GRSS121 MAESTRO DI SEDUZIONE

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Historical romance

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: To Bed A Beauty

© 2008 Anne Bushyhead Traduzione: Maddalena Milani

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special

gennaio 2010

I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379

Periodico mensile n. 121 del 27/1/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

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Non riesco a credere che un gentiluomo possa chiedere a una perfetta sconosciuta di diventare la sua amante senza

esserle nemmeno stato presentato! da Miss Roslyn Loring a Fanny Irwin

Londra, giugno 1817 «Dicono che sia un amante sensazionale.» Incapace di ignorare un commento tanto intrigante, Roslyn Loring lasciò vagare lo sguardo sulla sala da ballo affollata, soffermandolo infine sul gentiluomo alto e snello che era appena entrato. Non aveva mai incontrato di persona l'affascinante, dissoluto Duca di Arden, ma sul suo conto aveva udito innumerevoli aneddoti. Era il tipico ritratto dell'aristo-cratico: i suoi capelli splendevano alla luce dei lampada-ri di cristallo, il suo fisico elegante, dalla postura altez-zosa, era fasciato da un semplice domino nero, l'unica concessione al tema di quella serata in maschera. Non portava la maschera, il che faceva spiccare anco-ra di più i suoi lineamenti decisi. E la sua presenza era ovviamente gradita a tutti, tranne che a Roslyn. Non ap-pena ebbe messo piede nella sala, infatti, fu circondato

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da uno stuolo di bellezze ansiose di contendersi le sue attenzioni. «Che cosa lo rende tanto sensazionale?» volle sapere Roslyn, sentendosi tanto incuriosita quanto infastidita da quell'arrivo inopportuno. La sua amica Fanny Irwin sorrise. «La sua arte amatoria, mia cara. Si dice che sappia far piangere le donne.» Al di sotto della maschera che le copriva il viso, Roslyn inarcò le sopracciglia in un moto di scetticismo. «E perché mai far piangere le donne dovrebbe essere considerata un'arte?» «Piangere di piacere. Arden è unico nella sua capacità di portare le donne all'estasi.» «Non riesco a immaginare come.» Fanny replicò con la risata melodiosa che aveva con-tribuito a renderla la cortigiana più richiesta della città. «Lo spero bene, dato che non avete alcuna esperienza carnale. Ma non capita spesso che un uomo si preoccupi di soddisfare la propria amante, o che pensi al suo pia-cere prima che al proprio. Dunque chiunque abbia la fortuna di incontrare un tale uomo farà bene a tenerselo ben stretto.» Roslyn socchiuse gli occhi con aria meditabonda. Quella sera era lì appunto per acquisire un minimo di esperienza in materia, eppure non aveva alcuna voglia di intraprendere la propria istruzione con il duca. Arden, infatti, era un caro amico del suo tutore, il Conte di Danvers, che si era fidanzato di recente con la sorella maggiore di Roslyn, Arabella. A dire il vero lei non vo-leva nemmeno che il duca la vedesse, dato che si trova-vano a un ballo frequentato in gran parte da donne di fa-cili costumi. In teoria il loro incontro ufficiale sarebbe dovuto avvenire di lì a due settimane, al matrimonio di

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Arabella e Marcus, e in tale occasione sarebbe stato al-quanto disdicevole se Arden si fosse ricordato di averla già vista a un festino di prostitute. Senza dubbio Sua Grazia avrebbe disapprovato quella sua ardita incursione nel regno della dissolutezza. Secondo Arabella, il Duca di Arden criticava aspra-mente il suo fidanzamento con Marcus, rifiutandosi di credere che il suo vecchio amico avesse potuto perdere la testa per la maggiore delle sorelle Loring così in fretta e così irrimediabilmente. Trovandosi ora a osservare il duca, Roslyn non stentò a immaginarselo nel ruolo del cinico. I suoi lineamenti scolpiti erano indubbiamente attraenti, ma induriti da u-n'espressione orgogliosa, il suo portamento altero sem-brava ribadire quanto si sentisse superiore a tutti i pre-senti. Pareva proprio che l'arroganza fosse una delle molte prerogative di un duca, rifletté Roslyn. Ma era la sua fama di amante straordinario a stupirla, poiché strideva con il ritratto che Arabella le aveva fatto di lui. Le sue riflessioni vennero interrotte da Fanny. «Non posso dire di conoscere personalmente il duca, voglio che lo sappiate» proseguì l'amica. «Preferisce a-vere una sola amante alla volta. E senza dubbio è pro-prio per questo che è qui stasera. Per scegliere una nuo-va amante.» «Che cosa è successo all'ultima?» le chiese Roslyn, curiosa di apprendere da Fanny quanto più possibile. «Si è macchiata del più grave peccato per una mante-nuta. L'essere possessiva. Un difetto intollerabile per un uomo come Arden, che con le donne ha solo l'imbarazzo della scelta.» In effetti lui aveva tutta l'aria di chi sta esaminando la mercanzia con occhio critico, pensò Roslyn vedendolo

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passare in rassegna l'affollata sala da ballo. Proprio in quell'istante il suo sguardo si posò su di lei, sofferman-dosi con aperto interesse. D'impulso, Roslyn indietreg-giò. A dire il vero il suo istintivo desiderio di nascon-dersi era immotivato: era lì in incognito, con la parte superiore del viso nascosta dalla maschera, mentre i suoi capelli erano coperti da una parrucca incipriata e da un cappellino a tesa larga. Ma la sua singolare, ragguardevole bellezza doveva comunque essere riuscita a colpirlo. Per quanto la scol-latura dell'abito preso in prestito da Fanny fosse profon-da, il suo costume da pastorella era senz'altro castigato rispetto a quelli delle altre donne, perlopiù vestite, anzi, svestite, da dee greche, schiave romane o concubine tur-che. Fanny aveva scelto di impersonare Cleopatra, un ruolo che ben si addiceva ai suoi tratti esotici. Quando Roslyn si accorse che l'attenzione di Arden continuava a indugiare su di lei, il suo cuore assunse un ritmo affannato e irregolare. Perfino a quella distanza avvertiva gli effetti inquietanti di quello sguardo. «Sta guardando proprio me» sussurrò, divisa tra la stizza e l'agitazione. «Non c'è da stupirsene» replicò Fanny in tono diverti-to. «La vostra eleganza e la vostra innocenza non passa-no certo inosservate a un raduno di questo genere. Spic-cate come una raffinata rosa inglese su una bancarella di fiori selvatici.» Roslyn scoccò all'amica un'occhiata risentita. «Sapete bene che non sono in vendita.» «Ma lui non lo sa. Ovviamente Arden pensa che an-che voi siate qui per mettere in mostra la vostra mercan-zia e attirare futuri clienti.» «Non è affatto così» la contraddisse Roslyn a quel punto. «Sono venuta soltanto per osservare come le vo-

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stre... colleghe si comportano con i clienti.» «Dovreste essere lusingata di aver attratto l'attenzione di Sua Grazia» ribatté l'amica, divertendosi alquanto a provocarla. «Santo cielo, non lo sono per niente, Fanny! Anzi, ne sono allarmata. Non posso permettere che Arden scopra chi sono. Tra due settimane me lo troverò davanti in chiesa, al matrimonio. Non desidero dargli la possibilità di allietare il mio tutore con il racconto delle mie scap-patelle notturne. Sarà meglio che vada a nascondermi dietro una di quelle palme in vaso... Oh no! Sta venendo da questa parte!» Indietreggiò di nuovo e scivolò dietro una colonna di marmo. Fanny la raggiunse nel suo nascondiglio. Attra-verso le fenditure della maschera, i suoi occhi luccica-vano di ilarità. «Smettetela di ridere, traditrice!» l'apostrofò Roslyn. «Non è certo la vostra reputazione a essere in gioco!» «No, dato che non ne possiedo più una da anni.» Nel dirlo, l'espressione di Fanny divenne per un attimo seria. «Tanto meglio se Arden non vi interessa affatto, Roslyn. Sarà anche un fantastico amante, ma si dice che sia sen-za cuore. Mentre voi volete un uomo capace di innamo-rarsi, giusto?» «Esatto.» Roslyn sperava in un matrimonio d'amore, mentre era risaputo che gli aristocratici cinici e dissoluti come il duca si sposavano soltanto per dovere. Sporse appena il capo fuori dalla colonna. «Accidenti, sta ancora venendo da questa parte!» Gettò allora un ra-pido sguardo verso la porta alle proprie spalle. «Non posso restare qui. Deve pur esserci un luogo dove io mi possa rifugiare finché non se ne sarà andato.» «Sul retro dell'edificio c'è un corridoio con numerose

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alcove dove di solito si appartano le coppie, ma che a quest'ora saranno vuote, visto che la notte è ancora gio-vane. Perché non vi ritirate lì per un po'? Arden non si trattiene mai a lungo a questo genere di eventi. Verrò a chiamarvi non appena se ne sarà andato.» «Ottima idea» convenne Roslyn girando sui tacchi. «Non correte!» la richiamò Fanny. «Non fareste che stuzzicare il suo istinto d'inseguire la preda!» Costringendosi a rallentare il passo, Roslyn si gettò un'ultima occhiata alle spalle. «Non ho intenzione di di-ventare la preda di nessuno. E se dovesse interpellarvi, vi prego di non tradirmi.» «Non lo farei mai» rispose l'amica con aria vagamen-te offesa. «Dovreste sapere che, nella mia professione, la discrezione è tutto. E ora andate! Se non vi troverà si dimenticherà in fretta di voi. E se dovesse insistere cer-cherò di sviarlo.» «Dovreste mandarlo al diavolo» mormorò Roslyn al-lontanandosi, seccata di veder andare all'aria i propri piani per colpa di quel guastafeste di Arden. Era venuta a imparare i segreti per suscitare l'interesse di un uomo, e non ci sarebbe certo riuscita restandosene nascosta per tutta la serata! Tenendo il capo chino per passare quanto più possibi-le inosservata, si fece largo tra la folla e uscì dalla porta sul retro, trovandosi in un corridoio semibuio. Quando i suoi occhi si furono abituati all'oscurità, si diresse verso un altro corridoio, una specie di galleria ancor peggio illuminata che percorreva l'edificio in tutta la sua ampiezza. Dato che si trattava di una festa di cortigiane, non c'e-ra da stupirsi che, a parte la sala da ballo, ogni altro spa-zio fosse scarsamente illuminato, al fine di concedere una certa intimità a chiunque desiderasse appartarsi.

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Come le aveva detto Fanny, su entrambi i lati della galleria si aprivano delle alcove, in quel momento vuo-te. Scivolò nell'ultima alla sua sinistra, poi chiuse i pe-santi tendoni di velluto che la delimitavano. Sulla parete alle sue spalle c'era una portafinestra da cui la luce della luna entrava a rischiarare l'interno dell'alcova. Troppo inquieta per restarsene seduta, Roslyn ignorò una chaise-longue dall'aria alquanto confortevole e andò ad aprire la finestra. L'aria di quella notte di giugno era fresca e umida in confronto al calore oppressivo e saturo di odori che regnava nella sala da ballo. Con un sospiro di rassegnazione, Roslyn uscì sul balconcino, accingen-dosi ad aspettare finché il duca non avesse rinunciato a darle la caccia. «Che vada al diavolo!» imprecò tra sé. «Perché è do-vuto arrivare proprio quando la festa iniziava a diventa-re interessante?» Aveva nutrito grandi speranze per quella serata. Fino a quel momento non aveva mai frequentato ritrovi di dubbia moralità, e ciò che aveva scoperto l'aveva lascia-ta affascinata e incuriosita al contempo. A dire il vero, per gli ultimi quattro anni e fino a po-che settimane prima, Roslyn non aveva frequentato al-cun genere di ritrovo, preferendo la quiete della dimora di campagna nei pressi di Chiswick dove aveva abitato con le sue sorelle e uno zio acquisito, il precedente Con-te di Danvers. Costui le aveva accolte di malavoglia in casa propria quando i loro genitori le avevano lasciate sole ad affondare nelle paludi dello scandalo. Quattro anni prima, infatti, la loro madre era fuggita sul Continente con il proprio amante e poco dopo il loro debosciato padre aveva perso al gioco l'intero patrimo-nio familiare per poi restare ucciso in un duello. Lo scandalo era stato enorme, e aveva gravemente

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compromesso ogni speranza che le sorelle Loring potes-sero mai concludere un matrimonio decente. Le tre giovani avevano sopportato a testa alta le av-versità, non ultime la povertà e l'esclusione da tutti i cir-coli dabbene. Avevano addirittura trovato un modo di mantenersi, così da non dover più dipendere dalla svo-gliata carità dello zio. Con il sostegno di una ricca bene-fattrice avevano aperto una scuola per insegnare alle fi-glie di ricchi mercanti come muoversi in società, e poter così competere ad armi pari con le figlie della nobiltà nella lotta per accaparrarsi un marito titolato. Delle tre sorelle, Roslyn era stata quella che aveva sofferto di più alla prospettiva di non potersi sposare. Lei era l'unica che aveva continuato a sognare un ma-trimonio d'amore allietato da numerosi figli. Per quanto il suo lignaggio e le sue maniere fossero impeccabili, il fatto di non avere una dote e di essere macchiata dalla scandalosa condotta dei suoi genitori le avevano preclu-so a lungo la possibilità di realizzare quel sogno. Paradossalmente, il suo incantevole aspetto le era sta-to più d'intralcio che di vantaggio. Roslyn era considera-ta da tutti la più bella delle sorelle Loring, un titolo di cui non andava affatto fiera. Il suo viso dai lineamenti perfetti, insieme a un fisico sottile, le conferivano un'in-gannevole aria di fragilità. Quell'aspetto vulnerabile, in-sieme all'aura di scandalo che la circondava e all'assen-za di una figura maschile di spicco che sapesse proteg-gerla, l'aveva resa oggetto delle sgradite avances di una folta schiera di libertini e di canaglie. Le umilianti pro-poste che costoro le avevano presentato avevano avuto ben poco a che fare con il matrimonio, e molto più con la perversione. Il solo ricordarsene le diede i brividi. Stringendo i denti, Roslyn si avvicinò alla balaustra

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che delimitava il balcone, sporgendosi a guardare la via deserta al di sotto. Non si sarebbe mai accontentata del ruolo di amante, si disse. Né si sarebbe mai sposata se non per amore. Ed è per questo che hai deciso di assumere il control-lo del tuo destino e trovare un marito che condivida i tuoi valori, aggiunse tra sé. Per sua fortuna, tale destino era giunto di recente in suo soccorso. Alcuni mesi prima, infatti, il loro tacca-gno zio era passato a miglior vita. Marcus Pierce aveva ereditato il contado di Danvers, e con esso il ruolo di tu-tore delle sorelle Loring. Per nulla entusiasta all'idea di doversi far carico di tre zitelle, Marcus si era inizial-mente dichiarato deciso a trovare a tutte un marito, il che aveva scatenato una lotta senza quartiere tra lui e Arabella, che si era battuta per conquistare l'indipenden-za dalla sua tutela. L'esito della battaglia era stato il più inaspettato possibile, dato che Marcus e Arabella ave-vano finito per innamorarsi perdutamente. Roslyn era felicissima per la sorella maggiore... e an-cor più lieta del fatto che Marcus avesse acconsentito a rendere le tre sorelle indipendenti dal punto di vista le-gale ed economico, e dunque padrone di decidere del proprio futuro. E Roslyn sapeva esattamente quale tipo di futuro de-siderava per sé, anche se non era altrettanto certa di co-me poterlo attuare. Proprio per quel motivo era ricorsa ai consigli esperti di Fanny Irwin, un'amica d'infanzia di nascita rispettabile quanto quella delle sorelle Loring, ma che a sedici anni era fuggita di casa per diventare u-na cortigiana. Quando Roslyn aveva affrontato l'argomento per la prima volta, la settimana precedente, Fanny si era mo-strata perplessa.

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«Non avrete intenzione di diventare una cortigiana, Roslyn?» «Nient'affatto.» «Bene, perché io non ho la benché minima intenzione di corrompervi.» Roslyn aveva sorriso. «Non voglio essere corrotta, Fanny. Voglio semplicemente imparare i vostri segreti... e in particolare come far innamorare un uomo.» «E a qual fine?» «Perché spero di concludere presto un matrimonio ri-spettabile. Ma innanzitutto voglio che mio marito mi a-mi. È risaputo che spesso gli uomini si innamorano delle proprie amanti, ma non delle mogli, così ho deciso di studiare gli usi e costumi delle vere esperte in questo campo, per imparare a suscitare l'ardore di un uomo co-me soltanto un'amante può fare.» Fanny l'aveva fissata a lungo prima di scoppiare a ri-dere. «Mi ero dimenticata che avete la mente di una scienziata, mia cara!» «È vero» aveva ammesso Roslyn. «Ma in questo campo non ho la minima idea di come procedere per ac-quisire le doti necessarie a catturare il cuore di un uomo. Voi, invece, siete la miglior cortigiana che io conosca.» «A dire il vero sono l'unica che conoscete!» aveva precisato Fanny ammiccante. «Sì, ma potrei sempre trovare qualcun'altra disposta a insegnarmi.» Fanny aveva abbozzato una smorfia. «Arabella recla-merebbe la mia testa se vi consentissi di rivolgervi a u-n'altra. Avete già un potenziale obiettivo nella ricerca di questo vostro marito ideale?» «Ebbene sì. Si tratta del Conte di Haviland. Lo cono-scete?» Fanny aveva stretto le labbra. «Ho fatto la sua cono-

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scenza. Haviland ha ereditato il titolo solo di recente, insieme a un notevole patrimonio, vero?» «Sì. La sua tenuta di campagna confina con Danvers Hall.» «E sta cercando moglie?» «Così si dice.» «E voi vorreste essere considerata tra le candidate al ruolo di contessa?» Incapace di contrastare un certo rossore, Roslyn ave-va annuito. «Da ciò che ho potuto capire di lui da quan-do lo conosco, Haviland sarebbe un ottimo marito. Sia-mo diventati amici e credo che lui nutra un certo... affet-to per me, che, spero, potrà presto diventare qualcosa di più intenso. Ma temo di non essere capace di conqui-starlo con le mie sole forze.» «Non pensate di chiedere troppo, Roslyn, pretenden-do che Haviland vi sposi per amore? Ci sono molte al-ternative, sapete? Nonostante la storia recente della vo-stra famiglia, siete pur sempre la figlia di un baronetto, oltre che una delle fanciulle più belle del paese. Anche se avete già ventidue anni non potete certo dirvi un caso disperato. E adesso che Lord Danvers ha assegnato sia a voi sia a Lily una generosa rendita, di certo vi ritrovere-te con un discreto numero di corteggiatori, il che vi per-metterebbe di concludere un vantaggioso matrimonio d'interesse.» «No!» aveva replicato Roslyn con una foga davvero inconsueta in lei. «L'ultima cosa che desidero è sposar-mi per interesse. Sapete bene che ne è stato del matri-monio d'interesse dei miei genitori.» Nel ricordarlo, lei non era stata in grado di sopprimere un brivido. I suoi genitori si erano detestati a tal punto da provare piacere nell'infliggersi dolore a vicenda, il che l'aveva sempre riempita d'orrore. «Io voglio il vero, grande amore, Fan-

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ny, e non mi accontenterò di nulla di meno.» Fanny l'aveva fissata con un misto di divertimento e ammirazione. «Vediamo se ho capito bene. Covate una passione segreta per un vostro vicino e volete imparare come farlo innamorare?» «Esattamente» le aveva confermato Roslyn. «E se c'è qualcuna in grado di insegnarmelo, quella siete voi. Mi aiuterete, Fanny?» «Sì... suppongo di sì. Se non altro, sarà divertente. Le vostre sorelle sanno di questo vostro folle piano?» «Non ancora.» Si era confidata soltanto con Fanny. Arabella l'avreb-be capita, ma al momento era troppo presa dai prepara-tivi per le nozze e l'amore per Marcus l'assorbiva ancora di più, facendola spesso estraniare dal resto del mondo. Roslyn non voleva rischiare di turbare quella felicità tanto duramente conquistata. La sua sorella minore era invece tutta un'altra faccen-da, dato che Lilian aveva giurato di non innamorarsi mai e sembrava dare per scontato che anche Roslyn la pen-sasse così. A Roslyn dispiaceva deludere la sorella, ma era deci-sa ad andare avanti per la propria strada. Dopotutto era-no in gioco il suo futuro e la sua felicità, obiettivi troppo importanti per potersi affidare al caso. Proprio per quel motivo aveva deciso di rivolgersi a Fanny e chiedere il suo aiuto. Ma ora l'arrivo imprevisto del Duca di Arden stava mandando all'aria i suoi ben orchestrati piani. Mormorando l'ennesima imprecazione contro di lui, Roslyn si portò la punta delle dita alle tempie, massag-giandole per contrastare un mal di capo incipiente, cau-sato dal peso della parrucca e del cappellino, per non parlare del fatto che la maschera le sfregava contro la

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pelle delle guance irritandola. Perlomeno, ora che era sola, poteva attenuare quel fastidio liberandosi della ma-schera e del cappellino. Sciolse il nastri che tenevano fermo il copricapo e se lo tolse, poi allentò quelli della maschera, abbassandola. Sentendosi accarezzare il viso dalla fresca aria notturna, emise un profondo sospiro di sollievo... ma solo finché una profonda voce maschile non si levò alle sue spalle. «Ecco dove vi eravate nascosta!» Ansimando per la sorpresa, Roslyn si girò di scatto e lasciò cadere il cappello nel riconoscere l'alto, maestoso nobiluomo che le stava dinnanzi. Le sue spalle ampie riempivano mirabilmente il suo costume nero, mentre alla luce della luna i suoi capelli assumevano riflessi ar-gentei. Ripresasi dal colpo, Roslyn armeggiò con fare malde-stro per risistemarsi la maschera sul viso, augurandosi che nel frattempo lui non fosse riuscito a vederla in fac-cia. «Mi avete spaventata...» mormorò mentre cercava di riallacciarsi i nastri della maschera. «Perdonatemi, era l'ultima cosa che desideravo fare... spaventare una bella donna.» Attraverso le fenditure della maschera, lo sguardo di lei si fece sospettoso. Il tono di voce del duca era basso, quasi pigro. Stava tentando di lusingarla, ma senza nem-meno impegnarsi troppo. Forse stava semplicemente re-citando una parte che una qualsiasi cortigiana avrebbe dato per scontata, rivolgendole i complimenti che cre-deva lei si aspettasse di ricevere. Ma non vi era nulla di pigro nell'occhiata che le lasciò scorrere su tutto il corpo. I suoi occhi erano accesi da un interesse intenso, quasi predatorio... e ottennero l'inelut-tabile effetto di farle battere più forte il cuore. «Io sono Arden.»

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«So chi siete, Vostra Grazia» replicò Roslyn seccata. Era Andrew Moncrief, Duca di Arden, Drew per gli a-mici. E lei era dispiaciuta di trovarselo davanti! Nel notare il tono brusco con cui gli si era rivolta, lui inarcò le sopracciglia per lo stupore. «Purtroppo io non so chi siate voi, mia adorabile sconosciuta. Avrei voluto che qualcuno ci presentasse, ma siete fuggita non appe-na vi siete accorta della mia presenza. E anche Fanny si è dileguata, impedendomi di avvicinarla per chiederle il vostro nome.» Incapace di controbattere a quelle accuse, Roslyn ri-mase in silenzio. Quando il duca avanzò di un passo e si chinò per raccogliere il cappellino che lei aveva lasciato cadere, l'istinto la spinse a indietreggiare, ma ciò le fu reso impossibile dal fatto di essere praticamente già ad-dossata alla balaustra. Ormai in trappola, fu costretta a subire l'attento scrutinio di lui. Il duca rimase a fissarla intensamente per diversi istanti, giocherellando coi na-stri del cappellino che teneva ancora tra le sue lunghe, agili dita. Roslyn ricambiò quello sguardo senza riuscire a im-pedirselo. Era troppo buio per poterlo stabilire con cer-tezza, ma le parve che lui avesse gli occhi verdi. Un verde profondo e brillante. E, visto da vicino, il suo viso dai tratti nobili e ben modellati era ancora più attraente. Prima ancora che Roslyn riuscisse a riordinare i pen-sieri, lui prese la parola: «Le mie congratulazioni, dol-cezza. Il vostro trucco ha funzionato». «Il mio trucco?» ripeté confusa. «Speravate che vi avrei seguito fin qui, e così è stato. Mi avete incuriosito abbastanza da spingermi a farlo.» Dunque pensava che lei l'avesse deliberatamente at-tratto in quell'angolo appartato? «Non è stato un trucco, Vostra Grazia. La sala da ballo era troppo calda e sono

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venuta qui per trovare un minimo di sollievo.» L'angolo della bocca di lui si increspò in una smorfia sardonica. «E guarda caso avete scelto un luogo perfetto per svolgere uno dei vostri... servizi» osservò, indicando con il capo la chaise-longue alle loro spalle. Prima che lei potesse protestare, continuò: «Dovete essere nuova, in città. Altrimenti mi ricorderei sicuramente di avervi già vista». Roslyn si impose di soffocare un moto di disappunto. Non le restava che sperare che la sua memoria non si ri-velasse poi così acuta quando l'avrebbe rivista alle noz-ze, di lì a quindici giorni. «Sì, sono arrivata a Londra da poco. Ma vi garantisco di non avervi attirato qui per of-frirvi i miei servigi.» Né aveva la minima intenzione di prolungare quell'in-contro più di quanto non fosse già durato. Mormorando un educato grazie, gli tolse di mano il cappellino e cercò di passargli accanto. Il duca tuttavia le afferrò il polso. «Si potrebbe quasi dire che vogliate evitarmi.» «Si potrebbe dire, sì.» «Perché?» Alla sua voce erano sottesi stupore e curio-sità genuini. «Non mi piace il modo in cui mi state guardando, come se fossi una merce in vendita.» «Vi chiedo perdono.» Le labbra di lui si incurvarono in un lento, sensuale sorriso. «Vi assicuro che non vi ve-do affatto come una merce.» Era impossibile restare insensibile di fronte a un sor-riso così accattivante, e tutt'a un tratto Roslyn capì per-ché Arden fosse sempre assediato dalle donne. «Allora vi prego di scusarmi» disse con voce tremante. Fissò un'occhiata eloquente sulla salda presa che lui esercitava ancora sul suo polso, ma nonostante ciò il du-

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ca non la lasciò andare. «Siete già impegnata?» le chiese Arden. Lei sbatté le palpebre. «Impegnata?» «Avete già un... benefattore?» In pratica le stava dando della prostituta, pensò Ro-slyn, tentata di rispondergli di sì tanto per toglierselo di torno. Poi però si rese conto che avrebbe dovuto inven-tarsi il nome di un cliente inesistente, e probabilmente Arden si sarebbe accorto che gli stava mentendo. «No, non ce l'ho.» «Allora perché non mi dite semplicemente il vostro prezzo? Non mi piace contrattare.» Lei lo fissò allibita. «Mi state chiedendo di diventare la vostra amante?» Il sorriso di lui si ammorbidì. «A meno che non ab-biate una controproposta... Sì, mia cara, vi sto chieden-do di diventare la mia amante.» Roslyn rimase assai poco elegantemente a bocca a-perta. Era sconvolta all'idea che lui potesse offrire un simile incarico a una perfetta sconosciuta. «Ci siamo appena incontrati, Vostra Grazia. Non sapete nulla di me.» «Ne so abbastanza da trovarvi adorabile e desiderabi-le. Che altro serve?» «Per quanto ne sapete potrei essere un'odiosa arpia.» «Sono pronto a correre il rischio. Mille sterline per un anno della vostra piacevole compagnia. La metà se do-vessimo decidere di andare ognuno per la propria strada prima di tale termine.» Vedendo che Roslyn continuava a fissarlo a bocca aperta, lui inclinò il capo poi annuì rapidamente, come se fosse appena giunto a una decisione tra sé e sé. «E va bene, duemila sterline. E ovviamente io mi farò carico di tutte le vostre spese. Una casa, una carrozza,

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più una somma fissa per gli abiti e i gioielli.» Roslyn non poté soffocare un moto di ilarità. Le pare-va una somma davvero spropositata da offrire senza a-ver nemmeno verificato se ne valesse la pena. Sapeva però che Fanny guadagnava molto di più. «Come potete sapere che io valgo tutto quel denaro?» Un sorriso furbesco gli illuminò lo sguardo mentre scrollava le spalle con aria noncurante. «La vostra bel-lezza è tale da superare ogni mia perplessità. Tutto il re-sto potrò insegnarvelo io.» Il divertimento svanì di colpo, sostituito dalla rabbia. Senza volerlo, lui aveva appena toccato un nervo sco-perto. Sapersi desiderata e apprezzata soltanto per la sua bellezza era per lei una fonte di fastidio e di insicurezza. Poi però pensò che era ridicolo risentirsi per quell'as-surda proposta, dato che era stata proprio lei a presen-tarsi al ballo nelle vesti di una cortigiana. D'altra parte le offensive offerte ricevute in passato l'avevano mortificata a tal punto da privarla di qualsiasi obiettività di giudizio. «Credo che la risposta adeguata sia quella di ringra-ziarvi per la vostra generosa offerta, Vostra Grazia» ri-spose Roslyn in tono freddo, liberando il polso dalla presa, «... che però purtroppo devo rifiutare.» Il gelo del suo atteggiamento lo punse sul vivo, la-sciandolo di stucco. «So che è d'uso comune, tra voi, fingersi riluttanti per far crescere il prezzo, ma sappiate che non approvo la finta modestia.» «Non sto cercando di fare la finta modesta, né ritengo di avere un prezzo. Non desidero avervi come amante... nonostante la vostra ottima reputazione.» Lo sguardo di lui si assottigliò per il sospetto. «Fanny vi ha forse detto qualcosa, per indurvi a temermi?» «No.»

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«Se volete una dimostrazione pratica delle mie capa-cità sarò lieto di offrirvela.» «Non voglio dimostrazioni. Non metto minimamente in dubbio le vostre doti.» «Allora forse dovremmo verificare le vostre doti.» Senza darle nemmeno il tempo di riprendere fiato, lui si avvicinò e le prese il viso tra le mani. «Baciatemi, teso-ro, e mostratemi quanto valete.» Quel gesto sfrontato la colse del tutto impreparata. Roslyn si irrigidì, incapace di reagire mentre il duca chi-nava il capo e le catturava le labbra. Fu un bacio sconvolgente, non solo perché inatteso, ma ancor più per gli effetti che ebbe sul suo corpo. Le labbra di lui si muovevano sulle sue esplorandole in un modo sensuale e tenero al tempo stesso, ma soprattutto tremendamente eccitante. Era già stata baciata prima d'ora, ma non aveva mai provato nulla di simile. La sua pelle parve incendiarsi, come se si fosse di colpo trovata troppo vicina a una fiamma. Poi le labbra di lui abbandonarono la sua bocca e si spostarono leggere sul contorno della guancia, quindi sull'orecchio, dove indugiarono a lungo. «Avete il sapo-re dell'innocenza» le sussurrò con voce roca. «La vostra messinscena è intrigante, ma del tutto inutile.» «Non... non è una messinscena...» farfugliò Roslyn. «Non ho alcuna esperienza.» Lui si ritrasse per guardarla negli occhi con aria scet-tica. «Preferisco che siate onesta.» Roslyn si stizzì. «Non mi credete?» gli domandò co-me a sfidarlo. Con la punta delle dita lui le tracciò il contorno delle labbra, appena sotto alla maschera. «Diciamo che potre-ste cercare di convincermi. Venite qui, dolcissima...»

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Si sporse di nuovo a baciarla, questa volta con più ar-dore. Preoccupata non poco dal modo in cui il suo corpo stava reagendo, Roslyn tentò di arretrare, ma Arden l'at-tirò con forza a sé, permettendole di avvertire quanto fosse eccitato. Sopraffatta dalla sua impetuosa sensualità, Roslyn e-mise un tenue mugolio di protesta, stentando a capaci-tarsi che il semplice tocco di un uomo potesse ridurla in quello stato. Quando infine lui interruppe il bacio, lo fissò con sguardo velato di desiderio. Lui sorrise. «Ammetto che non molte donne hanno saputo scatenare in me una simile reazione. Ed è lo stes-so per voi, mia bellissima, non negatelo.» Era vero. In vita sua non aveva mai provato niente di simile, l'esplosione di un'attrazione reciproca, simile alla scarica di un lampo. Un caldo soffocante e un desiderio implacabile. Ma non l'avrebbe mai ammesso davanti a lui. Lottando per recuperare una parvenza di compostez-za, Roslyn si schiarì la gola. «Davvero?» riuscì poi a di-re con una risata gelida. «La vostra arroganza è scon-volgente, Vostra Grazia.» Ovviamente non era quella la risposta che lui si aspettava, e Roslyn ne approfittò per rincarare la dose. «E anche la vostra vanità è alquanto smisurata se vi illudete che io non aspetti altro se non saltare nel vostro letto.» Il lento, fascinoso sorriso che lui le rivolse era del tut-to disarmante, talmente sensuale che avrebbe saputo tentare perfino una santa. «Non ci serve il letto. Possia-mo accontentarci della chaise-longue qui dietro di noi.» Indicò l'alcova. «E al contempo possiamo ovviare alla nostra scarsa conoscenza reciproca.» «Non ho alcuna voglia di conoscervi meglio.» «Forse potrei farvi cambiare idea.»

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Lui sollevò la mano e tracciò un percorso a dir poco rovente dall'incavo della gola di Roslyn fino a quello dei suoi seni, messi in risalto dalla scollatura del costume da pastorella. «Vostra Grazia...» iniziò a protestare lei, ma il bacio che seguì la lasciò senza parole, reclamando la sua boc-ca con dolce bramosia. Quando lui posò la mano sul suo seno, la sconfinata audacia di quel gesto la lasciò impie-trita. Sotto al vestito non portava il corsetto, quindi, at-traverso un solo sottile strato di stoffa, la pressione delle sue carezze era ancora più intensa. I sensi di Roslyn caddero in balia di un'incontenibile eccitazione, mentre un fuoco inestinguibile si diffonde-va dalla mano che le stringeva il seno e dalle labbra che continuavano a ingaggiare le sue in un dolce duello. Sempre tenendola avvinta in quel bacio, lui lasciò correre le dita sulla pelle dei suoi seni, poi le tuffò nel-l'incavo che li separava. Infine gli bastò tirare legger-mente il corpetto dell'abito verso il basso perché i seni di Roslyn si riversassero fuori dalla scollatura. Sentendo il freddo della notte accarezzare le sue carni scoperte, Roslyn ansimò, ma non riuscì a emettere una sola parola di rimprovero, nemmeno quando il duca smise di baciarla e si ritrasse. Con occhi oscurati dal desiderio, lui ammirò la sua nudità, soffermandosi a lungo sui suoi seni inturgiditi dal freddo e dall'eccitazione. Quasi del tutto senza fiato, Roslyn fu incapace di pro-testare anche quando il duca iniziò a tracciare piccoli cerchi sui suoi capezzoli con il pollice, facendoli intur-gidire sempre più. Un basso gemito le scaturì dalla gola mentre il cappellino le sfuggiva dalle mani, di colpo molli e deboli come quelle di una bambola di pezza, per cadere silenziosamente a terra.

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Apprezzando l'intensità della sua reazione, lui le prese entrambi i seni nelle mani e ne tormentò i capezzoli con il suo abile tocco, ora pizzicandoli ora accarezzandoli. Ancora incapace di muoversi, Roslyn riuscì solo a trarre un respiro spezzato. Quelle mani magiche sapeva-no esattamente come eccitarla, torturarla e arrecarle un sublime piacere. «Vostra Grazia...» riuscì finalmente a protestare. «Shh... lasciatevi amare.» Cercò inutilmente di resistere ancora, ma il braccio di lui l'avvolse, stringendola ancora di più, imprigionando-la. Facendola inarcare un po' all'indietro, lui posò la bocca sulla rosea punta del suo seno. La sensazione che ne scaturì fu del tutto imprevista, travolgente. Se già prima le tremavano le ginocchia, a quel punto cedettero del tutto, ma per fortuna il duca era pronto a sostenerla, senza per questo smettere di suc-chiarle il capezzolo. Ormai impotente, Roslyn chiuse gli occhi e si abban-donò al torrente di sensazioni che scorreva impetuoso in lei. Quelle labbra spietate non le davano tregua, quella lingua la tormentava senza pietà, come per costringerla a reagire, riportando alla vita il suo corpo, fino a quel momento ignaro della semplice esistenza di simili sen-sazioni. Non era mai stata baciata così, né toccata con tanta scandalosa audacia. Approfittando sempre di più del suo abbandono, Ar-den le infilò un ginocchio tra le gambe, costringendola ad aprirle. Sentire quella coscia possente sfregare contro la sua delicata femminilità le strinse un nodo allo sto-maco, e poco dopo Roslyn avvertì l'erezione di lui pre-merle prepotentemente contro l'addome. Le girava la testa come se qualcuno le avesse fatto be-re di nascosto una droga, proibita ma dolcissima, capace

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di dissolvere ogni sua forza e di scioglierle le membra. Quando Arden smise di colpo di elargirle quelle pec-caminose attenzioni, Roslyn soffocò a stento un grido di delusione, e quando anche la bocca abbandonò il suo seno, aprì gli occhi, ritrovandosi scostumatamente av-vinta a lui. Sentì di nuovo la fresca aria della notte lambirle i se-ni, poi la raggiunse la voce bassa e roca di lui. «Potrei farvi provare un piacere indimenticabile.» Non stentava a credergli. Infine lui sollevò lo sguardo dal suo petto e i loro occhi si incontrarono. Quelli del duca luccicavano trionfanti. Quello sguardo virile, possessivo, riattizzò in lei il de-siderio che aveva appena ricominciato a placarsi e do-vette imporsi un sommo sforzo di autocontrollo per non gettarsi spudoratamente tra le sue braccia, e invece re-spingerlo premendogli le mani sul petto. Era confusa, disorientata, incapace di pensare in mo-do coerente, eppure riuscì a infondere una nota di di-sprezzo nella propria voce nel rispondergli: «Temo che la vostra proposta non sia riuscita a tentarmi. Se deside-rassi un protettore, potrei aspirare a qualcosa di meglio che a un ricco, arrogante lord convinto che gli basti schioccare le dita perché tutte le donne cadano ai suoi piedi». Quel commento sprezzante ottenne l'effetto desidera-to, ossia che lui la lasciasse andare del tutto. Roslyn ne approfittò per indietreggiare e tentare di rendersi presentabile. Sollevando con mani tremanti il corpetto dell'abito per coprirsi i seni ancora palpitanti, riuscì addirittura a imporsi un'espressione di gelido distacco. «Vi prego di credere a quanto vi dico, Vostra Grazia. Non seguitemi mai più.»

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L'aria esterrefatta che gli calò sul viso fu quasi una ri-compensa sufficiente per la brusca interruzione delle sue carezze. Lasciare l'altezzoso Duca di Arden senza parole era pur sempre una vittoria. Tuttavia decise di non sfidare la fortuna e di allonta-narsi il più in fretta possibile. Così si girò e, facendo forza sulle sue povere gambe tremolanti, rientrò nell'al-cova attraverso la portafinestra. Quando lui non la seguì ne fu sollevata. Sgusciando fuori dai tendaggi che chiudevano l'alco-va, attraversò precipitosamente la galleria. Soltanto quando giunse in fondo al corridoio si rese conto di aver lasciato cadere il cappellino. Ma non voleva rischiare di tornare a recuperarlo. Do-veva trovare Fanny e congedarsi da lei, poi tornare subi-to a Danvers Hall. Era pericoloso restare al ballo anche un solo minuto di più. Anzi, aveva commesso un grave errore a venirci in primo luogo. Eppure... Nel raggiungere l'ampio portale che dava sulla sala da ballo si fermò a indugiare. Sentiva ancora su di sé la calda impronta delle mani voraci del duca, la sua bocca insaziabile sulla propria, la sua lingua sui capezzoli. Non avrebbe mai dimenticato i suoi baci, le sue eccitanti carezze... Sei impazzita?, la redarguì una voce interiore. Varcata la soglia della sala da ballo, per un attimo Roslyn rimase abbagliata dalle luci sfavillanti, che in qualche modo la riportarono alla realtà, infondendole un profondo disgusto per se stessa. Era un altro, l'uomo a cui lei aspirava. Non doveva lasciarsi distrarre dal de-precabile Duca di Arden. Eppure non riusciva a non provare una certa delusio-ne all'idea di non poter conoscere in pieno i piaceri di

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cui lui le aveva appena dato un così invitante assaggio. Di certo trascorrere una notte tra le sue braccia sarebbe stata un'esperienza memorabile. Tornando a rimproverarsi per quei pensieri, Roslyn scosse forte il capo per scacciarli. Aveva trascorso gli ultimi quattro anni a scoraggiare le sgradite avances di uomini come il duca e non aveva intenzione di venire meno ai propri principi ora che era così vicina a ottenere ciò che desiderava. Per non parlare del fatto che diven-tare l'amante di Arden anche solo per una notte avrebbe comunque compromesso gravemente le sue possibilità di concludere un buon matrimonio. Quale gentiluomo rispettabile, infatti, avrebbe accettato una sposa non più pura? In quel momento vide Fanny danzare con un cavaliere in armatura. Roslyn si tuffò nella folla inebriata per cer-care di raggiungere l'amica. Non le restava più il minimo dubbio sul fatto che Ar-den fosse un amante straordinario. L'aveva appena im-parato a proprie spese.

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