Omeostasi

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• Allenamento Attività fisica che permette di migliorare o mantenere le prestazioni sportive. La pratica regolare dell’esercizio muscolare determina nell’organismo modificazioni sia a livello dell’apparato muscolare sia di quello circolatorio, mediante le quali l’atleta raggiunge una maggiore destrezza nell’esecuzione del movimento, ovvero una maggiore rapidità e precisione, e consuma meno energia per attuarlo.

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Stress e stressor.Il termine stress viene indifferentemente impiegato

tanto in riferimento allo stimolo (che va più correttamente definito stressor’) che alla risposta grazie alla quale l’organismo si adatta agli stimoli.

• Mutuato dal gergo delle fabbriche negli anni della rivoluzione industriale inglese (stress=resistenza di strutture metalliche all’applica zione di forze), il termine è poi divenuto, per convenzione, carico diconnotati negativi, che rimandano ad un generico pericolo per la salute e per la vita.

• Meno frequentemente(ma più correttamente), esso viene invece considerato come condizione capace di migliorare la capacità prestazionale dell’individuo. Grazie ad una serie di acquisizioni di fisiologia, oggi è unanimemente riconosciuto che lo stress esprima la condizione in cui l’organismo si trova esposto a fattori interni/esterni che tendono ad alterarne l’equilibrio(stress come “stato di minacciata omeostasi”). La definizione operativa diffusamente utilizzata è quella di stress come risposta integrata dell’organismo a modificazioni operate su di esso. Agli stressor l’organismo deve necessariamente far fronte.

• In altri termini, lo stress non rappresenta qualcosa di necessariamente nocivo, in condizioni normali lo stress risulta funzionale alla sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, e l’assenza dei meccanismi di stress è di fatto incompatibile con la vita. Lo stress (termine inglese che significa “sforzo”) è la risposta generica del nostro organismo allo stimolo stressante.

• In condizioni di stress acuto, di una certa intensità, nell’organismo si attivano: il sistema endocrino, il sistema nervoso vegeta tivo (o autonomo) ed il sistema immunitario. La reazione che costituisce lo stress investe tutto l’organismo ed è chiamata reazione di

• adattamento. Quando invece la reazione di stress è troppo intensa o lo stimolo negativo è prolungato (stress cronico), le variazioni ormonali possono diventare stabili, predisponendo l’organismo a problemi

• psicologici anche gravi ed a malattie psicosomatiche. La specificità della risposta di stress risulta essere altamente personalizzata e siattua, in modo multidimensionale e complesso, sull’asse HPA(ipotalamo-ipofisi-surrene).

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• Concetto di Supercompensazione• La legge che influenza e regola la distanza temporale tra le varie sedute di allenamento. Il fenomeno si verifica

successivamente ad allenamenti di un certo volume o intensità, allorché si ottiene non solo il recupero delle energie spese, ma un aumento di queste rispetto al punto di partenza. Allenamenti troppo ravvicinati, eseguiti prima che sia ultimata la fase di recupero, portano al sovrallenamento. Allenamenti troppo distanziati, ovvero eseguiti quando gli effetti dell'allenamento precedente sono esauriti, non portano a miglioramenti significativi. Un miglioramento in termini funzionali si realizza nel tempo, solo quando l'allenamento successivo viene applicato al culmine della fase di supercompensazione di quello precedente e così via. Una gestione corretta dell'allenamento deve prevedere una stretta collaborazione tra atleta e allenatore, per individuare nel modo più preciso possibile questi tempi. La supercompensazione è fondamentalmente una tappa del processo allenante: "Gli effetti successivi a grandi carichi non si limitano solo al recupero del potenziale energetico speso, ma portano alla sua maggiorazione, cioè ad un suo recupero che supera quantitativamente il livello iniziale".

• Weigert. Una seduta di allenamento infatti tende con l’affaticamento a creare una condizione in cui l’individuo ha, momentaneamente, meno possibilità di sopravvivenza (condizione di non benessere). L’organismo, dunque, che possiede una certa intelligenza, si premunisce per un evento di affaticamento successivo in maniera che questo possa essere meno stressante per l’organismo stesso. Dopo la supercompensazione se l’individuo non si allena più o se prolunga il riposo, il soggetto torna lentamente alle condizioni iniziali.

• A questo punto diventa immediato capire quanto sia importante la fase di recupero più ancora che lo stimolo allenante: l’applicazione più interessante della teoria della supercompensazione riguarda infatti la distanza temporale tra un allenamento e l'altro. E’ ben dimostrato come sia inutile e dannoso (sovrallenamento) effettuare delle sedute allenanti

• troppo ravvicinate, cioè prima che sia ultimata la fase di recupero. Anche fasi di allenamento troppo distanziate, ovvero applicate quando gli effetti dell'allenamento precedente sono esauriti, non portano a miglioramenti significativi. Un miglioramento in termini funzionali si realizza nel tempo, solo quando l'allenamento successivo viene applicato al culmine della fase di supercompensazione di quello precedente e così via.