Nuova Proposta settembre ottobre 2013

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale n. 9/10 - 2013 anno XXXIX Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC Accolti a casa Bagheria Matera Mazara del Vallo

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Nuova Proposta, il bimestrale di Uneba

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Bollettino ufficiale

dell’UNEBA

Unione Nazionale

Istituzioni e Iniziative

di Assistenza Sociale

n. 9/10 - 2013

anno XXXIX

Poste Italiane SpA

spediz. in abb. post.

70% - C/RM/DBC

Accolti a casa

Bagheria

Matera

Mazara del Vallo

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La “Casa dei giovani” di Palermo è una ON-LUS attiva dal 1983 (dal 1985 è un’associazione

riconosciuta) che ha come principale scopo statuta-rio quello di dare ai propri utenti supporti mirati allaprevenzione, alla cura e alla riabilitazione dal disagiosociale.E’ presente sul territorio nazionale con tre Centri re-sidenziali, quattro Centri di accoglienza, il “ProgettoMaddalena” rivolto a donne vittime della “tratta” edella prostituzione (D.Lgs. n. 286/1998), un Centrodi prima accoglienza per soggetti tossicodipendentiin fase attiva e HIV positivi, due Progetti volti alreinserimento socio-lavorativo di ex tossicodipen-denti, la Comunità alloggio “Casa Amaltea” per mi-nori abusati-trascurati-maltrattati.Come facilmente intuibile, l’Associazione svolgeun’attività complessa e molto vasta sia - e soprattut-to - riguardo al numero degli assistiti sia a quello dioperatori con professionalità specifiche.Come traccia e invito per ulteriori approfondimenti(gaetanolopiparo@casadeigiovani. it - tel. 091903068 – www.casadeigiovani.it) richiamiamo, conqualche annotazione, alcune iniziative.

Centro di prima accogl ienzaAttivo dal 1997, opera con i l supportodell’Amministrazione pubblica rivolgendosi a tossi-codipendenti e soggetti HIV positivi che non hannoancora elaborato il bisogno di un percorso terapeuti-co per liberarsi dai condizionamenti indotti dall’usodi droghe. Attualmente ha in carico 530 utenti.

Centri semiresidenzial i per soggetti dipen-denti da sostanze d’abusoGli interventi di terapia dinamica e i supporti alle

3 FAMIGLIA speranza e futuro per la società italiana5 Protagonisti del nostro futuro: i bambini…7 …‘E figlie so’ ffiglie…9 Fiducia: in via di estinzione?

12 Sponsorizzazioni fra pubblico e privato13 Imprese e terzo settore15 CCNL Uneba: “deregulation” per il contratto a termine18 5 per mille: le domande più frequenti 20 Norme giuridiche e Giurisprudenza24 Colpo d’ala

SOMMARIO

Palermo: ritrovarsi a “casa”

necessità di vita quotidiana, oltre che ai giovani tos-sicodipendenti, si rivolgono ai problemi delle lorofamiglie. Una specificità dell’Associazione è quellariservata a condannati con pena definitiva e a soggettiin attesa di giudizio.

Comunità terapeutiche residenzial i per sog-getti dipendenti da sostanze d’abusoQuanto praticato nei centri semiresidenziali trova quimaggiore continuità e completezza, normalmente perla durata di un biennio, con attività ancorate partico-larmente alla terapia individuale e di gruppo, alla er-goterapia (agricoltura, artigianato, zootecnia, giardi-naggio), alla formazione professionale (licenza mediainferiore) e lavorativa vera e propria.Tali comunità si trovano a Bagheria, Mazara del Val-lo, Matera (che realizza un interessante interscambiotra Sicilia e Basilicata).

Progetto “Maddalena”E’ nato a Palermo nel 2001 (sinergia tra arcivescova-do e prefettura) per far fronte alla piaga della “tratta”della prostituzione, soprattutto extracomunitaria, at-traverso iniziative di protezione sociale, emergenza,accoglienza residenziale, assistenza giuridica, orienta-mento educativo-culturale.

Progetto “Amaltea”E’ nato nel 2003 per dare consistenza a un progettodel comune di Bagheria rivolto ai minori (0-14 anni)che i l Tribunale dei minorenni affidaall’Associazione per dare loro ospitalità in quantoviolentati o abusati oppure perché privi di un nucleofamiliare ritenuto inadeguato ad offrire ai figli assi-stenza e tutela.

In copertina: Alcune strutturedella “Casa dei Giovani- Palermo

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L’impressione che si riporta normal-mente dalla partecipazione ad una

S et t i mana S o c i al e de i C at to l i c iIt al i an i s i può sempre riassumerenell’antico detto: “Fa più rumore un albe-ro che cade, che una foresta che cresce”.Si rimane impressionati, come già avven-ne a Reggio Calabria tre anni fa, dal nu-mero, dalla competenza, dalla generosità,dalla originalità e dallo spirito ecclesialedi tanti cristiani, soprattutto laici, che daogni Chiesa italiana portano il loro con-tributo alla riflessione comune.Al di là delle relazioni e degli interventi uf-ficiali, il vero polso dell’assemblea si è po-tuto rilevare, a mio avviso, soprattutto nel-le due mezze giornate di lavoro dei gruppitematici, in cui si sono registrati più di 500interventi appassionati, pertinenti e rigoro-samente contenuti nel tempo di tre minuti.Questa volta il tema era di quelli partico-larmente “sensibili” e decisivi, ma anchearticolato e “trasversale”, in quanto nonesiste ambito vitale in cui il “fattore fa-migl ia” non abbia il suo ruolo primarioe insostituibile.Il rischio, come è stato rilevato da un ve-scovo, è che possa essere considerato co-me un problema “dei cattolici”, una ban-diera sotto la quale si ritrova una certaparte della società italiana, idealmente bencaratterizzata e individuabile.

Certo, la visione cristiana del mondo edella vita fornisce delle motivazioni origi-nali e stringenti per porre all’ordine delgiorno una tale questione, ma è anche evi-dente che nessuno può sentirsi ad essaestraneo e indifferente, poiché occuparsidella famiglia coincide con l’occuparsi del“bene comune”, anzi, proprio dalla fami-glia si può comprendere il significato di“bene comune”, che non è la somma ma ilprodotto dei tanti “bene di ciascuno”.Si è venuto delineando un quadro della si-tuazione della famiglia italiana che si po-trebbe a buon diritto definire paradossale,in cui a principi precisi, condivisi e, a

volte, altisonanti, fanno riscontro norma-tive, prassi e situazioni di fatto decisa-mente di segno opposto.

Nella prima delle relazioni introduttive,quella della prof.ssa Lorenza Violini, si èpreso in esame l ’aspetto legislativo , incui il dettato degli articoli 29, 30 e 31 dellaCostituzione è apparso essere stato in granparte disatteso e corre oggi il rischio di es-sere radicalmente posto in discussione.Fatto è che alcuni termini, come famiglia,matrimonio o sessualità, all’alba della Re-pubblica avevano un’evidenza che oggi èvenuta a mancare, in seguito alle profondetrasformazioni culturali in cui siamo tutticoinvolti.

Il Card. Bagnasco, nella sua prolusione,ha lucidamente analizzato due processi difondo che minano alla base l’istituto fa-miliare: la messa in questione del dato na-turale della sessualità, che viene ricondottaad una mera autopercezione individuale ela caduta del dialogo intergenerazionale,con la conseguente cri s i del rapportoeducativo .A questo proposito si è osservato che laquestione è anzitutto culturale, prima chegiuridica e che il tema della persona prece-de quello della famiglia, per cui la doman-da: “Quale mondo lasceremo ai figli?” sipuò capovolgere nel suo reciproco: “Aquali figli lasceremo il mondo?”.

Il secondo ambito da cui emerge una pro-spettiva preoccupante è quello demogra-fi co , illustrato con chiarezza scientificadal prof. Gian Carlo Blangiardo, Ordinariodi Scienze statistiche.La famiglia, luogo di costruzione del futu-ro, fonte primaria di nuova vita, non riescepiù ad assolvere a questa sua insostituibilefunzione: l’Italia si distingue rispetto allamedia europea per bassa natalità, il forte in-vecchiamento della popolazione, per cui “seè vero che già qualche anno fa si è assistitoal sorpasso dei nonni sui nipoti – avendo

FAMIGLIAsperanza e futuro

per la società italiana

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l’armonizzazione dei tempi di lavoro etempi di vita familiare, con la ricerca dimodelli organizzativi family-friendly, che,in ultima analisi, risultano economica-mente vantaggiosi per l’impresa stessa.

L’esigenza emersa indistintamente in tuttii gruppi di studio è stata quella di pro-muovere un sempre più esteso e capillarelavoro “in rete”, una sempre maggiore re-sponsabilizzazione, con il passaggio dauna logica assistenzialistica a una logica“abilitante”, un crescente coinvolgimento,a partire dalle nostre comunità cristiane,con il compito, che si rinnova ad ogniSettimana Sociale, di far giungere le te-matiche, i contenuti e le proposte del la-voro assembleare nei luoghi e nei tempidella pastorale ordinaria.Ciò è tanto più urgente, quanto maggioreè il rischio che nei nostri stessi ambienticontinuino a sussistere lentezze nel perce-pire le nuove sfide che la famiglia è chia-mata ad affrontare, come si è rilevato neigruppi che hanno riflettuto sugli ambientidi vita e sulla salvaguardia del creato, in-sieme a preconcetti e pregiudizi, che nonci sono estranei, come riguardo alla neces-sità di un cammino comune con le fami-glie immigrate.

Su questi temi siamo tutti chiamati incausa e tutti partecipi della stessa missio-ne, come ci è stato ricordato nella conclu-sione di Mons. Arrigo Miglio, Presidentedel Comitato Scientifico e Organizzatore,con la specificità di essere portatori di unValore Aggiunto: l’Amore, che ci precede,ci è donato e ha il volto concreto di GesùCristo, da rendere presente in ogni periferiaumana, secondo la felice espressione di Pa-pa Francesco.Senza dubbio, oltre tutti i contributi diidee raccolti in questi intensi giorni, pro-prio Papa Francesco può insegnare allaChiesa italiana ciò che è più importante edecisivo: l’atteggiamento e lo stile neces-sari per svolgere i l proprio servizioall’intera società nella promozione e valo-rizzazione della famiglia.Vale a dire la capacità di ascolto e di atten-zione a tutti, la disponibilità semplice allacondivisione e alla collaborazione, la spe-ranza cristiana gioiosa ed esigente, che sonoi segni distintivi dell’opera dello Spirito delRisorto nel cuore di ogni credente.

Vincenzo Apicel l a Vescovo di Velletri - Segni

gli ultra 65enni superato di numero i resi-denti meno che ventenni – è altrettanto ve-ro che in un prossimo futuro osserveremoil sorpasso dei bisnonni sui pronipoti: apartire dal 2028 la popolazione ultra80ennesarà più numerosa di quella con meno di 10anni” (Blangiardo).Sono dati che lasciano trasparire un certocomportamento tipico della famiglia italia-na: dovendo affrontare situazioni come ladisoccupazione, soprattutto dei giovani, ladiminuzione del reddito, la riduzione dellaspesa pubblica per il welfare, la famigliaitaliana tende a chiudersi in se stessa e,trincerata dietro le proprie risorse, fa frontealla crisi rimandando la decisione di avereun figlio e lo stesso matrimonio. I sociolo-gi ormai parlano, a fronte di questa situa-zione di un “suicidio demografico”dell’Italia, come ha affermato il prof. LucaAntonini, dell’Università di Padova.Tutto questo aggrava un ulteriore paradossonel campo socio-economico e delle politi-che familiari, per il quale, a fronte di ruolosempre maggiore di ammortizzatore socia-le, da tutti riconosciuto alla famiglia, fa ri-scontro un sempre minor numero di prov-vedimenti presi a suo sostegno, con unaspesa pubblica a lei destinata pari al 4% delPIL in Italia, mentre è dell’8% nel resto diEuropa. Amaramente ironica è risuonatal’iniziativa provocatoria della Caritas di unadiocesi del Nord, che ha pubblicato recente-mente un opuscolo dal titolo “Dieci buoneragioni per non sposarsi”.

Il prof. Stefano Zamagni ha rivendicatoalla famiglia la qualità di soggetto, nonsolo dotato di propria personalità giuridi-ca, ma anche di forte ri l evanza econo-mi ca, in quanto l’impresa non è soloquella capitalista, ma ogni realtà che ge-nera valore e la famiglia non è solo con-sumatrice, ma anche produttrice di capita-le umano e sociale.Le proposte avanzate per riequilibrare lasituazione vanno dall’ambito fiscale, conil riconoscimento anche graduale del Fat-tore Famiglia, una maggiore simmetriadelle tariffe ed equità intergenerazionale, aquello istituzionale, con la proposta di ri-conoscere il diritto di voto dalla nascita,esercitato dai genitori del minore, con lacreazione del Distretto Famiglia, delle Al-leanze locali per le famiglie, del MarchioFamiglia, della Giornata Nazionale dellaFamiglia, a quello socio-economico, conuna più attenta redistribuzione delle risor-se, meno scarse di quanto si pensi, con

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Una buona notizia a fine marzo 2013: laquinta “D” della scuola elementare Gri-

mani di Marghera-Venezia ha vinto una garapromossa dall’Assessore regionale all’identitàveneta; premio 1000 euro allo spettacolopresentato all’Auditorio di Ca’ Foscari diVenezia di canti e dialoghi in dialetto vene-ziano, che racconta di un uomo che si sentesolo in una nuova città e ricorda la nonnaveneziana. Quale la novità? Gli attori sono26 alunni di cui ben 15 stranieri, la maggiorparte nati in Italia. C’è da riflettere sulla sor-presa di una maggioranza di ragazzi non ve-neti (e neppure cittadini italiani) che vinco-no un premio sull’identità veneta. Mi chie-do se aveva ragione Montanelli, quando di-ceva anni fa che dobbiamo prendere atto chesiamo un popolo di bastardi, nel senso diincrocio di razze e di culture.Il messaggio è il seguente: quando occorreancora aspettare per dare la cittadinanza aibambini stranieri che ci danno una lezionesulla parola “identità”? Eppure le sollecita-zioni autorevoli ci sono state. Ricordo chesull’argomento della cittadinanza dei bambi-ni stranieri nati in Italia la Presidente dellaCamera dei deputati Laura Boldrini (intervi-sta a Otto e Mezzo di Lilli Gruber del 24marzo c.a.) ha indicato tale diritto tra lepriorità da affrontare. E precedentemente ilPresidente della Repubblica Giorgio Napo-litano (era il 22 novembre 2011) aveva sol-lecitato il Parlamento ad affrontare la que-stione dei bambini stranieri nati in Italia,superando il principio dello ius sanguiniscon quello dello ius soli (vedi articolo Mi-nori stranieri: diritto di cittadinanza in“Nuova Proposta” n. 3-4/ 2012).

E’ ancora attuale parlare dei bambini e delloro diritto ad avere una famiglia, ma so-prattutto del principio che i figli sono tuttieguali, senza alcuna distinzione, e non sonoproprietà degli adulti. Questo è stato ricor-dato in occasione dei 20 anni della Conven-zione ONU sui diri t t i del l ’infanzia edell’adolescenza, approvata il 20 novembre

1989. Al riguardo Nuova Proposta nel nu-mero 1/2010 ha pubblicato materiali inte-ressanti, frutto di iniziative e dibattiti, au-spicando il rilancio di una politica per i mi-nori e le loro famiglie. Lo stesso messag-gio si riscontra nelle note dal titolo Disagiosociale di bambini e famiglie, pubblicate daNuova Proposta nel numero 3-4/2011,preoccupazione ripresa successivamente nelnumero 11-12/2012 sul rischio povertà (inaumento) di bambini e famiglie.

Bambini tutti eguali, senza alcuna distinzio-ne, sostegno alle famiglie in difficoltà, dirit-to del minore ad avere una famiglia (innanzi-tutto quella naturale e, in caso non esista osia inadeguata, una famiglia sostitutiva me-diante l’adozione), sono questi gli obiettivisacrosanti ancora da raggiungere. Ma in con-creto cosa accade? I buoni propositi spesso siscontrano con disorganizzazione, confusionedi ruoli, assenza di risorse (non solo econo-miche), ma soprattutto mancanza di adeguatae aggiornata competenza ai vari livelli. A ciòsi aggiunga che il disprezzo più grande delladignità dei bambini avviene quando vengonoutilizzati, senza alcun rispetto della loro per-sona, come oggetto di contesa tra i genitori.E’ questa la vicenda del bambino Leo di Cit-tadella (PD), anni 10. Una guerra, iniziataqualche mese fa, che giornali e televisionehanno continuato a sfruttare, ora sostenendole ragioni della madre (la Cassazione consentenza del marzo scorso ha restituito ilbambino alla madre, che con i familiari, ar-mati di telecamera, sono andati a prelevarloalla comunità cui era affidato). Come è statonotato, in 5 mesi Leo ha cambiato letto ben3 volte: madre, comunità per minori (sottovigilanza del papà), ancora madre. E tutto ciòsenza che il bambino abbia avuto la possibi-lità, come pare, di dire la sua, viste anche lereazioni non proprio tranquille del primo al-lontanamento, che tutti abbiamo visto tra-smesse da varie TV. E tanto per ricordare: isoggetti protagonisti di questa paradossalevicenda sono stati: la giustizia (dal Tribunale

Protagonisti del nostro futuro:

i bambini…di Giovanni Santone

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tra i bravi e i somari. Deve preoccuparequello che è successo quest’anno con la fe-sta del papà in un asilo del quartiere Africa-no di Roma. I geni tori chiedonol’abolizione della festa del papà, e purequella della mamma, soprattutto per evitaresituazioni di imbarazzo in quei bambiniche non hanno genitori, si fa per dire, “re-golari”, o quando imprudentemente la mae-stra chiede ai bambini, tra i quali vi sonoanche quelli adottati, di portare a scuolauna fotografia di quando erano nati.Annoto solo che per evitare errori del gene-re non sono necessari particolari corsi diformazione, ma semplicemente prendere at-to che siamo in una realtà dove la famigliaè diversa da quella di una volta.

Dai fatti accennati si possono trarre alcuneconsiderazioni.Vi è una frantumazione delle competenze alivello di istituzioni che si occupano di mi-nori: stato, regioni, enti locali, altri (es.ASL o addirittura comunità montane) chespesso tra loro non si parlano. Occorre chia-rezza di competenze e di responsabilità, nonsolo dichiarate. Ma occorre anche prepara-zione e direi delicatezza anche da parte diquanti vengono chiamati ad eseguire provve-dimenti, come quello di Cittadella. Mi rife-risco a polizia dello Stato, locale e carabi-nieri. Perché non istituire una squadra socia-le coordinata e opportunamente preparata?Al riguardo le comunità di accoglienza deiminori (di tipo familiare come prevede lalegge 149/2001) non possono essere im-provvisate e anche per esse si chiede perso-nale preparato.Di seguito ancora qualche riflessione su

per i minorenni, alla Corte d’Appello, allaCassazione), gli enti locali (servizi socialidei Comuni di Cittadella e di Padova), leForze dell’ordine, ma soprattutto nella vi-cenda ci ha guazzato tutto il mondo mediati-co. E continuerà ancora, perché la guerranon è finita, almeno in base a quanto dichia-rato dalla responsabile della comunità di Pa-dova, che si è sentita offesa per le valutazio-ni, non del tutto positive, da parte della ma-dre e del relativo clan di parenti , perl’ospitalità presso la struttura.Chi pensa che la vicenda, derivante dal con-flitto tra i genitori, fosse arrivata ad un tra-guardo, si sbaglia. Leggo sul Corriere dellaSera del 21 maggio che la corte d’Appello diBrescia, su ricorso del padre, ha ribaltato laprecedente sentenza nel modo seguente: col-locamento principale del bambino presso ilpadre, che ne eserciterà la patria potestà.Non entro nei particolari del provvedimento.Al riguardo bene riassume il Corriere, “fi-glio diviso a metà. Un giorno a testa e duecase. Lei decide lo sport, lui la gita”. Nonmi dilungo sui particolari del provvedimen-to. Mi permetto un solo commento: ma èquesto il bene che si vuole al bambino?

Se la situazione di Leo è eclatante, per unaserie di avvenimenti che trascurano la per-sona del bambino, vi sono anche altre sof-ferenze che vengono inflitte ai bambini. Qualche esempio nella scuola. Può succe-dere che, al contrario di quanto dettoall’inizio di queste note sull’integrazionenella scuola Grimani di Marghera-Venezia,i bambini “diversi”, anche solo per menorendimento, vengano emarginati con unalinea immaginaria che l’insegnante traccia

MAMMA, MI UCCIDONO!

“Mamma, mi uccidono” hanno urlato i due bambini di 7 e 8 anni sottratti alla madre, come riferiva-no giornali e televisori lo scorso fine aprile. La vicenda è avvenuta a Battipaglia e

l’allontanamento forzato è stato deciso dalla Corte d’appello di Salerno su richiesta del padre separato. Ibambini ora sono stati ospitati presso una comunità per minori. E non è finita, se sarà interessata la Cas-sazione.Copia conforme è la vicenda del bambino Leo di Cittadella (Pd), anni 10, della quale si è parlato in questoarticolo. Tutto ciò senza che il bambino abbia avuto la possibilità, così sembra, di dire la sua, come pe-raltro è successo con i due bambini di Battipaglia.

I soggetti protagonisti di queste paradossali vicende sono stati: la giustizia ( dal Tribunale per i minori,alla Corte d’Appello, alla Cassazione), gli Enti locali (servizi sociali dei Comuni), le forze dell’ordine,ma soprattutto ci ha sguazzato il mondo mediatico.Qualche interrogativo si pone: c’era proprio bisogno del clamore, senza alcun rispetto dei bambini, igno-rati come persone? Non si potrebbe dare esecuzione (così si dice!) ai provvedimenti con più delicatezza,soprattutto da parte di operatori dei diversi organismi (forze dell’ordine e servizi locali e sociali) preparatie coordinati tra loro?E i mezzi di comunicazione non potrebbero evitare di trasmettere certe immagini, che vengono fornite daigenitori ( o loro clan familiari) in guerra tra loro e preoccupati solo di fare un dispetto all’altro coniuge,senza tener presente le conseguenze sui figli e sul loro futuro?In sintesi, come pubblicato da “Nuova Proposta” n. 3\4-2013, non dimentichiamo di mettere “I bambinial primo posto” (è il titolo di un interessante articolo di Francesca Succu, che merita di essere riletto).

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quanti avvicinano i minori.Particolare specializzazione e superamento“delle disarmonie della separatezza degli or-gani giudiziari” sono obiettivi da perseguirecon una riforma auspicata dall’AssociazioneItaliana Magistrati per i Minori e la Fami-glia (AIMMF). Al riguardo è apprezzabileil documento dell’Associazione del 22 feb-braio 2013, che, sulla base delle Linee Gui-da del Consiglio d’ Europa, indica al legi-slatore come pilastri portanti: - l’istituzionedi un tribunale unico per la persona, i mi-norenni e le relazioni familiari, che accentritutte le competenze; - presenza di personalespecializzato e a composizione multi-pro-fessionale, opportunamente selezionato,preparato e aggiornato. Per una visionecompleta del documento si può consultareil sito www.minoriefamiglia.it.Prendo spunto dall’interessante documentoper affermare che analoga visione comples-siva dovrebbe essere realizzata nelle istitu-zioni pubbliche, che si occupano di minori

e famiglia, con l’accorpamento delle com-petenze nei comuni singoli (di certe dimen-sioni) o associati, senza dimenticare la ne-cessaria preparazione e l’aggiornamentocontinuo di quanti operano nel delicatocampo dei minori.Infine, richiamando anche il paragrafo deldocumento dell’AIMMF sulla fase esecuti-va della pena per i minori (si dice giusta-mente che deve perseguire finalità educati-ve) mi piace concludere con il forte messag-gio di Papa Francesco il Giovedì Santo diquest’ anno, con la lavanda dei piedi dei mi-nori (tra i quali anche stranieri e islamici)del carcere di Casal del Marmo.A conclusione rimane sempre at tualel’augurio del Papa prima di lasciare il carce-re: “Avanti e non lasciatevi rubare la spe-ranza”. Vale per i minori in sofferenza, maanche per quelli in situazioni familiari diffi-cili, senza dimenticare quanti (operatoripubblici e privati e volontari) operano inquesto delicato campo del nostro futuro.

…‘E figlie so’ ffiglie…a proposito dell’equiparazione dei figlidi Giovanni Santone

Nel lontano 1946 Eduardo de Filipposcrisse la nota commedia “Filumena

Marturano”. La protagonista conclude conla celebre frase: “i figli sono figli e devonoessere tutti eguali”. Così metteva a tacere lacuriosità dei maschi con i quali aveva avutole sue avventure amorose.Questo l’inizio di un riquadro a pagina 11di Nuova Proposta n. 9-10/2012. E la notaproseguiva con l’elenco delle situazioni dibambini con meno diritti, meno tutele e co-munque conosciuti come diversi (figli natu-rali, adottivi…), situazioni che si auspicavavenissero superate.Sempre Nuova Proposta (n. 1/2007) ha ri-

portato alcune note scaturite in occasionedella ricorrenza del primo anniversario del-la scomparsa, avvenuta il 18-11-2005, diAlfredo Carlo Moro. E’ stato commemo-rato l’alto magistrato, ma soprattutto si èricordato Moro come profeta dell’infanzia,giudice della persona e sostenitore del ruo-lo della famiglia, campione dei diritti deibambini e degli adolescenti. Egli sostene-va che per difendere la famiglia non servel’ideologia… e il termine famiglia non èlimitato solo alla famiglia che si radicasul “coniugio”, ma si estende anche aquella che è investita di identiche respon-sabilità dei genitori nei confronti dei figli,

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con le dovute precauzioni.Un’altra interessante novità è la sostituzionedi “potestà genitoriale” con “responsabi-l ità genitoriale”. Al riguardo già anni fa,come citato all’inizio di queste note, AlfredoCarlo Moro, in occasione di seminari dellaFondazione Zancan di Padova, aveva parlatodi identiche responsabilità dei genitori. Al di-ritto del figlio di essere mantenuto, educato eistruito si aggiunge quello di crescere in fa-miglia e mantenere rapporti significativi coni parenti. Inoltre si è esplicitato che in tuttele questioni che lo riguardano (esempio: scel-ta dell’indirizzo scolastico, affidamento in ca-so di separazioni e divorzi…) il minore, cheabbia compiuto i 12 anni (e anche di età in-feriore se capace di discernimento), ha dirittodi essere ascoltato. Si spera che la normaeviti lo spettacolo, al quale si è assistito an-che di recente, di bambini strappati dal geni-tore affidatario separato o divorziato.Non so se basterà una tale affermazione percambiare una mentalità, che vede purtroppoancora i figli come proprietà e non comepersone.

Un’ultima osservazione. Questa poteva es-sere l’occasione per mettere al suo posto unaltro tassello: quello del riconoscimento del-la cittadinanza ai bambini figli di immigratinati in Italia, di cui si è già scritto in NuovaProposta n.3-4/2012. Al riguardo semprepiù si riconosce ai bambini e agli adolescen-ti stranieri una integrazione nelle scuole enelle attività educative e del tempo libero,ma si nega da parte delle forze politiche diprendere atto che i tempi sono maturi ancheper l’equiparazione con i bambini italiani. In attesa l’UNICEF ha lanciato nel novem-bre 2012 un invito ai comuni italiani diconcedere ai minori nati in Italia la cittadi-nanza onoraria, che si attribuisce a personeche hanno un forte legame con la città, co-me dimostrano i bambini nei luoghi chefrequentano e nell’idioma con il quale siesprimono. E’ un gesto simbolico, chemolti comuni, di differente colore politico,hanno già adottato, con il quale si rafforzala richiesta al Parlamento di approvare unalegge che conceda la vera cittadinanza aibambini nati in Italia. Come cittadini, co-me associazioni e come istituzioni privatesi può interessare il proprio comune adadottare questa iniziativa, ripeto, simbolica,ma anche di sollecito a una soluzione for-male del problema, del quale si sono fatticarico, anche di recente, il Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano e quellodella Camera dei deputati Laura Boldrini.

sia legittimi che naturali. Sul pensiero diMoro molto materiale è disponibile pres-so la Fondazione Zancan di Padova.Quanto tempo è passato per arrivare ad unalegge e successivo decreto legislativo (no-vembre 2012 e lugl io 2013)sull’equiparazione tra figli naturali, adottivie legi t t imi! In queste occasionil’autocelebrazione di Governo e Parlamentoè di rito. Nessuno si ricorda che la rimozio-ne dei limiti all’equiparazione dei figli do-veva esser fatta non appena emanata la Co-stituzione; non c’era quindi bisogno che celo ricordasse – come spesso avviene – an-che l’Unione Europea.

In breve i contenuti del decreto legislativoapprovato nel luglio 2013.Si introduce il principio dell’unità del los tato di fi gl i o ; con questa norma nontroveremo più le differenti definizioni di fi-glio “legittimo” (quello nato da genitori re-golarmente sposati), di figlio “naturale”(nato da genitori senza il vincolo del matri-monio), di figlio “adottivo” (maternità epaternità non biologica).Conseguenza di questo principio è che la fi-liazione fuori del matrimonio ha gli stessidiritti all’eredità, ma soprattutto la parente-la allargata svolgerà effetti positivi sullacrescita dei bambini, che avranno formal-mente una cerchia familiare di nonni, zii ecugini, come tutti gli altri, superando lapercezione da parte dei figli naturali e adot-tati di essere considerati di serie B. Coeren-temente, l’ultimo provvedimento citato haabolito la possibilità dei figli legittimi disoddisfare con danaro il diritto alla legitti-ma dell’eredità dei figli naturali. Ma di fronte a questi aspetti positivi rimaneuna perplessità sulla soluzione adottata per ifigli incestuosi (quelli concepiti tra parentiin linea retta o collaterale). In tali casi il ri-conoscimento avviene, previa autorizzazio-ne del giudice (quale? Con quale provvedi-mento? Sulla base di quali elementi? Forni-ti da chi: esperti, avvocati, servizi sociali?).Si presume che si parli di figlio già mag-giorenne, mentre per i minorenni il ricono-scimento è autorizzato dal Tribunale per iminorenni. Non si capisce la logica e lamotivazione di una tale decisione. Torna an-cora il problema sull’esistenza di bambinicon meno diritti e con una etichetta loro at-tribuita senza alcuna colpa. Se il problemaè quello di conoscere le proprie origini, c’ègià una norma che lo consente per i figliadottivi al compimento dei 25 anni (non ba-sterebbe la maggiore età dei 18 anni?), ma

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EURISPES 2013Il R appo rt o Euri s pe s , pubbl icatoall’inizio del 2013, dava indicazioni ormainote e la conferma è arrivata anche dagliorientamenti delle ultime elezioni politi-che: la fiducia degli italiani nelle istituzio-ni è sempre più in calo.Probabilmente sull’andamento dell’indagineEurispes aveva inciso anche la contempora-nea resa incondizionata dei partiti a un go-verno tecnico (quello di Monti, che ricevet-te l’incarico proprio durante quei mesi) cheha avuto il compito di portare a termine illavoro di risanamento del debito concordatocon l’Europa, inclusa l’approvazione del“fiscal compact”, con approvazione trasver-sale sia del centro-destra che del centro-sini-stra. L’investitura di quel governo tecnicoda molt i ci t tadini fu percepita comeun’imposizione che non rispecchiava le

scelte indicate democraticamente con il votoelettorale ma, a ben vedere, le tuttora vigen-ti regole elettorali hanno favorito il crescen-te allontanamento dei cittadini da quel mo-mento di massima rappresentat ivi tà.Sull’astensionismo ha influito moltissimoanche la condotta priva di etica, onestà ecoerenza (in alcuni casi anche di decenza) dimolti personaggi investiti di ruoli istituzio-nali (che in alcuni casi, quando non sono ri-confermati si reinventano come “consulen-ti” delle amministrazioni pubbliche). Bastipensare che secondo un recente sondaggio il77% degli italiani considera “mediocri” le

persone ai vertici della politica, con carrieredi raccomandazioni e favoritismi. Se untempo la politica coinvolgeva, appassiona-va gli italiani, oggi, in una “società imper-sonale”, si tende a dire che la politica logo-ra il prestigio di chi la fa (di “onorevole” èrimasto solo l’appellativo).

Per il 2013 si evidenzia un ulteriore peg-gioramento nel giudizio degli italiani neiconfronti delle istituzioni e un grado disfiducia che sale dal 71,6% del 2012 al73,2% di quest’anno. Scorporando i datiper classi d’età, gli sfiduciati sono so-prat t ut t o gl i ul t rasessant acinquenni(76,4%) e quelli tra i 45 e i 64 anni(75, 4%), segui t i dai 35-44enni .D’altronde, sono le fasce d’età maggior-mente toccate, per diversi motivi, sia dal-la crisi economico-sociale sia dalle ulti-

me misure fiscali correttive. A livellogeografico, il Nord-Est si segnala comel’area con il dato più critico: le istituzio-ni non raccolgono l’apprezzamento deicittadini nel 76% dei casi.Leggendo i dati del Rapporto, si può vedereuna spaccatura nel sentire degli italiani ver-so le più importanti realtà istituzionali delpaese. Da un lato la fiducia pressoché una-nime nei confronti delle Forze di polizia edi sicurezza e del volontariato: sono lerealtà tangibili, calate nel presente, con lequali i cittadini quotidianamente si confron-tano e dalle quali ottengono in cambio si-

Fiducia: in via di estinzione?

di Alessio Affanni

NELL’ULTIMO ANNO LA S UA FIDUCIA NELLE IS TITUZIONI E’…

Anni (Serie storica/Valori percentuali)

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013Aumentata 8,9 7,4 4,1 9,9 5,1 10,5 39,0 2,2 4,1 5,3Diminuita 38,0 36,5 49,2 46,7 49,6 55,6 45,8 68,5 71,6 73,2Rimasta invariata 51,5 53,9 44,1 40,0 40,7 32,6 14,1 27,5 21,6 19,1Non sa/non risp. 1,6 2,2 2,1 3,4 4,6 1,3 1,1 1,8 2,7 2,5Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Tabella - Fonte: www.eurispes.eu

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nistrazioni (P.A.), di Citta-dinanzattiva e Fondazione Eti-ca ci conferma che mentre lacorruzione dilaga, le P.A. so-no ferme al palo sul versantedella trasparenza.Che la corruzione in Italiacontinui a crescere, lo diconoogni anno le classifiche diTransparency International: lagraduatoria, compilata sullabase della percezione della cor-ruzione da parte dei cittadini di174 nazioni, segna un gravearretramento del nostro paeseche rispetto al 2011 scivoladal 69esimo al 72esimo posto(peggio di noi, in Europa, so-

lo Bulgaria e Grecia) ed i sondaggi sui cit-tadini italiani intervistati denunciano tutto-ra la pratica diffusa delle tangenti.

DICESI PUBBLICAAMMINISTRAZIONESappiamo anche che l’azione di contrastodelle istituzioni pubbliche è modesta: ilRapporto sul la corruzione in Ital iadel Ministero per la Pubblica Amministra-zione, presentato il 22 ottobre 2012, con-ferma che i delitti di corruzione e concus-sione scoperti e perseguiti sono sempremeno (311 nel 2009, 223 nel 2010) ma ciòpuò dipendere anche dalla diminuzione deicasi denunciati.

La cosa più grave, dal punto di vista dei cit-tadini, è la carenza dei i dati relativi alla ge-stione dei servizi pubblici, cioè la principa-le area di informazione sulla quale la rifor-ma del 2009 ha puntato per promuovere ilcontrollo sociale dell’attività amministrati-va. Ulteriori elementi considerati critici so-no i tempi di conclusione dei procedimentied i tempi medi di pagamento, per i quali ilgrado di adempimento è decisamente basso.Per quanto riguarda le Regioni, nel Rappor-to sono presentati i risultati del Rating Eti-co Pubblico (R.E.P.), promosso da Fonda-zione Etica: in generale il punteggio mediodelle Regioni è basso. Al di sopra della me-dia, in questa sorta di gara al ribasso sullatrasparenza, vi sono Toscana, Veneto,Lombardia, Puglia, Marche, Liguria,Abruzzo, Piemonte.Assoluta la mancanza di trasparenza anchenell’impiego delle risorse comunitarie, conl‘incapacità di acquisire e spendere le risorseprovenienti dall’Europa e le conseguenti ri-cadute sulla produttività delle amministra-

curezza, aiuto e solidarietà nei momenti didifficoltà. Da un altro lato, invece, c’è unadistanza dalla politica, dai partiti, dai sin-dacati, che dovrebbero costruire e progetta-re il futuro e che, invece, appaiono del tut-to autoreferenziali e inaffidabili (ed in mo-do né inconsapevole, né incolpevole).

ISTAT 2013Una seconda indagine sulla quale ragionare(pubblicata a maggio 2013 dall’ISTAT) èil Rapporto annuale (2013) sul la s i -tuazione del paese: giunto alla 22esimaedizione, analizza le trasformazioni che in-teressano economia e società.Il Rapporto conferma che il paese è attra-versato non soltanto da una profonda crisieconomica, ma anche da una diffusa insod-disfazione dei cittadini verso la politica e leistituzioni pubbliche. La fiducia dei cittadi-ni nelle istituzioni si conferma bassa: giu-dizi più positivi vengono attribuiti soltan-to ai vigi l i del fuoco e al le forzedell’ordine, mentre i partiti politici sono alivelli minimi. La fiducia nelle istituzioni locali si collocaad un livello intermedio: vivibilità del ter-ritorio e fiducia nelle istituzioni locali so-no strettamente legate, sottolinea l’ISTAT.La possibilità di poter accedere a servizipubblici di qualità e di godere di favorevolicondizioni socio-ambientali nell’area in cuisi risiede hanno un impatto sul benessere,sulla soddisfazione dei cittadini e sulla lorofiducia nelle istituzioni, in particolare quel-le locali.

CITTADINANZATTIVA EFONDAZIONE ETICAContestualmente, il Rappo rto s ul l aTrasparenza nel le pubbl iche ammi-

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zioni pubbliche regionali e locali. Del re-sto, è notizia recente che in un ricorso di-fensivo presentato, in ambito europeo, dauna Regione indebitata dall’acquisto di pro-dotti finanziari (i cosiddetti “derivati”) è sta-to anche indicato che non erano state com-prese le clausole in inglese dei contratti chesi stavano sottoscrivendo (!).

Sul fronte della spesa pubblica, non è unabuona idea continuare a ridurre i costi perl’istruzione: in un sistema economico, ciòha ripercussioni negative sullo sviluppotecnologico e produttivo, mettendo a ri-schio crescita e competitività.La formazione e l’utilizzo della tecnologia,che sembra essere lontanissima da alcuniambiti della burocrazia in cui sono ancorain funzione metodi lavorativi ottocenteschi,consentirebbe probabilmente di utilizzarepersonale in eccesso su aree poco presidiatedallo Stato, quali ad esempio le infrastruttu-re, razionalizzando l’impiego di risorse econ un netto beneficio per le aziende e le at-tività produttive.

Cosa pensare, in questo scenario, conl’attuale scarsità di risorse finanziarie? Qua-li proposte di riforma ipotizzare?C’è chi propone l’adozione di un modello divalutazione qualitativa e di misurazione delrendimento complessivo delle P.A. da partedi un organo esterno ed indipendente, chenon interferisca sulla loro autonomia, manon sia neppure soggetto alla loro discre-zionalità nel fornire i dati.Trasporre tale esperienza in ambito pubbli-co significa non limitarsi a leggere i bilancidi un Comune o di una Asl, ma saper valu-tare anche la qualità del servizio svolto. Inaltri termini, preoccuparsi non solo di“quanto” spende la macchina pubblica, maanche di “come” e “per cosa”. Lo scopo so-ciale delle P.A., infatti, non è il mero svol-gimento di un servizio, ma il perseguimen-to del bene comune.

In una griglia di valutazione di una P.A.,quindi, oltre al profilo economico e finan-ziario, gli indicatori potrebbero essere lasua governance (se c’è un organismo dicontrollo esterno, se c’è verifica degli obiet-tivi raggiunti), il rapporto con il personale(la formazione dei dipendenti, età media e diservizio, pubblicazione dei curricula), ilrapporto con i cittadini/utenti (ad esempio,numero di sportelli per residenti, tempi me-di di evasione di una pratica, livello di con-tenzioso), il rapporto con i fornitori (ad

esempio, trasparenza delle gare di appalto,tempi medi di pagamento), il rapporto conl’ambiente (ad esempio, quale tipo di ap-provvigionamento energetico e di smalti-mento rifiuti). Tutti questi indici permette-rebbero di avere un risultato che può aiutarea misurare le performances di ogni ammini-strazione e a capire meglio le criticità sullequali intervenire (con una migliore alloca-zione delle risorse pubbliche).Per ora, sulla Gazzetta Ufficiale n. 129 del4 giugno 2013, è stato pubblicato il Decre-to del Presidente della Repubblica n. 62 del16 aprile 2013, il Codice di comporta-mento dei dipendenti pubbl ici . E’ unRegolamento che indica i doveri minimi didiligenza, lealtà, imparzialità e buona con-dotta che i pubblici dipendenti sono tenutiad osservare.

ANCORA ISTATConcludendo la lettura del Rapporto ISTATgli italiani appaiono arrabbiati e impauriti,a volte rancorosi, in una società con la ten-denza a fare da spettatrice a quello che acca-de e che poi inveisce contro tutto e tutti. Seun tempo tut to si coagulava intornoall’appartenenza di classe e all’identità poli-tica, oggi i fattori di tensione sociale sonoindividuati nel conflitto tra chi paga le tassee chi non le paga (28,5%), tra autoctoni eimmigrati (27%), tra ricchi e poveri (18%).Solo il 6% degli italiani avverte tensioniderivanti dalla diversità delle opinioni poli-tiche.A tenerci insieme e a farci sentire viciniagli altri, secondo il 26% degli italiani, so-no gli stili di vita simili, cioè fare le stessecose nel tempo libero ed avere un rapportosimile con i consumi. Molto più che condi-videre valori fondamentali o l’appartenenzaalla stessa generazione o vivere in prossi-mità o la comune dimensione politica o re-ligiosa.Cosa ci può suggerire, al lora, i l pri-mo Rapporto sul benessere urbanoequo e sostenibi le, pubblicato il 15 giu-gno scorso? Frutto del progetto UrBescoordinato da ISTAT e condotto insieme adalcune amministrazioni locali, il Rapportodisegna la mappa della qualità della vita nel-le realtà urbane d’Italia, analizzando con cri-teri e parametri innovativi il benessere degliindividui e della società. Da questi indicato-ri, dunque, si può partire ed iniziare a discu-tere, per approfondire la riflessione su cosavoglia dire il benessere (e non solo nellecittà) e quali misure si possono individuare,condividere ed applicare.

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La sponsorizzazione, considerata quale rapporto dicollaborazione fra impresa ed ente non profit, si ca-

ratterizza per l’abbinamento del nome, del marchio,del l ’i mmag i n e o del p ro do t t o di un ’i mp res a aun’iniziativa benefica e suscita crescente interesse siada parte delle organizzazioni non profit, sia da parte de-gli operatori economici. La prima rinviene in essa, in-fatti, una modalita’ per il reperi mento di ri s o rs e , oanche di beni e servizi, da destinare al perseguimentodei propri scopi istituzionali; i secondi dimostrano diritenere particolarmente proficua l’attività promoziona-le ottenuta dal sostegno di una specifica mi s s i o n di unente no n pro fi t . Tuttavia nella pratica questo istitutoviene uti l i zzato po co co ns apev o l mente da partedegli enti non profit, spesso anche confuso e sovrappo-sto al contributo liberale.

Il Decreto 19 dicembre 2012 del Ministero dei beni cul-turali (Approvazione delle norme tecniche e linee guidain materia di sponsorizzazioni di beni culturali e di fatti-specie analoghe o collegate) fornisce una elaborazionedottrinaria in tale materia che può orientare l’azione ditutti gli operatori interessati all’applicazione del com-plesso quadro normat ivo at tualmente vigente sul lesponsorizzazioni.Sulla base della definizione generale elaborata dalla dot-t ri n a e dal l e g i uri s p ruden za, i l co n t rat t o disponsorizzazione può in via generale definirsi come ne-gozio a titolo oneroso e a prestazioni corrispettive, sti-pulato tra due parti cosi’ definite: 1) lo sponsee (cioè losponsorizzato) che, nell’ambito di iniziative destinate alpubblico si obbliga a fornire prestazioni di veicolazionedel nome, del marchio, dell’immagine, delle attività odei prodotti di un altro soggetto (lo sponsor); 2) losponsor, generalmente un’impresa, che si obbliga, incambio della suddetta veicolazione, ad una prestazionepecuniaria, ovvero ad assumere in proprio la realizzazio-ne di lavori, servizi o forniture in favore dello sponsee.Semplificando, nella pratica avviene che il ruolo disponsee è svolto dalle associazioni non profit e quellodi sponsor dalle imprese, e l’oggetto del negozio atipi-co di sponsorizzazione è la pubbl ici tà per i l quale

l’impresa si impegna a finanziare l’entenon profit o a provvedere direttamentealle attività richieste da quest’ultimo;men t re l ’o b b l i g azi o n e ch e g rav asul l ’organizzazione non profi t e’ dimezzi e non di risultato, dovendosi rite-nere preclusa la possibilità per lo spon-

sor di dolersi dell’eventuale mancato ritorno pubblicita-rio. Peraltro, sebbene la causa comune a tutti i contrattidi sponsorizzazione sia da identificare nella promozio-ne dell’immagine dello sponsor, cio’ non deve condurrea confondere il contratto in oggetto con quello stretta-mente pubblicitario. Nei contratti di pubblicità, infatti,l’evento pubblicizzato deve essere semplicemente diffu-so attraverso un determinato canale di comunicazioneche ha la funzione quindi di puro contenitore e spazio diesposizione, nella sponsorizzazione, in particolarequella da noi ipotizzata in cui è presente un ente nonprofit, si realizza un vero e proprio processo di abbina-men t o o di as s o ci azi o n e, l eg at i al l a n o t o ri et a’dell’evento o del soggetto che lo realizza, ed il canalecomunicativo passa in secondo piano, con effetti po-tenzialmente molto più intensi o protratti nel tempo ri-spetto a quelli garantiti da una comunicazione pubblici-taria. Inoltre, se la pubblicità tende a privilegiare losviluppo e la creazione delle vendite del prodotto identi-ficato ed abbinato al marchio divulgato, la sponsorizza-zione è uno degli strumenti più utili per creare le condi-zioni migliori per la vendita promuovendo l’immaginedello sponsor e solo indirettamente i suoi prodotti.

Date le caratteristiche descritte occorre che gli enti nonprofit siano bene attenti a verificare il contenuto degliaccordi che sottoscrivono con le imprese private e veri-fichino di volta in volta se l’ente può stipulare un vero eproprio contratto di sponsorizzazione o un tipo di col-laborazione diversa. L’esempio tipico che spesso si ve-rifica è la pubblicazione di un giornalino da parte di unaorganizzazione di volontariato, finanziato dalle sommeche le aziende versano per avere visibilità nella pubbli-cazione.Come spesso succede, le aziende che operano nello stes-so territorio delle organizzazioni di volontariato vedo-no nelle pubblicazioni delle medesime un efficace vei-colo di comunicazione pubblicitario, stante la capilla-rità della distribuzione del giornalino e l’attenzione cheesso riscuote da chi – volontario, socio o donatore – loriceve. D’altro canto le organizzazioni, anche per far fronte allediverse spese di gestione (tra le quali quelle del giornali-no), vedono positivamente l’interesse delle aziende.Da ci ò deri v a l a natura co mmerci al e del rappo r-to , in quanto sorge un rapporto negoziale tra una parteche svolge una prestazione (l’associazione) e l’altraparte (azienda) che riconosce a detta prestazione un va-lore economico. Per cui rimane da interpretare se e come

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Sponsorizzazionifra pubblico e privato

di Sergio Zanarella

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sia compatibile un’attività commerciale con la vestedella organizzazione di volontariato, partendo dalla L.266/91 (Legge quadro sul volontariato) che elencaall’articolo 5, c. 1 le sette tipologie di entrate dalle qua-li le organizzazioni di volontariato “traggono le risorseeconomiche per il loro funzionamento e per lo svolgi-mento della propria attività”. Detto elenco ricomprendealla lettera g) anche le “entrate derivanti da attività com-merciali e produttive marginali”, successivamente nor-mate dal Decreto Ministeriale 25 maggio 1995 e taleelenco è da ritenersi esaustivo, per cui non possono es-sere ricomprese altre forme di entrata.

Rimane tuttavia una possibilità lasciata dal tenore dellalettera a) del comma 1 di detto D.M. (attività di venditaoccasionali o iniziative occasionali di solidarietà svol-te nel corso di celebrazioni o ricorrenze o in concomi-tanza a campagne di sensibilizzazione pubblica verso ifini istituzionali dell’organizzazione di volontariato)poiché è in parte sovrapponibile con le raccolte pubbli-che di fondi operate in generale dagli enti non commer-ciali, raccolte che nel complesso delle attività risultanodecommercializzate e escluse dall’IVA dal combinatodell’art. 143, c. 3, lett a), D.P.R. 917/86 e dall’art. 2, c.2, D. Lgs. 460/97. Tal e prev i s i o ne di deco mmerci al i zzazi o ne puòrisultare utile in caso di sponsorizzazione attuata inconcomitanza con le celebrazioni, ricorrenze o campa-gne di sensibilizzazione. Qui entrano in gioco due ele-menti. Il primo è quello della occasionalità, il secondo èrelativo ad una Risoluzione che a fine 2002 ha ammessola possibilità – per le Onlus – di mettere in atto rapportidi sponsorizzazione nel solo caso questi si verifichino,appunto, in occasione delle raccolte pubbliche di fondi.E’ anche vero, però, che l’Amministrazione Finanziaria

afferma che “sarebbe tuttavia necessario evidenziare ilcarattere sostanzialmente liberale della causa negoziale,emergente in particolare dalla prevalenza della sommaversata dall’impresa rispetto al valore economico dellaprestazione pubblicitaria ricevuta”. La contraddizione cisembra stia nei termini. O si accetta che un negozio giu-ridico di certa natura commerciale (sponsorizzazione)venga “decommercializzato”, oppure si sta parlando didonazioni che non hanno alcuna necessità di essere de-commercializzate.Comunque sia, la debole apertura dell’Agenzia delle En-trate può essere utile solo in un rapporto che prevedauna prestazione (quella pubblicitaria) limitata a certi pe-riodi dell’anno e in concomitanza di ricorrenze. Ciò potrebbe significare che in concomitanza a eventidi raccolta fondi / celebrazioni che prevedono conve-gn i , approfondiment i , mani fes tazion i in p iazza equant’altro, si potrebbero prevedere un ringraziamentopubblico (anche per il mezzo del giornalino) per il so-stentamento generale della giornata di sensibilizzazio-ne, il rapporto sarà di donazione, magari modale (793c.c.), cioè gravata di un piccolo onere. In questo caso èdi particolare importanza la scrittura tanto dell’atto didonazione (che se non è di modico valore deve essere ef-fettuata per atto pubblico), quanto delle formule di rin-graziamento da apporre sul giornalino. Fuo ri da ques ti cas i , no n appare po s s i bi l e perun’o rg an i zzaz i o ne di v o l o ntari ato ricevere lesomme a fronte di un servizio che implichi la sua dispo-nibilità a pubblicare sul giornalino la propaganda di unao più aziende, né appare condivisibile rilasciare a frontedi tale complessa attività una ricevuta per contributo li-berale da parte dell’ente non profit che riceve la sommadi denaro, in quanto è palese il rapporto di sponsorizza-zione che di fatto si è instaurato.

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Imprese e terzo settore

a cura di Sergio Zanarella

Le aziende continuano ad orientarsi princi-palmente verso quella che viene definita

“dimensione esterna” della CSR (Responsabi-l i tà Sociale di Impresa), perché proiet tataall’esterno, verso le proprie comunità di rife-rimento.Al primo posto (66% delle aziende investitri-ci) le iniziative di solidarietà sociale e le azio-ni umanitarie che, visti gli accadimenti delloscorso anno, testimoniano la risposta imme-diata delle aziende alle diverse chiamate diemergenza. Un’impresa ha molti modi per essere social-

mente responsabile. Dai dati emergono treevidenze importanti: la partecipazione delleaziende è soprattutto di tipo passivo, con ol-tre 1/3 del campione che si limita a fare delleerogazioni economiche e/o materiali; seppurs eco n dari o , n o n è cert o t ras curab i l el’impegno delle aziende che hanno deciso discendere in campo in prima persona mettendoa disposizione le proprie risorse o addiritturaat t ivando dei g ruppi di l avoro in tern i ; l eaziende continuano a puntare, in maniera mol-to più incisiva rispetto a due anni fa, sulla dif-fusione di questo tipo di cultura anche fra i di-

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di multinazionali straniere. La sostenibilità rappresenta un valore di rife-rimento per la quasi totalità (88%) delle im-prese e delle istituzioni facenti parte del cam-pione, a conferma che i partecipanti al Sodali-tas Social Award rappresentano oggi nel no-stro Paese una «pattuglia avanzata» per quantori g uarda l ’i mp eg n o s ul fro n t e del l aCSR/sostenibilità.L’impegno risulta in crescita per più aspetti:oggi c’è maggiore consapevolezza da parte deivertici aziendali (90%), più coinvolgimentodei dipendenti (82%), maggiore integrazionenelle strategie (81%) e nell’operatività quoti-diana (73%).La maggioranza delle imprese ha un codice eti-co (68%) e redige un Bilancio di Sostenibilità(55%) che nella metà dei casi è certificato daun ente terzo indipendente.Per la maggioranza delle imprese (54%) la cri-si non ha avuto effetti di rilievo sull’impegnoa favore della sostenibilità, per oltre un terzolo ha accresciuto e solo per il 10% lo ha ridot-to. E la prospettiva indicata da due terzi delcampione è che questo impegno sia destinatoad aumentare ancora nei prossimi anni.In sintesi questa indagine mostra che la pro-spettiva della sostenibilità ambientale e so-ciale è considerata ormai un impegno non re-versibile, destinato a divenire sempre più par-te integrante della governance e dunque del co-re business delle imprese.E si tratta di un impegno da cui - nel medio senon nel breve termine – ci si attende un ritor-no anche sul piano dei risultati economici, peril contributo che può dare all’efficienza ge-stionale e all’innovazione di prodotto oltreche di processo.

Tratto da http://www. istitutoitalianodonazio-ne.it/it/indagini/indagini-enti-esterni

pendenti: 1/3 delle imprese li ha coinvolti inmaniera diretta e/o indiretta per sostenere ilterzo settore.Dai risultati dell’indagine emerge sempre piùchiaramente la “rivoluzione sociale” attual-mente in atto. Le aziende cominciano a tra-sformare la propria scelta di fare del “buon bu-siness” in azioni sempre più concrete nel con-testo sociale, politico e ambientale nel qualeoperano. Nella selezione delle iniziative sucui investire, quasi 3 aziende su 10 decidonodi puntare sullo staff involvement, rivelandouna maggiore propensione alla condivisioneinterna della CSR.Ma anche le credenziali dell’ente proponen-te/beneficiario (serietà e affidabilità) conti-nuano a guidare le scelte degli imprenditori,che inseriscono una terza persona tra il pro-prio “dire e fare” (27%). Non manca, infine,quella fetta di aziende - circa 1 su 4 - che guar-da in maniera meno altruista alla responsabi-li tà sociale, lasciandosi guidare solo dalleprospettive di un ritorno in termini di reputa-zione.L’ultima indagine presentata dall’Istituto Ita-liano della Donazione è stata condotta nellaprima metà di aprile 2012 su un campione di153 imprese/enti/associazioni rappresentati-ve delle oltre 1000 che hanno partecipato adalmeno una delle 10 edizioni del Sodalitas So-cial Award (2003-2012).Il campione è composto per il 76% da impresee per il 24% da amministrazioni locali, asso-ciazioni imprenditoriali ed istituzioni pubbli-che (ospedali, scuole, università…).Il campione delle imprese – diversificato perdimensione e fatturato – è composto per quasila metà (47%) di imprese italiane operanti so-lo in Italia, per circa un terzo (30%) di impre-se italiane operanti anche all’estero e per po-co meno di un quarto (23%) di filiali italiane

A PROPOSITO DI DONAZIONI…

La Legge n. 96/2012 detta norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in fa-vore dei partiti e dei movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza

e i controlli dei rendiconti. Tale legge ha aumentato la percentuale di detraibilità fiscaleper le erogazioni liberali in favore di partiti e di movimenti politici e, all’art. 15, haesteso tale regime – si suppone senza volontà di assimilazione ma solo per evitare di-sparità di benefici – anche agli enti del terzo settore: si stabilisce infatti l’innalzamentodell’importo detraibile dall’imposta lorda, dal 19% al 24% per l’anno 2013, ed al 26% adecorrere dal 2014 per le erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a2.065 euro annui, a favore delle ONLUS e delle iniziative umanitarie, religiose o laiche,nei Paesi in via di sviluppo. La detrazione è consentita a condizione che il versamentodi tali erogazioni sia eseguito tramite banca o ufficio postale ovvero mediante gli altrisistemi di pagamento tracciabili. Per i privati o le imprese che effettuino donazioni alleONLUS resta, comunque, in alternativa, la possibilità di optare per la (più favorevole)deducibilità fiscale di tali erogazioni liberali, prevista dalla Legge 80/2005.

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Il nuovo CCNL Uneba 8.5.13 ha unachiara impronta derogatoria rispetto a re-

centi riforme del mercato del lavoro. Le par-ti contrattuali, in sede negoziale, hanno in-fatti convenuto di dedicare la massima at-tenzione alla copertura delle assenze pro-grammate o programmabili, puntando prin-cipalmente sul contratto a termine, nellaconsapevolezza che tale strumento fosse es-senziale per gli Enti associati ai fini dellagaranzia di continuità del servizio.Rispetto al contratto a termine, il risultatocontrattuale si configura come una serie divere e proprie contro-riforme.

1° CONTRORIFORMA: i nterval l itra un contratto a termine e i l suc-cessivoL’art. 18 lett. g) del nuovo CCNL riportaindietro le lancette dell’orologio, stabilendoche gli intervalli nella successione di con-tratti a termine ritornino a 20 giorni (qualo-ra il precedente contratto sia stato inferiorea 6 mesi) o 30 giorni (qualora il precedentecontratto sia stato superiore a 6 mesi).La c.d. “Riforma Fornero” (L.22 giugno2012 n.92 art.1 comma 9, lettera g) avevaabnormemente dilatato l’intervallo obbliga-torio fra contratti a termine. In particolareerano stati imposti 90 giorni di pausa percontratti superiori ai 6 mesi, e 60 giorniin caso di contratti fino a sei mesi. Tale in-tervento veniva enfatizzato come volto a“dissuadere” ovvero ad “intralciare” pratichedatoriali abusive. La riforma conteneva pe-raltro ipotesi di derogabilità a 20/30 giorniquasi del tutto inapplicabili ad un settore diservizi.Allo stesso tempo il D.L. 22.6.2012 n.83,detto “decreto sviluppo”, convertito conlegge 7 agosto 2012, n. 134, all’art. 46 bisponeva un parziale correttivo alla innova-zione della riforma Fornero, stabilendo chei termini ridotti a 30 o 20 giorni trovanoapplicazione anche “in ogni al tro casoprevisto dai contratti col lettivi stipu-lati ad ogni livello dalle organizzazioni sin-

dacali comparativamente più rappresentativesul piano nazionale”.Ciò legittimava il CCNL Uneba 8.5.13,che su questa materia è ampiamente derego-latorio, consentendo intervalli di 20/30giorni per qualsiasi causale.Tuttavia s uc c e s s i v am e nt e i l D.L.28.6.2013 n.76, detto“pacchetto lavoro”,all’art.7 lett.c) punto 3 stabilisce: “Qualorail lavoratore venga riassunto a termine, aisensi dell’articolo 1, entro un periodo didieci giorni dalla data di scadenza di un con-tratto di durata fino a sei mesi, ovvero ventigiorni dalla data di scadenza di un contrattodi durata superiore ai sei mesi, il secondocontratto si considera a tempo indetermina-to. Le disposizioni di cui al presente com-ma non trovano applicazione nei confrontidei lavoratori impiegati nelle attività sta-gionali di cui al comma 4-ter nonchè in re-lazione alle ipotesi individuate dai contratticollettivi, anche aziendali, stipulati dalle or-ganizzazioni dei lavoratori e dei datori di la-voro comparativamente più rappresentativesul piano nazionale.”

Dunque anche l’ordinamento, su questa ma-teria, ha fatto passi indietro notevoli (dovesiano finite le nobili finalità dissuasive del-la riforma Fornero nonché il contrasto allepratiche abusive, non è dato sapere).Di certo, l’ondivago atteggiamento del legi-slatore ha creato un danno all’Uneba che, conil CCNL stipulato appena un mese primadell’ultimo intervento legislativo, aveva sìottenuto deroga alla lunghezza degli interval-li, ma con controparti te, del tutto vani-ficate dalla legge. Possiamo pertanto affer-mare che una parte della nostra trattativa siastata resa improdutt iv a da interventi legi-slativi impropri ed incoerenti (o che si trattidi quelli antecedenti, o di quelli successivi).

Attualmente ci troviamo di fatto davanti aduna situazione paradossale: gli intervallipossono essere di 10/20 giorni in forza del-la legge 76/2013 o di 20/30 giorni in forza

CCNL Uneba:“deregulation” per

il contratto a termine

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• o con una interruzione della sequenza; intal caso essi o restano in ballo fino amax 5 anni dall’8.5.13 per formare cu-mulo con futuri contratti con motiva-zioni tecniche, organizzative e produtti-ve ma non con quel l i aventi moti -vazioni sosti tutive;

• o avendo già dato luogo ad una automa-tica trasformazione del rapporto di lavo-ro a tempo indeterminato (in tal caso,non sono più di ns. interesse).

B)C o nt rat t i a t erm i ne a cav al l odel l ’8 maggio 2013

Il periodo precedente all’8 maggio 2013 ri-cade sotto la precedente normativa, quellosuccessivo sotto la nuova.Pertanto il periodo precedente – fino all’8maggio compreso - concorre a formare cu-mulo con i precedenti contratti a termine,andando a ritroso senza limite temporale, aprescindere dalle motivazioni apposte incontratto. Se, durante lo stesso periodo pre-cedente, sono stati raggiunti i 36 mesi,opera la trasformazione automatica. Il periodo contrattuale successivo all’8maggio concorre a formare cumulo con pre-cedenti contratti a termine nel quinquennio8 maggio 2008 – 8 maggio 2013 solo se ilcontratto in corso è motivato da ragioni tec-niche, produttive ed organizzative. In questocaso, il periodo massimo complessivo oltreil quale scatterà automaticamente la trasfor-mazione del rapporto è di 42 mesi salvoproroga nei termini contrattuali e di legge.Qualora il contratto a cavallo dell’8 maggiofosse stato stipulato per ragioni sosti tu-ti ve, il periodo successivo all’8 maggio2013 non forma cumulo con contrattiprecedenti .

C) Contratti a termine stipulati do-po l ’8 maggio 2013

I contratti stipulati dopo l’8 maggio 2013ricadono integralmente sotto la nuova nor-mativa. Pertanto essi formano cumulo conprecedenti contratti nel quinquennio 8 mag-gio 2008 – 8 maggio 2013, entro il limitedi 42 mesi, solo se stipulati per motivazio-ni tecniche, produttive ed organizzative.Qualora stipulati per motivazioni sosti tu-tive, tali contratti non formano cumu-lo con precedenti contratti .

QUINTA CONTRORIFORMA: nes-sun mass i mal e per i contratti persosti tuzioneL’art.20 del nuovo CCNL stabilisce unapercentuale massima del 30% del per-

del CCNL. Quale dei due limiti dovrà esse-re osservato dagli Enti associati?Secondo i principi generali, dovrebbe pre-valere ciò che è più favorevole al lavorato-re. Ma in questo caso, dobbiamo considera-re più favorevoli al lavoratore i 10/20 gior-ni della legge oppure i 20/30 giorni delCCNL? Aspettando che qualcuno ce lo ven-ga a spiegare, sarà opportuno comportarsisecondo criteri cautelativi.Qualora il lavoratore a termine, ad esem-pio, venisse riassunto dopo 15 giorni, eglinon avrebbe diritti secondo la legge, mapotrebbe invocare il CCNL. L’ o pz i o ne caut e l at i v a è dunqueaspettare comunque i 20/30 giorni .

S ECONDA CONTRORIFORMA: 42mesiIl cumulo per effetto della successione dicontratti a termine sale da 36 mesi a 42mesi , considerando cumulabili i contrattistipulati per “mansioni equivalenti”.Dal ginepraio del concetto di “mansioniequivalenti” ci districhiamo nel seguentemodo: le mansioni equivalenti sono quellemansioni inquadrate (o inquadrabili) nellostesso livello contrattuale.

TER ZA C ON TR OR IF OR M A : i lquinquennioLa verifica del cumulo dei 42 mesi, com-prensivi di proroghe e rinnovi,va effettuatasul l ’arco del l ’ul ti mo qui nquenni o .Non avremo più pertanto la necessità, co-me richiede la legge, di andare indietroall’infinito alla ricerca di tracce di contrattia termine fino all’età della pietra.

QU A R TA C ON TR OR IF OR M A :esclusione del le sosti tuzioni dal cu-mulo per successione dei contrattiFormano cumulo, ai fini del superamentodei 42 mesi, solo i contratti a termine mo-tivati con ragioni tecniche, organizzative eproduttive; non quel l i motivati da so-sti tuzione. Si verifica pertanto la seguen-te situazione: A) Contratti a termine scaduti ante-

riormente al l ’8 maggio 2013Questi ricadono integralmente sotto la pre-cedente normativa.Nel precedente regime il periodo massimoconsentito come sommatoria era di 36 me-si, indifferentemente che si trattasse di mo-tivazioni organizzative o di sostituzioni,andando a ritroso senza limiti temporali.Pertanto i contratti a termine anteriori all’8maggio 2013 si sono conclusi:

Il nuovo “Contratto col -l etti vo nazi onal e di l a-voro per i l personale di -pendente dai settori so-cio ass i stenziale, socio-s ani tari o ed educat i v oU ne ba 2 0 1 0 - 2 0 1 2 ”, as uo t em po pubbl i cat osul si to www. uneba. org,è ora di sponi bi l e anchei n v ers i o ne s t am pat a.P er i nfo rmazi o ni e ri -chi es te te l efo nare al l as eg reteri a del l 'Uneba -tel . 06/5943091.

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sonale in servizio a tempo indeterminato perl’utilizzo dei contratti a termine e di sommi-nistrazione (all’interno di questo 30% lasomministrazione non può superare l’8%).Tuttavia i contratti a termine per sostituzionenon rientrano nei predetti l imiti ; per-tanto, in caso di assunzione a termine per so-stituzione, non si pone nemmeno il proble-ma di verificare il limite percentuale raggiun-to. Lo stesso dicasi nell’ipotesi di utilizzo dilavoro temporaneo mediante personale som-ministrato a termine ex art.19 nuovo CCNL.

S ES TA CONTRORIFORMA: senzal imiti anche le Case per ferie, i vi l -laggi-vacanza, i soggiorni cl imaticiOltre ai contratti per sostituzione, dal limi-te del 30%, ai sensi dell’art. 20 del nuovoCCNL, esulano anche le Case per ferie,i vi l laggi-vacanze ed i soggiorni cl i -matici . Viene così salvaguardata la pienaoperatività di strutture ricettive a caratterestagionale che svolgono un ruolo importan-te nei programmi di recupero psico-fisicodegli assistiti.

IL CODICE DELLE RESPONSABILITA’ AMMINISTRATIVE

Il Ministero della Giustizia ha approvato il Codice etico-comportamentale chel’UNEBA ha elaborato, dando attuazione alla legge delega 29 settembre 2000, n. 300,

e al decreto legislativo di attuazione n. 231 dell’8 giugno 2001, e successive modifica-zioni ed integrazioni. L’approvazione è intervenuta a conclusione di una lunga proceduraper adeguare il documento alle richieste dello stesso Ministero ed alle modificazioni le-gislative che si sono via via succedute nel sistema sanzionatorio che disciplina le formedi responsabilità amministrativa degli enti (associazioni riconosciute e non riconosciu-te, fondazioni, ONLUS, etc) per reati che possano essere stati commessi nel loro inte-resse o a loro vantaggio da soggetti che rivestono posizioni apicali nella loro struttura,da dipendenti o da collaboratori degli stessi enti. E’ una normativa molto complessa ed articolata e comporta la responsabilità dell’Enteper tutti gli atti compiuti nel loro vantaggio o interesse, ed è “presunta” quandol’illecito sia stato compiuto da persona che riveste posizioni apicali nell’Ente, “da di-mostrare”, quando sia stato compiuto da un dipendente o altra persona che abbia agito asuo nome.Questa responsabilità dell’Ente può tuttavia essere evitata, se sia stato adottato un Codi-ce etico comportamentale contenente la dichiarazione dei valori cui si ispira l’attività el’insieme dei diritti e doveri e delle responsabilità di dipendenti, collaboratori, fornitori,etc. ed un modello organizzativo contenente le procedure da seguire nello svolgimentodelle attività. Questi documenti, se approvati dal Ministero della Giustizia, in caso dicontestazioni in sede giudiziaria sono considerati idonei dal giudice per regolamentare lediverse ipotesi di responsabilità a tutela degli amministratori e dell’ente stesso.Per venire incontro alle esigenze dei propri associati, l’UNEBA, in attuazione dell’art. 6del decreto n. 231/2001 che prevede che le associazioni rappresentative degli enti possa-no redigere Codici di comportamento sulla base dei quali adottare coerenti modelli di or-ganizzazione e gestione ha elaborato il documento sulle attività amministrative da cuipossono derivare responsabilità amministrative dell’Ente gestore di servizi socioassi-stenziali, sociosanitari e socioeducativi, il modello organizzativo ed il codice etico-com-portamentale Una prima bozza di questo era già stato reso disponibile sul sito UNEBAcon l’avvertenza che si era ancora in attesa dell’approvazione ministeriale.Il testo, che è consultabile nella parte riservata del sito UNEBA, è stato approvato dalMinistero della giustizia con provvedimento (circolare n.11) del 19 giugno 2013, giudi-candolo idoneo al raggiungimento dello scopo fissato dall’art. 6, comma 3, del D. Lgvon. 231/2001. Lo stesso Ministero ha precisato: “Resta impregiudicata ogni valutazionesulle modalità di implementazione del codice e sulla concreta attuazione dei modelli diorganizzazione e gestione da parte dei singoli enti”.Invitiamo gli enti a prenderne visione e ad adottarli con provvedimento formale cheeventualmente introduca nel pieno rispetto delle leggi, anche ulteriori aspetti o adatta-menti in relazione all’attività svolta ed alla propria realtà e ponendo costante attenzionealla sua applicazione.

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per ciascun anno finanziario, con i dati dellegale rappresentante (nominativo, codicefiscale, luogo e data di nascita), la firma inoriginale e copia del suo documento di iden-tità, deve essere inoltrata, con raccomanda-ta, al Ministero del Lavoro – DG Terzo set-tore – Div. I – Via Fornovo, 8 – 00192Roma. Deve contenere la dichiarazione spe-cifica di avere ancora diritto alla percezioneal contributo del 5 per mille, l’importoesatto del beneficio, a quale anno finanzia-rio si riferisce e le coordinate IBAN per ilversamento sul conto.

Modal i tà di pagamentoD) La nostra associazione dovrà beneficiaredi una somma del 5 per mille; non abbiamoun conto corrente intestato all’associazione,vorremmo sapere se ci sono delle vie alter-native.R) Al momento sono consentite solo duemodalità di pagamento del contributo. Persomme superiori a 1.000 euro unicamentetramite versamento in conto corrente banca-rio o postale intestato all’Ente. Per sommeinferiori a 1.000 euro sia tramite versamen-to in conto corrente, sia tramite rimessa di-retta al legale rappresentante dell’Ente pressola Tesoreria provinciale della Banca d’Italia(è possibile solo se l’Ente non ha un contocorrente e non desidera aprirne uno e se icontributi sono inferiori ai 1.000 euro). Larichiesta va presentata direttamente al Mini-stero del Lavoro – DG Terzo settore – Div.I – Via Fornovo, 8 – 00192 Roma, indican-do i dati del legale rappresentante (nominati-vo, codice fiscale, luogo e data di nascita) edichiarando di avere ancora diritto alla perce-zione al contributo del 5 per mille.

SEZIONE RENDICONTAZIONE DEL BENEFICIO

Resti tuzione del la somma percepitao di una parte di essaD) In quali casi va restituita la somma per-cepita dall’l’Ente beneficiario?R) Quando non è stata spesa entro l’annosuccessivo al momento della percezione;

SEZIONE EROGAZIONE DEL BENEFICIO

Anno finanziarioD) Sul bonifico del 5 per mille che ho rice-vuto sono riportati due anni 2010 e 2009,ma a quale contributo si riferisce dei due?R) I due anni indicati sono l’anno finanzia-rio e l’anno dei redditi sui quali si applica il5 per mille, es. 2010/2009 indica l’anno fi-nanziario 2010, redditi 2009. Nelle comu-nicazioni delle Amministrazioni viene ge-neralmente indicato uno solo di tali anni,l’anno finanziario. Anche nelle comunica-zioni dei beneficiari è opportuno indicaresempre e solo l’anno finanziario.

Mancato accredito del contributoD) Dagli Elenchi pubblicati dall’Agenziadelle Entrate risulta che abbiamo diritto al5 per mille degli anni 2006, 2007, 2008 e2009 ma ad oggi non abbiamo ancora rice-vuto gli importi relativi. Cosa dobbiamofare per avere accreditati questi fondi?R) Le somme iscritte nel bilancio delloStato cadono in perenzione (non sono piùdisponibili nel bilancio dello Stato) dopo ilsecondo esercizio finanziario successivo: adesempio, nel 2013 per il contributo del 5per mille sono in perenzione gli anni finan-ziari dal 2006 al 2009. Tali contributi pe-renti non sono perduti perché il Ministerodell’Economia e Finanze emana un decretodi reiscrizione in bilancio per i soggettiaventi diritto che ne hanno fatto richiestadettagliata al Ministero del Lavoro. La richiesta di reiscrizione, ognuna distinta

5 per mille: le domande più frequenti a cura di Alessio Affanni

E’ disponibile una nuova sezione, sul sitointernet del Ministero del Lavoro e dellePolitiche sociali, dedicata alle domande po-ste più frequentemente (le cosiddetteFAQ, cioè le “Frequently Asked Que-stions”) sul 5 per mille. Riportiamo le piùsignificative, rinviando, per la consultazio-ne completa, al sito www.lavoro.gov.it

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quando l’attività è cessata o l’ente non per-segue più gli scopi sociali; quando non hatrasmesso al Ministero del Lavoro richie-dente le integrazioni richieste (es. fatture,buste paga) oppure sia stata accertata lamendacità delle dichiarazioni effettuate.D) Come si restituisce la somma?R) Presso la Banca d’Italia compilando ilmodello 121T di riversamento a disposizio-ne presso tutte le sue sedi territorialmentecompetenti con le seguenti indicazioni “Ca-pitolo: 3670 - Capo: 27 - Causale: Restitu-zione 5 per mille anno 20__ Codice Fiscalee NomeAssociazione”. In alternativa è pos-sibile pagare con bonifico bancario (non online perché dovrà poi essere trasmessa alMinistero del Lavoro – DG Terzo settore –Div. I – Via Fornovo, 8 – 00192 Roma co-pia del bonifico il cui originale vale comericevuta). In questo caso è necessario utiliz-zare il codice IBAN della Tesoreria territo-rialmente competente presso la quale dovràessere effettuato il versamento. Tale IBANè scaricabile collegandosi al sito della Ra-gioneria Generale dello Stato – Tesoreriadello Stato – Codici IBAN (fare riferimentoal capitolo 3670 capo 27 dell’elenco).

DevoluzioneD) La nostra associazione che si sta scio-gliendo ha deciso di devolvere il proprio pa-trimonio ad un’altra associazione. S i puòdevolvere anche il contributo percepito co-me 5 per mille?R) Il contributo del 5 per mille non può es-sere devoluto. Infatti, ai sensi del DPCMdel 23/4/2010, l’Ente beneficiario non hadiri t to al contributo qualora, primadell’erogazione delle somme allo stesso de-stinate, risulti aver cessato l’attività o nonsvolga più l’attività che da diritto al benefi-cio. Unica deroga nel caso in cui l’Ente siastato autorizzato alla devoluzione dall’exAgenzia del Terzo Settore.

AccantonamentoD) E’ possibile accantonare la somma oltrel’anno da quando è stata percepita per pro-getti futuri?R) No, le norme richiedono che la sommasia spesa e rendicontata per l’intero a penadi restituzione, in quanto può essere impie-gata per vari scopi, anche per le spese ge-nerali della struttura, ovvero per l’acquistodi beni essenziali al suo funzionamento oper il pagamento di utenze. Tuttavia, lapossibilità dell’accantonamento di una par-te della somma è prevista nelle nuove li-nee-guida sulla rendicontazione, recente-

mente pubblicate sul sito del Ministero.

Rendicontazione di spese prima delpagamentoD) Posso inserire nel rendiconto le speseche ho sostenuto prima che mi venisse ef-fettivamente liquidato il contributo?R) La norma prevede che la rendicontazioneriguardi le spese sostenute dopo il paga-mento; tuttavia, a causa del considerevolelasso di tempo che intercorre tra la dichiara-zione dei redditi e l’effettiva liquidazionedella somma, si accettano come corretta-mente rendicontabili anche le spese soste-nute (ed illustrate in una relazione descritti-va) a partire dalla pubblicazione dell’elencodefinitivo, nel quale il beneficiario risultaammesso al contributo.D) Posso rendicontare le spese sostenuteper ambulanze o beni di utilità sociale?R) Si, purché lo stesso bene non sia statogià acquistato interamente con altre sovven-zioni pubbliche. Pertanto si richiede una di-chiarazione sostitutiva di atto notorio aisensi del D.P.R. n. 445/2000 a firma dellegale rappresentante dell’Ente.

Rendicontazione cumulativa di piùanniD) È possibile presentare rendiconti cumu-lativi di vari anni?R) No i rendiconti devono essere separatiper anno di contribuzione e possono noncoincidere con l’anno solare/esercizio finan-ziario del bilancio.

ContattiPer informazioni il Centro di Contatto delMinistero del Lavoro e delle Politiche So-ciali risponde al numero gratuito 800 196196 dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 al-le ore 20.00.- Per informazioni relative alla mancata o

erronea erogazione del 5 per mille è pos-sibi le inviare una emaila [email protected]

- Per informazioni sulla rendicontazio-ne delle spese relative al 5 per milleè pos s i b i l e i nv i are un em ai la [email protected]

Nell’email dovranno essere indicati semprel’anno finanziario del contributo e il codicefiscale, l ’indirizzo ed email / telefo-no/fax/cellulare dell’Ente.

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disponibile sul territorio nazionale prima di avviare il processo di

istruttoria per il rilascio del “nulla osta al lavoro subordinato” che

consenta l’ingresso dall’estero di un lavoratore non comunitario;

- vengono semplificate le procedure di rilascio dei visti per studio e

formazione professionale, nei confronti di stranieri ammessi a

frequentare i corsi di formazione professionale e a svolgere i tiro-

cini formativi;

- viene rifinanziato il Fondo per l’accoglienza dei minori stra-nieri, istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche so-

ciali, che per l’anno corrente risultava privo di disponibilità, per

far fronte, almeno parzialmente, alle esigenze finanziarie degli

enti locali;

- si prevede uno snellimento del procedimento di emersione dei

cittadini non comunitari irregolari.

DECRETO DEL “FARE”: DISPOSIZIONIURGENTI PER IL RILANCIODELL’ECONOMIA

Supplemento Ordinario n. 50 alla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 144 del 21 giugno 2013

Il Decreto Legge n. 69 del 21 giugno 2013, cosiddetto Decreto del

“fare” (convertito poi nella Legge n. 98 del 9 agosto 2013, pubbli-

cata sul Supplemento ordinario n. 63 alla Gazzetta Ufficiale n. 194

del 20 agosto 2013), stabilisce misure per il rilancio dell’economia e

prevede semplificazioni di adempimenti formali in materia di lavoro

e impresa. Vi sono, però, anche altre disposizioni riguardanti i citta-

dini, illustrate di seguito.

Per quanto riguarda l’Agenda digitale, vengono previste misure per

favorire la diffusione del domicilio digitale: all’atto della richiesta

della carta d’identità elettronica o del documento unificato, il citta-

dino potrà chiedere una casella di posta elettronica certificata

(PEC). La PEC verrà inoltre attribuita automaticamente al momento

della richiesta di iscrizione all’anagrafe, di cambio di residenza o

del nuovo documento unificato, che andrà a sostituire l’attuale tes-

serino sanitario, ma sarà attivata solo su richiesta del cittadino. Vie-

ne inoltre istituito il servizio SPID (Sistema Pubblico per la gestione

dell’Identità Digitale di cittadini e imprese) per facilitare l’accesso

in rete a tutti i servizi digitali offerti dalle pubbliche amministrazio-

ni. Prevista la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico, che

conterrà anche un dossier farmaceutico con i dati e le notizie riguar-

danti le terapie necessarie.

Prevista la liberalizzazione dell’accesso ad Internet (wi-fi libero).

Resta l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità mediante

l’identificativo del dispositivo utilizzato, ma l’accesso ad internet

per il pubblico sarà libero e non richiederà più l’identificazione per-

sonale dell’utilizzatore (se l’accesso alla rete offerta dal gestore non

costituisce la sua attività commerciale prevalente).

Per quanto riguarda la donazione degli organi, per rendere più effi-

ciente l’operatività del sistema nazionale dei trapianti, si introduce

l’obbligo per i Comuni di comunicare tempestivamente con mezzo

telematico al Sistema Informatico Trapianti gli atti di consenso

all’espianto manifestato ai donatori.

Per quanto concerne l’acquisizione della cittadinanza italiana, si

prevedono semplificazioni delle procedure di riconoscimento della

STATO

PRIMI INTERVENTI URGENTI PERL’OCCUPAZIONE, LA COESIONE SOCIALE E ALTRE MISURE FINANZIARIE URGENTI

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 150 del 28 giugno 2013

Con Decreto Legge n. 76 del 28 giugno 2013 (convertito poi nella

Legge n. 99 del 9 agosto 2013, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale

n. 196 del 22 agosto 2013) sono stati stabiliti i primi interventi ur-

genti per la promozione dell’occupazione, in particolare giovanile,

della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul valore ag-

giunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti.

Le principali novità sono rappresentate dagli incentivi previsti a fa-

vore dei datori di lavoro in caso di assunzione a tempo indetermina-

to di lavoratori giovani e dalle misure finalizzate a favorire

l’utilizzo del contratto di apprendistato. Il Decreto, inoltre, incide

sul lavoro a tempo determinato, intermittente, a progetto e occasio-

nale accessorio, modificando la legge di riforma del mercato del la-

voro (Legge Fornero) e si chiude con alcune disposizioni in materia

fiscale (tra le quali il previsto aumento dell’aliquota ordinaria

dell’IVA al 22 %).

Si segnala, in particolare, l’art. 3 del Decreto, riguardante misureurgenti per l’occupazione giovanile e contro la povertà nel Mez-zogiorno: si introducono misure per promuovere l’imprenditorialità

e coinvolgere in tirocini formativi i giovani inattivi fra i 18 e i 29

anni, residenti e/o domiciliati nelle regioni del Mezzogiorno, non-

ché per favorire la promozione e realizzazione di progetti promossi

da giovani e da persone di categorie svantaggiate per

l’infrastrutturazione sociale e la valorizzazione di beni pubblici.

Previsto anche il finanziamento del Piano di Azione e Coesione, mi-

sura rivolta a enti e organizzazioni del privato sociale che coinvol-

gano giovani in progetti di valorizzazione dei beni pubblici e di in-

clusione sociale.

Al fine di ridurre la povertà assoluta viene avviato il “Programma

per l’inclusione sociale”, estendendo la nuova ”Carta perl’inclusione sociale” a tutti i territori del Mezzogiorno che non sia-

no stati già interessati da tale intervento. Le Regioni potranno finan-

ziare ulteriormente o ampliare l’ambito territoriale, se dispongono

di fondi propri.

All’art. 6 sono indicate disposizioni in materia di istruzione eformazione professionale: gli istituti professionali potranno utiliz-

zare fino al 25% dell’orario annuale delle lezioni per sviluppare ar-

gomenti connessi alle specifiche necessità di settori del mercato del

lavoro.

All’art. 8 si stabilisce l’istituzione della Banca dati delle politicheattive e passive presso il Ministero del lavoro e delle Politiche so-

ciali, finalizzata a raccogliere informazioni sui soggetti da collocare

sul mercato del lavoro, sulla domanda di lavoro proveniente dalle

imprese, nonché sui servizi destinati a migliorare le opportunità di

impiego.

Nelle disposizioni finali del Decreto, relativamente

all’immigrazione:

- si introduce la preliminare verifica della presenza di un lavoratore

Norme giuridiche e Giurisprudenzan.154

* a cura di Alessio Affanni e Sergio Zanarella

*consulenza per enti non profit - www.studiononprofit. it - www.facebook .com/studiononprofit.snp

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di ONLUS (capitolo 3.16) e a cessioni di terreni effettuati da privati

a favore di ONLUS (capitolo 4.9) la Guida precisa che è dovuta

l’imposta di registro nella misura fissa di 168 euro, ove ricorrano le

seguenti condizioni:

– che la ONLUS dichiari nell’atto che intende utilizzare direttamen-

te i beni per lo svolgimento della propria attività;

– e che realizzi l’effettivo utilizzo diretto entro due anni

dall’acquisto.

Per le organizzazioni di volontariato si applicano le disposizioni di

maggior favore previste dall’art. 8‚ comma 1 della Legge 266/91‚

laddove si stabilisce l’esenzione anche dall’imposta di registro.

A questo si aggiunge, in ogni caso, il versamento di un’imposta ipo-

tecaria del 2% e un’imposta catastale dell’1% sul valore del bene

trasferito o ceduto.

L’associazione beneficiaria decade dall’agevolazione descritta in caso

di dichiarazione mendace o di mancata effettiva utilizzazione del bene

per lo svolgimento della propria attività istituzionale nel biennio.

In caso di decadenza viene recuperata l’imposta in misura ordinaria e

applicata una sanzione amministrativa pari al 30% della stessa impo-

sta.

Se l’acquisto dell’immobile non è destinato all’attività principale

svolta dalla ONLUS, ma ad un’attività accessoria, il regime di tassa-

zione segue le regole ordinarie dettate per i trasferimenti dei relativi

immobili.

La parte 6 (cap. 6.48) è incentrato invece sugli atti costitutivi di en-ti diversi dalle società con conseguente trattazione delle agevola-zioni previste per le organizzazioni di volontariato. Si stabilisce

(in modo chiaro e definitivo, come già previsto nella circolare 38/E

del 1° agosto 2011) che gli atti costitutivi delle organizzazioni di vo-

lontariato di cui all’articolo 3 della legge n. 266 del 1991 e gli atti

connessi allo svolgimento delle loro attività sono esenti dall’imposta

di bollo e dall’imposta di registro. L’applicazione dell’esenzione

dall’imposta è subordinata alla circostanza che le organizzazioni di

volontariato siano iscritte nei registri del volontariato tenuti dalle re-

gioni e dalle province autonome. La Guida però sottolinea che molte

leggi regionali stabiliscono che le organizzazioni di volontariato

possano richiedere tale iscrizione solo dopo la registrazione dell’atto

costitutivo e dello statuto. Pertanto esse fruiscono dell’esenzione

d’imposta prima dell’iscrizione in tali registri, ma dovranno comu-

nicare tempestivamente l’avvenuta iscrizione all’Agenzia delle En-

trate in cui sono stati registrati gli atti. Gli uffici dell’Agenzia delle

Entrate, nel caso in cui non risulti avvenuta l’iscrizione nei tempi

utili per l’accertamento, procederanno al recupero delle imposte non

pagate con applicazione dei relativi interessi e sanzioni.

REGIONI

CALABRIA

NORME SUI SERVIZI EDUCATIVI PER LA PRIMA INFANZIA

Supplemento straordinario n. 3 del 5 aprile 2013 al Bol-lettino Ufficiale Regione Calabria n. 7 del 2 aprile 2013

Con la Legge regionale n. 15 del 29 marzo 2013, la Regione Cala-

bria ha inteso promuovere e sostenere gli interventi per la qualifica-

zione e lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia.

I nidi e i servizi integrativi possono essere ubicati nella stessa strut-

tura, in modo da ampliare le opportunità di offerta, assicurare la

continuità e contenere i costi di gestione, e possono essere istituiti

cittadinanza del figlio nato in Italia da genitori stranieri al compi-

mento della maggiore età - nei casi previsti dalla legge - in modo da

evitare che disfunzioni o inadempienze. Possibilità di ottenere la cit-

tadinanza italiana anche per il neo diciottenne che non abbia adem-

piuto a tali obblighi amministrativi, non per colpa sua ma per respon-

sabilità attribuibili all’amministrazione o ai genitori, con possibilità

di dimostrare il possesso dei requisiti con qualunque documento.

Per quanto riguarda l’efficienza della pubblica amministrazione,

viene previsto per le imprese un indennizzo di 30 euro al giorno fi-

no ad un massimo di 2.000 euro in caso di inosservanza del termine

di conclusione del procedimento amministrativo promosso ad istan-

za di parte. Le singole amministrazioni devono pubblicare lo sca-

denziario delle date di efficacia dei nuovi obblighi amministrativi.

In merito alle attività di Equitalia, se l’unico immobile di proprietà

del debitore è adibito ad abitazione principale, non può essere pi-

gnorato, ad eccezione dei casi in cui l’immobile sia di lusso o co-

munque classificato nelle categorie catastali A/8 e A/9 (ville e ca-

stelli). Rateizzazione dei debiti tributari fino a 72 rate mensili, con

ulteriori dilazioni in caso di peggioramento delle condizioni econo-

miche del debitore.

Viene, infine, ripristinata la procedura della mediazione obbligato-ria per numerose tipologie di cause civili, incluse quelle relative al-

la responsabilità medico-sanitaria, con l’esclusione delle controver-

sie per danni da circolazione stradale: l’obiettivo è quello di dimi-

nuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata.

AUMENTO DELL’IMPOSTA DI BOLLO

Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 147 del 25 giugno 2013

Con la Legge n. 71 del 24 giugno 2013, di conversione del Decreto

Legge n. 43 del 26 aprile 2013, è stato stabilito l’aumento

dell’imposta di bollo. In particolare, gli importi in precedenza stabi-

liti in 1,81 e 14,62 euro passano, rispettivamente, a 2 e 16 euro.

L’aumento riguarda una serie di documenti che interessa diversi

soggetti. In particolare l’imposta di bollo che oggi è pari a euro 2 ri-

guarda: le fatture che contengono importi non assoggettati ad Iva;

gli estratti conti o altri documenti di accreditamento o addebitamen-

to per somme superiori a euro 77,47; ricevute o lettere commerciali

presentate per l’incasso presso gli istituti di credito per somme infe-

riori a 129,11 euro. L’aumento, invece, da euro 14,62 a euro 16 ri-

guarda, a titolo esemplificativo: gli atti rogati o autenticati da un no-

taio o altro pubblico ufficiale; le scritture private per le quali vie-ne effettuata la registrazione presso gli uffici dell’agenzia delleentrate (es. statuti o loro variazioni oppure le convenzioni);istanze, memorie, ricorsi, dirette agli organi dell’amministrazione

dello Stato e degli enti pubblici territoriali tendenti ad ottenere rila-

sci di certificati ovvero provvedimenti amministrativi.

È possibile continuare ad utilizzare le vecchie marche da bollo da

euro 1,81 e da euro 14,62, integrandole con marche da bollo che

raggiungano i nuovi importi dovuti.

ONLUS: CHIARIMENTI DEFINITIVI SULLEESENZIONI D’IMPOSTA DI REGISTRO

Circolare dell’Agenzia delle Entrate pubblicata sul sito il29 maggio 2013

L’Agenzia delle Entrate, con la circolare 18/E del 29 maggio 2013,

ha pubblicato una Guida operativa sull’imposta di registro.

In merito a trasferimenti di fabbricati effettuati da privati in favore

Page 22: Nuova Proposta settembre ottobre 2013

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anche all’interno dei luoghi di lavoro.

Soggetti pubblici e privati possono istituire micro nidi di infanzia,

che prevedono l’accoglienza di un numero ridotto di bambini, anche

quali servizi aggregati ad altri servizi per l’infanzia già funzionanti

o di nuova istituzione.

La Giunta regionale approva il Piano triennale regionale dei ser-vizi educativi per i bambini da zero a tre anni, con cui definisce i

criteri di programmazione, promuove il riequilibrio territoriale dei

servizi e valorizza il rapporto tra pubblico e privato sociale al fine di

ampliare la libertà di scelta nei percorsi educativi.

I servizi educativi integrativi al nido sono:

a) i servizi educativi presso il domicilio della famiglia o

dell’educatore, che possono accogliere al massimo cinque bambi-

ni in spazi idonei e sicuri;

b) i centri per bambini e famiglie, che accolgono bambini insieme

ad un adulto accompagnatore per fini di aggregazione sociale e

ludica per i bambini e di comunicazione ed incontro per gli adul-

ti;

c) gli spazi gioco per bambini, che con finalità di cura, educativa,

ludica di socializzazione per bambini da diciotto a trentasei mesi

(senza servizio di mensa e spazi per il riposo).

La Giunta regionale definisce, con uno o più regolamenti, i requisiti

organizzativi e strutturali di tutti i servizi socio-educativi per la pri-

ma infanzia.

I soggetti privati gestori di servizi educativi per la prima infan-zia, che accolgono bambini di età inferiore a tre anni, necessitanodi autorizzazione al funzionamento, indipendentemente dalla loro

denominazione. L’autorizzazione è concessa dal Comune, sentito il

parere del gruppo tecnico, in presenza dei requisiti strutturali ed or-

ganizzativi richiesti. Anche l’accreditamento è concesso dal Co-mune, sentito il parere del gruppo tecnico, in presenza di requisitiaggiuntivi rispetto a quelli richiesti per l’autorizzazione al fun-zionamento (tra i quali l’adozione di una Carta dei servizi,

l’accoglienza di tutti i bambini, compresi quelli disabili, e una su-

pervisione pedagogica continuativa).

L’accreditamento costituisce condizione per l’accesso ai finan-ziamenti pubblici da parte di servizi educativi gestiti da privati.

Chiunque eroghi un servizio socio-educativo senza la preventiva au-

torizzazione al funzionamento è soggetto ad una sanzione ammini-

strativa. I Comuni, anche su richiesta della Regione, procedono a

verifiche periodiche per accertare la permanenza dei requisitirichiesti.

Presso ciascun Comune sono istituiti i registri dei soggetti autoriz-

zati a gestire i servizi socio educativi per la prima infanzia, dei sog-

getti accreditati e dei servizi integrativi che hanno presentato segna-

lazione certificata d’inizio attività.

La legge regionale 27 agosto 1973, n. 12 (Disciplina degli asili ni-

do) è abrogata.

CAMPANIA

PROGRAMMA REGIONALESPERIMENTALE PER PERSONE AFFETTE DA SLA

Bollettino Ufficiale Regione Campania n. 12 del 25 febbraio 2013

Con Delibera della Giunta Regionale n. 34 dell’8 febbraio2013 è stato approvato il Programma regionale sperimentale per

persone affette da SLA e da altre malattie del motoneurone (inte-

grando le azioni previste dalla precedente Delibera di Giunta, la

n. 115 del 20 marzo 2012). Per l’attuazione del Programma regio-

nale sperimentale, allegato alla Delibera, si prevedere che le ri-

sorse disponibili siano ripartite ed assegnate ai Comuni capofila,

sulla base del numero di progetti personalizzati predisposti, anche

a ciclo continuo, fino ad esaurimento delle risorse. Al fine di ga-

rantire pari condizioni di accesso a tutti i destinatari del program-

ma sperimentale, i Comuni capofila potranno includere nella pro-

gettazione di Ambito anche interventi per persone ammalate resi-

denti in Comuni non associati o che non espletino le procedure

previste.

In allegato alla Delibera c’è anche la modulistica per la presenta-

zione delle domande da parte dei cittadini affetti da SLA ed altre

malattie del motoneurone o dei loro familiari, con definizione dei

livelli di disabilità e bisogno socio-assistenziale per l’accesso agli

assegni di cura.

LOMBARDIA

ATTIVITA’ DI PROMOZIONE DEL RECUPERO E DISTRIBUZIONE

DEI PRODOTTI ALIMENTARI AI FINI DELLA SOLIDARIETA’ SOCIALE

Bollettino Ufficiale Regione Lombardia Serie ordinaria n. 9 del 27 febbraio 2013

Con Delibera della Giunta regionale n. IX/4878 del 21 feb-braio 2013 sono state determinate le attività di promozione del

recupero e della distribuzione dei prodotti alimentari a fini di so-

lidarietà sociale.

Il primo scopo è incrementare il raccolto, in particolar modo

dai canali industria e distribuzione nonché dai punti di vendita

della Grande Distribuzione Organizzata sia in termini di quan-

titativo raccolto (tonnellate) che di numero di aziende donatrici

coinvolte.

Il secondo scopo è incentivare i rapporti di mutua assistenza fra

gli enti, sia al fine di razionalizzare la logistica, che per migliora-

re il servizio agli assistiti (fare rete) con azioni che favoriscano

l’integrazione fra strutture già convenzionate e quelle in”lista di

attesa”, nonché il raggiungimento di un maggior numero di pove-

ri razionalizzando e favorendo una sinergia operativa tra strutture

“omogenee” per origine (es. S. Vincenzo, unità pastorali Caritas)

e per localizzazione territoriale.

Terzo scopo è la promozione e la formazione alle strutture carita-

tive con l’obiettivo di innalzare la capacità di gestione e il livello

di consapevolezza nel trattamento di alimenti freschi e deperibili.

Come quarto scopo c’è il supporto alle emergenze, sulla scorta

delle esperienze passate (terremoto di Abruzzo ed Emilia).

Per quanto riguarda il miglioramento qualitativo dei prodotti for-

niti, si mira ad un’azione coordinata secondo le indicazioni del

Ministero della sanità sul fabbisogno nutrizionale ideale per sog-

getti sani, anche al fine di rispondere alle esigenze delle fasce di

destinatari maggiormente vulnerabili.

Previsti convegni, manifestazioni ed eventi culturali sul tema e lo

sviluppo del “Progetto scuola”, volto a portare nelle scuole il va-

lore della solidarietà e della lotta allo spreco.

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LINEE GUIDA REGIONALI SULLEADOZIONI NAZIONALI EDINTERNAZIONALI

Bollettino Ufficiale Regione Puglia n. 58 del 30 aprile 2013

Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 722 del 11 aprile2013 sono state approvate le Linee guida regionali sulle adozioni

nazionali ed internazionali. Il provvedimento di apre con un quadro

normativo e programmatorio nazionale e regionale e viene definito

il ruolo dei vari soggetti istituzionali, incluso il Garante regionale

dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con funzioni di segnala-

zione, promozione, monitoraggio e vigilanza, e quello della Com-

missione per le adozioni internazionali che, tra le varie funzioni, ha

anche quella di autorizzare l’attività degli enti (curando anche la te-

nuta del relativo albo) che assistono la coppia che intende portare a

termine un’adozione in un Paese straniero. Si prevede un ruolo an-che per le scuole di ogni ordine e grado, le quali possono contribui-

re concretamente, tra l’altro:

• ad un corretto processo di socializzazione di ogni minore;

• al superamento di stereotipi, a volte ancora presenti in alcuni libri

di testo, come quello di una rappresentazione dei rapporti familia-

ri basata sui soli legami biologici;

• alla promozione del cambiamento culturale che deve vedere i mi-

nori come soggetti di diritti e non oggetti dei bisogni dell’adulto.

L’Ufficio Scolastico Regionale dovrà garantire quindi, anche attra-

verso circolari e momenti di confronto, che le istituzioni scolastiche

di ogni ordine e grado mostrino particolare attenzione ad alcuni

aspetti peculiari della realtà del bambino adottato (tra cui

l’inserimento scolastico e le difficoltà di comportamento e di ap-

prendimento).

I soggetti del terzo settore e dell’associazionismo familiare po-

tranno promuovere e realizzare gruppi di mutuo e auto-aiuto tra le

famiglie disponibili all’accoglienza e le famiglie adottive o altra for-

ma di supporto e sostegno alla genitorialità.

In accordo con le azioni d’Ambito Territoriale, con il sostegno dei

Servizi Sociali e la supervisione dell’équipe integrata, i soggetti del

terzo settore potranno altresì promuovere la cultura dell’accoglienza

e della solidarietà nel territorio, sensibilizzando le comunità locali

ad una partecipazione attiva ed efficace.

Dettagliatamente definite anche le fasi post adozione. Si ritiene

fondamentale:

- accompagnare e sostenere l’inserimento adottivo e i nuovi equili-

bri familiari, soprattutto in presenza di altri figli, monitorando

eventuali segnali disfunzionali

- favorire l’integrazione del bambino nel nuovo contesto sociale e

la costruzione di un progetto educativo di inserimento e accom-

pagnamento scolastico personalizzato

- promuovere e offrire opportunità di confronto e di sostegno reci-

proco tra genitori adottivi

- implementare le azioni di follow up richieste dal Tribunale per i

Minorenni e dalle autorità centrali straniere

- in particolare, nell’adozione internazionale, offrire un’adeguata

tutela sanitaria del bambino, a partire dal rientro in Italia, a fini

preventivi, diagnostici e terapeutici in base all’area geografica di

provenienza

- prevedere incontri cadenzati con la famiglia adottiva e con il

bambino e visite domiciliari.

Alla Delibera è allegato lo Schema di protocollo operativo.

PUGLIA

NUOVE NORME IN MATERIA SOCIO-ASSISTENZIALE

Bollettino Ufficiale Regione Puglia n. 21 dell’11 febbraio 2103

Con la Legge Regionale n. 7 del 6 febbraio 2013 la Regione ha

pubblicato alcune norme urgenti in materia socio-assistenziale, che

vanno a modificare la normativa vigente in materia di organizzazio-

ne del sistema integrato delle azioni e dei servizi sociali (Legge re-

gionale n. 19 del 2006).

Vengono definite le competenze istituzionali di Regione, Province e

Comuni per la gestione degli interventi indifferibili per i minori fuo-

ri famiglia e i minori stranieri non accompagnati, per gli alunni di-

sabili e per le madri nubili con figli.

La Regione promuove forme innovative di strutture e servizi per le

persone, in relazione alla evoluzione del sistema dei bisogni della

popolazione pugliese, definendone, in apposito regolamento, i re-

quisiti strutturali, organizzativi e funzionali minimi per il rilascio

dell’autorizzazione al funzionamento. Tra i servizi innovativi: lecasa-famiglia con servizi formativi alle autonomie per

l’inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità, il centro

diurno integrato per il supporto cognitivo e comportamentale ai

soggetti affetti da demenza, l’albergo diffuso per l’accoglienza di

lavoratori stagionali stranieri immigrati ed il centro notturno di ac-

coglienza per persone senza fissa dimora.

Si puntualizza il ruolo delle ASP (Aziende di Servizi alla Persona)

nella definizione della programmazione sociale nelle materie di

competenza.

Vengono apportate anche delle modifiche urgenti che riguardano le

procedure di autorizzazione al funzionamento delle strutture e dei

servizi, specificando le competenze anche in materia di verifica e

controllo esercitate dai Comuni e vengono altresì definite le proce-

dure di trasformazione delle IPAB esistenti.

Si dà la possibilità all’Osservatorio regionale delle politiche sociali

di promuovere collaborazioni non onerose con istituzioni pubbliche

e private no profit, iscritte negli appositi registri regionali, nell’area

delle diverse abilità e delle patologie invalidanti.

Altra disposizione approvata riguarda le persone affette dal morbo

di Hansen: assegnato un finanziamento annuale nella misura

dell’1% del Fondo globale socio assistenziale da ripartire tra i Co-

muni di residenza sulla base del numero degli aventi diritto.

A favore delle persone con problemi di vista viene istituto il Centro

regionale dell’audiolibro, al fine di promuovere le tradizioni e la

cultura accessibile con funzioni didattiche e di scambio intergenera-

zionale.

Viene, infine, costituita la Commissione regionale Alzheimer e

viene adottato il Piano annuale regionale per la cura e l’assistenza

dei malati di Alzheimer e altre forme di demenza, con la correspon-

sione di un assegno di cura mensile ai pazienti che si trovano in sta-

to vegetativo o di minima coscienza.

Si fa presente che è stato presentato un ricorso (n. 55 del 18 aprile

2013) per sollevare la questione d’illegittimità costituzionale di al-

cune disposizioni di questa Legge: nella parte in cui autorizza la so-

stituzione di accordi contrattuali (in luogo della procedura di accre-

ditamento) delle convenzioni già in essere, stipulate dalla Regione

con le strutture sanitarie residenziali extra ospedaliere, e nella parte

in cui si revoca il trasferimento alle ASL di alcuni fondi con cui

vengono effettuati rimborsi delle spese di trasporto o di viaggio e

soggiorno per interventi di trapianto.

Page 24: Nuova Proposta settembre ottobre 2013

CO

LPO

D’A

LA

Ora a me pare che chiunque

potrebbe come il ragno filare dal

suo interno la propria cittadella -

le punte delle foglie e dei rami su

cui il ragno si appoggia all’inizio

dell’opera non sono molte, eppure esso riempie l’aria delle

proprie circolari volute di squisita bellezza.

L’uomo dovrebbe accontentarsi di appigli altrettanto scarni sui

quali appuntare la tela della sua anima, e tessere un arazzo

empireo, un ordito di simboli decifrabili dall’occhio spirituale, di

dolcezze godibili dal tatto spirituale, di spazio per il suo

fantasticare, di immagini di esatta precisione per il suo godimento.

Ma così varie sono le menti dei mortali e dedite a viaggi così

diversi, che l’esistenza di una comunanza di gusti e di una affinità

tra due o tre persone potrebbero sembrare dapprima del tutto

impossibili – tuttavia è vero il contrario.

John Keats - Lettera a John Hamilton Reynolds

Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza SocialeDirettore Responsabile: MAURIZIO GIORDANORedazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303e - mail: [email protected] - sito internet: www.uneba.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma N. 88 del 21/2/1991Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.itStampa: Consorzio AGE Arti Grafiche Europa - Roma

Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBAFinito di stampare nel settembre 2013

Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

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