Occhio all'Arte (aprile 2016)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 93 aprile 2016 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: Umberto Boccioni: genio e memoria n curiosART: Yulia Brodkaya www.artemediterranea.org n in mostra: Foro di Augusto e foro di Cesare n dedicato a:I Macchiaioli, le collezioni svelate Yulia Brodkayai, “Gipsy”

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Rivista culturale (arte, cinema, letteratura, fotografia, architettura, fumetto, illustrazione, eventi culturali, musica)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 93 aprile 2016

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Umberto Boccioni: genio e memoria

ncuriosART: Yulia Brodkaya

www.artemediterranea.org

nin mostra: Foro di Augusto e foro di Cesare

ndedicato a:I Macchiaioli, le collezioni svelate Yulia Brodkayai, “Gipsy”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Stefania Servillo

CollaboratoriLuigia Piacentini,Patrizia Vaccaro,

Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Maria Centamore, Giuseppe ChitarriniTiziano Anderlini

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Foro di Augusto e foro di CesareUmberto Boccioni: genio e memoria

L’islam e l’OccidenteMilano odia: la polizia non può sparare

I Macchiaioli. le collezioni svelate Amélie Nothomb

Ranxerox L’Essere nel TempoGiuseppe De Caro

Yulia BrodkayaLa commedia brillante al Teatro de’Servi di Roma

Gli acquedotti, le terme, le fontane: un unico fil rouge, l’acqua

sul filo di china

n

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 347.1748542

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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in mostranForo di Augusto e foro di Cesarea cura di Piero Angela e Paco Lanciano di Stefania Servillo

D al 22 apr i le, e f ino al 30 ottobre, sarà possibi le v is i tare i l Foro di Augusto e i l Foro di Cesare (entrambi a Roma) accompagnati

dal la voce di Piero Angela. I percors i propost i permetteranno agl i spettator i d i immergersi completamente nel l ’atmosfera del l ’epoca, grazie a f i lmat i e r icostruzioni i l cui vanto è i l r igore scient i f ico e stor ico.

I l progetto “Foro di Augusto. 2000 anni dopo” è promosso da Roma Capitale, Gabinetto del Sindaco, Assessorato al la Cultura, Creat iv i tà e Promozione Art ist ica – Sovr intendenza Capitol ina ai Beni Cultural i e prodotto da Zètema Progetto Cultura con l ’ ideazione e la cura di Piero Angela, Paco Lanciano e con la col laborazione di Gaetano Capasso. L’ in iz iat iva r ientra nel le celebrazioni per i l B imi l lenar io del la morte di Augusto. Gl i impiant i ut i l izzat i sono strutturat i con l ’ intenzione di incidere i l meno possibi le sul l ’area archeologica, sebbene ogni e lemento del racconto mult imediale s ia a essa ancorato; i l pubbl ico (come d’al tronde l ’ intero impianto) è ospitato sul le tr ibune. I l racconto presentato s i sofferma sul la f igura di Augusto, ma spazia anche sul grande fenomeno che è la c iv i l tà romana. “Foro di Cesare. Un nuovo viaggio nel la stor ia del l ’Ant ica Roma“ r ientra nel percorso di valor izzazione dei For i Imperia l i , come per i l Foro d’Augusto. L’area archeologica ospiterà i l pubbl ico che, anche in questo caso, sarà guidato da f i lmat i , r icostruzioni e dal la voce di Piero Angela. La proposta è serale, a part ire dal le 19.00 e f ino al le 22.00; è obbl igator ia la prenotazione ed i l costo è di 16 euro (più spese d’agenzia) per i l b igl ietto intero. Per ulter ior i informazioni sul la prenotazione vai a l s i to http://www.romeguide. i t/?pag=mostre&lang=it&tmo=mf&idmos=5785.

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Umberto Boccioni: genio e memoriaPalazzo Reale Milano di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Raffaello, “Galatea”, 1511

Umberto Boccioni, “Elasticità “- 1912

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Umberto Boccioni: genio e memoriaPalazzo Reale Milano

in mostran

Nel 1909, precisamente il 20 febbraio, il giornale francese Le Figaro pubblica il famoso “Manifesto del Futurismo” scritto da Filippo Tommaso Marinetti. Tra il 1910 e il 1916, il Futurismo,

diviene, in Italia e in Europa, un vero e proprio polo di attrazione per tutti coloro che si occupano di cultura e di arte, nelle diverse forme: letteratura, teatro, cinema, pittura, scultura, moda, arredamento, determinando un vero e proprio fenomeno di costume e penetrando a ogni livello. I Manifesti futuristi si moltiplicano e, ovviamente, risentono della specificità delle varie forme artistiche, ma i loro programmi continuano a essere in linea con le idee di Marinetti. Esaltano, infatti, la nuova civiltà industriale e tecnologica nella quale gli artisti hanno un ruolo primario, quello di genio creatore, proclamano la totale rottura con il passato, chiedendo ad esempio la distruzione delle città storiche e dei musei, la costruzione di città nuove, concepite come immense macchine in movimento. Propongono di guardare al futuro come unica possibilità in positivo. La forte tensione dinamica, che caratterizza l’atteggiamento futurista, si esprime nella pittura attraverso particolari vibrazioni luminose, già utilizzate dai puntinisti, linee oblique, curve, a spirale e forme ritmicamente ripetute che comunicano, con efficacia, l’idea di movimento. Nel gennaio del 1910, Boccioni, Carrà e Russolo incontrano Marinetti nella sua casa milanese per confrontarsi sulla “grave situazione in cui versava l’arte”; di lì a pochi mesi, i tre giovani pittori, daranno vita al Manifesto dei pittori futuristi al grido di ”… ribelliamoci alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, di tutto ciò che è corroso dal tempo … il trionfante progresso delle scienze ha scavato un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro …”.Le tele e le sculture, create da Umberto Boccioni nella sua breve, ma intensa vita, oltre ad esprimere con grande chiarezza i contenuti della tendenza futurista, sono dei veri capolavori, godibilissimi dal

punto di vista estetico, intellettualmente stimolanti. Un vortice di movimento e luce, il sorgere di nuove costruzioni e la loro frenetica crescita; colori puri, frammentati in pennellate oblique e filamentose riempiono uno spazio anch’esso in espansione, nel grande dipinto ”La città sale”, 1910. Sfregiata con una coltellata e poi ritoccata, la tela ”La risata” del 1911 colpisce lo spettatore per l’effetto cromatico gioioso e audace, dovuto alle varie gamme dei colori primari. Al centro trionfa una cocotte con un cappello con piume gialle, dipinte secondo la nuova sensibilità futurista, ““la scena avviene intorno al tavolo di un ristorante, dove l’atmosfera è allegra; i personaggi sono studiati da tutti i lati e, sia gli oggetti di fronte che quelli dall’altra parte, devono essere visti, in quanto tutti presenti nella memoria del pittore”” è il commento dello stesso Boccioni. Un cavallo e un cavaliere intimamente collegati dall’identica struttura per piani curvi sfaccettati e dalla stessa gamma di colori, travolgono la realtà circostante che si scompone e si ricompone continuamente nell’opera “Elasticità” del 1912. Trasformazione di un corpo in movimento e la sua capacità di fusione con l’atmosfera; scomposizione e deformazione dell’anatomia umana per comunicare lo sforzo, la tensione e imprimere dinamismo a tutta l’opera; magistrale alternarsi di pieni e di vuoti, passaggi ora morbidi e delicati, ora rigidi e netti, rendono unica e bellissima la scultura “Forme uniche nella continuità dello spazio”, del 1913. A Milano, dal 23 marzo al 10 luglio, sarà allestita una mostra su Umberto Boccioni e non solo.Umberto Boccioni, “Dinamismo di testa maschile“ - 1913

Umberto Boccioni, “Forme uniche di continuità nello spazio” - 1913

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conferenzan

di Giulia Gabiati

Continua all’Auditorium parco della musica il ciclo delle lezioni di storia introdotte da Paolo Di Paolo e Igiaba Scego, quest’anno dedicate all’Islam e all’Occidente. In un periodo

storico di difficile comprensione, in cui il contrasto culturale tra oriente e occidente sembra riproporsi, seppur in termini differenti, in modo notevole, nasce l’esigenza di approfondire ciò che caratterizza da secoli questi due mondi così diversi. Uno dei focus è sulla cultura orientale e ciò che ne condiziona fortemente ogni suo aspetto: la religione. Nel prossimo incontro, che si terrà il 24 aprile alle ore 11.00, Luca Molà, professore di Early Modern Europe all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, presenterà L’arte contro la guerra. Doni e diplomazia tra Repubblica di Venezia e Corte Ottomana, lezione in cui verrà analizzato il rapporto tra la Repubblica della Serenissima e l’Impero Ottomano che, prima della sua fase più violenta culminata poi con la battaglia di Lepanto del 1571, era basato su scambi commerciali reciproci. L’arte e le bellezze veneziane con le sue manifatture, quali drappi di seta, gioielli e vetri di Murano, furono infatti importanti nell’arginare l’espansione turca nel Mediterraneo e per la creazione di un senso estetico comune. Un esempio determinante di come l’arte sia stata nella storia un elemento chiave nello sviluppo delle relazioni pacifiche tra i popoli.

Biglietti:Posto unico 12.00€Biglietteria 892.101

L’islam e l’OccidenteAll’ Auditorium parco della musica un incontro tra Arte e storia

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occhio al cinemanMilano odia: la polizia non può sparare Cult controverso e spietato

F o r s e i l f i l m p i ù f a m o s o d e l s u o f i l o n e , n o n o s t a n t e n o n p r e s e n t i g l i e c c e s s i d e l g e n e r e ( c o m e i c o n t i n u i i n s e g u i m e n t i i n

m a c c h i n a o l a f i g u r a d e l p o l i z i o t t o i d e a l i z z a t o a l l a Te x W i l l e r ) , m a a n z i , c o n t a m i n a z i o n i n o i r e h o r r o r, c h e g l i c o n f e r i s c o n o u n ’ a t m o s f e r a v a r i e g a t a e p a r t i c o l a r e , d e n s a d i t e n s i o n e e v i o l e n z a e s t r e m e ( c o m e d ’ a l t r o n d e i l p e r i o d o s t o r i c o c h e l o v e d e n a s c e r e ) .U m b e r t o L e n z i , d o p o a v e r d i r e t t o u n a n n o p r i m a “ M i l a n o r o v e n t e ”, s i c i m e n t ò i n q u e s t a p e l l i c o l a c o n l ’ e v i d e n t e i n t e n z i o n e d i r e s t i t u i r e a l p u b b l i c o , e s a s p e r a t a , l a c o r t i n a d i p i o m b o c h e a l e g g i a v a s o p r a l ’ I t a l i a n e g l i a n n i ‘ 7 0 , c o n u n a r e g i a a b b a s t a n z a c o m p o s t a , s e n z a l ’ a b u s o d i z o o m t i p i c o d e l p o l i z i e s c o , m a a t t e n t a a c a t t u r a r e i m o m e n t i p i ù a l t i ( e b a s s i ) d e l l e s e q u e n z e , m o n t a t e c o n g r a n d e s e n s o d e l r i t m o e d e l l o s p e t t a c o l o n e l l a v i o l e n z a ( b a s t a g u a r d a r e l a s c e n a n e l l a v i l l a p e r a v e r e u n o t t i m o e s e m p i o d e l l ’ a b i l i t à d e l r e g i s t a , c h e r i e s c e a c o m p o r r e s c e n e r e a l i s t i c h e n e l l a l o r o c r u d e z z a e a l t e m p o s t e s s o v i c i n e a l g r o t t e s c o , c o m e q u e l l a d e l l a m p a d a r i o ) .L a b r a v u r a d i L e n z i e m e r g e a n c h e n e l l a d i r e z i o n e d e g l i a t t o r i : a p a r t i r e d a u n H e n r y S i l v a c h e f a d e l l a p r o p r i a e s p r e s s i o n e f a c c i a l e l a m a s c h e r a i m p e r t u r b a b i l e e d u r a d e l l a p o l i z i a ( d e l l a q u a l e i l f i l m n o n m a n c a d i c r i t i c a r e i n o g n i s c e n a l ’ i n a d e g u a t e z z a

d i f r o n t e a l l a p i a g a c r i m i n a l e ) , p e r a r r i v a r e a d u n To m a s M i l i a n c h e , c o m p l i c e a n c h e i l d o p p i a g g i o d i F e r r u c c i o A m e n d o l a , c i r e g a l a u n o d e g l i a n t i e r o i p i ù s f a c c e t t a t i e d i c o n i c i d e l c i n e m a i t a l i a n o . G i u l i o S a c c h i , m o s s o c o m e o g n i c a t t i v o c h e s i r i s p e t t i d a l l a r i c e r c a d i g u a d a g n i f a c i l i e i l l e g a l i , è a l t e m p o s t e s s o c o d a r d o e i n t r a p r e n d e n t e , b u g i a r d o e s p i e t a t o , e n o n s i t i r a i n d i e t r o a n c h e q u a n d o s i t r a t t a d i u c c i d e r e d e g l i i n d i f e s i : M i l i a n d a p a r t e s u a c o n f e r i s c e a l s u o p e r s o n a g g i o u n a s e r i e d i t r a t t i d i s t i n t i v i , a p a r t e m o d i d i d i r e o f r a s i r i m a s t i n e l l ’ i m m a g i n a r i o c o l l e t t i v o , c o m e l ’ i n d i f f e r e n z a d a v a n t i a l l a v i o l e n z a e i c o n t i n u i t i c e s m o r f i e f a c c i a l i ( p r o b a b i l m e n t e f a v o r i t i d a l l a m o l e d i a l c o l e s t u p e f a c e n t i c h e l ’ a t t o r e a s s u m e v a d u r a n t e l e r i p r e s e p e r d a r e m a g g i o r c r e d i b i l i t à a l p r o t a g o n i s t a ) .N o n o s t a n t e p o s s a s e m b r a r e i n v e c c h i a t o m a l e o a d d i r i t t u r a c o m i c o p e r l o s p e t t a t o r e o d i e r n o , “ M i l a n o o d i a ” r e s t a u n o d e i p i ù c r u d i e i n c i s i v i s p a c c a t i d e l l ’ I t a l i a d e g l i a n n i d i p i o m b o , f a c e n d o c o m u n q u e i n s i n u a r e d o p o l a v i s i o n e u n s e n s o d i i n q u i e t u d i n e e p e r i c o l o a u t e n t i c i , s o p r a t t u t t o n e l f i n a l e i c o n i c o e i n d i m e n t i c a b i l e .

V O T O : 8

di Valerio Lucantonio

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I Macchiaioli. le collezioni svelate Fino al 4 settembre a Roma di Maria Chiara Lorenti

Silvestro Lega, “Curiuosità”, 1866

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dedicato a:n

In questi giorni Roma ospita una grande mostra dedicata ai Macchiaioli. Ambientata nelle sale del Chiostro del Bramante, le opere sono state suddivise in nove

sezioni, seguendo il criterio dei collezionisti originari, ovvero mecenati, pittori ed amanti dell’arte che all’epoca comprarono

od ebbero in regalo i dipinti dagli stessi protagonisti di questo movimento che rivoluzionò quel determinato momento storico, in cui l’Italia stava lottando per affrancarsi dal giogo straniero.Curata da Francesca Dini l’esposizione, che conta più di 110 dipinti in visione, è stata organizzata da Dart-Chiostro del Bramante e Arthemisia group, con il patrocinio dell’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Roma. Nella prima sezione è proprio uno dei pittori in mostra, il macchiaiolo Cristiano Banti, ad essere il collezionista in esame. Di maggior fortuna economica rispetto ai suoi colleghi, spesso l’artista sovvenzionava le ricerche stilistiche dei suoi amici acquistando i loro quadri. In questa sala si possono ammirare oli famosi come “I promessi sposi” di Silvestro Lega, o “La raccolta di fieno in Maremma” di Giovanni Fattori, “Ritratto della marchesa Vettori” di Giovanni Boldini, per non parlare del ritratto della figlia dipinto dallo stesso Banti, da contrapporre virtualmente a quello eseguito dall’innamorato Boldini, ove la bella Alaide appare serena, sbarazzina, semisdraiata sulla panchina, in una posa libera da formalismi. Nella seconda sezione la galleria in mostra è quella di Diego Martelli. Personaggio in vista nel mondo artistico, critico e mecenate, spesso Martelli ospitò nella sua tenuta di Castiglioncello molti dei pittori macchiaioli, che lo ritrassero nelle loro tele, così come la campagna circostante, che fu soggetto interessante delle loro permanenze.La terza sezione, invece, è dedicata ad Rinaldo Carnielo, anch’egli pittore e scultore. Diventato amico di Fattori e Lega, divenne un estimatore delle loro opere e creò una collezione molto ricca tanto da superare trecento quadri. Tra essi, in mostra, “L’ora del riposo” di Abbati, “La visita in villa”

di Lega e “Cavalleggeri in vedetta” di Fattori.La quarta sala espone la quadreria di Edoardo Bruno. Talmente innamorato di questi oli che se ne circondò. Tra i più famosi “Cucitrici di camicie rosse” di Borrani, vero inno patriottico, ispirato al mondo femminile che apportava

supporto alla causa attraverso il confezionamento dei capi tipici dei garibaldini. Tra tanti le grandi tele di Fattori, dove le scene militari si contrappongono alla vita bucolica dei butteri.La quinta raccolta è quella di Gustavo Sforni. Questo amante dell’arte, anche lui si dilettava in pittura, prediligeva, contrariamente a Bruno, i piccoli oli di Fattori, paesaggi fotografati dal vero, scene di vita vissuta, espresse in sintesi pittoriche. A lui oppone le opere di pittori come Oscar Ghiglia e Mario Puccini.Mario Galli, la cui collezione occupa la sesta sala, era un collezionista atipico. Pur di accaparrarsi i quadri più belli dei macchiaioli, si indebitava e poi era costretto a rivenderli. Di cui la “Ciociara-Ritratto di Amalia Nollemberg” di Fattori o “La filatrice” di Cabianca sono forse i soggetti più rappresentativi.Settima sezione per Enrico Checcucci che rivela capolavori di Boldini e Fattori, a cui compara Vito D’Ancona e Raffaello Sernesi.Il giurista Camillo Giussani, raffinato esteta e protagonista dell’ottava sezione, era attratto anche dagli impressionisti italiani quali Federico Zandomenichi e De Nittis, esposti insieme alle tele di Borrani e Signorini, tra gli altri.Conclude la mostra la collezione di Mario Borgiotti. Pur essendo posteriore agli altri, a lui si deve la divulgazione delle opere dei macchiaioli, nonché la scoperta di un’opera inedita di Telemaco Signorini “Ponte Vecchio a Firenze”, da lui rintracciata sul mercato inglese e che finalmente potremo ammirare. Un vero e proprio escursus quello che attende il visitatore, un gradito viaggio tra le grandi raccolte che hanno salvaguardato queste opere, per farle giungere intatte fino a noi.

Raffaello Sernesi, “Marina di Castiglioncello”, 1864

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di Martina Tedeschi

occhio al libron

N el gennaio del 1990, Amélie ottiene l’incarico di traduttrice nell’azienda giapponese Yumimoto, una delle più grandi ed importanti multinazionali del

mondo. Per il suo curriculum e la sua forte personalità sembrerebbe, questa, l’esperienza della vita. La sua grande occasione. Ciò che non aveva calcolato, seppur conoscendo bene le rigide norme etiche del Paese, era l’alta difficoltà di integrarsi in un ambiente che in mezzo a tutte quelle norme c’era nato e cresciuto, generando abitanti fedeli a questa realtà. Si realizza tutto in poco tempo: dopo i primi giorni più o meno sereni nel suo ufficio, che condivideva con Fubuki Mori, un metro e ottanta di mera bellezza al femminile e rigida impostazione nipponica, le cose per Amélie iniziano ad inclinarsi. Nonostante la sua professionalità e puntualità nell’eseguire gli incarichi a lei assegnati, i suoi gesti di attenzione e cortesia vengono interpretati come una mancanza di rispetto verso gli usi del posto, e un voler “esser pari” – che non le era dovuto essendo occidentale- al resto dei suoi colleghi. Da quel momento tutto si trasforma progressivamente in un incubo che la porterà a subire ingiustificate umiliazioni e vergognose ingiustizie da chi, soprattutto, credeva essere dalla sua parte. Il carattere dell’azienda si stava mostrando in tutto il suo “splendore”: un sistema vittima del pieno controllo dei piani alti in cui non erano ammessi errori umani e nel quale “Gli impiegati, come gli zeri, assumevano valore solo dietro altre cifre. Tutti eccetto me, che non raggiungevo neppure il valore dello zero.” Iniziano per Amélie quelli che lei ricorda come i mesi più bui della sua carriera. I suoi compiti vengono drasticamente

ridimensionati ad addetta alle fotocopie, per poi passare alla sistemazione cronologica e alla registrazione di tutte le fatture annue dell’azienda, svolgendo anche calcoli per il reparto contabilità, fino a toccare il fondo dell’umiliazione con il ruolo di “guardiana dei cessi”. Sì, i gabinetti del quarantaquattresimo piano erano i più splendenti di tutto l’edificio. Amélie Nothomb è una scrittrice belga della classe 1966 e questa è la trama del suo primo romanzo autobiografico, “Stupore e tremori” (vincitore del premio Grand Prix du Roman dell’Académie française), edito da Edizioni Voland nel dicembre del 2011. Il suo attaccamento per l’ambiente nipponico, nonché la conoscenza della lingua, degli usi e delle tradizioni, è dovuto alla sua infanzia trascorsa, appunto, in Giappone. La storia che ci presenta è un connubio quasi perfetto tra il profondo disagio dovuto all’esperienza nella Yumimoto e la forte ironia con la quale l’autrice stessa decide di affrontare gli eventi. Tutto è scandaloso e ai limiti della ragione, eppure lei non cede e a suon di dialoghi, guidati da puro sarcasmo, accetta le sue gratuite punizioni dimostrando quell’onore che tanto le era stato rimproverato di non conoscere. In un solo centinaio di pagine, tutto lo stupore e i tremori salgono a galla in un susseguirsi di liti fuori controllo e paciose confidenze tra colleghi che danno vita a quel che possiamo definire un “gioco di ruolo” il cui vincitore tiene stretta tra i denti la sua ultima parola. Un “occhio per occhio…” portato allo stremo delle possibilità che riesce, conclusa l’ultima pagina, a lasciarti ad occhi sgranati con una sola domanda a fil di voce: “Ma le è successo davvero?”

Amélie NothombStupore e tremori

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N ato nel 1978 sulle pagine della rivista underground e fai-da-te Cannibale, dalle promettenti mani e menti di tre autori che avrebbero lasciato il segno

nella storia del fumetto alternativo mondiale (stiamo parlando di Tamburini, Liberatore e Pazienza), Ranxerox è uno dei personaggi-simbolo della generazione che, avendo ormai metabolizzato gli ideali della controcultura, si cominciava ad approcciare alla nuova epoca della diffusione domestica della televisione, e del conseguente sdoganarsi ed estremizzarsi, anche sul grande schermo, di argomenti scottanti e scurrili. La prima versione del personaggio è un insieme di tutte queste forme culturali e immaginarie e visive, unite alla figura sempreverde del coatto romano, perfetto veicolo e simulacro di violenza, volgarità e illegalità (anche se la Roma in cui è ambientata la “prima fase” di Ranxerox non è quella degli anni ‘80, che stava uscendo dagli anni di piombo, ma uno scenario futurista che prefigura la decadenza urbana del XXI secolo, resa celebre da Blade Runner qualche anno più tardi). Questo antieroe sembra quindi ritrarre, meglio del “collega” più famoso Massimo Zanardi, la commistione

di generi, culture e media sintomatica del postmoderno (non a caso Tanino Liberatore verrà definito appunto un Michelangelo postmoderno), denunciando, fin dalla prima pagina della prima storia che lo vede protagonista, gli intenti degli autori di dare sfogo alla propria vena ludica (tutti e tre poco più che ventenni) e creativa in “un fumetto pieno di violenza gratuita!”. A dimostrazione di questa sua natura sfaccettata e polimorfica Ranx non ha mai smesso di evolversi, vuoi per il nome (in origine Rank Xerox, ispirato ad una compagnia di fotocopiatrici che intimò agli autori di cambiare nome al loro cyber-coatto), vuoi per il disegno e l’aggiunta del colore (si può dire che da questo punto di vista Liberatore e la sua creatura siano “cresciuti” insieme), vuoi per il passaggio forzato di testimone tra Tamburini (morto prematuramente a 33 anni) e Alain Chabat, che riuscì a dare una conclusione dignitosa all’epopea del coatto sintetico, seppur non riuscendo ad eguagliare la sagacia e l’ irriverenza del suo predecessore.Comicon Edizioni ripropone in un unico volume tutte le storie del personaggio, acquisto consigliatissimo per chi vuole approfondire l’esperienza con il fumetto underground italiano.

di Valerio Lucantonio

Ranxerox La raccolta integrale del coatto sintetico

mangan

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in mostranL’Essere nel Tempodi Gillo Dorfles di Giuseppe Chitarrini

E’ doveroso segnalare questa mostra il cui titolo, dal sapore heiddegeriano, ben si addice a una figura come Gillo Dorfles, filosofo, storico e critico dell’arte, studioso di Estetica, pittore

attivissimo anche oggi dopo averci accompagnato per quasi tutto il novecento. Un titolo pertinente per la sua personalità di artista e di intellettuale, lucido ancor oggi che ha superato i 105 anni, per il quale questa mostra - eterogenea e originale nella sua interdisciplinarietà - rappresenta un po’ la summa del suo percorso artistico-esistenziale. Mostra voluta ed organizzata da un altro maestro: A. Bonito Oliva, al MACRO di via Nizza n. 138 a Roma, rimasta aperta fino al 27 marzo.“Le oscillazioni del gusto”, “Il Kitsch, antologia del cattivo gusto”, “Irritazioni analisi del costume contemporaneo”, questi alcuni titoli dei suoi saggi considerati dei paradigmi per la comprensione delle tendenze dell’arte di oggi, delle tensioni e delle contraddizioni che la contraddistinguono. Ma oltre che teorico e studioso del nostro novecento e del primo decennio del nuovo millennio – insomma di quella che viene correntemente detta la ‘post-modernità’ - Dorfles, come dicevamo, è anche un pittore di notevole caratura, attivo nelle arti figurative fin dagli anni trenta, ha caratterizzato la sua opera attraverso personalissime ed eterodosse affinità con il surrealismo e con un astrattismo radicale, svincolato da ogni riferimento rispetto quella che è la realtà oggettiva e l’approccio figurativo. Dorfles è stato anche un promotore, un ‘attivista dell’arte’, fondatore di alcuni

movimenti artistici, fra i quali il Mac (movimento arte concreta con G. Monnet, A. Soldati, e B. Munari).La mostra proprio in virtù della sua multiformità e interdisciplinarietà, si rivolge a un pubblico eterogeneo e differenziato dividendosi in due principali articolazioni: le opere pittoriche, disegni, grafica e ceramica, e la cosiddetta sezione ‘visuale’ e ‘istantanea’, composta da fotografie, carteggi, filmati e altri contributi.Una figura che è il prototipo dell’artista totale, che, proprio in virtù della sua poliedricità, si avvicina alle grandi personalità del nostro Rinascimento, cosa che rende ancora più preziosa e originale la sua modernità e attualità.

Giuseppe De Caro”Rifondare gli italiani? Il cinema del Neorealismo”

Lo storico Giuseppe De Caro, in questo volume, prende in esame una stagione del nostro cinema molto celebrata e idealizzata in Italia e all’estero, e al contempo, però, spesso ridotta a luogo

comune, banalizzata e stereotipata, collocandola nel registro della nostalgia e nella retorica del buon tempo passato. Tanto per cominciare va detto che questa irripetibile esperienza già ai suoi tempi non ebbe vita facile: venne quasi ignorata e pesantemente maltrattata da certa politica (non solo la politica democristiana, ma, in minima parte, anche da parte comunista), e successivamente divenne oggetto, da un lato, di critiche ingenerose e, dall’altro, di attribuzioni filologicamente ed esteticamente sbagliate. L’autore, usando anche toni provocatori ed ironici, traccia una approfondita raffigurazione di quella vicenda che costituì una delle vette artistiche, una delle eccellenze, italiane; cercando al contempo di depurarla da ogni alone di santità estetica e di timore reverenziale con i quali i cinefili, ma anche gli spettatori o i critici di ieri e di oggi tendono a rievocarla. Va detto, comunque, che lo storico De Caro non riesce a demolire la vicenda esemplare del neorealismo e neanche effettivamente lo vuole, perché implicitamente –più che esplicitamente- riconosce in maniera esaurientemente documentata, come il neorealismo sia, comunque, un’esperienza rimasta unica, epica e irripetibile. Il fine del libro, quindi, ci sembra essere quello di sfrondare quella esperienza, decostruendola per restituirla in tutto il suo valore artistico-estetico, ma anche etico e morale perché quella

stagione riuscì a rappresentare al meglio, sul piano artistico-visivo, il sentimento collettivo di un’Italia devastata e ridotta in macerie, ma anche le sue aspettative e aspirazioni; il testo ci mostra anche, forse malinconicamente, quel che eravamo, quello che potevamo essere

e quello che invece non siamo stati. Una situazione e una condizione storica ben caratterizzata e circoscritta, destinata, ovviamente, a non ripetersi (la storia non si ripete mai se non in forma di falsa e di parodia) e sicuramente i nostri tempi non sono paragonabili agli anni del primissimo dopoguerra e della ricostruzione, però un vago richiamo, se non altro citazionistico, alla nostra attuale realtà non può non venire alla mente, tanto che spesso per alcuni film italiani in circolazione oggi si usa –non a caso- l’espressione ‘neo-neo-realismo’.Il testo in questione non è solo storia del cinema, ma anche storia sociale e di costume, perché illustra i contesti sociali e le ambientazioni storico-politiche e tutti i passaggi che portarono all’affermarsi in Italia del neorealismo, i precedenti e gli sviluppi successivi di quello che fu innanzi tutto un nuovo linguaggio

del cinema, estendibile, non con la stessa vigorìa che ebbe in campo cinematografico, anche ad altre espressioni artistiche come la letteratura, la pittura e la fotografia e anche -indirettamente- alcuni aspetti della ricerca scientifica in campo socio-antropologico. Un fenomeno inedito che travalicò i confini e costituì un paradigma, una scuola e una corrente artistica, estetica e di pensiero per molte altre cinematografie.

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di Cristina Simoncini

curiosARTn

Nata a Mosca e trapiantata nel Regno Unito per studiare graphic design nel 2004, Yulia Brodskaya si è affermata come uno dei top designer/artigiani dell’illustrazione

commerciale odierna. Yulia ha iniziato a lavorare come grafico e illustratore nel 2006, ma presto ha abbandonato i programmi informatici a favore dell’arte della carta: “La carta ha sempre avuto un fascino speciale per me. Ho provato molti metodi e tecniche di lavoro diverse, fino a quando ho trovato il modo che si è rivelato essere ‘quello’ per me: ora disegno con la carta anziché su di essa “.Il suo stile è emozionante, unico nel suo genere, così ben eseguito e gioiosamente accessibile. Ma, in aggiunta, Yulia sa coniugare il suo lavoro di carta, storicamente denominato “quilling,” in modo drammatico e dinamico con altri elementi sulla pagina, sia che includa caratteri tipografici o la fotografia. La sua scultura di carta passa gradualmente tra aree di intensi diagrammi e colori ad una semplicità sbiadita che si unisce così bene con gli altri elementi.“Inizialmente, ero preoccupata per i limiti della tecnica quilling e il materiale con cui il lavoro è costruito - carta e cartone - che impone molto su ciò che si può e non si può esprimere entro i confini del mezzo scelto. Tuttavia, questa limitazione materiale risultò essere una forza per me: esiste la possibilità di contenere pensieri e idee in modi unici così che che il mezzo può diventare una parte significativa del messaggio. Così, dopo aver lavorato con quilling di carta per più di tre anni, sono a un punto in cui non mi sento vincolata dalle sfide tecniche del mezzo e sono ansiosa di continuare a sperimentare“.Subito dopo aver scoperto la sua passione e lo stile unico, Brodskaya ha rapidamente guadagnato una reputazione internazionale per le sue innovative illustrazioni di carta ed è stata chiamata al ‘star dell’innovazione’ del 2009 dalla rivista “Creative review”. La sua versione moderna dell’utilizzo artistico della carta la ha aiutata a costruire un impressionante elenco di clienti nel giro di pochi anni, da Hermés a Starbucks a Godiva, Target, Sephora, The New York Times Magazine e molti altri (più di 100 progetti in 5 anni).Fonti: http://www.artyulia.com/; http://publications.atstonepress.com/i/69623-artizen-3-6/30

Yulia BrodkayaL’affascinante arte del “quilling”

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La commedia brillante al Teatro de’Servi di RomaOcchio al palcoscenicon

di Rossana Gabrieli

Si può ridere delle difficoltà quotidiane e

dei problemi che ci amareggiano la vita? Questa sembrerebbe essere la domanda che il Regista Roberto Marafante si pone nel mandare in scena “L’accompagno di papà”. E la risposta è sì. Possiamo ridere anche delle difficoltà della crisi economica, sociale e dei valoriCosì Lucia, laureata, separata e disoccupata, pur di tirare avanti, occulta la morte

del padre e tenta di “corrompere” il medico legale, al quale si concede, pur di ottenere la firma sul documento che certifica, per l’appunto, la necessità di un assegno di accompagnamento. Dal canto suo, Gino, fratello di Lucia, torna da Berlino, dove

vanamente ha sperato di trovare fortuna, ed anche lui tenta di poter trarre vantaggio dall’idea criminosa della sorella. Tutta la commedia riesce a far ridere e sorridere, sia pure amaramente, del crollo dei valori (e non solo quelli economici) che ha investito la nostra società.Questa, in sostanza, è la ricetta riuscita che il Teatro De’ Servi ha escogitato: divertire il suo pubblico, senza smettere di riflettere su quanto avviene nel nostro tempo.E’ quanto si prospetta nei prossimi spettacoli in cartellone: “Un bacio dai tuoi papà”, “Compagni di banco” e “Il Majorana show”.

Una spettacolare scala a chiocciola, che scende per 25 metri dal piano di calpestio tra villa Borghese e Trinità dei monti, ci conduce sul percorso dell’unico acquedotto ancora in

attività, tra gli 11 dell’antica Roma, l’Acqua Vergine. Voluto da Marco Agrippa, genero di Augusto, fu inaugurato nel 19 a.C., per rifornire le proprie terme nella zona di Campo Marzio, dopo un percorso quasi completamente sotterraneo di circa 20 km. E nella parte del centro città dove ancora oggi scorre, il percorso dell’acquedotto fluisce dal Pincio a Largo Argentina. La bellezza sembra essere la cifra stilistica di questa opera, che oltre ad essere ancora funzionante dopo 20 secoli, alimenta, tra le altre, una delle fontane più belle e conosciute di Roma e nel mondo, la fontana di Trevi. L’acqua e i suoi molteplici utilizzi, è sempre stata un binomio indissolubile con Roma. Per esempio, le due belle vasche in granito presenti in piazza Farnese provengono dalle terme di Caracalla. E sotto lo splendido palazzo Farnese ospitante l’ambasciata di Francia, pochi anni fa è stata scoperta una cisterna

molto capiente (foto allegata) insieme ad alcuni mosaici raffiguranti animali marini, che hanno fatto pensare all’esistenza in loco di antiche terme. Tra le altre curiosità “fluide” celate nel sottosuolo di Roma, è interessante ricordare i laghetti che si trovano nel sottosuolo del colle Celio e che sono alimentati da acqua batteriologicamente pura e trasparente fornita da sorgenti spontanee, del quale il colle è notoriamente dotato. Nel 1720, in una fonte del Gianicolo, il medico Alessandro Petroni scoprì le proprietà salutistiche dell’acqua Lancisiana e la fece incanalare all’interno dell’Ospedale S. Spirito, per farla utilizzare sia dai pazienti ricoverati che dalla popolazione. Quando fu necessario sopprimere questa fonte per fare spazio a lavori di ristrutturazione, la popolazione romana, interessata alle proprietà dell’acqua, si ribellò alla decisione e fece ripristinare la stessa fonte vicino allo scomparso ponte dei Fiorentini. La fonte dovette resistere ad altri lavori di sistemazione del lungotevere, e anche in questo caso l’opinione pubblica riuscì a salvare la benefica fonte, almeno fino al 1950, anno in cui venne chiusa definitivamente. Nonostante sia risaputo che l’acqua a Roma è da sempre un bene molto apprezzato, esistono un paio di casi in cui l’acquedotto che fu realizzato, non ebbe il successo sperato. Infatti l’acqua Paola, che prese il nome dal pontefice Paolo V (1605-1621) che la fece realizzare nel 1608 con lo scopo di rifornire per la prima volta le case di Trastevere, per svariati motivi, non risultò molto potabile e quindi amata. Un esempio simile decisamente più remoto, fu rappresentato dall’acqua Alsietina; fu fatta costruire dall’imperatore Augusto nell’anno secondo a.C., il quale dopo aver constatato che le acque provenienti dall’attuale lago di Martignano non erano adatte ad essere bevute perchè di pessimo gusto e poco salutari, decise di utilizzarle per la Numachia di Trastevere.

La Roma insolitan

di Nicola Fasciano

Gli acquedotti, le terme, le fontane: un unico fil rouge, l’acqua

L’accompagno di papà Compagni di banco

Il Majorana show Un bacio dai tuoi papà

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sul filo di china

Eventin

nApriliaInaugurazione della nuove sede dell’Associazione Arte MediterraneaVia Muzio Clementi 49, 16 aprile, ore 19.00“2016: COVER U - A very special edition” di Inversione a UTeatro Europa, 14 maggio, ore 21.00. Prezzo 10 €

nRoma“Pablo Echaurren. Contropittura”GNAM, fino al 3 aprile“CoBrA: una grande avanguardia europea (1948-1951)”Palazzo Cipolla, fino al 3 aprile“Contropittura. Pablo Echaurren”GNAM, fino al 3 aprile“Renzo Arbore. La mostra”MACRO Testaccio, fino al 3 aprile“Pixelpancho. Androidèi”Galleria Varsi, fino al 3 aprileAfarin SajediDorothy Circus Gallery, il 9 aprile“Serpentiform. Arte, gioielleria, design”Museo di Roma, fino al 10 aprile“Fragili eroi. Storia di una collezione”Museo Carlo Bilotti, fino al 10 aprile“Alfredo Aceto-Claire Tabouret”Museo Pietro Canonica, fino al 17 aprile“Bertille Bak. Radice”The gallery Apart, fino al 23 aprile“Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” Museo di Roma in Trastevere, fino al 24 aprile“Lezioni di storia. Islam e occidente”Auditorium Parco della Musica, 24 aprile, ore 11.00“Mother Rome. Marta Czok al Museo Bilotti”Museo Carlo Bilotti, fino al 24 aprile“Patrizia dalla Valle. Metamosaico”Musei di Villa Torlonia- Casina delle Civette, fino al 30 aprile“Leonardo Da Vinci. Il genio e le macchine”Palazzo della Cancelleria, 30 aprile“Istanbul Passione, gioia, furore”MAXXI, fino al 30 aprile“Botero. Via Crucis. La passione di Cristo”Palazzo delle Esposizioni, fino al 1 maggio “Affinità elettive. Opere della Galleria d’arte moderna e della Fondazione Magnani Rocca. Da De Chirico a Burri”Galleria d’arte moderna, fino al 1° maggio“Toulouse Lautrec. La collezione del museo di Belle Arti di Budapest” Museo dell’Ara Pacis, fino al 8 maggio“Egosuperegoalterego. Volto e corpo contemporaneo dell’arte”MACRO, fino al 8 maggio

“Appunti di una generazione 2-Federico Pietrelli e Donatella Spaziani” MACRO, fino al 15 maggio“Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco” FotografiaMuseo di Roma, fino al 29 maggio“Marisa e Mario Merz” MACRO, fino al 12 giugno“Campidoglio. Mito, memoria, archeologia”Musei Capitolini, fino al 19 giugno“Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento”Scuderie del Quirinale, fino al 30 giugno“I macchiaioli. Le collezioni svelate” (articolo a pagg. 8-9)Chiostro del Bramante, fino al 4 settembre“Antoine Jean Baptiste Thomas e il popolo di Roma (1817-1818)”Museo di Roma, fino all’11 settembre Foro di Augusto e foro di Cesare (articolo a pag. 3)Fori Imperiali, dal 22 aprile fino al 30 ottobre

nFirenze“Il rigore e la grazia. La compagnia di san Benedetto Bianco nel seicento fiorentino”Palazzo Pitti, fino al 17 maggio

nForlì“Piero della Francesca, indagine su un mito” Musei San Domenico, fino al 26 giugno

nGenova “Dagli impressionisti a Picasso” Palazzo Ducale, fino al 10 aprile“Piero della Francesca, indagine su un mito”Musei San Domenico, fino al 26 giugno

nMilano“Herbs Ritts” Palazzo della regione fotografia, fino al 5 giugno“Il simbolismo. Dalla Belle époque alla Grande guerra”Palazzo reale, fino al 5 giugno“Goshka Macuga. To the Son of Man Who Ate the Scroll”Fondazione Prada, fino al 19 giugnoUmberto Boccioni (1882 - 1916). Genio e Memoria (articolo a pagg. 4-5)Palzzo Reale, fino al 10 luglio

nTreviso “El Greco in Italia - Metamorfosi di un genio” Casa dei Carraresi, fino al 10 aprile

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Brandi Milne, “She wears the trees in her hair and the clouds in her eyes”