ANNO CAPODISTRIA, APRILE N. 2. PAGINE IS1~RIANE

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ANNO I. CAPODISTRIA, APRILE 1903. N. 2. PAGINE IS1~RIANE PERIODICO MENSILE PORTA BOSSEDRAGA di Capodistria Abituato da ta nti anni a sc ri vere e ad avere le parole scrit te sot t'o cchio, a ritl ett er o e ad arrotonda re il pel'iodo, poiché le luce rne sono oggi mezzo spente, el evo dettare nel buio, e perciò ques to s r. ritto san ì di neeessità un po' chia1·osc,1ro e disordinato. Comu nque accettino gli amici la buona volontA. Q,,ud e è l 'origine del bizzarro nome da to a ll a po rta Bossedrnga ? Escludi amo a priori la de rivazion e slava anc he se qual- c he accid ent ale somiglianza con parole slfwe esist ess e. A sent ir quella gen te si dovr ebbe cr ed ere c he anche il se rpe nte par- lasse slavo èon Eva ne l paradi so ter n, s tre pe persua derl a a dar e quella tal morsi cat ina al pomo fatale. Oh, che ha a fare que ll a ge nte coi brav i pescatori di Bossedr aga? Per chi ha il cervello a po st o, an c he nèl buio de ll a to- pon0:1nastic~1, per non pesea.r granchi , riteng·o si abbia a ce r- c ar e nel!' an tico dialetto loc al e. li nome fo!'se av r/1 suo nato altrimenti, perehè è indubitato a quanti stol'p ianwnti siano soggetti i nomi dei paesi. Il nome v olg· ar c cli Cav ,·e san i p. e. deriva dall'an tica parola Capri.; eome si legg,, ne ll e Cl'on ache di Verona e p recisamente ne l passionario dei Santi Fermo e Rustico, Dio li abbia in gloria (v edi « Po r ta Orientale, pag, ill l , Cobol e Pri ora, Capodi st l'ia, 1890). Peggio poi se qu esti mut a menti sono op era cli lett erati: eosi troviamo in Dant e il Danubio c ambiato in Danoja, e l' Aust ria in Austei'Ìcc h. La prima pa rte ciel nome Bossedraga non so spiega re; nella se cond a rima ne bella e c hiar a Ili pa rola (l ra _qa, viva nel veneto e in a ltri luoghi ,rncora.

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ANNO I. CAPODISTRIA, APRILE 1903. N. 2.

PAGINE IS1~RIANE PERIODICO MENSILE

PORTA BOSSEDRAGA di Capodistria

Abituato da tanti anni a scri vere e ad avere le parole scritte sott'occhio, a ritlettero e ad arrotondare il pel'iodo, poiché le luce rne sono oggi mezzo spente, elevo dettare nel buio, e perciò questo sr.ritto sanì di neeessità un po' chia1·osc,1ro e disordinato. Comu nque accettino gli amici la buona volontA.

Q,,ude è l 'origine del bizzarro nome dato all a porta Bossedrnga ?

Escludiamo a priori la derivazione slava anche se qual­che accidenta le somiglianza con parole slfwe esistesse. A sentir quella gen te si dovrebbe c redere che a nche il serpente par­lasse slavo èon Eva nel paradi so tern,stre pe 1· persuaderla a dare quella tal morsicatina al pomo fatale. Oh, che ha a fare quell a gente coi brav i pescatori di Bossedraga?

Per chi ha il cervello a posto, anche nèl buio della to­pon0:1nastic~1, per non pesea.r granchi, riteng·o s i abbia a cer­care nel!' an tico dialetto locale. li nome fo!'se avr/1 suonato a ltrimenti, pe rehè è indubitato a qua nti stol'p ianwnti siano soggetti i nomi dei paesi. I l nome volg·arc cli Cav ,·esani p. e. deriva dall'an tica parola Capri.; eome si legg,, nell e Cl'onache di Verona e p recisamente nel passiona rio dei Santi Fermo e Rustico, Dio li abbia in gloria (vedi «Porta Orientale, pag, ill l , Cobol e Priora, Capodistl'ia, 1890). Peggio poi se questi mutamenti sono opera cli letterati: eosi trov iamo in Dante il Danubio cambiato in Danoja, e l ' Austria in Austei'Ìcch.

La prima pa rte ciel nome Bossedraga non so spiega re; nella seconda rima ne bella e chiara Ili parola (lra_qa, viva nel veneto e in altri luoghi ,rncora.

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Nel dizionario enciclopedico troviamo: Draga è macchina per l'escavazione dei porti, dei fiumi e dei canali; strnmento usato dai naturnlisti per estrnrre animali o vegetali dal fondo delle acque.

Ed è naturalissimo che quei cli Bossedraga n vessero unn tal macchina pei vari usi del porto vicino.

Ed ora dobbia1no fare 1nenzione di una variante. Negli «Atti e ì\Iemorie della Soeietà di storia patrin,,, preziosi volumi che raccomando allo studio dei giovani, nei Senato-Decreti sulle cose del!' Istria, piit volte è fatto menzione di la vol'i impresi dalla Serenissima Repubblica nel porto e nelln porta di Bu.xxir­clega. Quale mai gross>t e storica bugia hanno detto i Buxa1·­cleghi di Bosseclrag1t per meritarsi un tal nomo'? Non è nuovo l'esempio cli nome, derivante da vizio, imposto ad una porta di città. A Lodi, por esempio, c' orn lt1 porta Traclitorn. Il nome potrebbe collegarsi con la rivoluzione e con l'assedio del 1:l48 e chi sa quale grossa bugia avl'anno detto in quel11 ocèaSione gli uomini e magari anche le donne cli quel popolare rione.

C'è 1nateria di studio inson11na, nut in ultin1a analisi pro­pendo a credere l,c lezione Buxardeg,c uno storpiamento clel­l'a.1nanuensc. Rilnane invece più chiara la lezione Basse e Draga secondo quanto si è detto cli soprn.

Ed o't·a ad occhi spenti, 1na con la vhra fantasia, rivedo quei casi luoghi, odo le serali preghiere davanti all'Ancona sorgente eerto sul luogo della porta distrutta; veg·go il tremolar del!,, marina fino ai monti cli Oltrn e mando un caldo saluto a tutti gli amici.

:Milano, Aprile 1903. Paolo 'fe1leschi

-=:~---

Del!' argomento trattarono già molti altri; e se dico cin­cora, 11011 intendo ripetere quanto fu esposto dai primi, bensì

*) Il presente scritterello fu esteso, in altra formn, molti anni ad­dietro. Uscite le «PalJine istriane», esso non mi sernhrù indegno d'esser pubblicato modificandone a.ly_uanto la fprrna. (N. tlell' Autore)

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i'AGi NE iSTRIANE

far noto un mio nuovo modo di vedere sulla derivazione di questo nome.

Un breve riassunto della questione non sarà tuttavia fuor di luogo; e, senz'altro, prendo le mosse dalle ultime pubbli­cazioni: del Dr. Benussi (L' Iside, sino ad Augusto, pag. 33:l, Nota 126, ediz. a parte) e del Dr. Pervaùoglù (Dei nomi an­tichi atfribuiti alla città di Cavodistria, opusc. a parte di pag. 24) delle quali riferisco solamente quan to fa per la mia dimostrazione.

I nomi attribuiti alla città sono : Agicla o . I egida, non bene accertato; Cap,·is, probabilmente traduzione del primo; .Justinopolis, che gen eralmente si collega col nome dcli' impe­ratore bizantino Giustino II (565-578) e Caput Iiistdae, in italiano Capodisll'in.

Non · è mio compito soffermar-mi sull 'origine dei primi, ma soltanto cieli' u.[t.imo. Eccone le derivazioni principali fin qui conosci ute : a) di Fra Leandro Alberti (sec. XVI): «La fu nominata Ca,·o 11' Istria v er esse,·e 1J0-5 tc, uel 7w incipio di que­slci ,·egione» ' ); b) clel Kancller: «l/ odie,-no Capodistrht è indi­cativo la qualità polilica cli Capo della Prnvincia e f i i detto i;enisse da i-l'atr im ·chi nel 1wh110 pe, ·iodo di lo-,·o dominazione. Fino a che dw ·arnno i Mm·chesi l{iici d' Ist, ·ia; la città di Pola fu Ca.put J.s t,·iae. c-,·eata dai Pati-iw·chi, dhe,wli · Jfar• chesi cl' Istria, la carica di Go ve·matoi ·e col titolo cli Marchese; f ii ,-e,siden:::a di que.,/o Ca poclisi'i ·ia , e da questa ,··esiclencrn venne il Capul Isti-iae»; e) del Gfrorer: •Poicliè in 1/alia / e' erano ]Jiù Ca1w ae, l' isfriana -cenfra distinta col sop,·annamq!, cioè Cnprae 11' Istria'). Da ques{{i esp·,·essione :;orse poi fi'fù', tan.li, pel solito raddolciiuen to rle''" pa,·ole asp, ·e, la ,d wrc, foi·ina di «Cctpa d ' I .st,·ia, .

Il Dr. Ben ussi (I. ~- ), basandosi :~oprn un clocunw'.nt.o del del 1145, riferi to dal ì\Iinot.to (Acta et diploma/et, ecci.. I, 5) in cui · f'rn altro si legge: ,,. . «populus lnstinopolis id,est Caput Ystriac» .... rigetta le due prime de!'ivazioni, pe.rchè ,'«Giustino-

1) Le fouti sono indicate nell'opera. citata del Dr. Be1~ussi i epperò qui Hi omettoùo.

2) In appoggio di quest' opinione verrebbe la seg l-i.e11te espre:-ssiono che trovasi nella · Cl'oiiaca altlnate: ·11 c albani de Capra Ystriae vencrunt.» V. in .J::'11-chivio storico italiano, VIII, SfJ e V, 98; ma.· anello Ibi<l. Vili , 42: «Ayatone ... . q-ui fuit natu:,; Il!Ju:,;linopolim, Caput Ystriae civitate,.,

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poli arevci il nome ti i Capodistria, quando trornmsi mico,·a diJJendente dagli Sponheim, cioé quando non era nè la p,·ima città cieli' Ist-i'ia pe1· posi.zione geogmfica (poichè questa era Trieste) né In capitale rlell' Istria» ' ); accede invece a ll ' opi­nione del Gfi'ore r come •più consentanea. al 1:e1·0» . Il Dr. Per­vanoglù (1. e., p. 10) nel mentre va d'accordo col Dr. Benussi nel ripudiare le derivazioni del\ ' Al berti e del Kandler, dissente però da lui quanto all'accettare l'opinione del Gfrorer, ... «attesochè il nome Caprae ;-·addolci to non· ci con dw·1"e/Jbe al Capo, mci l,ensi a qne/lo di C,1vrae, nouie che si tro1xi in carte cli quel�'epoca, dare gli abitanti cli detta cillà ungono chia­mati Caprisnni e eavresanh ').

Secondo lui, (p. 11) «la inter·11·,·etasione ciel norne cli Ca1111t Histi·iac si finulerebbe .m quel/' antico simbolo ciel capo della Go·;·gone, il Gorgonia, quale ,(Jià dal 1400 1w. (co,·r. clOJJO CT.) di C,·. in poi, non si .,a pei· quale ragione, dh,enne slemliia uffi cia le ed ecclesiastico ridia ci i lii cli Cnpodistria, ... e più sotto: ... «P.!.rch{!, nello .5tesso nome Histriae sia1no in­clinat i ci i ·ai,riscl1'e il no ,He della Gorgone e della l\le<lnsa della leggenda (h·eca, rlimoslrerà il seguenlci 1·agionarnento. (Segue la climostrnzione).

E in chiusa della dissertazione (p. 24) .. . «n on· scwà im­probabile s1.111po,.,.e nel nome Caput-Histriae, soJ'lo in tempi tcwcli, un 1·a1:-rivwnento di antiche 1"iliwmb1·an~e cli quel/' an-1 ico Goi·gonio, cioè del capo ·reciso della Gwgone, che oltre il J)l'OJJrio nome, diede anche lo stemma a yuella città, ... " 3

).

A Paolo Tedeschi (La P1v1;incia del� 'Istria,· a. XX, N. :2) 1101,, andò a versi quest'interpretazione; egli si dimostrò invece !'auto·, .. ,. della spiegazione dell'Alberti. «Alllliamo in cao cl' Istria,

1) n m;l.rchesato cl' fatria·, frn g li anni 1104 o 11l2-1173, dipendeva

d~gli Spm •~dm che comandavano anche su Trieste Cfr. Bcnussi, fl!lanuale cli [JM!Jrcfhv . . p. 61, 80 i Morteani 1 [/ L'>lria e sue relazioni colla Gernrania (952-1:20'.)J in Progr. d. ::;ctrnla reale di Pirano 1881-82, p. 27, sgg. ; Benussi , Nel Afrdio f 'r(,;~ p. 389.

La t:ipi(:ile dell ' ] :stria era a llora Pola. Capodi:stl'irl. ~mbc11trò a l imo posto nel UJO. V. De Franccschi, L' l<dl'ia, ~No te ~toriche, p. LOG, 115.

z) V. Co11. dipl. i:'ilr. a. 1210: «in cù;itafo Jusfinopoli .... Johàn1ies Gb-gilia, 1;ui :l1rUm· filiw; gm. Ca1,risa11i"».

3) Ch,:td1è ne sia. di q·llest' opinione, ve.gg1tsi in tale proposito it la­voro di G. rn.~oVtt: ,La colonna di Santa Gi·ustina, Cnp·octistria, 1887, e specialmente: /)e{,1,9 .-ltemma di Capodistria, p. 139 sgg.

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ai.wanno detto tutti gli abitanti delle altre ciltaclelle ; e cli fatto tale è la sua posi.:::ione, (p . 12).

Riassunta cosl in breve la questione, voglio an ch ' io dire la mia· modestft opinione.

La quale, in, fondo, è quella dell'Alberti, appoggiata anche dnl Tedeschi; se non che il mio modo di derivare il nome di Citpodistria si presentn da un nuo,•o lato. Può darsi, che anche in ciò il Tedeschi vada d'accordo con me, ma che non abbia chiarito bene il suo pensiern in quelltt contingenza. Ecco per­tanto questo mio nuo vo modo di vedere.

Nel corso delle mie r ieerche stor iche, a proposito di certi nomi di città, feci la seguente osservazione:

Una città, a mo' d'esempio, s' ebbe anticamente un dato nome la cui derivazione, cl' ordina do, è avvolt,i nell" oscurità, e q nesto nome venne tramandato cli secolo in seeolo colle scritture, e si conservò tale e quale, o lievemente modificato, fino ai g iorni nostri (p. e. Aquileia, Trieste, Parenzo, Pola, Ping uente, Pedena ... nella nostrn region e).

TRlvolta invece un R città ebbe pi,1 nomi: uno rtnticmn ente, d'ordinario di derivazione oscura, e uno più recente, cli origine popola re (come p. e. Emoni>i e Cittanova, Separ o Sipar e Umago ... ). L'antico venne usato clng·li scrittori e prima e molti secoli a nche dopo il 1000; il popolare non venne usa to nelte scrittu re, ed essendo nato nei sceoli del lento e progressivo trapasso del latino ,·ustico o rolgm·e nelle lingue rom a nze, è cli formazione romanza, nel caso nostro, italia n,t (sec. VII-X) ').

Dopo il 1000, nell e scrittu re, i dotti continuano a usare per molto tempo a ncora l'antico ; ma quasi sempre a ·qual che scrittore scappa dalla pmrna, oltt·e all' ,tntic.·o, a nche il popo­lare; il quale però, venendo scritti gli atti in latino, ci v iene presentato, non nella. v este ro11).anza, nut in veste latina; siamo cioè dina nzi a una forma ila liana latinizzala. ')

J) V. F. bemattio: Oriyine 1 /'onnaziouc ed elr-m.<"ldi clella lingua ifa­

lfrqw , Innshruck, 18781 pag. GO, Gl , 62 .

?) Chi vuol sincerarsi , che nei primi secoli dopo il 1000, g li este.nso l'i deg-1i atti pubblici, Rcrivendo in latino ci da vano molte forme _ ital iane in ves t(~ latina, consulti fra altri il documento de l 1017 ( CVd. dipl_. istr .) esteso a Parenzo e in g-enet·ale i documenti contenuti. nel volume primo (a. 1100-1300). Per i cognomi valgano quei'iti pochi esempi (1100-1'100\ I :Jfn1·0.-;in p. e. diventano 1.1'Iaiu·ocenu.'i; Conta.rin = Contm·eniu;; Fose.\rin =: P osca -

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Quando poi, nei secoli XVI e spP<'ÌP XVIT, si comincia da noi a scri ve re g li atti pnbbliei sola.rne.nt.<' in italia no, spa­r isce affatto il nome rrntieo, e si mlopern sempre l'itali a no dai laici, I' a ntic.o dalla chiesa.

Così iwvenne coi nomi dt> ll a città cl i Capodistria; ma, a confortare questo mio modo cli vedere alme no con an esemµio analogo, mi servirò dei nomi dell a città di Ossero, città anti­chissima e che, come Capoclist.ria, fu una Yolta sede episcopale.

(ConUmw) Gi11se 11pe Vassilich

P ROVERBI ISTR I AN I

Nella mia collezione di alettale e demopsicologica ho tre libri, che ho cal'i sopra ogni a ltro, di proverbi istria ni ; cari per due ragioni ; la prilna, che gran i come sono della sapienza. popolare, formano pur essi saldo doc mn e nto per dimostra.re che il popolo appunto è il più geloso custode della propria ling ua, nella quale Yede il simbolo più importante delht sua nazionalità; la seconda, che furono rnccolti da fio r di valent­uomini, e miei amici per giunta; i sempre rimpia nti Carlo Combi e Tomaso L,1ciani '), e il terzo Giovanni Vesnaver, tanto benemerito raccoglitore delle tradizioni paesane p ur egli, e illustratore felice degli Usi e costumi del popolo di Por-tale ' ).

Spigolo, a caso, da t utti e tre:

- Roba de stola la va che la svola (C.). - CiacoJe no fa fri to lc. - Ai fati soi, chi no voi g ua i. - El mar xc fachin de la tera . - El bon mercà strassa Ja scar~ela. - Chi più st~ns.'lia, meno guadagna. - Quiete e crosti ni megio che snssuri e colombini. - In casa stren:;•;i , in viagio spendi, in malattia ~pandi.

reRus; Moro = .i.vlm.tru.i;, Oro = À'll?"Us, Doro = Daw·ws, T ron =: Tl"unu,s, Badoer == 13adoarius, Tiepolo = Teupu lu ,<;, Venier = Veneritts, Falier :=: Falet·11.u;, Corner = Cornaritls, ecc. ecc.

1) C. A. Cambi . Porta Orientale. Strenna per l'anno 1859 . Trieste,

C_oen, 1859. - 'l'. LÙciani . Tradizioni popol11ri Albanesi . Capodistria , Co­bol & Priora, 1892.

' ) Pola, K Sambo & C., 1901,

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El nrnto conta. el so fnto. - El mercu.nte e 'l porco se pesn dopo morto . - - Chi bah1. senza son xe mnto dc ra.son. - In pa radiso no se va. in ca.rozza (L. ). - ì\fogio un vovo ancù (antuo), che una gaJina. dom:m. - Gna volta coi·i el cnn , l'altra el levro. - Salute e liber tà - l 'omo è ri co e no lo sa. - Vede µiù qunt.ro oci che clo. - Ln rnegio sal~a. xe la fame . - L ' nqna fa marzir i pali. - Ogni lavacla xe UJH\. frnada. - ,'il-ou t (scoa) non-. s<·ovct be11. - D<~ i sni ~e vol dir mn, no se vol scnt,ir. - Zogador, bestf'.mìador. - Co piod (pioDe.) su l'olivo , no pùn;i !mi vovi (V.). - Zngno ca,vn. 'I codeg-ngno. - No xe s:i.h o semrn sol, n o xc pnta scn..::n. nmor. - Naclal al zogo, Pn:-;qna al fogo. - Ogni frnto la so 8tagion. - Robn. rolmda no prrn::. pcra. (a Ve nezia: 110 fa bon pro). - Mnl 110 far, pani-a no avei-. - Ogni bnl b:tlo st11.fa.. - Chi nw ri. (m.m) c l momlo la.-:sa , chi l'esta se la pa~sn. - Zinql'ic nn :-;tndente, ::;i c un ::inpientc-1 1 sete og;ni corpo, oto ogni porco

({fol!1~ ore del sonno).

Chi non li dil'ebbe provnbi rnccolti a Veiwzia, tanto la loro dicitura è prcssod1è costantemente la nostrn medesima, queÌla della ma<lre-patrh, il r·.ui volgari, 0hbc si110 dai tempi di D,lllte tanta influenza nell ' It1tlia settentrional0, quanta il toscano nella centrnle e il sidliano nella meridionale '? E non vi sembra ehe non solo la dizione, ma henaneo l'indole, e la moralità e la coltura deg-J' Istriani risultino da (jll<'Sl.i prove,·bi affini a l sentimento e a l costume dei Veneziani'/

Qualcheduno bron tole rà forse : Vecchiumi ripetuti le c:ento volt.e ! Ed io gli tapperò la bocea con due sole parnle : Repc­tita i u vani. *)

Venezia, .ApriU~ 1903. ])r. Ccsa1·,~ ?llusa.tti

*) Ci consta che l' egregio Prof. Giuseppe Vatovn., attualmente fapetto1,e Scola.stico Distrettuale a Poln., racc1glie da lung·hi anni tutti i proverbi is triani editi ed inediti i nonchè tutto ciò che si riferisce agli . us i e costumi del nos tro popolo; si spera perciò di a.vere fra breve una com• pleta monogrnfia su ques to nrgomenta. Del resto veda. il cortese lettore quanto scrisse lo stesso Prof. Vatova, nella Provincia dell'Istria (A . XXi 1886, pa.g·. 100 e segg.) sull' utili~\ deg-li studì folklori:;tid nclln Regione Giulia. (N. d. JI.).

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RECENSIONI Dr. prof'. Matteo Rartoli . - Puulica~ ioni l'ec,m/i di filo­

logia nt,11e11a (est r ai/o dagli • Stwlj di filologia -1-omanza » ,

i:ol. V!JI, fa se, 23), Torino, Er ;;1anno l,ocscher, ff/01. Questo faseieolo, publica to rrneorn. due a nni fa, ebbe le

più liete accoglienzf'< dalla stmnpfl. este ra e nazionale: ma spe­dalmente dall 11 pl'imn, E difatti, massime fra i Tedeschi, l' il­lustre giovane gode tnle e tm1ta fnma, che, or non è 1nolto, il governo german ico lo nominaYa professo!'e cli lingufi run1ena nell' università di Strnssburgo.

L'erudizione sto rico-linguistic-a spieg-atft da ll 'A. in q uest'o­puscolo me tte spavento addirit tnrn. I, non è rt credere eh' egli ne faeeia sfoggio eon pompa e gn1. vith : tutt' a.1tro. Il suo stìle è piano, feste vole, spesso arguto, a ll e volte mordac e; seioglie, quasi scherzando, problemi filol ogici fi nora rimasti insoluti, h eui diffi coltil farebbe disperare più cl ' un Ascoli in sedicesimo, e in tomo a i quali si sono a rrabbattati P s' arrabbatl:,1110 tuttodi illustri professori cl ' oltremon te e d ' oltremare, Di tutti i lavo ri di filologia rumena passati in rassegna e-gli ei offre una sintesi ampia e siellra, aggiunge omissioni sì innocenti, si volute da coloro che lo prneeclettero in tal genere cli studi, dba tte con c0lpi bene. aggiustati e rettiticit t:on p,-c, 0.isione ammirnbile le cantonate p1·ese, specie rig m,rc\o il rumeno cl ' Istria, eia c:erti famosi quanto ostinati glottologi forestie ri. No i non tenteremo cli seguire l'A. nelle d0tte e assen nate eonsiclerazioni cui egli si abbandona nello sfogliarn le numerose riviste c-,he, per vie diverse, talora anzi opposte, e con metodi differenti aspirano, q't1al più qual meno fe licemente, a sniogliere liL diffi ci le , énigme historique,, «intorno alla quale,, come dice il Ba rtoli, «tanti scienziati e politici si sono affatic:,ti dalla seconda metit del secolo XVIII lino ad oggi,, enigma che eomprende e le origini rumene della Mesia-Dada, e quelle dell' Istria, le quali, stando ad alcuni storiografi nostri, risali rebbero già al XIV secolo, opinione che il Bartoli rigetta senz'altro ; limiteremo, ad unque, la nostra recensione ad esporre il g iudizio che !'A lbonese esterna a proposito cli un volume di Oamillo De F raneeschi e di •un opuscolo cli Giuseppe Vassilieh, a mbedue istrian i e eari a lle

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PAGÌNÈ ISTRIANB

storiche discipline. Il ·vassilìch, nativo di Veglia e attualme nte dire ttore della scuola di Via Giuseppe Parini a Trieste, 1w l 1900 avea publica to un riassunto sto rico-bibliografi co, dal titolo: Sui Rumeni cieli' Istria, per il quale s'ebbe, a suo tempo, le debite lodi eia p1trte cli re Carlo cli Romania. Il Bartoli, p ur non trovandola es,wriente, encomia molto la bella rassegna bibliografica ciel Vassilich, cita lavori consimili ciel Byhan e, sopratutto, un importante articolo cli O. Densusianu sulle Tr acce dei Rumen i d' I slr·ia e della l01·0 lingua in documenti dei secoli XII, XIII e X I V, •articolo breve ma cli condusioni im­portanti, , e p,u· ignorato dalla scuob cli Li psia, ,iila cui testa incede il celebre pro l'esso re non eh è dottore Gustavo \V cigancl, il quale, contrariamente all' opinione del Densusianu, nell ' En­ciclopedia romànèl di C. Diaconovich sosti ene, senza provarlo, che i Rumeni abbiano occupato i castelli dell a Val d',frsa nello stesso tempo che i Cicci, vale a dire n el secolo XVI. Il Bartoli, cl!1 quel profondo rumenista eh ' egli è, esamina ad una ad una le ti-acce scoperte .dal Densusianu e dopo averle studiate ben bene conchiude dimostrando l' insussistenza delle medesime. Dunque, ln sarà ella proprio un ' impresa disperata il voler fe l'rn a.re l' cpoc:a preeisa, o almeno approssimativa, in c ui i nostri Rum e11i ccssa.rono cl i esser tali per diventare Slavi? Ci sono troppe con traddizioni in meri to e il Bartoli consiglia di abbandonare ogni indagine.

Passa indi il nostro ling·uista ali ' applaudito volume del De Franceschi I castelli della Val Il' Arsa (P>erenzo, Coana, 1900), del quale eg'li ammira e b profonda erudizio ne e il fi ne sentimento cl ' arte, doti ehe svelano nel giovane bibliotecario della Civica cli Trieste un scg ,u1cc della sc,ioht sto rica moder­nissima capitanata da l! ' illustre e venerando Pasquale Villa ri. li recensore, toccate di volo le notizie storieo-letternrie della Val d 'Arsa eontenutc nel libro del Dc Frnn ceschi, si soffer ma cli preferenza, siecome quello che meglio risponde ,ti! ' indole del suo la voro, dedicato per intero alla fil ologia rmnena, al capitolo che clis<:orrn elc i Rumeni e cl (' lla too riea a lht quale il De Frnnceschi si ilttienc per chietrirc la loro orig ine. Al qm1l proposito il lhrtoli nota ehc il figlio la pensa c,ome il p<tdre Carlo stando al quale i Rumeni, g ià nella seeonda metà ciel 1300, sarebbero ernigrnti in Istria. Mtt nè il giova ne, nè il vec­chio Dc Franceschi sono riusciti a clttrci le prove pa lnrnri del

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fatto; onde, scrive il Bartoli, •ogni conclusione precisa è per ora impossibile. Le prove concluden ti e sicure ci verranno piut­tosto che dalla storia (muta, purtroppo), dall a glottologia, ma­gari dell'avvenire&.

Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria. Voi. XVIII, Pcwen zo, Comw, 1901-02.

Ricco e interes.9ante il sommario dei due volumi editi dalla benemerita Società istriana di archeologia e storia patria. Il fascicolo 1. e 2. si apre con gl' import11nti registri delle de­liberazioni segrete di Senato: miniera g1·andiosa e inesauribile di notizie d'ogni fotta riguardan ti l'una o l' altra delle città istriane: e son fati ca speciale della Direzione. Il registro I, che Ya dal!' 11 settembre 1630 al 25 novembre 11331, richiama la nostra a ttenzione riferendosi esso, fra. altro, agli ultimi strascichi di q Lrnlla terribile peste, r icordata dal :i\fanzoni, che spopolò mezza ELtropa.. Imparammo dal celebre romanzo del gran Lombardo come le autorità milanesi, sopraffatte dalla furi a del contagio, perdessero la testa: tanto è vero che Renzo potè torna re im­punemente a casa e ridersi della giustizia, de' birri nonchè delle paure di don Abbondio. Credete voi che ai magistrati veneti sia occorso altrettanto? !fa ehe, neanche per sogno! Dal registro predetto app rendiamo che il Senato, in barba alla pestilenza, continuava tt sorveg·liare se,-:-c 1·a1nente le cose d'ol­tremare; che si occupava con gelosa assiduità delle saline istriane, eh' esso voleva prosperose per paralizzare la forte concorrenza. del sale triestino; che stanzi,wa parecchie migliaia di ducati per il compimento della forti fi cazione della città di Pola; che esigeva dai propri rettori particolareggia ti rnppor ti sulla catturn cli un vascello <;arico di carbone e cli un a barca di ferram enta conrnnclata da un tal Garbino. Se don Alessan­dro avesse posto la scena ciel suo racconto su territorio veneto, Renzo non sarebbe riuscito a rimpatriare e non ,wrebbe quindi potuto spos,,rc ht sua Luci>, ....

Ma la peste, benchè prossima a scomparire, si faceva Yalere anche da noi. Il )! gennai<' essa impedisce a lle galere ancorate nel porto cl i Pola cli prestare l' opera loro nei lavori cli ri attamento delle murn: il morbo le obbligava a starsene in contumacia, lungi clall' abitato, nelle v ici nanze degli scogli che rendono piu. form idabile il porto della mia città natale. Intanto i polesi si applica.vano con zelo ali' interramento del

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lago (forse il Mandracchio, ehe venne bonificato appena in questi ultimi anni?), mentre ìl Governo centrale spediva al prov,!editore Surian altri duemila ducati per ultima re l'impresa delle fortificazioni. E poichè gli operai teno!'izzati dalla peste, abbandonavano in massa i loro posti, da Venezia si consiglia di non richiamarli per riguardi sanitari e cli ser virsi tempora­neamente dei tagli,1pietrn rovignesi, perché «sLLfftcie nti e buo­nissimib. Ed ora una nota eomka, ma el1e (;arattel'izza assai bene la magistnttm·a di quell' epoea. Era stato acc:iuft'at.o un tal Iuan Tenclrich, e pare innocentemente. li poycrac·do lan­guiva da di verni mesi nelle c1:treeri di Pola., qua.ndo r a utoritò. si accorse di a\'ere pre$O un gTa.nchio. l\l a. la dig-11ità. ùclla ea­rica dovendo a.ndar salva a.cl ogni costo, il Senato suggerisce al provveditore una trovata assai in geguosa: si h.isd sca.ppa,re il prigioniero, anzi i c:ustocli gli proem'ino dest1·11111en l e il modo di fuggirsene .... Ah , seicento, seicento! ....

Ai Fasanesi la Signoria promette l'invio cli alcuni chi­rurghi perché li curino dal ,male•. Nell'aprile clel 16:3 l il e;on­tagio infierendo pièt drn mai, il provv. Surian lo combatte con zelo cd abnegazione: per questa sua. nobile azione egli viene vivamente elogiato dal ticnato, che gl' invia. «il chirurgo per la cura cli quel resto cli feriti> ('/). La pen uria di medici ern grande e Capodist.ria stessa, benché terrn doviziosa, ne 1-amen­tava 1" mirne;nza (,fo luglio 16,31). In da ta 8 agosto h, Signoria inculca al provveditore suddetto di usare la massima vigilanza acchè le barche lunghe assegnate a guardia delle saline, non s'accostino troppo ai luoghi sani. Il 14 dello stesso mese la peste abbandonava anche Muggia, alla quale Venezia donava ducati cinquecento da impiegarsi , utilmente nell11 quarantena, che clissegnano di fa re pe,· lor totale liberatione, (dal contagio). li 9 di sette mbre s' ha qualche. altro caso sospetto e la Si­gnoria rinnova al Magistrato alla Sanità l'ordine di spedire un medico in Istria, ma con esito nega tivo: i sanitari, scarsi ed inetti, preferivano di rimanersene a Venezia, dove vi era maggior prob,ibilita cli guadagno con minor fatica. Finalmente il 25 novembre il Gove rno veneto si eongratula col provvedi­tore Surian del buono stato di salute in Istria, per il quale esso vuole siano rese le debite grazie a Dio.

Processi di lnteranismo in Istria. I quali, publicati a cura della solerte Direzione, ci trasportano di botto in quello strano

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e curioso cinquecento, così pieno cli contrnclclizioni nel! ' arte e nella vita, messo a soqquadro da lla voce e dagli scrit ti degli apostoli della riforma che, non ostante la vigilanza degli inqui­sitori ,ciel' herntica prnvità,, s' infiltrava poco a poco anche neWanimo ingenuo dei nostri te rrnzzani. Il t ribunale compone­vasi del vescovo diocesano, cieli ' inqLtisitore delegato dalla Santa Sede Apostolica e ciel podestà ciel h10go. Se il reo co111pa­riva cl i sua volontà e faceva spontanea ammenda de' suoi falli, i giudici gli si mostrnvano indulgenti e lo eondan,rnvano a sempliei pn1tiche cli pietà eia eseguirsi in determinati giomi. Come pictrn cli sc.andiLlo in Digna.no appariscono eerti Marco e. Andrea, padre e figlio, calzola i, i quali tra u1rn t rinciata e l'altra.,- in segnavano a,i se1nplid ehc le or-a zioni fat te in chiesa valgono quanto quelle 1·cdtate fuori cli ehiesa; ehe non clob­biamo onorare i santi , nè c rede re eh' cs::; i possa.no-inte rcedere in nostrn h\\'ore; ,che le anime, quando par teno di questa vita. vano dove sono destinate» . I\Iarc,;o e .. A .. nclrca era.no origi­nari di JTnmagosta., come si rileva. da1la. sentenza. publicata c;ontrn il primo dal tribunale summentovato; ma il prfncipal colpevole fu, senza clubbio, il secondo, il quale, per eerti suoi irriverenti discorsi verno il p,ipa e ltt santa Messa., s' ebbe un' e­sempla re punizione da parte cieli ' inquisitor e.

Il chiaro Dr. Bernardo Sehiavuzzi; medico distrett uale superiore a Pola, continua i suoi accurnti Cenn i s

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ull' etnog,.·afia cieli' Istria , materia le eh' egli prese per la massima parte dagli Atti e rnelì1.ol'ie, esponendo il tutto i11 una fornm sobria e pia­cevole,• sicchè, anehe so tto l'aspetto letterario, questo suo nuovo lavoro niente lascia a desiderare. Ne riparleremo qLmnclo sarà condotto a compimento.

Nella i·ela:;io ne v, ·elindnare sugli scavi cli Nesa :;io I' e­gregio dottore Piero Sticotti espone il risultato degli scavi intrap resi · negli anni 1900·01 a Nesazio, per impulso della ·So­cietlt . di arc~heologia e storia patria istriana, sovvenuta di da­narn dalla nostrn Giunta provi11dale, dal Municipio di Pola e dalla città di Trieste. L ' autopsia dei luoghi, iniziata nell ' agosto del '\l9 sotto l' immediata direzione e sorveglianza dcli ' asses-· soi·è dott. Cleva, prof. Pusehi, dott. Schi,wuzzi, don Bnzzolieh, parroco di Altura, professorì ::iticotti e Vatov:i, diede subito i più brillaùti risultati. . Gli scavi di Ne.sazio ebbero dei p reeur­sori intelligeoti e operosi in Tomaso Luciani e Carlo De Fran-

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ceschi. Quest' ultimo scrutò il mistero di quelle sacre ruine nel 1878 e ne riferl ampiamente nella ,Provincia dell'Istria, (1878, N.i 6 e 7): frutto di quelle ricerche furono le pareti di due. cisterne od impluvi, mucchi di pietre riquadrate ed altri oggetti interessanti. Il compianto segretario della Gi unta pro­v incia le credette sempre, fermamente, che l'antica Nesazio sorgesse al posto dell ' attuale Visaze o lsaze: le recenti sco­perte g·li diedero piena ragione.

Gli scavi del- 1900 misero alla luce una strada e parec­chie case prii;a/e di abitazione, cl i una delle quali, assai bene conservata, lo Sticotti ne offrn mm descrizione particolareggiata, che rivela in lui un a rcheologo di prima forza. Le iscrizioni, in questo pl'imo tentativo, scarseggiarono anzichenò, non es­sendosene t'invenute che sei: quarantotto furnno ali ' incontrn le monete dissotterrate, che trovarono un dotto illustratore nel prelodato Dotto r Schiavuzzi. Gli oggetti di scavo consistono in varii arnesi di pietra, di terracotta, di vetro, bronzo, feno e osso, che di presente g·iacciono tutti nel museo nesaziese in Pola, colà eretto a merito p1·ecipùo dell'illustre patriotta istriano, il Dr. Lodovico Rizzi.

Gli scavi del 1901, per la loro felice riuscita, indussero l'infaticabile comi tato a trnsportaro le preziose reliquie dall'u­mile stanzetta della paroechi>t cli Altura nella palazzina clell' ex Società operaia di Pola, convertita, c.ome poc'anzi avvertin1n10, in museo. fra le antichità ridonate al bado ciel sole dal pic­cone investigatore, primeggi" una , trincea di blocchi a rchi tet­tonici» di maniera corinzio-romana, forse resti gloriosi del tem­pietto cl ' E ia. Inoltre fu posta allo scoperto una necropoli pre­romana (trentadue tombe in tutto): il sepolcro meglio serba­tosi figura presentemente come tomba-modello nel museo ne­saziese di Pola. Prima che le spade del Tevern adducessero la caduta dell'eroico re Epulo, i nostri antenati si adagiavano,. per dormire il sonno eterno, sur un letto <J_i ghiaia scavato. nella roccia viva, •ricinto da quattro lastrn in taglio». I fram' menti di scaglie e di lastre cli calcare con disegni incisi a spirale trovati mentre si stava demolendo ,m piccolo tratto di . muro sono, ii g iudizio dello Sticotti, tracce evidenti di una civiltà micenea, anteriore all' epoca preronuma. I massi cupe­lizzati risalgono addirittura ad un' epoca assoh1tamente primi­tiva. Da ultimo si .it1iziò _Io scavo cli una ca.sa romana .

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Gli scavi di Nesazio interessarono, ed a ragione, i dotti e gli archeologi di tutta Europa; chè in essi furono tratte dalle viscere della terra cinque e forne sei età: la litica (massi cupelizzati), la micenea, la preromana, la romana, l' epoca del basso impero e, finalmente, quella delle ,incursioni e del!' incipiente barbarie,.

Quarnàro o Carnàro '! Qnarnèro o Carnèro l Postilla et imo­logica del prof. Antonio Ire.

Sul!' origine del nome del più temibile e temuto fra i nostri g·olfi regna, a quanto pare, un po' di '-'Onfnsione. Alcuni co1n1néntatori di Dante èhe, c01ne ognun sa, lo in1111ortalò con la nota terzina, vogliono che esso derivi da un vento perieo­losissimo, detto Ccwna,·o, il quale travolgeva inesorabile g·!i arditi che avessero osato affrontarlo n1entre in1perversava.. Altri lo ascrive alla presenza cli n urnerose tombe in q ue' pa­raggi: opinione da scartarsi senz'altro. L'arabo Id risi, che visse alla corte di Ruggero II, re di Sicilia, nel!' opera geografica da lui compilata verso la fine del 1153, di tutto parla meno che del Q,uarnàro. Il defunto prof. Guglielmo Tomaschek nel nome Carnàro vede dapprima una provenienza celtica ; poi, clisdicendosi, pretende che esso venga così battezzato dalle querce petrose, che, quasi miracolo cli nat,ira, spuntano, a fior d'acqua, dai massi co!'l'osi che costituiscono le sponde del tempestoso seno: querce che il Tornaschek afferma aver ve­duto soltanto a Cherso. Io però ne incontrai, a centinaia, lungo le strade costiere (Stranclwege) che menano da Laurana ad Ica e da Icici ad Abbazia e eia que.sta a Volosca, le quali strade, per lo splendido panorama che vi si gode, per la quiete che vi regna e per la romantica poesia che vi alegg'ia cl' intomo, sono la meta favorita delle passeggiate delle tecle­schine solitarie e sentimentali.

Ma anche quesla ragione clall'Ive non gli vien menata per buona. Secondo il Nostro - e noi, tino a un certo punto, non sapremmo in verità dargli torto - Camà1·0 deriverebbe da Corno, corso cl' aequa; e i corsi d'acqua che, per vie sot­terranee scendendo dal Monte Maggiore sboccano nel golfo in parola son tanti, che in certi punti, ma specie a metà strada fra Ica ed Abbazia, producono tale un fraeasso come cl' innu­meri carri lanciati a corsit interminabile e sfrenata. Chiude la bella postilla un' appendice ,sulle varie forme che assunse, specie in bocca agli storici e geografi, il nostro golfo,.

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Il Comune polese e la signoria dei Castropola di Cainillo De F,-,anceschi.

Figlio di storico, il giovane De Frnnceschi porta nel sangue l ' amore intenso a l loco na tio e la propensione alle storiche diséipline rivolte al nobile intento cl' illustrare la terra che ci accolse infanti: doti eh' egli ereditò inta tte e pure dal­!' illustre suo genitore, la cui vita fu spesa interamente nella ricerca e nello studio di documenti e codici racchiudenti la passata grandezza di questa nostra Istria diletta.

E già prima di questa sua monografia sulla vita medievale della mia città na tale, fati ca, che, benché a malapena iniziata, r iscosse e va tuttavia riscotendo applallSi da un eapo itll' al­tro de.Ila nostra penisola , egli aveva licenziato per le stampe un suo esauriente studio sui castelli della Val d' Arsa, pel quale s'ebbe le lodi più incondizionate da parte di due · critici severi ma non ingiusti , vo' dire il prof. Paolo Tedeschi e il dottor Matteo Bartoli di Albona, il quale ultimo nelle sue Publica­z ion i recenti cli filologùt ,·umena così ne pa rla : «La profonda erudizione di questa storia riccamente documentata e il fine sentimento cl ' arte imprimono al volume del De Franceschi quello stampo che Pasquale Villari r acc_omandava testé ai nostri storici: lo stampo dello stnrl io storieo che si legge e non è solo un Nachschlagwe,·k• (pag·. 108). Ci troviamo, dw1que, di fronte ad uno scienziato il quale, non ostante l' età giovanile, può ormai figurare coi più celebrati illustratori delle vicende onde, nel corso dei secoli, sog·giacquero gli a vi nostri, di uno scrittore che sa riunire in feli ce connubio la pazienza d ' investi­gazione propriit degli storici oltremonta ni eol brio e la feste­volezza di stile che contraddistingnono le opere consimili dei narratori italiani moderni. Onde, anche nel lavoro che teniamo sott' occhio, il piacere e l ' interessamento aumenta no a mano a mano che si prosegue nellit lettura: fenomeno che solo di rado si riscontra in fa tiche di q11esto genere.

L'egregio autore vi si è preparato con lungo e assiduo studio ; giacchè egli, oltre alle numerose fonti nostrali , ricorre spesso a quelle non poche publicazioni straniere che col suo tema stanno in attinenza: cosa per lui agevole nella sua qualità di addetto alla biblioteca Civica di Trieste. E poiché, per l' in­i:e11dio del palazzo Razzo, dove conservavasi l'archivio polese, e per l' ignoranzà di cert1mi che vendettero ai f'riggitori di

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pesce ed ai salumai di Venezia gli annali raccolti dal Negl'i ') pareva impossibile una storia completa cli Pola, il lavo,-o del De Franceschi, con tanta diligenza condotto, ne fa speral'e eh' egli non vorrà fermarsi al solo medio evo ma che, interpre­ta.ndo l' a rdente desiderio de' miei concittadini , continuerà nella via battuta fino a rappresentare.i in un quadro completo tutta · la fie ra natura della vecchia leonessa istriana. Della monografia scriveremo . ampiamente quando setrà uscita in volume.

Giovanni Vesnaver, infaticabile sempre, in un breve ma Sl!Ccoso articolo ci narrn cli d ue privilegi della chiesit cli Gl' isi­gnana, della qual bol'gata nel 1887 egli publicò la storia, Le pre­rogative in parola furono largite eia Papa Pio VIl allorché, fug­gendo le ire dei Francesi, q i1esto pontefi ce, nel suo viaggio da Venezia a Pesarn, sbalestrato dalla tempesta, dovette sostare a Porto Quieto. Era il 12 gi ug·no dell'anno 1800. Anche il nostro egrngio parroco, mons. Bonifacio, nel 1900 trattò il me­desimo t.ema in un opuscolo, assai lodato, edito clal111, t ipografia loc,,le Cobol & Priora, cosi in titolalo: Appi·odo cli Pio J/JI in lstrùt nel viaggio elci Venezia a Pesa,·o.

Bello, interessante e orig-in ale ci parve lo studio (in con­tinnazioneì cieli' esimio prof. Silvio Mitis, direttore del ginnasio provinciale di Pisino, nome ben noto ai cul tori delle storiche discipline. Difatt i, eh' io sappi,1, nessuno finora s' ora ,iccinto a dire con vera e profonda cognizione cli e.ansa della contea di Pisino e ci el!' indirizzo amministrativo seguito dagli arciduchi cl' Austl"ia nel governo cli quel povero e clisgrnziato Contado. Sua Altezza Serenissima residente a Graz e ra occupata o me­glio, preoccupata eia un unico pensiero: sco rticare tino ali ' osso gli oranmi troppo smunti sudditi cieli' Istria aust1fae1t. I c,apit.ani poi facevano il resto. Di q ui freq uenti l'ibellioni accompagnate dalla solita minaccia cli ancla-r a ser·và· il Veneto, dove si stava tneglio e- i nuovi a.l'rivati non paga.vano tasse per un lungo pe­riodo di tempo. L'arciduca riceveva c ascoltava benig,mmente gli oratori della Contea, ma poi, partiti quelli, ordinava ,ti suo rapprese11tante in Pisino, l' esatta osser vanza delle disposizioni contenute nell'urbcwio. Il qnale, per chi non lo sapesse, corri­spondeva ai moderili cocliei ed er,i compilato in modo d>t tu­telare con la massima oculatezz,i gl' interessi ciel padrone, il e ui

1) Vedi alla pag-. 367 delle ;.V[cwine l :sfriane cli G. Capriu.

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motto sonava: t,1tto per me, niente per i suddit i. I balzelli , le a ngherir. e i soprusi che opprimevano gli a ffamati abitanti della contea trovano il loro ri scontro appen a nel pi ù fitto tenebrore del medio evo: eppure il lavoro del Mitis si propone soltanto •di prcsent,ùe a lcuni r enni sulle sorti alle quali andò incon tro l ' anzidetta contea dallo schi udersi dell" età moderna fino circa al termine del secolo de('.imottavo» (Fascieolo 3. e 4. pag. 381 ). Figur,i,rsi qual ne s,i,rà stata la condizione ,i,11 ' epoca chssica del feudalismo !

I Signori di Graz, bisog·na convenirlo, nella distribuzione dei ca richi a.ve.vano, come si s uol dire, la mano felice, cono..:. scendo essi a menadito i prodotti cui ernno in grado di offrire le diverse terre soggette alla eosidetta • A,1stria In te riore , , Così Laurana, perchè rieea di ca.stag·ni, doveva. provvedere i dominatori dei più g rossi n1nrroni de' suoi boschi ; Bersez era tenuta di presen tare la decima cl' appi g iovr<ne; Moschieni zze e Veprinaz, siccome quelle e.he abbondav!Lno di suini, cor rispon­devano !Lll,i Signoria il clanm·o cli glt iancla, senza con tare poi le ,servitù personali, d1e, fra ,i,It.ro, obbligavano i con tadini cli Pisino •a poita re il leg·qame neeessario pc ,· l' horlicello pico /o sollo il Ponte, a lavorare nel eastcllo qua ndo vi si fabbricava, ed a vicenda e per una g·ionuita., verso assegnamento del vitto, recami co l·it pe r se,ular le biade e i·evoltar· il luttame nel­/' orto el co llh,arlo, (lbid., pag. 384).

I borghi cl i qualche entità avevm10 il loro Suppano che stava in ufficio un anno e veniva eletto dai villici in epoche determinate del! ' anno, le q,uili variavano "seconda delle con­suetudini dei singoli luoghi. Il sostituto del suppano ehiamavasi posuppo; tutt' e due poi venivano confermati dal capitano di Pisino, a mani del qua le prestavano il giurnmento di fedeltà ~d onu1.ggio.

Il lavo ro del Mitis determina esattamente i confini della con tea e mette in sodo una volta di più il fatto, da altri scrit­tori già rilevato, del predominio assoluto esercitato dalla lingua e coltura italiam, ,mche nella contea di Pisino fino alla metà del secolo scorso.

Domenico Venturini.

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BIBLIOGRAFIA

Luigi De Jla-tchi. 'l'rattato di ge.ografla flsten ; con 239 fi gure e 7 tavole. Milano, F. Vallardi i 1901. L. 15.

Bisogna pur confe:--!-:trlo, tino a poco fa, lo s tudio della geografia veniva. in Ita.li a. molto tmscnrato. Alle università esso erfl. limitato alla facolt1\ di lette.re , ove n1.p 1,t·esentn.,·:-t un arg·omcnto dd tutto secon<lado, per non dire ingAmbrante. ·

Negli ultimi anni pcwò 1 la cosa si mutò di as::;.ai, e s inmo .sicnl'i che fra non molto, nnche nP.I regno la geografi a :wrà il pos to che per diritto le spettn: In scnola di geografia, iiperta lo Rcorso antnnno presso l ' Istituto di studi snp. a F irerlzc e diretta ditll' illn::;tre Olinto ì\•Iarinelli, è un a chiara prova che si è deci~i sul serio cli colmare 1..1nesta bin.gimcvo le lacuna.

Anche all 11. manca11zn di bttnni testi :,;i incmnincin a provvedere . Di uno di qnesti, cfol Trattato di Gcogrnffrt. fi :- icn del prn f'. Dc ;\forchi, diremo c1ui GUattro parole.

L'A. che è libero docente di Meteorologia alla R. Unive r sità. di Pavia, non ù ln. pretp,sa (lo dice lui ste:;:--0 nella prefazÌ011 e) di offrirci un lnvo!'o originale : ci dà. p~rò un bnon te~to, che consiglie rel!lmo a. tutti gli s tudiosi italiani. Fra i vari preg·i del lib ro, primo fra tutti è, n nostro modo cli vedere, la distri buzione clcJ!a materia. Nella pri11Ht. pnrte vengono trnttati i fatt-0ri interni de ltn morfologia snpcdiciale. Vi si pa rla.dell ' origine, forma e costituzione del nostro pianeta., indi de' bradisismi, tcrre1noti e vulcani . Nell_a. seconda pa rte è descritta, l'azione csercita tn sulla terra dai fattori es terni: sole, aria, idromctr.ore, acque correnti, mam e ghiacciai. Nella parte terza rA . ei clà la. norncnc1atnra delle form e e elci processi morfolO­gici e descrive minutam ente le loro m odificazio1)i cd evoluzioni. I citati sono abbondanti, e, anche quelli cli opere strnnicrc1 salvo !':tre eccezioni, sono riportati eimtta.mcntc. Le illustrazioni, se non sempre nu0v<':, son·o ben scelw e rigtt:~rdano molto ~pcsso fenomeni che ;\nno luogo in Itn:lia.

Il capitolo V della parte Il (Acque sotterranee) conduce l'A. n. par_­larn del Cn.rs0 e dcli' Isti-ia.: quivi sono <la rilevarsi alcnn e in<'.,Sa.ttezze. Non esiste in Istria un finme Arto, bensì Anm, non un Canal d i Lemme, bensì di Leme. Più avanti l'A. confonde Carnia con Carniola, dove dice: «le cavità imbutiformi si chiamauo Doline a Poibe nella Ca rnia.» Prescin­dendo anche da questo errore, n eJle. su citate parole ve n o sono altri due: in primo luogo, «dolina» e rtfoibn» non sono sinonimi. indicando la prima. voce IC: vallico1e imbutiformi, prodotte dall; ero8.ione 'cletie acque; l'altra invece un profondo baratro, cl ' origine tettonica; in secondo luogo, la pa­rola «foiba.» (la.t . fovea ) viene usata nell' Istria soltanto: in Carniola credo a.dopei-isi la parola «jama» .

Parla.udo sempre delle «doline», I' A. dice più avanti che es....;e in Istria son dette «dolazi> e «dolzi• : la seconda voce non esis te affatto ; ln. prima è giusta, ma si clovea pur ag-giungere cho oltre a quella slava, vengono adoperate le parole italiane «fondina > e t fondel».

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Questi ~ono i piccoli difetti che noi abbiiimo trnvato nel lavoro del De Marchi, dife tti che di cer to spn.rira.nn9 in una secondn edizione, che l 'A. ci pl'omettc e che n oi attendiarn0 con ansi a .

G.

L'Ateneo yeuet-0, 1•ù;ùda bfm e,çtrale cli scienze, lettere e.cl arti, fasci­colo I , uem w.fo- febbraio 1903. Venezia, tip. 01fanafrofio di A. P e.lliz:wfo.

Qnestn. autorevole rivista. bimestrale di scienz0., lP.ttere ed nrti (pun­tata g-e1in a io-febbraio 1903) reca, innanzi a tntto 1 nna m:tgis trn.le le tt1:u·n. snllc Ponti :~loriche 1:enezione del conte F'ilippo Nani-Moceni g o1 illus tre e benemerito presidente clAll'Ate1u'O reuelo. Prendendo le mosse .dai p1·imordi della. gloriosa Repubblica, l ' Antore ricorda via via i principali cronis ti e storici che cfall ' anonimo Grnden8e al mode rno Fulin affaticarono 8U codici e documenti per trnnrn.ndarc ai po$teri le g·esta immortali della bella rn­gina .delle lagune.

Rngne 1111 pregevole e pi acevole s tmlio di Delfin a F orti su J dl'Conmi pa:~torali rlet Ju'00 e. le rappre~•wnto.zioni a Venezia p1·hna del teatro, ottimo contrilntto n.lla ~toria del tea tl'O in Itn.lia.

Terzo, l'ingegne re 'R11rico ì\ilag gioni con n.ffottno~a am1nira zionc di­scorre di que1 g-rnn<le Italiano che fn il lwrgrimasco Pietro Paleocapa, da prima iclola tni cli Napoleone, poi~ tramontata nel '14 la stella del Bona­parte, l'itinttosi n. vita pdva t;t a Berg-all\o cd a Venezia, dove entrò nel coqio degli ingegneri d' acque e strade . In seguito e bbe altri onorifici in­caric_hi a Vienùa eù in Ungheria finch è, nel 1848, acconsenti a. far parte del Governo pro vv-i sorio alla cui te~ta s tavano uomini come il Manin e il T ommaseo. Gli 1.dtinli anni li passò a T orino accarezzato dal re Vittorio Emanuele, che -a lui ricorreva spc_:c;so J>er consiglio ccl a iuto, .e vi morì il 16 febbraio del 1869.

-Erudito e compe tente lo s tudio del Dòtt. L odovico Simioni sul Oa• n itte1'e n_wralè di Cornelio Tacito.

Di somma importanza ci è sembrato il lavoro rlel Dott. M. Roberti su La, coiporazione dei ,qitulici di pùlazzo e la wu.a lotta contro il Cornune poJ)olare a Padova 11el 1300. In esso l 'A1<1torc illustra., da par suo, quell ' in­teressante momento de lla storia rneclicv q. lc phdovan a in cui la corporazione dei giudici di palnzzo , anelando alla supremazia. nel g overno della publica. cosa, incontrò tenace resistenza da parte de lle asSociazioni artig iane, re­sis temm che si mutò poi in completa vittoria pe r il popolo sormontante.

Chiude il fascic0lo una ricca. .e variata rassegna bibliografica .

Strènna dantesca compilata da ·Orazio 1Jacd e G. L. Passeti ni (Fi ­renze, an no secomlo1 1908 , tip. Ariani).

Geniale pnblic::t,1ione che , al pari della prima, incontrerà il f~vore e l ' approvazione di qum"l ti seg-uon<.1 con amore e interessamento il rifiorire deg·li studi danteschi J n questa alba di secolo.

Bil>liogrnfla <lnutesca compilata cla f.,ni,qi Snttina (Cividale del Friuli presso Giov. Fulvio, lfl02). '

Questa bibliogrnfo1 a..bbraccia e _gli studi intorno a Dan te e quelli altresi rigua rdan ti il trecento in generale nonchè la. le tteratura fran cescana sorta in questi ultimi tempi. È un ·lavoro perfetto e fhiito sotto ogni aspetto

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e riguardo) condotto con pazienzn. cln certosino , nel quale il giovane dan­tista triestino sfogg·ia tale e tan ta conoscenza (foll a materia da far invidia a i più provetti commentatori di Dante e dell'età che fu, sua. Noi lo segna­liaÌno e raccoma nòiamo vivnmente ngli a.rloratori del sacro poema.

:Nel Popolo di T ,·en fo (3 febbraio 1903) nbbinmo le.tto n M splendida recensione del prof. Ferdinai~do Pas.ini - addetto al nostro i. r. Ginnasio -sull'opera poetie.a del Pitteri e. del Rossi. Il giovane letterato - già notò come valente conferenziere nella vicina Trieste - sottopone a minuta ed nc1:1ta. a nalisi la musa ve1·ari1ente a.lata. dei du e geniali cantori triestini, rilevando i p regi e i difetti sl del! ' uno che dell ' ahro poeta.

v. Un quadi'O <li Luciano Dellanrmw.. Architetto Cornelio Budinich .

Opuscolo in 8. T rieste, Sambo, 1903. *) «Bernardino Baldi 1 l 'elegante scri ttore 11rbinnte della seconda .metà.

del 500, parlando nella sua. bella desc ri zione del palazzo ducale di Urbhro, di Luci :1,nò, :lrchitc tto di qnel palazzo, e nato, secondo lui in Laurana, rammenta. fra i lavori di pittura di q11e:-iÌO valen te architetto alcune tavo­lette portn.nti il suo nome, nell.e quali sono tiràte co1i 1·avicmi di prospetti.va e colm·itP. alcmU?- sc(•1rn, dimostranti ch iaramente , com' egli m;esse boniss imo disegno cd acconcia.mente di t>i ugcsse.» Il Budinich , bravo ricerca.tore, tro­vandosi in UTbino nllo scopo d i studiare le vaghe forme architèttoniche del primo rinnscimento, basandosi f-111 Baldi eh' ebbe nelle mani da' di­scendenti delle figlie del grande a rchir.etto la not.a. pa.tcn t,e t\on cni Federico, cente di Montefeltro, nominn.va Lnciano arch itetto del palazzo, e basandosi anche snlla scoperta fatta Un; lni s tcs::;0, di <lue taL-ghctte poste a' due an­goli supe riori del <1ua.dro - a ttribuito erroneamente a Piero rlclla Fr.u.1-cesca - rimnste fin o ad orn ignornte, e che in ·seguito nlla pulitura ese­g uita un anno fa del c1nack o, misero :l.lla ·lnce nn:i. scritta : crede di poter affermnre seni' al tro che q,msta sia opcl'fl.. di Luciiino Dcllau.rnna.

L' opuscolo del Bndinich, (~legante pèr forma e dispos izione, oi-trnto cli un bel disegno del quad ro, è scritto con moltn. ·ch ian~?.'7.fl. e luc iditù,, ed esce dallo stabilimen to tipo-litograffoo d i Emili o Smnbo di T rieste .

Il Budi nich ci promctt<: di publicare in seguito dc' documonti, H.ncora inediti e sconoscintì , da cui t·isnl tcri~ in qua.I periodo il Lnciano Dcllaurana a bbia ltivoruto in Urbino intorno a d altro tavole dipin te cd a l palazzo ducale ·c1i · Urbino i ben vengano essi a. portare luce su di questo illustre a r­chitetto fino ad ora quasi dìmcntie:ito.

Chianzon in diald g·urizian , Marzio conte Strassolclo, Gorizia, Stab. Tip. Giov. Paternolli , 1903.

L ' egi:ogio nostro a.mìco 1 lo studioso bibliotecario cli Gorizia, sign_or Carlo Seppenhofer, uomo che fa onore alla sua Gol'izia e che per op<..:rosità instancabile in vantaggio del suo paese non teme confronti , ristampa questa canzone del conte i\'larzi o Strassoldo, che a suo te1:1po fece parte <lell' Accademia Arcade Ron1ano-Sonzin.ca, che aveva sede a G0rizia e che

") Sn qnesto artii1ta molto i:,: ris,;e il nost,ro · J'anlo Tedeschi, che, do110 lunga pohi!Uica. ,lovette dar mglone ai Dnlmati ; i q111Lli M~t--~ne,•n.no ·ll [.udano es!,(lrc nato a La. Yrnnn pi-es.so 1.iu·a.

(N. 1\:D.)

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poi passò a Trieste. 'A suo te1npo la canzone venne publi"cata in pochissimi esemplari dalla Cesarea, regia stamperia governiale ih Trieste; il Seppen;. h.ofer la ripubblica sapendola quasi sconosciuta e di quàlche merito e in­teresse storic'o .

jJ,,fframm· è il titolo di un opuscolo in 8.0 del Dr. E . ]1etlikovite, che raccoglie alcune note storiche su questo castello. Con questo lavoro l' A. intende di ri&ssumete, com' egli · st.esso dice modesta~ne1_1te, ciò che intorno al romantico maniero è stato scritto e per il publico e, per singole persone

1 di re ttificare qualche particolare ed ag-g·itmg·ervi qualche notizia.

Il dettato del Metlikovitz venne offerto alla madre saa, che, oppressa da grave malattia1 si riebbe soggiornando a Grignano e a Miramàf.

1lfatelda. Studi,o dante..'-lco cli Gi1.,seppe l-'icei6la . Bolog·na, Ditta Nicola Zanichclli , 1902. Biblioteca storico-critica del la letteratura. dantesca d~ire tta da P asquale P apa.

Il Picciòla, che fa onore alla sua città natalet noto per altrn publi­cnziOni poctico-lett:ierarie, ma ndavn. ancora nel 1900 questo suo lavoretto, che ora esce stampato in un opuscolo in 8.0 di una cinquantinar di pagine, al Minis tero dell'Istruzione publica per il no to concorso dantesco. Il la­voro, dopo parecchio · tempo, ~sperso di molta polvere (dotta polve, se e quella della. Minerva) g-li ritornavn,e veniva dato a lle stampe za.hichellia ne per la cortese premura del prof. Pasquale Papa.

L'importante soggetto. veime . preparato da ll ' egreg·io A. dopo una escursione a Canossa •onde, com' ei scdvc, ancora m'è dolce la memoria, e di cui cerca i cli fetmare cer te il11mn.gini ma tildiche in dt:rn ·ballate che pubblicni il g iorno due -.rli magg;io di qucH ' anno neU' [talia centrale di Reggio n ell' Em~l_ia, . . Le ricordo perchè io essa e ra il germe di tutto questo mio studio.)') Studio, che as.'5iomc a quello clel prof. L . Rocca, che g'iung-e alla medesima. meta, porta. un con tributo importa.nte nella tanto diba ttuta ques tione. L 'opuscolo è adorno anche di alcune bello i1lu.strazioni tra -cui ci sono i ruderi dell'antico castello di Canossa, che d-anno certo a pensare ...

Oceana, cornme<.lia f'anta15tlca cli ,..",'ilnio Benco. - Venezià, officine gTafiche C. Ferrari, 19.03.

Questa commedia, messa in musica clall' illus tre ·nostro .com.provin­ciak Antonio Srnarcglia·; venne publicat,t in opuscolo in 8.0 di un'otta ntina di pa,g-ine in .occasione che a l Teatro a lla Scala quest' auno si rappresen• ta,;a l'opera omonima eh' ebbe fil lìeto successo . Come lavoro poetico~lette-1·a rio, per la g;ra.zia, la bellezza dc ' versi e la fattura questo componimento merita ogni elog io.

Le specie fw,'>ili fi1w1·a tro·i;a te nel calcare compatto di Bonaria e di San Bartolomeo. - Nota di Domenico Lovùmto. - Cagliari , Tipo-lìto:grafia Commerciale, 1 B02.

In questo opuscolo in 8.0 di una wmtinà di pagine l ' A. tra.tta con quella cornpetenz:n c he gli è pro-prin, frutto di lungo studio e vera scienza, chè il nostro Lov-isato è conosciuto urbi -et 01'be, le specie de' famo:si calcari di Bonaria e di S. Bartolomeo «placando cosl anche gli sciami farneticanti, ohe forse non hanno mai visitato il Museo di :Mineralogia e Geolog·ia del­l' Università di Cag·liari, che rinserra la storia vera della Sardegna. »

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P1·hno rend'tcordo della Dibliotec:a JXJJ_JVlm·e cfrcolante. T'rieste, Stabili-mento . T ip. Tomasich, 1903', ·

In questo opuscolo di quasi 40 pagine non è ricordata soltantO la storia dell 'inizio cli questa provvida istiti:1zione prom ossa dal partito libe­r a le di T rieste, che estrinseca in og·ni campo un 'attività. veram.en te enco­miabile, ma si riportano anche altri utili cenni riassuntivi su tutto ciò che rigt1arda g·estione, movimento ecc. ecc. cli essa. Speriamo ch e l ' exempla trahunt 'tr0verà. degli imitatori.

C-1.

Noterelle bibliografiche. Gli statuti cli ""frbe. - Ugo Inchiostri e G. A. Galzigna - qucst' ul­

timo, purtroppo, decesso, qui, a Capodistria 1 nel novembre del l 901 - coi ti pi di G . Cnprin, Trie:-:.te, pnblica.no gli statuti della sim pa.Fca cittadin a da lmata, statuti che videro la luce cla prima nell ' Archeog1·a f'o trie.'ithw. E un lavoro commendevole,• e per lo s torico e per il glottologo,. avendovi- gli

: :-a u tori aggiunto, quasi appendice, un dizionadetto delle voci d ialettali lo• < c·ali ricorrenti negli statu ti predetti.

llistria . - I lettori non si spaventi no : non si t ratta cli una nu ova edizione del poema la tin o del ve:-;covo Rapicio . La H-isù·ia, che ci sorride da l tavolo, è una magnitica collana di sonetti dovlita a lla nrnsa vibrante e fervida di Giovanni Quarantotto, un giovaue i.-i~t,tiQ.no .che ha gic\ fa tto molto cammino. Il fascicolo, splendidamen te impr~sso :da llo_ stabiliinento tipogra tico E . S1i1nbo di Tdeste, è publicato s.otto gli a us pici..dell 'Jnnomi­nala e dal_l ' autore , con_ gentiie pemdcro, dedicato a. Riccardo. Pittcri. Di pill nel prossimo numero.

}.'egli Appunti acl -ww nota clel S ig. Dr. Toi·uquist su lla geologia della &o·degna il no.stro Domenico Lovi:sat.o rì.leva pa.reechie cantonate pre:-sc dal prof. suddetto u ell ' esame del trias isolano. Dopo a\'er dimostrato , co1nc da lui , gli errori dello scienziato tedesco, il L ovisato finisce cosi la sua. nota: « •... chiudo n on senza però affon nare che, .se il signor prof. T ornquist non fosse venut.o in Sardegna. , la geologia clell ' isola ci avrebbe perduto assai poco ». ì\lorHto a coloro che son sempre disposti a credere ciecamen te nei res}>ons'i della scienza straniera !

Gli ultirni f'ascicoli clel t·rie~tino «Alpi Giu,lie» recano bellissimi ar ticoli di i\L G. Mattilich, L. Budinich, Napoleone Cozzi, Oliviero Rossi e Ado Tri~el. Al __ test.o sono u nite alcune 1·iusciti.ssime vedute di montagne. Il giornale 01lora altamente i bravi alpinisti triestini.

Albedo Zacher. «Venedig als Kunstae tte», Jttlius Bard , Bcrliu (190-2), VI voi. della raccolta di Richard Muther. L' autore considerando Venezia come patria dell ' arte, colla. competenza. che gli è pr~prio., -parla elci te:sori d' arte dovuti ai pennelli dei mig·liori a rti!:lti, specie della scuola veneta. Egli pu.re come tanti a ltri pone l' a ttività di Cima da Conegliano dal 1460•1509. I documenti scoperti a Capodistria, dei quali si fa cenno nel primo numero delle «P agine istrianet , dimostrano invece che la sua atti· vità s i estende per lo lllcno fino alt' a nno 1513, anno in cui dij:,inse l ' a ncona. della chiesa di Sa.nt' Anna di Capodistria, che a detta dei più è una ·delle sue opere migliori.

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Giu.sep1JP. StrculnPY. Novi .~chi.zzi dall'Adria. I. 0 Da 8. 1Ww·co a 8. Gitado._.Vci·sione dal tedesco di Attilio Stef'ani. Trieste, 1903, F.·}L Schimpff. Siamo_ ·fe lici di n.nnunzi:nc questa trnduzione di un lavoro cosi interes­sante ed attendiamo con vivo desiderio la publica.zione della II.a parte -clegH schizzi riguardanti l' L':;tria .

Un nostro collaboratorP- ci promise pel prosRimo fascicolo 1tna rcln­zi one dei · lavori clel Dr. C. Musatti imi -p1·ove1·bi i:eneziani. Cosi pnre ci ri serv.j_amo. d i parlai·e nella III pnn.tata della recentP, pnblicazione del prof. Hugues sulla l cl-rOfpYtfia ·sotterranea ca1· . ..,ica.

Coi tipi Cobol & Priora. di Capòdistl'ia venne testè publicato il fasci~­colo II0 do I A Venezia Giul:ia, bollettino della Societt\ · fra studenti a cca­demici di naZfona.1i tà ita1in.n a · «L'Innominata» .

Notizie cronologiche . .. L ' egreg·io 110:-stro comprovi nciale prof. Giu~cppe Vidossich publica

nel .- Fa1tfulla della Domenica.» del H, marzo una interessan tissima no ta sulla novella 119' dnl Sacchetti.

La ditta Fratelli Treves di Mila~o publicò a Pasqua il romanzo del giovane trim-,tino Silvio Benco: «Fia mrna fredda ». Questo lavoro, pre­a nnu nziato gii~ dall' Indipemlente di · T rieste del 7 tt. prile; v iene presen tato al publice da Elda Gianulli con una. favorevolissima recensi one inserita pure nell I Indipe:ndente del 14 aprilè.

Col 1. g·ennaio a. C. si è inaugu rat:i à Verteneglio nna biblioteca "ci r­colante, 1.irolnotore qu cll' -ègTegio m~estro dirigente sig . Vigil io Cappelletti ,

Al Con siglio Municipale di Roma viene fatta proposta dagli onore­voli Francesco 8alimei ed Enr ico di S:m -Martino, c he ven~;a eretto a.1 Pincio un bnr; to del celebre pira nese Girn:.e1> pe T ar tini (1 4 febbraio).

Il Circolo Artistico di Tri<>~<.;te, presen ti Attilio Hortis ed Ugo Ojetti, offre una pel'gamena commemorativa all'illustre Ginsepµe Caprin, v inci­tore per la seconda. vo'lta del premio «Rossetti» (1 marzo).

Il :Ministero del Culto e dell'Istruzione in Vienna autorizza il ma.estro Filippo "Manaro. ad aprire a Tries te un .- Liceo urns icale completo» (7 marzo).

Il Consiglio Mm1iciµale di 'frieste proclama. ag.g·iud icato a Giuseppe Caprin il premio •Rossetti ». Splendido discorso <lell' on. F. Venezian (20 marzo).

Il prof. .Alberto Pu schi riferisce alla «Commissi.one centrale pe.l'." la conservazione dei monumenti ecc. in Vienna» sul rinvenimento ;:i. Trieste di resti di un acquedot to romano e cli abita½ioni romane (3 aprile).

A l principio cli apri le venne ntpprescntata a Milano con ottimo suc­cesso la comedia «Panta.lon f-i piri tista.- dell a scrit trice triestin a Ida F inzi, no ta sotto il p~e1:1do11imo d i Haydéc.

Al Congresso s to1·ico intcrn;tzionale, tenutosi a Roma diti 2 al 9 aprile corr. in tervennero ufficialmente della nostra l'Cgione il p rof. Alberto Puschi, direttore del Civico Museo d 1 antichità di Trieste, e l' agg·hrn to del :Museo stesso, prof. Pietro Sticotti, il prof. Bernardo Be nussi, vicepresidente della Societi~ Istriana. di a rcheologia. e storia pa tria, il Dr. C:ulo de Ma r­chesctti, direttore del Civico Musno_ <li stòria !) Il. tura.le in Trieste, ed il

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prof. Giuseppe Vntova, mCmbro del Cnratorio dol lyluseo di antichità. di Pola. Il prof. Antonio l ve, rovigncse, ro.ppresr:ntn.va l'Università di Graz. - Riferirono al Congresso il prof. Pnschi sugli scavi di Nesn.zio e il prof. Sticotti sugli avanzi rnicti tiei ritrovati negli scavi stessi. Il Dr. Vittorio Bennssi , figlio dell 'esimio nostro storiografo, lesse un ' applmtdita disserta• zione "St1l valore veridico delln storio.» . - Il prof. Venturi, trattando dell '«org-anizzazione di spe.dizioni storico~artistich~", prnpone lo studio dello sviluppo dell ' arte .veneta nell ' Istria., nell q. Dalmazia e~nell' Arcipelago greco.

Muore a Napoli il triestino Eugenio Me.negazzi, a ppassionato cultore delle discipline archeologiche (metà di aprile).

Giovanni Bovio, pntriotta., filosofo distin to, raro esempio di carattere purissimo ai prese11ti ed ai posteri, cessò di vivere, consunto da a troce malore, semprn egnale a sP: stesso, nella sua Napoli il 15 apri le corrente. - Italia tutta lo piange.

Addì 24 a prile andnnte la. cittad·inanza di Pira.no festeggiò solenne­mente il deci mosesto centenario del suo 1wotettore San Giorgio di Nicomedia. Per tale occasione fu publicato coi tipi Cobol & Pri ora di Co,,podistria un laudatissimo carme allusivo «all ' n.ppa.rizjonc del 21. luglio 134-3».

In una. delle nltime sne tornate il Coi1sig·Jio "Municipale di _J?ol a. votò, su propostn. dell' .on. Dr. B. Schinvuzzi , un atto di ringraziamento a Ca­milla Dc Frnnceschi, l' illustrntol'e della storia mcdient.le di quella. vetusta. cittù. istriana.

Coll ' \ntervento de l Conte cli Tori11.0, del ministrn Nasi, del suo col­lega Chaumie, ministro della publica istruzione in Francia, e del patriarca Ferra.ri, venne posta a. Vehczi a la prima pietra del campanile di San Marco (25 aprile).

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Otl).!F.;,;.1co VF. N1'1JR1;,;.1, direttor e :- C.\R.r.o P!tIOR \, !'<litore e red!j.Uorr. rr.sponsnl,ilc. IJ"ipografln (;ol.u:,J- &. P r io ra_ Capoclist.ria..