Orgia Novembre 2008

30
La Carfagna s’in- La Carfagna s’in- La Carfagna s’in- La Carfagna s’in- cazza con la Guz- cazza con la Guz- cazza con la Guz- cazza con la Guz- zanti. Tutti i risvol- zanti. Tutti i risvol- zanti. Tutti i risvol- zanti. Tutti i risvol- ti della vicenda a ti della vicenda a ti della vicenda a ti della vicenda a pagina 11 pagina 11 pagina 11 pagina 11 (nella sezione attualità) Scoprite Change- Scoprite Change- Scoprite Change- Scoprite Change- ling, il nuovo film ling, il nuovo film ling, il nuovo film ling, il nuovo film di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, recensito a pagina recensito a pagina recensito a pagina recensito a pagina 18 18 18 18 (nella sezione Reviews) numero 2 Novembre 2008 0,50 €

description

pagina 11 (nella sezione attualità) numero 2 Novembre 2008 0,50 € Scoprite Change- Scoprite Change- Scoprite Change- Scoprite Change- ling, il nuovo film ling, il nuovo film ling, il nuovo film ling, il nuovo film di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, recensito a pagina recensito a pagina recensito a pagina recensito a pagina 18 18 18

Transcript of Orgia Novembre 2008

Page 1: Orgia Novembre 2008

La Carfagna s’in-La Carfagna s’in-La Carfagna s’in-La Carfagna s’in-cazza con la Guz-cazza con la Guz-cazza con la Guz-cazza con la Guz-zanti. Tutti i risvol-zanti. Tutti i risvol-zanti. Tutti i risvol-zanti. Tutti i risvol-ti della vicenda a ti della vicenda a ti della vicenda a ti della vicenda a pagina 11 pagina 11 pagina 11 pagina 11 (nella sezione attualità)

Scoprite Change-Scoprite Change-Scoprite Change-Scoprite Change-ling, il nuovo film ling, il nuovo film ling, il nuovo film ling, il nuovo film di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, di Clint Eastwood, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, con Angelina Jolie, recensito a pagina recensito a pagina recensito a pagina recensito a pagina 18 18 18 18 (nella sezione Reviews)

numero 2

Novembre

2008

0,50 €

Page 2: Orgia Novembre 2008

Ipse DixitIpse DixitIpse DixitIpse Dixit Gli errori dei professori!Gli errori dei professori!Gli errori dei professori!Gli errori dei professori!

L’urna del lotto 3, accanto alle fotocopiatrici, aspetta L’urna del lotto 3, accanto alle fotocopiatrici, aspetta L’urna del lotto 3, accanto alle fotocopiatrici, aspetta L’urna del lotto 3, accanto alle fotocopiatrici, aspetta gli errori dei vostri professori!gli errori dei vostri professori!gli errori dei vostri professori!gli errori dei vostri professori!

FALATO:FALATO:FALATO:FALATO:

� (durante un'interrogazione di filosofia) Alunno (silenziosamente a una compagna che gli ha mostrato un disegno):- Cos'è? Il tuo sogno erotico? Falato:- Eugenio, stai parlando di donne nude, di eroti-smo...insomma, siamo a scuola...

� (guardando un alunno in camicia e cravatta) Ti faccio innanzitutto i complimenti per il tuo look vittoriano...

� ...avete presente l'Orlando furioso, quando Astolfo deve andare sulla Luna a recuperare il senno di orlando che si è SCIEMUNITO??

ECCHIA:ECCHIA:ECCHIA:ECCHIA:

� Non vi sembra di essere troppo allegri?? Quando si fa chimica bisogna essere tristi!!!

PRECCHIA:PRECCHIA:PRECCHIA:PRECCHIA:

� (parlando del becco Bursen) Aprite poco ma non troppo!!

� Si formano delle bolle nel segno del liquido...

� Perché se io permetto al gas di uscirsene dalla porta...

� (mentre un alunno dispettoso si è coperto la faccia con una sciarpa tranne che per un occhio) Io vi consiglio di chiudergli anche l'altro occhio e di spingerlo giù dalle scale...

� (su un alunno che si distrae) Non è che lui si possa distrarre e tu no...ma non lo posso dire perché poi diven-ta offensivo!

MOSCHETTINI:MOSCHETTINI:MOSCHETTINI:MOSCHETTINI:

� ...e se si continua così, l'ambiente va a puttane...

CHIARINI:CHIARINI:CHIARINI:CHIARINI:

� Vuoi ascoltare invece di andare dritto come un paracar-ro??

� Alunno (dopo aver fatto un passaggio inutile in un'equa-zione) Però si può fare... Chiarini:- nella vita si può fare tutto, anche aprire la finestra e buttarsi giù...

� alunno:- dobbiamo scriverlo? Chiarini:- non so, se me lo vuoi trasmettere telepaticamen-

te...dopo la telepatia, come metodo di trasmissione di nozioni, conosco la scrittura...a meno che tu non voglia mimarmelo...

BERTONI:BERTONI:BERTONI:BERTONI:

� Attaccato alla sbarra c'è un...bagaglio...

� (dopo che alunna dice ad alunno “ma che cazzo vuoi?”) Ha studiato a Oxford la signorina!!

� Si fanno delle ghignate in terza con la fisica...

DI MIRA:DI MIRA:DI MIRA:DI MIRA:

� Chi non si comporta come si deve verrà picchiato...da chi?! Da me!!

AMOROSO:AMOROSO:AMOROSO:AMOROSO:

� La parentesi graffa non IMPICCA L'ORDINE!

BRIGUGLIO:BRIGUGLIO:BRIGUGLIO:BRIGUGLIO:

� L'altro giorno mio figlio non aveva voglia di studiare i poemi cavallereschi (e lo capisco) e suonava il flauto, allora gliel'ho preso e l'ho rincorso per tutta casa...

att

ua

lità

• 04 Il continente dimenticato: la situazione

congolese (Meg 3L) • 05 Fabbrica di Bambini (Fra 4I) • 06 Nyumba Ali (deFe 5D) • 07 Ex-Schiava (Fra 4I) • 08 Abbronzatissimo (Meg 3L) • 09 L’America, così lontana da noi (Jacopo 5M) • 10 We Are The World (Leo 2B) • 11 Guzzanti vs. Carfagna (Mattia 4B) • 12 Colori (ZoSo 4B)

fun

ny

corn

er

• 13 Macchinette’s Poll (Fre & Zana 4I) • 14 L’isola che invece c’è (Ale 3C)

• 16 La Nelligmistica (Nello 5D)

duedueduedue

rev

iew

s e

cult

ura

• 17 Vicky Cristina Barcelona (Ade 2N) • 17 Wall-E (Zana 4I) • 18 Changeling (Leo 2B) • 18 L’eleganza del riccio (Luzza 1N) • 19 Il vangelo secondo Larry (Sanaa 4M) • 19 Brothers & Sisters (Vale 5M) • 20 Music Reviews + Other Noises (deFe 5D) • 21 Cult Movies (Leo 2B) • 22 La domanda del mese (Carola 4M) • 22 La cultura gitana (Sanaa 4M)

spo

rt

• 26 Sports (Zaga 5C) • 27 Virtus-Fortitudo (Zaga 5C+ZoSo 4B)

• 23 Guida di Sopravvivenza per Ignari Primi-

ni (Lucia 3L) • 24 Bon Ton part two (Fra 4I) • 24 Il girone dei golosi (Elena 4M) • 25 In & Out (Drew 4I)

style

• 28 Words • 29 La Finestra sul Cortile (Jacopo 5M) • 30 Eventi + Copernivox

Page 3: Orgia Novembre 2008

tretretretre

Riunione di Orgia!

La prossima riunione

è da prenotare per gli ultimi giorni di trimestre!

La scadenza del prossimo numero è fissata

per 14 dicembre 2008 La nostra email è

orgiaintellettuale @ gmail . com potete inviarci qualsiasi sorta di articolo a

questo indirizzo, anche se non fai parte della redazione fissa, l’importante è partecipare,

no?!

Ehi! Avete tra le mani la copia di novembre di

Orgia Intellettuale! Dunque, ben ritrovati!

Speriamo che questo secondo numero vi

piaccia - intanto, vi comunico che dovreb-

be uscire l’edizione natalizia prima delle

vacanze: il condizionale è dovuto, dato che

il ritardo è diventato la normalità dei nostri

appuntamenti.

Ci sono un paio di novità: innanzitutto de-

dicheremo, da oggi in poi, una consistente

parte delle nostre pagine al continente a-

fricano, tentando di affrontare ogni volta

argomenti diversi, ma sempre spinosi e de-

licati. Se girate pagina appare subito un ar-

ticolo sul conflitto congolese che dal 1996

miete vittime innocenti. Sempre rimanen-

do in temi d’attualità, a pagina 12, invece,

si parla della questione ultras.

Abbiamo indetto il “concorso citazioni”:

disseminate nel giornale ci sono 3 frasi fa-

mose. Inviando alla nostra email i nomi de-

gli illustri personaggi che hanno pronuncia-

to le celebri parole, vincerete un premio,

che è ancora da definire. Nello scorso nu-

mero sono presenti altre due citazioni…

se indovinerete anche quelle ci sarà un ul-

teriore bonus.

Bene, con questo vi ho detto tutto. Saluti

e dateci dentro con gli ultimi compiti in

classe!

deFe

Direttore

Federico de Felice 5D

Vice-direttore

Leonardo Malaguti 2B

Capomastro

Francesco Nelli 5D

In Redazione:In Redazione:In Redazione:In Redazione: Alessia, Ade, Carola, Ceci, Defe, Desi, Drew, Alessia, Ade, Carola, Ceci, Defe, Desi, Drew, Alessia, Ade, Carola, Ceci, Defe, Desi, Drew, Alessia, Ade, Carola, Ceci, Defe, Desi, Drew,

Elena, Elisa, Fra, Fre, Gabba, Gabriela, Jacopo, Leo, Elena, Elisa, Fra, Fre, Gabba, Gabriela, Jacopo, Leo, Elena, Elisa, Fra, Fre, Gabba, Gabriela, Jacopo, Leo, Elena, Elisa, Fra, Fre, Gabba, Gabriela, Jacopo, Leo, Luci, Luzza, Mattia, Meg, Nello, Piccio, Sanaa, Luci, Luzza, Mattia, Meg, Nello, Piccio, Sanaa, Luci, Luzza, Mattia, Meg, Nello, Piccio, Sanaa, Luci, Luzza, Mattia, Meg, Nello, Piccio, Sanaa,

Vale, Zaga, Zana, ZosoVale, Zaga, Zana, ZosoVale, Zaga, Zana, ZosoVale, Zaga, Zana, Zoso

STAMPATO IN PROPRIOSTAMPATO IN PROPRIOSTAMPATO IN PROPRIOSTAMPATO IN PROPRIO

Per qualsiasi suggerimento, errore, e informazione

scrivere a:

[email protected]

Resoconto FONDO DI ORGIA:

Donazione Mozambico: -250€ (719,07€) Vendita Giugno 08: +109,80€ (828,87€) Vendita Ottobre 08: +122,15 (951,02€)

Fondo attuale: 951,02€

Dobbiamo ancora procedere ai versa-menti di Luglio/Agosto/Settembre + Ot-

tobre/Novembre/Dicembre. Abbiamo provato a contattare via mail e fax Un-

PontePer, ma non ci hanno risposto. Pri-ma della fine dell’anno li chiameremo per

telefono per chiarire la situazione.

Siete favorevoli all’uso della pillola?

(sondaggio effettuato su un pool di 2397 suore di clausura)

98% Fortunatamente di Maria ce n’è una sola, per noi comuni mortali la pillola funziona

sempre! 0,9% non sono molto informata

0,1% ghsjhfyusgc! … eh? 1% preferisco le supposte.

(le partecipanti al sondaggio hanno ricevuto in omaggio una scaglia di

pillola con relativo opuscolo informativo).

Page 4: Orgia Novembre 2008

quattroquattroquattroquattro

Gli oltre due milioni di sfollati e gli altrettanti morti sia in guerra sia per stenti e malat-tie nella Repubblica Democra-tica del Congo sono il triste emblema di una delle più san-guinose e intricate guerre del-la terra africana, la cui evolu-zione sembra di difficile previ-sione. Probabilmente in con-seguenza allo sgretolamento del regime di Mobutu, il con-flitto inizia nell’agosto 1998, quando una città simbolo (Kindu) del neopotere guidato da Laurent D. Kabila, cade nelle mani degli ex alleati con cui lo stesso Ka-bila aveva "liberato" il paese: il Ruanda e un gruppo di gruppi armati. Il conflitto congolese si potrebbe riassumere in una guerra per il con-trollo della regione da parte di due blocchi di nazioni, dove la Repubblica Democratica del Congo gioca il ruolo del paese "aggredito" da nazioni "straniere", le quali ufficialmente dichia-rano di essere costrette a mantenere le posizio-ni in territorio congolese a motivo del-l’"insicurezza" che le incursioni di gruppi armati anti tutsi creano nelle proprie nazioni d’origine (Ruanda e Uganda). Fatto sta che gli abitanti del nord Kivu a est della Repubblica Democrati-ca del Congo (RDC) si trovano ancora una volta letteralmente nel bel mezzo del violento scon-tro etnico, economico, politico, sociale e chissà quante altre motivazioni pronte per essere strumentalizzate ci verranno fornite sulla natu-ra dell’ennesima pagina, macchiata distruzione e morte, della storia africana. Il conflitto, rag-giunse apici di violenza nei primi anni del due-mila, a cui seguirono diversi meeting interna-zionali, dei quali le conclusioni o non sono mai state tratte o non sono mai state applicate, per quegli stessi motivi a causa dei quali l’Italia funziona male, a causa dei quali l’ambiente va sfotten-dosi e nessuno fa niente, a causa dei quali si tendono a preservare delle ingiustizie so-ciali. Motivi d’interesse, di gua-dagno, di potere, mischiati, nel caso dell’Africa, a credenze et-niche e religiose, strumentalizzate il più delle volte dai capi, ma altrettanto sentite dalla po-polazione. Rientrando nella sfera cronologica del conflitto bisogna purtroppo constatare che dal 29 ottobre, l'acuirsi degli scontri ripresi ad

agosto, tra la milizia irregolare tutsi del CNDP (Congresso na-zionale per la difesa del popo-lo) guidata dal generale dissi-dente Laurent Nkunda, finan-ziata, armata e fiancheggiata dal Ruanda di Paul Kagame contro l'esercito regolare con-golese fedele al Presidente Jo-seph Kabila, ha provocato un milione di nuovi sfollati. Don-ne, uomini, bambini e vecchi fuggono ogni giorno, col fagot-to sulle spalle, la povertà nelle mani e forse qualche briciolo di speranza ancora in cuore. Fug-

gono, ma vengono inseguite e stanate anche nei campi di accoglienza (come è accaduto a Rutshuru), ammazzate, a seconda dell'etnia di appartenenza, dalle rispettive parti in conflitto, con esecuzioni anche collettive e massacri por-ta a porta, come pochi giorni fa a Kiwanja, do-ve venti civili sono stati bruciati vivi. Una delle conseguenze a cui portano conflitti armati d’o-dio di questo tipo è quella che sempre viene dimenticata dai media: la violenza sulle donne. Donne stuprate, indistintamente, che contrag-gono il virus dell’HIV, che diverranno malate prima, madri ed emarginate poi. Ed i bambini che vengono rapiti a decine per farne nuovi pic-coli soldatini da macello. La cronaca dei bollet-tini di guerra racconta che la guerriglia di Nkunda continua a conquistare posizioni intor-no a Goma (città meta degli sfollati) e minaccia il governo congolese di continuare gli attacchi per la presa del territorio in nome della difesa dei tutsi congolesi dalle milizie mai mai e dai genocidari hutu ruandesi delle Forze democrati-che di liberazione del Ruanda (FDLR), riparati in questa zona dopo il genocidio del 1994. La

piega che quest’ultima ripresa violentissima del conflitto ha preso (scusate il gioco di paro-le), attraverso la “conquista” di molte zone intorno a Goma da parte di Nkunda, sembra con-fermare quello che si racconta da quindici anni nella regione. Ovvero che il Ruanda reclama sua la zona del nord Kivu (situato in Congo) a ridosso del

proprio confine. E naturalmente non per que-stioni etniche, ma naturalmente per l'impres-sionante varietà di risorse naturali e del sotto-suolo che la regione del Kivu custodisce. Ed è inutile dire che di queste risorse la popolazione

Page 5: Orgia Novembre 2008

cinquecinquecinquecinque

congolese non ha mai beneficiato, al contrario proprio a causa di queste ricchezze la gente è co-stretta a vivere in una instabilità che permetta traffici di materie prime remunerative a sufficien-za per riempire le tasche dei diversi schieramenti del conflitto e anche di qualche multinazionale occidentale o asiatica (come le industrie del legname). Rapporti dell’ONU hanno in passato de-nunciato lo sfruttamento delle risorse del Kivu da parte del Ruanda. In particolare, negli scorsi anni, tonnellate di coltan (usato per produrre cellulari) avrebbero lasciato l'Africa prendendo il volo dal territorio ruandese. La ripresa del conflitto nell'est della RDC rischia di trasformarsi nel fiammifero in grado di innescare una nuova, esplosiva miccia in tutta la Regione dei Grandi La-ghi. I contesti di sottosviluppo africano si prestano bene alla strumentalizzazione delle questioni etniche per interessi di potere, tanto locale, quanto internazionale. Vana sembra essere la pre-senza dei caschi blu sul territorio, più volte accusati dal presidente congolese di non fare niente, mentre la popolazione viene massacrata. Nel frattempo dal Kenya si accusa il Ruanda di appog-giare i massacri di Nkunda e visti i fatti non hanno tutti i torti. Inutile aspettare nuovi incontri internazionali poiché, in ogni modo, quel che ne consegue sono solo dichiarazioni e accordi pieni d’aria. Analizzando questo conflitto da spettatrice non posso far altro che cadere nell’oscuro mondo dell’irrisolvibile. Guardandolo con un po’ più d’attenzione però si giunge sempre alla solita conclusione: la storia sociale dell’Africa, come quella dell’umanità più in generale, è un continuo circolo di guerre, più o meno camuffate, più o meno violente, più o meno selvagge, ma sempre tali, sempre compagne inesorabili del tempo e, a quanto pare, delle popolazioni africane: nel ’94 i cattivi erano gli hutu, che massacravano i tutsi ruandesi, ora sembra essere il contrario. Ma per stanare i veri cattivi forse basta saper leggere tra le righe e nei titoli di borsa, alla ricerca dell’e-conomia che fa girare il mercato, che arricchisce la gente, che fa girare il sangue, che arricchisce i carnefici. Meg 3L Fonti e ulteriori informazioni: www.liberazione.it www.conflittidimenticati.it

Se questo mondo vi sembra crudele non avete visto gli altri. Un episodio di cronaca recente si svolge in Nige-ria, stato africano a chissà quanti chilometri da casa nostra, ma pur sempre sulla no-stra terra.

A Enugu c'è un ospedale che di giorno è molto simile al sant'Orsola, di notte però si trasforma in una “fabbrica di bambini”. Recentemente la polizia ha fatto irruzione e ha sco-perto uno dei più grandi traffici di esseri umani del paese. Il primario della struttura infatti, attirava gio-vani donne gravide all'interno promettendogli di aiu-tarle con l'aborto per poi, nei fatti, rinchiuderle all'in-terno e costringerle a portare avanti le proprie gravi-danze. Quando i bambini nascevano venivano strap-pati alle loro madri in cambio di una cifra che va in-torno ai 135 euro per poi rivenderli, generalmente a nigeriani, per 2 mila-3 mila euro. Altre ragazze invece, venivano prese con la forza, drogate e ripetutamente violentate dai medici per poi, una volta incinte proseguire la “pratica” delle loro coetanee. In altri casi, le donne più povere andavano volonta-rie, alcune erano lì dentro da più di tre anni per poter sopravvivere. In Nigeria i bambini venivano soprattutto comprati

da abitanti del posto, poiché le donne sterili sono ritenute un fardello e in questi casi l'umiliazione so-ciale porta le mogli a trovarsi la propria prole con strade alternative come questa. Molte di queste per-sone non sono consapevoli che questo è illegale, per-ché viene passata come un'adozione e, secondo l'U-nicef, sono almeno dieci i bambini ad essere venduti ogni giorno in Nigeria. Questo è solo uno dei tantissi-mi casi nel paese, nel continente e nel mondo. Oltre allo shock che provoca una notizia del genere è evidente la diversità che c'è ancora oggi tra noi e loro. Loro che comunque hanno la nostra età ma non hanno diritto a dei sogni, a un futuro, a una vita vera o almeno dignitosa. Pensandoci le nostre giornate scorrono via veloci tra scuola, teatro, calcio, danza, compiti, litigate con mamma e papà e allora mi chiedo come sia la loro giornata tipo. Come poteva essere la mattina di una ragazza rinchiusa in quello ospedale? Ci alziamo tutte e due, mangiamo tutte e due, respi-riamo tutte e due eppure io vado a scuola e lei no, io ho una famiglia che mi protegge e lei no, io conosco tutto sulla contraccezione e lei no, io posso scegliere se abortire o meno, lei… no. Non lo so se sia un caso che queste cose saltino fuori verso Natale, ma davanti a tutte le ingiustizie che ci sono nel mondo forse non si tratta di sentirsi più buoni, ma solo più fortunati e come tali trovare un modo per cambiare tutto questo, per aiutare o anche solo per dedicare 5 minuti del nostro tempo a pensa-re a quanto abbiamo. Fra 4I

Page 6: Orgia Novembre 2008

seiseiseisei

Il 25 gennaio 2006 è nata l’associazione Nyumba Ali, il cui nome è un binomio tra ki-swahili e italiano: “Nyumba” significa “casa” e quindi “Casa con le Ali”. L’obiettivo era di aprire, nella città di Iringa in Tanzania, una casa famiglia per aiutare bambine e ragazze con handicap fisico. La Tanzania si trova nella parte orientale dell’Africa: confina a nord con Kenya e Ugan-da, a ovest con Ruanda, Burundi e Congo, a sud con Zambia, Mozambico e Malawi,

mentre a est è bagnata dall’Oceano Indiano. Fino al 1996 la capitale è stata Dar es Salaam, polo eco-nomico del paese: nonostante l’amministrazione statale si sia trasferita nella città di Dodoma, essa mantiene ancora oggi alcune funzioni governative. Iringa dista circa 500km da Dar es Salaam. I territori tanzaniani furono, fino alla Prima Guerra Mondiale, un possedimento tedesco con il nome di Africa Orientale Tedesca: in seguito la Lega delle Nazioni, assegnò la colonia al Regno Unito e venne denominata “Tanganyika”: gli inglesi attuarono una politica indiretta e progressivamente consentirono ai tanzaniani di partecipare agli organi legislativi e amministrativi. Nel 1954 Julius Nyerere fondò il TA-NU (Tanganyika African National Union), un partito politico che, negli anni successivi, operò a favore dell’indipendenza: nel 1962 il Tanganyika divenne una repubblica del Commonwealth, mentre un anno dopo anche l’isola di Zanzibar si dichiarò indipendente. Nel 1964 i due paesi si unirono, formando la Repubblica Unita di Tanzania: Zanzibar mantenne comunque una certa autonomia rispetto il governo centrale e fu amministrata dal partito politico indipendentista ASP (Afro-Shirazi Party). Nel 1977 TANU e ASP si fusero in un partito unico, il CCM (Chama Cha Mapinduzi). La politica del presidente Nyerere era di stampo socialista in forte contrasto con la società colonialista fino a quel momento esistente. La costituzione della Tanzania fu stilata nel 1982 e si basa sulla dichiarazione di Arusha, documento scritto da Nyerere, in cui sono posti alcuni princìpi generali a favore dello sviluppo economico e sociale del pa-ese. Fino al 1992 il CCM fu l’unico partito esistente ed è tuttora al potere: le sue posizioni sono cambia-te rispetto alla politica economica di Nyerere basata sull’agricoltura collettiva, accettando forme di pri-vatizzazione e di libero mercato. Dal 2005 il presidente è Jakaya Kikwete. Nel 1979 l’Uganda, governata da Idi Amin, invase la Tanzania, la quale respinse l’attacco, grazie al so-stegno degli oppositori ugandesi del dittatore. Tornando a “Nyumba Ali”, come è nato questo progetto? Nell’estate del 1998, la professoressa Bruna Fergnani, ex-insegnante di fisica al Liceo Copernico, assie-me al marito Lucio, parte per un viaggio turistico in Tanzania: l’incontro con un missionario e l’impatto con una realtà problematica e tanto diversa da quella italiana spingono i due coniugi a trascorrere le proprie ferie di anno in anno nel paese africano. ”Nel 2003 abbiamo conosciuto Margaret (detta Mage), una bambina di Iringa che viveva nella polvere, seduta per terra ai bordi della strada, regalando a tutti un sorriso contagioso. Mage non cammina, gat-tona appoggiandosi alle mani e alle ginocchia - raccontano Bruna e Lucio - Per via della lontananza, all'inizio abbiamo potuto occuparci di lei solo in modo sporadico, ma è maturato in noi il sogno/progetto di aprire una casa nella quale accoglierla assieme alle sue amiche non solo per assisterle, ma per cercare di creare attorno a loro un ambiente familiare". Nel giugno del 2006, trovata la casa e raccolti i fondi, si sono tra-sferiti definitivamente ad Iringa. Nonostante svariati problemi con i lavori di ristrutturazione, a causa di operai avidi ed inadem-pienti (il che dimostra che i furbetti del quartierino sono in ogni angolo di mondo), la casa è stata rinnovata e affianco ad essa sorge una palestra che offre spazio e strumenti per la riabilitazio-ne di Mage e di altri ragazzi. Sì, perché non solo la diciottenne Mage vive ora con Bruna e Lucio. Nel luglio 2007 è arrivata Viki, 14 anni: a 5 anni è entrata in coma, forse per malaria, e risve-gliatasi non era più capace di fare niente. È muta e ha la brutta abitudine di mettersi in bocca qualunque cosa si trova di fronte. Un mese dopo è arrivata Ageni, anche lei quattordicenne: la tu-bercolosi ossea le ha paralizzato le gambe e incurvato la schiena. Mage e Ageni vanno a scuola: la prima frequenta quella per gli handicappati, mentre la seconda fre-quentava quella ordinaria, prima di essere iscritta alla scuola privata. La scuola pubblica in Tanzania è disastrata: gli insegnanti si limitano a copiare i libri sulla lavagna ed escono. Il capo classe ha il dovere di controllare se gli altri studenti copiano: nel caso, poi, facciano confusione, un insegnante rientra e inizia a bastonarli. Le classi sono composte da 50 a 80 alunni e la divisa è obbligatoria. La difficoltà più grande che Bruna e Lucio hanno dovuto affrontare è la corruzione presente in ogni set-

Viki, Mage, Lucio, Ageni, BrunaViki, Mage, Lucio, Ageni, BrunaViki, Mage, Lucio, Ageni, BrunaViki, Mage, Lucio, Ageni, Bruna

Page 7: Orgia Novembre 2008

settesettesettesette

Esistono Paesi nei quali ancora oggi la schiavitù è una realtà terribilmente viva; uno tra questi è il Niger; stato africano molto giovane la cui prima parvenza di Stato democratico risale al 1960; da allora si sono alternati colpi di Stato ad opera di vari dittatori, fino a quando è stata scritta la prima Costituzione nazionale nella quale si sancisce l'abolizione della schiavitù, dichiarata poi, nel 2003, “un crimine contro l'umanità, punibile con 30 anni di carcere”. La legge però non è mai stata applicata: sono ancora oltre 43 mila i nigeriani ridotti a schiavitù non tanto per un ricavo economico, ma per un costume secolare che vede la società divisa in caste per la quale o nasci pa-drone o nasci schiavo. Proprio per questo, chi è ridotto al gradino più basso della gerarchia sociale è inconsape-vole dei propri diritti e non immagina neanche di poter vivere diversamente. Recentemente, grazie a Hadijatou Mani, sembra essersi mosso qualcosa facendo rimbombare un campanello d'allarme anche in Occidente. Questa ragazza è nata nel 1984, in un villaggio nigeria-no ereditando da sua madre lo stato di schiava che l'ha marchiata fino ad oggi. All'età di dodici anni è stata ven-duta dal suo padrone ad un amico per 500 dollari presso il quale ha dovuto svolgere lavori nei campi, domestici e servizi sessuali. La donna dal suo padrone, di 39 anni più vecchio, ha avuto tre figli e l'uomo ha deciso di sposarla dovendola così affrancare cioè rendendola formalmente libera. Un giorno, in un banchetto nel mercato del villaggio, la donna è venuta a conoscenza di un'Associazione locale per i diritti umani che l'ha aiutata rendendola libera di

sposare un uomo da lei scelto. Questo matrimonio l'ha portata in carcere per tre mesi con l'accusa di biga-mia da parte del ex padro-ne. Il giudice del processo l'aveva assolta dichiaran-dola libera, ma la cosa an-dò poi nelle mani dell'uomo che, con il pretesto dei tre figli avuti assieme, consi-derava il loro un matrimo-nio regolare. Mani allora ha chiesto una rogatoria internazionale (l'Ecowas) per essere finalmente resa libera a tutti gli effetti, con la richiesta di 60 mila euro di risarcimento da parte dello Stato per non avere sufficientemente vigi-lato, affinché la legge fosse applicata. L'Ecowas ha vinto questa battaglia diminuendo però a 15 mila euro la cifra destinata alla giovane che ora si propone di comprare una fattoria e dare un futuro migliore ai suoi bambini. Ma al di fuori di questo lieto fine ci sono ancora troppe persone trattate come capre, che non hanno diritto ad una dignità, ad una vita, al proprio libero arbitrio, così come ci sono troppi stati che non fanno di questo bruta-le fenomeno un problema, ma una tradizione locale con-fermando che scrivere una legge (in alcuni stati è anco-ra legale) non significa poi applicarla. Fra 4I

tore sociale della Tanzania: per adottare le tre ragazze era necessario un timbro, e il funzionario di Irin-ga ha impiegato 9 mesi per farglielo avere. Se sei uno mzungu (bianco) devi, a maggior ragione, paga-re per far sì che un diritto venga rispettato. Ed è una contraddizione scandalosa per un paese con un background socialista lasciare che queste cose avvengano. Certo, molto probabilmente non è una que-stione di ideali: nel continente più povero del mondo, per sopravvivere bisogna far questo ed altro. Intanto la casa con le ali ha aperto le porte anche a tutti gli altri bam-bini con problemi psicomotori di Iringa: è nato infatti il Centro Diurno dove, per tre giorni a settimana, il pulmino va a prendere i figli disa-bili delle famiglie impegnate nel lavoro e li porta alla palestra dove svolgono esercizi di riabilitazione e possono mangiare un pasto ab-bondante. Ma l’apertura del Centro Diurno non è solo merito di Bruna e Lucio: alcuni ragazzi italiani e le sempre presenti dada Zula e dada Mpendwa danno una mano nel gestire tutte le attività della casa. Non è stato sicuramente facile lasciare l’Italia e una vita di certezze ed incontrare una realtà di povertà e malattia, dove la burocrazia non funziona ed i diritti umani sono solamente parole su un pezzo di car-ta. Ma la ex-professoressa del nostro Liceo dice di essere una norma-le persona, non certo una specie di semidio. Ho scritto questo articolo non per celebrare le mirabolanti imprese di Bruna e Lucio, anche perché come diceva un Nobel per la letteratura “Dando troppa importanza alle buone azioni, si finisce col rendere un omaggio indiretto al male”. La cosa da ammirare e su cui dovremmo riflettere è la volontà di mettersi in discussione, di affrontare con grande vitalità questioni importanti che ci coinvolgono direttamente: la dignità dell’essere umano, il diritto all’istruzione e all’assistenza sanitaria, il diritto ad essere felici e da-re senso alla propria esistenza. Mage, Ageni e Viki con l’aiuto di Bruna e Lucio stanno riappropriandosi della loro vita e i loro sorrisi ne sono la dimostrazione. Dovremmo chiederci quindi se si vuole o no con-dividere la fortuna di essere nati in Italia e ciò che ne è conseguito, sapendo, però, allo stesso tempo che ognuno di noi, se aperto al confronto, ne uscirà arricchito. deFe 5D Fonti e ulteriori informazioni: www.nyumba-ali.org

Il centro diurnoIl centro diurnoIl centro diurnoIl centro diurno

Page 8: Orgia Novembre 2008

ottoottoottootto

Non so per quale motivo io mi ritrovi ancora una volta a parlare di Lui. Non sarebbe degno di una sola riga di questo piccolo giornaletto, né di un piccolo titolo di una grande testata, eppure, a Lui si dedica il 60 (quando va bene), il 70 (quando comincia ad andar male), l'80 (quando è arrivata una lauta bustarella), il 90 (quando ci si chiama Vittorio Feltri), il 100% (quando l'indirizzo è Mediaset) dello spazio giornalistico e televisivo, per non parlare dell'infinitesimo miliardo periodico (quasi quanto il suo capitale monetario) spazio di tempo in cui Lui è l'oggetto delle conversazioni degli italiani. Lui va totalmente contro la massima di un grande francese, il quale disse che "l'uomo di potere è sempre impopolare". Lo conosciamo talmente a fon-do (d'altronde non c'è tanto d'andare a fondo, la materia è piccina) che non sappiamo più cosa dire di Lui, come soprannominarLo, dove cercarLo, fa talmente parte di noi che sappiamo perfino cosa aspettarci da Lui: la solita battuta-cazzata-gaffe-freddura-cagata-offesa-figura di merda-uscita-bravata-aforisma-comandamento-epic movie. L'ultima poi, proferita a proposito del signor Obama, è una perla filosofico-sociale-politico-religiosa-razziale-etica-morale poiché è la società della quale Lui è il capostipite, sintetizzata Divinamente in una trinità spet-tacolo-are : Bello, Giovane… e Abbronzato.

I giornali esteri e gli <<imbecilli>> della sinistra (<<dio ci salvi dagli imbecilli>>) non hanno capito la bat-tuta, come sempre, e hanno costruito un tragico caso internazionale, si è parlato di razzismo e di gaffe ver-gognosa, ma, diciamocelo, Lui non le ha mai dette queste tre parole, stava semplicemente pubblicizzando un solarium per i russi che sono troppo pallidi, pelati e bruttini. Comunque io a quella simpatica trinità avrei aggiunto anche: Ricco. Ma invece che trinità sarebbe stata un quartet e ciò l'avrebbe allontanato dall'ambito religioso dentro al quale Lui Si colloca e s'immagina a svolazzare su nuvolette d'oro con le ghette e l'aureo-la, e il fulmine (altrimenti mancherebbe d'autorità). Tutta questa attenzione rivoltaGli mi chiedo ormai a cosa sia dovuta; che sia attrazione per l'orrido e l'inde-gno sarebbe troppo banale (poi ci son già gli Amici di Maria e Studio Aperto), escludendo l'attrazione fisica e umoristica (sullo stesso stampo ci son già le barzellette di Totti) non mi rimangono che due opzioni, una più tragica dell'altra: l'invidia e l'attrazione politica. Per risolvere la prima, a chi ancora avesse qualche senti-mento d'invidia, dedico una massima: meglio un euro pulito oggi, che un miliardo sporco in due minuti (cioè la durata media delle Sue telefonate...però forse quelle con la Carfagna sono più lunghe, dipende da cosa fanno...ops, dicono). Per risolvere la seconda, invece, temo proprio che bisognerà aspettare che Lui si ritiri sulla sua nuvoletta d'oro, munito di ghette e aureola e posizionato alla destra di Mamma Rosa (mah si, non ricordate tutte le Novelle su Mamma Rosa quando l'egregia signora morì e per poco al posto della fiction "Il Commissario Rex" ci beccavamo "Mamma Rosa: la vera storia dell'unica mamma modello che creò suo figlio a sua immagine e somiglianza"); per risolvere la seconda quindi bisognerà attendere la sua trascendenza, poiché, se dopo 29 anni dalla sua discesa in terra si prova ancora attrazione politica per Lui vuol proprio dire essere recidivi, o meglio, italiani, e visto il tempo che solitamente l'erba cattiva dura in Italia (vedi An-dreotti & co.) bisognerà aspettare il tagliaerba. Forse dovrei smetterla di non nominare il suo nome invano, d'altronde Lui è uno di noi, un bambino come ce ne sono tanti, di quelli che alle foto dell'UE fanno le corna e il sorriso da vacca Carolina. Però se poi penso a come ha fatto sparire la monnezza napoletana torno sui miei passi e mi dico che è saggio non nominare il suo nome invano: bidi-di bodi-di bu, e la monnezza non c'è più, bidi-di-di bodi-di-da la camorra et voilà. Lo si vede cantar stornelli con Apicella, raccontare barzellette un convegno si e due si, fare numeri d'illusio-nismo d'alta scuola (perfino con montagne di rifiuti), freddare gli avversari con freddure a non finire e ci si chiede perché Lui non sia andato a far il cabarettista sulle crociere invece che venire a smerdacchiare un paese che già è sempre stato smerdacchiato di suo. Dio ci salvi dagli imbecilli...e dagli abbronzati, quelli con bandana, ghette e aureola s'intende. Meg 3L

Page 9: Orgia Novembre 2008

novenovenovenove

Adesso si ricomincia. Vince Barack Obama negli Stati Uniti e si comincia già a sentire: “Ecco in Italia non succederà mai” oppure “Ecco in Italia tutti ladri”. O meglio, “Ecco in Italia niente è possibile, altro che Yes We Can”. I soliti disfattisti. I soliti qualunquisti. I soliti seguaci del disfattista cronico per eccellenza, Beppe Grillo. Bisognerebbe dire al signor Grillo che, negli Stati Uniti tanto decantati, lui durerebbe due minuti. An-zi, forse un minuto e mezzo. Uno che parla solo di “Casta” e poi dichiara al fisco “soli” 4 milioni e rotti di euro e va in vacanza a bordo di uno yacht grande il doppio del famigerato “Icarus” di Massimo D’Alema. Uno che sa urlare solo “Vaffanculo” e che si erge a Dio in Terra capace di giudicare tutto e tutti, di insultare a turno tutte le più alte cariche dello Stato, a prescindere siano esse di destra o di sinistra, nella più grande democrazia del mondo finirebbe nel dimenticatoio. In Italia invece è un idolo delle masse, il mito a cui il po-polo bue crede. Ogni Paese ha bisogno di miti, si sa. Gli Stati Uniti hanno Barack Obama. Noi Beppe Grillo. Sfiga. Commovente, più che altro, è stata la corsa che Veltroni, il segretario del partito di sinistra/centro/destra/laico/cattolico/estremista/moderato, ovvero il Pd, ha fatto per rivendicare il ruolo che potrà avere per il fu-turo del Pd questa vittoria di Obama. Giochiamo a carte scoperte, per favore. Barack Obama è nell’ordine: contro il divorzio, contro l’aborto, tradizionalista cristiano… Sui temi etici non ha niente da spartire con i de-mocratici italiani. Men che meno su lavoro, scuola, istruzione e sanità. Anzi, se Obama sapesse di essere paragonato alle politiche di Veltroni penso gli verrebbe un mancamento. L’Italia è invidiosa degli Stati Uniti, molto. Soprattutto del suo bipolarismo. Democratici contro repubblicani, stop. Poi all’interno di questi due partiti ci sono tante anime anche contrastanti ma i contenitori sono quelli, due, basta. In Italia abbiamo un se-dicente partito di sinistra riformista come il Partito Democratico nel qua-le trova casa una persona come Paola Binetti la quale afferma l’equazione “gay = futuri pedofili”. Robe che nemmeno Mario Borghezio o Francesco Storace in preda ad uno sconvolgimento neurologico avrebbero mai detto. Eppure da noi lo dice una esponente di un partito, ripeto, se-dicente, di sinistra riformista. In America questo non succede. Forse perché gli americani, da sempre più furbi e intelligenti, si sono rotti le palle di un giochino di partiti e correnti che ormai piace solo a noi vecchi europei, che di politica raramente abbiamo capito e difficilmente cominceremo a capire qualcosa. Mi piace Obama. E tanto. Per i messaggi che lancia e per quello che dice. Per la sua storia e per la sua car-riera. Mi piace Obama perché spero, che un giorno, non ci sia più un comico fallito che urli dei “vaffanculo” a chiunque gli tiri, ma un politico serio che in campagna elettorale dica: “C’è la crisi economica, alzerò le tas-se”. E soprattutto spero che questo politico sincero venga eletto come è successo con Obama. In un Paese civile come gli USA è successo. Io sono convinto che questa ondata di buon senso, prima o poi, arriverà an-che da noi. Jacopo 5M

Page 10: Orgia Novembre 2008

diecidiecidiecidieci

Q&A: Andrew Bonafide / Niurka JordanQ&A: Andrew Bonafide / Niurka JordanQ&A: Andrew Bonafide / Niurka JordanQ&A: Andrew Bonafide / Niurka Jordan

Dopo la vittoria di Barack Obama abbiamo chiesto a due professori madrelingua della nostra scuola, An-drew Bonafide e Niurka Jordan, un commento a ri-guardo.

Andrew, cosa pensa da americano dei risultati delle elezioni? Sono contento per i risultati e anche molto orgoglio-so poiché gli Americani hanno trovato il “coraggio” e il buon senso per fare questa scelta. Non dovrebbe essere uno shock, anche se lo è stato, aver affidato l'incarico di presidente a un non-bianco in quanto, come è scritto nella Dichiarazione di Indi-pendenza, tutti gli uomini sono stati creati uguali. Per questo credo che gli americani abbiano capito che la parola “liberale” non significa solo appoggiare il movimento gay o l'aborto o il divorzio, ma battersi attraverso norme e regole contro sistema economico fuori controllo dove fino ad oggi comandavano i più ricchi a spesa dei poveri. Lei qui dall'Italia ha potuto votare? Come? Sì, ho potuto. In America, all'età di 18 anni, bisogna registrarsi ad un partito politico (non necessariamen-te Repubblicano o Democratico) presso il “Board of Elections” della provincia di residenza per poi avere il diritto di votare. Siccome abito qui, circa sei mesi fa, ho dovuto di-chiarare tramite posta che sarei stato lontano dalla città in cui sono registrato; mi è stata quindi manda-ta la scheda elettorale a casa che ho poi compilato e rimandato all'ufficio competente. La parola chiave delle campagne elettorali è stata CHANGE. Per lei, cosa c'è da cambiare nel suo paese? Obama ci riuscirà? Ci sono tante cose da cambiare ma credo che Mr. Obama inizierà occupandosi di questa grave crisi economica in borsa che sta distruggendo le banche americane. Molto importante è anche la guerra in Iraq, il ritiro delle truppe, la situazione in Afghanistan e l'espan-sione dell'esercito. C'è anche da rinforzare l'immagi-ne dell'America e i suoi rapporti con il resto del mon-do. Attualmente, per me la parola “chiave”, più che CHANGE, è HOPE (speranza). Mr. Obama rappresen-ta la speranza per tanti americani che già con la sua vittoria ha acceso una speranza per un mondo e un futuro migliore in tanti modi per tante persone.

Niurka, l'elezione di Obama è anche una vitto-ria razziale? È una vittoria non solo razziale ma soprattutto socia-le e democratica. Cambierà qualcosa anche nella nostra quotidia-nità? Speriamo che cambi in meglio, ma sicuramente si è aperta una pagina storica del nostro secolo. E nel tuo paese, Cuba, la nuova politica ameri-cana che conseguenze avrà? Dipende dai rapporti tra le due nazioni, e se verrà finalmente tolto l'embargo economico. (L'embargo economico non permette a Cuba di avere rapporti commerciali con gli USA). In queste elezioni hanno avuto molta impor-tanza i voti ispanici, perché? Gli ispanici costituiscono un gran numero di elettori e hanno anche un forte potere economico. Inoltre, per la prima volta, c'è la componente della identificazione 'razziale'. A CURA di Fra 4I

Giovane, bello e abbronzato La Storia ha bussato alle porte di Washington il 4 novembre, in una data che rimarrà sempre impressa nella memoria e nei libri di scuola, perché il 44esimo presidente degli Stati Uniti è Barack Hussein Obama, particolarità: afroamericano. Con la sua vittoria, la lotta all’apartheid, ha forse raggiunto la sua vetta e i sogni di Martin Luther King sono diventati realtà, mostrandoci che forse qual-cosa è cambiato. In un brutto perio-do di crisi l’America ha scelto di per-correre una nuova strada, una sorta

di secondo New Deal, perché quella su cui viaggiava ormai da tempo cominciava ad avere troppe buche e tombini a-perti. Adesso si vedrà se questa nuova via presenta un buon asfalto. Dopo otto lunghi anni di George W. Bush, che sarà ricordato come il più fallimentare dei presidenti ameri-cani, in cui una pioggia di disgrazie ha colpito gli USA senza che il capo dello Stato aprisse l’ombrello, gli americani, stanchi degli attentati, delle guerre, delle crisi e ridotti sul lastrico hanno, nella speranza di trovare un po’di respiro, deciso di tornare al democratico, tornato ultimamente di moda. Come si dice: poscia più che ‘l dolor poté ‘l digiuno. Speriamo che Obama non tradisca le aspettative, perché davvero mi dispiacerebbe, per lui e per lo smacco morale che significherebbe: il cambiamento non porta cambiamen-ti. Sarebbe terribile. Poteva mancare il saluto del Silvio nazionale al neoeletto? Non diciamo sciocchezze! E così, dalla Russia con amore, arrivano queste parole “Obama è giovane, bello e abbron-zato”. E poi ha aggiunto “non ho detto alto perché ero con Putin che è come me e non volevo offendere” e poi, sen-tendo le polemiche, “Ma le mie erano parole scherzose, era chiaramente amichevole! Si sa, giovane bello e abbronzato è ciò che più piace agli italiani”. Mi vengono in mente cin-que parole per commentare. Ma che simpatico è Berlusco-ni? No: ci è o ci fa? Ditemi voi se il premier può permettersi certe uscite? È un politico o un cabarettista? Vada che or-mai non c’è né uno che abbia un minimo di serietà, ma qui siamo giunti proprio allo zenit della frivolezza! Prima le fa-mose corna, poi i flirt con le soubret, le dichiarazioni scot-tanti sulla sua vita privata, egocentrismi assortiti, le canzo-ni con Apicella e ora questo. Lo vedrei bene a Zelig. E infi-ne, l’ultima e più fresca gag del nostro Berlu si è presentata poco distante da quella su Barack: arrivato a Piazza della Pace a Trieste con l’Angela Merkel si è nascosto dietro un lampione per poi saltare fuori e farle “Cucù”. Così faccio gli auguri più sinceri al Barack Obama, il presi-dente più abbronzato della storia, e gli auguro una saggia presidenza, mentre a Silvio B. non mi azzardo neanche a suggerire un po’di saggezza perchè sarebbe troppo per lui, ma mi limito a ricordargli la sua età e a pensarci un po’ su. Se se la ricorda. Leo 2B

Page 11: Orgia Novembre 2008

In principio, fu una frase di Sabina Guzzanti. O meglio, in principio fu l'intercettazione di una telefonata tra il SuperPremier Silvio Berlusconi e la Ministra delle Pari Opportunità Mara Carfagna, eseguita dalla pro-cura di Napoli per una inchiesta anti corruzione. Meglio ancora, in prin-cipio fu un articolo del giornale argentino El Clarìn risalente al Giugno 2008, nel quale viene fatto riferimento alla suddetta intercettazione, tra l'altro mai smentito (al contrario, l'ex viceministro degli Affari Esteri Margherita Boniver, parrebbe aver confermato l'esistenza di messaggi a luci rosse). Ma il principio di cosa, verrebbe da chiedersi? Di una sonora diatriba, mediatica e legale, signore e signori, tra la mi-nistra e la comica.

La dichiarazione che è costata una querela di un milione di euro alla Guzzanti è stata quella, dai toni piutto-sto forti, pronunciata al No Cav Day di Piazza Navona. In questa, Sabina Guzzanti, rifacendosi alle suddette fonti, la accusava di occupare il ruolo di ministro soltanto grazie alla compiacenza del presidente del consi-glio, soddisfatto dalle prestazioni sessuali elargite lui dalla ex soubrette. Occorre però forse fare una piccola parentesi, così da delineare la biografia di questa. Tralasciando luogo e data di nascita, Maria Rosaria Carfagna, detta Mara, è attualmente una politica del Po-polo delle Libertà, ma è anche stata fino a qualche anno fa una show girl dalla carriera attiva. Esordisce nel 1997 con Miss Italia, classificandosi al sesto posto, e dal 2000 al 2006 è stata co-conduttrice de La Domenica del Villaggio e, sempre nel 2006, ha condotto Piazza Grande insieme a Giancarlo Magalli. La Ministra può inoltre vantare la partecipazione, con ruoli minori, a vari altri programmi televisivi, un calenda-rio per la rivista Max, e la proposta di un film da parte di Tinto Brass, (purtroppo?) rifiutata. Evento che può far sorridere, con il senno di poi, è che furono proprio gli apprezzamenti del Premier su di lei (“Se non fossi già sposato, la sposerei immediatamente”), nel 2007, a scatenare un piccolo vespaio in casa Berlusconi. A seguito delle parole Guzzantiane, che hanno fatto sollevare, come detto, un notevole polverone e un note-vole numero di grida allo scandalo provenienti da manifestazioni e blog, e delle querele che sono seguite, a sorpresa è sceso in campo anche Paolo Guzzanti, padre di Sabina e anch'egli politico del PDL. Al contrario di quanto molti si sarebbero potuti aspettare, Guzzanti senior, non badando agli interessi di partito, ha difeso a spada tratta la figlia, ritornando con toni ancora più forti sulla questione. Il politico non ha infatti esitato ad appellare la signorina Carfagna come “Calendarista delle Pari Opportunità” o a muovere un invito alla “deputtanizzazione” della politica e a un debellamento della “mignottocrazia”, nonché chiedere sul suo blog se “è ammissibile o non ammissibile, in una democrazia ipotetica, che il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto perso-nalmente?”. Come prevedibile, una nuova querela non si è fatta aspettare. La ministra ha inoltre assicurato che in caso di vittoria della causa, il denaro ottenuto sarà devoluto in beneficenza (citando Daniele Luttazzi in occasione della analoga promessa da parte di Silvio Berlusconi alla vigilia del processo contro il satiro, “Sono tutti mol-to bravi a fare beneficenza con i soldi degli altri”). Sembrerebbe però che ora sia avvenuta una schiarita tra il politico e l'ex soubrette, favorita dai compagni di partito, che potrebbe addirittura portare ad un ritiro delle querele. È innegabile che i Guzzanti abbiano esagerato con i toni, ma è anche vero che l'assegnazione di un ministe-ro delicato come quello delle pari opportunità – del quale l'Italia avrebbe molto bisogno -, dovrebbe essere giustificata. Io, quanto meno, sarei curioso di conoscere le ragioni del Presidente del Consiglio.

Mattia 4B

undiciundiciundiciundici

Page 12: Orgia Novembre 2008

dodicidodicidodicidodici

Colori, nome, idee politiche e cori cambiano in ogni tifoseria ma in tutti gli stadi e palazzetti italiani, ovunque vi sia un gruppo di tifosi organizzati risuona un coro, comune per tutti: “Libertà per gli ultrà’’. Libertà, già, non un concetto da poco: ognuno, a riguardo, ha le sue idee e in fondo è giusto così, il mondo è bello perché è vario, no? In ciò che leggerete, pro-verò a spiegarvi i pensieri e la mentalità delle tifoserie orga-nizzate, cercando di essere quanto più imparziale possibile, benché io stesso ammetta che non è facile per il sottoscritto, giacché sono tifoso della Fortitudo e faccio parte della curva “Fossa Dei Leoni” e quindi la mia analisi potrebbe essere sog-gettiva, anche se mi auguro che non lo sia. Il primo movi-

mento ultras italiano è nato nel 1968, ad opera dei tifosi del Milan con il nome di “Fossa Dei Leoni” e, negli anni a seguire, si sono formati moltissime tifoserie organizzate con lo scopo di seguire la squadra del cuore, indipendentemente dallo sport. Ma chi è un ultras? Qual è il suo scopo? Gli ultras sostengono la loro squadra con tutti i mezzi possibili, seguendola in posti a volte lontanissimi can-tando a squarciagola e sventolando sciarpe e bandiere. Potrebbe sembrare un comportamento stu-pido quello di un gruppo di tifosi esagitati riuniti in una zona dell’impianto sportivo, ma, a mio modo di vedere, non lo è: oltre alla squadra l’ultras sostiene le proprie idee dando spesso dimostrazioni di mentalità superiore a quella di chi in teoria dovrebbe averne molta di più. Spesso le tifoserie orga-nizzate organizzano raccolte fondi o iniziative benefiche. Gli ultras inoltre sono soliti diffondere le loro idee attraverso la rete e attraverso le fanzine, giornalini di informazione stampati in proprio che vengono distribuiti sia all’interno delle curve sia negli altri settori. Spesso la loro diffusione è orga-nizzata dai capi della curva. Come forse avrete sentito dire all’interno delle curve esistono regole e gerarchie precise: andare contro le regole imposte è il modo più veloce per essere indesiderati, ma non bisogna interpretare la curva come un gruppo di persone al servizio di pochi, in base alla mia esperienza posso dire che con i capi è possibilissimo parlare e scherzare. Ma come si assumono po-sizioni privilegiate, in curva? Sicuramente andando in trasferta, partecipando alle attività del gruppo e andando alle riunioni del gruppo stesso, riunioni organizzate da qualsiasi curva degna di tale nome (e quindi, se mi è concesso, non dai Fore-ver Boys…). La quasi totalità degli ultras è gente tranquilla, non potenziali criminali o criminali affermati come viene spesso descritta. Quando vado in curva vedo gente comu-ne, ragazzi e adulti sorridenti con la loro sciarpa al collo pronti a sostenere la loro squadra. Quando vado in curva, non vedo gente armata di coltello pronto ad at-taccare qualsiasi avversario. Bisogna infatti distinguere i tifosi comuni dalle mele marce di cui si sente parlare. Non possono essere definiti tifosi quelli che fanno a botte, benché la rivalità sia ammessa nello stile di vita degli ultras, le aggressioni non lo sono, non lo sono mai state, né mai lo saranno. Non sono tifosi quelli che a Catania hanno ucciso l’ispettore Raciti. Non sono tifosi gli ultras Bolognesi che hanno accoltellato un tifoso della Juventus “colpevole” di indossare una sciarpa della sua squadra del cuore. Questi sono comunque casi isolati, nessuna persona razionale definirebbe migliaia di ultras come pericolosi solo perché qualche tifoso troppo esagitato ha commesso atti criminali. Il termine “criminale” non è esagerato verso gente così e l’unico provve-dimento possibile è il Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) a vita, allo stesso bi-sognerebbe cambiare i termini di utilizzi del Daspo. Se un ragazzo viene punito e commette un erro-re, quando può tornare allo stadio è plausibile che provi rancore e che diventi seriamente pericoloso. Quindi sarebbe opportuno educare i tifosi, far comprendere loro che è possibile sostenere la propria squadra senza l’uso delle mani, anche la trasmissione televisiva “Le Iene” si è interessata al proble-ma e, come esplicato da un capo ultras “se vedo un ragazzino spaccare un vetro o aggredire uno prima gli tiro un calcio nel sedere, poi però gli spiego perché l’ho fatto e perché non deve compor-tarsi così”. Se ciò succedesse sarebbe un vantaggio per tutti: meno violenza porta a più sicurezza e sicuramente a stadi più pieni, e, allo stesso tempo potrebbe rivitalizzare l’immagine dello sport ita-liano, visto all’estero come un prodotto poco appetibile anche in virtù di quanto succede negli stadi. Infine, perché no, gioverebbe agli ultras stessi: dare un immagine migliore potrebbe avvicinare alle curve più gente di chi le frequenta adesso. ZoSo 4B

Page 13: Orgia Novembre 2008

Nonostante la poca ispirazione/voglia di questo mese, visti anche gli impegni scolastici che si fan-no via via più fitti, anche questo mese ci siamo spremute le meningi per trovare qualcosa che po-tesse divertire i nostri lettori. Ecco il sondaggio che vi proponiamo questo mese! Le macchinette sono probabilmente una delle

cose più apprezzate in tutta la scuola; non

manca però chi se ne lamenta per una cosa o

per l’altra: se ne avessi la possibilità cosa

cambieresti?

a) I pulsanti per selezionare il cibo: non so voi, ma io li conto sempre tre volte prima di spingere! (10%) b) Finanzierei un’intera equipe di esperti nell’arte di chiudere le confezioni dei panini perché mi sono stufato/a di essere l’unica sfigato/a a beccare sempre quelli aperti e smangiucchiati! (20%) c) Lascerei un po’ più di distanza dal pavimento (non riesco mai a raccattare le monetine che si infilano sotto, grrr!). (5%)

d) Io farei dei tagli anche sulle macchinette XD.(Gelmini, prenda nota!) (65%)

Bisogna ammettere che le macchinette delle

bevande calde sono piuttosto lente nel ser-

virci… cosa suggeriresti per velocizzarle?

a) I calci funzionano sempre! (15%) b) Beh, io pazienterei volentieri in cambio di un “incentivo”: chiedere le bevande gratis non solo quando “incidentalmente” (non certo per noi) si inceppano le macchinette è troppo? (10%) c) Farei provare anche a chi le “rifornisce” la gioia di avere una fila di 20 persone davanti a te e la Montevecchi che incombe all’ora successiva. (45%)

d) Ottimo punto per la mia lista: l’anno prossimo ho deciso di candidarmi e sto raccattando idee per il design dei miei patacchini/adesivi. (30%)

Probabilmente sul fatto che le macchinette

abbiano dei prezzi troppo alti siamo tutti d’-

accordo: parlare però è facile, quello che ser-

ve è agire! Cosa faresti per limitare i prezzi?

a) Beh, ci sarebbe sempre il vecchio trucco della monetina legata a un filo… il che non risulta molto utile quando devi inserire più monete, ma è già qualcosa… (40%) b) Proporrei una petizione in parlamento con rela-tiva protesta nel caso in cui la prima risulti inutile. E poi chi lo sa, potremmo prendere spunto dalle Aldini e occupare :) (50%)

c) Purtroppo c’è poco da fare, l’unica è subire, o peggio ancora: rinunciare al cibo O.O (5%) d) Secondo i miei calcoli i prezzi sono aumentati per bilanciare la domanda e l’offerta; quindi dimi-nuendo la domanda, l’offerta dovrebbe calare in corrispondenza… boh. (5%) Dato di fatto: le macchinette, ahimè, spesso

e volentieri fregano i soldi: come reagisci?

a) Questa cosa avrà ritorsioni su tutto il pianeta, muahuahuah!! (10%) b) Io veramente ero rimasto ai tempi del baratto… (35%) c) In preda a istinti omicidi mi fiondo alla ricerca di Michael per sfogare la mia rabbia. (30%)

d) Ecco perché esiste l’equo e solidale :) (25%)

Immaginiamo per un attimo che la riforma

Gelmini estenda i tagli sulla scuola anche alle

macchinette: che conseguenze pensi che

possa avere un’eresia di tali proporzioni?

a) INCAPPUCCIATA E AL ROGO!! (35%) b) Boh, forse funziona come per i computer: quel-lo che viene tagliato è memorizzato, no? Quindi si potrà anche rincollare… (10%) c) Sai cosa le taglierei io… (45%) d) La sostengo. In realtà l’ho avuta io quest’idea: sono un serial killer specializzato in modi originali per uccidere la gente. Amo vederla morire di fa-me. (10%) C’era una volta una piccola macchinetta che

guadagnava soldi onestamente: un giorno il

diavolo si impossessò di questa povera picco-

la macchinetta e si diede alla distruzione di

tutto il perimetro circostante (in altre parole,

del Copernico): cosa fai?

a) Mi aggrego al diavolo! Quando mi ricapita un’-occasione del genere?! (55%)

b) Finalmente ho l’occasione di dimostrare quanto valgo: afferro la mia matita di Spongebob e sfido la macchinetta a biliardo: poi mi sveglio e mi ac-corgo che era tutto un sogno e che sono il solito bruco di sempre. (25%) c) Gli vendo la mia anima per un panino gratis (che culo, proprio quando mi ero scordato i soldi!). (5%)

d) mangio le mie supernoccioline e mi trasformo nell’Orlando Furioso che con la sua furia spazza via an/che Furia, il cavallo del West. (15%)

Fre e Zana 4I

tredicitredicitredicitredici

Macchinette’s Poll

Page 14: Orgia Novembre 2008

dieci+4dieci+4dieci+4dieci+4

Page 15: Orgia Novembre 2008

quindiciquindiciquindiciquindici

Page 16: Orgia Novembre 2008

sedicisedicisedicisedici

di Nello 5D

N.B.: noterete che i numeri delle caselle non hanno sempre successione logica, non disperate, funziona lo stesso. Orizzontali : 1) Una multinazionale tedesca di articoli sportivi 6) È contenuto sia nel pane che nella carta 10) Si usa per pescare 14) Un uccello estinto delle Mauritius 15) Alimento a base di carne e sale 16) Una nota statua di Michelangelo 17) Chi lo trova…ha trovato un tesoro! 19) Un fiume delle Marche 20) Divisibile per due 21) Né suo né tuo 22) La madre di Cristo 25) Ispidi, pungenti 27) Un quotidiano spagnolo 28) Un terribile di-sonore 30) Lo dice il dubbioso 31) È famoso quello dell’usato 34) Isola verde in mezzo al deserto 35) L’e-roe della mitologia greca figlio di Danae 37) Era noto come “il terribile” 39) L’Italia in sigla 40) Una cosca della ‘Ndrangheta calabrese 42) Il rimedio per guarire una malattia 43) Un comune francese 44) Un sem-plice trick da skate 46) Mezzo oceano 47) Fuori moda 48) Il marchio di conformità alle norme europee 49) È indispensabile per una corrida 51) La si offre a chi ha bisogno 53) Lo era Apollo 55) Il diminutivo di Elisa 56) Le qualità di una persona 57) Si usa con la siringa per le iniezioni 58) Un tono sopra il fa 59) L’oppo-sto di spingere 61) Aumenta ogni anno 62) Batte la doppia coppia nel poker Verticali: 1) Il primo uomo 2) Un giuoco con 28 tessere 3) Stupido, deficiente 4) Lo scienziato di “Ritorno al futuro” 5) La milizia nazista 6) Separano l’Italia dalla Francia 7) L’ultima avventura di Corto Maltese 8) Un tipo di infarto 9) Un celebre album di Bob Dylan 10) Sequestrati, tenuti sotto ostaggio 11) Nacque da una costola di Adamo 12) La capitale dell’Albania 13) Il finto inventore della Lampadina 18) Un fiume russo 22) La minore inglese 23) Uno stile musicale nato negli anni ‘70 24) Un formato musicale 26) Taranto in auto 29) Ignorante, sciocco 32) Dopo la primavera 33) Il quattro romano 36) È noto per le “dodici fatiche” 38) Un comune ortaggio 41) Memoria, souvenir 42) La nota scimmia di Tarzan 45) Illumina le strada di sera 48) I primari sono giallo rosso e blu 50) Il centro del poeta 52) Negare in portoghese 54) La sorella di Paolo Borsellino 57) L’arte inglese 58) È famoso quello del matrimonio 60) Un modello della Gibson 61) Il nemi-co di Pollicino 62) Calvino, scrittore italiano 63) Unione Europea

sudoku

Page 17: Orgia Novembre 2008

dieci+7dieci+7dieci+7dieci+7

Reviews CornerReviews CornerReviews CornerReviews Corner

È verità universalmente riconosciuta che l’a-more può essere vissuto in maniera diversa è che ciò cambi da persona a persona, ma è veramente questo che accade sempre? Ebbe-ne sì, è così per le amiche che camminano per strada raccontandosi le nuove esperienze, per i ragazzi che si scambiano le opinioni sui rap-porti e per tutti noi comuni mortali. Vicky e Cristina, due ragazze americane, hanno visioni diverse dell’amore: Vicky è una ragazza tran-quilla, seria, fedele al compagno che sta per

sposare, Cristina invece ama sperimentare, si lascia andare, cerca la passione in ogni rapporto. Vicky viene invitata da due amici di famiglia a Barcellona, per l’estate ed accetta l’invito, per poter approfondire le sue informazioni sulla cultura catalana, facendosi accompagnare dall’amica Cristina. L’accoglienza è delle migliori ed entrambe sono ammagliate dalla bellezza della città. Una sera, mentre le due partecipano ad una mostra in una galleria d’arte, Cristina è incuriosita da un perso-naggio ambiguo e allo stesso tempo affascinante, il pittore Juan Antonio famoso per lo scandalo provocato dopo la separazione violenta dalla moglie, Maria Elena – uno dei due aveva cercato di accoltellare l’altro – ma la cosa non si spinge oltre. Il tutto procede seguendo un andamento lineare, fino a quando, durante una cena le due vengono invitate da Juan Antonio, il qua-le si avvicina al loro tavolo, a passare un fine settimana assieme, a Orviedo. Durante questo fine settimana i tre avrebbero bevuto, mangiato, visitato nuovi posti e...avrebbero fatto l’amore. In un primo momento, Vicky rifiuta sentendosi offesa dalla proposta indecente ma anche sorpresa dalla sfacciataggine di lui, mentre Cristina si mostra interessata. Il pittore torna al suo tavolo la-sciandole decidere il daffare e senza nemmeno riflettere troppo, il tre si ritrovano su un aereo che li avrebbe condotti a Orviedo. Giunti all’albergo, si stabiliscono in camere separate e durante la visita della città Juan Antonio ribadisce il suo amore per la ex mo-glie, Maria Elena alla quale è ancora legato. Durante la serata però, Cristina si lascia sedurre da lui e a causa di un contrattem-po, il racconto prende una piega diversa, inaspettata, tipico dei film di Woody Allen. Il ritorno di Allen ci sorprende ancora una volta poiché nonostante gli elementi portanti del suo cinema vengono introdotte novità e soprattutto ci soddisfa per la scelta di un cast di eccellenza, che offre all’insieme una visione estesa e una ricerca del perché. Tutto il film appare come una congiuntura di domande le cui risposte non sono plausibili ma sono frutto di un’analisi approfondita di ogni personaggio. In particolare ho trovato la scelta di Javier Bar-dem come protagonista maschile interessante soprattutto per le sue qualità recitative ma non per questo dobbiamo sminuire la presenza femminile che vede come protagoniste Scarlett Johan-sson, Penelope Cruz e Rebecca Hall. Il tema proposto è impostato in modo da offrire al pubblico una visione estesa dell’amore. Allen ci spiega che l’amore va oltre ciò che il nostro cervello registra come caratteristico, è un’esplosione di emozione, è qualcosa di inspiegabile guidato dal volere dell’in-conscio, in contrapposizione alla ragione perciò, anche gli ideali vengono meno se smossi da questo sentimento perturbante. Ade 2N

Terra disabitata da un qualcosa come 500 anni, scenario deprimente a livelli inimmaginabili in cui l’unica forma di vita (se cosi si può defi-nire) è un piccolo robot, Wall-E, il cui compito è quello di ripulire la terra dalle esorbitanti quantità di spazzatura che anni luce prima spinsero gli umani ad affidare il pianeta a robot che lo riasse-stassero, concedendosi una vacanza della “breve” durata di qualche secolo a bordo di una navicella parcheggiata nientedimeno che nel bel mezzo dello spazio. La vita del robot prosegue nella più as-soluta anonimità, al fianco di un insetto che non lo abbandona mai, fino a quan-do a sconvolgere un po’ gli avvenimenti approda sulla Terra Eve, robottina dal “carattere” peperino incaricata di trova-re segni di vita sulla Terra che possano permettere un eventuale ritorno da par-te degli uomini. La vera e propria storia ha inizio quando Eve, rinvenuta una pianticella, viene prelevata per essere riportata sulla nave allo scopo di analizzare quella che po-trebbe essere la conferma al fatto che la Terra è nuovamente abitabile. Wall-E, ormai perdutamente innamorato, decide di seguirla. È così che ha inizio la loro avventura che spazia fra luoghi inesplorati e stra-bilianti riscoperte. Introduzione non molto allettante, biso-gna ammetterlo, ma nessuno è insensi-bile alla tenerezza di questo piccolo ro-bottino dagli occhi enormi. E se da un lato la trama non è partico-larmente brillante (anche se effettiva-mente non è da tutti sfornarne una di questo genere), dall’altro ottima è la realizzazione: classica storia d’amore, per quanto dallo svolgimento atipico, umani grassi, oziosi e sottomessi dalle macchine (una parodia di quello che saremo?), gli ingredienti per spaccare il record di incassi ci sono tutti. Assolutamente da non perdere. Zana 4I

Vicky Cristina Barcelona Wall-E

Page 18: Orgia Novembre 2008

diciottodiciottodiciottodiciotto

Ci troviamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’-alta borghesia. Renèe – portinaia – assiste alla vita borghese passivamente…e chi avrebbe mai detto che una portinaia come lei, grassa, sciatta e teledipendente, fosse una colta autodidatta con l’amore per la cul-tura giapponese, la musica, l’arte e la filosofia? “Ma non è neanche concepibile che una portinaia ne sappia qualcosa di cultura”: que-sto pensiero rimarrà sempre stampato sulla fronte di Renèe, tanto che fingerà l’ignoranza per camuffare l’intelligenza che possiede. Nello stesso momento la vita della giovane dodicenne Paloma va avanti: troppo intelligente e brillante, ha deciso di fingere di essere

una ragazzina mediocre e senza ideali come le sue coetanee. Due personaggi clandestini, quindi, che recitano continuamente una vita non loro…ma che un giorno si incontreranno, grazie ad una nuova figura comparsa improvvi-samente nella loro vita, che modificherà progetti e futuro! Luzza 1N

Muriel Barbery - L’eleganza del riccio

Changeling

Pochi film mi fanno l’effetto che mi ha fatto Changeling. Si possono contare sulle dita di una mano: Schindler’s List, di Spielberg, Million Dollar Baby, anche questo di Eastwood, La promessa dell’assassino, di Cronenberg, For-rest Gump, di Zemeckis e Cabaret, di Fosse.

Se non li avete visti guardateli. Sono tutte pellicole con la capacità di trasmettere emozioni fortissime attraverso storie di vite, reali e non, attraverso personaggi ricchi, complessi, e situazioni spesso strazianti. Straziante è, infatti, l’unica parola con cui, appena uscito dalla sala, mi sono sentito di defi-nire Changeling. È la storia di una madre (Angelina Jolie) a cui scompare il figlio e che si rivolge alla polizia per ritrovarlo. La polizia però, corrotta, violenta e cinica, le riporta un bambino che non è il suo e le impone con la forza di credere che lo sia, per non rovinare la reputazione del dipartimento. Quando lei fornisce prove inconfutabili del fatto che quello non è il suo bambino, ma un impostore, e, con l’aiuto di un combattivo reverendo (John Malkovic), rende pubblico il fatto, la polizia la fa rinchiudere seduta stante in manicomio. Qui resta per mesi, finché non viene a galla la storia di un pazzo assassino che aveva rapito e ucciso circa una ventina di bambini e che, probabilmente, tra questi c’era anche il figlio della donna. Da qui partono una battaglia legale, una caccia all’uomo ed una serie di dolorosi accerta-menti che avranno lunghi strascichi. Ma raccontata così, ridotta al riassunto di una sceneggiatura complessa e ricca, la storia non rende. Non è trasmissibile a parole l’interpretazione toccante e intensa di Angelina Jolie, mai così brava, madre disperata e tenace, capace di dare al pubblico emozioni fortissime, la caparbietà di John Malkovic e la crudele rigidità del capitano e del capo della polizia. Anche Jason Butler Harner, che interpreta Gordon Northcott, il serial killer, è anch’esso molto bravo e nella sua recitazione, nel suo viso, ma anche nella vicenda, nel contesto, ricorda il film di Fritz Lang “M-il mostro di Dusseldorf”, e in particolare il suo protagoni-sta Peter Lorre. Clint Eastwood si consacra definitivamente nell’Olimpo dei grandi registi (dopo essere entrato in quello dei grandi attori) e tesse una regia acuta, saggia, ammiccante a Million Dollar Baby, ricrea perfettamente le atmo-sfere degli anni venti (il film è ambientato nel 1928) e ci commuove con scene dolorose, emozionanti, dolci, crudeli, paurose, senza mai cadere nella banalità o nella sdolcinatezza. Riesce poi nell’intento di rendere il tut-to non monotono, in un film relativamente lungo (141’) ma non solo, rende ogni momento intriso di tensione e sostanza, anche grazie alla bella sceneggiatura lineare e ben congegnata, senza falle o salti confusionari, forse perché tratta da una storia vera, che dipinge (una volta tanto) un quadro completo ed esauriente della vicen-da. Tocco di classe sono le musiche, composte dallo stesso Eastwood, che danno sostegno alla scena con gran-de eleganza. In ultima analisi, Changeling, è un film completo, ben realizzato, capace di trasmettere emozioni forti e lasciare soddisfatto lo spettatore, il quale esce dal cinema ancora intriso della storia, pervaso dall’emozione e dal bisogno di riflettere ancora su ciò che ha visto, non perché non ha capito, ma per-ché ha ricevuto emozioni rare che vanno assaporate fino in fondo. Credete-mi. Un film intenso che non si dimentica. Leo 2B

Page 19: Orgia Novembre 2008

Brothers & Sisters

dieci+9dieci+9dieci+9dieci+9

Il libro che vi propongo questo mese merita veramente (come sempre) la vostra atten-zione e la vostra giudiziosa (?) opinione. Si tratta di un’opera della giovane scrittrice Janet Tashjian e si intitola “Il vangelo secondo Larry”. Josh, il protagonista, è un ragazzo di 17 anni, studioso, pacifista e amante della natura e sin da piccolo è innamorato segre-tamente della sua migliore amica Beth. Fin qui sembra tutto normale, ma non è così...Josh,infatti, ha numerose idee riguardanti argomenti di società, politica ed economia che non riesce ad esprimere quando è con gli altri; così, per dare sfogo alle proprie convinzioni, decide di creare un sito Internet, con lo pseudonimo di Larry, nel quale pubblica dei “sermoni“ su varie tematiche di attualità: dalla droga all’inquinamento, dal consumismo ai delitti delle multinazionali. Di colpo, senza nemmeno ave-re il tempo di rendersene conto, Larry, non Josh, si ritrova una grande moltitudine di fan, che credo-no sempre più in lui tanto da decidere di fondare un fan club, di cui la fondatrice è la sua migliore

amica. Da qui nasce il contrasto tra Josh che è un ragazzo normale, timido e un pò introverso, che come tutti ama e soffre per questo e il suo alter ego, che è sempre lui, ma che agli altri (Beth compresa) appare più intelligente, deciso e speciale. Larry, così, diventa un caso nazionale e tutti sono affascinati da lui, però si rende conto che le cose stanno cominciando a sfuggirgli di mano... Sanaa 4M

Janet Tashjian - Il vangelo secondo Larry

Torna il 26 novembre, su Foxlife (canale 111 di Sky), Brothers and Sisters, con la terza inedita stagione, pronta a riconquistare il pubblico con la stessa delicatezza ed ironia, che anche i telespettatori di Raidue hanno potuto apprez-zare quest'estate. Torna a raccontare la saga della famiglia Walker, che nonostante ostacoli e problematiche, diver-genze e difetti, si dimostra sempre e comunque unita. Esattamente come accade all'inizio della Serie, che si apriva con la concomitanza di alcuni importanti avvenimenti per le loro vite, vale a dire una figlia che torna nella città natia per un colloquio di lavoro e per festeggiare con parenti e amici il proprio compleanno, durante il quale però il padre muore d'infarto. A questo punto si ritrovano a dover affrontare, oltre che il dolore per la perdita subita, anche alcune notizie rimaste nell'ombra tutto questo tempo, che mostrano come William (Tom Skerritt) non fosse il marito, né il padre e tanto meno l'uomo d'affari che loro avevano sempre pensato. Con queste premesse si potrebbe ritenere che sia un banale telefilm che parla di segreti familiari e che sa un po' trop-po di 'già visto', ma non ci si potrebbe trovare più fuori strada. Brothers & Sisters non è una serie da prendere alla leggera e la sua particolarità è la maniera in cui vengono affrontati argomenti difficili e controversi, come quello politi-co con le sue implicazioni ideologiche, e quelli un po' più classici di droga, guerra, omosessualità, divorzio, ecc. che vengono appunto trattati con lucidità e senza scadere nel fazioso. Alla stessa maniera colpisce il modo in cui sonda i rapporti umani, nelle loro conflittualità e delicatezze, con analitica meticolosità: li disseziona ed esplora attraverso dialoghi intensi e gesti significativi. Questa serie ha poi il pregevole vanto di saper discutere di categorie di pensiero, facendo entrare la dialettica nel salotto di casa, senza cadere nell'errore di ridurre e appiattire i rapporti familiari agli stereotipi di loro stessi, fatti di drammi generazionali. Quel che affascina di questi telefilm è la capacità di descrivere la realtà e innestarla nella finzione, senza perderne la veridicità o lo spessore, con onestà e genialità.

Brothers and Sisters inoltre riesce perfettamente ad equilibrare dramma e divertimento, suscitando in maniera lieve, poco eclatante, le emozioni più disparate, nel giro di 40 minuti. Questo avviene soprattutto grazie alla reale imperfezione di ciascun personaggio, che arriva a coinvolgere lo spettatore in tutte le sue follie, comprese di gioie, dolori, successi, proble-mi e insicurezze. Ognuno approfonditamente caratterizzato, nella sua per-sonale complessità: Nora (Sally Field), la matriarca nonché pilastro della famiglia, che ama i propri figli sopra qualunque altra cosa; Sarah (Rachel Griffiths), la primogenita, donna e madre dall'incredibile forza che porta al suo interno una profonda fragilità,.Kitty (Calista Flockhart), forte-mente impegnata nella politica, piena di passione e determinazione; Ke-

vin (Matthew Rhys), avvocato, gay, emotivamente insicuro ma coinvolto e sempre presente per le persone che ama; Tommy (Balthazar Getty), riservato, sensibile e responsabile; Justin (Dave Annable), il piccolo di famiglia, ha uno spirito indipendente ma ancora debole, è stato arruolato in Afghanistan e ha problemi con le droghe; infine Saul (Ron Rifkin), fratello di Nora, elemento integrante della famiglia, anche se sempre lasciato un po' in secondo piano in tutta la sua vita. Non siamo di fronte alla utopica famiglia alla mulino bianco, né tanto meno a quella disfunzionale da soap opera alla Beautiful; sono tutti diversi tra loro, con le proprie vite e le proprie idee, che spesso mettono a confronto sfociando anche in litigi, arrivando pure ad urlarsi sopra come succede nella vita reale, ma che nonostante discussioni e disac-cordi, tentano di appianare le divergenze, venirsi in contro e comunque, al di là di tutto, ci sono sempre gli uni per gli altri, perché è a questo che fa una famiglia - starsi vicino. Alcuni rapporti sono più approfonditi o più in sintonici ri-spetto ad altri, ma è chiaramente percepibile attraverso lo schermo l'affetto sincero, incondizionato e reciproco, che li unisce. Proprio per tutte queste ragioni uno dei punti focali e di forza della serie sono le scene corali, di interazione fra diversi personaggi, come ad esempio nelle cene di famiglia. Risultato assicurato anche dal talento ineccepibile del cast, che tra l'altro annovera il ritorno al piccolo schermo di numerose star di grandi telefilm come Ally McBeal (C.Flockhart), Streghe (B. Getty), Alias (R.Rifkin e Patricia Wettig), Six Feet Under (R.Griffiths) e Everwood (Emily VanCamp).

Brothers & Sisters è la riprova che per fare un prodotto di qualità e apprezzato dal pubblico, non servo-no troppi sfarzi, ma basta mostrare qualcosa di autentico. The reigning Vale 5M

Page 20: Orgia Novembre 2008

ventiventiventiventi

Brian Eno & David Byrne Everything That Happens Will Happen Today Todo Mundo Nel 1981 usciva, firmato da Byrne e Eno, "My Life In The Bush Of Ghosts", album nato in quell'am-biente fremente che andava dalla pop art alla new(no) wave newyorchese: riempito di rumori metro-politani e tribali, inframmezzato da spezzoni di-sturbati di trasmissioni radiofoniche e graffi sonori tra synth e chitarre, il prodotto nato dalle mani dei due inglesi (Byrne lo fu poi per due anni, poi i suoi genitori si trasferirono in Canada) era proprio una perla di sperimentazione. Ma per chi non sa chi siano ‘sti due strani figuri meglio dire qualcosa a riguardo. Eno non è altro che il Timbaland degli anni '70-'80 - produceva tutto e tutti; per farvi qualche nome dico Bowie, Nico (sì quella dei The Vel-vet Underground), U2, Coldplay (sì l'ultimo album l'ha fatto lui, non i Coldplay), e lo stesso David Byrne quando suona-va con i Talking Heads, compagine rappresentativa e rivolu-zionaria della new wave. Byrne poi, finita dolorosamente l'esperienza con i TH, si è dedicato alla carriera solista, suo-nano con il Mondo Intero, spaziando tutti i generi possibili e immaginabili, dalle colonne sonore alla salsa e bossa brasi-liana. Bene, 27 anni dopo i due hanno deciso di tornare con un album piacevole, sicuramente non futuristico e postmo-derno come il nonno: ed ecco fioccare in rete le prime re-censioni di detrattori scontenti perché questa volta non possono sentire la tanto voluta scoreggia electro-urban nel ragù poltiglioso di campionamenti barocchi. Io dico chisse-nefrega di questi signornò sempre pronti a scassare i cojo-nes. "Everything That Happens Will Happen Today" si apre con "Home", alt-country dove la vellutata voce di Byrne dà pro-va di essere ancora in forma smagliante e in sottofondo troviamo i suoni brillanti dell'Eno. Si arriva a "I Feel My Stuff" dove il piano nevrotico accompagna le liriche ipnoti-

che dell'ex testa parlante: l'ambient di Eno si fonde con la genialità latinoamericana del Byrne e tutto esplode in un tripudio di follie acide di chitarre e tastiere. La title-track riappacifica tutti i tormenti dell'ascol-tatore, mettendolo in pace con il mondo: sembra un inno angelico di campanelli e parole racchiuse da un alone di vapore acqueo. "Life is Long" è un pop-soul molto piacevole: tra il sottobosco di ottoni e una tastiera rimbalzante, Byrne parla della gioia e del dolore, e "non bisogna preoccu-

parsi perché la vita, in fondo, è lunga...". Giunti a "Strange Overtones" non può non stupire il funky e la voce da Marvin Gaye bianco di Mr. Byrne: basso e percussioni fanno finta di essere nei '70s, mentre Eno con i suoi suoni eterei ci proiet-ta nel 2630. "Wanted For Life", invece, sembra tanto citare nella base le colonne sonore 8 bit dei giochi del GameBoy, mentre Byrne ci inventa sopra un pseudo rap. "Poor Boy" è un pezzo da paura, dove si incrociano gli orizzonti (e i ru-mori) di una metropoli, la (questa volta) gracchiante voce electromodificata di Byrne, e il singhiozzo frenetico di batte-ria e delle keyboards di Eno. "The Lighthouse" pone fine al reunion album: e tra i fumi bianchi di quelle fate candide dei film fantasy, troviamo l'eclettico Byrne destreggiarsi tra arpeggi paradisiaci. In definitiva, questo "Everything That Happens Will Happen Today" è un disco che non si può paragonare con il prece-dente pubblicato dal duo, perché molto differenti se non opposti: se nel primo la sperimentazione e il miscuglio di generi, suoni e rumori era il "sugo di tutta la storia", in quest'ultimo lavoro gli arrangiamenti delicati e la canzone (pop), unendo comunque altri stili come il gospel, il country e qualche piccolo pizzico di elettronica, sono il filo condut-tore di tutti gli undici brani.

deFe 5D

Vinicio Capossela Da Solo Warner È tornato Vinicio! Sì! Da solo è tornato!

Come poter non essere felice quan-do quel cantastorie di Capossela, offre a tutti noi un impasto di trame immaginifiche e note musicali da andare in brodo di giuggiole. "Da Solo" mi ricorda tanto quando, già da cresciutello, ritrovavo giocattoli o riaprivo alcuni libri d'infanzia e rileggevo favole già sentite, ma sempre uniche e speciali: l'atmosfera di quest'ultimo disco è molto sfug-gente, odora di pagine ingiallite dal tempo - ma queste nuove storie non sono raccontate da un bambino, bensì da un genio, posseduto da una curiosità infantile, che sembra aver vissuto mille e mille vite. Molto lontano dal mitologico e bruciante, ma comunque eccelso "Ovunque Proteggi", "Da Solo" è un "disco per piano e strumenti inconsistenti": e tra questi utensili musicali di bassa o strana fattura troviamo il pianoforte giocattolo, il theremin, l'organo mighty Wurlitizer che accompagnava i film muti, il fischio del buonumore... E il gran guazzabuglio di vicende ed emozioni parte con "Il gigante e il mago", tra tintinnii di campanelli, un ritmo mar-ciante e la voce sospirosa di Vinicio - per finire con lo squillo dei fiati e "all'inferno voglio andare col gigante e il mago!". "Costruirsi un labirinto, un recinto, una prigione per uscirse-ne di notte e poter scappare fuori, dove Mr. Pall incontra Mr. Mall, in tutta libertà, vivi in clandestinità" - ditemi se questa strofa sigarettosa non vi cattura un po' - "In Clande-stinità" è molto tranquilla, e allo stesso tempo dai sottofon-di tormentosi. Si giunge a "Una giornata perfetta, passeggio nella strada senza fretta, ascolto Vic Damone alla radio diffusione, a spasso per la mia città", - dal sapore ragtime, molto vaporosa e ballabile...un inno alla semplicità! "Il pa-radiso dei calzini" si domanda "dove vanno a finire i calzini

quando perdono i loro vicini" - questa ballata tragicomica riassume in poche e dolci note la metafora della vita uma-na di "chi si è lasciato cadere sul fondo, chi ha abusato di Napisan e di cloritina, chi si è sfatto con la candeggina". "Orfani ora", dialogo tra pianoforte e voce roca e treman-te di Capossela, è forse una delle più belle canzoni d'amo-re della STORIA, e non ce n'è, mi dispiace - "E nuda è la strada, i binari e le insegne e nuda sei tu, il mondo ora è nudo se non lo copre il tuo sguardo". "Vetri Appannati d'America" penso sia un grande quadro realista metri 6x3,5 che fotografa "il granturco - che continua - a pas-sare nel silenzio d'America" e dove i vari Jim e John rin-

graziano il Signore "per il dono della sobrietà, per farmi accettare quel che non posso cambiare e per il coraggio di fare nell'unione di anonimi Dio salvi l'America". E queste storie americane tornano nella cantilenante "La faccia della terra", che musicata assieme ai Calexico in quel di Tucson, Arizona, non può non odorare del Midwest statunitense selvaggio, e a volte, desertico. "Lettere di soldati" ispirata e riflessiva, condita dal violoncello e dalle pesanti note del pianoforte, si concede un'esplorazione della sottile linea tra vita e morte, tra "filo spinato, cemento armato - e - occhi nascosti, ovunque per terra", luogo dove "il cielo ora è più nero, e non è fumo, nessuno tornerà più come era". Chiude "Non c'è disaccordo in cielo", un resoconto finale, una con-versazione "tête-à-tête" con le nuvole, dove Vinicio resta "solo col cielo e altro non vedo e non so, ma se tutto è na-scosto nel cielo, al cielo io ritornerò"; ritorna al cielo, ritorna il viso pieno di storie della copertina. Alla fin fine, se siete arrivati sin qui a leggere, siete stati bravi: mi dispiace essermi dilungato troppo, ma non posso non dire che questo album è straordinario - e da uno che Vinicio lo ascolta da quando ero alto metà, può essere con-siderata sentenza vera e propria. "Da Solo" è il diario intimo di Vinicio e anche di una parte di tutti noi, che dobbiamo difenderci da questo freddo invernale a suon di note polve-rose e liriche intense.

deFe 5D

Page 21: Orgia Novembre 2008

ventunoventunoventunoventuno

Genere Commedia, Colore Durata 115 minuti.

Produzione USA anno 1961. Un film di Terry Gilliam

Sceneggiato da Terry Gilliam, Charles McKeown, Tom Stoppard Con Jonathan Pryce (Sam Lowry), Robert De Niro (Archibald Tuttle),

Katherine Helmond, Ian Holm, Bob Hoskins, Michael Palin (Jack Lint), Kim Greist (Jill),

Jim Broadbent (dottor Jaffe) Produzione: Gran Bretagna anno 1985

Durata 2h 11’

Un incubo, ecco che cos’è Brazil. Un incubo brillante e grottesco, ricco di humour e terribilmente drammatico, in poche parole un ossimoro, un paradosso. Tutto il film di per sé è una continua sorpresa, contraddizione, un capo-volgimento di ruoli, il trionfo dell’amoralità nelle sue for-me più viscide. Brazil è una sorta di rivisitazione espres-sionista/visionaria del “1984” di Orwell (girato nel 1985, all’incirca siamo lì) con tocchi di pura follia degni del mi-glior maestro surrealista. In un luogo "da qualche parte nel ventesimo secolo", governato da una sorta di “Grande Fratello” terribilmente burocratico e violento, vive Sam Lowry, uomo semplice con un solo scopo nella vita: rima-nere dov’è, calmo e tranquillo; la sua esistenza continue-rebbe così se, tentando di risolvere un problema derivato da un eccesso di burocrazia, non incontrasse la donna dei suoi sogni (letteralmente). Così si scatena un’imprevedi-bile susseguirsi a catena di eventi che lo travolgeranno portandolo a contatto con un mondo completamente di-verso da quello che conosce, popolato da strani perso-naggi (come il clandestino tecnico del riscaldamento Ar-chibald Tuttle, o la bella Jill), ma spingendolo anche ad un destino che mai avrebbe osato sognare. La sceneggia-tura contorta ma lucidissima ci porta a visitare un mondo aspro, crudele, monotono anche, che stride al contrasto con la musica che pervade tutta la colonna sonora, “Aquarela do Brasil”, famosissimo motivetto che spicca come un raggio di sole tra le nubi, e dipinge un quadro da apocalisse farsesca. La scenografia, poi, è possente, per-fetta, ricrea un ambiente decadente, tugurioso, con oppo-sto un ostentato sfoggio di opulenza marcescente. Queste ambientazioni da incubo ricordano moltissimo “Metropolis” di Fritz Lang, non solo visivamente ma anche come temi di sottofondo, e le visioni oniriche Fellininane di “8 e ½”. Ogni oggetto che popola le scene è un piccolo capolavoro, primo fra tutti il computer ibridato con la macchina da scrivere. Ma a proposito della colonna sono-ra: questa è organizzata magistralmente, in modo da creare momenti drammatici o comici con la stessa melo-dia. Un esempio meraviglioso dell’uso interattivo di que-sta è nel momento in cui Sam arriva nel suo nuovo uffi-cio: la massa di impiegati che si sposta velocemente den-tro e fuori scena è sempre accompagnata dal ritmo frene-tico dell’inizio della canzone, che sfuma quando il capan-nello di gente esce dallo schermo. Non esiste la realtà in Brazil, ne esiste solo un surrogato trasfigurato non privo però di chiari e pungenti riferimenti politici al mondo attuale e al lento decadimento della no-stra società. Nel film esiste una società monocromatica, piatta, che vive una vita schematica e controllata da im-prescindibili moduli governativi, che rendono il lento scor-rere della quotidianità ancor più lento e impacciato. Que-sta cornice monotona, poi, viene a volte interrotta da attacchi terroristici di invisibili criminali contro il sistema, solo sporadiche quanto insensate note di colore, che han-

no perso ormai ogni logica, ma che continuano a mettere i bastoni tra le ruote, non al tanto odiato sistema, quanto alla povera gente, che li subisce in passiva rassegnazio-ne. Sam non è un eroe, Sam è solo una cellula impazzita, un povero illuso che segue solo ciò che gli dice il cuore, imperniandosi in una battaglia già persa in partenza, è la persona comune che è un eroe solo nei sogni, dove com-batte un nemico che si rivelerà essere lui stesso (la scena in cui combatte contro un Samurai, che si rivelerà essere un Sam you’re I, che, tradotto in italiano, è “Sam tu sei me”). Il vero eroe è un personaggio secondario, ma che lascia un segno indelebile, Archibald Tuttle/Robert DeNi-ro, l’unico che ha veramente capito ciò che non funziona nella società, l’unico che agisce perché ama la libertà, l’unico che combatte, tra tutte, la sola, anche se piccola, lotta che abbia un senso in quel groviglio onirico: la lotta per l’affermazione del singolo individuo,della sua libertà e del suo diritto di decidere per se stesso; tutto questo sen-za atti terroristici e violenti, ma semplicemente riparando clandestinamente caldaie. E quando Sam gli chiede per-ché, se vuole riparare caldaie, non va a lavorare per la Central Service (la società statale addetta al riscaldamen-to), lui risponde: “Odio la burocrazia. Fra un po’ di tem-po, grazie al vostro bellissimo sistema, non si potrà più aprire un rubinetto senza riempire un 27 b/60!”. Nonostante ciò, alla fine, niente cambierà, tutto resterà tale e quale, dicendoci che finchè il principale motivo di un’esistenza sarà un lifting, una promozione, l’amore for-zato o il consumismo coatto nulla potrà cambiare. Il ruolo di Sam Lowry era stato scritto anni prima pensan-do proprio a Jonathan Pryce, mentre invece quello di Jack Lint (l’amico, fervente sostenitore del sistema, di Sam) era stato inizialmente chiesto da Robert DeNiro, a cui però fu data la parte di Archibald Tuttle perché quella di Lint era già stata promessa a Michael Palin, vecchio ami-co di Gilliam. Prima di chiamarsi Brazil, il film ebbe vari altri titoli: “ 1984 e ½”, citando allo stesso tempo Orwell e Fellini, e “How I learnt to live with the system” ovvero “Come imparai a vivere col sistema, chiarissimo rinvio al “Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccu-parmi e ad amare la bomba” di Stanley Krubrik. Anche Madonna, al secolo Veronica Ciccone, fece un provino per il film, ma fu scartata. Brazil contiene molte citazioni ci-nematografiche, una tra le tante una rivisitazione in chia-ve fantascientifica della famosa scena della “Corazzata Potemkin” (si legge “Potiomkin”) in cui una carrozzina cade giù da una gradinata durante un combattimento: qui, mentre i ribelli combattono conto le guardie, viene colpito l’uomo delle pulizie con un proiettile che gli buca un occhio rompendogli una lente degli occhiali (proprio come accade ad un personaggio della Corazzata) e questi lascia cadere dalle scale l’aspirapolvere che reggeva, fa-cendolo rimbalzare al ralenti sugli scalini.

Leo 2B

Page 22: Orgia Novembre 2008

ventidueventidueventidueventidue

Chi è l’uomo per Pirandello?Chi è l’uomo per Pirandello?Chi è l’uomo per Pirandello?Chi è l’uomo per Pirandello? Luigi Pirandello è senza dubbio uno dei più grandi artisti del Novecento che l’Italia può vantare, perché indiscussa è la rivo-luzione sociale e culturale da lui avanzata nella soffocante mentalità commerciale dell’epoca. Trovandosi, infatti, ad operare a cavallo tra il XIX e il XX secolo, periodo complesso perché invaso in ogni campo dalla Rivoluzione Industriale e prepoten-temente dominato dalla borghesia na-

scente, egli decise così di opporsi a quegli ideali positivi-sti di fiducia cieca nel progresso e nella scienza. Piran-dello fu quindi innovativo non solo nello stile e nel modo di porsi, tutto velato da una sottile ironia di superiorità, ma soprattutto nei temi: la nuova classe sociale si a-spettava di essere rappresentata nelle opere di scrittori e intellettuali in maniera “realistica”, ragion per cui non poté che storcere il naso davanti alla sua impertinente teatralità. Le precedenti convinzioni, fondate su un’idea di quasi onnipotenza dell’uomo in grado di imporsi sul mondo grazie ai capitali e ai derivanti sistemi produttivi, vengono, infatti, ribaltate in toto, quasi dissacrate, per-ché spogliate nella loro nudità esistenziale di fronte a una verità irraggiungibile. L’uomo di Pirandello parte perciò dalla certezza di essere un’unità per giungere alla consapevolezza della frammentazione dell’io: la vera vita è un magma in cui tutto è mescolato ed è proprio

nel momento in cui assumiamo una forma definita, quando prendiamo un’identità insomma, che diventiamo nessuno e iniziamo a morire. Questa concezione si lega strettamente ad altre due teorie filosofiche nate in Fran-cia, quella del vitalismo di Bergson, che constata come la realtà e l’uomo sono in continuo divenire, e quella di Binet, che sostiene che in ogni individuo esistono più e diverse personalità. Da questo non può che scaturire che l’identità personale non esiste come forma fissa e definita, ma è puro frutto della soggettività, la quale si manifesta sottoforma di due vuoti contenitori, ovvero come maschere e trappole. La maschera è una sorta di copertura sfaccettata che l’individuo si impone da sé, nel tentativo inconscio di nascondere la sua sfuggevole essenza, o a cui egli si ritrova sottomesso dalla società, in particolare attraverso l’istituzione familiare e il lavoro. Maschere e trappole sono in estremo contatto, perché convivono intrecciate in schemi intelligibili all’interno della complessità dell’apparenza. In seguito a queste riflessioni, che denunciano la crisi inevitabile dell’io, gli ideali precedenti si ritrovano a barcollare: niente è più scontato, l’uomo non può che sentirsi un inetto perché per esistere ci vuole un nome e un nome è quanto di più effimero e vago la collettività abbia creato per illudersi. Si tratta di un paradosso, è vero, di un paradosso terri-bilmente logico e istintivo, ma da cui in fondo Pirandello offre due vie di uscita: immaginazione o pazzia.

Carola 4M

Gli zingari non sono visti con occhio tanto benevolo dalla maggior parte delle persone e sono generalmente consi-derati come dei ladri o come degli sfruttatori. Ma siamo sicuri che sia veramente così? Per rispondere a questa domanda riconduciamoci all’origine di questo popolo tanto sconosciuto e criticato. Gli Zingari, zigani, zingani o gitani sono una popolazione di origine indiana, che per successive emigrazioni vive oggi nomade nel Medio O-riente, in Europa (soprattutto in Romania), Africa set-tentrionale e America. I primi spostamenti degli zingari dalle sedi originarie nell’India nord-occidentale risalgono al sec.V; da qui alcuni gruppi in tempi più recenti si spo-starono in Africa e in America. Attualmente non tutte queste popolazioni sono nomadi (a causa dei problemi burocratici), ma solo una ristretta parte che cerca di mantenere il più possibile le sue abitudini e l’originale lingua indiana. Nel corso della storia sono stati oggetto di violente persecuzioni e anche attualmente hanno rap-porti problematici con la popolazione e i governi di cui sono ospiti; ciò è dovuto alla generale diffidenza e ai molti pregiudizi nei loro confronti. Attualmente, infatti, il termine zingaro ha assunto una connotazione negativa e da alcuni è ritenuto “politicamente scorretto” chiamarli con questo termine. Sarebbe più esatto definirli col ter-mine generale romanì oppure usare il nome dell’etnia di appartenenza, ad esempio rom o sinti. Alcuni, erronea-mente, li definiscono rumeni o slavi, ma questo è sba-gliato, perché solo una piccola minoranza di rumeni e slavi sono zingari. Delineare una struttura della società è molto difficile, perché non c’è una struttura precisa. Essa è sostanzialmente matriarcale: alla moglie appar-tengono i beni, e il marito, col matrimonio, si aggrega alla sua famiglia. I capi vengono eletti dall’intera comu-nità, ma alla donna più anziana spetta spesso il compito di giudice. La cosa che più mi ha stupito di questo popo-lo è appunto il suo grande rispetto per la donna; essi

infatti la considerano come una fi-gura di vitale importanza e per que-sto le decisioni più importanti spet-tano a lei. Un’altra curiosità riguar-dante la donna è che durante il pe-riodo di gravidanza e subito dopo il parto, a essa non è consentito fare alcuna attività nella società perché considerata impura. Alla fine della gravidanza vengono distrutti e bru-ciati tutti gli oggetti e gli indumenti usati dal lei. L’economia è di sussi-stenza e ruota intorno ad attività diverse; un tempo erano molto praticate la chiromanzia e analoghe forme di magia, cui si sono in seguito ag-giunti alcuni tipici lavori di piccolo artigianato o la con-duzione di giostre e piccoli circhi; diffuso, specie tra le donne e i bambini. Dal punto di vista religioso adottano, almeno formal-mente, la religione dei paesi che li ospitano; però i ro-manì fondamentalmente hanno una visione mitica del mondo, abitata da forze superiori in perpetuo contrasto tra di loro. Queste due forze sono il Bene e il Male e sono impersonate in Dio e nel demonio. Il culto dei mor-ti è molto praticato e i funerali somigliano spesso a una vera e propria festa per la fastosità dei costumi e le grandi decorazioni. Hanno un grandissimo patrimonio di canti orali e sono degli abili musicisti: la maggior parte, infatti, suona uno strumento musicale, considerato co-me oggetto di tranquillità e come un passatempo utile. Spero che questa presentazione sul popolo romanì vi sia servita e che abbiate capito che in fondo gli zingari non sono tutti rozzi o selvaggi, ma al contrario hanno una vera e propria cultura degna di tutto il rispetto che pos-siamo dare. Sanaa 4M

Page 23: Orgia Novembre 2008

ventitreventitreventitreventitre

seconda parteseconda parteseconda parteseconda parte Scrivendo una Guida di Sopravvivenza per primini, è praticamente OVVIO affrontare ad un certo punto l’ar-gomento Professori. Personalmente io ritengo che la categoria degli Insegnanti abbia una grande importanza nella vita di ogni studente, infatti, per quanto riguarda il lato scolastico, da loro dipendono 5 anni della nostra gioventù. Se ci si pensa, i voti che scelgono di darci, influenzano spesso il nostro mondo. Un voto, in fondo, non è che un numero con cui si pretende di riassumere la nostra capacità di concentrarsi, di studiare, di applicarsi; come se fosse possibile fare la media matematica del nostro cervello, senza tenere conto delle paure, dei problemi extrascolastici (perché esiste una vita al di fuori della scuola e dei compiti), delle ansie e degli stati d’animo di ognuno di noi. Secondo il sistema scolastico, in poche parole, il numero che ci troviamo scritto a penna sulla pagella a fine anno, dovrebbe essere un sunto di tutto ciò che la nostra persona ha vissuto in un intero anno scolastico. E la domanda che mi pongo io è: ma quali poteri devono avere i nostri Professori per riuscire a trovare il Grande Numero Esemplificativo? Quali metodi segreti vengono loro svelati prima di fare il grande ingresso nel mondo del lavoro? Ma, dal momento che a quanto pare non esiste nessuna scuola di Hogwarts per giovani Professori, la rispo-sta che mi sono data è che in realtà, questo potere di comprensione profonda della persona e questo mera-viglioso dono della sintesi, siano innati nella figura dell’Insegnante. Nascono già così. Sono in un qualche modo prescelti, individui destinati alla continuazione della cultura umana. Sebbene il quesito che nasce spontaneo è: “Ma allora perché nel mondo dilaga l’ignoranza?”, la risposta, per quanto ovvia, richiederebbe troppo tempo, perciò direi di passare ad analizzare le 4 categorie in cui si divi-dono, non volendo generalizzare, i Professori. Gli appartenenti al primo grande gruppo, sono caratterizzati dall’Odio. Odio puro, distillato, alla sua forma primitiva, rivolto ad ogni studente, senza distinzione di razza, età, condotta, media scolastica. Personalmente non conosco la giusta via per trovare la bontà dentro queste persone, ma posso consigliarvi alcuni metodi per sopravvivere all’Odio, come ad esempio credere ad ogni minaccia che vi fanno. Se il primo giorno di scuola vi dicono che odiano i primini e che li ucciderebbero tutti, voi credeteci ciecamente. Non è una tattica per intimorirvi e farvi studiare, è una realtà di odio e disgusto verso di voi. Quindi, di conseguen-za è fondamentale che voi studiate e facciate finta di non esistere. Rispondete solo alle domande che vi fan-no, non interessatevi durante le loro lezioni a qualcosa che possa minimamente uscire dall’argomento trat-tato. Questi sono alcuni dei modi per evitare (forse...) di passare un anno tra pianti isterici, note disciplinari e sedute dallo psicologo. L’Odio è una caratteristica appartenente anche alla seconda categoria che vado ad affrontare; esso non è però palese come nei Professori prima descritti. Infatti un grande consiglio che vi ho già dato e che non smetterò mai di ripetere è: NON FIDATEVI. Non lasciatevi abbagliare dai sorrisi e dalle gentilezze iniziali, diffidate degli apprezzamenti lusinghieri che vi verranno fatti: sotto questo travestimento da fatine turchesi non avete idea di cosa possa nascondersi. E, secondo il mio modesto parere, sarebbe meglio per tutti voi rimanere nell’incapacità di comprendere ciò che può scatenarsi dentro la mente di queste persone in caso di un vostro comportamento a detta loro sbagliato o irritante. I consigli, essendo sempre l’Odio la componente principale del rapporto Insegnanti – Studenti, sono gli stessi detti prima. A questo punto, avendo analizzato i due casi più eclatanti della psicologia del Professore, il compito si fa più arduo. Penso comunque che sia impossibile non citare la terza categoria, caratterizzata dalla Pazzia. I Professori vivono la loro giornata a scuola, a contatto con ragazzi e ragazzi adolescenti, che comportandosi in modo apparentemente normale, li esasperano. Può quindi capitare che ripetere e ripetere le stesse lezio-ni, constatare inesorabilmente ogni volta che alcuni studenti non si interessano, sforzarsi di trovare esercizi e domande adatti per le verifiche, lavorare 5 ore al giorno, e a volte addirittura un’intera giornata (come la maggior parte dei lavoratori italiani, ma vabbè), e avere a disposizione UNA SOLA GIORNATA LIBERA (viene da domandarsi quante giornate libere abbia un operaio, ma ancora vabbè), può quindi capitare, dicevamo, che ad un certo punto, il cervello si blocchi, la vista si offuschi, e la mente prenda diverse strade. Non c’è modo di sfuggire a questi Professori. Non si ha la possibilità di capire per quale particolare e inaspettata via se ne sia fuggita la loro Ragione, il loro Senno, e neanche si riesce a comprendere a fondo la Follia che ha preso il suo posto. È quindi realmente impossibile prevedere le mosse e il comportamento che avrà un Pro-fessore di questa categoria. I sintomi sono comunque: deliri di onnipotenza, incredibili amnesie, incapacità di creare rapporti con lo studente, scatti di rabbia ingiustificabili e così via. Quindi, avrete capito, non c’è seriamente speranza. Non ho scritto però questo articolo per portarvi alla disperazione (anche se, credetemi, ce ne sarebbe il mo-tivo), perciò passo alla quarta ed ultima categoria. Non vi è una caratteristica a dire il vero, a questa cate-goria appartiene ciò che idealmente dovrebbe essere un Professore. Equilibrio mentale, buona cultura, grande conoscenza della materia insegnata, capacità di creare rapporti con gli studenti, visione dell’alunno non come Adolescente problematico ma come prossimo adulto da for-

Page 24: Orgia Novembre 2008

venti+4venti+4venti+4venti+4

L'eleganza è un modo di essere che si può sempre imparare ecco alcuni consigli da “The Little Pink Book”: 1. Prima regola dell'etichetta: fate sentire sempre gli altri a proprio agio soprattutto se si trova-no in una situazione imbarazzante o li avete appena conosciuti. 2. Rispettate gli altri, i loro pensieri, i loro sentimenti, i loro spazi e il loro tempo: non siamo tut-ti uguali. 3. Mostrate rispetto per gli altri ma pretendete rispetto verso voi stessi 4. Coerenza. Pensate quel che volete e fate ciò che preferite ma a parole siate sinceri con voi stessi. 5. Usate le parole: prego e grazie. Non sono dette mai abbastanza! 6. La tolleranza è la cosa più importante per convivere con gli altri, provate a non costruire da soli dei muri verso gli altri e se l'avete già fatto, tirateli giù. 7. Eliminate le brutte abitudini a tavola (per suggerimenti guardate il numero precedente) 8. La gentilezza è contagiosa. Diffondetela intorno a voi e magari oltre a darne ne riceverete. “Le buone maniere vi portano ovunque, perciò non andate da nessuna parte senza portarle con voi”. Fra 4I

IL GIRONE DEI GOLOSI Bella! Eccomi di nuovo qui a proporvi una ricet-tina, come ogni mese, per fare uscire “il cuoco” che c’è in voi… dai, cucinare è bello!! Soprattut-to quando puoi smangiucchiare i resti di alcuni ingredienti come la cioccolata oppure assaggiare la tua creazione dopo che l’hai preparata con

taaaanto amore:) Vuoi mettere la soddisfazione se poi è anche buona!? Poi le cose che vi presen-to io, sono semplici sem-

plici… e buone buone =) Questo mese vi propongo i dol-cetti al cocco! Procedimento: Mescolare tutti gli ingredienti in-sieme fino ad ottenere un composto omogeneo. Una volta fatto, formare delle piccole palline. Cuocere in forno a 180° per 15 minuti. BUON APPETITO!! Elena 4M

Ingredienti: 3 uova 25g di farina 250g di farina di cocco 200g di zucchero

mare, disponibilità ad ascoltare e a fornire consigli, ed infine mancanza della convinzione dell’assoluta infe-riorità dell’alunno. Questi sono i tratti di un Professore ideale, e purtroppo si delineano in ben pochi indivi-dui. Ciò che posso dirvi è che questi 5 anni di scuola sono davvero qualcosa di grande ed importante all’in-terno di una vita. Essi fanno parte di un periodo chiamato Adolescenza, descritto fin dalla notte dei tempi come problematico e difficile, duro da comprendere e da affrontare, pesante da vivere. Vorrei far notare che i “sapienti” che usano queste terribili e lapidarie parole sono persone già cresciute, adulti lontani dalla nostra realtà, individui che da troppo tempo hanno smesso di essere Adolescenti, e che vogliono giudicarci guar-dandoci dall’alto della loro presunta maturità e razionalità. Quindi checché ne dicano, io penso che solo noi che la stiamo vivendo, siamo gli unici autorizzati a dire cos’è e com’è l’Adolescenza, e sarebbe comunque molto difficile, perché ognuno la vive in modo differente. È però molto frequente che a questa età nascano problemi e domande, ed è importante affrontarli, parlarne. Ci sono molte persone a cui ci si può rivolgere, come ad esempio i genitori, gli amici, gli psicologi, ma una categoria davvero significante nella nostra vita, volenti o dolenti, sono i Professori. E ciò che vi dico quindi, è che l’ultima categoria che ho trattato è la più adatta e consigliabile a questo compito. Loro entrano in classe, vi salutano, spiegano gli argomenti, interro-gano, fanno le verifiche, vi danno i voti, ma sono comunque Persone. E lo si vede da come gestiscono le di-scussioni su vari argomenti che possono nascere all’interno della classe, da come vi aiutano quando avete un problema, da come affrontano gli argomenti della loro materia. Quindi, primini miei, imparate ad osservare le persone, a notare le varie caratteristiche e vi accorgerete che queste categorie non sono deliri: in mezzo ad ogni consiglio di classe si nascondono persone che possono essere davvero d’aiuto in questa nostra “terribile” e “problematica” Adolescenza.

Luci 3L

Page 25: Orgia Novembre 2008

venti+5venti+5venti+5venti+5

Dopo mesi assenza di più o meno forzata, In&Out ri-torna, per la gioia di tutti i suoi affezionati lettori, sem-pre in prima linea su tutte le tendenze del momento! Ma non perdiamoci in chiacchiere nostalgiche...

Il must dell’inverno saranno le maxi borse: capienti, pratiche, di tendenza, hanno l’unico difetto di diventare vera-mente pesanti, mano a mano che la sua funzione stile “Mary Poppins” viene sfruttata! Alcuni esempi? Capolavori ov-viamente chic ma dal prezzo choc: la maxiborsa in vernice nera di coccodrillo

di Yves Saint-Laurant, con inserti dorati ed apertura a doppia zip; Frida e Loto di Furla, dallo stile basic ma trendy; o una qualsiasi dalla linea Pelle Guccissima, ovviamente ideate dall’instancabile Frida Giannini, nel-le tinte più classiche (nero, marrone, rosso) e nella più estroversa variante dorata. La Goodie Bag di Coccinelle, un’altra maxi sacca in pelle nera con piccole rouches, oltre all’utilità e alla bellezza ha un ulteriore pregio: il ricavato ( il costo della borsa è 150 euro) viene interamente devoluto per il progetto ‘Casa dei Piccoli Angeli’, primo centro di riabilitazione per bambini in difficoltà sull’isola di Haiti. Sulla scia della beneficenza anche Bulgari a favore di Save the Children. La maison, dopo aver devoluto un milione di euro per la campagna a favore di educazio-

ne di qualità per oltre 8 milioni di bambini, metterà in vendita dal 1 febbraio prossimo, al prezzo di 290 euro circa, un anello in argento col logo di Save the Children. Bul-gari ha già promesso inoltre altre iniziative per raggiungere entro il 2010 i dieci milioni

di euro necessari al compimento del progetto. Spostiamoci sulle passerelle, sempre ricche di innova-zione con un po’ di gusto retrò. Sembra una pochette stilosa e vagamente anni 50, ma in realtà è un mini-portatile: Vivienne Tam ha ripreso il leit-motiv rosso floreale dell’intera collezione p/e 2009 presentata alla New York Fashion Week per la skin del piccolissimo notebook Hp. Il prezzo? Accessibile: 700 dollari. Out, anche se a malincuore, DonnaKaran; non tanto per la superba collezione della prossima fall, quanto per la scusa che l’ufficio stampa ha fornito circa la de-cisione di non investire in pubblicitari e servizi fotogra-fici veri e propri, ma di utilizzare come advertising gli

scatti realizzati durante la sfi-lata della maison. Sembra infatti che a New York la crisi abbia colpito anche l’alta mo-da e la scelta di non impiegare cachet da capogiro per foto-grafi e modelle ne sarebbe la prova. Piuttosto deboluccia

come motivazione, se si sta attenti ai cartellini dei prezzi targati proprio DKNY. Out, molto out, è anche lo stile trash trasandato: impazza il vintage, questo si sa, e da sempre rivisitare periodicamente mode passate è buona (e fruttuosa) abitudine. In questo caso però, occhio a non esagera-re! Emi Wasson e Rumi, dopo aver scovato nell’arma-dio t-shirts vecchie e sformate, le hanno tagliuzzate e strappate accuratamente, creando così minidresses che (opinione molto personale e come al solito fazio-sa) sembrano appena uscite da un film horror a basso costo degli anni 80. Stesso errore per le calze strappa-

te di Alexander Wang che tenta un approccio un po’ rock’n’roll con le collant, finendo solo per dare l’im-pressione che le modelle le abbiano smagliate per sba-glio prima di salire in passerella…Si salva, come sem-pre, l’intramontabile Miuccia Prada, che con i suoi abiti stropicciati poco ‘polite’ interpreta alla perfezione il look casual un po’ dimesso, inserendo negli abiti anche un’anima di metallo contenuta nel cotone che permette l’interpretazione fai-da-te dei capi, che rimandano va-gamente ai bustini e agli abiti imbastiti di un romantico stile ottocentesco. Molto più innovative, ma tenere sicuramente d’occhio sono le cre-azioni di Kate and Kass: delizio-se ispirazioni anni ’60 dai tagli imprevedibili e particolari, che portano il nome di donne famose e importanti (immancabili Michelle Obama, il minidress grigio a vita alta aperto sui lati, e Benazir But-to, la jumpsuit a spalla larga e pantalone svasato di un dolce bor-deaux). Ma perché non parlare anche di un’altra Kate? Quella che tutti ci ricorderemo sempre come Joey Potter di Dawson’s Creek: la deli-ziosa signora Cruise, Katie Hol-mes. Sembra che il matrimonio abbia offuscato il buon gusto della bella Katie: dopo aver dato un taglio netto alle sue

chiome fluenti da ragazzina, op-tando per un look corto e scalato alla Victoria Beckham (primo grosso errore), ha azzardato, con l’aiuto di Jeanne Yang, la sua stylist personale, un tentativo co-me stilista (secondo grosso er-rore), anche se solo per se stessa! Già quest’estate l’attrice si era pre-sentata sul red carpet di Tropic Thunder con un tubino blu sotto il

ginocchio con corpetto in pelle; ha poi replicato in oc-casione del suo debutto a Broadway, in “All My Sons” di Arthur Miller, quando ha indossato una jumpsuit in seta bianca con pizzo nero su spalle e braccia, che di sicuro non valorizzava la sua esile figura. Decisamente il look di Katie sembra più riuscito negli scatti rubati durante il suo shopping che la ritraggono con la linea tutta a pois di Comme des Garçons (marchio giappo-nese, non fatevi ingannare dal suono francese del no-me!) per H&M. Già Roberto Cavalli lo scorso anno si era prestato per portare un po’ di haute couture dalle passerelle ai negozi ‘cheap but chic’ con la sua capsule collection in versione low cost; non resta che attendere il paragone con i capi di Rei Kawakubo. Questo autunno si preannuncia già piuttosto freddino, ma la tendenza resta quella di esporre quanta più pelle possibile… Sul tema si sbizzarriscono Viktor & Rolf, Valentino e

Richmond, passando per Mo-schino, Miss Sixty e Missoni. Il trend questa volta però è sco-prire la schiena, dando così un tocco di malizia a castigati tubini e maglie a collo alto. Originale modo di interpretare la scollatura, evitando così anche eventuali pare tipica-mente femminili sul decolteè!

Il luccicoso mondo della moda, come avete visto, non smette mai di stupirci, così come spero faccia In&Out, che vi aspetta puntuale (con grande gioia del direttore!), a Dicembre ricco di consigli per Natale!

Drew 4I

Page 26: Orgia Novembre 2008

ventiseiventiseiventiseiventisei

di di di di Zaga 5CZaga 5CZaga 5CZaga 5C

In primo piano metto la NBA, il campionato profes-sionistico americano, che si sta producendo in un grande inizio di stagione regolare, tra grandi con-ferme e qualche novità. Nessuno stupore nel vede-re i Lakers del solito Kobe e i Celtics dei Big Three ancora in testa alle rispet-tive conference, mentre a

sorpresa arrancano gli Spurs, partiti addirittura con uno 0-4 e anche i Mavs di Nowitzki, che sembrano fare grande fatica a dare continuità ai propri risultati. New Orleans si mantiene so-pra il 50% di vittorie, grazie al solito Paul, ma con l’innesto di James Posey si sarebbe potuto pensare di vederli più in alto in classifica, già da questo punto della stagione. Buone notizie invece per i Cavs di un fantasmagorico Lebron, miglior marcatore della Lega e indiziato princi-pe per il titolo di Mvp ed anche per gli Utah Jazz, che stanno imponendo al campionato una regola molto semplice :”a Salt Lake City non si vince”. Dico questo perché è veramente da tan-to tempo che non si registra una sconfitta in-terna dei Jazz, che stanno anche facendo a me-no del loro play titolare, Deron Williams. Molto altalenanti i Suns, che si ostinano a provare a vincere un Titolo con l’attacco, mentre stanno andando forte i Pistons del neo “bad boy” Allen Iverson ed anche gli interessanti Rockets di Yao e T-Mac. Parlando degli italiani, prove molto confortanti di Bargnani nei Raptors, anche se la continuità non è proprio il suo forte, mentre Belinelli resta ai margini dei Warriors e il pove-ro Gallinari è alle prese con la sua schiena dolo-rante e non si sa ancora quando potremo ve-derlo in campo. Passando al tennis, la Spagna senza Nadal vin-ce la Coppa Davis battendo l’Argentina. Vittoria decisiva quella del numero 16 al mondo Verdasco, sull’avversario Acasuso. Finisce in cinque set (6-3 6-7 4-6 6-3 6-1) e dopo quattro ore di gioco fa festa, per la secon-da volta nella sua storia, la Armada Española, capace di andare a vincere nell’inferno (di pub-blico) di Mar del Plata. A quando l’Italia a livelli degni?

Adesso la notizia del mese (forse seconda solo al libro di Cassano…), Maradona alla guida della Nazionale Argentina! Il Pibe de Oro parte subito bene con un 1-0 in Scozia, ma rivelano i non sempre affidabili tabloid inglesi che c’è stato qualcuno non proprio feli-cissimo di rivedere Diego cosi vicino ad un campo da calcio. Arrestato poco prima della partita un uomo armato di machete che soste-neva di aver perso soldi (500 sterline) e matri-monio puntando sulla vittoria inglese in quella famosa partita del famoso gol della famosa “mano de Dios” che ancora ad anni di distanza torna fuori suscitando scalpori e polemiche. In ogni caso un grande personaggio è tornato nel calcio e chissà cosa combinerà da qui al prossimo Mondiale! Infine una breve nota molto negativa, prose-guono le indagini sul doping made in USA colle-gate al caso Balco, con scenari sempre nuovi. Tim Montgomery ha da poco ammesso di esse-re stato dopato anche nel 2000 nella 4X100 d’oro della formazione a stelle e strisce e, dopo le medaglie di Marion Jones, altri titoli verranno revocati. Jacques Rogge, presidente del CIO sostiene inoltre che la ricerca sul doping non è ancora ad un punto di svolta, perché purtroppo i processi identificativi impiegano molto tempo per essere considerati ufficiali e ad oggi, ad e-sempio, non possiamo nemmeno essere certi che i risultati di Pechino siano idonei, ipotesi a cui ovviamente non vogliamo nemmeno lonta-namente dar credito. Per questo numero è tutto, Arrivederci alla prossima uscita! Zaga 5C

Cari lettori di Orgia,

Eccoci al secondo numero di Sports, in cui

parleremo di molti avvenimenti importanti

che stanno succedendo in questi giorni nel

pianeta sportivo! Buona lettura a tutti!

Page 27: Orgia Novembre 2008

FORTITUDO Di ZoSo 4B

VIRTUS di Zaga 5C

È passato solo un mese ma le prospettive, per l’A-quila, sono calate e non di poco. Dopo la brillante vittoria a Udine la F ha, infatti, perso contro Roma 82 a 56 al Paladozza mostrandosi rinunciataria per tutti i quaranta minuti di gioco. Il giorno dopo si è scoperto che la sera precedente Woods e Forte avevano fatto le ore piccole in giro per locali, cosa che ha decretato la fine dell’avventura biancoblù allo stesso Forte. La partita seguente, in quel di Montegranaro, ha visto i locali prevalere 91 a 89 sulla Fortitudo che colpevolmente ha buttato una partita che pareva vinta. In settimana sono venute a galla anche le abitudini alcoliche di Jamont Gor-don trovato ubriaco alla guida. A tirare fuori la squadra dalle secche, nella gara interna contro Rieti, ci ha pensato il solito Woods autore di trenta punti, nella gara vinta 73 a 77. Poi a fare confu-sione ci si è messo pure il presidente e proprieta-rio della F Gilberto Sacrati che ha annunciato uno sponsor (la Gmac parte dell’immensa General Mo-tors) che però ha negato la partnership. Dopo la sconfitta in terra senese, 109 a 82 il risultato per i campioni d’Italia, che ha visto una F buona a sprazzi, ma senza difesa, occorre fare alcune con-siderazioni: Huertas sembra soffrire di saudade e pare ben poco adatto a fare il regista in una squa-dra veloce e atletica come la Fortitudo, con l’infor-tunio del totem Bagaric manca un centro poiché Cittadini e Slokar non hanno né il fisico né le quali-tà per coprire questo ruolo. La squadra verrà dun-que rinforzata in tempo per la gara del 29 novem-bre, quando si aprirà la seconda finestra di merca-to e la Fortitudo potrà schierare Strawberry, play/guardia in uscita dalla Nba e probabilmente Gre-gor Fucka calcherà di nuovo il Parquet del Pala-dozza che in precedenza lo aveva visto protagoni-sta dal 1997 al 2002 periodo nel quale con i colori biancoblù ha vinto una Coppa Italia, uno scudetto e una Supercoppa Italiana. Rinforzi che appaiono sicuramente utili dopo l’umiliante ko esterno con-tro Biella (91 a 69 il punteggio per i piemontesi con i biancoblù mai veramente in partita) ha fatto alzare più di un sopracciglio. È ancora presto per fare allarmismi, è vero, la squadra perde partite alla sua portata e difende poco ma è anche vero che mancano dei giocatori, è presto per giudicare, non resta che vedere come andranno le due parti-te interne contro Treviso e Ferrara per prepararsi nel migliore dei modi al derby contro i cugini della Virtus. Una curiosità, lo scorso anno dopo ben cin-que sconfitte di fila la Fortitudo vinse 80 a 63 il derby, partita da leoni, e poco ma sicuro, nella F ce ne sono parecchi. Zoso 4B

A sette giornate dall’inizio del campionato, vedere la Virtus seconda dopo la corazzata senese, con un ruo-lino di 5-2 in campionato (sconfitte a Pesaro e in ca-sa contro Avellino) e 1-0 in coppa farebbe pensare ad una situazione tranquilla e per nulla preoccupante per il popolo bianconero, che con un +4 sui cugini, attende il derby dicembrino. E invece cosi non è, ma partiamo dall’inizio. Dopo le convincenti vittorie contro Biella e Udine si va al Forum contro l’Armani Jeans e già qualcosa ini-zia a scricchiolare, due quarti orrendi e una vittoria allo scadere grazie al brasiliano, che spegne i rumori del pubblico e rende tutti amici come prima, anche Boykins e Arnold, tra cui si era intuito un mezzo bi-sticcio in campo. Turno successivo, in quel di Pesaro, contro la Scavolini di Myers e soci, La Fortezza imba-razzante, prende 30 punti, concede praterie in difesa e molti big steccano clamorosamente, con il nigeria-no Akindele che sotto canestro mangia in testa a tut-ti. Incidente di percorso, la versione dei fatti, ovvia-mente da cancellare alla Station contro l’Avellino dei grandi ex: Best, Markovski e Crosariol. Partita brutti-na, l’ex-Pacers la fa da padrone e a pochi minuti dal-la fine Pasquali toglie Earl e mette Koponen: è l’inizio del crac definitivo, che culmina con la sconfitta finale e l’incapacità della squadra di fermare il cronometro per provare a riprenderla. Morale della favola, terzo allenatore in un anno e mezzo scarso per la Virtus, arriva Boniciolli e con lui due vittorie in fila, entrambe abbastanza convincenti ad onor del vero, contro Rieti e Cantù (splendidi il terzo e il quarto periodo), mettendo in mostra solidi-tà difensiva, ma anche una certa pigrizia a mio modo di vedere o, se la si vuol mettere in positivo, una no-tevole capacità di risolvere la partita dopo l’intervallo lungo… Ma i problemi non sono finiti qui! Ultimo in ordine di tempo, l’intristito Blizzard, che visto lo scarso minu-taggio riservatogli in questo inizio, dice che, fosse per lui, toglierebbe anche il disturbo. Di certo c’è che Brett non è più, già dalla scorsa sta-gione, il giocatore che fu all’approdo in bianconero, ma un importante contributo lo avrebbe potuto dare, soprattutto in difesa. Non verrà comunque sostituito, si cerca di darlo in cambio di qualcuno (proibitivo il prezzo di mercato per il momento) e l’identikit di questo rinforzo sembrerebbe essere, sorpresa delle sorprese, quello di un centro puro. Se fosse vero, come la mettiamo con Jamie Arnold? Come dice Dan Peterson: “Nessuno mi ha chiesto però” credo che per lui, al rientro, inizieranno gli esami. Nonostante tutto, la Virtus è viva e sta vincendo e i risultati sono quelli che contano, si spera di trovare in tempi brevi anche la chimica di squadra e i giusti equilibri del gruppo. Sarà dura, ma come recita la maglia di Giovannoni a Cantù: “ci vuole un fisico be-stiale”.

Zaga 5C

venti+7venti+7venti+7venti+7

Page 28: Orgia Novembre 2008

ventottoventottoventottoventotto

Amore...

L'illusione, la speranza, l'avventura, il futuro,

l'attrazione Ridammi tutto! Torna indietro! Ripara, provaci! Ti penso sai certe volte Di te avrò

anche i tuoi respiri Di te avrò tutto

Di te avrò l'essere semplice e così complesso,

il volerti e il respingerti Di te avrò

anche i difetti Amo chi sei

amo chi sei stato e chi sarai.

Non potrei mai cambiarti perciò non farlo nemmeno tu

Di te amo il tuo percorso i miei sogni...

Ade 2N

Sensazioni

Baci, carezze, sorrisi mani intrecciate sguardi infuocati piacere divino,

piacere terrestre, essenza di un tempo

odore di mare odore di vero.

Pensieri d'amore pensieri di odio s'incontrano tutti

lasciando il ricordo...

Ade 2N

La sera

La sera cambia tutto, si spegne il cielo, si alzano le stelle,

ci si spoglia dell' acidità di un cuore colpito dall' abitudine; la sera nasce una nuova vita,

fiorisce una rosa, si innalza la bandiera

di una nave all'orizzonte che mi porterà

lontano dal mondo, in un universo illuminato da gocce di memoria

e di dolcezza gocce che profumano di verde,

di fresco, di vero, di aria...

vorrei bagnarmi con queste gocce ma non ci riesco

perché la mia fragilità non lo permette

è prigioniera dell' ambizione, è tormentata dalla lucidità; non voglio che arrivi la sera

perché è solo allora che mi rendo conto della mia estraneità e della mai forza;

non voglio che arrivi la sera voglio convivere con la mia debolezza,

voglio giocare con i sogni, voglio sorridere no. Non voglio,

non voglio che arrivi la sera!

Ade 2N

quelle labbra carnose scottavano nei miei pensieri,

baci strappati al fuoco baci arrabbiati d'incenso

baci, baci,

baci su baci. quelle labbra calde

gelavano sul mio collo. qualcosa che esce dal mio ventre

tremolante, pallido,

come il globo di un fiore, timido

ed insensato. Vattene spirito farabutto

sì, tu,

feccia che illudi, che fai sperare la luna di essere tinta

dall'amore tuo. vattene spirito contradditorio che dei tuoi ideali ne fai bucce

su cui scivolare. e cado

cado in questo vertiginoso incubo cado giù giù

come quei caldi baci che rimbombano nel ghiaccio

del mio cuore animale purtroppo ghiaccio oramai ghiaccio. Cado

Greta 2N

A Te

Pioggia che cadde Pioggia che scende Illumina la mente rievocando tutto Vedi la mia anima,

tempesta turbolenta dei nostri occhi Misteri lontani

che si rincorrono Il vento mi chiama, la terra mi vuole, il mare sospira: Di nuovo...

piano, fai piano... il tuo infinito colpisce ancora

voce di madre, voce di donna

ci sono, ci sei,

che bello! Ti tuffi nell'amoroso

abbraccio che rischiara la tua malinconia…

distratta come sempre amore mio a te a te che sei tutto

e spesso niente perché? Non sai rispondermi Il richiamo del buio

Ti allontana Vattene! Sparisci!

Come sempre… come sempre…

Ade 2N

Page 29: Orgia Novembre 2008

venti+9venti+9venti+9venti+9

Sembra passata una vita, forse una vita è passata davvero. Dopo 2 anni torno a curare, in alternanza con altre ottime firme, la “Finestra sul cortile”, rubrica che Cant mi passò 3 anni fa quando assunse la direzione di Orgia. Nel frattempo è cambiato tutto. Cambiati i copernicani, cambiato il mondo, cambiato pure io. Ma la finestra è ancora aperta, ed il cortile è sempre pieno di fatti da raccontare. Fuoco alle polveri. La nostra “intercettazione” questa volta riguarda una telefonata tra amici. Le persone in questione so-no Ignazio La Russa e Francesco Storace. A voi la trascrizione: Storace: “Ah Ignà…Io ce provo a capì…veramente…ma un ce riuscirò mai. Sei più fascista de me, e lasciatelo dire da n’amico, ce ne vò a esserlo più de me…e stai nel pdl con gli ex socialisti…ma un te recordi le botte che davamo a quei comunisti di merda negli anni 70? O quando andavamo il 25 aprile a commemorà er posto dove quei fiji de na mignotta uccisero il nostro Duce?” La Russa: “Si che me lo ricordo sì. Ma vedi, il punto è un altro. Mi devo vendere per avere carriera! Guarda te, hai un partito della minchia, manco il 2% prendi.” Storace: “Io armeno sò coerente co’ me stesso ahò… li picchiavi anche tu i rossi.” La Russa: “Bei tempi…” Storace: “Già… quante gliene tiravamo noi del Fronte della Gioventù.” La Russa: “Hai sentito cosa ho detto in faccia a quel comunista di Napolitano qualche giorno fa?” Storace: “Aaa robbbba su lì ragazzini di Salò?” La Russa: “Ecccerto.” Storace: “Ignà hai fatto bbbene. Ahò che je dovemo dire, semo stati noi dalla parte giusta. Semo noi i difensori d’aaaa nostra patria.” La Russa: “Si infatti, ed è assurdo che in una repubblica democratica non si possa difendere un valore come quello del fascismo.” Storace: “Quanto se stava mejo ahò… pure aaa coda alla vaccinara c’aveva un sapore più genuino…i treni erano in orario, l’Agro Pontino bonificato…” La Russa: “Si Francesco c’hai proprio ragione… è colpa dei comunisti se non possiamo dire queste co-se, che squallida cosa” Storace: “Ma presto o tardi sai che faremo? Lo sai Ignà? Er culo je famo!!!!!!!” La Russa: “Speriamo…Me ne devo andare, c’ho il consiglio dei ministri. Viva il Duce…” Storace: “…sempre vivo!!! Ce sentemo Ignà… Stamme bene” <<Comunicazione Interrotta>> Chiaramente questa conversazione è tutta inventata. Ma siamo veramente sicuri che persone come La Russa e Storace, ma anche tanti altri, non siano in grado di fare certi ragionamenti? Siamo davvero sicuri di aver chiuso con una delle pagine più vergognose della nostra storia? Penso di no. Penso che se tanta gente ancora si richiama “a valori” indecenti e bestiali come il fascismo, se tanta gente picchia ancora oggi, nel 2008, con delle mazze da baseball, degli studenti che manifestano…beh, è evidente che qualcosa non va. E se abbiamo un ministro della difesa che, al dì là della gag della “intercettazione”, equipara i partigiani ai repubblichini di Salò questa nostra povera Italia non andrà da nessuna parte. In Germania se fai apologia di nazionalsocialismo o di Hitler finisci sotto processo entro 3 ore. In Italia ti fanno ministro della difesa. Poveri pirla che siamo. Jacopo 5M

Page 30: Orgia Novembre 2008

trentatrentatrentatrenta

15 Dicembre @ Covo Club: Deerhoof @ Cantina Bentivoglio: Max Chirico Trio 16 Dicembre @ Cantina Bentivoglio: Paolo Fresu Devil Quartet 17 Dicembre @ Cantina Bentivoglio: Paolo Fresu Devil Quartet 18 Dicembre @ Locomotiv Club: Teatro Locomotiv presenta “Il Sogno Di Andrej” @ Cantina Bentivoglio: Melissa Stott Quartet “My Own Way” 19 Dicembre @ Locomotiv Club: Notte Vidal con Swinging The Groove Party @ Sottotetto Sound Club: Benedictum + Kid Ego + Snakez @ Cantina Bentivoglio: Melissa Stott Quartet “My Own Way” 20 Dicembre @ Estragon: Radio Utopia Festival (Post No Bills, Altre Di B, 17th Abyss Trippers, Copenaghen, Linterno, Obagevi) @ Cantina Bentivoglio: Melissa Stott Quartet “My Own Way” 21 Dicembre @ Locomotiv Club: Diario Di Un Operatore Di Merda + Terrible Eagle live a Cene Tutte Suonate 22 Dicembre @ Cantina Bentivoglio: Davide Brillante Trio “Special Guest Mattia Cigalini” 23 Dicembre @ Cantina Bentivoglio: Blue Midnight Orchestra 24 Dicembre: Vigilia di Natale 25 Dicembre: Natale, si sta a casa a mangiare i tor-tellini, oh! 26 Dicembre @ Sottotetto Sound Club: Brc’s Christmas Carol @ Cantina Bentivoglio: Tolga Trio 27 Dicembre @ Estragon: Giuliano Palma & The Bluebeaters @ Cantina Bentivoglio: Tolga Trio 29 Dicembre @ Cantina Bentivoglio: Nicoletta Manzini 4Tett “Tribute To Jackie McLean” 30 Dicembre @ Cantina Bentivoglio: New Katman 31 Dicembre @ Estragon: Capodanno Rock Party

A cura di Lucia 3L

Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi Lasciate i vostri messaggi

all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3 all’urna del lotto 3

o mandate una mail o mandate una mail o mandate una mail o mandate una mail o mandate una mail o mandate una mail o mandate una mail o mandate una mail

[email protected]@[email protected]@[email protected]@[email protected]@gmail.com 4°N big events è fiera di presen-tare pammacchio on the beach, ospite speciale della serata fatto-ni 4ever. Pammacchio we love u!! piromallo andrea e liutta andrea 1°N sono le più gnoc-che della scuola e vogliono conquistare il mondo (sono maschi eh...) by pampina dai cape l l i ross i . mo re l l i -ni=chamberlain (te quiero). Questa scuola è una palla, ra-gazzi, è ora di svegliarla!! ye-ah! With canon you can. Ragaz-zi la 4°N continua a vivere in questa scuola, non smettiamo di crederci!! vi a-mo!! vendesi giub-botto di pelle in buono stato (molto m e t a l l a r o ) (chiodo). 60 euro, se si è interessati rivolgersi in 2°E.