Onda durto maggio2010

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Indice: Comunicare per essere pag. 2 Caro Liceo pag. 2 5 anni al Porporato pag. 3 Nuove frontiere laicità pag.4 Libertà di stampa pag. 5 Comunicare è import. pag.6 Una questione di denti pag. 7 Con i maghi e i morti pag. 8 I reality... pag.8 Comunicare con gli amici pag.9 Comunicazione assertiva pag.10 Amnesty pag. 11 Artisti e campioni pag. 12 Ex 7 in condotta pag. 13 Splash pag. 14 Enigma pag. 15 Comico ma vero pag.16 I giovani e la resistenza pag.17 Porporato News pag.18 Musica e personaggi pag.19 Discorso maturanda pag. 20 Globalizzazione parole pag.21 Buon vacanze pag.22 ONDA DURTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XII, n.4, Maggio 2010 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. antonio denanni

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N.4 Giornale degli studenti del Liceo Porporato

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Indice: Comunicare per essere pag. 2 Caro Liceo pag. 2 5 anni al Porporato pag. 3

Nuove frontiere laicità pag.4 Libertà di stampa pag. 5 Comunicare è import. pag.6 Una questione di denti pag. 7 Con i maghi e i morti pag. 8

I reality... pag.8 Comunicare con gli amici pag.9 Comunicazione assertiva pag.10 Amnesty pag. 11 Artisti e campioni pag. 12

Ex 7 in condotta pag. 13 Splash pag. 14 Enigma pag. 15 Comico ma vero pag.16 I giovani e la resistenza pag.17

Porporato News pag.18 Musica e personaggi pag.19 Discorso maturanda pag. 20 Globalizzazione parole pag.21 Buon vacanze pag.22

ONDA D’URTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XII, n.4, Maggio 2010

www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. antonio denanni

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In un famoso libro del 1969, La pragmatica della comunicazione umana, si invitava a pensare che tutto è comunicazione. Non è possibile non comunicare! Comunichiamo in vario modo: con le parole, con i gesti, con lo sguardo, con l’abbigliamento… con la nostra presenza e pure con l’assenza. Co-munichiamo sempre, anche al di là delle nostre intenzioni. Comunichia-mo non solo contenuti e messaggi, ma comunichiamo soprattutto in termini di relazioni. Sono le relazioni che ci spingono a comunicare e ad usare un diverso tipo di comunicazione, con gli amici, coi genitori, con gli insegnanti, ecc. In questo numero del giornalino ab-biamo provato a dire qualcosa su questi di-versi tipi di comunicazione. Sono così nati degli articoli sul rapporto genitori-figli, sui nuovi linguaggi di internet e dei social network, sui linguaggi del corpo e delle emozioni, sull’informazione… e pure sul parlare con i morti

Ci sarebbe piaciuto approfondire il discorso sulla comunicazione a scuola, sulla comunicazione tra insegnanti e studenti, sul rapporto tra comunicazione di contenuti e relazione umana: quanto è importante

la relazione nel veicolare i contenuti? È più importante quello che si fa o quello che si dice?, ecc. Ma ci rendiamo conto che a

questo punto dell’anno scolast ico, dove tutt i ,

insegnanti e studenti, sono impegnanti a sparare le ultime

cartucce, un argomento così impe-gnativo e importante ai fini del

rendimento scolastico andrebbe un po’ sminuito. Ci ripromettiamo di ripren-

derlo in uno dei prossimi numeri di Onda d’urto.

Per ora godetevi quello che siamo riusciti a propor-re, le solite rubriche e articoli. E… buone vacanze a tutti. Al prossimo settembre.

La Redazione

Comunicare per essere

L’addio di una maturanda

Caro Liceo… Grazie! Trovarsi un bel mattino primaverile ad osservare gli studenti in procinto di entrare a scuola: quelli coi libri aperti intenti a ripassare, quelle con l’aria gioiosa che stanno raccontando alle amiche la favolosa serata trascorsa col fidanzato, quelli soli e un po’ pensosi, rassegnati all’idea di una giornata da passare sui libri. È la scuola: tanto odiata dagli studenti che la frequentano e tanto rimpianta da coloro che, ormai, ne conservano solo più un caro ricordo. Gli anni trascorsi tra queste quattro mura sembrano interminabili quando si entra in prima, baldanzosi e ric-chi di speranze; alla fine della quinta, ad un mese dalla maturità, ci si rende veramente conto di quanto il tempo

sia volato e di quanto si è cresciuti. Già, perché le risate e le lacrime, gli abbracci e i litigi, lo studio e il “dolce far niente” sono stati indispensabili per renderti ciò che sei; ma solo nel momento in cui si è ad un passo dal perdere tutto si comprende quanto sia stata fondamentale la scuola. Quindi, grazie scuola per i ricordi che porterò con me varcando per l’ultima volta quella porta rossa. E quando, in un unico ultimo istante, mi volterò, ripenserò alla forza e alla determinazione acquistate, ai professori che mi han fatto dannare e a quelli che mi hanno supportata, alle amicizie trovate e che mai perderò, perché sono certa che quei visi, le loro espressioni e atteggiamenti rimarranno impressi lì, nei ricordi. GRAZIE Liceo Porporato: grazie a questa (lunga) esperienza, sono fiera di ciò che sono diventata!

Silvia Garis VA/ L 2

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I miei 5 anni al Porporato Sono al quinto anno del mio corso di studi al Liceo Porporato, indirizzo Scienze Sociali! Finalmente sono giunta alla fine di questo lungo percorso e posso tranquillamente - con l’incognita ancora della maturità - fare un bilancio dei cinque anni passati al Porpi! Allora … Primo anno: che paura, la scuola è immensa e i corridoi tutti uguali! Riuscirò ad arrivare alla fermata? La cartella pesa tantissimo e le materie sono molto diverse dalle medie, ma non importa! Forza primini, inizia una nuova avventura! Secondo anno: ok … ora inizio a capire come funziona! Adesso non mi perdo più!… Diciamo che non mi perdo troppo… i professori li conosco e anche se il programma è più difficile, ora non mi sento più troppo spaesata. Anzi, adesso che il rapporto con i miei compagni di classe è migliore, dopo ogni estate è bello sapere che ci sono loro ad attenderti per cominciare un nuovo anno in compagnia! Terzo anno: inizia il trien- nio! Materie nuove, professori che cambiano e professori che resta-no … e ogni tanto qualcu- no parla anche di esame di maturità… Ma è ancora lontano e posso stare tranquilla per un po’… Quarto anno: che stanchezza! Le mate-rie sono difficili e il tempo per studiare è poco. Per fortuna ci sono sempre le amiche, che con il tempo hanno imparato a capirmi e sanno aiu-tarmi quando crollo, sia passandomi gli ap-punti sia stringendomi in un forte abbraccio … Quinto anno: voglia di studiare zero e già da settembre si pensa a lu- glio, anzi per la precisione, al giorno dopo l’orale! Che paura la maturità! Si contano i giorni, si prepara la famosa tesina, si fanno le simulazioni e all’improvviso tutti i professori sembrano voler correre verso la fine dell’anno, mentre tutti noi di quinta vorremmo solo fer-mare il tempo per un po’ e riprendere fiato. E così in un attimo l’ultimo anno vola e tra qualche pianto e tanta ansia giugno si avvicina e poi … E sono così passati cinque lunghi anni! O, meglio, sono passati i miei cinque anni e devo dire che nonostante le ombre che il mio percorso ha avuto, i miei anni di liceo sono stati senza dubbio un perio-do speciale. In cinque anni siamo cambiati insieme, ridendo e piangendo, volendoci bene. Ci sono ami-cizie che sono nate e dureranno per anni e ci sono amicizie che si sono distrutte. Ho conosciuto persone buone e persone “cattive”, ho fatto esperienze belle ed esperienze brutte, ma una cosa è certa: nessuna di noi è rimasta la stessa persona che cinque anni fa è entrata per la prima volta al Porporato. Per questo a tutti i primini che stanno arrivando alla fine del loro primo anno di liceo voglio dire: continuate per questa strada e anche se troverete degli ostacoli datevi da fare per-ché avete appena iniziato un percorso unico che vi porterà a crescere e

a conoscervi meglio! Infine a tutti i ragazzi di quin-ta del Porporato voglio dire: forza ragazzi, siamo quasi alla fine! Teniamo duro ancora un po’! Davanti a noi si sta a-prendo la strada per una nuova, fantastica avventura

Occhetti Karin, 5A Soc

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Festa dei maturandi Siamo al quarto anno della “Festa dei maturandi” organizzata dalla redazione di Onda d’urto. Anche quest’anno l’appuntamento è per il 9 giugno all’Oasi Bellavista di San Se-condo, con il complesso dei Tripals e la musica dei Beatles e… la maxi tor-ta dei maturandi 2010. Auguri!!! Sarà una festa naturalmente indimen-ticabile!

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«Un atteggiamento "laico", che non implichi di per sé il rifiuto delle fedi religiose e neppure l'anticlericali-smo» La questione della laicità, che fino a qualche anno fa sembrava - nelle democrazie dell'Occidente - un pro-blema pacificamente risolto, per il carattere secolarizza-to che la società andava assumendo, si sta riproponendo in termini culturali e politici nuovi. L'elenco degli argomenti da discutere sembra ampliarsi ogni giorno: - la rivendicazione di molteplici identità etniche e religiose, spesso estranee alla tradizione liberal-democratica; - la volontà della chiesa di Roma di influenzare pesantemente le legislazioni in base al proprio sistema di valori; - lo spaesamento indotto nelle persone dai processi di frammentazione della società post-moderna; - le reazioni psicologiche e culturali che esprimono un bisogno, da parte di molti, di identità forti; - le problematiche indotte dalle biotec-nologie, che investono ambiti da sempre connessi ai significati ultimi (nascita, morte, etc.) . Resta uno spazio per affrontare l'insieme dei problemi, tenendo ferma la separazione fra sfera politica e sfera religiosa? Un atteggiamento "laico", che non implichi di per sé il rifiuto delle fedi religiose e neppure l'anticlericalismo pre-giudiziale, quali tratti caratterizzanti può assumere nella vita associata? Claudia Mancina, nella sua indagine, mette a fuoco il difficile equilibrio che si potrebbe instaurare tra convinzioni soggettive e responsabilità verso i propri concittadini. Propone una concezione della laicità articolata su tre elementi distintivi: in primo luogo la neutralità delle istituzioni statali; in secondo luogo, il riconoscimento della piena libertà religiosa (anche quella di cambiare religione o di non averne affatto); infine, il rispetto dell'uguaglianza tra le religioni. Su questa base elabora una tipologia, ispirata a due modelli storici: rispettivamente quello della "laicità militante" e quello della "laicità inclusiva". Nella Francia della Terza Repubblica si diffuse am-pliamente la convinzione che lo Stato fosse lo strumento principale per concretizzare i valori della Grande Rivoluzione del '89 e dovesse funzionare come sorgente di principi etici. In ciò si esprimeva un'ambi-zione di universalità, in base alla quale il "privato" era destinato a ridursi, e, per converso, il "pubblico" ad affermarsi. In tale quadro si sommavano, in quantità variabili, razionalismo e positivismo, nazionalismo e laicità, in cui si svolgeva la formazione del cittadino. Questo approccio “militante” si spinse al limite con la legge del 1905, che abrogava unilateralmente il

Concordato frutto dell' accordo di un secolo prima fra il papato e lo stato francese. L'impostazione alternativa, aperta a tutte le esperienze religiose purché rispettose del pluralismo, affonda le sue radici nella storia costituzionale statuni-tense. In questo caso la preminenza viene assegnata alla società e non allo stato, valorizzando tutti gli aspetti della libertà e della spontaneità individuale. A partire dal primo emendamento della costituzione degli USA, che impone il divieto a qualsiasi religione di stato nel rispetto della pluralità di chiese e denominazioni pre-senti sul suolo americano, si afferma il rifiuto del laici-smo illuminista che vorrebbe confinare la religione in un ambito esclusivo riguardante la coscienza degli individui, e si impone il modello della "laicità

inclusiva”, che ammette per principio la compresenza di diverse manifestazioni di fede. Il primo modello, più adatto ad un con-testo storico-sociale di cristianità diffusa, risulta per il mondo occidentale odierno troppo schematico e rigido; il secondo invece, proponendo l'imparzialità dello stato, che non implica né l'emarginazione di alcuna comunità religiosa né la con-trapposizione fra credenti e non credenti, appare più duttile e promettente. Diventa praticabile un percorso di possibile laicità che, da J. Stuart Mill fino a J. Rawls, giustifichi la presenza pubbli-

ca delle religioni (in base alle “migliori e solide ragioni” della libertà degli individui) non in base ad argomenti comunitaristici, né alla considerazione che la religione "faccia bene alle istituzioni" garantendo un “supplemento di anima" ad una democrazia debole e priva di principi. Partendo da tali premesse il libro affronta teoricamen-te un ventaglio di questioni analizzate anche nelle loro conseguenze operative. Nell'insieme il contributo della Mancina si differenzia dalle posizioni più "combattive", espresse dal filosofo C. A. Viano e da altri collaboratori della rivista Micromega; appare invece compatibile con le posizioni di metodo più volte espresse da un laico – di formazione cattolica – come G.E. Rusconi; lascia inol-tre aperta una porta al confronto con le femministe che propugnano il pensiero della "differenza sessuale"; infi-ne evidenzia non poche affinità con le posizioni espres-se da un credente che sostiene un punto di vista non clericale, come E. Bianchi.

Vincenzo Baraldi

A partire da un libro della filosofa Claudia Mancina Nuove frontiere per la laicità

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Quando si parla di libertà di stampa molti confondo-no il diritto all’informazione con la concessione data da una maggioranza politica attraverso la legge. Invece il diritto all’informazione è connaturato alla persona. È tale fin dalla sua nascita e deriva dal diritto alla libertà di e-spressione e di pensiero. Libertà che nessuno può viola-re. Nessuno può toglierla o inculcarla obbligando le per-sone a comunicare quello che vogliono la maggioranza o

l’autorità di turno. Il singolo esercita questa libertà personalmente o in gruppo, ad esempio in una redazione giornalistica, per fornire ad altri un’opera scritta, senza subire le pressioni di alcuno se non la dialettica, la libertà di coscienza e il rispetto delle leggi. Questi diritti sono riconosciuti dalla legislazione interna-zionale e per la libertà di stampa molti hanno dato la vita.

Diritto di comunicazione e d’informazione

La libertà di stampa

Ogni tanto qualche governante propone di regolamentare Internet. Quasi tutti i cittadini però dicono di no. Un sondaggio condotto da GlobeScan per la BBC e che ha coinvolto 27 mila intervistati in 26 paesi ha confermato che per quattro persone su cinque in tutto il mondo l'accesso a Internet costituisce un diritto fondamentale dei cittadini. Nel Regno Unito conferma ciò il 79 per cento degli interpel-lati. Statistica che arriva addirittura all'87 per cento se limitata a coloro che già utilizzano il mezzo. Per la Finlandia e l'Estonia l'accesso a Internet è già un diritto fondamentale. L'UE ha adottato alcune disposizioni sulla libertà di Internet che stabiliscono in particolare che ogni misura adottata dai Governi che possa influenzare l'accesso o l'utilizzo di Internet "debba rispettare i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini" ed essere subordinata ad una "procedura equa e imparziale". Anche gli Stati Uniti, in partico-lare con il discorso di Hilary Clinton in occasione dello scontro Google-Cina, stanno premendo per innalzare la libertà della Rete a norma del diritto internazionale. Sulla stessa linea anche l'ONU e in particolare l'organizza-zione internazionale che si occupa di telecomunicazioni: "Il

diritto a comunicare non può essere ignorato" ha dichiarato Ha-madoun Toure, segretario generale dell'International Telecom-munication Union (ITU), sottolineando che "Internet è la più potente fonte di informazione mai creata", a cui i Governi de-vono guardare come "una infrastruttura di base, come le strade, lo smaltimento rifiuti e l'acqua". Il perno del ragionamento è che "siamo entrati nella società della conoscenza e tutti devono averne accesso per potervi par-

tecipare"... Escludere un cittadino dalla Rete significa togliergli sbocchi, informazione e li-bertà di aggregazione o espressione. Secondo la gran parte degli internauti sudcoreani (che rappresentano la nazione mag-

giormente collegata) i governi non dovrebbero mai entrare nelle vicende di Internet. Questo anche se si resta consapevoli dei pericoli e delle minacce che si annidano nella Rete, in particolare la frode e il furto di dati, riconosciuti come principali pericoli. Al contrario di questi paesi, invece, i netizen cinesi e di alcuni paesi europei ritengono che in alcuni casi la regolazione sia necessaria. In ogni caso la maggior parte riferisce che Internet è ormai uno strumento fondamentale se non indispensabile. Così per il 70 per cento degli interpellati in Giappone, Messico e Russia. A.D.

Internet, diritto fondamentale «Escludere un cittadino dalla Rete significa togliergli sbocchi, informazione e libertà di espressione»

La Costituzione della Repubblica Italiana L'art. 21 della Costituzione è dedicato alla libertà di espressione e di informazione. «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»

Le norme internazionali L'articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (Roma, 4 novembre 1950), mutuato dall'articolo 19 della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo, afferma: «Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di riceve-re e comunicare informazioni o idee senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche e senza considera-zione di frontiere». La Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea, nel capitolo dedicato alla libertà, all'articolo 11 si occu-pa della libertà di espressione e informazione: «1. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. 2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati». La Risoluzione dell'Assemblea del Consiglio d'Europa n. l003 dello luglio 1993 relativa all'etica del giornali-smo, offre una visione moderna e responsabile della funzione e della deontologia degli operatori dell'informazione

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Comunicare attraverso le emozioni, la poesia, la musica… fin da subito ho pensato che divenisse complicato scrivere un articolo su questo tema, senza sfociare appunto nell’emozione, nella poesia, nella musicalità del comunicare, del riuscire a farsi capire, del riuscire a capire. Proprio per evitare di cadere in contraddizione, cioè di scrivere un artico-lo freddo che malamente tenti di parlare di qualcosa di caldo come le emozioni e la poesia, e cogliendo la cronaca molto appassionata di Filippo sull’evento, preferisco riportarvi, tentando di comunicare a voi le emozioni di quei momenti, una lirica narrante l’incontro con Berlusconi al Lingotto, a fine Marzo scorso.

In margine all’incontro al Lingotto con Berlusconi

Il grande comunicatore Sopra i diciotto

Patria gloriosa di storia, cultura. Terra famosa per la molteplice dittatura, forse sopita. Sopito è il popolo, che cosciente non è. Senza ostacolo, la manipolazione del pensiero acquieta la rivoluzione, acquista lo straniero. Sol levante. Ma non più sol dell'avvenire. L'arte del dire sconquassa la Giustizia; forse con pudicizia, mi lamento per l'univocità.

Nostro cavaliere, duce verso nuove ere, perché, io ti chiedo. Non è avidità, tu hai già tutto: soldi, donne, immunità. Forse anelito di onnipotenza, forse frustrata infelicità? Ma come muovi questo popolo cantando amore, fare e libertà! Ma chi mai ha assaporata la dolce essenza, l'illusa speranza, della libertà? Chi ne è testimone? Vedo illusione e convinzione, fede cieca, che è sottomissione. Forse son solo un giovane coglione...

Imbracciati i fucili, i garanti della libertà invocano la selvaggina. La mia ingenua coscienza bambina, intimidita ascolta parlare di escort e di cardinali. Non siamo tutti uguali: le giustizie sociali son diritti privati. Dire di più non posso. Il garofano rosso

Martellate nelle orecchie distruggono le catapecchie fatiscenti dell'ideale. Tutto costa oggi, ma cos'è che vale? Urla scomposte discorsi di caste bandiere alzate ma son biancazzurre.

Culto della persona, ma manca la corona. Aspetto la tua voce, semidio, che mi risparmi il fio. Lo stadio ulula, invoca l'idolo, il beniamino del popolo, con note da bambino. Il destino sfuma in una bru-ma indistinta, vinta.

L'attesa del divo si fa snervante. Nell'aria tesa il popolo aspetta l'epifania del redentore, il premier dell'amore, convitato dei padroni di Sicilia. Storia d'Italia, viva l'Italia del 14 dicembre, e più nuda di sempre. L'Italia liberanda, l'Italia che non si può più liberare.

La rima che vota vuota va nel circostante. Chiedo umiltà,

Ipnosi e venera-zione. Ma sono questi uomini? Ma sono queste donne? Quale vittoria hanno manca-to? Quali compro-messi hanno accettato! Il mito della razza ancora non tramonta, ma si trasforma.

Il guerriero azzurro armato di spada sventola dalle mani

degli occhi a mandorla. Una patria così forse è meglio perderla.

Sventolo ostinato

la sciarpa di rosso colore un rosso

che non è il suo amore un rosso che non è il garofano traditore. Mi taccio, mi spingo via.

Non c'è osteria che contenga la mia rabbia. Alla mia gabbia spezzerò le porte per cercare la sorte che mi spetterà.

Mi vergogno d'essermi creduto comunista in quest'Italia di oclocrazia. La via ha sapore brigatista.

Carlo Guassone III B Classico

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Reportage sulla visita di Berlusconi al Lingotto

È tutta una questione di denti “Scusi, l’incontro con Berlusconi?”. Lo stavano cercando anche i tre biancoazzurri con aria indaffarata quan-do la miss abbronzata con il pass PdL-Lega Nord al collo ci saluta con la sua smagliante dentatura: “ma voi siete qui in veste di... eversivi?”. “Signora, il rosso è il colore dell’amore” risponde Carlo, come se l’avesse già pronta quella battuta, nascosta nella sciarpa, appunto, rossa. Il nostro frenetico vagabondaggio attraverso il Lin-gotto arriva al termine poco dopo, senza che nessuno mi abbia chiesto di aprire lo zaino: ma non erano tutti fa-scisti gli sbirri? Quando Carlo insiste per fumare ancora una sigaretta davanti alle porte dell’edificio dove di lì a poco si sarebbero materializzati il premier ed il suo fido (?) scudiero, un nostro coetaneo ci invita con gentilezza contenuta ad entrare, che i posti a sedere stanno finendo. Schivate le avvenenti vallette atte a riempirci di gadgets, il nostro sguardo si schianta su un muro azzurro costellato di logos del PDL, affiancato da due maxischermi: i colori del centro-destra ci circondano e nell’emozione di questa prima volta ci guardiamo con il sorriso di chi è nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ci avviciniamo al palco circondato dalla folla ma non avendo il suddetto pass non possiamo sistemarci sulle sedie nere, retrocedendo verso quelle bianche. Seduti, un gruppo di cinesi davanti a noi viene salutato da un simpatico padano di razza, guance rosse e cap-pello da alpino: “Ciao! Eccoli qua! Gli amici del Sol Levante” dice allungando loro la mano con lo sguardo maligno ed euforico di quei cattivi Disney che mi spaventavano quand’ero bimbo. Assistiamo al suo proclama sul piemontesismo internazionale, purché fondato su cristianesimo, lavoro e giustizia padana mentre assorbiamo gli sguardi ostilmente curiosi che provengono tanto dalla cinquantenne tutta agghindata accanto a me quanto dai suddetti mandarini. L’unico sorriso me lo regala una corpulenta signora colorata della dignità di una volta, di quei valori che gli slogan sbiadiscono. E scusate il moralismo. Ma quanti denti hanno questi biancoazzurri? Alzo un attimo lo sguardo verso gli schermi che presentano la nostra ridente provincia in maniera tanto scintillante da farmi venire il dubbio che “il Signore degli Anelli” sia stato girato da queste parti. Mentre i miei pensieri si accavallano vengo distratto dal vigoroso vecchietto toscano che si lamen-ta dei suoi lutti famigliari con un gruppetto di coetanei della fila dietro: dopo la morte della moglie gli è toccato infatti uno suocero comunista. Parte per la prima volta l’efficace inno del PdL, accompa-gnato da un video al limite del musical: anche qui si sprecano i denti. La palpabile eccitazione che accompagna queste note sfocia in un applauso smorzato dall’attesa del premier. Parte inaspettato il bis, co-me mi segnala Carlo con un sorriso iro- nico, e si esaurisce nuovamente nel vociare confuso. Sorge dunque dalle mie spalle il soli- to buonsenso qualunquista e popolare che vorreb-be meno soldi ai politici; tra le bestemmie (com’è noto il lessico padano è scarno e deciso) in dialetto sento anche paragonare il decreto legge ad un provvedimento dittatoriale. I cinesi intanto si integrano, procurandosi bandiere tanto del PdL quanto della Lega Nord e condividendole col vicino mentre sopraggiungono alcuni no-stri compagni di classe con cui Carlo si intrattiene a lungo, lasciandomi solo col mio stanco taccuino a guardarmi intorno, facendo considerazioni sul numero di indumenti rossi e il moltiplicarsi dei fazzoletti verdi. La gente si alza e si risiede nervosa mentre cominciano i primi cori inneggianti a Silvio ancora limitati a piccoli gruppetti. Un giovane biancoazzurro dal podio cerca di organizzare la folla in crescita negli spazi disponibili: dovrà in-tervenire un’autorevole signora per convincere la gente a muoversi mentre tutti cercano di sbirciare ciò che scrivo, Intanto è ripartito ancora una volta l’inno che si conclude in urla, applausi e cori più sostenuti ma Silvio non appare (“meno male che Silvio c’è”). La musica di sottofondo cambia, virando verso i mandolini di Apicel-la accompagnati da ritmi caraibici e sognanti, con le immagini degli sguardi vacui del pubblico, persi nella mezz’ora di ritardo di un divo che non vuole apparire, sui maxischermi. Gli unici immuni da questo smarrimen-to sembrano essere i sempre più entusiasti cinesi: le forze del Sol Levante. Ritorna l’inno ma questa è la volta buona: il nostro premier appare bello come il sole ma le bandiere mi impe-discono di godere del suo sorriso. Un boato accompagna dunque l’arrivo di Cota sulla coda dell’inno che ricomincia immediatamente mentre i due salutano le prime file con ampli sorrisi. Appunto.

Filippo Monti

Sopra i diciotto

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Quante volte avete dichiarato di non credere all’esistenza di entità misteriose come fantasmi, spiri-ti, folletti e chissà che altro? Quante volte avete ripetuto fermamente che sono tut-te fandonie? Tantissime di certo…. eppure e’ noto che ogni anno circa 8 milioni di italiani ricorrono a cartomanti e maghi sperando di poter trovare la soluzione a problemi di o-gni genere . La percentuale piu’ alta di persone inte-ressate al fenomeno e’ al Nord con circa il 50%, mentre il centro e il Sud contano ri-spettivamente il 20% e il 30%. In particolare la Lombardia e il Piemonte sono le regioni piu’ colpite. Solitamente le cosiddette cartomanti ed i presunti maghi operano in modo piuttosto evasivo, in un crescendo di incontri sempre piu’ ravvicinati,portando il cliente a pagare cifre sempre piu’ elevate in cambio di una buona dose di suggestione .L’aspetto piu’ inquietante e’la predisposizione del cliente a versare tali cifre senza porsi nessuna doman-da. S’instaura tra i due un rapporto di grande gratitu-dine, quasi una sorta di malsano amore da cui e’ quasi impossibile sottrarsi per paura anche di ripercussioni “paranormali”. Il “malocchio” e’purtroppo e per as-surdo di grande attualita’ e porta alla distruzione mentale e fisica , delle persone che pensano di esser-ne vittima.

La morte di una persona cara, poi,fa ovviamente cadere i congiunti in uno stato di disperazione e debolezza di cui questi personaggi sono pronti ad ap-profittare. Ed ecco il fenomeno delle sedute spiritiche, una

sorta di canale di comunicazione con il mondo dei defunti, che durante questi riti mandano messaggi di ogni tipo ai parenti, ovviamente tramite la medium che fa da portavoce. Inutile dire che questi messaggi costano …. I prezzi per i servizi di trasmis-sione con l’altro mondo farebbero gola a qualunque operatore telefonico!! La nostra bella Torino città magica per eccellenza, e’ fulcro delle attivita’ esoteriche

piu’ svariate… Le “vie” di comunicazione tra magia e realta’, tra questo e l’altro mondo, sono in questa città incredibilmente sviluppate . Tutto falso?Ognuno di voi, che state leggendo avra’ senz’altro il suo esclusivo pensiero in merito… Sicu-ramente credo che esistano zone oscure della mente umana, che noi non sappiamo utilizzare (e’ noto che usiamo il nostro cervello solo in minima parte) con poteri misteriosi e senz’altro immensi … .Potere di suggestione, dunque, con una porta aperta pero’ a una via di comunicazione verso il nuovo e lo sconosciuto che ha un fascino unico e ineguagliabile. Lucrezia Simondi, 4° A ginnasio

Magia, spiritismo, mistero… Il macabro di Infernalia

Comunicare con i morti e con i maghi... Quanto mi costa!!!

I reality: dove l’ignoranza regna sovrana È ormai da alcuni anni che accanto a impieghi rispettabilissimi come, per esempio, l’avvocato o il medico è sorta una nuova tipologia di mestiere, finalizzata all’ appa-rire e alla brama di denaro: il partecipante ai reality show. C’è chi ama rinchiudersi dentro una casa, chi preferisce l’aria aperta e quindi parte per un’ isola dispersa nell’oceano, chi cerca di sfondare mostrando le proprie doti canore oppure ballan-do. E poi c’è chi ha già sfondato, ma cerca di riportare a galla la sua fama da anni caduta nel dimenticatoio, chi, naturalmente, mette in bella mostra il suo corpo e il suo quoziente intellettivo piuttosto basso prendendo lezioni dai cosiddetti “secchioni”: insomma di tutto e di più. Basta mettersi comodamente seduti in poltrona, accendere la televisione per farsi un paio di risate. Se poi si prova a seguire anche solo per un istante la vita di questi “burattini” (mi piace immaginarli così, alle dipen-denze di un vasto pubblico da cui sperano di ottenere quel voto fondamentale per la loro breve carriera mentre danno sfogo alla loro creatività inventando intriganti storie d’amore, appassionate rivalità e disgrazie famiglia-ri) si scopre una faccia abbastanza desolante e vergognosa del mondo d’oggi. Questi prototipi di ragazzi e ragazze che diventano sempre più un modello di imitazione soprattutto fra i giovani, infatti, non solo dimo-strano spesso di non avere una minima base culturale, ma pian piano diventano vittime di un mondo lontano da quello reale, dove tutto è possibile, diventando un mondo alla portata di tutti dove ci si può rifugiare quando si è annoiati dalla vita comune. E allora perché questi programmi, apparentemente illogici e insensati, riscuotono un così grande successo fra gli spettatori? Sarà perché le reti televisive non offrono niente di meglio, sarà perché non esistono più i vecchi tempi in cui ci si sedeva intorno ad un tavolo e si leggevano storie in compagnia di tutta la famiglia, sarà perché, tornati a casa da una giornata stressante di lavoro o di studio, non si ha più voglia di occupare la mente leggendo o guardando programmi impegnativi. O forse, semplicemente, guardare qualcuno più stupido di noi che si mostra ventiquattro ore su ventiquattro ad una telecamera e al mondo intero ci fa sentire più intel-ligenti di quello che in realtà siamo. Selene Evangelisti, 4A Ginn

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REALITY - TV

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Con chi si comunica meglio?… Con gli amici!!! Eccovi una serie di scritti e di perle di saggezza sull’amicizia di alcuni personaggi famosi.

Amico Amico, che hai fatto della presunzione di sapere tutto la tua "spada" e del detto: "Nemmeno se lo vedo ci credo" il tuo scudo, ascolta il messaggio di chi sta percorrendo la strada della convinzione di non sapere nulla. Magari solo per sorridere, ma, per un momento, considera queste possibilità: "Infinite sono le strade della conoscenza e mai definitive. La realtà è per ciascuno quella che ciascuno crede. Quello che adesso crediamo di scoprire, è già stato scoperto da sempre. Quello che adesso pensiamo di sapere, dopo un istante è già superato dall'evolversi della tua stessa realtà. Amico, accetta di vivere nella tua dimensione, con umiltà ed amore. E, forse, in questa tua accettazione, troverai un pezzetto di felicità. Allora, infatti, sarà superata, questa nostra dimensione, quando noi cesseremo di meravigliarci delle sue straordinarie possibilità. La vita non è un problema che deve essere risolto, ma una realtà che deve essere sperimentata”

Liberamente tratto da: Distacchi di Judith Viorst ed. Frassinelli.

L’amicizia è necessarissima! "L'amicizia è una virtù o s'accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti, nes-suno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni (infatti, sembra che proprio i ric-chi e coloro che posseggono cariche e poteri, abbiano soprattutto bisogno di amici; di fatto quale utilità vi è in questa prosperità, se è tolta la possibilità di beneficare, la quale sorge ed è lodata soprattutto verso gli amici? O come essa potrebbe esser salvaguardata e conservata senza amici? In realtà quanto più essa è grande, tanto più è malsicura). E si ritiene che gli amici siano il solo rifugio nella povertà e nelle altre disgrazie; ed ai giovani, l'amicizia è d'aiuto per non errare, ai vecchi per assistenza e per la loro insufficien-za ad agire a causa della loro debolezza, a quelli che sono nel pieno delle forze per le belle azioni. [...] (Aristotele, Etica Nicomachea, trad. it. in Opere, vol. VII, Bari, Laterza, 1983, libro VIII, cap. 1, pp. 193-194)

Un tempo credevamo che gli amici fossero amici solo quando l’affetto e la fiducia erano assoluti, quando dividevamo gusti, passioni e obiettivi identici, quando sentivamo di poter rivelare i segreti più reconditi delle no-stre anime con totale impunità, quando saremmo, corsi sen-za far domande, in aiuto l’uno dell’altro, in caso di proble-mi.; ma crescendo abbandoniamo questi schemi perché ci accorgiamo che si tratta sempre di rapporti imperfetti. L’amicizia, come tutti i nostri rapporti, è segnata dalla no-stra ambivalenza, amiamo e invidiamo; amiamo e siamo concorrenti, perché persino i migliori amici sono "amici a tratti". Si dice che un’amicizia si giudica dal saper stare vi-cino agli amici durante le avversità. Questo è relativamente facile, ma la prova più dura cui sottoporre un’amicizia è di essere pienamente capaci di partecipare della gioia degli amici. Perché i sentimenti di orgoglio ed i desideri di sup-porto nei confronti dei nostri amici sono mescolati all’invidia e alla competitività. Desideriamo il bene dei nostri amici; siamo consci solo del nostro benvolere, ma a volte filtra attraverso la nostra coscienza, la consapevolezza che una parte di noi desidera per loro anche del male, e noi sebbene non faremmo mai loro del male, con azioni o con parole, potremmo non esse-re così dispiaciuti, come sosteniamo di essere, per quei fatti negativi che capitano , ai nostri amici, nella loro vita. Affet-to e competitività, affetto e invidia e come ci fa sentire a disagio il solo immaginare di avere sentimenti del genere verso i nostri amici. Noi ci riveliamo non solo con le paro-le, ma anch’emettendo in mostra quel che siamo, esibendo i nostri lati spiacevoli oltre a quelli attraenti. L’intimità significa aver fiducia che gli amici , sebbene non pensino o non debbano pensare che siamo perfetti , vedano le nostre virtù in primo piano, e i nostri vizi sullo sfondo.

Gli amici contribuiscono alla nostra crescita personale, le amicizie intime ci proteggono dalla solitudine, perché seb-bene ci insegnino a dar valore all’autosufficienza ed a lotta-re per conseguirla e sebbene ci sia in noi una parte profonda che potremmo non rivelare mai, è molto importante per noi occuparci degli altri e non essere soli. La capacità di stabilire amicizie intime varia enormemente. Alcuni l’hanno come dono naturale, altri invece si sentono inquieti per la paura che l’intimità possa sfociare nel rifiuto o nell’ invadenza. Le amicizie intime richiedono un senso del Sé, un interesse verso le altre persone, empatia, fedeltà e impe-gno e richiedono anche l’abbandono di alcune concetti sull’amicizia ideale. Cicerone nel suo saggio "Sull’ amici-zia" chiede: "come può la vita valer la pena di essere vissu-ta… se manca di quella quiete che si ritrova nel mutuo benvolere di un amico?" prosegue poi con un rigore che nessun’amicizia potrebbe sopportare, definendola un rap-porto tra due persone che "sono in totale accordo su tutto ciò che c’è di umano e di divino.." Ci deve essere, quindi, totale armonia, ma se questo poteva essere vero ai tempi di Cicerone, ai nostri giorni due persone non saranno mai per-fettamente d’accordo perché siamo troppo individualisti. Vogliamo avere amici che dividano con noi passioni e valo-ri, amori e odi, ma potremmo avere amici coi quali dovrem-mo essere indulgenti che dovremmo perdonare se hanno gusti incomprensibili per noi in fatto di cibo, di politica ecc.. che hanno la coscienza troppo indulgente, se sono indolenti ecc.. e, a volte, se ci tradiscono. Nonostante Cice-rone le amicizie intime richiederanno il perdono e l’indulgenza e David Grayson dice che "noi tutti ci chiamiamo da un capo all’altro dell’incommensurabile golfo che ci separa". Anna Maria Piantanida

Georg Santayana, afferma che: "L’amicizia è quasi sempre l’unione parziale di due menti; la gente è amica "a pelle di leopardo"

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In caso di conflitto… usa la comunicazione assertiva

Nel mondo del lavoro forse ci capiterà di provare rabbia verso un nostro collega che ci ha ignorati o prevaricati o verso il nostro capo che è capace solo di ordinarci quello che dobbiamo fare e dover dunque "ingoiare il rospo" e dargli ragione anche se non condividiamo ciò che ci dice. Come possiamo rispettare noi stessi, esprimendo con chiarezza le nostre credenze e valori e contemporaneamente rispettare l'altro permettendogli di sentirsi libero nel suo spazio personale? Come è possibile affrontare qualsiasi problema o divergenza in modo costruttivo, vedendo nell'altro un alleato e non solo un nemico da evitare o combattere? Un'efficace modalità comunicativa: la comunicazione assertiva "L'assertività è la capacità del soggetto di utilizzare in ogni contesto relazionale modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni positive dell'ambiente e annullino o riducano la possibilità di reazioni negative". Libet e Lewinsohn Lo stile assertivo si basa sul diritto di essere trattati con rispetto, di essere sé stessi e di essere liberi di credere nei propri valori. Ciascuno di noi ha uno spazio personale che gli altri debbono rispettare, ma quando ne usciamo per muoverci in pubblico, allora dobbiamo rispettare i diritti degli altri. Un altro importante elemento dello stile assertivo è il senso della responsabilità delle proprie azioni, da intendersi come affermazione e difesa dei nostri diritti accettando le conseguenze delle nostre azioni. Nel campo aziendale si parla di "negoziazione integrativa", di cooperazione, che faciliti i rendimenti per tutte le parti coinvolte. Se qualsiasi richiesta, come spesso succede, può risultare un problema per l'altra parte, l'invito è ad uscire dai soliti pensieri ripetitivi, trasformando la visione di scarsità in una visione di opportunità, specialmente se si passa da un atteggiamento competitivo ad un atteggiamento esplorativo e creativo, capace di accogliere i vantaggi che un altro punto di vista può apportare. In molti casi può risultare utile effettuare un brainstorming (letteralmente "una tempesta di idee"), in cui gli individui senza fermarsi a giudicare inizialmente propongono tutte le soluzioni possibili che riescono ad individuare e poi solo successivamente analizzano i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna proposta, cercando di individuare una soluzione soddisfacente, che gratifichi e rispetti entrambe le soggettività. Qualsiasi obiezione, opinione diversa, va individuata e riconosciuta come segnale che orienta la comunicazione, come dimostrazione di un interesse, bisogno, esigenza insoddisfatta e pertanto nel coglierla può essere valorizzata, al fine di trasformare un potenziale conflitto in una opportunità di crescita. La comunicazione assertiva è un metodo di interazione con gli altri fondato su alcuni elementi quali: • Un comportamento partecipe attivo e non "reattivo" • Un atteggiamento responsabile, caratterizzato da piena fiducia in sé e negli altri • Una piena e completa manifestazione di sé stessi, funzionale all'affermazione dei propri diritti senza la negazione di quelli altrui e senza ansie o sensi di colpa • Un atteggiamento non censorio, avulso dall'uso di etichette, stereotipi e pregiudizi • La capacità di comunicare i propri sentimenti in maniera chiara e diretta ma non minacciosa o aggressiva.

Giulia Antonucci, 5A/S

Dal Web.2 al social-network Ormai i social media sono la nuova frontiera della comunicazione. Sono una realizzazione molto attuale e il pezzo forte del momento. Si configurano come un passo ulteriore rispetto al Web 2.0. I blog sono stati un momento di maturazione di quanto stiamo osservando oggi. Era la molteplicità delle fonti di informazio-ne, del diario sul web, del pensiero che si esplica in tempo reale. L' idea di networking era legata alle televisioni negli anni 60 e 70. Solo in seguito si è trasferita sullo schermo del computer e la comunicazione è diventata bidirezionale. I social media sono l' estrema maturazione di questo processo, Dalla comunicazione si è passati alla relazione. La carta stampata sopravviverà a Internet? Ha risposto lo studioso della comunicazione van de Kercove: «Penso di sì. I media non si eliminano l'un l' altro, c' è piuttosto concertazione tra loro. Il libro dà so-stanza e conferisce autorevolezza a ciò che già esiste in rete. Ciò che passa velocemente nella rete si sostanzia nella carta che fissa il pensiero e lo appro- fondisce». Così i libri e i giornali ci saranno an- cora.

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SUPPLEMENTO D’ANIMA Il gruppo di Amnesty International del Porporato

Appello di Amnesty a favore di Ja'far Kazemi del 4.05.2010

Iran: una nuova esecuzione imminente! Ja'far Kazemi, è a rischio di esecuzione imminente per la sua presunta partecipazione a manifestazioni an-tigovernative e per il probabile contatto con un gruppo di opposizione illegale (Pmoi). La condanna potrebbe essere eseguita da un momento all'altro.

Ja'far Kazemi, 47 anni, è stato arrestato il 18 o il 19 settembre 2009, dopo una prote-sta antigovernativa di massa che ha avuto luogo il 18 settembre ed è stato portato nel carcere di Evin a Teheran. È stato accusato di aver partecipato alla prote-sta, a cui hanno aderito centinaia di migliaia di persone, ma non aver com-

messo alcun atto di violenza. È stato condannato a morte con l'accusa di "comportamento ostile a Dio" e, come si crede, anche per "propaganda contro il siste-ma". È stato processato con almeno un altro uomo, Mo-hammad Ali Haj Aghaei, probabilmente condannato per gli stessi reati, ma Amnesty International non ha informazioni sul fatto che sia stato o meno condannato a morte. Secondo quanto riferito, Kazemi è stato inter-rogato dalle forze di sicurezza per mesi e gli è stata fatta pressione affinché rilasciasse una "confessione" in televisione, che si è rifiutato di fare. Il 26 aprile 2010, Kazemi è venuto a sapere che la sua condanna a morte era stata confermata dalla Corte di appello. Il suo avvocato, che ha avuto un accesso limitato al suo cliente, ha chiesto all'ufficio del Capo della magi-stratura un riesame straordinario del caso. L'esecu-zione potrebbe avvenire in qualsiasi momento a me-no che questa richiesta non venga accettata. Dalle controverse elezioni presidenziali del giugno 2009, oltre 5000 persone sono state arrestate, di cui oltre 1000 durante e subito dopo le manifestazioni di massa durante le celebrazioni della festa religiosa dell’Ashura, il 27 dicembre 2009. Tra i detenuti ci sono esponenti politici, attivisti, studenti, difensori dei diritti umani e giornalisti. All’inizio di marzo 2010 c’è stata una grande ondata di arresti di difensori dei diritti umani. Molti degli arrestati sono stati giudicati con processi approssimativi, che hanno portato a condanne a molti anni di carcere e alla fustigazione. Almeno 15 persone sono state condannate a morte per “comportamento ostile a Dio” in relazione alle prote-ste postelettorali. Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour sono stati impiccati pubblica-mente nel gennaio 2010, dopo essere stati condannati al termine di un processo iniquo per “comportamento ostile a Dio” e in quanto membri del Anjoman-e Padeshahi-e Iran (Api), un gruppo illegale che chiede il ritorno della monarchia in Iran. Si crede che altri quattro abbiano ottenuto la commu-tazione della condanna a morte.

CINEFORUM Indignatio facit versus

Quelle fredde giornate di inverno, fredde piovose e buie. Quella noia che paralizza e reprime ogni voglia di agire, di sorridere e di fare del bene. La neve gelida che penetra fin dentro il cuore. Lo spirito dell’inverno si insinua anche in chi vive la primavera della vita. L’aria si impregna del pro-fumo dei primi fiori ed esso è ancora lì. Mentre noi poveri stupidi crediamo di portare il fuoco all’uomo che soffre il freddo, non ci accorgiamo di come egli soffi per spegnerlo tra le nostre mani. E al nostro urlo risponde solo un’eco di indifferenza… Fuor di metafora, non ci resta che ringraziare. Grazie a quel-le poche persone che hanno partecipato alle proiezioni del nostro cineforum. Grazie a voi possiamo ancora dubitare di essere nel torto, possiamo pensare a questa disfatta come a un mezzo errore. Ma un ringraziamento molto più sentito va a tutti coloro che non sono neanche stati sfiorati dall’idea di parteciparvi. Quel migliaio e mezzo di ragazzi e ragazze, senza discriminazione in base a sesso, età e credo vari. Grazie perché ci avete fatto capire che Amnesty ha ancora molto lavoro da fare, che il traguardo è ancora molto lonta-no, che siamo tutto fuorché inutili

Ale Andre Ari Fabio Fede Fede Marta Maxi Amnesty 11

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Artisti e campioni tra noi

Raccontateci il vostro esordio da modelle. La nostra prima esperienza è avvenuta per gioco quando a 13 anni ci hanno chiesto di

partecipare al concorso “Miss Diano Marina” nel paese dove trascorriamo le vacanze estive. Abbiamo condiviso la fascia di “Miss ingambissima” e ci siamo divertite un sacco. Solo lo scorso anno, con l’approccio di nostra madre e la voglia di tentare questa via, abbia-mo iniziato in modo un po’ più impegnativo questa carriera. Cosa vi piace di più di questo lavoro? Per il momento non è mai stato un lavoro a tempo pieno. Lo conciliamo con lo studio, il lavoro come cameriere e la famiglia. Per questo non ne abbiamo an-cora assaporato ogni aspetto. Comunque per noi è sem-pre molto divertente e stimolante. Avete qualche modello a cui vi ispirate? Nessuno in particolare. Cerchiamo di prendere il me-glio da diversi personaggi e vorremmo diventare le prime top model gemelle. Quindi vorreste sfilare insieme?

Sì Pensate di continuare come modelle oppure intendete usare questo lavoro come trampolino di lancio per lavorare in un altro settore (spettacolo, tv, ecc.)? Non abbiamo un’idea precisa. In base alle proposte che ci arriveranno decideremo in quale settore lavorare, anche se la moda rimane la nostra passione e obiettivo. Come conciliate questo “lavoro” con lo studio? Cerchiamo al meglio. Per quest’anno abbiamo dovuto sospendere gli impegni per concentrarci di più nello studio in previsione della maturità. Potremo dedicarci a tempo pieno a questo nostro sogno e quasi secondo la-voro da luglio in poi. Per chi vuole intraprendere la carriera di modella, quali sono le tappe iniziali da seguire? Principalmente fare un book fotografico presso un fotografo esperto del settore. In secondo luogo rivolgersi a un’agenzia di moda che possa procurare dei lavori utili per fare esperienza. Infine proporsi al maggior numero di agenzie importanti a Milano o all’estero.

Lorenzo Giraudo, 5A ginnasio

Due modelle tra noi: Gilda e Veronica Testa, 5AL

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Il Kung Fu, arte marziale cinese nata 5000 anni fa, é un'arte incentrata sulla cedevolezza e la fermezza, nel senso che non contrasta mai un attacco con la forza, ma con la scioltezza e la velocità. Praticante di questa disciplina è Ema-nuele Sacchetto della 3B classico, no-

stro rappresentante d’Istituto. Tu sei cintura nera di Kung Fu. Da quant’è che pratichi quest’arte marziale? Da quando ero piccolo, forse da quando avevo 5 an-ni. Mi ha iniziato a questo sport mio padre, che è lui stesso un istruttore di Kung Fu. Per arrivare al livello di cintura nera bisogna sostenere un esame? Quant’è impegnativo? Bisogna sostenere otto esami: sette in cui si tiene la cintura bianca e un ottavo per la cintura nera. Quest’ultimo esame è più corposo e complicato degli altri: si fa a Torino con il maestro, che è unico per tutto il Piemonte. Per poter dare questo esame oltre ad avere una preparazione fisica bisogna dimostrare anche una certa maturazione nella personalità. Biso-gna poi conoscere le 5 arti: la medicina tradizionale cinese, la filosofia e la storia cinese, la lingua, in par-ticolare gli ideogrammi e la pratica.

Quanto ti impegnano durante la settimana gli alle-namenti? In questo momento mi sto dedicando soprattutto all’esame di maturità, quindi poco, ma generalmente sei ore alla settimana spalmate su 2 o 3 giorni. Perché consiglieresti quest’arte ad altre persone? Ovviamente la consiglio perché fa bene alla salute, a differenza di altri sport, e perché dà una buona formazione personale, che non significa solo saper rispettare delle regole, ma anche avere una certa aper-tura mentale. Essendo il Kung Fu non solo un esercizio fisico, ma anche un’arte, ti apre a un altro mondo e a una cultura completamente diversa dalla nostra. Non bisogna infatti rimanere fermi alla concezione di arte marziale legata al colossal americano di “Karate Kid”, mentre invece il Kung Fu (così altri insegnamenti orientali come il judo) è una disciplina molto più profonda e complessa. Comunque, chi è interessato dev’essere disposto ad avere pazienza e non pretendere di arrivare in palestra e spaccare il mondo, perché il Kung Fu è un’arte che dura tutta una vita, non lo si può iniziare e poi mollare dopo un anno, perché allora vuol dire che non si è ca-pito niente. Giacomo, 3B Cl

Emanuele Sacchetto, 3BCl, cintura nera di Kung Fu

Gilda Veronica

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Ex 7 in condotta Miscellanea di vari argomenti leggeri, umoristici e a volte anche seri per sorridere della vita, della scuola e un po’ pure di noi.

Barzellette

Un pazzo vede un fiammifero per terra. Lo raccoglie, lo accende, lo spegne, se lo mette in tasca ed esclama: "...bene! Questo funziona, me lo tengo!"

Totti nella jungla, vede un nero nella bocca di un coc-codrillo e dice: "Anvedi ‘sti neri, dicono di essere poveri e poi se com-prano I sacchi a pelo da Lacoste!!!"

Ore 4.30 del mattino, il figlio suona il citofono di casa (driiiin)... Risponde al citofono il padre "chi è?" e il figlio "Papà senti una cosa... ma in una partita a poker e con un poker d'assi in mano tu cosa avresti fatto?" Risponde il padre "Io!?! con un poker d'assi?!? mi sarei giocato la casa!!" Il figlio "eh appunto, allora scendi perché abbiamo per-so!"

Una mela al giorno toglie il medico di tor-no.... sopratutto se hai una buona mira!!!!

“Franco! Vuoi una birra?” “No, sono astemio.” “A scusa. Astemio vuoi una birra?”

Altoparlante della stazione: “Il signore che ha preso dal binario 1 il treno delle 13:40 per Firenze è gentilmente pregato di rimetterlo subito a posto.”

Molti devono la loro vita alle medicine, ad esempio i farmacisti.

E dio disse “Kung”…e Kung Fu!

In un negozio d’abbigliamento: “Posso provare quel vestito in vetrina?” – “Bèh, sarebbe meglio che lei lo provasse in camerino”.

Colmi

Qual è il colmo per una giraffa? Soffrire di vertigini.

Qual è il colmo per un barbiere? Andare matto per i pe-lati.

Qual è il colmo per un alpinista? Essere giù di corda.

Qual è il colmo per un clown? Lavorare seriamente.

Curricula Ridicula L'alfabeto? - Sono un laureato in economia e commercio, vi scrivo perché voglio diventare un manager con la A maiuscola.

Col binocolo - Ho visualizzato la Vs. inserzione leggendola sul giornale.

Poliziesco - Allego alla presente il mio identikid.

Infiltrati - Vi chiedo di essere infiltrato nella vostra Banca dati.

Aiuto! - Prendo sputo dalla vostra inserzione.

Station wagon - In risposta al Vostro annuncio premet-to che dispongo di un ampio bagagliaio d'esperienza.

Lacrime amare - Mi sono impelagato in un lavoro che fa piangere.

Saldi - Sono in offerta speciale perché tra due giorni mi dimetto. Curricula forati - Se nel mio curriculum trovate due buchi è perché ho avuto due figlie

Just in retard - Spero di essere ancora "just in time" per inviarvi un curriculum, anche se sono passati 32 giorni dall'inserzione.

L'africano - Mi è giunto il tam-tam della vostra ricer-ca.

Avrà sonno - Vi farò una breve ricapitolazione del mio bedground

Barbiere di Siviglia - Volete un venditore coi baffi, pelo e contropelo?

Superalcolica - La vostra offerta mi inebria

Modesto - La mia può sembrare un'Odissea, ma Ulisse in confronto non è nessuno, ho viaggiato per tutta la vita.

Massime divertenti

Non è bello ciò che è bello. Figuriamoci ciò che è brutto.

Fai attenzione quando leggi libri di medicina. Potresti morire per un errore di stampa. Mark Twain

Non bisogna giudicare gli uomini dalle loro amicizie: Giuda frequentava persone irreprensibili! (E. Hemingway) Aldo Biscardi: uno che fa errori di grammatica anche quando pensa. Beppe Grillo

Chi trova un amico trova un tesoro. Chi trova un tesoro se ne fotte dell'amico. I. Della Mea

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Bilancio di un anno scolastico dalla A alla T Le battute riportate di seguito sono comprensibili soprattutto nel contesto delle classi dove gli stu-denti e gli insegnanti hanno interagito in quest’anno che volge al termine… Naturalmente sono solo battute per farsi due risate. La scelta dei nomi è puramente casuale.

Albarello... Saluti e baci... Alla prossima. Albertengo... Avete mangiato carne di scimmie urlatrici? Barbarisi... Basta suuù Boasso... Se finiscono i bambù, addio pandù... Bonino ... Gli uomini sono come i pulman... Se ne perdi uno ne passa un altro. Borda ... Vi infarino un po' (d'inglese) Borghese ... Ho preso il sole durante le vacanze, perché ho giocato a tennis contro sole Carbone ... Liberi tutti... Pronti,via! Caredio... Non stiamo mica discutendo del sesso degli angeli Catasso ... Ma perché poi... sentite una cosa.... Coccalotto ... Entrano in gioco le forze ... Costa ... Mi fate sentire Superman. Damiano ... Per quanto concerne... oscillo, oscillo,

circonduco Derro... Corna e bicorna. Gabbio... Rapidi e invisibili come i sommergibili Gerlero... Eeeeeeh... Donc! Pacifico... Alunna: Che cosa ha di speciale un paramecio? Prof. Sicuramente per sua madre è speciale. Priotti ... I piccoli incivili crescono... Pozzi ... Coltiviamo le pecore.. . Penna ... Un polinomio va via, ma non perché c'è sciopero Pons... My friend Alessia... Cocuzza, fuori! Taiani ... wè, wè... a mammà Turvani ... Staizittotiodio...

Terralavoro... Alla fine andrete tutte a lavorare da McDonald

“Humour Art”

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Ipse Dixit • Frairia: “Non c’entra molto,

ma c’entra tutto” • Vaio: “Lo spazio aumenta, il

tempo cambia, apriamo l’ombrello”

• Frairia: “I ciechi sviluppano meglio la vista”

• Catasso: “State silenzio… State zitte in silenzio… State in silenzio un anno”

• D’Amelio: “Ma sbattere i fo-gli sulla testa è un picchia-mento?”

• Baraldi: Mentre la ragazza si aggiusta le scarpe: “Vuoi del prosciutto da mettere nelle scarpe?”

• Autore perso: “Ragazzi, chiu-dete la bocca e aprite le orec-chie,così capite meglio”

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1) L'opera boccaccesca "il Decameron" è: Un poema mitologico Un saggio critico filosofico Una raccolta di novelle Un' opera teatrale 2) Una affermazione fra le seguenti relativa al ponte di Brooklyn è falsa.Quale?: E' lungo 1825 metri I lavori cominciarono nel 1867 e durarono oltre 16 anni 84 metri è l'altezza del ponte sospeso Collega State Island a Brooklyn 3) L’archeologo Arthur Evans è conosciuto per aver riportato alla luce: Le rovine di Cnosso Le rovine di Cartagine Le rovine di Troia Le rovine di Babilonia 4) La Corte Internazionale di Giustizia ha sede: A Zurigo All’Aia A Bonn A Bruxelles 5) La “Primavera di Praga” risale al: 1954 1968

1957 1946 6) Amelia Earhart soprannominata Lady Lindy entrò nella storia in quanto fu la prima donna che: Raggiunse la vetta dell''Everest Divenne governatrice di uno stato americano Sorvolò l'Atlantico Votò in elezioni amministrative 7) La più lunga barba mai appartenuta ad un uomo misura: 4.27 m 5.33 m 7.91 m 9.48 m 8) Se dico ’ Non ci vedo più dalla fame’ sto usando una figura retorica che si chiama: Metonimia Sineddoche Allegoria Sinestesia 9) Quale scrittore ha creato il personaggio di Oliver Twist? Jack London Oscar Wilde Charles Dickens Mark Twain 10) Gino Strada è il fondatore: Di Green Peace Dell’Amref Dell’Unicef Di Emergency

Selene Evangelisti, IV A Ginn

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Enigma Quiz e test di cultura divertenti

Sul dizionario ho trovato la seguente definizione: “il legame affettuoso fra due o più persone, nato dalla consuetudine e da affinità di sentimento, tenuto saldo da una reciproca stima e considerazione.” Per Cicerone l’amicizia “non è altro che un accordo perfetto su tutte le cose divine ed umane, accompagna-to da benevolenza e da amore”. Vediamo di trovare altri punti. L’Amicizia è: 1) Condivisione di segreti e complicità 2) Affinità di natura e comunanza di ispirazioni 3) Passare insieme dei momenti unici 4) Condividere un giocattolo 5) Fiducia e intesa reciproca 6) Potersi rilassare e lasciarsi andare 7) Poter sempre e comunque contare sull’altro 8) Un sorriso al momento giusto 9) Parlare lo stesso linguaggio 10) Capirsi con uno sguardo

L’amicizia è...

Risposte esatte: 1-C; 2-D; 3-A; 4-B; 5-B; 6-C; 7-B, 8-A; 9-C, 10-D.

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COMICO MA VERO!

Come dicevano i romani “Nomen Omen”(il nome è destino) a volte capita davvero ..

CHI LA FA L’ASPETTI! Un ragazzo entra in un bar e attirato da una bella ragazza si siede. Dopo qualche minuti si avvicina e le chie-de: “Scusi, potrei sedermi qui con lei?” E lei risponde ad alta voce: "No, non voglio passare la notte con lei!!!" Tutte le persone nel bar si girano e li guardano. Il ragazzo sorpreso e imbarazzato torna a sedere al suo posto. Dopo un po’ di minuti la ragazza va da lui sorridendo e scusandosi gli dice :"Vedi, mi sto per laureare in psicologia e sto studiando come le persone reagiscono alle situazioni imbarazzanti". Al che il ragazzo le risponde ad alta voce :"Cosa?? 3000 euro per una notte?? Ma sei fuori??!!"

L’ABITO NON FA IL MONACO ..

Una ragazza vedeva sempre per una via un uomo trasandato, con barba e capelli lunghi e grigi e sguardo cupo. Quell’uomo era talmente enigmatico che talvolta diventava soggetto dei suoi rac-conti a scuola.

Un giorno questa ragazza passa per quella via con delle sue amiche e visto l’uomo dice lo-ro: “Ecco il famoso barbone della via!”. Una di queste amiche si gira verso di lei e fulminandola con lo sguardo dice serissima: “E’ Mio Padre!”

Alessia Martino, 3CS

Nome e Cognome Professione

Guido Di Rado AUTISTA Franco Recupero PSICHIATRA

Dialogo tra genitori e figli Uno dei rapporti più complicati e significativi è quello che intercorre tra figlio e genitore. Esso nasce dagli sguardi che il neonato e i neogenitori si scambiano per la prima volta. Da lì in poi ogni cosa detta, fatta o pensata è importante, perché porta il rapporto in una diversa direzione. In quanto alla base dei primi approcci col mondo esso però è uno dei rap-porti più difficile da consolidare. Per farlo funzionare - soprattutto nel periodo adolescenziale - non bisogna riempirlo di proibizionismi, ma neanche di lasciar fare; bisogna instaurare un legame improntato sul dialogo e la relazione. Perché solo dicendosi le cose e ascoltandosi a vicenda si può capire la posizione dell’altro. Una buona comunicazione permette l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e insieme questi due elementi non possono essere altro che vincenti. Così a parole sembra facile, però... con la buona volontà da entrambi i fronti si può sempre asciugare il latte versato. Alessia Martino, 3CS

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Quali immagini, informazioni più o meno complete, valu-tazioni e giudizi caratterizzano il nostro modo di rapportarci con il passato e accompagnano i processi con cui apprendia-mo i fatti storici? Abbiamo provato ad abbozzare i contorni del problema, rilevando in un gruppo di allievi delle quinte del Liceo Porporato le preconoscenze di cui disponevano sull’argomento Resistenza, prima che esso fosse trattato in classe secondo le scansioni temporali previste dai loro insegnanti.

Cominciando dalle informazioni possedute, osserviamo che risultano noti a quasi tutti termini quali “Auschwitz” o “Primo Levi” (rispettivamente a 73 e 72 studenti su 73), mentre alcuni personaggi sono conosciuti soltanto da una minoranza (“Badoglio” ottiene la percentuale dell’80%, “Enrico De Nicola” del 52%). Termini più comuni, quali “rappresaglia” o “rastrellamento”, sono largamente noti, mentre una parola come “cobelligeranza” incontra solamente un 30% di risposte positive, e con sigle quali CVL (Corpo Volontari della Libertà), GAP (Gruppi di Azio-ne Patriottica) e RSI (Repubblica Sociale Italiana) la percen-tuale si avvicina progressivamente allo zero. Anche una do-manda di controllo, inserita in un’altra parte del questiona-rio, a proposito del termine “repubblichini”, conferma la ten-denza: infatti risulta nota solamente al 20 %. Per contro quasi la totalità degli intervistati conosce che cosa si festeggia il 25 aprile e il 2 giugno.

Quando si passa dalla conoscenza dei termini alla defini-zione del loro significato, si riscontra un numero molto basso di risposte (15 in cifra assoluta, pari a un quinto del totale). Alla domanda aperta «Che cosa sai della Resistenza in Italia e in Europa?» corrispondono le seguenti percentua-li: il 56% fornisce risposte inadeguate o nulle; soltanto il 5% dà una risposta esauriente; il 21% si assesta su un livello discreto; il 18% dimostra una conoscenza sufficiente.

L’argomento è stato affrontato abbastanza precocemente: l’età media in cui gli intervistati ne hanno sentito parlare per la prima volta è 9/10 anni. La scuola risulta il principale sog-getto informativo, ma quasi equivalente è il ruolo della fami-glia: in ambedue i casi hanno provveduto ad informare più del 75% degli studenti. Inoltre è in tali contesti che la mag-gioranza (oltre il 60%) ha conosciuto persone che abbiano partecipato alla seconda guerra mondiale e una metà (50%)

ha incontrato partecipanti alla Resistenza.

Nell’esperienza personale della lettura, si registra che quasi il 60% ha letto libri in cui si parla-va di Resistenza, mentre la stragrande maggioranza ha visto film attinenti alla questione. Il prodot-to filmico, con la potenza dell’audiovisivo, prevale sul libro. Tuttavia le immagini sono rimaste impresse in meno del 50% degli intervistati.

Va preso atto che nel percorso scolastico precedente gli insegnanti dei diversi ordini di scuole hanno proposto iniziative significative come la partecipazione a mostre (che raggiunge il (49%) e a spettacoli teatrali (36%). È interes-sante anche il fatto che circa un terzo ricordi di aver sentito critiche nei confronti dei partigiani ed altrettanti dichiarino di conoscere episodi della lotta partigiana accaduti nel Pinerolese.

Inoltre, per quanto riguarda i giudizi valutativi, circa l’80% ritiene che l’ultima guerra abbia portato cambiamenti nello Stato italiano e una larga maggioranza (78%) ritiene che la Resistenza abbia favorito la conquista di una maggio-re libertà. Per contro, il 50% indica nella Resistenza “l’origine degli attuali mali della repubblica”. I rimanenti ritengono che il risultato sia “un ordinamento che non è certo la democrazia ideale, ma è una democrazia reale”. Infi-ne, il 66% riconosce il carattere parlamentare (e non presi-denziale ) della repubblica italiana.

La graduatoria delle valutazioni, tendenzialmente più ideo-logiche, sulla Resistenza privilegia l’affermazione che “l’argomento non è poi conosciuto come sembra e varrebbe la pena di saperne di più per capire che cosa è veramente successo”, seguita alla pari da “la memoria di un’Italia che ripudia il fascismo è parte integrante della nostra identità di cittadini democratici” e “questi avvenimenti hanno a che fare con valori di libertà che sono attuali ancora oggi e che sarebbe un errore distruggere”. Infine, gli alunni intervistati riconoscono che “fu un periodo in cui si accesero grandi speranze, si riconobbero largamente antiche ingiustizie e insopportabili squilibri, ponendo le basi della partecipazione democratica alla vita pubblica”. Tabulazione e analisi

dei dati a cura del prof. Danilo Massel, con gli studenti Fabrizio Cata-lin, Andrè Bobba, Raffaella Bucolo, Eleo-nora Lerda e Daria Moschetti della VD Scienze Sociali. Commento dei dati: proff. Vincenzo Baral-di, Elisa Strumia, Vilma Tribolo

I giovani e la Resistenza

Grafico relativo alla conoscenza di eventi, luoghi e persone legate alla resistenza

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Durante quest’anno scolastico noi ragazzi della 2° A linguistico abbiamo fatto una bellissima esperienza: lo scambio con una classe. Dal 3 al 10 marzo abbiamo ac-colto in famiglia i nostri corrispondenti. Durante questa settimana loro hanno avuto la possibilità di visitare Pi-nerolo e Torino. Abbiamo svolto tutte le lezioni in Aula Magna dato che eravamo un po’ più di cinquanta ragazzi, troppi per poter restare in una normale aula scolastica! Dato che i nostri corrispondenti avevano più difficoltà nel parlare italiano, parlavamo spesso nella loro lingua e perciò abbiamo avuto la possibilità di migliorare il nostro francese. Durante la gita a Torino abbiamo attraversato il centro della città a piedi, ammirando piazze e palazzi, e visitato il museo del ci-nema nella Mole Antonelliana. Ovviamente, dopo cin-que giorni di splendido sole, il giorno della nostra gita nevicava! Il 10 marzo siamo partiti tutti insieme, su due pullman separati, per andare in Francia e fermarci lì fino al 17 marzo. I nostri corrispondenti vivono nella regione Languedoc nel dipartimento del Gard, nel sud della Francia. La scuola si trova a Le Vigan; le loro case sono invece sparse nei paesini vicini. Un po’ come succede qui: a Pinerolo è situata la scuola, ma molti di noi vivono nei paesi accanto. Siamo arrivati la sera tardi a causa della neve e il gior-no dopo alle 8.20 eravamo nell’ufficio della preside per l’accoglienza (che tra l’altro era troppo bello!). Nelle ore successive ci hanno divisi in gruppi che

hanno seguito diverse lezioni. La scuola è differente da quella italiana: hanno dei corsi obbligatori e poi hanno la possibilità di scegliere delle opzioni da seguire. Per questo noi abbiamo fatto lo scambio con i ragazzi che seguono il corso di italiano. Inoltre non hanno una clas-se fissa, ma la cambiano ogni ora a seconda del corso che devono seguire! Nel nostro soggiorno abbiamo visitato Le Vigan, Avi-gnon e Montpellier. Le strutture che ci hanno più colpi-to sono state il Palazzo dei Papi ad Avignon e la Casa dell’Europa a Montpellier, ma soprattutto uno splendido e magnifico centro commerciale: il Polygo-ne! La giornata a Montpellier è stata l’ultima esperienza del nostro soggiorno in Francia. Ci sono differenze tra la vita qui in Italia e in Francia: ci ha colpito il fatto che le case hanno i bagni separati: lavandino e doccia in una stanza e WC nella stanza ac-canto, inoltre hanno dei letti bellissimi, enormi, a una piazza e mezza! Per comprare croissant e caffé devi en-trare in due negozi differenti. E poi, come ultima cosa, mettono burro ovunque! Soprattutto nei panini, con il prosciutto, i pomodori, l’insalata, la carne! Burro…sempre, sempre e dappertutto! Ci siamo divertiti molto tutti ed è stata un’esperienza fantastica, per qualcuno forse un po’ di più e per altri meno. Ma a ciascuno di noi è rimasto qualcosa di veramente speciale di quei ragazzi, oltre, naturalmente, ad un milione di foto! La 2° AL

Porporato News SCAMBIO con il Liceo A. Chamson di Le Vigan

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Musica & Personaggi Stregata dalla luna

Cosa succederebbe se voi steste per sposarvi e vi innamoraste follemente del fratello del futuro sposo? Questa è la parte più importante della storia di “Stregata dalla Luna”, film del 1987, diretto magistralmente da Norman Jewison, anche regista di Jesus Christ Superstar. Loretta Castorini (Cher) è fidanzata con Johnny Cammareri (Danny Aiello), il giorno del fatidico sì si avvicina quando giunge la notizia della malattia terribile della madre di lui che è costretto a tornare in Sicilia, lasciando a Loretta il com-pito di andare a invitare alle nozze il fratello Ronny (Nicholas Cage) che non gli parla da cinque anni. Loretta adempie ai suoi amabili compiti di quasi moglie, e da cosa nasce co-sa……..finisce per innamorarsi perdutamente di Ronny. La storia continua poi in una maniera così carina che anche un cuore arido e pie-trificato come il mio è riuscito a sciogliersi! Fantastica la storia che invece vede come protagonista la madre di Loretta (Olympia Duka-kis), alle prese con la mezza età e un marito che la tradisce, e con una determinazione tutta femminile. Come ho già detto il film esce nel 1987, e consacra Cher come attrice di prima categoria consegnandole la sta-tuina dell’Oscar, il Golden globe e il David di Donatello, tra gli altri. Pluripremiata anche Olympia Dukakis. Lo ammetto, da questa scarna recensione il film potrebbe sembrare una mielosa e glicemica commedia romantica, ma non lo è per nulla. Alcuni motivi per vedere il film: 1) Cher è fantastica, 2) Nicholas Cage è superlativo, 3) E’ uno dei pochi film in cui gli italiani non sono mafiosi, 4) ve lo consiglio io e mi pare già abbastanza… Scherzi a parte, questo film è fantastico, e se ve lo dice l’antiromanticismo per eccellenza vuol dire che merita davvero di essere visto. Lara 1BCL

Capolavori del cinema

Cher Continuiamo anche in questo numero di Onda con le donne che hanno scritto la storia della mu-

sica. Oggi si parla di Cherylin Sarkisian LaPierre, ovvero la sopraccitata Cher.

Per leggere questo articolo è necessario avere in playlist Believe, il più grande successe della nostra Cher, anche perché, ammettetelo, avete tutti almeno una volta sentito quella canzone, e se non l’avete fatto sopperite a cotale mancanza perché si tollera tutto ma non l’ignoranza!! Tornando alle cose serie, dunque, Cher ha iniziato la sua carriera nel 1962, prima con vari pseudonimi poi in coppia con Salvatore Bono.

In America è ancora oggi la donna più avanti nell’età presente nelle classifiche, visto che quando è uscito il suo ultimo album “Living Proof” nel 2002 la ormai non più ragazza aveva 56 anni, essendo nata nel 1946. Molti la ricordano soprattutto per i suoi show televisivi, in origine sempre con Bono, che per 13 anni è stato suo compagno anche nella vita, oppure per il re-cente scandalo riguardante la figlia Chastity Bono, oggi conosciuta come Chaz, a causa del suo chirurgico cambio di sesso. Vi ricordate, ragazze mie, la nostra infanzia, quando noi tutte volevamo i jeans a zampa d’elefante e fare vedere l’ombelico?? Sappiate che è merito della nostra adorata Cherilyn se il nostro album dei ricordi contiene anche questa esperienza, difatti quelle mode sono entrambe state lanciate da lei, che è stata tra l’altro una delle prime donne a mostrare in tv parti del proprio corpo non coperte da vestiti. Spero di non avervi annoiato troppo con i miei vaneggiamenti, vi auguro buone vacanze (e di ascoltare “Believe”…), in bocca al lupo per la fine dell’anno ragazzi e ciao a tutti coloro che leggeranno per l’ultima volta un mio articolo perché lasciano il Porpy…ci mancherete, la scuola non sarà più la stessa senza di voi!! Ciau a tutti Lara 1B

Personaggi

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tratto dal film "The big Kahuna"

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava. Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto

masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta! Non essere crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo. Lavati i denti. Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa... Conserva tutte le vecchie lettere d'amore, butta i vecchi estratti-conto. Rilassati! Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno. Forse ti sposerai o forse no. Forse avrai figli o forse no. Forse divorzierai a quarant'anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro. Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E' il più grande strumento che potrai mai avere. Balla! Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno. Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai. Non leggere le riviste di bellezza: ti faranno solo sentire orrendo. Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.

Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni, i più preziosi, rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca. Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'a-nni, sembreranno di un ottantacinquenne. Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimentica-toio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga. Ma accetta il consiglio... per questa volta.

Giulia Antonucci, 5A/S

Premio Internazionale di Eloquenza Italo-Francese

Si distingue il Porporato

La Commissione Permanente Gemel-laggio del Lions Club International, che rappresenta i Lions Clubs delle Regioni : Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Costa Az-zura, Corsica e Mo-naco, ha organizza-to il 1º Premio di Eloquenza Italo-Francese, rivolto a studenti di entrambi i Paesi frequentanti il triennio superiore. Il 18 marzo 2010 cinque alunni del Porporato sono andati a Cuneo per partecipare alle eliminatorie regionali dove più di quaranta ragazzi e ragazze del Piemonte si cimentavano in una gara di eloquenza sul tema dell’ambiente, discorso rigorosa-mente in francese. Maddalena Lorenzato della 5 CL si è brillantemente qualificata per la finale nazionale che si è svolta a Torino il 29 marzo. La finale internazionale di Monaco non è stata raggiunta per un soffio. Complimenti a tutti, il livello era eccellente, qualcosa di più a Maddalena. Come Francesco Iº a Padova, nous pouvons dire avec fierté «Tout est perdu fors l’honneur». Dominique Guillot

Da sinistra a destra : Giulia Puzzo 3AL, Maddalena Lorenzato 5CL, Beatrice Rivolo 3AL, Giuliana Lin-gua 4AL; sotto : Karim Miled 5 CL

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“Discorso” di una maturanda alle prossime leve del Porporato

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Quattro informazioni a... • Agli organizzatori della festa dei maturandi: alcuni maturandi, che non vedono l’ora della festa, sono vegetariani e quindi non mangiano le cose tipo prosciutto, salame, ecc. si chiede pertanto di non nascondere tali alimenti nei piatti!!! • Alle studentesse del liceo: se volete prendere la pillola anticoncezionale rivolgetevi al consultorio, quello di Pinerolo si trova in via Bignone 40 ed è aperto il martedì dalle 14 alle 18. Non serve la prenotazione, la visita è gratuita, contro i 70 € di una visita privata, e anche le analisi del sangue per le minorenni sono gratis. Inoltre vi prescrivono una pillola da 7€ con-tro quelle da 15€ prescritte di solito. • Agli insegnanti: se gli studenti portano i libri a casa non è detto che poi li aprano. Se gli studenti lasciano i libri nell’armadio a scuola di sicuro non affaticano le loro schienucce e non rischiano la fine di Leopardi. • Al cinema I****a di Pinerolo non c’è più la riduzione per la tessere studenti. Spiegazione: “C’erano più carte che studenti”. Boh. A cura di E.O.

Interferenze linguistiche

La globalizzazione delle parole Avete mai pensato a quante parole straniere sono entrate nel nostro vocabolario? Vi fac-cio qualche esempio: design, garage, cocktail, budget, business, top model, baby sitter… Quotidianamente uti-lizziamo termini che abbiamo “adottato” da altre lingue. Come la società cambia quando incontra altre società, così anche la lingua si adatta di conseguenza.

CONTATTO TRA LE LINGUE Oggi, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione come internet, la radio, il cine-ma, è sempre più facile entrare in contatto con persone e culture di paesi stranieri; in questo modo anche le lingue si confrontano e spesso avviene uno scambio di vocaboli, perché una tende a sostituire l’altra. Possiamo dire che la globalizzazione, oltre a favorire i commerci di prodotti, alimenta anche quelli delle parole. L’inglese è sicuramente la lingua che “esporta” il numero maggiore di vocaboli, essendo usata come lingua internazionale. In Italia nell’arco di 8 anni il numero di termini inglesi entrati nell’uso corrente è aumentato del 773%.

NEOLOGISMI Con l’incontro di diverse culture, una lingua potrebbe ne-

cessitare non solo dell’introduzione di un nuovo vocabolo, ma anche del concetto a esso legato. In questo caso parliamo di neologismo. I campi maggiormente interessati da

questo fenomeno sono l’informatica, la tecnologia o l’economia; l’esempio più comune di neologismo è quello del compu-

ter. Quando l’oggetto è arrivato in Italia, il nome di “computer” è stato mantenuto e non vi è stato nessun tipo di traduzione.

STRANE TRADUZIONI I “prestiti” di parole non avvengono solo nel caso sopracitato. Anzi la maggior parte delle volte

vogliamo tradurre anche ciò che possiamo esprimere benissimo in italiano. Il problema è che a volte utilizzia-mo termini stranieri in modo improprio, cambiando il significato originale. Per esempio il box per la macchina: un inglese non metterebbe certo la vettura in una scatola, con ragno non intende di certo quello che noi intendiamo per spider, ovvero decapottabile a due posti; gli slip del nostro completino intimo hanno poca attinenza con il verbo da cui derivano “to slip” che significa scivolare. Si può inoltre storpiare la pronuncia della parola, come quella del würstel, o il modo in cui è scritta, come goal che in italiano diventa gol, o ancora la doppia pronuncia di alcune parole in inglese o in francese, come di suspence o stage. Infine abbiamo un’italianizzazione, quando coniamo parole che non appartengono a nessuna lingua, ma sono una mescolanza delle due, come monitorizzare, dall’inglese “to monitor”, clickare, zippare. Usare le parole straniere non è quindi sempre la scelta migliore, ma può essere un passo per diventare cittadini del mondo? Federica 4B/Ling

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