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NOTIZIARIOAuthor(s): Patrizia TosiSource: Aevum, Anno 44, Fasc. 5/6 (SETTEMBRE-DICEMBRE 1970), pp. 564-569Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820997 .
Accessed: 14/06/2014 11:49
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NOTIZI ARIO
ARTIGIANATO E TECNICA
NELLA SOCIETA DELL'ALTO MEDIOEVO OCCIDENTALE *
II tema proposto dalla XVII Settimana di Studi e stato affrontato dai relatori da prospettive diverse. Talune lezioni hanno esaminato gli aspetti storico istituzionali, altre ne hanno illustrato i caratteri piu strettamente tecnici, analizzando i procedi
menti di lavorazione specifici di alcune forme di artigianato, altre infine hanno af
frontato il problema della continuita della tradizione romana in epoca medioevale
e degli apporti dei nuovi popoli. Nel discorso introduttivo R.S. Lopez ha sottolineato la necessita di prendere
in esame non solo i procedimenti tecnici, ma anche gli artigiani, considerando sia il
loro apporto come creatori, sia la loro condizione giuridica e la loro posizione nella
economia cittadina; in particolare ha portato Pesempio dei monetieri e della posizione da essi detenuta nelPambito delle citta. Ma su questo ritornero piu tardi, mettendo
in relazione quanto ha detto il Lopez con la lezione Panvini Rosati, che ne costitui
sce, per certi aspetti, un complemento.
Di particolare interesse sono state le lezioni di Lellia Cracco Ruggini e di Carlo Guido Mor, che hanno affrontato il problema delle strutture nelle quali erano inqua drati gli artigiani, collegi ed associazioni di mestiere, con particolare attenzione al
problema della continuita delle organizzazioni collegiali tra la fine delPimpero e Palto
medio evo. La relazione Cracco Ruggini ha illustrato Pevoluzione fino al secolo VI
dei rapporti con lo stato delle associazioni di mestiere nate in epoca claudia. Deli
neando la differenza principale tra i collegi che sorsero in occidente e quelli orientali, ha identificato nella capacita di coagulare intorno a se le forze antiromane, un ca
rattere peculiare delle associazioni orientali, le quali si fecero centro di opposizione antiromana, manifestando il loro dissenso in rivolte animose, e poi, con Pammorbi
dimento della legislazione imperiale, in forme meno ostili come Pastensione dal lavoro.
La relatrice ha affrontato anche il problema del ? patronatus ? e dei motivi che spin
gevano ad assumerlo: originariamente di prestigio, successivamente di ordine econo
mico e fiscale come Pesonero dai ? munera sordida ?. Gia dal tempo di Costantino
si verifico ? ha sostenuto la Cracco ? un processo di progressiva burocratizzazione
delle associazioni di mestiere; tale fenomeno e messo in luce dall'esame comparativo
* Tema della XVII Settimana Internazionale di Studi sulTAlto Medioevo, Spoleto, 2-8 aprile 1970*
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delle diversita tra i ? corpora ?, organi collegiali completamente statalizzati, e i ? col
legia ?, associazioni in senso lato.
Di carattere storico istituzionale e stata anche la lezione di C. G. Mor, dedicata
alPesame di alcuni problemi inerenti all'evoluzione della dipendenza amministrativa
dei collegi. Lo storico ha rilevato nelPeta longobarda la continuita del controllo sulle associazioni da parte delle autorita amministrative locali (duca e gastaldo). Anche
per i collegi sottratti alia dipendenza ducale e direttamente sottoposti alia Camera
Regia, si verifico una continuita del vincolo pubblicistico, che non si riferiva alia
legislazione associativa, ma ai diritti regalistici. II Mor, inoltre, accanto ai collegi organizzati per scopi fiscali, dipendenti dal duca, ha segnalato Pesistenza di collegi sorti per iniziativa privata.
Con impostazione diversa ha guardato Le Goff al problema della tecnica e del
l'artigianato, cercando di individuare, dal punto di vista della storia delle mentalita,
l'atteggiamento con il quale il mondo medievale si volse al lavoro e la valutazione che
ne diede.
A tale scopo, lo studioso ha preso in considerazione Peredita del mondo antico, rilevando Pambiguita della valutazione del lavoro nel mondo greco romano, barbaro, e giudeo cristiano, oscillante tra il disprezzo di questo e la sua esaltazione in quanto 'ars'.
NelPalto Medioevo, la regressione tecnica concorse a far prevalere l'atteggiamento di svalutazione e di disprezzo del lavoro espresso nell'etica monastica esaltante la
vita contemplativa; tuttavia anche il lavoro poteva di venire un valore, se si tradu
ceva in mezzo di penitenza. In seguito, mentre le tecniche artigianali venivano per fezionate negli
? ateliers ? dei monasteri, la ripresa tecnologica favori una valutazione
piu positiva del lavoro non soltanto come mezzo di penitenza.
Bernard Bischoff ha parlato della tradizione manoscritta delle opere tecniche
di architettura, trattando della tradizione carolingia di queste opere, per le quali
Aquisgrana fu il piu importante centro di diffusione. Predominante fu lo studio e la utilizzazione delle opere di Vitruvio e dei suoi epitomatori; tuttavia anche le Com
positiones e le Mappae Claviculae ebbero notevole importanza. Queste ultime opere dovevano avere originariamente un nucleo unitario, al quale apparteneva il prologo dei due manoscritti piu recenti. Le emendazioni a questo prologo fanno pensare che
questo nucleo primitivo fosse di origine pagana: anche per queste opere, percio, va
sottolineata la sostanziale continuita con Peta classica.
Un interessante contributo filologico e stato apportato da C.A. Mastrelli e G.B.
Pellegrini, i quali hanno basato le loro lezioni sull'analisi di una serie di termini riferen
tisi ad attrezzi utilizzati nell'attivita artigianale. Questi elenchi sono stati desunti
da spogli di fonti edite, di vocabolari e glossari latini medievali. I problemi posti dalla relazione Pellegrini
sono stati la continuita dall'epoca tardo romana all'epoca
altomedievale, per quanto riguarda i termini riferentisi ad attrezzi di lavoro che hanno
mantenuto intatte forma, funzione e nome, e Padozione di termini nuovi, connessi
con Pammodernamento o Pintroduzione di nuove tecniche, che costituiscono Pap
porto dei diversi gruppi etnici.
L'utilizzazione della geolinguistica e della sociolinguistica come metodo da usare
parallelamente a quello piu strettamente linguistico, ha permesso a C.A. Mastrelli
di fare interessanti osservazioni, collegando la interruzione, evoluzione e innovazione
della terminologia degli attrezzi di lavoro, con il processo di svolgimento delle strut ture artigianali, in rapporto con i mutamenti sociali.
L'origine del nome dei maestri comacini e stato Pargomento della lezione di M.
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Salmi. II problema dibattuto intorno a questi artigiani b se il loro nome derivi dal loro luogo di origine, Como, o se quel termine indichi artigiani che operavano nel ter ritorio longobardo
con particolari tecniche: ? cum Machinis ?. La soluzione proposta dal Salmi cerca di conciliare le due tesi: il nome indicherebbe artigiani origina riamente eomaschi, che lavoravano con particolari procedimenti, cosicche questo termine venne ad indicare tutti gli artigiani che avevano adottato quella tecnica
edilizia, indipendentemente dal luogo di origine, con una estensione e generalizzazione del vocabolo analoga a quella che si verified per il termine ? norcino ?.
A.M. Romanini ha trattato i problemi della plastica e della scultura, sottoli neando la continuity stilistica tra la scultura tardo romana e quella altomedievale.
Inoltre, secondo la studiosa, data la frequenza degli scambi dei prodotti scolpiti in tutta l'area mediterranea, b rilevabile in essa una certa omogeneita di moduli stili
stici: la scultura mediterranea del VII secolo ha ripetuto, specialmente nelle forme
d'artigianato cosiddetto minore, moduli stilistici di tipo orientale sempre piu stilizzati, che pero
? ha sottolineato la Romanini ? non implicavano una regressione tecnica.
Esauriti cosi i problemi di storia dell'arte, si sono avute relazioni che hanno trat tato gli aspetti piu specificamente tecnici del tema in questione.
Queste comunicazioni, tese ad illustrare i procedimenti di certe lavorazioni, certamente molto interessanti, complete, arricchite di proiezioni, proprio per il loro
carattere rigorosamente tecnico, sono state al limite della utilizzazione storica. Tut
tavia, pur affrontando argomenti meno immediatamente utilizzabili, alcuni studiosi
hanno collegato le tecniche ad un tipo di organizzazione economica e sociale che ne
permetteva Padozione, e cosi hanno dato al problema un inquadramento piu ampio.
Tra essi e il Perkins, che ha illustrato la lavorazione della pietra nell'eta antica con particolare attenzione alle tecniche e ai loro luoghi di origine, agli attrezzi e stru
menti di lavoro, sottolineando il carattere molto conservativo di questa attivita di
estrazione. La continuita b stato il problema centrale affrontato dal Perkins: che cosa
passo delle tecniche antiche nel mondo medievale? Le tecniche di estrazione e lavo
razione furono recepite dal mondo medievale, ma Porganizzazione sociale che nell'eta
elassica ne permetteva lo sfruttamento in larga scala era ormai crollata, e la nuova
situazione creatasi fece si che, tra la fine del mondo antico e il XII secolo, si ricorresse
alia riutilizzazione del materiale edilizio degli edifici romani, allo sfruttamento delle cave in loco, mentre la maggior parte di esse rimasero inutilizzate: in questo senso
? ha sostenuto il Perkins ? non si puo parlare di continuita.
Le tecniche edilizie in pietra e laterizio sono state Poggetto della lezione del De An
gelis d'Ossat, che ha sottolineato come il repertorio degli strumenti per costruzione del
periodo romano, rimase sostanzialmente immutato in eta medievale, mentre le tecniche
edilizie del V, VI, VII secolo, videro la scomparsa dell'uso del solo laterizio e la diffu sione dell'? opus mixtum ?, dob Puso promiscuo di laterizi e materiale di riporto. I paramenti esterni delle costruzioni in questi secoli, appaiono rozzi e irregolari. Con la rinascita carolingia si verified un cambiamento nelle tecniche murarie nel senso di un recupero delPantichita elassica e bizantina. Inoltre il ritorno al laterizio puro alia
fine del IX secolo permise un affinamento delle soluzioni di dettaglio. II problema della estrazione e lavorazione dei minerali b stato affrontato dallo
Sprandel, che ha messo al centro della sua trattazione ancora una volta il problema della continuita del funzionamento delle miniere a pozzo ed estrattive di epoca ro
mana nel periodo dei regni romano barb arid. Egli ha verificato una interruzione di attivita minerarie ed estrattive in Spagna e una loro certa continuita nelle isole
inglesi, nei paesi arabi e in Gallia. Per quanto riguarda PItalia, Poratore ha parlato
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dell'esistenza di miniere funzionanti a Montieri, attestate dal IX secolo, senza pero
specificare se queste continuavano precedenti attivita romane,
Nella sua relazione lo Sprandel ha precisato il tipo di estrazione e la natura dei metalli che venivano lavorati nei paesi considerati, distinguendo infine la diversa
utilizzazione dei medesimi: per la lavorazione di monili e gioielli, la fabbricazione di strumenti bellici, e, limitatamente al piombo, per la copertura delle chiese.
Delia tecnica di lavorazione dei vetri, ed, in minor misura, dei mosaici, ha parlato Annemarie Diem. Dopo aver brevemente descritto gli usi a cui i vetri venivano de
stinati, e notato la localizzazione delle vetrerie, che sorgevano presso i centri d'uso, la Diem ha illustrato le due principali tecniche di lavorazione, a cilindro e a semiluna, di origine araba, e la tecnica di colorazione dei vetri che vennero usati per le catte
drali uniti da vergelle di piombo. La studiosa ha quindi volto la sua attenzione agli specchi, sottolineando pero che la lavorazione e produzione degli specchi non h al tomedievale, ma si diffuse dal XII secolo, con l'uso di specchi convessi rivestiti di
piombo, mentre solo dal XV secolo si riusci a costruire specchi con vetri piatti. La
Diem ha concluso accennando brevemente alia lavorazione dei mosaici.
Paolo Mora ha parlato delle tecniche della pittura in eta medievale, sulla base di fonti di epoca romana e medievale. Dall'analisi di questi testi, si pu6 constatare
che l'utilizzazione dei materiali ed i procedimenti di lavorazione di eta medievale
erano analoghi a quelli di eta romana, e che lo sviluppo di queste tecniche fu minimo
fino al XII secolo. II problema dell'arte e della tecnica delle miniature dei codici anglosassoni e
stato affrontato dal Dodwell. Esordendo egli ha preso in considerazione non solo la
tecnica deH'alluminazione, ma anche la personality dei miniatori, definiti artisti in
quanto operavano mediante scene originali, non copiate, ed esprimevano una loro
propria spiritualita. Questi miniatori appaiono tuttavia immersi nell'anonimato,
perche la loro funzione, rispetto a quella dello scriba, era sottovalutata; cosi ci sono
stati tramandati i nomi di questi ultimi, mentre ignoriamo quelli dei pittori. I mano scritti esaminati dal Dodwell, appartenenti al periodo compreso tra l'inizio del X e la fine dell'XI secolo, mostrano una tecnica di alluminazione molto raffinata: veni
vano usati principalmente due stili, uno con le figure a tutto colore, l'altro con le
figure disegnate. L'uso di uno stile, in questi manoscritti, non escludeva l'altro, anzi,
il loro uso promiscuo permetteva al miniatore di fame uno strumento della sua espres sione artistica: infatti le figure piu rappresentative venivano disegnate
a pieno colore, mentre i personaggi secondari erano tratteggiati a solo contorno. Nella parte centrale
della relazione, il Dodwell ha illustrato le varie fasi della tecnica a pieno colore, pren dendo in esame un manoscritto di Canterbury (1010-1023) alluminato con cinque
centocinquanta miniature, molte delle quali non portate a termine. II loro esame ha
dato modo al Dodwell d'individuare cinque fasi nella tecnica delle pitture miniate.
Sugli aspetti tecnici del disegno tessile ha parlato Agnes Geijerche; ha esaminato molti motivi di disegni notando che spesso si giunge ad un disegno stilizzato. Secondo la studiosa, occorrerebbe vedere il ruolo che ha avuto la tecnica nella creazione di
questo particolare stile, e a questo scopo ha auspicato l'allargamento dell'indagine mediante mezzi scientifici, come l'analisi chimica dei colori e delle fibre tessili.
Problemi attinenti alia moneta sono stati trattati da Franco Panvini Rosati.
Egli ha descritto i procedimenti e i metodi di lavorazione molto ampiamente, e ha esa minato le monete ostrogote, longobarde
e carolinge, sottolineando la continuita di
luoghi e di coniazione: solo le zecche piu importanti dell'eta romana continuarono a
funzionare in eta ostrogota. Vi lavorarono gli artigiani romani ed i loro eredi, costi
tuendo il piu importante elemento di continuita.
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Successivamente pero, in epoca longobarda, le principali zecche di origine romana,
Roma e Ravenna, caddero sotto i bizantini, e i longobardi furono costretti ad alle
stirne altre con nuovi lavoranti. Si verificarono, percio, mutamenti tecnici per
quanto, per esempio, riguardava la preparazione dei tondelli, non ottenuti phi per fusione; nell'insieme, i secoli VI e VII videro dei tipi di monete molto piu rozzi ed
improvvisati: si verificarono in questa epoca particolarita prima ignote, come la sci
fatura. Non continuita, dunque, ma neppure frattura totale: i longobardi infatti
batterono moneta aurea, sulla linea della tradizione romana, e adottarono il tremisse
costantiniano. NelPultima parte della sua lezione, il Panvini Rosati ha preso in esame il problema dei monetieri, depositari di un mestiere all'interno del quale vigeva una altissima special]zzazione, illustrando brevemente le funzioni dei ?procuratores omcinae ?, che erano i soprintendenti alia zecca, e degli
? officinatores ?, addetti alia
incisione e battitura dei tondelli.
II problema dei monetieri era stato affrontato dal Lopez, nella introduzione,
per fare presente la vasta accezione che il termine artigiano poteva assumere, indi
cando non solo l'umile artigiano, ma designando anche categorie di persone molto
ragguardevoli; i monetieri, raggiunsero nella vita cittadina una posizione di presti
gio, per ricchezze, posizione sociale, parentele.
La lezione di Ottone d'Assia ha avuto per tema la produzione di ceramica nel
periodo delle migrazioni nelPEuropa centrale e meridionale.
Esaminando le produzioni artigianali della zona del medio Reno; Poratore ha distinto due tipi di produzione di ceramica, uno prodotto su scala industriale, e uno
di piccola produzione locale. Mentre per le ceramiche del III, IV, V secolo, vi fu con tinuita con quelle di epoca romana, dal VI sorsero nuove fornaci le cui ceramiche
presentavano caratteri tipici di ascendenza franca. Per quanto riguarda PItalia, lo
studioso ha rilevato la difficolta di datare i reperti tombali di tradizione romana del V secolo, a causa della estrema semplicita
e mancanza di caratteri tipici. Accanto a
questa ceramica di tipo romano egli ha notato in questi secoli anche la presenza di una ceramica che per i caratteri stilistici tipici, quali la lucidatura e i motivi orna
mentali, e riconosciuta come longobarda. La Weill inline ha illustrato Putilizzazione di moderne tecniche d'indagine per
la conoscenza della composizione metallica dei gioielli merovingi. La maggior parte delle lezioni sono state completate dalla proiezione di diapositive che le hanno rese
molto piu vive e suscettibili di comprensione concreta. Anche le discussioni che hanno
seguito le varie relazioni, hanno permesso un chiarimento e un approfondimento ul
teriore dei problemi esposti dagli studiosi.
II tema piu notevole emerso da questa Settimana di Studi b stato quello della con tinuita o frattura tra eta classica e mondo medievale, con il quale tutti si sono ci
mentati, sottolineando la continuita totale o parziale e gli elementi di differenziazione.
Di sostanziale continuita si b parlato in merito ai procedimenti tecnici in senso stretto, pur essendoci stati apporti dai nuovi 'ethnoP barbarici, ma anche si b potuto vedere che la loro utilizzazione si restrinse coerentemente al piu lento processo di
sviluppo della societa medievale, in quanto venne a mancare quel tipo di organizza zione sociale che ne aveva permesso lo sfruttamento su larga scala.
Questa conclusione b stata tratta in modo esplicito dal Perkins, ma mi sembra
che possa adattarsi alia maggior parte delle relazioni tecniche, e a quelle storico isti tuzionali. Anche la Cracco Ruggini e il Mor, infatti, hanno rilevato, nel permanere della funzione e della dipendenza dei collegi dallo stato, quell'elemento di continuita che non si trova nella legislazione. Totale continuita della monetazione romana nel
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periodo ostrogoto h stata individuata dal Panvini Rosati, dovuta alia continuity di funzione delle zecche e al permanere dei medesimi lavoranti, e quindi all'adozione
delle medesime tecniche. In eta longobarda invece le mutate condizioni storiche im
pedirono lo sfruttamento delle zecche romane e provocarono una frattura tra mone
tazione romana e longobarda, pur nel mantenimento di taluni caratteri comuni come
la monetazione aurea e l'adozione del tremisse.
Patrizia Tosi
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