Capodistria, 19 aprile 2012 ACCADEMIA DELLA CRUSCA Oralità e scrittura: un quadro teorico.

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Capodistria, 19 aprile 2012Capodistria, 19 aprile 2012

ACCADEMIA DELLA CRUSCA

Oralità e scrittura: un quadro teorico

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Suggerimenti pratici e “didattici” su come lavorare a scuola sul parlato e sullo scritto…anche ”cantando”!

La lingua parlata è diversa da quella scritta dal punto di vista teorico.

Perché è importante lavorare sul parlato a scuola.

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Ogni lingua presenta differenti varietà secondo il punto di vista da cui la si osserva:

-il momento storico in cui viene parlata

-il luogo in cui viene parlata

-lo strato sociale di chi la parla -il contesto comunicativo in cui la si usa -il mezzo usato per diffondere il messaggio.

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La lingua non è un’entità monolitica, ma varia oltre che sull’asse del tempo, dello spazio, della società e delle situazioni comunicative

anche sull’asse del mezzo attraverso il quale si realizza.

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Il mezzo o canale di trasmissione (variabile diamesica) attraverso il quale si diffonde il messaggio è una delle variabili in base alle quali la lingua cambia:

• fonico-uditivo (lingua parlata)

• visivo (lingua scritta)

• telefono, radio, televisione e Internet, che possono utilizzare sia la lingua scritta sia la lingua parlata, a volte anche combinandole tra di loro.

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Recenti indagini internazionali (indagini PISA Programme for International Student Assesment) affermano che le abilità di scrittura e di parola si basano non tanto sulla padronanza delle competenze e abilità previste dal curricolo scolastico, quanto su ciò che gli studenti dovranno sapere e saper fare dopo l’uscita da scuola.

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Le attività sulla scrittura devono valutare le competenze nello scrivere testi corretti e adeguati alle richieste più diverse.

Gli studenti devono comprendere le caratteristiche linguistiche che differenziano il parlato dallo scritto, e conquistare una solida abilità nell’impostazione di un discorso orale, che non sia la semplice conversazione spontanea.

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Infatti è necessario acquisire la consapevolezza che esiste un parlato programmato, diverso da quello spontaneo, indispensabile per poter effettuare interventi orali di qualsiasi genere, nella scuola e nel mondo del lavoro.

Tale necessità è contemplata anche nel Quadro di Riferimento per l’Italiano messo a punto dall’Invalsi nel Febbraio del 2011 (www.invalsi.it)

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La padronanza linguistica, una delle competenze di base che la scuola deve sviluppare, consiste nel possesso ben strutturato di una lingua assieme alla capacità di servirsene per i vari scopi comunicativi. (dal QdR per l’italiano)

LA PADRONANZA LINGUISTICA

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La padronanza linguistica si esplica in questi ambiti:

i n t e r a z i o n e v e r b a l e (= partecipare a uno scambio comunicativo orale in vari contesti);

l e t t u r a (= comprendere ed interpretare testi scritti di vario tipo);

s c r i t t u r a (= produrre testi di vario tipo in relazione ai differenti scopi comunicativi).

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Anche l’INVALSI, che notoriamente nelle sue prove saggia solo la competenza di lettura, ha inserito tra gli argomenti oggetto di analisi anche aspetti pragmatici del linguaggio (fenomeni del parlato, funzioni dell’enunciato, ecc.).

(dal QdR per l’Italiano, sezione“grammatica”, codice 6 ambito Testualità)

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DOMANDA 1:

ESISTE UN SOLO TIPO DI PARLATO?

DOMANDA 2:

COME SI DIFFERENZIA, LINGUISTICAMENTE, IL PARLATO DALLO SCRITTO?

E IL TRASMESSO DA ENTRAMBI?

DOMANDA 3:

POSSIAMO LAVORARE IN CLASSE SUL PARLATO IN MODO STRUTTURATO?

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• parlato-parlato, il parlato spontaneo che si realizza solo in presenza sia dell’emittente sia del destinatario del messaggio;

• parlato-scritto, ha un più alto grado di programmazione e si appoggia a un testo precedentemente scritto;

• parlato-recitato, tipico dei testi recitati (teatrali, cinematografici…), ha sempre una base scritta in funzione della realizzazione orale.

Il parlato rappresenta la forma primaria della comunicazione linguistica: il linguaggio verbale, infatti, ha avuto origine nell'oralità ontogenesi e filogenesi.

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Quali sono i fenomeni generali che caratterizzano il parlato spontaneo e lo distinguono dal parlato programmato?

La distinzione più importante e utile ai fini dell’insegnamento è quella tra parlato spontaneo (cioè il parlato-parlato) e parlato programmato (cioè il parlato-scritto).

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L’INTONAZIONE è l’elemento linguistico principale che caratterizza la conversazione spontanea.

Si dispose a batter il ferro, mentr’era caldo

Fo

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Si dispose a batter il ferro, mentr’era caldo?

Fo

Si dispose a batter il ferro, mentr’era caldo.

Fo

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• frequenza di elementi che servono a stabilire o mantenere il contatto con l’interlocutore (elementi fàtici)

• presenza di deittici (le parole che indicano con precisione elementi spaziali e temporali del contesto, come pronomi e aggettivi dimostrativi, avverbi di tempo e di luogo)

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• generale frammentazione e segmentazione del discorso

• tendenza alla semplificazione della sintassi (prevalenza di paratassi sull’ipotassi), alla ripetizione, alla minore densità lessicale rispetto allo scritto

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La lingua trasmessa condivide tratti sia del parlato sia dello scritto.

La definizione di lingua “trasmessa” si deve a Francesco Sabatini: essa fa riferimento alla lingua utilizzata dai mezzi di comunicazione di massa a distanza (telefono, radio, televisione), che trasmettono da un luogo anche molto lontano da quello in cui si trovano i destinatari dello scambio, in un sistema in cui però la comunicazione è sincrona.

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Il PARLATO-TRASMESSO condivide con il parlato:

-la possibilità di utilizzare codici diversi da quello puramente verbale (ad esempio, quello gestuale) - la tendenza a imitare nelle sue strutture il parlato spontaneo in presenza

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IL PARLATO-TRASMESSO condivide con lo scritto:

- la possibilità di far pervenire il contenuto del messaggio a destinatari lontani e in numero potenzialmente illimitato

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Attualmente si parla di scritto-trasmesso per riferirsi ai testi scritti diffusi attraverso Internet e i cellulari.

-necessità di demarcare in modo esplicito i confini del testo

-tendenzialmente abbastanza concisi

-generale semplificazione sintattica e testuale

-uso di abbreviazioni (sms, ecc.)

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Per rispondere alla domanda 3 ascoltiamo un’esperienza reale condotta con alcuni ragazzi della scuola secondaria di I grado qualche anno fa