Presentazione Ospite in... · Li Galli, l’isolotto della seduzione, 119 Ravello, una grande e...

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Buona Vacanza.

Presentazione

Pensata e voluta per i numerosi turisti che ogni anno affollano la nostra splendida Regione Campania.

L’obiettivo è quello di accompagnare sia colo-ro che non hanno mai visitato le bellezze della Campania ne si sono immersi nel limpido mare, ne hanno passeggiato sul lungomare di via Ca-racciolo, sia coloro per cui il Castello Aragone-se, la Costiera Amalfitana e la Grotta Azzurra non hanno alcun segreto.

Questa è una Italia Minore fatta di terre di grotte e ninfei, di antri sotterranei e reliquie, di tradizioni antiche e incredibili devozioni popolari.Questa è Napoli: un popolo generoso, gioviale co-nosciuto nel mondo per “genio e sregolatezza”.

Ringraziamenti

Ora che stiamo ultimando questa pagina, che evoca in noi bellissimi ricordi, temiamo di aver dimenticato alcune delle persone che ci hanno aiutato a realizzare il nostro piccolo progetto.Ne siamo sinceramente rammaricati e ringra ziamo ognuna di loro molto calorosamente. Un pensiero va a tutti gli “anonimi” che hanno contribuito nell’ombra a questa piacevole ed emozionante impresa.

Credit’s

Da un’idea diOttorino Mattera

Un Ospite in Campania

coordinatore testiProf. Sebastiano Monti

testi diGennaro Sangiuliano, Giovannino Di Meglio,

Raffaele Castagna, Ambrogio Mattera, Don Pietro Monti, Pasquale Balestrieri,

Peppe Barra, Annamaria Orso, Isabella Marino,Nunzia Sena, Chiara Tani, Vincenzo Di Meglio.

si ringraziaFred Bongusto, Luigi Muro, Fabio Merolla,

Annamaria Boniello, Simona Barbieri.ufficio stampa e relazioni esterne

Vittorio Bufifotografie di

Franco Tomasello, Valentina Buono,Francesco Di Meglio, Archivio mediter®,

Giardini la Mortella, D’Ambra Viniprogetto grafico

serpicoadv - Chiara Tanistampa

Tipolito Epomeo

Sommario | Chiave di lettura

Isola d’Ischia, il paradiso all’improvviso, 8

Un’isola ricca di storia, 10Ischia, Aenaria o Pithecusa, 14L’invenzione del turismo, 16Ischia: un set naturale, 18Le sorgenti minerali, 20L’arte dell’ospitalità, 23L’isola con la più alta concentrazione di terme d’Europa, 24La gemma climatica d’Italia, 28Shopping d’autore, 30

I caffè,le torte, l’aperitivo, 31La magia delle notti ischitane, 33Sant’Alessandro: rivivono i fasti di epiche gesta, 34Il Palio di Sant’Anna: dal 2006 Lotteria Nazionale, 36Il caporale dà inizio alla danza, 38L’architettura: materiali e colori, 40I parchi pubblici, 41Il Museo del mare, 42Prodotti tipici ischitani, 44Il Castello Aragonese, 46Tra musei, castelli e antichi borghi, 50Eventi e feste, 56Cucina tipica, 58

Vini: enoteche e degustazioni, 59Il monte incantato, 60Le case di pietra, 61Poseidonia Marina, 63Escursioni consigliate, 64Orari Autobus, 66

Isola di Procida, selvaggia e naturale, 68

L’isola delle fanciulle, 70I love Procida, 72

Isola di Capri, l’eterna mondana, 74

L’isola dove mito e storia si parlano, 76Le dimore di personaggi eccentrici e stravaganti, 78Grotta Azzurra, piccolo eden mediterraneo, 81Tenera è la notte, 83Le dimore delle celebrità, 84Le meraviglie della natura, 85

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Sommario | Chiave di lettura

Napoli, una città dai mille colori, 86

Unica al mondo, 88Storia e anima di una grande città, 90Napoli, un palcoscenico di artisti, 98Colori, profumi e sapori della cucinapartenopea, 100Sua Maestà la Pizza, 101Un popolo votato alla scaramanzia, 102All’ombra del Vesuvio, 103Napoli e la stampa, 104

Pompei ed Ercolano, le città dell’antichità, 106

Tra archeologia e mistero, 108

Sorrento, una città da cantare, 110

Sorrento dove il presente ha la poesia del passato, 112Dalla pittura del Cinquecento alle ceramiche di Capodimonte, 114

Costiera Amalfitana, la magia è di casa, 116

Positano. Al calar del sole le case ti tingono d’incanto, 118Li Galli, l’isolotto della seduzione, 119Ravello, una grande e naturale opera d’arte, 120Amalfi, l’antica Repubblica Marinara, 122L’arte della carta, 124Da Maiori a Vietri uno slalom perfetto, 125

Paestum, una città antica, 126

La città del mondo antico, 128Le sorgenti di Capodifiume, 129

Numeri Utili, 130

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Come consultare la guida.

Fascia Localitàdi diverso colore.

Identifica subito lalocalità agevolando

la ricerca.

Ischia

Procida

Capri

Napoli

Pompei ed Ercolano

Sorrento

Costiera Amalfitana

Paestum

CuriositàCuriosità e suggerimentiper rendere più interessante la visita.

Box InformativoApprofondimenti inpillole per chi vuolesapere qualcosa in più.

La guidaUn Ospite in Campania si

propone di accompagnarvi

alla scoperta dei luoghi più belli

della Regione attraverso notizie

storiche, curiosità,suggerimenti per rendere più inte-ressante il vostro

viaggio.Un tour virtuale che vi mostrerà,

in una nuova prospettiva,il fascino di

un popolo dalle antichissime

tradizioni.

Visitare il Castel-lo Aragonese, un luogo che riserva scenari da fiaba.

1 Sorgeto, una baia famosa per le acque calde che sgorgano in mezzo al mare.

2 Il Santuario del Soc-corso a Forio con gli ex-voto e la balau-stra maiolicata.

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Cinque occasioni da non perdere

Isola d’IschiaIl paradiso all’improvviso

Una giornata in un parco termale isolano, immersi in piscinetermali tra 15 e 40 C°.

4 Escursione dell’Isola d’Ischia alla scoperta dei sei comuni, sei villaggi diversi tra loro in modi, panorami, stili e culture.

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Un’isola ricca di storia.

Ischia fu abitata sin dalla preistoria e conserva scritti sulle sue pietre 4.000 anni di civiltà mediterranea, dall’età neolitica all’epoca del turismo di massa e della globalizzazione dei mercati. In diverse località dell’isola, specialmente nelle parti interne, sono stati ritrovati strumenti di selce e ossidiana del III millennio a.C.. Sulla collina del Casti-glione sono stati scoperti frammenti di ceramica micenea, databili tra il XV e XIV a.C. (età del bronzo) che prova-no i legami col mondo egeo-anatolico. Intorno al 770 a.C. (età del ferro) fu fondata Pithekoussai ad opera dei Gre-ci dell’Eubea (Calcidesi ed Eretriesi). Questa colonia segna il più antico stanziamento greco d’Occidente, cro-cevia del mondo antico dell’Età Geo-metrica, l’Alba della Magna Grecia.Come ricorda Giorgio Buchner, «at-traverso gli Eubei di Pithekoussai, le popolazioni etrusche, latine ed itali-che sono venute per la prima volta in contatto con la civiltà ellenica e con i prodotti dell’artigianato artistico orientale... La conquista più significa-tiva fu l’apprendimento della scrittu-ra». Celeberrimi documenti dell’epoca sono la Coppa di Nestore, con i suoi famosi tre versi, che segnano la data di nascita della scrittura alfabetica (725 a.C. ca) ed il Cratere del Naufragio,

La s

toria

L’antico Maniero sulle vecchie

cento lire.Ve lo ricordate? E’ proprio lui il

“vecchio e caro” francobollo da

100 lire con il Ca-stello Aragonese

d’Ischia.

Cronologia

3500 a.C. VIII sec. a.C. VI sec. a.C. 474 a.C. I sec. a.C.Presenza documentata dell’uomo a Ischia

Inizio della colo-nizzazione greca (Pithekoussai), che prosegue nella metà dello stesso secolo con la fondazio-ne di Cuma ad opera dei Greci di Ischia

Nasce Neapolis Nuovo tenta-tivo Etrusco di conquistare Cuma da mare. Cuma si allea a Siracusa (Gerone), vince gli aggressori e cede Ischia ai Siracusani che restano, forse, fino alla fine del V secolo.

Probabile insediamento di Aenaria nella zona dell’attuale Ischia

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primo esempio di pittura vascolare nel mondo occidentale. Successivamente i Romani cambiarono il suo nome in Ae-naria, vi costruirono le loro ville e valorizzarono le acque termali ed in particolare quelle di Nitrodi, dove sono stati ritrovati diversi bassorilievi, rappresentanti le ninfe di Ni-trodi. Dopo il disfacimento dell’Impero Romano, Ischia fu invasa dai vari popoli barbari scesi in Italia. Nel Medioevo, in una lettera inviata dal papa Leone III all’imperatore Car-lo Magno nell’813, per la prima volta Ischia viene chiama-ta con il nome di «Insula» (isola per eccellenza), corrottosi nel tempo in Insla, Isla, Iscla e infine Ischia. Con la fine del ducato di Napoli, l’isola d’Ischia ne seguì le sorti . Passò sotto il dominio dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi. In seguito all’eruzione del Monte Trip-podi del 1301, gli abitanti fuggirono in terraferma e dopo quattro anni si raccolsero sull’isolotto del Castello. Dopo un periodo di oscurantismo, nel Settecento l’isola d’Ischia riacquistò importanza con la nuova dinastia dei Borbo-ni. Carlo III attuò una politica di risanamento sociale, sia abolendo il regime feudale dei d’Avalos e sia emanando editti contro i briganti sparsi tra i monti dell’isola. Con la prima riforma, l’isola d’Ischia passò direttamente al Regio Demanio e venne amministrata da governatori di nomina

82 a.C. 29 a.C. 558 d.C. 661-1130 1134Ischia si tacca da Napoli e passa sotto il controllo di Roma

Tiberio cede Ischia a Napoli in cambio di Capri

I Bizantini, dopo le invasioni barbariche riconquistano l’isola che, ricongiunta a Napoli, ne segue le vicende

Ducato di Napoli.

Ischia diventa Normanna

La storia

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La coppa di Nestore

reale, che risiedevano sul Castello. Nel Marzo 1799, all’epoca della Repubbli-ca Partenopea, gli intellettuali ischitani, principalmente sacerdoti di cultura illu-ministica, parteciparono attivamente al movimento giacobino. Ma le speranze dei patrioti vennero soffocate in un ba-gno di sangue. Tra i martiri impiccati va ricordata la figura di Francesco Buono-core, nipote del protomedico Buono-core, che aveva ricevuto dal comandan-te Championnet l’investitura dell’isola. Sotto il dominio di Gioacchino Murat, i Francesi occuparono l’isola e resistet-tero tra le mura del Castello Aragonese agli attacchi della flotta anglo-borboni-ca. A Ferdinando II di Borbone, invece, si devono la costruzione del porto (che fino ad allora era un lago), inaugura-to solennemente il 17 Settembre 1854; l’edificazione della chiesa di Portosalvo, la realizzazione della strada «Borboni-ca», che ancora oggi unisce i vari centri isolani interni. Con l’Unità d’Italia, lo sfruttamento intensivo delle acque ter-mali sviluppò un turismo di élite sul-l’isola, che si concentrò principalmente a Casamicciola, sede di importanti sta-

Cronologia

1194-1265 1265-1282 1283-1438 1501 18 agosto 1509 27 dicem.

Dominio svevo. Dominio angioino.Edificazione della fortezza sull’isolotto.

Lotte tra Angioini e Ara-gonesi. Alfonso d’Aragona inizia il suo dominio attraverso la fa-miglia d’Avalos.

Ferdinando I d’Aragona dichiara Ischia “fedelissima“,includendola nel demanio reale.

Ferrante d’Avalos sposa la poetessa Vittoria Colonna nel Castello Aragonese.

PithekoussaiPer alcuni deriva

da Pithu Esu, piccoli pozzi,

per le numero-se pozzolane

presenti sull’isola, oppure da Pithos, grande vaso, per la diffusa lavora-zione dell’argilla.

Un’interpreta-zione suggestiva lo fa derivare da

Pithecos, scimmia, in relazione ad un mito che racconta

di due ciclopi tramutati da Zeus

in scimmie.

Nel Museo Archeologico di Pithecu-sa è esposta la “Coppa di Nestore”, una tazza importata da Rodi che ac-cenna alla coppa citata nell’Iliade: reca incisi tre versi, due dei quali sono perfetti esametri. Uno dei più antichi esempi di scrittura greca e unico esempio di poesia contempo-ranea alla composizione dell’Iliade.

La s

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bilimenti balneo-termali, tra cui il Pio Monte della Mise-ricordia. Bisogna infine ricordare la fondamentale opera di valorizzazione turistica, realizzata negli Anni ‘50 e ‘60 dal Comm. Angelo Rizzoli con la costruzione del complesso alberghiero-termale della «Regina Isabella» e dell’ospeda-le «Anna Rizzoli» a Lacco Ameno. La speranza ed insieme l’augurio è di riuscire a progettare il futuro, sulla base di questa ricchissima memoria storica, viva e palpitante nel presente ischitano.

1509 27 dicem. 1534-15441552

1708 1734 20 feb. 1854 17 sett. 1883 28 luglio

Incursionidei corsariKhair-ed-Din e Dragut-

Ischia passa sot-to il dominioaustriaco.

Carlo I di Borbo-ne occupa Ischia e Procida.

Inaugurazione del nuovo porto di Ischia e della VIa Borbonica.

Disastroso ter-remoto su tutta l’isola con effetti particolarmente devastanti su Casamicciola.

Associazione culturale Pithekoussai

Voluta e fondata dal prof. Sebastiano Monti, ordinario della cattedra di Geografia Economica e dal dott. Ambrogio Mattera, pioniere delle istituzioni scolastiche non statali ad Ischia, l’asso-ciazione Culturale Pitekoussai ha lo scopo di diffondere la cultura e la storia dell’isola a livello Europeo.Tra le iniziative organizzate, il Master post-laurea “Turismo e Ter-ritorio” al quale hanno partecipato allievi provenienti da tutta Ita-lia. Numerosi gli incontri che ogni mese l’Associazione promuove. Ricordiamo l’incontro con il presidente Nazionale dell’Antitrast, Giuseppe Tesauro e con il teologo della Santa Sede, Bruno Forte. Per informazioni: tel. 081 994680.

La storia

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Ischia, Aenaria o Pithecusa.

Il più antico nome attri-buito ad Ischia fu quello di “Pithecusa”. Esso pos-siede due possibili radici etimologiche: da una par-te “Pithecos”, scimmie, ad indicare dunque “l’isola delle scimmie”, e dall’al-tra “Pithoi”, che indica in greco i grandi vasi di argil-la dei quali gli Eubei erano abili produttori e dunque “l’isola dei vasai.”Secondo alcuni ambedue le inter-pretazioni possono essere valide, ma in tempi diversi. L’isola delle scimmie, abi-tata dai circopi (scimmie) o da indigeni dai compor-tamenti scimmieschi, ben lontani dai più progrediti comportamenti degli Elle-ni, nel periodo pre-elleni-co. L’isola dei vasai, dopo la colonizzazione degli Eu-bei. Testimonianze lasciateda Plinio, Strabone e Ovi-dio descrivono il nome Pithecusa. Con l’arrivo dei Romani l’isola venne chia-mata “Aenaria”, poiché al riferir di Plinio, vi si rifugiò l’eroe Enea. Altri lo fanno derivare da “Oinaria”, os-sia luogo delle viti e del vino. Omero, Pindaro ed Esiodo chiamarono l’isola con il nome di “Arime,” mentre Virgilio ed Ovidio la descrissero col nome di “Inarime,” vite.

GaribaldiNel 1864, per

curare la ferita subita in Aspro-

monte, Garibaldi soggiornò a

Casamicciola per circa un mese. Il suo soggior-no fu turbato

dalle continue manifestazioni

con cui gli isolani lo festeggiarono. Furono tali e tan-

to eclatanti che le forze dell’ordine spesso interveni-

rono per reprime-re “l’eccesso di

affetto”.

La s

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L’invenzione del turismo.

Il Papa ad Ischia.“Ascolta, Accogli,

Ama”. Le tre “A “ del Santo Padre

agli isolaniIl 5 maggio del 2001 l’isola d’Ischia ha

avuto l’onore di ricevere la visita del Santo Padre Giovanni Paolo

II.Un evento che ha sicuramente

scosso gli animi e i cuori degli isola-ni e dei numerosi turisti che in quel periodo l’affolla-

vano.Le immagini di un evento che

ha segnatoper sempre la

Chiesta isclana e quanti, credenti e

non, hanno lascia-to che le parole

di vita del Santo Padre gli inondas-sero di nuova luce

il cuore. Da quel maggio del 2001

l’isola non sembra più la stessa. Una linfa vitale è stata

trasmessa all’in-tera comunità ed

oggi gli stessi abi-tanti, orgogliosi,

la trasmettonoal turista che la

visita.

Nella foto: Sua Santità du-rante la celebrazione della Santa Messa nel piazzale

Aragonese ad Ischia Ponte.

L’Isola d’Ischia occupa uno dei primi posti in Ita-lia e nel mondo - relativamente alla sua estensione territoriale – sia per la capacità ricettiva e l’enti-tà del suo movi-mento turistico,

sia per la peculiarità della sua funzione turistica prevalente e per la consolidata tradizione nel campo del termalismo e dei soggiorni terapeutici. La gran-de svolta verso uno sviluppo al tempo stesso termale e balneare si è verifica-ta dopo la seconda guerra mondiale in seguito alla costruzione negli anni ’50 dello stabilimento termale annesso ai grandi alberghi di Lacco Ameno, grazie ai cospicui capitali di Angelo Rizzoli, che hanno contribuito ad avviare una profonda trasformazione del volto geo-grafico dell’Isola, facendone uno dei principali poli di richiamo internazio-nale dell’Italia e dell’intero bacino me-diterraneo. Sin da allora Ischia ha visto quasi quintuplicare il numero delle sue strutture ricettive e ricreative,crescere e migliorare la condizione della sua popolazione residente, ridur-re l’emigrazione e incentivare l’immi-grazione, dilatare in maniera vistosa sul proprio territorio un intenso processo di urbanizzazione, estrinsecatosi con la costruzione, non solo di alberghi e se-

conde case, ma an-che di infrastrutture civili e ricreative, come strade, piscine,approdi, campi da tennis, ristoranti, ri-trovi e così via, che

Il Cav. Angelo Rizzoli

L’in

venz

ione

del

tur

ism

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hanno visto tra il 1961 e il 2002 la superficie urbanizza-ta registrare incrementi eccezionalmente elevati in tutti i Comuni ischitani. Il turismo ischitano accoglie attualmente l’80% dei flussi turistici convergenti nell’arcipelago parte-nopeo, e più propriamente ben 587.503 arrivi (dei 724.712 complessivi) e 5.480.000 presenze (delle 6.369.727 totali) (media biennio 2001-2002), e interessa in genere l’intero anno solare, anche se si concentra principalmente nel pe-riodo tra Aprile e Ottobre, con gli italiani, di gran lunga più numerosi negli alberghi - per gli arrivi - e nettamente predominanti nel periodo estivo, e gli stranieri, prevalenti nei mesi primaverili e autunnali, ospiti per lo più di alber-ghi con stabilimenti termali per i loro soggiorni terapeutici, che contribuiscono altresì a mantenere più alta la loro per-manenza media. In merito alla utilizzazione delle strutture ricettive, si può dire che gli stranieri scelgono sia i grandi alberghi, sia quelli decorosi di Categoria intermedia, mentre gli italiani o fruiscono dei servizi di alberghi di categoria superiore o si contentano delle strutture ricettive inferiori, a testimonianza di una maggiore compattezza e omogeneità sociale del turismo straniero, rispetto a quello italiano, ali-mentato in genere da persone dalle ampie disponibilità fi-nanziarie o dalle modeste condizioni economiche. Il quadro distributivo dei turisti nell’ambito dei sei comuni presenta una tal quale proporzionale equità complessiva che vede le stazioni tradizionali di Ischia, Lacco Ameno e Casamic-ciola Terme posizionarsi con percentuali di arrivi legger-mente superiori alle presenze, al contrario di Forio, Serrara Fontana e Barano, a dimostrazione del fatto che il versante nord-orientale dell’Isola si presenta contrassegnato da una maggiore mobilità rispetto a quello sud-occidentale dove si rimane per periodi più lunghi. Ciò è dovuto anche alla di-versa composizione del flusso turistico dei due versanti del-l’Isola, dal momento che gli stranieri prevalgono nettamente a Forio, sia in termini di presenze che di arrivi.

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Ischia: un set naturale.C

inem

a a

Ishi

a

CleopatraIl colossal

“Concepito in stato d’urgenza,

girato in isteria e terminato nel pa-nico” fra Londra, Cinecittà e Ischia, fu segnato da im-previsti continui: l’avvicendarsi di due registi, due

set, la nascita della travol-

gente passione fra Burton e la

Taylor (che subì una tracheoto-mia durante le

riprese), le spese incontrollate.

La fabbri-ca dei sogni è passata da qua. Del resto non poteva essere altri-menti: questi luoghi magi-ci non potevano restare lontani dallo sguardo di registi e produttori che la bellezza non solo sanno riconoscerla ma anche la cercano. E certamente fra questi il vero scopritore di Ischia, colui che la svelò al mondo, fu Angelo Riz-zoli, non solo produttore ma amante di questi posti all’epoca selvaggi. Chi ne fu lo scopritore silenzioso fu invece Lu-chino Visconti che la scelse come buen retiro e qui, nella Colombaia,scrisse con Suso Cecchi D’Amico il suo “Senso”. Molti anni sono passati e forse Ischia è oggi più lontana dalle pellicole cinematografiche, ma resta comunque testimoniata in film troppo importanti perché possa sparire dalla memoria dei cinefili. Ad esempio nel delizioso “Che cosa è successo tra mio padre e tua ma-dre” del grande Billy Wilder, abilissimo a giocare con i luoghi comuni legati all’Italia e in particolare al sud, caustico e irriverente verso i bacchettoni bigotti e attento a salvare quello che davvero rende il sud il paese delle meraviglie: l’Otium, la capacità di prendersi tutto il tempo, di riposare e rilassarsi che il suo protagonista riuscirà ad imparare nella sua “vacanza” ischitana. Perfino un film ambientato ai caraibi è stato girato qui ad Ischia: “IL corsaro dell’isola verde” con l’impetuoso Burt Lancaster. E du-rante le riprese di Cleopatra nel mare di Ischia navi romane ed egiziane ripor-tavano indietro di quasi duemila anni. Dagli anni ’50 ad oggi molti sono v-

Burt Lancaster sul set

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Cinem

a a Ischia

Ischia strega Pieraccioni

nuti ad Ischia in cerca di un set magico e lo hanno trovato, Ischia inve-ce ha trovato in loro nuovi corteggiatori, forse non all’altezza di Rizzoli e Visconti, ma personaggi così fanno parte del mito e della leggenda e in mito e leggenda hanno trasformato Ischia.Tra gli ultimi film girati ad Ischia, “Il Talento di Mr. Ripley” con Matt Da-mon, Gwyneth Paltrow, Fiorello, Ste-fania Rocca per la regia di Antony Minghella. Per quella occasione sono state utilizzate circa 500 comparse con personaggi del luogo. Sicuramente da non dimenticare l’ul-timo film di Leonardo Pieraccioni gi-rato in gran parte ad Ischia nel 2003 e che ha ottenuto un grande successo al cinema obbligando più volte i bot-teghini ad esporre il cartello “tutto esaurito”.

Uno delgi ultimi successi cinematografici del regista - attore Leonardo Pieraccioni, “Il Paradiso all’improvviso”, è stato quasi interamente girato ad Ischia e dopo quel casuale incon-tro, Pieraccioni come per magia è stato “stre-gato“ dall’isola divenendone un f r e q u e n t a t o r e abituale.Tra i protagonisti del film, Alessandro Haber, Anna-maria Barbera e l’incantevole e sensuale Angie Cepeda.

Il Premio ViscontiIl Premio intitolato a Luchino Visconti e posto sotto l’Altopatronato del Presidente della Repubblica, assume sempre più rilievo internazionale.La Colombaia, storica residenza estiva del grande regista, custodisce anche le ceneri del Maestro e si consacra quale principale luogo della memoriaviscontiana in Europa. Un vasto programma che ha il suo fulcro nella Scuola di Cinema e Teatro che, nel 2004, ha compiuto un salto di qualità decisivo con la nascita del primo Master italiano in Scienze e Tecniche dello Spettacolo in partnership con l’Universitàdi Parma.

Una scena dal film: “Il talento di Mr. Ripley“

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Cento e più sorgenti o polle d’acqua, fredde e calde, a diverso gra-do di mine-ralizzazione, aveva rinve-nuto sul terri-torio isolano e classificato in un suo la-voro, malau-guratamente non edito, il cav. prof. Francesco Iovene, ottimo matematico e grande esperto di scienze naturali, autore, tra l’altro, di un aureo libretto, “Flora e fauna nel dialetto ischi-tano” (Liguori, Napoli, 1964), che non dovrebbe mancare in alcuna casa isolana. Cento e più sorgenti in un terri-torio poco più vasto di 46 kmq. Al loro alto numero non corrisponde però adeguata abbondanza di acque, giacché in molti casi si tratta di polle assai modeste nella portata e, per di più, parecchie sono inglobate in ville private. Ma, per un attimo, cediamo la parola all’esperto: «le sorgenti che scatu-riscono ad altitudine superiori ai m.400 sono tutte fredde e potabili; quelle tra i 400 e i 100 metri sono generalmente semiminerali e sub-termali; quelle tra i 100 metri e il livello del mare sono minerali, termali e ipertermali. Non manca-no però delle sorgenti fredde anche a questo livello, poiché la termalizzazione di esse è data dalla loro distanza dai foco-lai termici» (M. Caccioppoli). Vale la pena di indicare le più importanti tra quelle che danno acqua potabile, ricordando a chi legge che le sorgenti termali e ipertermali, invece, sono tante e rinomate (praticamente ogni albergo isolano ha cap-tato la sua vena...aurifera) e danno grande giovamento a chi ha problemi fisici. Acqua potabile, dunque. A circa 450 m. di altezza rampolla la più elevata sorgente dell’isola, quella di Buceto, che alimenta fontanini a Fiaiano e ad Ischia e forni-sce un’acqua fresca ottima. Acque potabili e gradevoli for-niscono anche le sorgenti di Pezza Piana a Panza, di S. Ciro al Ciglio, di Piellero a Forio, della Fontana, dell’Ervaniello e del Pozzale a Casamicciola, per non parlare di tante altre che di acqua ne danno poca ma buona. Qualche cenno in più meritano le acque delle sorgenti di Nitrodi e di Olmitello. Quest’ultima, che sgorga a 26-27 gradi nell’omonimo val-

L’or

o di

Isch

ia -

Le

sorg

enti

Le sorgenti minerali.

La “miracolosa” acqua della sorgente di Nitrodi

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lone a qualche centinaio di metri dalla spiaggia dei Maronti, è stata per un cer-to periodo di tempo usata per produrre sali minerali venduti in farmacia. Si trat-ta di un modestissimo ma preziosissimo rigagnolo di acqua minerale (bicarbo-nato - solfato - alcalina) che favorisce la diuresi, migliora la digestione, stimola la funzionalità epatica, ha spiccate pro-prietà antiuriche ed effetti positivi nel-le gastriti e gastroduodeniti. L’acqua di Nitrodi (bicarbonato - solfato - alcalina - e alcalino-terrosa), che scaturisce a 27-28 gradi nei pressi della frazione di Buonopane (dove, tra l’altro, è custodita l’antichissima e splendida danza della ‘Ndrezzata), ha le medesime prerogati-ve dell’acqua di Olmitello; in più agisce in modo mirabile su piaghe e ferite in-fette, rinnovando i tessuti e favorendo il processo di guarigione. Come se non bastasse quest’acqua ha avuto grande fama nell’antichità, come attestano i ri-lievi marmorei ritrovati verso la metà del ‘700 in prossimità della fonte e ora conservati nel Museo Nazionale di Na-poli: essi risalgono all’epoca che va dal I sec. a.C. al III sec. d.C. e recano scritte di ringraziamento, in latino e addirittu-ra in greco, ad Apollo e alle Ninfe Ni-trodi per l’ottenuta guarigione. Acque miracolose, che chi viene ad Ischia non può né deve trascurare!

Le fonti cicircondanoPer comprendere quanto sia diffusa l’acqua termale ad Ischia basta fare attenzionealle macchiecolor ruggine che spesso vedete sul-l’asfalto: sono pro-vocate dalle acque termali; anchei vapori caldi dall’inconfondibile odore sulfureo che spesso escono dai tombini sono un segno riconoscibile della presenza di una sorgente.

Sorgeto: un miracolo della natura

L’isola d’Ischia vanta tradizio-ni e notorietà millenarie per le proprietà terapeutiche delle sue acque e dei fanghi termali.Tappa obbligatoria anche in una giorna-ta nuvolosa è la baia di Sorgeto situata a Panza, una frazione del comune di Forio.Potrete immer-gervi nelle acque calde che sgor-gano in mezzo al mare.

L’oro di Ischia - Le sorgenti

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L’arte dell’ospitalità.L’oro di Ischia - L’ospitalità

Da generazioni sull’isola d’Ischia si coltiva la tradizione del-l’ospitalità. Il turismo nell’isola esiste dagli anni ’50 e qui l’hotellerie ha fatto passi da gigante e raggiunto livelli otti-mi: è possibile trovare strutture semplici e allo stesso tempo convenienti e strutture degne di gran nota. La peculiarità di Ischia è che difficilmente troviamo alberghi concepiti come tali; per lo più trattasi di antiche residenze nobiliari o in-cantevoli ville trasformate in accoglienti alberghi. E forse proprio questa è la peculiarità dell’”Isola Verde”!L’identikit dell’ischitano? Un popolo generoso, gioviale, co-municativo e molto ospitale. Facchini, taxisti loquaci, por-tieri d’albergo, artigiani, baristi, ristoratori, barcaioli, sono sempre “a vostra ‘esposizione” (trad. a Vostra disposizione) e pronti a porgere una mano in caso di necessità. L’alta stagio-ne va, ufficialmente, dal 1° giugno al 30 settembre: i prezzi aumentano e l’isola è più affollata, ma questi sono i mesi mi-gliori per gli amanti del caldo e della vita di mare (se potete evitare il mese di agosto, tanto meglio). Durante l’inverno e nei mesi di marzo, aprile, maggio, ottobre e dicembre Ischia assume un fascino particolare. Le temperatura media è in-torno ai 13°C, ma può anche capitare di trascorrere dicem-bre in camicia. In questi mesi, se prendete i ritmi locali, gli isolani vi tratteranno come gente di famiglia.

Charme, discrezione e ospitalità.

Mediter® come Mediterraneo. Un nome che si collega direttamente alle località di destinazione. Il Tour Operator Mediter nasce sul-l’Isola d’Ischia a marzo del 1999. Più di 270 gli alberghi presenti nei suoi due cataloghi: Campania e Isole Minori d’Italia. Alberghi con terme, beauty farm, lusso e grandi tradizio-ni. Si può scegliere tra alberghi leg-gendari, di gran lusso, oggi ancora più eleganti; tra alberghi di una volta che hanno acquistato la raffinatezza che spesso contrad-distinguono gli hotel di charme e gli alberghi convenienti che si mostrano comodi e allo stesso tempo accoglienti. Dai consigli del-la clientela, Mediter ha selezionato le migliori strutture per creare una vacanza su misura: ha scelto i luoghi più belli dove la natura e comfort si sposano perfettamente e trasforma un semplice turisti-ca in vacanza in un viaggiatore Mediter®. Gli uffici Mediter sono situati in un fascinoso palazzo del 1800 e dall’ottobre 2005 vanta una filiale nella centralissima via Turati a Milano. Uno dei più accreditati quotidiani economici dell’Italia del Sud, “Il Denaro” ha dedicato un ampio servizio a Mediter definendola la “Griffe italiana del turismo in Campania”.

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L’isola con la più alta concentrazione di terme d’Europa.

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Castiglione10 piscine, 8 delle quali termali. Piscine Kneipp, sauna, idromas-saggio, reparto per cure termali, piscina olimpionica alimentata da acqua di mare.

Il parco termale Poseidon a Forio.

La Natura è stata prodiga con l’isola d’Ischia. Uno straordi-nario patrimonio di bellezze naturali cui va ad aggiungersi un tesoro nascosto nelle viscere della terra, quelle sorgenti termali dalle comprovate virtù curative che hanno reso fa-moso il nome di Ischia nel mondo. Una consolidata espe-rienza nel settore termale, il continuo adeguamento degli stabilimenti ed una rigorosa attività di ricerca scientifica ga-rantiscono l’alto livello qualitativo dei servizi offerti a quanti scelgono di usufruire dei benefici di quelle acque che hanno regalato ad Ischia l’appellativo di “isola dell’eterna giovinez-za”. Dal punto di vista terapeutico, le acque minerali vengo-no impiegate prevalentemente per bagni, fanghi, trattamenti inalatori ed applicazioni ginecologiche. Il bagno rappresenta una delle tecniche termali più antiche. Impiego terapeutico: consiste nell’immersione parziale o completa in vasca o in piscina contenente acqua minerale tra i 37 ed i 39 C per un periodo di tempo di 15-20 minuti, dopo i quali il paziente viene asciugato e lasciato riposare coperto per 20-30 minuti, il cosiddetto periodo di reazione. Il ciclo comprende 12, 15 o 21 bagni, praticati a digiuno. Al bagno possono essere associate tecniche idrocinesiterapiche con massaggi, movimenti attivi e passivi, docce, ecc. Indicazioni: malattie della pelle, reumatiche, ginecologiche; affezioni del sistema nervosoe dell’apparato circolatorio; peri-visceriti e malattie del ricambio, in particolare la gotta. L’isola d’Ischia è però nota a livello mondiale soprattutto per i fanghi, settore nel qualepuò vantare un primato a livello europeo. Il fango usato a scopo terapeutico è una melma

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L’oro di Ischia - Le acque minerali

Poseidon20 piscine termali a temperatura costante, reparto sanitario ed estetico, spiaggia, sauna, piscine Kneipp, percorso circolatorio giapponese.

La sorgente di Sorgeto a Forio.

ipertermale, formata da argilla di origine vulcanica lasciata a maturare per almeno sei mesi in apposite vasche contenenti acqua minerale. In taluni stabilimenti i fanghi sono radioat-tivi, una peculiarità, questa, esclusiva dell’isola d’Ischia, dove le acque radioattive sono molto ricche di sali e molto calde. Impiego: l’applicazione dura 20-30 minuti a seconda della malattia e della sua localizzazione. Al termine, il fango viene asportato ed il paziente sottoposto ad un bagno minerale, al quale segue una fase di reazione accompagnata da ab-bondante sudorazione. Il ciclo di fangoterapia comprende 12, 15 o 21 fanghi quotidiani, in giorni successivi. Indica-zioni: trattamento di reumoartropatie e sindromi dolorose collegate; malattie ginecologiche; perivisceriti e malattie del ricambio, soprattutto gotta; malattie cutanee e arteriopatie periferiche. Controindicazioni sia per la fangoterapia che per la balneo-terapia: fasi acute delle malattie, cardiopatie scompensate, manifestazioni emorragiche, neoplasie maligne (anche so-

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spettate), tuber-colosi in atto o guarita di recen-te. I trattamenti inalatori: rappresentano l’utilizzazione

più recente delle acque minerali e con-sentono di agire direttamente sull’ap-parato respiratorio. Indicazioni: tutte le forme infiammatorie croniche delle vie aeree (tranne quelle tubercola-ri). In particolare: forme tracheobronchiali, asma, bronchite cronica catarrale, varie malattie respiratorie dell’infanzia. Inalazioni: si utilizza la parcellizzazio-ne dell’acqua minerale e la formazione di nebbie più o meno dense in ambien-ti in cui il paziente deve respirare (nebulizzazioni). Impiego: un ciclo di ina-lazioni comprende 18-20 applicazioni. Il trattamen-to può essere ripetuto più volte durante un anno; replicandolo per piùanni consecutivi, si rivela utile ai fini della prevenzione e della riabilitazione. Aero-sol: l’acqua viene suddivisa in particelle tanto piccole da raggiungere anche i siti respiratori profondi, fino

Le sorgenti.Pontano

(Ischia Porto)

Fornello e Fontana (Ischia Porto)

Buceto (Casamicciola Terme)

Gurgitiello (Casamicciola Terme)

Castiglione (Casamicciola Terme)

Cappone (Casamicciola Terme)

Bagno Fresco (Casamicciola Terme)

La Rita (Casamicciola Terme)

Santa Restituta e Regina Isabella

(Lacco Ameno)

San Montano (Lacco Ameno)

Paolone (Forio)

Citara (Forio)

Nitrodi(Barano)

Olmitello e Cava Scura

(Barano)

Le acque termali

Tropical10 piscine, una delle quali con acqua di mare, una termale con idromassaggio, una piscina termale coperta, centro di cure terma-li, centro estetico, saune naturali, discesa a mare.

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Il parco termale Negombo a Lacco Ameno.

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agli alveoli polmonari. Impiego: un ciclo di cura compren-de 12-18 applicazioni, ripetibili più volte in un anno e per più anni consecutivi. Trattamenti ginecologici. La tecnica più classica è quella delle irrigazioni vaginali, con l’immissione di acqua a 37-38 C. Impiego: un ciclo terapeutico prevede 12-15 applica-zioni della durata di 7-15 minuti ciascuna. Per le modalità di applicazione e la durata delle sedute e dei cicli di cura vale quanto detto per le irrigazioni ed i trattamenti inalatori corrispondenti. Indicazioni: affezioni infiammatorie del-l’apparato genitale femminile e sua ortogenesi.

Negombo15 piscine tra marine e termali, spiaggia, centro cosmesi con ba-gno turco, Miniclub.

Il parco termale Negombo a Lacco Ameno.

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ClimatoterapiaGrazie alla pre-

senza di microcli-mi fra loro diversi

e alla possibilità di passare dal mare

alla premontagna a Ischia si può

praticare anche la climatoterapia.

La gemma climatica d’Italia.L’

oro

di Is

chia

- Il

clim

a

Nella foto in basso e nella pagina accanto, i giardini la Mortella,

con oltre 184 varietà di piante. Il clima è stato

fondamentale per la loro crescita.

L’isola d’Ischia è caratterizzata da un classico clima marino, che presenta una temperatura relativamente costante, escursioni giornaliere, stagionali e an-nue meno pronunciate rispetto a quel-lo dell’entroterra, piogge copiose che però non hanno una lunga durata, una stabile pressione atmosferica, brezze e venti con direzione alterna terra-mare, un’elevata quantità di ossigeno e, infine, forte elettrizzazione dell’aria.Non vi è dubbio che il clima può essere conside-rato uno dei fattori fondamentali che rende Ischia un’isola così speciale e, so-prattutto, così ambita da una crescente e variegata domanda turistica. In effetti, il clima ischitano è di tipo mediterraneo, determinato da una pluralità di fatto-ri: la posizione rispetto al Continente, la morfologia estremamente varia e mossa, e la vegetazione che, nonostan-te sia diminuita a causa della pressante e continua costruzione edilizia, risulta ancora ricca e lussureggiante. Se si con-fronta il clima dell’isola, sia d’estate che

d’inverno, con quello di Napoli, risulta chiaramente che ad Ischia è presente un clima molto più mite d’inverno e decisamente più fresco d’estate, grazie essenzialmente all’azione moderatrice prodotta dal mare che riesce a mitigare alquanto gli eccessi termici stagionali. La morfologia dell’isola, articolandosi in modo così vario, oltre ad offrire un paesaggio peculiare, favorisce una parti-colare circolazione dell’aria locale, pro-vocando “interessanti fenomeni di dif-ferenziazione nelle precipitazioni”. In effetti, a tal riguardo, C. Mennella, uno dei tanti studiosi che si sono interessati degli effetti climatici dell’isola, nel suo libro “L’isola d’Ischia: gemma climatica d’Italia”, ha opportunamente messo in evidenza il fatto che Ischia è caratte-rizzata da tanti “microclimi”. In pratica, su tutto il territorio dell’isola è possi-bile rilevare da una zona all’altra una differente temperatura che influisce in maniera distinta sulla stessa coltivazione della vite, la coltura dominante e pecu-liare del paesaggio agrario ischitano.

Le Spiagge dell’IsolaIschiaSpiaggia degli Inglesi sabbia

Spiaggia dei pescatori sabbia

Cartaromana rocce e ghiaia

San Pietro sabbia

Casamicciola TermeSpiaggia del Lido sabbia Bagnitielli rocce e ghiaia

Fundera rocce e sabbia

Spiaggia di Suorangela rocce

e sabbia

Spiaggia dellaMarina sabbia

Lacco AmenoSan Montano sabbia

ForioCitara sabbia

Cava dell’isola sabbia

Spiaggia del Fortino rocce e

sabbia

San Francesco rocce e sabbia

Spiaggia di Chiaia sabbia

Sorgeto rocce BaranoMaronti sabbia

Le Fumarole sabbia

Cava Grado sabbia

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Shopping d’autore.

Gioiellieri per passione.

Il cognome Bottiglieri ad Ischia è sinonimo di Gioielli. Il fondatore Mario Bottiglieri 40 anni fa ha aperto la sua prima gioielleria. Oggi nei suoi cinque negozi di gran classe situati uno ad Ischia (via E. Cortese, 9 tel. 081 981445), due a Forio (entram-bi sul C.so Umberto I tel 081 997544) e due a Sant’Angelo (entrambi in piaz-zetta tel. 081 999838), propone gioiel-li di ottima fattura e pregiata argen-teria. Anche nel settore dell’orologeria, Bottiglieri ha una vasta scelta. Di gran fascino i gioielli Calgaro di cui è con-cessionario esclusivo e, da quest’anno, al nome Bottiglieri si affianca Dodo di Pomellato.

Le strade di Ischia han-no molto da offrire: dallo shopping ai panorami, dalle grandi firme al piccolo ar-tigianato fino ai tramonti più suggestivi. Ad esempio la passeggiata sul lungomare Cristoforo Colombo a Ischia Porto è allietata dai giardi-ni Telese, mentre il nuovo corso pedonale, sul lungoma-re di Casamiciola è ricco di negozi di artigianato locale e vecchie botteghe. Oppure potete ammirare un mera-viglioso tramonto sul mare dalla passeggiata che parte dalla Chiesa del Soccorso a

Forio e che arriva fino a Citara; se sarete fortunati, vedrete comparire, pochi minuti dopo il tarmonto, il famoso “raggio verde”. Se volete portar via un souvenir potete scegliere in una delle tantissime botteghe artigiane che vendono cera-mica oppure le particolarissime bambole in rafia. Se cercate le grandi firme fate un salto a Via Roma o a Corso Vittoria Colonna, le strade più chic di Ischia Porto. Ovunque Ischia vi offre la possibilità di curiosare fra boutiques e botteghe artigiane, di acquistare prodotti tipici dai liquori alle creme a base di acqua termale. Basta avere la voglia di passeggiare e guardarsi intorno e magari inoltrarsi nei vicoletti alla ricerca di piccoli negozietti ancora da scoprire.

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I caffè, le torte, l’aperitivo.

Ischia è un’isola allegra e gioiosa, che respira con un ritmo diverso, un ritmo gaudente e festoso, il ritmo della vacan-za. Ecco perché è facile girarsi e trovare un bar in cui ristorarsi durante una pas-seggiata, da quello in cui entrare e bere velocemente qualcosa prima di andar via a quello in cui spendere un po’ di tempo in compagnia. Al Calise di Piaz-za degli Eroi bisogna fermarsi almeno il tempo di apprezzare il bellissimo giardino, che non solo è ricco di piante locali ma anche di più rare piante tropi-cali. Oppure potete assaggiare un buon caffè al bar Cocò ad Ischia Ponte e am-mirare la vista del Castello Aragonese, se invece desiderate dissetarvi davanti al panorama di Casamicciola fatelo in uno dei baretti della nuova isola pedonale, è un bellissimo spettacolo. Per l’aperi-tivo andate ad Ischia Porto: da Ciccio, nella piazzetta Antica Reggia, dove c’è sempre un ricchissimo buffet, oppure al Turbo Play se avete voglia di navigare un po’ in internet. Poi spostatevi sulla Riva Destra, la serata comincia lì, fra baretti e ristoranti dove si raduna chi ama la movida, e concludete la notta-ta mangiando una deliziosa torta nella piazzetta di Sant’Angelo dal Pescatore, oppure ancora al porto da “Mommolo-ne” famoso per i cornetti caldi. Questi sono solo piccoli suggerimenti, ma tan-ti sono i caffè da scoprire, in ogni strada e ogni vicoletto, basta cercarli.

Le TaverneGiardinodegli AranciC.so Vittoria ColonnaIschia PortoTaverna Verde da MorzarielloVia Ciglio, 62Serrara FontanaTaverna AntonioRiva Destra, IschiaTaverna La Vecchia NapoliRiva Destra, IschiaTavernadel MaggioreP.zza BagniCasamicciola TermeTaverna del Pirata Sant’Angelo

Vita ischitana - i caffè

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La magia delle notti ischitane.V

ita ischitana - Ischia by night

Un tuffo in pista

Situato sotto la Piazzetta dei Pini il Valentino Club (tel. 081 992653) è un tempio del by night targato Ischia.Sotto la guida trascinante dei fratelli Luciano e Marcello Bondavalli ogni sera (da giugno a settembre) la musica da discoteca è intercalata con musica da pia-no-bar. Amatissimo dai vip di tutto il mondo, vi sono passati Matt Damon, Diego Armando Maradona, Leonardo Pieraccio-ni, Raz Degan, Natalia Estrada, Rocco Barocco, Gerry Calà, Vin-cenzo Montella, Sabrina Ferrilli. Sopra al Valentino Club c’è l’Ec-stasy con apertura dalle 21,00 per ascoltare seduti ai tavolini un pò di buona musica con re-pertorio di canzoni della tradi-zione partenopea.Dalle 23,00 fino a notte inoltrata il piano-bar è contagioso così il locale si trasforma in un vero e proprio spettacolo musicale con giovani che ballano e cantano in perfet-ta sintonia. Il patron del Valentino Luciano

Bondavalli con Gwyneth Paltrow

Le notti ischitane? Non finiscono mai.... Sono a 360 gradi. La ruota del divertimento gira sempre, ed è un mix tra il divertimento targato Ibiza e quello caprese. Le banchine dei porti ed i corsi principali sono ricchi di taverne, ristoranti, American-bar, di Vip e piccole star. Ad Ischia dalla intramontabile Rive Droite per bere, man-giare, ballare, parlare o...farsi vedere, alla Rive Gauche, dove troviamo la discoteca Jane (ingresso e consumazione euro 20) con disco-music. Nella piazzetta troviamo l’Ecstasy, un piacevole American bar, ritrovo obbligatorio di comitive di habitué dell’isola. Musica live, house, piano bar e tanti vip al Valentino (ingres. e consum. 25 euro), sotto la Piazzetta dei Pini, dove trascorrere almeno una serata è obbligatorio. Dall’altro versante, Forio, c’è il Dolce Vita (ingres. e consum. euro 20) con musica da discoteca alternata con pianobar. Non lontano da Forio si fa largo la sempre affascinante Sant’Angelo con la celebre piazzetta: dedicata ai romanti-ci, a chi ama la tranquillità ed agli spiriti più delicati. E’ la “Regina” dell’isola, ed incontrare Vip hollywoodiani non è difficile. Trovare un posticino a sedere per mangiare qualche specialità o semplicemente una pizza, se non si prenota, è impossibile.

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S. Alessandro: rivivono i fasti di epiche gesta.

Parlare della festa di S. Alessandro è si-nonimo della collina di S.Alessandro, il borgo medioevale posto sul lato destro dell’ingresso del porto di Ischia, dove una svettante palma ed una bianca chiesetta trecentesca ne indicano l’ubi-cazione. Nell’anno 1179 la famiglia Di Manso, venuta da Benevento la scelse come di-mora sia perché dominava il mare fino alle isole di Procida e di Ventotene, sia perché la stradina di S. Alessandro, es-sendo l’unica via di collegamento tra la foce del lago (l’attuale porto di Ischia) ed il casale di Casamicciola, rappre-sentava una fonte di guadagno. Ogni viandante doveva pagare la gabella per il transito: lo stemma del casato ed una misura romana, posti sull’ingresso della stradina, ne indicavano il dovuto. L’Im-peratore Carlo V nel 1520 conferì il titolo nobiliare di Conte alla famiglia che conobbe fasti, glorie e nefasti con l’alternarsi delle vicende del dominio dei Durazzesco, Aragonese, Colonna nel regno di Napoli.Attualmente ne testimoniano gli antichi splendori il portale durazzesco (unico esempio sul territorio isolano), lo stem-ma del casato, la misura romana per la gabella e la chiesetta di S.Alessandro. Quest’ultima, dedicata al vescovo mar-tire, fu per secoli il luogo di aggrega-zione delle famiglie per lo svolgersi delle funzioni religiose (la chiesetta di Portosalvo è dell’anno 1857) specie il 3 maggio, giorno del rinvenimento della S.Croce. Conobbe anch’essa l’abbando-no fino all’anno 1981, epoca in cui un comitato costituito da residenti e vil-leggianti volle restaurarla per ripropor-re ai giovanissimi un autentico simbolo del passato rimasto inalterato nelle sue linee architettoniche dell’anno 1179.

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Vittoria Colonna

La Famiglia Gonzaga

Laura Sanseverino

Nella foto nellapagina accanto:

l’Imperatore Carlo V ed Eleonora di Portogallo

con il vescovo Giovanni d’Aragona

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Vita ischitana - S. A

lessandro

Furono riaperti armadi, bauli, cantine, custodi per secoli di oggetti i più vari e furono riproposti per far rivivere usi e tradizioni degli isolani prima del boom turistico.Così il 26 agosto di ogni anno la piccola collina fa rivivere con la maestosa sfilata di costumi, all’isolano ed al turista la storia del suo passato, dai coloni greci ai dominatori spagnoli e francesi, fino ai Borbone che tanto lustro e progresso diede-ro all’isola intera.

La sfilata.L’associazione culturale Pro S.Alessandro, nata ad Ischia nel 1981 è impegnata nella sensibilizzazione di Ischitani e ospiti, Italiani e stranieri, che scelgono l’isola quale meta di va-canza, alla riscoperta di una parte significativa della propria storia anche attraverso la rievocazione di momenti e fasi

delle dominazioni che si sono succedute sull’isola, conside-rata da sempre vero e proprio baluardo del vicino regno di Napoli, per la sua strategi-ca collocazione. Con queste finalità la Pro S.Alessandro promuove ed organizza ogni anno il 26 agosto un superbo corteo di costumi storici con la partecipazione di oltre 200 figuranti che, attraversando le strade dell’isola, dal castello aragonese giunge sulla colli-na di S.Alessandro, posta sullo specchio d’acqua che Re Fer-

dinando di Borbone trasformò in porto. Aprono il corteo i colonizzatori greci che nel VII secolo a.c fecero dell’isola la prima colonia del Mediterraneo, poi con un percorso che si snoda tra i secoli, ricchi di storia, si incontrano i protagonisti del rinascimento italiano e napoletano con le famiglie ed i personaggi che lo resero popolato di leggende: i d’Avalos, i Colonna, gli Aragonesi, i marchesi del Vasto, re e regine, principi e dignitari di corte, i cui costumi rielaborati dopo accurati studi su stampe e ritratti del tempo, ripopolano per un giorno le vie dell’isola d’Ischia.

Per informazioni contattare:Associazione Culturale Pro S. Alessandro: tel. 081 991535

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Il Palio di Sant’Anna:dal 2006 Lotteria Nazionale.

La sfilata delle barche addobbate agli scogli di Sant’Anna del 26 luglio è forse la manifestazione più popolare, lo spet-tacolo turistico più avvincente, l’ap-puntamento estivo più atteso e seguito nell’isola. Certamente da 65 anni è la festa folkloristica che maggiormente sollecita la “vis polemica” degli ischita-ni. Anzi si può serenamente affermare che la polemica, montata dalla calorosa partecipazione popolare, convive con gli aspetti più suggestivi della festa, fino a raggiungere l’apice nel momento del-la sfilate delle barche addobbate: un po’ come accade tra le contrade di Siena in occasione del Palio. La festa ha origini antichissime e nasce dalla consuetudi-ne dei pescatori del borgo di condur-re sulle barche addobbate con frasche, bandiere e lanterne, le spose incinte alla chiesina di Sant’Anna a Cartaromana per chiedere a quella santa, protettrice delle puerpere, un parto felice. Durante la traversata si faceva a gara per mostra-re la barca più riccamente addobbata. Al ritorno dalla cerimonia religiosa, si era soliti consumare sulla barca, con i parenti e gli amici, la cena a base di co-

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Una delle barche allegoriche che sfilano durante la festa di Sant’Anna.

Il Palio diSant’Anna

Il Palio di Sant’Anna che viene conferito alla barca

vincitrice è dise-gnato ogni anno da

un artista diverso. Quello assegnato nel

2002 è stato creato da Carlo Rambal-di, il papà di ET e di King Kong.Nel

2003 è stato creato dallo stilista Rocco Barocco, nel 2004

è stato affidato allo stilista Anton Giulio

Grande.Nel 2005 il disegno

del Palio è stato affidato all’artista

Giuseppe Mara-niello.

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“L’incendio” del Castello Aragonese durante la festa di Sant’Anna.

niglio, parmigiana di melanzane e cocomero. Poi, 65 anni fa, si decise di premiare la barca più bella. Ma la festa assunse i caratteri attuali negli anni cinquanta, allorché personaggi popolarissimi (come “Nerone” e Vin-cenzo Funiciello) idearono dei veri e propri “carri scenici”, scivolanti lungo lo specchio d’acqua antistante il Castello Aragonese, tra lo sfavillio di migliaia di “lampetelle” sospese sul mare o adagiate pigramente sui tetti e sui balconi delle antiche case dei pescatori. Assegnati i premi alle barche vincenti, da sempre il mo-mento magico della manifestazione è costituito dalla simu-lazione dell’incendio del Castello e dai fuochi pirotecnici annunciati dalla cascata argentea dei “bengala” dalla Torre di Michelangelo. Con il finale mozzafiato si spengono anche le ultime polemiche, che poi riesploderanno, con rinato vi-gore, l’anno successivo. Alla riuscita della festa, che vede ogni anno la presenza di almeno 30 mila persone, contribuisce senz’altro l’incanto della cornice paesaggistica, dal Castello Aragonese (già re-sidenza e cenacolo letterario della poetessa rinascimentale Vittoria Colonna) alla baia di Cartaromana, celebre per le sorgenti minerali e per l’ambientazione della novella del Boccaccio sulla storia d’amore tra Giovanni da Procida e Restituta Bulgari. Ma l’elemento vincente di ogni manifestazione è l’impe-gno di tanti volenterosi, che rinunziano con piacere alle ore libere per dedicarsi con abnegazione e partecipazione alle laboriose e faticose fasi di allestimento delle barche, vere macchine sceniche dove la perizia e la fantasia si fondono in uno spettacolo di sicuro richiamo. Dal 02 gennaio 2006 il Palio di Sant’Anna è abbinato alla Lotteria Nazionale. Per Ischia un traguardo storico.

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Il Caporale dà inizio alla danza.

La “’Ndrezzata” (intreccio) è una danza le cui origini si perdono nel tempo ma che potrebbero essere legate ad antichiriti propiziatori della terra. E’ un ballo sposato a canzoni, in dialet-to locale “Mascherata” e per essere più precisi “’’Ndrezzata”. Viene eseguita il lunedì di Pasqua e il 24 giugno (festa di San Giovanni). E’ il più bello di tutti i tipi di tarantella, rappresentante un ballo rusticano tutto particolare, tenuto geloso dai locali e ballato solo da quelli che sono di Buo-nopane piccola frazione del comune di Barano.Avendo avuto il paese diverse invasio-ni, forse nel corso dei secoli due tipi di danze si sono fuse in una mostrandoci della “Intrecciata” un carattere monta-no-italico-arabesco. A Buonopane, come a Barano e Ca-samicciola, vivevano nei tempi lontani alcuni pescatori spinti nell’interno del-l’isola da invasioni barbaresche.Un pescatore baranese aveva regalato alla propria fidanzata una cintura di co-rallo, ma questa un giorno venne tro-vata nelle mani di un giovane di Buo-nopane. La lotta che ne seguì non si limitò sol-tanto ai due, ma fece scendere in lizza la popolazione di ambo i paesi. Dopo lotta cruenta, la pace avvenne ai piedi della statua della Madonna della Porta. Il patto di fratellanza fu fatto il lunedì in Albis. Oggi si festeggia la Madonna della Por-ta in quel giorno, nella piccola frazione di Buonopane. Per ricordare la riappacificazione, anti-camente ogni anno in detta occasione si danzava la “’Ndrezzata” simbolo di esplosione di una gioia rusticana, ritro-vata ai piedi della Madonna.

Per le gite dei turisti.

L’Apecar, meglio conosciuto come

Microtaxi, è uno dei mezzi

di trasporto più usati dell’Isola per

accompagnareturisti e stanziali.

Microtaxi Ischiatel: 081 992550

081 984998Microtaxi

Casamicciolatel: 081 900234

081 900369Microtaxi

Sant’Angelotel: 081 999899

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Vita ischitana - A

‘ndrezzata

La danzaLa danza consiste nell’alternato incrocio tra numerosi gruppi di coppie. I danza-tori sono tutti maschi, anche quelli che nella danza assumono la parte femmi-nile. Tutti impugnano in una mano un bastone corto e robusto e nell’altra un bastone più lungo “mazzarelli”, a modo di lancia.

Il “caporale” (una specie di regista della danza che impartisce ordini e segna il ritmo percuotendo un grosso tamburo) dirige le battute, suggerisce il primo verso di ogni strofa cantata (l’amore per la donzella, la paura dei saraceni, il rifu-gio sul Monte Epomeo, le difficoltà del lavoro, le speranze per una vita miglio-re), impone le cadenze in un vortice di bravura e di agilità che richiede ritmi e tempi sempre più svelti.I danzatori indossano il costume tradi-zionale, consistente in pantaloni stretti al ginocchio, camicia e giubbino in uso nel Seicento; in testa calzano il berretto che ancora nel secolo scorso usavano i pescatori dell’Isola. Tuttora si balla nelle feste più importanti e d’estate, su ri-chiesta di Enti, in ogni dove.

I numeri della ‘ndrezzata.Alla danza partecipa-no dai 16 ai 18 bal-lerini più i suonatori.Comanda il gruppo un “Caporale” che batte strofe e tempi.

Per informazioni tel. 081 905733081 905470

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L’architettura: materiali e colori.L’

arch

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ura

Le case ischitane sono tipiche costru-zioni mediterranee e restano abba-stanza simili sia in prossimità del mare che nelle zone rurali. In genere sono costruite su due piani collegati da una scala esterna, caratterizzate da cellai e palmenti, locali adibiti alla conservazio-ne e lavorazione dell’uva, che si trovano nei piani bassi o nei seminterrati. Soprattutto nella zona occidentale le case sono state costruite con il caratte-ristico tufo verde, mentre nella zona di Sant’Angelo è stato usato quello giallo (meno resistente). La caratteristica peculiare delle case isolane consiste nei tetti: un impasto di pozzolane, lapilli e calce viene ste-so dal padrone di casa sul tetto e con l’aiuto dei “pentolari” viene battuto con i “pentoloni”, grandi bastoni con l’estremità ingrossata. L’operazione vie-ne accompagnata da tamburello, clari-no e canti improvvisati. Questa usan-za è nota come “Battuta ‘e lastrico”, al termine della quale i partecipanti si riuniscono per mangiare e bere, dando luogo ad una vera e propria festa.

Il tufo verdeIl tufo verde è

molto diffuso ma la particolarità di

quello ischitano è di essere in super-

ficie, affiorato pro-babilmente a causa

degli sconvolgi-menti geologici.

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L’architettura

I parchi pubblici.

Parchi Pubblici

Le lave delle numerose estrusioni che hanno interessato l’isola raggiunsero quasi il mare.Nel 1854 Ferdinando II affidò l’incari-co del rimboschimento delle zone più colpite al botanico di corte, Giovanni Gussone, direttore dell’Orto Botani-co di Napoli, il quale impiegò i pini marittimi, i quali hanno trovato terre-no fertile e ben attecchito. Le pinete d’Ischia Porto ( Villari e Nenzi Bozzi) costituiscono un consistente polmone di verde. Ancor oggi, girovagando tra le pinete, è possibile incontrare grandi ammassi di pietra lavica, che rendono ancora più suggestivo lo spettacolo. A dispetto della presenza di questi grossi ammassi di pietra lavica, i pini hanno vegetato bene e vegetano tutto-ra bene, in virtù anche della loro carat-teristica frugalità. Nella pineta centrale del comune di Porto d’Ischia, che può ancora vantare alberi di grande svi-luppo e grande bellezza, veri e propri monumenti della natura, si possono osservare, nel sottobosco, altre essenze quali: mirto, fillirea, lentisco, gramina-cee varie, alaterno.

• Pinete costiere (degli atleti, delle orchi-dee, degli incontri culturali) tre fram-menti della colata lavica del 1302 ta-gliati dalle strade comunali, tra i centri abitati di Ischia Porto e Ischia Ponte.

• Pineta di Fiaiano, nel cratere dell’ultima colata lavica.

• Pineta e Lecceta della Maddalena.• Parco pubblico nazionale con percorsi

interni guidati.• Parco pubblico verde protetto Pio Monte

della Misericordia.• Parco Museo Villa Arbusto.

I principali artistiEspressione di una forte crea-tività pittorica sono gli artisti del semplice Bar internazionale di Maria Senese di Forio degli anni ‘50, punto d’in-contro di intel-lettuali, che oggi trovano in questo lembo di terra la madre ispiratrice. Gabriele Mattera, Mario Mazzella , Macrì, Raffaele Iacono e tanti al-tri giovani talenti come Malaspina, attraverso le pen-nellate talvolta tenui, talvolta solari, ricevono dall’ambiente una incredibile varietà di stimoli, di spunti e di ispirazione.

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Il Museo del Mare.

I Love Ischia

di Fred BongustoIschia è un’isola da sogno, è l’isola che mi ha dato la tranquillità per scrivere nuove canzoni, oggi successo in tutto il mondo. Ischia è l’isola dove, quando posso, mi rifugio per riposare, per trascorrere qual-che momento di relax. Indimenticabili le passeggiate in tardo pomeriggio sulla spiaggia del “villaggio” di Sant’Angelo dove il piacevole soffio del venticello e la leggera brezza in riva al mare dominano assieme ai mille colori delle insegne, delle luci e dei palazzi, la bellezza del piccolo, tradizionale e caratteristico paese.

Il Museo del Mare dell’isola d’Ischia è stato realizzato grazie all’impegno di un gruppo di amici uniti dalla passione per il mondo della marineria, ma soprattutto dal desiderio di raccogliere tutto ciò che è appartenuto agli uomini di mare a testimonianza per le future generazioni. Il Museo è stato inaugurato nel dicembre del 1997 ed è ospitato in un Palazzo Settecentesco, denominato “Palazzo dell’Orologio”, situato nel centro storico d’Ischia Ponte. I tre piani di cui è costituito il Palazzo sono state allestiti con cimeli di vecchie navi, collezioni di una filatelica tema mare, carte nautiche, una collezione di conchiglie e brocche d’ar-gento appartenute al transatlantico Rex e Andrea Doria.

La visitaIl primo piano ospita la sala “Agostino Lauro” in cui a una prua di un velie-ro è collocata una polena che rappre-senta una sirena che culla un piccolo delfino, la sala della Navigazione con varie vetrine contenenti oggetti ap-partenuti a vecchi capitani quali pipe, scatole di fiammiferi, diario di bordo, occhiali. Sullo stesso piano la sala de-dicata ai “fratelli Gennaro e Nino Ba-sile” nella quale sono esposti i modelli delle barche ischitane che portavano il vino al Continente, ritornando con mercanzie che mancavano sul-l’isola; troviamo i modelli dei gozzi che i pescatori si facevano costruire

Il M

useo

del

Mar

e

La polena custodita nel Museo ..

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Il Museo del M

are

a Sorrento o a San Giovanni, con i qua-li, muniti della sola vela latina e dei remi, riuscivano a giungere sino alla costa Africa-na e Sarda.Al secondo piano si trova la sala intitolata all’armatore “Nicola Monti” in cui sono esposte grosse bit-te di legno e barre di timone di quasi due metri; al centro della sala vi è una vecchia Iole del 1930, restaurata di re-cente, pronta a solcare il mare. Si entra poi nel “Regno” dei pescatori ischitani, la sala intitolata al pescatore “Domeni-co Di Meglio”, con le foto del tempo; gli attrezzi da lavoro come le crucelle, ossia aghi di legno utilizzati per ripa-rare le reti; ami da loro stessi realizzati ed usati per vari tipi di pesca; i foco-ni, lanterne con tre fori che servivano per attirare i totani; nasse di vimini, gli attrezzi dei maestri d’ascia che costrui-vano le barche senza disegno ma con sagome tramandate da generazioni in generazioni, lanzaturi (fiocine) e altri “strumenti” che i pescatori ordinava-no presso gli zingari, una volta valen-ti artigiani. C’è infine il terzo piano dedicato alla biologa “Lucia Mazzella”, che con i suoi studi sulla Poseidonia ha dato un notevole contributo scientifi-co a livello mondiale. Appena entrati si può ammirare una vetrina contenente due divise appartenute ad un Ammi-raglio di marina degli anni ’30; c’è lo scafandro e la tuta da palombaro oltre a numerosi reperti recuperati in fondo al mare: la chiesuola ed altri reperti di un rimorchiatore trovati e recuperati da un giovane sub ischitano.

Il palazzo del MuseoIl Palazzo dell’Oro-logio ha sempre espletato la fun-zione di Casa Mu-nicipale. Nei primi del ‘900, verso gli anni ‘20, la sede municipale traslava nel dirimpetto “Pa-lazzo Mazzella”. I locali della Torre, finirono per essere adibiti ad aule di scuola elementare e lo sono stati fino al 1967. Il 15 dicembre 1996, è stato inaugurato il Museo del Mare.L’attuale con-formazione del palazzo comune-mente denominato “Palazzo dell’Oro-logio”, risale al 1759.

La facciata del Museo

Uno dei modelli in legno

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Il rucolino È un liquore frut-tato a base di ru-

cola, o rughetta, e bucce di agrumi.

Ormai è diventato il liquore ischitano

per eccellenza ed è ottimo

come digestivo e per correggere

il caffè. Potete acquistarlo nei

negozi di prodotti tipici dell’isola.

Prodotti tipici ischitani.Pr

odot

ti tip

ici

Legata al mondo contadino è la produzione dei cestini di rafia e dei canestri di canna che ancora oggi si vedono in qualche negozio o per le strade, venduti dai con-tadini insieme ai prodotti agricoli.

Tradizione suggestiva come quella dei ricami su tela di lino e di canapa, che erano il corredo delle donne ischitane. Sapore antico ha anche il pane panifi-cato a legna che si trova al Ciglio, da Filippo Di Costanzo, da Boccia a Ischia, o quello lievitato con criscito (pane di pasta inacidito) dei fratelli Angelo e Sal-vatore Florio in un minuscolo labora-torio nella località dei Pilastri. Dai profumi degli orti ischitani nasce il limoncello, liquore dolce aromatico che ha offuscato la fama del più antico “No-cillo”, estratto dalle noci, an-cora preparato in molte case ischitane. I fratelli Sava-stano hanno lanciato una ricca gamma di “Sapori di Ischia” attraverso essenze profumate, saponi, candele, spezie. Vi assicuriamo che vale la pena visitare questa fabbrica! C’è persino l’“Aria di Ischia”, essenza del profumo dei fiori di Ischia.Prodotti cosmetici estratti dal fan-go termale, antichi quelli della Ischia Thermae di Roberto Morgera, la più antica fabbrica dell’isola.Ottimi gelati, dai gusti più vari, sono prodotti artigianalmente da Ciccio ad

Produzione di cestini in rafia.

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Ischia, Bar Elio a Forio e Calise ad Ischia e Casamicciola. Dall’influenza della prima colonia del-la Magna Grecia nasce la ricchissima produzione delle ceramiche; un’attivi-tà rifiorita oggi con l’impegno di tanti giovani. Dall’antica fabbrica dei Fratelli Mennella di Casamicciola a Taki Calise (Forio) con le solari donne mediterra-nee, a Cianciarelli (Barano), pittore pre-stato alla ceramica grazie alla freschezza delle sue creazioni; Camillo Mattera e il giovane Coppa che tenta nuove espe-rienze usando il verde ramino della tra-dizione in maniera suggestiva.

Il Fischio d’IschiaA Casamicciola Terme in piazza Marina, Luigi Mennella, antico ceramista isolano, ha inventato il “Fischietto” interamente in terracotta. Un vero e proprio portafortuna per chi lo suona.I fischietti. rea-lizzati a mano, vengono proposti in molteplici for-me e colori e sono un simpatico ed inusuale souvenir.

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Prodotto tipici

TAKI: il maestro greco

Ancora oggi è possibile incontrare i gelatai con il tradizionale carrretto.

La ceramica è per Ischia una tradizione antica quanto le origini della sua storia. Taki, maestro ceramista di origine greca di recen-te scomparso, ha gestito un laboratorio di cerami-ca a Forio, tra i più famo-si dell’isola. Maioliche con i colori del mare, soggetti di carat-tere religioso, sculture originali, vasi e lampade disegnate a mano su ter-racotta. A predominare sono i colori e l’origina-lità delle creazioni.

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Il C

aste

llo A

rago

nese

Il Castello Aragonese.

«L’occhio umano, che coglie il fiore del-la bellezza, resta ugualmente conquistato davanti all’attuale Castello d’Ischia, seb-bene l’ultima configurazione sia quella di un carcere con tanta desolazione attorno. Ma se uno degli abitanti dell’antica Città d’Ischia potesse vedere questa abiezione certamente si porterebbe le mani al vol-to per bagnarle di lacrime: non vedrebbe più la meravigliosa bellezza della sua Cit-tà, che un affresco della Torre di Guevara, fortunatamente sfuggito all’incuria di ge-nerazioni, permette all’uomo di oggi di ammirare in tutto il suo eloquente splen-dore». Così lo storico ischitano Giovan Giuseppe Cervera nel suo libro “Crona-che del ‘700 ischitano” “vede” il Castello Aragonese com’è oggi con l’animo di un abitante di Ischia del XVIII secolo. Il Ca-stello è un “isolotto” con una superficie di 543 are ed un’altezza massima di 115 metri. Un tempo era la “Città d’Ischia” e nel suo periodo di massimo splendo-re, intorno al XVI secolo, era abitato da 1892 famiglie.

La Storia L’isolotto, sul quale Gerone di Siracusa fece edificare nel 474 a.C. una cittadella fortificata, è il prodotto di un’eruzione vulcanica sottomarina avvenuta agli ini-zi dell’era neozoica. Lo scoglio, distante duecento metri dalla antica città di Ischia Ponte, fu successivamente collegato ad essa con un ponte di legno e definitiva-mente in muratura intorno al 1440 ad opera del re Alfonso I di Aragona. I primi cenni storici sul Castello d’Ischia li tro-viamo nelle testimonianze di Strabone, il quale riferisce che l’isolotto fu cintato con potenti mura ed adibito a Fortezza da Gerone nel periodo in cui i Siracusani dominavano l’intero golfo partenopeo. Con l’espansione del dominio romano,

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Vita ischitana - i caffè

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Vittoria Colonna

La presenza a Ischia di questa poe-tessa e mecenate illuminata è mo-tivo di grande vanto per l’isola. Il nome di Vittoria Colonna è scritto nelle pagine migliori della storia italiana, quelle sul Rinascimento e su Michelangelo Buonarroti, col quale intrattenne un lungo carteg-gio nel periodo in cui la poetessa era la “regina” del Castello.

avvenuta nell’Italia meridionale intorno all’anno 83 a.C., il Castello divenne meta della nobiltà romana che frequentava l’isola grazie alle miracolose acque minerali. Con l’incursio-ne dei Visigoti, degli Unni e dei Vandali, il Castello d’Ischia conobbe un triste periodo di devastazione e di lutti. Le orde barbariche prima ed i Saraceni dopo si accanirono con violenza contro l’isolotto fortificato che offriva rifugio alle popolazioni indigene. Costituitosi il Regno di Napoli nel 1130, il Castello d’Ischia fu da principio occupato dai Nor-manni e successivamente dagli Svevi e dagli Angioini. Solo nel 1438 il Castello attraversò un periodo di quiete con l’avvento degli Aragonesi. Alfonso I scacciò la guarnigione angioina dalla fortezza ed iniziò una serie di restauri alle mura ed al Maschio. Fece edificare diversi edifici e congiun-se l’isolotto alla terra madre con un ponte lungo 220 metri. Il Castello raggiunse in questo periodo il massimo splen-dore. Offerto in regalo a Lucrezia D’Alagno, la cittadella divenne ben presto una corte in miniatura dove si tenevano conviti e feste principesche. Ma la pace del Castello non do-veva durare a lungo. Nel 1494 scendeva in Italia Carlo VIII il quale invase il Regno di Napoli e costrinse alla fuga re Ferdinando. Questi si rifugiò nell’isola d’Ischia per qualche tempo ed infine partì per la Sicilia lasciando a guardia del Castello pochi fedelissimi, fra i quali Inigo d’Avalos, Iaco-po Sannazzaro e Gioviano Pontano.Inutilmente Carlo VIII tentò di espugnare la roccaforte difesa con raro valore dal Giovane Inigo. Gli assediati seppero rintuzzare gli attacchi francesi fin quando re Ferdinando, ritornato con un forte esercito, non ebbe ragione di Carlo VIII. Inigo fu largamente ricompensato per la sua fedeltà verso gli Aragonesi ed ebbe il titolo di governatore dell’isola d’Ischia. La casa d’Avalos per circa due secoli reggerà le sorti del Castello, che rappresenterà il nucleo principale dell’intera isola, appunto “la città”.

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Il Castello A

ragonese

La visita Vi si accede percorrendo a piedi la gal-leria scavata nella viva roccia da Alfonso I d’Aragona intorno al 1447 o a mezzo di un moderno ascensore. Giunti sulla sommità della rocca si visitano: la Chiesa dell’Immacolata (XVIII sec.) la cui cupo-la domina l’intero castello, il Convento delle Clarisse con il suo cimitero (XVI sec.), i terrazzi panoramici del Conven-to e dell’Immacolata che si aprono sul versante nord-occidentale, la Cattedra-le dell’Assunta (XIV sec.) che vide nel 1509 le fastose nozze tra Ferrante d’Ava-los e Vittoria Colonna, la Cripta della Cattedrale (XIV sec.) con affreschi della scuola di Giotto, la Chiesa di S. Pietro a Pantaniello (XVI sec.) dalla caratteristica pianta esagonale attribuita all’arch. Iacopo Barozzi detto il Vignola, il Sentiero del Sole, la Chiesa di S. Maria delle Grazie (XVI sec.), il terrazzo panoramico degli ulivi che si apre sul versante orientale, le carceri politiche (XVIII sec.) che ospita-rono gli eroi del Risorgimento italiano. Si vedono inoltre dall’esterno il Maschio, gli Archi gotici di accesso all’Abbazia dei Basiliani di Grecia, i resti del Tempietto del Sole, i bastioni difensivi, le fucilerie e la piazza d’armi con la chiesetta di S. Barbara. Tutto il Castello è costantemente animato da manifestazioni culturali ed in particolare da esposizioni d’arte contem-poranea, concerti di musica classica e rap-presentazioni teatrali.

Eremodi San NicolaPrima ritiro per monache voluto dalla nobildonna Beatrice Quadra, poi eremo per il capitano Giuseppe D’Argout che, divenuto frate, volle ritirarvisi con dodici asceti, lo ampliò e modificò, infine donò all’ere-mo i suoi averi, piuttosto cospicui, per garantire il sostentamento ai compagni anche dopo la sua morte.

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L’Acquedotto I maestosi

archi, conosciu-ti anche come

Pilastri, sono stati realizzati per

portare l’acqua dalla sorgente di Buceto agli abi-

tanti del Castello Aragonese e del

Borgo di Celsa. È rimasto in funzio-

ne fino agli anni ‘30. L’acquedotto

fu realizzato per volontà di mon-signor Girolamo Rocca nel 1672,

che attinse ai soldi ottenuti con

una tassa sulla farina.

Tra musei, castelli e antichi borghi.D

a ve

dere

Museo del Mare - Ischia PonteLinee bus: 15, 7.Sette sale su tre piani, fotografie con immagini di vita marinaresca, cartoline dal 1880 al 1960, attrezzature nautiche e da pesca, ex voto marinari, conchi-glie, antiche ancore, anfore ritrovate nel mare intorno all’isola, quadri, modelli di navi e barche ed una sezione dedi-cata al mondo sommerso. Orario di visita 10,30-12,30; 15,00-19,00; da novembre a marzo: 10,30-12,30; luglio ed agosto: 10,30-12,30 18,30-22,00. Tel: 081 981124, 081 902319.

Torre di Guevara - Ischia PonteLinee bus: C12, C13La torre dei Guevara, duchi di Bovi-no, è situata sulla baia di Cartaromana. Costruita alla fine del XV sec. forma-va con il Castello Aragonese un unico sistema difensivo di avvistamento. Al primo piano si conserva un affresco del XVI sec., attribuito ad un allievo di Raffaello. All’interno della torre, ogni anno si allestiscono numerose mostre.

Chiesa della Madonnadelle Grazie - IschiaLinee bus: 1, 15, 2, 3, 5, 6, 7, 8, C12, C13, CD, CSComunemente chiamata chiesa di San Pietro, sorge su un ampio sagrato e si

distingue subito per la sua singola-re architettura. A pianta centrale

con cappelle aterali. Note-vole è la decorazione a

stucco realizzata negli anni ‘70 del XVIII

sec. Sugli altari si ammirano

5 tele di Car-

lo

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Da vedere

Borrelli Ponticelli mentre la cupola è co-perta da mattonelle smaltate, rutilanti al sole.

Chiesa di Portosalvo - IschiaTutti i bus che giungono al capolineaFatta costruire in seguito alla trasformazio-ne dell’antico lago in porto (1854-1856) dal re Federico II di Borbone. Sulla collina, a sinistra della chiesa, vi è lo stabilimento Termo-Militare «F. Buonocore», in quello che fu il palazzo del protomedico del re-gno di Napoli, che lo fece costruire nella prima metà del XVIII sec.

Osservatorio Geofisico - Casamicciola località Sentinella)Linee bus: 1, 2, 3, 4, 14, CS, CD.Conserva strumenti antichi per la rileva-zione dei terremoti ed una singolare vasca sismica ideata dallo scienziato Giulio Gra-blovitz. Per le visite telefonare all’addetto comunale (081 5072522).

Piazza Marina - CasamicciolaLinee bus: 1, 2, 3, 4, 14, CS, CD.Centro Economico e sociale del comune. Monumento ai caduti e statua a Vittorio Emanuele II; epigrafe marmorea dedicata al norvegese Enrico Ibsen (a Casamicciola scrisse il famoso dramma Peer Gynt).

Congregazione S.Mariadella Pietà - CasamicciolaLinee bus: 1, 2, CD, CS.Sull’altare di marmo interessante tela ad opera del Vaccaro. Da ammirare le statue di San Giovanni, della Madonna, di San Gabriele, del Cuore di Gesù, di san Giu-seppe, di Cristo Risorto e dell’Addolorata in sacrestia. Sulle pareti, in alto, tele raffigu-ranti i sette dolori di Maria.

Piazza Bagni - CasamicciolaLinee bus: 3, 4, 14.Al centro di numerosi stabilimenti bal-neo-termali e vicino al bacino termale del Gurgitello. Alla via Ombrasco, è situata una cappella dedicata a San Francesco d’Assisi.

Ischia dall’altoDove andare per ammirare l’isola dall’alto? Il panorama più suggestivo si ammira dal monte Epomeo. Il Castel-lo Aragonese, così come il Belvedere di Serrara Fon-tana, è un altro punto panoramico dal quale si può assistere ad uno spettacolo unico.

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Da

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Villa Arbusto - Lacco AmenoLinee bus: 1, 2, 4, CS, CD.Villa costruita da Carlo d’Acquaviva, Duca D’Atri, nel 1785, sui luoghi di an-tichissimi insediamenti umani risalenti al-l’età neolitica e all’età del bronzo.Tel: 0813330942

Piazza Santa Restituta - Lacco AmenoLinee bus: 1, 2, 4, CS, CD.È la piazza principale del paese, molto accogliente e con al centro un piacevole parco pubblico. Lì sorge, sui resti della Necropoli pagana e cristiana, la prima chiesa, che risale al IV sec. d.C.

Chiesa di Santa Restituta - Lacco AmenoLinee bus: 1, 2, 4, CS, CD.Lungo le pareti, tele di Ferdinando Mastroianni; l’Altare Maggiore è sovrastato da una tela raffigurante la Madon-na del Carmine, Sant’Agostino e Santa Restituta sulla barca spinta da angeli. Ai lati della tela, quadri di Filippo Balbi. Sulla sinistra troviamo l’altare e relativa statua del Cuore di Gesù; altare e tela della Santissima Trinità (sec. XVII); tavola raffigurante la Vergine del Carmelo con il Bambino Gesù (1560). Sulla destra tela di Sant’Agostino, altare con tela del-la Presentazione al Tempio (sec.XVII); altare con statua di San Giuseppe; Crocifisso (1500). Accanto alla chiesa, cap-pella con statua lignea di Santa Restituta e cippi marmorei con iscrizione in latino e greco.

Scavi e Museo di Santa Restituta - Lacco AmenoLinee bus: 1, 2, 4, CS, CD.Gli scavi permettono al visitatore di ammirare le tracce la-sciate dall’uomo nel succedersi delle culture del passato. Il museo deve la nascita e lo sviluppo all’attuale rettore della chiesa, don Pietro Monti. All’interno sono conservati nu-merosi cocci, un telaio casalingo con pesi originali, giocat-toli in argilla, statuette votive e vasi dipinti con fiori e frutta, brocche per il vino ed ampolline di profumo. (Tel: 081980538)

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Chiesa di Santa Maria Della Neve - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.È più conosciuta come la Chiesa del Soccorso; è un me-raviglioso e solare esempio di archi-tettura mediterra-nea spontanea. Ricca di maioliche del ‘700 (all’interno e all’esterno del sagrato) con scene della passione di Gesù e vari Santi, fu riedificata nel 1791 su precedente tempio del ‘500. L’interno è anch’esso di grande interesse per il succe-dersi dei tipi di volta.

Chiesa di S.Carlo Borromeo - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.La chiesa è a croce latina con una sola navata ed è singolare per l’uso particolare del tufo verde adoperato per la realiz-zazione del portale esterno, degli archi e del cornicione che corre lungo tutta la chiesa dei pilastri. Gli affreschi che si trovano nelle quattro nicchie, sotto i due archi centrali della navata e nelle metope e sui pilastri sono stati realizzati tra il 1620 circa ed il 1635, mentre le tavole e le tele vanno dal 1614 al 1635.

Basilica S.Maria di Loreto - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.È ricca di opere d’arte non solo pittoriche ma anche scul-torie e di preziosi oggetti di culto. La sacrestia risale al 1684 e conserva molte tele e tavole, tra cui il ritratto del cardinale Gustavo Adolfo principe di Hohenlohe (sec.XIX), protetto-re dell’arciconfraternita dal 1868.

La Mortella - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.Piacevole è la visita a “La Mortella” con le sue 184 varie-tà di piante tropicali e mediterranee. Nella villa ha vissuto per circa 30 anni Sir William Walton, uno dei più grandi compositori inglesi contemporanei, e le sue ceneri, per sua volontà, riposano qui. Il giardino, dove oggi vive la moglie Susanna, e la casa museo dove il maestro componeva le sue opere sono aperti al pubblico da Pasqua a novembre, dalle 9.00 alle 19.00 del martedì, giovedì, sabato e domenica.(Tel: 081 986220)

Le Torri - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.Le torri “superstiti” sono 10: Torrino (1480), Quattrocchi (‘700), Nocera (sec.XVI), Sferratore (sec.XVI), Casa Patala-

Da vedere

La chiesa del Soccorso a Forio.

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no (sec.XVI), Milone (sec.XVI), Pertesta, Torone, Cierco e la torre Cigliano. Le più antiche sono di forma circolare, le più recenti di forma quadrangolare. Servirono per l’avvista-mento dei saraceni e per il ricovero degli abitanti.

Museo Civico “Il Torrione” - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.Sorge nella via omonima, ha svolto le funzioni di torre di avvistamen-to e di difesa. Era fornito di diversi cannoni, uno dei quali vi rimase fino al 1787, usato per sparare a salve nei giorni delle maggiori festività reli-giose. Vi sono esposte le opere dello scultore Giovanni Maltese. Il museo può essere visitato, oltre che nei giorni fissati nelle ore po-meridiane, ogni sera dalle 20,30 alle 22,30 durante il perio-do estivo, dal 1 giugno al 30 settembre.

Sant’Angelo.Linee bus: 1, CS, CD.Un bellissimo borgo di pescatori, una vera e propria oasi di tranquillità. L’isolotto è alto 106 metri e legatoall’isola da un istmo lungo 119 metri. In seguito vi fu co-struita una torre di vedetta, della quale si vede ancora la parte inferiore e che fu distrutta dalle cannonate del 1809. L’accesso alle auto è vietato.

Santa Maria del Carmine - ForioLinee bus: 1, 2, 14, CS, CD.Si compone di due navate. Di particolare interesse le tele della Madonna del Carmine e di santa Lucia, nonché il marmoreo altare maggiore del XVIII sec. Dalla piazzetta si può osservare un bellissimo panorama.

Eremo Di San Nicola - Serrara FontanaLinee bus: 11, 9, CS, CD.Sotto la vetta del monte Epomeo si trovano l’eremo e la chiesetta di San Nicola del XV sec., inte-ramente scavati nella roccia. La chiesa è dedicata a S. Nicola di Bari. Sull’altare vi è un bassori-lievo del santo del 1504.

Chiesa San Sebastiano Martire - BaranoLinee bus: 11, CS, CD.Eretta intorno alla fine del XVI sec. Dal 1610 al 1653 fu un convento agostiniano. La chiesa presenta tre navate, con una bella decorazione a stucco di gusto neoclassico. Vi sono al-cune tele di Alfonso Di Spigna e si può ammirare una statua

Da

vede

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Monte Epomeo, Eremo di San Nicola

Una delle torri di Forio.

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a mezzo busto di San Sebastiano, risalente al sec. XVIII. Il campanile fu costruito nel 1704. San Sebastiano è conside-rato il patrono del comune.

Sorgente di Nitrodi - BaranoLinee bus: 11, CS, CD.Obbligatoria è la visita alla sorgente dalle acque salutari già ben nota agli antichi romani.

Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli - BaranoLinee bus: 11, CS, CD.La chiesa è stata fondata nel 1748 e presenta una facciata moderna, rifatta nel corso di questo secolo a causa di un improvviso crollo di quella originale. Di particolare interes-se sono la tela che pende sull’altare e quella sotto il soffitto e le statue lignee.

Chiesa di San Rocco - BaranoLinee bus: 11, CS, CD.È il patrono del centro abitato di Barano. La chiesa risale al XVII sec., all’interno si conserva una tela raffigurante la Madonna del Rosario.

S. Giuseppe - IschiaLinee bus: 1, 2, 3, 5, 6, 7, 12, C13, 15, CS, CD.La chiesa, volgarmente detta di S. Anna, sede della parrocchia di Maria SS. Madre della Chiesa, è stata fondata nel secolo scorso. All’interno vi si ammira una tela raffigurante S.Giuseppe del secolo XVIII, attribuita a Nicolò De Simone.

Chiesa di San Giovanni Battista - BaranoLinee bus: 11, CS, CD.È, quasi certamente, la più antica parrocchia del Comune (1537). L’attuale chiesa sorge sul luogo di una antichissimacappella e al suo interno si può ammirare lo splendido qua-dro di San Giovanni attribuito alla scuola del Caravaggio.

Da vedere

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Da

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Eventi e feste.

Comune di Ischia17 maggio: S. Antonio Abate, loc. S. Antuono.31 gennaio: S. Ciro, Ischia Porto.5 marzo: S. Giovan Giuseppe della Croce, loc. Ischia Ponte.Periodo di Pasqua: processione del Venerdì Santo, loc. Ischia Ponte.Maggio (terza domenica): Maria Madre del Divin Pastore, loc. Ischia Ponte.Maggio (ultima domenica): Maria Rifugio dei Pescatori, loc. Ischia Ponte.13 giugno: S. Antonio, loc. Ischia Ponte.29 giugno: S. Pietro e Paolo, loc. Ischia Ponte.16 luglio: Madonna del Carmine, loc. Ischia Ponte.26 luglio: “Palio di S. Anna” abbinato alla Lotteria Nazionale. Proces-sione per mare, sfilata di barche allegoriche,”incendio” del Castello Aragonese, fuochi pirotecnici.15 agosto: Festa della Madonna della Assunta.26 agosto: Festa di S. Alessandro, sfilata di abiti d’epoca, loc. Ischia Porto.Agosto/settembre (ultima domenica di agosto o prima domenica di settembre): S. Giovan Giuseppe della Croce (patrono del comune di Ischia), loc. Ischia Ponte.Settembre: Ischia Jazz e Festival Ugo Calise08 dicembre: Immacolata

Comune di Barano20 gennaio: S. Sebastiano.19 marzo: S. Giuseppe, loc. Fiaiano.23 aprile: S. Giorgio, loc. Testaccio.Periodo di Pasqua (lunedì dopo Pasqua): Madonna della Porta, loc. Buonopane – esibizione della ’Ndrezzata, antica danza armata di grande ritmo e complessità.24 giugno: S. Giovanni Battista, loc. Buonopane – esibizione della ’Ndrezzata, antica danza armata di grande ritmo e complessità.15 agosto: Festa della madonna della Assunta, loc. Piedimonte.16 agosto: Festa di S. Rocco, patrono di Barano.8 settembre: Madonna di Montevergine, loc. Schiappone.08 dicembre: Immacolata

Comune di Serrara Fontana31 gennaio: Festa di S. Ciro, loc. Ciglio.13 giugno: Festa di S. Antonio da Padova, loc. Fontana.16 luglio: festa della madonna del Carmine, loc. Serrara.

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Da vedere

Prima domenica di agosto: Sagra della Salsiccia e Vino, loc. Fontana.Seconda domenica di agosto: Sagra della Salsiccia e del Vino, loc. Serrara.15 agosto: Festa della madonna della Assunta.Terza domenica di agosto: Festa della Madonna della Mercede, loc. Fontana.8 settembre: Festa della Madonna di Montevergine, loc. Succhivo.29 settembre: Festa di S. Michele Arcangelo con processione a mare e fuochi pirotecnici.08 dicembre: Immacolata

Comune di ForioPeriodo di Pasqua (venerdì santo): Sacra rappresentazione dell’atto tragico della passione e morte di Gesù.Periodo di Pasqua (domenica di Pasqua): Sacra rappresentazione della corsa dell’Angelo.Maggio (prima domenica): festa S. Francesco di Paola.15 giugno: Festa di San Vito (patrono del comune). Spettacolo con fuochi pirotecnici.2 luglio: Festa della Madonna delle Grazie, loc. Panza.Luglio (ultima domenica): Festa di S. Maria di Loreto.5 agosto: Festa della Madonna del Soccorso.7 agosto: Festa di S. Gaetano.15 agosto: Festa della madonna della Assunta.12 settembre: Festa di S. Maria al Monte.15 settembre: Festa di San Leonardo, loc. Panza.19 settembre: Festa di S. Michele Arcangelo.04 ottobre: Festa in onore a San Francesco d’AssisiNovembre (seconda domenica): madonna della Libera.08 dicembre: Immacolata.

Comune di Lacco Ameno31 gennaio: Festa di San Ciro, loc. Fundera.19 marzo: Festa di S. Giuseppe, loc. Fango.17 maggio: Festa di Santa Restituta, patrona del comune. Rievocazione dello sbarco del corpo della santa (16 maggio) sulla spiaggia della baia di San Montano. Fuochi pirotecnici.02 luglio: Festa in onore della Madonna delle Grazie.15 agosto: Festa della Madonna della Assunta.08 dicembre: Immacolata.13 dicembre: Festa in onore di Santa Lucia, loc. Fundera.

Comune di Casamicciola Terme27 febbraio: Festa di San Gabriele della Addolorata, loc. Marina.Periodo di Pasqua (giovedì e venerdì santo): Festa di S. Addolorata, loc. Piazza Bagni.Domenica di Pasqua: Resurrezione in piazza.13 giugno: Festa di Sant’Antonio.22 luglio: Festa di Santa Maria Maddalena Penitente (patrona del comu-ne), loc. piazza Bagni15 agosto: Festa della Madonna della Assunta.Settembre (terza domenica): Addolorata, loc. piazza Maio.04 ottobre: Festa in onore di San Francesco d’Assisi, loc. piazza Bagni.08 dicembre: Immacolata.

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La cucina tipica.G

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Coniglio all’ischitana

Ingredienti: Olio, aglio, lardo battuto, co-niglio, pomodorini, basilico, timo, mezzo bicchiere di vino bianco. Soffriggere il lar-do battuto con olio e aglio. Aggiungere il coniglio e farlo rosolare aggiustando di sale e pepe. Bagnarlo con il vino e lasciare che quest’ultimo evapori, quindi aggiungere i pomo-dorini, il basilico, il timo e mezzo bicchiere d’acqua. Lasciar cuocere ancora mezz’ora.

La cucina locale è specchio della contraddizione interna fra mare e montagna che caratterizza Ischia: pesce e coniglio sono alla base della tradizione gastronomica insieme ad or-taggi, olio d’oliva e vino. La cucina dell’isola non differisce particolarmente da quel-la tipica della campania fatta eccezione per alcuni piatti e in particolare il piatto tipico per eccellenza: il coniglio al-l’ischitana, col cui sugo si condiscono i bucatini e nella cui preparazione è indispensabile il vino Ischia bianco d.o.c.. Se volete mangiarne uno davvero speciale andate a Serrara Fontana al ristorante “Bracconiere” oppure da Peppina di Renato a Forio. Una menzione speciale nella cucina locale la meritano le erbe aromatiche, che crescono spontanee e in grande varietà. Il timo è presente in alcune versioni della ricetta del coniglio all’ischitana, ricetta che cambia a secon-da delle zone dell’isola. Molto diffusi sono l’origano e il rosmarino, il cui impiego in cucina è vastissimo, così come il peperoncino e il basilico, usato soprattutto per le conserve di pomodori. Un uso più specifico lo hanno la salvia, che sull’isola è molto sfruttata nella preparazione delle patate e la menta, impiegata in piatti a base di pesce. A proposito di pesce non si possono non menzionare alcuni ristoranti dove non solo si mangia benissimo, ma anche la sceografia conquista: cominciamo da Forio con “Umberto a mare” che si trova su una splendida terrazza che affaccia sul mare. Grande atmosfera al ristorante “Melograno”, che nasce in un’antica villa e conserva con grande cura un parco di ulivi secolari. Spostiamoci a Barano e raggiungiamo la “Vigna di Alberto”, un tempo cantina la cui memoria resta nelle botti e nel torchio. Una volta lì chiedete di Ciccio, il titolare: vi accoglierà e vi tratterà come vecchi amici.A Sant’Angelo, frazione di Serrara Fontana, lasciatevi coin-volgere dalla strepitosa simpatia di Don Peppino al “Neptu-nus” che è pari solo alla bontà dei suoi piatti di pesce.

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Gastronom

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I vini: enoteche e degustazioni.

L’isola d’Ischia ha una tradizione contadi-na. La vocazione turistica è esplosa in modo dirompente solo negli anni ‘50, mutando in parte la fisionomia di un territorio che tut-tavia trova la sua peculiarità nel verde del-le colline, nella vulcanicità fertile della sua terra.Ancora oggi l’ischitano coltiva il suo picco-lo appezzamento di vigneto, tramandandolo di padre in figlio. Dopo il turbinio estivo l’operatore turisti-co si trasforma in contadino, in produttore artigianale del “suo” vino. Tanti piccoli pro-duttori da che gli Eubei, sbarcando nel 700 a.C. a Ischia, nella Baia di San Montano, in-troducevano nell’isola la coltivazione della vite. Ischia vanta uno dei primi riconoscimenti italiani di vino d.o.c. che fu attribuito all’Ischia bianco nel 1966. Altri vini protetti vennero dopo come l’Ischia rosso, il Per ‘e Palummo, il Biancolella e il Forastera. A Forio le can-tine Pietratorcia producono degli ottimi bianchi come il Vighe di Chignole e il Vigne del Cuotto due ottimi DOC Superiore. Se si preferisce il Rosso consigliamo il Vigne di Ianno.

Tutti questi vini deliziosi si possono gustare nelle enoteche presenti sull’isola: ad esempio sull’incantevole Riva Destra ci sono “Ap-puntamento vino” dove potete chiedere di Marco e Christian Savastano. Se siete nella zona di Ischia Ponte, fate un salto da “Oh X Bacco”. Oppure potete sce-gliere di degustare i vini direttamente presso le aziende vinicole che aprono al pubblico e permettono di assaggiare i loro preziosi prodotti: fermatevi ad esempio nell’azienda vinicola “D’Ambra” per una degustazione se siete a Forio potete visitare “Pietratorcia “, una delle migliori dell’isola.Ci preme inoltre citare un altro produttore di vini dell’isola, che pur non aprendo al pub-

blico merita una menzione per la qualità del vino prodotto: Pasquale Cenatiempo che oltre ai già citati d.o.c. produce anche il Leukos, un ottimo bianco.

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Il monte incantato.M

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Epo

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Il monte Epomeo (787 m.) colpisce per la selvaggia bellezza del paesaggio che lo circonda, per il vasto silenzio, per l’in-comparabile visione che da esso si gode e che accomuna coste, isole, mare, cielo e monti partenopei, anzi campani e laziali; ma più ancora affascina perché è un eremo (una volta abitato da frati), e come tale ancora pervaso di spiritualità e misticismo. L’Epomeo, denominato anche Monte Forte nel ‘700, è il rilievo più importante dell’isola. Furono contadini, probabilmente, quelli che in tempi antichi cominciarono a scavare nella roccia, a colpi di piccone, grotte o ripari per difendersi da pioggia e freddo; tali anfratti vennero ampliati e rifiniti nel corso del tempo, ricavando dalla massa tufacea cunicoli, gallerie e la chiesetta dedicata a San Nicola di Bari. Sulle verdeggianti pendici dell’Epomeo, in grotte e dirupi, si

rifugiavano gli abitanti dei dintorni al tempo delle invasioni ed in caso di pericolo; lì, in fosse profonde, si ammassava neve d’inverno per trarne ghiaccio d’estate; sulla cima del monte si accendevano i fuochi per segnalare i pericoli agli isolani. Il turista che sale sull’Epomeo incontra lungo il percorso e sulla cima diversi caratteristici punti di ristoro, e può gustare, volendo, tipici piatti locali. La strada, partendo da Fontana, è asfaltata e di facile percorso, benché piuttosto erta; nella parte più elevata diventa una mulattiera, ma sufficientemente co-moda. Chi può è bene che faccia a piedi l’intero tragitto: ne trarrà grande giovamento fisico, mentale e spirituale.

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Gli ScogliCircumnavigando l’isola d’Ischia non è difficile im-battersi in questi incredibili giochi della natura:Scogli S. AnnaElefanteLa navePietra NeraPietra BiancaPietre del Caval-lone Pietre RosseScogli Innamorati LorioCamerataIl FungoBecco dell’AquilaPiede di Maradona

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Case di pietra

Questi massi, caduti dall’Epomeo e scavati con mano sapiente, per ricavar-ne un’abitazione o un cellaio, rappre-sentano una testimonianza di perfetto connubio tra l’uomo e l’ambiente, raro esempio di architettura rupestre e signi-ficativa testimonianza di sfruttamento “ecologico” della natura. Scavate nel tufo più o meno dolce, verde o di al-tro colore, sono principalmente adibite ad abitazioni rurali, talvolta addirittura permanenti, hanno forme e dimensioni diverse, e testimoniano l’abilità e l’in-ventiva dell’artefice. La denominazione “Case di pietra” è impropria o almeno riduttiva, perché non dice con com-pletezza l’architettura rupestre dell’iso-la d’Ischia: si tratta certo di abitazioni rurali, a volte complete di pertinenze, come cellai, palmenti, cisterne per la raccolta di acque piovane; ma si rinven-gono, anche piccoli ricoveri provvisori, vasche e pozzi (famosa la “Pietra del-l’acqua”, che ha dato il nome alla zona in cui è situata) , atti a rendere meno onerosi i lavori agricoli. “Case di pie-tra” possono essere ammirate in tutto il territorio isolano, soprattutto nella zona che va da Serrara a Forio, tutt’intorno al massiccio dell’Epomeo.

Le case di pietra.

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La Posidonia Marina.

La Posidonia oceanica è una “pianta” marina facilmente vi-sibile sulle spiagge: lunghi nastri di colore marrone (le foglie morte) che formano cumuli sui litorali sabbiosi causando il disappunto dei bagnanti.Eppure la sua presenza, apparentemente molesta, riveste una grande importanza per il nostro mare. Innanzitutto si tratta di una “fanerogama”, un termine difficile da ricordare per i non addetti ai lavori che significa che è una pianta a tutti gli effetti: ha un fusto, delle radici, foglie e persino fiori e frutti. In un habitat idoneo si sviluppa in vere e proprie praterie e diventa un’enorme risorsa per le zone che hanno la fortuna di accoglierla.Questo perché la Posidonia sviluppa il fusto in orizzontale e in verticale, trattenendo sabbia e detriti e formando delle “terrazze”; in questo modo impedisce che la costa venga “erosa” dal mare. In più essa permette lo sviluppo di un complesso ecosistema, costituendo un habitat preferenziale per altri organismi vegetali e animali e “conservando” la vita marina nelle coste in cui si sviluppa. Il mare di Ischia e delle isole vicine, Procida e Vivara, è molto ricco sia di Posidonia, (e quindi di tutte le forme di vita animale e vegetale che vivono dentro e nei pressi della prateria), sia di altre specie che meriterebbero protezione, come ad esempio il coral-lo. Per questo motivo la zona rientra, col nome “Regno di Nettuno”, nelle aree di “reperimento”, cioè quelle zone candidate a diventare parco marino. Il Regno di Nettuno è stato oggetto di studio e ricerca da parte della Stazione Zoologica Anton Dohrn, che ha rilevato quali sono le zone di interesse che hanno i requisiti per essere protette. Lo studio, consegnato nel 2001, è ancora al vaglio del Mi-nistero dell’Ambiente e si attende che venga presa una de-cisione.

La flora

Stazione zoologica

Nata dalla volontà di Anton Dohrn di offrire a scienziati di tutto il mondo un posto ideale per le loro ricerche, la stazione zoologica a lui intitolata è oggi un ente pubblico che ha mantenuto la sua vocazione internazionale e continua ad essere un luogo privilegiato per le ricer-che. Purtoppo non può essere vi-sitata, ma resta per l’isola un fiore all’occhiello.

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Escursionedell’Isola d’Ischia in Bus con guidaprelevamento dall’hotel il lunedi EscursioneSorrento, Positano, Amalfi, Ravelloprelevamento dall’hotel il martedi e il giovedi

EscursioneIsola di Capri con guidaprelevamento dall’hotel il martedi, mercoledi, giovedi e domenica

EscursioneIsola di Procidaprelevamento dall’hotel il martedi e venerdi

EscursionePompei e Vesuvioprelevamento dall’hotel il mercoledi, venerdi e domenica

Serata folkloristicaprelevamento dall’hotel il mercoledi

EscursioneCaserta, Montecassinoprelevamento dall’hotel il giovedi

EscursioneNapoli “Ieri e oggi”prelevamento dall’hotel il venerdi

Minicrocieradell’Isola d’Ischiatutti i giorni

MinicrocieraAmalfi e Positanomartedì, govedi e domenica.

Sono escursioni che vengono effettuate da per-sonale specializzato e qualificato che vi seguirà nell’itinerario scelto fornendo e comunicando tutte le informazioni necessarie.

Per informazionicontattare

l’ufficio escursionial numero 081 3330340

oppure 328 6030981

Escursioni consigliate

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Info

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Orari bus.

Linea CD: Ischia Porto - Barano - Fontana - Serrara - S.Angelo - Forio Lacco Ameno - Casamicciola - Ischia Porto. Partenza da Ischia Porto alle ore 4.20 - 5.00 - 5.30 - 5.50, dalle ore 6.30 alle 22.30 ogni 30 minuti, alle ore 23.10 - 00.00 e 1.00

Linea CS: Ischia Porto - Casamicciola - Lacco Ameno - Forio S.Angelo - Serrara - Fontana - Barano - Ischia Porto. Partenza da Ischia Porto alle ore 4.20 - 5.00 - 5.30 - 5.50, dalle ore 6.30 alle 23.00 ogni 30 minuti, poi 00.00 - 00.30 - 1.00

Linea 1: Ischia Porto - Casamicciola - Lacco Ameno - Forio - Panza S.Angelo e ritorno.Partenza da Ischia Porto alle ore 5.05 - 5.45 - 6.15 - 6.45 - 7.15 7.45 - 7.55 - 8.10 - 8.25 - 8.40 - 9.10 - 9.35 - 9.55 - 10.10 - 10.25 10.40 11.10 - 11.40 - 11.55 - 12.10 - 12.25 - 12.40 - 13.10 - 13.40 - 14.10 14.25 - 14.40 - 14.55 - 15.10 - 15.45 - 16.10 - 16.25 - 16.40 - 16.55 17.10 - 17.40 - 18.10 - 18.25 - 18.40 - 18.55 - 19.10 - 19.40 - 20.15 20.45 - 21.15 - 21.45 - 22.15 - 22.45 - 23.15 - 23.45.Partenza da S.Angelo: 5.40 - 6.35 - 7.10 - 7.40 - 8.15 - 8.40 - 8.55 9.10 - 9.25 - 9.40 -10.10 - 10.35 -10.55 - 11.10 - 11.25 - 11.40 - 12.1012.40 - 12.55 - 13.10 - 13.25 - 13.40 - 14.10 - 14.40 - 15.10 - 15.2515.40 - 15.55 - 16.10 - 16.40 - 17.10 - 17.25 - 17.40 - 17.55 - 18.10 18.40 - 19.10 - 19.25 - 19.40 - 19.55 - 20.10 - 20.40 - 21.05 - 21.35 22.05 - 22.35 - 23.05 - 23.35 - 00.05 - 00.35

Linea 2: Ischia Porto - Casamicciola - Lacco Ameno - Forio - Citara (Giardini Poseidon) e ritorno.Partenza da Ischia Porto alle ore (8.10 - 8.40 - 12.25 - solo giorni scolastici) - (8.20 - 8.35 solo giorni non scolastici) alle 8.50 - 9.05 9.20 - 9.50 - 10.20 - 10.50 - 11.20 - 11.50 - 12.20 - 12.50 - 13.20 13.50 - 14.20 - 14.35 - 14.50 - 15.20 - 15.40 - 15.50 - 16.05 - 16.2016.50 - 17.20 - 17.35 - 17.50 - 18.20 - 18.50 - 19.05 - 19.20 -19.50Partenza da Citara alle ore: (9.12 - 9.17 solo giorni non scola-stici)(9.37 - 13.07 solo giorni scolastici) alle 9.42 - 9.47 - 10.12 - 10.4211.12 - 12.12 - 12.42 - 13.12 - 13.42 - 14.12 - 14.42 - 15.12 - 15.2715.42 - 16.12 - 16.18 - 16.42 - 16.57 - 17.12 - 17.42 - 18.12 - 18.27 18.42 - 19.12 - 19.42 - 19.57 - 20.12 - 20.42

Linea 3: Ischia Porto - Piazza Marina - P.Bagni - La Rita - P.Maio Fango e ritorno. Partenza da Ischia Porto alle ore 5.25 - 6.50 dalle ore 8.05 alle ore 23.05 ogni 60 minuti.

Linea 4: Piazza Marina - P.Bagni - La Rita - P.Maio - Fango - 167 Lacco e ritorno. Partenza da P.Marina alle ore 7.55 - 9.00 - 9.40 - 10.35 - 10.5511.45 - 12.10 - 13.15 - 14.00 - 14.05 - 14.50 - 15.30 - 15.50 - 17.0017.50 - 18.00 - 18.40 - 19.40 - 20.50 - 22.05 - 22.45 - 23.50

Linea 5: Ischia - Pilastri - Piedimonte -Testaccio - Maronti e ritorno.Partenza da Ischia alle ore 5.45 - 6.30 - 7.00 - 7.50 - 8.30 - 9.10 dalle ore 9.50 alle ore 20.30 ogni 20 minuti, poi alle ore 21.00 - 21.30 21.50 - 22.10 - 23.00 - 00.15

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Informazioni utili

Partenza dai Maronti alle ore 6.05 - 6.55 - 7.30 - 8.20 - 9.00 alle ore 9.40 alle 20.00 ogni 20 minuti, poi alle 20.40 - 21.00 - 21.3021.55 - 22.15 - 22.35 - 23.25 - 00.40

Linea 6: Ischia Porto - Pilastri - Piedimonte - Fiaiano e ritorno. Partenza da Ischia Porto alle ore 5.50 - 7.15 - 8.10 - 8.50 - 9.20 9.50 - 10.20 - 10.50 - 11.20 - 11.50 - 12.30 - 12.50 - 13.30 - 13.50 14.30 - 15.20 - 15.50 - 16.20 - 16.50 - 17.20 - 17.50 - 18.20 - 18.4019.05 - 19.40 - 20.05 - 20.40 - 21.05 - 22.05 - 23.05

Linea 7: Ischia Porto - Ischia Ponte - Ischia Porto. Partenza da Ischia Porto alle ore 6.30 - 7.00 - 7.30, dalle ore 8.00 alle ore 00.00 ogni 15 minuti.

Linea 8: Ischia Porto - P.Eroi - Palazzetto - S.Michele - S.Antuono Campagnano e ritorno. Partenza da Ischia Porto alle ore 6.55 - (7.45 nei giorni scolastici transita per i Pilastri) - 8.50 - 9.50 - 10.50 - 11.45 - (12.30 solo giorni scolastici) - 13.30 - 14.30 - 15.45 - 16.45 - 17.45 - 18.40

Linea C12: Ischia Porto - P.Eroi - Cartaromana - S.Michele - Campa-gnano - S.Antuono - Pilastri - Porto. Partenza da Ischia Porto alle ore 7.10 - 8.05 - 8.55 - 9.50 - 10.5011.50 - 12.50 - 13.05 - 14.00 - 14.50 - 15.55 - 17.00 - 17.55 - 18.4519.25 - 20.15 - 21.05 - 22.20 - 23.20 - 00.10 - 01.00

Linea C13: Ischia Porto-Via delle Terme-Pilastri S.Antuono Campa-gnano - S.Michele - Cartaromana - P.Eroi - Ischia Porto.Partenza da Ischia Porto alle ore 5.45 - 6.35 - 7.30 - 8.20 - 9.1510.20 - 11.15 - 12.25 - 13.20 - 14.15 - 15.15 - 16.15 - 17.25 - 18.0518.55 - 19.45 - 20.40 - 21.35 - 22.35 - 23.45

Linea 14: P.Marina - P.Bagni - La Rita - P.Maio - Fango - Forio e ritorno. Partenza da P.Marina alle ore 7.20 - 8.40 - 10.00 - 11.20 - 12.4013.40 - 15.00 - 16.20 - 17.40 - 19.00 - 20.25 - 21.45 - 23.05 - 00.25

Linea 15: Ischia Porto - Palazzetto - Ischia Ponte - Via Pontano - Pa-lazzetto - S.Antuono - Pilastri - Porto - Via Quercia - Ischia Porto.Partenza da Ischia Porto alle ore 7.15 - 8.25 - 9.35 - 10.45 - 11.5012.55 - 13.55 - 15.05 - 16.15 - 17.25 - 18.30 - 19.25 - 19.35 - 20.30 21.35 - 22.40.

Linea 16: Casamicciola (Piazza Marina) - Salita S.Pasquale - Cretaio - Via Pricipessa Margherita - P.Marina: 7.15 - 7.50 - 8.25 - 10.10 11.20 - 12.30 - 13.20 - 13.40 - 14.15 - 14.50 - 16.15 - 17.25 - 18.3519.25

Tariffe autobus S.E.P.S.A. - numero verde 800 00 16 16Biglietto 90 minuti EURO 1.20Biglietto dalle ore 6.00 alle ore 6.00 EURO 4.00Abbonamento valido 2 giorni EURO 6.00Abbonamento valido 7 giorni EURO 15.00Abbonamento mensile intera rete EURO 36.00

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Visitare l’eden naturalistico dell’isolottodi Vivara.

1 La processione dei dodici Apostoli che si svolge il Venerdi Santo.

2 Marina della Corri-cela col caratteristi-co anfiteatro delle case dei pescatori.

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Cinque occasioni da non perdere

Isola di ProcidaSelvaggia e naturale

Gli alti faraglioni di roccia della spiaggia di Ciracciello, sul litorale di ponente.

4 La Sagra del Mare, dove competono le varie contrade tra gare sportive, sfilate di gozzi e l’elezione della Gra-ziella, la più bella tra le fanciulle.

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Corricella Benché la cupola

della Chiesa di Santa Maria delle Grazie fosse stata progettata già nel ‘600, fu possibile

costruirla solo dopo l’unificazione nazionale. Questo

perché la nobile famiglia De Iorio

non voleva che la Cupola ostruisse la

vista panoramica godibile dai loro

balconi.

L’isola delle fanciulle:magica e naturale.

Procida è un’isola piccola ma bellissima: grande meno di 4 kmq e conta 10800 abitanti. Il suo nome deriva da Prochyo, vuol dire eruttata e osservandola dal-l’alto si notano ancora le forme degli antichi crateri. Unito a Procida da un ponte c’è l’iso-lotto di Vivara, oasi naturale non visita-bile, regno incontrastato della macchia mediterranea.Procida non è stata contaminata dal turismo di massa, non vi sono gran-di strutture alberghiere ma pensioni e appartamenti da affittare. Proprio per questo offre l’occasione di una vacanza diversa: a stretto contatto con la natura e le tradizioni. La sua storia è ancora visibile nel borgo di Terra Murata, nato dall’esigenza di difendersi dalle scor-rerie saracene e splendido esempio di architettura naturale: case unite fra loro a costruire una muraglia, sembra quasi che siano state progettate da un’unica mente e invece nascono dalla necessità di stare uniti per essere meno deboli. Da non perdere l’abbazia di San Mi-chele Arcangelo, risalente almeno al 1026 e la splendida Corricella, dove le case sono coloratissime, tutte diverse eppure armoniose.

Procida è l’isola dei pescatori e dei marinai, ma anche “l’isola di Arturo” e di Elsa Morante, alla quale è sta-to dedicato un premio lette-rario, l’isola di “Graziella” di Alphonse de La Martine, tanto che in occasio-

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Procida, un’isola selvaggia

Abbazia

Anticamente la facciata principale del-l’Abbazia era esposta ad occidente, secondo la disposizione tipica delle prime chiese cristiane, la quale preve-deva a est, punto da cui sorge il sole e nasce la luce, l’altare e ad ovest, punto in cui il sole tramonta e quindi luogo delle tenebre, i fedeli. Nel ‘500 la chie-sa fu dotata di un nuovo ingresso sul lato orientale: la fiducia rinascimenta-le nella ragione aveva preso il soprav-vento sulle credenze medioevali.

ne della Sagra del mare viene eletta fra le ragazze procidane la Graziella del-l’anno. È l’isola de “Il Postino”, ulti-mo dolcissimo film di Massimo Troisi. Un’isola di tradizioni vive e suggesti-ve, come le processioni pasquali: quel-la degli apostoli incappucciati e quella del Cristo Morto con tanto di carri allegorici. L’antico borgo, Chiaia e la chiaiolella, il Sancio Cattolico, l’abba-zia, il borgo della Corricella: quest’isola merita attenzione per la sua bellezza e la sua incontaminata spontaneità.

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L’isola di Vivara;

La spiaggia di Ciracciello;

L’abbazia di San Michele Arcangelo e il villaggio di Terra Murata;

Il porticciolo di Sancio Cattolico;

Punta di Pioppeto;

La sagoma dell’Isola d’Ischia.

In questa ampia veduta panoramica del-l’isola di Procida vi indichiamo alcune delle principali attrazioni turistiche.

L’isola di ArturoL’eroe - ragazzo Arturo, protago-nista del romanzo “L’isola di Arturo” di Elsa Morante pubblicato da Einaudi nel 1957 e vincitore del Premio Strega, continua ad essere ricercato dai gio-vani soprattutto nelle biblioteche.Quelle memorie di un fanciullo riguadano la maturazione di un “giovanetto”, quasi segrega-to nell’incanto fermo dell’isola di Procida.

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I love Procida.

di Peppe Barra“Sono molto legato, nei ricordi, alla mia isola, Procida: tutto ciò che ho avuto la fortuna di realizzare nella mia lunga carriera artistica, in 35 anni in giro per il mondo, lo devo a que-st’isola, con la quale ho avuto però un rapporto difficile, strano.E’ molto cambiata Procida, perché ai miei tempi, negli anni ’50, c’era il carcere, c’erano tante feste popolari, molte tradizioni che poi sono andate scomparendo; quel clima genuino mi ha aiutato nella crescita personale e professionale.Nonostante tutto, mi ritengo una persona molto fortunata: sono riu-scito nel mondo dello spettacolo, soprattutto perché ho vissuto in una famiglia d’arte, con papà ma soprat-tutto con mamma Concetta che, a quei tempi, per le esibizioni che face-va con le sue sorelle, destava scandalo nel piccolo paese.Mi porto dentro, in ogni angolo del mondo, la mia procidanità, ed ogni volta che ritorno sull’isola rivivo un momento magico, assaporando que-sto clima mediteraneo.Da qualche anno poi rivedo, con piacere, che si sta ridando importan-za alla riscoperta delle radici storico culturali: vedo un amorevole stimolo culturale che mira a rinverdire quelle antiche tradizioni secolari.Quest’anno ho ricevuto dai Procida-ni una grande gioia, una manifesta-zione d’affetto nei miei confronti e soprattutto nei confronti di mamma: ho avuto il piacere di avere la residen-za a Procida, proprio in concomitanza con la intitolazione di una stradina di Terra Murata a Concetta Barra, quella

I limoni gigantiUn prodotto

tipico dell’isoladi Procida sono ilimoni giganti. Si

possono mangiarecon sale o zucchero

oppure condire efarne un’insalata: si

tagliano a cubettie si condiscono

con olio, sale,pepe, menta,

peperoncino ecipollina fresca.

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I love Procida

strada dove mamma viveva da bam-bina. Mia madre ci teneva molto alle sue origini, e questo sentimento me lo ha trasmesso. Ed io nei miei con-certi porto sempre con me un pezzo di Procida, soprattutto in una favola che porto in scena, che è ambientata proprio qui...”.

La processione dei dodici Apostoli

Un altro aspetto caratterizzante di Procida e sicuramente quellofolkloristico e religioso.Nel corso dell’anno sono varie le manifestazioni di questo ge-nere, e tra queste la più suggestiva rimane il corteo dei Mistericelebrato durante la Settimana Santa di Pasqua. Nelle otto par-rocchie vengono celebrati antichi riti religiosi.Il Giovedì Santo c’è la processione degli apostoli incappucciati. IlVenerdì Santo il Cristo Morto velato e l’Addolorata sono portatiin processione per le strade dell’isola preceduti dai carri costruitidai giovani procidani, raffiguranti gli episodi della vita e dellamorte del Cristo.È un evento suggestivo ed emozionante che richiama sull’isolamigliaia di turisti.D’estate invece c’è la Sagra del Mare, una festa popolare in cuitra giochi e concerti viene eletta la Graziella, la ragazza procida-na che più di ogni altra, vestita in abiti antichi e ricamati in oro,impersonifi ca il mito di bellezza mediterranea semplice e solarecreata dallo scrittore de Lamartine.

Una minicrocieraintorno a Capri con visita ai Fara-glioni.

1 Godere del pano-rama da monte Solaro. Un’attrazio-ne senza eguali.

2 Esplorare la GrottaAzzurra, un ninfeomarino a misurad’imperatore.

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Cinque occasioni da non perdere

Isola di CapriL’eterna mondana

Passeggiare per viaCamerelle, la stradadella vanità, fino allacelebre Piazzetta.

4 Percorrere via Krupp,un “serpentone” sinuoso e panora-mico che va dai Giardini di Augusto a Marina Piccola.

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L’isola dove mito e storia si parlano.

La s

toria

Torre cinquecentesca

La Casa Rossa fu fatta ergere per volontà del

generaleamericano J. C.

MacHowen, che si stabilì a Capri

dopo la guerra civile americana.

Fu edificatainglobando una

torre cinquecen-tesca

all’interno della quale, secondo

una leggenda, gli anacapresi che

dovevano recarsi a Napoli per

lavorareinchiudevano

le loro donne per timore

che venissero molestate dai

capresi.

Capri è l’isola di tutto il mondo dove mito e storia si parlano ancora e che vanta due millenni di mondanità.Capri sorge di fronte alla penisola sor-rentina della quale, dal punto di vista geologico, è un prolungamento. Ha una superficie di circa 10 Kmq, un perimetro costiero di 17 Km ed è divisa in due comuni: Capri e Anacapri. I porti commerciale e turistico sono situati sul versante settentrionale, a Marina Gran-de, che presenta una costa rocciosa ed è fortemente esposta ai venti. Fu abitata fin dall’età Paleolitica ed era già nota a Greci e Fenici. Nel 29 a.C. Augusto la acquistò da Na-poli in cambio di Ischia. E Tiberio se ne innamorò, vi fece costruire dodici ville in onore di altrettante divinità e si trasferì in quella dedicata a Giove. A Capri trascorse gli ultimi undici anni della sua vita e da qui governò l’impero romano. Passata sotto il Ducato di Na-poli fu soggetta alle scorrerie saracene e ai domini di Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli. Durante il periodo napoleonico fu tea-tro di scontro fra gli Inglesi, istallati a Capri, e i Francesi che avevano occupa-to Anacapri. La “città” nacque nel 1200, arroccata là dove oggi sorge la celebre piazzetta, in una zona che consentiva riparo dalle incursioni corsare. Agli stessi scopi nel 1600 fu costruita la Certosa, tutt’oggi visitabile se si vuo-le ammirarne lo stile barocco. Fu tra le tappe predilette del Grand Tour e, quan-do nel 1826 il pittore Arthur Kopisch scoprì la Grotta Azzurra, cominciò per Capri quel turbinio turistico che anco-ra oggi la rende il punto d’incontro di artisti, scrittori, nobili e celebrità d’ogni sorta e di tanti, tantissimi turisti che d’estate la invadono.

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L’isola deicinghiali L’etimologia del nome Capri è stata individuata da alcuninel latino Capreae(capre), ma è più accreditata la teoria che la fa derivare dal greco Kapros (cinghiale), teoria avvalorata dai reperti fossili ritrovati che atte-stanola presenza dei cinghiali.

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Quello che sorprende nella conforma-zione dell’isola è proprio la quantità e varietà dei percorsi che consente, e la caleidoscopica sequenza dei punti pa-noramici che offre. C’è una Capri fatta di rocce e balze da cui sembra di poter veder spiccare all’improvviso il volo di un rettile alato, modello Jurassic Park, e una Capri marina fatta di grotte e in-senature dove sembra ancora possibile veder nuotare le sirene del mito. C’è una Capri agreste con una vegetazione infuria e il lavoro del contadino è anco-ra visibile nei gesti antichi, e una Capri cittadina di strade e case e negozi grif-fati. C’è una Capri artistica, di chiese e certose e ville da visitare, e una Capri archeologica di rovine imponenti. Tut-to questo è concentrato in uno spazio incredibilmente piccolo rispetto alla varietà che offre e a volte pare di tro-varsi in un mondo virtuale, da videga-me, dove basta premere un tasto - così come a Capri basta muovere un passo - per cambiare del tutto la prospettiva.

La storia

I Conquistatori Francesi

Quando nel 1808 i francesi conquistarono Capri, confiscarono tutti i beni della Certosa. I documenti che vi erano conservati furono venduti alle botteghe locali come carta da pacchi.

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Da

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Villa JovisEretta nel primo secolo d.C., ha un’estensione di 7000 mq. Lo stato di distruzione della villa rende molto difficile individua-re la disposizione degli ambienti. Vi si trovavano le stanze imperiali, le terme, gli ambienti di rappresentanza e quelli di servizio. Inoltre era dotata di faro, il quale co-stituiva un sistema di comunicazione veloce insieme ad altri situati a Sorrento e a Capo Miseno, sede della la flotta impe-riale. Nella parte settentrionale del complesso si trova

donne fuori clau-sura.Villa San Michele di Axel MuntheFu costruita per volontà di Axel Munthe che vi di-morò fino al 1910. Ingloba i resti di una villa imperiale romana e quelli di una cappella medioevale. Fu conepita come cornicedelle collezioni del proprietario e vi si trovano oggetti di epoca romana, etrusca ed egizia fra cui una testa di Medusa, una sfinge egizia ed un busto di Tiberio.

Capri in MiniaturaRiproduce in ceramica tutta l’isola da Villa Jovis alla Grotta azzurra, sono presenti non solo i monumen-ti e le bellezze naturali, ma anche momenti legati alla

lo strapiombo denominato“Salto di Tiberio” (297m). Esso era il luogo da cui l’Imperatore,secondo alcune leggende, lanciava le sue vittime, in seguito a sevizie e torture.La Certosa di San Giacomo. Fu costruita verso il 1371 grazie al conte Giacomo Arcucci, il quale lo dedicò all’apostolo San Giacomo. Attualmente ospita una biblioteca e il liceo classico in-titolato a Virgilio. All’interno della chiesa si trovano un affresco tre-centesco, il rosone e i finestroni in stile gotico. Sono inoltre presenti due chiostri e gli edifici che antica-mente ospitavano la farmacia e la cappella delle

Certosa di San Giacomo

Le dimore di personaggi eccentrici e stravaganti.

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vita degli isolani, come la vendem-mia e il mercato.Faro di Punta CarenaSorge sul pro-montorio di Punta Carena ed è il se-condo faro in Italia per importanza e

capacità di illumi-nazione. È anche una splendida località balnearepoiché da qui si

do la compattezza e la difficoltà di accesso, fu conqui-stata e distrutta dal corsaro Khair-ed-Din, dettoBarbarossa. La Scala Fenicia Si trova alla sinistra della chiesa di San Costanzo. Un tempo unico collegamento tra Marina Grande e Anacapri, fu eseguita in età greca scalpellando la roccia.Intorno al 1800 si contavano 533 gradini ma in origine dovevano essere molti di più.

gode il sole dall’al-ba al tramonto.

Villa DamecutaUna delle dodici ville costruite da Tiberio, che la scelse come residenza estiva. La zona più singolare è l’alcova sot-tostante la torre medioevale, con vestibolo e belve-dere a strapiombo sul mare.

Castellodi Barbarossa Fu costruito tra il X e il XII sec a di-fesa dell’accesso ad Anacapri. Malgra-

Da vedere

Faro di Punta Carena

Villa Damecuta

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Grotta A

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Grotta Azzurra, piccolo eden mediterraneo.

I Fortini

Nel corso dell’800, periodo in cui Capri fu teatro degli scontri fra Inglesi e Francesi, furono costruiti sull’isola tre fortini, che vanno dalla Grotta Azzurra a Punta Carena. Prendono i nomi di Pino, edificato sulle rovine di una costruzione medioevale, Me-sola, costruito dagli inglesi (ma nei lavori di restauro sono stati rinvenuti pietre di tufo e lava in uso presso i Romani) e Orrico, più facilmente raggiungibile dal mare dal quale i Francesi e gli Inglesi attaccarono l’isola .

La Grotta Azzurra, a nord di Anacapri, è così chiamata per la suggestiva colorazione delle pareti, dovuta alla luce del giorno che, per rifrazione, penetra da una apertura sotto-marina.Gli antichi romani ne fecero un ninfeo marino decorato con incantevoli mo-saici e suggestive sta-tue. Due di queste, Nettuno e Tritone, sono oggi visibili alla Certosa di San Gia-como a Capri. Per esplorare la grot-ta, bisogna entrarci con barche a remi che portano i turisti al suo interno. L’ingresso è largo due metri e alto uno, pertanto al momento del passaggio bi-sogna sdraiarsi sull’imbarcazione. Si viene poi condotti nel cosiddetto Duomo Azzurro, ma in realtà la grotta prosegue con la Galleria dei Pilastri, la Sala dei Nomi e la Sala della Corrosione.La Grotta Azzurra è una delle 55 grotte sparse lungo il li-torale dell’isola (quelle interne sono 12). La profondità in prossimità dell’ingresso è di circa 22 metri, con un fondo di sabbia bianca. Si riduce a 20 metri nel centro e a 14 nella parte meridionale.

La Grotta Azzurra

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Il glamour ca-prese è nato nel tempo, ha una tradizione ed è unico per questo. Mon-danità, cultura, arte, moda si

incontrano qui da secoli. Difficile dire se sia l’isola ad avere un credito di no-torietà con i divi di ogni epoca o sia piuttosto il contrario. Fatto sta che ba-sta andare in piazzetta per l’aperitivo e guardarsi intorno: sembra di essere alla prima di un film hollywoodiano. Per immergersi ancor di più in questo cli-ma cinematografico bisogna fare una passeggiata per via Vittorio Emanuele e via Camerelle. Fendi, Gucci, Hermès e tutto il meglio della moda internazio-nale; ma anche negozi molto speciali: Canfora, per i famosi sandali realizzati a mano; Moda Caprese, per gli scialli sfrangiati che hanno fatto il giro del mondo; La Parisienne, dove sono nati i pantaloni alla pescatora e molti altri. In-fine un accenno al momento glamour per eccellenza: la notte caprese offre momenti romanticissimi, a Tragara o alla Migliera e momenti di divertimen-to scatenato al Number Two, il santua-rio dei nottambuli o all’Anema e Core, dove i vip si danno appuntamento.

Tenera è la notte.C

apri by night

Guido Lembo con Naomi Campbell I sandali K Jacqueline Kennedy faceva shopping anche da Canfora. In suo onore fu creato il modello “K”: un sandalo infradito con tre anelli di metallo.Tra le principali botteghe a Capri c’è Costanzo che dal 1972 produce i sandali con accurata lavora-zione. Tra i clienti abituali Sofia Loren, Clarke Gable (nella foto in alto).

I Fortini

Non lontano dai giardini di Au-gusto si trova Carthusia, labo-ratorio di profumeria nato nel 1948, quando il priore della Cer-tosa trovò le formule dei profumi create da un suo predecessore alla fine del 1300. Qui si trova-no profumi per uomo (realizzati soprattutto con essenze del Ro-smarino) e per la donna.

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Le dimore delle celebrità.

Il QuisisanaL’albergo caprese per eccellenza fu costrui-to nel 1845 dal medico scozzese George S. Clarke come casa di cura: il nome signifi-ca infatti “qui si sana”. Il prezzo per una stanza era di circa 8 lire e comprendeva la pensione completa.

Molti personaggi illustri che hanno visitato Capri hanno finito per inna-morarsene a tal punto da sceglierla come luogo in cui affondare le radici e al quale tornare. Alcuni di loro han-no costruito sull’isola delle splendide ville, spesso progettandole da sé: come se in questo posto la casa immaginata e desiderata potesse finalmente prendere forma. È il caso di Axel Munthe, che pensò Villa San Michele come una cor-nice per le sue collezioni, inondata dalla luce, aperta al vento, al sole e al mare. Anche Curzio Malaparte, personaggio scontroso, costruì la sua “Casa come me” a picco sul mare in una zona roc-ciosa e impervia, come forse era lui. Un capitolo a parte lo meritano quelle ville che hanno ospitato grandi personaggi per periodi più o meno lunghi; una fra tutte Villa Behering: ospitò Mak-sim Gorkij e la sua comunità di esuli e Norman Douglas, l’autore di “South Wind”. Capri ha dato molto a questi personaggi, si può dire che essi l’abbia-no ripagata.

Villa San MicheleDiceva Axel Mun-

the a proposito della sua Villa San

Michele: “la mia casa deve essere aperta al sole, al

vento, alla luce del mare come

un tempio greco e luce, luce, luce

ovunque”. Fu col-pito da una malat-

tia agli occhi che lo costrinse a trasfersi

a Torre Materita, dove la luce era

più soffusa.

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Il fascino magnetico di Capri è visibile già da lontano: essa appare come il pro-filo di una donna languidamente diste-sa. Chi raggiunge quest’isola che come una Venere sorge dalle acque, non resta deluso. Il fascino è ancora integro: la natura ha giocato, fatto i capricci, si è divertita a scavare grotte, a tormentare scogliere fino a separarne scogli gigan-teschi, a inondare ogni spazio lasciato libero con una vegetazione rigogliosa e sfrontata. C’è, a Capri, un Arco Natura-le sospeso a 18 metri dal suolo e c’è una grotta più famosa delle altre: la Grotta Azzurra, che assume questo colore gra-zie ad una seconda apertura, comple-tamente sommersa, che lascia filtrare la luce dal basso. C’è, a Capri, una caletta, Marina Piccola, incastonata in una con-ca fra il Castiglione e il Monte Solaro. E ci sono i titani di Capri, i Faraglioni che si stagliano verso l’alto belli e mae-stosi, con fondali ricchi di vita e colori. E ci sono tutte le passeggiate scavate o costruite dall’uomo, che a questo fasci-no non sa resistere. Quella che porta a Tragara, quella della Migliera, la cui origine risale ai Romani, la via Krupp, miracolo ingegneristico e opera d’arte insieme. Ci sono posti che non sono diventati celebri, magari perché nessun artista ci ha vissuto o ne ha scritto, ma-gari perché amati da artisti così tanto da volerli proteggere dall’assalto dei tu-risti o non volerli condividere con al-tri. È il bello del mediterraneo, questo, dove isole e città vi accolgono con una faccia e ve ne nascondono altre mille, dove bisogna cercare con passione e te-nacia angoli e stradine e alla fine, dopo la ricerca, ci si può gustare il premio: la bellezza, quella che non ha bisogno di artifici, quella che parla direttamente all’anima.

La Via Krupp.

La lucertola azzurraSul Faraglione più esterno, Scopolo, e su quello di Mezzo abita la lucertola azzurra, che ha assunto questo colore, (il dorso è nero e la pancia azzurra), per adattarsi alle difficile condizioni di caccia sullo scoglio.

Le meraviglie della natura.

Godere dello spettacolare pa-norama del Golfo da San Martino.

1 Passeggiare lungo via Caracciolo da Castel dell’Ovo a Mergellina.

2 Girare per Spacca-napoli e scoprire i presepi di San Gre-gorio Armeno.

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Cinque occasioni da non perdere

NapoliUna città dai mille colori

Napoli è la capitaledella pizza. Consigliamo di gusta-re la “Margherita”.

4 Aggirarsi tra le statue conservate nelle sale del Museo Archeologico Nazionale, scrigno dell’arte immorta-le del mondo antico.

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La Tomba di Virgilio

Iscrizione murata nel 1455, sulla

parete di fronte all’ingresso attuale

della tomba vi si legge: Siste viator

pauca legito hic vergilus tumulus

est.(Fermati viandante e leggi

queste pocheparole: questa è la tomba di Virgilio).

Unica al mondo.

La storia di Napoli affonda le radici in un passato molto antico. Non si han-no notizie certe sulla sua fondazione ma il primo nome della città, Parte-nope, fa pensare che vada attribuita ai Rodiesi, che intorno al X sec. a.C. si insediarono sull’isolotto di Megari-de. La nuova città, Neapolis, fu invece fondata dai Cumani (VII sec. a.C.) e coinvolta negli scontri fra questi ultimi e gli Etruschi. Fu proprio per proteg-gersi dai continui nemici pressanti, (ad esempio i Sanniti), che Napoli si alleò con Roma (I sec. a.C.) e ne divenne municipio. Se politicamente fu sempre fedele all’impero, culturalmente rimase greca fino al medioevo inoltrato: poeti, filosofi, artisti resero Napoli un centro culturale importantissimo, tanto da at-tirare i maggiori intellettuali romani, per non parlare di Virgilio, (la cui tom-ba si trova proprio qui) e Nerone, che nei teatri della città si esibì prima di partire per la Grecia. La sua posizione, centrale nel mediterraneo e protetta alle spalle dalle colline, la rese un pun-to strategico e così, fatta eccezione per i pochi secoli del ducato (dal 763 al 1139 d.C.), periodo di quasi totale in-dipendenza, Napoli fu sempre terra di conquista: Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Austriaci e Borboni si sono avvicendati nei secoli in questo regno

Cronologia

X sec. a.C. VII sec. a.C. 79 d.C. 500 d.C. 536 d.C.Fondazione di Partenope ad opera di coloni di Rodi o calcidesi.

Neapolis viene fondata da coloni cumani.

Un’eruzione del Vesuvio di-strugge Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis.

Il vescovo Severo fonda la prima par-rocchia dove oggi si trova San Giorgio Maggiore.

Attraverso l’acquedotto Belisario penetra nella città e la conquista.

La s

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Afrodite, MuseoArcheologico Nazionale

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che fu più florido di quanto si crede: fino all’unificazione nazionale il debito pubblico del regno era il più basso, poi fu il tracollo. L’imposizione di leggi e tasse non studiate per la nuova situazione, ma estese semplicisticamente dal Piemonte al Sud, mortificarono le risorse di quest’ultimo. Ogni conquistatore ha lasciato alla città monumenti, chie-se ed opere d’arte di ogni stile e gusto. Napoli è una città ricca di elementi tanto diversi tra loro che dovrebbero ine-vitabilmente scontrarsi: invece si armonizzano e creano un episodio unico al mondo. Certo occorre spirito di adat-tamento per apprezzarla fino in fondo, perché è una città profondamente anarchica e caotica, eppure la sua storia di conquiste subite l’ha resa estremamente disponibile ad ac-cogliere la straniero. A chiunque si sforzi di andare un po’ incontro a questa città, ne verrà rapito e non potrà fare a meno di sentirsi a casa.

1137 d.C. 1194 d.C. 1224 d.C.661-1137Inizia la dominazione normanna con Ruggiero il Normanno, re di Palermo.

Napoli passa a Enrico IV di Svevia, genero di Ruggiero.

Federico II di Svevia fonda l’Università che ancora oggi porta il suo nome.

Ducato di Napoli.

1266 d.C.Napoli passa sotto il dominio angioino. Carlo I d’Angiò trasfe-risce la capitale del regno da Palermo a Napoli.

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Il Castel dell’Ovo

Deve il suo nome alla leggenda secondo cui Virgilio nascose nelle fondamenta del maniero un uovo magico, il quale avrebbe pro-tetto la città finché fosse rimasto integro. Il Castello sorge sulle rovine della villa di Lucullo e fu oltre che dimora reale, anche monastero e prigione. Dopo gli ultimi restauri del 1994, la visita è molto più agevole.

La storiaSigillo di Federico II

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Cronologia

1442 1503Alfonso d’Aragona entra a Napoli. è il pe-riodo d’oro del Rinascimento napoletano.

Inizia il periodo del viceregno spagnolo.

Da

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Storia ed anima di una grande città.

Duomo (via Duomo).Inaugurato nel 1315 alla presenza di Roberto D’Angiò e dalla regina San-cia. Di grande interesse storico e arti-stica la cappella del tesoro di San Gen-naro, in cui sono custodite le ampolle col sangue miracoloso del Santo Patro-no, il quale due volte l’anno si scioglie, in maggio e settembre. Incorporato al Duomo c’è anche la cappella di Santa Restituta, prima basilica napoletana, da cui si accede alla zona archeologica visitabile.

Santa Chiara (via Benedetto Croce).Costruita nel ‘300 in stile gotico pro-venzale, fu rinnovata all’interno nel ‘700 in stile barocco. Danneggiata da un incursione aerea nel 1943 venne ricostruita nel suo stile originario, go-tico provenzale. Alle spalle dell’altare maggiore è custodita la tomba di Ro-berto I d’Angiò, grandioso monumen-to trecentesco. Da visitare nell’annesso convento il coro, con antichi affreschi,e il chiostro maiolicato restaurato nel ‘700 da Domenico Vaccaro.

Gesù Nuovo (piazza del Gesù)Sorta alla fine del 1500 sull’area destinata alla costruzione del palazzo Sanseverino,principe di Salerno. Al suo interno i pavimenti e i rivestimenti delle pareti sono in marmo policromo, e contiene pregevoli opere di scultura e pittura. Splendide le decorazioni degli altari e delle cappelle.

1279Inizia la costru-zione del Castel Nuovo, anche detto Maschio Angioino

1536Apertura di Via Toledo

1600Inizia la costru-zione di Palazzo Reale su proget-to di Domenico Fontana

Arco di Trionfo di Alfonso d’Aragona a Castel Nuovo

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1707-1734 1734 1738Napoli è vicere-gno austriaco

Con Carlo di Borbone Napoli diventa final-mente un regno autonomo

Iniziano gli scavi di Ercolano

Da vedere

Santa Maria di Piedigrotta(adiacente alla stazione ferroviaria di Mergellina).È tra le più popolari chiese di Na-poli ed è legata una famosa festa (7 settembre); l’altare maggiore fu di-segnato nel 1633 da Cosimo Fan-zago.

San Domenico Maggiore (Piazza San Domenico).Edificata in forma gotica alla fine del ‘200, ha subito diver-se trasformazioni nel corso dei secoli, diventando barocca nel ‘600 e ritornando, a seguito di restauri nell’ 800, al suo stile originario. Nel suo interno, sono conservati i resti di un’antica chiesa romanica (navata destra), e splendidi sono il Cappellone del Crocifisso e la sagrestia. Nell’annesso convento visse e insegnò San Tommaso D’Aquino.

San Giovanni a Carbonara (via Carbonara).Costruita tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400 e ampliata poi nel ‘700. Di grande interesse tre opere di scultura: il monumento di re Ladislao, il sepolcro di ser Gianni Carac-ciolo e il monumento dei Miroballo.

Il Maschio Angioino

Fu costruito negli ultimi anni del tredicesimo secolo per volontà di Carlo d’Angiò e modificato dagli Aragonesi che vollero cancellare la memoria dei predecessori. Oltre alla Sala dei Baroni, meritano una visita le anguste prigioni sotterranee e la Cappella Palatina, per decorare la quale fu chiamato Giotto i cui affreschi sono pur-troppo andati distrutti.

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1647Rivolta di Masaniello

1656Una terribile epidemia di peste colpisce un terzo della popolazione di Napoli

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Cronologia

San Lorenzo Maggiore (Piazza San Gaetano).La sua costruzione risale alla fine del ‘200, per poi esse-re trasformata nel ‘600. Sotto la chiesa sono stati ritrovati reperti di epoca greca e romana, visitabili. In questo tem-pio si rifugiò in preghiera Francesco Pertrarca, e Giovanni Boccaccio incontrò Fiammetta. Al suo interno sono cu-stoditi i sepolcri di Caterina d’Austria, Carlo di Durazzo e Roberto d’Arois.visitabile.

San Pietro a Majella.Dedicata all’eremita Pietro da Morone (papa Celestino v), in stile gotico provenzale. In seguito all’incendio del 1407 fu restaurata, ampliata di due cappelle e la facciata fu spostata in avanti. Notevoli i due cicli pittorici di Mattia Preti.

San Paolo Maggiore (Piazza San Gaetano).Venne eretta nel ‘500 sulle rovine di un tempio romano dei Dioscuri risalente al IX sec. Spettacolare è la scalinata a doppia rampa disegnata dall’architetto Francesco Grimal-di, maestro del barocco napoletano. Nel suo interno, diviso in tre navate, troviamo dipinti di Massimo Stanzione, Paolo De Matteis e Francesco Solimena.

Sant’Anna dei Lombardi (Piazza Monteoliveto). Eretta nel 1411, subì diverse tasformazioni nel ‘600. Viene definita un museo del Rinascimento per il numero e la bellezza delle sculture che contiene, tra le quali di partico-lare interesse un gruppo di otto figure in terracotta raffi-guranti la Pietà eseguita da Guido Mazzoni nel 1492.

Il Palazzo Reale

Fu costruito a partire dal 1600 su progetto di Domenico Fontana. Sono visitabili le stanze reali di etichetta con gli arredi d’epoca e i bellissimi giardini reali. All’interno del palazzo si trova il Teatrino di Corte, allestito nel 1768 da Ferdinando Fuga.

1799 1806-1815 1815 1839Nasce la Repubblica partenopea.Dopo soli sei mesi i suoipro-motori vengono giustiziati a Piazza Mercato

Decennio Francese. Napoli vive un periodo di grandi opere pubbliche e di riforme

Murat, che aveva governato Napoli durante il Decennio, viene fucilato. Torna a Napoli Ferdinando di Borbone

Inaugurata la Napoli -Portici, la prima ferrovia italiana

1860Arrivo diGaribaldi. Con il plebiscito del 21 ottobre Na-poli entra a far parte del Regno d’Italia

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Piazza del Plebiscito

Da vedere

1885 1891 1940 1943 1944Legge Speciale per il Risanamento. L’apertura diCorso Umberto sventra i Quar-tieri bassi.

Entra in fun-zione la prima funicolare che collega il centro con il quartiere collinare del Vomero

Si inaugura il complesso espositivo della Mostra d’Oltre-mare

Nelle “Quattro Giornate” di Napoli la città insorge e caccia i tedeschi.

Ultima eruzione del Vesuvio

Santa Maria del Carmine (Piazza del Carmine).Esisteva già nel XII sec. ma venne rifatta nel ‘300. Domina la zona che fu teatro della rivoluzione di Masaniello(1647). Alla destra della facciata sorge un campanile con una singo-lare cuspide a mattonelle di maioliche, risalente alla prima metà del 600. Ogni Anno il 15 luglio alla ricorrenza della Madonna del Carmine, si svolge uno spettacolare “incen-dio” di fuochi pirotecnici dal campanile.

Cappella Sansevero (via De Santics nei pressi di P.za San Domenico Maggiore)Fondata nel 1590 contiene capolavori scultorei del ‘700, tra cui il Cristo velato del Sammartino, e esemplari di macchi-ne anatomiche e i progetti del principe di Sangro. Chiuso il martedì.

Piazza del Plebiscito.Un salotto della memoria. Aperta ai piedi della collina di Pizzofalcone, è chiusa a Est da Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito prende il nome dal voto popolare del 1860 sul-l’annessione di Napoli al regno piemontese dei Savoia.La chiesa fu progettata dall’architetto luganese Pietro Bian-chi (1787-1841) su incarico di Ferdinando I di Borbone e la sua facciata è preceduta da un pronao su sei colonne e due pilastri ionici.

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San Giacomo degli Spagnoli (Piazza Municipio).Eretta nel 1534 per volontà del viceré Don Pedro de To-ledo. La porta d’in-gresso fu intagliata alla fine del ‘500. I monumenti in marmo ai lati e quello che si trova nell’abside provengono dalla distrutta chiesa della Concezione.

San Gregorio Armeno (Via San Gregorio Armeno).Sontuosa chiesa barocca, fu fondatada un gruppo di suore nel 725 ma l’attuale pianta della chiesa risale al XVI secolo. Vi si trovano affreschi di Luca Giordano.

Museo archeologico nazionale (P.zza Museo).Tra i più importanti musei europei, in esso sono esposti: la collezione che Carlo di Borbone ereditò dai Farnese di Par-ma; bronzi, marmi, pitture e suppellettili rinvenuti durante gli scavi effettuati a Pompei, Ercolano e altre località campane; collezioni di antichità etrusche e egizie. Chiuso il martedì.

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La strada dei Presepi

San Gregorio Armeno, con le sue botteghe, con le sue bancarelle, con i suoi artigiani è il luogo del Natale napoletano, la meta obbligatoria di una passeggiata sentimentale alla ricerca di un pezzo nuovo da col-locare sul presepio. San Gregorio Armeno è il crocevia della meravi-glia natalizia. Anche molti giovani si sono accostati all’antica arte. Le tecniche sono quelle di una volta, ma sono cambiati i sistemi di propaganda. E’ vero, il presepe continua ad essere un giudice infallibile dell’affetto dei napole-tani: soltanto chi è molto amato, come Totò, Eduardo, Massimo Troisi, ha diritto di comparire accanto a Razzullo e Sarchiapone, a Benito, ai musicanti. Negli ultimi anni sono apparse nelle vetri-ne e sulle bancarelle le figurine di Madre Teresa di Calcutta e di Lady Diana, perfino dello stilista Versace; niente da scandalizzarsi, il presepe tollera tutto. La famosissima via S. Gregorio Armeno che deve il proprio nome all’omonimo complesso monasteriale . Qui è il centro di produzione e vendita dei pastori. La stradina è ricca su entrambi i lati di negozi/laboratori che invadono la sede stradale con bancarelle ed esposizioni varie. Ci si può trovare di tutto: dagli “scogli” preconfezionati (scoglio, come si sa, è nel lessico presepiale napoletano la struttura delle grotte, il paesag-gio) in corteccia di sughera al motorino per i “fiumi” e le fontane; dal lampioncino a batteria alla bascula di bronzo; dal balconcino in metallo alla frutta in cera; dal pastore minuscolo (moschella) al pastore vestito in stile ‘700 da mezzo milione e più... un vero paradiso per i presepisti.

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Faro di Punta Carena

Consigliamo una gustosa granita di limone.

Santa Maria la Nova (Piazza Santa Maria la Nova)L’attuale complesso risale al 1600. Notevole la volta della navata con soffitto in legno dorato.

Museo nazionale di San Martino (Vomero)All’interno della Certosa. Comprende le sezioni: chiesa e ambienti annessi; presepiale; Quarto del Priore; immagini e memorie delle città. Chiuso il lunedì.

Castel Sant’Elmo

Fu edificato nel 1329 per volontà di Roberto D’Angiò, fu rico-struito ex novo su iniziativa di Don Pedro de Toledo e dotato della attuale pianta stellare a sei punte, ideale per gli scopi difensivi. Nelle sue prigioni furono rinchiusi Mario Pagano e Tommaso Cam-panella, che scrisse qui la “Città del Sole”.

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Museo Duca Di Martina (nel parco della villa Floridiana al Vomero). Ric-ca collezione di porcellane e di

maioliche europee, cinesi e giapponesi. Chiuso il lunedì.

Pio Monte della Misericordia(via Tribunali). Chiesa seicentesca all’interno della quale si può ammirare il rilievo della Madonna della Miseri-cordia eseguito dal Caravaggio. Visita su prenotazione. Tel 081446944.

Quadreria dei Girolamini (via Duomo) Opere dal ‘500 al ‘700, aperta dal lunedì al sabato fino alle ore 13.00.

Acquario (Villa Comunale)Napoli vanta il più antico acquario d’Europa, che è stato infatti inaugurato il 2 gennaio 1874. Progettato al’Inglese Alford Lloyd, possiede 23 vasche allestite con pietra vulcanica, illuminate in gran parte daluce naturale e cobntenenti le specie del Golfo, dalle Gorgonie alle murene. L’acquario, ricavato nella Villa comunale (tel 081 5833263) è aperto dalle 9 alle 18 nei giorni feriali dalle 10 alle 18 in quelli festivi.

Museo dell’Osservatorio di Capo-dimonte (salita Moiariello). Strumen-tazione astronomica utilizzata dalla fondazione dell’Osservatorio(1819). Visita su prenotazione. Tel 0815666010.

Arte CardConsente, a

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In alto: Pulcinella in Piazza del Plebiscito.

A destra: tifosi dopo la vittoria dello scudetto

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Museo dell’attorenapoletano (sot-topassaggio di p.za Municipio). Feriali dalle 9.00 alle 19.00, festivi chiusu-ra alle 13.00.

Museo e Galle-ria Nazionale di Capodimonte (Parco di Capodimonte).Comprende la galleria nazionale, il cui nucleo fondamentale è costituito dalla collezione Farnese ereditata dai Borbone, la galleria napoletana, con opere del ‘200 e del ‘700, l’apparta-mento storico, le collezioni di porcellane, l’armeria e altre raccolte. Chiuso il lunedì.

Da vedere

L’altra Napoli

C’è una Napoli che non compare nei percorsi turistici tradizionali; che si nasconde nei vicoli e che richiede un po’ d’intraprendenza per essere svelata. Ad esempio c’è l’Ospedale delle bambole, a via San Biagio dei Librai, dove bambole e peluches vengono curati con amore da due secoli. C’è una vecchina che fa dei bellissimi fiori di carta in un “basso”, in un vicolo sotto l’arco di San Gregorio Armeno. C’è tutta la Napoli sotterranea, cunicoli che si incrociano sotto tutta la città e che servivano da ricovero durante i bom-bardamenti della II guerra mondiale. E c’è la Napoli dei mercati, chiassosa e colorata, popolare al Borgo di Sant’Antonio, nei pressi di Porta Capuana, più chic a via Posillipo il giovedì mattina, asson-nata la mattina presto al mercato dei fiori a piazza Municipio. Poi la Napoli devota: a Santa Maria Francesca se non si riesce ad avere figli, a San Gennaro che protegge la città, alla Madonnina di Don Placido, alla quale si chiedono le grazie il primo gennaio e perfino devota a Maradona, cui era dedicata in piazzetta Nilo un’edicola votiva con tanto di reliquia: un capello incorniciato e la scritta “Capello di Maradona”. La Napoli che di fronte a un fatto strano gioca i numeri al lotto. La Napoli che è sempre pronta ad elargire un sorriso al turista.

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Pochi sanno che all’inizio del secolo scorso, al Vomero, è stata fondata una delle prime case cinematografiche d’Italia: la “Lombardo film”. Sono gli anni di un cinema ai primi pas-si e nessuno immaginava che Napoli diventasse la capitale italiana dello spettacolo. Nessuna altra città sforna tanti eccellenti artisti. Qui nasce Libero Bovio, autore di Reginella e di Tu ca nun ‘chiagne, Sal-vatore Di Giacomo, poliedrico scrittore a cui si deve A Ma-rechiaro del 1886. Nell’ultimo ventennio dell’800 nacquero le più belle canzoni napoletane interpretate da personaggi come Enrico Caruso, il più applaudito esecutore di O Sole Mio (1898). Ma i più celebri “teatranti” che hanno fatto conoscere al mondo questa città immortale, con i vizi e le virtù dei napoletani, sono i due fratelli Edoardo e Peppino De Filippo. Il primo, attore e commediografo, è ormai un mito. Tra i suoi testi più conosciuti Napoli in casa Cupiello, Adda passà ‘a nuttata e Napoli Milionaria. Il secondogenito, Peppino, fu soprattutto attore comico, anche di cinema e tv (ha interpretato il personaggio di Pappagone in ben 16 film con Totò) e autore di commedie come Non è vero ma ci credo e Cupido scherza e spazza. Il varietà è stato un’inesauribile fucina di grandi talenti a cominciare dal grande Antonio De Curtis in arte Totò che inizia nel 1917 all’Orfeo per poi girare i teatri di tutta Italia con le sue macchiette prima di diventare protagonista di 97 film. Altro grande del palcoscenico fu il cantante-macchiet-tista Nino Taranto, famoso nei teatri di varietà anche per la paglietta a tre punte. Come Totò anche l’attore-regista Massimo Troisi ha calcato per anni i modesti palcoscenici di provincia prima di appro-dare nel grande schermo con la Smorfia, con Lello Arena e Enzo De Caro. Articolata e colta è la produzione del musi-cologo Roberto De Simone (La Gatta Cenerentola, Mistero napoletano, L’Opera buffa del giovedì Santo) che spazia tra prosa e musica. Molti sono ancora i protagonisti eccellenti e sto-rici del teatro napoletano che continuano con successo la lunga tradizione, tra questi: Sofia Loren, Lina Sastri, Vincen-zo Salemme, Mario Martone, Mariano Sigillo, Aldo e Carlo Giuffré, Luca e Luigi De Filippo, Massimo Ranieri, Enzo Cannavale, Peppe Barra.

Napoli, un palcoscenico di artisti.

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Un palcoscenico di artisti

Si candida al ruolo di custode di capo-lavori del teatro na-poletano il versatile

Gino Rivieccio, attore-cantante-mac-chiettista con un carattere di recitazio-ne tutto suo, fatto di mimica, improv-visazione e professionalità. A metà tra teatro e canzone, la sceneg-giata, genere popolare nato all’inizio del ‘900 e riscoperto negli anni ’70 an-che dal pubblico colto. Interpreti indi-scussi Rosalia Maggio, Angela Luce e Mario Merola.La musica è inarrestabile con la “bac-chetta” internazionale di Riccardo Muti, la pianista Laura De Fusco, il violinista Salvatore Accardo.Parte essenziale dell’immagine e della cultura di Napoli è la canzone napo-letana. Le melodie più celebri sono quelle del repertorio classico come ‘O sole Mio, Maruzzella, Reginella, ‘Na sera ‘e maggio, Malafemmena.Roberto Murolo è “il traduttor dei tra-duttori”, il maestro di questa tradizione. Poi arrivano le “contaminazioni” rock del gruppo Napoli Centrale, guidato dal riccioluto sassofonista James Senese. Negli anni ’70 esplode Massimo Ra-nieri, interprete di U surdato ‘nnammu-rato e Pino Daniele.Al filone classico si possono affiancare i canti e le tammorriate popolari, ri-scoperti negli anni ’90. Esiste anche un vasto repertorio “tradizionale-moder-no-neomelodico” che è stato rivalu-

tato a livello n a z i o n a l e che gode di i n t e r p r e t i come Nino D’Angelo e Gigi D’Ales-sio.

Edoardo RomanoTra gli illustri per-sonaggi s’inserisce un’altro attore che, nell’arco degli anni che vanno dal 1973 a tutt’oggi, ha inciso il proprio nome nella storia del teatro partenopeo: Edoardo Romano.Chi può dimenticarlo nel comico trio dei Tre Tre, nella fortu-nata trasmissione televisiva Drive In, nel TG delle vacanze o nel film “France-sca e Nunziata” con Sophia Loren e Gian-carlo Giannini?In questi anni si è calato in molti ruoli, comici e drammatici, affinando sempre più le sue innate ca-pacità interpretative fino a significare un importante momento storico del teatro italiano. Molti i rico-noscimenti: quattro Telegatti, il premio Antonio De Curtis e il Premio Totò alla carriera.

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Colori, profumi e sapori della cucina partenopea.

Una premessa è indi-spensabile: è davvero molto difficile mangiare male a Napoli. Soprattut-to è una città nella quale si mangia con qualunque cifra: le friggitorie sono ottime per uno spuntino veloce così come per placare la fame vera, se potete andate in quella del Vomero, a piazzetta Fuga, “la friggitoria” per eccellenza e assaggiate le paste cresciute e i crocché. Oppure se avete già provato la pizza di Michele a Forcella, andate in una trattoria e assaggiate la cucina tradizionale: ad ora di pran-zo chiedete le braciole, (involtini di carne al sugo), da Vini e oli a via San Pasquale e a cena andate all’Antica Osteria, all’angolo fra via Duomo e via Tribunali e fatevi preparare i ciurilli fritti, fiori di zucca in pastella fritti e ripieni di ricotta e un’alice. Se volete assaggiare piatti di pesce nella discesa di Marechiaro, alla fine di via Posillipo, troverete ottimi ristoranti e un favoloso panorama. Per l’aperitivo o se vi piace dopo cena prendere un digestivo con gli amici, il Borgo Marinari è molto suggestivo: i tavolini dei bar sono ai piedi del Castel dell’Ovo e a pochi metri dal mare. Ancora qualche consiglio su ciò che non potete perdere: il Babà, un dolce che richiede maestria e pazienza lo potrete gustare al Bar Gambrinus, così come il caffè; le sfogliatelle, ricce e frolle, da Pintauro a Via Roma. Chi vuole mangiare alla napoletana ha a disposizione piatti semplici che esigono, però, ingredienti di qualità impeccabile, e piatti elaborati che derivano dalla cucina aristocratica di un tempo: timballi, paccheri al ragù, lasagne, zup-pe di legumi, pasta e patate con provola, il sugo col pomodorino fresco. Molte di queste ricette le potete assaggiare in tutta Italia, eppure qui, a Napoli, ne scoprirete il sapore.

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La minestra maritataLa minestra maritata è un piatto tipico della tradi-zione pasquale. Si fa così: preparare un brodo di carne con un pezzo di muscolo, uno di corazza, un osso di ginocchio, nervetti, erbe aromatiche. A parte scaldare separatamente le verdure: Scarola, Cicoria, Broccoletti, Bietola, Verza, Borraggine. Quando la carne del brodo sarà cotta, tagliarla a pezzettini e unire nel brodo tutte le verdure e la carne eliminando l’osso di ginocchio che ovvia-mente serve solo per dar sapore al brodo.

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La gastronomia

Un cibo popolare che stuzzicò anche nobili appetiti. Basta un pò di acqua, lievito naturale, farina, sale e olio di

oliva, la mano maestra di un buon pizzaiolo che con con movimenti veloci quanto delicati la lavora di palmo e polpa-strelli (è vietato il mattarello). La vera pizza è con la mozza-rella, il pomodoro San Marzano, l’olio di oliva e, infine, Par-migiano Reggiano o Grana Padano grattugiato. Nota finale, un tocco verde regalato dal basilico fresco. E’ la versione più conosciuta e più cara ai napoletani, poco incline alle va-rianti: la Margherita, così battezzata nel 1889 in onore della omonima regina. Nella primavera di quell’anno, la sovrana era in vacanza in compagnia del marito Umberto I nella reggia di Capodimonte e qui le giunse la notizia del succes-so che alcune pizze riscuotevano in città. Curiosità e gola fecero il resto: i sovrani chiamarono a palazzo don Raffaele Esposito titolare della pizzeria “Pietro il pizzaiolo” situata sulla salita Sant’Anna di Palazzo. Il 9 giugno don Raffaele arrivò alla residenza reale, accompagnato dalla moglie Rosa Brandi e preparò tre pizze diverse: una, la più antica, detta “alla mastunicola”, ossia al basilico, condita con erba profumata, strutto e formaggio; la seconda, denominata “marinara”, condita con pomodoro, aglio e olio; l’ultima pizza era senza nome, in circolazione da qualche tempo, sulla quale padroneggiava pomodoro, olio, basilico e per la prima volta la mozzarella e Parmigiano. Senza dubbio il giudizio della Regina influì non poco sul nome della pizza. Quel colore bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro, il verde del basilico era proprio il tricolore. Don Raffae-le il giorno dopo battezzò la pizza con il nome di sua Maestà, e divenne subito la regina delle pizze e la più amata dai napoletani.

Sua Maestà la Pizza.

La mozzarellaSe volete acquistare della mozzarella da portare in viaggio avete due pos-sibilità: ordinarla in una qualunque salumeria con un giorno di anticipo, oppure se andate di fretta, acquistarla all’aeroporto o nei negozi attrezzati: ad esempio D’Angelo, in una traversa della “Torretta” (via Giordano Bruno), oppure Mandara, in piazza Santa Ca-terina alla fine di via Chiaia.

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Un Popolo votato alla scaramanzia.C

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La maschera di pulcinella, il busto di Totò e i corni rossi sono tra i temi più ricorrenti nella iconogra-fia popolare napoletana.I Corni, poi, possono essere di ogni dimensione e co-lore. Il corno portafortuna è, senza dubbio, il più dif-

fuso amuleto napoletano. Esso trae le sue origini per via della forma. Si pensa infatti che gli oggetti a punta, specialmente se aventi forma di corno, difendono da cattive influen-ze e malasorte se portati con se. Si dice anche che il corno per portare fortuna deve essere Rosso e fatto a mano; rosso perchè già nel Medioevo ogni talisma-no rosso aveva doppia efficacia e il rosso simboleggiava la vittoria sui nemici. Il motivo per il quale il corno deve essere fatto artigianalmente è che ogni tali-smano fatto a mano acquisisce poteri benefici dalle mani che lo producono.

Sacro e Profano

“Napul’è mille culure” canta Pino Daniele, ed è proprio così: Napoli è la città dalle mille sfumature e dai mille contrasti, come lo sono i napoletani, nei quali convivono quotidiana-mente il sacro e il profano, la religiosità delle numerose edicole votive e la superstizione.

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All’ombra del Vesuvio.Le V

ille Vesuviane

Fin dai tempi di Nerone la spendida posizione del vulcano ha indotto a sceglire le sue pendici per fondarvi sontuose residenze. Oggi si contano almeno 120 ville costruite so-prattutto a partire dal XVIII secolo. Per la tutela e la valorizzazione di questi monumenti è stato fondato nel 1971 l’Ente per le Ville Vesuviane (www.ville-vesuviane.net), che ha sede nella splendida Villa Campolieto ad Ercolano. Un tour tra queste meraviglie architettoniche, alcune sapientemente restaurate, altre ancora in attesa di interventi, non può prescindere da una visita alla Villa di Poppea, nel sito archielogico dell’antica Oplontis, oggi Tor-re Annunziata. In questa Villa abitò, appunto, la moglie di Nerone. Da vedere anche la Villa delle Ginestre (Torre del Greco), che fu ultima dimora di Giacomo Leopardi. A Ercolano, oltre agli scavi, non si può tralasciare di visi-tare il parco della settecentesca Vil-la Favorita, ope-ra dell’architetto Ferdinando Fuga, la vanvitelliana Villa Campolieto, e Villa Signorini, attribuita a Do-menico Antonio Vaccaro.

Un vulcano ancora attivo

Il Vesuvio, costantemente monitorato dalle sofisticate strumenta-zioni dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli, è il vulcano più studiato al mondo. Si stima che le prime eruzioni risalgano a 27 mila anni fa, e che da allora si siano succedute ben sette grandi eruzioni esplo-sive. La prima eruzione documentata, di cui resta la testimonianza di Plinio il Giovane, fu quella del 79 d.C. in cui furono distrutte Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis. L’ultima risale al 1944, in cui furono distrutti San Sebastiano e Massa. Dal ‘44 in poi non si sono rilevati segni di ripresa dell’attività vulcanica

Cameramagmatica

Condottovulcanico

Pompei

Triassico

Cretaceo

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Napoli e la stampa.

Napoli è anche una piccola “capitale della stampa”. Offre una vasta scelta di libri, giornali e riviste. La storia dell’edi-toria è lunga e gloriosa e i nomi di molte case editrici rias-sumono questo lungo percorso: basta pensare alla Liguori, alla Grimaldi, alla Pironti, alla Marotta e Cafiero Editori, alla Loffredo, alla Guida Editore i cui fondatori hanno fat-to la storia dell’”industria culturale”. Se qualche aspirante scrittore o appassionato lettore vuole conoscere i santuari dell’editoria napoletana, proponiamo un piccolo itinerario, tralasciando, per questioni di spazio, l’editoria minore, che pure in questi anni ha guadagnato grande autorevolezza.

Le case editriciLiguori Editore in via Posillipo, 394 è stata fondata nel 1949. attraverso la progressiva maturazione di un progetto edito-riale multidisciplinare la Casa editrice ha sempre meglio definito il suo ruolo di punto di riferimento per la ricerca avanzata nelle scienze sociali, umane e tecniche.Notevole la Casa Editrice Grimaldi al 215 della Riviera di Chiaia dove tutte le le edizioni sono a tiratura limitata, e te-stimoniano la volontà di realizzare veri e propri capolavori editoriali, come le ristampe di varie opere del ‘700 e dell’800. L’editore mantiene sempre inalterata sia l’impaginazione che l’elevatissima qualità grafica delle raffigurazioni. La casa editrice Guida in via Port’Alba, 20/23 è stata fon-data nel 1920 da Alfredo, capostipite della famiglia. La casa editrice, vide, nella prima metà del Novecento, accrescersi sempre più il prestigio culturale grazie alla preziosa colla-borazione e apprezzato consiglio di autori quali Benedetto Croce, Francesco D’Ovidio, Fausto Nicolini.

Libri antichi e d’occasioneNapoli offre un’autentica miniera per i libri antichi, capo-lavori editoriali, stampe rare e gouaches che possono inte-ressare i collezionisti. La Libreria Colonnese (via San Pietro a Macella, 33) offre un’ampia scelta di volumi dedicati alla cultura partenopea, fra cui anche qualche rarità.La Libreria Luigi Regina dispone di due filiali: la prima, aperta nel 1920, è in via Santa Maria di Costantinopoli al civico 103. Sembra un lungo corridoio e conserva opere rare sulla storia meridionale d’Italia. Rifornisce alcune bi-blioteche nazionali prestigiose, tra le quali la biblioteca del Quirinale. L’altra filiale è in via Santa Maria di Costantinopoli, 51. Vasta

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La stampa

la selezione di libri: la storia del Regno di Napoli, delle eruzioni del Vesuvio, del passato di Posillipo, della vita di Ischia, dei costumi di Procida.La Libreria Casella (via Carlo Poerio, 92) è quasi un museo dedicato alla let-teratura della Campania che raccoglie anche stampe rare e gouaches.

I quotidiani.Napoli ha un quotidiano di media ti-ratura, Il Mattino, quattro quotidiani locali di piccola tiratura e due inserti di quotidiani nazionali (Repubblica e Corriere della Sera).Il Mattino, situato nella storica sede di via Chiatamone, 65 è il più importante ed autorevole quotidiano di Napoli e del Sud Italia (ha una tiratura giornaliera di 145 mila copie). Il Corriere del Mez-zogiorno nasce a Napoli nel giugno del 1997 come edizione locale di Corriere della Sera. Il direttore, Marco Demar-co è attento a dare voce alla Napoli più moderna ed innovativa, ma anche allo scambio culturale con il resto d’Italia.

Il Denaro è il quotidiano economico-finanziario di Napoli fon-dato da Ora-

zio Mazzoni e diretto da Alfonso Ruffo. E’ di colore rosa come il londinese Fi-nancial Times e Il Sole 24 ore ed è dive-nuto un punto fermo di riferimento per tutto il territorio della Campania: per i risparmiatori, le imprese, i professionisti, gli enti locali e il mondo della cultura. Il “Roma” nasce il 22 agosto del 1862. Per decenni il quotidiano è la voce dei garibaldini e dei mazziniani. Dal 1996 il Roma è tornato in edicola in tandem con il Giornale di Napoli.

La stampa sulle isoleIl Golfo fondato e di-retto da Domenico Di Meglio con l’intento, riuscito, di fare del quotidiano “la voce dei cittadini” di Ischia e Procida. Di Meglio è stato l’ideatore in Ita-lia della formula “pa-nino”, l’abbinamento dei giornali nazionali con quelli locali. Gli altri quotidiani ne hanno seguito l’esem-pio. E’ il quotidiano più letto nell’isola. Pubblica ogni giorno ampie sezioni de-dicate alla cronaca, all’attualità, allo sport, al turismo, agli eventi naturalmente tutto rigorosamente locale. Ogni settima-na, nelle case degli isolani, arriva anche l’inserto “Scuola”, l’inserto “Giovani” e l’inserto “Economia e Turismo”. Nel 1992 nasce “Il Golfo Auf Deutsch” il primo quotidiano italiano in lingua tedesca che accompagna i turisti in vacanza sull’Isola d’Ischia.

Godere delle me-raviglie riemerse dagli scavi del-l’antica Pompei.

1 L’incredibile ciclo di affreschi della Villa dei Misteri a Pompei.

2 L’anfiteatro nell’area sud-est della città. Era sede dei giochi circensi e gladiatorii.

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Cinque occasioni da non perdere

Pompei ed ErcolanoLe città dell’antichità.

Il sito archeologico di Ercolano: alla scoperta delle più belle case del mondo antico.

4 L’ingresso della Casa dell’Atrio a Mosaico. Le ondulazioni dei pavimenti furono causate dal terremoto che colpì Ercolano nel ‘62 d.C.

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Tra archeologia e mistero.

Il 79 d.C. segna la fine delle città di Pompei ed Ercolano e l’inizio del loro mito. Due città profondamente diverse e accomunate allora soltanto dal lega-me con Roma e dalla posizione alle falde del Vesuvio, oggi dall’essere cen-tri archeologici fra i più importanti al mondo. La nascita di Pompei risale al VII sec. a.C., la sua fortuna è dovuta alla posizione: alle falde del Vesuvio che rendeva la terra fertilissima, affianco al fiume Sarno che la collegava al mare. Ricca e vitale, Pompei era posta al crocevia fra le maggiori arterie strada-li della zona e aveva scambi con i Fe-nici, dai quali aveva tratto le tecniche per estrarre la porpora dai molluschi: il vino e le stoffe erano le maggiori fonti di ricchezza per questa città che era passata dalla dominazione dei rudi Sanniti a quella romana. Come spes-so capitava ai Romani, i conquistatori vennero conquistati: molti ricchi pa-trizi costruirono a Pompei le loro case e la amarono non solo per la sua bel-lezza ma soprattutto per la sua vitalità (a Pompei c’erano un teatro grande, un Odeon e un anfiteatro). Verrebbe voglia di ringraziare il Vesuvio, che ne interruppe violentemente lo sviluppo, per avercela consegnata così come era allora, con le tracce della vita quoti-diana interrotta all’improvviso, con le anfore ancora nei banconi dei termo-polia, (i bar dell’epoca), con le pentole e gli utensili nelle cucine, con gli slogan elettorali scritti sui muri, perfino con i suoi morti,colti all’improvviso dai gas venefici che giunsero dopo l’eruzione. Questo è il fascino di Pompei: la storia ci parla con immediatezza; non di eroi e uomini illustri ma della vita quotidia-na di una città fatta di commercianti, schiavi e anche prostitute.

Villa dei MisteriLa Villa dei Misteri

prende nome dagli affreschi che

rappresentano probabilmente

l’iniziazione della padrona di casa ai misteri dionisiaci.

Gli ScaviI primi scavi nella

zona vesuviana furono quelli di

Ercolano, comin-ciati per volontà di

Carlo di Borbone che desiderava

marmi per la Reg-gia di Portici; gli

scavi proseguirono negli anni grazie

all’eco che ebbero i ritrovamenti.

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OIeri ed oggi

L’Anfiteatro

Nel 59, durante uno scontro di gladia-tori nell’anfiteatro di Pompei al quale assistevano anche spettatori Nocerini, scoppiarono violenti tafferugli tra i tifosi, tanto che il senato romano decretò la “squalifica del cam-po” per la durata re-cord di dieci anni.

Di Ercolano si sa ancora poco, rispetto a Pompei ne è emer-sa solo una piccola parte poiché sui suoi resti sorgono case moderne e spesso gli scavi si sono interrotti, oppure si sono scavati cunicoli sotterranei. Eppure è evidente che rispetto a Pompei era un posto più tranquillo, agricolo, dove i ricchi patrizi costruivano ville per godere la pace della campagna. La scoperta di Ercolano fu sofferta, perché a lungo si erano fatte ipotesi sulla sua posizione, sconosciuta dopo che 20 metri di fango le erano piovuti sopra. Poi il principe d’Elboeuf, in cerca di marmi di scavo per arredare la sua casa, seppe di un contadino che aveva ritrovato nella sua terra diversi reperti: sotto quella terra fu finalmente ritrovata la città di Ercole. Molto c’è ancora da cercare, ma sono già ventue alla luce testimonianze straordinarie: 1800 papiri sono stati trovati, svolti e trascritti; erano parte della biblioteca di un discepolo di Epicuro. Pompei ed Ercolano offrono al turista un’espe-rienza unica al mondo: passeggiare nella storia della nostra civilità.

Il Museo Correa-le di Terranova con il suggestivo giardino.

1 Il pittoresco portic-ciolo dei Pescatori con le caratteristi-che reti.

2 Visitare la costa del-la Penisola Sorrenti-na via Mare.

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Cinque occasioni da non perdere

SorrentoUna città da cantare

Un Tour a bordodi una carrozzella a cavallo, per una romantica visita.

4 La cupola del Sedile Dominova, rivestita in maioliche, domina i vicoli disseminati di negozi e bottegheartigianali.

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Sorrento: dove il presente ha la poesia del passato.

Sulle origini di Sorrento non vi sono certezze, ma l’impianto urbanistico e la presenza dell’Athenaion a Punta Cam-panella farebbero presupporre un’in-fluenza greca. Una leggenda riferita da Diodoro Sicu-lo narra che a fondarla fu Liparo, figlio di Ausone a sua volta figlio di Ulisse e Circe; quindi secondo questa leggen-da la fondazione della città sarebbe da attribuire alla popolazione italica degli Ausoni. È certo che intorno al 420 a.C. fu con-quistata dai Sanniti per poi entrare nel-l’orbita di Roma alla quale si ribellò durante la guerra sociale, ribellione cui pose fine Silla nell’89 a.C. Fu eletta a luogo di villeggiatura già dai patrizi ro-mani che vi costruirono ville bellissime, la più famosa delle quali è certamente quella di Pollio Felice, cantata da Sta-zio nelle Silvae, i cui resti si trovano af-fianco ai bellissimi Bagni della Regina Giovanna, che ne erano il ninfeo. Dopo la caduta dell’Impero d’Occiden-te fu sottoposta a Bisanzio e agli inizi del IX sec. si costituì ducato autono-mo, lottò contro Amalfi per difendere la propria indipendenza ma cadde poi sotto Salerno nel 1039 e sotto Ruggero II fu annessa al Regno di Napoli. Dell’antica Sorrento restano pochi frammenti delle mura, di alcune ville e dei templi di Artemide e di un’altra divinità del foro. Molto di più resta di quella medievale: a cominciare dal Se-dile Dominova, con la cupola coperta da maioliche e gli interni affrescati è il luogo della discussione politica.Il gioiello per eccellenza è il chiostro di San Francesco, che risale al 1300 dove si incontrano stile gotico e gusto arabo. Poi il Palazzo Correale (XIV sec.) con bifore gotiche in tufo scuro; il Palazzo

L’artedell’intarsio

Sorrento è famosa anche per l’arti-

gianato: i maestri intarsiatori furono

ingaggiati da Fran-cesco I di Borbone

per restaurare gli arredi di Palazzo

Reale. Le tecniche di intarsio si

sono evolute col tempo, ma resta la maestria degli

artigiani a coniuga-re tradizione e

innovazione.

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Verniero (XIII sec.) di gusto tardo bi-zantino e arabo fusi insieme. Sorrento è anche la città natale di Torquato Tasso. A rendere famosa Sorrento sono stati anche i suoi ospiti illustri: Lord Byron, John Keats e Goethe nel periodo del Grand Tour. Enrico Caruso in tempi più recenti, per essere stato interpre-te di “Torna a Surriento”e averla resa celebre in tutto il mondo, è tutt’oggi “onorato” nella suite dell’Excelsior Vit-toria in cui soggiorò, che porta il suo nome e nella quale sono esposti i cimeli che lo ricordano. È in questo posto che Lucio Dalla scrisse la sua “Caruso” ed è per questa canzone che egli è diventato cittadino onorario della città. Meritano una visita anche: il Museo Correale, inaugurato nel 1924, con una collezione privata che comprende, tra le altre, una sezione dedicata alle arti pittoriche e decorative napoletane dal ‘500 all’800, una dedicata alla tarsia sorrentina e un’altra all’archelogia.

La Pasqua a SorrentoDurante la Setti-mana Santa, gli eventi tradizionali più coinvolgenti sono le proces-sioni penitenziali degli Incappuc-ciati e il rito dei Sepolcri che si svolge all’inter-no dei luoghi sacri. Il sepolcro è un’apparato scenico entro cui viene racchiusa la statua del corpo di Cristo in attesa della Resurrezio-ne.Al fulcro si giunge percorren-do un tappeto di segatura bordato da ciuffi di ger-mogli di grano.

Torquato Tasso

Purtroppo la casa dove nacque Torquato Tasso è franata in mare nal XVII sec., ma i resti dell’antico palazzo sono inglobati nell’Hotel Imperial Tramontano, mentre è ancora in buono stato il palazzo in cui abi-tò Cornelia, sorella del poeta, Casa Sersale, con portale a bugnato e la volta dell’atrio affrescata.

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Dalla pittura del Cinquecento alle ceramiche di Capodimonte.

AgrumetiSorrento è terra

di agrumeti. Non a caso uno dei

prodotti tipici è proprio il Limoncel-

lo. Altro prodotto tipico è il provo-lone dolce, noto

appunto come Bebé di Sorrento.

Vedi il marequanto è bello

Alta e a picco sul mare, la costa delle Penisola Sorrentina

non offre molte spiagge sabbiose ma fiordi a cavità

incuneati nella roccia.

Il Museo Cor-reale di Terra-nova costituisce una testimo-nianza “viva” della cultura

internazionale della Sorrento fine se-colo. Alfredo e Pompeo Correale, conti di Terranova, amanti dell’arte, donaro-no alla città di Sorrento lo splendido edificio settecentesco circondato da un giardino di agrumi con terrazza a pic-co sul mare con tutte le loro collezioni, per farne un Museo aperto al pubblico.Il Museo si articola su tre piani e, va-gando tra le sue 24 stanze, vi sembrerà di tornare indietro nel tempo, immersi nelle atmosfere di un’antica casa patri-zia dove si respira arte e cultura. Sono presenti collezioni di pittura ed arti de-corative napoletane e straniere dal XVI al XIX secolo; raffinati ventagli, vetri, orologi ed una delle più prestigiose collezioni di porcellane del XVIII se-colo, fanno da sfondo alla splendida ar-chitettura dello scalone monumentale e alle grandi finestre attraverso le quali si fissano mutevoli dipinti: gli scorci della costa sorrentina. Il percorso è articola-to per sezioni e seguendo un criterio cronologico: passerete dalla sontuo-sa arte barocca, alle forme leggere ed eleganti del ‘700. Il piano terra ospita due importanti collezioni relative alla storia della nostra penisola: oggetti dalla straordinaria manifattura, realizzati dai maestri della tarsia sorrentina ed un’in-tera sezione archeologica, con resti del periodo greco e romano rinvenuti in Penisola e nell’antica cattedrale di San Renato. Su questo stesso piano potrete ammirare anche una stanza dedicata al poeta Tasso, con le sue preziose opere e la sua maschera funebre.

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Le case dei TassoIn via Vittorio Veneto, che collega piazza Gargiulo a piazza della Vitto-ria, sorgeva la casa dove nel 1944 vide la luce Torqua-to Tasso, autore della Gerusalemme Liberata.Quel che resta dell’antico palazzo di tufo, rovinato dal mare nel corso del XVII secolo, è stato incorporato dall’Hotel ImperialTramontano, nel cui giardino un’iscrizio-ne commemorail poeta.Al n. 11 di via San Nicola si trova Casa Sersale dove abitò Cornelia Tasso, sorella di Torquato.Si narra che nel 1577 il let-terato, in fuga dal castello di Ferrara, si presentò qui in incognito, fingen-dosi un messagge-ro, prima di partire per Roma.

Il primo piano ospita dipinti e arredi sontuosi del XVIII secolo, porcellane orientali ed un’intera sala dedicata ai pittori fiamminghi, è qui che potrete immergervi nei dipinti di Rubens, Van Kassel e Grimmer.Il secondo piano è dedicato alle nature morte del XVII e XVIII secolo e agli splendidi paesaggi della “Scuola di Posillipo”. Su questo piano c’è un’intera sala che ospita gli orologi italiani ed europei del XVIII secolo, in mezzo a queste opere uniche al mondo potrete davvero “viaggiare nel tempo”. Il terzo piano è interamen-te dedicato alle porcellane e maioliche italiane e straniere; pezzi rarissimi realiz-zati da grandi maestri e provenienti da ogni parte del mondo. È qui che si fon-dono stili e colori diversi: le porcellane francesi di Marsiglia con quelle bian-che e blu della Cina, quelle tedesche e quelle inglesi... Il fiore all’occhiello restano le porcellane di Capodimon-te, capolavori di straordinaria bellezza di fronte alle quali ci si può incantare per ore.Nel 2003 il Museo ha aperto alla musica le sue porte. Puntando sullo straordinario connubio tra opere d’arte e musica classica, è stata inaugurata la I edizione de “I Concerti di Mezzogior-no al Museo” (Gennaio - Maggio), che prevede un concerto l’ultima domenica di ogni mese.

Scoprire le magni-fiche case baroc-che che si ergono contro il monte.

1 L’elegante e aristo-cratica Ravello.Sarà un piacere scoprirla.

2 Le maioliche amosaico, le piazze e il Duomo di Amalfi.

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Cinque occasioni da non perdere

Costiera AmalfitanaLa magia è di casa

Assistere ad un concerto di musica classica a Villa Rufolo a Ravello.

4 La Grotta dello Smeraldo, raggiungi-bile da un ascensore o attraverso una scalinata nella roccia, è collegata al mare da un tunnel sottomarino.

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Positano: al calar del solele case si tingono d’incanto.

TradizioniPositano ha una sua moda tipica

fatta di sandali in cuoio e stoffe fio-

rate dai colori viva-cissimi, con le quali

si confezionano i famosi “costumi Positano”. Se ne

trovano nei vicolet-ti che circondano

la spiaggia grande, dove abbondano i piccoli negozietti

tipici.

Per godere Positano davvero bisogna ve-derla dal mare, incastonata tra le rocce appare bella e lontana dal resto del mon-do. È questo carattere isolato che l’ha resa meta di artisti e intellettuali, insieme al fascino dei suoi tramonti e dei suoi pa-norami, nei quali compaiono Li Galli, un tempo proprietà di grandi artisti, ulti-mo dei quali Rudolph Nureyev. Anche Eduardo De Filippo aveva acquistato un isolotto di fronte al paese ma una notte fu svaligiato dai ladri e da allora non vi tornò più; oggi fra gli artisti più celebri che visitano Positano c’è Franco Zeffi-relli, proprietario di villa Tre Ville nella quale ha ospitato personaggi di grande prestigio: Tennessee Williams, Litz Taylor, Laurence Olivier. La storia di questo paese nasce con l’imperatore Tiberio che ogni giorno faceva arrivare da un mulino di Positano farina e pane, per essere certo che non fossero avvelenati. La zona del mulino, restaurato e rimodernato ma an-cor oggi attivo, prende il nome da Arien-zo, il mugnaio che era forse l’ex amante dell’imperatore. Il paese vero e proprio pare si sia sviluppato nell’XI sec. intor-no ad una potente abbazia, della quale oggi resta solo la Chiesa di Santa Maria Assunta. Intorno al XVI sec. divenne un porto fiorentissimo, al quale approdava-no mercanti di tutto il mondo, tanto da fare concorrenza a quello di Amalfi. Da tali ricchezze e scambi deriva il fasto del-le ville barocche aggrappate all’altura che porta al Monte Pertuso. Positano non è infestata dal turismo di massa, forse per questo è rimasta ancora l’atmosfera di quando era terra di artisti e intellettua-li, eppure date le ridotte dimensioni è sempre molto affollata, specie nell’ultimo tratto prima di arrivare alla piazzetta e al mare, dove i negozietti locali vi accolgo-no in un tripudio di stoffe e colori.

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I tre isolotti-scogli chiamati Li Galli, situati davanti Posita-no, furono de-scritti da omero come i luoghi che avrebbero ospitato le sirene ammaliatrici di Ulisse. Il loro culto e la loro origine si perdono nelle leggende, nei miti. Come nel VII libro dell’Eneide, dove Virgilio narra di Télon, signore dei Teléboi e di Capri, unito, ormai vecchio, in ma-trimonio con la ninfa Sebetide. Da questa unione nacque un figlio, Ebalo, che estese il dominio del padre sulle popolazioni stanziate nella zona del fiume Sarno. La tradizione mitologi-

ca sui nomi delle sirene che vissero sugli isolotti è divergente. Thelxiope è l’incantatrice, Pasinoe è la seduttrice, Aglapoe è la voce saudente e ammaliatrice che ha conquistato nei secoli marinai e uomini dedi-ti alla pesca. Il fascino di questi luoghi non lasciò indifferenti neanche il ballerino russo Rudo-lof Nureyev e Luca de Filippo, entrambi ex proprietari degli scogli.

I pescatori

Anticamente i pescatori di Positano avevano stretto un accordo con quelli di Praiano: se un’imbarcazione riusciva a circondare con le sue reti un branco di pesci prima che giun-gessero gli altri pescherecci aveva diritto a tutto il pescato, altrimenti andava diviso con tutti gli altri. Ogni battuta di pesca diventava così una gara con regole rigorose.

L’isolotto di Lì Galli

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Li Galli: l’isolotto della seduzione.

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Ravello: una grandee naturale opera d’arte.

L’origine del nome

Furono gli amal-fitani a dare il

nome a Ravello: in seguito al rifiuto

di affiancare la Repubblica nella

lotta ai Normanni la città fu chiamata

Rebello in senso dispregiativo, ad-

ditandone appunto gli abitanti come

ribelli.

La tradizione ne fa risalire la fondazione al VI secolo, ma si hanno notizie certe di Ravello solo a partire dal IX secolo, quando viene menzionata come posse-dimento amalfitano in occasione degli scontri tra la repubblica e il normanno Guiscardo, quando invece i Ravelle-si vollero appoggiare i Normanni. Per questa fedeltà la città fu premiata diven-tando sede vescovile per volontà di Rug-gero che intercesse presso il Papa Vittore III. Per la resistenza opposta ai Pisani du-rante il sacco di Amalfi, che consentì a Ruggero il Normanno di sconfiggere gli invasori fu duramente punita nel 1137, quando i Pisani la devastarono. Fu al-lora che cominciò il declino di Ravello, in coincidenza con quello di Amalfi, del cui benessere aveva goduto. Risale alla seconda metà del Duecento la bellissima Villa Rufolo, in stile arabo-siculo, che prende il nome da una delle più illustri famiglie di Ravello.Qui Wagner trovò l’ispirazione per il se-condo atto del Parsifal e qui, ogni estate, si tiene il Festival Wagneriano, appunta-mento immancabile per gli appassionati di musica classica. Si gode un magnifico panorama anche da Villa Cimbrone e bisogna assoluta-mente fare visita alla chiesa di Santa Ma-ria a Gradillo, romanica del XII secolo,

luogo in cui avveniva la ce-rimonia con cui si prende-va possesso del ducato; alla Cattedrale di San Pantaleo-ne, eretta nel 1087 per vo-lontà della famiglia Rufolo e cattedra vescovile fino al XIX secolo; alla Chiesa di San Francesco, rifatta nel ‘700 ma con l’originale struttura gotica e il conven-to annesso, fondato da San

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Francesco nel 1222; alla Chiesa di Santa Chiara, con uno splendido pavimento settecentesco in maioliche e il monaste-ro del 1333. Infine fate un salto al Museo del Corallo: fondato nel 1986 raccoglie oggetti in co-rallo e camei dall’epoca romana a oggi.

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Musica, architettura e antiche memorieLe architetture arabo-sicule, il chiostro moresco, la terrazza sul mare e il giardino di piante esotiche di Villa Rufolo sono visitabili da otto-bre a maggio dalle 9:30 alle 18:00; nel periodo da giugno a settembre l’orario viene prolungato fino alle ore 20:00. Il biglietto, che si acquista all’Ingresso, costa 4 euro. La villa, che affascinò nu-merosi misicisti, da Wagner - che qui trasse ispirazione per la musica e la sce-nografia del secondo atto del Parsifal - a Giuseppe Verdi, ospita un festival musicale annuale a cui partecipano le più celebri orcheste e solisti provenien-ti da tutto il mondo. Per informazioni e prenotazioni: Società dei concerti di Ravello, tel. 089 857657.

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Amalfi, l’antica Repubblica Marinara.

La bussolaA testimonianza dell’importanza

della Repubblica Amalfitana sta

la leggenda che attribuisce a Flavio

Gioia di Amalfi l’invenzione della

bussola.

Secondo una leggenda fu fondata da pa-trizi romani che, dopo la morte di Co-stantino, si recavano a Costantinopoliin nave, fecero naufragio nella zona di Policastro e fondarono una città di nome Melphes, l’attuale Melfi, di lì a qualche anno ne fondarono un’altra cui diedero il nome di A-Melphes (la città di quelli che vengono da Melfi).Una grande abilità nello stabilire alleanze con i nemici di ieri contro quelli di oggi le permise per lungo tempo di essere di fatto indipendente, anche se formalmen-te dipendeva da Costantinopoli. Amalfi fu la prima repubblica marinara, poten-tissima aveva colonie in tutto l’impero: Siria, Palestina, Egitto. Fu per circa due secoli la città più ricca della Longobardia, (così veniva chiamata l’Italia all’epoca) e capitolò definitivamente nel 1113 sotto Ruggero II, che la annetté al Regno di Napoli. Quattro anni dopo subì dai ri-vali Pisani un tremendo saccheggio, in seguito furono un maremoto nel 1343 e un’epidemia di peste nel 1348 a segnare la fine degli splendori della repubblica.Amalfi fu la prima ad importare la tecnica araba per la lavorazione della carta. Oggi restano attive una decina delle diciassette cartiere; per chi volesse è visitabile nella Valle dei Mulini il Museo della Carta a Mano, mentre è possibile assistere al pro-cesso della lavorazione presso la Carteria Amatruda. Traccia del passato glorioso di Amalfi sono anche le rovine dell’Arsena-le, unico esemplare medievale visitabile,dove venivano costruite le navi note fra i contemporanei per le grandi dimen-sioni che consentivano carichi maggiori. Inotre, testimonianza delle glorie antiche è il Duomo, dedicatao a Sant’Andrea, costruito nel IX secolo e totalmente ricostruito nel 1203 in forme norman-no-arabeggianti. La porta in bronzo ri-

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Le Tavole AmalfitaneGli Amalfitani furono i primi a stilare un codice marittimo: le Tavole Amalfitane furono il primo documento a regolare i rapporti fra arma-tori e marinai e a stabilire norme per la navigazione. Al Museo Civi-co è esposta una trascrizione quattrocentesca dell’originale di epoca normanna, della fine dell’XI secolo.

sale al 1066. La cripta, che conserva le spoglie del santo è del 1253. Le sole strutture che conservano l’impianto originale sono il campanile, ultimato nel 1276, caratte-rizzato da bifore e trifore e il Chiostro del Paradiso, di stile arabeggiante, costruito nel 1266 per ospitare le spoglie dei cittadini illustri. Il 30 settembre si festeggia Sant’Andrea, patrono della città e la statua in argento del Santo (esempio del barocco napoletano) viene portata di corsasulla scalinata del Duomo. I cittadini attendono il mira-colo del Santo: dalla tomba fuoriesce una sostanza oleosa, la manna; in caso contrario si preparano pessimi eventi per la città. Amalfi risplende anche per le bellezze naturali: il mare incantevole e la Grotta dello Smeraldo. Quest’ultima un tem-po era in superficie e per questo vi sono stalattiti e stalag-miti, introvabili in una grotta sottomarina, poi per fenomeni bradisismici sprofondò e la luce filtrata dalle rocce le dona il particolare colore. A Natale i sub depositano nella grotta un bellissimo presepe sottomarino.

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Gli amalfitani vennero a co-noscenza della carta grazie agli scambi con il mondo arabo e ne intrapresero la fabbricazio-ne carpendone i segreti dai mori. Favorita dalla presen-za di numerosi corsi d’acqua e dalla crescente necessità di redigere scritture sia da parte delle Curie vescovili che dai notai, la carta cominciò ben presto a diffondersi. L’arte del fare la carta si diffuse ovunque lungo la costiera, soprattutto dopo che il Concilio di Trento che obbligò tutte le parrocchie a trascrivere gli atti dei sa-cramenti, delle morti e degli eventi religiosi. Dopo i notai e la chiesa, anche le università prima ed i vari uffici del regno poi, richiedevano carta per i loro atti; ben presto la carta di Amalfi, di qualità particolarmente pregiata, si diffuse rapi-damente. Nel XV secolo, la carta di Amalfi raggiunse tale fama che molti autori stranieri pubblicavano le loro opere a Napoli pur di utilizzare tale pregiato prodotto. Attualmen-te in Amalfi sono funzionati due cartiere e, di queste, una produce attivamente la famosa carta (Cartiera Amatruda). Nella Valle dei Mulini esiste un Museo della Carta a mano di Amalfi (visibile dalle 9 alle 13, escluso lunedi e venerdi). E’ costituito da un’antica Cartiera e da una biblioteca con circa 3.000 testi sulle origini della carta.

L’origine del nomeSecondo una

leggenda Ercole era innamorato di una ninfa di nome

Amalfi, ma il suo amore morì e per

commemorarla Er-cole decise di darle sepoltura nel posto

più bello del mondo, cui diede il nome della sua amata.

L’arte della carta.

Le Repubbliche Marinare

Ogni anno le quattro repubbliche marina-re, Amalfi, Pisa, Genova e Venezia si sfi-dano in una gara remiera. Le quattro città ospitano a turno la Regata Storica, che solo nel 1961 si è svolta sul Po, a Torino, per commemorare l’unificazione nazionale.

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Da Maiori a Vietri, uno slalom perfetto.

La costiera

Maiori è la località turistica della costiera amalfitana che vanta il maggiore patrimo-nio ricettivo alberghiero. Ha la forma di un anfiteatro ed una lunga spiaggia di sab-bia finissima. Fu contesa dal Duca di Be-nevento, dai Pisani e in ultimo da Filippo IV che la nominò Città Regia. A testimo-nianza di questo passato vi sono i resti delle antiche mura e i ruderi del Castello di San Nicolò da Toro Plano, della Torre Milo e della Torre dei Saraceni. La chiesa di Santa Maria a Mare fu edificata nel XII secolo ed è caratterizzata dalla cupola maiolicata, sull’altare c’è una scultura lignea della Ma-donna col Bambino che risale al Quattro-cento. Il santuario dedicato a Santa Maria delle Grazie è invece di origine medievale ma fu rifatto in tempi recenti, il campani-le e la facciata sono settecenteschi ma la fonte battesimale e l’acquasantiera sono del Duecento. La cittadina di Minori ha origini più antiche, già i patrizi romani vi soggiornavano spendendovi il tempo de-dicato all’otium. Vi si trova infatti la bel-lissima Villa Romana del I secolo d.C., un complesso archeologico di 2500 mq con splendidi mosaici musivi. Nel medioevo Minori fu sede di un arsenale della Re-pubblica di Amalfi fino al 1039. Agli inizi del secolo vantava una solida tradizione pastaia agevolata dall’abbondanza di ac-qua del torrente Farinola. Vietri ha invece origine etrusca e successivamente subì la dominazione sannitica, lucana e romana. Fin dal Medioevo l’industria più fiorente è quella della ceramica. All’inizio del 1920 un gruppo di ceramisti stranieri si trasferì a Vietri coniugando tradizione e cultura proprie con quelle locali. Meritano una visita la chiesa di San Giovanni Battista del X secolo, che si trova nel punto più alto del centro storico, al cui interno è un polittico cinquecentesco di autore ignoto e il Mu-seo della Ceramica Vietrese.

La Grotta SulfureaA Maiori, per chi desidera fare una gita in barca, c’è la Grotta Sulfurea, ricca di acqua sulfureo-magnesica con proprietà cura-tive riconosciute.

TradizioniAll’interno della chiesa di Santa Maria a mare (Maiori) si celebra il 15 agosto di ogni anno un episodio del 1204, quando alcuni pescatori trovarono in mare una statua della Vergine e parte del carico abbandonati da una nave che tentava di scampare un naufragio.

Il MuseoNazionale.

1 I Templi2 L’anfiteatro.3 4

Cinque occasioni da non perdere

PaestumUna città antica.

Il Comune di Capaccio, una mera-viglia ed una scoperta forse inaspettata.

4 Il Parco Nazionale del Cilento e Valle diDiano che rappresenta uno dei più importanti complessi bio-geografici dell’Italia Meridionale.

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La città del mondo antico.

Paestum sorge nel comune di Capaccio, in provincia di Salerno. Fu fondata nel VII sec. a.C., secondo alcuni da Achei di Sibari, secondo altri da Tessali che già si erano stabiliti nella piana del Sele e ai quali si erano aggiunti esuli da Sibari. Alla fine del V sec. a.C. fu conquistata dai Lu-cani e nel 273 a.C. fu colonia di Roma. Grazie alla fedeltà dimostrata durante le guerre puniche divenne municipio. Con la fine dell’impero fu abbandonata per-ché troppo esposta ad eventuali attacchi e perché la piana del Sele era diventata paludosa e si era diffusa la malaria. Con la dominazione lucana si verificò un sincre-tismo culturale e artistico greco-lucano, che diede luogo ad un’arte unica nel suo genere. Paestum è luogo suggestivo per il suo litorale, ma soprattutto perché è un sito archeologico fra i più importanti al mondo. Gli scavi, iniziati nel XVIII se-colo con i Borbone, hanno portato alla luce la città greco-romana, circondata da mura e con impianto ortogonale di epoca romana che ha inglobato gli edifici gre-ci preesistenti. Più importanti sono i tre templi costruiti con calcare locale e con decorazioni in arenaria, in ottimo stato di conservazione. Sono noti come Basilica, Tempio di Nettuno e Tempio di Cerere, ma in realtà erano dedicati a Era i primi due e ad Atena il terzo. In particolare il Tempio di Nettuno è in perfetto stile do-rico ed è il più luminoso esempio del ge-nere: raffinatissima, l’architettura presenta correzioni prospettiche sia in verticale che in orizzontale. Vi sono poi il Tempio Italico, che fu ultimato in età sillana e la Tomba del Tuffatore, scoperta nel 1968 è l’unico esempio di tomba del V sec. a.C. Nel Museo Nazionale sono esposti i re-perti rinvenuti nel recinto della città, le metope dei templi e i reperti delle necro-poli preistoriche.

L’origine del nome

Il nome greco della città era

Poseidonia. Con la dominazione luca-na fu cambiato in Paiston, poi adat-tato in Paestum in

età romana.

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MLe Sorgenti

Le sorgenti di Capodifiume.

Gli scavi

Gli scavi che riportarono alla luce l’an-tica Paestum divennero una delle tappe obbligate del Grand Tour e di fatto in-fluenzarono tutta l’architettura neoclas-sica, non solo nel vecchio continente ma anche in quello americano.

Alle sorgenti perenni di Capodifiume, immedia-tamente sotto lo sperone del monte di Capaccio, ancora si vedono, al cen-tro del bacino, colonne e strutture che sorgono dall’acqua. La zona è già abitata agli inizi del IX sec. a. C., ma solo nel corso del IV sec. a.C. la peculiarità del luogo, la presenza dell’acqua sorgiva e del fiume favoriscono la nasci-ta di un santuario. I doni votivi e le immagini in terracotta fanno presumere una devozione ad una divinità femminile, legata al ciclo naturale della vita e della natura, forse Per-sefone, figlia di Demetra, protettrice delle messi e sposa di Ade, il re degli Inferi.

La giovane Persefone, secondo la mitologia, simbolo della primave-ra, rapita da Ade e condotta sot-toterra, ritorna ciclicamente sulla terra portando con sé l’abbon-danza dei raccolti e la fecondità nelle nozze. Agli inizi del III sec. a.C., al momento della fondazio-ne della colonia latina di Paestum tutta la zona intorno alle sorgenti del Capodifiume viene abbellita e riorganizzata, con la costruzione di un piccolo tempio in pietra locale, una strada che conduce verso la città e tutta un’altra serie di monumenti e strutture, attual-mente ancora nell’acqua.

Note di viaggio.

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Numeri Utili

Compagnie di NavigazioneAlilauro: 081 7611004Caremar: 081 5513882Medmar: 081 5522838Snav: 081 4285555Linee maritt ime Partenopee: 081 8071812

Autobus, metropolitane e funicolari a NapoliMetronapoli : 800 568866Cumana/Circumflegrea: 081 5513328Circumvesuviana: 081 7722111

Per bloccare la carta di creditoDiner’s Club: 06 3575333American Express: 06 72900347Carta Si (Eurocard e VISA): 02 34980020