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pagineaperte pagineaperte informazioni, commenti, proposte per San Lazzaro di Savena segue a pagina 8 Gratta gratta e sotto c’è la falda Intervista di Elisa Sangiorgi a Tiziano Draghetti l nuovo Piano Strutturale Comunale si sviluppa in un’area estrema- mente fragile dal punto di vista territoriale. Abbiamo intervistato Tiziano Draghetti, ingegnere, coordinatore del Gruppo di lavoro re- gionale che ha elaborato il Piano Regionale di Tutela delle acque. L’immagine a pagina 8, tratta dal PTCP della Provincia, mostra quanto il nostro territorio sia prezioso ed importante come area di ricarica della falda sotterranea. Mentre la foto qui sopra ci ricorda la bellezza paesaggistica dell’area. Cosa comporta, per le acque sotterranee, il consumo di suolo? Uno dei maggiori effetti dell’urbanizzazione è il consumo di territorio, che comporta l’aumento dell’impermeabilizzazione delle superfici e che contribuisce in modo determinante all’aumento della portata d’ac- qua per unità di superficie drenata. In Italia, ma anche in Europa, si è assistito negli ultimi decenni a incrementi notevoli delle superfici im- permeabilizzate e la Commissione europea ha identificato ciò tra le cause principali di degrado dei suoli e ha proposto di pervenire a uno sviluppo zero nell’uso di nuovo suolo al 2050. luglio 2012 Ne valeva la pena? E’ stata venduta per 350.000 euro dal Comune che ne aveva la proprietà, l’area verde al- l’incrocio tra via Emilia e via Paolo Poggi, zona ad alta densità abitativa e al confine con le scuole. «Avrebbe do- vuto essere usata come giar- dinetto pubblico per gli abitanti e i bambini della zona» dice P.C. abitante del quartiere; «350.000 euro non è una cifra tale da giustificare questo sacrificio, né può essere considerata indispensabile per il bilancio pubblico». L’acqui- rente è l’Eternedile, ingrosso di materiale edile la cui proprietà confina appunto con il parco. Ci chiediamo: ma ne valeva dav- vero la pena? La qualità della vita della nostra comunità passa, infatti, anche attra- verso queste cose. I campi della Cicogna e della Pulce numero 2 Pagine aperte:Layout 1 3-07-2012 10:59 Pagina 1

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pagineapertepagineaperteinformazioni, commenti, proposte

per San Lazzaro di Savena

segue a pagina 8

Gratta gratta e sotto c’è la faldaIntervista di Elisa Sangiorgi a Tiziano Draghetti

l nuovo Piano Strutturale Comunale si sviluppa in un’area estrema-mente fragile dal punto di vista territoriale. Abbiamo intervistatoTiziano Draghetti, ingegnere, coordinatore del Gruppo di lavoro re-gionale che ha elaborato il Piano Regionale di Tutela delle acque.

L’immagine a pagina 8, tratta dal PTCP della Provincia, mostra quantoil nostro territorio sia prezioso ed importante come area di ricaricadella falda sotterranea. Mentre la foto qui sopra ci ricorda la bellezzapaesaggistica dell’area. Cosa comporta, per le acque sotterranee, il consumo di suolo?Uno dei maggiori effetti dell’urbanizzazione è il consumo di territorio,che comporta l’aumento dell’impermeabilizzazione delle superfici eche contribuisce in modo determinante all’aumento della portata d’ac-qua per unità di superficie drenata. In Italia, ma anche in Europa, si èassistito negli ultimi decenni a incrementi notevoli delle superfici im-permeabilizzate e la Commissione europea ha identificato ciò tra lecause principali di degrado dei suoli e ha proposto di pervenire a unosviluppo zero nell’uso di nuovo suolo al 2050.

luglio 2012

Ne valeva la pena?E’ stata venduta per 350.000euro dal Comune che ne avevala proprietà, l’area verde al-l’incrocio tra via Emilia e viaPaolo Poggi, zona ad altadensità abitativa e al confinecon le scuole. «Avrebbe do-vuto essere usata come giar-dinetto pubblico per gliabitanti e i bambini dellazona» dice P.C. abitante delquartiere; «350.000 euro non èuna cifra tale da giustificarequesto sacrificio, né può essereconsiderata indispensabile peril bilancio pubblico». L’acqui-rente è l’Eternedile, ingrosso dimateriale edile la cui proprietàconfina appunto con il parco. Cichiediamo: ma ne valeva dav-vero la pena? La qualità dellavita della nostra comunitàpassa, infatti, anche attra-verso queste cose.

I campi della Cicogna e della Pulce

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Lo stemma del Comune di San Lazzaro di Savena

di Giovanni Bettazzi

Il 16 Ottobre 1851 il priore del Comune di San Lazzaro, Pietro Negri,inviava alle competenti autorità dello Stato Pontificio un bozzettoche nel 1857 diverrà poi lo stemma definitivoda proporre alla comunità sanlazzarese.Riassumeva identità locali caratteristi-che e bei sentimenti che avevano ispi-rato lodevoli iniziative passate.Ecco cosa veniva rappresentato:- La generosità e la carità con la lupaTarpea e con l’immagine di Lazzaro(vedi parabola nel Vangelo di SanLuca) per ricordare il lazzarettoprotagonista del borgo nel basso Me-dioevo.- Il ponte sul Savena, nome che com-pleta da quel periodo la toponoma-stica del comune.- La copiatura della parola “LIBERTAS”dallo stemma della vicina città, per ricor-dare come le autorità bolognesi furono leprime al mondo nel 1256 ad abolire la schiavitù; mentre nellostemma felsineo la parola “LIBERTAS” è riprodotta su fondo blu (as-sieme al rosso, come sappiamo colori emblematici della città), nelnostro caso con il verde si vuole ricordare come San Lazzaro, allora,avesse un comune esclusivamente agricolo e boscoso, con minuscolefrazioni e case sparse.Adesso le cose (e le case) sono cambiate e, questi ultimi anni spe-cialmente, ci hanno consigliato di proporre un nuovo fondo…

Area Metropolitana:sostenibile e

responsabile......soprattuttoverso le future

generazionidi Miria Rosato

COMITATO DI REDAZIONE

Direttore responsabile: Cesare BianchiRedazione: Donne per, presso centro civico “La terrazza”, via del Colle 1 – San Lazzaro di Savena (Bo)Comitato di redazione: Giovanni Bettazzi, Cesare Bianchi, Anna Boselli, Maria Luisa Calabri, Giovanna Can-toni, Francesca De Benedetti, Gloriana Galavotti, Mauro Maggiorani, Miria Rosato, Elisa Sangiorgi.Numero 1, luglio 2012. Periodico in attesa di autorizzazione.Stampato presso: Tipolitografia FD srl - BolognaLe fotografie pubblicate sono di Martino LombezziPotete contattare la redazione scrivendo a: [email protected]

Sono questigli intentiche guide-ranno laprogetta-zione delpiano per l’area metropolitana,così come li ha illustrati BeatriceDraghetti, anche a nome di Virgi-nio Merola, nella prima seduta delforum di progettazione che hapreso il via a Bologna lo scorsomese di maggio. Si è poi passati,più nel dettaglio, a illustrare gliambiti di azione: Innovazione esviluppo, puntando su infrastrut-ture e comunicazione, Universitàe ricerca, Sanità e solidarietà.Insomma tutte le funzioni chehanno reso Bologna storicamentegrande.La cerimonia di inaugurazione, al-l’Arena del Sole (che ha visto lapartecipazione di Romano Prodi,in qualità di presidente delforum), aveva già dato l’impres-sione di un Piano che cerca diconciliare qualità, attrattività esviluppo ponendo però precisi li-miti al consumo immotivato di ri-sorse preziose, il suolo prima ditutto.Prodi stesso, nella sua relazioneintroduttiva, sottolineava: «Biso-gna smettere di occupare in modoindefinito il nostro territorio...ma

penso che si debba utilizzarenuovo terreno solo in funzione digrandi scelte strategiche....»Chiaramente il limite è allo svi-luppo di assetti urbani che non sigiustifichino con necessità di “ri-generazione”. Questa è la parolache ora viene adoperata nelle re-lazioni tecniche... evidentementeil termine riqualificazione, usatoe abusato e spesso e volentierimillantato, non è più significante.

A ulteriore prova, tra le sceltestrategiche emerge la necessità diuna “nuova” attenzione alla pro-tezione del terreno ancora libero.Bene. Le intenzioni ci sono, sonobuone, e speriamo che vadano abuon fine, frenando i localismi e ipiccoli opportunismi che sono lafonte maggiore della inutile ce-mentificazione e della inoppor-tuna ulteriore dispersioneurbanistica.

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1983: Enrico Berlinguer è sedutodavanti a Gianni Minoli; alle suespalle c’è la stagione magica estraordinaria degli anni Settanta(caratterizzata dai successi elet-torali del PCI, dalla ricerca di undialogo tra forze socialiste e cat-toliche, dalla lotta al terrorismo,dall’attenzione al Sud delmondo). L’uomo inquadrato in pri-missimo piano dalle telecamere diMixer appare stanco e provato. Ilmondo sta cambiando, scalzandoquei principii solidaristici che ave-vano retto negli anni durissimidella ricostruzione democratica emateriale. Berlinguer è conscio ditutto questo ma prova, ancora, aresistere al diluvio.Aveva spiegato con chiarezza lacosa due anni prima, intervistatoda Scalfari per «Repubblica»: «Ipartiti di oggi sono soprattuttomacchine di potere e di clientela:scarsa o mistificata conoscenzadella vita e dei problemi della so-cietà e della gente, idee, ideali,programmi pochi o vaghi, senti-menti e passione civile, zero. Ge-stiscono interessi, i più disparati,i più contraddittori, talvoltaanche loschi, comunque senzaalcun rapporto con le esigenze e ibisogni umani emergenti, oppuredistorcendoli, senza perseguire ilbene comune». Affermazione di-sarmante, cui seguì una precisa-zione se possibile ancor piùdrammatica: la crisi non è poli-tica ma è generale perché i par-titi hanno occupato lo Stato etutte le sue istituzioni; «hannooccupato gli enti locali, gli enti diprevidenza, le banche, le aziendepubbliche, gli istituti culturali, gliospedali, le università, la Rai TV,alcuni grandi giornali».Di fronte a uno scenario di queltipo quale speranza si poteva of-frire agli italiani? L’unico orizzonteper Berlinguer restava il partitocomunista, che lui si sforzavafrancescanamente di mantenerefuori dalla corruzione; una sorta diultimo avamposto della democra-zia, in cui lottare contro il privile-gio, a favore dei poveri, degliemarginati, degli svantaggiati.Sono passati trent’anni da allora;in questi anni abbiamo conosciutol’esperienza di Tangentopoli,sembrata a molti la confermadelle previsioni berlingueriane ma

anche l’antidoto alla nera visionedel segretario comunista. E in ef-fetti “Mani pulite” portò, al suoapparire, una ventata di rigore egiustizia: a partire dal febbraio1992 quando il pubblico ministeroAntonio Di Pietro emise un ordinedi cattura nei confronti dell’inge-gner Mario Chiesa (presidente delPio Albergo Trivulzio e membro diprimo piano del PSI milanese,colto in flagrante mentre inta-scava una tangente); da lì preseavvio un’indagine che portò a ri-voluzionare lo scenario politico.Una rivoluzione pacifica, congente in piazza e la certezza chesi sarebbe fatta pulizia. La gentesi schierò in massa contro Craxi ei suoi accoliti, con il pool mila-nese. Ma quella speranza di potercontrastare il cambiamento cultu-rale che si era prodotto nel Paeseandò deluso. Già alla fine deglianni Novanta e nel primo decen-nio dei Duemila la rete asfissiantedi corruzione, clientela e mafia siera estesa a livelli ben più dram-matici di prima. Oggi non pos-siamo che essere d’accordo conSaviano e con chi ci mette in guar-dia sul fatto che non vi è più dif-ferenza tra Nord e Sud d’Italia. Icasi in cui l’interesse privato equello pubblico si confondono sisono ingigantiti e generalizzati; la“mafia” (in tutte le forme che hasaputo prendere nella società con-temporanea) ha intaccato moltiangoli della nostra società. Il con-cetto deviato di “bene comune”che ha guidato Berlusconi nel suogoverno ha lasciato una traccia in-delebile dietro di sé: il “berlusco-

nismo” ha intaccato uomini intutti i partiti, in ogni apparatodella società e dello Stato. L’eticapubblica e la morale sono statemesse all’angolo.Se Berlinguer fosse qui oggi, aleggere la nostra realtà probabil-mente traccerebbe un quadro an-cora più disarmante di allora; seinfatti Mario Chiesa, nel 1992, ve-niva incastrato per una bustarelladi poche lire, oggi Luigi Lusi (te-soriere della ex Margherita, unpartito che non esiste più da anni)è accusato di avere sottratto allecasse del partito milioni di euro!Quale argine è rimasto alla vitademocratica, alla giustizia, alladifesa del bene comune?Vorremmo fosse il centro-sinistraa tenere quell’argine contro la de-riva qualunquista, individualista,clientelare, arrivista. Ma per farlooccorre darsi una forte coerenzaetica, a tutti i livelli, in tutti i luo-ghi in cui la sinistra opera, parla,amministra, governa. E’ un com-pito che spetta a ognuno di noi eche passa attraverso un muta-mento culturale radicale. Il ma-laffare, il clientelismo, lacorruzione non sono infatti unproblema lontano; crederlo ci in-debolisce. Sono, purtroppo, que-stioni che toccano da vicino ilnostro vivere quotidiano. Anche inEmilia-Romagna, gli spazi di cor-ruzione si sono ampliati, spessoseguendo modalità inattese e deltutto nuove come ci segnala, quisotto, Piero Grasso, secondo cui ilmetodo mafioso è divenuto oggiun metodo largamente diffusonella nostra società.

Una moralità da ritrovare

di Mauro Maggiorani

Il metodo mafioso«Il metodo mafioso, anche quando non c’è la mafia, è diventatopurtroppo un metodo diffuso nella nostra società. C’è un sistemabasato su un principio di amicizie strumentali, relazioni informaliche lasciano poco spazio a forme democratiche di libero mercato.Alla luce di rapporti amicali si prendono decisioni, si fanno affari, siintrecciano conoscenze che sono funzionali a questo sistema»

(Piero Grasso, Procuratore generale antimafia)

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PENSIAMO A UNA CITTÀ PER I NOSTRI FIGLISan Lazzaro come Friburgo: perché no?

di Luigi Dovesi

hissà se la crisi economicae finanziaria di questi ul-timi tempi ci costringerà amettere in fila priorità e

valori nell’interesse di una so-cietà civile e moderna?Chissà se le autorità di governoriusciranno a programmare un fu-turo pensando ai nostri figli?Speriamo di sì. Ma impegniamocia fare qualcosa anche noi da su-bito.Partiamo dalla terra, madredell’umanità: nelle aree più svi-luppate si sta consumando inmodo impressionante il terrenoproduttivo agricolo, un bene co-mune perché, anche se la pro-prietà è privata, non dà il dirittodi distruggerlo e sottrarlo alle ge-nerazioni future.In Italia dal 1990 sono spariti piùdi tre milioni di ettari liberi percostruzioni e infrastrutture,l’equivalente della superficie diregioni come Lazio e Abruzzo.In tutte le regioni italiane sonocresciute costruzioni e centricommerciali in modo sproporzio-nato rispetto alle esigenze dellapopolazione, generando una bollaspeculativa e finanziaria densa dipericoli.La terra produttiva fa gola ai po-tentati edilizi, serve forse a siste-mare per un po’ le casse deicomuni in un circolo vizioso chefa diventare complici i cittadini,se non si impegnano a dire no alcemento che avanza. Nello stessotempo la finanza internazionale,intravedendo già un esaurimentodel business immobiliare, con unassalto tipo Far West sta inve-stendo in terreni agricoli produt-tivi nel sud del mondo. Questofenomeno è chiamato “land grab-bing”, accaparramento delleterre. E’ esploso negli ultimiquattro o cinque anni e vede pro-tagonisti stati come la Cina, laRussia, la Corea del Sud, l’ArabiaSaudita, gli Emirati arabi, il Qatarche si assicurano per il futuro ter-reni fertili per poter garantire laloro sicurezza alimentare.

Anche multinazionali e investitorifinanziari hanno individuato comebusiness del futuro le risorse ali-mentari. Così i terreni agricolidelle aree sviluppate vengonoprima distrutti dalla speculazioneedilizia, poi accaparrati nellearee più deboli per speculazionialimentari a favore dei paesi co-siddetti sviluppati.Anche nella nostra provincia sisono avvertiti i segni di una poli-tica subalterna alla logica produt-tiva prevalente. Nei decennipassati le industrie hanno svuo-tato di mano d’opera le campa-gne per poi sparire con la crisi,ma il terreno agricolo, anche secolpito, resta un’occasione di la-voro, come spesso ci ricorda An-drea Segrè, preside della Facoltàdi Agraria dell’Università di Bolo-gna «Il futuro – scrive - è nellaterra dove si trovano cibo, ener-gia, paesaggio, cultura. Non è latrovata di un sociologo fantasioso,

ma la base di un progetto soste-nibile, durevole, partecipato.L’agricoltura regge l’urto dellacrisi economica, è il settore cheresiste meglio, migliora la pro-duttività, cresce il numero delleaziende, si sviluppa la vendita di-retta, la produzione biologica, leagro energie». E’ possibile cam-biare indirizzo economico, ammi-nistrare una città introducendoelementi di un nuovo modello disviluppo? C’è chi l’ha fatto.Nel sud dell’Inghilterra esiste unacittadina di venticinquemila abi-tanti, Totnes, che con la sua espe-rienza ha già contagiato oltretrecento comunità di mezzomondo. Da qui è nata l’idea delle“città della transizione”. Il suofondatore, Hopkins, sostiene chenon si può aspettare che siano glistati e i governi a cambiare il si-stema, ma è necessario condivi-dere con una comunità i vantaggidi una società vivibile con l’uso di

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energia pulita, dove non sia ne-cessario l’uso dell’auto privata.Da questa idea condivisa si è svi-luppato un modo di vivere e dipartecipare alla gestione dellapropria città e, senza aspettareleggi o finanziamenti, hannomesso pannelli solari sui tetti,hanno avviato un progetto com-pleto di riciclaggio dei rifiuti, en-fatizzato i trasporti pubblici el’uso di auto elettriche, attivatouna relazione economica con iproduttori agricoli locali per gliacquisti alimentari. In Europasono già diverse le città chehanno ridotto o abbandonatol’uso dell’auto privata. Espe-rienze sono già avviate a Rotter-dam, a Vienna, ad Amsterdam,Edimburgo, Friburgo.Si riducono i costi individuali conenormi benefici ambientali e sa-nitari e i comuni possono indiriz-zare le risorse destinate aiparcheggi e alla gestione del traf-fico per servizi a favore di una mi-gliore qualità della vita deicittadini.A Friburgo, una città di duecento-mila abitanti nel prosperoso Badenin Germania, comanda una solidaborghesia colta e attenta al sodo:vi sono mille seicento aziendedella green economy che dannolavoro a dodicimila persone, l’usodell’auto privata è ridotto del cin-quanta per cento, le case sonoquasi tutte con pannelli solari e sialimentano con energia pulita. E San Lazzaro potrebbe aggiun-gersi a queste città virtuose?Molto si è fatto per la qualità am-bientale, sono stati introdottianche esempi di sistemi innovativiper un risparmio energetico, maè necessario un convinto e co-stante impegno di collaborazionetra cittadini, associazioni, privatied Enti locali per raggiungere intempi programmati risultati con-sistenti per la riduzione dell’usodell’auto privata in favore di so-luzioni alternative. La stazione FSdi Via Caselle potrebbe diventareuna grande opportunità da utiliz-zare pienamente, l’energia solaredeve diventare un sistema dif-fuso, i produttori agricoli dellazona devono essere incentivati aprodurre per il consumo alimen-tare dei residenti. E’ necessario stimolare la presen-

e scuole di San Lazzaro sono note non solo nella Provincia diBologna per essere sempre state un vanto per la città. Sonoquasi tutte ubicate in zone verdi, hanno un giardino più omeno grande e sono presenti in tutte le frazioni: nidi o ma-

terne o elementari. La scuola media con le sue due sedi è an-ch’essa una presenza importante e qualificata. Precorrendo itempi, insieme a poche altre scuole della Regione, ha da circa duedecenni un corso musicale che è particolarmente apprezzato daallievi e genitori. A San Lazzaro sono presenti anche due Scuole medie superioril’ITC e l’ITIS che hanno sempre caratterizzato la loro offerta for-mativa in modo più che soddisfacente anche attraverso corsi spe-rimentali di indubbia utilità. Si potrebbe dire che va tutto benee che non ci sono problemi?Qualche punto critico c’è e non credo vada ignorato. Certamentel’Amministrazione comunale è sempre stata attenta a corrispon-dere alle esigenze della comunità che negli anni si è molto modi-ficata come struttura sociale e culturale. Proprio per questo oggisono particolarmente dispiaciuta che la frazione di Castel de Brittisembra non possa più avere la sua piccola scuola materna che co-stituisce l’unico punto di riferimento culturale della zona. Lascuola di Castel de Britti ha bisogno di molta manutenzione, maquale è la giusta alternativa? Chissà cosa dice il campione AlbertoTomba che in quella sede forse ha frequentato la scuola elemen-tare. Chissà, potrebbe dare un aiuto! Un’altra struttura che auspico venga mantenuta è quella del “DonTrombelli”, esperienza di integrazione pubblico-privato quasiunica. Il Comune di San Lazzaro deve essere orgoglioso di questasoluzione ed è giusto che i genitori si impegnino per mantenerla. Le scuole più “cittadine” hanno un neo, rappresentato dalla strut-tura del “Di Vittorio”. Spero proprio che venga ristrutturato epossa riprendere la sua funzione. Anche Ponticella ha una scuolaelementare grande e bella che giustamente andrà tutta usata peri bambini delle materne e delle elementari. E’ molto importante, soprattutto oggi, l’utilizzo delle struttureesistenti senza correre dietro a nuove costruzioni e nuove scuole. Infine che dire della scelta, che al momento è solo di “indirizzo”,degli Istituti Comprensivi? Io ritengo che ogni scelta abbia degliaspetti positivi, importante è non lasciarsi travolgere dall’ “ideo-logia” degli Istituti Comprensivi, ma sapersi muovere con la pru-denza e la razionalità che questo tempo, così difficile e complesso,ci impone.

Appunti sulla scuoladi Anna Boselli

tazione di idee e progetti in unconcorso che coinvolga tutte lecomponenti della società.Per sostenere i progetti più quali-ficati in favore del territorio e dinuova occupazione si potrà far ri-corso a un patto sociale tra Co-mune, imprese e cittadini.La leva per convincere a parteci-

pare a questo percorso deve es-sere il vantaggio di vivere in uncontesto ambientale che valo-rizza il patrimonio abitativo deicittadini e, come sostiene l’eco-nomista Stefano Zamagni, nellanostra provincia ci sono le risorseprivate per sostenere i progettiinnovativi.

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importanza, infatti, che anche nelnostro comune/territorio altreaziende/enti commerciali e non,pubblici e privati, in particolarequelli che prevedono servizi front-office, considerino la possibilità diintrodurre nella loro organizzazionestrumenti di facilitazione che aiu-tino le persone con deficit di comu-nicazione a superare le barriereambientali (e non solo architettoni-che) che le obbligano ad una emarginazione continua ed estre-mamente frustrante in quanto insu-perabile. Se garantire la massimapartecipazione alla vita sociale èsegno di progresso, credo che per-corsi come questo siano indubbia-mente così orientati.

Luciana Modena

Un grazie a Luciana Modena che ciha inviato la nota che abbiamomolto volentieri pubblicato perchèci invia un segnale positivo e cidà la speranza che tali segnali pos-sano aumentare. Viviamo in unPaese che ha la migliore legisla-

zione per la difesa delle personecon disabilità,in un Paese che haaderito alla convenzione ONU sutali diritti senza se e senza ma, mai cui Ministri purtroppo spesso, se-condo P.Barbieri "rinunciano ad at-tuare quanto previsto dall'art.38della Costituzione". A San Lazzaroci sono due CONAD (in via Emilia 43e in via Jussi 16) che non hannopartecipato al progetto europeo,ma ugualmente hanno messo inatto interventi a misura delle per-sone con disabilità. La CONAD inol-tre, dialogando con le associazionidelle persone disabili, tende a rea-lizzare la "progettazione univer-sale" che consiste nel realizzareprodotti e servizi che tenganoconto del fatto che le persone non sono tutte uguali. L'accesso a infrastrutture, beni, servizi e infor-mazioni è una condizione indispen-sabile affinchè ciascuno possapartecipare attivamente alla vitadella società. E allora "grazieCONAD"!

Giovanna Cantoni

are voce a chi haperso la parola” è loslogan di un’associa-zione di persone con

afasia (difficoltà ad usare il linguag-gio dopo una malattia neurologicafocale). Farsi sentire è importante,trovare orecchie disposte ad ascol-tare lo è altrettanto. E’ con piacereche ho appreso di un progetto, par-tito dalla provncia di Forli-Cesena,pensato per le persone con deficitdi comunicazione che permetterà dimigliorare la loro autonomia perso-nale. L’iniziativa, che rientra nelprogetto europeo “Lifelong lear-ning”, prevede che anche in Italia,come già in Francia e Germaniaaziende commeciali (attualmenteuna ventina di supermercati CONADdella Romagna) provvedono a for-mare i loro dipendenti per renderliin grado di aiutare le persone condifficoltà di lettura, comunicazione,comprensione e orientamento a farela spesa in modo autonomo. Mi au-guro tuttavia che l’esempio non ri-manga isolato. E’ di estrema

La coda del diavoloCarissimo per il bene che ti voglioUn amico, mentre beatamente sorseggiavamo uncaffè da Fontana, all’improvviso mi chiede: “Do-vessimo votare oggi, per il rinnovo del ConsiglioComunale di San Lazzaro di Savena, per chi vote-resti?”Una domanda impertinente, scortese ancorché ar-rogante, tuttavia, per educazione rispondo: “Seproprio ci tieni, voto per Marco Macciantelli, ilSindaco attuale e con lui tutta la Giunta Comu-nale, Presidente del Consiglio compreso. Debbodirti, caro amico, con onestà intellettuale, chetutti hanno lavorato e lavorano tuttora bene,con impegno, con serietà. Tutto sommato un seipiù se lo meritano davvero”.“Una promozione risicata” fa eco l’amico. Poicosa significa “tutto sommato”?“Significa, rispondo, che se non cambiano alcuniobiettivi rischiano la bocciatura a settembre”.“Ma cosa è mai, insiste l’amico, questo bene-detto o maledetto POC?” “POC, caro amico, è l’acronimo di Piano opera-tivo comunale, in una parola l’antico Piano Re-golatore o giù di lì, che prevede per San Lazzarodi Savena più di 1.000, nuovi appartamenti,

quindi circa 3.000 nuovi abitanti, una “nuovacittà”.Il tutto lascia supporre che una bellissima zona, ose preferisci area ubertosa, verde densa di umori, diprofumi, di colori, che costituisce un’osmosi tramonte e piano di forti suggestioni bucoliche, scom-paia da qui a poco, lasciando posto a una ampia, gri-gia, triste gittata di cemento, di bitume, di pietre equant’altro. Cosicché anche noi, antichi e recentisanlazzaresi saremo costretti a imitare Rodolfo nellaBohème di Giacomo Puccini quando in apertura del-l’opera canta: Nei cieli bigi / guardo fumar daimille / comignoli Parigi. Noi cambierem le ultimeparole con “comignoli di San Lazzaro”, i mille co-mignoli di San Lazzaro e anche noi antichi e recentisanlazzaresi penserem: “al vecchio caminetto”che certamente “vive in ozio come un gran si-gnore”, ma ci permetteva di respirare l’aria delmonte fresca e pulita e di cantar felici.

***Per cui mi rivolgo sommessamente al Sig. Sindaco,parafrasando Mario Monicelli nel film “Le rose deldeserto”: Carissimo Signor Sindaco, per il bene cheti voglio (e te ne voglio tanto) abbandona il POC esali sul PAC (Piano Ambientale Comunale). E’ vero,non esiste ancora, ma faremo presto a costituirlo.Sempre il tuo ancor più desolato

Mercuzio

FUORI SACCO

Barriere ambientali: se non ora, quando?

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Riceviamo e siamo lieti di pub-blicare il contributo di DavideSgarzi nostro concittadino edesperto di tematiche ambien-tali

econdo il Rapporto 2011 “Lagestione dei rifiuti in Emilia-Romagna” ciascun cittadinoproduce in media quasi 2 kg

al giorno di rifiuti urbani. Secondoaltre fonti, circa l’80% dei beni du-revoli che acquistiamo viene but-tato via entro un anno e circa unterzo dei generi alimentari che por-tiamo a casa passa direttamentedal frigorifero alla pattumiera,senza che di questo spreco siamoconsapevoli e senza nessun cam-biamento nelle nostre scelte d’ac-quisto. Viene spontaneo chiedersi:come si può affrontare il problemarifiuti in modo sostenibile? cosa sista facendo nel nostro Comune?Nel nostro territorio non si è maibrillato per efficacia della raccoltadifferenziata, non riuscendo ad an-dare oltre il 42%, quindi l’ammini-strazione ha deciso di estendere dal12 aprile scorso la modalità di rac-colta porta a porta alle frazioni diPonticella, Croara, Colunga e Bor-gatella, affiancando all’iniziativauna campagna di informazione cheha previsto la divulgazione delle“istruzioni per l’uso” per il porta aporta, ma non di un’analisi co-sti/benefici dei modelli organizza-tivi possibili e delle alternative per-corribili (es. cassonetti stradali conriconoscimento dell’utente).Il materiale distribuito contienequalche richiamo ai principali be-nefici della raccolta differenziata,ad esempio, il fatto che riciclare lacarta riduca il taglio degli alberi,purtroppo, però non è presentenessuna indicazione su come pre-venire la produzione di rifiuti, chedovrebbe essere la priorità numerouno per l’amministrazione. Altriaspetti migliorabili riguardano lamotivazione e la deterrenza: nonsi fa cenno a quali siano le princi-pali criticità riscontrate nelle pre-cedenti sperimentazioni avviatealla Croara e alla Borgatella, né aquali siano, di conseguenza, gliaspetti su cui si attendono i princi-pali miglioramenti; non si seguono irifiuti differenziati fino ai loro im-pianti di riciclaggio e alla loro se-conda vita, quindi non si danno allettore informazioni inequivocabilisul destino finale dei suoi rifiuti,

che resta opaco; non è indicatocome segnalare i comportamentiscorretti dei concittadini, né qualisono le sanzioni previste per talicomportamenti.Inoltre, ritengo che definire qualisono i tempi della sperimentazionee le opzioni percorribili al terminedell’esperienza, quali sono gliobiettivi che ci si propone, comeverranno rendicontati e pubblicati irisultati raggiunti e i reclami, con-tribuirebbe in modo significativo amigliorare la trasparenza dell’ini-ziativa e la convinzione con cui noicittadini ci daremmo da fare.I rifiuti sono ben lungi dal rappre-sentare una risorsa e si possono benritenere un problema; tuttavia, ilsettore dei “materiali di secondavita”, cioè quelli ottenuti dai ri-fiuti, come molti settori “verdi”,pur non beneficiando di incentivipubblici diretti, sta reagendo benealla crisi economica e sta offrendointeressanti opportunità occupazio-nali. Un ulteriore aiuto potrebbederivare da una più radicale appli-cazione del principio “chi inquinapaga”, che renderebbe più evidenteil costo ambientale dei prodotti,ancora troppo nascosto.Per raggiungere l’obiettivo di unagestione sostenibile dei rifiuti è ne-cessario il contributo di tutti, cit-tadini, imprese, organizzazioni eistituzioni. Qual è il ruolo dei citta-dini? ciascuno di noi può fare la pro-pria parte impegnandosi a compe-rare consapevolmente, a prendersicura dei propri rifiuti e a stimolaregli altri cittadini e i propri rappre-sentanti a farlo.Il ruolo del Comune è quello di ap-plicare una tariffazione più pun-tuale per i rifiuti, con l’effettivacopertura dei costi di smaltimento,e di promuovere un migliore con-trollo sociale sullo smaltimento deirifiuti: la raccolta porta a porta puòaiutare a raggiungere questo obiet-tivo se verranno applicate tariffedifferenziate e personalizzate (al-meno per condominio) e se sarannosanzionati gli abbandoni di rifiuti ei conferimenti scorretti, ad esempiorifiuti misti buttati fra le raccoltedifferenziate. Su questi aspettil’impegno attuale mi sembra prati-

A proposito della raccolta rifiuti

camente assente, come assente è lapromozione di beni di consumo abasso impatto ambientale (es pan-nolini riutilizzabili) o di sistemi diautosmaltimento dei rifiuti (es.compostaggio domestico).Il gestore dei rifiuti urbani (Hera,per San Lazzaro) ha un doppio com-pito: verso i cittadini, che deve in-formare e addestrare al cambia-mento attraverso una capillareopera di informazione; verso i de-cisori tecnici e politici, ai qualideve offrire un qualificato supportotecnico, al fine di ottimizzare ilrapporto fra benefici e costi (eco-nomici, sociali e ambientali) dellagestione dei rifiuti urbani: infatti,la scelta del modello di gestionedei rifiuti richiede un’approfonditavalutazione dei punti di forza e didebolezza delle diverse opzioni edei molteplici fattori che influen-zano tariffe e risultati, al fine di of-frire ai cittadini un servizio effi-cace, efficiente e ben accetto.Il cambiamento delle modalità diraccolta differenziata, infine, com-porta l’attivazione di una capillarecampagna di informazione, che rap-presenta un’occasione irripetibileper modificare i comportamenti chepesano sull’ambiente in modo inso-stenibile e di prendere decisioni inmaniera partecipata, trasparente esolidamente motivata. A tale pro-posito, ben vengano gli incontri coni cittadini, purché questi momenti diarricchimento reciproco e di parte-cipazione alle decisioni non dege-nerino in serate in cui si magnificanoi miglioramenti e si nascondono lecriticità, ovvero in occasioni di la-gnanza contro la complessità cre-scente della vita quotidiana.Per diventare una comunità soste-nibile, cittadini, tecnici, ammini-stratori e politici devono insiemecogliere questa sfida e trasformarlain opportunità.

Davide Sgarzi

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Gratta gratta sotto...

L’impermeabilizzazione è legataai fenomeni alluvionali che si sonoverificati negli ultimi anni?Sì, e lo dimostrano i fenomeni diesondazione che sempre più fre-quentemente coinvolgono il reti-colo minore naturale e di bonificae le reti di drenaggio urbano a se-guito di precipitazioni intense elocalizzate. Non a caso l’indice dipericolosità idraulica della Pro-vincia di Bologna, a livello regio-nale, è il più alto dopo quello diParma. Infine, dal punto di vistadella qualità delle acque, sia su-perficiali che sotterranee, unadelle cause di inquinamento sonoil superamento, in caso di fortipiogge, della capacità di portatadelle fognature esistenti, con unaumento nel tempo degli sversa-menti dagli sfioratori di piena chepeggiorano drammaticamente laqualità del reticolo superficiale edelle falde superficiali e pro-fonde.

E in più c’è il tema della subsi-denza: Bologna si abbassa?Un’altra conseguenza, altrettantoimportante, è la minor ricaricadelle falde sotterranee. L’area dipianura di Bologna è soggetta aun fenomeno di subsidenza natu-rale a cui si affianca un fenomenodi subsidenza artificiale che pre-senta velocità di abbassamentodel suolo molto più elevate. Tra levarie cause antropiche, il prelievodi acqua dal sottosuolo appare lacausa predominante, determi-nando punte di abbassamento dialcuni cm/anno nella pianura bo-lognese; non deve essere comun-que sottovalutata la minorricarica delle falde stesse dovutaall’impermeabilizzazione. Quali provvedimenti si dovreb-bero adottare per arginare questifenomeni?Date le conseguenze sulla retescolante e sui fenomeni di eson-dazione, si può e si deve interve-nire sia riducendo l’estrazione diacqua dal sottosuolo, che bloc-cando le ulteriori espansioni ur-banizzate in zone di ricarica,individuate sia dal Piano di tutela

regionale delle acque (PTA), siadalla Provincia di Bologna, con ilPTCP. Sono stati individuati quat-tro differenti settori in cui le zonedi protezione delle acque sotter-ranee vengono divise, definiti:� settore A: Aree caratterizzatada ricarica diretta della falda;� settore B: Aree caratterizzatada ricarica indiretta della falda;� settore C: bacini imbriferi diprimaria alimentazione dei set-tori A e B;� settore D: fasce adiacenti aglialvei fluviali con prevalente ali-mentazione laterale. Considerando quindi che non tuttoil territorio agricolo ha la stessaimportanza si dovrebbero evitareulteriori espansioni urbanistichesulle aree di ricarica e, dove si do-vesse intervenire sull’esistente, sitratterebbe di farlo con modalitàdi riqualificazione urbana, nonsolo dal punto di vista energetico,ma anche da quello idraulico,idrologico e più in generale del-l’idrosostenibilità, come si fa daalcuni decenni ormai in GermaniaOlanda e nord Europa.

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