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Seduzione d’inverno A. McIntyre - C. Featherstone - K. Astor

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A. McIntyre - C. Featherstone - K. Astor

Seduzione d’inverno

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: WINTER'S DESIRE Winter Awakening Midnight Whispers

Lover's Dawn Spice Books

© 2009 Spice Books © 2009 Pamela Johnson

© 2009 Charlotte Featherstone © 2009 Kristina Cook Hort

Traduzioni: Alessandra De Angelis

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony Passion marzo 2010

HARMONY PASSION

ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 28 del 4/3/2010

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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L’amante di tenebra

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Il bacio della luna

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La voce della passione

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Prologo

Irlanda, 1014 Ricordo ancora perfettamente la tua forza e la tua delica-tezza, unite in te in una combinazione unica, potente, af-fascinante, che m'inebriava e che mi aveva avvinto fin dal nostro primo incontro. Eri ferito, ma non gravemente. Il destino volle che pas-sassi per caso davanti al punto in cui avevi trovato riparo allontanandoti dalla strada. Ti presi per mano e ti condus-si al mio sacro altare, il cerchio di pietre dove ti nascosi. Per giorni venni a trovarti, per portarti da mangiare e da bere. Riuscimmo a trovare il modo di superare la barriera della lingua per comunicare senza parole e, ben presto, le tue ferite guarirono grazie alle mie cure. Avremmo dovuto essere nemici, io e te. I nostri popoli si davano battaglia. La guerra infuriava dappertutto intor-no a noi, ma, nel nostro rifugio segreto, non pensavamo ai nostri conflitti. In verità, avevamo ben poco tempo per pensare, di giorno e di notte. L'unica prova concreta che ci ricordava le battaglie a cui avevi partecipato erano le cicatrici che a poco a poco apparivano sulla tua pelle, man mano che le ferite si rimarginavano. La passione non ha bisogno di parole; nei tuoi occhi splendeva un linguaggio che capivo. La nostra era la più divina delle lingue, che trascendeva il tempo e la divisio-ne dei popoli, mentre rendevamo omaggio all'amore su

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quel suolo sacro. Io adoravo il tuo corpo, e tu veneravi il mio tra quelle antiche pietre, sull'altare eretto dagli avi, dove la magia domina i sensi e dona grazia ai fedeli e ai credenti. Il mio corpo accoglieva il tuo mentre sussurravi il mio nome, dolcissimo, sulle tue labbra. Nel nostro nido d'amore, al riparo dagli sguardi indiscreti di chi non a-vrebbe né compreso né, tanto meno, accettato la nostra passione, ci giurammo eterno amore e suggellammo i no-stri voti con la comunione dei corpi, appagando il deside-rio dei sensi e dell'anima. Mi lasciasti spossata, ma soddi-sfatta e felice come deve accadere tra due che si amano. Ero certa che gli dei benedicessero la nostra unione, dal-l'alto. Ma quando la luce dell'alba tinse di vermiglio il cielo, il giorno del solstizio, ti guardai mentre ti vestivi, co-prendo la tua potente virilità con gli abiti dei nemici del mio popolo. I tuoi lunghi capelli d'oro, che prima acca-rezzavo e su cui posavo la guancia nel sonno, ora erano legati da un laccio di cuoio. Ti tesi le braccia, con il cor-po ancora piacevolmente intorpidito dopo la nostra unio-ne, il seno indolenzito, le labbra arrossate dall'impeto del-la tua bocca. Ma fu quando tu scuotesti leggermente la testa che il mio cuore s'infranse. Il dolore mi tolse il respiro. Trovai in qualche modo la forza di chiederti con gli occhi: «Per-ché?». La tua risposta arrestò il corso del sole in un istante co-sì carico di dolore da gelarne i raggi. «Non è destino.» T'infilasti l'elmo che faceva vedere solo i tuoi occhi. Il tuo sguardo chiaro come il cielo resterà impresso nella mia memoria finché vivrò. Avevi ragione, ovviamente. Come può un guerriero nordico essere l'amante di una sacerdotessa druida? Co-me avremmo potuto vivere insieme e abbandonarci al de-siderio che ci soffocava, se per i nostri popoli era pecca-

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to? La nostra passione era destinata a essere appagata so-lo con il favore delle tenebre, per essere soffocata di nuo-vo con i primi raggi di sole, la mattina del solstizio d'in-verno. È nato un nuovo giorno. È arrivato un altro solstizio d'inverno. Non saprei dire quanti ne siano passati esattamente dal nostro ultimo incontro. Ritorno nel mio sacro eremo e mi avvolgo nel mantello che mi protegge. Rabbrividisco, ma sento che già l'alba rosata rinnova il terreno con il suo calore. Per un attimo, le tenebre si squarciano e un raggio di luce penetra l'oscu-rità e illumina il cammino che ci riporterà nel mondo normale, un mondo in cui il fuoco della nostra passione non può sopravvivere. Seguo il sentiero ed esco dal sacro cerchio, sollevando e tendendo il più in alto possibile le braccia verso il sole, mentre la brezza mattutina accarezza le antiche pietre del mio popolo. Ho gli occhi lucidi. Il gelo della bruma mi penetra in gola a ogni respiro, minacciando di soffocarmi. Resisto contro il vento, e intono ad alta voce un canto eterno. Pronuncio le parole della magia senza tempo, per riportarti a me. O speranza rinata, col sole tornata, della notte fuga il gelo. O fuoco splendente dell'alba dormiente, dai cuori togli il velo, d'inverno accendi il desiderio. O luce splendente, prodigio lucente, sulla neve di diamante dalla buia notte per impervie rotte porta il bacio di un amante, d'inverno accendi il desiderio.

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Intono il canto di questo mio incanto Ed il mio uomo richiamo. Perché d'amore pieno riposi sul mio seno E di passione sia schiavo. D'inverno accendi il desiderio.

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L’amante di tenebra

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Galles, 1119 Sabeline Trangugiai una lunga sorsata del vino che mi aveva dato mia cugina. Secondo lei, mi avrebbe calmato i nervi. «Principessa Sabeline...» mormorai con aria sognante, mentre fantasticavo sul titolo che avrei riacquistato dopo le nozze. Infatti non ero più principessa sotto il dominio inglese, nonostante fossi ancora tale per i sudditi della provincia di mio padre. Nelle province gallesi c'era un certo fermento, e la preoccupazione per le agitazioni in quella zona aveva re-so necessario un accordo tra mio padre e il re d'Inghilter-ra. Il mio matrimonio avrebbe rafforzato l'alleanza tra gallesi e inglesi. Anche se mio padre aveva ceduto il principato al re inglese, manteneva la sua autorità sulla provincia e aveva ricevuto il titolo di barone mettendosi sotto la protezione del re. Bevvi un altro sorso mentre un uomo dalle spalle così larghe che quasi non passava dalla porta entrò nella stan-za e diede a mia cugina un bacio appassionato. Mia cugina Margaret era venuta a trovarmi in occasio-ne delle mie nozze imminenti, che si sarebbero celebrate al solstizio d'inverno, una ricorrenza cara al nostro popo-lo. In previsione dell'intimità che avrei avuto con il mio

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futuro marito, Lord Benedict, Margaret aveva deciso che avevo bisogno di essere istruita sui rapporti tra uomini e donne. Aveva due anni più di me ed era sempre stata una specie di sorella maggiore. Mi aveva insegnato tante co-se, crescendo, per cui non mi era parsa strana la sua pro-posta. Tuttavia, essendo vergine, avevo una certa apprensione al riguardo. Margaret mi strizzò l'occhio e condusse l'uomo verso il letto. Era una delle guardie del castello di mio padre, e aveva un'intesa con mia cugina. Lei gli por-se due lunghe strisce di stoffa e, affascinata, lo osservai mentre ne legava un'estremità a ognuna delle colonnine del letto mentre Margaret si spogliava, poi le legò i polsi alla spalliera, allargandole le braccia. I seni sodi e colmi di Margaret si sporsero verso l'alto, con i capezzoli già turgidi per l'eccitazione. Il suo amante era imponente, di altezza e corporatura ragguardevoli. Si fermò ai piedi del letto, si voltò a guardarmi e mi sorrise con aria lasciva, poi si spogliò lentamente fino a restare completamente nudo davanti a noi. Anche se lo spettaco-lo era a esclusivo beneficio di Margaret, fece un certo ef-fetto anche a me. Lui mi fece un cenno e mi guardò con aria interrogati-va, muovendo l'indice per invitarmi a unirmi a loro. Io sollevai la coppa e bevvi per nascondere l'imbarazzo, poi scossi la testa per declinare. Non ero tanto ubriaca da prendere in considerazione un amplesso a tre, anche se il vino mi aveva reso tanto rilassata e audace da osservare la scena rapita e interessata. La guardia scrollò le spalle e rivolse la sua attenzione a mia cugina, che lo aspettava con un sorriso lascivo. Il suo amante era robusto e ben fatto, con capelli corti e un'ombra di barba, cosce tornite come colonne e natiche muscolose. Da dietro era notevole e, quando poggiò un ginocchio sul letto e si mise di profilo, notai che era an-che ben dotato.

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I muscoli possenti delle sue spalle ampie si tesero quando si stese accanto a mia cugina e le accarezzò le co-sce e il seno con le sue manone. Ero così assorta che mi rovesciai addosso qualche goccia di vino quando sollevai la coppa alle labbra, e mi affrettai a posarla, con mano tremante. Il gemito estatico di Margaret riportò la mia attenzione verso il letto, dove lei si contorceva avvinghiata al suo amante. «Sicura di non voler partecipare, Sabeline?» mi chiese, ansante. Non attese la mia risposta, perché le carezze dell'uomo al suo fiore aperto, esposto in tutta la sua intimità, la fece-ro sussultare e sospirare. Margaret tirò i lacci che la trattenevano, protendendosi verso il suo amante per baciarlo con passione. Lui la sbat-té di nuovo con la schiena sul letto e le si mise sopra, strizzandole il seno, poi scivolò verso il basso e piazzò la bocca tra le sue gambe aperte. Margaret gemeva e si ten-deva, rigida, mentre lui la baciava con golosità, come se la sua femminilità fosse un frutto succulento. Alla fine, lui si staccò e risalì sul suo corpo, lasciando una scia di baci, fino a catturarle di nuovo le labbra con le sue. Mentre si accarezzavano, dimenandosi sul letto, si parlavano sommessamente, bisbigliando parole indistinte tra un bacio e l'altro. Anche se non capivo bene quello che si dicevano, osservavo incantata i loro corpi animati da una frenesia febbrile, illuminati dalla luce del fuoco del caminetto. Guardando le loro gambe intrecciate e le loro labbra unite, cercavo di immedesimarmi e mi chie-devo come mi sarei comportata se mi fossi trovata in quella situazione con Lord Benedict. Che cosa gli avrei sussurrato? Sarei stata all'altezza? «Dimmi che cosa vuoi, donna, e ti farò vedere il para-diso» sussurrò l'amante di Margaret, strappandosi dalla sua bocca avida.

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Lei non indugiò in spiegazioni. Spalancò le gambe e lui non perse tempo ad accontentare la sua muta richiesta. La penetrò di colpo e lei gli avvolse i fianchi con le gam-be, intrecciandogli le caviglie dietro la schiena. Lui la teneva saldamente per i fianchi mentre affonda-va in lei con slanci impetuosi e lei si contorceva sotto il suo assalto sempre più frenetico. Io li fissavo rapita, affascinata dall'espressione di su-premo godimento impressa sul volto di mia cugina. Lei socchiuse le sue belle labbra e sospirò, estasiata. Lui si chinò verso di lei, catturando la sua lingua in un gioco stuzzicante. A ogni affondo, le grida e i gemiti di Marga-ret diventavano sempre più forti e si mescolavano con i sospiri della guardia. I capelli chiari di Margaret ondeg-giavano e i suoi riccioli ribelli si allargavano a ventaglio intorno al suo viso, come un'aureola dorata, ogni volta che il capo ricadeva sul letto sotto l'impatto degli affondi del suo amante. «Siete fantastica, milady» disse l'uomo con la sua voce profonda e carezzevole mentre la possedeva. Io ero soggiogata dalla scena e non sarei riuscita a di-stogliere lo sguardo neanche se avessi voluto. Ammetto che, per un fuggevole istante, provai il desiderio di sten-dermi a letto e infilarmi tra loro. «Guarda bene come si fa!» m'intimò mia cugina con il fiato corto, sballottata dall'impeto veemente del suo a-mante. Tenendosi stretta con le mani alle strisce di stoffa che le imprigionavano i polsi, per sorreggersi con il busto staccato dal letto, mi lanciò un'ultima occhiata prima di rovesciare la testa all'indietro, esponendo la gola candida alla guardia mentre emetteva un grido roco nell'attimo dell'estasi suprema. Avvampando per l'eccitazione, vidi l'uomo dare qual-che altro colpo con foga prima di abbattersi su di lei con un grugnito. Avevo la gola secca, malgrado il vino che

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avevo bevuto, ma avvertivo una sensazione di umidità tra le gambe e mi accorsi che stavo stringendo il bracciolo della sedia con tanta forza da avere le nocche bianche. Notai che l'atto amoroso si era concluso senza alcun momento di intimità o tenerezza. L'uomo si alzò dal letto, slegò i polsi di mia cugina e cominciò a rivestirsi. Marga-ret si stese sul letto e si stirò languida, strofinandosi i pol-si mentre fissava con concupiscenza la schiena muscolosa del suo amante e il suo fondoschiena ben modellato. «Provvederò a farvi ricompensare generosamente per i vostri sforzi» sussurrò. Lui si voltò, le sorrise, ci salutò con un abbozzo d'in-chino, come se fosse venuto a consegnare un messaggio, e se ne andò chiudendo la porta. Margaret si alzò dal letto, si rimise la veste e legò in vita la cintura, poi si versò una coppa di vino e si sedette di fronte a me. «Allora, che ne dici, cugina? È stata illuminante la le-zione?» Sollevò la coppa verso di me in un brindisi, quindi bevve un sorso. Io avvampai e distolsi lo sguardo. Il calore che si era diffuso sul mio viso non era dovuto né al vino né alla vi-cinanza con il fuoco. Bevvi un altro sorso per prendere tempo e cercare di riacquistare un certo equilibrio, perché il cuore mi batteva forte, come se fosse sul punto di scoppiarmi in petto. «Sembra molto soddisfacente, cugina» osservai. «Ti ha dato piacere?» Margaret ridacchiò. «Moltissimo. È raro che io non goda durante l'amplesso» osservò con una risatina mali-ziosa. Immaginai la testa di Lord Benedict tra le mie cosce e le sue mani che mi stringevano forte i fianchi, come ave-va fatto la guardia con Margaret. «Fa male l'intrusione del membro maschile?» le chiesi timidamente, per prepa-rarmi meglio a quello che mi aspettava.

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«Un pochino, ma solo la prima volta, però è un fastidio passeggero perché si provano subito sensazioni delizio-se» rispose Margaret con il sorriso di una donna appaga-ta. In effetti, ero un po' invidiosa e non vedevo l'ora di provare le delizie della carne. Avevo solo una preoccupa-zione, che non esitai a esporle. «È vero, cugina, che un uomo preferisce sposare una fanciulla la cui virtù è ancora intatta?» le chiesi, perples-sa. «Senza offesa, ma, se diventassi esperta prima delle nozze, forse Lord Benedict non ne sarebbe contento.» Ammiravo la libertà sessuale di mia cugina, tuttavia non ero sicura di essere adatta a una condotta spregiudi-cata. Volevo compiacere il mio futuro consorte in ogni modo, comunque, perché mi rendevo conto che la felicità della nostra unione avrebbe avuto un'influenza diretta sui rapporti tra mio padre e il re. «Mia povera ingenua cugina!» esclamò Margaret, ri-dendo. «Mi parli di virtù, ma non ti rendi conto che un uomo di alto rango come Lord Benedict preferirebbe una donna esperta, che sa come appagare i suoi desideri car-nali?» Fece un'altra risata, scuotendo la folta chioma dorata. Mia cugina era chiara di carnagione e di capelli e aveva gli occhi azzurri, mentre il mio lignaggio s'innestava nel ceppo irlandese dagli occhi e capelli scuri. Vicine, era-vamo una bella coppia di contrasti, come il giorno e la notte. Ero sicura che molti uomini avevano pensato, ve-dendoci, che sarebbe stato piacevole averci insieme nel proprio letto. «Ti dico solo quello che ho sentito» mi difesi, scrol-lando le spalle. «Cioè che a un uomo piace deflorare lui stesso la propria donna.» «Sei proprio innocente! Nell'atto d'amore contano più il piacere e l'esperienza dell'illibatezza» ribadì Margaret. Io non risposi. Ero ansiosa di ricevere le sue lezioni in

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materia di godimento carnale, ma soprattutto non vedevo l'ora di provare in prima persona quei piaceri che Marga-ret andava tanto decantando. «Dunque è tutto qui?» replicai. «Qualche momento di sfrenata lussuria e poi è tutto finito?» Lei mi guardò con sussiego. «Al piacere si può arrivare in molti modi, sciocchina. L'estasi può durare per ore, se la coppia è esperta e vogliosa.» «Ore?!» esclamai, esterrefatta. Mi dissi che stavo per sottopormi a una dura prova e, per l'ennesima volta, mi chiesi se sarei stata all'altezza. «Credi che piacerò a Lord Benedict?» «Certo, non preoccuparti» mi rassicurò lei. «Con il tempo imparerai che cosa gli piace di più. Non posso in-segnarti tutto» aggiunse con un sorriso materno. «Certo» mormorai io, cercando di nascondere l'ansia perché dubitavo di riuscire a compiacere un uomo, oltre-tutto esperto ed esigente come sicuramente era un nobile del rango di Lord Benedict. Sapevo che alcuni a corte mi consideravano immatura e poco adatta. Ero segretamente molto preoccupata per le mie nozze. In quanto unica figlia vivente del Barone Durwain, avrei ereditato le terre e il piccolo esercito di mio padre, oltre ai possedimenti di mia madre in Irlanda e in Francia, che erano passati a mio padre in dote al momento del loro matrimonio, e sarebbero andati in eredità a suo figlio. Tuttavia la morte di mio fratello alla nascita, seguita da quella di mia madre, mi avevano reso una ricca ereditiera, l'unica erede di tutti i beni paterni. Il corpo di mia madre era ancora caldo nella tomba e già avevo ricevuto diverse proposte di matrimonio, ma conobbi il mio futuro consorte solo quando venni convo-cata alla corte del re inglese. Mi rendevo conto che nel mio paese, tra le tribù gallesi e il governo inglese, inter-correvano relazioni piuttosto tese, ma l'alleanza con un nobile di origini normanne come Lord Benedict avrebbe

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permesso all'Inghilterra di rafforzare i confini. La prima impressione che avevo avuto del mio pro-messo sposo non era entusiasmante, ma mi ero convinta che la mia delusione fosse dovuta al fatto che eravamo entrambi giovanissimi. Negli ultimi tre anni avevo notato con piacere che le sue lettere diventavano sempre più in-tense e sentite, e le rileggevo fantasticando sull'uomo ap-passionato e virile che mi aveva trasmesso tanto affetto per lettera, molto diverso da quello tiepido e distante che avevo conosciuto a corte quell'estate. Mi alzai per prendere la sua ultima lettera per leggerla a Margaret e chiederle un parere. La tirai fuori dalla sca-tola di legno in cui custodivo tutte le sue missive, mentre Margaret addentava un frutto preso dalla ciotola al centro del tavolo, omaggio del re. Il sovrano non avrebbe pre-senziato alla cerimonia, ma si sarebbe fatto rappresentare come testimone da un valoroso cavaliere di sua fiducia, perché in quel periodo per lui sarebbe stato troppo perico-loso uscire dai confini dell'Inghilterra. Secondo la tradi-zione gallese, mio padre aveva chiesto che le nozze fos-sero celebrate al castello di Durwain al solstizio d'inver-no, per esplicita richiesta di mia madre che aveva espres-so sul letto di morte il suo desiderio di vedermi sposata in quell'importante festa, la sua preferita. Slacciai il nastro che legava la pergamena e la svolsi. «Leggi, su» m'incalzò Margaret. «Alla mia futura sposa» cominciai con un sorriso com-piaciuto. «Conto i giorni di battaglia che mi separano da voi, sapendo che l'importanza delle mie vittorie scompare rispetto alla conquista della vostra mano. Sono passati mesi dall'ultima volta in cui ho potuto contemplare il vo-stro bel viso. Vi confesso che la vostra immagine è l'ulti-ma che mi appare davanti agli occhi prima di addormen-tarmi. Mi corico con il vostro volto davanti agli occhi, steso sulla nuda terra gelata. Fisso la volta stellata del cielo e penso a voi. Immaginare di essere disteso al vo-

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stro fianco mi riscalda in queste notti fredde. Aspetto con ansia e trepidazione il momento in cui potrò guardare i vostri occhi incantevoli che mi ricordano il colore delle spezie di terre lontane. Vi porgo i miei omaggi e mi fir-mo, vostro fedele e leale servo, Lord Benedict di Here-ford.» Sfiorai con la punta delle dita il sigillo di ceralacca spezzato. «Che ne dici, cugina? Secondo te, sono le paro-le di un uomo sincero?» Margaret sospirò. «È evidente che è molto colto e poe-tico, ma se il suo cuore sia sincero, questo non saprei dir-lo» commentò, aggrottando le sopracciglia. «Non sembra ansioso di sposarmi?» insistetti, strin-gendo al petto la pergamena. Mia cugina si strinse nelle spalle. «Non ne sono sicura. Credo che un uomo sia più ansioso di arrivare a quello che viene dopo la cerimonia, più che alle nozze in se stesse. Tuttavia ritengo che si possa capire molto dallo sguardo, perciò mi riservo di darti il mio giudizio in pro-posito finché non vedrò il tuo sposo e potrò fissarlo negli occhi.» Fece un sorriso allusivo e aggiunse: «Benché, ti confesso, ci siano altre parti del corpo maschile che mi sembrano più importanti e degne di considerazione...». «Sei veramente birichina!» commentai io, ridacchian-do. «Se tuo padre sapesse di te la metà di quello che so io, a quest'ora saresti già chiusa in convento!» La sua aria languida scomparve in fretta. Margaret mi guardò corrucciata. «Mi stai minacciando, cugina?» «Ma certo che no!» la rassicurai. «Come potrei mandar via l'unica persona che può insegnarmi tutto sugli uomi-ni?» Tranquillizzata, Margaret si versò altro vino. Io mi al-zai, m'infilai la sopravveste e mi avvicinai alla finestra. Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria fresca. Ap-pena sollevai il fermo che chiudeva l'imposta, una violen-ta folata di vento la spalancò, facendo entrare un turbinio di neve.

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«Chiudi!» m'intimò Margaret, accorrendo ad aiutarmi. «Altrimenti Lord Benedict ti troverà morta assiderata al suo arrivo.» Mentre ci sforzavamo di richiudere l'imposta, Margaret guardò sotto e vide due sagome vicine che si dirigevano verso la stalla. «Chi sono?» le chiesi, aguzzando la vista nell'ombra, tra i fiocchi di neve. «Li riconosci?» «L'uomo sì. L'altra persona probabilmente è una sguat-tera.» «L'uomo è il tuo amante?» «No, non sarebbe così sciocco e avventato da farsi ve-dere mentre si apparta con una servetta.» Guardammo in silenzio le due ombre scomparire nella stalla. Margaret chiuse con forza l'imposta e rimise il fermo. Nonostante le sue parole disinvolte, intuivo che era rimasta turbata da quello che aveva visto, chissà per-ché.

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Seduzione d’invernodi Amanda McIntyre, Charlotte Featherstone, Kristi Astor

Il solstizio d’inverno accende il desiderio, che divampa come un fuoco nel caminetto e consuma i corpi di fiamme ardenti. Tre coppie, legate da un incantesimo celtico che ha le sue radici nell’Irlanda dell’anno Mille e sopravvive nei secoli, troveranno l’appagamento dei sensi e una travolgente passione grazie alla magia di una notte stregata.Sabeline viene iniziata ai segreti dell’eros da un misterioso aman-te notturno che le farà conoscere un piacere intenso e profondo. Sinead non ha mai detto addio al marito David, che ritorna da lei in una notte magica, dove luce e ombra, amore ed eros, vita e morte s’intrecciano tra sussurri ardenti, carezze audaci e gemiti. Aisling, dalla quale ci si aspetta pudore, rossori e timidi sorrisi, non parole di fuoco, fantasie trasgressive e racconti erotici, vivrà la passione che immagina insieme a un amico d’infanzia.

Le parole del desideriodi Megan Hart

Paige DeMarco ha una passione smodata per carta e penna.È inevitabile che sia intrigata da una serie di misteriosi bigliet-tini che trova nella cassetta delle lettere in cui uno sconosciuto intreccia con lei un gioco sottilmente erotico d’istruzioni stuzzi-canti e richieste che le fanno battere forte il cuore. Mentre cerca di capire chi sia il mittente, accetta la sfida e comincia a dare sfogo alle proprie fantasie. Così scopre una nuova Paige, più li-bera e sicura di sé, in grado di ascoltare la voce dei propri de-sideri e che viene proiettata in una spirale di equivoci, misteri e provocazioni. Alla fine dovrà fare una scelta e dare un volto al suo interlocutore, per passare dal piano ideale a quello reale, dall’immaginazione al corpo. Darà ascolto all’istinto, al cuore o al desiderio?

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Strip Clubdi Shayla Black

Mark Sullivan si tuffa nelle notti bollenti di Las Vegas per inca-strare un mafioso con cui ha un conto in sospeso. La sua co-pertura? Lavorare come spogliarellista in un locale notturno per sole donne la cui proprietaria, Nicki, è una seducente bellezza esotica dai penetranti occhi a mandorla e dal corpo mozzafiato.Ben presto Nicki irretisce Mark con il suo fascino e si trova a sua volta conquistata dai muscoli possenti, dalle movenze feline e dal sorriso ammaliatore del suo ultimo acquisto. Ma i due fanno a gara a chi nasconde più segreti. Nella caccia a un pericoloso delinquente, tra colpi di scena ad alto tasso adrenalinico e in-contri piccanti, l’attrazione che divampa tra loro è ancora più incandescente dell’atmosfera torrida dello strip club, più esplosi-va delle armi puntate sulla coppia...

Bionda Samuraidi Jina Bacarr

Siamo alla fine dell’Ottocento, e già si preannunciano sentori di scandalo: a scatenare un vero putiferio sono le memorie di Katie, una fascinosa e spregiudicata signora americana decisa a raccontare ogni dettaglio, dal più elettrizzante al più morboso, della sua vita movimentata da appetiti insaziabili. Poi la scena si sposta in Giappone e non è che l’inizio di un lungo viaggio nei meandri più scabrosi e vibranti dell’erotismo. Ecco l’atteso ritorno della più stuzzicante e provocatoria firma della sensualità. E si tratta di un ritorno di gran classe, perché Jina Bacarr mette in campo, con la consueta maestria che non ha eguali e che ha saputo conquistare milioni di lettori in tutto il mondo, i suoi temi più cari, audaci e suggestivi, le situazioni più scabrose e piccanti venate, però, di romanticismo.

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Questo volume è stato stampato nel febbraio 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A.

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