Novembre - Dicembre
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Stampato in proprio da Arte Città Amica, via Rubiana, 15 - Torino - www.artecittaamica.it - [email protected] - tel.: 011 771 74 71 Anno 9°, n° 6
La giuria del concorso letterario 2013 I l tempo dell’oscurità ci sta raggiungendo e la sua atmosfera si rende ancor più grave per i tempi che stanno aggredendo,
giorno per giorno, l’integrità morale oltre che economica del nostro mondo globalizzato e della nostra realtà nazionale.
Lo spettro del passato si ripresenta sempre d’innanzi all’incapacità collettiva che si è perpetrata nel tempo, di saper gestire le risorse e, quindi, di costruire un equilibrio stabile e armonico che si dimostra sempre di più un’utopia di stampo “olivettiano”, per chi ha visto il serial televisivo degli ultimi tempi televisivi.
Il tempo oscuro concentra in questo periodo la sua forza ma le energie contrastanti che si elevano, purtroppo non all’unisono ma comunque si elevano, dal mondo dell’arte, quello delle piccole associazioni, che peraltro stanno imparando dalla difficoltà economica, a fare sinergia tra loro, dimostra come l’oscurità non riesca ancora a prendere del tutto il sopravvento.
A Torino, Luci d’artista ha, anche quest’anno, mantenuto la sua presenza, come pure la tredicesima
edizione del più grande festival di musica e arte contemporanea alfa mito club to club, dove l’energia si trasforma in emozione.
La luce e l’energia, la creatività ed il pensiero. L’emozione si fa calda accoglienza della mente per la bellezza e per l’armonia dei sensi, perché Torino sia bella ed accogliente dall’animo alla forma del territorio, seppur il periodo oscuro possa ottenebrare il desiderio di creatività. Ma questo periodo contiene anticamente il senso del mistero oscuro della vita e, nel mistero, sta la culla nutrice di ogni pensiero creativo.
Per questo, anche le antiche feste del capodanno celtico, segno di un nuovo periodo che si apriva dinnanzi alle forze di un futuro ancora ignoto, (contaminato poi dal corso del tempo e di nuove esperienze anche pluri-territoriali divenendo la festa dei mostri o di Halloween per gli Americani-Irlandesi), sino al senso della rinascita in senso assoluto, gratificata dal ritorno della luce solare e
rappresentata dal concetto della festività del Natale.
Stiamo percorrendo questo periodo dell’oscurità, per raggiungere quello della nuova luce che rappresenta la rinascita.
L’attuale periodo in cui stiamo vivendo è molto più succube dell’oscurità che della speranza di una armonica rinascita, ma la complessità di questo nostro tempo, socialmente globalizzato, lascia spazio all’azione di ogni individuo che creda in qualcosa e si impegni per essa. Lo spazio e il tempo può non avere più confini, ma è necessario crederci e perpetrarne la realizzazione, certamente con un utilizzo di energia e caparbietà che richiedono convinzione e coscienza.
T orino e la sua famiglia artistica, ha questa coscienza, mantenendo saldo e fermo il desiderio di seguire un’ideale
artistico che mantenga irreprensibili i valori della sua origine e della sua effettiva presenza di città artistica e d’arte, nel panorama italiano.
Il mese di novembre vede particolarmente eventi torinesi basilari e importanti per il panorama artistico internazionale, come Paratissima ed Artissima, eventi sempre più accreditati e credibili per gli artisti di tutto il mondo e per gli appassionati d’Arte.
N oi, in questo “periodo dell’oscurità” come Associazione, abbiamo da poco raggiunto il decimo traguardo della
premiazione del concorso letterario Arte Città Amica di Torino, che continua a crescere in autorevolezza e conoscenza all’interno del tessuto culturale nazionale, rinforzandoci quindi attraverso un substrato culturale e letterario di tutto rispetto che non ha eguali per combattere l’oscurità dell’ignoranza e l’aridità della mente pigra. Ora, avviandoci verso “la luce”, il cammino ci farà raggiungere, prima di Natale, l’evento associativo della collettiva dei soci e la cena sociale, simboli di unione associativa e di forza creativa, per continuare sempre a crederci… nella luce dell’arte e nello spirito dell’associazione.
Dal capodanno celtico al Natale.
Di D. Tacchino
In questo numero:
Anthony Caro ed E. Vedova
di Silvia Ferrara
Pag 2
Il teatro dei burattini approda in
carcere
Di R. Curione
Pag. 2
I ladroni del mare
di G. Confalonieri
Pag. 3
I poeti di Ottovolante
rubrica
Pag. 3
L’arte di M. Rinaudo
di F. Legger
Pag. 4
Due artisti al mese
di D. Tacchino
Pag. 5
ACA informa Pag. 6
I sacri monti dell’arco alpino
di M. Minola
Pag. 5
Editoriale
di D. Tacchino
Pag. 1
Anna Maria Laudani…
di E. Albanese
Pag. 4
Anno 9° , n° 6 pag. 2
Caro e Vedova, memorabili artisti senza tempo
Silvia Ferrara
I l Museo Correr è sicuramente la sede ideale per ospitare la celebre mostra di Sir Anthony Caro, uno dei maggiori
scultori viventi e opere di Emilio Vedova. Sorge spontaneo visitare anche il percorso artistico del medesimo Museo Correr. La raccolta delle celebri opere appartenenti al Museo ha sede presso gli spazi dell'Ala Napoleonica e delle Procuratie nuove. La medesima Ala Napoleonica venne costruita nell'area dove in precedenza si trovava la chiesa di San Geminiano (ricostruita a metà del Cinquecento) e ai lati le prosecuzioni delle Procuratie Vecchie e Nuove. L'edificio, a metà dell'Ottocento diventa una nota sede di rappresentanza dei sovrani. L'edificio mantiene ancora tratti singolari del periodo storico di Bonaparte e di quello degli Asburgo: il linguaggio di un lungo periodo storico è dato dalla presenza di magnifiche architetture e decorazioni.
P roprio la città di Venezia ha dato i natali al noto pittore ed incisore Emilio Vedova.
Il Museo Correr, il Museo del Settecento veneziano a Ca’ Rezzonico e la Galleria Internazionale d’Arte Moderna a Ca’ Pesaro, ospitano, oltre le loro collezioni permanenti, alcune opere del noto maestro chiamando tale percorso “Vedova Plurimo”. Il noto artista esprime la sua arte fin da giovanissimo e presto aderisce al movimento “Corrente”; è un artista molto attivo in campo
politico e, nel '46, è fautore della “Nuova Secessione Italiana” e non solo. Dopo la partecipazione ad alcune Biennali di Arti Visive a Venezia realizza, agli inizi degli anni Cinquanta, alcuni cicli di opere molto note che lo porteranno a diventare sempre più famoso ed a conseguire molti premi. Dal 1961 Vedova lavora ai “Plurimi” dapprima ai veneziani e poi a quelli di Berlino e proprio dal nome di tali lavori ha origine il titolo scelto per l'omaggio a lui fatto dalla città di Venezia. Si sono inaugurate presso le tre sedi prima citate il 18 e il 31 maggio proseguendo fino al 13 ottobre tre progetti espositivi di Emilio Vedova che lo vedono protagonista della città di Venezia.
P resso il Museo Correr e, più precisamente nella Sala delle Quattro Porte, è stato installato il “Disco Chi
brucia un libro brucia un uomo” del 1993 che testimonia l'incendio della biblioteca di Sarajevo negli anni della guerra. Presso le sale del Museo del Settecento veneziano a Ca' Rezzonico sono stati esposti due Frammenti, uno dei quali dedicato al Tiepolo ed un altro, Frammento, Scheggia in un dialogo con il celebre artista settecentesco. Nelle sale di Ca' Pesaro sono visibili l'opera di Vedova “Il Plurimo '64” e “Il Plurimo Omaggio a Dada Berlin '64/'65” realizzati a Berlino. Presso lo stesso Museo Correr è stata allestita anche la prima importante retrospettiva
italiana dedicata allo scultore Sir Anthony Caro. L'eclettico artista britannico dopo un importante esordio con la pittura figurativa, seguendo un po' le orme di Henry Moore, crea sculture simili a veri e propri assemblaggi con saldature e bulloni, prediligendo materiali particolari come l'acciaio. Le sculture poi vengono posizionate sul pavimento dopo essere state colorate con vivaci cromie . Tra i suoi colleghi si ricordano David Smith, Mark Di Suvero e Richard Serra. Anthony Caro oltre l'acciaio sperimenta altri materiali come il bronzo, il legno e il piombo. Le sue sculture diventeranno un punto cardine dell'arte inglese. L'esposizione si è conclusa il 27 ottobre ottenendo un buon successo di critica e di pubblico.
L 'arte non è una medicina né una
chiave per aprire le porte delle
prigioni, ma è un grande e
sorprendente aiuto per chi vive in una
situazione "obbligata". Tutti naturalmente
viviamo entro schemi ben definiti, compresi
coloro che pensano d'esserne fuori, mentre si
creano semplicemente un mondo a parte,
altrettanto irrigidito. L'arte entra così nel luogo più chiuso del
mondo, il carcere. A Torino nella struttura
dedicati agli agenti Lorusso e Cotugno,
vittime del terrorismo, da qualche tempo si
sperimenta un laboratorio per la creazione di
burattini. Sembra una cosa da poco, eppure i risultati
sono stati sorprendenti. Persone che
immaginiamo ben lontane da certe
"manipolazioni", anche con pene pesanti da
scontare (sempre comunque nell'ambito di
reati non di sangue) grazie al progetto
proposto dagli psicologi Josephine Ciufalo e
Simone Zaccone, hanno messo insieme una
piccola compagnia teatrale, in cui svolgono
tutti i ruoli.
Tra l'altro sono presenti sia italiani che
stranieri, capaci d'inventare storie e creare
personaggi in piena condivisione. Certo gli
screzi non mancano ma, con una guida attenta
e sicura, i ristretti della Comunità
ARCOBALENO sono stati in grado di
mettere in scena uno spettacolino delizioso,
oggetto di repliche anche fuori delle mura del
carcere. La Dott.ssa Ciufalo ha raccolto questa
esperienza in un bel libro in cui appaiono
anche i contributi di altri addetti ai lavori.
Un'opera auto prodotta, alla faccia di chi in
questa città si vanta (e viene "vantato") di
aiutare le fasce più deboli ed emarginate. Un
lavoro leggibilissimo anche dai profani. Pensiamo che quest'esperienza riguarda il
reparto maschile, con detenuti dai 20 ai 60
anni, capaci di unire i loro sforzi per superare,
ad esempio, una caratteristica tipica di chi usa
sostanze stupefacenti, la perdita della propria
identità.
C on il teatro, partendo dalla base,
come i componenti dei burattini,
creati con materiale povero e/o di
recupero, fino all'allestimento scenico ed alla
drammatizzazione della storia, tutto il lavoro
è interno al gruppo, con enormi effetti sulla
capacità di socializzare e proiettare le proprie
insicurezze. L'arte terapia consente di esprimere,
riconoscere e valorizzare il proprio vissuto
esistenziale. I partecipanti all'esperienza sono
stati selezionati su proposta dei loro
psicoterapeuti. Essi presentavano sia scarsa
capacità simbolica e d'espressione
dell'emozioni, sia una modesta capacità di
collaborare con il gruppo dei pari e con gli
stessi operatori. Oggi uno di loro, non più
giovane, è in grado di partecipare con lucidità
ed appropriatezza a dibattiti pubblici. Il ricavato della vendita del libro, che costa 15
euro, è destinato alla Comunità Arcobaleno. I burattini della Dott.ssa J. Ciufalo hanno vinto
il secondo premio al concorso nazionale "Arte
medicina e creatività" 2013 tenutosi a
Vidracco e saranno presto esposti in
prestigiosi ambienti. La stessa Josephine
ripropone in alcune opere pittoriche il suo
percorso umano e lavorativo.
R. Curione
Il teatro dei burattini approda in carcere come Arte terapia
L’esperienza di Torino raccolta in un libro dalla Dott.ssa Ciufalo
Anno 9° , n° 6 pag. 3
I l mare copre tutto: morti, sofferenze, sciagure, tutto quanto dimenticato nei meandri del tempo e del liquido
amniotico. Il recente naufragio della nave-passeggeri Concordia riporta alla memoria l’urto fatale del transatlantico Titanic con un iceberg avvenuto nel 1912 (notizie recenti annotano il progetto di ricostruirne un copia fedele per metterla in servizio nei prossimi anni, un tuffo nel passato, aggiornato con le moderne tecnologie di sicurezza e comfort). Rimane insoluto il problema dei moderni avventurieri che tuttora assaltano e depredano i natanti (dal latino ‘piratam’, dal greco ‘peirates’, derivazione di ‘peiran’, assalire). La pirateria risale all’epoca dei fenici coinvolgendo, secondo le zone e gli interessi contingenti, gli Illirici, i Liguri e gli Etruschi. Roma li contrastò con energia fino all’epoca di Augusto ma fu solo nel 67 a.C. che Pompeo riuscì a rendere sicura la navigazione entro i confini dell’Impero. Talvolta è difficile distinguere azioni di conquista da semplici scorrerie; gli arabi predarono gli stati vicini dal secolo VIII, antesignani dei barbareschi che costituirono una seria minaccia per l’intero commercio di terra e di mare dell’area mediterranea.
N ella profonda crisi statale del Medioevo, furono i Normanni, ‘uomini del nord’ o Vichinghi, a
fare riprendere vigore ad una attività illegale e sanguinaria nell’Oceano Atlantico (intorno al 1000 nei paesi scandinavi la marina vichinga costruì grandi imbarcazioni, robuste e leggere, veloci e adatte ad affrontare i tempestosi mari nordici; nel XIII sec. le repubbliche marinare italiane svilupparono la
tecnica degli scafi in legno con 3/4 ponti, 3/4 alberi, dalle galee ai galeoni del XVI secolo. Al contrario dei pirati barbareschi (‘li turchi’ nella terminologia popolare, in realtà algerini o tunisini dediti alla razzia veloce) – antica tribù semitica di predoni nomadi del Sinai meridionale, ripetutamente repressa dalle autorità romane e bizantine – nel Medioevo fu indicata col nome generico di ‘Saraceni’, pirati e combattenti musulmani nelle Crociate: ebbero loro comunità stanziali, di cui una nel villaggio provenzale di Frassineto, dalla cui fortezza partivano alla fine del primo millennio per compiere sanguinose incursioni: “Ni re gente de notte dorman noè, che ghe fan Turchi e Mori scorrarie, e se personne son troppo adornie lighè se trôvan prima che dessè”. Questi ladroni del mare, il cui unico scopo era quello di depredare, hanno epigoni moderni: le navi corsare tedesche della seconda guerra mondiale, il triste episodio del sequestro dei passeggeri a bordo della motonave “Achille Lauro”, i pirati che operano nel terzo millennio armati di kalašnikov soprattutto nei Mari dell’Estremo Oriente. Sono conferme di una attività criminale che stenta a scomparire, comprese le novità dei pirati dell’aria, quelli della strada e quelli informatici.
I l fenomeno della razzia indiscriminata ha molteplici facce perché la distruttività umana non ha confini:
pirati e corsari sono espressioni spontanee di società o di individui alla ricerca di egemonia. Le bande di disperati ribelli ed (i banditi che assalivano le diligenze, le banche
e le ferrovie dell’Ottocento americano, l’odissea indiana del Far West, i predoni dei viaggiatori sulle polverose strade d’Europa) erano sospinti dall’odio o da impulsi di rivalsa.
L e Crociate stesse furono spesso la scusante per violentare le popolazioni attraversate da questi giganteschi
‘pellegrinaggi’ armati verso la Terra Santa. Gli episodi della storia inevitabilmente si intersecano e si sovrappongono così come i sentimenti dei personaggi che li hanno interpretati. Emblematico a proposito del doppio gioco fu il ruolo dell’eroe nazionale spagnolo Cid Campeador (1043 / 1099), il quale impersonò non solo il combattente per la riconquista delle enclave arabe nella penisola iberica ma fu anche al soldo di emiri per interessi personali. Lo sbarco in Spagna nel 711 del capo musulmano di origine berbera Tariq ibn Ziyad precorse l’insediamento di alcuni califfati. La Sicilia fu invasa dagli arabi prima del Mille fino all’occupazione normanna del 1061. Granada, l’ultimo baluardo della conquista araba della Spagna, resistette alle forze armate di Ferdinando e Isabella fino al 1492, il medesimo anno della scoperta colombiana e preambolo della distruzione di antiche civiltà del Sud America (Cortés nel Messico, 1519 – Pizzarro nel Perù, 1531) in nome dell’oro e delle conversioni forzate. Il colonialismo, la politica di dominio oppressa dai conquistatori storici fino all’esteso fenomeno dell’Ottocento e del Novecento, con l’alibi di ‘civilizzare’ popolazioni autoctone, costituì un esteso continuativo atto di pirateria con l’annientamento di intere etnie.
I l a d r o n i d e l m a r e
Di Giuliano Confalonieri
Rubrica
I POETI DELL’
“Perché tu mi dici poeta?”
S i tratta di un percorso di conoscenza per
incontrare chi fa poesia oggi e cercare i
rispondere a cosa possa servire ancor oggi,
nel mondo e nel tempo di internet, scrivere
versi poetici.
Arduo è il compito di ascoltare, catalogare,
stimolare un gruppo di poeti al fine di com-
prendere meglio il sacro fuoco dell’ispirazio-
ne che spinge a scrivere.
(A. Bolfi, M. Parodi)
PIANOFORTE
Dignitoso, pareva mi dicesse:
“Non ti montar la testa, chitarrista:
altra tastiera, meno ardua pista cerchin tue dita: qui non sono ammesse!"
Ma io, timidamente, le appoggiai su quelle dolci leve bianche e nere,
un'ultima sorsata dal bicchiere
e poche lievi note ne cavai. E un lento blues nel fumo si distese
e chiacchiere e risate da salotto s'infransero e cessarono di botto
ed un silenzio attento mi sorprese. Poi, ritrassi le mani, lentamente
e percepii un bisbiglio: "Sufficiente".
Franco Nervo
Anno 9° , n° 6 pag. 4
M aurizio Rinaudo è nato a
Venasca (Cn) nel 1946. Vive ad
Osasco, svolge attività di
imprenditore nel settore edile e immobiliare,
dipinge sin da giovanissimo. La sua arte è
stata definita come “visionarismo istintivo”,
per via della sua prodigiosa capacità di
affidarsi interamente all’istinto pittorico nel
vedere, rielaborare interiormente e riprodurre
su tela o in scultura, ciò che ha colpito la sua
sensibilità di artista. La mostra alla Biblioteca
Diocesana pone bene in evidenza questa sua
multiformità di ispirazione: il sacro,
l’affettivo, la natura, la storia, la bellezza.
Vita e pensiero, fede e amore, si fondono
magistralmente nell’opera di Rinaudo, dando
vita ad opere vigorose, potentemente
espressive, che tralasciano volutamente il
dettaglio minuzioso del particolare, per dare
spazio invece all’emotività, all’universale che
si manifesta attraverso un’istintività pittorica
capace di porsi in immediata comunicazione
interiore con coloro che stanno “davanti
all’immagine”, come è solito affermare il
celebre critico Vittorio Sgarbi (che è un
estimatore dei lavori artistici di Rinaudo).
Perciò, anche in questa nuova mostra
pinerolese, Maurizio Rinaudo è riuscito a
regalarci nuove emozioni, nuove profonde
sensazioni, unitamente ad un messaggio di
fratellanza, amore e pace, che è in perfetta
armonia con quanto predica il nostro amato
Papa Francesco sin dal primo giorno di
questo suo pontificato così attento all’Uomo
e alle sue esigenze materiali e spirituali. Una
mostra, dunque, davvero da non perdere, che
vi invitiamo calorosamente a visitare.
L’Arte di Maurizio Rinaudo
Di Fabrizio Legger
A nna Maria ha partecipato al nostro
concorso letterario, come tanti e, come
tanti, non ha vinto nulla. Come mai quindi
merita un, seppur piccolo, spazio sul nostro
giornale? Ci piace segnalare in che modo
splendido ha vissuto la nostra premiazione.
L’ho conosciuta poco prima che le si
consegnasse il suo attestato. Mi ha solo
chiesto come poteva recuperare la foto ad
esso relativa. “E’ solo un attestato”, ha detto.
Il nostro direttore letterario, D. Tacchino consegna l’attestato ad Anna Maria.
Ma lo ha detto con la gioia di chi sta per
ritirare il primo premio. La cosa mi ha colpito
al punto da chiederle l’indirizzo e. mail per
mandargliela direttamente. Ho poi saputo che
arrivava addirittura dalla Sicilia. Tanti
chilometri e tanta gioia solo per aver
partecipato. In seguito mi ha scritto: “Avrei
avuto lo stesso entusiasmo se avessi vinto un
premio.Voglio dire che questo mio viaggio,
l‘ho fatto per passione, per l'amore
grande che ho per la scrittura e la poesia, e
per la forza e la potenza che la parola scritta
può avere.
Avere condiviso con voi organizzatori,
associati, persone nutrite d'arte, anime belle,
la mia pergamena di partecipazione è un
premio incalcolabile. Credo che tutti si siano
accorti di quanto fossi felice e sorridente.
Credo fossi l'unica siciliana. Siciliana dal
cuore entusiasta.”.
E cco dopo aver riportato questo
splendido pensiero, che fa onore a lei ed
un po’, se mi posso permettere, anche a noi,
non c’è bisogno di aggiungere altro. Ci
limitiamo a pubblicare la sua poesia,
dimostrazione della sensibilità che l’ha
contraddistinta ma non prima di aggiungere
come me l’ha descritta in quanto anche
questo fa capire la sua sensibilità: “Ho
Immaginato di far sbocciare un fiore
nell'erba cattiva, ho immaginato di far
nascere un nuovo sentimento in un cuore
arido e cupo”.
Egidio Albanese
" Fiore di gramigna"
Spiga d'ingannevole grano
verde figliastra d'infelice terra
anima senz'anima
buia di neri specchi
or che nel suolo arido
di maligna radice
petali rossi boccioli di miracolo
fioriscono
or che nel cuore timido un battito rivive. Chinati, gramigna, al carezzevole vento del dono di un amore.
Anna Maria Laudani
Anna Maria Laudani: il modo più bello di vivere
un concorso
Premio Internazionale di Pittura,
Disegno e Grafica “Arte Città Amica”
Edizione 2014
A rchiviato il premio letterario, concluso
da poco e, diremmo, non senza un certo
successo, si riparte, anzi, a dire il vero, siamo
già partiti, visto che le brochure sono già
stampate e in distribuzione, col “Premio
Internazionale di Pittura, Disegno e Grafica”.
E’ dal 2006, quando siamo partiti con la
prima edizione che, con cadenza biennale,
portiamo avanti questa avventura, supportati,
anche in questo caso, dalla qualità degli artisti
partecipanti.
Ricordiamo che, come sempre, sul nostro sito,
www.artecittaamica.it si possono trovare tutte
le indicazioni del caso. E’ anche possibile
scaricare il modulo di iscrizione da spedire
per posta cartacea o, ancora più facilmente, si
può fare l’iscrizione on line spedendo
iscrizione e foto delle opere all’indirizzo,
[email protected]. Ricordiamo
che le foto devono essere di buona qualità:
formato jpg, risoluzione 300 dpi, dimensioni
di stampa, 15 cm sul lato maggiore.
Ricordiamo anche che non sono ammessi al
concorso i soci di Arte Città Amica.
Come di consueto, la premiazione avverrà
presso la prestigiosa sala conferenze della
GAM, Galleria d’Arte Moderna di Torino
dove saranno anche esposte, durante la
premiazione, le opere vincitrici.
Inoltre tutte le opere partecipanti saranno
esposte presso le sale del centro nei giorni
precedenti la premiazione.
Anno 9° , n° 6 pag. 5
A cura di Danilo Tacchino Due Artisti al Mese “Essere Artisti di Arte Città Amica significa
essere uniti nella produzione artistica e nelle
emozioni che essa offre, per determinare un
messaggio creativo nel segno di una qualità
mirata a far conoscere e conoscersi”
Bianca Sandri Diplomata al Liceo Artistico presso l'Accademia Albertina. frequenta l'Accademia Albertina delle Belle Arti. I suoi maestri sono stati : Casorati, Campagnoli, Chessa, Martina, Terzolo, Regosa. Negli anni ‘80 incontra il Maestro Piero Gianuzzi presso il quale perfeziona la sua preparazione artistica. Agli albori della carriera, impiega il suo estro creativo nella lavorazione della ceramica, della decorazione e produzione di finissimi bassorilievi dipinti ad olio, multipli in ceramica colata a mano. Determinante per la sua maturazione artistica è l'incontro negli anni '70 con il Maestro Piero Gianuzzi, con il quale instaura un legame (rapporto) d'amicizia e stima profonde e che si protrarrà fino al 1996 anno della di lui prematura morte. Nasce un sodalizio artistico ed intellettuale stimolante e proficuo, durante il quale, Bianca, spronata a ricercare la sua specifica dimensione creativa, inizia ad elaborare una tecnica pittorica personale, di matrice surrealista. Conosce momenti di stasi creativa ed altri ricchi di idee e contenuti, ma solo nel 2000 giunge ad una piu' ampia identità artistica, attingendo a "piene mani" in una rinnovata e ritrovata consapevolezza, frutto della capillare e costante ricerca nel profondo di Se', attraverso la quale rianalizza, rimettendosi in gioco (umanamente ), contenuti emotivi profondi. L'autoanalisi le permette di ampliare le dimensioni ordinarie della coscienza che adagio le si rivela quale mosaico da ricomporre creativamente con amore e fiducia, da reinventare, ma soprattutto da sperimentare anche attraverso la proiezione su tela della propria personalità in divenire. I contenuti nascosti nei recessi della mente, del corpo e dell'anima, venendo adagio alla luce, le consentono di librarsi abilmente nei mondi
onirici, della fantasia, della realtà, del ricordo, del passato e del futuro che si interscambiano e compenetrano, fornendole ampie visioni ed intuizioni, rappresentando stimoli che chiedono delicatamente o impetuosamente di venire alla luce sotto forma di immagini e di essere "pennellati" sulla tela, che risulta magica all'osservatore, con sfumature e giochi di colore che allontanano e avvicinano chi si immerge nel segreto del sogno che si rivela solo ad uno sguardo attento, che vada oltre ai confini dell'apparenza... e ritrovi se stesso allo specchio... in profondità... là dove l'anima affonda le sue radici. Emblematica la rosa, tema costante delle tele: l'impronta dell'universo prettamente femminino, intuitivo, lunare, romantico e sensuale; dell'attenzione verso la concretezza della vita e i suoi eventi; densa di significati archetipici, mistici ed esoterici, che evocano la potenza della Madre Cosmica, che di certo ispira l'autrice,quale energia universale creatrice e creativa che genera armonia e perfezione con la medesima bellezza nella luce e nel buio, nel dolore e nella gioia, nella vita e nella morte... nell'eterno alternarsi degli opposti.
* * * Martino Gaudiano Nel'68 si diploma c/o l'Istituto St. d'Arte di S. Leucio di Caserta e frequenta il corso di scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli dal '69 al '72 quando, trasferitosi a S.
Daniele del Friuli, inizia l'attività di insegnamento di Arte e Immagine e di animatore di laboratori teatrali nella Scuola Media. Su incarico di vari Enti ed Istituzioni pubbliche ha svolto, non solo in Friuli, attività di docenza in numerosi corsi di formazione ed aggiornamento per insegnanti relativi al linguaggio figurativo e alla comunicazione visiva, all'espressione grafica infantile e all'attività teatrale in ambito scolastico. Ha tenuto, inoltre, vari corsi per adulti di disegno, pittura e storia dell'arte. Nel 1986 ha dato vita, nella Scuola Media di S. Daniele del Friuli, alla prima rassegna regionale di "Teatro dei Ragazzi per i Ragazzi" di cui è stato curatore fino al 2003 partecipandovi anche come autore e regista. Nel '97 fonda a S. Daniele del Friuli, con un gruppo di giovani attori, l'Associazione per la ricerca e la sperimentazione teatrale "Servi di Scena", di cui è stato direttore artistico fino al 2002. Attualmente fa parte del direttivo dell'associazione per la promozione e la diffusione della cultura del libro "Leggermente".
I l Sacro Monte è oggi uno tra i poli più significativi all’interno della grande mappa della devozione. Meta di
un’importante percentuale del turismo artistico-religiosa, questa testimonianza fondamentale della cultura controriformista è, soprattutto in Piemonte e in Lombardia, documentata da tutta una serie di testimonianze in cui fede, arte e paesaggio si amalgamano in una straordinaria simbiosi. Oggi si parla molto di Sacri Monti: molte le iniziative dirette alla salvaguardia e al recupero, così come gli studi specialistici, i
convegni, le pubblicazioni. Massimo Centini, uno tra i primi studiosi a occuparsi del tema [risale al 1989 il suo primo lavoro sull’argomento, I Sacri Monti dell'arco alpino, edito nel 1990 da Priuli & Verlucca] ha recentemente pubblicato il libro I Sacri Monti. Alla scoperta di un patrimonio di fede, arte e devozione edito da La Stampa (pag. 160; Euro 8,90). Il volume è un ottimo strumento che consente al lettore di “farsi un’idea” dei Sacri Monti. Naturalmente fornisce le notizie salienti, utili per inquadrare l’argomento e avvicinarsi a entità storico-
architettonico-artistiche di grande interesse. L’autore che propone un viaggio in un mondo in cui anche i non addetti ai lavori avranno la possibilità di conoscere e capire che cos’è un Sacro Monte, le sue peculiarità, il suo ruolo in seno alla religione cattolica, le sue importanti funzioni nella religiosità popolare e, non ultimo, il suo valore artistico.
Q uesta guida è introdotta da alcuni
capitoli che hanno la funzione di
descrivere il sostrato culturale del
Sacro Monte, seguiranno quindi le pagine
dedicate ai singoli casi. Il tutto completato da
molteplici box che, all’interno dei singoli
capitoli, sorreggono il quadro generale con
utili approfondimenti.
I SACRI MONTI DELL’ARCO ALPINO
Mauro Minola presenta il libro di Massimo Centini
Anno 9°, n° 6 pag. 6
A r t e C i t t à A m i c a i n f o r m a
P r o s s i m i a p p u n t a m e n t i
Direttore:
Danilo Tacchino.
Impaginazione e grafica:
Egidio Albanese
anno IX, n° 6; nov.– dic. 2013
T u t t e l e mo s t r e d i A r t e C i t t à a mi c a possono essere visitate nei seguenti orari:
Da martedì al sabato: ore 16.00 - 19.00
domenica: ore 10.00 - 12.00
Lunedì: chiuso
il 12 dicembre
- alle ore 21.00 - 10a Serata 2013
Ottovolante A cura di:
Andrea Bolfi e Mario Parodi
dal 6 al 22 dicembre Mostra dei soci
Collettiva a tema libero
dal 22 novembre
al 1 dicembre Mini personali di:
Sergio Aimasso, Alessandro Criscuoli "Chantal",
M. R. Giovenale "Moja”, Gaetano Lanatà, Mirella
Mendola, Piera Miletto, Giovanni Moscatelli, Lucia
Sconfienza .
il 21 novembre
- alle ore 21.00 - Presentazione del libro
"TEX, L’AVVENTURA E I RICORDI"
di
Giovanni Ticci e Nino Verger
MARIO PARODI
presenta le sue poesie inserite nel libro.
il 14 novembre
- alle ore 21.00 - 9a Serata 2013
Ottovolante
poeti partecipanti:
Katia Di Stella, Danilo Torrito, Michele Perino
Maria Rosa Quaglia, Igor Spadoni, Molinari, Silvia
Rosa, Immacolata Schiena. A cura di:
Andrea Bolfi e Mario Parodi
dal 8 al 17 novembre Mini personali
Claudio Bellino, Antonio Branca, Gabriella Lucatel-
lo, Angelo Piras, Renzo Ravazzotti, Carlo Vaulà.
dal 25 ottobre
al 3 novembre Mini personali
"L'arte dell'acquerello"
con
Enrica Berardi, Maria Lilla Cimini, Denis Converti-
ni, Alfredo De Leonardis, Fiorenzo Isaia, Marta Per-
lo, Rita Scotellaro, Rosanna Zalone.
Parole nel pineto Parole come archi di pini
riempiono spazi nel verde
sussurri e carezze accennate
riflesse ai tuoi occhi castani
parole che scendono in gola fioriscono in dita a contatto
le incido in cortecce rossastre le colgo tra bacche sfacciate
parole come eco di fronde le frasi come aghi di cedro sentenze distese sui rami ironiche in foglie d’alloro
parole entusiaste ruggenti
che ieri ti illusero Iaia che oggi controlli severa spezzandone fragili corde
parole più lente e studiate che filtri senza indulgenze
non esce un verso dal bosco se privo del fiore di assenso
e piovono intense parole
nel nostro giardino segreto inumidiscono ciglia
si fermano in goccia su mani
parole da lunghe stagioni si mischiano in lingue diverse assumono accenti imprevisti ingordo ne mastico i suoni
parole in liberi fiati
si spandono senza ricordo non c’è più controllo di voce
balbetto a riprenderle in mente
parole volanti leggere parole irruenti a folata
parole ghirlanda d’amore parole fiorite per te.
www.antoniobruni.it