Novembre 2014

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Come ogni anno, l’autunno è arrivato puntuale nella nostra Vallata con il mese di Novembre. Questa stagione è ormai posticipata di qualche mese dopo un settembre e un ottobre dal sapore più estivo che autunnale… Da qualche settimana Chenale ha cambiato abito e dal verde lussureggiante che indossava da questa primavera e passato al giallo, rosso, arancione e marrone. Come sempre suggesti- va e affascinante. Gli abitanti della Valle si accorgono del cambio di stagione osservando la sua trasformazione e assaporando i suoi odo- ri...primi fra tutti quello della pioggia e dei cammini che ini- ziano lentamente a funzionare davanti ai primi freddi. Il Novembre nella Vallata offre una serie di appuntamenti. Si inizia con la festività di tutti i Santi e dei Defunti con la preparazione dei dolci tipici,i pabassini. Si prosegue ad Ab- basanta con i festeggiamenti della patrona, Santa Caterina da Alessandria fra riti religiosi e civili, esposizioni agroali- mentari, incontri di cultura. Con la festa di Santa Caterina si chiude il mese di Novembre e la Vallata si prepara al mese più magico di tutto l’anno, Di- cembre. Ben arrivato Autunno! Il calendario di Novembre 2 Il monumento: la chiesa di Santa Caterina ad Abbasanta 5 La festa: Santa Caterina da Alessandria 5 La Prima Guerra Mondiale a Chenale 6 Giù le mani dall’Omodeo 6 I prodotti dell’autunno 7 L’itinerario del mese 8 La ricetta: sos Pabassinos 4 Il vino nuovo per Sant’Andrea 3 Gli antichi riti per ricordare i defunti 4 Sommario: NOVEMBRE NELLA VALLATA LA VALLE DI CHENALE ITINERARI TRA ARTE,CULTURA,FEDE E NATURA Volume 1, Numero 1 Novembre 2014, Mensile

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Mensile culturale dedicato alla Valle di Chenale, nel cuore della Sardegna.

Transcript of Novembre 2014

Come ogni anno, l’autunno è arrivato puntuale nella nostra Vallata con il mese di Novembre. Questa stagione è ormai posticipata di qualche mese dopo un settembre e un ottobre dal sapore più estivo che autunnale…

Da qualche settimana Chenale ha cambiato abito e dal verde lussureggiante che indossava da questa primavera e passato al giallo, rosso, arancione e marrone. Come sempre suggesti-va e affascinante.

Gli abitanti della Valle si accorgono del cambio di stagione osservando la sua trasformazione e assaporando i suoi odo-ri...primi fra tutti quello della pioggia e dei cammini che ini-ziano lentamente a funzionare davanti ai primi freddi.

Il Novembre nella Vallata offre una serie di appuntamenti.

Si inizia con la festività di tutti i Santi e dei Defunti con la preparazione dei dolci tipici,i pabassini. Si prosegue ad Ab-basanta con i festeggiamenti della patrona, Santa Caterina

da Alessandria fra riti religiosi e civili, esposizioni agroali-mentari, incontri di cultura.

Con la festa di Santa Caterina si chiude il mese di Novembre e la Vallata si prepara al mese più magico di tutto l’anno, Di-cembre.

Ben arrivato Autunno!

Il calendario di Novembre 2

Il monumento: la chiesa di Santa Caterina ad Abbasanta 5

La festa: Santa Caterina da Alessandria 5

La Prima Guerra Mondiale a Chenale 6

Giù le mani dall’Omodeo 6

I prodotti dell’autunno 7

L’itinerario del mese 8

La ricetta: sos Pabassinos 4

Il vino nuovo per Sant’Andrea 3

Gli antichi riti per ricordare i defunti 4

Sommario:

NOVEMBRE NELLA VALLATA

LA VALLE DI CHENALE ITINERARI TRA ARTE,CULTURA,FEDE E NATURA

Volume 1, Numero 1

Novembre 2014, Mensile

Pagina Pagina Pagina Pagina 2222 NOVEMBRE NELLA VALLATA

Programma

• 8/11: presentazione libro “Sardegna Nursery del Neoliti-co” di Ulisse Piras presso la Tor-re Aragonese di Ghilarza, ore 16:30 a cura dell’Associazione Archeologica Orgono

• 15/11: incontro “Kurdistan, una ferita aperta. La resistenza e la costruzione della democrazia” presso la Torre Aragonese di Ghilarza, ore 17 a cura dell’Associazione Casa Museo di Antonio Gramsci.

• Dal 21 al 26/11: mostra “Santa Caterina d’Alessandria. Storia del culto della Santa” presso il META c/o Case Aragonesi via Santa Caterina ad Abbasanta dalle 16.30 alle 19.00 a cura del Comune di Abbasanta e Coope-rativa Paleotur.

• Dal 22 al 25/11: festeggiamenti in onore della patrona Santa Ca-terina d’Alessandria lungo la via Santa Caterina ad Abbasanta.

• 23/11: passeggiata a cavallo “Lungo le sponde del Lago O-modeo” ore 9:30 a Sorradile a cura del Comune di Sorradile.

• 30/11: festività di Sant’Andrea “Zucamus siu Inu” dalle ore 15 nelle cantine di Sorradile.

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Novembre 2014

VOLUME 1 , NUMERO 1

Novembre, tempo di vino nuo-vo dopo la vendemmia settem-brina. Leggendo qua e là sulle tradizioni ancora in vita riguar-do a questo avvenimento che si ripete anno dopo anno sono sal-tate fuori diverse cose interes-santi.

Prima fra tutte, la confusione che spesso si fa tra il vino nuo-vo e il vino novello. Gli esperti del settore ci tengono a precisa-re che il vino nuovo è quello che, concluse le varie fasi di vinificazione, è in attesa di es-sere imbottigliato mentre il vi-no novello è il prodotto di uve sottoposte a una particolare tec-nica di vinificazione chiamata macerazione carbonica.

Il novello non può essere im-messo sul mercato prima del 6 novembre di ogni anno e se ne consiglia un consumo nei primi sei mesi perché poco stabile. Un accoppiamento ottimale e tipico del vino novello è con le castagne, e conseguentemente con gli alimenti a base di farina di castagne, come necci e casta-gnaccio.

Se il 6 novembre è una data ca-nonica che tutti rispettano lo stesso non si può affermare ri-guardo il giorno fissato per as-saggiare il vino nuovo.

A tal proposito parlano diversi proverbi facenti parte del reper-torio italiano. Per citarne alcu-ni: a San Martino ogni mosto diventa vino; a San Martino castagne e vino; per San Marti-no cadon le foglie e si spilla il vino.

La tradizione in buona parte dell’Italia vuole infatti che l’11

novembre, festività di San Mar-tino si assaggi il vino nuovo. Ma in altre zone italiane, tra cui la nostra Vallata, questo rituale

è spostato a fine novembre ed esattamente al 30 novembre, Sant’Andrea. Che questo Santo occupi un’importante posizione nella cultura sarda è testimonia-to dal nome che lo stesso mese di novembre prende in dialetto sardo, ovvero Sant’Andria.

E’interessante cercare le radici di questa usanza fissata per il 30 anziché per l’11 di novem-bre.

Una possibile osservazione è quella che fa Dolores Turchi, studiosa di tradizioni popolari, affermando che il nome non è altro che una sovrapposizione cristiana operata su un termine arcaico. Fu scelto proprio il no-me dell’apostolo Andrea a co-pertura di una festa che aveva ben altri contenuti.

In molti affermano che il mese di novembre era dedicato nell’Antica Grecia ai festeggia-menti in onore di Dioniso, dio del vino ma dopo un’accurata

ricerca risulta che il mese ad esso dedicato corrispondeva a dicembre-gennaio. Durante questo periodo si celebravano le Dionisie Rurali, le feste minori contrapposte alle Grandi Dioni-sie organizzate nei mesi di mar-zo-aprile.

Chiarito questo punto, un’altra i p o t e s i s u l b i n o m i o Sant’Andrea /vino nuovo è pro-posta dal glottologo Salvatore Dedola: “Santu è basato

sull’akk. (lingua accadi-ca) šātû ‘grande bevuta’; è pu-

re in relazione ai campi

(‘essere irrigati’) ed ai coltiva-

tori (‘avere accesso ai diritti

d’irrigazione’); quindi questo

mese era particolarissimo per

la doppia manifestazione del

‘bere’: quella dell’uomo che

assaggia il vino maturo, quella

della natura che riceve le gran-

di piogge di Novembre. Quanto

ad Andrìa, è un composto sar-

d i a n o b a s a t o

sull’akk. Anu ‘Dio sommo del

C i e l o ’ + d ī r u ‘ m e s e

intercalare’ (si sa che il calen-

dario babilonese aveva un mese

intercalare usato per far qua-

drare l’anno); poiché quasi tut-

ti i termini accadici in -u nella

lingua sardiana terminano in -

a, abbiamo dīra, con successiva

metatesi: drīa. Il significato

complessivo è ‘Mese intercala-

re di Anu dedicato al bere”.

Qualche dubbio rimane ancora ma l’aspetto positivo è che si è conservata questa tradizione legata al 30 novembre senza che sia stata inglobata e assor-bita da quella più diffusa dell’11 dello stesso mese.

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Il vino nuovo per Sant’Andrea Da dove nasce la tradizione sarda che ricorre in questo giorno

È autunno. C'è odore di terra e di

vino nuovo, e la voglia di festeggiare

il buon esito di un anno di lavoro in

vigna ed in cantina .

C’era una volta un tempo in cui l’America e il mondo esterno erano molto lontani. Un tempo in cui esiste-vano solo le tradizioni e i riti locali e non arrivavano le ondate di moda che di colpo spazzano via quello che è stato ieri.

Un buon esempio è fornito dalla festa di Halloween, festa pagana importata dal mondo anglosassone in una realtà come la nostra che poco ha che vedere con il frenetico Nuovo Mondo.

In realtà Halloween non ha portato una nuova ricorrenza da festeggiare in quan-to sin dai tempi più remoti i nostri ante-nati rendevano omaggio ai cari defunti. Lo facevano nella semplicità e nel pro-fondo raccoglimento che contraddistin-gue la nostra isola attraverso rituali di cui oggi si è perso molto.

Per prima cosa si preparavano almeno una settimana prima i dolci tipici di questa ricorrenza, sos pabassinos. Que-sta preparazione già annunciava qualco-sa nell’aria...il cambio della stagione e l’arrivo dell’autunno.

La notte tra il primo e il secondo di No-vembre si preparava la tavola con una cena apposita per le anime dei defunti. Si diceva che quella notte avrebbero transitato nelle case dei loro cari e per accoglierli nel migliore dei modi era prassi lasciare loro una pastasciutta ac-compagnata da un bicchiere di vino. Sarebbero così tornati nell’aldilà appa-gati. L’indomani, quando ovviamente il cibo era ancora lì sulla tavola, si regala-va il tutto ai più bisognosi .

A Chenale non esisteva invece la tradi-zione di andare di casa in casa a chiede-re i dolci per le anime del purgatorio come era abitudine nel Nuorese.

Tuttavia, nella stessa sera della vigilia giravano per i paesi i bambini che bus-savano di porta in porta chiedendo dolci o altro da mangiare con la formula “a

sos chi addoppianta”, cioè per quelli che suonano le campane. Infatti le cam-pane suonavano per tutta la notte, ossia per tutto il tempo che le anime transita-vano nel paese. I campanari era circon-dati da un piccolo gruppo di amici che si davano il cambio e si riscaldavano con

un grande fuoco.

Oggi di questi rituali rimane poco e nulla. Semplici usanze sono la prepara-zione dei pabassini, la pulizia e l’addobbo delle tombe dei cari defunti e i lumicini accesi dal primo di Novem-bre.

È quindi giusto continuare a osservare la commemorazione dei nostri defunti ma sarebbe bene farlo riprendendo i nostri antichi riti piuttosto che adottare quelli lon tan i ed es t ran e i i mpo r t a t i dall’America.

Procedimento:

Il giorno prima si consiglia di dorare le mandorle in forno e di tritare le noci per avere tutto pronto. Per i pabassini è infatti necessario un lavoro lungo!

Versate la farina a fontana sulla spiana-toia, unite le uova, lo strutto, lo zucche-ro, il lievito, il latte e la buccia del limo-ne.

Impastate bene il tutto (se fosse necessa-rio aggiungete un po’ di acqua) fino ad avere un composto omogeneo

Incorporatevi le noci precedentemente tritate cosi come per le mandorle e l’uva passa.

Lavorate ancora per amalgamare bene. Formate dei rotoli, che schiaccerete (dovranno essere alti meno di 1 cm) tagliateli a forma di rombo e disponeteli sulla teglia ricoperta di carta forno.

Lasciateli riposare per circa un ora af-

Ingredienti:

Per l’impasto:

1 kg di farina

350 gr di zucchero

250 gr di strutto

5 uova

200 gr di noci tritate

200 gr di uva passa (uva sultanina)

200 gr di mandorle tritate

1 bicchiere di latte

2 bustine di lievito

1 limone

Per la cappa (glassa):

Acqua

200 gr di zucchero vanigliato a velo

Codette colorate

finché il lievito faccia il suo effetto.

Infornate a 190° per circa 12 minuti.

Preparate la cappa amalgamando lo zucchero e l’acqua. Spalmate la glassa sui pabassini e cospargete di codette.

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Gli antichi riti per ricordare i defunti La festività di Tutti i Santi prima di Halloween

La ricetta: Sos Pabassinos I dolci tipici di Novembre

NOVEMBRE NELLA VALLATA

VOLUME 1 , NUMERO 1

scuole medie (fronte Municipio) si terrà quella di disegno curata da Valentina Rota dal titolo “Ti racconto una storia” .

Tanti gli eventi musicali: sabato 22 di-rettamente da Rimini arrivano i Marsh Mallow, gruppo punk hardcore seguiti da bands locali. Il concerto si terrà in Piazza Santa Caterina dalle ore 22. Spa-zio anche per la musica sarda con il gruppo etnico Galusè, il 23 sera, mentre martedì 25 dalle ore 18 si esibirà Tore Nieddu con il suo trio etno - pop. Lu-

nedì 24 alle ore 18 si esibirà il coro di voci bianche Baraonda.

L’intrattenimento prose-gue con una guest star amata da grandi e picci-ni, Gigi, il pupazzo ven-triloquo animato da Daniele Contu. Diretta-

mente da La Pola domenica 23 dalle 17,30. Sempre domenica arriveranno dalle 15,30 gli artisti di strada Vitamina-circo. Da Arduali la compagnia teatrale Ammentos et Bissos allieterà la serata del 24 con la commedia Imboligos et Trassas. Infine il giorno della festa, martedì 25 novembre, esibizione dell’illusionista Alfredo Barrago.

Per gli appassionati sportivi, e in parti-

colare della montain bike, appuntamen-to la mattina del 23 novembre presso Sas Piras (Bar The Pears) ad Abbasanta per una escursione sulle due ruote. Il percorso è di facile impegno, lungo circa 30 km. Incontro alle ore 8.30 e partenza alle 9.30. Per chi volesse è previsto anche un pranzo a pagamento organizzato dal Comitato dei festeggia-menti.

Il 25 novembre, giornata clou, si potrà passeggiare tra espositori di prodotti artigianali e gastronomici e gustare le castagne arrosto e la carne tipica locale, Sa Petza Imbinada, polpa di maiale imbevuta nell’aceto.

Un evento immancabile nei festeggia-menti di molti paesi della Sardegna è Sa

Ditta in onore del Santo. Si tratta di un’asta di prodotti tipici locali durante la quale un banditore dalla voce grossa e squillante svetta sul pubblico vendendo dei prodotti al miglior offerente. L’asta si svolge rigorosamente in limba, e atti-ra numerose persone desiderose sia di aggiudicarsi un buon formaggio, vino, maiale, o un oggetto di artigianato sia di onorare il santo al quale verrà devolu-to il ricavato. Appuntamento con Sa

Ditta il 25 novembre.

Alla fine del mese di Novembre si ripe-tono ogni anno ad Abbasanta i festeg-giamenti in onore di Santa Caterina d’Alessandria patrona del paese.

Solitamente le condizioni metereologi-che non sono quasi mai a favore della festa ma l’organizzazione dei festeggia-menti prosegue attivamente soprattutto da qualche anno. Infatti è ormai prassi che si occupino della festa civile due comitati. Il primo permanente di Santa Caterina, il secondo invece vede l’incontro tra due genera-zioni diverse, messe a confronto, quella dei cin-quantenni e quella dei venticinquenni. Da questa sinergia è inevitabile un cartellone di manifestazio-ni vario.

Per gli amanti della cultu-ra presso il META, il Museo Etnografi-co Abbasantese in via Santa Caterina presso le Case Aragonesi, dal 21 al 26 novembre sarà aperta una mostra dedi-cata al culto della Santa. Sarà l’occasione per visitare il nuovo museo che ospita nei suoi ambienti la ricostru-zione della società agropastorale sarda dei secoli scorsi. Sempre a proposito di mostre, presso l’edificio delle vicine

Sarà per il paesaggio sul quale si affac-cia...sarà per la sua imponente architet-tura...sarà per il contesto urbano storico nel quale è inserita, ma la chiesa di San-ta Caterina è a giudizio di molti una delle più belle in tutta la regione del Guilcier.

Una chiesa che colpisce da ogni angola-tura la sia guardi: dalla via Santa Cateri-na appare maestosa con la sua facciata ricca di dettagli architettonici e il cam-panile che svetta alla sua destra; dalla Valle di Chenale dove si può scorgere nel suo insieme circondata dalla natura e dal susseguirsi dei suoi colori; dalla via Mannu si può invece osservare la sua fiancata e la sua conclusione.

L’edificio è dell’Ottocento e ha un’ispirazione rinascimentale nelle sue forme architettoniche. Al suo interno

presenta una navata a croce latina e lo spazio è scandito da tre cappelle per lato. Queste sono dedicate a diversi santi, rappresentati con antiche statue contenute in altari policromi, alcuni provenienti da Cagliari.

La cappella della Vergine del Rosario offre uno spunto interessante che ci mostra come doveva essere l’edificio prima dei lavori dell’Ottocento, diverso da quello attuale. È un’importante testi-

monianza di fronte a numerosi restauri che nei secoli scorsi hanno cancellato le traccia di monumenti antichi dei quali possiamo solo immaginarne l’aspetto.

Riccamente decorato è l’altare principa-le in onore della Santa Caterina, la cui statua ricorda il suo martirio con la ca-ratteristica ruota spezzata simbolo della sua fede cristiana.

La chiesa ospita anche la tomba del rettore Paolo Ponti che nella seconda metà dell’800 promosse gli importanti restauri di cui la parrocchia necessitava e che ancora oggi ammiriamo.

L’edificio religioso è situato nella cen-trale via Santa Caterina, nella parte sto-rica del paese, incorniciata da altri due patrimoni: davanti le Case Aragonesi, dietro la Vallata di Chenale.

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La festa Santa Caterina da Alessandria

Il monumento La chiesa di Santa Caterina ad Abbasanta

Ricco il cartellone di quest’anno,

dopo la solidarietà scattata l’anno

passato nei confronti degli

alluvionati e che ha portato

all’annullamento dei festeggiamenti.

il proprio territorio e chi usa il lago per usi bellici incuranti di normative e so-prattutto di un ecosistema già fragile e provato.

Al termine della manifestazione di pro-testa i partecipanti si sono lasciati con una piccola speranza: le esercitazioni potrebbero essere spostate a Macomer presso il Monte Sant’Antonio, dove è disponibile un’area di diversi ettari. Il problema non è comunque risolto. Si elimina da una parte e si trasferisce in un’altra, in una zona altrettanto naturale che non merita di essere deturpata da simulazioni militari.

Inoltre, una volta eliminato il poligono sull’Omodeo rimarrà un’ulteriore que-stione d’affrontare ovvero la bonifica delle sue acque. Un’altra patata bollente che rimbalzerà da un ente all’altro senza che nessuno se ne assuma le responsabi-lità. E intanto il turismo ben organizzato nell’Omodeo dovrà attendere. Non è ancora il suo momento.

Continuano le manifestazioni di protesta contro le esercitazioni militari sull’area SIC del Lago Omodeo. Questa volta il Comitato Lago Omodeo si è riunito in uno dei paesi simboli fra tutti i comuni rivieraschi, Zuri. Qui si è ancora discus-so sull’incompatibilità della presenza di un poligono di tiro con la nascita di un polo turistico che anno dopo anno viene rimandata.

Il poligono viene utilizzato dai militari del CAIP di Abbasanta per le loro eser-citazioni. Esiste già da diversi anni ma recentemente il problema è venuto a galla a causa delle frequenti ordinanze che vietano di transitare nell’area lacu-stre adibita alle esercitazioni e soprattut-to per il notevole inquinamento che esse stanno provocando. Settimane fa sono stati rinvenuti nella zona quantità enor-mi di bossoli, visibili per la secca sta-gionale del Lago assieme ai resti dei materiali utilizzati per simulare le spara-torie.

Un’attività che stona rispetto alla pace, al silenzio che evoca normalmente un ambiente lacustre come l’Omodeo. Il quale, al contrario, si trova nel mirino di una guerra: una vera e propria, vista la perenne presenza dei militari, l’altra letterale tra chi sta cercando di liberare

Il centenario della Prima Guerra Mon-diale viene ricordato anche nella nostra Vallata dove numerosi furono i suoi abitanti che partirono al fronte e non fecero mai più ritorno nei loro paesi.

A Ghilarza l’evento è stato già celebrato con una piccola ma significativa occa-sione. Grazie a uno studio compiuto dalla Dottoressa Maria Palmas siamo venuti a conoscenza della presenza di un gruppo di prigionieri austro – ungarici che nel 1919 furono inviati nel nostro territorio per la costruzione della diga di Santa Chiara sull’Omodeo. Alcuni di loro morirono durante i lavori e pare che furono seppelliti in una porzione di ter-reno adiacente la chiesa campestre di San Serafino. Qui si è celebrata una piccola commemorazione in loro ricor-do, testimoni di una guerra atroce che ha strappato milioni di persone dai loro

luoghi natii e dalle loro vite. Un secon-do evento è invece in programma per i prossimi mesi. Si tratta di una mostra curata dalla Dottoressa Francesca Sanna nella quale saranno esposte le fotografie di tutti i ghilarzesi che hanno partecipa-to alla Grande Guerra. Sarà un’occasione per ricordare i propri cari mentre le nuove generazioni conosce-ranno i loro nonni o bisnonni dei quali sentono spesso dire che “hanno fatto la Guerra”. Un viaggio stimolante che renderà consapevoli del fatto che un evento così tragico è arrivato persino nei nostri piccoli centri.

Abbasanta ha ricordato invece i suoi paesani soldati con la proiezione di un documentario dedicato ai 134 giovani combattenti abbasantesi, curato da Do-menico Cabiddu.

Con il centenario della Prima Guerra Mondiale è tornato sulla scena il turi-smo militare, una scommessa che molti centri italiani, soprattutto quelli di fron-tiera, stanno vincendo. Nella nostra Vallata non puntiamo a tanto, ci piace semplicemente rendere omaggio ai no-stri compaesani coraggiosi e valorosi che cento anni fa vissero e diedero la vita per uno dei momenti più indelebili della storia contemporanea.

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Giù le mani dall’Omodeo Proseguono le proteste contro il poligono di tiro presente nel Lago

La Prima Guerra Mondiale a Chenale Le manifestazioni in occasione del centenario

L’Omodeo si trova nel mirino di una

guerra:una vera e propria, quella delle

esercitazioni militari, e una letterale da

parte di chi sta cercando di liberarlo

dalle servitù militari.

NOVEMBRE NELLA VALLATA

VOLUME 1 , NUMERO 1

L’autunno non è solo l’arancione, mar-rone, giallo e rosso delle foglie degli alberi. I suoi caldi colori li ritroviamo anche sulle nostre tavole attraverso i cibi tipici di questo periodo. Ricordiamo che è importante consumare prodotti di stagione, assecondando così il ciclo della natura e variando la nostra alimen-tazione, più mirata durante le stagioni fredde.

La frutta:

Il colore arancione del caco, del melo-grano, della zucca, delle arance, dei mandarini ricorda il prezioso contenu-to di vitamina A. L’autunno ci regala i kiwi italiani, prodotti ideali per fare un carico di vitamina C necessaria ad aumentare le nostre difese immunitarie. Poi pere e soprattutto mele che nelle diverse varietà g a r a n t i s c o n o sapori diversi e speciali. Un altro frutto tipicamente autunnale è il melograno, le cui proprietà benefiche sono ormai comprovate anche dall’industria alimentare che ultima-mente propone in commercio succhi preparati del frutto. Non dimentichia-mo le castagne, bollite e più spesso arrosto onnipresenti durante le varie sagre autunnali. L’autunno è anche la stagione in cui matura la frutta secca: mandorle, noci, noccioline, semi di zucca, frutti ricchi di vitamina B1, vitamina E, magnesio, ferro e calcio. Da consumare con moderazione per l’alto apporto calorico ma indispensa-bili nella nostra dieta.

La verdura:

Le verdure regine della tavola autun-nale sono quelle crucifare (dalla croce che richiamano con i loro petali). So-no una grande famiglia vegetale che comprende tutti i tipi di cavolo, cavolfiore, cavolo verza, cavolini di Bruxelles, cavolo cappuccio, cavolo nero, cavolo riccio, broccoli, brocco-letti, rape, ravanelli, rucola, senape. I finocchi facilitano la digestione e hanno un effetto antifermentativo sull’intestino, quindi aiutano a ridurre i gas intestinali. Sono ricchissimi di

acqua e di potassio, svolgono inoltre un’intensa azione diuretica e disintos-sicante nel nostro corpo, con un ap-porto di calorie bassissimo. Per le insalate largo spazio al radicchio, uti-lizzato ormai anche per numerose ricette, dai risotti alla pizza. Un altro ortaggio che torna a fare capolino in cucina è il carciofo, digestivo e ricco di ferro. Deriva dal cardo, diffusissi-mo nelle nostre campagne e messo sott’olio seconda la ricetta sarda.

Discorso a parte meritano i funghi, adoperati in innumerevoli e gustose ricette. “Andare a funghi” è il passa-tempo ideale dell’autunno che permet-te di coniugare la buona cucina con la

pratica sportiva grazie alle lun-ghe camminate che si fanno per scovarli.

S’antunna è il fungo tipico del territorio di Chenale e si

presta bene a numerose ricette: conditi sott’olio, usati come condimento in primi piatti, nelle torte rustiche, nella pizza, fritti, arrosto con patate.

I piatti:

Alcuni piatti tipici dell’autunno, sem-plici e rustici ma gustosi allo stesso tempo: agnello in umido con carciofi, carciofi con patate in verde, cavolo al sugo con olive, lumache al sugo. Con i primi freddi fanno la ricomparsa anche i legumi utilizzati nelle zuppe o come contorni. Le ricette tradizionali sono i ceci, le lenticchie con guanciale di maiale, la minestra di piselli e pata-te.

Dopo il 30 di novembre, ossia dopo Sant’Andrea, i piatti autunnali saran-no accomunati da un buon bicchiere del nuovo vino, pronto per essere con-sumato. Ottimo l’abbinamento con le caldarroste e le lumache al sugo.

Il condimento del periodo è l’olio d’oliva novello dei nostri olivetti, numerosi nella Vallata grazie al clima ideale mite.

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I prodotti dell’autunno Cosa mettere in tavola nella nuova stagione

I prodotti dell’autunno sono una vera e propria

miniera di proprietà nutrizionali che aiutano ad

affrontare al meglio la stagione fredda.

La Valle di Chenale è la vostra guida tu-

ristica abilitata che vi condurrà alla sco-

perta di un territorio antico e ricco di

sfaccettature, da quella artistica a quella

storica passando per quella religiosa e

naturale…

Scoprite la Valle di Chenale attraverso

una serie di itinerari a tema o persona-

lizzabili a vostro gradimento.

Presto anche sul Web e sui Social

Network

Via Sassari 6/a 09074 Ghilarza (Oristano)

Italy

LA VALLE DI CHENALE DI MELE SIMONA

che doveva essere la cinta di recinzione. Lungo il sentiero è possibile ammirare anche dei purosangue che scorrazzano liberamente nei terreni privati.

Ritornando sulla strada principale si incontra la tomba dei giganti di Su Pra-nu,. Presenta la stele in loco ma spezza-ta in due parti, il corridoio d’accesso e un abbozzo di esedra.

Lasciamo per un momento da parte l’archeologia e tuffiamoci nel periodo medievale visitando la Tanca Regia, centro per l’allevamento equino sorto durante il Giudicato d’Arborea. La Tan-ca comprende un’area di circa 600 ettari visitabili attraverso un percorso ad anel-lo che tocca le principali strutture pre-senti al suo interno.

Immancabili lungo il tragitto verso Ab-basanta le visite ai nuraghi Zuras e Ai-ga. Il primo perfetto esempio di mono-torre, il secondo di polilobato e di vil-laggio nuragico utilizzato anche nell’età romana.

Con l’arrivo dell’autunno è giunto uno dei periodi migliori per fare delle pas-seggiate, complici le temperature miti, i boschi colorati e tante domeniche libere dal mare.

Un’area perfetta per camminare tra bo-schi di querce, monumenti archeologici e corsi d’acqua è Bonorchis, lungo la SP 15 che da Abbasanta porta a Santulus-surgiu.

La prima tappa del nostro itinerario sono le Domus de Janas di Mura Iddari, site in terreno privato, e rare nel loro genere. Si tratta di tre monumenti ipo-geici che oltre a una accurata lavorazio-ne nei dettagli, presentano il corridoio dolmenico e un richiamo alla stele delle tombe dei giganti.

Proseguendo lungo la strada principale e inoltrandosi lungo un piccolo sentiero si arriva all’area sacro funeraria di Mesu Enas, a pochi passi da un piccolo rio. L’area è caratterizzata dalla presenza di un dolmen semplice, da una domo con corridoio dolmenico e dai resti di quella

Luogo ideale per consumare la pausa pranzo è il parco attrezzato del borgo campestre di Sant’Agostino.

L’itinerario del mese Bonorchis—Abbasanta

Tel: 389 0143821 Email: [email protected] Email:[email protected]

Partita Iva: 01183670957

Itinerari tra storia, cultura,

fede e natura

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