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e 4 i materiali girati utili a sostenere la tesi del programma, mentre quella parte del “girato”, che avrebbe potuto dimostrare il contrario o quantomeno impedire che si generalizzasse nel modo che è stato seguito, veniva messa da parte se non addirittura cestinata. Il montaggio di materiali girati è di per sé manipola- zione, nel senso letterale del termine. Fare “sparire” le dichiarazioni di con- danna della mafia o di fiducia nell’ope- rato delle forze dell’ordine e dei magi- strati, invece, si configura come ben altro tipo di manipolazione. Sicura- mente è stata danneggiata la dignità di tutti coloro che, senza ostentare anti- mafia di mestiere, serenamente si espri- mevano sui fatti, non rifugiandosi nel becero “nenti sacciu e nenti vogghio sapìri” che giustamente dà adito a scherno e derisione. Inoltre in televi- sione tutti hanno visto come una per- sona, che aveva accompagnato la troupe a riprendere un branco di vacche inselvatichite, che pare abbiano causato i danni maggiori nei campi delle sorelle Napoli e di altri agricoltori del circon- dario, abbia dovuto rimbrottare in ma- niera energica il cameraman che indu- giava sulla sua faccia in primo piano rischiando di non inquadrare le vacche. Un altro tipo di riprese è stato fatto per immortalare dichiarazioni di compae- sani ingannati dalla telecamera spenta per finta e che invece riprendeva im- magini casuali mentre registrava l’au- dio. Queste riprese contenevano le di- chiarazioni inconsapevoli di persone che si esprimevano, come è facile im- maginare, sul conto delle sorelle Na- poli, accusate dalla maggior parte dei compaesani di avere infangato il paese. Nutriamo seri dubbi sulla legittimità della messa in onda di queste dichiara- zioni, carpite a persone inconsapevoli; siamo certi però che queste avranno in- flitto altro dolore alle tre sorelle, nostre compaesane, che forse non arrivano a spiegarsi tanto livore nei loro confronti. Il conduttore Giletti non si è posto il problema degli effetti di certe dichia- razioni, alcune veramente deplorevoli, altre un po’ meno e forse fondate, sul morale delle tre vittime. Per rispetto alla loro sensibilità non avrebbe dovuto annunciare come ha fatto quegli audio. Certe verità sono secchiate di acqua bollente in viso per chi le subisce, e si- curamente si sarebbe potuto sacrificare qualche punto di auditel per rispar- miarle. Certa televisione alla fine di- mentica che se i personaggi sono per- di Lillo Pennacchio N egli ultimi tempi per il nostro paese si è accesa la ribalta della no- torietà e a cadenza setti- manale un programma televisivo de La7 ci ha dedicato ampissimi spazi. Praticamente ogni domenica nel piatto forte di “Non è l’Arena”, condotto da Massimo Giletti con ospiti noti in stu- dio e qualche spalla fissa, si è parlato della mafia dei pascoli, delle sue vit- time e della gente di Mezzojuso. I re- porter del programma hanno indagato per cercare conferme alla loro teoria a sostegno dell’impegno profuso in fa- vore delle sorelle Napoli, imprenditrici agricole che hanno denunciato di aver subito danneggiamenti alle loro terre e intimidazioni di matrice mafiosa e di non aver potuto contare sul sostegno della comunità. Questa la tesi del pro- gramma: Mezzojuso è un paese abitato in larga parte da gente omertosa, in- sensibile, codarda e amministrato da un Sindaco eletto dalla mafia e che fa finta di non vedere. La verità però è che, paradossalmente, a fare finta di non vedere erano spesso le telecamere de La7, che hanno fornito UN PUGNO DI CRUSCA AL VENTO

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i materiali girati utili a sostenere la tesidel programma, mentre quella parte del“girato”, che avrebbe potuto dimostrareil contrario o quantomeno impedire chesi generalizzasse nel modo che è statoseguito, veniva messa da parte se nonaddirittura cestinata. Il montaggio dimateriali girati è di per sé manipola-zione, nel senso letterale del termine.Fare “sparire” le dichiarazioni di con-danna della mafia o di fiducia nell’ope-rato delle forze dell’ordine e dei magi-strati, invece, si configura come benaltro tipo di manipolazione. Sicura-mente è stata danneggiata la dignità ditutti coloro che, senza ostentare anti-mafia di mestiere, serenamente si espri-mevano sui fatti, non rifugiandosi nelbecero “nenti sacciu e nenti vogghiosapìri” che giustamente dà adito ascherno e derisione. Inoltre in televi-sione tutti hanno visto come una per-sona, che aveva accompagnato latroupe a riprendere un branco di vaccheinselvatichite, che pare abbiano causatoi danni maggiori nei campi delle sorelleNapoli e di altri agricoltori del circon-dario, abbia dovuto rimbrottare in ma-niera energica il cameraman che indu-giava sulla sua faccia in primo pianorischiando di non inquadrare le vacche.

Un altro tipo di riprese è stato fatto perimmortalare dichiarazioni di compae-sani ingannati dalla telecamera spentaper finta e che invece riprendeva im-magini casuali mentre registrava l’au-dio. Queste riprese contenevano le di-chiarazioni inconsapevoli di personeche si esprimevano, come è facile im-maginare, sul conto delle sorelle Na-poli, accusate dalla maggior parte deicompaesani di avere infangato il paese.Nutriamo seri dubbi sulla legittimitàdella messa in onda di queste dichiara-zioni, carpite a persone inconsapevoli;siamo certi però che queste avranno in-flitto altro dolore alle tre sorelle, nostrecompaesane, che forse non arrivano aspiegarsi tanto livore nei loro confronti.Il conduttore Giletti non si è posto ilproblema degli effetti di certe dichia-razioni, alcune veramente deplorevoli,altre un po’ meno e forse fondate, sulmorale delle tre vittime. Per rispettoalla loro sensibilità non avrebbe dovutoannunciare come ha fatto quegli audio.Certe verità sono secchiate di acquabollente in viso per chi le subisce, e si-curamente si sarebbe potuto sacrificarequalche punto di auditel per rispar-miarle. Certa televisione alla fine di-mentica che se i personaggi sono per-

di Lillo Pennacchio

Negli ultimi tempi peril nostro paese si è

accesa la ribalta della no-torietà e a cadenza setti-

manale un programma televisivo deLa7 ci ha dedicato ampissimi spazi.Praticamente ogni domenica nel piattoforte di “Non è l’Arena”, condotto daMassimo Giletti con ospiti noti in stu-dio e qualche spalla fissa, si è parlatodella mafia dei pascoli, delle sue vit-time e della gente di Mezzojuso. I re-porter del programma hanno indagatoper cercare conferme alla loro teoria asostegno dell’impegno profuso in fa-vore delle sorelle Napoli, imprenditriciagricole che hanno denunciato di aversubito danneggiamenti alle loro terre eintimidazioni di matrice mafiosa e dinon aver potuto contare sul sostegnodella comunità. Questa la tesi del pro-gramma: Mezzojuso è un paese abitatoin larga parte da gente omertosa, in-sensibile, codarda e amministrato daun Sindaco eletto dalla mafia e che fafinta di non vedere. La verità però è che, paradossalmente,a fare finta di non vedere erano spessole telecamere de La7, che hanno fornito

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sone reali, qualche soglia va messa enon oltrepassata. I fatti ormai sono noti a tutti, anche seesiste qualche lacuna che non li rendedel tutto nitidi, ma un riepilogo va ten-tato. Ina, Anna e Irene Napoli (lo spie-ghiamo soprattutto per coloro che vi-vono da tanti anni all’estero) sono lefiglie del fu Salvatore Napoli, geometraprofessionista ed esperto agrimensoreche per decenni esercitò nel nostropaese e che si era sempre occupatodelle proprietà terriere di famiglia. Eraanche un personaggio politico di rilievoche arrivò a diventare Sindaco di Mez-zojuso, non perché eletto come capoli-sta, ma alla fine di una complicata vi-cenda che vide protagonista ilConsiglio Comunale di allora. Oggi lichiamiamo “ribaltoni”. Gli anni eranoquelli del secondo dopoguerra, fame emiseria per la stragrande maggioranzadei mezzoiusari di allora e per l’interaNazione stremata da vent’anni di fa-scismo e da una guerra disastrosa. Imovimenti operai si erano organizzatiun po’ in ogni paese e anche a Mezzo-juso lottavano per migliori condizionidi vita e soprattutto per affrancare ibraccianti da una vera schiavitù. Ilmondo contadino cercava il riscattodalle molteplici forme di vessazionifino ad allora inflitte dalla classe pa-dronale. Nel corso di queste lotte, cheportarono anche ad un riscatto politicoimportantissimo con l’elezione del Sin-daco socialista Ignazio Battaglia, se dauna parte progressista erano schieratele fasce più deboli della società mez-zoiusara, dall’altra stava la classe agiataformata in maggior parte dai grandiproprietari terrieri, ovviamente conser-vatori. Il geom. Napoli era personaggiodi spicco di questa classe di élite chetentava, allora, di arginare le forze diprogresso. Mi permetto di scrivere que-ste cose perché le ho dette in passatoin pubblici comizi, con lui e altri rap-presentanti della sua parte politica pre-senti in piazza. Ne scrivo ora perchépenso che se l’atteggiamento della po-polazione di Mezzoiuso in un certomodo è cauto rispetto alla vicenda cheha toccato le sorelle Napoli, forse unacerta influenza deriva dall’aver cono-sciuto direttamente il loro genitore. Ilricordo di lui per tutti è nitido perchéle forze politiche di qualche decenniofa avevano contorni ben definiti. L’ap-partenenza all’una o all’altra parte sca-

turiva in special modo dalla colloca-zione nel sociale e dal ruolo cheognuno voleva avere per cambiare, se-condo il proprio credo politico, la realtàin cui si viveva. I contrasti erano fortis-simi e ognuno schierandosi veniva clas-sificato per la sua appartenenza politicacon tutto ciò che ne seguiva. La memo-ria collettiva induce a provare sentimentifavorevoli o diffidenti nei confronti dellevarie componenti di allora, sentimentiche si estendono anche su singoli per-sonaggi della vita politica di un tempo.Non si tratta assolutamente di dare giu-dizi su chicchessia. Semplicemente,quando la politica era confronto nettotra parti diverse della società, c’era chistava dalla parte dei più deboli, degliultimi, di coloro che ambivano ad ungiusto riscatto e chi dall’altra. In tempi recenti, nella primavera-estate2016, Irene e Ina hanno aderito al Co-mitato civico per Mezzojuso, nato ini-zialmente per seguire le vicende dell’am-modernamento della Palermo-Agrigento.Non avendo avuto precedenti occasionidi incontro con loro, questa presenzami sorprendeva ma, resomi conto diessere condizionato da miei pregiudizi,dettati dai fatti di cui ho parlato prima,ho fatto di tutto per sgomberare ilcampo da certe mie remore ingiustifi-cate. Così ho avuto modo di conosceremeglio due persone che, in quanto apassione ed efficacia nelle cose che fa-cevamo, non erano seconde a nessuno.Su di loro si poteva contare e sicura-

mente la loro influenza su tutto ilgruppo era veramente benefica. Capitòanche che mi parlassero di certi loroproblemi con qualche allevatore limi-trofo, ma in termini di danneggiamentidovuti a sconfinamenti e conseguentidiscussioni animate, niente di più. Nonerano certamente rispondenti all’im-magine di quelle persone sole, emargi-nate, derise, che la televisione ci hamostrato e che loro stesse hanno raf-forzato ad ogni puntata. Fino all’iniziodell’estate 2016 le si percepiva comepersone impegnate e partecipi della vitadella comunità; nei confronti di tutti iproblemi che abbiamo in paese, il loroatteggiamento era di condivisione emolto propositivo. Trascorso qualchemese, quando le ho riviste, apparivanosu una pagina de “La Repubblica” pro-tagoniste di un articolo che dava aditoa molte perplessità per la narrazioneinfarcita di frasi a effetto e stereotipi,nella quali si mescolavano montagneincantate, esaltazione eccessiva dellafigura paterna e nemmeno un dubbioda parte loro sul fatto che quanto di-chiaravano e veniva pubblicato potesseavere effetti disastrosi su tante personee su tutto il paese. Il giornalista, Sal-vatore Palazzolo, è un esperto di fattidi mafia ed è un cronista attento emolto efficace; è strano che, partita lasarabanda televisiva con vari approdiin diversi canali e fino ad arrivare a La7 che ha costruito l’apoteosi delle tresorelle Napoli, non sia più riapparso.

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Consegna della mietitrebbia da parte dell’Ass. “Raggio di Luce” alla presenza delle autorità civili

e militari

juso e Campofelice hanno profuso illoro incessante impegno con sopralluo-ghi, appostamenti, verbalizzazioni; fattisui quali sono stati aperti dei fascicolia carico di persone su cui la magistra-tura ha prima indagato e poi giudicato.Le uniche sentenze finora note sono dipiena assoluzione degli interessati.Questo vuol dire una sola cosa: in me-rito a questa vicenda la magistraturaha ritenuto che i fatti non attestino l’esi-stenza di un’ organizzazione criminaleche persegua lo scopo di vessare glioperatori agricoli di un vasto territorioper trarne qualche vantaggio. Non c’èla mafia dei pascoli a Mezzojuso, anchese esistono e sono stati documentatiepisodi di danneggiamento per incuriadi qualche allevatore o per sconfina-mento accidentale. La mafia dei pascolinon esiste nel nostro territorio, ancheperché non esistono possibilità di lu-crare somme importanti in questo set-tore. È una allocuzione giornalisticausata abusivamente. Non lo dico perchéintendo difendere una categoria, quelladei pastori, a cui posso vantare di ap-partenere a pieno titolo. Lo dico perchélo hanno detto i magistrati assolvendole persone accusate con formula piena.Nel nostro territorio la stragrande mag-gioranza degli allevatori locali disponedi pascoli adeguati al numero di capiposseduti e ognuno pascola sulle sueterre e rispetta quelle degli altri.Quando capita uno sconfinamento disolito la cosa si risolve pacificamentein maniera concordata, senza bisognodi adire le vie legali. Con questo nonsi vuole affermare che non esistano onon siano mai esistite forme di com-portamento mafioso e che Mezzojusosia una sorta di isola felice. Mafia èuna parola che ormai dà nome a formecriminali organizzate diffuse in tuttaItalia e nel mondo. La mafia è qualcosache va aborrito sempre in ogni sua ma-nifestazione, è un mostro malefico cherallenta la crescita civile e inibisce ilrispetto reciproco delle persone nellecomunità dove alligna. L’inconsistenza della teoria della mafiadei pascoli ha spiazzato gli autori delprogramma “Non è l’Arena”: coloroche venivano indicati come compo-nenti di questa “organizzazione” veni-vano regolarmente rintracciati e inter-vistati e davano risposte plausibili,tranne in qualche caso. Anche da partedell’Istituto zootecnico di Giardinello

era possibile acquisire informazioni,che però evidenziavano parecchie in-congruenze da cattiva gestione, maniente di più. In questa storia a puntatec’erano le vittime: le sorelle Napoli,c’era l’eroe corso a salvarle: MassimoGiletti; c’era la location perfetta: l’in-fido territorio di Mezzojuso nel corleo-nese terra di mafia. Però veniva a man-care un elemento fondamentale per lacostruzione di una fiaba: l’antagonistacattivo, senza la mafia dei pascoli lastoria si poteva chiudere lì. Così è toc-cato a noi, popolazione di Mezzojuso,diventare i cattivi, gli antagonisti del-l’eroe Giletti. Complici involontari ilSindaco e i ragazzi della Consulta gio-vanile, mandati allo sbaraglio nella di-retta dalla piazza e sotto l’acqua; siamodiventati noi i cattivi per mandareavanti la storia, noi, i mezzoiusariomertosi e insensibili! Il Sindaco hasbagliato approccio quando ha decisodi partecipare al programma, si è sen-tito accusato e si è preparato alla suadifesa personale, laddove avrebbe do-vuto pensare a salvaguardare l’imma-gine del paese e per questo farsi affian-care non da difensori occasionali maistituzionali. Visto l’argomento, se lamafia è anticultura, l’assessore alla cul-tura qualcosa di importante avrebbe po-tuto dirla, oppure l’assessore che si oc-cupa di agricoltura e zootecnia,sviluppo economico o turismo. Non siè visto nessuno, solo il Sindaco, cheperaltro avrebbe dovuto ammettere dasubito che la storia gli era abbastanzanota, visto che un suo parente era statocoinvolto e aveva subito un giudizioche si era concluso con la piena asso-luzione. Perché farselo dire con tonosprezzante dal conduttore? È opportunoricordare cosa si sono permessi di direin trasmissione diretta: il Sindaco aMezzojuso è stato eletto dalla mafia esi comporta in modo da mantenere que-sto consenso. Il Sindaco, una voltaeletto, è il massimo rappresentante ditutta la collettività e va rispettato inquanto tale. Chi offende lui offendetutti noi, indipendentemente da comela pensiamo e da come abbiamo votato.Un nostro antico detto dice che, buttatoper aria, un pugno di crusca non è piùpossibile raccoglierlo; nel nostro casola crusca è stata lanciata con gli elicot-teri e ha sommerso il paese come un’infame nevicata. Si faccia valere nellesedi opportune il Sindaco e pretenda

C’è da chiedersi se sia stato invitato eabbia declinato l’invito del programmadi Giletti oppure se non sia stato cercatoaffatto perché tanto non serviva più.Certo, ai fini dell’approfondimentodella questione, un contributo impor-tante Palazzolo avrebbe potuto darlo.Tutto nasce da quel suo articolo e ilprimo racconto dal punto di vista gior-nalistico lo ha raccolto lui. Un’analisiseria che fosse andata oltre gli stereotipidi maniera avrebbe sicuramente gio-vato. Un intero paese si è sentito sottoaccusa e in molti si sono chiesti se ilracconto delle sorelle Napoli fosse deltutto veritiero o se l’esasperazione peri fatti di cui erano state vittime non leavesse portate a dare una lettura del-l’intera vicenda solo in parte rispon-dente alla verità.I danni subiti dalle Napoli per la mag-gior parte sono stati causati da un fa-migerato branco di vacche inselvati-chite che scorrazzavano impunite e che,in barba a recinzioni e filo spinato, pas-savano dalle terre demaniali di Ficuzza,Cucco, Cerasa, Giardinello a quelle diprivati delle zone limitrofe di Guddemi,Marosa, etc. Tuttavia anche altre in-cursioni di animali di allevamenti vicinihanno procurato danni che sono statiaccertati; colpa di danneggiamenti dellarecinzione, procurati o dovuti a naturaledeteriorarsi. Su questi fatti le sorelleNapoli hanno sporto decine di denuncee sono partite numerose indagini nelle

quali i Carabinieridelle stazioni di

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un risarcimento, non per sé, ma pertutta la comunità di Mezzojuso (magaridevolvendolo dopo ad un ente merito-rio). Non ci basta il rattoppo tentatodall’ex magistrato Di Pietro; che sensoha che lui si scappelli davanti alla gentedi Mezzojuso se poi alla puntata suc-cessiva tutto riprende come prima epeggio di prima e ci si fa apparire sem-pre più cattivi e sempre più insensibili?Nel corso del programma non si è maitentato di chiarire il rapporto tra le Na-poli e la gente di Mezzojuso e lorostesse non hanno colto le occasioni,che pure ci sono state, per un chiari-mento pubblico con tutti. Hanno in-veito e pianto contro i giovani che ri-manevano increduli e inebetiti erispondevano a volte in maniera scom-posta. Non è stato mai un bello spetta-colo e si restava anche sconcertati incerti momenti. Ora qualche beneficiocomincia ad arrivare e il mondo fa agara per mandare aiuto e sostegno allaloro azienda. Ben vengano gli aiuti eauguriamo che la loro azienda possarisollevarsi, ma non si può negare che,benché siano inconfutabili danneggia-menti e diatribe con i confinanti, perquelli tra questi che sono stati accusatiingiustamente non deve essere bellocontinuare a vivere e lavorare in unclima di continua apprensione e reci-

proca ostilità. Soprattutto le Napoli fac-ciano qualcosa per dire che ci sonostate situazioni in cui qualche frainten-dimento dettato dalla loro esaspera-zione le ha portate ad esagerare e adinnescare un congegno mediatico dalquale non si esce facilmente. Parlinoper dire e comunicare positività, nonper rinfacciare colpe che noi compae-sani non possiamo avere. Perché sin-ceramente non si può sapere cosa farese non parlarne serenamente a micro-foni e riflettori spenti, ma davanti atutti. Scelgo un episodio emblematicoche può aiutarmi a essere più chiaro.Se tra le tante promesse di aiuto si con-cretizza la donazione di una mototreb-bia e al momento di riceverla presso laloro azienda si organizza una cerimoniaalla Guddemi, a casa delle sorelle Na-poli, il fatto che Sindaco ed altri am-ministratori vi partecipino assicuramaggiore prestigio all’evento, inquanto essi rappresentano l’intera co-munità. Ebbene, non è pensabile che ilconduttore Giletti alla domenica suc-cessiva abbia potuto permettersi di ur-lare al Sindaco di essere sfacciatamenteandato a inaugurare la mototrebbia cheinvece era arrivata a destinazione graziealla trasmissione televisiva! Il Sindacoera stato invitato dalle Napoli e loroavrebbero dovuto dire a Giletti che do-

veva rispetto al loro ospite. Un gestodistensivo vero che finora è mancato,ma che è importante che arrivi.Su tutta questa vicenda comunque la pa-rola mafia aleggia: se non possiamo par-lare di veri atti di criminalità organiz-zata, pensiamo piuttosto che si tratti diatteggiamenti ispirati da quella che Fal-cone chiamava mafiosità. È necessarioribadire che la mafia va aborrita sempree comunque e che forse qualche inizia-tiva in favore dell’antimafia vera vadaorganizzata anche nel nostro paese. Pernon dimenticare coloro che sono mortinel combatterla e per promuovere la vitacivile e culturale sempre.Recentemente in un libro che raccontafatti accaduti durante la guerra 15-18ho letto una considerazione che mi hamolto colpito: “La guerra non appar-tiene né a coloro che la dichiarano dacomode poltrone e saloni luccicanti ,né ai soldati che la combattono nelfango e nel sangue, la guerra appartienealla morte”. Ecco, questa frase mi hafatto pensare che anche la mafia nonappartiene ai mafiosi: la mafia non èdi coloro che si riuniscono per deciderechi deve arricchirsi e chi deve restarepovero o peggio chi deve vivere e chideve morire. La mafia è come la guerra,la mafia appartiene alla morte.