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Notiziario dei soci del Mosca Club Treviso IL PUNTO (a cura del Presidente) 3° TRIMESTRE 2009 Mosca Club Treviso c/o Circolo Sportivo “La Gemma”, via Marie, 1 - 31030 Dosson (TV) tel. 0422490294 Direttore responsabile: Rizzo Sebastiano Registrazione al Tribunale di Treviso n° 55 del 01/03/2007 Presidente: Franco Pistolato, via A. Gramsci, 55/6 - 30035, Mirano (VE) tel. 347 5050784 H.U. Segretario: Alessio Berti 313 8605295 Sito internet: www.moscaclubtreviso.it Notiziario del MOSCA CLUB TREVISO Anno di fondazione 1971 (continua a pag. 2) Poste Italiane S.p.a. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - CNS TREVISO ANNO 35 N° 127 I GIOVANI, VERA RISORSA Il degrado ambientale, del quale soffrono in modo molto grave anche i nostri fiumi, sta ormai raggiungendo livelli insostenibili per il nostro pianeta. Le scelte fatte dall’uomo, in particolare da due secoli ad oggi, improntate al miglioramento tecnologico, all’urbanizzazione e all’industrializzazione selvagge (spesso sorrette da motivazioni esclusivamente d’interesse economico), hanno sottovalutato che tutto ciò avveniva a scapito dell’ambiente, creando le basi per una futura distruzione della specie umana stessa. Adesso ci troviamo di fronte ad un bivio: continuare così in uno sviluppo non sostenibile oppure imporre a livello globale la ricerca ed applicazione di nuove tecniche e sistemi che permettano il progresso dell’uomo garantendo al tempo stesso il rispetto dell’ambiente naturale. Non è, però mia intenzione, in quest’editoriale, analizzare le molteplici problematiche, che a prima vista derivano da un sistema capitalistico “distorto” che produce un consumismo “indotto”, ma porre l’attenzione su uno degli strumenti, forse il più sensato, per ambire ad un progresso sostenibile nel futuro: l’educazione dei ragazzi. La nostra generazione continua a vedere, anche contribuendo inconsciamente, l’inesorabile distruzione ambientale; i bimbi e giovani d’oggi, di ciò, hanno solamente sentito dire, ma non l’hanno né vista né vissuta. I ragazzi d’oggi, pur partendo con l’handicap sopraccitato, hanno, però, l’eccezionale vantaggio di avere, grazie ad un giusto impiego di internet, una visione globale ed immediata della situazione ( a noi ex ragazzi di campagna ci sono voluti cinque anni per accorgerci che nel fosso dietro casa non cantavano più le raganelle). Educarli vuol dire anche informarli, fargli capire che la società li sta bombardando di finti bisogni (sempre che ce ne siamo resi conto noi), che i computer hanno un costo e che lo stesso non deve essere pagato dall’ambiente e, nel nostro caso di PAM, che i veri fiumi non sono quelli con le rive in cemento, che raddrizzarne il loro corso non si ritarda, ma al contrario si anticipa una piena, che le escavazioni vanno fatte per riportare i massi e le ghiaie in eccesso dove il fiume le ha erose, che esiste la vita nell’acqua. Tra le tante figure che fanno educazione sicuramente possiamo annoverare le Associazioni ambientaliste (con il rammarico che non hanno tenuto in considerazione la vita dentro l’acqua es. i pesci e gli insetti, esaltando al contempo anatre, oche , cigni, ecc..) e le Istituzioni (che da una parte potrebbero fare un po’ di più, avendo mezzi e risorse che altri non hanno e dall’altra sono bloccate avendo “le mani ingessate” dalle esigenze del nostro sistema politico/economico).

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IL PUNTO(a cura del Presidente)

3° TRIMESTRE 2009

Mosca Club Treviso c/o Circolo Sportivo “La Gemma”, via Marie, 1 - 31030 Dosson (TV) tel. 0422490294 Direttore responsabile: Rizzo Sebastiano Registrazione al Tribunale di Treviso n° 55 del 01/03/2007Presidente: Franco Pistolato, via A. Gramsci, 55/6 - 30035, Mirano (VE) tel. 347 5050784 H.U.Segretario: Alessio Berti 313 8605295

Sito internet: www.moscaclubtreviso.it

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Anno di fondazione 1971

(continua a pag. 2)

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ANNO 35 N° 127

I GIOVANI, VERA RISORSA

Il degrado ambientale, del quale soffrono in modo molto grave anche i nostri fiumi, sta ormai raggiungendo livelli insostenibili per il nostro pianeta. Le scelte fatte dall’uomo, in particolare da due secoli ad oggi, improntate al miglioramento tecnologico, all’urbanizzazione e all’industrializzazione selvagge (spesso sorrette da motivazioni esclusivamente d’interesse economico), hanno sottovalutato che tutto ciò avveniva a scapito dell’ambiente, creando le basi per una futura distruzione della specie umana stessa. Adesso ci troviamo di fronte ad un bivio: continuare così in uno sviluppo non sostenibile oppure imporre a livello globale la ricerca ed applicazione di nuove tecniche e sistemi che permettano il progresso dell’uomo garantendo al tempo stesso il rispetto dell’ambiente naturale. Non è, però mia intenzione, in quest’editoriale, analizzare le molteplici problematiche, che a prima vista derivano da un sistema capitalistico “distorto” che produce un consumismo “indotto”, ma porre l’attenzione su uno degli strumenti, forse il più sensato, per ambire ad un progresso sostenibile nel futuro: l’educazione dei ragazzi. La nostra generazione continua a vedere, anche contribuendo inconsciamente, l’inesorabile distruzione ambientale; i bimbi e giovani d’oggi, di ciò, hanno solamente sentito dire, ma non l’hanno né vista né vissuta.I ragazzi d’oggi, pur partendo con l’handicap sopraccitato, hanno, però, l’eccezionale vantaggio di avere, grazie ad un giusto impiego di internet, una visione globale ed immediata della situazione ( a noi ex ragazzi di campagna ci sono voluti cinque anni per accorgerci che nel fosso dietro casa non cantavano più le raganelle).Educarli vuol dire anche informarli, fargli capire che la società li sta bombardando di finti bisogni (sempre che ce ne siamo resi conto noi), che i computer hanno un costo e che lo stesso non deve essere pagato dall’ambiente e, nel nostro caso di PAM, che i veri fiumi non sono quelli con le rive in cemento, che raddrizzarne il loro corso non si ritarda, ma al contrario si anticipa una piena, che le escavazioni vanno fatte per riportare i massi e le ghiaie in eccesso dove il fiume le ha erose, che esiste la vita nell’acqua.Tra le tante figure che fanno educazione sicuramente possiamo annoverare le Associazioni ambientaliste (con il rammarico che non hanno tenuto in considerazione la vita dentro l’acqua es. i pesci e gli insetti, esaltando al contempo anatre, oche , cigni, ecc..) e le Istituzioni (che da una parte potrebbero fare un po’ di più, avendo mezzi e risorse che altri non hanno e dall’altra sono bloccate avendo “le mani ingessate” dalle esigenze del nostro sistema politico/economico).

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Nel nostro piccolo anche il MCTV è presente nel territorio con giornate (purtroppo finora poche) con i bimbi, dedicate alla conoscenza degli ecosistemi fluviali. L’ultima di queste (di notevole importanza ed impatto in quanto raggiungerà i bimbi e ragazzini all’interno delle scuole) è la partecipazione in un DVD formativo, per scuole elementari e medie delle province di Treviso, Belluno e Venezia, sulla vita della Piave. Il lavoro organizzato dal WWF Regione Veneto (eccellente la regia di Murielle Drouille) con la collaborazione di Piavevenire Legambiente di Treviso (capitanata da un vulcanico Fausto Pozzobon) è stato improntato con un criterio di novità rispetto ad altre esperienze similari, quali il conoscere il fiume in tutte le sue tematiche coinvolgendo tutti gli attori che lo vivono. Il DVD si sviluppa in una sequenza d’interviste (in fiume) da parte di due bimbi ad: Andrea Agapito - WWF (Acqua in generale), Gigi Ghedin – WWF (Normativa +Piani/strumenti e progetti d’escavazione), Fausto Pozzobon – Legambiente (I biotopi, magredo, bosco igrofilo e fascia arboreo-arbustiva di riva, lanche e zone umide in linea delle risorgive), Franco Pistolato - Mosca Club Treviso – UNPeM (Tutela della fauna ittica, i luoghi da difendere nel Medio Corso, azioni del Mosca club per la salvaguardia del fiume), Alberto Piovesan - arch. Locale (Geomorfologia/sistema fiume, Gian Pietro Barbieri - Legambiente (Lettura del paesaggio e suggestioni lungo il fiume), Roberto Loro – ittiologo (Biologia delle acque interne, la qualità dell’acqua della Piave ed i Macroinvertebrati), Francesco Ghetti - Ca’Foscari/Scienze ambientali (Dati introduttivi e necessità di un radicale cambio d’atteggiamento nei confronti della risorsa Acqua e Fiume), Anna Fredda (Escavazione/asportazione/movimentazione), Romanazzi – faunista (Anfibi e reti alimentari delle zone umide nel Medio Corso),Saraiotta – Faunista (Uccelli e linea di migrazione fluviale), Fiorenzo Scarabel –Uomo della Piave (Aspetti antropologici e qualità della vita nella golena della Piave).Per il nostro sodalizio due sono gli elementi di soddisfazione nel partecipare all’iniziativa: il primo che è quello di aver avuto l’opportunità di contribuire all’approccio educativo dei ragazzi ed il secondo di essere stati scelti quali rappresentanti dei pescatori del Veneto. Tornando al concetto del degrado ambientale e nuova cultura dei giovani, bisogna, nonostante la situazione sia grave, continuare a pensare in positivo, anche al di fuori delle nostre prerogative societarie perché, anche se non saranno quanti noi vorremmo, i ragazzi futuri che pescheranno a mosca, tra tutti quelli che hanno ricevuto una nuova cultura educativa, molti faranno parte della nuova schiera d’imprenditori e politici ed avranno le basi culturali per gestire al meglio la sostenibilità dello sviluppo.

Franco PistolatoIdea della scenetta

Quanto sottoriportato è il “succo” dell’intervista di due bimbi (i nomi sono inventati) sulla quale consiste la nostra partecipazione al DVD. La stessa “grossomodo” farà parte (insieme alle altre partecipazioni) di un opuscolo cartaceo allegato al DVD stesso.

I due bambini sono in riva al fiume

Michele: Francesca guarda là un pescatoreFrancesca: sta pescando in uno strano modo, disegna come dei cerchi nel cielo e a differenza del pescatore che abbiamo visto prima, lui non trattiene i pesci, ma li rimette in acqua.

Nel frattempo il pescatore si avvicina ai bimbi

Michele: ciao pescatore come ti chiami?Ciao Franco e voi?

Michele: ma che tipo strano di pesca che fai Si, pesco a mosca, con delle imitazioni artificiali degli insetti che vivono nel fiume dei quali si nutrono i pesci, in particolare le trote.Francesca: ci mostre le imitazioni?Certo (apertura scatola e .. visione insieme di parti del libro ..a Pesca d’Emozioni)

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Francesca: ho visto che hai preso una trota e l’hai rimessa in acqua, ma perché non ti tieni i pesci per mangiarli?Vedete ragazzi, nel fiume non ci sono tante trote e se ognuno di noi le trattiene, nel fiume non ce sarebbero più e bisognerebbe metterne dentro di quelle d’allevamento che però non sono quelle originarie del fiume.

Michele: il mio professore a scuola mi ha detto che ci sono diversi tipi di troteHa ragione il tuo professore (visione foto dei pesci ..dal nostro libro). Questa è la trota iridea o arcobaleno e la trota fario, che non sono originarie di questo fiume, questa è la trota marmorata o padana e questo è il temolo. Questi ultimi due sono i veri pesci autoctoni della Piave, il primo è in via d’estinzione, il secondo in questa zona è già estinto

Francesca: ma mio nonno mi racconta che una volta ne prendeva tante di trote e ce n’erano sempre.Una volta si, il Piave era diverso, non c’era inquinamento, aveva tanta acqua, adesso d’acqua ne ha ben poca perché è fermata dalle dighe per produrre energia elettrica, viene utilizzata per l’irrigazione dei campi, per l’industria; inoltre il fiume viene sempre deturpato con scavi di ghiaia che tolgono i grossi sassi che servono da riparo e per creazione di zone di riproduzione delle trote e per finire da una decina d’anni sono apparsi a centinaia i cormorani che mangiano 1⁄2 Kg di pesce al giorno.

Michele: Ma se rilasci le trote, queste dopo essere state punte non muoiono?No, pescando le trote, con l’ausilio della mosca artificiale con l’amo senza ardiglione (mostra dell’amo) non si lacerano i tessuti delle stesse ed essendo agganciate nella parte estrema della bocca (dove non sono presenti nervi sensibili) non sentono dolore. Al contrario, chi pesca con le esche naturali, l’amo con l’ardiglione si conficca in gola ed anche se poi sono rilasciate il 50% di esse muoiono.

Francesca: Ho visto che hai uno stemma sul giubbetto, cosa vuol dire? E’ il simbolo del Mosca Club Treviso appartenente all’Unione Nazionale Pescatori a mosca. Un’associazione dove fan parte tanti amici che condividono una stessa filosofia che è quella di promuovere la pesca a mosca quale sistema che permette di ridare la libertà alle trote e restituirle al loro fiume, ma anche che si impegnano con iniziative quali pubblicazioni, congressi ed altro per far si che il fiumi continui a vivere. Inoltre abbiamo un servizio di vigilanza che controlla costantemente il fiume dando consigli ad altri pescatori ed intervenire se questi non rispettano le regole.

Michele: Ma del controllo del fiume non si occupano le autorità.Sì Michele hai ragione, ma hanno anche tanto altro da fare mentre noi pescatori sempre presenti nel fiume, abbiamo modo di dare l’allarme appena si possa vedere l’acqua inquinata, notare se fanno devastazioni nei fiumi e tante altre cose.In pratica i pescatori sono le vere sentinelle del fiume.

Beh… ragazzi adesso vi lascio, voglio godermi ancora un’ora di pesca in questo fantastico fiume che è la Piave..Ah.. mi auguro di ritrovarci ancora in queste sponde, magari perché nò …con una canna da mosca in mano. Ciao

Michele e Francesca: Ciao Franco Pistolato

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ACQUA BENE COMUNE: Storia, Civiltà Vita

(Facoltà di Scienze Politiche, 12 marzo 2009).Intervento Paolo Rumiz

E’ un peccato che non possa parlarvi a voce. Solo a voce avrei potuto comunicarvi l’urgenza, la rabbia e l’indignazione legate al tema primordiale dell’acqua. Sono un professionista della parola scritta, ma so che solo il racconto orale sa trasmettere sentimenti forti.Questo scritto è dunque solo un ripiegamento, dovuto a forza maggiore. E sappiate che gli uomini che avrei dovuto affiancare in quest’incontro sono i responsabili della mia passione per la questione idrica. Dunque perfetti per accendere anche la vostra. Mi sono occupato di molti temi nel mio mestiere. Guerre etniche e planetarie, crolli di sistemi e di alleanze politiche, esplorazione dei territori e viaggi alle periferie del mondo. All’acqua sono arrivato solo pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a una segnalazione di Emilio Molinari. Era successo che era stata approvata una legge che rendeva inevitabile la privatizzazione dei servizi idrici. La svendita di un patrimonio comune, mascherata da rivoluzione efficientista. Tutto questo era avvenuto nel mese di agosto, alla chetichella, senza proteste da parte dell’opposizione. Il popolo era rimasto tagliato fuori da tutto. Gli interessi attorno all’operazione erano così trasversali che i giornali avevano taciuto, i partiti e i sindacati pure. Mi sembrava inverosimile che una simile enormità potesse passare sotto silenzio. Così ne ho scritto. E la pioggia di lettere attonite che ho ricevuto in risposta hanno confermato l’assunto. L’Italia non ne sapeva niente. Non entro nello specifico di questa scandalosa ruberia inflitta agli italiani. Altri lo faranno meglio di me. Dico solo che occupandomene, dopo 35 anni di mestiere, ho provato lo stesso brivido della guerra dei Balcani. Come allora, ho avuto la certezza che cadesse un sipario di bugie, e si svelasse la verità nuda di una rapina ai danni del Paese e dei suoi abitanti, l’ultimo assalto a un territorio già sfiancato dalle mafie, dalle tangenti e dalla dilapidazione del bene comune. Pensiamoci un attimo. I giornali pompano mille emergenze minori per non farci vedere quelle realmente importanti. La tensione etnica aumenta. Ci parlano di clandestini, di rumeni stupratori, di terroristi annidati nelle moschee. Ci infliggono ronde per tenere testa a una criminalità che - stranamente - non include la camorra, la speculazione edilizia o lo strapotere degli ultras. Televisione, telefonini. I-pod costruiscono una cortina fumogena che incoraggia il singolo ad arraffare e impedisce al gruppo di reagire. E’ così evidente. Noi non dobbiamo sapere che esiste un’altra e più grave emergenza: la distruzione del territorio. Un’emergenza così grave che la lingua dell’economia non basta più a descriverla. Oggi serve la lingua del Pentateuco, o dell’Apocalisse di Giovanni, perché viviamo un momento biblico. “E verrà il giorno in cui le campagne si desertificheranno e la boscaglia invaderà ogni cosa, i ghiacciai entreranno in agonia e l’aria diverrà veleno. Il tempo in cui la natura sarà offesa nelle sue parti più vulnerabili”.Se i nostri padri ci avessero fatto una simile profezia non li avremmo creduti. Invece succede. Siamo in guerra. Una guerra contro i territori. In Italia è iniziata la guerra per l’accaparramento delle ultime risorse. Sta già avvenendo: Cementificazione dei parchi naturali Requisizione delle sorgenti Privatizzazione dell’acqua pubblica Discariche e inceneritori negli spazi più incontaminati del Paese Ritorno al nucleare Grandi opere imposte con la militarizzazione dei territori e la distruzione di interi habitat Fiumi già in agonia, disseminati di ulteriori centrali idroelettriche Impianti eolici che stanno cambiando i connotati all’Appennino Tutto conduce su questa strada: La ricorrente invocazione di poteri forti ai danni del parlamento Il fallimento del pubblico e l’invadenza del privato La sottrazione delle risorse ai Comuni Lo smantellamento della democrazia diretta La corsa a un federalismo irresponsabile che assomiglia tanto a una licenza di sperpero La deregulation legislativa La crisi della scuola e delle università La visione speculativa e finanziaria dell’economia E’ come negli anni Trenta: crisi del capitalismo, opposizione inesistente, criminalità

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diffusa. Ma con in più (e in peggio) la desertificazione dei territori, lo spopolamento della montagna. Il “Paese profondo” si è talmente indebolito che oggi l’atteggiamento predatorio che abbiamo rivolto prima verso la Libia o l’Etiopia e poi verso l’Est Europa, può essere rivolto verso l’Italia medesima senza il rischio di una rivoluzione. Anche noi diventiamo discarica, miniera, piantagione.E anche da noi i territori deboli sono lasciati completamente soli di fronte ai poteri forti. Come le tribù centro-africane. Guardate cosa succede con l’eolico. Gli emissari di una multinazionale dell’energia si presentano a un comune di cinquecento - mille abitanti. Offrono centomila euro l’anno per due o tre pale eoliche alte come grattacieli di trenta piani. Il sindaco al verde non ha alternative. Accetta. Per lui quelle pale sono il solo modo per pagare l’illuminazione pubblica e gli impiegati. La Regione e lo Stato non intervengono. In nome dell’emergenza energetica passano sopra a tutto, anche a un bene primario come il paesaggio.Risultato? Oggi la rete eolica italiana non è il risultato di un piano ma del caso. Segna come le pustole del morbillo i territori deboli, incapaci di contrattare. Con l’acqua la situazione è ancora più limpida. Vi racconto cose che ho visto personalmente. Qualche scena, capace di illuminare il tutto. Alta Val di Taro. C’è una fabbrica di acque minerali che succhia dalle falde appenniniche in modo così potente che nei momenti di siccità gli abitanti del paese - noto fino a ieri per le sue fonti terapeutiche e oggi semi abbandonato - restano senz’acqua nelle condutture pubbliche. C’è una protesta ma il sindaco tranquillizza tutti in consiglio comunale. “Non abbiate paura - dice - quando mancherà la NOSTRA acqua, la fabbrica pomperà la SUA nei nostri tubi”. L’acqua del paese è data già per persa, requisita dai padroni delle minerali. L’idea che si tratti di un bene pubblico e prioritario non sfiora né il sindaco né la popolazione rassegnata.Recoaro, provincia di Vicenza.Una pattuglia di “tecnici dell’acqua” (così si presentano), fanno visita a una vecchia che vive sola in una frazione di montagna. Le chiedono di poter fare delle verifiche alle falde. La donna pensa che siano del Comune. Il lavoro dura un mese. I tecnici trivellano, trovano acqua. Poi chiudono il pozzo aperto con dei sigilli. A distanza di mesi si scopre che la fabbrica di acque minerali giù in valle sta facendo un censimento delle fonti potabili in quota, in vista della grande sete prossima ventura della Terra in riscaldamento climatico. I parenti della donna si accorgono del maltolto e sporgono denuncia. Scoprono di essersi mossi appena in tempo per evitare l’usucapione del pozzo. Il sindaco tace. Gli abitanti di Recoaro pure. Ciascuno vende le sue fonti in separata sede.Castel Juval, in val Venosta.Qui potete fare le vostre verifiche da soli. Vi sedete al ristorante dell’agriturismo di Reinhold Messner e chiedete dell’acqua. Scoprirete di avere due opzioni. L’acqua minerale – la notissima acqua propagandata dall’alpinista sud-tirolese – e l’acqua di fonte. La fonte di Reinhold Messner. Ebbene, anche questa è a pagamento. Metà prezzo rispetto a quella in bottiglia, ma anch’essa a pagamento. E la gente beve, estasiata. Vedere per credere.Che dire? Come gli abitanti della Somalia o del Mali, siamo disposti a pagare ciò che ci sarebbe dovuto gratuitamente. Abbiamo rinunciato a considerare l’acqua come pubblico bene. La nostra sconfitta, prima che economica, è culturale. La grande vittoria del secolo scorso fu l’acqua nelle case. Oggi abbiamo accettato di tornare indietro. Siamo ridiventati portatori d’acqua. Come gli etiopi, arranchiamo per le strade con carichi inverosimili d’acqua e non riflettiamo che il valore reale della medesima è appena un centesimo del costo della bottiglia. Meno del costo della colla necessaria a fissare l’etichetta. Il dramma non è solo lo scempio delle risorse, ma la nostre insensibilità alla rapina in atto. Abbiamo accettato di farci derubare. Siamo un popolo rassegnato, e i signori delle risorse lo sanno perfettamente.Il dossier di un’azienda multinazionale finlandese descrive così una regione italiana del centro: “facilità di penetrazione, costi d’insediamento minimi, zero conflittualità sociale”. Soprattutto,“poche obiezioni ecologiche”. Sembra il Congo, invece è Italia.Grazie di avermi ascoltato.

Paolo Rumiz

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A salmoni sul Lagen in Norvegia

Il salmone atlantico, il mitico Salmo Salar, … e da dove potevo cominciare la mia prima esperienza di pesca a mosca con canna a due mani, … ma è ovvio dalla preda più ostica! Mi sono sentito un po’ come uno sbarbatello convinto di uscire con la più bella della scuola, e al primo appuntamento di riuscire pure a baciarla! Povero illuso! Per fortuna sono un tipo che vede il bicchiere mezzo pieno, e nonostante il clamoroso “cappotto”, non vi nascondo che mi piacerebbe riprovarci.Bene: dopo essermi tolto questo macigno dalla scarpa, con questa mia ammissione, ora posso passare a raccontarvi com’è pescare il Salmone in Norvegia.Dopo i dovuti corsi di lancio con canna a due mani, e intere serate a costruire decine di mosche da Salmone nelle versioni più disparate, io e gli amici Stefano Dupré, Aurelio Sandonà e il Presidente, Franco Pistolato, decidiamo di fare una sortita di una settimana in Norvegia sul fiume Lagen, ed esattamente presso la zona di Brufoss, in pratica un pezzo di paradiso in terra.

I miei compagni avevano un conto in sospeso, con l’amico Salmo Salar, che volevano regolare già da un paio d’anni, e allora anche questa volta, come l’ultima, ci siamo appoggiati, per la parte organizzativa, all’amico Max Malli, che devo dire, è riuscito benissimo in questa parte del viaggio, e un po’ meno nell’ equa distribuzione di aiuti pratici sul fiume. Abbiamo diviso l’avventura, con tre ragazzi toscani dall’indiscussa simpatia, Marco 1, Marco 2, e Stefano, anche loro alle

prime armi con il salmone atlantico (mi scuso, ma non ne ricordo i cognomi… anche se Marco 2 era riconoscibilissimo per l’ inequivocabile somiglianza con “Gimli” il mitico ed impavido nano guerriero della trilogia del “Signore degli Anelli”! ).I primi due giorni passano in una fase di stallo, sia noi sia gli amici toscani, non riusciamo a concretizzare nulla, ma anche se cominciano ad affiorare le prime congetture per dare una ragione al fatto che non si è preso ancora nulla, la portata d’ acqua piuttosto di questa o quella mosca, l’ idea di avere ancora quattro giorni di pesca belli pieni, ci rincuorava.Ma il primo colpo alla bocca dello stomaco lo riceviamo quando, dopo l’ ennesima levataccia alle quattro del mattino, per una mattinata di pesca nella zona rossa ( una delle “più” proficue, ma che permetteva di

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pescare solo mezza giornata), cediamo il posto ai nostri amici toscani. Non sapremo mai se la causa di tutto ciò fu la pioggia che cominciava a cadere, risvegliando l’attività dei pesci, o che altro, ma fatto sta che appena dopo qualche ora, Stefano è tornato con in braccio un bestione di sette chili e mezzo, e gli altri qualche trota di mare sopra il chilo.Un solo pensiero ci rincuorava, in altre parole il fatto che magari il pesce era entrato in attività, e forse l’indomani ci avrebbe regalato qualche bella cattura.La pesca qui ha dei ritmi abbastanza intensi, dalle quattro del mattino fino alle undici, pranzo e dopo una pennichella di un paio d’ore di corsa giù al fiume con il sedere a mollo fino a mezzanotte, attorniati dalle colline che si stagliavano ancora all’orizzonte, evidenziate dagli ultimi bagliori di luce del sole appena tramontato, ma pronto a riapparire dopo appena tre ore! Il paesaggio, lo devo ribadire, è davvero eccezionale, il verde dei campi e dei boschi, che si fonde con il lento e a tratti vorticoso fluire delle torbate acque del fiume, ci hanno fatto assaporare, grazie anche ai particolari giochi della luce, di paesaggi mozzafiato.Altro fattore che mi ha piacevolmente allietato lo spirito, è stato l’assoluto ed inscindibile grado di civile altruismo dei norvegesi, mitigato solo dal loro tipico comportamento, sicuramente meno “caloroso” del nostro mediterraneo, ma del tutto sincero e disinteressato. In poche parole, ovunque si andava, si trovava gente pacatamente disponibile, sempre con il sorriso sulle labbra, e allo stesso tempo potevi lasciare incustodito qualsiasi oggetto, di valore o meno, che nessuno te l’avrebbe rubato, pratica oramai passata nel dimenticatoio nella nostra Italia. Torniamo a noi e al nostro caro amico salmone, … ecco forse possiamo dire che l’unico “norvegese” poco disponibile nei nostri confronti è stato proprio lui, Mr. Salmo Salar!Dopo l’ennesimo diniego del nostro salmone nel farsi catturare, abbiamo optato per una gita ad Oslo, forse per riordinare le idee, e giocarci gli ultimi assi nel fine partita.forse per riordinare le idee, e giocarci gli ultimi assi nel fine partita.

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La “Dea bendata”, durante il penultimo giorno di pesca, non solo non ha voluto degnarci neanche di un piccolo sguardo, ma ha calato la sua attenzione nuovamente sul quel toscanaccio di Stefano, che mentre pescava nella riva opposta alla nostra, ci ha “deliziato” della cattura del suo secondo salmone circa di 6,5 kg, e vi assicuro che il gelo era ricalato tra le nostre file, nonostante il clima assolutamente estivo.E come si dice, da 30 a far 31, c’è stata la mancata cattura di un bel salmone da parte del nostro Stefano che, a causa di una tanto piccola, quanto importante svista, non ne ha permessa la cattura. Ovvero l’essersi scordato di tenere, dopo il lancio e il successivo mending, almeno un paio di metri di running line fuori dal mulinello, da cedere al pesce al momento della prima abboccata, alla quale, segue, dopo la tensione della coda, la ferrata finale.Bhè, come si dice a questo punto, si sarebbe dovuto fare zapping per almeno una mezz’ora buona, per non assistere a una serie di turpiloqui ed improperi che hanno persino raggiunto Odino, Thor, e tutto il resto degli dei del Walhalla (il paradiso dei valorosi vichinghi morti in battaglia!).Facendo un riepilogo della situazione, il nostro Stefano e il Presidente hanno preso una trota di mare a testa, io ed Aurelio nulla.L’ultimo giorno, lo sconforto ci aveva talmente pervaso, che non ci siamo neanche svegliati in tempo per l’ultima pescata, abbiamo così dedicato le ultime ore, ai preparativi per la partenza.Infatti, dopo un ottimo pranzo tutti assieme, abbiamo passato parte del pomeriggio a Larvik, ridente cittadina, alla foce dello stesso Lagen, per poi avvicinarsi all’aeroporto di Oslo, e salutare, anche se con un po’ d’amaro in bocca, la Norvegia e i suoi salmoni… ma non per sempre, ovviamente!

Andrea Conte

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CORSO LANCIO/COSTRUZIONE SESSIONE INVERNALE 2008/2009

Come di consueto e con nostro enorme piacere anche quest’ anno è stato organizzato il corso di lancio e costruzione al club. La buona presenza e l’interesse che ogni anno suscita ci fa ben sperare e ci appaga delle corse e tempo dedicati.Un club per continuare a proliferare ha continuamente bisogno di nuova “linfa” e di continuo confronto.A questi nuovi iscritti volevo semplicemente dire che saranno organizzati ulteriori corsi di approfondimento e nelle serate del venerdì frequentando il club ci sarà modo di trovare le risposte alle numerose domande che un semplice corso non può dare se paragonato agli anni di esperienza (e di capotti !) dei soci che lo frequentano.

Ai “vecchi” soci vi ricordo che se volete farvi avanti per aiutarci c’è sempre spazio, quest’anno ad esempio abbiamo già delle richieste e quindi voglio ringraziare anticipatamente queste persone.

Un in bocca al lupo per la stagione di pesca ai nuovi “moschisti”: Giuliano, Gino, Corrado, Fabio, Massimo, Franco, Giuseppe, Valerio, Manuel e Mario.

Un ringraziamento agli istruttori vulcanici (probabilmente se io ho continuato a pescare a mosca dopo i primi insuccessi lo devo anche alla loro capacità di trascinamento):

Giorgio, Loris, Marco Cason e AndreaMarco Casellato

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CORSO DI LANCIO SIMIN COLLABORAZIONE CON IL MOSCA CLUB TREVISO

Tre giorni intensi per un bilancio più che positivo almeno sentendo i commenti.

Il corso si è svolto a Maserada sul Piave il 16 e 17 maggio preceduto dalla lezione di teoria del lancio tenuta dal Direttore tecnico della Scuola Claudio Roberto Tosti nella serata del venerdì.

Dopo aver sbrigato tutta la burocrazia delle iscrizioni, è stato il momento della lezione teorica, che normalmente accompagna corsi di perfezionamento e non di apprendimento del nostro caso.Questa formula era già stata collaudata in un corso precedente di qualche anno fa con un ottimo riscontro. Alla lezione hanno partecipato con interesse anche i soci del club non iscritti al corso in quanto la giornata del venerdì è quella dedicata al ritrovo.Pur non essendo argomenti di facile comprensione Claudio ha cercato di spiegare i concetti affiancandoli ad esempi “visivi” per renderci più facili le cose e questo è stato molto apprezzato; ormai la sua lunga esperienza lo ha portato a selezionare le parole giuste per far capire effetti legati alla fisica del lancio.I due giorni seguenti sono stati dedicati alla pratica sia su prato che in acqua in località Salettuol di Maserada nelle vicinanze del Ponte.Le temperature esplose in questi giorni ci hanno messo alla prova, ma nonostante tutto l’impegno non è mai sceso da parte dei corsisti, (probabilmente grazie anche alla lontananza del chiosco delle birre dal fiume!) dandoci delle belle soddisfazioni; da tener presente che su dieci partecipanti quattro non avevano mai preso una canna da mosca in mano.

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Nei giorni precedenti sono stato letteralmente bombardato da richieste ma purtroppo all’ultimo momento, e come potete immaginare per organizzare istruttori che si fanno anche 500-600 km per esserci non riusciamo ad organizzarli all’ultimo, peccato perché tra quest’ultimi e con qualche ammalato arrivavamo a sedici persone; un gran bel risultato per un club. Quindi per i prossimi il consiglio è di prenotare per tempo.

Per quanto mi riguarda è stata la mia prima esperienza da aiuto istruttore della Scuola italiana, ora capisco perché ci sono molte persone che preferiscono partecipare ad un corso istruttori rispetto al farlo; per fortuna vedere i progressi dei corsisti da molte più soddisfazioni.

Un ringraziamento particolare va alla SIM sempre attenta nella divulgazione di questa tecnica a basso impatto ambientale, all’aministrazione di Maserada sul Piave che ha messo a disposizione l’area e alla Provincia di Treviso che ci ha permesso di poter esercitare il lancio nel fiume con una speciale deroga per i non residenti in Provincia.

Marco Casellato

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MOSCA CLUB TREVISO – UNPeM

Corso base di Lancio e Costruzione Autunno 2009

Il Corso inizierà Venerdì 06 Novembre alle ore 21 con la seguente articolazione: Una serata introduttiva di presentazione con visione video didattico, Otto serate con Lezioni di Tecnica e Pratica di Lancio, Lezioni di Entomologia e Costruzione degli Artificiali, Due uscite pratiche sul fiume con gli Istruttori, Un’uscita sul fiume col Presidente. Responabile corso: Marco 349 7778019,

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TYING WITH CDC (Seconda parte)

Libera traduzione dall'articolo originale in lingua inglese “Tying with CDC” (Costruire mosche artificiali col CDC n.d.t.) Presente su http://flyfisherman.com/ftb/hwcdc/

traduzione di Maurizio Lodi Continua l’interessante articolo sul cdc; in questa seconda parte sono trattati alcuni aspetti pratici circa la raccolta e l’utilizzo di questa versatile piuma.. La prima parte dell’articolo, comprendente la descrizione della struttura di una piuma di cdc, nonché i vari tipi classificati per morfologia, è stata pubblicata nel precedente notiziario (Secondo trimestre 2009 n°126)

Come raccogliere il CDC

Il CDC della miglior qualità proviene direttamente dalle piume dell’uccello. Il processo di raccolta è semplice e rapido e un esemplare di media maturità è in grado di offrire dalle 70 alle 100 piume utilizzabili..

Una volta sollevate le penne di copertura si può chiaramente trovare la ghiandola uropigea a vista, come pure col tatto. La parte visibile della ghiandola si presenta come un ciottolo luccicante che si protende dalla pelle che lo circonda ed è sormontato da un mucchietto di ciuffetti di piume (piume del Terzo tipo o ciuffi oliatori) sature d’ olio. Nell’illustrazione queste piume sono più scure e sono situate appena al di sotto dell’unghia del pollice. Le piume più grandi circondano la ghiandola e aumentano di grandezza man mano che si allontanano dal centro. In un’anatra selvatica di una certa età lo stelo delle piume più lunghe che ancora conservano la struttura classica del CDC può avere una lunghezza prossima ai due pollici (un pollice= cm. 2,54, n.d.t.). In un’oca può perfino eccedere i tre pollici.

Conservate i ciuffi oliatori (o penne oliatrici) saturi assieme al resto delle piume e, entro alcuni giorni, l’olio si sarà disperso in maniera omogenea su tutte le piume lasciando le piume oliatrici soffici e leggere.

Le piume di CDC fresche sono, per la più parte, esenti da parassiti ma, per maggior precauzione, mettete il contenitore con le piume nel “freezer” per almeno due giorni per uccidere qualsiasi larva che abbia raggiunto lo stadio di maturazione. A questo punto può darsi che alcune uova siano rimaste intatte, togliete allora il contenitore dal “freezer” per un giorno o due per consentire alle uova sopravvissute di schiudere quindi rimettete il tutto nel congelatore per altri due giorni per finire il processo.

Le piume di CDC circondano la ghiandola uropigea del volatile: Le piume oliatrici(ombreggiate nell’illustrazione di cui sopra)distribuiscono l’olio di CDC alle piume vicine.

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Informazioni e trucchetti con il CDC

Decolorazione. Decolorare le piume di CDC color “dun” naturale in una mistura di quantità uguali di acqua ossigenata(perossido di idrogeno) al tre per cento e normale ammoniaca per uso domestico dà come risultato un meraviglioso e caldo colore ambra chiaro. La tempistica non è di cruciale importanza e può variare da alcune ore a una notte di ammollo. Risciacquare poi le piume con acqua di rubinetto e lasciarle quindi asciugare all’aria. Lo stelo della piuma che ne risulta rimane flessibile e il processo di decolorazione sembra che lasci la struttura della piuma, nella maggior parte dei casi, intatta. Il miscuglio di acqua ossigenata e ammoniaca rilascia però vapori fastidiosi e dannosi per la salute; per questo motivo si consiglia di effettuare dette operazioni in un luogo ben ventilato.

Dubbing. Le barbule strappate dallo stelo costituiscono un valido materiale per “dubbing”. Usatele da sole oppure mescolatele ad altro pelo naturale o “dubbing” sintetico.; per questo motivo si consiglia di effettuare dette operazioni in un luogo ben ventilato.

Come costruire i corpi degli artificiali. Arrotolate una piuma del secondo tipo su di un foglio di “foam” rigido. Premete giù la piuma con la punta delle dita ed arrotolatela in maniera perpendicolare allo stelo. Cominciate dalla parte bassa e lavoratela verso l’alto in direzione della punta. Una volta che avrete formato una specie di “cordino” potrete fissarla per la punta e avvolgerla attorno al gambo dell’amo per ottenere un corpo galleggiante e a conicità naturale. Molti dei modelli di Marc Petitjean si basano su questo stile di corpo. Il fatto di includere lo stelo rende il corpo di queste imitazioni virtualmente indistruttibile (“a prova di proiettile” nel testo, n.d.t.) senza bisogno di rigaggi extra con funzione di rinforzo.

Come accorciare le piume. Quando si taglia il CDC con le forbici si ottengono dei bordi squadrati dall’aspetto innaturale. Strappate con le dita le barbule troppo lunghe ottenendo delle estremità rassomiglianti alle punte naturali.

Come asciugare gli artificiali. Preferisco asciugare i miei modelli in CDC usando una pezza di “amadou”. Ho sperimentato altri agenti essiccanti come il Shimazaki Dry Shake(in polvere) oppure il Frog’s Fanny (essiccante attivato dalla luce artificiale o naturale che dà all’imitazione un riflesso giallo-verdastro aumentandone il galleggiamento, usato anche per strike-indicators (?) n.d.t.), ma sembra che, una volta che si sia usato l’uno o l’altro dei due su di un artificiale, il galleggiamento duri solo il tempo di un altro pesce prima che gli agenti essiccanti debbano essere riapplicati. Le mosche essiccate con “amadou” possono essere rese nuovamente soffici e vaporose soffiandovi aria sopra o con alcuni falsi lanci.

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AUTODISCIPLINA 2008

Per gli appassionati di internet questo “codice” non è una novità, tanto che parecchi dei nostri soci vi hanno aderito. Di seguito viene riportato tutto il manifesto con la certezza che in una delle prossime serate n venga discusso il contenuto.

Un impegno che ogni pescatore dovrebbe prendere con se stesso per garantire un futuro alle acque libere.

Autodisciplina 2008, (memore di quanto positivamente aveva inciso l’analoga iniziativa intrapresa negli anni ‘70 da Rancati), è nata nella comunità di Pipam con l’obiettivo di raggruppare, sotto norme comportamentali “minime”, un numero sempre maggiore di pescatori, sensibilizzandoli sull’importanza degli ecosistemi acquatici come risorsa comune e sulla necessità di pescare in modo compatibile alle reali possibilità di sostentamento dell’ecosistema stesso.Il testo finora elaborato, pur nascendo da contributi di soli pescatori a mosca, si rivolge a tutti i pescatori. La scelta di adottare “un profilo basso”, di utilizzare parole pesate, vuole rispettare l’identità di tutti i pescatori per poterli coinvolgere superando le tante divisioni presenti in questa categoria. Il testo di Autodisciplina 2008 è, in questa fase, aperto ai contributi migliorativi, infatti mentre si cercano adesioni, si raccolgono pure osservazioni e proposte. Per prima cosa si cerca di capire quanti pescatori, condividono queste regole “minime” e sono disposti a sottoscriverle. Sono norme comportamentali unilaterali. Un semplice atto di impegno. Se non rispettate non comportano sanzioni, ma solo un esame di coscienza personale. Lo scopo è unificare e non dividere, quindi l’adesione o la non adesione non costituiscono né costituiranno un elemento di discrimina, né in un senso né nell’altro. L’obiettivo è quello di trovare uno strumento di unione al di là delle tante sigle, un manifesto che unisca tutti i pescatori a partire dalla mosca, dallo spinning per arrivare a dialoghi positivi e costruttivi con coloro che praticano la pesca con tecniche al momento più invasive al fine di crescere insieme per un futuro di pesca possibile, allineandoci così ai livelli dei paesi più avanzati in questo campo.

MODUS OPERANDINon ci sono, né ci dovranno essere fini personali o interessi economici. Il perfezionamento e la diffusione si baseranno su un totale volontariato. Se ci sarà necessità di lavorare si costruirà un gruppo di lavoro aperto a tutti coloro che vi vorranno partecipare. Ogni decisione, nel limite del possibile, dovrà essere condivisa, e approvata democraticamente. Non ci si vuole sostituire a nessuna associazione oggi esistente, semmai fornire uno strumento e dei numeri per migliorarne il lavoro.

PROSSIMI PASSICompletata la diffusione e la discussione del testo nell’ambito dei pescatori a mosca, subito dopo le ferie estive, si comincerà a far girare il manifesto anche negli ambienti degli altri pescatori. Sicuramente verranno proposte modifiche o aggiustamenti. Questi saranno portati all’attenzionedegli aderenti tramite Pipam e tramite email. Ne verrà chiesta l’approvazione tramite silenzio assenso o la non approvazione tramite email. Se la cosa va avanti si dovrà approfittare di qualche appuntamento dei pescatori a mosca, fiere o raduni, per trovarci de visu, e per poter portare avanti nel modo più efficace e produttivo l’iniziativa. Alcuni si sono già attivati per diffondere l’iniziativa direttamente presso gli assessorati e gli uffici preposti al rilascio delle licenze.NOTA: Le iniziative e/o novità territoriali inerenti l`argomento verranno inviate via email ai sottoscriventi che avranno fornito un indirizzo email a cui desiderano essere aggiornati. Le notizie saranno girate a tutti gli indirizzi in nostro possesso in `copia nascosta` in modo che se qualcuno non ha piacere a diffondere il proprio indirizzo email tra i sottoscrittori possa essere tutelato. Verrà fornita a tutti i sottoscrittori, sempre via email, la lista in chiaro con i nomi cognomi provincia ed eventuale club/associazione di appartenenza. La lista non sarà resa pubblica sul forum. Tutti i sottoscrittori potranno inviare eventuali notizie da partecipare agli altri tramite l`indirizzo [email protected] fino a quando non si riuscirà a essere organizzati in altri modi.

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AUTODISCIPLINA 2008

Consapevole che gli ecosistemi acquatici vivono un momento difficile, considerato che i pesci non sono più una fonte alimentare necessaria, ma un elemento fondamentale perchè il fiume, il mare e con essi la pesca, continuino a vivere, mi dichiaro pronto a rispettare, oltre quanto previsto dai regolamenti vigenti in materia di pesca, le seguenti norme:1) Rispettare la natura e l’acqua e in particolare:

− Evitare di lasciare qualsiasi rifiuto, lungo i corsi d’acqua, contribuendo a sensibilizzare in tale senso coloro che ancora non lo fanno.

− Denunciare o segnalare alle autorità competenti evidenti violazioni di legge in materia di tutela ambientale.

− Fare volontariato presso qualsiasi club o associazione di pesca in attività a tutela dell’ecosistema acquatico almeno due volte all’anno.

2) Rispettare gli altri e in particolare:− - Essere gentili e privi di atteggiamenti di presunta superiorità nei confronti di altri pescatori o

frequentatori degli ambienti fluviali che rispettano le leggi vigenti− Rispettare i pescatori che sono arrivati prima senza invadere il loro luogo di pesca e mantenendo

una distanza congrua a non pregiudicare la qualità della loro pesca− Tenere un comportamento rispettoso e collaborativo nei confronti del personale di

vigilanza,informandosi preventivamente su come contattarli in caso di necessità, e chiamandoli ogni volta che si riscontra un’ipotetica infrazione

3) Rispettare i pesci e in particolare:− - Evitare accuratamente la pesca e l’entrata in acqua nelle zone in cui ci sono freghe in atto − Minimizzare lo stress che subiscono applicando le seguenti cautele:

o Usare sempre ami singoli senza ardiglioneo Usare fili il meno sottili possibileo Recuperare il più velocemente possibileo Usare possibilmente guadini con rete tesao Liberare, se possibile, il pesce in acqua maneggiandolo con delicatezzao In caso di difficoltà a liberare l’amo, recidere il filoo Limitare il più possibile le foto, dei pesci, fuori dall’acqua

− Nella libertà della scelta di trattenere pesci secondo le normative locali vigenti, limitare l’eventuale prelievo di salmonidi autoctoni a un solo esemplare, rilasciando sempre le specie che nei singoli bacini corrono rischio di estinzione (a oggi: marmorata, temolo pinna blu, e luccio padano).

− Per le altre specie autoctone non a rischio di estinzione limitare l’eventuale prelievo alla metà di quanto previsto dalle normative locali vigenti. Per quelle alloctone attenersi alle disposizioni dei singoli bacini.

Autodisciplina, vista l’oggettiva difficoltà delle acque italiane ad autosostenersi, incoraggia la pratica di rilascio del pescato.

I pescatori che vogliono aderire ad Autodisciplina2008 oltre a sottoscriverla in Pipam o attraverso i vari siti Web, lo possono fare attraverso a questa Email: [email protected] fornendo i seguenti dati: Nome e Cognome, Provincia, Eventuale Club o Società di appartenenza, Email dove desiderano essere aggiornati sugli sviluppi dell’iniziativa

Autodisciplina ha da poco un proprio sito internet http://www.autodisciplina.org/ sul quale potrete trovare le evoluzioni dell’inziativa.

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IL SELVAGGIO AVISIO

Ponte del 25 aprile. Un ottimo week-end per fare una tre gironi di pesca, dopo un lungo invernale riposo forzato. La scelta ricade sul fiume Avisio nella Val di Cembra in Trentino Alto Adige.Era da un paio d’anni che volevamo andarci e l’anno scorso in un fine settimana, decidemmo di farci un salto per vedere come era fiume. Dalla strade che percorre la valle si intuisce solamente dove è il fiume, ma non lo si vede affatto, da quanto incanalato è nella gola della valle. Cercammo quindi un accesso per scendere, per vedere da vicino il fiume, ma non riuscimmo. Nonostante ciò decidemmo di non arrenderci, ma anzi di riprovarci, magari chiedendo l’aiuto a qualcuno che conosce meglio i luoghi. Nel mese di marzo, come da un paio di anni a questa parte si tiene la fiera della caccia e pesca a Riva del Garda. Proprio qui avevamo visto lo stend dell’associazione pescatori trentini. Chi se non loro potevano indicarci i posti migliori per pescare. Appena arrivati alo loro stand, chiediamo delle informazioni, precisando da subito che siamo pescatori a mosca e appena detto ciò ci fermano e ci

indicano una persona in particolare con cui parlare: Adriano, il presidente del mosca club Trento. Da subito Adriano si presta a darci una mano, indicandoci su una cartina geografica quali posti meglio frequentare, quale periodo e mosce da utilizzare. Ma noi osiamo di più e confidiamo che per il ponte del 25 aprile vorremmo venire su un paio di giorni per pescare, e se lui fosse così gentile da perdere un’ora di tempo per indicarci la strada giusta, ne saremo ben grati. Adriano da buon padrone di casa ci invita ben volentieri ad andare sull’Avisio e oltre tutto è ben disposto ad accompagnarci. E così venerdì 25 aprile di buon ora io e Marco ci dirigiamo verso la Val di Cembra. D’accordo con Adriano, il ritrovo è verso le 9:30 nel bel mezzo della valle. Ad accompagnarlo cè Toni, amico di vecchia data di Adriano. Fatti i convenevoli saluti andiamo a fare i permessi, dove io e Marco ci facciamo fare un paio di panini da portare via, il tutto “condito” da una bella bicchierata di Muller Turgau della Valle.Il primo posto che ci fanno conoscere è la zona No-Kill. La si raggiunge passando attraverso un paesino arroccato sulla montagna e di una bellezza quasi rara. Fortunatamente Adriano ha un fuori strada e infatti a un certo punto della strada mi fa segno di accostare e di lasciare la mia macchina li su uno spiazzo e di proseguire con loro. Alla fine della strada scendiamo e finalmente possiamo toccare con mano il famoso e agognato Avisio. Immediatamente rimaniamo stupiti per il colore scuro dell’acqua, impetuosa, veloce in alcuni tratti, ma anche calma e placida in altri. I sassi che si trovano in acqua sono abbastanza grossi, il che rende difficile poterci camminare dentro. Il fiume scorre incavato in una gola profonda, le cui pareti sono ripide e scoscese. Tutto intorno cè solamente foresta. Guardo il mio telefonino per vedere l’ora e mi accorgo che non c’è campo, insomma un fiume ancora “abbastanza” selvaggio. Ripartiamo in macchina e andiamo a vedere un’altra zona, più a valle rispetto a dove siamo adesso. Qui il fiume si fa più largo, la corrente diminuisce, ha ampie curve con dei profondi canaloni. Ed proprio

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qui che decidiamo di fermarci. Adriano e toni ci lasciano per andare a pescare verso un altro luogo visto il fatto che pescare in quattro persone in un tipo di fiume così sarebbe impossibile. In poco tempo ci cambiamo e siamo di fronte al fiume, marco prova subito su uno specchio d’acqua con una ninfa e dopo pochi lanci prende subito una fario. Poco dopo, pure io con una ninfa ne prendo una. Ci rendiamo subito conto che nonostante la taglia medio piccola delle trote, sono molto combattive, segno di un fiume “vivo”. Ci spostiamo e ci dirigiamo verso monte, iniziando a salire per un sentiero. Dopo pochi passi ci accorgiamo che più che un sentiero è quasi una ferrata; arriviamo in cima della strada e vediamo il fiume dell’alto, uno spettacolo unico, ma quanta fatica. Scendiamo e ci portiamo su una piana bellissima, molti sassi di pezzatura media, lungo tutto il corso del fiume, creano delle tane ottime per le trote e infatti proprio li abbiamo trovato le migliori catture. Ora peschiamo con una mosca secca, visto che la temperatura è salita di qualche grado.

Verso le 17:00 decidiamo di rincamminarci verso la macchina, anche perché siamo stati gentilmente invitati da Adriano a cenare con loro nella sua casa di montagna. Appena arrivati incominciamo a confrontarci sulla giornata di pesca, a parlare in generale della pesca a mosca, dei suoi problemi e aspetti positivi. A tarda ora, ma felicissimi per la serata Marco ed io decidiamo di andare a dormire e pertanto ci incamminiamo verso casa mia. Il giorno seguente decidiamo di rimanere a pescare in zona, nella valle del Chiese sempre in Trentino, per ritornare domenica nella zona NO-Kill dell’Avisio.

Infatti domenica mattina siamo pronti per dirigerci verso la prima zona che Adriano ci ha mostrato, diciamo la zona più impervia e forse anche la più difficile, sia come pesce che come agibilità. Nonostante ciò peschiamo fino a sera, divertendoci moltissimo.Al ritorno in macchina, traendo delle conclusioni con Marco, constatiamo la difficoltà del fiume ma forse è proprio questo che rende l’Avisio un fiume ancora così “primitivo”, dove unico e vero padrone indiscusso è la natura. Dobbiamo anche dire che il periodo non era dei migliori per la pesca a mosca, acque ancora molto fredde e un week end molto appetitoso per il numero di pescatori. Ma questo fa si che ritorneremo un’altra volta, in una stagione più consona al nostro sport. Ma soprattutto un grosso ringraziamento ad Adriano e Toni per la loro ospitalità, per la pazienza nel portarci in giro per la Valle, per i consigli preziosissimi di pesca e felici di aver trovato degli altri pescatori a mosca innamorati come noi di questa bellissimo sport.

Nicola Tosi

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Ø CAMBIO DI GESTIONE DEI LOCALI al circolo La Gemma che gentilmente ospita il Mosca Club Treviso. Ringraziamo cordialmente Paolo e Susy per la loro disponibilità e pazienza dimostrati nei parecchi anni trascorsi assieme ed al contempo formuliamo un grosso in bocca al lupo alla signora Cinzia che subentra. Un particolare ringraziamento va ai soci che durante il cambio di gestione si sono prestati allo smobilizzo e riassetto del mobilio della sede.

Ø Domenica 27 Settembre presso la zona Trofeo di Ponte della Priula si terrà la consueta Giornata del Pescatore di chiusura della stagione. Contattare Fabio per le prenotazioni (tel 3356245002) che dovranno avvenire entro la settimana precedente.

Ø Marco Baroni e la moglie Cristina danno il lieto annuncio della nascita di Lorenzo. Auguri alla mamma ed al papa da parte di tutti i soci del MCTV

VITA DEL CLUB

APPUNTAMENTI CONVIVIALI Ecco una serie di appuntamenti a cui tutti i soci sono inviati; ricordiamo che è necessaria la prenotazione almeno una settimana prima dell’evento al fine di organizzare con efficacia le manifestazioni. A tale scopo contattare Fabio tel 3356245002 oppure [email protected]

27 settembre GIORNATA DEL PESCATORE. Chiusura della stagione di pesca 2009. Ritrovo presso la zona trofeo di Ponte delle Priula. Abbondante colazione, chiacchiere conviviali e pescata conclusiva nel Piave.

14 Novembre CENA DELL’OCA. Tradizionale cena autunnale a base di oca riservata ai soci accompagnati dalle gentili signore che durante l’anno piscatorio hanno sopportato le scorribande lungo i fiumi dei loro compagni - mariti

4 DICEMBRE CENA SOCIALE. Pantagruelica cena di fine anno caratterizzata dalla consueta convivialità ed allietata dalla grande lotteria finale in cui saranno in palio numerosi e ricchi premi.

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COSTRUIAMO INSIEMECOSTRUIAMO INSIEME

“Leuctra Fusca” L’autunno è il periodo magico per la pesca al temolo tanto che per catturare questo timallide dobbiamo spostarci nel vicino Friuli Venezia Giulia (nella cui regione la pesca è aperta tutto il mese di ottobre) oppure nelle vicine Slovenia od Austria. Un insetto caratteristico di questo periodo è la leuctra fusca che proprio tra ottobre e dicembre compie il proprio ciclo vitale. Nome: Leuctra Fusca Ordine:Plecoptera Famiglia:Leuctridae Genere:Leuctra Colore:, Bruno scuro, nero.Lunghezza : Gli insetti sono lunghi tra i 9 e gli 11 mm.A riposo le ali sono arrotondate e poste una sull’altra piatte rispetto al corpo.

La costruzione degli insetti adulti di Leuctra Fusca è semplice sopra un corpo realizzato in dubbing scuro si fissano le ali solitamente in biot d’oca (o tacchino) sempre scuro; infine si realizzano le zampo con un paio di giri di hackles di color grigio scuro o nero Cominciamo con un dressing classico Leuctra Fusca n°1 amo: 16/18 filo di montaggio: nero corpo: dubbing sintetico nero ali:biot di oca legate piatte sopra il corpo e testa: filo di montaggio hackle: gallo grigio scuro o nero

Una piccola variante consiste nel creare vicino alla curvatura dell’amo un piccolo segmento giallo che dovrebbe imitare la sacca ovarica delle femmine poco prima della deposizione Leuctra Fusca n°2 amo: 16/18 filo di montaggio: nero corpo: dubbing sintetico nero giallo ali:biot di oca legate piatte sopra il corpo e testa: filo di montaggio hackle: gallo grigio scuro o nero

Per donare una maggior mobilità ai dressing classici è possibile sostituire le hackels di gallo con pochi avvolgimenti di cdc scuri - neri Leuctra Fusca n°3 amo: 16/18 filo di montaggio: nero corpo: dubbing sintetico nero giallo ali:biot di oca legate piatte sopra il corpo e testa: filo di montaggio hackle: cdc scuro o nero

La difficoltà nell’utilizzo di questi artificiali risiede nel fatto che sono poco visibili per ovviare a questo inconveniente è possibile (pena una perdita di asseto dell’arificiale) realizzare l’imitazione parachute utilizzando del poly od una piuma di cdc bianco come base per l’avvolgimento delle hacles. Leuctra Fusca n°4 amo: 16/18 filo di montaggio: nero corpo: dubbing sintetico nero giallo ali:biot di oca legate piatte sopra il corpo e testa: filo di montaggio hackle: cdc scuro o nero Supporto per l’avvolgimento parachute: Ciuffo di poly yarn bianco o loop in cdc chiaro

Enos Bortolozzo

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Programma attività e serateSettembre

Venerdì 04 Serata costruzione

Venerdì 11 Serata costruzione

Venerdì 18 Serata costruzione:

Venerdì 25 Preparativi per la Giornata del Pescatore. La mosca per la chiusura a cura di Marco Cason

Domenica 27 Giornata del Pescatore. Chiusura della stagione di pesca alla trota presso la “Zona Trofeo” di Ponte della Priula. Ritrovo ore 10 Per prenotazioni contattare Fabio

OttobreVenerdì 02 Serata costruzione:”Le sedge” Ninfa pupa ed insetto adulto (a cura di Marco Cason)

Venerdì 09 Serata Video: Il mondo segreto delle trote (a cura di Loris Cagnin):

Venerdì 16 Serata costruzione: Tempo di lucci (a cura di Loris Cagnin)

Venerdì 23 Serata costruzione:”Mosche di maggio” (A cura di Andrea Conte)

Venerdì 30 Serata Video:Andiamo a Pesca intervista a Roberto Pragliola trasmessa su Caccia e Pesca (a cura di Loris Cagnin)

NovembreVenerdì 06 Serata introduttiva al Corso di Lancio e Costruzione a cura di Marco Casellato

Venerdì 13 Serata con l’ospite: Marco Ferrari presenta i materiali da costruzione (a cura di Claudio Fanciullacci)

Sabato 14 Cena dell’oca per i soci e gentili signore.

Venerdì 20 Serata costruzione: Pesca in mare: “Siliclone” (a cura di Enos Bortolozzo)

Venerdì 27 Serata con l’ospite: A pesca a mosca nello Yukon. Presentazione dei viaggi di Pesca nello Yukon con Giorgio Cavatorti e Sandro Mediani (a cura di Enos Bortolozzo)

DicembreVenerdì 04 Cena sociale con Lotteria finale. Per prenotazione contattare Fabio

Venerdì 11 Serata Video: Martha’s Vineyard – Video di Alberto Salvini e Marica Cicoria (a cura di Loris Cagnin)

Venerdì 18 Brindisi di auguri e consegna degli attesati ai partecipanti del corso di lancio e costruzione (a cura di Fabio Caolre)

Venerdì 25 Chiuso per Festività

Le serate al Mosca Club Treviso riprenderanno Venerdì 8 gennaio 2010.La serata con l’ospite è preceduta dalla cena che si terrà al club. Chi volesse partecipare deve prenotare contattando il curatore della serata