Occhio all'Arte (ottobre 2011)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 47 ottobre 2011 Mensile d’informazione d’arte n donne nell’arte: Bice Lazzari La signora dell’astrattismo n dall’associazione: Artisti a confronto alla Biblioteca Comunale n Archeologia: Richard Meier n Dedicato a… Pietro Annigoni. Il pittore del vero Pietro Annigoni “Autoritratto”

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rivista culturale

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 47 ottobre 2011

Mensile d’informazione d’arte

ndonne nell’arte: Bice LazzariLa signora dell’astrattismo

ndall’associazione:Artisti a confronto alla Biblioteca Comunale

nArcheologia:Richard Meier

nDedicato a…Pietro Annigoni. Il pittore del vero Pietro Annigoni “Autoritratto”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso,

Collaboratori Alba Giulia Casciotta, Luigia

Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Nicola Fasciano, Valeria Nicoletta, Luca Deias, Marilena

Parrino

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioAuguri a:

Artisti a confronto alla Biblioteca ComunaleIl miracolo della vita in mostra alle Officine Fanareto

Poliedrica donnaMotherlandFa Re (Do)

L’artista dei sogniPompéi – Un art de vivre (a Parigi)

A ottobre 2013 Augusto torna nella “sua” RomaPietro Annigoni. Il pittore del vero

I colori delle AvanguardieAbraxa. 30 anni di teatro

Buon compleanno Roy LichtensteinRichard MeierBice Lazzari

“Ecco la storia” di Daniel PennacL a signora delle camelie

I numeri del fotovoltaico in ItaliaSul filo di china

Realismi socialisti

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

Telefona al 349.7790097

n

Auguri a:

• Pierre Bonnard (3 ottobre 1867)

• Lucas Cranach il Giovane (4 ottobre 1515)

• Jean-François Millet (4 ottobre 1814)

• Canaletto (7 ottobre 1697)• Mimmo Rotella (7 ottobre

1918)• Antoine Watteau (10 ottobre

1684)• Alberto Giacometti (10

ottobre 1901)• James Tissot (15 ottobre

1836)

• Ray Johnson (16 ottobre 1927)

• Umberto Boccioni (19 ottobre 1882)

• Domenichino (21 ottobre 1581)

• Pablo Picasso (25 ottobre 1881)

• Roy Lichtenstein (27 ottobre 1923)

• Douglas Huebler (27 ottobre 1924)

• Francis Bacon (28 ottobre 1909)

•••

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3La ghiandaia Il Colosseo

dall’associazionen

di Antonio De Waure

Fucina di artisti da decenni, l’Associazione Arte Mediterranea in questo mese di ottobre ferve di attività, ripresi appieno i corsi scolastici, ricominciano anche le esposizioni degli allievi, si

inizia con “il segno dei riflessi” dall’8 al 17 con Gianfranco Callegaro e Carmelo Randazzo, per concludere nel gennaio del 2012 con ben 10 artisti, Angela Buffa, Roberto Agostino, Irene Lallai, Natalia Nakarova, Mirna Mascherino, Italia Mastracci, Danila Nasoni, Francesca Romana Piconi, Cristina Simoncini e Incoronata Valiante.Molti di loro sono già noti agli appassionati per aver partecipato più volte a mostre personali o collettive, in varie sedi nella nostra città.La funzione di un artista deve essere multipla e consecutiva, partendo dall’osservazione per arrivare in ultimo, attraverso diverse fasi compositive, alla commozione, perché sono questi gli interruttori che attivano il ciclo costruttivo di un’opera e che racchiudono il senso stesso della sua esistenza; la scintilla che accende il motore dell’ispirazione e che fa vibrare la passione è la capacità di esprimersi per mezzo del colore, cercando di lasciare una traccia tangibile affinché il risultato non sia soltanto una mera illusione. L’artista è colui che capta un messaggio e riesce a tradurlo visivamente, seguendo una pulsione interiore che lo spinge a rivelarlo agli altri.Ed è questo lo scopo che perseguono i pittori, che inaugurano la stagione espositiva autunnale alla Sala Manzù della biblioteca

comunale di Aprilia, occupando ogni minuto del loro tempo libero, strappandolo al lavoro, alla famiglia, agli amici perché dipingere è un impulso irrefrenabile per poter mettere a nudo le proprie emozioni, in un modo che non sarebbe possibile altrimenti.Figurativa, onirica, iperrealista, concettuale, la pittura eseguita in tutte le tecniche, acquerello, olio, mista, puntinista, è e rimane, per queste persone, il fulcro del loro pensiero.Diversi per età, per estrazione e cultura, gli artisti dell’Arte Mediterranea, conosciutosi alle lezioni del maestro Antonio De Waure, hanno appreso come esplicare le loro sensazioni attraverso il pennello.Paesaggi puntinisti, ove è l’occhio che deve compensare la pennellata per ricreare le giuste tonalità cromatiche, fiori e ritratti a spatola, dove la matericità del colore ad olio assume diversi volumi che ne determinano la profondità ed il chiaroscuro, uccelli esotici che denotano il desiderio di viaggiare per conoscere luoghi ancora inesplorati, o nudi femminili, più reali del vero, che celano una sensibilità intima ed inviolabile che l’occhio non può cogliere se non si sofferma attento sul riflesso di una pupilla o sul gesto avvolgente di un abbraccio, rivisitazioni dei grandi maestri, cercando di carpirne i segreti tecnici, impressioni che si estendono oltre i limiti dei contorni, in un turbinio di sensazioni che insieme creano il pathos delle opere in mostra.

Artisti a confronto alla Biblioteca Comunale12 pittori alla ricerca della loro identità in 60 opere da scoprire

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She devil non è solo il titolo di una rassegna di “video art”, è un nome che ha una storia profondamente interconnessa con ciò che ci viene presentato per la

quinta edizione al MACRO; è il nome di una eroina della Marvel ed anche del film del 1989 di Susan Seidelman. I rimandi che

si creano tra un immaginario e l’altro sottolineano il taglio concettuale dell’evento, in cui, curatrici e artiste mostrano lo stratificato, poliedrico e fantastico mondo delle donne al di fuori delle convenzioni, e mettendo in evidenza la linea sottile di demarcazione che separa il più delle volte la vanità femminile dal pesante fardello dell’idealizzazione della bellezza filtrata dalla società.Tra le artiste presentate significativi sono gli apporti ad esempio di: Katharina D. Martin con Stick (2008), in cui il gesto sensuale si tramuta in muta resistenza a convenzioni sociali sfociando in violenza e Janaina Tschäpe con Scream (2004), dove lo stereotipo della sirena ammaliatrice si rovescia in una donna intrappolata in un’ampolla d’acqua che le impone il silenzio. She devil è un progetto che anche quest’anno, in linea con le passate edizioni, mira a far riflettere sul mondo delle donne spesso troppo superficialmente giudicato o sottovalutato, modificando il punto di vista dell’osservatore, giocando con il non detto, l’alluso e l’ironia, questi video dicono molto più di quanto ci si potrebbe aspettare.Le installazioni sono godibili sino all’8 gennaio 2012 al MACRO, per la prima volta luogo di questa rassegna; le proiezioni avvengono nel V-tunnel della galleria, dove nei primi giorni è stato possibile vedere i lavori delle passate edizioni.

in mostran

di Stefania Servillo

Il miracolo della vita in mostra alle Officine FanaretoBody World di Gunther von Hagens

Da sempre gli artisti si sono ispirati all’uomo per le loro opere, soggetto privilegiato per la sua bellezza e la sua armonia; in diversi momenti storici è stato ammirato

ed è divenuto fulcro della poetica rinascimentale. Nello stesso periodo si continuava in Europa a parlare di alchimia, un antico sistema filosofico che molti considerano precursore della chimica; mirava a conquistare l’onniscienza e, in passato, è

stato considerato alla stregua della stregoneria. Proprio tra alchimia e amore rinascimentale per l’uomo, sembra muoversi lo spirito dell’ideatore di “Body World – il vero mondo del corpo umano”: il Dott. von Hagens. L’esposizione da lui ideata è dimostrazione diretta che ancora oggi l’uomo continua ad essere motivo d’interesse e di ammirazione. La mostra non è però solo questo: in essa non ritroviamo opere d’arte, bensì, veri corpi umani. Perse le connotazioni di soggetti, perduta l’epidermide, i corpi anonimi delle persone sono diventati soggetti di studio, in cui i tessuti e gli organi si mantengono intatti grazie alla tecnica della plastinazione, inventata dallo stesso von Hagens, che consiste nell’iniezione di silicone sostituendolo ai liquidi corporei.Il fine dell’esposizione è informare, nel senso più ampio, tutti coloro che la visitano e che avranno l’opportunità di venire in contatto con una situazione completamente nuova e con supporti e materiali che illustrino in modo semplice concetti generalmente preclusi ai “non – medici”. Come sottolinea il Dott. questo evento, meglio di molte parole, mostrerà concretamente come ogni corpo sia diverso dell’altro, assolutamente unico.Nonostante le “opere” non canoniche, l’esposizione può essere adatta ad un pubblico più che mai variegato, anche se si consiglia per i più giovani una guida adulta, non è mai troppo presto per accostarsi alla conoscenza di sé stessi.

Poliedrica donnaShe devil al MACRO

Kathrina D. Martins, “Stick,” 2008

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in mostran

di Eleonora Spataro

MotherlandLa decima edizione di FotoGrafia

M acro Testaccio sarà la sede di FotoGrafia, il festival internazionale della forografia a Roma. Si tratta della decima edizione di una manifestazione che ,

nonostante le difficoltà, continua a coinvolgere il pubblico e soprattutto il crescente numero degli appassionati. Quest’anno il tema scelto è motherland, madre terra. Il festival intende affrontare il “rapporto che si crea tra la fotografia e il territorio nell’accezione più profonda, basata su un’analisi autentica della forte relazione tra gli autori e l’appartenenza a un luogo e, in molti casi, l’identificazione stessa. Ognuno risponde a suo modo: indaga terre di sua appartenenza, vecchie o nuovissime, grandi o piccole, reali o virtuali, con una documentazione assolutamente personale, frutto della propria vita e della necessità di tornare o di allontanarsi.” Ecco che vengono fuori immagini dal portato personale, ma allo stesso tempo sociale che ritraggono un territorio ed una realtà sempre nuova, in mutamento. Come ogni anno ci saranno diverse sedi espositive, all’ interno del MACRO sarà ospitata la mostra dei fotografi selezionati e del vincitore del concorso. Visitando il sito web dedicato all’evento (www.fotografiafestival.it) potrete conoscere l’ indirizzo delle diverse sedi e organizzare un vero percorso fotografico all’ interno della città partendo magari dalla principale sede espositiva, il MACRO Testaccio che si trova in piazza Orazio Giustiniani 4, aperto dal martedì alla domenica, dalle 16 .00 alle 24.00.

“Illuminance”, 2007, © Rinko Kawauchi

R itornano alla Casina di Raffaello, all’interno di Villa Borghese, a Roma, le mostre dedicate all’illustrazione. Questa volta si tratta di Alessandro Sanna. Dal 6

ottobre all’8 gennaio 2012 Colori, numeri, lettere dell’alfabeto ma anche libri, tavole originali e fotografie metteranno in scena l’immaginario dell’illustratore italiano. Ideata dallo stesso Sanna, che è tra i più conosciuti del momento, la mostra si presenta come un vero e proprio percorso lungo il quale poter sperimentare attraverso il disegno e il colore. Saranno in mostra, per gli amanti dell’illustrazione, anche alcuni lavori originali tratti da uno dei libri più poetici dell’artista Piccola luce (Kite Edizioni, 2011) e anche diverse sculture di carta, risultato di una particolare ricerca artistica alla quale Alessandro Sanna si è dedicato nell’ultimo anno. Appositamente per la mostra poi, l’artista ha progettato anche un piccolo quaderno, pubblicato da Kite Edizioni, sul quale poter continuare a sperimentare, disegnare, oltre il tempo e lo spazio dell’esposizione aiutati da alcuni suggerimenti dell’autore. Sul sito della Casina di Raffaello, che si trova in via della Casina di Raffaello, piazza di Siena, (www.casinadiraffaello.it) sono a disposizione gli orari dei laboratori organizzati per i bambini ed i ragazzi insieme ad alcune foto della mostra.

Fa Re (Do)Alessandro Sanna alla Casina di Raffaello

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informARTn

di Luca Deias

L’artista dei sogniQuando l’ ispirazione artistica arriva dormendo

C iò che è logico in un sogno spesso è assurdo, irreale, nella realtà di tutti i giorni, da svegli, si intende, ma Lee Hadwin sembra voler abbattere

questa barriera, portando qualcosa di irrazionale oltre il sogno, trascinandolo fino alla nostra vita quotidiana. Chiunque può sognare, ad esempio, di essere un chirurgo ed effettuare un’operazione a cuore aperto, ma questo non vuol dire essere effettivamente in grado di farlo; un trentaquattrenne britannico invece sta attirando molta attenzione su di se proprio perché lui, che “da sveglio” è un infermiere, di notte tramuta i suoi sogni in realtà cominciando a dipingere, lui che non è mai stato interessato alla pittura e a scuola aveva l’insufficienza costante in Arte. Com’è possibile? Partiamo dalle origini. Aveva quattro anni il piccolo Lee quando cominciò a disegnare sui mobili di casa durante la notte, ma i genitori non gli diedero peso, del resto era solo un bambino. Crescendo però si capisce che quello di Lee è vero e proprio sonnambulismo, caratterizzato però sempre dal disegno, privo di colori, che col passare del tempo si trasferisce sui muri della sua camera. Inizialmente si sentiva imbarazzato, oggi tutto questo porta anche dolore e confusione, al mattino infatti il giovane si sveglia spesso esausto e con una forte emicrania, motivo per il quale ora è sotto terapia, lui stesso ha affermato di voler capire cosa spinge il suo subconscio a comportarsi così. In ogni caso l’infermiere bretone ha trovato il modo di consolarsi: da molti anni ormai tiene vicino al letto fogli, gomme e matite, cosicché il suo subconscio sonnambulo non debba vagare per tutta casa alla ricerca di oggetti per disegnare, e perlomeno al mattino ha dei risultati concreti e vendibili. Infatti esistono collezionisti che sono stati capaci di spendere cifre a 6 zeri pur di avere i suoi disegni, qualcosa di più di una magra consolazione. Ovviamente molti lo accusano di essere un ladro bravo

a recitare la sua parte di artista sonnambulo, eppure gli scienziati della Edinburgh Sleep Center lo definiscono un caso unico al mondo, scagionandolo dalle accuse. Per chi ha voglia di capirci qualcosa di più possiamo solo aspettare spiegazioni dai dottori che ci stanno lavorando, ma nel frattempo Lee Hadwin si dimostra molto disponibile nel parlare via mail o via facebook con chi è più curioso. Il direttore del centro del sonno di Edimburgo, il dottor Chris Idzikowski, ha rilasciato un’intervista nella quale sostiene che non c’è nulla di così assurdo o paranormale, ricordando i tanti pazienti che mangiano, parlano o guidano la macchina dormendo. “L’unica differenza” dice il direttore “è che Lee crea qualcosa”, questa è la sottile, o forse abissale, particolarità del ragazzo. Vero o falso che sia, lui sostiene di essersi talmente abituato a questo dono che ora ha paura di perderlo, e al mattino, quando trova un disegno sul foglio che la notte precedente aveva lasciato immacolato, tira un sospiro di sollievo. Il tempo forse chiarirà questo caso da X-Files. Vi terremo aggiornati!

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U na mostra dai caratteri puramente italiani, sotto la tutela del Ministero dei Beni e le Attività culturali e la Soprintendenza Speciale per i Beni

Archeologici di Napoli e Pompei, è quella che dal 21 settembre si sta svolgendo a Parigi nel Museo Maillol (61, rue de Grenelle) fino al 12 febbraio 2012. Un’esposizione che gira intorno alla ricostruzione, minuziosa e perfetta, di una domus pompeiana nell’anno 79 d.C., l’ultimo anno di vita di Pompei (il 24 agosto del 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km3 di magma sotto forma di pomici e cenere). Tutto riprodotto e posizionato nelle forme originarie con i diversi ambienti che costituivano la tipica casa romana (il triclinium, l’atrium, il giardino interno, la culina, il balneum) ornati da mosaici, pitture parietali e oggetti mobili (candelabri e altri oggetti d’arredo). Tutto rigorosamente “made in Italy” con più di 200 opere provenienti da Pompei e da tutta l’area vesuviana. Al contrario dei monumenti pubblici romani, come teatri, anfiteatri, terme, templi che sono numerosi e in quasi in tutti i casi in ottimo stato di conservazione, le residenze private sono molto rare e mai ritrovate nella loro integrità. L’esposizione invita il visitatore a circolare in questa maison antica come se fosse realmente a Pompei nel 79 d.C. (lungo il percorso della mostra verrà proiettato il Dvd “Pompei 79 A.D. A Virtual Tour” edito da Archeolibri), creando per pochi minuti l’illusione di essere gli ospiti dei padroni di casa. Per chi si trovasse per caso a Parigi la mostra è aperta tutti i giorni, dalle ore 10,30 alle 19,00 e il venerdì fino alle 21,30 e con il biglietto di 11 euro è possibile visitare l’esposizione e il museo stesso.

archeologian

di Luigia Piacentini

Pompéi – Un art de vivre (a Parigi)Il mito di Pompei rivive a Parigi nel Musée Maillol

Fontana in mosaico. Foto della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei

C on largo anticipo le Scuderie del Quirinale hanno annunciato una mostra dedicata ad Augusto e al suo potere in tutto l’impero romano

(“Augusto. La visione di una nuova era”). Un’esposizione a cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, in associazione con i Musei Capitolini di Roma, il Musée du Louvre e il Grand Palais di Parigi. Augusto, il primo imperatore, venerato come un dio e garante di quella età dell’oro che Roma visse subito dopo la fine della

Repubblica e che fu il “prodotto” di quegli ideali cesariani (Augusto divenne nipote di Cesare per adozione) che portarono alla creazione di un principato incontrastato. Lo stesso epiteto di Augustus, conferitogli dal Senato nel 27 a.C. e derivato dal verbo augere (accrescere), fu una scelta di comunicazione geniale, capace di innalzarlo al di sopra di tutti gli altri uomini, e nel frattempo di legare la sua missione al bene della res publica e al servizio della patria. Quindi...aspettiamo tutti il 2013!

A ottobre 2013 Augusto torna nella “sua” Roma

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di Maria Chiara Lorenti

B asco da pittore quattrocentesco, tirato indietro sulla fronte, sguardo in tralice che osserva indifferente l’astante, volto girato di trequarti incorniciato da

una corta barba incolta, sciarpona da tenore che avvolge il collo e parte delle spalle, questa è l’immagine di sé che Pietro Annigoni, in uno dei tanti autoritratti, ci tramanda, l’effigie di un artista senza connotazioni temporali, immota nel tempo e nello spazio, icona stereotipata e classica, inconfondibile del mestiere intrapreso.Ma che tipo di artista era Pietro Annigoni? Uomo colto, raffinato esteta, aveva i piedi nel XX° secolo, ma la testa ed il pennello saldamente intinti nel Rinascimento.Anticonformista nel non esserlo, quando il mondo dell’arte si rifletteva nell’Informale, Annigoni, fedele a se stesso, firmò il manifesto dei “Pittori moderni della realtà”.Capace di cogliere il Vero oltre i limiti dello stilismo, come

enunciato da Ugo Ojetti, sul “Corriere della Sera” del 23 dicembre 1930, Annigoni nei suoi ritratti si ispira ai grandi del passato, dal Ghirlandaio a Rembrandt, ed è proprio nell’arte figurativa che il suo estro vola, che il suo genio creativo si palesa pienamente, i volti effigiati, il suo, quello dei suoi cari, le modelle, fino ai ritratti ufficiali dei regnanti inglesi, sono improntati, con grande presenza espressiva, ad una ricerca psicologica che traspare dai tratti somatici attraverso sofisticati contrasti chiaroscurali.Una sferzata di modernità la troviamo nelle litografie dedicate al mondo femminile degli anni ‘70, visi tipici del periodo, riconoscibili dalle fogge delle acconciature, dal trucco e dalle pose, resi con morbide sfumature leonardesche che si oppongono a tratti più duri e decisi.Di sapore surrealista, invece, “Solitudine II” capeggia sulla parete dello studio del pittore, ricostruito ad hoc

Pietro Annigoni. Il pittore del veroL’artista che ricusò ogni etichettatura

Pietro Annigoni, “Cinciarda” Pietro Annigoni, “Bella italiana”

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Dedicato an

al secondo piano di villa Bardini a Firenze, sede di un museo a lui dedicato, dipinta unicamente con le tonalità neutre delle terre, questa tela contrappone due viandanti in primo piano, a sinistra, paludati in vesti informi che come sudari ne celano il volto, ad un’altra piccola figura, in alto a destra, che fugge stagliandosi contro una roccia che simbolicamente richiama una rampa di lancio, forse una via di uscita verso il cielo, verso una spiritualità che lenisca quel senso di vuoto, quella desolazione che avvolge l’animo quando si sprofonda in un pozzo dove sembra che nessuno possa raggiungerla. Al centro della sala-studio si erge il massiccio cavalletto, ancora incrostato dalle tracce del colore da lui usato, sotto, alla base, è incuneata la tavolozza metallica, suddivisa in vaschette quadrate poste ad L, in ognuna di esse una tinta ad olio, dal nero al bianco, le tinte fredde in fila su di un lato, le calde sull’altro. Aleggia ancora la sua presenza, di fianco alla sedia a dondolo i due manichini, a grandezza naturale, riposano con le membra sdrucite, da cui esce in

parte il capoc che le imbottisce, quegli stessi manichini, di ispirazione dechirichiana, ritratti in ambienti metafisici sulle grandi tele prospicenti quella sopracitata. Gli appunti di viaggio, schizzati durante le sue peregrinazioni in Nord America ed in Sud Africa, denotano una spigliatezza immediata, una facilità innegabile nella stesura del colore, di chi sa cogliere l’attimo, dando cromia ai sentimenti in modo che ogni tonalità assuma valore prettamente poetico, imprimendo sul foglio le impressioni più profonde. Ocra, viola, arancio, poche pennellate ben amalgamate gli permettono una gamma infinita di varietà tonali che, sovrapposte con intensità variabili, gli consentono di ricreare quelle atmosfere oniriche, ora rarefatte e brulle per i deserti, ora burrascose e spumeggianti per le marine.Una facilità esecutiva solo apparente, frutto in realtà di tecniche sofisticate, le stesse adoperate per i lavori in studio, in cui l’accuratezza del tratto e la maestria cromatica sono dominanti.

Pietro Annigoni, “Solitudine II”

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in mostran

di Eleonora Spataro

I colori delle AvanguardieArte in Romania 1910-1950 al Complesso del Vittoriano

Abraxa. 30 anni di teatroImmagini, costumi, e oggetti di scena, incontri, laboratori

F ino al 15 ottobre, il Complesso del Vittoriano, a Roma, mette in mostra 74 olii di 24 artisti provenienti da importanti musei della Romania. I colori delle Avanguardie. Arte

in Romania 1910-1950 ripercorre la produzione dei grandi maestri romeni in un intervallo di tempo, circa quarant’anni, segnato da un percorso che va dalle tracce dell’influenza del Simbolismo e del Postimpressionismo fino a superare l’Avanguardia stessa per arrivare al Realismo Socialista. Il percorso espositivo è suddiviso in quattro sezioni. La mostra si apre con i temi sociali che percorrono il vissuto traumatico della Prima Guerra Mondiale. La seconda sezione propone le utopie dell’identità legate alla storie e alla cultura della Romania dopo la guerra. Angosce e sogni urbani della terza sezione sono le contraddizioni che caratterizzano le aspirazioni della città industriale e che sfociano ed evolvono nell’ultima sezione, la fine del viaggio delle Avanguardie, quando Cubismo e Costruttivismo lasciano il posto al Realismo Socialista. La mostra, a ingresso libero, rimarrà aperta fino al 15 ottobre.

I colori delle Avanguardie. Arte in Romania 1910-1950 Roma, Complesso del Vittoriano tutti i giorni 9.30 –19.30 fino al 15 ottobre Ingresso libero Info: tel. 06/6780664

L a Casa del Cinema di Roma, a Villa Borghese, riprende le sue attività e oltre a festival e rassegne cinematografiche, propone anche mostre ed eventi. “Abraxa 30 anni di Teatro”,

è una mostra evento in programma fino al 13 novembre 2011, che racconta la storia sulla scena di un nucleo artistico romano davvero particolare, Abraxa Teatro, “dedito alla sperimentazione degli spazi urbani e alla teatralizzazione itinerante, alla commistione dei generi, allo scavo drammaturgico e alla costante attenzione alla formazione di un attore consapevole della propria responsabilità etica. Questa ricerca di tecniche di improvvisazione per la creazione della messa in scena, avviata con il Teatro all’Aperto, ha dato come frutto il Teatro Urbano.” La mostra mette in campo elementi scenografici, immagini, costumi e video inerenti alle produzioni storiche e recenti della compagnia. Opere di teatro di sala, organizzazione di grandi eventi, spettacoli di teatro all’aperto e medioevali, attività didattica, le iniziative dell’Università del Teatro Urbano “Fabrizio Cruciani” e le performance del Teatro Urbano fanno parte del racconto della storia della compagnia.

Abraxa. 30 anni di teatro Casa del Cinema, Villa Borghese; fino al 13 novembre.

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I ndipendentemente l’uno dall’altro, negli anni Sessanta, Roy Lichtenstein e Andy Warhol, iniziarono a creare ispirandosi alla pubblicità ed al

fumetto. Questo tipo d’arte venne fortemente criticata; gli intellettuali e gli esperti dell’epoca erano convinti che, i due autori di cui sopra (e coloro che successivamente sarebbero stati etichettati come pop) con le loro iniziative avrebbero reso le opere veramente “basse” e prive di valore, in sostanza senza nessuna di quelle caratteristiche dell’arte propriamente detta. Sebbene già precedentemente l’arte avesse preso in prestito mezzi tipici della pubblicità e della cartellonistica al fine di essere più accessibile, si intravedeva in questo frangente, un nuovo spettro che fino ad ora ci si era rifiutati di riconoscere: quello di un’arte replicabile, non autoriale e vicina alla cultura dominante di massa dell’America. Le accuse generalmente lanciate erano di due generi: contenutistiche, visto che la copia d’un fumetto non poteva avere nessun tipo di messaggio veramente profondo; e tecniche, in quanto considerate copie vennero spesso tacciate di plagio.Questo mese compie ben 88 anni proprio Roy Licteneisten: uno dei più grandi autori d’arte pop; a differenza di altri personaggi di questa corrente artistica ha trascorso un’esistenza tranquilla senza nessuna eccentricità e,

nella sua carriera, ha creato una cifra stilistica talmente personale da essere subito riconoscibile. È anche uno dei primi che ha adeguato in parte la propria arte al lavoro che gli permette di vivere: ossia l’impiego come disegnatore tecnico per varie aziende, come vetrinista e come designer. Nonostante la difficoltà della critica a riconoscerne l’importanza, le opere di questo artista rappresentano in maniera ineguagliabile il dualismo tra macchina e uomo. Sebbene sia difficile percepirlo ad un primo sguardo, Licthenstein crea le proprie opere “schizzando” a mano libera dei fumetti di sua immaginazione o ispirati a tavole di altri autori (la scelta è già un elemento molto importante!), gli schizzi vengono poi proiettati sulla tela, precedentemente preparata, e dunque viene tracciata l’immagine. Il disegno veniva quindi colorato e solo in ultima istanza contornato dalla pesante striscia nera. Importante è ricordare che quando l’artista utilizza i puntini Ben Day li trasferisce a mano con l’ausilio di una mascherina; ora sarà chiaro come le opere del nostro festeggiato non possano essere considerate dei plagi o dei falsi e soprattutto potrà essere divertente scovare le sbavature ed i segni d’imprecisione che esistono sempre in opere di questo tipo!

Buon compleanno Roy LichtensteinMolto più che copie di fumetti e puntini! di Stefania Servillo

buon compleanno a:n

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architetturan

La Parrocchia di « Dives in Misericordia » (Dio Padre Misericordioso), anche detta Chiesa di Tor Tre Teste dal nome della zona nella quale è ubicata, è un bell’esempio di

come l’architettutra contemporanea possa cambiare non solo il volto, ma anche la vita di una città o di un quartiere. A visitarla sono stati in tanti addetti ai lavori (oltre 7.000 tra ingegneri e architetti solo in fase di cantiere), curiosi e turisti. Tor Tre Teste si è così trasformato da anonimo quartiere di periferia in meta turistica, sotto gli occhi un po’ stupiti e orgogliosi dei parrocchiani.Nel 1993 il Vicariato lanciò il progetto “50 chiese per Roma 2000” per il grande Giubileo. Si svolse il concorso europeo cui parteciparono 534 architetti. Il 1996 vide vincitore il progetto di Richard Meier. La posa della prima pietra risale al 1998. I lavori sono proseguiti per più di cinque anni tra intoppi e imprevisti, fino all’inaugurazione ottobre 2003, a giubileo ormai passato. La presenza dei numerosi sponsor rende difficile una quantificazione del costo complessivo dell’opera, alcuni stimano quasi venti miliardi.La pianta dell’edificio nasce da uno schema compositivo di cerchi e quadrati ripetuti e intrecciati. La chiesa è definita su un lato dalla serie di tre vele e sull’altro dalla parete che la separa dal corpo del centro parrocchiale, con un giardino e sale per riunioni e catechismo. Solo le pareti laterali sono solide, piene; la facciata, il “tetto” e i fronti sono solo vetrate che rendono immediato e primario il contatto con l’azzurro del cielo, con le nuvole e con la luce del sole (opportunamente filtrata dai cristalli speciali). Le vele autoportanti sono realizzate con 256 conci prefabbricati in cemento precompresso. Bianchissime grazie al «Tx Millenium», brevettato da italcementi, uno speciale cemento armato colorato con polvere di marmo bianco di Carrara unito a particelle di fotocatalizzatori al titanio che permettono al cemento di ossidare, in presenza di luce e aria, le sostanze inquinanti organiche e

inorganiche presenti nell’atmosfera, mantenendo inalterato nel tempo il colore bianchissimo. La vela più alta supera i 26 metri, la più piccola arriva a 18 metri. La loro costruzione si è resa possibile grazie ai calcoli dell’ingegnere - architetto Antonio Michetti, e a una gru-carroponte, appositamente progettata dall’ing. Gennaro Guala, che si muoveva su un sistema di rotaie simile alle macchine ideate per costruire le antiche cattedrali pur sfruttando tutte le possibilità della moderna tecnologia. Le vele sono state innalzate a un ritmo di 2-3 conci al giorno! Il campanile, è posto a lato dell’entrata, ridotto all’essenziale, con un “taglio” per accogliere una fila verticale di 5 campane in bronzo.L’interno dà un senso di ambiente aperto; ritroviamo il candore e la trasparenza come elementi dominanti, nessuna immagine sacra esposta. E’ quasi assente il gioco di ombre e luce che ha caratterizzato gli edifici sacri nella storia, il crocifisso ligneo del Seicento, Altare, fonte battesimale e acquasantiere a disegno geometrico essenziale e privi di qualsiasi decoro, sono realizzate in blocchi lapidei di travertino «bianco sporco», stesso materiale usato per il pavimento, un omaggio alla tradizione romana. In legno chiaro di cigliegio il matroneo e i banchi. Le tre vele di cemento levigato e bianchissimo simboleggiano la Trinità. La costruzione simboleggia una grossa barca che rappresenta l’ingresso della Chiesa nel nuovo millennio. Per qualsiasi decisione sulla scelta di elementi iconografici la diocesi dovrà consultarsi con l’architetto Richard Meier. 23 mila ore di progettazione; 12 mila ore di studi e ricerche solo in Italcementi per il «cemento bianco»; oltre 12 mila metri quadrati di supeficie, 830 metri quadri di edificio del culto e 1.671 di centro parrocchiale; 2.600 tonnellate di inerti ricavati dalla macinazione del marmo bianco di Carrara; 600 tonnellate di cemento bianco TX Millennium; 550 tonnellate di malte speciali; 8 chilometri di cavi d’acciaio di postensione. La chiesa di Tor Tre Teste appare nel film “Notturno Bus” di Davide Marengo (2007). Dopo 1h18’ si svolge una scena della durata di quasi un minuto nella quale la chiesa fa da sfondo a un dialogo tra i protagonisti Valerio Mastandrea e Giovanna Mezzogiorno.La chiesa ha orari precisi nei quali è possibile compiere una visita completa e gratuita.

Richard MeierUn “archistar” a Tor Tre Teste di Marilena Parrino

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donne nell’ArtenBice LazzariLa signora dell’astrattismo di Cristina Simoncini

“N ei quadri amo la luce, lo spazio, il rigore, la struttura, la sintesi…e un po’ di poesia. Non mi appartiene il neofigurativo, sempre secondario, aneddotico”, così

scriveva Bice Lazzari della sua opera.Protagonista del quarto appuntamento di “MACROradici del contemporaneo”, fino al 31 ottobre 2011, Bice Lazzari (1900 - 1981) è una delle personalità più singolari dell’astrazione internazionale.La mostra restituisce alla città di Roma un’artista che qui ha operato in modo straordinario, e come una grande autobiografia dell’opera di Lazzari ne conferma il ruolo anticipatore attraverso stagioni successive, per riscoprire la sua importante collocazione internazionale. Grazie alla collaborazione dell’Archivio Bice Lazzari, è stato possibile presentare una significativa selezione di opere su tela e su carta, molte delle quali inedite e mai esposte prima. Nel percorrere queste immagini segrete, esposte alle pareti o raccolte nelle speciali cassettiere MACRO, il visitatore viene immerso nella straordinaria creatività di Bice Lazzari, tra rigore strutturale e raffinata sensibilità cromatica, coniugati in spazi di intensa umanità.Figura isolata e solitaria, Bice Lazzari , che nasce a Venezia nel 1900, inizia dallo studio del segno per approdare, negli anni del secondo dopoguerra, alla pittura Informale e materica. Le sue opere danno vita ad un astrattismo venato di poesia, ma mai lontano dal proprio interrogarsi strutturale, ad una impennatainformale che ebbe anche un suo momento materico fino ad una astrazione più complessa e rarefatta.Trasferitasi a Roma nel 1935, l’artista realizza pannelli decorativi in collaborazione con architetti e approda, infine, negli anni Cinquanta, ad un tipo di produzione collocabile nell’ambito materico e informale.Dalla fine degli anni ’50 al 1963 continuò la ricerca informale e abbandò nel frattempo i colori ad olio per approfondire l’applicazione di altri materiali come colle, sabbie, tempere e, più tardi, acrilici. Nel 1964 l’artista ripartì da zero, rinunciando alla materia e al colore per esprimersi con i mezzi più semplici: spesso linee tracciate con la grafite su fondo monocromo. La serie di acrilici eseguita alla fine degli anni ’60 e ’70 testimonia l’ultima fase di un percorso di straordinario lirismo e modernità, che consolida la sua posizione di protagonista dell’arte italiana. Bice Lazzari crea un modo di utilizzare le materie del tutto personale, perennemente in bilico tra il lirismo del segno e le istanze più concrete della materia. É una delle figure più anomale della sua generazione, oltre alle opere realizzate prima della seconda guerra mondiale, attraverso i grandi cicli di decorazione, gli oggetti, i tessuti, mosaici o pannelli eseguiti per importanti studi d’architettura, il suo linguaggio passalentamente da una costruzione razionale ad una decostruzione determinata dello spazio del dipinto, fino ad una dissoluzione delle forme e ad un uso delle materie, come sabbie, gessi e colle.

Fonti: www.wikipedia.com, www.macro.roma.museum, catalogo_lazzari.pdf

Bice Lazzari, “Armonia del giallo”

Bice Lazzari, “Acrilico N°1”

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occhio al librondi Rossana Gabrieli“Ecco la storia” di Daniel Pennac

A volersi sorprendere tra le pagine di un libro, per prolungare un po’ il piacere delle letture estive, si può scoprire un insolito Pennac, autore di un romanzo,

edito dalla Universale Economica Feltrinelli, dal titolo :”Ecco la storia”.Abituati ai surreali casi del suo antieroe, Banjamin Malausséne, di professione “capro espiatorio”, protagonista dei capolavori dello scrittore francese, in “Il paradiso degli orchi”, “La fata carabina”, “La prosivendola”, “Signor Malausséne”, poi commossi dall’autobiografico “Diario di scuola”, coraggiosa confessione e riscossa del bambino dislessico della sua infanzia, eccoci a tu per tu con questo camaleontico romanzo in cui si assiste ad un’incredibile metamorfosi di questo geniale scrittore.Perché Pennac, ambientando nel Sudamerica dei dittatori questa storia che corre meravigliosamente in equilibrio tra finzione e realtà, tra personaggi reali ed immaginari, sembra far rivivere certe prose di lingua ed ambientazione portoghese che incantano gli “aficionados” di questo peculiare ambiente letterario.La storia del dittatore agorafobico, innamorato dell’Europa, scaramantico, che si fa sostituire da un sosia nella capitale del

suo stato, Teresina, per inseguire le sue passioni: sosia che, a sua volta, si fa rimpiazzare da un terzo sosia, per rincorrere il sogno di fare cinema, incontrando persino i suoi eroi, Charlot e Rodolfo Valentino; e ancora, come in una matrjoska, dove le bambole sembrano non finire mai, ancora altri sosia di sosia, osannati e temuti da popolazioni povere e depredate, apparentemente addormentate e perciò incapaci di scoprire l’inganno.La storia si snoda ricca di paesaggi e personaggi sudamericani e – davvero – anche il lettore può lasciarsi ingannare da questa prosa che rievoca e risuona di altre voci: Saramago, Marquez, Tabucchi. Ma può il lettore, come il popolo di Teresina, subire l’incantesimo e lasciarsi piacevolmente ingannare?Certo che sì, stando ai “diritti imprescindibili del lettore”, che lo stesso Pennac declama: il diritto di non leggere, il diritto di saltare le pagine, il diritto di non finire un libro, il diritto di rileggere, il diritto di leggere qualsiasi cosa, il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa), il diritto di leggere ovunque, il diritto di spizzicare, il diritto di leggere a voce alta, il diritto di tacere.Di sicuro, non tacere il piacere della lettura di questo romanzo.

L a signora delle camelieUno spaccato della società parigina durante la prima metà dell’ottocento

La signora delle camelie è il romanzo più celebre di Alexander Dumas, che poi divenne una sceneggiatura teatrale e da cui Verdi ha preso spunto per scrivere la Traviata.

Margherita Gautier è una cortigiana parigina di una bellezza assoluta, desiderata da tutti amata da nessuno, finché una sera durante uno spettacolo all’Operà le presentano un giovane avvocato, Armando Duval. Tra i due inizia un rapporto non soltanto passionale ma fatto anche da sentimenti puri, le difficoltà provano a dividerli ma i loro sentimenti non cessano mai di esistere, nonostante il tentativo del padre di Armando di separarli, riuscendo solo ad allontanarli fisicamente. Solo la morte di Margherita riesce a separarli definitivamente, ma lasciando il forte rimorso ad

Armando di non esserle stato accanto nel momento della morte di Margherita. L’autore per il personaggio di Margherita prende spunto dalla sua amante (ed anche lei cortigiana), Marie Duplessis. Alexander Dumas in questo romanzo trasmette il mondo in cui ha vissuto e nonostante sia ambientato nell’ottocento, è ancora vivo, recenti sono le revisioni cinematografiche di questo romanzo che racchiude in poche pagine quello che molti avrebbero scritto in tante pagine. le ultime pagine sono un racconto dettagliato degli ultimi giorni di Margherita. Un libro che sembra non finire,i quali piani sembrano già chiari dall’inizio in cui le sorprese sono poche o del tutto inesistenti. Un classico tra i classici non per la sua notorietà ma per gli spettacoli teatrali tratti dal libro.

di Valeria Nicoletta

Li vediamo dappertutto, sugli edifici, nelle nostre campagne, su capannoni industriali. Ma quanti sono attualmente gli impianti in esercizio in Italia? Il GSE (Gestore dei

Servizi Energetici), ovvero l’azienda di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze che sostiene lo sviluppo delle fonti rinnovabili con l’erogazione di incentivi per la produzione elettrica, ha aggiornato il proprio contatore comunicando che l’Italia ha raggiunto i 10 GW di potenza installata. In particolare in Italia sono presenti 270.00 impianti fotovoltaici allacciati alla rete, e che entro l’anno potrebbero diventare addirittura 350.000 portando la potenza installata a 12 GW. Per chi non è molto avvezzo a queste unità di misura, 1 GW corrisponde a 10.000 MW e 1MW corrisponde a 1000 kW, unità di misura a tutti più familiare poiché è quella con cui sono calcolate le nostre bollette. E’ stato possibile creare tutti questi impianti, grazie alla

intensa attività di incentivazione proposta dal Contoenergia, programma ministeriale arrivato alla sua quarta edizione e che progressivamente, anche se non sempre in modo lineare, ha contribuito decisamente allo sviluppo di questa forma alternativa di produzione dell’energia elettrica. La regione che ha la maggiore potenza installata è la Puglia con 17812 impianti in esercizio per un totale di 1685 MW mentre la regione con la maggiore quantità di impianti è la Lombardia con 38.810 impianti ma solo 993 MW installati. Da questo possiamo dedurre che in Lombardia il fotovoltaico è più diffuso tra famiglie e piccole imprese, mentre in Puglia, complice l’elevato irraggiamento solare, si sono concentrati i grandi investitori. Con questo trend di crescita il nostro paese, come già accennato, dovrebbe arrivare a fine anno a 12 GW di potenza installata, candidandosi a scalzare la Germania dal primato europeo per impianti e potenza installata.

I numeri del fotovoltaico in Italiadi Nicola Fasciano

occhio all’ambienten

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nApriliaGianfranco Callegaro, Carmelo Randazzo, “Il segno dei riflessi”Sala Manzù, dal 8 al 17 ottobre 2011

Franco Massei - Esposizione permanente opere ad intarsioTrattoria - Pizzeria Sorgente di Carano, via Rosselli 5

nRomaIl Senso della Biodiversità. Viaggio nella Foresta AmazzonicaMuseo civico di Zoologia, fino al 26 dicembre

Alle radici dell’identità nazionale. Italia Nazione CulturaleComplesso del Vittoriano, fino al 20 novembre

La via Appia. Laboratorio di mondi possibiliCapo di Bove, fino all’11 dicembre

Giacinto CeroneGNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 23 ottobre

Le storie dell’arte. Grandi Nuclei d’Arte Moderna IIGNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 23 ottobre

MACROwall. EIGHTIES ARE BACK! Vittorio MessinaMacro, fino al 30 ottobre

Pietro Fortuna. Glory II. Le lacrime dell’angeloMacro, fino al 30 ottobre

Tomas Saraceno. Cloudy Dunes. When Friedman meets Bucky on Air-Port-CityMacro, fino al 30 ottobre

Roommates/coinquilini. Guendalina Salini/Marianella SenatoreMacro, fino al 30 ottobre

MACROradici del contemporaneo. Bice Lazzari. L’equilibrio dello spazioMacro, fino al 30 ottobre

Adrian Tranquilli. All is violent. All is brightMacro, fino al 30 ottobre

La Collezione e i nuovi arriviMacro, fino al 30 ottobre

Esther Stocker. Destino ComuneMacro, fino al 30 ottobre

1900-1959. I luoghi dell’arte «contemporanea» a Roma dalle collezioni del CRDAV. Una selezioneMacro, fino al 30 ottobre

Flavio Favelli. L’imperatrice TeodoraMacro, fino al 30 ottobre

Riccardo De Marchi. Fori RomaniMacro, fino al 30 ottobre

Giuseppe Stampone. Saluti da L’AquilaMacro, fino al 30 ottobre

Carlo Bernardini. La rivincita dell’angoloMacro, fino al 30 ottobre

She DevilMacro, fino al 30 ottobre

CUBA una storia anche italianaMuseo di Roma in Trastevere, fino al 2 ottobre

TemporaneoAuditorium - Parco della musica, dal 22 ottobre fino al 22 novembre

Piranesi. Rembrandt delle rovineCasa di Goethe, fino al 15 gennaio

Il libro a portata di mano / Alessandro SannaCasina di Raffaello, fino all’8 gennaio

Piet Mondrian. L’armonia perfettaComplesso del Vittoriano, fino al 29 gennaio

Alle radici dell’identità nazionale. Italia Nazione CulturaleComplesso del Vittoriano, fino al 20 novembre

Mario Testino. Todo o NadaFondazione Memmo – Palazzo Ruspoli, fino al 23 novembre

Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e RaffaelloFondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra, fino al 12 febbraio

Sguardi di EFEIstituto Cervantes – Sala Mostre, fino al 15 novembre

Metamorphosis. Il Giappone del dopoguerraIstituto Giapponese di Cultura, fino al 14 gennaio

Luigi Calamatta (1801 – 1869) incisore e patriota in EuropaIstituto Nazionale per la Grafica – Palazzo Poli, fino al 1° novembre

Macro 2%. Arthur Duff. Rope / Nathalie Junod Ponsard. Orizzonte galleggianteMacro, fino al 31 dicembre

Flavio Favelli. L’Imperatrice TeodoraMacro, fino all’8 gennaio

Eventin

Sul filo di china

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Realismi socialistiLa Grande pittura sovietica dal 1920 al 1970 a Palazzo delle EsposizionLa mostra, d ll’11 ottobre all’8 gennaio 2012 nell’ambito del programma di scambio Italia-Russia 2011, una mostra sulla grande figurazione realista di età sovietica. Ingresso