciò che la nostra analisi evidenzia è il grado di diffusione nel mercato di questa nuova attitude”. “Questa ricerca – ha aggiunto - mette in evidenza che più il consumatore è ricco, più è probabile che apprezzi i beni di lusso per la loro qualità e il valore innato, ed è meno probabile definisca il lusso in termini di fattori esterni come lo stato o stravaganza di un prodotto di lusso”.

Esplode la voglia di lusso cinese. La ricerca di Mintel, accanto alla crescente propensione verso l’artigianalità, ha evidenziato anche la volontà di esplorare nuovi marchi, e, in particolare, i brand domestici. È vero, infatti, che alcuni segmenti sono ancora dominati dai marchi stranieri: per il 79% dei consumatori cinesi urbani gli orologi stranieri sono superiori alle marche nazionali; il 69% ha detto lo stesso dei cosmetici. Tuttavia, il 43% del campione già ritiene che l’abbigliamento made in China offra la stessa qualità dei marchi di lusso esteri, e il 15% ritiene addirittura i marchi cinesi migliori. Allo stesso modo, il 40% crede che le marche di lusso cinesi e straniere forniscano le stesse scarpe di qualità, e il 16% ritiene i marchi cinesi migliori.

IL PERICOLO IN HOUSE

Ciondolo Qeelin

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DOSSIER SCARPE E PELLETTERIADOSSIER

e fosse una partita di calcio si potrebbe rias-sumere così: nel girone d’andata l’Italia batte la Germania in zona Ce-sarini. Al ritorno il con-fronto rischia di essere duro, ma la strada è già

spianata. Fuori di metafora, lo scorso 15 aprile, nell’ultima sessione disponibile pri-ma delle elezioni europee di fine maggio, il pacchetto legislativo Tajani-Borg per la tu-tela dei consumatori ha ottenuto dall’Eu-roparlamento 485 voti a favore contro i 130 no e 27 astenuti. Con questo risultato, il Made in, ovvero la norma di etichetta-tura obbligatoria presente nel documento, ha più di una chance per ottenere il sì de-finitivo dall’Europa. Se così fosse, nel 2015 tutti i prodotti che circolano all’interno del mercato comunitario, con l’eccezione di quelli alimentari e dei medicinali, dovran-no essere dotati di un’etichetta che indichi il Paese di origine, ovvero quello in cui il bene ha subito “l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale, economicamente giustificata”. Se la parte principale della produzione è stata realizzata in Europa si potrà scegliere se inserire l’indicazione Made in Ue o quella di un determinato Paese dell’Unione europea, per esempio l’Italia. Dopo Strasburgo il prossimo pas-so sarà il Consiglio Ue per l’approvazio-ne definitiva del testo, un passo difficile perché qui si svolge da tempo il braccio di ferro tra nord e sud Europa. “Dopo il ‘sì’ schiacciante da parte del Parlamento, ci sono tutti i presupposti per sperare in

Ue, SVOLTA tracciabilitàStrasburgo ha detto ‘sì’ al pacchetto per la sicurezza dei prodotti che ora passa al Consiglio. Si lavora a un compromesso con Berlino per il via libera entro il 2015.

APPROVATO A SORPRESA IL ‘MADE IN’

di Milena Bello

S

un compromesso con i Paesi nordici”, ha sottolineato Claudio Marenzi, presidente di Smi, la sigla confindustriale del tessile-abbigliamento che, con altre associazioni di categoria come Assocalzaturifici, ha se-guito in prima persona l’iter del documen-to. “In primo luogo - ha aggiunto - perché significa che, nonostante i presagi infausti dei giorni precedenti al voto, il dossier ha ottenuto il sì anche da parte di frange di parlamentari di Paesi storicamente legati alla Germania che da sempre pone il veto alla questione della tracciabilità”. L’altro importante asso nella manica sarà poi l’in-

dicazione di politica industriale lanciata a fine 2012 dalla Commissione europea che prevede di portare il peso del mani-fatturiero al 20% di incidenza sul Pil en-tro il 2020, in pratica ai livelli di fine anni 90. “A luglio - ha aggiunto Valeria Fedeli, vice presidente del Senato - comincerà il semestre di presidenza italiana dell’Ue ed è fondamentale che il governo cominci fin da subito il negoziato con la Germania per trovare delle condizioni reciprocamente soddisfacenti. E si partirà proprio dalle in-dicazioni comunitarie sul potenziamento del manifatturiero”.

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37 Allo specchio

38 Entry price, il Salone dice no

45 Fuorisalone, dentro l'artigianato

48 Multibrand in classifica

52 A spasso col buyer

55 Appuntamento in showroom

Ren

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201

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designNUMERI , FATTI E PROTAGONISTI DELLA CASA E DEL DESIGN

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Il prodotto, la qualità e il design sono importanti, certo, ma da soli non sono più sufficienti. Il consumatore è alla ricerca di un’esperienza, per farne parte e condi-viderla con il proprio gruppo di relazione. A livello di

esperienza, il valore si crea principalmente sugli ele-menti intangibili, invisibili, sul contesto e sull’ “alone” che sta intorno al prodotto o al servizio.Il caffè è lo stesso, ma bevuto in piazza San Marco a Venezia ha un valore percepito diverso da quello consu-mato in un bar qualsiasi. Ripeto, la miscela è la stessa, il contesto cambia. È il contesto che lo trasforma in un’e-sperienza unica. Se lo è per una semplice tazza di caffè, ancor di più lo sarà per un mondo che influisce notevol-mente sul nostro stato d’animo: il luogo dove abitiamo. La casa, in realtà, è un grande abito che indossiamo, è come un bel vestito nuovo, ci fa sentire più sicuri, più ar-moniosi, più belli; uno spazio curato, ordinato, pensato, influisce positivamente sullo stato d’animo di chi lo vive e lo abita.Per questo, per la realizzazione dei nostri prodotti e dei nostri spazi, oltre ai designer, ci avvaliamo della colla-borazione di professionisti che si occupano del “conte-sto”, come una psicologa infantile o un antropologo. La conferma l’abbiamo quotidianamente da tutte le perso-ne che visitano lo Spazio Gessi in via Manzoni 16/A, a Milano, che non sono affascinate solo dai prodotti, ma soprattutto dall’energia e dal benessere che un contesto trasmette. L’esperienza sensoriale diventa predominan-te su quella materiale. In questa visione, la competenza, la preparazione, la passione e l’amore per il lavoro che svolge il consulente di sala riveste un ruolo sempre più strategico. Insomma, l’esperienza sensoriale non si crea dal mattino alla sera, ma è un processo lungo, uno stile di vita, che diventa stile aziendale al quale si sceglie, o meglio, si desidera appartenere.

di Eusebio Gualino, amministratore delegato di Gessi

ALLO SPECCHIO

LA CHIAVE

SENSORIALE

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SCENARI

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Spinge verso l’alto il Salone di quest’anno, abiura il compromesso, affronta da purista e con coe-renza la recessione che ha investito il mercato interno. In quest’ottica, un ‘no’ deciso arriva dagli imprenditori del settore verso l’adozione di una politica ‘entry price’, che prevede un

prodotto più basso a livello di materiali e di listino, nessuna rinuncia a qualità e artigianalità è ammessa. Piuttosto, come già accaduto per il lusso, ci si concede la possibilità di inse-rire ‘entry product’ che avvicinino il consumatore al brand per poi attirarlo verso l’intera gamma. Così come il fashion addicted acquista l’accessorio alto per valorizzare il proprio look, magari di media qualità, allo stesso modo l’appassio-nato di design acquista un pezzo firmato, piccolo per dimen-sioni e prezzo, ma di buon livello, per impreziosire la propria casa, laddove non può permettersi l’intero arredo griffato. L’equilibrio è sottile e complesso. Ecco che, per mantenere o migliorare il posizionamento, diventa necessario investire in brand image e innovazione.

UN MERCATO DA SBLOCCAREDepresso, vincolato, osteggiato, così si presenta il mercato italiano agli occhi di chi lavora nel settore dell’arredamento, e non solo. L’origine dei guai è la diffusa crisi economica, che sta colpendo in modo differenziato (al Sud la disponi-bilità a spendere sembra maggiore, per una mentalità che

di Paola Cassola

ENTRY PRICE

IL SALONE

DICE NO

Il settore dell'arredo non si arrende alla crisi. Chiuse le porte della Design Week, è pronto a mettere in atto nuove strategie per tornare a crescere, senza rinunciare

alla coerenza e alla qualità dei propri brand

Stand Cassina al Salone del Mobile 2014 - Floating Forest, un habitat sensoriale disegnato dall’architetto giapponese Sou Fujimoto.

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spinge ancora a possedere lo status symbol) ma si pun-ta il dito anche sull’incapacità, da parte del Governo, di strutturare un progetto di rilancio che consideri la defi-scalizzazione del lavoro e la valorizzazione dei patrimoni culturali e produttivi del Paese. “Bisogna ridurre i vincoli legati alle tasse eccessive che strangolano gli impren-ditori – afferma Carlo Giorgetti, presidente dell’omoni-ma azienda – ma allo stesso tempo le imprese devono avere il coraggio di investire”. “Servono infrastrutture – aggiunge Daniele Livi, AD di Fiam – come collegamenti internet efficienti sempre e ovunque”. “Per non parlare – rincara Mirko Del Prete, AD di Aster - della formazione: in Italia i potenziali talenti creativi ci sono, basti pensare a quanti ricercatori sono costretti a fuggire all’estero per lavorare e crescere”. Tra gli stand della fiera, comunque, c’è la voglia di ri-salire la corrente. Si parla di mosse strategiche che potrebbero cambiare le cose. “Alla luce dei nostri dati positivi di vendite e fatturati – spiega Dario Rinero, AD del Gruppo Poltrona Frau – mi sento di dire che quando fai dei prodotti che il consumatore percepisce, anche in un momento di difficoltà, come un investimento più che come una spesa, e quando realizzi dei punti di vendita visibili, con un concept attrattivo, anche in un momento come questo fare business è possibile. Gli investimenti in comunicazione, in opening, in una gestione e in un training efficaci delle persone, danno risultati”. “Il siste-ma dell’arredamento per funzionare bene dovrebbe es-sere variegato – prosegue Rinero - ossia composto da aziende pubbliche e private, familiari e gestite dal mana-gement, grandi e piccole perché dalla ricchezza dell’ar-ticolazione nasce la sfida, lo stimolo. Invece, quando la quasi totalità di queste aziende è di dimensioni medio-piccole e gestite dalla famiglia alla seconda o terza ge-nerazione, è probabile che sopraggiunga il momento critico, poiché non è statisticamente possibile avere sempre generazioni di eccellenza, ne basta una debole per causare danni. Se a questo stato di debolezza ab-biniamo una contrazione dei consumi l’azienda piccola perde il mercato domestico e non ha la capacità di ri-farsi all’estero. Unire aziende, creare dei gruppi, cercare finanza, quotarsi e poi, nel nostro caso specifico trovare un gruppo internazionale (Haworth, ndr) che investe su di te mezzo miliardo di dollari, è una strada che funziona per crescere”.

IL FUTURO BUIO DELLA MEDIA GAMMAUna situazione di difficoltà economica solitamente au-menta la polarizzazione, con benefici per i marchi pre-mium e per i marchi ‘value for money’. Mettendo sotto pressione quella parte di offerta legata alla fascia media di prodotto, che normalmente vale il 60-70% del mer-

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dotti più accessibili al pubblico abbassandone il livello qualitativo (entry price), dall’altro c’è chi preferisce man-tenere il proprio livello, ma va incontro al mercato con proposte più semplici dal punto di vista progettuale e realizzativo e, di conseguenza, con un listino più basso (entry level). “Chi ha un mercato molto vasto in Italia è stato costretto ad attuare delle politiche per ridurre i co-sti e offrire prodotti più basici – spiega Del Prete - Alcune aziende note del panorama dell’arredo italiano stanno temporeggiando cercando di tamponare i danni della recessione, creando prodotti ad hoc, come tavolini o poltroncine, pur di rendersi accessibili a più ampie fasce di mercato. Ognuno mette in atto le strategie che ritie-ne migliori per salvarsi. Quando la crisi passerà ci sarà sempre l’entry level ma il core business delle aziende tornerà ad essere l’alto di gamma”.

cato. Il consumatore viene così spinto ad acquistare secondo la logica del ‘pick&mix’, scegliendo, in base alla destinazione d’uso, tra un prodotto costoso e di alta qualità che duri nel tempo e un prodotto value for mo-ney destinato a essere sostituito nel tempo. Aumenta così il divario tra l’alto di gamma, che andrà verso l’e-strema personalizzazione, e il low cost.

NO AGLI ENTRY PRICE Pur in uno scenario in progressiva divaricazione, gli im-prenditori fanno fronte comune contro la logica degli ‘entry price’, resistendo stoicamente alla crisi in nome della coerenza e del proprio valore. “I marchi più longevi superano le crisi – spiega ancora Rinero - e alla fine di ognuna di esse, i marchi forti ne escono rafforzati so-prattutto a livello di brand image. Chi ha mantenuto un posizionamento netto, chi ha investito, chi è innovativo pur dovendo affrontare una temporanea contrazione di domanda, superato il momento critico ne beneficerà più che proporzionalmente. Quindi fare un entry price sarebbe un passo falso. Meglio spendere quei soldi per delineare e investire di più sul posizionamento”. Esiste una linea sottile che distingue le due strade intra-prese da alcune aziende per improvvisare una strategia di reazione alla crisi. Da un lato c’è chi si apre a pro-

PERDITA DEI RIFERIMENTIIl panico provocato dal calo delle vendite che porta alcuni imprenditori e rivenditori a improvvisarsi in politiche di ribasso dei prezzi senza abbassarne le specifiche, crea confusione nei rivenditori e nei clienti, destabilizzando il mercato che perde i suoi punti di riferimento.Alla guerra dei prezzi si aggiunge l’interpretazione ‘scorretta’ della comunicazione. “Ciò avviene – spiega Bestetti - quando le aziende che investono maggiormente in pubblicità vengono identificate dal consumatore come le migliori, mentre a volte sono solo le più visibili. I brand di alta qualità, di nicchia, adottano spesso politiche diverse come investire nel marketing diretto e sui rivenditori facendo training in azienda per comunicare i processi produttivi e la propria filosofia”. Sopra, Giorgetti Atelier.

Nella pagina accanto, stand Poltrona Frau al Salone del Mobile 2014 e showroom Aster Milano Duomo.

Sopra da sinistra: Mirko Del Prete, Carola Bestetti, Dario Rinero e Daniele Livi.

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Se gli entry price, però, svalutano il valore di un’azienda, gli entry level rappresentano un alibi per l’imprenditore che sente di mantenere il contatto con i consumatori senza però compromettere la propria brand image.

RIPENSARE LA FORMAZIONE Tra le strategie di ‘galleggiamento’, peraltro, rischia di emergere l’importazione della creatività. La forza del design italiano risiede da sempre in un triplice asse: l’imprenditore visionario, la creatività e un sistema di produzione di altissimo livello. Due di queste carte con-tinuano a essere evidenti: artigianalità e innovazione. Il tassello debole, in Italia, è la formazione dei creativi. Ne abbiamo avuta ampia riprova tra Salone e Fuorisalone dove prodotti e installazioni vantavano nomi altisonanti, da Patricia Urquiola a Ron Gilad, da Ross Lovegrove a Karim Rashid. Nel design, dunque, l’Italia sembra atti-rare talenti ed esportare prodotti. La parola chiave che permetterebbe una svolta è ‘formazione’. “Siamo i più grandi ricercatori senza risorse, – approfondisce Mirko Del Prete - mancano gli investimenti in formazione, la realizzazione di scuole che indirizzino i giovani verso professionalità utili a valorizzare il know-how legato al made in Italy”.“Le scuole – aggiunge Carola Bestetti direttore marke-ting e comunicazione nonché seconda generazione di Living Divani - dovrebbero formare non solo a livello te-orico ma anche sul piano pratico, sono troppi i designer in grado di ideare un progetto ma incapaci di realizzarlo davvero”. Da questo quadro emerge, dunque, la necessità di par-tire dall’artigianalità insita nella produzione italiana per reinterpretarla secondo canoni moderni, per meccani-smi e materiali, con uno sguardo rivolto alla tecnologia. “L’alta qualità è ancora riconosciuta nel mobile italiano – riflette la Bestetti - bisogna però puntare a creare pro-dotti innovativi che coniughino la ricerca alle esigenze contemporanee di lifestyle”.

SBLOCCARE L'EDILIZIA “L’edilizia è l’attività ideale per far ripartire la ripresa economica. Negli Usa la ripartenza si sta basando proprio su questo settore ed è a due cifre”, chiarisce in una battuta il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “Le Banche – aggiunge Mirko Del Prete - dovrebbero sbloccare gli investimenti e reinserire il denaro sui mercati. Oggi, invece, stanno ostacolando i rivenditori, alzando i fidi anche ai negozi storici, drenando sul credito e provocando la chiusura di attività valide. Un male anche per l’indotto”. Stand Living Divani - Salone del Mobile 2014

ALL'ESTERO O AL SUD?L’estero è il ‘nuovo’ Eldorado. L’arredamento italiano sta sopravvivendo alla crisi perché esporta circa l’80% di ciò che produce, chi è caduto sotto i colpi della recessione sono quelle aziende che vendevano prioritariamente in Italia e si sono dovute improvvisare esportatrici. È quan-to emerge dalle dichiarazioni degli imprenditori incon-trati in fiera che riconoscono però all’estero un valore in più. “L’estero cresce perché studia le potenzialità del design – afferma la Bestetti - acquisisce specializzazioni che permettono di fare le giuste scelte”. “Ancora oggi e per un bel periodo – afferma Del Prete - dovrà essere l’export a trainare il rilancio del Paese”.Se l’estero è ottimo per esportare non lo è altrettanto per delocalizzare. L’arredamento è un settore che ri-chiede la specializzazione data dalla presenza di un di-stretto che garantisca la filiera, le lavorazioni, i materiali, il know-how. “Nell’arredamento – prosegue Del Prete - la delocalizzazione è possibile nei prodotti standard o quando lo stabilimento delocalizzato ha lo scopo di servire un’area di mercato a esso vicina, con costi, con-trollo di qualità e indirizzo di design simili a quelli italiani”. Spesso però le aziende che hanno tentato questa via sono rientrate in Italia perché, secondo Bestetti, “se le prime campionature possono dare un riscontro positivo è più complicato avviare una vera e propria industrializ-zazione del prodotto. Il difficile è creare un hub produt-tivo completo, con personale formato dall’azienda e un controllo diretto e costante che certifichi i processi”.

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REPORTAGE

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di caterina zanzi

FUORISALONE

DENTRO

L’ARTIGIANATO

Tutto esaurito nei diversi design district che hanno portato l'arredo a contatto con la città. Filo conduttore è stato il

'Made in' come fattore valorizzante della qualità territoriale

Difendere l’artigianato, proporre l’heritage come valore di punta di un prodotto, fare del ‘Made in’ un vettore commerciale: non solo il Salone, ma anche il Fuorisalone, quest’anno è stato al-fiere della necessità di preservare le differenze, le culture e le peculiarità di ogni singolo Paese

nel nome di un’artigianalità talvolta sopita, ma mai andata in soffitta. La kermesse che da 25 anni accompagna la manifestazione per addetti ai lavori ha registrato il tutto esaurito: 12 percorsi, oltre 900 eventi, più di 800 marchi, oltre 200 milioni di euro di indotto, 10mila persone impiegate e 400mila visitatori sfiorati da 160 Paesi, in aumento del 20% rispetto allo scorso anno. Un esito a dir poco positivo, dovuto anche ai design district cittadini, che si sono specializzati (proprio come accade in Fiera) e hanno offerto ai visitatori delle chiavi di lettura che spesso hanno fatto riferimento alle diverse anime del design, e alle relative coordinate geografiche di appartenenza. La vera novità, però, è stata che ciò è accaduto non solo nei distretti da sempre dedicati alle nuove proposte provenien-ti da oltre confine, ma anche in quelli più centrali, a partire dal Brera Design District e dalla nuova area delle ‘5 Vie’. In entrambi i casi, l’onda lunga della crisi, in parte causata

Dall’alto, l’installazione Blackbody all’interno di France Design; una proposta nella cornice del Thailand’s Slow Hand Design; una veduta dall’alto del Temporary Museum for New Design; l’esibizione di Swedish Design Goes Milan.

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REPORTAGE

dalla globalizzazione, ha attivato eventi in cui i creativi e le aziende hanno riaffermato con forza, dinnanzi al vasto pubblico, l’idea di provenienza come fattore caratteriz-zante del ‘Made in’. Nel salotto cittadino dell’arredamento, a Brera, gli sve-desi l’hanno fatta da padrone con l’evento “Swedish design goes Milan”. A La Posteria sono stati esposti prodotti di design e lifestyle, ma anche musica e food ti-picamente scandinavi: non solo installazioni, quindi, ma un’esposizione realmente interattiva e poliedrica, mirata a trasportare i visitatori dove un prodotto è stato pensa-to e realizzato, anche a migliaia di chilometri di distanza. Sull’artigianato ha puntato anche il nuovo quartiere delle ‘5 Vie’, chiamato dagli organizzatori a partecipare atti-vamente all’edizione 2014 del circuito: tra le vie dietro Piazza Affari e Sant’Ambrogio, che rappresentano una delle parti più antiche di Milano dove si sono forma-te svariate generazioni di industriali, per il debutto si è scelto di recuperare lo spirito della bottega artistica, in memoria degli atelier che un tempo popolavano la zona e degli 80 laboratori che ancora sopravvivono. “L’idea - aveva detto alla vigilia della kermesse Emanuele Tes-sarolo, uno dei fondatori del progetto - è stata quella di dare vita a un quartiere dove la qualità parta dal basso, dal singolo negozio, dalla bottega artigiana, per orga-nizzarsi in sistema valorizzando l’intero quartiere grazie a sinergie virtuose”. Un altro polo di artigianalità è stato messo in mostra in via Tortona, che per questa edizione è tornata a essere un centro espositivo di qualità. Qui, il Temporary Mu-seum for New Design, il format museale reinterpretato in chiave contemporanea, è stato l’esempio forse più calzante di un’artigianalità da leggere come elemento fortemente distintivo e caratterizzante.

Al Superstudio Più si è assistito al ritorno del ‘french touch’ attraverso la seconda edizione di France De-sign, la manifestazione che riunisce i principali attori della produzione creativa francese, ma anche alla sco-perta del potenziale dei giovani artisti croati e del pro-duct design spagnolo. Ma largo spazio è stato dato an-che alla Tailandia, che tramite il Thailand’s Slow Hand Design ha presentato il cambio di passo che ha porta-to il design del Paese a evolversi negli ultimi anni: non più soltanto produzione di articoli di arredamento pro-gettati altrove, ma creazione attiva dei prototipi e delle linee di prodotto. Dirimpettaio del Superstudio Più, al Padiglione Visconti è andato in mostra il viaggio verso il Sol Levante grazie alla Tokyo Imagine, l’evento or-ganizzato dalla Tokyo Designer Week che ha portato in scena i migliori prodotti della tecnologia, della moda e del food giapponese: una panoramica imperdibile sugli artisti d’avanguardia nipponici, oltre che un’esperienza sensoriale grazie al cooking show di Hachiro Mizutani, il tre stelle Michelin dell’omonimo ristorante a Ginza. A rappresentare il trionfo del ‘Made In’ ci ha pensato an-cora una volta il distretto di Ventura Lambrate, in passa-to estrema periferia e oggi in pieno fermento grazie alle esposizioni dei ‘makers’, sospesi tra alto artigianato e au-toproduzione, vere e proprie fucine di tendenze. Qui, su un palcoscenico fatto di capannoni abbandonati e terrazze selvagge, a ricordare più la Berlino degli anni 90 rispetto alla Milano di oggi, i marchi giovani e sperimentali si sono passati il testimone. A riscuotere il maggiore successo è stato proprio Slowd, il primo network che realizza il design a chilometro zero mettendo a sistema designer emergenti e piccole-medie aziende produttrici. L’elogio dell’artigia-nato condiviso e a regola d’arte.

Qui sopra, una piantina degli artigiani Slowd a Ventura Lambrate. Sotto, la locandina di Tokyo Image in via Tortona.

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Lo stallo dei consumi pesa sui multimarca. Mentre il settore cerca una via d’uscita alla crisi, i negozi multibrand hanno registrato nel 2012 un calo del fatturato del 3,9 per cento. “Il modello del multimarca è quello più diffu-so in Italia nel settore arredamento”, sottoli-

nea David Pambianco, vicepresidente della Pambian-co Strategie di Impresa che ha condotto per la prima volta quest’anno, in collaborazione con Webmobili, uno studio sui negozi multibrand italiani di arredamento e design. “Appena lo 0,5% delle vendite di arredo in Italia avviene attraverso negozi a gestione diretta – continua Pambianco – contro il 5% del settore della moda”. Nello studio sono state prese in considerazione 300 società di capitale operanti su tutto il territorio nazio-nale con negozi di piccole, medie e grandi dimensioni localizzate sia nelle grandi città sia nei piccoli centri. Dall’analisi è emerso che i negozi considerati (300) han-no registrato complessivamente nel 2012 un fatturato di 688,5 milioni di euro in calo, appunto, del 3,9% rispet-to all’anno precedente. Non risulta brillante neanche la redditività (ebitda) che rimane bassa e pari al 2,1% del fatturato. Di questi 300, infine, sono stati selezionati i primi 50, che da soli fatturato ben 320,6 milioni di euro, quasi la metà del panel totale. Dal punto di vista dimen-sionale, emerge che solo un’azienda supera i 25 milioni di euro di ricavi. “Molti di questi negozi, hanno un buon ebitda e tassi di crescita elevati – sottolinea Mino Politi direttore re-sponsabile di Webmobili – e soprattutto quelli di fascia alta hanno raggiunto queste performance grazie a una strategia di vendita all’estero basata sul ‘chiavi in mano’ e su rapporti con architetti che si occupano dell’arreda-mento di intere abitazioni, palazzi o alberghi, creando vere e proprie organizzazioni commerciali in particolare in Russia, Asia e Medio Oriente, oppure come nel caso di Galbiati che ha aperto con un socio cinese un mul-tibrand ad Hong Kong”. Sempre restando sul fronte estero, un fattore che gioca a favore è il posizionamento ‘di confine’. Per esempio, i negozi di Como, Udine o Ao-sta, lavorano molto con la clientela oltreconfine, attirata facilmente dalla reputazione dell’Italia nel design.

Showroom Arclinea Milano, interno Plebani Brescia, punto vendita Spotti Milano e dettaglio cucina Maistri da Lazzarini Bergamo.

di Chiara Dainese

MULTIBRAND

IN CLASSIFICA

Una ricerca Pambianco in collaborazione con Webmobili rivela che, nel 2012,

il fatturato dei principali 300 negozi è calato del 3,9% a 688 milioni.

L'ebitda margin resta fermo al 2,1%

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Rank Prov. Marchio Fatturato 2012 ∆%

1 VE Bergamin 25,4 -1,9

2 CO Salvioni Arredamenti D’Interni 16,9 5,4

3 AR Armonie & Design 16,3 47,8

4 SO Pezzini 14,1 12,5

5 BG Lazzarini 14,0 -3,3

6 MI Centro Arclinea e Interni 12,6 -4,0

7 TO Granato Mobili 11,7 -2,7

8 PC Centro Negri 11,7 -8,9

9 BS Ostilio 11,0 -7,3

10 TV L’Ambiente 8,7 1,1

I LEADER PER DIMENSIONE

Fonte: Rielaborazione PAMBIANCO su dati Webmobili e Pambianco

Risultati in mln € dei top 10 multimarca del design

TOP 10 PER FATTURATOEsaminando i risultati delle 10 principali aziende del settore per fatturato, solo tre hanno concluso l’eserci-zio fiscale con un aumento delle vendite, due di que-ste a doppia cifra (Armonie & Design e Pezzini). Per contro, sette hanno registrato un calo significativo del fatturato. Da sottolineare, inoltre, che tra le top ten per fatturato si trovano tutti negozi del nord o comunque al di sopra di Roma. “In questa classifica - riprende Po-liti - troviamo tutte realtà di fascia media, che però in ambito provinciale sono molto forti sia perché a livello locale portano avanti una strategia di comunicazione efficace, sia perché sono negozi storici con 30/40 anni di vita”. Al vertice della classifica si posiziona il gruppo Bergamin, operante in tutto il Veneto da molti anni con 9 punti vendita. Nel 2012 ha registrato un fatturato di 25,4 milioni di euro, in calo dell’1,9 per cento. “Il nostro obiettivo - sottolinea l’azienda - è quello di creare un modello funzionale, flessibile, che si adatti ai nuovi ritmi e stili di vita. Per questo diventa fondamentale riflettere su tutti i fattori che favoriscono la vendita: funzionalità, comfort ed estetica”. Al secondo posto della classifica c’è Salvioni Arreda-menti d’Interni. Lo store propone le migliori marche di design e ha fatto dell’estero il suo punto di forza, regi-strando un fatturato di 16,9 milioni in crescita del 5,4 per cento. Proseguendo nella classifica, sul terzo gradino del po-dio si posiziona Armonie & Design, best performer del 2012. Lo store aretino ha registrato infatti una crescita dei ricavi del 47,8% arrivando a 16,3 milioni di euro. Al quarto e quinto posto i lombardi Pezzini e Lazzarini, rispettivamente di Sondrio e Bergamo, con un fatturato di 14,1 e 14 milioni di euro. Alle spalle di Lazzarini si trova Centro Arclinea e Interni. Nel 2012, l’azienda spe-cializzata da oltre 80 anni nella progettazione e vendita di arredamento per casa e ufficio, ha registrato un calo complessivo del 4% attestandosi a 12,6 milioni. Segue, al settimo posto, Granato Mobili di Torino che

ha registrato una frenata dei ricavi del 2,7% ed è scesa a 11,7 milioni di euro. In ottava posizione si trova Centro Negri, i cui ricavi nel 2012 sono calati dell’8,9% a quota 11,7 milioni. Dietro Centro Negri, in nona posizione c’è Ostilio Mobili, famosa azienda in provincia di Brescia, che ha registra-to una flessione dei ricavi del 7,3% a quota 11 milioni di euro. Chiude la classifica L’Ambiente, realtà veneta attiva con sette negozi, che ha chiuso il 2012 con un fatturato pari a 8,7 milioni di euro in linea con l’anno precedente (+1,1%). L’azienda è nata nel 1990 e oggi possiede negozi in pro-vincia di Treviso, Pordenone, Venezia e Belluno.

Divano Flou modello Doze e lampada da terra Artemide Grooms.

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Pezzini Arredamenti di Morbegno (SO) e Lecco.

TOP 5 PER CRESCITA Considerando i primi cinque per crescita percentuale del fatturato, al primo posto si trova Armonie e Design, già nella top ten per dimensione, con una accelerazio-ne dei ricavi del 47,8 per cento. Al secondo posto c’è il negozio milanese Spotti che ha fatto un balzo in avanti del 39,8 per cento. Segue Frattali che cresce del 21,9 per cento. Quarta in classifica Novarredo (+19,6%). Alle spalle, in quinta posizione, si posiziona Galbiati Ar-reda in crescita del 17,8% per cento. La famiglia Gal-biati, artigiani ed arredatori da generazioni, ha aperto il primo negozio nel 1950 a Milano diventando un pun-to di riferimento per clienti anche internazionali. Oltre alla propria produzione, esportata in tutto il mondo, i Galbiati hanno integrato la loro offerta proponendo le migliori firme del design. “La crescita di queste realtà, passa anche per il canale ecommerce – aggiunge Politi – che funziona in parti-colare per i siti aziendali ricchi di contenuti editoriali ac-cattivanti per le scelte dei clienti. Inoltre, questi negozi si fanno trovare su google, siti specializzati e motori di ricerca verticali”.

TOP 5 PER EBITDA Per quanto riguarda la classifica per redditività, al vertice della top 5 c’è la bresciana Plebani di Brescia con un ebitda del 10,3%, che da oltre 30 anni realizza soluzioni di arredo su misura all’interno dello showro-om di oltre 2.000 metri quadrati. Al secondo posto, Cardini Home Design di Pisa con il 9,3% di ebitda. La sede di Perignano ha una superficie espositiva di oltre 2.000 metri quadrati ed è considerata un vero e proprio laboratorio progettuale, nel quale la cultura dell’abitare e la professionalità dello staff Cardini, uni-te alla capacità di ascolto, garantiscono i più elevati livelli di qualità, accoglienza e soddisfazione dei clien-ti. Terzo e quarto posto per Armonie & Design e Mie-lemans con una redditività rispettivamente dell’8% e del 7,8 per cento. La Miele Mas di Corigliano Calabro è una società di recente costituzione, fondata dai figli di Gaetano Miele - Antonio, Marco e Stefania - sulla scia della tradizione familiare della F.lli Miele Srl, che è stata presente sul mercato per oltre 30 anni. “In se-guito all’esperienza acquisita nel tempo - racconta Antonio Miele - si è sentita l’esigenza di realizzare un nuovo punto vendita. Per la progettazione, ci siamo rivolti allo Studio Grano Design & Partners di Modena, con il quale collaboriamo da anni”. Chiude la classifi-ca Galbiati Arreda (quinta anche per crescita) con un ebitda del 6,6 per cento.

50%

40%

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20%

10%

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47,8%

39,8%

21,9%19,6% 17,8%

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NOVARREDO -

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GALBIAT

I ARREDA -

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I LEADER PER CRESCITA Risultati dei top 5 multimarca

I LEADER PER REDDITIVITÀRisultati dei top 5 multimarca

15%

10%

5%

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10,3%

ARMONIE

& D

ESIGN -

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MIE

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ANS - CS

GALBIAT

I ARREDA -

MI

CARDINI H

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9,3% 8,0% 7,8% 6,6%

Fonte: Rielaborazione PAMBIANCO su dati Webmobili e Pambianco

Fonte: Rielaborazione PAMBIANCO su dati Webmobili e Pambianco

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TESTIMONIANZE

Ormai la ‘presenza’ degli eventi in città si è fatta di tale rilevanza da scardinare il normale ritmo di frequentazioni della settimana del Salone del Mobile di Milano. Sono soprattutto i buyer che lavorano a stretto giro con architetti e gran-di progettisti a passare la maggior parte del

tempo tra gli stand della fiera, mentre per chi fa ricerca sul campo sono le vie di Milano a rappresentare l’Eldorado del design mondiale. Lo confermano i dirigenti della catena di negozi parigini Sil-vera, per i quali “il Salone rimane una tappa prioritaria per in-contrare i nostri partner”, così come per Simone Vago della Vago Forniture, avamposto nel cuore della Brianza in stretto rapporto con i migliori studi di architettura internazionali: “La fiera è l’appuntamento dove andare più che altro per fare network con i progettisti con cui poi lavorare in seguito”.Per Thommy Bindefeld dello storico e centralissimo Svensk Tenn di Stoccolma, gli equilibri si assestano sul 50% del tempo dedicato al Fuorisalone. Tutt’altro assetto per i nego-zi come The Future Perfect in Usa e The Frozen Fountain di Amsterdam, per i quali la media delle visite si orienta su un giorno in fiera e poi il resto della settimana al Fuorisalone. E per i direttori dello store olandese, la scoperta della città avviene a cavallo delle loro due ruote Rossignoli.

A SPASSO

COL BUYER

Una città in fermento che ha sorpreso per le aree dedicate e gli stimoli creativi. In

oscillazione tra fiera e Fuorisalone, la Design Week di Milano ha lasciato il segno nelle

agende di chi sceglie i prodotti da lanciare

di patrizia coggiola

Luna, consolle di Patricia Urquiola per Coedition. L’istallazione di Michael Anastassiades per Flos. Dall’istallazione ‘Maarten Baas is in Town’, design Maarten Baas. Heewon Kim e Wonmin Park nello spazio di Rossana Orlandi e Le luci di Poetic lab per Lobmeyr

TESTIMONIANZE

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La settimana del design milanese è quindi un palco-scenico ideale per chi fa ricerca nel campo della creati-vità. Ne dà conferma Marco Tabasso, co-curatore dello spazio Rossana Orlandi e dello splendido esperimento espositivo nel Museo Bagatti Valsecchi, diventato or-mai una nelle tappe più importanti della kermesse me-neghina. “La casa - spiega Tabasso - non è una realtà che nasce e rimane sempre coordinata. Negli anni, oggetti cominciano ad accumularsi e per noi lo spa-zio domestico deve rispettare il vissuto, usare materiali preesistenti… Non recycling ma upcycling. Esempio ne sono i pezzi Sander Wassink, Heewon Kim, Nacho Carbonell, Wonmin Park. C’è un grande interesse in questo momento per i pezzi in movimento, cangian-ti, che hanno fluidità. Come per i grandi lumi di Lasvit, interessanti anche per la ricerca di una tecnologia dal volto umano. Ho molto apprezzato i cristalli di Poetic lab per Lobmeyr e la componente di magica interazio-ne, così come la presenza, di Maarten Baas e dell’Ecal, giocosa e divertente dimostra quanta voglia ci sia nella gente di operare un cambio di rotta”. Certo anche un clima favorevole ha galvanizzato gli ani-mi, tanto da parlare apertamente di “rinascita per quan-to riguarda l’affluenza e l’atmosfera” come afferma Vago. Per lui tuttavia, nonostante “vi sia un sentimento di ripresa, perché siamo stati inondati di presenze dai nuovi Paesi come India e Cina, il livello dei prodotti è stato abbastanza triste e scarico. Al Fuorisalone ho apprezzato molto l’istallazione di Baccarat, mentre trovo che Ventura Lambrate rappresenti una grande delusione, perché è già caro: se gli spazi si offrono a 3.500 euro, non riusciremo a dare spazio alla vera ri-cerca. Invece, dobbiamo attirare nuove teste e nuove idee, come è avvenuto nel nuovo distretto di Via San Gregorio”. Il prodotto più bello in assoluto? Per Vago, senza dubbio, il tavolo di Mario Bellini, ormai 80enne, per Meritalia.Anche a nord è stata apprezzata l’area di via San Gre-gorio con la sua mostra di WallPaper, come dichiara Thommy Bindefeld, marketing Director di Svenskt Tenn, cui aggiunge per bellezza e interesse, la presen-tazione di Michael Anastassiades per Flos, Moooi e Nendo per Cos. Per Paul e Fabienne Silvera, fratelli dirigenti di Silvera, prodotti che meritano sono il sofa Husky di Patricia Urquiola per B&B Italia (già presen-tato l’anno scorso), il sofa Bristol di Jean Marie Mas-saud per Poliform, la nuova linea di prodotti Hay, così come il secrétaire Luna di Patricia Urquiola per il nuo-vo brand Coedition.

Sophie de Vocht e Dick Dankers di The Frozen Fountain ad Amsterdam, leggendaria vetrina della ca-pitale olandese, dichiarano che “la Design Week è stata stimolante ed energizzante come ogni anno, e forse un poco di più grazie al tempo: ci ha veramente sorpreso la città, insolitamente ricca di proposte”. Tra i prodotti apprezzati ci sono le creazioni di Magis, Moooi, dei de-signer Paul Heijnen e Piet Hein Eek, del nuovo brand da esterni Tog, così come le presentazioni di Maarten Baas ‘Baas is in town’ al nuovo distretto delle 5 Vie in centro, la mostra di Citizen alla Triennale, molto poeti-ca e maestosa. Uno spazio da ricordare? “Certamente Rosanna Orlandi è il posto per noi fondamentale per trarre ispirazione”.Anche per David Alhadeff, direttore dello store The Fu-ture Perfect in Brooklyn e San Francisco, è stata gran-de la sorpresa di trovare una città in grande fermento. Tra i pezzi che David inserirà nelle sue show-room “le nuove collezioni di consolle e armadi di Piet Hein Eek, della designer Hagit Pincovici e dell’azienda Scp vista in fiera. Mentre al Fuorisalone ho trovato eccezionale il nuovo setting da Dimore Gallery così come Rosan-na Orlandi è stato un highlight. Altre istallazioni speciali sono state quelle di Studio Glithero, della Galleria Ni-lufar, incredibile come sempre”. “C’era una bellissima energia” conclude Alhadeff. “E’ fantastico arrivare in un posto così trasformato dal design, da cui torniamo molto ispirati e anche stanchi”. Sicuramente un credito che Milano ha tutto l’interesse di difendere.

Thommy Bindefeld, Marco Tabasso, Sophie De Vocht e David Alhadeff

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Meglio ritrovarsi in showroom. Quando si parla di arredamento di design, nella maggior parte dei casi si deve fare i conti con un certo tipo di clientela, di alta fa-scia, esigente, e abituato ad affidarsi spesso alla consulenza di un architet-

to. Tracciare l’identikit dell’acquirente tipo di questo settore aiuta a capire perché si inizia a registrare la tendenza, da parte di alcune aziende, a puntare sugli showroom, spazi più ampi e accoglienti che propon-gono l’intero assortimento delle collezioni, in un’atmo-sfera più raccolta, nella quale si riserva agli ospiti un trattamento speciale. Non solo. Gli operatori del com-parto stanno riscontrando, in alcuni casi, che sono gli stessi rivenditori multimarca, presso i quali le aziende sono presenti come brand, a portare i potenziali com-pratori nello spazio espositivo, per permettere loro di visionare l’intera gamma di prodotti offerti. L’obiettivo è, prima di tutto, ampliare le vendite, con un vantag-gio sia per le ditte produttrici sia per i negozianti con-cessionari e, in seconda battuta, fare ordini più mirati, come i pezzi personalizzati. Alcune imprese, infatti, propongono per ogni componente di arredo forme, materiali e colori diversi, che di fatto danno vita a pro-dotti customizzati. Per alcune società, quella di mo-strare i prodotti in showroom è diventata una vera e propria consuetudine negli ultimi due tre anni.

UNA SEMINA PER IL FUTURO È il caso di Meridiani, che da due anni anni ha poten-ziato la presenza dei propri showroom nel mondo, sia con vetrine su strada (aperti anche al pubblico), a Pari-gi, Singapore, Anversa e Roma, sia con spazi visitabili solo su appuntamento, a Miami e a Milano, in corso Venezia. “I nostri clienti - spiega il titolare e fondatore di Meridiani, Renato Crosti - arrivano qui da tutta Eu-ropa. Si tratta sia di rivenditori, che veicolano i nostri prodotti e che portano i potenziali compratori, sia di architetti che accompagnano i propri clienti”. Secon-do Crosti, questo spostamento si sta verificando con

Lo showroom di Promemoria in via Giardini a Milano

di Simona Peverelli

APPUNTAMENTO

IN SHOWROOM

Le aziende, ma anche i rivenditori, puntano sugli spazi espositivi.

L'obiettivo è ricreare ambienti quasi casalinghi dove mostrare l'intera gamma

dei prodotti. E renderli 'su misura'

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più evidenza da un paio di anni a questa parte perché “ultimamente, la forbice tra i consumatori più abbienti e quelli più in difficoltà si è allargata, per cui - spiega l’im-prenditore - il target che era già alto è diventato sempre più esigente e preferisce scegliere in tutta tranquillità i mobili che acquisterà”. Nello spazio milanese di Meri-diani la media si attesta sui due clienti alla settimana, ma si prevede che in futuro questa formula prenderà piede, fino a che non scoppierà una vera a propria “caccia allo showroom”, come la chiama Crosti. Tuttavia, stabilire quante vendite passino dallo showroom e quante dai negozi è difficile, perché la prima formula “è come una semina - svela il titolare - un po’ come il Salone del Mo-bile, durante il quale sai quanti contatti hai creato, ma non puoi prevedere quanto venderai effettivamente. Nel nostro caso, le vendite sono aumentate perché è cre-sciuta l’azienda, ma, in parte, anche grazie alla apertura dello showroom di Milano”. Di fatto, si tratta anche di un investimento di immagine, ed è per questo che molte aziende stanno aprendo nuovi spazi (la stessa impresa brianzola prevede di sbarcare a New York entro la fine dell’anno). Non è semplice neanche per Eusebio Gualino, ammi-nistratore delegato di Gessi, stabilire quanto è pesato lo spazio espositivo aperto nel 2013 a Milano, in via Manzoni (vedi box) “ma possiamo dire che abbiamo registrato incrementi vertiginosi in tutti quei distributo-ri che hanno usato lo showroom, che rispetto all’anno precedente hanno avuto un notevole incremento, alcuni superando addirittura il +100%”.

UN FUTURO CUSTOMIZZATO Secondo alcuni, una delle ragioni per le quali si sta veri-ficando questa tendenza andrebbe rintracciata a mon-te, direttamente all’interno dei punti vendita. Questi ul-timi sembrano aver perso qualche colpo nell’adeguarsi alle richieste di maggior servizio da parte dei clienti. A

In questa pagina, dall’alto, lo showroom Meridiani in Corso Venezia a Milano e quello Duravit. Nella pagina a fianco lo spazio di Hermès per le collezioni Maison.

Da sinistra, Ivo Giachi, Carlo Giorgetti, Romeo Sozzi e Renato Crosti.

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pensarla così è Romeo Sozzi, titolare di Promemo-ria, l’azienda che oggi conta due showroom a Milano, quello storico di via Bagutta (aperto anche al pubblico) e quello di via Giardini: “Il problema dei negozi è che non c’è più grande professionalità - sostiene Sozzi - e non ci sono più venditori con un certo tipo di gusto e di passione”. D’altra parte, il cliente di fascia alta è mol-to esigente, così, “invece di andare dal commerciante, del quale non sempre si fida ciecamente, a volte prefe-risce affidarsi a professionisti dell’arredo, gli architetti”, perché “ha bisogno di un medico che gli dica qual è la medicina giusta”, spiega Sozzi. Così, spesso l’azienda lavora in tandem con gli interior designer, per proporre un progetto al cliente. “Noi, per esempio, abbiamo circa 400 misure per altrettanti modelli - spiega Sozzi - oltre a più di 50 tipi di legno e di pelle. Mettendo insieme tutte queste opzioni, ecco che il mobile diventa su misura”. La chiave per crescere, dunque, è essere sempre più vicini al cliente e ascoltare le sue esigenze, offrendo ap-punto un servizio di customizzazione.

LO SHOWROOM-CASA Ebbene, questo tipo di cliente, preferisce fare le proprie scelte in uno spazio intimo, dove non possa irrompere da un momento all’altro un altro compratore. Un am-biente, cioè, più simile a una casa che a un negozio.

La forza dello showroom, infatti, sta proprio nel ricreare un’abitazione di lusso arredata di tutto punto, dove po-ter visualizzare un vero e proprio alloggio, con l’ulteriore vantaggio di ricevere, grazie alla formula dell’appunta-mento, un trattamento di riguardo, come i padroni di casa fanno con i propri ospiti. È il caso dello spazio di Promemoria di via Giardini, l’appartamento campione con cucina e sala da pranzo aperto nel 2007. Le stesse caratteristiche si ritrovano da Giorgetti che, nel 2011, ha lanciato a Milano un nuovo concetto di showroom, il Giorgetti Atelier. Si tratta “del simbolo - spiega il pre-sidente Carlo Giorgetti - di un nuovo approccio per essere presenti sui mercati globalizzati. Uno spazio concettuale (aperto al pubblico, ndr) in cui il classico showroom è stato sostituito dalla riproduzione di un elegante scenario domestico, arredato con i pezzi fir-mati dall’azienda”, una sorta di meeting point arredato con tutto il calore che può avere una vera abitazione, dove rivenditori e architetti “possono trovarsi con i pro-pri clienti e sentirsi quasi padroni del posto”, aggiunge il presidente. Si respira la stessa atmosfera nello spazio milanese di Hermès, che nel 2011 ha aperto in via Piso-ni il primo showroom in Italia interamente dedicato alla collezione Maison. Inizialmente lo spazio era aperto solo su appuntamento. Oggi è ‘open’, ma tuttora mantiene il carattere intimo e riservato di tre anni fa.

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UNA FORMULA DA MATURARE Non tutti, però, sono convinti che questo meccanismo sia destinato a diventare la norma, specialmente quello per cui sarebbero gli stessi rivenditori a rimandare allo showroom. “Questi casi si contano sulle dita di una mano”, sostiene l’AD di Duravit Italia Ivo Giachi, piut-tosto, accade il contrario, per cui “sono gli spazi espo-sitivi che rimandano ai negozianti”, aggiunge. Nel suo showroom monomarca di via San Gregorio, la società che produce sanitari e arredo bagno invita a entrare per vedere la gamma completa e scegliere cosa acquistare, “poi noi forniamo l’indirizzo dei nostri clienti/rivendito-ri della regione ai quali rivolgersi - spiega Giachi - i più vicini”. Se da una parte, dunque, l’appuntamento in showro-om sembra che stia prendendo piede, dall’altra è inutile negare che si tratta di una formula che deve ancora ma-turare, per esempio iniziando a definire con precisione qual è la differenza tra negozio e showroom, e quindi tra vetrina aperta a tutti e spazio destinato a pochi.

In alto, un’immagine del Giorgetti Atelier. Nel box, lo showroom Gessi Milano.

Aperto nel 2013, lo Spazio Gessi in via Manzoni 16/A di Milano è nato come

punto espositivo, dove trasferire l’immagine e lo stile del marchio, spiega l’AD dell’azienda Eusebio Gualino, oltre che “per sintonizzare l’umore del pubblico sul nostro mood”. Si tratta di 1.500 metri quadrati, aperti su invito, all’interno dei quali il visitatore ha la possibilità di visionare l’intera gamma dei prodotti della ditta, con l’opportunità di scegliere i materiali, ordinare prodotti personalizzati e realizzare progetti ad hoc. Ma c’è di più, perché chi entra qui ha anche la possibilità di vivere “una esperienza sensoriale”, come la definisce Gualino. Non a caso, lo showroom è stato realizzato con la consulenza di una psicologa, Donatella Caprioglio, e di un antropologo, il nepalese D.R. Pant. “Nel corso della nostra storia - racconta Gualino - siamo stati precursori delle tendenze, poi, partendo dal settore del bagno, abbiamo creato anche un vero e proprio stile di vita, un modo di vivere la casa che parte dal contesto più che dal prodotto”. A circa un anno dall’apertura, Gessi sta già registrando i primi risultati positivi, con le vendite dei negozianti concessionari che sono cresciute proprio grazie allo showroom, un dato che dimostra la buona riuscita della formula. I Paesi che hanno dimostrato più interesse negli ultimi tempi sono stati quelli “emergenti - dice Gualino - come l’area dell’ex-Urss, il Medio Oriente e l’Oriente, con la Cina, l’India, e l’area intorno a Singapore”. Non a caso, all’apertura meneghina ne seguiranno altre “in tutti i continenti nei prossimi tre/quattro anni”, conclude.

GESSI MILANO

SPAZI SENSORIALI

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GIORGETTI

IDEE NUOVE

O ALTRO MESTIERE”

“La Giorgetti ha sempre tentato di essere di-versa dalle altre, mi piace produrre sempre qualcosa di nuovo. E’ il mio bisogno innato di ricercare qualcosa che mi porti fuori dal-la normalità. Dobbiamo produrre idee, al-trimenti è meglio se cambiamo mestiere”.

Così il presidente Carlo Giorgetti spiega entusiasta il mood delle novità presentate quest’anno al Salone del Mobile con un pay off coerente: ‘Il senso delle differenze’.“Dopo diversi anni di impegno siamo finalmente riusciti a mo-strare i mobili Giorgetti sotto un’altra veste, più gioiosa, più gio-vane, con un approccio che ci aprirà nuove porte”. ‘Complice’ di questo aggiornamento di immagine, coordinato dall’architet-to Giancarlo Bosio, nostro art director, è stato, insieme agli altri designer ‘fedeli’ all’azienda, Carlo Colombo, Rossella Pugliatti, Umberto Asnago, il designer Roberto Lazzeroni, al suo debutto. Lazzeroni ha introdotto nel mondo Giorgetti quello che lui ama definire ‘design sentimentale’, ossia una tensione tra passato e

futuro nei suoi progetti, un design senza ostentazione di geome-trie industriali o frivolezze estetizzanti, ma con oggetti ricollocati in una storia, in una tradizione, in una memoria autobiografica o collettiva. Il futuro, oltre alle innovazioni di prodotto, sembra riser-vare un’ulteriore crescita per l’azienda brianzola di arredamento di alta gamma, che ha chiuso il 2013 oltre i 36 milioni di euro a +15% rispetto ai 31,6 milioni del 2012. “Anche il 2014 promette bene – afferma il presidente - già nei primi tre mesi dell’anno ab-biamo avuto un incremento degli ordini del 28% rispetto all’anno scorso, soprattutto grazie all’estero che rappresenta l’85% del nostro fatturato”. “Per i prossimi anni – anticipa Giorgetti - stiamo tenendo d’occhio i mercati nuovi, pronti a esplodere in termini di business, come l’Africa. Poi investiremo in nuove aperture di Giorgetti Atelier, il nostro nuovo concept di showroom che vuole essere anche un punto di incontro, che ricordi uno scenario do-mestico arredato con i pezzi firmati dall’azienda, dove si possa fare cultura del design, progettando interni in linea con gli stili di vita contemporanei”.

Carlo Giorgetti

DUE PAROLE CON.....

Da sinistra, poltrona a dondolo Move di Rossella Pugliatti, sedia Eva di Carlo Colombo, poltrona Aura di Umberto Asnago e coiffeuse Venus di Roberto Lazzeroni.

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È il Beauty Seed creato per Deborah Milano, la nuova in-stallazione curata da Paola Navone in occasione del Fuo-risalone. “Il seme è qualcosa di magico che si trasforma nel tempo – ha sottolineato Paola Navone - come la bel-lezza e il modo di pensare alla bellezza che è fatta di tante cose. Compresa l’ironia. Come mi piace fare in tutto quello che faccio, ho mischiato mondi diversi. Natura e artificio. Grande e piccolo. Semplicità e meraviglia. Tutto condensa-to in oggetto gigante e coloratissimo”. Un seme gigantesco tra i porticati rinascimentali dell’U-niversità degli Studi di Milano, a ricordare il potere ge-neratore e rigenerante della bellezza. “Un enorme seme camouflage, multicolor, fuori scala, divertente e leggero

L’appuntamento del design internazionale a Milano ha visto

la partecipazione di Deborah Milano al Fuorisalone dall’8 al 13 aprile con un’installazione

di Paola Navone.

È DI DEBORAH IL SEME DELLA BELLEZZA

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– continua l’artista – esagerato e trasformista. Un po’ surreale e un po’ pop. Con un pizzico di follia, Beauty Seed racconta molto di quell’idea ibrida ed eclettica di bellezza, che ritrovo anche in Deborah e che mi pia-ce trasmettere attraverso gli oggetti che disegno. Così come quando lavoro su un progetto, cose apparente-mente lontanissime si associano, si sovrappongono, attraggono si contaminano tra loro spontaneamente e si trasformano dando vita cose uniche e inaspettate. Cose che raccontano, nel mio modo un po’ anarchico e non convenzionale, un po’ dei mondi che ho vissu-to”, continua Paola Navone. Tra i suoi progetti la prima collezione Armani Casa, l’interior design per gli show-room di Piazza Sempione, l’Illy Bar Concept di Milano, i negozi Dodo per Pomellato, per citarne alcuni.“Quest’anno abbiamo scelto Paola – ha sottolineato Sofia Bonetti, direttore artistico di Deborah Group - perché è un’eccellenza italiana nel mondo: materica, vitale, tremendamente estetica… proprio come De-borah Milano. Ed è una donna… perfetta sinergia con Deborah, che è un’azienda di donne per le donne”. Dal 2000 l’azienda di beauty ha perseguito una strategia di design che ha portato il marchio all’odierna personalità e, in particolare, alla riconoscibilità dei packaging dei suoi prodotti. “Deborah, nata nel 1962, ha in primo luogo democra-tizzato la bellezza – continua Bonetti - con prodotti di qualità a prezzi accessibili, per poi allargare il proprio perimetro al fashion (firmando negli anni ‘70 il make up delle sfilate del neonato prêt-à-porter) fino al de-sign, che dal 2000 è leva strategica nel posizionamento di Deborah”. La collaborazione con designer di fama internazionale per i propri pack, e dal 2008 la presen-za rinnovata di anno in anno alla Design Week con installazioni firmate da grandi architetti e ispirate al make up, dimostrano chiaramente quanto il design sia fondamentale per il positioning del brand. Il progetto prosegue infatti l’operazione che il marchio di cosme-tica ha iniziato con designer di fama internazionale: dopo ‘Out of Scale’ (2008), ‘Anemoni’ (2009), ‘Alfabe-ti’ (2010), ‘Color Suspended’ (2011) e ‘Colour Design’ (2012) lo scorso anno Deborah Milano aveva presen-tato il portale cosmetico ‘Transition’ fatto di 36mila rossetti colorati. “Il colore ci caratterizza da sempre – prosegue il direttore artistico - l’instancabile ricerca del ‘colore perfetto’ per tridimensionalità e personalità è una delle ossessioni che perseguiamo con maggior impegno. Tutti, dall’ufficio stile, al marketing, al team di R&D, ai make up artist che lavorano per noi, sono caratterizzati da una speciale sensibilità cromatica che esprimono con fantasia e originalità”.

Sofia Bonetti, direttore artistico di Deborah Group .

Nella pagina accanto: Paola Navone.

Sotto l’installazione Beauty Seed.

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“Il Salone del Mobile quest’anno ha superato le nostre aspettative”, così commenta Claudio Luti, presidente di Cosmit, i dati di chiusura della

manifestazione che ha registrato un totale di 357.212 visitatori provenienti da 160 Paesi, di cui 311.781 operatori del settore, con un incremento del 13% rispetto all’edizione 2013. “Con questa edizione del Salone abbiamo confermato l’importanza dell’export per il settore – afferma Roberto Snai-dero, presidente di FederlegnoArredo -. Nell’ultimo anno abbiamo venduto all’estero quasi la metà della nostra produzione e la forte presenza di visitatori stranieri lo ha pienamente dimostrato”. “Questa edizione – conclude Luti – ha rappresentato una prova generale in vista di Expo 2015. Ci sono le migliori premesse perché sia un grande evento che mostrerà al mondo quello che Milano e l’Italia sono in grado di fare. Una sfida che ci vede impegnati a preparare un grande Salone che aprirà le danze dell’esposizione universale”

MUCK, UN MANAGER ESTERNO PER THONET

La storica azienda tedesca Thonet si apre per la prima volta a un manager esterno alla famiglia, Thorsten Muck,

il nuovo AD entrato in azienda nell’ottobre 2013.“Un manager esterno – spiega Muck – permette di confrontarsi con un nuovo modo di pensare. Deve però trattarsi di una persona consapevole del valore del brand e delle sue tradizioni. Strategicamente intendiamo valorizzare il nostro background, il nostro DNA aggiornandolo per proiettarlo nel futuro. La nostra brand image non cambierà, anzi verrà ulteriormente focalizzata”.Per quanto riguarda l’innovazione di prodotto l’azienda segue un duplice approccio: “Guardiamo al passato – prosegue l’AD – per riprenderne alcuni elementi, ad esempio l’ispirazione al Bauhaus, ma reinterpretandoli per proiettarli nel futuro, con l’aggiunta, ad esempio, di sistemi per l’organizzazione dei cavi, non necessari decenni fa”.“Il fatturato 2013 si è attestato a 20 milioni di euro. Per quest’anno ci attendiamo una lieve crescita e puntiamo ai 22 milioni. I principali mercati per noi sono quelli europei, a partire da Germania e Paesi Bassi”.

DIESEL BY SCAVOLINI, LA MIGLIOR CUCINA "GIOVANE"

La ‘Diesel Social Kitchen’ della collezione ‘Successful Living from Diesel’, realizzata con Scavolini, è la vinci-

trice del Premio Edida (Elle Decoration International Design Awards) nella Categoria ‘cucina’.“Il nostro lifestyle, la nostra creatività, il nostro gusto vintage - spiega con entusiasmo a Pambiancodesign il patron di Die-sel, Renzo Rosso - questi sono i plus di valore che distinguo-no una cucina Diesel da tutte le altre”. Rosso poi aggiunge: “Scavolini mette tutta la tecnologia e le competenze di setto-re. L’incontro tra queste due realtà e l’unione delle rispettive competenze ha dato vita ad un prodotto unico”.“Al di là dell’innovazione di prodotto – precisa il presidente Valter Scavolini – il nostro obiettivo è di aprirci ad un target più giovane e internazionale, ampliando la nostra fascia di mercato”.SALONE DEL MOBILE A +13%

Il gruppo simbolo dell’arredamento made in Italy è passato in mano all’americana Haworth ma la brand image dei suoi marchi resterà fedele a se stessa. “Abbiamo scelto il Gruppo Poltrona Frau – spiega a Pambiancodesign il prresidente e CEO di Haworth Franco Bianchi – dopo averne distribuito con successo per 3 anni i prodotti per ufficio e averne così constatato la qualità del design, la popolarità dei marchi e l’innovazione di prodotto. Lo stesso management si è dimostrato davvero competente, ragione in più per non apportare modifiche a livello gestionale. Il nostro obiettivo è dare ulteriore forza e opportunità all’attuale management guidato dall’AD del Gruppo Dario Rinero, per sviluppare l’azienda e i marchi con la giusta autonomia”.“L’acquisizione da parte di una realtà Usa – specifica Rinero – porterà naturalmente a una maggiore attenzione verso il mercato americano che, già da due anni, si sta rivelando particolarmente interessante e non solo per noi. Gli Stati Uniti sono ancora molto distanti dai loro massimi storici per l’import dall’Italia registrati otto anni fa. Inoltre, punteremo molto sull’Asia che rimane per noi il territorio elettivamente più importante per lo sviluppo del business. Dal 2013 vediamo buoni segnali di ripresa in Europa”.Il Gruppo Poltrona Frau è composto da tre marchi, Poltrona Frau, Cassina e Cappellini distinti tra loro anche a livello di brand image. “Continueremo su questa strada di separazione delle identità dei marchi”, conclude Rinero. Il 2013 ha visto il gruppo registrare 272 milioni di euro di fatturato, il risultato migliore mai ottenuto, con ricavi in crescita del 10,5% e un ebitda in crescita del 24 per cento.

POLTRONA FRAU PASSA A HAWORTH

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Ennesima novità per il gruppo Zucchi che, in concomitanza con la Milano Design Week, si è regalato un negozio dal nuovo format ‘Bastimento’, uno spazio di 390 metri quadri in via Felice Cavallotti, una traversa del centra-lissimo corso Europa. L’inaugurazione, alla quale ha partecipato anche il primo azionista della società, il portiere della nazionale italiana Gianluigi Buffon, è stata l’occasione per presentare il nuovo concept store e i piani dell’azienda italiana del tessile.“Abbiamo riportato alla luce un vecchio brand, Bastimento, marchio stori-co di Zucchi, che risale ai tempi in cui l’azienda forniva la marina mercan-tile per le vele delle navi”, spiega a Pambiancodesign Riccardo Carradori, numero uno dell’azienda. Ma, come ogni bastimento che si rispetti, anche quello di Zucchi è ‘carico’ di una vasta gamma di prodotti, grazie a un “concept eclettico che accoglie merceologie anche molto diverse tra loro: è importante che i visitatori viaggino con la mente in nuovi mondi nei quali il colore è fonda-mentale”. A questo proposito, al taglio del nastro sono state presentate diverse novità, prima tra tutte la partnership con Pantone Universe. “Lan-ciamo oggi la licenza tessile casa per Pantone rappresentata non solo dai tessuti a tinta unita per la zona notte e quella bagno, ma anche da acces-sori e prodotti per la casa. Questa apertura è fondamentale, e dà prova degli investimenti che stiamo portando avanti”, conclude Carradori.

Da nobile casa tedesca della porcellana a marchio di luxury lifestyle globale. È que-sto il percorso di Meissen, storico marchio di proprietà dello Stato della Sassonia

che, oltre alla porcellana, primo business con le collezioni di fine art, art de la table e oggettistica, offre oggi anche arredo, gioielli, accessori in pelle e haute couture made in Italy. “In tutte le linee facciamo leva sul nostro Dna, l’utilizzo della porcellana”, ha spiegato Paolo Novembri, presidente di Meissen Italia. Il gruppo ha chiuso il 2013 “con un fatturato superiore a 50 milioni di euro”, ha proseguito Novembri. Meissen Italia è responsabile dello sviluppo di tutte le categorie di prodotto extra-porcellana e dell’espansione internazionale. “Abbiamo elaborato un piano di sviluppo retail e del business al 2020 ambizioso”, ha detto il manager. Per quest’anno l’obiettivo è un +50% dei ricavi grazie a nuovi opening nei mercati di riferimento, ovvero, oltre alla Germania, Europa dell’est, Russia, Asia centrale, Medio Oriente e Cina. “Nel 2013 – ha concluso Novembri – abbiamo firmato dei contratti per l’apertura di monomarca in franchising tra quest’anno e il prossimo. Contiamo di inaugurare a Baku, poi a Beirut, in Russia e nel Middle East. Apriremo anche un monobrand a Pe-chino, che sarà il primo ad accogliere tutte le nostre categorie di prodotto nel Far East.

MEISSEN, OBIETTIVO +50% NEL 2014

IL BASTIMENTO DI ZUCCHI ATTRACCA A MILANO

BOFFI, 2015 L'ANNO MIGLIORE

Compie 80 anni l’azienda di cucine alto di gamma Boffi che, per festeggiare, celebra la sua creatività

con nuovi prodotti, tra cui una cucina firmata dalla desi-gner spagnola Patricia Urquiola. “La proposta di Patri-cia – spiega l’AD Roberto Gavazzi – si distacca dall’uso del legno e utilizza invece il metallo per la struttura. La cucina è, inoltre, attraversata da un canale che nascon-de la parte tecnologica (fili, collegamenti per cappa e rubinetti). Il tutto proposto con grafiche e colori inte-ressanti tipici dell’estrosità della designer”. “Abbiamo chiuso il 2013 in calo a 62 milioni di euro rispetto ai 66 milioni del 2012 ma siamo positivi per il 2014 – conclu-de l’AD – in quanto abbiamo registrato ordini in crescita a fine anno. L’anno migliore sarà però il 2015, grazie alla ripartenza del settore contract e ad aperture nelle Filip-pine, in India, a Shanghai, ad Amburgo e a Filadelfia”.

La massima personalizzazione e il venir meno dei confini tra cucina e living sono al centro della proposta 2014 di

Bulthaup. La grande novità dell’azienda tedesca sono i ‘So-litari’, sistemi cucina tecnologici e funzionali, disponibili con numerose finiture, posizionabili liberamente nell’ambiente e abbinabili ad altre linee di prodotto. Ad esempio quello che, chiuso, può sembrare un classico tavolo di legno, svela al suo interno un piano cottura e un piano in cemento.“La cucina del futuro per Bulthaup – ha spiegato a Pambian-codesign Marc O. Eckert, AD dell’azienda e nipote del fon-datore Martin Bulthaup, nella showroom milanese del brand in via Durini – mette al centro l’individuo e l’atmosfera che vuole ricreare. L’idea è di una contaminazione tra ambiente living e cucina, mettendo la tecnologia al servizio della convi-vialità”. Il marchio di cucine ‘premium’ ha chiuso il 2013 con un fatturato di circa 150 milioni di euro, per l’80% fuori dalla Germania. “Siamo cresciuti in tutti i mercati, dall’Europa, che è la nostra area di riferimento, all’Asia, che oggi pesa di più della Germania, ma anche negli Usa e in Sud America, dove abbiamo appena aperto uno showroom con un partner in Colombia. Anche per il 2014 siamo ottimisti”. In Italia Bul-thaup guardiamo a nuove aperture a Torino e poi a Bologna”.

BULTHAUP ABBATTE I CONFINI TRA CUCINA E LIVING

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L'AVANGUARDIA DI ARTEMIDE TRA LUCE E SUONO

È stata la Artemide di Ernesto Gismondi ad aprire le danze del Fuorisalone 2014 con una conferenza stampa che ha

visto alternarsi allo speech il presidente e i designer che hanno collaborato con la storica azienda di illuminazione, per la quale hanno presentato quest’anno nuove ‘lampade architettura’. Da Lovegrove a Bellini, da De Lucchi a Carlotta Bevilacqua, a Gérôme Brunet. Punto in comune dell’avanguardia proposta da Artemide è il connubio tra luce e suono. Diverse lampade proposte si impegnano a svolgere una duplice funzione: illu-minare al meglio lo spazio e migliorarne l’acustica. Caratteristi-che di ogni prodotto sono la funzionalità, la responsabilità nei confronti dell’ambiente e l’estetica. “La nostra azienda conti-nua. Le vendite totali nel 2013 si sono attestate a 127 milioni di euro di cui 96 milioni ottenuti con l’export, soprattutto in euro-pa, e i restanti 31 milioni in Italia”.

DESIGN THINKING NEL NUOVO ASTER MILANO DUOMO

Nuovo showroom in via Larga 4 per le cucine Aster. Due livelli, 330 metri quadri, 6 vetrine piano strada e 9 mo-

delli esposti. “Milano – racconta a Pambiancodesign l’am-ministratore delegato Mirko Del Prete - per noi è un passo importante in quanto piazza internazionale dell’eccellenza made in Italy. E’ la patria del design e della moda, quindi per noi è un punto di partenza per una strategia di apertura di flagship store che proseguirà nelle principali città interna-zionali da Londra a New York. Lo showroom sarà un pun-to di raccolta per la clientela internazionale per noi molto importante in quanto l’export rappresenta l’85% del nostro fatturato”. Aster Milano Duomo propone un tipo di offerta che “attualmente – prosegue l’AD – manca sul mercato milanese, per il nostro alto livello di personalizzazione. Da qui è nato il concetto di ‘Design Thinking’, la filosofia della nostra azienda ma anche un nuovo prodotto. Partiamo da materiali, finiture, collezioni che, combinate, definiscono dei mood. Stimoleremo la creatività dei designer che collabora-no con noi: disegnando le loro idee ci aprono a mood che non abbiamo ancora pensato”.

SICIS SI FA IN TRE NELLA PRODUZIONE

Entro fine anno Sicis si farà in tre aprendo, in aggiunta allo storico stabi-limento di Ravenna, siti di produzione a New York e Shanghai. “In futuro – ha raccontato Maurizio Leo Placuzzi, presidente dell’azienda di mosaici, incontrato da Pambiancodesign a Milano in occasione dell’inaugurazio-ne della boutique Sicis Jewels in via della Spiga – vedo Sicis con tre siti produttivi: quello di 80mila metri quadrati a Ravenna, dove oggi avviene la totalità della produzione, per l’Europa, uno a New York per le Americhe e uno a Shanghai per l’Asia. In ognuno vorrei portare le maestranze italiane, ma ciascuno avrà prodotti e collezioni differenti, adatte ai vari mercati. Pur-troppo, Sicis è rimasta una delle pochissime aziende di mosaici in Europa. Per questo ci teniamo stretti il nostro know-how sulla materia prima, che resterà in Italia, mentre le tecniche di produzione e il design possono essere ‘esportate’”. L’inaugurazione della sede di New York, in un edificio di 5mila mq su due piani in Bruckner street, potrebbe avvenire già in maggio, mentre per quel-la di Shanghai Placuzzi auspica entro fine anno, compatibilmente con le tempistiche della burocazia cinese. “Non si tratta di esternalizzare la ma-nodopera, ma di internazionalizzare l’azienda, per renderla più vicina ai consumatori globali”, ha proseguito l’imprenditore, che ha motivato questa scelta strategica soprattutto con “i continui cambiamenti legislativi sui dazi doganali e le fluttuazioni valutarie”.Il gruppo ravennate, la cui quota export è dell’80-85%, ha chiuso il 2013 con un fatturato di 60 milioni di euro (+8%), mentre i primi tre mesi del 2014 sono in linea con lo scorso esercizio.

PISCITELLI È IL NUOVO GENERAL MANAGER DI MOLTENI | DADA

Ha 45 anni ed è laureato in Giurisprudenza, Marco Piscitelli, il nuovo general manager di Molteni | Dada che vanta precedenti esperienze nel settore

come commercial & marketing director in Flos per 6 anni e precedentemente, dal 2000 al 2008, in qualità di commercial director in Bisazza.“La mia nomina come general manager Molteni | Dada – spiega a Pambianco-design il manager – si inserisce in un momento di grande fermento e crescita per tutto il gruppo Molteni (Molteni, Dada, Unifor, Citterio), decisamente pro-iettato verso un ulteriore sviluppo dei mercati esteri oltre al consolidamento di quelli europei, allargando quindi il panorama distributivo e incrementando allo stesso tempo l’attività contract che peraltro vede già tutto il gruppo fortemente coinvolto in importanti progetti internazionali”.

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Ha acquisito una commessa da oltre mezzo milione di euro in Cina il gruppo italiano Glass, produttore di ar-

redo bagno di alta gamma. “Sono soddisfatto per questo risultato – ha commentato l’AD Stefano Boccalon- che è ancor più importante perché consolida la nostra presenza in un mercato difficile e competitivo, dove marchi tedeschi e giapponesi la fanno da padrone. L’ingresso di un altro prestigioso account nel nostro portafoglio clienti ci con-sente di guardare al mercato cinese con sempre maggior ottimismo”. La commessa prevede la fornitura, da parte dell’Azienda di Oderzo (TV), di vasche idromassaggio per un complesso residenziale di alto livello.Contestualmente a questa prima operazione, Glass ha si-glato ulteriori accordi di fornitura del valore di oltre 3 milioni di euro.

Amplia la gamma della collezione Husk la designer spagnola Patricia Urquiola che, dopo aver ricevuto il Premio Edida per il letto Husk,

presenta al Fuorisalone in collaborazione con B&B Italia il nuovo divano. “Il gusto del pubblico verso il design sta inevitabilmente cambiando, ora chiede prodotti credibili, sostenibili e di qualità. In questo contesto, il ruolo

del designer è quello di essere un interlocutore valido, colto, con cultura umanistica, ma an-che con conoscenze tecniche che permettono di spingere le aziende oltre i propri limiti”. Ai giovani designer esordien-ti consiglia di non seguire i consigli: “Ognuno deve por-tare avanti la propria identità e creatività, solo così potrà differenziarsi e trasmettere la propria passione nei prodotti che creerà”.

“Flou cambis impostazione alle proposte di pro-dotto seguendo due linee guida – afferma Mas-

similiano Messina, presidente di Flou – una svilupperà i prodotti attuali secondo varianti che saranno applicate ai prodotti storici, l’altra si focalizzerà sulle novità, ar-ricchendo la proposta con nuove finiture”. Tre gli stili dei nuovi prodotti: ‘shabby chic’, ‘color’ e ‘high end’, quest’ultima sperimentata anche con lavorazioni par-ticolari definite ‘touch’. Tra i designer che hanno colla-borato al progetto rientrano Carlo Colombo, Emanuela Garbin-Mario Dell’Orto, Rodolfo Dordoni e Pinuccio Borgonovo. Con l’introduzione del nuovo brand di il-luminazione Natevo, gli showroom dell’azienda sono stati progettati come spazi più ampi perché ospiteran-no entrambe le proposte. Il brand, nato un anno fa, ha partecipato al Fuorisalone all’interno della suite di CityLife dell’architetto Toner. L’ultimo showroom inau-gurato è quello milanese di viale Regina Margherita 10/12, sviluppato su due livelli (piano terra e piano in-feriore) per 500 metri quadri con 9 vetrine. Il mercato del futuro, sarà l’Iran “anche per la loro disponibilità economica e per il gusto”.

IL CONTRACT SPINGE GLASS IN CINA URQUIOLA (B&B):"GIOVANI DESIGNER, NON SEGUITE CONSIGLI"

Crescere. Questa è la sfida che ha scelto Robert Carlén, il nuovo CEO di Hästens, azienda svedese produttrice di letti. Con un’esperienza di

23 anni in multinazionali e di 10 anni nel retail, è arrivato in Hästens come direttore finanziario (CFO) nel 2012 e da allora ha supportato l’azienda per guidarla attraverso l’espansione globale. “Il nostro obiettivo – racconta a Pambiancodesign – è portare la maggior parte di persone nel mondo a dor-mire nei nostri letti”. “Siamo presenti in 46 Paesi – prosegue il proprietario Jan Rjde – e in ognuno stiamo crescendo. D’altronde la nostra azienda è storica e ben consolidata a livello internazionale da decenni. Soddisfiamo un bisogno, quello di dormire meglio. In questo, i nostri letti creano dipendenza per l’estremo comfort che garantiscono e la qualità del prodotto”. Nel 2013 Hästens ha registrato ricavi per 200 milioni di dollari a livello glo-bale “e siamo in fase di crescita sia sul fronte fatturato sia sul fronte retail”, conclude l’AD.

HÄSTENS: "IL MONDO DORMIRÀ CON NOI"

Il Tessuto della Memoria di Malìparmi, creato nel 2010 con l’idea di riutilizzare stampe e materiali delle collezioni passate, si è intrecciato durante la design

week milanese con il Family Dress, un progetto nato nel 2007 come ‘arte relazionale’, ovvero con l’intento di creare un’opera che favorisse la relazione tra individui attraverso il ‘knitting’ e il fashion design.Affidati agli studenti della Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti Milano, i patch del marchio hanno quindi preso forma in un enorme abito costituito da più corpi uniti tra loro, indossabile in modo simultaneo da più persone, che è stato esposto al pubblico dall’8 al 13 aprile in uno spazio in via Tortona 31 insieme alla collezione Tessuto della Memoria P/E 2014. Lo stesso spazio ha ospitato un evento la sera del 10 aprile mentre nel negozio Malìparmi in via Solferino è stato proiettato un video del making of dell’opera d’arte.

MALÌPARMI AL SALONE CON IL FAMILY DRESS

FLOU CRESCE CON SHOROOW E STRATEGIE PRODOTTO

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Questione NUMERIdi

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Puig celebra i suoi primi 100 anni con l’inaugurazione della Torre Puig, il nuovo quartier generale dell’azienda spagnola produttrice e distributrice di fragranze che ha chiuso il 2013 con ricavi per 1,5 miliardi in crescita del 5% rispetto all’anno precedente e un utile netto di176 milioni (+2%). La Torre, disegnata dall’architetto Rafael Moneo, è alta 100 metri per 23 piani su una superficie di 15mila metri quadrati e si trova in Plaza Europa all’Hospitalet de Llobregat di Barcellona.

Fonte: Moda 24, lunedì 7 aprile 2014

Versace darà al comune di Milano 2mila euro al giorno per l’affitto negli spazi dell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele. Le cifre del canone ormai sono nero su

bianco anche in una scrittura privata che la griffe ha sottoscritto con l’amministrazione municipale. La maison sborserà 732mila euro all’anno, ben 429mila euro in più ogni 12

mesi rispetto a Bernasconi (ex affittuario, ndr). L’argenteria grazie alla cessione del ramo d’azienda a Versace, incasserà dalla griffe 15 milioni di buonuscita.

Fonte: Il Giorno Milano-Metropoli, martedì 8 aprile 2014

Nel 2013 in Italia hanno chiuso in media 54 imprese ogni giorno, due ogni ora. Lo scorso anno, su tutto il territorio nazionale, si sono registrati 14.269 fallimenti, in crescita

del 14% rispetto al 2012 e del 54% rispetto al 2009. Di fatto, secondo Cribis D&S, la società del gruppo bolognese Crif specializzata nella business information, in 5 anni sono sparite dalla mappa nazionale 59.570 imprese, con il picco nell’ultimo trimestre

2013: un nuovo record di 4.257 fallimenti, il dato più alto degli ultimi venti trimestri.

Fonte: Il Sole-24Ore, giovedì 23 gennaio 2014

La Borsa aiuta a crescere. Prada in tre anni, cioè tra il 2010 e il 2013, ha visto aumentare di più del 75% sia i ricavi sia l’ebitda, che oggi hanno raggiunto, rispettivamente, i 3,6 miliardi (ha superato Gucci) e i 939 milioni di euro. Nello stesso periodo, Ferragamo ha realizzato un aumento del giro d’affari del 61% e dell’ebitda del 130 per cento. Il periodo di confronto per Cucinelli è più breve - due anni, dal 2011 al 2013 - ma vede comunque una crescita del fatturato di oltre il 50% e del margine operativo lordo del 75 per cento.

Fonte: Corriere della Sera, martedì 8 aprile 2014

In Italia su 30,5 milioni di individui che compongono l’universo di Internet (sopra i 15 anni), 16,2 milioni hanno fatto un acquisto online negli ultimi 3 mesi. I dati emergono dall’indagine di Human Highway per Netcomm. In un anno, tra aprile 2013 e aprile 2014, oltre 3,3 milioni di utenti Internet sono diventati eShopper nella moda: 1,7% in più gli ‘sporadici’ con uno o due acquisti nell’ultimo trimestre (5,3 milioni in totale) e ben 22,8% in più gli abituali con tre o più acquisti nell’ultimo quarter (sono 10,9 milioni in totale).

Fonte: DailyNet, venerdì 18 aprile 2014

di Chiara Dainese

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NUOVI SPAZI

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Che lo shopping verticale abbia inizio. The Brian & Barry Building Sanbabila ha aperto le porte del suo nuovo concept di Milano,

in via Durini. Uno spazio di seimila metri quadrati su un’altezza di dodici piani, tra

food, tempo libero, cosmetica, design, gio-ielleria e moda. C’è già chi sostiene che il palazzo sarà destinato a fare concor-renza ai grandi magazzini del centro, da Rinascente a Excelsior, oltre che ad ani-mare anche di sera la zona attorno a piaz-za San Babila, che normalmente si svuota oltre l’orario d’ufficio.Lo store, infatti, sarà aperto dalle 10 alle 22, ma chi vorrà potrà tirare ancora più tardi al nono piano, seduto al tavolo di

Asola, la proposta gourmet dell’execu-tive chef Matteo Torretta. Per un pasto più veloce, invece, ci penserà Eataly, la catena del gusto di Oscar Farinetti che ha appena aperto il suo negozio milanese in piazza XXV Aprile e che ha scelto di far parte del progetto Brian & Barry con le sue proposte al terzo e quarto piano, “perché - ha spiegato il patron durante l’inaugurazione - c’è comunanza di idee: gente che è partita da zero e ha combi-

SHOPPING a Milano ma con il naso all’insù70 milioni di euro di investimento, 40 milioni di ricavi previsti nel 2014 per 5mila visitatori al giorno. Dodici piani dedicati a moda, food, design, profumi e gioielli pronti a fare concorrenza ai department store del centro.

PORTE APERTE AL BRIAN & BARRY BUILDING

di Simona Peverelli

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NUOVI SPAZI

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In apertura, la facciata del Brian & Barry Building.

Sotto da sinistra, ristorante Asola e un piano dedicato all’abbigliamento donna.

nato qualcosa con grandi sacrifici”. Ne ha fatta di strada, infatti, Bbb spa, il gruppo cui fa capo Brian & Barry insieme con il marchio Boggi: “Siamo la terza genera-zione di commercianti - ha raccontato Claudio Zaccardi presidente della società -. Tutto è cominciato nel 1985 a Monza con il primo negozio Brian & Barry, gesti-to da mia mamma. Nel 2003 abbiamo acquisito Boggi e adesso è arrivata la pos-sibilità di realizzare il nostro ’boutique department store’”.Il building sorge nel palazzo anni 50 dise-gnato dell’architetto Giovanni Muzio che ha ospitato prima Boggi e poi la versione ‘ridotta’ di Brian & Barry. A fronte di un investimento di circa 70 milioni di euro, il negozio prevede di incassare circa 40 milioni nel 2014, con un flusso giornalie-ro di circa 5mila visitatori.A metà strada tra il corso dello shopping milanese mainstream e il quadrilatero del lusso, Brian & Barry rappresenterà, appunto, la via di mezzo tra le due espe-rienze di acquisto, un department store con un’anima da boutique, che lascia il cliente libero di esplorare gli spazi senza sentirsi osservato. Così, ogni attività segue questo fil rouge, dalla ‘cucina sartoriale’ di Asola, fino alla piadina romagnola servita al piano interrato, passando per gli abiti e gli orologi.Si parte dal piano terreno, con l’area dedi-cata alla tecnologia di IWaboo ed Eataly café; salendo si scopre la proposta beau-ty, con il neonato concept di Sephora, il primo in Europa e il secondo nel mondo dopo New York: “una grande vetrina per il marchio”, spiega l’AD di Sephora Italia Antonio Ferreira de Almeida.Raggiungendo il livello dedicato ai bijoux, c’è un angolo che assomiglia più a un vecchio orologiaio che allo spazio di un

department store. “Ci aspettiamo di rom-pere le barriere del lusso - afferma Marco Valente, Floor Manager Jewels & Watches - con questo format travolgiamo l’approc-cio del visitatore nei confronti del gioiello. Qui è tutto molto più libero: puoi guar-dare, scegliere o scegliere di uscire”. Il resto lo fanno gli stand dei 25 marchi, tra lancette e preziosi.Superati i due piani dedicati al gusto, si trovano le proposte abbigliamento donna e uomo selezionate da Brian & Barry per un totale di quattro piani: al quinto Woman Iconic Style, al sesto Wo-man Contemporary, al settimo Man Traditional e all’ottavo Man Street Style. In cima, il ristorante gourmet e la vip lounge in terrazza si prepara ad accogliere “tutte le persone che arriveranno qui in centro a Milano in vista di Expo”, com-menta lo chef Torretta.Il piano interrato è dedicato all’home decor, con il negozio di Ecliss Milano, l’in-segna che in città, in via Ripa di Porta Ticinese, per quattro mesi si trasforma in una sorta di Christmas Village concen-trandosi sulle decorazioni natalizie.Dando uno sguardo al futuro, Brian & Barry Building immagina di volare anche oltreconfine: “Se riusciamo a far funziona-re questa formula - ha assicurato Zaccardi - sicuramente la replicheremo da altre parti. In almeno cinque o sei città in giro per il mondo; penso a quelle asiatiche, come Hong Kong e Singapore, ma sareb-be bello anche a New York o Londra. È un concept che funziona se c’è tanto traf-fico”. D’altronde, con questo store nasce “non solo una nuova meta di shopping - ha spiegato il manager - ma anche un motivo in più per venire a visitare la città. Nel tempo vorremmo integrarlo, diversifi-cando ancora di più l’offerta”.

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REPORTAGE

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U na edizione da ‘riedizioni’. La sensazione di un’im-mersione in lancette e movimenti d’antan, infatti, ha accompagnato la setti-

mana di Baselworld 2014, il cui sipario è calato lo scorso 3 aprile. La fiera, con 150mila visitatori, è il più importante appuntamento per il settore degli oro-logi e gioielli. 1.500 espositori per una esposizione che si stima generi l’80% del fatturato mondiale del comparto e, direttamente e indirettamente, circa

2,4 miliardi di franchi svizzeri l’anno, creando circa 13mila posti di lavoro. Il leitmotiv tra gli stand è parso lo stesso emerso a gennaio al Sihh (il salone di Ginevra cui partecipa un numero ristretto di marchi di alta orologeria, quasi tutti del Gruppo Richemont), ovvero la forte spinta verso la riconoscibilità dei brand e la valorizzazione del loro heritage storico. Moltissime, tra le novità in anteprima, le riedizioni di segnatempo che hanno fatto la storia delle case orologiere e altrettanti i modelli celebrativi di anniversari e ricor-renze. Zenith, ad esempio, ha svelato El Primero Synopsis, una nuova edizione di El Primero, cronografo lanciato nel 2009,

LANCETTE d’altri tempi

La principale fiera dell’orologeria

mondiale conferma la tendenza a puntare

su heritage e prodotti storici. Crescono i

marchi del fashion. Ma c’è posto anche per gli entry-brand.

A BASILEA DOMINANO LE RIEDIZIONI

di Valeria Garavaglia

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REPORTAGE

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considerato tra i migliori del settore. Di proprietà di Lvmh dal ‘99, Zenith sta negli ultimi anni riconquistando le quote di mercato perdute a fine anni 70 e nel 2013 ha messo a segno risultati migliori del comparto: +8% dei ricavi (e +10% atteso nel 2014), contro un +1,9% (e una stima del +5%) del totale export di orolo-gi svizzeri (dati Fh-Federazione dell’indu-stria orologiera svizzera, che si utilizzano come indicatore dell’andamento del set-tore visto che le esportazioni sono pari a circa il 90% della produzione del Paese).Breitling ha invece festeggiato i 130 anni e i 30 anni del Chronomat, uno dei suoi best seller insieme al Navitimer, con il modello celebrativo Chronomat Airborne, mentre Eberhard si è spinta più lontana nel tempo proponendo una nuova versione del Contograf, storico modello degli anni 60. Rolex ha presen-tato una riedizione del Gmt Master II con lunetta bicolore blu e rossa come quella originale, Tudor una dell’Heritage Ranger e Patek Philippe per il suo 175° anniver-sario lancerà diversi modelli commemora-tivi, top secret però fino a ottobre. La tendenza si ritrova anche nel gioiello. “Ci concentriamo - ha spiegato Marco Bicego, fondatore dell’omonimo marchio vicentino - sulle collezioni più perfor-manti e che rappresentano meglio lo stile Bicego. Ad esempio, quest’anno presen-tiamo l’evoluzione di Murano, introdotta nel 2013, in diamanti e oro”. E anche Buccellati, storico gioielliere italiano di proprietà da un anno del fondo Clessidra per il 70%, punta a triplicare il fattura-to (era di 27 milioni nel 2012) in cin-que anni anche grazie alle nuove ‘Icona Collections’, “cinque linee di gioielli e una di orologi - ha raccontato l’AD Thierry Andretta - sviluppate lavorando sui codici estetici del marchio”.

Codici applicati anche alla linea di custo-die-gioiello per iPhone e iPad, grande anteprima della maison a Basilea.

UN DOPPIO TARGETLa forte caratterizzazione, estetica e mec-canica, d’altronde, ha il duplice vantaggio di incontrare il favore sia degli esperti e collezionisti di lancette, tipicamente nei mercati maturi occidentali, sia dei consumatori aspirazionali nei merca-ti ‘emergenti’. Beneficio utile, in uno scenario sempre più volatile e incerto dopo la frenata delle vendite di lancet-te in Cina. Il +1,9% dell’export, infatti, per quanto positivo, ha segnato un forte rallentamento della crescita rispetto al +10,9% del 2012 e i tassi a doppia cifra degli ultimi anni. Hanno pesato il -5,6% di Hong Kong, primo mercato in valore, e il -12,5% della Cina, al terzo posto, con-trobilanciati però dal +2,4% degli Stati Uniti, sul secondo gradino del podio, e dei mercati europei. Più della metà dei 21,8 miliardi di fran-chi di export 2013 è riferito agli oro-logi sopra i 3mila euro, segmento che ha sovraperformato con un +2,8 per cento. Anche in fiera, dunque, i riflettori erano puntati sui modelli più raffinati

e costosi. Ad esempio, Patek Philippe, nelle ultime collezioni, ha introdot-

to “diverse grandi complicazioni che sono state molto apprezzate dal cliente finale”, ha sottoline-ato Laura Gervasoni, diretto-

re generale della filiale italiana, “e che hanno contribuito alla cresci-ta dei ricavi del 4% registrata nel

2013 sul 2012”, chiuso con vendite per 1,15 miliardi di franchi secondo i dati Vontobel. Anche Jean Paul

Girardin, vice presidente di Breitling, ha parlato di un “2013 in crescita per valore, non per volumi” sul 2012, chiuso, secon-do Vontobel, con 350 milioni di franchi di ricavi.

FASHION TIMEA spingere l’asticella verso l’alto sono poi le lancette fashion. Ferragamo ha presen-tato a Baselworld la collezione Buckle, che riprende la classica fibbia della maison. “Negli ultimi 12-24 mesi - ha raccontato l’AD di Ferragamo Michele Norsa - abbiamo fatto uno sforzo per innalzare il livello dei prodotti in licen-za, in cui vediamo un grande potenziale sia d’immagine sia di vendite, soprattut-to in mercati come il Medio Oriente, il Far East e il sud est asiatico”. Lanciati nel 2008 e prodotti dall’azienda elvetica Vertime, che fa capo a Timex Group, gli orologi Ferragamo hanno un prezzo medio di 1.200 euro. “Il business di orolo-gi e gioielli cresce di oltre il 20% annuo”, ha aggiunto Norsa.

Da sinistra: Rolex GMT Master II; Contograf di Eberhard & Co.; Breitling Chronomat Airborne. In basso: custodia-gioiello per iPad di Buccellati; Zenith El Primero Synopsis

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REPORTAGE

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Emporio Armani, i cui segnatempo sono prodotti da Fossil Group, ha inve-ce debuttato a Basilea con un suggestivo ‘stand-caveau’ che ospitava la sua prima linea Swiss made.

OUTSIDER DI LUSSOComplice forse l’incertezza economica, si è mostrata dinamica anche la fascia ‘premium’, intesa come l’accesso all’alta orologeria, che punta sul rapporto qualità-prezzo ed è anch’essa in cerca di afferma-zione dell’identità di marca. “Per la prima volta nel 2013 – ha raccontato Philippe Peverelli, CEO di Tudor, il brand ‘giova-ne’ di casa Rolex - abbiamo registrato un sell-out importante a livello mondiale. I clienti hanno iniziato a cercare nei negozi i modelli Tudor, primo marchio al mondo per ‘value for money’ e l’unico al 100%

Swiss made nella fascia 1.500-4.000 euro”. Eberhard, che propone orologi meccanici tra i 1.500 e i 6.000 euro, ha scelto di distribuire in Italia anche un altro marchio di fascia inferiore “per fare massa critica con i concessionari”, ha spiegato l’AD di Eberhard Italia Mario Peserico. “La scelta è ricaduta su Victorinox, brand dal forte potenziale e simile a noi per il prodotto innovativo e il corretto rapporto qualità-prezzo”.

L’ITALIA S’È DESTAUno sguardo, da ultimo, al mercato italia-no, dove negli ultimi tempi i turisti sono stati l’unico traino delle vendite. In fiera, tuttavia, sono giunti i primi segnali di ripresa anche del consumo locale. “Qui a Basilea - ha dichiarato Elena Rusinenti, direttore marketing Rolex Italia , che ha

chiuso il 2013 in linea con il 2012 - i primi riscontri dai nostri rivenditori sono positivi, si intravede qualche segnale di ripresa”. La filiale italiana di Eberhard, che lo scorso anno ha subìto un calo di poco superiore al 10% dei ricavi, nei primi due mesi del 2014 ha invece messo a segno una crescita del 18% e vede per l’eserci-zio un outlook positivo. Infine, anche il Gruppo Festina, che con i suoi marchi di orologi Calypso, Lotus, Festina, Jaguar e Candino e quelli di gioielli Lotus Style e Silver presidia la fascia più commerciale, vede rosa per il 2014. “Nel 2013 abbiamo avuto un lieve calo del fatturato - ha detto Ignazio De Lucia, AD di Festina Italia - ma per quest’anno ci aspettiamo una crescita tra l’8 e il 10% e di consolidare i risultati di redditività. Le vendite sono balzate del 25% tra gennaio e febbraio”.

Tra nuove varianti delle collezioni esistenti e riedizioni di modelli storici, il gruppo nipponico Casio ha portato a Baselworld un’innovazione vera e propria. Si tratta del G-Shock Gpw-1000, il primo orologio con un sistema ibrido in grado di ricevere segnali Gps e segnali radio da sei stazioni del mondo, garantendo così la massima precisione nella misurazione dell’ora. “Il Gpw-1000 – ha spiegato il brand manager divisione orologi Casio Italia Alessandro Trucillo - riceve in automatico onde radio per regolare l’orario. Dove non disponibili, riceve segnali Gps, e così è sempre aggiornato e preciso in qualsiasi parte del mondo”. In uscita a settembre a un prezzo oltre gli 800 euro, ha anche il più basso consumo energetico al mondo ed è resistente agli urti come tutti i G-Shock.

SEGNALE RADIO E GPS PER G-SHOCK

G-Shock Gpw-1000

Da sinistra: due modelli della Buckle Collection di Salvatore Ferragamo; Emporio Armani Swiss made; parure

Murano di Marco Bicego

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1. SWAROVSKI. In collaborazione con la nota designer francese Shourouk, il modello con cassa 18,9 mm, lunetta amovibile con cristalli taglio baguette dal sapore Art Déco e cinturino in vitello. Water resistant fino a 3 atm, monta un movimento al quarzo Swiss made. (€ 795; in vendita in Italia da settembre) 2. GUCCI. Segnatempo della linea Horsebit con l’iconico morsetto in acciaio, cassa da 28 mm ornata da 92 diamanti, quadrante in madreperla bianca e indici in diamanti. € 4.450 3. GIRARD-PERREGAUX. Cat’s Eye Anniversary celebra i 10 anni della collezione con un quadrante in madreperla bianca sui cui ‘esplodono’ come raggi 73 zaffiri. La cassa in oro bianco, impreziosita da 62 diamanti sulla lunetta, racchiude un movimento di manifattura a carica automatica. (€ 38.100) 4. TAG HEUER. Aquaracer Lady Steel & Rose Gold in versione full diamond con lunetta con diamanti (€ 4.990) 5. TOY WATCH. ToyCruise Graffiti con cassa di 39 mm, un’ironica immagine sul quadrante e cinturino maglia riso oro giallo. Resistente all’acqua fino a 5 atm. (€ 220) 6. BROSWAY. Il modello Strawberry Shake della nuova linea Gitana, con cassa 34mm in acciaio e vetro minerale, cinturino in pelle e movimento solo tempo Miyota 2035. (€ 69) 7. LIU JO LUXURY. Della collezio-ne Dancing Mini, il modello in gold rosè con cristalli mobili. (€ 159) 8. OPS!OBJECTS. Profuma di vaniglia il Nude Watch con cassa in policar-bonato trasparente da 40 mm, fondello in acciaio, cinturino in poliuretano e movimento al quarzo Miyota 2035. (€ 39)

Novità al femminile

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Crescere del 50% entro il 2020. Possibile? Per centra-re l’obiettivo export lan-ciato dal premier Matteo Renzi a Vinitaly, ai produt-tori servirà un apporto ben

più consistente dei nuovi mercati. Si parte da una buona base, +37% registrato negli ultimi cinque anni e +7% soltanto nel 2013. Eppure il comparto, che si confer-ma tra i più in salute dell’economia nazio-

nale, resta saldamente legato ad alcune grandi destinazioni, quelle tradizionali. Il 41% del fatturato estero dipende da due soli Paesi, Stati Uniti (1,08 miliardi di euro) e Germania (1,02). Se ai due som-miamo la terza meta del vino italiano, il Regno Unito (618 milioni, con un balzo del 15,4% nell’ultimo anno), si supera il 50 per cento. Deludono alcune destina-zioni emergenti. È il caso della Cina, che incide meno della Norvegia e che nel 2013 ha addirittura perso terreno, -3%, pare a seguito di un’errata valutazione degli importatori che avevano sovrastima-to i consumi previsti nel 2012 e di conse-

guenza hanno dovuto smaltire le giacenze accumulate, riducendo i nuovi ordini. Ad ogni modo, 74,8 milioni di euro incassati da un gigante come Pechino sono ben poca cosa. La stessa dinamica russa, per quanto crescente (+14,4%), resta lonta-na dall’auspicata esplosione: Mosca sta sotto i 120 milioni e vale un decimo di Washington.I produttori, più che disillusi, sembrano intenzionati a giocare su due tavoli, con-sapevoli che all’investimento nei Paesi emergenti va affiancato il consolidamen-to in quelli tradizionali, che continuano a regalare soddisfazioni e crescita a due

Tre Paesi,METÀ EXPORT Usa, Germania e Gran Bretagna generano più del 50% del fatturato estero. Ma non si sfonda in Oriente. In compenso, l’Italia è una garanzia. E si attende l’effetto Expo.

VINITALY

di Andrea Guolo

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cifre. Perfino il mercato domestico, che in altri settori ormai viene visto come il fumo negli occhi, nel vino conferma la propria forza, nonostante le ovvie diffi-coltà.

BRINDISI MOLTO ITALIANIDonnafugata, che all’interno raccoglie circa il 70% del proprio fatturato, ha osservato uno sprint nell’ultimo quarter 2013 che le ha quasi permesso di pareg-giare il 2012 e che giustifica la crescita a due cifre di inizio 2014. “Una rinnovata capacità di comunicazione - afferma Josè Rallo, della famiglia che controlla il mar-chio - ha sostenuto le vendite in Italia dei nostri vini di fascia superiore, con perfor-mance fino al +30-40%”.Quello italiano è un mercato esigente, fatto di ristorazione qualificata ed enote-che gioiello, cui i produttori non hanno intenzione di rinunciare. Se approcciato in maniera efficace, con scelte innovati-ve nel marketing e nel packaging, può anche regalare soddisfazioni. Bellavista, che debuttava a Vinitaly con la nuova, coloratissima immagine studiata dal desi-gner francese Thierry Consigny, ne è la conferma. “Abbiamo dovuto tranquil-lizzare chi temeva fosse cambiato anche il contenuto”, sottolinea con ironia Francesca Moretti, figlia di Vittorio Moretti fondatore del grup-po che comprende, oltre a Bellavista, Contadi Castaldi in Franciacorta, Petra e Tenuta La Badiola in Toscana. In un mondo conservatore come quello del vino, qualche critica di fronte a una svolta così radi-cale era data per scontata, ma a prevalere nettamente sono i “mi piace”, per non parlare dei risultati commerciali. “Nel primo trimestre 2014 abbia-mo raddoppiato le vendite di Bellavista - racconta Moretti - mentre il risultato di grup-po, dopo la crescita del +10% nel 2013, viaggia sul +22%”. Le bollicine metodo classico, protagoniste di questa eccel-lente performance, sono pre-valentemente destinate all’in-terno (80%), mentre l’export sale al 70% per i grandi rossi toscani. “Ci stiamo organiz-zando per posizionarci sem-

Montiano, 100% uve Merlot, è il prodotto di punta di Falesco, fondata a Montefiascone (Vt) dai fratelli Renzo e Riccardo Cotarella. In alto, la barricaia aziendale

pre più verso l’estero, più vivo e solare rispetto all’Italia, dove leggi penalizzanti e mancati consumi hanno messo in ginoc-chio ristorazione e dettaglio specializzato. Abbiamo un brand manager che si dedica a Europa e Usa e uno esclusivamente per l’Asia”. A Vinitaly Falesco, il cui vino di punta è il Montiano Lazio Igt, si è presenta-ta forte dei risultati raccolti durante il 2013 nelle sue due piazze principali, Milano e Roma, che le hanno permes-so di incrementare le vendite interne di circa il 20%, contro il +8% dell’ex-port, per un fatturato complessivo di 10 milioni di euro. Tra le novità, l’upgrade del Marcigliano, uno dei suoi prodotti migliori, di cui ha ridotto il numero di bottiglie e alzato il livello qualitativo. “Le vendite nella capitale - afferma il diret-tore commerciale Paulo De Carvalho - sono aumentate grazie alla tendenza, visi-bile nelle nostre città, di spingere il con-sumo di vini prodotti nel territorio”. La moda a km (quasi) zero avrebbe dunque spalancato un mercato fatto di cinque milioni di residenti e soprattutto di turi-smo, politica e “grande bellezza”. L’export

Cristina Ziliani

Valentina Argiolas

Paulo De Carvalho

Riccardo Illy

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L’enoturismo riscuote successo e le realtà del settore colgono l’occasione per ristrutturare tenute e immobili, trasformandoli in strutture ricettive: si organizzano degustazioni, cene con abbinamento vini e brevi soggiorni nel cuore di un paesaggio che fa innamorare soprattutto gli stranieri. A Castelnuovo dell’Abate, tra i colli di Montalcino e a due passi da Mastrojanni, Riccardo Illy studia il recupero

di un borgo medioevale, con tanto di torre saracena, trasformandolo in cittadella del vino e ricavandone una decina di appartamenti. “È un piccolo paradiso - racconta - con vista sul castello di Velona, la val d’Orcia e l’Amiata sullo sfondo. Più aumenterà l’offerta, più turisti saremo in grado di attrarre”. Allo stesso modo la pensano in Donnafugata, dove progettano il recupero della cantina ottocentesca di Marsala per allestire spazi da degustazione: “Eventi come Cantine Aperte o come Calici di Stelle, che la scorsa estate ha portato più di 1.500 persone nei nostri possedimenti, dimostrano che esiste un turismo del vino in forte espansione”, sottolinea Josè Rallo. Nella propria sede di Serdiana (Cagliari), Argiolas ha ricavato spazi per meeting ed eventi aziendali. “In questi giorni - dice Valentina Argiolas - assumeremo una terza persona dedicata all’incoming, che andrà a rafforzare uno staff prettamente femminile”. I benefici economici non si limitano naturalmente alla parte turistica, c’è anche il business della vendita diretta. “È il migliore in assoluto, superiore perfino all’e-commerce”, conclude Illy.

CAMERA CON VISTA SUI VIGNETI

Donnafugata, tenuta Contessa Entellina

rappresenta il 50% del fatturato, con gli Usa principale destinazione. Tra gli emergenti, De Carvalho crede nel ‘suo’ Brasile (“Quando i brasiliani cominceranno a scegliere vini in maniera un po’ più seria, noi dobbiamo esserci”), attende il decollo cinese ma nel frattem-po, per andare sul sicuro, inve-ste anche in Canada.Gli Stati Uniti rappresen-tano il primo mercato este-ro di Mastrojanni, realtà di Montalcino acquisita nel 2008 dal Gruppo Illy: in cinque anni ha raddoppiato il giro d’affari, che supera 1,5 milioni di euro, e aumentato del 50% la pro-duzione, poco più di 100mila bottiglie. A Vinitaly ha pre-sentato due cru di Brunello, Vigna Schiena d’Asino e Vigna Loreto. “Nel futuro - anticipa il presidente Riccardo Illy - pun-tiamo a consolidare le dimen-sioni dell’azienda e delle altre controllate dal gruppo (Domori nel cioccolato e Dammann Freres nell’am-bito dei tè pregiati, oltre alle partecipate Agrimontana nelle confetture e Grom nei gelati). Successivamente, con il cash flow ricavato dalle società di coloniali, contia-mo di effettuare ulteriori investimenti nel

settore vitivinicolo pur mantenendo le dimensioni di azienda boutique, sotto le 200mila bottiglie, e restan-

do in zone dove si producono quei vini ‘universali’, come Barolo e Brunello, non esposti al cambiamento delle mode e caratterizzati da grande longe-vità. Per noi il vino costituisce un investimento strategico e di lungo termine”.

L’EXPO E LA SOSTENIBILITÀ Alla mostra di Verona l’ot-timismo si è percepito fin dalle prime battute. Ai conti positivi delle società e all’in-tensità delle visite agli stand, con buyer giunti dai più lon-tani Paesi asiatici e africani, si sommava l’attesa per il gran-de evento del prossimo anno, Expo 2015, dove un padi-glione intero sarà dedicato al vino. Durante la fiera è giunto l’annuncio del ministro dell’A-

gricoltura Maurizio Martina, che sarà Vinitaly a gestirlo. “Expo 2015 - affer-ma Marco Caprai, amministratore dell’a-zienda Arnaldo Caprai di Montefalco (Perugia) che ha fatto conoscere al mondo il Sagrantino - per il vino italia-no costituirà un’opportunità in grado di

Francesca Moretti

Josè Rallo

Marco Caprai

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REPORTAGE

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La nuova immagine, studiata dal creativo Thierry Consigny, spinge le vendite di Bellavista. A lato, Ben Ryè, passito di Pantelleria prodotto da Donnafugata

riportare il nostro Paese al centro dell’e-conomia internazionale”. Caprai archivia un 2013 positivo e prepara nuovi progetti in ambito sostenibilità: “Il primo decalogo in materia certificato da un ente terzo è il nostro. Accerta la riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale nella produzione vitivinicola, il rispetto del lavoro e della giusta retribuzione, la tutela del territorio e di una filiera ampia che comprende turismo, artigianato e attività produttive locali, favorendo la local economy”.Guido Berlucchi, che ha portato in ante-prima a Verona la riserva Palazzo Satèn 2006, inizia l’anno con il +13,5% di fat-turato rispetto al primo trimestre 2013, con prospettive di consolidamento della crescita. Cristina Ziliani, responsabile comunicazione dell’azienda di Borgonato (Brescia), scommette sui tanti potenziali nuovi clienti, “a cominciare dai giovani, sempre più sensibili al fascino delle bolli-cine metodo classico e in grado di perce-pire la qualità superiore del Franciacorta. Per noi si aprono ottime prospettive un po’ ovunque, dall’Italia centro-meridiona-le all’export, che vale soltanto il 10% del fatturato. Siamo soddisfatti perché stia-mo ottenendo successo nei mercati più difficili a cominciare da quello britan-nico, ipertradizionalista, che accanto al nostro illustre cugino francese e al proprio metodo classico inizia a riservare spazio per le bollicine di Franciacorta”. Affluenza record nello stand Donnafugata, che quest’anno a Verona ha riproposto dopo dieci anni di attesa un rosato, Lumera 2013, a base di uve Syrah, Nero d’Avola, Pinot Nero e Tannat. “Vinitaly - riprende la Rallo - rappresenta per noi una porta aperta verso l’Asia, dalla Cina a Singapore, e in gene-rale verso i mercati esteri. Il Vinitaly del futuro, a mio avvi-so, dovrebbe essere il luogo per far conoscere il vino ita-liano, i suoi trend e la sua dina-micità. Mi piace questo tocco internazionale che si vuol dare alla fiera e mi piacerebbe che si mettessero a confronto per fascia di prezzo i nostri vini con quelli francesi, passi-ti compresi. Non avrei alcun

timore, in una logica di valutazione basata sul rapporto qualità/prezzo, nel misu-rare il mio Ben Ryé con uno Chateau d’Yquem”.Esistono ottime ragioni per festeggiare da Argiolas. Le novità quest’anno riguardano esclusivamente i progetti legati alla capa-cità ricettiva (vedi box nella pagina prece-dente) e alla sostenibilità, che il prossimo anno dovrebbe portare alla certificazione di prodotto sostenibile per la tenuta di Serdiana. Le vendite intanto aumentano: “Strano a dirsi - nota Valentina Argiolas - ma la parte determinante l’ha fatta Italia, dove siamo forti soprattutto nel centro-nord. Molto bene anche Russia e Regno Unito, oltre naturalmente agli Usa”. Negli States si è registrato un autentico boom nelle vendite del Cannonau, sostenute da una circostanza che potremmo definire “fortuita”: Mehmet Oz, il più famoso chi-rurgo televisivo americano, ha affermato in prima serata durante la trasmissione di Oprah Winfrey, seguita da milioni di tele-spettatori, che il segreto della longevità dei sardi è legato a un consumo moderato di questo vino. Risultato? “Ne abbiamo venduto il 46% in più”.

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STUDI

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Dopo un 2012 ad alta velo-cità, anche nel 2013 è proseguita senza sosta la corsa delle auto di lusso. Un comparto in cui la crisi

non sembra arrivare, nonostante qualche ombra sia giunta all’inizio di quest’anno con il rallentamento del mercato cine-se. Secondo l’analisi dei fatturati 2013 dei marchi di auto più esclusivi a livello internazionale, condotta da Pambianco Strategie di Impresa, il settore delle topcar ha registrato nel complesso una crescita dei ricavi intorno al 16%, gra-

zie anche alla ripresa degli Usa, mercato fondamentale per i motori. L’andamento di tutti i brand del campione ha avuto segno positivo. Molti hanno registrato risultati record e in alcuni casi, come Tesla e Maserati, l’incremento della produzione o il lancio di nuovi modelli ha portato a crescite addirittura a tripla cifra.Al vertice della classifica per fatturato c’è Porsche, di proprietà del Gruppo Volkswagen, che ha messo a segno risul-tati record di fatturato, salito del 3,1% a quota 14,3 miliardi di euro, utile ope-rativo (+6% a 2,58 miliardi) e vetture immatricolate, che hanno superato le 162mila con un balzo del 15 per cento. “Siamo cresciuti in tutti i mercati”, ha dichiarato a Pambianco Magazine Pietro

Innocenti, direttore generale di Porsche Italia. “Nell’area Asia-Pacifico le perfor-mance sono state molto positive, la Cina è cresciuta del 20% e continua a rappre-sentare un mercato molto interessante per il futuro, in cui amplieremo la nostra presenza commerciale attraverso partner locali. Negli Usa abbiamo registrato un tasso di incremento a doppia cifra, men-tre, in Europa, Paesi come la Germania, il Regno Unito e la Russia hanno com-pensato mercati che risentono della crisi, come l’Italia, portando a una lieve cre-scita in totale”. E anche per il 2014, sulla base dei riscontri sui nuovi modelli lan-ciati in marzo al Salone di Ginevra, le prospettive sono rosee. “In Svizzera - ha proseguito Innocenti - abbiamo avuto

Sfrecciano le SUPERCARRombano i bilanci delle case automobilistiche deluxe. Il comparto cresce di oltre il 16 per cento. Gli Usa trainano i risultati record. E le elettriche di Tesla mettono la freccia.

ANALISI PAMBIANCO SUI FATTURATI 2013

di Valeria Garavaglia

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STUDI

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feedback molto positivi dalla nuova ver-sione della 911 Targa, fedele all’origina-le e quindi particolarmente apprezzata dagli appassionati, e dalla nuova Macan S Diesel (il Suv compatto di Porsche, ndr), che, nonostante non fosse stata ancora presentata al grande pubblico, ha fatto registrare una raccolta ordini davvero significativa”. Il 2013 è stato un altro anno record anche per Ferrari, al secondo posto nella classifi-ca dimensionale, che aveva già archiviato il 2012 con i migliori risultati di sem-pre. Nello scorso esercizio i ricavi della casa di Maranello hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro (+5%), l’utile netto i 246 milioni (+5,4%) e la posizione finanziaria

Fonte: Elaborazione Pambianco Strategie di ImpresaCambi applicati: £/€ 1,2Cambi applicati: $/€ 0,7* Ricavi su base Non-GAAP. I ricavi su base GAAP sono pari a 1.455 mln di euro

CLASSIFICA PER VOLUMINumero di auto vendute nell’anno

Azienda 2013 ∆% 2012

Porsche (Volkswagen) 162.145 13,3 143.096

Tesla Motors 22.477 180,9 8.000

Maserati (Fca) 15.400 144,9 6.288

Bentley (Volkswagen) 10.120 10,1 9.186

Ferrari (Fca) 6.922 -5,4 7.318

Aston Martin 4.000 n.d.

Rolls Royce (Bmw) 3.630 1,5 3.575

Lamborghini (Volkswagen) 2.121 1,8 2.083

Bugatti (Volkswagen) 47 51,6 31

Fonte: Elaborazione Pambianco Strategie di Impresa

Azienda 2013 ∆% 2012

Porsche (Volkswagen) 14.300 3,1 13.865

Ferrari (Fca) 2.335 4,9 2.225

Tesla Motors 1.790* 500 298

Bentley (Volkswagen) 1.680 15,5 1.453

Maserati (Fca) 1.659 120 754

Aston Martin 600 3,4 580

Lamborghini (Volkswagen) 508 8,3 469

Rolls Royce (Bmw) n.d. 400

Bugatti (Volkswagen) n.d. n.d.

TOTALE 22.872 16,4 19.644

CLASSIFICA PER FATTURATORicavi annuali in milioni di euro

netta, attestatasi a 1,36 miliardi, è stata “la migliore di sempre”, ha affermato il grup-po in una nota. Le vetture consegnate, scese a 6.922 unità (-5,4%), hanno inve-ce scontato la scelta strategica, presa nel maggio 2012, di limitare le auto vendute sotto la soglia di 7mila, per garantire l’e-sclusività del marchio. A livello geografico, gli Usa hanno registrato 2.035 consegne (+9%), il Regno Unito, primo mercato europeo, 677, la Germania 652, mentre l’Italia si è fermata a 205. Le vetture con-segnate nella Greater China sono state 700, in Giappone 380 (+20%), in Africa e Medio Oriente 599 (+8%). La medaglia di bronzo per i ricavi va a Tesla Motors, il produttore americano di auto sportive di lusso a propulsione esclusivamente elettrica, quotato a Wall Street. La casa automobilistica della Silicon Valley, che nel 2012 era ottava nella classifica Pambianco, è passata da un fatturato di 298 milioni di euro lo scorso anno a 1,79 miliardi (+500%) di ricavi e oltre 22mila vetture consegnate nel 2013. L’azienda, che ha raggiunto una capita-lizzazione di oltre 25 miliardi di dollari, ha fatto sapere in una nota che la Model S, il suo modello di punta, nel 2013 “è stata l’auto più venduta in Nord America tra le auto con un prezzo comparabile. Nonostante ciò - prosegue il gruppo - c’è spazio per migliorare nel 2014 quando completeremo la rete di Supercharger (stazioni di carica gratuite per i clienti Tesla, ndr) di centri di servizio disponibili in tutto il Nord America. Il potenziale in Europa e Asia è ancor più significati-vo. Entro fine anno, ci aspettiamo che le

La nuova Porsche 911 Targa

In apertura, Maserati Quattroporte

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STUDI

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vendite in queste due aree combinate siano quasi il doppio di quelle in Nord America”. Quest’anno Tesla prevede di consegnare oltre 35mila Model S (+55% sul 2013), e che la produzione aumenti dalle attuali 600 vetture alla settimana a 1.000 auto settimanali. Per supportare la crescita europea, il marchio ha comuni-cato al Salone di Ginevra che aprirà più di 30 centri di servizio e concessionari in tutto il Vecchio Continente.Scende dal podio Bentley, anch’essa parte del conglomerato Volkswagen. La casa della B alata ha comunque chiuso il 2013 con ricavi record a quota 1,68 miliardi

(+15,5%) e superato le 10mila vetture consegnate (+19%). Il record di vendite è stato trainato dalla performance nelle Americhe (+28%), primo mercato per il marchio britannico, mentre l’Europa è cresciuta dell’11% e la Cina ha addirit-tura registrato il segno meno (-2,8%). In una nota, il presidente e CEO Wolfgang Schreiber ha affermato di attendere una “crescita solida” anche per il 2014 e annunciato il lancio del primo luxury Suv Bentley nel 2016 e, un anno dopo, l’im-piego della tecnologia plug-in ibrida.Il 2013 è stato poi un anno chiave per Maserati, in quinta posizione nella clas-sifica ricavi, che come il cavallino ram-pante fa capo al gruppo Fiat (oggi Fca, Fiat-Chrysler Automobiles). La casa del Tridente ha archiviato l’esercizio con un turnover più che raddoppiato a quota 1,659 miliardi di euro (+120%), oltre 15.400 automobili consegnate rispetto alle 6.288 del 2012 (+148%), e un utile operativo più che triplicato a quota 171 milioni di euro. Una performance ottenu-ta “grazie al successo della Quattroporte e della Ghibli, lanciate nel corso dell’an-no”, spiega il gruppo Fiat in una nota. “La Quattroporte, commercializzata dal mese di marzo, ha raggiunto le 7.800 unità, mentre di Ghibli, sul mercato da ottobre, ne sono state consegnate 2.900 unità. Al 31 dicembre, il portafoglio ordini è di 13.000 unità per ciascuno dei due model-li”. Il significativo incremento ha interes-sato tutti i mercati, dagli Usa (+138%), primo mercato di Maserati, alla Cina, secondo mercato di sbocco del marchio e primo per tasso di crescita sul 2012 (+334%), e l’Europa (+133%). L’obiettivo è di raggiungere le 50mila unità annue nel 2015, mentre per l’anno in corso il CEO Harald Wester ha detto di mirare alle 40mila auto vendute e a ricavi “2,5 volte quelli del 2012”.A seguire, al sesto posto, Aston Martin, con un fatturato in crescita di circa il 3% a oltre 600 milioni di euro e oltre 4mila vetture consegnate. Il 37,5% delle auto di James Bond, a fine 2012, è stato acquisito dal gruppo di private equity Investindustrial che fa capo ad Andrea Bonomi. L’obiettivo, secondo indiscrezio-ni riportate da Bloomberg, è di raddop-piare le vendite entro il 2016 attraverso il lancio di nuovi modelli e l’espansione della rete di concessionari fuori dall’Euro-pa, in particolare in Asia e nelle Americhe. Tra le strategie per il futuro ci sarebbe

La Ferrari California T al Salone di Ginevra

Tesla Model S in fase di ricarica

Stephan Winkelmann

Pietro Innocenti

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Il segmento delle auto premium rallenta l’accelerazione nel 2013, archiviato con un +1,5% dei ricavi rispetto al +11% del 2012. Il leader di mercato, il gruppo Bmw, ha registrato lo scorso anno una flessione dell’1% del fatturato, attestatosi a 76 miliardi di euro. In volumi, le vendite del colosso tedesco sono aumentate del 6,4% e quelle del marchio Bmw hanno toccato il record di 1,65 milioni di vetture consegnate. Segue Mercedes-Benz, parte del gruppo Daimler, con 64,3 miliardi di ricavi (+4%) e oltre 1,5 milioni di auto vendute, “grazie soprattutto ai mercati cinese, statunitense ed europeo e ai nuovi modelli compatti”. Audi, controllata da Volkswagen, ha riportato ricavi in rialzo del 2,3% a 49,9 miliardi di euro e ha consegnato 1,6 milioni di vetture (+8,3%), superando quindi il target di un milione e mezzo di consegne fissato per il 2015. Jaguar Land Rover, il gruppo inglese di proprietà dell’indiana Tata Motors, ha chiuso il 31 marzo il fiscal year 2013/2014, di cui non è ancora disponibile il bilancio. Nel terzo quarter i ricavi si sono attestati a 6,47 miliardi di euro e le auto vendute sono state oltre 112mila (+27%).

IL SEGMENTO PREMIUM IN FRENATA

anche l’introduzione del primo Suv, ad oggi rumour non confermato.Lamborghini, in settima posizione, ha archiviato il 2013, anno del suo 50° anni-versario, con un giro d’affari record di 508 milioni (+8,3%) e oltre 2.100 auto vendute. “Il 34% delle vendite è appro-dato nell’Emea, il 36% in America e il 30% nell’Asia-Pacifico”, ha dichiarato Stephan Winkelmann, presidente e AD di Automobili Lamborghini. “Gli Stati Uniti rappresentano il nostro primo mer-cato in assoluto, seguito dalla Cina, dove però il mercato delle supersportive in genere ha effettivamente subìto un rallen-tamento. La distribuzione delle vendite, ben bilanciata, ci consente di rispondere con maggiore flessibilità alle fluttuazioni nei singoli mercati”. Al Salone di Ginevra, la casa di Sant’Agata Bolognese ha pre-sentato la nuova Huracán, ‘erede’ della Gallardo, la Lamborghini più venduta di sempre, uscita di produzione lo scorso anno. “L’Huracán sta ricevendo una rispo-sta travolgente dai mercati e dai clienti di tutto il mondo”, ha continuato l’AD. “Più di mille clienti in soli due mesi hanno difatti deciso di ordinarla”. “Con una gamma di modelli accattivante e rinnova-ta, investimenti in ricerca e sviluppo che superano il 20% del fatturato, così come continui investimenti nello stabilimento e nel rilancio dei mercati – ha concluso Winkelmann - siamo alla vigilia di una fase di crescita importante, che porterà il marchio in una nuova dimensione sia nel breve sia nel lungo termine”. Secondo indiscrezioni, il 2017 potrebbe vedere il lancio di Urus, il nuovo concept Suv Lamboghini. Una messa in produzione ‘ritardata’ da quella del Suv di Bentley, che come il marchio italiano fa capo al gruppo Volkswagen.Rolls Royce, parte del gruppo Bmw, dopo un 2012 in calo del 9,6%, lo scorso anno ha registrato un incremento di auto ven-dute, salite a oltre 3.600 unità (+1,5%). Il modello di punta del blasonato mar-chio della doppia R, la Phantom, è stata

consegnata a 854 clienti (+8,2%) mentre le consegne della Ghost sono calate del 18% a 2.284 unità. “Nel 2013 – si legge nel report del gruppo Bmw - Rolls-Royce ha presentato la Wraith, la più potente Rolls-Royce di tutti i tempi, in vendita da settembre, che ha ricevuto la migliore accoglienza sia dai media sia dai clienti”.Chiude la classifica Bugatti, di proprietà del gruppo Volkswagen, che non ne ha reso noto il giro d’affari. Lo scorso anno il marchio ha consegnato 47 vetture rispet-to alle 31 del 2012.Come nell’edizione 2012 dello studio, anche quest’anno McLaren non è stata inserita per mancanza dei dati di fatturato. Secondo quanto riportato dal Financial Times, la casa britannica nel 2013 dovreb-be raggiungere il break-even e raddoppia-re le vendite grazie all’espansione in Asia e in fasce inferiori del mercato. McLaren Automotive, parte del gruppo che inclu-de anche la Formula1, nel 2012 avrebbe quadruplicato le vendite a 266 milioni di sterline (+400%) e un ebitda di circa 7 milioni, rispetto ai -53 milioni precedenti. L’obiettivo sarebbe di passare da 1.500 auto vendute nel 2013 a 4.000 nei pros-simi anni grazie a modelli meno costosi.

Lamborghini Huracàn

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28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 83

Insights by

Contact Global Blue: [email protected] – 0331 1778 000

Il Salone del Mobile si è confermato anche quest’anno un evento di grande richiamo, che ha portato a Milano appas-sionati di design da tutto il mondo. I turisti extra europei che visitano il Salone approfittano della loro permanenza nel capoluogo lombardo anche per fare shopping, scegliendo il meglio del ‘Made in Italy’ tra i brand della moda e del lusso, ma anche dell’arredamento.Secondo i dati raccolti ed elaborati da Global Blue, in Italia le vendite tax free sono cresciute dell’8% nel 2013, con uno scontrino medio del valore di circa 725 euro. In particolare, il settore Home & Garden ha mantenuto costanti i propri livelli di spesa rispetto all’anno precedente e vede uno scontrino medio intorno ai 450 euro. Sono soprattutto mobili, comple-menti d’arredo per la casa e il giardino, l’oggettistica in vetro e cristallo e le porcellane di arredamento per interni ed esterni, ad attrarre i turisti stranieri, che apprezzano l’unicità delle proposte delle aziende italiane. A trainare le vendite tax free del segmento Home & Garden sono i turisti Russi e Americani, entrambi con una quota del 19% del mercato. Se cresce la percentuale relativa agli acquisti dei cittadini Russi (+2%), cala lievemente il dato relativo alla nazionalità americana (-1%). Aumenta in misura più signifi-cativa lo shopping tax free dei turisti cinesi (+18%) e Svizzeri (+16%). Se consideriamo il dato relativo all’ammontare dello scontrino medio, tra i top spender ritroviamo ancora Russi e Cinesi, rispettivamente con uno scontrino medio di 477 e 470 euro, seguiti a breve distanza dai cittadini canadesi, che

spendono in media 438 euro, e dai Brasiliani, che raggiungo-no quota 410 euro. Tuttavia, il record di spesa lo hanno fatto registrare i turisti provenienti dall’Arabia Saudita, che con 975 euro si aggiudicano saldamente il primo posto mentre, con un certo distacco, seguono gli Ucraini con uno scontrino medio di 692 euro.

OSSERVATORIO SUGLI ACQUISTI DEI TURISTI STRANIERI IN ITALIA

FOCUS SUL COMPARTO HOME & GARDEN

HOME & GARDEN: SPESA TAX FREE SHOPPING PER NAZIONALITÀ *

* Global Blue Index

Bellora BergamoFrette Milano

4%4%

31%19%

19%

7%

6%3%3%

2%

2%

RUSSI

AMERICANI

SVIZZERI

CINESI

GIAPPONESI

BRASILIANI

UCRAINI

AUSTRALIANI

ARABI SAUDITI

CANADESI

ALTRI

4% 4%

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84 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

GIRO POLTRONE

TRAPANI ENTRA IN CLESSIDRA

Francesco Trapani entra in Clessidra in qualità di azio-nista, operating partner

e membro del Cda con la cari-ca di vice presidente esecutivo. Trapani trasferirà così a Clessidra le sue competenze imprendito-riali e manageriali, in particola-re in alcuni dei settori prioritari per la strategia di investimento del fondo quali le eccellenze del made in Italy.Il manager ha deciso recente-mente di lasciare la sua posi-zione come presidente della divisione orologi e gioielli del gruppo Lvmh dopo avere gui-dato con successo l’integrazione con Bulgari, l’azienda di famiglia dove ha iniziato la sua carriera nel 1981. L’integrazione è avve-nuta nel 2011, quindi Trapani per i tre anni successivi è stato presidente della divisione orologi

e gioielli di Lvmh, e tuttora è membro del Cda del colosso del lusso d’Oltralpe e consigliere del presidente per le attività di gio-ielleria del gruppo.

Achille Mucci è stato nominato nuovo CEO di Stefanel, in

sostituzione di Tito Berna dimessosi lo scorso gennaio. Si tratta di un

nuovo avvicendamento in seno al gruppo che ha chiuso il 2013 con

ricavi in calo del 9,7% a 168,5 milioni di euro dopo le dimissioni di Luciano

Santel che nel settembre scorso è passato al gruppo Moncler.

Il 50enne Mucci, in passato, ha ricoperto diversi ruoli direttivi nel settore corporate e bancario, e

da tempo collabora con il gruppo Stefanel. Il board ha inoltre

assegnato al CFO Monica Cippollotti l’incarico di investor relator e

dirigente preposto alla redazione dei dirigenti contabili societari in

sostituzione del vice president corporate Federico Girotto, che

lascia Stafanel per Masi Agricola. Girotto, segnala il comunicato del

gruppo, “rimarrà comunque in carica come consigliere e membro

del comitato esecutivo fino alla scadenza del mandato”.

Prove di rilancio per Nicole Farhi, la maison di moda finita la scorsa estate in amministrazione straordinaria e salvata dall’imprenditrice Maxine Hargreaves-Adams, proprietaria della fashion house Fenn Wright Manson. Dal primo aprile il marchio è guidato da Martin Mason in qualità di CEO. Mason ricopriva lo stesso ruolo in Lulu Guinness, azienda che ha lasciato a fine 2013. L’arrivo di Mason dovrebbe coincidere con una serie di progetti di espansione internazionale della maison.

Mulberry ha annunciato che Bruno Guillon si dimetterà dal ruolo di CEO

con effetto immediato. Godfrey Davis, ex CEO prima di Guillon e attuale presidente non esecutivo,

diventerà presidente esecutivo del board finché non sarà trovato un

successore.Guillon, ex Hermès, è entrato al vertice del marchio britannico di borse di lusso nel marzo 2012.

Secondo Bloomberg, negli ultimi due anni Mulberry ha perso due

terzi del suo valore di mercato e la strategia di Guillon di alzare i prezzi ed espandere il brand globalmente

non ha avuto successo con i consumatori.

Secondo indiscrezioni, il direttore creativo Emma Hill ha lasciato

la griffe lo scorso anno dopo un disaccordo con il manager.

Guillon è sceso del 67 per cento.

MUCCI NUOVO CEO DI STEFANEL

MASON RILANCIA NICOLE FARHI

GUILLON SI DIMETTE DA CEO DI MULBERRY

Steve Shiffman, attualmente presidente e DC della Ck International, diventerà CEO a par-tire dal prossimo 1° luglio, succedendo a Tom Murry, a capo della casa di moda americana da 17 anni. Murry, 63 anni, diventerà presi-dente esecutivo, con un ruolo di consulenza fino al 31 gennaio quando andrà in pensione. “Sotto la guida di Murry, Calvin Klein è cre-sciuta da 2,8 miliardi di dollari di ricavi al dettaglio agli 8 miliardi di dollari del 2013”, ha dichiarato il presidente e CEO di Pvh Emanuel Chirico, affermando anche il suo ruolo determinante nell’acquisizione di Ck da parte di Pvh nel 2002.

Alessandra Carra sarà il nuovo AD di Agnona a partire dal mese di maggio. Carra si unirà al Gruppo Ermenegildo Zegna dopo tre anni di lavoro presso Lvmh Group, dove ha ricoperto il ruolo di presidente e CEO di Emilio Pucci, e durante i quali ha intrapreso il percorso di espansione del marchio a livello internazio-nale. Prima ancora ha lavorato per Trussardi e Ralph Lauren.Bruno LaGuardia, attuale CEO di Agnona, entrerà a far parte del consiglio di ammini-strazione del brand e supporterà la Carra in qualità di advisor.

SHIFFMAN GUIDA CALVIN KLEIN CARRA NUOVO CEO DI AGNONA

Alessandra Carra

Steve Shiffman e Tom Murry

Francesco Trapani

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86 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

OPENINGS

Tollegno 1900 prosegue il suo piano di opening a livello nazionale con il nuovo format Negozio di Fabbrica, e apre a Pomezia (Roma). A pochi mesi dall’apertura del punto vendita di Busnago (Mb), l’azienda piemontese ha inaugurato un nuovo store di circa 400 mq che ospiterà le collezioni dei marchi storici Ragno, con la S/S 2014 di intimo, abbigliamento notte e da esterno per uomo e donna, e Tollegno 1900. Il concept rappresenta un format “declinabile a livello inter-nazionale”, ha detto l’AD Lincoln Germanetti. “In termini distributivi, i punti vendita Negozio di Fabbrica si andranno ad aggiungere agli attuali 40 monomarca di entrambi i brand presenti sul territorio nazionale e saranno il punto di parten-za per iniziare a presidiare il mercato europeo”.

TOLLEGNO E RAGNO A POMEZIA

Loriblu ha inaugurato a Riccione una nuova boutique, la 23esima nel mondo per l’azienda di calzature guidata da Annarita Pilotti e Graziano Cuccù. Nel cuore della movida della cittadina romagnola, tra viale Ceccarini e viale Dante, il negozio si sviluppa su due livelli e ospita le calzature e gli accessori per donna e uomo, le calzature da sposa Loriblu Wedding Shoes e la linea di preziosi costumi decorati con Swarovski Elements, strass e pietre. “Continuiamo a investire nella distribuzione in tutto il mondo, partendo dall’Italia”, afferma Pilotti. “Oltre a Riccione, infatti, a breve inaugureremo un nostro punto vendita all’interno del mall Designer Outlet di Castel Romano. Inoltre, taglieremo il nastro della rinnovata boutique Loriblu all’interno del Mall of the Emirates a Dubai ed entro maggio apriremo anche a Londra in New Bond Street”. Lo scorso anno Loriblu ha inaugurato sette boutique, a Shenyang, e poi a Venezia, Kuwait City, Kiev, Minsk, Sochi e Blagoveschensk, oltre a due shop-in-shop a Mosca.

LORIBLU TAGLIA IL NASTRO A RICCIONE

Lo stilista Angelo Galasso ha aperto la sua nuova boutique nel centro di Milano, in Corso Matteotti 8. La nuova House – così si chiamano i monomarca di Galasso – va a sostituire l’attuale boutique di via Montenapoleone e, con i suoi 450 mq e 3 vetrine, rispecchia le esigenze di cresci-ta del marchio. “La nostra collezione si è sviluppata di pari passo al gusto sofisti-cato ed ecclettico del nostro cliente ed è giunto il momento di presentarla in uno spazio più ampio, con aree dedicate alle diverse tipologie di prodotto. Inoltre, sin dai tempi di Interno 8 e Billionaire ho sempre amato location defilate e lontane dai centri nevralgici della moda dove il cliente si possa sentire a suo agio e diven-tare parte della nostra famiglia allargata”, ha sottolineato lo stilista.

STORE PIÙ GRANDE PER GALASSO

KIKO SI TRUCCA A STELLE E STRISCE

Dopo aver inaugurato la filiale americana a New York a inizio 2014, Kiko

Make Up Milano è pronta ad espandersi in tutto il territorio americano. Punto di partenza, l’apertura del primo store Kiko all’interno del Westfield Garden State Plaza a Paramus nel New Jersey. Kiko Make Up Milano, catena di cosmetici lanciata dalla famiglia Percassi nel 1997 che oggi conta circa 580 negozi in Europa, da tre anni sta crescendo a doppia cifra, mietendo traguar-di di utili e fatturato. Nel 2012 il

fatturato è stato di 351 milioni in crescita del 67% rispetto all’eser-cizio precedente.

Wunderkind si prepara a sbarcare a Milano. Wolfgang Joop, uno

degli stilisti più conosciuti nei Paesi germanici e fondatore del marchio

Joop!, che ha ceduto completamente nel 2001 alla Wünsche AG, ha in

progetto di aprire una boutique monomarca nella capitale italiana

della moda. “Sto cercando il posto giusto – ha spiegato il designer – e

ci tengo a venire qui perché è un punto importantissimo, dove ho la

possibilità di dialogare con tanti amici del settore”. Il marchio sceglie l’Italia, dunque, per la sua prima apertura di un monomarca fuori dalla Germania

(dove oggi conta le sue uniche quattro boutique a Berlino, Sylt,

Monaco e Potsdam).

Primo monomarca berlinese per Mauro Grifoni che apre all’interno della struttura del Bikini Berlin. La boutique si sviluppa su 120 mq ed è dedicata alle collezioni uomo e donna di Mauro Grifoni e M.Grifoni. Con l’opening di Berlino, il marchio porta a quota 3 il numero di aperture flagshipstore internazionali programmate per il 2014, insieme a Dubai e Mosca.

PER WUNDERKINDESORDIO A MILANO

MAURO GRIFONI SBARCA A BERLINO

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A9REABB.tmp 1 03/03/2014 16:33:38

28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 87

OPENINGS

Carlo Pazolini, marchio di calzature italiane particolarmente conosciuto in Russia e in tutto l’Est europeo, è deciso a conquistare l’Italia. Dopo le aperture dei flagship store di Milano, Roma e Venezia, il marchio made in Italy ha aperto 47 nuovi corner all’interno dei department store Coin (tra cui i grandi centri di Milano, Torino e Roma) dove è pos-sibile trovare un’ampia scelta della collezione del brand.Il marchio fa capo all’omonima holding olan-dese guidata dall’imprenditore russo Ilya Reznik, ma è stato registrato nel nostro Paese nel 1990, e vanta una produzione quasi 100% made in Italy, realizzata tra Marche, Toscana e Veneto.

Il marchio del bassotto prosegue nella sua espan-sione verso est e inaugura a Mosca il suo primo monomarca nella capitale russa. Un taglio del nastro in grande stile con un evento che ha visto come madrina Sofia Loren e ospite Pupo, nomi ben conosciuti in Russia. Lo store di 250 mq si trova in Kuznetsky Most, nella via dello shopping a pochi passi dai magaz-zini Gum e dalla Piazza Rossa e rappresenta l’avamposto di un doppio progetto che il marchio del bassotto porterà avanti nel prossimo trien-nio. Da una parte c’è l’intenzione di presidiare il mercato russo: infatti, dopo questo opening, l’e-tichetta partenopea sarà impegnata nell’apertura di altre due boutique, presso il Crocus City Mall entro l’estate e presso l’Atrium Mall nella secon-da parte dell’anno. Altrettante boutique saranno aperte invece nel 2015 per un investimento totale annuo a regime di circa 12 milioni, cifra che si riferisce alle retail operations, in partnership con

l’agenzia Staff Service che cura la distribuzione del brand nel territorio. Entro i prossimi 3 anni, Harmont & Blaine prevede di raggiungere una presenza di 15 boutique in Russia, che diventerà così uno dei principali mercati esteri del gruppo. L’altra direttrice sarà quella dell’apertura di store nelle principali città del mondo con il progetto Global cities. Dopo Mosca, prossimi obiettivi saranno Parigi e Londra e New York.

CARLO PAZOLINI, 47 NUOVI CORNER

HARMONT&BLAINE DEBUTTA A MOSCA

È ancora un cantiere, ma il futuro flagship store di Colmar in piazza Gae Aulenti, in zona Porta Nuova a Milano, inizia a prendere forma. “L’opening è previsto a settembre”, ha detto Giulio Colombo, AD di Manifatture Mario Colombo & C., proprietaria del brand. Lo spazio occuperà una superficie intorno ai 200 mq e si affaccerà su tre vetrine. “In passato abbiamo fatto alcuni esperimenti retail su Milano – ha continuato Colombo – ma questo rappresenterà, anche in previsione dell’Expo, un vero e proprio flagship store che unirà tutti i nostri brand: Colmar, che propone abbigliamento per neve, mare e golf, e Colmar Originals che si compone di capi sportswear e accessori”.

COLMAR, A SETTEMBRE FLAGSHIP IN GAE AULENTI

IDo, brand childrenswear del gruppo Miniconf, ha

inaugurato una boutique a Roma, la seconda dopo

quella in zona Testaccio, in Piazza Filippo Carli 30, vicino al quartiere

Parioli. Dopo le aperture di Legnago (Vr) e Vicenza,

il marchio aretino è sbarcato nella città eterna

con un negozio di circa 50 mq che si affaccia su tre vetrine in cui sono in

vendita l’abbigliamento e gli accessori per bambini e

bambine, ragazzi e ragazze, da 6 mesi a 16 anni, e le

proposte per i piccolissimi, firmate Ido Mini.

IDO FA BIS A ROMA

È Venezia, la “città degli innamorati”, l’ultima tappa del piano retail diCromia, brand marchigiano di borse che fa capo a Laipe Spa. Dopo Milano, Palermo e Napoli, il marchio di accessori sbarca nella romantica città lagunare nellapasseggiata delle Mercerie, tra Rialto e San Marco, dove si affacciano tutte le vetrine delle griffe di lusso. Una boutique-scrigno, dove le borse dalle forme e colori più di tendenza spiccano, grazie al concept sviluppato da Francesca Degaspari e Patrizia Girondi dello Studio ATD Architectural Tool and Design. Cromia proseguirà nel suo piano di aperture con l’inaugurazione di una boutique a Bari ed entro l’estate arriverà a conquistare Roma.

CROMIA ARRIVA IN LAGUNA

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88 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

FASHION DISTRICT crea il nuovo concetto di outlet di Milena Bello

Le grandi innovazioni spesso nascono in contesti che solo a prima vistasembrano inusuali. Così Fashion District ha scelto il suo outlet di Molfet-ta, nel cuore della Puglia, per il lancio, la scorsa estate, dell’evoluzione del concetto di shopping center, frutto di uno studio sui cambiamentisulle nuove esigenze dei consumatori. È nato così il progetto Retail Entertainment Park, uno spazio di nuova generazione all’interno del-la struttura pugliese che ospita il più grande skate park indoor d’Italia con i suoi 1.400 metri quadrati di playground al quale si aggiunge l’area 4home dedicata all’accessories design, al wedding e all’high tech.Nonostante il nuovo layout del centro sia stato svelato meno di un anno fa, il nuovo modello retail ha già ottenuto un importante ricono-scimento aggiudicandosi il premio della sezione Best Store di Innov@Retail Award 2014, il riconoscimento di Accenture e Gruppo 24 Ore dedicato alle aziende distinte per i loro progetti innovativi. E lo spazio di Molfetta potrebbe essere solo l’inizio di un progetto destinato a coin-volgere anche altri centri, come ha raccontato Floriana Capitani Diret-tore Generale Fashion District Spa che oltre a Molfetta conta altri due strutture a Mantova e Valmontone.

Perché siete partiti proprio da Molfetta?È l’ultimo dei nostri centri in ordine cronologico. Aperto nel 2005, nascecome città della moda ed è l’unico outlet della regione. A distanza di alcuni anni ci siamo resi conto che fosse necessario ripensare lo stesso modello di outlet. Così, dopo una serie di analisi sul territorio per capire le esigenze inespresse dei clienti, abbiamo dato vita a un progetto che si avvicina all’idea dell’entertainment shopping park di ispirazione cino asiatica, ovvero un luogo non solo di acquisti ma destinato anche al divertimento e al tempo libero. Secondo i nostri studi, nell’area puglie-se c’è un forte interesse del pubblico nel segmento sportswear e stre-etwear e per questo abbiamo realizzato lo skate park indoor, gestito dal Team Vans Italia con tanto di scuola dedicata.

Quali sono le altre novità?Oltre al restyling architettonico con un layout totalmente bianco, in completa sintonia con il mood del territorio, e le strutture in corteen e cemento, abbiamo inaugurato anche il format 4home: 500 metri quadrati dedicati al design e a tutto ciò che gravita attorno al mondo del wedding, considerato che la Puglia è la culla di questo settore. Con 4home ci siamo messi in gioco diventando noi stessi retailer con uno spazio, che raccoglie una selezione tra le migliori produzioni provenien-ti da tutto il mondo e che viene gestito da una società interamente controllata da Fashion District.

Quello di Molfetta sarà un format replicabile?Questa è la nostra intenzione. Siamo partiti da Molfetta perché erain qualche modo più semplice ma la trasformazione dei centri shop-ping in virtù dell’evoluzione dei modelli di consumo è una necessitàimprescindibile. E lo confermano i dati. A livello di gruppo il 2014 si è aperto con segnali decisamente positivi per tutte e tre le strutture, Molfetta è in pieno booming. È quello che definirei un buon auspicio.

Floriana Capitani

Il centro Fashion District di Molfetta

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COMUNICAZIONE & EVENTI

90 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

MARC JACOBS FA IL CASTING SUI SOCIAL

Adesso il casting si fa da casa, con un selfie sui social network. L’idea è di

Marc Jacobs, lo stilista statuniten-se che, per trovare il volto della prossima campagna autunno/inverno 2014 della sua seconda linea, Marc by Marc Jacobs, ha utilizzato Twitter e Instagram.Per pochi giorni, chiunque abbia ritenuto di avere i requisiti per diventare la nuova testimonial del designer ha potuto inviare una propria foto con l’hashtag #CastMeMarc, appositamen-te creato dal team di lavoro di Jacobs.Così, il creativo, che ha da poco lasciato Louis Vuitton per dedi-carsi alla sua etichetta, potrebbe passare da una star come Miley Cyrus, l’attrice e cantautrice americana diventata famosa nel ruolo di Miley Stewart/Hannah

Montana nella serie di Disney Hannah Montana, al volto di una ragazza qualunque. Miley, infatti, ha posato per la primavera/estate 2014 della prima linea. A quel punto, un semplice selfie avrà cambiato la vita alla prescelta.

Il Gruppo Capri, nell’ambito di un progetto di restyling mirato allo

sviluppo di un sito web innovativo e tecnologicamente avanzato, ha lanciato il social network integrato

#MyAlcott. Il progetto oggi ha un’interfaccia di pre-lancio, che permette agli utenti di collegarsi a #MyAlcott e caricare la propria foto, connettendosi attraverso il

proprio profilo Facebook: sarà così possibile creare un account al quale

si accederà, quando verrà lanciata la versione completa del social

network, assieme al nuovo sito web. #MyAlcott rappresenta il primo step di lancio del nostro nuovo sito web

che sarà fortemente improntato sullo sviluppo e l’interazione

attraverso il social network integrato che, a sua volta, interagisce con

Facebook piattaforma che, assieme ad Instagram, è la numero uno in

termini di utenti ed interazione”, ha sottolineato Dalila Calabrese

marketing & communication director.

Novità per i profumi di Kenzo a partire dal nuovo volto che sarà Louise Bourgoin. La sua personalità, il suo french touch e la sua disarmante autoironia la rendono testimonial ideale per il nuovo profumo femminile. Louise, già nominata al César come miglior attrice emergente, ha recitato in “Adèle”, in “L’enigma del farone” a fianco di Luc Besson e la vedremo prossimamente insieme a Emma Thompson e Pierce Brosnan in “The Love Punch”. Inoltre a settembre verrà lanciata una nuova fragranza sul mercato italiano.

Dalla Svezia arriva il primo selfie ecosostenibile. L’iniziativa di

H&M chiama in causa il mondo dei social per promuovere la

produzione di abiti con materiali di qualità superiore e la riduzione

dell’impronta di carbonio suoi prodotti, soprattutto una volta

che i pezzi lasciano i negozi. Per l’occasione, è stato creato l’hashtag #everconscioushm,

da utilizzare sui social network – Instagram in primis – a corredo di un autoscatto ‘consapevole’ che

ritrae l’utente mentre è impegnato a fare un’azione utile per la terra.L’iniziativa, inoltre, comprende la

collaborazione con due stiliste ‘green’, Alexia Niedzielski ed Elizabeth von Guttman e la

distribuzione di un ‘Ever’ Manifesto sui temi del rispetto dell’ambiente

all’interno degli store del gruppo in tutto il mondo.

IL GRUPPO CAPRI PUNTA SU #MYALCOTT

BOURGOIN VOLTO DI KENZO

CON H&M IL SELFIE SI FA ‘GREEN’

Per festeggiare il suo 70esimo compleanno, Kwang Young Chun (l’autore della copertina di questo numero di Pambianco Magazine) si è fatto due regali. Il primo è una mostra alla Bernard Jacobson Gallery di Londra, andata in scena fino alla metà di aprile, con dieci nuove opere dalla serie ‘Aggregation’, il secondo è la monografia a lui dedicata, edita da Rizzoli New York, ‘Mulberry Mindscapes’. L’artista di Hongcheon County, tra i più quotati della Corea del Sud, racconta la sua storia insieme con il professor John C. Welchman e il critico d’arte Carter Ratcliff, dai primi quadri astratti fino alle ultime opere fatte di carta di gelso, passando per le mostre in giro per il mondo.

KWANG YOUNG CHUN FESTEGGIA 70 ANNI MICHELLE WILLIAMS BIS CON VUITTON

Louis Vuitton conferma Michelle Williams. L’attrice sarà la protagonista della nuova campagna della maison francese per la P/E 2014. La campagna - dedicata alle borse Lockit, Capucines e Alma - è stata scattata da Peter Lindbergh con lo styling è di Carine Roitfeld. Tra l’attrice e il brand del gruppo Lvmh c’è un lungo rapporto di collabo-razione: già lo scorso anno l’attrice è stata scelta come testimonial. Nelle immagini gli accessori sono sempre in primo piano, sia che siano proposti in tinte classiche che in tonalità accese come il rosso e il viola.

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92 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014

Perché il segmento luxury è così importante per voi?Il mercato dell’alto di gamma, oltre a essere in forte crescita, è estrema-mente competitivo. Le aziende sono alla ricerca di partner di riferimen-to che siano in grado di fornire loro esattamente la carta di cui hanno bisogno: noi vogliamo essere il primo nome che viene in mente alla di-visione creativa, ma anche ai manager, delle aziende del lusso.

Che tipo di prodotto siete in grado di offrire?Tutto quello che si può fare con la carta: buste, inviti, gadget, ma an-che carte intestate e carte da lettera. La nostra gamma di prodotti è molto vasta e, inoltre, siamo in grado di customizzare qualsiasi ri-chiesta. Il lusso chiama personalizzazione, e viceversa: ogni elemen-

to distintivo - dal colore, alle scritte fino al materiale (si spazia dalla carta alle fibre vergini fino al bambù) - che un’azienda ci richiede, noi riusciamo a darlo.

Anche le tempistiche devono giocare un ruolo fondamentale…La parte più importante e lunga del lavoro sta nell’accordarsi con gli uf-fici stile circa il prodotto richiesto. Ogni dettaglio, in questo campo, è importante e anche noi giochiamo la nostra parte, offrendo un servizio di consulenza e affiancamento dei creativi interni ai nostri partner. Ma dal momento dell’ordine, i tempi si accorciano parecchio: siamo in gra-do di far arrivare al cliente il prodotto che ha scelto anche nel giro di pochi giorni.

L’AZIENDA CARTIERA MIRA ALL’ALTO DI GAMMA GRAZIE ALL’OFFERTA DI PRODOTTI PREGIATI E

PERSONALIZZABILI. A SPIEGARLO È CHRISTOPHE BALARESQUE, DIRETTORE DELLA LINEA LUXURY

DI ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS, LA DIVISIONE CHE SI RIVOLGE AI CLIENTI INTERESSATI AI

PRODOTTI DI ECCELLENZA.

La carta di Arjowiggins Creative Papers punta sul lusso di Caterina Zanzi

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Ci fa un esempio di prodotto diretto al mondo del luxury?Recentemente abbiamo realizzato A+S61, un piccolo gioiello creativo nato per stupire e conquistare i clienti del lusso: si tratta di due volumi racchiusi in un cofanetto che custodiscono la storia dell’azienda (la A sta per ‘About’) e una raccolta (la ‘S’ è quella di ‘Samples’) di 61 campioni dei prodotti top di gamma disponibili all’interno del nostro portfolio. Il cofanetto è stato realizzato in tiratura limitata, soltanto 1000 copie, e in-viato ai decision maker delle più importanti aziende del lusso al mondo. L’importante, per noi, è fare capire agli stilisti, ma anche ai manager e ai creativi, chi siamo e su che cosa possono contare in fatto di carte.

La digitalizzazione della comunicazione non vi mette in difficoltà?Sarò onesto, internet rappresenta una modalità di comunicazione ec-cezionale, ma il criterio della personalizzazione è fonte di grande sele-zione: una email customizzata sortisce un effetto decisamente minore rispetto a un invito cartaceo ben fatto e personalizzato. E i marchi lo sanno, capiscono che non solo è importante recapitare un messaggio ai propri clienti, ma diventa fondamentale anche il modo in cui si de-cide di farlo. Chi riceve un invito, un regalo, una lettera, deve avere la sensazione di essere speciale: noi serviamo esattamente a questo.

Quali sono i mercati che vi danno maggiore soddisfazione?Sicuramente l’Europa Occidentale è ancora la nostra destinazione più importante, in particolare l’Italia, l’Inghilterra e la Francia, Paesi nei qua-li è polarizzato gran parte del lusso. Ma stiamo riservando una grande attenzione anche ai cosiddetti mercati emergenti, e nello specifico a tutta l’area dell’Asia-Pacifico, a partire dalla Cina, da Hong Kong e da Singapore. Dall’Est riceviamo sempre più spesso richieste di prodotti di alto livello: è una sfida che stiamo prendendo molto seriamente.

Anche in Europa, però, potete contare su clienti di fama mondiale...Certamente. Negli anni abbiamo coltivato rapporti proficui con larga parte dei produttori del lusso a livello europeo. Recentemente, per esempio, abbiamo stretto una partnership molto importante con uno dei più grandi gruppi francesi, a cui abbiamo fornito tutte le carte per il nuovo progetto con focus sull’arte dello scrivere.

Scrivere per alcuni è un mestiere, ma per molti è solo uno svago...Lo è, ma nel senso romantico del termine. Stiamo riscontrando una sempre maggiore cura anche da parte della gente comune, che non ha bisogno di carte da lettere o di quaderni per lavoro, nei confronti dei diari, delle agende, dei biglietti per le occasioni speciali. Sono convinto che anche i notes su cui ci appuntiamo i pensieri o gli appuntamenti descrivano quello che siamo.

Che posizione avete nei confronti delle questioni ‘eco’ riguardo all’utilizzo della carta? Come azienda riteniamo di essere molto attenti alle istanze ambientali e di sostenibilità. Da più di dieci anni, produciamo carta “100% ricicla-ta” e certificata FSC (certificazione forestale del Forest Stewardship Council) per essere certi di offrire in qualsiasi caso ai nostri clienti pro-dotti amici dell’ambiente, sia nella materia prima sia nel packaging. La coscienza ambientale sta diventando un valore fondamentale anche per i nostri partner, e siamo felici di essere stati degli antesignani sul tema.

Qui a lato e sotto, alcuni dei prodotti di Arjowiggins Creative Papers.

Nella pagina a fianco, Christophe Balaresque e la limited edition A+S61.

in collaborazione con

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I LOVE IT

di Maria Broch

PLUMAGELa superleggera Icarus Light. Design studio Tord Boontjeper Artecnica.

SI CHIAMA ANGEL OF WAR

L’OPERA NEWKITSCH DELL’ARTISTA OLANDESE

RUDY VAN DER VELDE.

Lo splendore delle piume di pavone per l’orologio diBraccialini Timepieces (€ 179).

Festeggia gli 80 anni di Renè Caovilla lo spumeggiante Snake Sandal.

Dedicato alla femme fatale lo straordinario occhiale Diva di Bulgari.

Spilla in oro e micro mosaico

disegnata da Roger Thomas

per Sicis Jewels.

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I LOVE IT

Bracciale in tessuto con piume naturali, firmato Prada (€ 180).

Da antica guerriera, il girocollo piumato di Lolita Lorenzo.

Uno stampato a motivi piumati per la borsa in tela di Longchamp (€ 350).

Piume di fagiano

ornano il quadrante

dell’orologioHarry Winston.

Piume di metallo e di oca tinte nell’esotica collanadi Reminiscence (€ 490).

Gli orecchini con piume e cristalli sono di Claire’s (€ 5,99)

Una piuma gioiello è incastonata

sulla baguette diFederica Berardelli.

(€ 280).

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di Anna Gilde

MARC JACOBS LANCIA LA SUA PRIMA LINEA DI COSMETICI, CON UNA COLLEZIONE DI 123 PRODOTTI, INCONFONDIBILI PER LE TONALITÀ AUDACI E LE TEXTURE INNOVATIVE. DA APRILE, IN ESCLUSIVA DA SEPHORA E NEGLI STORE MARC JACOBS, È DISPONIBILE LA GAMMA COMPLETA PER IL MAKE-UP DI VISO, OCCHI, LABBRA E UNGHIE. IN LINEA CON LO STILE DEL BRAND, LA COLLEZIONE, FRESCA E GIOIOSA, MA ANCHE IRRIVERENTE E PROVOCANTE, ESORTA A SPERIMENTARE PER CREARE UNO STILE UNICO E INCONFONDIBILE!

SISLEY. Per riconquistare una pelle più levigata e tonica, Cellulinov si affida all’estratto di Semi di Longan, un potente attivo vegetale che frena lo sviluppo della cellulite e attenua i cuscinetti, rimodellando la silhouette. (200ml, € 171) IODASE INTENSIVE. Crema Anticellulite agisce selettivamente contro gli inestetismi della cellulite più ribelle, rilasciando l’attivo esattamente dove è più efficace, aiutando il rimodella-mento e l’eliminazione dei liquidi in eccesso. (200ml + 100 ml, € 44,90)VICHY - Per gambe, braccia, ventre, glutei, Celludestock Serum Flash rende la pelle visibil-mente più liscia, tonica e omogenea, grazie a Caffeina e Acido ialuronico, che agiscono su inestetismi della cellulite e grana della pelle. (125ml, € 37,50)RILASTIL. Per combattere gli inestetismi della cellulite, Lipofusion Gel Crema, da utilizzare dopo l’esfoliazione, coniuga gli ultimi ritrovati della fito-aromaterapia con principi attivi cosme-tologici di ultima generazione. (200ml, € 32) PUPA. A base di Escina e Caffeina, il Concentrato Attivo Anticellulite, ad azione rapida, contrasta la ritenzione idrica e combatte gli inestetismi esistenti da tempo, rallentandone la ricomparsa. (250ml, € 31,50)

Immortalata dai famosi fotografi Mert Alas e Marcus Piggott, Lupita Nyong’o apparirà, a partire da quest’estate, in diverse campagne pubblicitarie Lancôme. L’attrice keniota, nata in Messico, è stata premiata quest’anno con l’Oscar, come migliore attrice non prota-gonista, grazie alla sua commovente interpretazione di Patsey nel film di Steve McQueen “12 anni schiavo”. Lupita è stata scelta da Lancôme per la sua bellezza e il suo grande talento.

MARC JACOBS DIVENTA BEAUTY!

PER FESTEGGIARE IL 25° ANNIVERSARIO DELL’ICONICO PROFUMO ETERNITY, DI CALVIN KLEIN, VERRÀ RIPROPOSTA LA CLASSICA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DEL 1995 CON CHRISTY TURLINGTON BURNS E MARK VANDERLOO, FOTOGRAFATI DA PETER LINDBERGH. LANCIATA NEL 1988, ETERNITY ERA SIMBOLO DI AMORE ETERNO E IMPEGNO DOPO GLI ECCESSI DI FINE ANNI’70 E INIZIO ANNI’80 E PER 25 ANNI È RIMASTA UNA DELLE FRAGRANZE PIÙ VENDUTE AL MONDO. A MAGGIO L’IMMAGINE TORNERÀ SULLE PRINCIPALI TESTATE DI STATI UNITI, CANADA E REGNO UNITO, AGGIORNATA CON I NUOVI FLACONI ETERNITY CALVIN KLEIN 25TH ANNIVERSARY EDITION.

ETERNITY CELEBRA IL 25° ANNIVERSARIO

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LOTTA AGLI INESTETISMI

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LUPITA NYONG’O NUOVA TESTIMONIAL LANCÔME

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1. DOLCE & GABBANA. Cremoso, coprente e vellutato, Classic Cream Lipstick in Honey regala un sofisticato effetto nudo. (€ 31) 2 . DOLCE & GABBANA. Perfection Veil Pressed Powder è una cipria compressa di nuova formulazione, che uniforma e allunga la durata del make-up; perfetto come tocco finale! (con pennello e specchio, € 49)

3. CHANEL. Fondotinta effetto “seconda pelle”, Perfection Lumière Velvet, con la sua texture impercettibile, leviga e unifor-ma il colorito, con una tenuta a lunga durata. (€ 39,50)

4. DEBORAH Milano. Morbido e leggero, il Balsamo Labbra Sweet Pin Up regala colore, luce e idratazione grazie a Burro di Karitè e olio di mandorle dolci. (€ 4,90)

5. TOM FORD. Il nuovo Compatto Occhi e Guance racchiude 3 ombretti e 2 blush, per illuminare in modo naturale e ravvi-vare con un tocco di colore. (A Milano presso la B.que TF, La Rinascente e Mazzolari. € 90)

6. YVES SAINT LAURENT. Le unghie si vestono di un tocco di allegria con La Laque Couture N.49 Rouge Pablo. (€ 26)

LAINE DE VERRE 13

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5 6 ENCHANTED BEAUTY

L’INCONTRO DI DUE OPPOSTI, CHE SONO TUTTAVIA COMPLEMENTARI: È LAINE DE VERRE, LA NUOVA EAU DI SERGE LUTENS, CHE EVOCA SCHEGGE DI VETRO AVVOLTE IN UN PULLOVER DI CASHMERE. METALLICA MA PROTETTIVA, TAGLIENTE MA AL TEMPO STESSO AVVOLGENTE, È UNA SFERZATA DI ENERGIA, IN CUI NOTE SPEZIATE SI UNISCONO AL MUSCHIO E AD ACCORDI FLOREALI. (DA 50ML, € 75)

OLIO DA COLLEZIONE

PER FESTEGGIARE IL SUO DECIMO ANNIVERSARIO, QC TERME BAGNI DI BORMIO PRESENTA IL TRATTAMENTO TESORI DI BOSCO ALPINO, UN RITUALE DI 75 MINUTI PER IL CORPO DALLE PROPRIETÀ PURIFICANTI, RILASSANTI, LEVIGANTI, ANTIAGE. L’ESFOLIAZIONE PRECEDE L’APPLICAZIONE DI AQUAROMA SPA, DELLA LINEA QC TERME COSMETICS, A BASE DI ACQUA TERMALE, DALLE PROPRIETÀ REMINERALIZZANTI, EMOLLIENTI E RIGENERANTI. A SEGUIRE UN MASSAGGIO COMPLETO (VISO, CORPO E PLANTARE) PER IL RIEQUILIBRIO ENERGETICO. DULCIS IN FUNDO, UNA PREZIOSA TISANA DI FIORI CHE VIVONO SOLO A 2000 METRI.

10 CANDELINE PER QC TERME BORMIO

Due versioni esclusive del leggen-dario Huile Prodigieuse di Nuxe, per viso, corpo e capelli, sono disponibili da maggio in edizione limitata. Sui flaconi è disegnata Mademoiselle Prodigieuse, spon-tanea, positiva e innamorata della vita. Texture secca e formulazione naturale, è composto da 6 oli vege-tali. (100ml, € 31,90 e in versione Or, con microperle di origine mine-rale, € 36,90)

ETERNITY CELEBRA IL 25° ANNIVERSARIO

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Direttore Responsabile Carlo Pambianco

Direttore Editoriale David Pambianco

RedazioneRossana Cuoccio (coordinamento), Paola Cassola, Chiara Dainese, Valeria Garavaglia, Simona Peverelli, Caterina Zanzi

CollaboratoriVanna Assumma, Milena Bello, Claudia Cogliandolo, Anna Gilde, Andrea Guolo, Luca Testoni

Grafica e impaginazioneMai Esteve, Dalila Longo

Cover projectAnna Gilde

PubblicitàAlessia Bresciani, Camilla Ceruti (edizione russa), Lia Lasagna, Maureen Punzina, Paola Novati (design)

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