NUMERO 2 OTTOBRE 2004 Sot dal Tôr - Il Paese delle Meridiane Ottobre 2004.pdf · 1. Il paesaggio...

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Sot dal Tôr - 33041 Aiello del Friuli (Ud) Italia - e-mail: [email protected] Supplemento al n. 37 di «VOCE ISONTINA» - Dir. Resp. ANDREA BELLAVITE AIELLO AI SUOI EMIGRATI Sot dal Tôr NUMERO 2 OTTOBRE 2004 LA STORIA DI AIELLO IN UN NUOVO LIBRO DI PERINI N el 1978 avevo pubblicato, edito dal Circolo Culturale “Colavini”, un libro sulla storia di Aiello dal titolo “Daèl. Una comunità del Friuli”. Da allora sono passati 26 anni, durante i quali non ho cessato di ricercare documenta- zione sul paese e sul suo passato. Così il materiale nuovo si è andato nel tempo indubbiamente ingros- sando. Nuove notizie, adeguamenti e precisazioni di quelle già pubbli- cate, curiosità ulteriori si sono an- date incasellando, vuoti documen- tari si sono riempiti. Tutta questa messe che si accu- mulava nei miei granai mi ha fatto pensare che fosse venuta l’ora di ri- scrivere quella storia, non per farne un’opera “riveduta e corretta”, co- me si suole dire, ma una pubblica- zione del tutto nuova per imposta- zione e racconto. Così è stato e il nuovo libro ha ve- duto finalmente la luce in quest’an- no 2004, con un titolo che certo si collega all’antico: Daèl. Aiello. Una comunità del Friuli. Si collega all’antico perché è la prosecuzione di quel percorso, ma vi ho aggiunto il nome italiano del paese perché mi sono sempre più accorto che, anche in Friuli, al di fuori di una ristretta fascia geografica che ci circonda, il nome Daèl non dice nulla, nessuno sa collegarlo al nostro paese. Il libro è edito dall’editrice “Go- liardica” di Trieste, sostenuto dal- l’Associazione culturale “Tormila- ghis”, ed è stato stampato grazie al contributo della Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello ed Aiel- lo e della Provincia di Udine. Nelle sue circa 450 pagine (cor- redate da una sessantina di illustra- zioni, tra le quali in particolare in- teressante, mi pare, quella che ri- porta il progetto per la stazione fer- roviaria di Aiello, mai costruita) si snoda la storia del paese, fatta per lo più di piccoli fatti, nei quali pro- tagonisti sono gli umili abitanti, contadini ed artigiani, che s’inne- stano sulla grande storia del Friuli e di tutta l’Europa in generale. Sul suo territorio vi sono testimonianze preistoriche e romane, fu poi pos- sesso del Patriarca di Aquileia e dal 1516 venne unito alla casa d’A- sburgo, verso la quale si creò un sentimento di fedeltà, le cui ultime vestigia non si sono indubbiamente ancora perdute. Ne emerge il ritrat- to di un paese certo di ridotte di- mensioni, ma con alcune sue carat- teristiche peculiari di vivacità e di centralità rispetto ad altre comunità viciniori. Ricordiamo in particola- re l’essere stato sede di una pieve con molte chiese ad essa legate, di una gastaldia patriarcale con giuri- sdizione su diversi villaggi (fino a Trivignano e Percoto), gastaldia sulla quale si innestò poi una giuri- sdizione privata ed un commissa- riato distrettuale, che fino al 1839 fecero del paese un centro giudizia- rio. Seguì l’epoca tardo asburgica, di fine Ottocento e primo Novecen- to, con un Aiello in crescita di abi- tanti, sede di un vivace movimento di associazionismo cattolico, di at- tività tessili e di un principio di in- dustrializzazione con il cotonificio Geotti o la fabbrica di sedie in can- na d’india. Elementi poi in parte perdutisi, ma ciò non toglie che Aiello abbia in seguito mantenuto una sua dimensione nei confronti dei paesi vicini ed una sua partico- larità. Oggi si confronta con una realtà in rapida evoluzione, in cui lo sviluppo delle comunicazioni e delle occasioni sembra mettere in discussione qualsiasi ruolo positi- vo per una piccola comunità. Si tratta. però, di cercare di affrontare la sfida con fiducia, guardando al- l’innovazione, senza dimenticarsi del passato, della tradizione, delle proprie particolarità, che possono essere anch’esse motivo ed ele- mento da sfruttare. È questo l’au- gurio che esce dalla pubblicazione. Essa, come detto, è più corposa di notizie per ogni periodo della storia aiellese (sono oltre il doppio le pa- gine rispetto al libro del ’78) ed inoltre ha due nuovi capitoli, uno che riguarda il periodo tra le due guerre mondiali, l’altro la storia delle Casse Rurali di Aiello e Joan- niz. Nel 2003 è infatti caduto il cen- tenario della presenza di attività di credito cooperativo ad Aiello Il libro è stato presentato il 14 maggio u.s. nella sala civica di Aiello dal prof. Cesare Scalon, do- cente all’Università di Udine. La sala era gremita e questa notevole presenza di aiellesi mi ha fatto molto piacere, essendo la testimo- continua in seconda pagina di STEFANO PERINI

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Sot dal Tôr - 33041 Aiello del Friuli (Ud) Italia - e-mail: [email protected] al n. 37 di «VOCE ISONTINA» - Dir. Resp. ANDREA BELLAVITE

AIELLO AI SUOI EMIGRATI

Sot dal TôrNUMERO 2 OTTOBRE 2004

LA STORIA DI AIELLOIN UN NUOVO LIBRO DI PERINI

Nel 1978 avevo pubblicato,edito dal Circolo Culturale“Colavini”, un libro sulla

storia di Aiello dal titolo “Daèl. Unacomunità del Friuli”. Da allora sonopassati 26 anni, durante i quali nonho cessato di ricercare documenta-zione sul paese e sul suo passato.Così il materiale nuovo si è andatonel tempo indubbiamente ingros-sando. Nuove notizie, adeguamentie precisazioni di quelle già pubbli-cate, curiosità ulteriori si sono an-date incasellando, vuoti documen-tari si sono riempiti.

Tutta questa messe che si accu-mulava nei miei granai mi ha fattopensare che fosse venuta l’ora di ri-scrivere quella storia, non per farneun’opera “riveduta e corretta”, co-me si suole dire, ma una pubblica-zione del tutto nuova per imposta-zione e racconto.

Così è stato e il nuovo libro ha ve-duto finalmente la luce in quest’an-no 2004, con un titolo che certo sicollega all’antico: Daèl. Aiello.Una comunità del Friuli. Si collegaall’antico perché è la prosecuzionedi quel percorso, ma vi ho aggiuntoil nome italiano del paese perché misono sempre più accorto che, anchein Friuli, al di fuori di una ristrettafascia geografica che ci circonda, ilnome Daèl non dice nulla, nessunosa collegarlo al nostro paese.

Il libro è edito dall’editrice “Go-liardica” di Trieste, sostenuto dal-l’Associazione culturale “Tormila-ghis”, ed è stato stampato grazie alcontributo della Banca di CreditoCooperativo di Fiumicello ed Aiel-lo e della Provincia di Udine.

Nelle sue circa 450 pagine (cor-redate da una sessantina di illustra-zioni, tra le quali in particolare in-teressante, mi pare, quella che ri-porta il progetto per la stazione fer-

roviaria di Aiello, mai costruita) sisnoda la storia del paese, fatta perlo più di piccoli fatti, nei quali pro-tagonisti sono gli umili abitanti,contadini ed artigiani, che s’inne-stano sulla grande storia del Friuli edi tutta l’Europa in generale. Sulsuo territorio vi sono testimonianzepreistoriche e romane, fu poi pos-sesso del Patriarca di Aquileia e dal1516 venne unito alla casa d’A-sburgo, verso la quale si creò unsentimento di fedeltà, le cui ultime

vestigia non si sono indubbiamenteancora perdute. Ne emerge il ritrat-to di un paese certo di ridotte di-mensioni, ma con alcune sue carat-teristiche peculiari di vivacità e dicentralità rispetto ad altre comunitàviciniori. Ricordiamo in particola-re l’essere stato sede di una pievecon molte chiese ad essa legate, diuna gastaldia patriarcale con giuri-sdizione su diversi villaggi (fino aTrivignano e Percoto), gastaldiasulla quale si innestò poi una giuri-

sdizione privata ed un commissa-riato distrettuale, che fino al 1839fecero del paese un centro giudizia-rio. Seguì l’epoca tardo asburgica,di fine Ottocento e primo Novecen-to, con un Aiello in crescita di abi-tanti, sede di un vivace movimentodi associazionismo cattolico, di at-tività tessili e di un principio di in-dustrializzazione con il cotonificioGeotti o la fabbrica di sedie in can-na d’india. Elementi poi in parteperdutisi, ma ciò non toglie cheAiello abbia in seguito mantenutouna sua dimensione nei confrontidei paesi vicini ed una sua partico-larità. Oggi si confronta con unarealtà in rapida evoluzione, in cui losviluppo delle comunicazioni edelle occasioni sembra mettere indiscussione qualsiasi ruolo positi-vo per una piccola comunità. Sitratta. però, di cercare di affrontarela sfida con fiducia, guardando al-l’innovazione, senza dimenticarsidel passato, della tradizione, delleproprie particolarità, che possonoessere anch’esse motivo ed ele-mento da sfruttare. È questo l’au-gurio che esce dalla pubblicazione.

Essa, come detto, è più corposa dinotizie per ogni periodo della storiaaiellese (sono oltre il doppio le pa-gine rispetto al libro del ’78) edinoltre ha due nuovi capitoli, unoche riguarda il periodo tra le dueguerre mondiali, l’altro la storiadelle Casse Rurali di Aiello e Joan-niz. Nel 2003 è infatti caduto il cen-tenario della presenza di attività dicredito cooperativo ad Aiello

Il libro è stato presentato il 14maggio u.s. nella sala civica diAiello dal prof. Cesare Scalon, do-cente all’Università di Udine. Lasala era gremita e questa notevolepresenza di aiellesi mi ha fattomolto piacere, essendo la testimo-

continua in seconda pagina

di STEFANO PERINI

2 Sot dal Tôr

nianza del loro interesse per le co-muni radici.Ecco l’indice del libro:1. Il paesaggio 2. Le origini 3. Me-dioevo 4. La gastaldia 5. La pieve 6.La comunità nel Basso Medioevo

(1202-1420) 7. Venezia (1420-1516) 8. Contrasti tra Patriarca edAustria per la gastaldia di Aiello(sec.XVI) 9. Aiello nel Cinquecento10. Guerra e Contea di Gradisca(1615-1717) 11. La comunità nelSeicento 12. Le chiese ed il conven-to (sec.XVII-XVIII) 13. Aiello nel

Settecento 14. Il periodo napoleoni-co 15. Restaurazione e rivoluzione(1814-48) 16. Serbidiola (1849-1914) 17. La Grande Guerra (1914-18) 18. Il primo dopoguerra (1919-23) 19. Tra le due guerre (1923-40)20. Sessant’anni in cifre 21. Le Cas-se Rurali di Aiello e Joanniz (1903-

2003) Appendici: gastaldi, pievani,degani, sindaci, toponomastica.[Coloro che fossero interessati allapubblicazione possono richiederla a:Stefano Perini, via Marconi, 5333041 Aiello - (UD)Il prezzo è di Euro 15,00 (più even-tuali spese postali).]

segue dalla prima pagina

90 ANNI DA SARAJEVO; SI BALLAVA AD AIELLO…Sot dal Tôr complimentandosi

con Stefano Perini per le sue preci-se ricerche che lo hanno portato al-la stampa del nuovo libro sul no-stro paese, trae da quest’ultimo, ilparagrafo Dopo Sarajevo del capi-tolo La Grande Guerra (1914-1918). Questo, sia per dare esem-pio dell’opera, che per commemo-rare l’anniversario ricorso il 28giugno scorso: novant’anni dallerivoltellate di Sarajevo ove perde-vano la vita S.A.I. l’arciduca Fran-cesco Ferdinando e la consorte du-chessa Sofia di Hohenberg, direttieredi al trono della duplice monar-chia.L’attentato fu un colpo al cuo-re dell’Europa che indusse al prin-cipio di una guerra che la sconvol-se e portò degli effetti inimmagina-bili e disastrosi anche per Aiello.

Si ballava ad Aiello la sera del 28giugno 1914, vigilia di S. Pietro ePaolo, per la tradizionale sagra di fi-ne giugno, quando giunse la notiziache Francesco Ferdinando, l’eredeal trono, era stato assassinato a Sa-rajevo. Immediatamente i festeggia-menti furono sospesi e all’aria di fe-sta se ne sostituì un’altra, fatta dipreoccupazione ed incertezza.

Quei colpi di rivoltella venivano aporre fine, anche se in quel momen-to nessuno se ne poteva render con-to, ad un’età che a molti aiellesi sem-brava allora imperitura, l’età del-l’Austria-Ungheria e dell’Impero,che stava invece per precipitarsi inun’avventura che ne avrebbe decre-tato la dissoluzione.

Si interrompeva pure un periodoche, anche se vedeva permanere seriproblemi economici e forti disparitàsociali, pareva lasciar scorgere nuo-vi sviluppi positivi sia nel campoeconomico che in quello di più di-gnitosi rapporti umani.

Nel giorni seguenti si tenne una so-lenne celebrazione per la morte diFrancesco Ferdinando. La sera dellavigilia le campane suonarono triste-mente per un’ora. L’indomani si cele-brò un rito funebre alla presenza delConsiglio comunale, della scolaresca,dei veterani, delle società cattolichecon i vessilli abbrunati. Subito dopo ilpodestà Perinello tenne un discorsod’occasione e inviò un telegramma dicondoglianze al Gabinetto imperialea nome del Comune. Per otto giornifurono esposte le bandiere a lutto.

L’assassinio fu preso a pretesto dal-l’Austria per regolare i suoi conti conla Serbia, ritenuta responsabile del-

andando molto bene per gli esercitiaustro-ungarici.

La gran parte dei richiamati eranosoldati semplici o al massimo aveva-no il grado di caporale. Però vi eranopure gli ufficiali, come DomenicoPinat, primo tenente nel 64° reggi-mento, un’unità composta in preva-lenza da Romeni. Anche per coloroche erano a casa, seppur lontani dalpericolo, la situazione era difficile,in quanto le necessità della guerraavevano portato ad una sempre mag-gior diminuzione delle derrate ali-mentari disponibili. Ben presto nonci fu più pane bianco, per non parlaredella carne e di altri generi. I prezzisalivano. L’economia in genere stavasubendo una decisa trasformazione acausa della mancanza delle bracciapiù valide. Gli stessi lavori agricoli sifacevano più difficili. In tale stato dicose aumentò di vigore il contrab-bando dal vicino Regno d’Italia, pra-tica ora maggiormente tollerata dalleautorità austriache in quanto, dopotutto, introduceva nel paese derratedi cui si aveva bisogno. “Ci fu un for-te contrabbando di alimentari comefarina, risi, bestiame da macello, car-ne, conserve e pneumatici dall’Italiain Austria. Siccome questo contrab-bando era in favore dell’Austria, futollerato in silenzio e perfino inco-raggiato”. Così scrisse il sergenteMevlija della Gendarmeria.

Anche all’interno cominciava l’in-cetta. In particolare gli sloveni dellezone montuose erano sempre più allaricerca di prodotti agricoli, eludendoi controlli in materia. Tra la popola-zione, ansiosa per i suoi cari lontani,si indicevano collette e raccolte dimateriale per la Croce Rossa. A Nata-le, il primo Natale di guerra, in chiesasi raccolsero per i soldati 90 corone,817 sigarette, 14 sigari e vennero pu-re donati due orecchini con rubini ediamanti. Era anche partito il primoprestito di guerra, che lo Stato, sem-pre più bisognoso di denaro aveva in-detto. Il Comune di Aiello, patriotti-camente, sottoscrisse 21000 corone,seguito da diversi privati. Tra di loro ilparroco, che fece sottoscrivere duecedole anche con i proventi delle cap-pelle di Colloredo e del Crist.

Che i tempi si facessero più cupi losegnala, cosa inaudita, il furto conscasso tentato la notte tra il 28 e 29novembre ai danni della Cassa Rura-le. I due ladri, sorpresi, fuggirono do-po aver esploso due colpi di rivoltella.

Stefano Perini

l’accaduto. Il 25 luglio si iniziò la mo-bilitazione delle truppe in servizio. Ilgiorno seguente, domenica, cadeva latradizionale sagra di S. Giacomo e adAiello si ballò lo stesso: era in fondoun modo per dimenticare i problemidel presente, nella speranza che tuttosi acquietasse. Non fu così: il martedìsuccessivo, 28, fu dichiarata la guer-ra, che non rimase, però, circoscrittaai due primi contendenti, ma s’allargòai principali stati europei. Il 2 agostovenne proclamata la mobilitazionegenerale per tutti gli uomini fino ai 32anni d’età. La Gendarmeria fu subitooberata di lavoro per inviare i precettidi richiamo alla milizia territoriale(Landsturm), formata da uomini ma-turi, che aveva il compito di appog-giare la Gendarmeria stessa (un pic-colo gruppo fu posto infatti al servi-zio del comando locale) e di svolgereattività di supporto alle truppe regola-ri. Inoltre “dopo l’affissione degli av-visi di mobilitazione presso i comunifurono inviate pattuglie in tutti i co-muni per dare un aiuto agli ammini-stratori comunali, per garantire latempestiva presentazione dei richia-mati, per controllare la consegna delbestiame, dei cavalli e dei carri e peraiutare nelle ripetute classificazionidi cavalli. In più subito dopo la pub-blicazione della mobilitazione, il con-trollo d’una parte del confine tra Vi-sco e Strassoldo fu affidata al coman-do di Aiello. All’inizio questo compi-to consisteva in un continuo pattu-gliare lungo il confine, però, siccomenegli ultimi mesi prima della guerracontro l’Italia le diserzioni aumenta-rono, il confine di Stato fu controllatointensivamente da un cordone perma-nente. Questi controlli fermarono al-cuni disertori che furono arrestati”.

Così anche da Aiello partirono gio-vani e non più giovani per raggiunge-

re lontani fronti e combattere controSerbi e Russi. Le partenze furono na-turalmente tristi e malinconiche, co-me quella di Giacomo Pontel (cl.1875), partito su di un carro insiemead altri per recarsi alla stazione. Alcommiato disse: “Adio Daèl, no tiviodarai plui”, facendo piangere tut-ti i presenti. Nonostante il suo pessi-mismo poté ritornare a casa.

I provinciali servivano soprattuttonei reggimenti di fanteria n. 47 e 97,Landwehr n. 27 (chiamata anche Al-pini n. 2) nonché in marina. Vi era-no, però, pure diversi operai milita-rizzati. Il paese si vuotò cosi degliuomini validi, ma si riempì nei rima-sti di dolore ed apprensione per lasorte dei propri cari. Il primo aielle-se a cadere fu un altro Giacomo Pon-tel (cl. 1885), morto a Leopoli in Ga-lizia, il 28 agosto 1914. Primo di unalunga serie.

Nel periodo iniziale della guerralo seguirono Egidio Comar, mortosul campo il 26 gennaio 1915, Gio-vanni Colussi, caporale dell’H. D. n.2, 2° batteria, morto di scarlattinanell’ospedale da campo 2-3 a Jedr-zeiow, Giuseppe Decorte (il sociali-sta che già abbiamo ricordato), chemorì ad Aiello, rimpatriato malatoda Lubiana, ove era addetto alla Sa-nità. La guerra lasciava il suo segnonon solo con le pallottole, ma anchea causa delle cattive condizioni igie-niche in cui si viveva. Vi erano poi iferiti, come Antonio Dose, che aiprimi del 1915 era ricoverato al Gar-nisonspittal del III distretto a Vien-na, Valnero Bois, della milizia terri-toriale, ammalato a Lubiana o Fran-cesco Pinat, che per le ferite sarà poiesonerato dal servizio nell’aprile1915, nonché i prigionieri, che furo-no pur’essi numerosi, anche perchéle operazioni militari non stavano

Una festa sui Prati nel novembre 1918 (tratta dal libro).

3Sot dal Tôr

NESTRIS NÔNSPA NESTRIS VÎS

Cualchi an fa era vignuda in ciasa aciatanus una siora che tai ains indaûra era emigrada in Fransa e là a erarestada, e come che va a finila inchisc’ momens i argomens dal dis-cors a erin vecios ricuars e contis diuna volta. A un siart punt a si à mitûta contâ un alc di cuant che era fruta,una roba che veva viodût dongia dalPuint dal Vât. No veva nancia finût didî Puint dal Vât che, dopo jessisi fer-mada cualchi secont, a nus vevacialât par viodi se vevin alc di dî e parjustificâ che so espresion a si à justâtdisint: “Saveso cuâl che al è al puintdal Vât? – noatris i vin fati capi di sì –Parse che no sai come che gi disincumò, jo lu ai simpri clamât cussì!”; epo a je lada indavat cul so contâ.

A la siora gi era vignudi al dubiche cumò no si clamedi plui cussì eveva pensât che la so lontanansa diDaèl par tanc’ ains no la vedi visadasu cualchi cambiament. Par dî laveretât al Puint dal Vât no à mai cam-biât non, o par dî miôr, no gi an maimitudi un atri, ma in chel momentandai fat me al dubi di che femina:tros sâno cumò cuâl ca ’l è al Puintdal Vât? Duc’i viei a lu savaran e for-sit a cualchidun a gi fasarà anciamaravea che no lu si savedi, mapurtrop butant una peraula ca e là intal discors, plui voltis a mi soi ina-cuart che tra i ’sovins pôs lu san, an-cia se gi pàsin ogni dì parsora, e chista mi à fat pensâ che se si va indavatcussì, dulà larano a finila duc’ i nônsda nestri’ borgadis e da nestri’ vîs?

Se chist pol jessi no tant impuartantpar un non come chel dal puint dalVât (che par cui che nol sa cuâl ca ’l è,al è chel dongia da Fabrica) che al èdomo un puint, a fos un peciât piardinôns di vîs, un piardi che al è sburtâtdal fat che a duti’ li’vîs a gi an ’sonta-di un non uficiâl che nuja andà a se fâcun chel che la int a veva dati e chistal ûl dî che tai documens e ta ciartis alè stât imponût di doprâ chist non, las-sant domo a la peraula chel originâl.Come che al è susedût pal Puint dalVât, basta spietâ anciamò un pôc ditimp e ancia tanc’nôns no si doprarannancia tal ciacarâ e alora l’intent dicui che al à ’sontât i gnûs nôns al saràveramenti sodisfat.

I prîns che si son dâs di fâ a metinôns a son stâs i taliâns in ta primavuera. Apena entrâs in paîs a sin sonmitûs da fâ par netalu di tanti’pisulisrobis che rapresentavin l’Austria ecome in ogni “paîs redent ca si rispi-eti” andan inaugurât i gnûs nôns dacontradis di Daèl. Chist, forsit par fâplui efiet e dispiet, al è stât fat al 18 diavost dal 1916, proprit tal aniversariimperiâl, al complean da l’imper-adôr che in duta la monarchia, comea Daèl, un timp a era fiesta granda.

Al Pascut al è doventât piazza Vit-torio Emanuele, la Moravissa (Mo-ravizza) cambiada in via PrincipeUmberto; Banda Uànis (via Joanniz)in via Genova Cavalleria e la via dalMunisipi (via Municipio) via XXIVmaggio; sensa sparagnâ la vila chean intitolât piazza Indipendenza cia-pant drenti sia la plasa da glesia cheche di San ‘Suan (piazza della chiesae San Giovanni) 1. Cuindi, duc’ nônsleâs ai reâi taliâns e a la vuera che ve-va invadût chisti’ tiaris. Dut chist alfaseva part di chês operasiôns di ital-ianisasion da part da Italia, im-bumbidis di nasionalismo, parse chesi era italiâns/furlâns siguramentiancia prima che rivedi l’Italia e sen-sa ve bisugna che je lu insegnedi di-sintnus che al governo da l’Austria(par esempli a si pol leilu anciamò

sul vecio munisipi di Uànis) al erastât un “lungo infausto servaggio”: amancul chel governo a veva al riespi-et pai soi popui, l’Italia e al Fassiodopo, no.

A la fin da prima vuera nacia alnon dal paîs al è stât sparagnât, fin inchel al era par talian Ajello e prima ian ’sontadi nel Friuli e po dopo tal’22 del Friuli scurtant ancia la j in i 2.

Se chisc’ cambiamens a si rivin acapî, par via dai timps che corevin; alè plui difisil capî parse che in oca-sion dal censiment nasionâl dal 1961a sedin stâs inserîs gnûs nôns. Ecussì Banda Crauì (via Crauglio) divia Fiume a ciapât al non di via G.Marconi; via Olps (via Olmi), via V.Alfieri; la vila je doventada piazzaRoma; la Streta (via Stretta), via G.Rossini; al Borc dai Fraris (Borgodei Frati), via C. Battisti; BandaCiavensan (via Cavenzano), via D.Alighieri; Banda Urturis (via Al-ture), via F. Petrarca; la Moravissa divia Principe Umberto a je passada avia C. Cavour e la via da scuelis (viaScuole Nuove), via A. Manzoni 3. Inche ocasion a son stâs dâs nôns agnovi’ vîs che prima no esistevin, echist al è lât indavant fin ai dîs di uèdant anciamò massa pocia impuar-tansa a la nestra realtât. Par furtunavia pai ains a si à tignût cont ancia di

personis dal paîs e che pal paîs a sison dadis tant di fâ come LorensTosorat o i plevâns don Stacul, donDiodato… o ai vecios nôns chevevin i ciamps prima di jessi doven-tâs vîs cun ciasis, come la Milacussa,al Crist, i Prâs…

Chist an a son stadis fatis gnovi’vîs, a Daèl via Giuseppe Bugatto,nasût a Zara, che al veva al pari diDaèl. Bugatto al era stât elet deputâtin Parlament a Viena e a Daèl tal1907 al veva ciapât passa al 90 % daivotos 4. In Uànis an fat via Europa,via Macilis e ciapâs forsit massa dalclamôr che veva fat in ches ’sornadis,ancia una via par ricuardâ i carabe-nîrs copâs in Iraq a Nassiriya.

Si à cuindi vidût che massa pôc a sià tignût cont dai nôns locai e a je orache ancia a Daèl a si fasedi un pôc diordin in chist; par furtuna al nonDaèl al è ’sontât in tai cartei ta en-tradis dal paîs. Ma trop dovarino spi-etâ par vê i cartei da vîs cun scrit int’una ria via Crauglio e sota BandaCrauì; via Moravizza e sota Moravis-sa; via Alture e sota Banda Urturis…e fos a vonda una ria sola pal Pascut.

Naturalmenti i nôns a varesin di vêvalôr uficiâl e no domo mitûs a lì tantpar visasi di lôr.

No je di fâ nissuna maravea, a tôrin tai paîs, tabelis in do lenghis o cuivecios nôns a si viodin ’sa di ains ecumò simpri plui: a Marian, Sa-vogna, Doberdò, a Triest; biel esem-pli tal comun di Dolegna… e a Gu-rissa apena l’an passât a si à viodût suli’ entradis da sitât tabelis cul so nonpar talian, furlan, sloven e todesc.Purtrop no sin stâs i prîns, sperin dino jessi nancia i ultins.

Giacomo Pantanali

Notis:1 G. Fornasir, Aiello. Monografia stori-

ca, Comune di Aiello del Friuli, Aiello1963, p. 101.

2 S. Perini, Daèl Aiello. Una Comunitàdel Friuli, Goliardica Editrice, Trieste2004, p. 11.

3 M. Brandolin, Parla il Municipio, in “Sotdal Tôr”, n. 1, dicembre 1962, p. 4.

4 F. Tassin, Giuseppe Bugatto. Una vitaper la giustizia e il progresso, in “Sotdal Tôr”, n. 2, maggio 1986, p. 2.

RITORNA AD AIELLO OVE GIUNSE SFOLLATACorreva l’anno 1942 quando ad

Aiello moriva il maestro LorenzoTosorat ricordato come persona cari-smatica, promotore di innumerevoliiniziative, tra cui la fondazione dellaCassa Rurale. L’Italia fascista for-mava l’asse Roma - Berlino in guer-ra contro gli alleati. Le grandi cittàed i centri nevralgici del Paese veni-vano colpiti da forti bombardamentiprovocando morte e distruzione.

Anche allora come oggi Aiello sidistinse per la sua generosità e bontàd’animo dando accoglienza ad al-cune decine di ragazzi sfollati da Mi-lano. Anche la famiglia Tosorat, qua-si a colmare una parte del vuoto la-sciato dal suo patriarca, accolseuna bambina scappata dai bombar-

damenti milanesi e per due anni nefece una di loro: il suo nome Rolan-da, simpatica, intelligente, birichina.

Alla fine della guer-ra la bambina si ricon-giunse ai familiari ed icontatti si diradaronofino a finire. A distan-za di quasi sessantaanni la bambina di al-lora riuscirà a rintrac-ciare la figlia dei To-sorat, sig.ra Mariuccisposata in De Giusti,esprimendo il deside-rio di un incontro. Ecosì, come nelle mi-gliori favole a lieto fi-ne la ora viva e brillan-

te mamma e nonna felice Rolanda èstata graditissima ospite della fami-glia dei coniugi De Giusti.

Sono stati giorni emozionanti du-rante i quali la mente è ritornata in-dietro negli anni, i ricordi della sig.raRolanda si sono intrisi di gratitudineper la serenità che soprattutto le fi-glie Tosorat - Mariucci e Fede - lehanno trasmesso in quegli anni e perquanto appreso dalla loro madresig.ra Clementina.

Una visita al cimitero sulla tombadi famiglia Tosorat per una preghieraed un saluto a quanti non ci sono piùe poi la partenza, tra tanta commo-zione un arrivederci, ma non tra ses-santa anni, con una certezza: il no-stro paese vive anche in una porzionedel cuore di Rolanda.

maggio 2004comm. Ruggero De Giusti

4 Sot dal Tôr

Era un nostro gradito lettore e ci aveva inviato il suo nuovo indirizzo per continuare a ricevere Sot dal Tôr,nella sua residenza presso il convento francescano di via Giulia a Trieste.

Lo scorso venerdì 16 luglio si è spento a San Pietro di Barbozza (TV) padre Antonio Vitale Bommarco edadesso riposa nella cripta degli arcivescovi della cattedrale di Gorizia. Nacque nel 1923 sull’isola di Cherso, inIstria, a undici anni entrò nel Seminario dei frati conventuali Francescani di Camposampiero e l’8 dicembre1949 venne ordinato sacerdote. Come frate coprì parecchi importanti incarichi: fu direttore del “Messaggerodi Sant’Antonio”; fu Ministro Generale della Provincia Patavina e Ministro Generale del suo Ordine fino al1982, quando, l’11 novembre venne nominato Arcivescovo di Gorizia e Gradisca. Nel 1999, diventato Emerito,si era ritirato presso le Suore della Scuola-Convitto di Gorizia e poi presso i Conventuali Francescani di Trieste.

Noi, umilmente, lo ricorderemo con gratitudine come zelante pastore e come padre spirituale ed esprimia-mo la nostra tristezza per aver perso un vero testimone del Vangelo ed un coraggioso fratello cristiano, che hasaputo operare il Bene nella complessità della società e Chiesa goriziana.

Proponiamo questa sua omelia (da Voce Isontina n. 29, 2004) pronunziata il 15 marzo 2003 in cattedrale aGorizia, nella celebrazione dei Santi Patroni Ilario e Taziano quando il presule, ricordando il ventesimo dellapropria ordinazione episcopale, propose una propria rilettura della permanenza nel Goriziano.

MONS. BOMMARCO: SEDICI ANNIDI EPICOSCOPATO NELLA NOSTRA TERRAMolti i fedeli presenti all’ultimo saluto terreno in Basilica ad Aquileia ed in Duomo a Gorizia

Il nostro arcivescovo Dino De An-toni ha voluto che insieme a voi, inquesta anche mia chiesa metropoli-tana, celebrassi, nella festa dei Patro-ni di Gorizia, Ilario e Taziano, il ri-cordo del ventesimo anniversariodella mia consacrazione episcopale.

Ringrazio di cuore l’arcivescovoper questo premuroso invito e miunisco con gioia a voi, per lodare ilSignore per i tanti benefici che mi haconcesso e per invocarlo, attraversol’intercessione dei Santi Patroni, avoler continuare a proteggere e di-fendere, da tanti mali morali e socia-li, questa nostra cara città di Gorizia.Una breve riflessione sulla mia no-mina ad Arcivescovo di questa Chie-sa. Pensando alla data dell’11 no-vembre 1982, quando mi giunse ilDecreto di nomina ad Arcivescovo diGorizia e Gradisca, ricordo che allo-ra superai, in parte, la forte trepidazio-ne per questo nuovo ufficio, con un ra-gionamento umano: “da trent’anni, investe di Ministro Locale, provincialee generale, sono al servizio di tantifrati, continuerò ora a mettermi alservizio di tanti preti”. Ma mi accor-si presto che il ragionamento noncalzava, perché il servizio ai frati era“ad tempus” e nell’ambito ristretto diuna famiglia più grande, mentre ilservizio episcopale, nel suo triplicemunus docenti, sanctificandi et re-gendi, abbraccia tutto il popolo diDio: sacerdoti, diaconi, religiosi/e –laici e diventa un permanente sposa-lizio con la Santa Chiesa.

Spesse volte ho fatto un confrontofra la mia vita religiosa, il mio sacer-dozio ed il mio episcopato. Fin dafanciullo ho sentito forte la chiamataalla via francescana ed al sacerdozioe a questi mi sono preparato con glianni di Seminario, in tempo di guer-ra, anche attraverso la croce della ma-lattia. La chiamata al servizio episco-pale è stata invece una realtà improv-visa, non cercata, né vagheggiata. Ilmio navigare tranquillo nella mia fa-miglia religiosa francescana, con lachiamata all’episcopato, ha subito

memoria auspichiamo possa diventa-re occasione per una “Festa comune”delle due città. Ilario e Taziano colle-gano queste nostre comunità cristia-ne alla nostra Chiesa madre di Aqui-leia che noi, diocesi di Gorizia, abbia-mo il grande onore ed onere di custo-dire e valorizzare. Il mio costante ag-gancio alla ricca tradizione culturaleed al patrimonio artistico della Chie-sa di Aquileia è stato per me un altrosicuro punto di appoggio e di rilan-cio. Mi auguro che continui ad esseretale per tutti noi, specialmente in que-sto tempo di costruzione della nuovaEuropa, memori di quanto ci è statoautorevolmente richiamato da PapaGiovanni Paolo II il 30 aprile 1992:“La memoria di un passato così riccodi frutti apostolici stimola la vostracomunità ad un rinnovato, coraggio-so, slancio missionario. Come nelprimo millennio, le due realtà eccle-siali, quella occidentale e quellaorientale, trovarono nella Chiesa diAquileia una felice e costruttiva op-portunità di incontro e di interazione,ed il mondo slavo e latino iniziaronoa crescere insieme nel nome di Cri-sto, così ai nostri giorni è necessarioche la vostra comunità riscopra il suoruolo storico di mediatrice fra l’O-riente e l’Occidente europeo…”.

Perdonatemi, cari fratelli e sorelle,se celebrando con voi il mio venten-nale di ordinazione episcopale, hotoccato alcune linee del mio servizio.Dovrei parlare di tante lacune e ditanti miei difetti. Vi dico che avrei vo-luto amare di più; che ringrazio i mol-ti che mi hanno aiutato e sopportato edomando perdono sinceramente atutti quelli che, anche involontaria-mente, posso avere offeso.

Come arcivescovo emerito di Go-rizia mi sento ancora in servizio aquesta mia Santa e amata Chiesa, al-la quale dono ogni giorno un tempodi silenzio e di adorazione. Santi Hi-larii et Tatiane orate pro me et pro no-bis. Amen

✠ P. Antonio Vitale Bommarco,arcivescovo emerito di Gorizia

una brusca virata ed ho sentito, comeAbramo, la voce di Dio: “Esci dallatua terra e va verso un’altra terra cheimparerai a conoscere…”.

Lo scorso sei febbraio sono passa-ti venti anni dal mio nuovo camminoiniziato con voi, partecipe, nellagioia e nel dolore, al mistero di Dioin questa Santa Chiesa di Gorizia.Non è questo il momento e non èneppure necessario ed utile ripassa-re un cammino trascorso, potrebbevenir fuori un quadro che ha più om-bre che luci: ma forse è utile ripensa-re ad un filo conduttore che mi hasorretto ed aiutato nel mio servizio aquesta Chiesa. Venivo dall’esperien-za della famiglia religiosa: lo stareinsieme, il condividere i probleminei capitoli conventuali, il vivere lafraternità, era l’humus della mia cul-tura e vita religiosa e sacerdotale,per cui ero portato a privilegiare lanascita e lo sviluppo dei Consigli pa-storali parrocchiali, decanali e dio-cesani! C’era bisogno di richiamarei laici alla loro responsabilità diChiesa e per questo con pazienza etenacia, con l’indispensabile aiutodel clero, siamo riusciti a costituirequella che possiamo pur chiama-re una struttura istituzionale dellaChiesa, ma che ha rappresentato perme e deve continuare a rappresenta-re per tutti, l’indispensabile suppor-to ad ogni sviluppo della comunitàdiocesana, in grado di offrire, a tutte

le componenti – sacerdotali, religio-se e laicali – i punti di riferimentonella loro fede in Cristo Risorto, perandare avanti e guardare con fiduciaal futuro. Con il valido supporto deirappresentanti dei Consigli abbiamoaffrontato il non facile cammino delII Sinodo diocesano.

Nel n. 61 del Testo sinodale abbia-mo scritto: “Il metodo del dialogo edel confronto, che ha caratterizzatoquesto tempo di lavoro, continui adessere utilizzato da tutti nell’ap-profondimento e nell’attenzione alleproblematiche caratteristiche diquesto momento della storia e diquesta terra”.

Ricordo che proprio quattro annifa, il 16 marzo 1999, nella festa deiSS. Ilario e Taziano, titolari di questaChiesa metropolitana, iniziava con lapromulgazione del Testo “il nuovotempo del Sinodo”, per cui auguro aquesta nuova Chiesa, particolarmen-te in questo periodo delle Visite Pa-storali dell’Arcivescovo Dino, di at-tuare quello che il Sinodo ci ha indi-cato. Ma auguro anche a questa caracittà di Gorizia, in questo tempo incui finalmente si abbattono i reticola-ti di divenire, come è stato auspicato,insieme a Nova Gorica, un esempiodi dialogo e collaborazione nellanuova Europa. Ci aiutino in questovolenteroso cammino i Santi MartiriIlario e Taziano che “ab origine” sonoPatroni di ambedue le città e la cui

Mons.Bommarco mentre presiede una ce-lebrazione ad Aiello.

5Sot dal Tôr

D A L C O M U N ED A L C O M U N E

È con rinnovato piacere che ci ri-troviamo in questo spazio dedicatoall’Amministrazione; dopo la brevepausa estiva, che quest’anno ci haallietato con un clima molto piace-vole, ci stiamo avviando verso l’in-verno.

La bella stagione appena passataha favorito il rapido completamentodei lavori esterni della Casa di Ri-poso di via Petrarca che si presentarinnovata. Sono stati rifatti gli into-naci e le pitturazioni esterne, sosti-tuiti gli infissi, le grondaie del tetto,realizzate aiuole e percorsi pedona-li con il miglioramento delle areeverdi e posizionata una pensilina al-l’ingresso per proteggere i visitato-ri dalla pioggia. All’interno sonostati sostituiti alcuni degli arredi edei macchinari della lavanderia. Ciauguriamo che tutti questi lavorirendano la struttura più accoglienteper chi vi è ospite ed incentivi pa-renti ed amici a far visita ai propricari.

Altri due grandi cantieri (questihanno beneficiato di numerose bel-le stagioni) stanno per volgere altermine: gli spogliatoi del nuovoimpianto sportivo di Joannis ed ilnuovo Municipio. Per i primi laconsegna è prevista per dicembrecon la realizzazione di tutte le strut-ture interne quali spogliatoi, bagni,magazzini e chioschi. Sarà così fi-nalmente possibile fruire di unastruttura dedicata allo sport ed altempo libero dei ragazzi. È proprioa quest’ultimi a cui si è pensatomaggiormente concentrando i no-stri sforzi per creare un luogo di ag-gregazione dove possano essere li-beri di ritrovarsi.

Il nuovo Municipio sta proceden-do rapidamente con gli ultimi lavo-ri. Sono già state realizzate le pavi-mentazioni di entrambi i piani, gliimpianti elettrici e termoidraulici,l’ascensore, tutte le pareti interneed i cartongessi. Mancano ora alcu-

ne finiture prima di poter iniziaregli arredi, questi già finanziati conavanzo di amministrazione. Relati-vamente all’area esterna, dopo averterminato l’impermeabilizzazione,le lattonerie e gli intonaci, in otto-bre vedremo la sistemazione delparco e del viale d’accesso da viaPetrarca, la preparazione dei par-cheggi a lato dell’ex palestra ed ilrifacimento dell’area verde versola Moravizza. Si attende quindi laconsegna dei lavori entro il mese dinovembre, di seguito il trasloco de-gli uffici ed infine l’inaugurazioneentro fine anno. Si chiuderà cosìuna tormentata vicenda che per ol-tre un decennio è stata oggetto digrandi contestazioni in paese: unastruttura poco efficiente, il difficilee dispendioso recupero di una ope-ra di discutibile valore architettoni-co, una spesa spropositata per uncomune le cui risorse sono molto li-mitate.

Mentre le nuove opere vanno ver-so il loro completamento, quelle piùdatate richiedono manutenzioni. Èin questo contesto che abbiamo in-vestito non poche risorse per diver-si interventi: nelle scuole elementa-ri abbiamo rivestito i pavimenti del-le aule per adeguarli alle vigentinorme mentre nelle scuole medieabbiamo rifatto i servizi igienicinon più adeguati alle reali esigenze,inserito un nuovo scivolo per porta-tori di handicap ed imbiancato gliambienti interni. Nell’adiacente pa-lestra è stato rifatto il pavimento deltunnel di collegamento e sono statiintrapresi i lavori per adeguare par-te delle tribune alle normative dellospettacolo. Per terminare il lottoverrà poi sistemata parte della re-cinzione perimetrale.

È quindi con giustificato ottimi-smo che Vi salutiamo dandoVi ap-puntamento alla prossima uscita.

L’Amministrazione Comunale

LICENZIATI DALLA SCUOLA MEDIA“A. VENIER” DI AIELLO

Aiza Samantha,JoannisAntoniazzi Alice,JoannisAvian Gabriele,ViscoAzzani Beatrice, JoannisBaldassi Amelia,AielloCapiotto Consuelo,JoannisCavaliere Elvira,PalmanovaDelmonaco Milena,ViscoDuric Dario,ViscoGennaro Alessio,ViscoMeneghetti Michele,NogaredoMilloch Ellis,Crauglio

Minut Alessandro,ViscoNocent Elia,RudaRosolini Pietro,TapoglianoSandrin Martina,CrauglioSecchiutti Alessio,AielloSerpi Sara,San VitoSimonetti Luca,JoannisStafuzza Caterina,AielloToffoli Luca,AielloVirgolini Michele,AielloZucco Elisa,San VitoZuttion Davide,San Vito

ELENCO DIPLOMATI DI AIELLOANNO SCOLASTICO 2003-2004

LAUREE

Battistin Claudia Liceo Scientifico “G. Marinelli”Udine

Battistutta Aretha I. P. di commercio “E. Mattei”Palmanova

Bordignon Damiano I.P.S.I.A.“Leonardo da Vinci”Gorizia

Ciotti Giulia I.T. Commerciale “A. Zanon”Udine

Comar Tommaso I.T. Industriale “A. Malignani”perito edile, Udine

De Michele Elisabetta I.T. Commerciale “L. Einaudi”Palmanova

Decorte Andrea Liceo Scientifico “G. Marinelli”Udine

Margio Luigi I.P.S.I.A.“G. Ceconi”Udine

Pasqualini Pierpaolo I.T. Industriale “A. Malignani”perito elettronico, Cervignano

Pitton Linda I.T. Commerciale “A. Zanon”Udine

Trevisan Elisa I. P. di commercio “E. Mattei”Palmanova

La diplomata in grassetto ha raggiunto il massimo dei voti.

Valentina Tramontini si complimenta con la figlia, Nunzia Rossiche ha ottenuto la maturità scientifica presso il Liceo ScientificoStatale “E. Maiorana” di San Giovanni La Punta (CT) in Sicilia.

I nuovi impianti del mai utilizzato campo di calcio di Joannis.

LORENZO NUOVOlaureatosi in LETTERE MODERNEdopo aver discusso il 13 luglio u.s. una tesi in Storiadell’arte contemporanea, pressola FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIAall’Università degli Studi di Trieste

PAOLO BALDASSIlaureatosi in FISICApresso la FACOLTÀ DI SCIENZEMATEMATICHE, FISICHE E NATURALIall’Università degli Studi di Trieste,col massimo punteggio di 110 e lode.

FRANCESCO RANUTa soli 23 anni ha conseguito la laurea quinquennale inINGEGNERIA MECCANICAall’Università degli Studi di Udinecol massimo punteggio di 110 e lode.

GABRIELLA DREOSSI ZAMPARINIlaureatasi in ECONOMIA BANCARIApresso la FACOLTÀ DI ECONOMIAall’Università degli Studi di Udine.

6 Sot dal Tôr

REGALATI I NUOVIGIOCHI ALL’ARENA

Dopo ripetute donazioni ad as-sociazioni del paese ed alla localeScuola dell’Infanzia come “Amicidell’Arena” abbiamo deciso di re-galare ai bambini della nostra co-munità le attrezzature per lo svagoche sono state collocate nell’Are-na in luogo delle vecchie strutturefatiscenti e quindi auguriamo aibimbi un buon divertimento!

Siamo i soliti ignoti (e siamo intanti giovani) che gestiscono il chio-sco nell’Arena in occasione dellaFiera di San Carlo e che, a detta dimolti, usano gl’incassi per i propricomodi; ebbene siamo qui a dimo-strare che non è così, infatti in occa-

sione della festa dei donatori di san-gue svoltasi l’otto maggio scorso,abbiamo inaugurato il recuperodello spazio verde dell’Arena im-piantando i nuovi giochi e le nuovepanchine.La scelta di fare l’inaugu-razione durante la festa del dononon è casuale,ma è dettata dal fattoche l’arena è intitolata ai donatoridi sangue ed abbiamo colto l’occa-sione per dedicare questa donazio-ne al nostro presidente per sempreWalter che ci ha sempre seguiti e so-stenuti (essendo anche la maggiorparte di noi donatori di sangue).

Confidiamo che l’Amministra-zione Comunale e gli utenti ci aiu-

N o t i z i e d a l l ’ A F D S d i A i e l l o e J o a n n i s

tino a tenere in buono stato le at-trezzature e che i vandali notturninon rovinino ciò che con il cuoreabbiamo costruito.

Ringraziamo coloro che ci hannoaiutato ed in particolare il signor

Luciano Deluisa che ha dedicatodel tempo per la costruzione dellepanchine. Sperando di aver fattoopera gradita vi salutiamo.

Amici dell’Arena e Amatori Calcio

Carissimi lettori di Sot dal Tôr,Vi saràdi certo già giunta notizia dell’elezionedel nuovo Direttivo della sezione AFDSdi Aiello e Joannis, tuttavia, sebbene conqualche mese di ritardo,approfittiamo diquesto spazio per ufficializzare i nomina-tivi dei nuovi membri, prescelti nel corsodi una riunione, presieduta dal Rappre-sentante di zona, sig. Renato Parise: pre-sidente sig. Andrea Pavoni; vice presi-dente Elisabetta Buiat; segretario sig.raPaola Segato; rappresentante donatorisig. Enrico Del Frate; tesoriere sig. Ro-berto Pavoni; consiglieri sigg. Duilio Bi-gnulin, Giacomo Bordignon, Sergio Bu-set,Andrea Magrino,Michele Pontel,Al-beta Tiberio.

Proseguiamo, ora, informandoVi bre-vemente riguardo le iniziative da noi rea-lizzate nei mesi appena trascorsi.

Innanzitutto, per cominciare l’anno“alla grande”, il 9 gennaio 2004, si è svol-ta, presso le scuole elementari e mediedel nostro paese,una giornata dedicata aldono del sangue, evento promosso e for-temente voluto dal nuovo Direttivo dellanostra sezione.La mattinata ha avuto ini-zio alle ore 9.00, presso i locali del-l’“Achille Venier”,con il saluto del nostroPresidente a tutti i presenti: alunni dellescuole medie, corpo docente e vice presi-de. Dopo un breve cenno introduttivosull’andamento della sezione locale, sulnumero di donatori e di donazioni effet-tuate nel corso del 2003, Andrea Pavoniha ceduto la parola al Consigliere regio-nale AFDS, sig. Nicola Carlesso, il quale,durante il suo intervento, ha illustrato airagazzi l’importanza, l’utilità ed il valoredel dono del sangue, trattando, inoltre,una serie di tematiche riguardanti nellospecifico la donazione. Al termine è se-guito un dibattito che ha permesso aglistudenti di fare ulteriore chiarezza sul-l’argomento, ponendo svariati quesiti alsig. Carlesso e al dott. Fabrizio Tresca (in-vitato per l’occasione), i quali hanno sa-ziato la curiosità dei ragazzi in modoesauriente e preciso.Prima di spostarsi al-la “Don G. Bosco”, sono stati, poi, distri-

buiti a tutti i presenti degli opuscoli ine-renti il tema discusso; mentre alle ele-mentari è stato successivamente proietta-to un filmato in cartoni animati dal titolo“Pinchi, la goccia di sangue”. Supportatodal video, il sig. Carlesso ha potuto spie-gare ai bambini la composizione del san-gue umano,i gruppi sanguigni ed altro an-cora, tanto che i fanciulli, entusiasti ed in-teressati, hanno chiesto addirittura il“bis” della proiezione, prima che venissedata anche a loro l’opportunità di fare do-mande ai relatori, come già avvenuto inprecedenza con i “colleghi” più grandi.Gli alunni hanno accolto l’invito congioia ed hanno sbalordito a tal punto ipresenti (per la precisione dell’esposizio-ne e la specificità degli interrogativi po-sti), che lo stesso preside, soddisfatto perla riuscita dell’iniziativa, ha immediata-mente fatto espressa richiesta al presi-dente della sezione AFDS locale di poterripetere l’esperienza in futuro ed AndreaPavoni, affiancato dal suo collaboratore,Roberto Pavoni,ha accondisceso di buongrado alla proposta, salutando tutti conun “Arrivederci alla prossima giornatadedicata al dono del sangue!”

La sera del 22 gennaio, poi, l’AFDS diAiello e Joannis ha ospitato la dott.ssaLetizia Espanoli,responsabile del Centrostudi Perugini - Alzeihmer di Pordenone,in occasione di una delle periodiche “Se-rate sanitarie” promosse sul territorio.L’incontro è servito per aiutare a com-

prendere meglio i vari aspetti del morbodi Alzeihmer e le principali problemati-che che caratterizzano questa grave ma-lattia e,poiché ha vantato un buon nume-ro di presenze, si è già programmata (an-che se, al momento, con data ancora dadestinarsi) una nuova serata, durante laquale verrà discusso un tema diverso, maaltrettanto interessante. Approfittiamo,così, di queste righe per estendere il no-stro invito a tutti Voi!

La nostra sezione, come ormai tradi-zione dal lontano 1961, nel corso del pri-mo fine settimana di maggio, ha organiz-zato, inoltre, la consueta “Festa della Pri-mavera” in tal Nauac. Ritrovarsi fra asso-ciati, con familiari ed amici, nella grade-vole scenografia dell’antico, caratteristi-co borgo di Novacco è divenuta un’abitu-dine a cui non si sa rinunciare e gli scopidella festa sono diversi: primo fra tutti(ovviamente!) propagandare il dono delsangue, ma anche cementare l’amicizia ela coesione del gruppo, senza dimentica-re, infine, il semplice divertimento. L’ini-ziativa, infatti, ha richiamato la popola-zione ad una salutare scampagnata, conl’allegro accompagnamento musicale delduetto dei “Fratelli Fritsch”,i quali hannoallietato, con le loro note, l’intero pome-riggio della domenica. Naturalmente,non è mancato neanche il momento diraccoglimento religioso: alle 16.30 del 2maggio, infatti, il parroco di Aiello, donFabio La Gioia,ha officiato la Santa Mes-

sa dinanzi all’ancona votiva del borgo, dadove, al termine, è sfilata la processione,resa ulteriormente suggestiva dai cantidel coro “Amans de Vilote”. La giornata,calda e soleggiata,ha favorito l’afflusso dimolta gente (proveniente anche dai co-muni limitrofi),che si è lasciata persuade-re da una spensierata uscita, contornatada momenti di svago e completata da unlusinghiero profilo eno-gastronomico;mentre la lotteria ha concluso il pomerig-gio, regalando la suspance per l’estrazio-ne dei numeri vincenti. Intendiamo, ora,sottolineare brevemente che la maggiorparte dei premi è stata gentilmente offer-ta da simpatizzanti, esercenti e ditte loca-li,che ringraziamo di cuore;mentre preci-siamo che il ricavato della festa consen-tirà alla sezione AFDS di Aiello e Joannisdi finanziare, nel corso dell’anno, la pro-pria attività, la propaganda e la benefi-cenza verso persone bisognose ed istitu-zioni di volontariato.

Sabato 8 maggio 2004 si è tenuta,infine,la Giornata del Donatore,coincidente conil 43°Anniversario di fondazione della no-stra sezione.Alla cerimonia erano presen-ti varie autorità, la Banda di Cervignano,ilcoro “Amans de Vilote” ed i rappresen-tanti di una trentina di sezioni amiche,tut-ti accorsi per festeggiare, assieme alla no-stra comunità, i donatori benemeriti diAiello e Joannis, premiati nell’occasioneper il raggiungimento di un traguardo rile-vante di donazioni. Sempre nel corso del-la medesima serata,“cogliendo la palla albalzo”,sono stati,inoltre,inaugurati i nuo-vi giochi del parco per bambini nei pressidell’Arena, giochi generosamente offertidal gruppo “Amatori calcio - Amici del-l’Arena”,in memoria del nostro caro pre-sidente Walter.

Concludiamo questo articolo ringra-ziando quanti ci sostengono e rivolgendoun “grazie” particolare a Sot dal Tôr, perla disponibilità e la sensibilità dimostrataverso i donatori di sangue.

Il direttivo AFDS di Aiello e JoannisA.T.

7Sot dal Tôr

Noi, “Amici dell’Arena”, a unanno di distanza dalla morte ri-cordiamo con affetto e rimpian-to, ma anche con gratitudineGualtiero (Walter) Brandolin: dilui ricordiamo la disponibilità, ilsilenzioso operare, la costantepresenza in mezzo a noi. Conquesta foto lo ricordiamo a tuttigli amici in un momento di sere-nità (correva l’anno 1994 e dapoco si era costituito il nostrogruppo che fin d’allora Waltersempre sostenne).

30° anniversario del Gruppo Alpinidi Strassoldo-Aiello-Joannis

Nel 1974, e precisamente il 28giugno, nasceva a Strassoldo ilGruppo Alpini locale, voluto daalcuni entusiasti, tra i qualiemerge la figura di Romano Vi-tas (morto nel ’93 recandosi al-l’Adunata di Bari), che, fino al1992 ne fu il primo capogruppo.Quell’anno, visto il buon nume-ro di iscritti provenienti da Aiel-lo e Joannis, il Gruppo aggiunseanche questi due paesi alla suadenominazione. Dal 1993 capo-gruppo è Stefano Perini.

Il Gruppo ha sempre tenutofede alle motivazioni fondamen-tali dell’Associazione NazionaleAlpini, che sono quelle di man-tenere vivo l’amor di Patria e ilricordo di quanti si sono sacrifi-cati per essa, non solo con mani-festazioni e celebrazioni, ma so-prattutto con il fattivo impegno

solidaristico nella vita delle pic-cole comunità e di quella grandeche tutte le comprende.

Da qui sono venute nel tempotutta una serie di attività dappri-ma a Strassoldo poi anche neglialtri paesi: il cinema all’aperto, lecolonie montane per i bambini, ilpranzo dell’anziano, l’accensio-ne del pignarûl, il sostegno ad ul-teriori iniziative paesane. AdAiello da dieci anni assieme allealtre associazioni d’arma orga-nizza la Festa di San Giacomo.

Il Gruppo appartiene alla Se-zione di Palmanova e quindi col-labora pure con quanto da essaportato avanti, in particolare laProtezione Civile: suoi membrisono stati presenti, ad esempio,agli interventi per le recenti ca-lamità naturali in Val Fella o me-no recenti in Val d’Aosta e Um-

bria o alla costruzione dell’asiloinfantile di Rossosch in Russia.Nel 1995 il Gruppo, in collabo-razione con il Comune, ha orga-nizzato ad Aiello la esercitazio-ne annuale di Protezione Civilesezionale.Attualmente i soci so-no 37, cui si aggiungono 5 amicidegli alpini.

Questi trent’anni di presenzasono stati ricordati con una se-rie di manifestazioni che hannocoinvolto tutte e tre le comunitànelle quali opera. Il 3 giugno aJoannis, nella sala civica, c’è sta-ta la proiezione del documenta-rio “Italia K2”, in occasione diun altro anniversario: il cin-quantenario della conquista delK2, attuata da una spedizioneitaliana guidata da un friulano,il prof. Ardito Desio, tra l’altrosocio della Sezione A.N.A. diPalmanova.

Il 5 giugno, nella sala civica diAiello, serata corale, con vivosuccesso e la partecipazione delcoro sezionale A.N.A. di Palma-nova, diretto con competenza edentusiasmo dall’aiellese BrunoFritsch, e del coro “Natissa” diAquileia,diretto da Luca Bonut-ti. Infine il 6 a Strassoldo cele-brazione ufficiale con la presen-za dei sindaci di Cervignano Pa-viotti e di Aiello Nuovo nonchédel presidente della Provincia diUdine Marzio Strassoldo e delconsigliere Decorte.

L’augurio è quello di potercontinuare a percorrere la stra-da intrapresa anche se la sospen-sione della leva toglierà natural-mente la linfa dei nuovi iscritti.

GASTHAUSALPINO

Tutti conoscono il locale “Ga-sthaus Alpino” posto sulla piazzadi Aiello, ma non tutti, forse, sannoquale sia l’origine della sua deno-minazione, in particolare quelladell’aggettivo “alpino”, che non siriferisce ad un generico legame conle Alpi, magari per il suo arreda-mento, in cui il legno rustico preva-le.Bisogna, infatti,prima di tutto te-nere presente che fino al 1976 (è del12 giugno di quell’anno l’inaugura-zione del rinnovato locale) il suonome era “Trattoria all’Alpino” eche quindi il riferimento era direttoproprio ad un appartenente al cor-po degli Alpini. In effetti il nome fuvoluto, negli anni ’30, dal suo pro-prietario Fiorenzo Battistin, cheaveva svolto il servizio nel corpodegli Alpini e che era socio, assiemead un altro aiellese,Liberale Perini,del Gruppo di Palmanova dell’As-sociazione Nazionale Alpini. Batti-stin (classe 1883) e Perini (classe1854) erano i cadorini di nascita.Nel 1936 nella “Trattoria all’Alpi-no” si tenne l’assemblea annualedel Gruppo alpini di Palmanova.

Il nuovo locale, il “Gasthaus”,oltre all’aggettivo,aveva un altro le-game con il nome originario e cioèun piccolo affresco (opera del pit-tore Spadavecchia,1977) a lato del-la porta d’ingresso che raffiguravaun alpino con cappello e fiasco divino, che per molti è il segno distin-tivo degli alpini, ma che per chi liconosce bene non è certo la cosaprincipale che li contraddistingue.L’affresco, comunque, è ora scom-parso (e in ciò c’entra anche un al-tro alpino, che noi tutti ricordiamocon affetto e commozione). Perchénon ripristinare quel dipinto?

Stefano Perini

Una parte dei soci del Gruppo A.N.A. di Strassoldo-Aiello-Joannis.

“HISTORIA DO TANGO”AL CORTILE DELLE MERIDIANE

La stagione estiva della Pro Loco or-ganizzata in collaborazione con il Comu-ne ed alcune associazioni locali si è di-mostrata essere di qualità e varietà. L’a-pertura il 2 luglio è stata data dall’impo-nente rassegna corale (ben undici grup-pi) organizzata dal locale coro “Amansde Vilote” in occasione del venticinque-simo dalla fondazione ed in concomitan-za della festa patronale. Si è proseguitopoi con la proiezione all’aperto di duelungometraggi di cui uno dedicato aibambini svoltosi a Joannis e sempre per ipiù piccoli era pensata l’ormai consuetaserata, con giocoliere o burattini, d’ini-zio agosto nel borgo dei frati che coinvol-ge molti bambini bielorussi ospitati nelnostro territorio assieme alle loro fami-glie. Alla musica strumentale sono poistate riservate due serate decisamente in-teressanti, una per i 250 anni del nostroSan Giovanni Nepomuceno ed una a con-clusione del ciclo d’iniziative, tenutasi

nel cortile del Museo della Civiltà Con-tadina del Friuli Imperiale.

A questo concerto, evento inserito nel-la rassegna “Nei Suoni dei Luoghi”, han-no preso parte gli Ensemble ’900 accom-pagnati dalla cantante argentina-statuni-tense Lee Colbert. Per l’occasione il triotrevigiano – Nicola Granillo (violino),Massimo Scattolin (chitarra) e StefanoMazzoleni (contrabbasso) – si è cimenta-to su un programma che è stato un omag-gio al tango. Ad aprire l’esibizione “Hi-storia do tango”, carrellata dell’evoluzio-ne temporale del tango dai primi del No-vecento ad oggi, poi si è proseguito con“Oblio”, “Meditango” di Piazzolla e“Tango” dello spagnolo Isaac Albens e da“Tango en Skai” di Rolans Dyens per chi-tarra sola, pregevole assolo di Scattolin.A chiudere la prima parte tutta strumen-tale la celebre “Libertango” di Piazzolla.

A seguire, si è inserita la cantanteLee Colbert che ha accompagnato l’af-

fiatata formazione in una carrellata dibrani tradizionali argentini. La sua in-terpretazione sul palco e la voce porte-gna hanno dato alle esecuzioni una vi-talità e portamento adeguato che habloccato l’attenzione del pubblico, di-mostratosi entusiasta. Tra l’esecuzionidei brani: “Alguien le dice al tango”,“Esta noche me emborracho”, “Mada-me Yvonne”, la cantante non ha lesina-to dovuti ed interessanti descrizioni deltesto dei brani che hanno immedesima-to a dovere lo spettatore. Conclusionecon “De mare Malena” e “Volver” bra-ni che hanno confermato l’attenzionedel programma della seconda parte alledonne. Due i bis, richiesti a gran lungaa suon d’applausi dal numeroso pub-blico – oltre 300 persone – che si è di-mostrato soddisfatto. Da notare lascarsa partecipazione di aiellesi, aiquali non sarebbe dovuta sfuggire taleoccasione.

8 Sot dal Tôr

RINNOVRINNOVAATO IL LEGAMETO IL LEGAMETRA AIELLO E METNITZTRA AIELLO E METNITZ

Domenica 25 luglio il Comune diAiello ha organizzato, dopo unalunga interruzione di rapporti, unatrasferta a Metnitz per un incontrocon l’amica comunità carinziana inoccasione del 110 anniversario del-la fondazione della locale sezionedei Pompieri Volontari presiedutada Wolfgang Kreuzer. Per parteci-pare è stata organizzata un’autocor-riera a spese del Comune, che haraggiunto Metnitz già nella giorna-ta di sabato.

La mattina seguente nel program-ma dei festeggiamenti paesani erainserito un punto nel quale era pre-visto il saluto alla nostra comunità,in piazza con gli onori degli schut-zen, a seguito di una colazione a ba-se di specialità carinziane.

Al termine dei saluti in corteo ci siè mossi su di uno spiazzo pubblicoove Sua Eccellenza Alois Schwarz

vescovo di Gurk-Klagerfurt ha ce-lebrato la Santa Messa accompa-gnata dalla locale corale e dal corodi Aiello “Amans de Vilote” direttodal m.o Bruno Fritsch ed accompa-gnato all’organo dal volenterosoAlberto Cescutti; il nostro coro hacantato i brani di precetto della ce-lebrazione, per i quali il vescovonon ha mancato di compiacersi perl’esecuzione.

Alla cerimonia erano presenti ilvicepresidente della Regione Ca-rinzia ing. Karl Pfeifenberger e ildeputato al parlamento ing. KlausAuer. Nell’occasione il presule habenedetto un nuovo automezzo do-nato dalla popolazione e da vari en-

ti, dato in dotazione alla squadra deiPompieri; inoltre nell’omelia hasottolineato il suo “grazie anche atutta la popolazione per il grandeapprezzamento del volontariato eper l’importanza che dà al soccorsoreciproco” e si è complimentato perl’integrazione tra le generazioniesprimendosi così: “Ringrazio lagenerazione anziana per essere riu-scita ad insegnare ai giovani l’im-portanza dell’aiuto e della salvezzadella vita. Ringrazio la gioventù perla disponibilità d’entrare nel corpodei Pompieri e di crescere in questoservizio. […] Se si comunica tra legenerazioni, vengono trasmesse leregole e la saggezza della vita nel

modo del tutto naturale; le regoledel vestirsi, della disciplina, il ri-guardo per il prossimo vengono im-parati dai giovani con grande natu-ralezza.”

Durante la cerimonia il sindaco diMetnitz, Anton Engl-Wurzer, haportato il saluto agli amici di Aielloe poi si è proseguita la giornata fe-stiva con il pranzo offerto nella saladella comunità al termine del quale,prima di ripartire, il coro ha esegui-to alcuni pezzi.

Presenti alla giornata il sindacoRenato Nuovo ed il parroco don Fa-bio La Gioia. L’invito è di ritrovarsiad Aiello il prossimo anno, per pro-seguire e rafforzare il legame inizia-to nel ormai lontano maggio 1991 eche oltre alle feste ed occasionid’incontro ufficiali vede proficuecollaborazioni tra i rispettivi istitutiscolastici.

MARILENA E MASSIMILIANO VRECH CAMPIONI EUROPEI CADETTISi sono svolti ad Hanau nei pres-

si di Francoforte in Germania iCampionati Europei di pattinaggioartistico per le categorie Cadetti eJeunesse e, Marilena e Massimilia-no Vrech, atleti aiellesi in forza al-l’A.R Fincantieri di Monfalcone,sono stati convocati dal Commis-sario Tecnico della Nazionale Ita-liana per parteciparvi nella specia-lità della Coppia Danza categoriaCadetti. Già campioni italiani incarica, Marilena e Massimilianodopo un’accurata ed attenta prepa-razione estiva si sono presentati inI gemelli Marilena e Massimiliano Vrech.

CATERINA PLET 2A AI CAMPIONATIDI NUOTO NAZIONALI

Ha portato tanta soddisfazione aCaterina Plet la partecipazione adiverse gare sportive riservate airagazzi diversamente abili.

Come componente della So-cietà Fai Sport di Udine, si è ci-mentata con passione e con il do-vuto impegno in due discipline, losci ed il nuoto. Per quanto riguardalo sport invernale è giunta sino aicampionati nazionali, partecipan-do alle gare di sci alpino in discesalibera il 5 marzo u.s. a Fanano(Modena).

Caterina si è però dimostrata piùvalida nel nuoto ove ha raggiuntobuone posizioni; dopo aver vinto iltitolo regionale alle gare di Magna-no in Riviera, è arrivata secondanella staffetta in stile libero a squa-dre ai campionati italiani a Pescarail 25 giugno.

A questi traguardi raggiunti èda sommare anche il riconosci-mento ottenuto come classificatatra i migliori atleti regionali, cheha ritirato il 26 settembre ad una

cerimonia svoltasi al PoliteamaRossetti in Trieste.

Tali campionati sportivi sonodoppiamente significativi in quantovanno decisamente oltre a quellache è una mera competitività, rac-chiudono degli obbiettivi di alto va-lore morale e sociale che mirano ad

SIMPATICOINCONTRO

Gli aderenti all’UdineseClub di Joannis si sono ritro-vati sabato 22 maggio adAiello presso l’Osteria “AllaPosta” sul Pascut per festeg-giare assieme la sesta qualifi-cazione del Udinese Calcioalla Coppa U.E.F.A.in 10 an-ni di permanenza continuanel maggiore campionatonazionale.

Dopo una cena ben servitae una grande torta bianco-nera si è brindato alle fortu-ne della squadra ed alla con-clusione della serata il presi-dente ed il consiglio diretti-vo hanno ringraziato tutte lepersone che sono intervenu-te alla loro festa e si sono da-ti appuntamento per il tifoalle prossime gare di CoppaU.E.F.A.e al successivo cam-pionato di serie A.

Caterina Plet la prima a destra col suo istruttore.

Germania nel pieno delle loro for-ze ed in ottima forma, condizioniche gli hanno permesso di laurear-si Campioni d’Europa. Campioniitaliani categoria allievi nel 2002 e2003, vincitori degli Open di Het-tange Grande (Francia), che per lacategoria allievi equivalgono ad uncampionato europeo, sia nel 2002che nel 2003, campioni italiani ca-tegoria cadetti nel 2004 erano igrandi favoriti della manifestazio-ne e come loro abitudine non han-no smentito il pronostico effet-tuando una gara esemplare rag-

giungendo la vetta della classificain tutti e quattro gli esercizi pre-sentati.

La felicità per il successo rag-giunto e l’emozione per essersi fat-ti onore tra tutti i concorrenti euro-pei accompagnerà sicuramente lacrescita sportiva non solo di questidue ragazzi, i quali, hanno avutol’inconsapevole merito di aver por-tato in Aiello una nota lieta e di va-lore a conferma dei loro preceden-ti risultati raggiunti, dimostrazionedi uno sport vissuto genuinamentee con passione.

una completa integrazione fra ra-gazzi affiancata da una sana attivitàsportiva. Ciò è possibile grazie adistruttori e molta gente capace e pie-na di volontà che segue con compe-tenza e passione i loro atleti portan-doli anche a dei meritati traguardi.Complimenti quindi a Caterina!

9Sot dal Tôr

Ma…? Sono veramenti rivâs?Cussì a disin in paîs. Jo par dî la ve-retât no crodi a chistis ciacaris. Tantaint dal paîs a crôt che a sedin stâs un oplui di lôr a fâ un biel schers d’istât.

Siart però, ta chel forment che sonvignûs ju, e an lassât doi serclis, un di13 metros di diametro e un di 9 me-tros, perfers, e cul forment pleât sen-sa spacagi li’ giambis, pleâs in sirculun daur ’l atri.

Tanta int di duc’ i paîs, cori a vio-di, plen di machinis su li’ teresadis,int cu la machina fotografica par vi-sasi da l’aviniment.

Ancia al Telefriuli al à ciapât su cula telecamera, si podeva imaginalu:cuant che son bufulis e stupidaginisTelefriuli al è simpri presint. E, daûrda television furlana a son capitâsgiornalisc’ furlâns, triestîns, vene-siâns e an fat intervistis al paron dalciamp di forment e a duta la so pa-rintât! Si viôt che chist aviniment alera doventât impuartant (Santa Ma-dona!). E cun duta chista int ca vigni-va a viodi e a curiosâ, chist pûr for-ment al era ridusût dut un peston, cheal paron, strac di viodi chist peciât alà sberlât: “Se ufos, se ufos! Uffa! Fi-narà dut chist davoi di int, se no chistan, cun chist dan, plui da tampiesta ociaparai su si e no al 20 % di manculdi forment!”

Ma se isa stât a tirâ ju i extraterre-stri? Jo o fasi cualchi suposision. Ovaran viodût al tôr dal paîs dut fassât,come un dêt madûr. A dìsin, che à tirâtla saeta e alora al veva bisugna di daiuna smodeada, e ta fissuris e sclapa-duris dai su un pocia tintura di jodio!

La seconda suposision, a fos chetal paîs, a fàsin la sagra da borgs.Bandieris, strissiôns, cartelôns diduc’ i colôrs, e po flôrs, dai papavarsai ’sirasorei, da violis di ciamp a atrisflôrs salvadis simpri di campagna.Par ogni pâl da lûs a son stâs tacâspersonàs tirâs ju dal Topolino na-sionâl, però, bisugna dî la veretât: fasben e cun criteri.

Miôr di chel atri an, che lunc alStradon, a vevin mitûs tanc’ di cheipursis o pursei, che oltre a clamanus,come in vecio “Campanei” nus vevindat al soranon ancia di “Pursei” o“Pursei cul campanel”.

Chist an, pal Stradon e ancia palpaîs, si viôt anciamò cualchi pursitadi côf, e simpri pal Stradon, in t’unciamp al è mitût un biel pursit cul sa-cut su la schena che al va a sirî la ca-retât, come al pursit di Sant’Antoni.

Devant da butega, sot di un balda-chin, o viodin una biela tirolesa, cu li’tressis biodis e la scova di ruscli inman, po sino tornâs indaûr cul timpda befana dal mês di ’senâr?

Personis e cicognis e ancia tram-polîrs che fasin al nît, e ’sa in cualchibanda e an sa fat i ûs, sperin che nas-sin (cun chel cialt che o vin).

Chel che mi è restât inpres, al è cheprin di entrâ in paîs e an scrit, cun pe-raulis cubitâls, Borg di Ciavensan;pensait benedes, se o tornaressin fûr inestris vecios, che tant gi tignivin allôr Ciavensan, a sintî a clamalu al didi vuè Borg gi vignares su al futar.

Saveso simût che clamavin i ne-stris vecios al lôr paîs: “Cavenzanogalante e bello…” altroché Borg.Ciavensan al à una storia di passa2000 ains, e no sarà la ’soventût divuè a clamalu Borg.

Tornin a ‘sonta al fil cui extrater-restri; a je la prima volta che a Ciam-plunc a sussedin robis che no si sa seche al è stât.

Se varano pensât i extraterrestri aviodi chist imbadierament dai paîs diCiavenzan e Ciamplunc? Jo o crôtche vedin scrupulât a una sagra dipaîs, cu la pursision di cualchi sant,opur a cualchi carnevalada fûr sta-gion. Ben lassìn stâ.

Mi visi che cuant ca eri frut e li’stradis erin blancis, ogni tant si leva-va su come una tromba d’aria pissu-la, ben sintint, che i nestri vecios cla-mavin “il tignusit”, ma chist aiar, cheal vigniva ancia a sîl seren, al levavasu polvar, fueis, insoma, se che alciatava tal so sgurla. Mentri chel cheal è stât tal forment, al era dut un aiardiferent, che al sgurlava e al pleavadut se che al ciatava partiara. Se isaalora stât? A vuatris la conclusion!

Se veramenti o erin ufos, no aCiamplunc o sin prons a riseviu e a“trattarli con la massima ospitalità”,e che Diu, nus la mandi buna.

Meni di Ciamplunc

Ufos a Ciamplunc AL BOSC’l è propit un cianton di Paradîs,chel bosc tal palûtdulà che o partini alveârs di âs.Di unviar al bosc al duar,i alveârs son taponâs,le âs dentri e son in globo,an riserve di mêl par vivi.Ma in primavere e scomencina partâ dentri il polindai pôi, dai noglârs, dai venciârs.No tre ’nin a controlâ,a meti dentri i telarins pe mêl.Jo in chel bosc voi simpri vulintîrin chel palût ’l è un gran silensi,fra palidis tintis di fueis,fra lûs d’arint,l’aiar di tramontane al businefra le ramis dai pôi,al fâs niza i nîs vueis abandonâs.Di estât in chel bosc, ’l è dut vert:“’l è ancimò plui biel”si va a tira fûr i telarins di mêle se je bondansie, Andree ’l è content,se je miserie ’l è avilît;i da le colpe a so pari,ma Stenio no si rabie, al tâs.In chel bosc si lavore in pâs,circondâs di chei rusei di aghe risultiveche mande profun di bucanêf.Mi ricuarde a Nauac di frutei petiros, i scrissi, le pavesiche svoin fra i baras;sui arbui un ciantâ di rusignui,un fis’ciâ di miarli e, ogni tant, si sint al cucu.In chel palût, ’l è dut naturâlle âs no si incuinin.Viars sere, il soreli al va a mont daûr dai pôi, si distude al so losôr;no, o restin a scûr a lavorâ,plui tart jeve le lune,ogni tant si plate sot dai nûi,e lùsin le stelis,tal cîl un svolâ di gnotuia cirî mus’cîns.Le lusignis e svolin cui lôr lusôrs,dut a tôr al cole te gnot,(no tornin ciase) stracs,ma contens di ve passâtchei biei momensin che meraveose nature.

Elda Sdrigotti

10 Sot dal Tôr

Correva l’anno 1754 quando il Co-mune di Aiello, mentre era deganoGiovani Pinato, decise di innalzarenel centro del paese una colonna, al-ta circa cinque metri, con la statua diSan Giovanni Nepomuceno in cimaper ottenere dal Santo la protezionecontro la calamità delle acque che in-combevano sul paese. Infatti oltre alpericolo del fuoco sempre in agguatoe pronto a distruggere in pochi minu-ti stalle e case, il paese si doveva di-fendere dalle esondazioni locali chesi verificavano frequentemente e cheerano dovute alla presenza di nume-rose sorgenti, e dalle inondazioniprovenienti dal Torre i cui argini era-no molto deboli ed inadeguati.

Perché proprio San Giovanni Ne-pomuceno? La fama e la devozionedel popolo verso Giovanni Nepomu-ceno sacerdote, nato a Pomuk in Boe-mia verso il 1340, iniziarono nel1393, quando per ordine regale fu get-tato dal ponte Carlo a Praga nellaMoldava per aver difeso vigorosa-mente la libertà e l’indipendenza del-la Chiesa rappresentata allora dall’ar-civescovo Jenstein, di cui era vicariogenerale, contro la supremazia e l’in-tromissione del re Venceslao IV.

Questa è la versione ufficiale ri-portata su documenti e cronache deltempo, ma secondo la tradizione po-polare la morte per annegamento diSan Giovanni Nepomuceno fu dovu-

ta al suo deciso rifiuto di rivelare alre Venceslao la confessione della re-gina Sofia. Divergenze sull’atto diaccusa, ma non sulla proclamazionepopolare della sua santità, quandosecondo i testimoni della crudeleesecuzione, appena il corpo fu in-ghiottito dalle fredde acque dellaMoldava uscirono da esse cinque lu-minosissime stelle.

Ecco quindi che San Giovanni Ne-pomuceno morto nell’acqua diventòprotettore dalla minaccia dell’acquae rapidamente la sua notorietà e lasua devozione si diffusero in tuttal’Europa centrale giungendo anchenella nostra comunità.

Per ricordare e sottolineare l’im-portante traguardo raggiunto dal“San ‘Suan” aiellese la Pro Loco diAiello e Joannis, il Circolo Culturale“Navarca” ed il Comune di Aiello

“SAN ’SUAN”: 250 ANNI IN PIAZZA AD AIELLOhanno organizzato sabato 24 luglioun concerto musicale con il CorpoBandistico “G. Rossini” di Castionsdi Strada, in piazza proprio sotto ilmonumento dove recentemente èstato ricollocato dopo aver “peregri-nato” per svariati motivi, in ben tresiti del paese.

La bravura e la simpatia dei giova-nissimi suonatori, oltre cinquanta,unitamente a quelle del maestroMauro Vidoni hanno entusiasmato ilpubblico presente che con attenzionee trasporto ha seguito i numerosi bra-ni presentati, quasi tutti delle “dan-ze” dalle più tradizionali e note aquelle più moderne. Nell’intervalloil “nostro” storico Stefano Perini haesaurientemente illustrato la vita delSanto, la sua popolarità, gli elementiche caratterizzarono la sua abitualerappresentazione: le cinque stelle

presenti nell’aureola, il Crocifissoadagiato sulle mani.

E sopra il pubblico, “San ‘Suan”illuminato da un bianco fascio di lu-ce risaltava ancora di più nelle bian-che fattezze ed il pensiero andava alpassato quando la gente con fede efiducia lo invocava nella paura diperdere quel minimo che possedevao quando “sintasi sota San ’Suan” di-ventava momento di aggregazione edi svago per vecchi e bambini oppu-re quando proprio lì ai suoi piedi, igiovani costruivano il “breâr” perpoter ballare al suono di un’orche-strina nelle rare e a lungo attese occa-sioni. Ed il pensiero riportava puregli aneddoti simpatici e divertenti diun “San ’Suan” pronto ad additare alforestiero l’ubicazione di questa o diquella persona del paese di cui cono-sceva persino il soprannome.

Quanti sono gli aiellesi che “San‘Suan” ha protetto e seguito dall’altodella sua posizione? Oppure quelliche prima di dover emigrare nel la-sciare il paese hanno guardato versoil Santo per catturarne l’immagine econservarla nel cuore? Anche ora lasua presenza discreta e rassicurantecostringe l’uomo ad alzare gli occhiverso l’alto per scoprire il volto delSanto leggermente reclinato su Cri-sto crocifisso che tiene tra le maninell’atto di offrirlo a tutti noi.

Erta TivanIl concerto del 24 luglio in piazza sotto la statua di San Giovanni Nepomuceno.

Sull’uscio di casa Tarisina Ciosa (Teresa Pitton),agna Nozenta (Innocenta Bressan in Pitton)con in braccio la nipotina Clelia ed Eleonora Avian.

In fondo alla strada “da scuelis”c’era una grande casa colonica constalla e fienile e porcilaia e tettoia:una grande casa costruita all’iniziodel ’900 da Pieri Ciosa, mio nonno.

Davanti c’era un ampio cortile conla pompa e “al laip” in pietra sotto unalbero di fichi bianchi; a fianco un or-to per il fabbisogno familiare e tuttointorno la sua terra.

Anche se gli abitanti erano pochic’era sempre un familiare rasserenan-te rumore: schiamazzo di galline, la-trato di cane, grugnito di maiali, mug-gito di bovini, canto di passere ed acu-to e forte garrito di rondini nei tra-monti primaverili, stridio notturno dicivette, cigolio di carri sulla stradaghiaiosa, ritmati colpi di pompa a se-ra per l’abbeverata degli animali.

Su tutto regnavano sempre acco-modante, paziente e laborioso barbaPieri e più appartata, ma sempre vigi-le agna Nozenta, sua terza moglie:una vecchina piegata in due dall’ar-trosi e pur tuttavia sempre in moto,brava cuoca (impareggiabile il suotortino di patate) e, sul focolare, sem-pre in lotta con il fuoco, che aveva “ilvizio” di spegnersi nel bel mezzo del-la bollitura della minestra di fagioli.

I ricordi nel cassetto

COSTUMI DEGLI ANNI ’30(In cucina, perciò, accanto al focolarec’era sempre una fascina di riserva,anche se era d’impiccio a tutti.)

Nel 1938 con loro c’era ancora lafiglia Tarisina, braccio destro di bar-ba Pieri, per tutti i lavori campestri.

Levatacce mattutine e… via “tabraida” dove c’era sempre da fare: se-minare, sarchiare, zappare; in lottaperenne con le erbacce (“a nas simpril’arba che no si samena!”), con la sic-

cità, il mutevole tempo pronto a rovi-nare il fieno secco, a bagnare i man-nelli di frumento appena legati, a ca-povolgere le biche di granoturco.

Mentre agna Nozenta perdeva lapazienza e con la sua voce acuta si la-mentava e sbuffava, barba Pieri filo-soficamente commentava: -“Po,…,po… chel c’al bagna, al suia” oppure“Vin simpri scussât!”.

Non c’era pace né tempo per il ri-poso; se il lavoro consumava il corpo,lo spirito rimaneva intatto, ricco di ri-cordi, esperienze e speranze, parteci-pe delle gioie o degli affanni altrui.

Per barba Pieri e agna Nozenta era-no un vero piacere le visite dei parenti,per i quali si cercava di ritagliare un po’di tempo per conversare, conoscere levicende familiari sperando in un futuromigliore per tutti. Così dev’esser statoanche in quel giorno d’autunno del1938 con l’arrivo di Eleonora Avian daTrieste. Eleonora era figlia di agna Ze-lesta (Celestina Bressan, sorella diagna Nozenta) e di Emerano Avian diCampolongo, che per la grave situa-zione economica era emigrato nelleAmeriche lasciando la moglie “cunt’una zaia” di figli da crescere. Il suoarrivo era perciò motivo di gioia, noncelata speranza e nel contempo conte-nuto timore per le notizie che si sareb-bero potute sentire: Emerano nelleAmeriche aveva portato con sé il figliomaggiore e di loro da tempo non si sa-peva niente! Per questo Tarisina si erafermata: le relazioni parentali avevanoil sopravvento sui lavori campestri.

Un breve tempo per ascoltare, com-mentare, sperare insieme, consolare,che già l’ora di riprendere il lavoro eragiunta. Così sull’uscio di casa con ipanni del lavoro Tarisina Ciosa è eter-nata nella sua maturità di donna accan-to alla vecchiaia di agna Nozenta, allagioventù di Eleonora ed all’infanziainnocente della piccola Clelia, la figliadi Meni Ciosa, mia sorella.

Rachele Pitton

11Sot dal Tôr

Da faria di Pinat vignivin fûruarsinis, uarsenôns...

Gianni Pinat dopo vê vint al concorsda meridians si met a contâ

Gianni in ta faria.

La meridiana che à vint al concors da meridianis in ’suin.

Al mai da faria di Pinat.

In famea a la clamin anciamò al fo-golâr, chist a nol è plui, ma la formal’andà, je una stansia par so contgrampada a la ciasa, cui barcôns sulbears, un bears taponât di dut e diduc’ dulà che la pâs no mancia, mache un timp al era dut un se fâ e dutun moviment; a sin in ta cusina diGianni Pinat in t’una da primı’ ciasisdi Banda Uànis, dulà che al orloi daltôr al è come sal fos piciât disora.

A sin lâs a fâ una ciacarada cunGianni par via che in chista istât andàciapât doi biei premis soradut pa sobuna volontât e nus à parût un’oca-sion justa par vignî a ciatalu parseche a la fin al mertava chisc’ ricuarspa so partecipasion a la vita dal paîs.Chel paîs pal cuâl a si à dât di fâ intantı’ ocasiôns e no ultima a je in taiultins ains che di vê fat, sburtât dalmons. Cocolin, al altâr da nestra gle-sia in fiar batût.

Al prin premi cal à ciapât al è stâtchel par vê vint, i prîns di ’suin, alconcors da meridianis, su sinc meri-dianis a confront. Al concors al eratal program da fiesta da meridianis eancia Gianni chist an al veva fatauna, naturalmenti in fiar, dato cheimparâ a lavorâ al fiar par lui al è stâtcome imparâ a fevelâ: la faria la vevain ciasa.

La meridiana a je su la ciasa di sofia, Banda Ciavensan e je come cadisin lı’ peraulis che ’ndà: “ex ferrofactum”; la so semplisitât e al mût disimût ca si je ’sontada a la ciasa, a de-vi vê cunvint la ’suria dal concors e alvoto popolâr da int che l’andà vota-da. Gianni no si la vares propit spie-tada di jessi premiât tal mies da fiestasul palc, tal museo, compagnât dalsun da banda dai Salesiâns di Triest.

«La faria di Pinat – al taca a contâ –jo l’ai simpri vioduda e al mistîr al undai imparât ca; di faris grandis a Daèlerin dôs, la nestra e che di Tiberio, mase che di Tiberio a lavorava plui pa intdi ca, la nestra a lavorava massima paipaîs plui banda al mâr, Aquilea e lì atôr. Vignivin ancia di Bielvedè.

Si faseva impresc’ pai contadîns,uarsinis, uarsenôns… e propit in chestagion che sta rivant cumò, a si vevalavôr, dopo che i contadîns a fermavinun pôc di lavorâ tai ciamps. Prima dipresentasi si metevisi d’acordo ri-spuindint a la cartulina che i con-tadîns mandavin par podê vignî.Cuant che rivavin, a stavin dut al dì oancia cualchi ’sornada e alora a si fer-mavin ancia a durmî e si faseva puestpa bestis. Par pajâ spes e no mâl a di-sevin che pa paja scugnivin spietâ lagaleta, se no, si justavisi cun t’un buti-lion e un salamp. A mi capita anciamòauè, di lâ a ciatâ cualchidun e ciatagital ’sardin una uarsina batuda ca.

Par bati a si veva al mai, un grantbatafiar. Chist mai al era un capo-lavôr di ingranagios e al era manti-gnût in moto di un ciaval che al ’sira-va tôr a tôr. Par via dal grant rumôr caera ta faria, a si lavorava a motos e algarson par fermâ al ciaval i molava’na sivilada. Al ciaval al era ben cheusât, tant ’l è vêr che una volta, ormaial era vecio, ai provât un sinc, sîs cia-vai e duc’ o si spaurivin o no lavora-vin ben. Se al muriva al ciaval al eraun problema.

In ta faria a era tanta int che lavora-va e tanc’a son stâs i garsôns che sonvignûs a imparâ alc dal mistîr, maga-ri domo via pa l’istât. E noatris in tafaria a vin imparât al mistîr e cumòche nissun a si piart a fâ lavorus cus-sì e son saldo che vegnin a domanda-mi di fai alc. A mi displâs che cumòai frus ta scuelis no gi mostrin comeca vignivin fatı’ lı’ robis una volta.Dopo fosin libars di fâ se ca ulin, maintant a san; o che noatris a vevin im-parât o che nus vevin insegnât massarobis o si vevin ciapât massa a cûr almistîr, ma a la fin robis che par noa-tris son stupidaginis a no san falis. Sicapis, al era dut un atri lavorâ, paresempli a mi visi ca eri garson a Trie-st e al paron a gi à diti a un insignîr vi-gnût dongia: “Ingegner, quei lì – di-sint di noatris – xe quei che drissa el

ciodo”; jo ai rispuinduti “Noi drisse-mo el ciodo e lei la buta el paco intie-ro de ciodi in mar!” Insoma, da fariaa vigniva fûr un pôc di dut, anciasparghers, e una volta i nestris cu-sîns, ca tacâs, a vevin ancia butega dimarangon, par via che tanc’impresc’a vevin tocs in fiar e in len; a la fin paisoi lavôrs la faria a si pol dî che eraancia nomenada. Ta seconda vuera jovevi lavorât in oficinis da aviasion inSardegna, cuant che soi tornât a va-ressi vût gust di rimodernâ, ma cual-chi vecio no al à urût…

Se che mi displâs cumò al è che almai al è lât disfat e brusât… robis daitimps. Un vêr peciât!»

Al secont “premi” che à ciapât viapal istât Gianni Pinat al è stât in taMessa a Barbana tal pelegrinagio dai“Nostrâns di Daèl”, par via di jessil’unic che dal prinsipi da formasiondi chista clapa fin cumò no à mai

manciât a chist pelegrinagio. «I “No-strâns di Daèl” – al conta Gianni - a sison formâs quaranta ains fa, “Cheida Masaneta” a erin ’sa e al è sus-sedût che un Sant Jusef tal bears diPepi Grion, a si era a lì sul ciar a tajâal salamp tant ca scampanotavin e lìje vignuda fûr che dai Nostrâns.

Jo a Barbana a soi simpri lât, sco-mensant di frut cul pai, cuant che paocasion no frus a mangiavin una fetadi salamp, se no pôc la si viodeva; eerin i timps di cuant che bisugnavaprenotasi sui ciars che lavin, par norestâ a pît.

Di che Barbanis di frut a mi je re-stada ben tal ciâf che dal ’36: sent ainsdal vôt. Pa ocasion chei ca lavoravinin cantier a vevin cumbinât lampadi-nis e materiâl e di gnot (si stava viadoi dîs in che volta) andan fat cu lı’lûsduta la sagoma da glesia e dal tôr diBarbana. Dulà ciatâ una roba cussì inchei ains: in che sera mies Grau a eraa Barbana. Lâ a Barbana al era un mo-ment spietât dut al an; pa ocasion inche volta a ciatavin propit lì, parinc’che rivavin di Triest. Plui tart, cuantche vin fat “I Nostrâns”, a soi simprilât e ciapâ chista puisia che an fata parme e che mi an consegnada in tal cua-dri chist an a la fin da Messa propit nomi la spietavi.»

A stâ a scoltâ Gianni al è un plasè,tre oris sintâs tal fogolâr a son svoladise no si erin nancia inacuars che era oradi sena: bon che tal prinsipi a veva dit«no sai se contâ». Cul scoltâ int cussìa si ven fûr plui fuars di prima pai prin-sipis che sirin di trasmeti e scoltâ secal è stât no ’l è domo un cognossimiôr al paîs, ma ancia tant imparâ enoatris sperin di veus fat capî, par fauestri l’amôr pal paîs e pal lavôr diGianni. I discors son lâs indevant, ve-cios ricuars, timp da l’Austria «dulàche – à nus à sotolineât Gianni - duc’in famea a savevin ciacarâ todesc, pur-trop cu l’Italia dut piardût, sperin che ifrus a tornedin a savelu, come anciaatris lenghis, par vê come un timp pluirispiet» e dopo si è lâs indevant cuitimps di vuera, timps di lavôrs… atristimps che forsit mertin un’atra oca-sion par jessi contâs.

A cura diSimonetta CantarinGiacomo Pantanali

12 Sot dal Tôr

Angela Macuglia da Trieste salutatutti gli aiellesi, vicini e lontani. Ec-cola qui felice mentre festeggia as-sieme alla figlia ed alla nipote ilcompleanno della pronipote Pame-la. Quattro generazioni di donneriunite in una circostanza felice!Auguri!

Bruna Peloi di Aiello e Guido Ross di Crauglio, ora re-sidenti a San Vito, si sono sposati nella chiesa diSant’Ulderico in Aiello, uniti dall’allora parroco donGiovanni Diodato il 3 agosto 1944 e quest’anno hannofesteggiato il loro sessantesimo anniversario di matri-monio. Per questo speciale traguardo ed importante tap-pa della vita trascorsa assieme, circondati dall’affettodei figli Luciano, Claudio, Ferruccio e Gianpaolo con leloro rispettive famiglie, hanno assistito alla Santa Messadi ringraziamento celebrata dal parroco di San Vito donElio Stafuzza che ha espresso con belle parole le suecongratulazioni. Tanti gli amici, paesani, parenti giuntidalla Francia che non sono voluti mancare.

Bruna e Guido ringraziano tutti con sincerità; alla coppiavadano anche le felicitazioni di Sot dal Tôr al quale colla-bora da anni Bruna con i suoi racconti e strofe in friulano;per questo le siamo grati e a seguire pubblichiamo la com-posizione allegata alle bomboniere della ricorrenza.

Guido E BrunaIn chel dì a si vin cialât,si vin dât la mane si vin inciaminâtviars un lunc sintîrsimpri insieme, simpri unîs.

A vin fat una biela famea,son rivâs ben quatri fruse cul timp ancia i nevodus;una famea numerosaforsi ancia un pôc rumorosae quanche duc’insieme si ciatìni fastidis ju dismenteìn.

Avuè je una ’sornada impuartantason rivâs sesanta!Orin ricuardâ che dì quan ca vin dit di sì,vevin sôl una cansonche dut al dì andà sunâtvin balât sul breonun plui da l’altri inamorât.

Pa nestra fiesta son vignûsparinc’, amîs e visinanse duc’insieme e in alegriafasìn un brindisi in compagnia,cui cu l’aga e cui cul sciampainal nestri calis lu alsìn compain.

Se fin culì a sin rivâs’l è pal merit dal Signôrche in salût nus à conservât.E l’augûr che fasìn’l è di rivanus a superâe cussì lontan rivâ.

NOZZE DI DIAMANTEPER BRUNA E GUIDO ROSS

Da Firenze abbiamo ricevuto una bella notizia:Anna Pe-loi Cepellot è diventata bisnonna! Eccola, paga con il pic-colo Jacopo. Congratulazioni. Da Anna un saluto a tutti el’attesa con ansia, sempre, per l’arrivo di Sot dal Tôr conle ultime notizie su Aiello. Mandi a duc’.

Gianna Marini e SilvanoFranzoni hanno festeg-giato il loro 45º anniver-sario di matrimonio, at-torniati dalle figlie, daigeneri e dai nipoti.Tanti auguri, sperandoper loro ancora tanti an-ni sereni.

QUATTRO GENERAZIONI

Hanno suonato a distesa le campane dellachiesetta di Muris (Pavia di Udine) il 22maggio, annunciando a tutti i paesani edai passanti una gioiosa notizia: il matri-monio dell’aiellese Sandro Magrino conGiusi Paolini.Tanti gli amici, che, con le loro giovani mo-gli, hanno voluto essere vicini a Sandro eGiusi, ai genitori ed ai parenti per parteci-pare della loro felicità.

Da alcuni anni, ad Aiello, si è pensato ad unospeciale riconoscimento a chi tanto si è prodi-gato nella cura e nell’accudimento della nostrachiesa. Quest’anno, il riconoscimento va aVanda Rigotti, mia zia. Anche lei, come tantialtri, si è data da fare negli anni occupandosidell’abbellimento della chiesa, della cura deiparamenti sacri e della pulizia dei luoghi dedi-cati alla preghiera.

Ricordo, quand’ero bambina, quei bianchipizzi sull’asse da stiro, l’odore di appretto e lagrande passione che ci metteva per fare un lavo-

ro a “regola d’arte”. “Cosa fai, zia” “A sopressilı’ tavais da glesia!”, rispondeva con orgoglio.

Sta male, ora Vanda. Proverò a spiegarle cheanche lei, oggi, ha ricevuto un “premio”, unmeritato riconoscimento per la sua dedizione.So che non parlerà, so che mi guarderà con gliocchi assenti, capace di rispondermi soltantocon lacrime di gioia…

Ringrazio la Comunità e la Parrocchia diAiello per aver pensato a Vanda in questa circo-stanza. Grazie.

Alessia

Riconoscimento

13Sot dal Tôr

passioni di emigranti in pensione

Un compleanno di tanti anni fa in-cominciò una storia molto curiosa. Amia figlia Mary, non sapendo cosa re-galarmi, venne un’idea in quegli annimolto inconsueta: regalare al papà,cioè a me, un’orchidea. Non scorderòmai il suo nome: Phalaenopsis MadMilva. Pensandoci bene forse avrannomesso il nome della nostra cantante aquesta pianta! Comunque era per meun nome facile, anche se non sapevoche questo era solo l’inizio di un’av-ventura che dura ancora. Pensavo:“Come fare per coltivarla? Sarò capa-ce di tenerla in vita? Sarò capace difarla rifiorire?” Per fortuna la naturami diede una mano e cinque mesi do-po l’orchidea rifiorì, un mese dopo fe-ce due piantine nuove. Non sapevoche questo era solo l’inizio, l’inizio diun grande contatto con la natura che

perché questo è finalmente la ricom-pensa dopo tanta pazienza e tante cure.

Faccio parte di due club di orchi-dee, uno in Belgio a Genk, che confi-na con l’Olanda, e l’altro a Eindhovennaturalmente in Olanda. Ci sono leriunioni una volta al mese per vederetutti assieme le diverse qualità di or-chidee, parlare della loro provenien-za, delle difficoltà per la loro coltiva-zione, la loro bella e mediocre qua-lità. Ogni anno siamo a Helmond do-ve con l’aiuto di altri club, che ci pre-stano le loro piante che in quel mo-mento fioriscono, ricreiamo il piùpossibile il loro ambiente naturaleper far godere tantissime persone dipiante belle e rare che ognuno colpassare degli anni ha collezionato ecurato con passione.

Con la speranza di aver fatto incu-riosire tante persone, spero di averviconvinto della bellezza delle orchi-dee. Ai più coraggiosi tra voi che han-no intenzione di incominciare questapassione (o questa buonissima malat-tia): siate i benvenuti tra gli amantidelle orchidee.

Tanc’ salûs a duc’ chei di Daèl,mandi.

Walter Macorat

LE SCULTURE DI SILVANO LE ORCHIDEE DI WALTER

La dice lunga questa sculturasulla nostalgia di Silvano Battel-lo per il Paese natio.

Emigrato in Canada, a Mon-treal, negli anni ’60 con i fratelli ela giovane moglie si è positiva-mente inserito nella multietnicacomunità canadese contribuendocon il proprio lavoro al benesserefamiliare e, di riflesso, a quellodel Paese ospitante.

Giunto alla pensione, prepo-tentemente è riesploso l’estrocreativo, che per tanti anni erastato sopito.

Così Silvano Battello ha ripre-

so sgorbia e scalpello per fissarenel legno i suoi sentimenti. Tantesono le sue opere, alcune esposteanche in un Centro Culturale aMontreal, suscitando l’attenzio-ne e l’interesse dei curiosi e l’am-mirazione degli intenditori.

E l’opera creativa di SilvanoBattello continua a dimostrazio-ne che c’è sempre un tempo perogni cosa, purché “le cose” sianoveri convincimenti nella profon-dità del sentire e nell’amore per ilbello ed il buono in ogni loro ac-cezione.

Rachele Pitton

Prima che nus rivedi la brutagnova da muart di Livio Plet dalCanadà nus era rivada una so leta-ra dulà che lui e la so femina Ma-rianna a nus mandavin chista con-ta par metila su Sot dal Tôr; parvia che a lôr gi veva fati gust leilasul giornâl dal lôr Fogolâr Furlan.Purtrop al nestri compaesan nolpodarà leila, ma cul publicala urinno domo scoltâ la so prejera, mafâ sì che cui che lu à cognossût a sivisedi cun boins pinsîrs di lui.

"Jo ’o ài dôs nonis", mi à vûtcontât la Tinute, "la none Vigje ela none bis. La none Vigje ‘e jegrande e gruesse e, par comandâa duc’, ‘e je a berghelâ di un con-tinuo. Si la cjate in ogni cjantonde cjase e no si ’nd’ intive unecun jê.

La none bis, invezzi, ’e je comeun grumut di piel e vuès invu-

luzzâz in tun grimâl neri e a sotetdi un fazzolet, neri instès, peâtdaûr dal ciâf. Simpri sentade sulcjadreon de sô cjamarute, postâtdongje il balcon ch’al cjale tebràide, bande soreli a mont, nofevele squasi mai. Tant, nolstarès nissun a piàrdisi daûr dijê. A’ dìsin ch’e à un frègul dialtèrie, chel strambalât di mâlch’al ven dispès ai vecjuz e ju fâszavarjâ, ce pôc, ce tant. Ma, inefiez, a ‘ndi à pocje e da râr.Nancje no orès fâsi sintî a fevelâ,massime pal riuart di no pandichel bati dai dinc’ pustiz, metûzsù a la buine ancjemò denant deuere. Quant ch’o tuchi su la sôpuarte, je ’e sa za ch’o soi jo ealore ‘e prepare subite unebocjute apene apene da ridi. Siviôt ch’e je contente. ’E rît pluicui vôi che cu la bocje: cun cheivogluz ch’a vègnin fûr disot dal

fazzolet neri e ch’al somèe ch’acjàlin simpri tant lontan, de ban-de daûr dal timp.

Dopo un pôc ch’o soi alì, la somusute si distude a planc: i vôi,biel daviarz, no cjàlin plui nuje.La bocje no rît nancje chel ninin.Il cjâf si plèe alc indenant e, in-tant che tes mans ’e torne a in-viâsi la corone dal rosari, daisiei lavris sutìi e colôr di nuje, sisint apene: “Psst… psst… ps-st…”. Al è il moment di tornâ alassâle bessole. Vignint jù bielplanc pes scjalis, ’o sint un grantlancûr pensant a ce ch’a dìsindispès chei di cjase: “Quant chesi distrigarà la vecje, al vegnaràfûr propit un biel bagno, lassùdisôre”".

Cumò denant, lassù disôre ’oài sintût a tirâ la cjadene e a coril’aghe.

A.P.

CONTA DAL CANADÀ

LA NONE BIS

dura da più di quindici anni. Da allorapossiedo più di 700 piante non piùibridi, ma piante botaniche tra grandie miniature e di una variazione tra ae-rangis, angraecum, cattleya, laelia,dendrobium, epidendrum, cologynescaphosepalum, pleurothallis. Pensa-te un po’: persino le dracula prove-nienti dal Madagascar, Kenya, Thai-landia, Vietnam, Papua, Bolivia, Co-lumbia…

Coltivare queste orchidee è un po’difficilino, data l’area di provenienzacosì differentemente espansa; sono as-sai rare, ma danno, tanta soddisfazio-ne; sono di bellezza incantevole (gra-zie Mary, sei stata veramente grande!)

Tramite le orchidee si fanno tanteamicizie; ci si aiuta a vicenda scam-biando piante, imparando pure il mo-do per farle crescere e per farle fiorire

14 Sot dal Tôr

È giunto alla venticinquesimaedizione il raduno degli “scampa-notadôrs” di Aiello che si è svoltodomenica 11 luglio nella ricorrenzadel patrono Sant’Ulderico. L’incon-tro era stato fissato presso il campa-nile della parrocchiale per le ore15.30 e ad aprire la rassegna deicampanari è stata la squadra aielle-se che organizza la manifestazionee lo ha fatto con una danza, così sichiama la suonata a tre campane adistesa. Le corde sono poi passatefra le mani di una ventina di squadreprovenienti principalmente dal Go-riziano, anche dalla parte slovena,coinvolgendo un’ottantina di cam-panari che si sono alternati per unadurata di quattro ore. Chiamarlicampanari non è il termine più con-sono in quanto chi è “scampano-tadôr” si definisce un “rintoccato-

re” ovvero colui che suona melodiedi campane con rintocchi. Le tecni-che, i modi ed i ritmi delle suonatevariano a seconda della località esono il risultato di un tramandareche per fortuna sembra essere pro-ficuo dato che non sono poi pochi igiovani partecipanti al raduno.

Quest’anno ricorrono anche i 120anni dalla fusione delle campaneaiellesi che furono fuse in Goriziadagli artigiani Broili i quali sforna-rono buona parte delle campane del-la provincia. Esse giunsero in Aiello,da Gorizia con carri trainati da buoi,la piccola e la mezzana su di un car-ro mentre la grande che pesa ben 19quintali da sola; le loro note sonomi-re-do e si chiamano rispettiva-mente Valeria, Stefania e Maria. Chile suona e di campane se ne intendeasserisce che tra le migliori della zo-

na si possono collocare quelle diAiello che con il loro timbro profon-do e melodioso dimostrano la lorovalidità, che esprimono dal 1884.Esse sono poi uno dei rari concerti atre campane ottocenteschi che sonogiunti a noi intatti, essendo state

asportate dall’esercito imperiale du-rante la prima guerra mondiale mol-te campane per contribuire alla fu-sione di cannoni e la tradizione vuo-le che quelle di Aiello siano state ri-sparmiate per la fedeltà all’Austriadimostrata dalla popolazione.

UN LIBRO PER I 10 ANNI DEL MUSEONelle attività culturali e turistiche del nostro

comune, il Museo della Civiltà Contadina delFriuli Imperiale svolge certamente un ruolo diprimo piano essendo per dimensioni e qualitàd’organizzazione dell’esposizioni una strutturaesemplare. Aiello può vantare d’ospitare questaimportante rassegna d’attrezzi, utensili e testi-monianze della civiltà contadina di tutta la con-tea goriziana sino al 1918, ovvero alla cadutadell’Impero Austro-Ungarico che coincidepressoché con gli anni in cui gli usi e stili di vitae di coltivazione della terra stavano mutando inseguito alle nuove tecnologie del tempo, che tra-sferivano alla storia modi ed usi rimasti inaltera-ti per secoli.

Il Museo nel 2002 ha compiuto un decenniod’attività, essendo stato inaugurato il 29 marzodel 1992 nei locali della vecchia tenuta de Fin, eper commemorare tale traguardo e tirare le som-me di dieci anni d’apertura al pubblico e di col-laborazione con le iniziative paesane è statostampato un opuscolo di una sessantina di pagi-ne per divulgarne l’operato. Il testo è stato re-datto dall’arch. Mauro Nocchieri, conservatoredel Museo e stretto collaboratore nella sua com-posizione sin dall’inizio. Nocchieri in questovolume, presentato nel corso della Festa delleMeridiane del mese di giugno, che ha avuto co-me fulcro il complesso del Museo, ha ampia-mente ripercorso i dieci anni d’attività dellastruttura che ha come ideatore e fondatore il co.Michele Formentini, il quale aveva in serbo taleidee sin dagli anni Sessanta quando si stavanoabbandonando frettolosamente le macchine au-siliatrici cioè trainate da buoi e cavalli. Da allo-ra egli si diede alla raccolta, e la passione loportò a racimolare seimila reperti che dall’inau-gurazione ad oggi sono passati a ventimila fa-cendo sì che il Museo aiellese sia l’esposizioneprivata etnografica maggiore in regione. Il Mu-seo è gestito dall’Associazione Culturale deiMusei Formentini della Vita Rurale e si suddivi-de in varie sezioni che contemplano anche altrimestieri, quali il falegname, il fabbro, il murato-

re…, che erano strettamente correlati alla vitaagricola e tra queste è certamente da menziona-re la vasta esposizione permanente di due seco-li di lavori femminili, documenti di una famigliae delle sue donne, vissute tra Ronchi e Cavenza-no, concessi dalla sen. Vera Squarcialupi. Le se-zioni sono andate aumentando nel corso di que-sti dieci anni, grazie ai donatori che hanno in-crementato il museo con oggetti spesso portantiun grande valore affettivo, ma che si sono cosìrivelati parte di un contenitore che non è più per-sonale, ma aperto al pubblico, ad un pubblicoche in questi anni si è dimostrato numeroso so-prattutto dal punto di vista delle scolaresche.

L’attività del Museo ha spaziato poi alla pub-blicazione di vari opuscoli a carattere storico-agricolo tra cui la guida al museo, tradotta anchein friulano ed il volantino che nella sua nuovaedizione si presenta nelle quattro lingue della

contea: italiano, sloveno, friulano e tedesco. Va-rie sono poi state le presentazioni di libri avve-nute nella ricreata aula scolastica composta coni vecchi banchi del liceo classico di Gorizia chesi presta a tali iniziative. Nocchieri propone poiuna carrellata di quelle che sono state le serateorganizzate al museo, sia al suo interno che al-l’esterno dove l’ampio palco ed i vasti spazihanno permesso la realizzazione di concerti, se-rate teatrali ed hanno ospitato anche la vegliadiocesana di Pentecoste del ’95.

Il complesso del Museo ha fatto da sfondo an-che ad alcune feste tra cui quella della trebbiatu-ra del ’97 e svariate edizioni del mercatino del-l’antiquariato che attualmente viene proposto incollaborazione con la Pro Loco in occasionedella Fiera di San Carlo e della Festa delle Meri-diane. Sempre in tali manifestazioni i locali delMuseo fanno da cornice ad alcune mostre arti-stiche o tematiche e di generi simili ne vengonoproposte anche nel corso dell’anno.

Il volume non fa a meno di trattare anche ilCortile delle Meridiane, che ha incrementatol’interesse del pubblico al complesso museale,arricchendo di una quindicina d’orologi solariche propongono un’interessante, quanto rara,raccolta di metodi della misura del tempo con laluce del sole.

Dalla lettura dell’opuscolo di Nocchieri fuo-riesce un ritratto di un Museo con molteplici at-tività ed integrato alla vita paesana, che in que-sti anni d’esercizio ha saputo arricchire cultu-ralmente Aiello facendolo diventare assieme al-le meridiane una meta per una visita turistica,interessante quanto particolare, di mezza gior-nata. Per il futuro c’è da sperare che riapra i bat-tenti all’interno del museo, nelle vesti appro-priate, un’attività di ristorazione, per completa-re l’offerta del complesso del museo.

[Chi fosse interessato a ricevere il libro L’atti-vità del Museo della Civiltà Contadina del Friu-li Imperiale nel primo decennio (1992-2002)può telefonare allo 0481.535170]

LE CAMPLE CAMPANE COMPIONOANE COMPIONO120 ANNI120 ANNI

15Sot dal Tôr

LA COMUNITÀ PARROCCHIALESI PRESENTA ALL’ARCIVESCOVO IN VISITA

Mons. Dino De Antoni è stato ad Aiello dal primo al 3 ottobre

La seguente relazione è stata svoltadal parroco e dal Consiglio PastoraleParrocchiale, in preparazione alla VisitaPastorale dell’Arcivescovo, mons. DinoDe Antoni, dal primo al 3 ottobre del cor-rente anno. In essa si descrivono i gruppie le attività dei vari gruppi parrocchialiche in questi cinque anni1 si sono dedica-ti al servizio della comunità.

La comunità parrocchiale di Aielloconsta dei seguenti gruppi: ConsiglioPastorale Parrocchiale, Consiglio per gliAffari Economici, missionario, catechi-ste, animatori campo scuola, animatoriadolescenti, coro parrocchiale, famiglie,gruppo di ascolto della Parola, gruppoliturgico dei lettori, ministri straordinaridell’Eucarestia, servizio pulizia e deco-ro della Chiesa. Cominciamo a parlaredei fanciulli e dei giovani, rispetto all’e-sperienza della catechesi.

Agli incontri di catechesi partecipanocirca una sessantina di bambini e ragaz-zi, dalla terza elementare alla prima su-periore. I gruppi sono seguiti da una cop-pia di catechiste o dal parroco stesso in-sieme ad una catechista, con scadenzasettimanale. Le catechiste seguono unincontro bisettimanale di formazione sulCatechismo della Chiesa Cattolica. Ol-tre alla dottrina, un forte momento di ri-presa per la vita della parrocchia è statoil campo scuola, iniziato di nuovo (dopoalcuni anni di sosta) nel 2000 e prosegui-to in questi anni. Per quest’attività si so-no impegnati con entusiasmo e senso diresponsabilità molti giovani. Mentre ne-gli anni precedenti, anche a causa deifrequenti cambiamenti dei parroci (4 in9 anni), l’entusiasmo dei giovani era ve-nuto calando. La ripresa del camposcuola nel 2000 ha determinato anche lacostituzione del coro parrocchiale (com-posto da giovani e ragazzi) e di una seriedi attività che nel tempo sono andate au-mentando e stabilizzandosi. Il camposcuola di una settimana in montagna nelperiodo estivo, per bambini e ragazzidalla terza elementare alla terza media, èun’esperienza di crescita umana e cri-stiana. Successivamente si organizzanomomenti di festa durante l’anno. Que-st’anno si è aperto anche il ricreatorio,con scadenza settimanale.

Per gli adolescenti, negli ultimi tre an-ni abbiamo costituito il gruppo del gio-vedì (ogni secondo giovedì si ritrovava incanonica) per una serata di attività sullabase di un programma previo. Gli adole-scenti sono stati seguiti da alcuni giovanianimatori e dal parroco. Si è notato inquesti anni la difficoltà nel suscitarel’interesse e l’entusiasmo nei ragazzi madei piccoli, significativi passi sono staticompiuti. Quest’anno, nel mese di lu-glio, abbiamo portato un gruppo di circa15 ragazzi ad Assisi per una settimanaispirata all’esperienza di fede di S. Fran-cesco, che ha suscitato molto entusia-smo. Parliamo ora del gruppo famiglie.

È un gruppo nato nel 2001, per inizia-tiva ed espresso desiderio di quanti han-no sognato di dare avvio alla ricostruzio-

ne del tessuto parrocchiale, per dare im-pulso e nuovo vigore agli ideali cristianiin paese, attraverso il coinvolgimento ela responsabilizzazione dei laici. Sonostate invitate famiglie di tutte le età, daquelle appena formate a quelle con 40anni di matrimonio. La riunione, prepa-rata attraverso un incontro fra il parrocoe due coppie di riferimento, veniva tenu-ta nella canonica la Domenica pomerig-gio (una volta al mese). Il parroco legge-va una parte del testo della FamiliarisConsortio, scritta dal papa nel 1981, lacommentava e poi ogni partecipante erainvitato alla condivisione, calando la let-tura nel proprio vissuto. In questi tre an-ni abbiamo letto e commentato in formaapprofondita tutto il testo. In generale laparola del papa ha suscitato interesse, èstata apprezzata come guida e punto diriferimento, in rapporto anche alle situa-zioni in cui le famiglie oggi si trovano avivere. Alla fine di ogni incontro vi eraun momento di fraternità e convivialitàofferto dalle signore presenti. La prima el’ultima riunione di ogni anno si organiz-zava come momento di maggior condi-visione, accoglienza e disponibilità, percui ci si ritrovava davanti ad una tavolaimbandita, in canonica o in altro luogo.Un’altra finalità raggiunta, è stata quelladi creare un miglior rapporto di cono-

scenza, confidenza e fraternità tra le fa-miglie partecipanti. Ora il gruppo è benintenzionato a continuare il cammino,cercando di coinvolgere altre coppie, so-prattutto giovani, per far sentire loro l’af-fetto e l’accoglienza di tutta la comunità.Parliamo adesso della situazione deglianziani ed ammalati.

Ad Aiello, come si accennava prima,esiste una casa di riposo che accoglie 60persone, per lo più non autosufficienti.L’assistenza viene svolta da dipendenticomunali e dalla cooperativa “La Cisi-le”. Si tratta di persone che necessitanonon solo di un’assistenza “tecnica”, masoprattutto di un rapporto umano, che lifaccia sentire come ha detto un ospite,non "dei pacchi postali, ma persone chehanno bisogno di una parola e di un sor-riso". Questa attività non può esseresvolta dal personale impegnato quotidia-namente nella casa di riposo, ma neces-sita di un gruppo di volontari che si assu-ma questo incarico, anch’esso importan-te come l’assistenza sanitaria che vieneerogata. Purtroppo, un tempo vi era unbuon numero di persone, obiettori di co-scienza e giovani, che dedicavano a que-sta attività una parte del loro tempo. Og-gi invece soltanto pochi volontari opera-no nella struttura e gli anziani ospiti sonoun po’ trascurati, perché il contributo dei

pochi non può portare beneficio a tutti iricoverati. Si spera che in futuro ritorni lasensibilità verso gli ospiti della casa dirisposo e che un maggior numero di per-sone offra una parte del proprio tempoper assistere gli ospiti della casa di ripo-so, sperimentando la ricchezza del donoche riceve chi sa dare una piccola partedella sua giornata per gli altri.

In paese vi sono poi tanti anziani ver-so i quali la Parrocchia si rende in qual-che modo presente. Al primo venerdì delmese il parroco, insieme ad alcuni mini-stri straordinari dell’Eucarestia, si reca aportare la Comunione e ad offrire un po’del proprio tempo. Vi è poi la festa del-l’ammalato verso la fine di settembre.Altre occasioni per incontrare gli anzia-ni ed ammalati, sono le festività nataliziee pasquali.

Senza dimenticare tutti gli altri gruppie le persone che offrono il loro tempo e leloro capacità per il bene della Parroc-chia, è doveroso ricordare il lavoro mol-to prolifico svolto dal gruppo missiona-rio nell’arco di 34 anni. La comunità diAiello è sempre stata molto sensibileverso la realtà delle missioni. Un mo-mento fondamentale per la comunità diAiello si ebbe nel 1990 quando l’alloraparroco di Aiello, don Pierpaolo Soran-zo, partì per la Costa d’Avorio. Ma la co-munità si ricorda nel contempo di tuttigli altri missionari di Aiello o passati diqua, sparsi in vari continenti. L’annoscorso la comunità parrocchiale ha deci-so peraltro di adottare un seminarista delBurkina Faso, il cui nome è Evariste. Èdoveroso ricordare ancora tutto il lavorosvolto dal gruppo missionario, e che sipuò ammirare nella mostra annuale. Nonsi possono scordare ancora quei gruppiche rendono più bella ed accogliente lanostra Chiesa, o che si danno da fare inoccasione della festa patronale e in tantialtri momenti di festa durante l’anno.Ciò vale per gli Scampanotadòrs e per ilcoro degli Amans de Vilote. La comunitàdi Aiello è una comunità che possiede di-versi talenti, sia nel sociale che per quan-to riguarda l’aspetto religioso.

Il compito di un parroco e di tutto ilConsiglio Pastorale, consiste nell’aiuta-re la gente ad essere sempre più consape-vole del cammino che sta facendo. Con-siste nell’aiutare ed aiutarsi a fondare ilproprio cammino nell’unica appartenen-za al Cristo Signore. È quindi importan-te continuare a camminare in questo sen-so e approfondire tale percorso. Perché igiovani imparino sempre più a conosce-re ed amare Gesù e le famiglie sappianosempre più condividere un itinerario divita e di fede. Gli ammalati e gli anzianisiano resi consapevoli, grazie al serviziogratuito e generoso di chi a loro si acco-sta, ch’essi sono “i fratelli più piccoli diGesù” (cf. Mt 25,40).

Il Parroco ed il Consiglio PastoraleParrocchiale

1 Periodo corrispondente alla perma-nenza dell’attuale parroco.Un momento di una escursione ad una vecchia casera: il ritorno a casa.

I partecipanti al camposcuola tenutosi dal 22 al 29 agosto a San Francesco di Vito d’Asio(PN) che ha coinvolto una quarantina di bambini, una decina di animatori, cinque cuo-che ed il parroco.

CAMPOSCUOLA 2004

16 Sot dal Tôr

SULLE ALI DELLA SOLIDARIETÀAnche quest’estate le sale ed il corti-

le della canonica sono stati rallegratidalla presenza festosa di decine di fan-ciulle e ragazzini entusiasti, in occasio-ne degli ormai immancabili appunta-menti annuali con il Corso di attivitàcreative ed il Laboratorio ragazzi.

Il Corso di attività creative, nello spe-cifico, ha coinvolto oltre quaranta bam-bine, le quali, divise in tre gruppi e se-guite da una nutrita équipe di collabora-trici, si sono impegnate, a rotazione, perun mese, nella realizzazione di varie ti-pologie di simpatici oggetti: dai sac-chetti porta-scarpe ricamati alle scatoleporta-fazzoletti decorate con la tecnicadel decoupage, dai fantasiosi quadretticreati dalle più giovani ai variopinti ac-cessori confezionati con il macramè.

Per quanto riguarda, invece, il Labora-torio ragazzi, questo si è svolto nell’arcodi una settimana soltanto, ma ha ottenu-to egualmente un notevole apprezza-mento. Giunto, infatti, alla sua secondaedizione, ha richiamato quest’anno piùdi venti bambini, i quali, pur nell’esiguo

tempo disponibile, si sono comunque ci-mentati con successo in parecchie atti-vità: dal montaggio di un colorato set dascrivania a quello di un piccolo aereo,dalla realizzazione di un quadretto in le-gno decorato alla personalizzazione del-le magliette per la partita di calcio previ-sta per la giornata conclusiva.

Le due belle iniziative (purtropposcandite da ripetute polemiche in senoallo staff organizzativo) vantano, inrealtà, molteplici indiscutibili aspettipositivi e si sono rivelate un’opportu-nità ideale per “far lavorare” i nostri gio-vanotti spalla a spalla con gli ospiti bie-lorussi e per offrire a tutti i ragazzi unperiodo sereno e divertente, da trascor-rere in compagnia e da impiegare in pia-cevoli intrattenimenti, meno insulsi ri-spetto al mero girovagare per le stradedel paese e più educativi rispetto ai soli-ti giochi tecnologici che inebriano i fan-

ciulli per il resto dell’anno. Per esortareulteriormente ad una riscoperta dellamanualità ed a coronamento delle varieattività portate avanti dalla Parrocchiadurante il periodo estivo, è stata succes-sivamente allestita una graziosa mostrapresso i locali dell’ex casa Villari, dove,oltre alle foto ed ai lavori eseguiti alCamposcuola di San Francesco-Vitod’Asio (PN), in una suggestiva ambien-tazione, sono stati raccolti tutti gli ela-borati che hanno preso vita tra le dita deiragazzi. Come consuetudine, inoltre,l’esposizione è stata animata da unosfondo benefico, in quanto è stata previ-sta una raccolta di offerte a favore di al-cuni missionari a cui la comunità diAiello è strettamente legata (don PaoloSoranzo, suor Flavia Luca e padre Sabi-no Gentili) … e quest’anno siamo statipiù motivati che mai, poiché l’interoCorso di attività creative si è svolto “sul-

le ali della solidarietà”, dando quotidia-namente modo alle ragazzine di fermar-si a riflettere su aspetti particolari diquest’importante tematica e di recitareuna breve preghiera insieme. Ora nonposso che ringraziare di cuore tutte lepersone volenterose che ci hanno aiuta-ti e che si sono rese disponibili nell’inte-resse dei bambini, ringrazio le famiglieche ce li hanno affidati ogni giorno confiducia e ringrazio soprattutto loro, ipiccoli protagonisti, che hanno sceltoancora una volta di trascorrere le matti-ne d’agosto con noi e, complimentando-mi con ciascuno per i capolavori realiz-zati, auguro a tutti un buon ritorno ascuola e vi do appuntamento al prossi-mo anno.

Per concludere, non può mancare, in-fine, un ultimo “grazie” speciale a donFabio, per averci lasciati “invadere” congioia la canonica e per aver paziente-mente sopportato tanto l’allegro vociaredei fanciulli quanto i noiosi battibecchidegli adulti!

Alberta

SUOR FLAVIARINGRAZIA

Suor Flavia Luca unitamente allealtre consorelle ed alle bambine dellaCasa-famiglia di Braìla in Romaniadesidera ringraziare vivamente tuttele persone di Aiello per la generositàdimostrata nei loro confronti in occa-sione del Santo Natale 2003. Infatti leofferte ricevute durante la consegnadel segno natalizio ammontavano ad€ 1100,00 e sono state devolute inte-ramente a suor Flavia Luca per la suapreziosa attività a favore di alcunebambine orfane romene.

Si ricorda che il segno nataliziorealizzato da un gruppo di signoreaiellesi con impegno e soddisfazioneera costituito da una piccola iconacon la rappresentazione della Nati-vità della scuola artistica di AndreiRublëv. Tale icona russa risale al XVsec. ed è conservata alla GalleriaTret’jakov di Mosca ed è una fra lepiù belle nonché fra le più celebri.

Come tutte le icone riguardanti lanascita di Gesù ha un carattere narra-tivo che si presenta su tre piani: nelpiano superiore appaiono le stelle, lemontagne, qui stilizzate, gli angeli e iMagi; nel piano centrale la Madrepensierosa rivolta verso l’umanità inattesa, il Bambino in una mangiatoiache ha la forma di una bara, per ri-chiamare l’idea della morte che in-combe su di Lui, il bue e l’asino, e lagrotta buia che richiama il peccatodell’uomo; nel piano inferiore le pe-core, San Giuseppe seduto con la te-sta appoggiata ad un braccio, un uo-mo vestito di pelli da identificarsi conAdamo recatosi alla grotta insiemead Eva, una delle due donne che fan-no il bagno al Bambino; particolarequest’ultimo che viene interpretatocome segno della realtà umana delNeonato. Tutta la scena riflette il sen-so di mistero e di stupore di fronte al-la nascita del Bambino Divino.

UNA VACANZAPER DONO

…ALLE ISOLEDI CAPO VERDE

Mauro Amoruso, giunto felice-mente alla pensione, ha trascorso al-cune delle prime settimane di quie-scenza nell’isola di San Vincente(Capo Verde).

Incuriosito dalla diversità di vita,ha voluto approfondire la conoscenzadel modo di vivere dei capoverdianied, accompagnato dagli amici Dario eSonia Andrian, Renzo ed Irene Pin eMauro Paviotti, ha visitato la localescuola ed i gruppi sportivi venendoimmediatamente a conoscenza delleloro necessità.

Rientrato in Italia Mauro Amorusoha coinvolto amici, conoscenti ed as-sociazioni raccogliendo in abbondan-za materiale scolastico per gli alunnidella scuola primaria e divise per unasquadra di calcio. È così ritornato inAfrica nell’aprile scorso novello Bab-

bo Natale per distribuire a piene manidoni, sì, ma per i tanti minori materia-le di prima necessità ricevendo incambio sorrisi a non finire dai bambi-ni e parole ed abbracci amichevoli daigrati e sorpresi genitori.

A testimoniare che quanto era statoofferto è giunto a destinazione ecco lafoto che ritrae Mauro Amoruso con lefuture speranze calcistiche di Min-dello, il capoluogo di San Vincente.

Rachele Pitton

Nei primi giorni di settembre han-no concluso la loro vacanza friulanaben 196 bambini bielorussi ospitatianche quest’anno per uno o due mesiestivi in diverse famiglie della nostraregione.

Tutto questo è stato possibile graziealla intensa e continuativa attività dinumerosi volontari del ComitatoChernobyl di Cormòns che con com-petenza e buona volontà sono riuscitia superare le inevitabili difficoltà bu-rocratiche ed organizzative permet-tendo così a diversi bambini che abi-tano in varie zone della Bielorussia ditrascorrere una vacanza salutare neinostri paesi. Infatti è stato dimostratoche anche un allontanamento relati-vamente breve, di 30 o 60 giorni, deibambini dalle zone contaminate dalleradiazioni in seguito al grave inciden-te nella centrale nucleare di Cher-nobyl nel 1986, consente di ridurre

del 30-40% il fattore intossicante delloro livello ematico.

Durante il soggiorno estivo dei pic-coli bielorussi, numerose sono statele iniziative promosse da enti ed asso-ciazioni dei paesi ospitanti per rende-re ancora più piacevoli e divertenti leloro giornate estive; e così da Rived’Arcano a Remanzacco, da Bicinic-co ad Aiello, da Tapogliano a Monfal-cone, numerosi sono stati i giovani egli adulti che si sono adoperati nel-l’organizzare giochi popolari, corsi diattività creative, di cucito, di linguaitaliana o momenti conviviali, tutti al-l’insegna della solidarietà e del gioca-re di stare assieme.

In particolar modo ad Aiello il Cir-

colo Culturale “Navarca” unitamenteal Comune ed alla Parrocchia di Aiel-lo ha organizzato il 7 agosto u.s. unaserata con il giocoliere Santosch nellasala civica di Aiello dove i numerosibambini presenti si sono divertiti conspeciali giochi di magia e d’intratte-nimento.

Alla fine delle vacanze tutti i bam-bini si sono ritrovati con le loro ac-compagnatrici all’aeroporto di Ron-chi: gli zaini ed i borsoni erano straca-richi di indumenti e di regali ricevuti,ma una sguardo attento poteva scopri-re in essi dei doni ben più preziosi: ladisponibilità, la simpatia, l’amicizia,l’affetto con cui i piccoli erano staticircondati. Stessi doni si potevanoscorgere nelle mani e negli occhi del-le famiglie affidatarie, tanto da farsorgere una domanda: “Chi ha rice-vuto di più?”

E.T.

17Sot dal Tôr

Grazie a Roberta Geotti di Stefano e Francesca Ponton quest’anno si è rinnovata l’usan-za che vede “entrare” in chiesa l’agnello. Antica è questa tradizione che designa i genitoridel primo battezzando dopo la Pasqua come donatori di un agnello al parroco a simboleg-giare l’Agnello Pasquale, cioè Cristo Risorto ed ancor più come corresponsione al privile-gio di usare per primi l’acqua benedetta il Sabato Santo. Una tradizione che risale al ritoebraico detta in friulano “screâ al batisin”. Così domenica 18 aprile – domenica in Albis– tra la curiosità e la gioia dei paesani Roberta Geotti è stata battezzata ed i cugini festantil’hanno accompagnata con l’agnellino infiocchettato di rosa al fonte battesimale.

Nella foto li vediamo dall’alto da sinistra a destra: Davide Milocco, Silvia Zuccheri; ilparroco don Fabio La Gioia, il padrino Daniele Mauro, il papà Stefano, la madrina Gio-vanna Bressan, la mamma Francesca con la neonata Roberta; i più piccoli Tommaso e Mi-chela Geotti, Rebecca Ponton, Anna Zuccheri e Giacomo Marcuzzi con la sorellina Sara.

Nel mese di marzo, Stefano Giglio e la moglie Annamaria, con la piccola figlia Marta, sisono recati a Roma per seguire un seminario di studi infermieristici. Nell’occasione, han-no avuto l’onore di presentare la piccola Marta al Santo Padre, durante l’udienza priva-ta concessa ai partecipanti al seminario.

Il 16 novembre 2003 è nato Matteo Lepre,ne sono molto felici i nonni Mariucci eDelfino, il nonno Arrigo ed i genitori Fran-cesca e Luca.

Dalla Svizzera Airan annuncia felice lanascita del fratellino Loris unitamente ainonni Rosa e Luigi Milloch.

RICEVUTI DAL PAPA

NATI

SCREÂ AL BATISIN

LA FESTADI SAN GIACOMO

San Giacomo era un tempo adAiello la principale festività, conuna plurisecolare tradizione. Es-sa era aperta dalle cerimonie sa-cre, ma proseguiva poi soprattut-to con trattenimenti profani. Inseguito, negli anni Trenta del se-colo passato, ha perso la sua im-portanza fino a scomparire.

Le Associazioni d’arma diAiello (Alpini, Aviatori, Bersa-glieri, Carabinieri e Marinai)hanno voluto rivitalizzarla o,meglio, riprenderne la tradizio-ne. Questo è avvenuto nel 1994 edunque quest’anno si è potutoraggiungere già un piccolo tra-guardo: le dieci edizioni dellarinnovata festa. Essa non hagrandi pretese, vuole essere sola-mente un piccolo momento diaggregazione paesana, un’occa-sione di stare insieme in allegriae serenità alcune ore. L’edizione2004 si è svolta, per diverse ra-gioni, il 26 luglio. La pioggia

l’ha minacciata e così la SantaMessa invece di essere celebrata,come tradizione, alla cappelladei Caduti si è tenuta per pruden-za nella parrocchiale, con la pre-senza del coro della Sezione al-pina di Palmanova diretto dalmaestro Fritsch, dato che il coroaiellese era appena reduce dallatrasferta a Metnitz. Poi tutti alparco festeggiamenti presso lacanonica per la tradizionale sar-dellata offerta dalle Associazio-ni. E assieme ad essa vino, musi-ca, canti e la lotteria. Anche inquesta fase uno scroscio di piog-gia ha portato un po’ di scompi-glio, ma in verità quasi tutti han-no resistito e la festa ha potutoandare avanti a lungo in allegria.

Quanto viene raccolto serve acreare un fondo da utilizzare peril restauro della cappella dei Ca-duti. Un grazie a tutti quanti han-no partecipato.

Stefano Perini

Le due e quattro ruote d’altritempi si sono date appuntamen-to la mattina di domenica 12 set-tembre ad Aiello per l’ormaiconsueto ritrovo settembrinod’auto e moto d’epoca che que-st’anno è giunto alla sua sestaedizione. Un’occasione non solod’incontro per gli appassionati,ma anche per tutti coloro che de-sideravano trascorrere qualcheora tra le vetuste vetture,motoci-clette e sidecar che hanno stazio-nato in piazza ad Aiello durantele iscrizioni e prima di muoversiper la sfilata.

Il ritrovo è avvenuto davanti al“Caffè Centrale” ed il ricavatodelle quote di partecipazione èstato devoluto in beneficenza.

Poco dopo il termine delleiscrizioni i partecipanti si sonomossi, con la dovuta velocità, perun tragitto che si è snodato attra-verso alcuni paesi della Bassa,con delle soste con spuntino a Sa-ciletto, a Campolongo davanti almunicipio, a Chiopris ed a Joan-nis ove si è conclusa la manifesta-zione con un pranzo nei localidella casa padronale detta diCiucia.

SFILATA D’AUTOE MOTO D’EPOCA

18 Sot dal Tôr

SINCERI RICORDI DELLO STIMATO MAESTRO GABAS

L’ULTIMO TEMA

“Al mestri”: così è stato per tutti i paesani Bruno Gabas:una vita dedicata all’insegnamento, anzi all’educazione digenerazioni di aiellesi. L’affetto e la scambievole stima traalunni ed il maestro Bruno non si sono affievoliti né con l’u-scita dalla scuola degli scolari né con la quiescenza “dal me-stri” prova ne sia che agli incontri che le “sue” classi orga-nizzavano per rinsaldare i legami di appartenenza al grup-po, il maestro Bruno era invitato e con lui come un tempotutti si sono fotografati all’ingresso dell’edificio scolastico,quasi per una nuova foto di fine anno. E della scuola il mae-stro Bruno che per anni ed anni aveva varcato la soglia ditante aule, sentiva sempre una profonda nostalgia, un po-tente richiamo ad entrare perché “la divisione e l’area delrettangolo – così mi disse un tempo – le ho spiegate solo ot-

to volte!” facendo capire come il tempo fosse volato e l’in-segnamento sia stato la sua vita, la sua realizzazione e glialunni, per lui che figli non aveva avuto, erano stati anchesuoi figli. Per ciò specie in questi ultimi anni ancora si com-muoveva se qualche scolaro anche “non suo”, ora uomo ma-turo, incontrandolo gli ricordava i momenti piacevoli e for-mativi della scuola: la lezione di canto o quella di educazio-ne fisica o l’ascolto della Radio per le scuole. Proprio perquesto, oltre a parenti, ai tanti colleghi più o meno giovani,ai conoscenti ed amici, al suo funerale c’erano tanti antichiscolari per un ultimo umano saluto e per ricordare e racco-mandare a Dio l’anima dell’uomo fedele e del cristiano de-voto e perseverante nella fede: “al mestri Gabas”.

Rachele Pitton

Sulla soglia dell’enorme portone,mia madre mi consegnò ad una “vec-chia” signora asciutta. Seppi poi che lamaestra Pierina non era la “mia” mae-stra.

Mi accompagnò nella prima stanzaa sinistra, proprio innanzi alle scalecoi gradini in pietra che portavano alleclassi dei “più grandi”.

In mezzo alla enorme (tutto eraenorme) stanza, un donnone col grem-biulone nero, la faccia rotonda e rubiz-za e un dolce sorriso dietro gli occhia-li: la maestra Maria, la “mia” maestra.

Dolce, paziente, comprensiva, nonaveva avuto figli e sia lei che suo mari-to, il maestro Bruno, vivevano per laloro grande famiglia che era la scuola.

Imparammo, nelle belle giornate pri-maverili, ad accompagnarli al lavoro:letteralmente li aspettavamo fuori dallaloro casa al mattino e facevamo la stra-da fino alla scuola; ed eravamo vera-mente la loro famiglia. Prima con lei do-po con lui, imparammo ciò che serve:leggere, scrivere e far di conto. Ma an-che altro: il sacrificio (con un chicco digrano per ogni fioretto furono confezio-nate le particole della Prima Comunio-ne), la solidarietà (ai più bravi non veni-vano lesinati i rimproveri se non solida-li con i meno dotati), la bontà (ogni annoil premio per gli atti ritenuti “buoni”), lacompetizione (altro premio per chi reci-tava meglio). Era insomma veramentescuola! Esisteva anche l’attività manua-

le in cui troneggiava il traforo che davafilo da torcere ai tanti falegnami che sivedevano arrivare tanti di noi con ri-chieste di tocs di compensato. Qualcu-no sceglieva i più facili (cubi, scatole,ecc.), altri veri e propri arabeschi chemettevano a dura prova le resistenzadelle seghette che venivano attaccate estaccate per passare nei vari fori.

Il sabato, ogni sabato, dopo la cam-panella di fine intervallo, tutta la scuo-la, tutte le classi, a cantare. Nell’aulapiù grande, l’ultima del piano di sopra,il “coro scolastico” in cui tutti i mae-stri partecipavano, ma in cui il maestroGabas era il “il maestro”, il momentodi aggregazione era magico: entrava-no nei nostri cuori i motivi di “Un salûta Furlanie”, “Ores balâ la Staiare”,“La bandiera dei 3 colori”, “Me copa-re Giacometo”.

Ricordo che un sabato una gran ne-vicata imbiancava velocemente laMoravizza, e nel mentre intonavamo apiena gola ritornelli come “Sciator ri-pete il vento, sol l’ardimento il tuomotto sarà” e “Scende giu dal ciel” edaltre che oramai faccio fatica a ricor-dare, grandi sentimenti di gioia perva-devano le nostre giovani menti: questoera il risultato di una aggregazionescolastica, che faccio fatica a vedere

negli animi dei ragazzini di oggi, tuttiintenti a seguire altri fugaci valori. Ilmaestro Gabas è stato spesso accusatodi severità (come anche altri maestridel tempo). Meno male. Era severo edautorevole; mai autoritario.

Il suo metodo era sicuramente vali-do: al di là delle sue idee religiose, dicui non faceva mistero, dei suoi idealidi vita, oggi antiquati, ci diede la pos-sibilità di disporre di una base educati-va che forgiata su motti semplici, fila-strocche didattiche, poesie ricche di ri-me e sentimenti, e molte tabelline,portò tutti noi ad affrontare la quoti-dianità della vita nel modo migliorepossibile. Lo rividi spesso, a casa sua,nei miei anni giovanili: molta della suaenergia si era sopita, prima per la ve-dovanza che lo colse sicuramente im-preparato nonostante la sua solida ba-se religiosa, poi per la pensione.

Aveva dovuto rinunciare alla sua“famiglia” e nulla gli era rimasto senon i ricordi.

Di questi ultimi quelli che più spes-so percorrevano i suoi discorsi eranolegati al periodo degli studi in semina-rio, che poi lasciò con disapprovazio-ne della madre, la quale il giorno delsuo diploma magistrale continuò a“sclissâ pedôi” senza rivolgerli la pa-

rola; e quel silenzio interrotto dal ru-more dei pidocchi schiacciati, lo assil-lava sempre ossessivamente.

Parlava anche spesso della sua av-ventura russa: fu infatti tra quei fortu-nati che riuscirono a ritornare dagli or-rori dell’inverno russo, dopo che lafanteria italiana di cui faceva parte, sitrovò impreparata, inequipaggiata eimmotivata a fronteggiare oltre allatragedia della guerra, colonnine dimercurio da brivido.

Un giorno, durante una delle mie vi-site a casa sua, mi chiese di attenderenel piccolo tinello; entrò in camera suae dopo aver frugato in un cassetto delcomò, ne uscì con un fazzoletto dicen-domi: “Si visitu?” “Lu ‘ndà lassât lame femina sensa tocialu di che voltache ti à sujât lı’ lagrimis a scuela”. Midisse anche il perché io avessi pianto,ma questa è un’altra cosa. Ciò checonta è che questi erano i valori ai qua-li lui ancora faceva riferimento.

Lo vidi un paio di volte negli ultimianni. Mi confessò la sua mancanza divoglia di vivere e il senso di vuoto cheormai riempivano i suoi giorni: era ilsegnale del suo desiderio di accederealla dipartita terrena.

Con gli occhi di oggi, con quelli di ie-ri e credo con le aspirazioni del domani,a parte un benevolo mandi, molti diquelli che gli sono stati discenti gli de-vono gratitudine. Grazie, grazie, grazie.

Massimiliano Degenhardt

Ognidun di nô’l è un pissul eroe che al scombat ta so quotidianitât la vita, la muart, la solitudin, l’amôr,e ’l è un pissul eroe cuant che i ven fûr cun dignitâtE ognidun al seguis stradis e al à in man la vuarsina e la semensae se ûl al sèmenaopur no. Ognidun di nô.Tu mi vevis domandât di ricuardati eti ringrassi, la paraula à un grant podè e se tu lu âs fat,tu si fidavis di me

parse che tal me ciamp, tu vevis se-menât.

’L è cussì semplisementi che vueiriguardati, tu âs vivût cuasit dut alsecul da modernitât, da granda vue-ra, al boom economic, ’l omp su laluna, la piardita dai valôrs. Cuant chetu eris pissula tu, cun Toni, Fani, Ti-na, era la fan al mulin di Sardon, tomari che ti diseva no stâ sposati Ir-ma, e Irma era fuarta, testarda, biela,Irma à lavorât, à studiât, no à molâtmai, neancia cuant che la vita à par-tati via i soi amôrs, Irma era un mito.Cu la machina cu l’aria tirada, core-va atôr pal mont cun chel nâs a lafransesa, al roset color di rosa, un

pôc sbeleât, al schers simpri pront el’ironia marcada ta sô erre un pôcaristocratica. Irma afondava lis mansta tiara e rinasseva ta bielessa da na-tura, era buna di rinassi ta vita dai soinevôs era buna di ninsulaiu, comeuna mari o una nona; Mimì. Tu erismoderna, sveada, fiera, indipenden-ta e generosa, tu nus âs judât in tanc’,cualchi volta tu eris un osteada, nosta ufinditi. Nancia a la veciaia tuorevis dagila vinta, e come a un pre-tindint massa ossesîf tu âs tignuticiâf un biel toc. E nô che ti cognosse-vin no si davin maravea, ancia culPariEterno, tu tu vevis di dî la to.

Tu sês stada una persona speciala,e a grandis mans tu âs semenât.

Grassie Mimì.

9 di mai dal 2004Lussia di Uànis

A IRMA SARDON – MIMÌ

19Sot dal Tôr 19Sot dal Tôr

SCHIANTO MORTALE IN VIA TRIESTEVerso sera di venerdì 9 luglio ul-

timo scorso si è verificato un tragi-co schianto in via Trieste ove èmorta sul colpo, in seguito all’inve-stimento di un’automobile, RinaCiani ved. Bearzot di anni 68. RinaCiani stava rincasando dopo essersirecata in visita da una conoscenteed era da poco uscita, in sella allasua bicicletta, dal cortile dell’abita-zione, stava attraversando la stradaper poi procedere in direzione delPascut sulla corsia opposta quando,proprio in quell’istante, una Polorossa proveniente a velocità soste-

nuta da Cavenzano e diretta versoAiello l’ha travolta ed il corpo del-la donna è finito esanime sul cigliodella strada. Alla guida della vettu-ra c’era il ventisettenne Johnny Pindi Fiumicello.

Vani gl’immediati soccorsi del118, intervenuto sul posto anchecon l’elisoccorso. I rilievi sono sta-ti espletati da una pattuglia dellaPolizia stradale di Palmanova.

Rina Ciani viveva da sola, nonera originaria di Aiello, ma avevasposato Livio Bearzot col quale hagestito l’omonimo vivaio ora con-

dotto dal figlio nella nuova sede diJoannis; Rina era per ciò molto co-nosciuta in paese e si era dimostra-ta molto attiva nella vita della co-munità in special modo in quellaparrocchiale alla quale dedicò conzelo molto tempo e passione so-prattutto per ciò che concerne l’o-pera missionaria. La grande parte-cipazione ai funerali ha confermatociò e dimostrato di come seppe far-si benvolere ad Aiello.

Ai figli Orietta e Lorenzo ed aiparenti tutti vadano le sentite con-doglianze di Sot dal Tôr.

Rina Ciani ved. Bearzotn. 4.1.1936 - m. 9.7.2004

LIVIO PLETn. 8.3.1923 m. 6.8.2004

In Canada, a Mississagua, èmancato all’affetto dei suoi cari,l’emigrante Livio Plet. Lo ricor-dano il fratello Anisio, la cognataOdilia e le tre nipoti, unitamenteai cognati ed ai nipoti Boz.

NOTE D’EMIGRANTE

CIMITERODI NOI SOLDÀ

In uno degli estremi sud

della Terra a 100 chilome-

tri circa in linea d’aria da

Capo di Buona Speranza

in Sudafrica c’è la Valle di

Vorcester coronata dalle

sue belle montagne; se tu

un giorno turista o passan-

te ti trovi da quelle parti

cerca un cimitero, un pic-

colo recinto, un monu-

mento; ai piedi di quel mo-

numento giacciono coloro

che alla patria tutto hanno

dato e non hanno più rive-

duta. Ti trovi forse nel più

piccolo e più meridionale

cimitero militare italiano

della Terra. In questo pic-

colo lembo di terra italiana

le comunità italiane resi-

denti nella provincia di

Capo di Buona Speranza,

tra cui anche figli di emi-

grati aiellesi, la prima do-

menica di novembre di

ogni anno si ritrovano per

una Santa Messa, durante

la quale vengono scanditi i

nomi dei caduti:… Pre-

sente; … Presente; … Pre-

sente…

Alle note di Fratelli d’I-

talia in molti occhi spunta-

no le lacrime: anche se

lontani ci sentiamo vera-

mente fratelli d’Italia.

S.R.

R i c o r d i a m o l i

SPERANZA LUCAn. 3.5.1925 m. 21.4.2004

AGNESE STRUSSIATIN SGOBBI

n. 25.4.1938m. 27.3.2004

Agnese ci ha lasciatoprematuramente, lascian-do un vuoto in paese e nel-la sua famiglia; facciamole più sentite condogliazeai figli Nicoletta e Damia-no ed al marito Amleto,confidando che il tempoaffievolisca il loro dolore.

ALDO MERLUZZIn. 14.2.1915 m. 5.8.1998

TULLIO PELOI

A trent’anni dalla scompar-sa lo ricordano con immutatoaffetto i figli Claudio e Remoassieme a tutti i loro cari.

RENZO PONTELn. 12.9.1937 m. 29.3.2004

Caro Renzo, te ne sei andatolasciano un grande vuoto intor-no a noi. Dopo tanta sofferen-za, vissuta con santo coraggioti pensiamo in pace.

I tuoi familiari.

MARINO CUCIAn. 27.7.1932 m. 6.1.2004

Il 6 gennaio u.s. è mancatoall’affetto dei suoi cari MarinoCucia. Egli giunse ad Aiello co-me profugo dalla Dalmazia;successivamente emigrò a Tori-no con la sua famiglia 42 annifa. Nonostante la lontananza,Aiello è sempre rimasto moltovivo nei suoi pensieri, ricordi enel suo cuore. Marino conser-vava gelosamente ogni numerodi Sot dal Tôr, nel quale ritrova-va le notizie del suo paese e deisuoi cari amici del passato.

Vogliamo personalmente rin-graziare Sot dal Tôr per esseresempre stato un importante com-pagno di vita per il nostro Mari-no e per aver dato vigore al lega-me con la terra che tanto amò.

Chieri (TO) - Famiglia Cucia

BERNARDETTAPAVIOT

Nel 25º anniversariodella morte è ricordatacon affetto dal marito, daifigli, dalla nuora e da tuttii nipoti.

ROSA MUCCHIUTved.VRECH

Nel tredicesimo anniversa-rio i figli Loretta e Ruggero ri-cordano la cara madre.

Patrizia, Ermes, Enrico ed Andrea vogliono ricordare conimmutato affetto Speranza ed Aldo Merluzzi che per tanti annihanno vissuto insieme formando un’unica famiglia e, per avercondiviso nella gioia ed anche in momenti meno lieti ogni atti-mo della vita quotidiana che solo Dio ha saputo donare.

20 Sot dal Tôr

O F F E R T EElsa e Mariucci per i loro cari, 15; Pie-

rina Buiat ved. Zuccheri, 10; da PoggioTerza Armata, Giuseppina De France-schini e Mario Zollia offrono in memoriadei loro genitori e parenti defunti, 25;dalla Spagna Maria, Aesus e AdelmoProdorutti inviano cari saluti ai friulaniemigrati rimpatriati dal R.S.A., 15; Ma-rianna e Livio Plet, dal Canada, invianotanti saluti a tutti i friulani, 50 dollari ca-nadesi; Lucio Zanutel, 10; a Campolon-go al Torre, il 23 aprile 2004, SilvanoAvian e Rina Pontel hanno festeggiato il55° anniversario di matrimonio, 20; daSan Vito Mirella Tonon, 5; da CrauglioEvelina Simeon e figli, 5; da Ronchi deiLegionari Gian Paolo Ross grato per ilbollettino, 10; Silvia Azzani ricorda ilmarito e i suoi cari defunti, 10; Sergio Pi-nat e familiari, 10; Bianca ricorda tutti isuoi parenti morti, 15; da Joannis N.R.,20; Fernanda Buiat ringrazia e saluta tut-ti gli emigrati, 10; Luisa e Luciano Fort,5; Aldo Tonon e figli, 20; un abitante diJoannis, 15; Annarosa Giaiot, 10; Alfon-so Pinat, 10; N.G.,5; Nelia PinchiarulDelle Vedove, 10; in memoria di AntonioGiaiot, la moglie Maria, 10; Mera Giaiot,5; Nevio Vrech, 10; Maria Moschion, 10;fam. Gian Paolo Basso, 10; fam. RobertoVrech,10; da Joannis, M. e T. in memoriadei loro defunti, 5; Dino Avian, ricorda lamamma Elda morta dandolo alla luce,10; Luisa Gregorat, da Gorizia, in memo-ria dei genitori, 15; Stefano Giglio e lamoglie Annamaria assieme alla piccolafiglia Marta, 10; Uccia Bressan, 10; Noe-mi Peloi, 5; Wanda Peloi in ricordo deidefunti, 10; Erminio ricorda Guido Pon-tel, 20; mons. Giuseppe Baldas, 40; fa-miglia Stefano Geotti, 50; gli Amici del-l’Arena, 50; Angela Luca da Lavis salutatutti gli aiellesi, mandi!, 5; Luigi e Sabri-na in ricordo dei loro cari, 10; Maria Pia

e Gianni in ricordo del loro papà Giusep-pe, 15; fam. Ezzelino Fontana, 10; fam.Giusto Zoff da Monfalcone, 50; fam.Grion, 10; da Londra R.A. Patritti salutatutti, 10; le figlie Loretta e Silvana, i ni-poti ricordano con affetto i genitori Ma-ria e Giovanni Novel, 25; Alberto e AnitaFranceschetti, 50 dollari canadesi; fam.Imparato, 10; Ederina ricorda le zie Ste-fania e Giuseppina, i genitori e tutti i pa-renti defunti, 10; nell’anniversario di Sil-vano Buiat lo ricordano la moglie Gio-vanna, i figli e i nipoti, 20; Maria Grazia,4; Giovanna Buiat, 20; Valeriano Buiat,10; Ines Bonaventura, 10; Ederina, 10;Diletta, 5; Ines e Pino ricordano i genito-ri, 20; Elda da Campolongo in memoriadei fratelli Mario e Giuseppe Zanin, 10;da Campolongo, Elide Ferman, 10; Emi-lio e Bruna Zandomeni in memoria deiloro cari defunti, 10; la classe 1938 ricor-da con rimpianto Agnese e le loro coeta-nee scomparse: Marisa, Romilda, Gio-conda, Silvana, Licia e Giuliana, 20; ilMarito Amleto ed i figli Nicoletta e Da-miano ricordano con immutato affetto erimpianto la cara moglie e madre Agne-se, 15; Patrizia, Ermes, Enrico e Andrearicordano con immutato affetto Speranzae Aldo Merluzzi, 50; Angela Macuglia daTrieste felice per il suo compleanno dellapronipote Pamela, 15; Severino Geotti,5; Franco Fonzar, 3; Bruno Felcher, 10;Maria Colussi, 15; Silvana Macuglia, 5;Albano Colaut e fam., 10; Bruno Fritsch,10; Carina Tuniz, 10; Ervina Buiat, 5;Luisa Baggio, 10; Gianni, Giorgia e Ga-briele Cepellot, 10; Gioconda Geotti efamiglia in ricordo di tutti i loro cari, 50;Gianna e Silvano Franzon ricordano conaffetto e rimpianto i cari Giovanni, Gio-vanna e Luciano, 20; da Sagrado ElsaSverzut e Dario Pian, 50; Valdi Previt, 5;Giovanna Pontel, 15; Aleandro Snidero,

10; in memoria di Carlo Chiaruttini, 5; lamoglie in ricordo di Bruno Bearzot, 20;in memoria di Renzo Tomasin, la mogliee i nipoti Mattia e Luca, 20; Marisa inmemoria del papà Umberto, 50; E. e C. inmemoria di tutti i cari defunti, 10; Bisia-ch, 10; Ennio Boscarol, 10; Ermes Noni-no e fam., da Cussignacco, 10; PierpaoloPasqualini, 10; Mariucci ed Elsa Mar-cuzzi per i propri cari, 20; la moglie Li-liana, i genitori Pepi ed Elena, i fratelliLivia, Ilva e Renato e i nipoti, in memoriadel caro Renzo Pontel, 50; Lucia e Vale-ria Pontel in memoria del nipote Renzo,50; Teresa Bartlett saluda duc’ chei diDaèl, 10 £; Augusta Plet dal Canada, 50dollari canadesi; Aurora Purchiaroni daRoma ricorda i propri cari defunti, 30;Nunzia Rossi, 10; Brigitte Plet, 40; laclasse 1925 ricorda Speranza, 85; ClaraLuca, 10; Eugea e Sergia in ricordo deigenitori Elio e Giovannina e degli zii, 50;Fausta Cepellot da Firenze, 15; MariaSalvador e Rosetta, 10; Daniela e Anita,10; Bruna Vrech da Trieste in memoriadei suoi defunti, 10; B.F., 50; Doretta, 10;E.P., 20; Giuliana e Odillo ricordano i lo-ro cari defunti, 10; Gastone Visintin per isuoi cari, 10; la famiglia Cucia ricorda ilcaro Marino, 20; Alba Ziberna, 10; Ar-mano Valle da Trieste, 20; Eros Durli perricordale la mamma, 20; Maurizio Fran-co dalla Francia, 10; Rosina e Bruno Fe-resin, 10; P.S. e D.S., 30; Antonio Bignu-lin è ricordato con immutato affetto dallamoglie Lilia, dal figlio Sergio, dalla nuo-ra Miranda e dai nipoti Massimo e Mau-rizio, 10; Lorenzo Aiza, dopo la scuolamaterna a Joannis ha incominciato lascuola elementare, ricorda la sua maestrae tutti i suoi cari compagni, veri amici,con i quali ha tanto giocato, 10; da Joan-nis B.F., 10; da Aiello B., 10; da Joannisin ricordo dai suoi cari familiari defunti

offre D.O., 10; nel X anniversario dellamorte (27-9-1994) Ido Milocco è ricor-dato dalla moglie Maria, dalle figlie, daigeneri e dai nipoti, 15; Anna e Orazio ri-cordano gli anni verdi trascorsi ad Aielloe tutti i loro cari defunti, 50; Paola San-drin Barbezat da Ginevra, 50; da Citta-della (PD) in ricordo di Wilma Geotti ilmarito ed i figli, 15; la famiglia Sverzutin ricordo del papà Ruggero e delle zieValeria, Severina ed Elsa, 30; GianniPonton ricuarda so pari e so mari: Nino eSeverina, 20; il nonno Renato per i cam-pioni d’Europa, 50; con un cordiale pen-siero per Joannis, da Dolores Pasqualisved. Ruppma, 50; con profondo cordo-glio, il fratello, le sorelle, la cognata ed inipoti Boz sono uniti a Marianna ed aisuoi familiari nel dolore per la morte diLivio, 90; nel 30° anniversario della mor-te di Ermenegilda Tosolini, la ricordano isuoi cari, 10; da Chignolo Po, EmilioBozzi ricorda la moglie Chiara e tutti isuoi parenti defunti, 20; a 30 anni dallamorte i figli Claudio e Remo ricordanocon affetto Tullio Peloi, 15; Uci Ranut,10; fam. Paviot, 30; il figlio Ruggero eLoretta nel tredicesimo anniversario ri-cordano la madre Rosa Mucchiut, 30;Venerino Furlanetto, 10; i nonni Mariuc-ci, Delfino, Arrigo e i genitori Francescae Luca rallegrati dalla nascita di Matteo,10; l’ex alunna Rossella Bressan ricordail maestro Gabas, 15; Silvia Laurica, 20;dall’Inghilterra lady Maddalena d’At-tems Aylmer, 50; Giovanna Vittor da Cer-vignano, 25; Feresin, 5; Anisio Plet, 10;Uras, 5; Mario Comar, 15; Ermanno Co-mar, 15; Stafuzza 4; Gianni Pinat, 20;fam. Milloch-Cleri per tutti i defunti, 20;dalla Svizzera i nonni Luigi e Rosa Mil-loch felici per la nascita del piccolo Lo-ris, 20; per i defunti Novell di “BandaCrauì”, Lucia da Trieste, 35. S

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RICORDANDO MARIO NOS DI CRAUGLIOCon la crisi energetica che im-

perversa le due ruote sono ritorna-te prepotentemente alla ribalta. Acavallo di biciclette e motorini sene vanno ora un po’ tutti: politici,commercianti, proprietari, operai,mobilieri e anche i nostri ragazzi,naturalmente.

Al padre la bicicletta, a loro inve-ce il motorino: ogni frutto alla suastagione.

Per le strade dei nostri paesi sonoritornate così a circolare le vecchieDei, le Bianchi e i motorini che gia-cevano abbandonati in fondo aqualche cantina.

Il merito di questo “revival” è deirispettivi proprietari, ma anche -bisogna dirlo - di quei meccaniciche resistendo all’usura del tempo,sfidano imperterriti un progressoche tende a porli irrimediabilmentefuori giro.

Ho visitato due officine: sono le

ultime reliquie di una civiltà che èstata inesorabilmente inghiottitadallo sviluppo delle quattro ruote.

In un bugigattolo che vede astento la luce del sole, resiste unantico aggiustatore di cicli e moto-rini della vecchia Crauglio.

Lo trovo intento ad aggiustareuna camera d’aria, la scena è quel-la di sempre: la carta vetrata, il ma-stice, la pezza che sta asciugando,la bacinella dell’acqua sullo sga-bello, la pompa.

Sono contento di averlo trovato,

è stata una vera fortuna. Lui, il la-voro lo intende come una volta,una prestazione libera, al di fuori diorari, regolamenti e cose di questogenere.

- Torno subito - Chiuso per ferie -lui non l’ha mai messo sulla portadella sua officina.

Quando è chiuso, vuol dire che èchiuso; il cliente se vuole lo cerchi.Crauglio non è una metropoli.

Gli ho portato il mio vecchio mo-torino, è stanco come il suo padro-ne, ma nelle mani di Mario Nos ri-

tornerà come nuovo. Mario loprende in consegna, e mi fa capireche vedrà lui il da farsi.

Mentre mi allontano ripenso frame: meno male che abbiamo anco-ra Mario Nos che nel campo delledue ruote fa miracoli. Quando cimette mano lui, il caro Mario, ilmotorino corre sempre.

Clienti fissi dal triciclo in su, cisi rende conto che non può esseresempre disponibile perché anchelui ha i suoi dolorini e acciacchi.Certi del grande servizio che ci fa,gli auguriamo di aiutarci ancoraper molto con le sue mani sporched’olio anche perché con i tempi checorrono è auspicabile che i nostrimezzi a due ruote tirino avanti ilpiù possibile.

Grazie Mario2 settembre 1988

Meni di Ciamplunc

Pubblichiamo questo datato brano dedicato a Mario Nos di Crauglioa più di un anno dalla scomparsa. Mario Nos era molto conosciuto an-che ad Aiello, cui giungeva quasi quotidianamente in sella alla sua bi-cicletta, ne conosceva la gente ed i luoghi, molti quindi si recavano acasa sua per qualche aggiustamento alle due ruote, che egli “curava”con dovuta passione.