ottobre/dicembre 2004 Spedizione in abb. postale art. 20 ... · C • Legge 662/96 Filiale di...

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4 NUMERO ottobre/dicembre 2004 Spedizione in abb.postale art.20 lett.C • Legge 662/96 Filiale di Perugia • Bollettino dei Collegi IP.AS.VI.di Perugia e Terni

Transcript of ottobre/dicembre 2004 Spedizione in abb. postale art. 20 ... · C • Legge 662/96 Filiale di...

4NUMERO

ottobre/dicembre 2004

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Coordinamento Regionaledei Collegi IP.AS.VI. di Perugia e Terni

DD II RR EE TT TT OO RR EE RR EE SS PP OO NN SS AA BB II LL EE

Renata Buono

RR EE SS PP OO NN SS AA BB II LL EE DD II RR EE DD AA ZZ II OO NN EE

Nora Marinelli

SS EE GG RR EE TT EE RR II AA DD II RR EE DD AA ZZ II OO NN EE

Silvia Ceppi, Patrizia Filippetti

CC OO MM II TT AA TT OO DD II RR EE DD AA ZZ II OO NN EE

Nazzareno Basili, Catia Biccheri, Marcello Borchiellini,

Sabrina Brizi, Silvia Ceppi,Silvana Oddi, Cinzia Paolucci,

Ambra Proietti, Donatella Rabassini

PP RR OO GG EE TT TT OO EE GG RR AA FF II CC AA

Arti Grafiche Antica Porziuncola

Cannara (Pg)

CC HH II UU SS OO II NN DD AA TT AA

8/12/2004

AA UU TT OO RR II ZZ ZZ AA ZZ II OO NN EE

Registrato presso il Tribunale di Perugian. 45 del 24/11/1997

ANNO VI – N. 4 OTTOBRE/DICEMBRE 2004

Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2di Nazzareno Basili

Il Collegio informaIl Sole 24 ore-Sanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

a cura di Ambra Proietti

Gazzetta Ufficiale 2004 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6a cura di Sabrina Brizi

Bollettino Ufficiale 2004 . . . . . . . . . . . . . . . . . 6a cura di Sabrina Brizi

Blocknotes-dispens@toredi stimoli infermieristici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

di Giandomenico Giusti

Spazio apertoStage di lingua inglese per infermieri . . . . 9

di Martano Capitini

Peer Education al CSM . . . . . . . . . . . . . . . . . 12di Floriana Rossi e Annarita Allegrucci

L’infermiere militare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16a cura di Antonio Gentile

L’infermiere: libero professionista . . . . . . 18a cura di Palmiro Riganelli

L’infermieristica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22relazione di Laura Fontetrosciani

Associazioni infermieristicheLa vetrina delle associazioni infermieristiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

a cura di Donatella Rabassini

L’angolo della SegreteriaGli appuntamenti con la formazione e l’aggiornamento . . . . . . . . 30

a cura della Segreteria del Collegio Pg

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L’anno 2004 sta terminando il suo percorso e porge alla nostra attenzione la valutazione di ciò che è stato realizzato e di ciò che non ha trovato attuazione ed è rimasto, in sospeso.In poche parole si impone una bozza di bilancio della nostra attività.Il coordinamento dei collegi, oltre alla pubblicazione della rivista, ha organizzato duegiornate di formazione con crediti E.C.M. una a Perugia ed una a Terni avente comeargomento «Focus sull’infermieristica» ed è pronto un nuovo convegno che si terrà a Todi nel mese di Gennaio 2005 avente come argomento «L’Infermieristicadella grande età”, anche questo con crediti E.C.M..Vorrei con dei flash richiamare l’attenzione su quanto di significativo e di positivo è stato realizzato a vantaggio di una sempre maggiore affermazione e valutazione del ruolo che la nostra categoria svolge nell’ambito del S.S.N. e contemporaneamente evidenziare la nostra positiva integrazione e consapevole responsabilizzazione.Si registra, in ogni posizione di lavoro, una considerazione diversa e sempre più integrata dell’infermiere nel S.S.N.. Si apre, pertanto, un panorama stupendo per la nostra professione . Siamo finalmente protagonisti riconosciuti nella sanità italiana.Una buona sanità non può fare a meno degli infermieri, non solo nelle corsie, ma anchenella gestione e nella formazione. Per il raggiungimento del nostro obiettivo dobbiamoessere pronti a cogliere questo momento, in cui l’esigenza del S.S.N. è quella di offrireun’assistenza migliore a costi contenuti, favorendo sempre più l’impiego della componente infermieristica nel «équipe» di intervento, avendo raggiunto elevatilivelli di professionalità.Non tutto però è roseo. Mancano risorse economiche, che ogni anno si assottigliano,come si evidenzia dalle ultime finanziarie.Le minori disponibilità economiche destano perplessità e timore per il futuro della sanità, considerata la continua richiesta da parte dei cittadini di una maggioree migliore assistenza. Gli amministratori devono tenere conto che la qualità del prodotto salute dipende in buona parte dalla qualità dell’assistenza che gli infermieririescono a fornire, nonostante l’inadeguatezza dei mezzi. Tuttavia possiamo evidenziare un’assistenza che soddisfa i cittadini, grazie alla disponibilità, professionalità e spirito di sacrificio degli infermieri. Tutto questo quanto durerà ancora ? Si chiedono operatori e cittadini.L’impegno è quello di difendere un servizio sanitario equo e solidale. Dal rinnovo delle R.S.U. ci si attende un impegno costante a tutela dei lavoratori e di sostegno per il buon funzionamento dei servizi.Considerando la prossimità delle feste di fine anno si coglie l’occasione di formulareai consigli direttivi dei collegi di Perugia e di Terni, a tutti i nostri iscritti un cordialeaugurio di Buon Natale e di un felice anno 2005.

Un cuore sano da grandi si impara da bimbi�� LL’’IInnffaannzziiaa èè ccrruucciiaallee ppeerr aabbiittuuaarrssii aassttiillii ddii vviittaa ccoorrrreettttii –– AAii ggeenniittoorrii iill ccoommppiittoopprriimmaarriioo ddii ««eedduuccaarree aallllaa ssaalluuttee»»

Promemoria per mamme e papà:� una nutrizione ottimale della donna du-

rante l’età fertile e la gravidanza, pro-seguita dall’allattamento al seno, è unastrategia vincente per costruire la salutedel bambino;

� nelle fasi iniziali della vita i genitori han-no la possibilità (e quindi anche la re-sponsabilità) di plasmare le abitudini ali-mentari e lo stile di vita del piccolo nelladirezione desiderata. È molto più facileeducare un bambino a un corretto stile dialimentazione e di vita che cercare poi(con fatica) di correggere queste abitudi-ni un volta che si sono istituite.

� l’area elettiva della prevenzione stanella famiglia, nel cui ambito si svilup-pano le abitudini alimentari e lo stile divita come prodotti della cultura specifi-ca della famiglia stessa. La prevenzio-ne deve basarsi tanto sull’educazione

alimentare quanto sulla promozionedell’attività fisica.

� il fumo di tabacco è il più importantefattore di rischio rimovibile delle malat-tie cardiocerebrovascolari: infarto di cuo-re, ictus cerebrale ecc.. Gli altri fattorimodificabili sono: l’ipertensione, l’iperco-lesterolemia, il diabete.

� la mamma fumatrice provoca danniimportanti al bambino sia durante lagravidanza sia dopo (i bambini sonomolto sensibili al fumo passivo). L’uso didroghe, in gravidanza, crea problemiancora peggiori.

� attraverso l’informazione e la discussio-ne, i genitori possono comprendere leragioni che portano all’obesità infantile,legate alla cultura familiare, al propriocomportamento e alla risposta dei figlie intervenire in modo appropriato.

� un bambino sano oggi sarà probabil-mente un adulto sano domani, in gra-do di trasmettere buone abitudini di vi-ta alle generazioni future.

(Il Sole 24 Ore-Sanità Anno VII N. 36 21-27Settembre 2004)

OVER 65. Indagine del Censisper l’Assr sull’assistenza: promossi Mmg e ospedali�� AAnnzziiaannii,, ccuurree ppooccoo aacccceessssiibbiillii.. LLiisstteedd’’aatttteessaa lluunngghhee ee ccooddee aaggllii ssppoorrtteellllii ––AADDII:: nnee uussuuffrruuiissccee ssoolloo iill 33%%

Si sentono in buona salute, possono con-tare soprattutto sull’aiuto della famiglia, so-

Vi proponiamo brevi flash dellenotizie più interessanti tratte dal«Il Sole 24 Ore-Sanità». Per lavisione completa degli articoli cisi può rivolgere alla segreteriadel proprio Collegio di apparte-nenza.

3ottobre/dicembre

Il Sole 24 Ore-Sanità� a cura di Ambra Proietti

no soddisfatti del proprio medico di fami-glia e promuovono anche le cure e i servi-zi dagli ospedali. Ma denunciano il difficileaccesso alle strutture e praticamente nonconoscono l’assistenza domiciliare, conside-rata da molti la strategia vincente nelle cu-re agli over 65. È questo, in estrema sinte-si, l’identikit del pianeta «salute e anzianirappresentativi di tutto il Paese, presentatala scorsa settimana, e condotta per l’Agen-zia per i servizi sanitari regionali.

Mmg e ospedali promossi. Il medico difamiglia continua a rappresentare un «no-do centrale» nella cura delle malattie me-no gravi e nell’accompagnamento dei pa-zienti verso operatori più specializzati (52,9per cento).

Il rapporto con il Mmg è fatto di «sod-disfazione diffusa»: nell’80,4% dei casi laprescrizione dei farmaci avviene dopo ac-curata visita medica, nell’88,2% il medicoriesce a spiegare esattamente le malattiee i percorsi di cura necessari, nel 90% ilmedico presta molta attenzione al punto divista del paziente circa i sintomi delle ma-lattie. Anche l’ospedale mantiene un ruolochiave: gli intervistati valutano per l’87%sufficienti sia la tempestività nella risposta albisogno che l’attenzione alla cura della per-sona. L’89,5% si dichiara soddisfatto dellapulizia degli ambienti, l’86,2% de comfortdelle strutture, mentre l’84% del campioneesprime un giudizio positivo circa la qualitàdel cibo, l’88,5% ritiene adeguati l’impe-gno e la serietà professionale dimostrati da-gli infermieri, il 93,6% quello dei medici, il91,4% valuta sufficienti i risultati delle cure.

Accesso troppo difficile e poca ADI. Ol-tre la metà degli anziani (50,7%) segnalala lunghezza delle liste d’attesa, seguita dalproblema delle code agli sportelli e agliambulatori (33,9%) dall’approccio pocoumano degli operatori (15,3%) e dallo lo-ro scarsa capacità professionale (10,7%).Per quanto riguarda l’assistenza domiciliareintegrata (ADI), meno del 30% della po-

polazione over-65 è a conoscenza dell’esi-stenza di questo servizio mentre solo il 3,5%segnala di usufruirne. «Non si possono sot-tovalutare – avverte il Censis – le valutazio-ni sostanzialmente positive degli anzianiche ne hanno usufruito». Sono infatti ritenu-te sufficienti sia la tempestività nella risposta(88,1%), che il generale rispetto e l’atten-zione alla persona (95,2%) e la valutazio-ne dell’impegno e serietà professionale diinfermieri e medici (entrambi al 95,2%),come gli effetti delle cure (90,2%).Il Sole 24 Ore-Sanità Anno VII n. 37 28 Set.-4Ott. 2004)

Cassazione/Condannata unaequipe che aveva dimenticatouna pinza nell’addome�� ««CChhiirruurrgghhii,, ccoonnttaattee ii ffeerrrrii»» DDooppoo llaa ssuu--ttuurraa llaa vveerriiffiiccaa èè dd’’oobbbblliiggoo –– EE nnoonn ssppeettttaaaaggllii iinnffeerrmmiieerrii

Dimenticare le pinze in addome è unacolpa grave. La Cassazione penale (senten-za 39062/04) esamina un caso di frequenteriscontro nella pratica chirurgica e nella casisti-ca medico-legale: la dimenticanza in cavitàcorporee, di solito in quella addominale, distrumenti chirurgici o pezze laparotomiche.Sulla base di una serie di argomentazioniestremamente interessanti, la quarta sezionepenale ha confermato la sentenza di con-danna dei tre chirurghi che operarono unadonna affetta da neoplasia metastatizzatadel sigma, successivamente sottoposta a in-tervento chirurgico per la presenza di una pin-za in addome. Il primo punto di interesse ri-guarda la diretta responsabilità dell’equipechirurgica nel non aver verificato al terminedell’intervento il numero dei ferri chirurgiciadoperati, e ciò in assenza della ferrista, in-fermiera di norma addetta a tale compito. Igiudici hanno affermato che il personale in-fermieristico svolge funzioni di assistenza manon di verifica dell’attuazione di tutte le pro-cedure connesse all’intervento.

4 ottobre/dicembre

Pertanto, l’accidentale rottura della pin-za adoperata per mantenere divaricati ilembi della ferita operatoria e il suo scivo-lamento in addome non costituiscono cau-sa fortuita escludente la responsabilità. Néla conta dei ferri è procedura che richiedeuna particolare perizia tecnica rientrandonegli obblighi di comune diligenza e pru-denza dell’equipe chirurgica.

Nella sentenza si è voluta poi censurare lasottovalutazione dei sintomi che la pazienteaccusò subito dopo l’intervento e che avreb-bero dovuto indirizzare i medici verso la pre-senza di un corpo estraneo. A conferma diuna linea di giudizio che individua nella rela-zione di corpi estranei in cavità corporee unacolpa iatrogena secondo un criterio genera-le di inescusabilità. In verità, nel caso in que-stione i chirurghi avrebbero dovuto delegareuno di loro a controllare il numero di ferri, so-prattutto in assenza della ferrista. La sentenzaribadisce anche che anticipare un decessoinevitabile con l’aggiunta di sofferenze e diuna cattiva qualità della vita costituisce co-munque una colpa penalmente rilevante.

Ciò ha molto rilievo nel campo dell’on-cologia che, attualmente, è al secondo po-sto nella classifica delle branche specialisti-che oggetto di contenziosa, come recente-

mente affermato in un congresso a Via-reggio della Società di medicina legale ita-lo-franco-belga-svizzera.

La Cassazione affronta infine il problemadella causalità omissiva in riferimento allanota «sentenza Francese» delle Sezioni uni-te, invocata dai difensori dei tre medici im-putati. Ma, per la Corte, i principi sono staticorrettamente applicati, in base al ragiona-mento logico che l’aver dimenticato la pin-za nell’addome della paziente in assenzadi alcuna causa di giustificazione ha con-corso con certezza al suo decesso in pre-senza di significative condizioni patologichepreesistenti e concorrenti. Se la sentenzanon può essere criticata per il rigore del ra-gionamento tecnico-giuridico, il medico le-gale non può non segnalare come essa fac-cia riferimento a un’epoca, il 1995, in cui lafigura dell’infermiere non aveva la dignitàattuale in termini di qualificazione profes-sionale. L’introduzione delle professioni sani-tarie pone in carico a queste nuove figuredi laureati delle responsabilità proprie, so-prattutto in relazione a un caso simile.

Pietrantonio Ricci Straordinario di Medici-na legale Università degli Studi «MagnaGraecia». (Il Sole 24 Ore-Sanità ANNO VII n. 4019 – 25 Ottobre 2004) a

Come per l’anno 2004, anche per il successivo 2005 il sistema di pagamento della quota annuale di iscri-zione al Collegio sarà domiciliata attraverso l’invio postel del bollettino di versamento, che potrà essereeffettuato presso un qualsiasi ufficio postale. Ricordiamo che il pagamento, da eseguire in unica solu-zione, andrà effettuata entro la data prestampata sul bollettino, che di norma arriverà al domicilio degliiscritti entro il primo quadrimestre dell’anno 2005.

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ITÀ cognome nome e.mail indirizzo da a

Fornasiero Milena [email protected] Via Gambina, n. 7 AFD. ULSS 17 Perugia/Foligno340 4795065 Este (Padova) Este (Padova) C. Castello

Fidato Giuseppe [email protected] C.so Marinella, 20 Ospedale Az. Osp. PerugiaNapoli Cardarelli

Vivarelli Indovina [email protected] C.so Marinella, 20 Ospedale Az. Osp. PerugiaNapoli Cardarelli

CCoolllleeggiioo IIPP..AASS..VVII.. ddii PPeerruuggiiaa qquuoottaa aannnnoo 22000055

CCoolllleeggiioo IIPP..AASS..VVII.. ddii TTeerrnnii qquuoottaa aannnnoo 22000055

Comunichiamo agli iscritti del Collegio IP.AS.VI. della Provincia di Terni che nel primo trimestre dell’an-no 2005 verranno notificati dalla SE.RI.T. TERNI S.p.a. gli avvisi di pagamento per la riscossione della quo-ta di iscrizione con le stesse modalità degli anni precedenti.

6luglio/settembre

B.U.R del 22.09.04, n. 39Deliberazione della Giunta Regionale del 28.07.04, n. 1146Interventi in materia di prevenzione dei dannialla salute derivanti da eventuali ondate di ca-lore nell’estate 2004. Determinazioni.

B.U.R del 06.10.2004, n. 41Variazioni di bilancio regionale per l’esercizio2004 art. 3, 4° comma, della L.R. 18/2004,concernente: interventi di assistenza sanitariain favore di paesi extracomunitari in gravi dif-ficoltà assistenziali sanitarie.

V i proponiamo una recensione delle leggi e decre-ti più interessanti rilevati dalla Gazzetta e dal

Bollettino Ufficiale regionale. Per ragioni di spazioverranno pubblicati i riferimenti attraverso cui risa-lire sia al numero della Gazzetta, che all’articolo diriferimento. Ove gli iscritti fossero interessanti adacquistare il testo integrale, possono fare riferimen-to al collegio di appartenenza o al sito internet delCollegio IP.AS.VI. di Perugia www.ipasviperugia.it

G.U. del 23.09.2004, n. 224D.P.C.M. 27 luglio 2004 Individuazione, per le amministrazioni regio-nali e per gli enti e le aziende appartenenti alServizio sanitario nazionale, dei criteri e deilimiti per le assunzioni di personale a tempoindeterminato nell’anno 2004. 224 23/9

G.U. del 24.09.2004, n. 225D.P.R. 25 agosto 2004Autorizzazione alle assunzioni nelle pubblicheamministrazioni, a norma dell’art. 3, commi 53,54 e 55, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

G.U. del 29.09.2004, n. 229Decreto Ministero della Salute 18 giugno 2004Nuovo modello LA per la rilevazione dei costiper livelli di assistenza.

G.U. del 12.10.2004, n. 240Decreto Ministero Istruzione 1 ottobre 2004 Modifica del decreto ministeriale 9 luglio 2004,riguardante la definizione delle modalità e deicontenuti delle prove di ammissione ai corsi dilaurea specialistica delle professioni sanitarie,per l’anno accademico 2004/2005.

G.U. del 07.10.2004, n. 236Decreto Ministero della Salute 4 ottobre 2004Autorizzazione all’immissione in commercio divaccini influenzali per la stagione 2004-2005(Decreto n. 395/2004).

G.U. del 15.10.2004, n. 243Decreto Ministero Istruzione 8 ottobre 2004 Rideterminazione, per l’anno accademico2004-2005, ai sensi dell’art. 3, comma 1, let-tera a) della legge n. 264/1999, del numerodei posti disponibili a livello nazionale, per le

immatricolazioni ai corsi di laurea specialisti-ca delle professioni sanitarie.

G.U. del 19.10.04, n. 246Accordo 23 settembre 2004 Accordo tra il governo, le regioni e le provincieautonome di Trento e di Bolzano sul documen-to, recante: «modifiche ed integrazioni all’ac-cordo sancito alla conferenza stato-regioni nel-la seduta del 1° agosto 2002 (repertorio atti n.1508), recante: «linee-guida per la gestione uni-forme delle problematiche applicative della legge25 febbraio 1992, n. 210, in materia di indenniz-zi per danni da trasfusioni e vaccinazioni, di cuial punto 3 dell’accordo dell’8 agosto 2001» (re-pertorio atti n. 1285)». Accordo ai sensi dell’art.4 del decreto legislativo 2 agosto 1997, n. 281.

G.U. del 25.10.2004, n. 251Decreto Ministero della Salute 18 maggio 2004 Applicazione delle disposizioni di cui al com-ma 2 dell’art. 50 del decreto-legge 30 set-tembre 2003, n. 269, convertito, con modifi-cazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326,concernente la definizione dei modelli di ri-cettari medici standardizzati e di ricetta me-dica a lettura ottica (Suppl. Ordinario n. 159).

G.U. del 04.11.2004, n. 259Decreto 28 ottobre 2004Estensione alle regioni Umbria, Emilia-Roma-gna, Veneto e Lazio delle disposizioni, di cui alcomma 6, dell’articolo 50, del decreto-legge 30settembre 2003, n. 269, convertito, con modi-ficazioni, nella legge 24 novembre 2003, n.326, recante: «Disposizioni in materia di mo-nitoraggio della spesa del settore sanitario e diappropriatezza delle prescrizioni sanitarie».

G.U. del 10.11.2004 , n. 264Deliberazione 29 settembre 2004Servizio sanitario nazionale 2004; ripartizionequota di parte corrente (deliberazione n. 26-2004).

G.U. del 10.11.2004, n. 264Decreto-legge 09 novembre 2004, n. 266 Proroga o differimento di termini previsti dadisposizioni legislative.

7ottobre/dicembre

IRIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI COSTITUISCONO una es-senziale componente della letteraturabiomedica. Gli obiettivi di una correttastesura della bibliografia sono: a) sup-

portare gli argomenti sostenuti all’internodel testo; b) suggerire percorsi utili per ap-profondimenti; c) segnalare i precedenticontributi più importanti rispetto ad un te-ma definito; d) risalire facilmente alle fon-ti consultate per «ripetere» il percorso.

Chiaramente visto che esistono diversetipologie di articoli e pubblicazioni scienti-fiche, diverso sarà il modo di preparare labibliografia; nell’editoriale ci saranno me-no citazioni rispetto alla rassegna, se l’arti-colo originale tratta di un caso specifico

(case report), le citazioni saranno poche emolto specifiche; invece nella stesura di unlavoro di consenso (come per esempio lelinee guida), il gruppo di lavoro seguiràcriteri particolari nella selezione dei testiche saranno in numero molto elevato.

Dal punto di vista formale solitamentesono le direzioni dei periodici o i vari co-mitati di redazione che forniscono le re-gole, anche se sono due i metodi utilizza-ti che vanno sotto il nome di VancouverStyle (utilizzato soprattutto per la letteratu-ra biomedica) e Harvard Style o HarvardSystem (utilizzato soprattutto per pubblica-zioni a carattere economico, sociologico,umanistico, psicologico).

Vancouver Style(Prende il nome dal posto dove si ri-

unirono nel 1978 alcuni direttori di rivistebiomediche) utilizza dei numeri progressiviper segnalare nel testo i riferimenti biblio-grafici utilizzati e prevede l’elencazionedelle voci complete alla fine del lavoronello stesso ordine in cui compaiono nel te-sto. Le regole principali sono: A iniziali deinomi senza il punto, inserite dopo il co-gnome. In caso di un numero di autori su-periore a sei dopo il sesto indicare la dici-tura et al.; b Titolo della citazione in tondo(cioè in carattere normale) e non in corsi-vo; C iniziale maiuscola solo per la prima

Cercando di arrivare al comple-tamento del percorso iniziatonei numeri precedenti rispetto acome scrivere articoli, occorreporre attenzione alla bibliogra-fia finale. Verranno «dispensati»in questo numero consigli su co-me effettuare le citazioni tratteda materiale cartaceo, mentrenel prossimo numero verrà pre-so in considerazione un temache sta «nascendo e crescendo»molto in questi ultimi anni, quel-lo della citazione da internet.

Blocknotes - dispens@toredi stimoli infermieristici

� di Gian Domenico GiustiE-mail: [email protected]

8 ottobre/dicembre

parola del titolo del lavoro e per i nomipropri; DAbbreviazioni delle testate delle ri-viste (quando devono essere abbreviate),senza il punto e seguite subito dall’anno dipubblicazione, dal fascicolo e dai numeridi pagina, per le abbreviazioni consultarel’Index Medicus sul web all’indirizzo dellaNational Library of Medicine; E numeri dipagina senza ripetizione delle centinaia edelle decine se queste non variano (es.211-5 e non 211-215); F la lista delle vo-ci bibliografiche deve essere presentatanell’esatto ordine in cui le singole voci ven-gono citate nel testo, con numerazionearaba progressiva.

Il Vancouver Style rende la lettura deltesto più fluida, senza le interruzioni dellecitazioni; i rimandi alla bibliografia sonoaffidati a numeri posti ad esponente (1)che sono di più semplice consultazione ri-spetto ai cognomi.

Un brano preparato secondo il Vancou-ver Style potrà avere questo aspetto: «Ne-gli ultimi quattro anni, le riviste professiona-li a maggiore diffusione nazionale hannopubblicato solo tre studi epidemiologici suQualità della vita in ambito dialitico»1 2.

Le relative voci bibliografiche sarannocitate in questa maniera:1 Pecile A., Zanotti R., La ricerca infer-

mieristica in Italia nel periodo 1998-2001. Prof. Inf. 2002; 55: 133-41.

2 Alberighi D. Qualità della vita nella per-sona anziana nel contesto della assi-stenza domiciliare. Nursing Oggi 2000;2: 40-4.

Harvard Style o HarvardSystem

A differenza del Vancouver Style preve-de la citazione in forma abbreviata nel te-sto dell’autore/autori e anno di pubblicazio-ne del lavoro a cui si fa riferimento, posti traparentesi. Se il cognome della persona ci-

tata è già presente nella frase non occorreripeterlo ma basta inserire l’anno della pub-blicazione;nel caso le pubblicazioni sonopiù di una occorre differenziarle (per esem-pio con lettere dell’alfabeto). L’elenco del-le voci bibliografiche citate per esteso e or-dinate alfabeticamente per autore/annoviene riportato alla fine dell’articolo e/o vo-lume e/o capitolo.

Svantaggio di questo metodo è cheappesantisce la lettura, soprattutto perchèspesso sono più di una le citazioni, ed an-che il reperimento delle relative voci bi-bliografiche risulta più difficoltoso.

Un brano preparato secondo l’HarvardStyle potrà avere questo aspetto:

«Gli autori hanno discusso le implica-zioni proposte dal National Health Service(Laing 1999)...»

«Altri autori avevano commentato ri-guardo alle pubblicazioni, Green (2002,2003) e Lewis (2000)...»

Le voci bibliografiche con l’Harvard Stylepossono essere citate in questa maniera:Annas GJ (2001). Practice guideline formanagement of pediatric patients up to 36months of age with fever without source.Pediatrics 92: 1-12.Greenspoon M., Baker FG (2003). Marijua-na: the forbidden medicine. New Haven:Yale University Press.

Queste indicazioni sono nate per pro-porre modelli a cui attenersi, sta poi allesingole riviste o case editrici stilare le pro-prie indicazioni per consentire al «propriopubblico» un corretto approccio alla lettu-ra del testo.

Suggerimenti tratti da: www.pensiero.it eSagone BM. Come scrivere un testo medicoscientifico. I riferimenti bibliografici. In: DeCastro P., Guida S., Sagone BM. DiciamoloChiaramente. Roma: Il Pensiero ScientificoEditore, 2004 102-10. a

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9ottobre/dicembre

L’UTILIZZO DELLA LINGUA INGLESE in ambitoprofessionale sta assumendo un’im-portanza sempre più marcata, sia perla crescente presenza di pazienti stra-

nieri in Italia che per lo stesso infermiereche utilizza l’inglese medico-scientifico aifini della ricerca professionale.

Nel Luglio 2003, la Killala School ofEnglish, riconosciuta dal Dipartimento Ir-landese dell’Educazione e delle Scienzecome scuola estiva per l’insegnamentodella lingua inglese a studenti stranieri, perla prima volta, ha implementato uno sta-ge in inglese medico-scientifico rivolto alpersonale infermieristico. Lo stage è statoorganizzato dalla Coordinatrice Didattica,la Professoressa Carla Veneziani che vanta

una significativa esperienza sia nell’inse-gnamento della lingua inglese in Italia chenell’organizzazione di corsi di lingua ingle-se all’estero. La responsabile della scuolaè la Signora Mary Hill, coadiuvata da dueinsegnanti di madrelingua inglese. Lo sta-ge è stato riconosciuto dal Ministero dellaSanità per l’accreditamento ECM.

Io ed altri cinque colleghi, ci siamo in-contrati e conosciuti, partecipando allo sta-ge in questione. Raccogliendo il parere ditutti, devo rilevare che il corso in questio-ne ha rappresentato un’esperienza moltopositiva per le materie trattate, per gli in-contri avuti con le realtà infermieristiche lo-cali, per la bellezza del luogo e, infine,per la spensierata quanto proficua atmo-

Killala, Irlanda: 20-26 luglio 2003

Stage di lingua inglese per infermieri

� di Martano Capitini ([email protected])

Azienda Ospedaliera di Perugia, Gastroenterologia

Nel Luglio 2003, la Killala School of English, riconosciuta dal DipartimentoIrlandese dell’Educazione e delle Scienze come scuola estiva per l’insegnamento della lin-gua inglese a studenti stranieri, ha allestito per la prima volta uno stage in inglese me-dico-scientifico rivolto al personale infermieristico italiano. È stato organizzato dalla Co-ordinatrice Didattica Carla Veneziani. La responsabile della scuola è la Signora Mary Hill. Ilnumero dei partecipanti, è di 6 infermieri. Lo stage era diviso in due tipi di attività: sco-lastica ed extrascolastica. Nell’attività scolastica abbiamo svolto tutte quei comportamentiche coinvolgono l’infermiere nell’attività di reparto. Nell’attività extrascolastica abbiamoavuto la possibilità di rilevare la realtà locale nella prevenzione primaria, secondaria e ter-ziaria. Inoltre abbiamo visitato un centro per disabili. Al termine del corso, abbiamo svoltoin prova di esame un con votazione finale. Ritengo che sia stata un’esperienza positiva, siaper la qualità dell’insegnamento avuto, che per la bellezza del luogo.

ABSTRACT

10 ottobre/dicembre

sfera che si è creata durante l’intero pe-riodo dello stage. Il tutto ci ha dato la pos-sibilità di apprendere il massimo possibile.

Lo stage era diviso in due tipi di attivi-tà: scolastica ed extrascolastica.

Nell’attività scolastica, abbiamo trattatole seguenti materie all’interno della classe:

� modalità di comportamento dell’infer-miere al momento del ricovero, misu-razione parametri vitali;

� alta pressione arteriosa, bassa pressionearteriosa, fisiologia, sintomatologia, mo-dalità di comportamento medico-pa-ziente-infermiere, consigli, stili di vita perevitare i fattori di rischio e conseguenze;

� caratteristiche della massa corporea, pa-ziente soprappeso-sottopeso, cause eprobabili conseguenze, consigli alimen-tari per aumentare o diminuire peso;

� diete e malnutrizione, l’importanza del con-trollo del peso, i principi dell’alimentazione;

� anoressia e bulimia, caratteristiche delpaziente, aspetto psicologico;

� temperatura corporea; fisiologia, carat-teristiche della termoregolazione;

� cefalea, dalla sintomatologia iniziale alricovero ospedaliero;

� il fumo, conseguenze per la salute.

Ogni argomento è stato trattato trami-te la lettura di articoli, l’impiego di supporti

audiovideo e ripetuto con simulazioni dicasi attinenti che ci hanno visti impegnatitra colleghi sotto l’attenta supervisione de-gli insegnanti.

L’attività extrascolastica ci ha permessodi focalizzare la realtà dell’assistenza sani-taria della zona.

Abbiamo incontrato infermieri ed ope-ratori sociali locali: si è trattato di occasio-ni nel corso delle quali abbiamo avuto lapossibilità di confrontare le nostre attività.La differenza fondamentale riscontrataconsiste nel fatto che essi svolgono l’attivi-tà professionale in un territorio abbastanzavasto data la bassa densità della popola-zione ed eseguono le direttive del medi-co di base (General Pratictionner).

Lo studio del medico di base di Killala èorganizzato in maniera completamente dif-ferente dagli studi medici del nostro Paese.Il medico di base irlandese è coadiuvato daun altro medico e da due infermiere.

Killala è un piccolo paesino situato inuna zona molto estesa di scarsa densitàabitativa. L’Ospedale di zona più vicino èsituato a Castelbar che dista circa 40 km.

Perciò, l’attività dello studio è moltepli-ce: nella prevenzione primaria eseguevaccinazioni e mette in atto programmi diprevenzione rivolti ad alcune specifiche pa-tologie per l’individuazione e l’eliminazio-ne di fattori di rischio attraverso campagnedi sensibilizzazione. Non bisogna dimenti-care che la popolazione irlandese è mol-to più giovane rispetto a quella italiana.

Nella prevenzione secondaria, vengo-no eseguite attività di diagnosi precoce. Diparticolare significato sono i programmi discreening condotti sulla popolazione (peres., Pap Test). Inoltre, lo studio del medi-co di base esegue trattamenti di primo in-tervento per il pronto soccorso. In caso digravità, il paziente viene condotto all’O-spedale di zona di Castelbar.

Nella prevenzione terziaria, si eseguonocontrolli finalizzati a prevenire, attraverso

Killala è un piccolo paesino situatonel Nord-Ovest dell’Irlanda, nellaContea di Mayo che si affaccia suuna suggestiva baia sull’Oceano At-lantico. La tranquillità del luogo, lacordialità della gente locale, il cli-ma fresco, la buona cucina, la vici-nanza dei posti da raggiungere inpochi minuti (per es., casa-scuola)offre allo studente la possibilità diapprendere in modo significativo.

11ottobre/dicembre

l’attività clinica e terapeutica, inabilità e pa-tologie correlate; inoltre, controlli specificisono diretti a conservare le funzioni residue.

Lo studio si occupa anche di realizzarenel territorio programmi di riabilitazione,proponendosi di contenere gli effetti pro-dotti dalla patologia e di evitare l’instau-rarsi di eventi morbosi correlati, nel tenta-tivo di allungare significativamente il pe-riodo di sopravvivenza ed in condizioni divita accettabili.

Nella nostra attività extraospedalieraabbiamo visitato l’ospedale più vicino, aCastelbar, dove abbiamo avuto la possibi-lità di vedere l’organizzazione dei reparti ele principali documentazioni infermieristi-che. L’Ospedale dista da Killala circa 40km ed è di media specializzazione (l’uni-co Ospedale di alta specializzazione èquello di Dublino). È una struttura di nuo-va costruzione composta dalle seguentiunità operative: Medicina, Chirurgia, Orto-pedia, Ostetricia, Ginecologia, Nido, Pe-diatria, Malattie Infettive. La responsabiledell’Ufficio Infermieristico ci ha accompa-gnato a visitare le unità operative. Oltre al-la cartella clinica, ogni singolo reparto dis-pone della cartella infermieristica. La man-canza di personale infermieristico ha com-portato l’aumento della presenza del per-sonale extracomunitario. In passato, l’assi-stenza infermieristica veniva effettuata perposti letto. Oggi, invece, ogni turno eseguel’assistenza infermieristica per tutti i pazien-ti. Ho avuto una buona impressione diquesto ospedale, sia per l’organizzazioneche per la qualità globale dei servizi.

Infine, siamo andati a visitare la We-stern Care Association, una grande asso-ciazione che si occupa delle persone por-tatrici di handicap, un problema moltosentito dalla popolazione irlandese: nondimentichiamoci che, nel mese di Giugno2003, l’Irlanda è stato il Paese organizza-tore delle olimpiadi riservate agli atleti dis-abili. La Western Care Association ha mol-

te sedi in Irlanda. Riceve finanziamenti siada enti governative che da enti privati.Questa organizzazione si occupa dell’assi-stenza di pazienti disabili e di persone af-fette da Sindrome di Down.

In riferimento ai pazienti disabili siamoandati a visitare un grosso centro vicino aKillala che ospita pazienti disabili. Oltre adospitare pazienti paraplegici, ha lo scopodi organizzare vari centri che, loro volta,ospitano pazienti con gravi problemi men-tali. L’organizzazione di lavoro si basa suprecisi protocolli certificati annualmente dauna società americana. Ascoltando glioperatori di questi centri ed osservando lestrutture con gli ospiti, si evidenzia una ge-stione competente e professionale nel trat-tamento del paziente disabile.

Il nostro giro è terminato con la visita diuna fabbrica di cioccolatini in cui lavoranopersone affette dalla Sindrome di Down. Sitratta di persone che svolgono una vita sialavorativa che sociale normale, poiché evi-denziano maturità e competenza nellosvolgimento delle loro azioni.

Alla fine del corso, abbiamo sostenutoun esame con votazione finale.

Questa esperienza è stata per me mol-to utile sia dal punto di vista professionaleche da quello umano e la consiglio viva-mente a tutti i miei colleghi, anche per-ché, probabilmente, lo stage verrà ripetu-to nel 2004.

Gli infermieri che hanno partecipato al-lo stage:

CRISTINA CIATTI, Azienda Ospedaliera di Parma,Neurochirurgia.

MARTANO CAPITINI, Azienda Ospedaliera diPerugia, Gastroenterologia.

NADIA RIZZON, U.L.S. n. 2 Feltre Belluno, S.O.GIN.PAOLA CORTINOVIS, O.O.R.R. di Bergamo Chirur-

gia 2° 3°.SABRINA BONAZZI, Azienda Ospedaliera di

Parma, Neurochirurgia.SILVANA VERGERIO, U.L.S. n. 2 Feltre Belluno,

S.O.ORT. a

12 ottobre/dicembre

Peer Education al CSM

IL CENTRO SALUTE MENTALE ORGANIZZA e pre-siede molte attività che possono rivol-gersi o svolgersi nell’ambito territoriale,fornendo la base per un’attivazione del-

le reti psicosociali necessarie al benesserebiopsicofisico dell’individuo, sia questi por-tatore di disagio lieve, medio o evidente,oppure abbia necessità di un’assistenzapersonalizzata e specifica volta alla inte-grazione lavorativa in un gruppo protetto.

Alcune di queste attività si rivolgono al-la prevenzione ed al trattamento del dis-agio giovanile fornendo alla stessa fami-glia d’origine gli strumenti utili e necessarialla risoluzione graduale e progressiva del-le problematiche che possono rilevarsi an-che in tempi successivi.

L’approccio metodologico utilizzato risul-ta rispondente alla metodica della terapiadei gruppi che ha già ampiamente datoprova di un’indiscussa efficacia nell’ambitodella psicologia sociale. Di solito viene ap-plicato a dei piccoli gruppi, che rispondonoa regole di strutturazione ben definite:

� la regola dell’astinenza, cioè non in-contrare gli altri membri del gruppo aldi fuori della seduta,

� la partecipazione regolare alle sedute,con una durata normale di un’ora, un’o-ra e trenta minuti,

� il parlare spontaneamente di tutto ciòche si desidera,

� il contesto, che può essere privato opubblico.

� diFloriana Rossi Infermiera c/o C.S.M.; Ponte San Giovanni U.S.L. N 2Annarita Allegrucci Infermiera c/o S.C. Neurologia; Azienda Ospedaliera Perugia

L’attività del Centro Salute Mentale (CSM) comprende modalità ed interventi didiverso genere rivolti al territorio di competenza, orientati alla prevenzione, alla diagnosi, altrattamento di diversi tipi di disagio psicologico, fornendo un sostegno diversificato ed ade-guato alle diverse situazioni prese in esame. Alcuni degli interventi che rivestono un’importan-za primaria sono rivolti alla prevenzione del disagio presente in età evolutiva fornendo alla fa-miglia d’origine quegli strumenti cognitivo comportamentali utili alla risoluzione graduale del-le problematiche rilevate. La presentazione di un intervento effettuato nel servizio esemplificain forma chiarificatrice il tipo di approccio utilizzato e che costituisce una delle modalità ap-plicative utilizzate. Mentre la terapia di gruppo rappresenta una pratica già da lungo tempoaffermata ed utilizzata, la Peer Education rappresenta un approccio relativamente recente nel-la realtà internazionale, ma ancora di scarsa applicazione nella realtà operativa italiana. Nelprogetto preso in esame, in cui la drammatizzazione teatrale ideata e progettata dai bambinine rappresentava il punto d’arrivo, l’intervento dell’infermiere risulta estremamente importan-te come punto di collegamento fra le professionalità competenti ed i due gruppi paralleli, con-tribuendo in maniera considerevole al corretto svolgimento delle attività previste, cercando diridurre al minimo le interferenze possibili. PAROLE CHIAVE: Centro Salute Mentale, interventi sulterritorio, terapia di gruppo, drammatizzazione teatrale, Peer Education.

ABSTRACT

danti la famiglia e le modalità relazionaliin genere con particolare attenzione a:

� la relazione tra fratelli all’interno del nu-cleo familiare;

� la relazione intercorrente fra genitori efigli;

� le problematiche scolastiche e sociali;� le relazioni tra i pari e le modalità di

cambiamento possibili.

I gruppi procedevano paralleli e distinti,ma con frequenti contatti fra gli operatoriinteressati, psicologi ed infermieri per potereffettuare confronti-dibattiti sulle metodolo-gie operative necessarie allo svolgimentodei compiti assegnati a ciascun gruppo.

Il gruppo dei bambini si è rivelato piùomogeneo e costante, mentre il gruppodei genitori non è riuscito ad assicurare unafrequenza costante delle stesse persone,anche se nel complesso si è rilevata unadiscreta affluenza, in parte tale problemaè risultato dai diversi impegni di lavoro epersonali dei partecipanti, mentre la conti-nuità è stata assicurata dal momento cheuno dei due genitori era sempre presente.

Nel periodo in cui il gruppo dei minoriprovvedeva alla preparazione del mate-riale necessario alla drammatizzazioneteatrale ed alla sua organizzazione in sen-so progressivo nella storia preparata con lasupervisione delle psicologhe referenti edell’infermiere assegnato a tale compito.

Il gruppo dei genitori, sempre guidatoe contenuto dalle psicologhe referenti edall’infermiere assegnato, sviluppavano inogni incontro un tema scelto nella fase ini-ziale della sessione, favorendo l’evoluzio-ne di alcune dinamiche relazionali propriedei partecipanti, contenendo gli interventiin maniera tale che tutti i partecipanti po-tessero intervenire.

Durante lo svolgersi degli incontri nelgruppo dei genitori sono emerse delle dif-ficoltà nelle modalità comunicative utiliz-

13ottobre/dicembre

Le regole sopra citate devono essereapplicate a tutte le tipologie di gruppo,anche grandi, medi o di altro genere.

Il metodo preferenziale utilizzato inquesto caso è costituito dalla formazione digruppi fra pari, nell’esperienza riportata inseguito ed utilizzata come esempio espli-cativo e chiarificatore, verranno definiti gliobiettivi e i risultati che possono essere rag-giunti applicando tale metodologia.

La conduzione del progetto era affida-ta a una psicologa dell’età evolutiva co-adiuvata da una assistente tirocinante psi-cologa e da un’infermiera.

Il progetto si riferiva alla valutazionedella possibilità che i ragazzi di un’età va-riabile tra gli 8 e i 12 anni e con disagicomportamentali multipli avessero svilup-pato le capacità necessarie a volgereun’attività comune diretta ad un fine pre-determinato, in questo caso una dram-matizzazione teatrale dove venivano va-lutate particolarmente le capacità associa-tive, organizzative, creative e di motilitàcorporea necessarie alla realizzazione diun’attività complessa quale quella di or-ganizzare una recita teatrale ed alla suarappresentazione ultima con i bambinistessi in funzione di coautori, registi, trova-robe, costumisti ed attori.

In parallelo con il gruppo dei ragazzi èstato costituito il gruppo dei genitori anchequesto condotto da una psicologa clinicae di comunità coadiuvata da un’assistentetirocinante psicologa e da una infermiera.

Il progetto è iniziato a partire dal15/03/04 e prevedeva una serie di 8 in-contri fino al 10/05/04, durante questi in-contri si sarebbe svolta da parte dei ra-gazzi la ideazione, la preparazione delmateriale necessario e la messa in scenadella drammatizzazione.

I genitori, in una sede separata proce-devano a degli incontri di gruppo non strut-turati, con una modalità di tipo informalee dove venivano trattati argomenti riguar-

14 ottobre/dicembre

zate correntemente nell’ambito familiaremettendo in luce una forte inadeguatez-za di un ruolo genitoriale efficace nellaformulazione e risoluzione delle proble-matiche relazionali dei bambini ed un at-teggiamento di tipo rinunciatario nei con-fronti delle possibilità di modificare i rap-porti instaurati e strutturati da tanto tempo.

Intanto la preparazione della rappre-sentazione teatrale si perfezionava, mo-strando da parte dei bambini, un forte vo-lontà di cooperazione al raggiungimentodell’obiettivo, diminuendo in maniera si-gnificativa quegli stessi comportamenti chein ambito scolastico e familiare costituiva-no alternativamente fonte di disturbo e dipreoccupazione da parte dei familiari edegli insegnanti.

Nell’ottavo ed ultimo incontro si è fi-nalmente svolta la tanto sospirata dram-matizzazione teatrale, attesa dai genitoricon ansia e partecipazione, dal momen-to che i bambini erano riusciti a mante-nere un rigoroso silenzio, in evidente con-trasto con le loro precedenti abitudini, suciò che stavano preparando.

La rappresentazione preparata consiste-va in un viaggio spazio-temporale iniziatocon una gita scolastica guidata in un mu-seo, dove i bambini toccando un determi-nato oggetto venivano trasportati istanta-neamente nel tempo relativo all’utilizzodell’oggetto stesso, ad esempio toccandouna clava venivano trasportati nel Paleoliti-co, dove trovavano abitanti ed animali delperiodo ed i bambini stessi si ritrovavanovestiti in maniera da confondersi con gli abi-tanti del luogo, ma poco dopo sempre toc-cando un altro oggetto ritornavano al tem-po presente, tramite un tunnel temporale

Sono passati per diversi periodi storici fi-no a ritornare al presente, al termine del-la rappresentazione, naturalmente gli abi-ti e gli oggetti utilizzati erano stati ideati ecostruiti dagli stessi bambini con vari mate-riali; carta, plastica, matite colorate per i di-

segni e gli sfondi storici, vecchi abiti, vecchigiocattoli ed oggetti di vario genere.

L’accoglienza del lavoro svolto dai pic-coli artisti è stata molto positiva, dal mo-mento che ha dimostrato ai genitori un la-to sconosciuto dei propri figli, cioè la co-stanza e la determinazione di svolgere inmaniera efficace un compito dato e di sa-per utilizzare la collaborazione nel lavorocomune utilizzando modalità comporta-mentali e relazionali adeguate al contesto.

Durante la riunione dei diversi opera-tori interessati, al termine degli incontriprogettati, per determinare le conclusionidel progetto e del lavoro eseguito sonoemerse alcune considerazioni: A esiste con-cretamente la possibilità di interagire effi-cacemente nell’ambito familiare; B risultapossibile individuare percorsi preventivi ededucativi; C occorre progettare un’evolu-zione temporale degli interventi, coinvol-gendo le stesse persone; D risulta auspica-bile la costituzione di un gruppo finalizza-to allo studio ed all’utilizzo di nuove pro-cedure comunicativo relazionali all’internodei nuclei familiari.

Il gruppo dei pari risponde alle più re-centi applicazioni delle relazioni tra grup-pi di vario genere, proponendo l’autoe-voluzione assieme all’autoeducazione.

Il termine Peer indica una persona chepossiede un ruolo sociale simile a quello diun’altra persona per età, grado e status.

Il termine Peer Group indica un gruppodi persone più o meno della stessa età. Ilgruppo si sviluppa senza struttura fissa econ un numero di componenti non obbli-gatoriamente fisso, ma che abbia in co-mune almeno una caratteristica.

Il termine Peer group Education indicaun sistema grazie al quale le persone ri-escono a mettere in comune informazionie ad imparare dalla condivisione delle re-ciproche esperienze, strutturando così co-noscenze e comportamenti che possonoessere utilizzati anche in altri ambiti.

15ottobre/dicembre

L’approccio relativo alla Peer Educationcomporta la condivisione delle esperienze el’apprendimento per mezzo di altri simili anoi e risulta necessario predeterminare i fat-tori che ci rendono simili: il primo fattore datenere in considerazione è quello dell’età,altri fattori possono essere costituiti da l’esse-re genitori, dall’appartenenza allo stesso sta-to sociale, da esperienze simili e da espe-rienze culturali inerenti alla stessa etnia.

Un altro dei requisiti della Peer Educa-tion consiste nel definire preventivamentegli obiettivi degli interventi e dei metodioperativi da adottare strutturando una me-dologia di lavoro adeguata. Nel caso sopracitato è stato sviluppato un tipo di interven-to cognitivo rivolto all’offerta di una serie diinformazioni più attendibili e meno distorteper arrivare all’obiettivo predeterminato.

L’intervento dell’infermiere risulta impor-tante in questo di intervento perchè riveste apieno titolo il trait d’union tra la figura del-l’expertise, psicologo o altro referente, e gliappartenenti al gruppo di discussione; for-nendo nel contempo tutti gli strumenti ne-cessari allo svolgimento del progetto, tenen-do la regolare registrazione dei singoli incon-tri, ultimando poi la verbalizzazione finale.

Il metodo della Peer Education contie-ne due punti chiave:

M il primo è costituito dalla nozione di«ownership» che può essere tradottocon il concetto di assunzione di impe-gno/responsabilità;

M il secondo è costituito dal senso di ap-partenenza che stimola ed enfatizza laimplicazione personale in rapporto al-l’obiettivo da raggiungere.

La Peer Education si sta costituendo co-me metodo classico per dare risposte a di-verse problematiche sociali favorendo nelcontempo la promozione della salute, mada sola non può mantenere cambiamen-ti di lunga durata anche se risulta estrema-mente efficace nel dare inizio al muta-mento, anche se questo dovrà essere sup-portato da interventi temporali predefinitidi follow-up e da sviluppi di altre iniziativevolte a confermare ed a potenziare l’inter-vento preventivo nell’ambito territoriale.

Bibliografia

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P. COLAMONICO, Psicologia generale socialee clinica, Carocci Faber, Roma 2002. a

16 ottobre/dicembre

Un percorso formativo impegnativo per la nuova cultura della professione

L’infermiere militare� a cura di Antonio Gentile

Primo Maresciallo Infermiere dell’Esercito ItalianoCentro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito Italiano; Foligno (Pg)

L’arruolamento Gli infermieri che operano all’interno

degli enti militari delle quattro Forze Ar-mate (Esercito, Aeronautica, Marina, Cara-binieri) rivestono il ruolo Marescialli. L’iterformativo ed addestrativo parte dall’ar-ruolamento come allievo maresciallo,aperto a uomini e donne di età compre-sa fra i 17 ed i 26 anni, con una staturaminimo di 1,65 m per gli uomini ed 1,61m per le donne.

I candidati devono possedere requisitidi moralità e condotta incensurabili; de-

vono possedere un diploma di istruzionedi secondo grado. L’iter concorsuale pre-vede il superamento delle seguenti prove:a) prova scritta per l’accertamento dellequalità culturali; b) prova ginnica; c) visitamedica; d) accertamento psico-attitudina-le; e) valutazione dei titoli.

Tutte le prove si tengono presso il Cen-tro di Selezione e Reclutamento Naziona-le dell’Esercito sito in Foligno (Pg). Alla fi-ne, viene stilata una graduatoria sulla ba-se dei punteggi acquisiti; i vincitori del con-corso che rientrano nei posti disponibilivengono convocati a Viterbo presso laScuola Sottufficiali dell’Esercito Italiano, do-ve seguiranno la parte formativa ed ad-destrativa per una durata di tre anni.

Il percorso formativoDopo un anno dall’arrivo alla Scuola, in

base alle proprie attitudini ed al proprio curri-culum studi, l’allievo esprimerà la sua prefe-renza ad una «specializzazione» scegliendotra una rosa di specialità sanitarie e non pre-viste dal bando di concorso, tra cui figurano:infermiere, elicotterista, carrista, tecnico di ra-diologia, comandante di minori unità, tecni-co informatico, meccanico di elicotteri, ecc.

Il percorso di formazione di base èuguale per tutti e prevede, come risultatofinale, il conseguimento della laurea trien-

In seguito all’articolo sugli infer-mieri dell’area militare, sociale edel lavoro, pubblicato su «Profes-sione Infermiere» di ottobre/no-vembre 2003, sono giunte diverserichieste di informazioni da par-te di colleghi inerenti le modali-tà di assunzione e di impiego inqueste aree diverse dai servizi sa-nitari ospedalieri e territorialinormalmente considerati. Il pre-sente articolo ha lo scopo diesemplificare il percorso che ilcittadino deve seguire per diven-tare infermiere delle Forze Arma-te Italiane.

a garantire sia le condizioni di sicurezza e distabilità necessarie alla condotta di attivitàdi assistenza sanitaria alla popolazione civi-le e al personale dei contingenti dei varipaesi che prendono parte alla missione; siadi operare per il ripristino delle infrastrutturee dei servizi sanitari essenziali. Oggi, più chemai, la consapevolezza delle proprie iden-tità professionali e la coscienza dell’impor-tanza delle funzioni svolte, sono gli strumenticon i quali i colleghi militari si misurano coni cambiamenti della sanità e della profes-sione nel nostro Paese e nel mondo.

Una collaborazione importanteLa collaborazione avviata da alcuni anni

tra gli infermieri militari, alcuni Collegi pro-vinciali, tra cui figura il Collegio di Perugia ela Federazione IPASVI si prefigge lo scopo difar superare le diseguaglianze tra le diverseesperienze e di far conoscere la professiona-lità di ognuno, in modo da trasformare ognisingola competenza in una risorsa da mette-re a disposizione dell’utente, delle istituzionie della professione. Inoltre, con tale collabo-razione si è proceduti alla stesura di proposteavanzate al legislatore per cercare di risolve-re il problema della oramai obsoleta normache regola il Sistema Sanitario Territoriale Mi-litare. Da varie legislature corrono e si rincor-rono disegni di legge sul riordino della sanitàmilitare, ancorata ad una normativa che ri-sale al 1932, resasi sempre più inadeguataalla nuova realtà geopolitica e alle diversifi-cate esigenze sanitarie in campo nazionaleed internazionale. Secondo l’ultima propostadi legge presentata in Parlamento, ci sareb-bero importanti cambiamenti anche per laprofessione: 1) creazione di un’unica struttu-ra interforze attraverso l’unificazione dei ser-vizi sanitari delle quattro forze armate; 2) ga-ranzia per una più stretta integrazione deiservizi militari con quelli civili e conseguenteottimizzazione dell’assistenza al cittadino an-che attraverso un processo di continuità assi-

17ottobre/dicembre

nale in «Scienze strategiche» presso la fa-coltà di Scienze Politiche dell’Università laTuscia di Viterbo. Inoltre, sono previsti corsidi materie militari e stage anche all’estero.Al termine dei primi due anni, gli allievimarescialli saranno nominati Marescialli inservizio permanente previo superamentodegli esami intermedi previsti dal Piano diStudi e delle esercitazioni pratiche. Al ter-mine del periodo propedeutico, i mare-scialli che hanno scelto di diventare infer-mieri, andranno a Roma presso il Policlini-co Militare sede della Scuola per Infermie-ri dell’Esercito dove, per i successivi tre an-ni, seguiranno la specifica formazione.

Un iter di preparazione così lungo e va-riegato si spiega con il doppio ruolo chegli infermieri con le stellette rivestono do-vendo rispondere, nell’adempimento deiloro compiti istituzionali, in egual misura enel migliore dei modi, sia alle mansioni dimilitari sia alle mansioni attinenti allo sta-tus di professionista dell’assistenza.

L’impiego Oggi, l’infermiere militare è chiamato a

svolgere la propria opera oltre che negli en-ti di appartenenza (infermerie di corpo,ospedali militari, navi militari, ecc.), anchein operazioni sul territorio nazionale e inmolti teatri operativi dell’Europa, dell’Africae del Medio Oriente. Colleghi con le stel-lette si trovano in Bosnia-Erzegovina, in Ko-sòvo, in Afghanistan, in Iraq e in altre mis-sioni minori; il loro compito è di contribuire

Si comunica che il giorno

venerdì 24 dicembre 2004

venerdì 31 dicembre 2004

l’ufficio del Collegio

IP.AS.VI. di Perugia

rimarrà chiuso

18 ottobre/dicembre

stenziale più efficiente; 3) creazione del ruo-lo Ufficiale infermiere; 4) possibilità di arruo-lamento, previo concorso, di infermieri civilicome già avviene con i medici.

La riforma è un obiettivo importantematurato sulla base che il futuro della sa-nità militare e civile è legato al sistema dirinnovarsi, di valorizzare competenze eprofessionalità, di garantire al cittadino ri-sposte adeguate ai propri bisogni in Pa-

tria e fuori dal territorio nazionale quandoè chiamato ad assolvere delicati compitiistituzionali. Una sfida che è possibile vin-cere solo con il contributo di competenze,esperienze, idee e progettualità diverseed integrate. Una sfida e un dato di fat-to: oggi senza il coinvolgimento degli in-fermieri non è possibile attuare alcuna po-litica di sviluppo dei servizi sanitari ovun-que erogati. a

L’infermiere libero professionista

� a cura di Palmiro RiganelliCentro di Formazione USL n. 2

IL COSTANTE AUMENTO DELLA complessità del si-stema sociale, sanitario, politico, econo-mico e professionale, associato alle conti-nue modificazioni del marcato del lavo-

ro hanno costretto tutti i professionisti che vioperano ad un notevole sforzo per tentaredi governare il sistema. Alla pari delle altre

professioni sanitarie anche in ambito infer-mieristico molte cose sono cambiate negliultimi anni, le normative più recenti chehanno modificato sostanzialmente i percor-si formativi e l’esercizio professionale hannodeterminato un cambiamento sostanzialeanche nel mercato del lavoro.

L’aumento della domanda di assistenza sanitaria, associato alle difficoltà da partedei sistemi sanitari di fare fronte a queste richieste unito ad un mercato del lavoro in continua evo-luzione sono le principali ragioni del continuo e costante aumento del numero di infermieri che de-cidono di intraprendere la libera professione in forma singola o associata. Essere un professionistainfermiere significa svolgere un’attività che negli anni l’ordinamento giuridico ha profondamentemutato fino a riconoscerla definitivamente come una professione intellettuale, competente, auto-noma e responsabile. L’attività libero professionale infermieristica in Italia, anche se giovane, è or-mai una realtà consolidata nonostante rimangono alcuni problemi ancora aperti rispetto all’utiliz-zo di modelli assistenziali, strategie e strumenti operativi, necessari per definire risposte assisten-ziali efficaci ed appropriate all’interno di un percorso di presa in carico dei bisogni assistenziali deicittadini. È necessario quindi dimostrare con la forza della professionalità e delle competenze chel’attività libero professionale infermieristica è in grado di costruire risposte assistenziali sicure, ap-propriate efficaci e di qualità elevata attraverso una definitiva integrazione multidisciplinare.

ABSTRACT

19ottobre/dicembre

Il quadro normativo e lavorativo è cam-biato radicalmente anche per gli infermie-ri, fra le novità più importanti basti ricorda-re l’abolizione del mansionario, il comple-to e definitivo approdo della formazioneinfermieristica all’interno di un percorso uni-versitario che l’attivazione della LaureaSpecialistica ha finalmente completato al-la pari di tutte le altre professioni.

L’infermieristica si caratterizza comeuna professione intellettuale ai sensi del-l’art. 229 del Codice Civile, il campo del-l’attività dell’infermiere, ai sensi dell’art 1comma 2 della legge n. 42/1999 è de-terminato dal profilo professionale (D.M n.739/1994), dal codice deontologico e da-gli ordinamenti didattici della formazione.

Il profilo professionale attribuisce all’in-fermiere la funzione di prevenzione dellemalattie, l’assistenza i malati e disabili e l’e-ducazione sanitaria all’interno di un’attivitàche può essere svolta in strutture pubblicheo private, nel territorio e nell’assistenza do-miciliare, in regime di dipendenza o liberoprofessionale.

Nel nostro paese l’infermiere liberoprofessionista è una figura con una storiarelativamente breve che può essere fattarisalire ai primi anni ottanta quando furo-no definiti per la prima volta gli aspettinormativi, fiscali e contributivi che consen-tivano di poter esercitare la libera profes-sione, anche se in abiti non sempre chiarie a volte addirittura contraddittori.

Negli ultimi anni la scelta di essere un li-bero professionista infermiere ha vissuto unafase di crescita e sviluppo continuo, rilevabi-le anche dal costante aumento del nume-ro di operatori iscritti alla apposita Cassa diPrevidenza, che, nonostante le varie vicissi-tudini normative è divenuta una istituzioneindispensabile per sostenere e tutelare l’atti-vità dell’infermiere libero professionista.

Gli infermieri che svolgono attività di ti-po libero professionale in Italia oggi sonocirca 9.200 di cui 72 in Umbria, 45 iscritti

al Collegio IP.AS.VI. della Provincia di Peru-gia e 27 a quello della Provincia di Terni.

L’attività libero professionale ha trovatola sua ragione di sviluppo in un mercatodel lavoro dove la richiesta di risposte as-sistenziali risulta in continua crescita comeconseguenza diretta dei cambiamenti so-stanziali e radicali avvenuti all’interno deisistemi socio sanitari.

Il sistema socio sanitario sembra non ri-uscire più a garantire completamente lapresa in carico dei problemi delle personema, si assiste ad una progressiva riduzionedell’offerta dei servizi associata alla dimi-nuzione delle attività destinate soprattuttoai pazienti non acuti.

Il progressivo e costante ricorso all’e-sternalizzazione di alcuni servizi (outsour-cing), che fino a poco tempo fa erano ge-stiti direttamente dalle istituzioni pubbli-che, attraverso l’acquisto di questi servizida erogatori esterni.

L’aumento della richiesta di assistenza sa-nitaria, dovuta principalmente all’aumentodella popolazione anziana e alla costanteevoluzione dei bisogni delle persone, deter-mina che la domanda di assistenza, espres-sa soprattutto dai territori, risulta in continuoaumento e questa, è sempre di più soddi-sfatta attraverso il coinvolgimento di liberiprofessionisti infermieri singoli o associati.

Nonostante ancora oggi l’attività liberoprofessionale infermieristica non abbia tro-vato una sua chiara connotazione fuoridell’ambiente ospedaliero, in alcuni con-testi comincia a guadagnare una certa sti-ma e considerazione anche se siamo an-cora lontani da una vera e propria consi-derazione sociale.

Nella libera professione si ritrovano pro-fessionisti che hanno preso coscienza delproprio ruolo, che non temono l’assunzio-ne delle responsabilità che si materializza-no nell’assunzione di scelte difficili, che im-pegnano le competenze, le convinzionied i valori più forti.

20 ottobre/dicembre

Quanto più l’attività del singolo profes-sionista sarà pensata, basata su di unaprassi frutto delle prove di efficacia, con-frontata e condivisa con gli altri professio-nisti, tanto più riuscirà a fornire risposte si-cure riducendo al minimo i rischi connessialla sua applicazione.

Per ottenere questo anche i liberi pro-fessionisti infermieri devono necessaria-mente mettersi a confronto con gli altri,condividere momenti formativi, esperien-ze, strumenti e strategie al fine di aggior-nare e migliorare le proprie competenzeÈ necessario anche in abito libero profes-sionale abituarsi a lavorare insieme ad al-tri professionisti per produrre interventi mul-tiprofessionali tra loro coordinati e finaliz-zati al raggiungimento di un obiettivo co-mune, la migliore presa in carico dei pro-blemi delle persone.

È necessario mettere a punto una seriedi indicatori di efficacia, efficienza e gra-dimento da parte dell’utenza in manieratale da poter monitorare sistematicamen-te la propria attività ed eventualmenteapportare tempestivamente le necessariemodifiche per mantenere elevata la qua-lità degli standard assistenziali offerti.

L’infermiere libero professionista permigliorare continuamente la qualità dellapropria attività oltre a possedere un note-vole bagaglio culturale, professionale etecnico, deve essere in grado di metterea punto ed utilizzare quei strumenti indi-spensabili che ancora oggi sembrano nonessere completamente condivisi tra tuttiprofessionisti. Le caratteristiche peculiari del-l’incarico del libero professionista non per-mettono di prescindere dalla definizione dipiani di assistenza personalizzati, questo,dovrebbe rappresentare uno stimolo pertutta la professione ad abbandonare defi-nitivamente quel modello assistenziale percompiti che ormai non riesce più a soddi-sfare le esigenze professionali dell’infer-miere e le aspettative delle persone.

L’infermiere libero professionista deveessere in grado di giocarsi fino in fondo tut-ta la sua professionalità, la sua esperienzae la sua capacità di fornire risposte assi-stenziali ad un livello qualitativo elevato,dimostrando sistematicamente di essereun buon comunicatore, di avere grandidoti umane, di possedere un notevole ba-gaglio tecnico professionale e una grandeflessibilità mentale unita alla disponibilitàa collaborare e coordinare operatori concompetenze diverse.

Conoscere le diverse competenze de-gli altri professionisti che entrano a vario ti-tolo nel processo di assistenza rappresentauna delle principali strategie attraverso lequali si garantisce il raggiungimento degliobiettivi assistenziali definiti all’interno diun piano scritto dove il responsabile delprocesso di assistenza comunque rimanesempre l’infermiere.

Per questa sua responsabilità, non soloin ambito operativo ma anche organizza-tivo, diventa fondamentale che l’infermie-re documenti dettagliatamente, attraversoidonei strumenti, la propria attività sia perdefinirne la qualità degli interventi sia percontribuire alla crescita professionale edeontologica della professione.

Non si possono realizzare interventi as-sistenziali personalizzati se non si disponedi strumenti adeguatamente testati e va-lidati per registrare l’attività svolta, è indi-spensabile l’utilizzo di una buona schedainfermieristica e di piani di assistenza con-cordati con tutta l’equipe assistenziale.

L’attività dell’infermiere libero professio-nista così come quello del collega dipen-dente necessita della definizione, valuta-zione ed implementazione di strumentioperativi che diventano giorno dopo gior-no sempre più sicuri appropriati e neces-sari. Ormai la produzione scientifica anchein ambito infermieristico pur non raggiun-gendo livelli di altre professioni garantiscecomunque strumenti sufficientemente vali-

21ottobre/dicembre

di per la produrre risposte assistenziali diqualità elevata, sicure, appropriate e pro-vate rispetto all’efficacia.

Linee guida, procedure e protocolli og-gi costituiscono uno strumento ed un puntodi riferimento insostituibile per il professioni-sta infermiere nella pianificazione di inter-venti assistenziali multidisciplinari personaliz-zati. Tutto questo presuppone una grossacapacità di pianificazione ed organizzazio-ne del lavoro anche per definire scadenze,obiettivi e per valutare l’andamento delprocesso assistenziale che non può fare ameno dal coinvolgimento diretto della per-sona che richiede quel servizio.

Spesso il libero professionista infermieresi trova ad operare fuori dal contesto ospe-daliero, prestare la propria attività in unambito come il domicilio o altro luogomeno «protetto» di quello ospedalierocomporta la necessità di essere in gradodi lavorare in modo diverso, bisognerà af-finare le capacità di osservazione, di rela-zione, di comportamento.

La necessità di dover lavorare in am-bienti esterni, non sempre attrezzati comealtre realtà, a volte osservati da familiariecc., richiede una grande sicurezza neipropri mezzi e nelle proprie competenzeunita ad una forte capacità di autocon-trollo necessari per trasmettere sempre ecomunque alla persona ed ai suoi fami-liari il senso di fiducia indispensabile perproseguire il rapporto assistenziale.

Il momento di confronto diretto con lepersone ed il loro ambiente crea una gros-sa occasione di dimostrare la qualità pro-fessionale del singolo e di tutta la profes-sione infermieristica.

Nonostante la libera professione si carat-terizzi per la possibilità di gestire autonoma-mente il rapporto con il proprio cliente è in-tuitivo che in ambito assistenziale il vero va-lore aggiunto lo si ottiene dalla collabora-zione con altri professionisti dove tutti sonoposti sullo stesso piano di parità, questo per-

mette di erogare prestazioni di qualità ele-vata ma richiede necessariamente che siconcordino obiettivi e modalità operative.

L’impresa che fino a ieri sembrava im-possibile oggi sembra alla portata degli in-fermieri, guadagnarsi un ruolo sociale chespesso richiede anni di fatica, percorrerestrade minate da tasse, regolamenti e leg-gi, nel quale il principale attore e interlo-cutore è il cliente. È necessario quindi di-mostrare con la forza dei risultati, la profes-sionalità e l ’essenzialità del ruolo diffon-dendo capillarmente le conoscenze sullapropria specificità anche attraverso un ade-guato sistema di tutela della professione.

La libera professione offre oggi grandiopportunità di realizzazione, permette diesprimere al meglio le competenze e ledoti umane, relazionali e tecniche di ognisingolo operatore, ma solo associando aquesti lo sviluppo degli strumenti operativiidonei si può riuscire a vincere la sfida chepermette di legare l’aspetto scientifico cul-turale della professione a quello dei cam-biamenti operativi necessari per risponde-re sempre in maniera adeguata ai bisogniassistenziali dei cittadini.

Nella libera professione tutta la discipli-na infermieristica ha l’occasione per ungrande sviluppo verso la conquista di unavisibilità vera, del giusto peso sociale chemerita per lo sforzo continuo nel mante-nere le risposte assistenziali integrate edappropriate alle effettive esigenze dei si-stemi socio sanitari e dei cittadini.

Bibliografia«Infermiere e libera professione, modalità,

adempimenti, istituti di tutela e norme»a cura del Comitato centrale IP.AS.VI.,Maggio 2004.

«Guida all’esercizio professionale per ilpersonale infermieristico ostetrico tecni-co sanitario e della riabilitazione» Edi-zioni Medico Scientifiche. a

22 ottobre/dicembre

L’infermieristica� relazione di D.D.S.I. Laura Fontetrosciani

Responsabile per il SIOTeR del Dipartimento Materno Infantile; Azienda Ospedaliera di Perugia

LA DISCIPLINA INFERMIERISTICA è l’insieme del-le conoscenze,delle metodologie edegli strumenti tipici dell’infermiere. Iltutto è finalizzato a definire e realiz-

zare l’assistenza infermieristicaAffermare la disciplinarietà dell’infer-

mieristica significa dichiarare una scienzatipica dell’infermiere. Qualsiasi disciplina,compresa la scienza infermieristica, per es-sere definita scienza, deve possedere:

� un contenuto,cioè il corpo di conoscenzeche costituiscono lo specifico dell’infermiere;

� un metodo, inteso come condivisibilitàdelle conoscenze, cioè un procedimentologico costituito da una serie di fasi e uninsieme di regole.

L’infermieristica è caratterizzata da uninsieme di conoscenze contenute all’inter-no dei modelli teorici elaborati nel tempo

Il focus dell’infermieristica è l’interesse per la globalità dell’essere umano, la suaindividualità e la sua unicità, posto in relazione al proprio ambiente e il modo con cui egli vi-ve la salute e la malattia. L’assistenza infermieristica coniuga la teoria con la pratica, la scienzae l’arte. L’infermiere è un professionista in grado di governare l’intero processo di assistenza,tanto da assumerne la responsabilità rispetto ai risultati. La sua professionalità si è determi-nata in conseguenza della crescita professionale, del riconoscimento legislativo e dello sviluppodelle proprie funzioni. PAROLE CHIAVE: assistenza infermieristica, responsabilità, autonomia, pro-fessione.

ABSTRACT

II l giorno 18 giugno 2004 a Perugia ed il 19 Giu-gno 2004 a Terni, si è tenuto il convegno: «Focus

sull’infermieristica». L’evento intendeva perseguire l’obiettivo di in-crementare i livelli di qualità dell’attività infermieristica nei servizi

sanitari, attraverso un percorso concettuale di analisi dello specifico pro-fessionale – scomposizione degli elementi costituenti la disciplina infer-

mieristica – e di approfondimento della clinica basata sulle evidenze scienti-fiche. Inoltre, ispirandosi ai principi dell’approccio assistenziale umanizzato e

personalizzato, intendeva orientare i professionisti alla pianificazione degli assetti organizzativi, ed assistenzialipresentando le linee d’indirizzo regionali per l’assistenza infermieristica.

FF OO CC UU SS SS UU LL LL ’’ II NN FF EE RR MM II EE RR II SS TT II CC AACC oo nn vv ee gg nn oo coordinamento dei Collegi IP.AS.VI. Pg–Tr Perugia, 18 giugno 2004Terni, 19 giugno 2004

L’infermieristica viene a definirsi come:«la disciplina delle relazioni interpersonaliin ambito assistenziale che nasce in rispo-sta ai diversi bisogni espressi nel corso del-la vita dall’uomo che è alla ricerca delproprio equilibrio».

La conoscenza accumulata quindi inambito infermieristico viene utilizzata perstudiare particolari aspetti della persona: i bi-sogni di assistenza infermieristica.

«Il focus dell’infermieristica è l’interesseper la globalità dell’essere umano, la suaindividualità e la sua unicità, posto in re-lazione al proprio ambiente e il modo concui egli vive la salute e la malattia».

Interesse per la globalità dell’essereumano cioè esigenza di considerare lapersona umana con una visione olistica,l’essere umano si definisce a partire dallasua corporeità ma non è solo essere bio-logico,attraverso la comunicazione e l’atti-vità culturale e considerato in relazionecon gli altri e con l’ambiente, è anche es-sere psicologico ed essere sociale.

Individualità e unicità cioè far riferi-mento alla persona concreta, consideratanella sua originalità,singolarità,diversità.

Individualità ed unicità nell’infermieristicacoincidono con «personalizzazione dell’assi-stenza». Personalizzare significa adattare l’a-zione professionale ai costituenti soggettiviche la persona esprime come portatrice dibisogni. La personalizzazione dell’assistenza sisostanzia nel riconoscimento del bisogno diassistenza costituitosi nel singolo cliente, l’in-fermiere è chiamato a modulare l’interven-to in funzione della particolare persona cheha preso in carico, Si può quindi affermarela centralità della persona nell’infermieristicain quanto fine permanente dell’assistenza.

L’assistenza infermieristica è una rispo-sta pratica ad un problema complesso eparticolare: «il bisogno di assistenza infer-mieristica».

Soddisfare i bisogni della persona, anchei più semplici (muoversi, eliminare, dormire),

23ottobre/dicembre

dalla professione, sulla base dell’esperien-za e della ricerca, che costituiscono un cor-po di teorie infermieristiche.

Le teorie e i principi scientifici contribui-scono allo sviluppo della conoscenza permigliorare la pratica, descrivendo, spiegan-do, prevedendo e controllando i fenome-ni e favorendo una maggiore autonomiaguidando la pratica, l’istruzione e la ricerca.

Il metodo della disciplina infermieristicasi caratterizza come procedimento clinico:esso non costruisce regole per scoprire nuo-ve conoscenze ma, attraverso le medesi-me regole, facilita l’applicazione delle co-noscenze alla soluzione di problemi speci-fici di un soggetto o gruppo di soggetti.

L’applicazione del metodo scientificonell’assistenza infermieristica si traduce nel-l’utilizzo del «processo di assistenza infer-mieristica «che può essere definito come ilmetodo clinico disciplinare condiviso daimaggiori esponenti della disciplina infer-mieristica e che è tradotto nell’operativitànel piano di assistenza infermieristica re-datto dall’infermiere e basato sull’applica-zione sistematica del problem-solving.

La clinica introduce all’ineminabile di-mensione del contatto diretto con la per-sona sofferente.

Il metodo sfocia quindi in un’arte, cioèin quell’insieme di espressioni diverse epossibili che emergono dal contatto affet-tivo unico e irripetibile con l’individuo.

L’infermieristica, come qualsiasi al-tra struttura del sapere, si giova del-l’adozione di un metodo scientificoallo scopo di determinare con mag-giore chiarezza l’insieme dei pro-blemi sanitari che riconosce comepropri (specifico infermieristico) edi orientare la pratica clinica versomodelli efficaci ed efficienti.

24 ottobre/dicembre

non significa unicamente eseguire degli attitecnici, ma significa attraverso la dimensionesoggettiva, entrare in relazione con l’altro.

Tale apertura all’ambiente e l’adatta-mento permettono la costituzione dellerelazioni sociali.

L’infermiere come persona/professionista,con il pieno possesso delle proprie teoriescientifiche (conoscenze esclusive e patrimo-nio della professione), delle proprie convin-zioni morali, delle proprie competenze tec-niche e relazionali, sviluppate con lo studioe riflessione critica sul-la propria esperienzaprofessionale, con lapropria sensibilità, in-terpreta una determi-nata situazione assi-stenziale per potercomprendere e sod-disfare pienamente ibisogni del paziente.

L’assistenza infer-mieristica si costitui-sce nella particolarerelazione che si in-staura tra l’infermiere e la persona assisti-ta,entrambi persone e soggetti del rap-porto posto in essere. Essa si traduce in unarelazione professionale continua, caratteriz-zata da un modo di procedere personaliz-zato.

L’assistenza infermieristica coniuga lateoria con la pratica, la scienza e l’arte per-ché combina la generalità della riflessionesui principi con la particolarità della perce-zione all’interno della situazione data. Inqualunque situazione assistenziale le cate-gorie della scienza e della tecnica restanoindispensabili, ma non possiamo limitarciad esse: la conoscenza scientifica del pro-blema assistenziale si deve coniugare conla comprensione della specificità dell’altro.

Nell’ultimo decennio del secolo scorso sisono verificati profondi cambiamenti in riferi-

mento al concetto di salute e alla rispostache nello specifico,la società offre, in parti-colare è migliorata la conoscenza e consa-pevolezza del cittadino circa il proprio statodi salute e di conseguenza è aumentata larichiesta di trattamenti sanitari. Anche l’eser-cizio professionale dell’infermiere, grazie adun lungo processo di professionalizzazione,negli ultimi dieci anni, si è modificato ed èstato riconosciuto anche dal punto di vista le-gislativo. Si assiste alla richiesta di nuove e piùcomplesse e flessibili competenze, nuovi

modelli organizzativie strumenti di lavoroin ambito sociale esanitario. Il concettoche ha permesso losviluppo dell’infer-miere è la professio-nalità che si è deter-minata in conseguen-za della crescita pro-fessionale, del il rico-noscimento legislati-vo e dello sviluppodelle proprie funzioni.

La professionalità è l’insieme degli at-tributi distintivi di una professione: la com-petenza, l’autonomia e la responsabilità.

La competenza: è il risultato delle ca-pacità,esperienze e conoscenze che il pro-fessionista possiede.

Capacità: le attitudini che rendono possi-bile l’attuazione del sapere,cioè il saper fare.

Esperienza: insieme delle variabili con-nesse all’attuazione dei comportamentiprofessionali, l’aver fatto.

Conoscenza: insieme delle variabili con-nesse al sapere,conoscenze generali e spe-cifiche, sapere.

Perché sussista competenza in un de-terminato settore non basta sapere,occor-re anche saper usare la conoscenza,neimomenti opportuni,nella forma adegua-ta,nei luoghi giusti.

L’uomo cerca il significato della suaesistenza in questo percorso esisten-ziale la coscienza della propria fini-tezza e del proprio limite rispetto al-la vita, allo spazio e al tempo si espri-me nei bisogni,mentre la relazionecon l’ambiente circostante determi-na reazioni individuali e particolariagli stimoli presenti che descrivonol’adattamento della persona

L’infermiere viene identificato comeprofessionista capace di riflessione, concet-tualizzazione e flessibilità, l’infermiere di-viene «responsabile dell’assistenza genera-le infermieristica», va sottolineata la nozio-ne di responsabilità connessa al risultato delprocesso, che caratterizza non la mansionebensì la professione. Si nota la piena au-tonomia nell’esercizio professionale per leattività comprese nella sfera d’azione spe-cifica, le aree di intervento: prevenzione,cura,riabilitazione, educazione, gli aspettipeculiari e la natura delle prestazioni assi-stenziali infermieristiche: aspetto tecnico,relazionale, educativo.

L’infermiere viene identificato come pro-fessionista in grado quindi di governare l’in-tero processo di assistenza tanto da assu-merne la responsabilità rispetto ai risultati.

Con il profilo professionale il processo as-sistenziale viene introdotto anche giuridica-mente nella pratica quotidiana. IL processodi assistenza: una serie di fasi pianificate edi azioni volte a soddisfare i bisogni sanita-ri della persona e della collettività.

Si suddivide in fasi che in realtà sonodei momenti integrati relativi ad un pro-cesso dinamico e ciclico:

Raccolta dati: anamnesi infermieristica. Definizione del problema: individuazione

dei bisogni-problemi sanitari (diagnosi inf.).Pianificazione dell’intervento: formula-

zione di un piano di interventi per assiste-re l’individuo e risolvere il problema.

Attuazione: erogazione delle azioni in-fermieristiche.

Valutazione: come giudizio sull’effica-cia dell’assistenza in relazione al raggiun-gimento degli obiettivi.

La persona assistita è al centro del pro-cesso assistenziale, trova una risposta spe-cifica alle sue necessità, partecipa al pro-gramma di assistenza, riceve guida e sti-molo per la cura-guarigione.

Un infermiere quindi responsabile in to-to di tutto il processo di assistenza infer-

25ottobre/dicembre

Le competenze aiutano a sostituire l’ap-proccio tradizionale basato sulle mansioni.

L’autonomia: le funzioni svolte da unaprofessione si caratterizzano per l’autonomiadecisionale e operativa che rende il profes-sionista giuridicamente autorizzato ,nella sfe-ra di propria competenza,a procedere ecomporta assunzione di responsabilità.

Responsabilità: non solo come attitu-dine ad essere chiamati a rispondere pererrori ed omissioni nell’esercizio professio-nale ma anche come capacità di rispon-dere ai bisogni dell’assistito, mantenendoun comportamento corretto.

Non esiste autonomia senza compe-tenza, non esiste competenza senza re-sponsabilità, non vi è responsabilità là do-ve non ci sia un ambito di autonomia.

L’esercizio professionale dell’infermie-re, come definito dalla legge 42/99 e251/2000, riconosce un ambito di eserci-zio, norme e funzioni specifiche e esclusi-ve definite dal proprio profilo professio-nale (chi è e cosa fa l’infermiere), dallecompetenze possedute che determinanola responsabilità e l’autonomia del pro-fessionista e da un modello di comporta-mento ispirato e regolamentato dai valo-ri della professione, (codice deontologi-co), oltre ad un percorso di sviluppo pro-fessionale che si delinea in base all’ac-quisizione di competenze attraverso laformazione di base e post-base.

Il profilo professionale intende definirel’identità e il potenziale professionale, il li-vello di autonomia e di responsabilità del-la professione infermieristica. La pubblica-zione del profilo professionale dell’infer-miere (1994) ha rappresentato un eventoimportantissimo per l’affermazione definiti-va della specificità e della originalità delladisciplina infermieristica e della sua auto-nomia rispetto alle altre discipline sanitarie.

Affermazione totale in seguito con lalegge 42/99 e l’abrogazione del mansio-nario. Chi è l’infermiere secondo il profilo?

26 ottobre/dicembre

mieristica nelle diverse fasi in cui esso siesplica. Questo richiede per la categoriaprofessionale una maggiore consapevo-lezza non solo delle proprie funzioni e deipropri compiti, ma la coscienza del fattoche ad un profilo di più ampia autonomiacorrisponde necessariamente, una mag-giore e più specifica assunzione di respon-sabilità riguardo le attività effettuate ed irisultati conseguiti.

Oggi quindi all’infermiere in base aidettami legislativi e per rispondere al suomandato sociale e professionale sono ri-chiesti: prestazioni infermieristiche persona-lizzate; elevata competenza e capacitàpersonale e professionale; assunzione di-retta di responsabilità sul risultato; adozio-ne di idonei modelli organizzativi che siesprimono nella qualità delle prestazioniattraverso una pratica clinica basata sull’e-videnza, elevata performance clinico – as-sistenziale, formazione permanente e svi-luppo della professionalità attraverso, l’i-dentificazione e la revisione dei processi as-sistenziali orientandoli alla centralità dellapersona assistita e ai risultati in termini disalute e di soddisfazione dell’utente, attra-verso il governo clinico, l’insieme di com-portamenti, responsabilità e azioni che l’or-ganizzazione e i professionisti si danno pergarantire il miglioramento continuo dei ser-vizi erogati e salvaguardare gli standardassistenziali (Silvestro 2001).

Possiamo concludere affermando che:l’infermiere in base alle proprie compe-tenze,interpreta la complessità della situa-zione assistenziale con la sua scienza, conla sua arte, la sua tecnica e il suo esserepersona in relazione con un altro.

BibliografiaE. MANZONI, Storia e Filosofia dell’assistenza

infermieristica, Edizione Masson.A. NEGRISOLO, Infermieristica generale e cli-

nica di base, McGraw-Hill.

O. BASSETTi, Lo Specifico infermieristico, Edi-trice Rosini.

Atti IX Congresso Nazionale A.I.C.O 25 – 27marzo 2004.

Decreto Min. 14 settembre 1994, n. 739.Regolamento concernente l’individuazio-

ne della figura e del relativo profilo pro-fessionale dell’infermiere. a

27ottobre/dicembre

ANIARTI: sito: www.aniarti.it; indirizzo e-mail: [email protected]. Delegati Regionaliper l’Umbria: Nora Marinelli e FrancescoDottori (Coordinatore ed infermiere Riani-mazione del Silvestrini; Azienda Ospedalie-ra di Perugia) i cui numeri telefonici sono:347.9069486 e 339.7691469.

CNC: e-mail: [email protected] -cnc-umbria @katamaio.com. Presidente

Regione Umbria: Venturini Stefano; tel.349.2370323; e-mail: [email protected].

A.N.I.N.: Referente Regionale (Dele-gato) per l’Umbria: Coata Roberto (infer-miere Terapia Intensiva Neurologica eneurochirurgica – Azienda Ospedaliera S.Maria di Terni) tel 347.7190854 – tel la-voro 0744.205381.

AISLeC: Delegato Regionale per l’Umbria:D.S.S.I. Palmiro Riganelli, tel. 347.1976945.

ANOTE: Presidente Regionale: Goffre-do Pompei Infermiere Coordinatore U.O.Endoscopia Digestiva Linica Gastroentero-logica ed Epatoloia Azienda Ospedalieradi Perugia. Tel + fax: 075.5783678; e-mail: [email protected].

ANIPIO: www.anipio.it.Presidente: Margherita Vizio (>Regione

Liguria) tel. 019 8404216Per informazioni nella Regione Umbria:

M. Assunta Agrusti tel. 075 5783891

AUSI: (Associazione Umbra Stomizzati eincontinenti) onlus – affiliata alla Federa-zione delle Associazioni Incontinenti e Sto-mizzati – Milano; Segreteria Nazionale viaS. Marino 10, Torino.

Presidente Umbria: Bianhi Ilvano; tel. 075.5009043; cell. 347 5558880.

La vetrina delle associazioniinfermieristiche

� a cura di Donatella Rabassini

Questo è l’appuntamento di fineanno con le associazioni infermie-ristiche. Ultimo anche per l’esau-rimento delle vostre comunicazio-ni a riguardo.Vi ricordo che l’elen-co è il risultato di un censimentofatto dal Collegio lo scorso anno.In ogni numero pubblichiamo gliindirizzi e-mail, il sito (se disponi-bile) ed i numeri telelfonici delleAssociazioni che hanno rispostoal censimento e anche una o piuschede descrittive.Vi raccomandoquindi di contattare i due referen-ti per far conoscere le associazio-ni presenti sul nostro territorio:Laura Fontetrosciani o Marcheg-giani vi forniranno la griglia perdescrivere la vostra associazioneper poter così arricchire il nostroe vostro panorama.

28 ottobre/dicembre

A.U.S.I.: Associazione Umbra Stomizzati eincontinenti; Onlus – affiliata alla Federazionedelle Associazioni Incontinenti e Stomizzati –Milano. Segreteria Nazionale: via S. Marino10, Torino. Presidente Umbria: Bianhi Ilvano;tel. 075. 5009043; cell. 347 5558880.

Obbiettivi e scopiRiunire ed organizzare in libera associa-

zione: stomizzati, incontinenti, medici, infer-mieri stomaterapisti e sostenitori. Fornire at-traverso gli ambulatori situati negli ospeda-li della Regione: assistenza sanitaria; assi-stenza protesica; processo di riabilitazione(pratica dell’irrigazione, consigli dietetici);consulenze psicologiche; prevenzione dellecomplicanze e controllo della malattia dibase; riabilitazione dell’incontinenza (elet-tro-stimolazione, bio feedback).

Svolgere opera di sensibilizzazione einformazione sulla problematica verso leistituzioni e gli organi di informazione.

Promuovere manifestazioni, giornatedi propaganda, la promozione per rac-cogliere fondi per l’associazione.

Le sedi sociali e gli ambulatori dell’as-sociazione sono aperti grtuitamente a tuttigli stomizzati ed incontinenti bisognosi diassisenza e riabilitazione. Attualmente pertutte le problematiche connesse alle sto-mie e urostomie, ci si può rivolgere pressoi seguenti centri:

Ospedale SilvestriniAmbulatorio di riabilitazione post-ope-

ratoria, posto al primo piano.

USL n. 1Presso distretto sanitario di Gubbio; via

Cairoli – chiedere dell’infermiera enterosto-mista Sig.ra Carla Michelucci; tel. 075/9239231. Per qualsiasi informazione rivol-gersi ai numeri telefonici indicati:

Presidenza A.U.S.I.: Bianchi Ilvano – viaCherubini, 2 – 060129 Perugia. Tel.075/5009043 – cell. 347/ 5558880 –329/6044988.

Segreteria A.U.S.I.: Guidi Alberto – viaFonte Vecchia, 17 – Corciano (PG) – Cell.347 3638636.

Soci fondatori A.U.S.I.:

Biachi Ilvano Presidente ImpiegatoFioroni Giuseppino Vice-Presidente ImpiegatoGuidi AlberTo Segretario InfermierePetruzzi Alba Consigliere InfermiereGiulivi Dante Consigliere Agente di ViaggioMichelucci Carla Consigliere Infermiere EnterostomistaSartoretti Giseppe Consigliere PensionatoCiaccarini Roberto Consigliere Medico ChirurgoMarchesi Aldo Consigliere GiornalistaCuccarini Luigi Consigliere Pensionato

pegano liberamente, in forma comunita-ria ed organica, enza finalità di lucro, peril proprio perfezionamento morale e pro-fessionale, per l’animazione e la promo-zione de servizi assistenziali e degli am-bienti socio-sanitari (art.1).

Cosa si propone l’A.C.O.S.?La formazione permanente, ispirata ai

A.C.O.S.: Associazione Cattolica Operato-ri Socio-Sanitari. Nazionale – via Gregorio VII,111 – 00165 Roma. Tel. e fax 06-631953

Responsabile di Perugia: Adele Quadri;tel. abitazione 075. 572258; lavoro 075.57833546.

Che cas’è l’A.C.O.S.?È un’associazione di persone che si im-

29ottobre/dicembre

valori cristiani, degli operatori socio-sanitari inordine alla competenza e alle responsabili-tà professionali. L’affermazione dei valori cri-stiani nelle legislazioni e nelle istituzioni cheinteressano la salute dei cittadini, e nei rap-porti interpersonali. Lo studio dei problemiche interessano le varie professioni sanitarie.

In che modo agisce l’A.C.O.S.?L’associazione persegue le proprie fina-

lità mediante riunioni degli aderenti a tut-ti i livelli: incontri di formazione e di studio;attività culturali, ricreative, assistenziali,stampa.

L’organo ufficiale dell’A.C.O.S. è «L’Ope-ratore Sanitario», rivista di collegamento, diformazione e di informazone degli aderenti.

L’A.C.O.S. organizza a livello naziona-le, regionale e locale incontri, convegni ecorsi di aggiornamento.

A chi si rivolge l’ A.C.O.S.?A tutte le persone che operano nelle

istituzioni Socio-Sanitarie ed agli studentiche si preparano alle professioni sanitarie.

A chi rivolgersi per saperne di più?A.C.O.S. Nazionale: via Gregorio VII,

111 – 00165 Roma – Tel. e fax 06/631953A.C.O.S. Perugia: responsabile Adele

Quadri – Tel. abitazione 075 5722588 –Tel. lavoro 075 5783546. a

AA..II..II..OO..ASSOCIAZIONE ITALIANA INFERMIERI DI ONCOLOGIA

L’Associazione Italiana Infermieri di Oncolo-gia, (A.I.I.O.), si è costituita a Genova nel

1986 e persegue i seguenti obiettivi:

– riunire in associazione libera gli infermieriche assistono il malato oncologico;

– promuovere e coordinare programmi educa-tivi riguardanti l’assistenza in ambito onco-logico;

– sviluppare la ricerca infermieristica;– creare opportunità di dialogo tra professio-

nisti attraverso l’organizzazione e la gestio-ne di una rete informatica;

– contribuire all’integrazione tra professionistidiversi impegnati nella cura del cancro.

Possono divenire Soci dell’Associazione tutti gliinfermieri professionali che prestano la loro at-tività presso strutture pubbliche o strutture pri-vate e i liberi professionisti impegnati nella pre-venzione, cura e riabilitazione della malattia.

Struttura importante del Direttivo Nazionalesono i Coordinamenti Regionali per la promo-zione e la rappresentanza dell’AssociazioneNazionale a livello locale.Contribuiscono e offrono alla Istituzioni Regio-nali (esempio Collegi IP.AS.VI.) disponibilità alleiniziative che potranno presentarsi ed in par-ticolare partecipare ai progetti finalizzati al mi-glioramento della cura e della qualità di vitadel malato di cancro.

FABIO MAZZUFERO (Segretario Nazionale AIIO)L.go R. Benzi, 10 – 16132 Genova c/o I.S.T. Direzione Sanitaria tel. 0105600542

Referenti per l’Umbria:– MAURIZIO BANCONI, Infermiere Coordinatore

della UO Oncologia dell’Ospedale di Terni(Consigliere Nazionale).

– ASSUNTA PROIETTI, AUSL di Terni. a

A seguito delle dimissioni della Presi-dente del Collegio dei Revisori deiConti del Collegio IP.AS.VI. di TerniDaniela Ghione, il nuovo Consiglio ècosì composto:Presidente I.P.: PATRIZIA ALTOBELLI

Membro eff. A.f.d.: ROSELLA CRESTAMembro eff. A.f.d.: PAOLO SGRIGNA

Il Collegio IP.AS.VI. di Terni il giorno14 febbraio 2005 rimarrà chiusoal pubblico per la festività del pa-

trono «San Valentino».

30 ottobre/dicembre

Gli appuntamenti con la formazione e l’aggiornamentoa cura della Segreteria del Collegio di Perugia

Todi Coordinamento collegi IP.AS.VI. Perugia e Terni21-22 gennaio L’infermieristica della grande età. Una professione sempre al

servizio della società che invecchiaHotel Bramante – tel. 075 5730617 – fax 075 5730619www.csccongressi.it • e.mail: [email protected]

Prato Master di I livello24 gennaio Coordinamento delle attività di protezione civile

tel. 055 4225020 – fax 055 417636www.masterprotezionecivile.unifi.ite.mail: [email protected]

Milano/Napoli Asociacion de infermeros estranjeros en ItaliaBari/Palermo La tutela degli infermieri stranieri in ItaliaPadova/Ancona tel. 340 4889779gennaio 2005 e.mail: [email protected]

Perugia ANIARTI-Umbria18 febbraio 2005 Metodoligia infermieristica applicata al ... bisogno di respirare;

approccio alle attrezzature e alle persone. Hotel Sacro Cuoretel. 347 9069486 – Cell. 349 8623269

Bologna XXIII Congresso nazionale22-23 aprile 2005 Governare l’assistenza infermieristica in nefrologia. Workshop

responsabilità infermieristiche e personale di supportoPalazzo della cultura e dei congressitel. 051 765357 – fax 051 765195www.csrcongressi.com • e.mail: [email protected]

Trieste Convegno17-19 marzo Mobilità della conoscenza in medicina respiratoria

Centro congressi Stazione Marittimatel. 040 7600101 – fax 040 7600123www.alphastudio.it • e.mail: [email protected]

Roma Istituto Giano15-16 aprile 2005 Corso di perfezionamento in bioetica nella professione inf.ca27-28 maggio 9° edizione: anno 200524-25 giugno tel. 06 77250540 – fax 06 7707787516-17 settembre e.mail: [email protected] ottobre18-13 novembre16-17 dicembre

31ottobre/dicembre�

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21 Gennaio 2005

Prima sessione«Il grande adulto in una società che invecchia.Gli sce-nari di vita proposti dagli ospedali»Moderatore: NAZZARENO BASILI

ore 8.00 Registrazione partecipantiore 8.30 Introduzione alla tematica; l’approccio

antropologico, Tullio Seppilli

ore 9.30 I servizi offerti dall’ospedale per lagrande età nell’esperienza di Perugia,Giuliana Casciani, Gabriella Piselli

ore 10.30 Pausa

Seconda sessione«Ambiti d’integrazione»Moderatore: STEFANIA DE SANTIS

ore 11.00 Un’esperienza concreta di collegamento tra ospedale e Territorio.Unità assistenziale Post Acuti,Ada Lelli, Gutieres Valerio M. Mercedes

ore 11.45 L’accoglienza nelle RSA; esperienze di Perugia, Lorella Montanari, Fabiola Fabi

ore 12.30 Confronto dibattito tra pubblico e relatori della sessione su: gli effettidell’istituzionalizzazione dell’anziano.È possibile una prevenzione?Conduce STEFANIA DE SANTIS

ore 13.15 Chiusura della sessionePausa pranzo

ore 16.45 L’Assistenza domiciliare all’anziano nelcontesto delle cure palliativeCinzia Venturi

ore 17.30 Confronto dibattito tra pubblico e relatori della sessione su: una rete

di servizi a misura di anziano;quali le caratteristiche?Conduce SILVANA ODDI

ore 18.00 Chiusura della sessione

22 Gennaio 2005Prima sessione«Aspetti psicologici dell’anziano; fragilità e punti diforza. Il sostegno alle famiglie»

Moderatore: LAURA FONTETROSCIANI

ore 9.00 Il mondo della grande età: il sostegnonelle fragilità, il potenziamento deipunti forza, Luca Natalicchi

ore 9.40 Il ruolo dell’associazione di volontariatonel sostegno alle famiglie. L’esperienzadella A.M.A.T.A.Umbria,Adelaide Aguzzi

ore 10.20 Il silenzio, le parole il suono:percorsimusicali ed espressivi in una strutturaresidenziale per anziani e disabili adulti,Alessandra Bileggi, Beatrice Roscini

ore 11.00 Pausa

Seconda sessione«L’Umbria: tra le regioni più vecchie d’Italia; tra attua-lità e prospettive»

ore 11.30 Tavola rotonda su:«attualità e prospet-tive della rete dei servizi socio-sanitariaprovinciali e regionali per la grande età»,Modera: Marcello Borchiellini.Partecipano: Umberto Senin,Annalisa Longo,Carlo Romagnoli, Lea Leonarda Bresci

ore 12.45 Chiusura tavola rotonda e conclusionidell’Assessore regionale alla Sanità

Coordinamento Collegi IP.AS.VI. Perugia – Terni

L’INFERMIERISTICADELLA GRANDE ETÀUna professione sempre al servizio della società che invecchia

Todi 21/22 gennaio 2005 • Hotel BramanteÈ IN CORSO ACCREDITAMENTO E.C.M.

32 ottobre/dicembre

Sede congressuale: Hotel Bramante – Via Orvietana n.48 – Todi. Impianti tecnici: è prevista la proiezione da computer (Power Point).Ogniautore è pregato di presentarsi in regia almeno un’ora prima dell’inizio della Sua relazione.E.C.M.: la richiesta di crediti ai fini dell’E.C.M. è sta-ta inoltrata al Ministero della Salute per l’intero Congresso per la figura: infermiere. L’attestato verrà rilasciato solamente a coloro che avran-no partecipato al 100% delle ore all’evento formativo, verificato da apposito controllo, e avranno risposto esattamente almeno al 70% dei quesi-ti posti nel questionario. È obbligatorio fornire tutte le informazioni richieste nella scheda d’iscrizione per poter accedere al rilascio dei crediti.L’attestato verrà inviato al termine del Congresso sulla base degli elementi quanto sopra specificato. È prevista l’iscrizione di 150 congressisti.Iscrizione: il Congresso è destinato ai soli infermieri in regola con i pagamenti relativi alle quote di iscrizione annuale all’albo profes-sionale. La partecipazione al Congresso è subordinato al pagamento della quota d’iscrizione di € 40,00 per gli iscritti al Collegio IP.AS.VI. Peru-gia e Terni, e € 70,00 per gli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di altre province.Per iscriversi al Congresso è necessario compilare la scheda s’iscrizioneed inviarla alla segreteria organizzativa, a mezzo fax 075 5730619 o per e.mail: [email protected] allegando ad essa la fotocopia delbonifico bancario.N.B.: è possibile iscriversi al congresso fino al 15 gennaio 2005.Dopo tale data sarà possibile effettuare l’iscrizione solo in se-de congressuale (limitatamente ai posti disponibili) al costo di € 60,00, per gli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di Perugia e Terni ed € 90,00 pergli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di altre province; in tal caso la consegna della fattura sarà fatta dopo il Congresso.

L’iscrizione dà diritto a: partecipazione alle sedute scientifiche; caffee-break; kit congressuale; attestato di partecipazione.Fatturazione e modalità di pagamento: la C.S.C. Srl emetterà fattura a ditte o enti solo in presenza di una loro richiesta scritta chedovrà essere allegata alla scheda d’iscrizione, indicante anche tutti i dati fiscali. Il pagamento potrà essere effettuato mediante: Bonifico ban-cario a favore: C.S.C. srl – C/C 000000008212; Presso la Banca Popolare di Spoleto; Fil. 81 di Città di Castello; Coord. BancarieQ/05704/21600/8212; Il Bonifico sarà accettato solo se indicante l’esatta causale di versamento ed inviato in copia alla C.S.C. unitamentealla scheda di adesione. Cancellazione e rimborsi: Per le cancellazioni dell’iscrizione pervenute entro il 31 dicembre 2004 verrà rim-borsato il 50% della quota; dopo tale data non è previsto alcun rimborso. Responsabili scientifici: coordinamento Regionale CollegiIP.AS.VI. Umbria. Segreteria organizzativa: C.S.C. S.r.l. – Via L. S. Gualtieri n. 11 – 06123 – Perugia • Tel. 075 5730617 – Fax 075 5730619• E.mail: [email protected] • www.csccongressi.it

ottobre/dicembre 2004