Notiziario 248 - Frati Minori di Lombardia

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Anno XXXVII – n 248 – Novembre 2014 NOTIZIARIO Provincia di Lombardia “S Carlo Borromeo” dei Frati Minori

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Anno XXXVII – n 248 – Novembre 2014

NOTIZIARIO

Provincia di Lombardia “S Carlo Borromeo”

dei Frati Minori

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  2

San Giovanni Battista

Anonimo Lombardo

Sec XVII

Olio su tela

Convento S. Giovanni Battista alla Creta, Milano

La figura di San Giovanni Battista che accompagna tutti noi nel tempo di preparazione dell’Avvento, condivide

quotidianamente il pasto con i frati che vivono al Convento della Creta mostrandosi dalla cornice del quadro

appeso nel refettorio.

L’opera rappresentante il patrono della Parrocchia venne donata ai frati dall’Architetto Giovanni Muzio,

progettista della stessa Chiesa parrocchiale. Il santo è raffigurato secondo l’iconografia tradizionale anche se la

sua figura e il suo volto, discostandosi da altre raffigurazioni, non appaiono emaciati o consumati dalle penitenze

ma sono piuttosto vigorosi e rubizzi. Un drappo rosso, simbolo del martirio che lo attende, avvolge le gambe

distese a terra mentre i fianchi sono cinti da una pelle d’animale simbolo della vita eremitica e penitenziale. Il

bastone in forma di croce e costituito da una semplice canna è anch’esso simbolo della vita eremitica. Da questa

croce pende un cartiglio che ricorda le parole di Giovanni alla vista di Gesù: “Ecco l’Agnello di Dio” (Gv 1,36).

Alle parole del cartiglio corrispondono altri due elementi della scena: la piccola figura di Gesù che cammina solo

sulle rive del Giordano, nello sfondo; e l’animale che giace acquattato vicino al Battista, simbolo del sacrificio. Alle

stesse parole corrisponde il gesto di Giovanni che spalancandosi e accogliendo l’osservatore accompagna con la

mano destra lo sguardo verso lo sfondo sulla figura di Gesù.

Seppur statica la scena ha in sé un dinamismo interno favorito dalla sua composizione articolata su linee

diagonali. La drammaticità della luce, che non può non ricordare il Caravaggio, accentua la vitalità della scena in

cui è coinvolto lo spettatore che è messo nei panni dei primi due discepoli a cui il Battista si rivolge. Così nel buio

e boscoso deserto in cui si staglia la figura del Precursore, lo spettatore è chiamato a contemplare la Luce vera

che è Cristo, che viene nel mondo fra le tenebre.

Egli venne come testimone

 per dare testimonianza alla luce,

 perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo. (Gv 1,7-9) 

Il Battista è testimone della luce che è Cristo, ne è un riflesso. La luce che illumina la scena dall’alto riverberandosi

sul corpo del Battista è quella luce che egli stesso sembra indicare sulla cima del monte nello sfondo. Il monte ci

riporta al sacrificio di Isacco, prefigurazione del sacrificio di Cristo nella cena pasquale simbolicamente riproposta

ai nostri occhi nell’agnello e che diviene paradigma di ogni pasto fraterno.

Il dono di Dio nel sacrificio pasquale dà compimento alla sua venuta nel mondo, al suo farsi uomo. E così quel

monte illuminato dal roveto ardente ci ricorda un Dio che si fa Incontro, Alleanza, Figlio, Dono, e scende dall’alto

del monte per incontrarci sulle acque del fiume. La luce dall’alto, in una cometa, viene ad illuminare la notte di

Betlemme posandosi proprio sopra una mangiatoia.

Fr. Carlo Cavallari

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Indice

Lettera Apostolica di Papa Francesco 4 A tutti i consacrati 

Presentazione del Logo dell’Anno della Vita consacrata 8

Consiglio di Cooperazione Provincie Nord Italia 11 Milano 13-14 novembre

Dalla Provincia 16Omelia per la festa della Provincia 16

Testimonianze di Vita Fraterna 19Commemorazione di Mons. Salvatore Colombo 19

FilmiAmo 20Il giovane favoloso

LeggiAmo 22Seme di eternità

Notizie di Casa 24

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LETTERA APOSTOLICADEL SANTO PADRE FRANCESCO

A TUTTI I CONSACRATI

IN OCCASIONE DELL'ANNO DELLA VITA CONSACRATA 

Carissime consacrate e carissimi consacrati! 

Scrivo a voi come Successore di Pietro, a cui il Signore Gesù affidò il compito di confermarenella fede i fratelli (cfr Lc 22,32), e scrivo a voi come fratello vostro, consacrato a Dio come voi.

Ringraziamo insieme il Padre, che ci ha chiamati a seguire Gesù nell’adesione piena al suoVangelo e nel servizio della Chiesa, e ha riversato nei nostri cuori lo Spirito Santo che ci dà gioiae ci fa rendere testimonianza al mondo intero del suo amore e della sua misericordia.

Facendomi eco del sentire di molti di voi e della Congregazione per gli Istituti di vita consacratae le Società di vita apostolica, in occasione del 50° anniversario della Costituzione dogmaticaLumen gentium sulla Chiesa, che nel cap. VI tratta dei religiosi, come pure del Decreto Perfectae

caritatis sul rinnovamento della vita religiosa, ho deciso di indire un Anno della VitaConsacrata. Avrà inizio il 30 novembre corrente, I Domenica di Avvento, e terminerà con lafesta della Presentazione di Gesù al tempio il 2 febbraio 2016.

Dopo aver ascoltato la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica, ho indicato come obiettivi per questo Anno gli stessi che san Giovanni Paolo II avevaproposto alla Chiesa all'inizio del terzo millennio, riprendendo, in certo modo, quanto aveva giàindicato nell’Esortazione post-sinodale Vita consecrata: «Voi non avete solo una gloriosa storia

da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale loSpirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi»(n. 110).

I – Gli obiettivi per l’Anno della Vita Consacrata 

1. Il primo obiettivo è  guardare il passato con gratitudine. Ogni nostro Istituto viene da una riccastoria carismatica. Alle sue origini è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcunepersone alla sequela ravvicinata di Cristo, a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita,a leggere con gli occhi della fede i segni dei tempi, a rispondere con creatività alle necessitàdella Chiesa. L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è sviluppata, coinvolgendo altri membriin nuovi contesti geografici e culturali, dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove

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iniziative ed espressioni di carità apostolica. È come il seme che diventa albero espandendo isuoi rami.

In questo Anno sarà opportuno che ogni famiglia carismatica ricordi i suoi inizi e il suosviluppo storico, per ringraziare Dio che ha offerto alla Chiesa così tanti doni che la rendono

 bella e attrezzata per ogni opera buona (cfr Lumen gentium , 12).

Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldarel’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. Non si tratta di faredell’archeologia o di coltivare inutili nostalgie, quanto piuttosto di ripercorrere il cammino dellegenerazioni passate per cogliere in esso la scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti, i valori chele hanno mosse, a iniziare dai Fondatori, dalle Fondatrici e dalle prime comunità. È un modoanche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la storia, quale creativitàha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate. Si potrannoscoprire incoerenze, frutto delle debolezze umane, a volte forse anche l’oblio di alcuni aspettiessenziali del carisma. Tutto è istruttivo e insieme diventa appello alla conversione. Narrare lapropria storia è rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni.

Lo ringraziamo in modo particolare per questi ultimi 50 anni seguiti al Concilio Vaticano II, cheha rappresentato una “ventata” di Spirito Santo per tutta la Chiesa. Grazie ad esso la vitaconsacrata ha attuato un fecondo cammino di rinnovamento che, con le sue luci e le sue ombre,è stato un tempo di grazia, segnato dalla presenza dello Spirito.

Sia quest’Anno della Vita Consacrata un’occasione anche per confessare con umiltà, e insiemecon grande confidenza in Dio Amore (cfr 1 Gv 4,8), la propria fragilità e per viverla come

esperienza dell’amore misericordioso del Signore; un’occasione per gridare al mondo con forzae per testimoniare con gioia la santità e la vitalità presenti nella gran parte di coloro che sonostati chiamati a seguire Cristo nella vita consacrata.

2. Quest’Anno ci chiama inoltre a vivere il presente con passione. La grata memoria del passato cispinge, in ascolto attento di ciò che oggi lo Spirito dice alla Chiesa, ad attuare in manierasempre più profonda gli aspetti costitutivi della nostra vita consacrata.

Dagli inizi del primo monachesimo, fino alle odierne “nuove comunità”, ogni forma di vita

consacrata è nata dalla chiamata dello Spirito a seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo(cfr Perfectae caritatis , 2). Per i Fondatori e le Fondatrici la regola in assoluto è stata il Vangelo,ogni altra regola voleva essere soltanto espressione del Vangelo e strumento per viverlo inpienezza. Il loro ideale era Cristo, aderire a lui interamente, fino a poter dire con Paolo: «Per meil vivere è Cristo» (Fil 1,21); i voti avevano senso soltanto per attuare questo loro appassionatoamore.

La domanda che siamo chiamati a rivolgerci in questo Anno è se e come anche noi ci lasciamointerpellare dal Vangelo; se esso è davvero il “vademecum” per la vita di ogni giorno e per lescelte che siamo chiamati ad operare. Esso è esigente e domanda di essere vissuto con radicalità

e sincerità. Non basta leggerlo (eppure lettura e studio rimangono di estrema importanza), non basta meditarlo (e lo facciamo con gioia ogni giorno). Gesù ci chiede di attuarlo, di vivere le sueparole.

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Gesù, dobbiamo domandarci ancora, è davvero il primo e l’unico amore, come ci siamo prefissiquando abbiamo professato i nostri voti? Soltanto se è tale, possiamo e dobbiamo amare nellaverità e nella misericordia ogni persona che incontriamo sul nostro cammino, perché avremoappreso da Lui che cos’è l’amore e come amare: sapremo amare perché avremo il suo stessocuore.

I nostri Fondatori e Fondatrici hanno sentito in sé la compassione che prendeva Gesù quandovedeva le folle come pecore sbandate senza pastore. Come Gesù, mosso da questa compassione,ha donato la sua parola, ha sanato gli ammalati, ha dato il pane da mangiare, ha offerto la suastessa vita, così anche i Fondatori si sono posti al servizio dell’umanità a cui lo Spirito limandava, nei modi più diversi: l’intercessione, la predicazione del Vangelo, la catechesi,l’istruzione, il servizio ai poveri, agli ammalati… La fantasia della carità non ha conosciutolimiti e ha saputo aprire innumerevoli strade per portare il soffio del Vangelo nelle culture e neipiù diversi ambiti sociali.

L’Anno della Vita Consacrata ci interroga sulla fedeltà alla missione che ci è stata affidata. Inostri ministeri, le nostre opere, le nostre presenze, rispondono a quanto lo Spirito ha chiesto ainostri Fondatori, sono adeguati a perseguirne le finalità nella società e nella Chiesa di oggi? C’èqualcosa che dobbiamo cambiare? Abbiamo la stessa passione per la nostra gente, siamo ad essavicini fino a condividerne le gioie e i dolori, così da comprendere veramente le necessità e poteroffrire il nostro contributo per rispondervi? «La stessa generosità e abnegazione che spinsero iFondatori – chiedeva già san Giovanni Paolo II – devono muovere voi, loro figli spirituali, amantenere vivi i carismi che, con la stessa forza dello Spirito che li ha suscitati, continuano adarricchirsi e ad adattarsi, senza perdere il loro carattere genuino, per porsi al servizio dellaChiesa e portare a pienezza l’instaurazione del suo Regno»[1]. 

Nel fare memoria delle origini viene in luce una ulteriore componente del progetto di vitaconsacrata. Fondatori e fondatrici erano affascinati dall’unità dei Dodici attorno a Gesù, dallacomunione che contraddistingueva la prima comunità di Gerusalemme. Dando vita alla propriacomunità ognuno di loro ha inteso riprodurre quei modelli evangelici, essere con un cuore soloe un’anima sola, godere della presenza del Signore (cfr Perfectae caritatis ,15).

Vivere il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”, «testimoni e arteficidi quel “progetto di comunione” che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio»[2].  In

una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione suipiù deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati ad offrire un modello concreto di comunitàche, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono dicui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni.

Siate dunque donne e uomini di comunione, rendetevi presenti con coraggio là dove vi sonodifferenze e tensioni, e siate segno credibile della presenza dello Spirito che infonde nei cuori lapassione perché tutti siano una sola cosa (cfr Gv 17,21). Vivete la mistica dell’incontro: «lacapacità di sentire, di ascolto delle altre persone. La capacità di cercare insieme la strada, il

metodo»[3], lasciandovi illuminare dalla relazione di amore che passa fra le tre Divine Persone(cfr 1 Gv 4,8) quale modello di ogni rapporto interpersonale.

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3. Abbracciare il futuro con speranza vuol essere il terzo obiettivo di questo Anno. Conosciamo ledifficoltà cui va incontro la vita consacrata nelle sue varie forme: la diminuzione delle vocazionie l’invecchiamento, soprattutto nel mondo occidentale, i problemi economici a seguito dellagrave crisi finanziaria mondiale, le sfide dell’internazionalità e della globalizzazione, le insidiedel relativismo, l’emarginazione e l’irrilevanza sociale... Proprio in queste incertezze, checondividiamo con tanti nostri contemporanei, si attua la nostra speranza, frutto della fede nel

Signore della storia che continua a ripeterci: «Non aver paura ... perché io sono con te» (Ger 1,8).

La speranza di cui parliamo non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel qualeabbiamo posto la nostra fiducia (cfr 2 Tm 1,12) e per il quale «nulla è impossibile» (Lc 1,37). Èquesta la speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivereuna grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, coscienti che è versodi esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a fare con noi grandi cose.

Non cedete alla tentazione dei numeri e dell’efficienza, meno ancora a quella di confidare nelleproprie forze. Scrutate gli orizzonti della vostra vita e del momento attuale in vigile veglia. ConBenedetto XVI vi ripeto: «Non unitevi ai profeti di sventura che proclamano la fine o il nonsenso della vita consacrata nella Chiesa dei nostri giorni; piuttosto rivestitevi di Gesù Cristo eindossate le armi della luce – come esorta san Paolo (cfr Rm 13,11-14) – restando svegli evigilanti»[4]. Continuiamo e riprendiamo sempre il nostro cammino con la fiducia nel Signore.

Mi rivolgo soprattutto a voi giovani. Siete il presente perché già vivete attivamente in seno aivostri Istituti, offrendo un contributo determinante con la freschezza e la generosità della vostrascelta. Nello stesso tempo ne siete il futuro perché presto sarete chiamati a prendere nelle vostremani la guida dell’animazione, della formazione, del servizio, della missione. Questo Anno vi

vedrà protagonisti nel dialogo con la generazione che è davanti a voi. In fraterna comunionepotrete arricchirvi della sua esperienza e sapienza, e nello stesso tempo potrete riproporre adessa l’idealità che ha conosciuto al suo inizio, offrire lo slancio e la freschezza del vostroentusiasmo, così da elaborare insieme modi nuovi di vivere il Vangelo e risposte sempre piùadeguate alle esigenze di testimonianza e di annuncio.

Sono contento di sapere che avrete occasioni per radunarvi insieme tra voi giovani di differentiIstituti. Che l’incontro diventi abituale via di comunione, di mutuo sostegno, di unità.

Fine prima parte

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Le acque  formate da tessere di mosaico, indicano la complessità e l’armonia degli elementiumani e cosmici che lo Spirito fa "gemere" secondo i misteriosi disegni di Dio (cf Rom 8, 26-27)perché convergano nell'incontro ospitale e fecondo che porta a nuova creazione. Tra i flutti dellastoria la colomba vola sulle acque del diluvio (cf Gn 8, 8-14). I consacrati e le consacrate nelsegno del Vangelo da sempre pellegrini tra i popoli vivono la loro varietà carismatica ediaconale come "buoni amministratori della multiforme grazia di Dio" (1Pt 4,10); segnati dalla

Croce di Cristo fino al martirio, abitano la storia con la sapienza del Vangelo, Chiesa cheabbraccia e risana tutto l'umano in Cristo.

Le tre stelle 

Ricordano l’identità della vita consacrata nel mondo come confessio Trinitatis, signum fraternitatis

e  servitium caritatis. Esprimono la circolarità e la relazionalità dell’amore trinitario che la vitaconsacrata cerca di vivere quotidianamente nel mondo. Le stelle richiamano anche il trinosigillo aureo con cui l’iconografia bizantina onora Maria, la tutta Santa, Madre di Dio, primaDiscepola di Cristo, modello e patrona di ogni vita consacrata.

Il globo poliedrico 

Il piccolo  globo poliedrico  significa il mondo con la varietà dei popoli e delle culture, comeafferma Papa Francesco (cf EG 236). Il soffio dello Spirito lo sostiene e lo conduce verso ilfuturo: invito ai consacrati e alle consacrate «a diventare portatori dello Spirito ( pneumatophóroi) ,uomini e donne autenticamente spirituali, capaci di fecondare segretamente la storia» (VC 6).

Il Lemma

Vita consecrata in Ecclesia hodie Evangelium, Prophetia, Spes 

Il lemma dona ulteriore risalto a identità e orizzonti, esperienza e ideali, grazia e cammino chela vita consacrata ha vissuto e continua a vivere nella Chiesa come popolo di Dio, nelpellegrinare delle genti e delle culture, verso il futuro.

Evangelium: indica la norma fondamentale della vita consacrata che è la «sequela Christi comeviene insegnata dal Vangelo» (PC 2a). Prima come «memoria vivente del modo di esistere e diagire di Gesù» (VC 22), poi come sapienza di vita nella luce dei molteplici consigli proposti dalMaestro ai discepoli (cf LG 42). Il Vangelo dona sapienza orientatrice e gioia (cf EG 1).

Prophetia: richiama il carattere profetico della vita consacrata che «si configura come unaspeciale forma di partecipazione alla funzione profetica di Cristo, comunicata dallo Spirito atutto il Popolo di Dio» (VC 84). Si può parlare di un autentico ministero profetico, che nascedalla Parola e si nutre della Parola di Dio, accolta e vissuta nelle varie circostanze della vita. Lafunzione si esplicita nella denuncia coraggiosa, nell'annuncio di nuove «visite» di Dio e «conl'esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia, in vista del Regno di Dio» (ib.).

Spes: ricorda il compimento ultimo del mistero cristiano. Viviamo in tempi di incertezze diffusee di scarsità di progetti ad ampio orizzonte: la speranza mostra la sua fragilità culturale e sociale,l'orizzonte è oscuro perché «sembrano spesso smarrite le tracce di Dio» (VC 85).

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La vita consacrata ha una permanente proiezione escatologica: testimonia nella storia che ognisperanza avrà l'accoglienza definitiva e converte l'attesa «in missione, affinché il Regno siaffermi in modo crescente qui e ora» (VC 27). Segno di speranza la vita consacrata si favicinanza e misericordia, parabola di futuro e libertà da ogni idolatria.

« Animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei cuori» (Rm  5,5) i consacrati e le consacrate

abbracciano perciò l'universo e diventano memoria dell’amore trinitario, mediatori dicomunione e di unità, sentinelle oranti sul crinale della storia, solidali con l’umanità nei suoiaffanni e nella ricerca silenziosa dello Spirito.

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Iniziamo alle 10.25 rispetto al previsto orario di 9.30 per ritardo dei

treni a causa del maltempo: per questo motivo risultano assenti fr.

Antonio Scabio e fr. Francesco Patton. Iniziamo con il momento dipreghiera. Sono presenti fr. Massimo Fusarelli, i rimanenti 4 Ministri,

fr. Guido Ravaglia, fr. Roberto Ranieri, fr. Stefano Cavalli. Dopo il

momento di preghiera iniziale, fr. Massimo Fusarelli introduce la

prima unità di lavoro che prevede l’incontro del CdC con i Presidi dei

3 Centri di Studio.

Incontro con i Presidi dei tre Centri di Studio:

I Presidi dei 3 centri di Studio (fr. Guido Ravaglia per Bologna s.

Antonio, fr. Lorenzo Raniero per Verona s. Bernardino, fr. Stefano

Cavalli per Venezia ISE) relazionano sulla situazione attuale delle

rispettive scuole, in riferimento al numero degli studenti e alla loro

composizione, ai docenti, al bilancio economico ed alle prospettive

future ipotizzate. Per ciascuna scuola, al termine della esposizione,

viene riservato uno spazio di dialogo e di confronto, nel quale emerge

prima di tutto la consapevolezza di dovere a questo punto delcammino operare delle decisioni, anche se difficili, per non gravare la

nuova Provincia di troppi pesi.

Fr. Lorenzo Raniero giunge alle ore 10.58 insieme a fr. Antonio Scabio

e a fr. Francesco Patton per il ritardo nei treni.

Alle ore 12.55 la sessione viene sospesa per il pranzo e vengono

congedati fr. Guido, fr. Lorenzo, fr. Roberto e fr. Stefano.

Riprendiamo alle ore 15.00

Nella ripresa pomeridiana dell’incontro con i Presidi – è presente solo

il CdC – viene innanzitutto formalizzata la decisione di coinvolgere

nel discernimento i 6 Definitòri provinciali, ai quali verranno inviate

le relazioni riguardanti le 3 scuole e le prospettive emerse, in modo da

poter operare un discernimento adeguato nel CdC del mese di

gennaio 2015.

Consiglio di Cooperazione Province Nord Italia

Milano

13-14

Novembre

2014 

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Economia:

Si passa quindi al tema della Economia: fr. Mario Vaccari riferisce di come gli Economi stanno

lavorando dopo l’incontro a Bologna Osservanza del 22 settembre, che ha preso in esame i

numerosi punti ad essi affidati dalla Assemblea Definitòri di Bardonecchia.

Viene riferito che gli Economi si sono divisi in 3 sottogruppi, fissando il prossimo

appuntamento per il 16-17 gennaio a Torino: un sottogruppo per il Fondo comune, unsottogruppo per Bilancio e Formazione, che comporta il preventivo per le singole fraternità, ed i

 bilanci provinciali, ed un sottogruppo sugli Uffici.

Preparazione al Capitolo Unitario - 16-19 maggio 2016:

Viene discussa e formalizzata la scelta di anticipare una prima fase del Capitolo provinciale nei

giorni dal 16 al 19 maggio 2016. Si riprenderà : placet omnibus.

Tale scelta verrà comunicata ai frati con una lettera che fr. Massimo scriverà a breve, in modo

che questi mesi che ci separano dal Capitolo – tappa storica del nostro cammino – siano dipreparazione e di impegno per tutti.

Il  16 maggio 2016 , lunedì di Pentecoste, nel corso di una celebrazione nella Basilica di S.

Antonio a Padova, sarà data lettura del Decreto del Ministro generale per l’erezione canonica

della nuova Provincia, e contestualmente sarà proclamato il Ministro provinciale e il Definitorio

eletto dal Governo generale dell’Ordine. Questo momento vorrà essere di festa e partecipato dal

maggior numero possibile di frati e di ospiti. Il 16 maggio pomeriggio sarà insediato il Capitolo

provinciale presso la Casa di Spiritualità in Camposampiero (PD). I lavori proseguiranno fino

al pranzo del 19 maggio: in questa prima fase i fratelli capitolari potranno ascoltare le relazionifondamentali, in modo da aprire la seconda fase il 19 giugno già orientati al discernimento e alle

decisioni necessarie per il primo triennio di vita della nuova Provincia.

I lavori per questa giornata terminano alle ore 18.00 per la concelebrazione delle 18.30 nella

cappellina della Curia provinciale.

Venerdì 14 novembre

I lavori riprendono alle 8.30 con la formulazione delle Norme transitorie per il Capitolo

provinciale e di una prima ipotesi riguardo alla Commissione preparatoria del Capitolo: nel

prossimo incontro CdC si formalizzeranno le decisioni.

Assemblea dei Guardiani a Castelletto di Brenzone:

I riscontri sono positivi e rispecchiano quelli degli stessi Guardiani inviati al CdC da fr. Fabio

Piasentin. Unico rilievo non del tutto positivo: la relazione della dr.ssa Colasanti è sembrata

troppo “scolastica” e l’intervento del dr. Becciu un po’ improvvisato…

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Mappatura:

Viene riservato un congruo spazio di tempo per l’aggiornamento sullo stato della Mappatura

delle Case di ciascuna Provincia, nella coscienza di esser di fronte a situazioni molto

differenziate nelle varie zone, che richiedono da un lato prudenza e saggezza, dall’altro lato

audacia e discernimento, per non caricare la nuova Provincia di troppi pesi, e soprattutto per

prepararci a dar vita ad una realtà che ha davanti a sé un progetto da costruire. E’ necessarioquindi pensare non solo a quale Casa mantenere, ma soprattutto a come rilanciare con progetti

rinnovati le nostre presenze...

Verbale Incontro fraternità nuove:

Viene letto e commentato il Verbale dell’incontro che i responsabili delle fraternità di Genova-

CEP, Roncajette e Varazze hanno tenuto a Milano s. Antonio il 22 ottobre scorso. Vengono

sottolineate alcune suggestioni e suggerimenti presenti nel Verbale stesso, da cui emerge la

consapevolezza che lo spirito di ricerca e di sperimentazione che anima queste nuove esperienzeè parte essenziale del cammino che riguarda tutti, e può ispirare quel rinnovamento nei progetti

e nei modi di evangelizzare e di vivere che è caratteristico della nostra vita francescana.

Varie ed eventuali:

Fr. Antonio Scabio comunica le dimissioni di fr. Antonio Furlato , Guardiano di Chiampo, per

motivi di salute. Fr. Giuseppe Bonato è stato eletto Guardiano al suo posto. Il Definitorio veneto

ha nominato fr. Alessio Delle Cave Animatore vocazionale al posto di fr. Giuseppe; fr. Alessio

continuerà a risiedere a Lonigo. Fr. Antonio Furlato si trasferirà a s. Pancrazio al posto di fr.Giuseppe.

Fr. Francesco Patton  comunica che  fr. Aldo Pancheri  è stato eletto Guardiano di

Mezzolombardo dopo la improvvisa scomparsa di fr. Tarcisio Bortoli.

Verifica ed approvazione Programmi di Formazione:

Il CdC ha preso il esame i Programmi formativi inviati da fr. Devis Rutigliano, fr. Lorenzo

Roncareggi e fr. Andrea Contini, rispettivamente Maestri di Postulato, Noviziato ePostnoviziato. L’approvazione dei Programmi e Progetti di formazione è occasione per prendere

atto del cammino che si sta facendo e per fornire indicazioni concrete che possano aiutare le tre

Case di Arco, Baccanello e Verona nel loro cammino prezioso di formazione dei nostri giovani

frati. L’accompagnamento del Ministro del luogo sarà poi il mezzo concreto di vicinanza e di

cura da parte del CdC alle Case di formazione. Si prende atto che ogni Progetto è frutto di

lavoro, che ha comportato un certo numero di incontri ed uno sforzo comune delle singole

fraternità di formazione, tutte modificate nella composizione dopo gli ultimi trasferimenti:

questo “pensare e progettare insieme” che sa ogni anno rimettersi in discussione è certo la cosapiù preziosa, ed indica a tutti uno stile di “itineranza” che ci appartiene e del quale ci dobbiamo

sempre di nuovo riappropriare.

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  14

Si sospende alle 12.55 per il pranzo. Riprendiamo alle 14.30.

Lettera di Natale:

Fr. Massimo Fusarelli ricorda la decisione - già approvata - di scrivere per le prossime feste di

Natale e Pasqua una lettera di auguri ai frati redatta insieme dai 6 Ministri. Si concorda su un

 breve testo che verrà pubblicato il 17 dicembre, inizio della Novena.

Software Database:

La futura Segreteria della nuova Provincia dovrà unificare i dati ed i documenti dei frati. Si sa

pensando a come iniziare questo lavoro per tempo in modo che non ricada tutto sul futuro

Segretario. Ci si è interessati su quale possa essere la soluzione migliore anche per

informatizzare questo Database. Fr. Maggiorino Stoppa riferisce sugli ultimi sviluppi: per il

momento la soluzione più adatta e più economica sembra essere un semplice Database condiviso

tra i Segretari provinciali. Più avanti si potrà pensare ad un Software studiato ad hoc  edeventualmente integrato nel Server che ospita i dati economici.

Incontro Commissari di Terra Santa:

Fr. Bruno Bartolini relaziona sull’incontro dei Commissari TS a Maiori, a cui ha partecipato. I

Commissari hanno deciso di riprendere i loro incontri con maggiore frequenza; il prossimo

incontro è fissato per il 13 dicembre a Bologna.

Incontro sulla Pastorale dei Santuari:Viene riferita da fr. Mario Vaccari la disponibilità di fr. Massimo Tedoldi, Segretario generale

Missioni, ad organizzare per i nostri Santuaristi un incontro analogo a quello organizzato

recentemente a Calvaria in Polonia. Verrà contattato fr. Alberto Tosini perché il Segretariato

Evangelizzazione e Missione studi questa possibilità.

Vicepostulatori cause santi:

Fr. Francesco Bravi riferisce che con fr. Francesco Metelli si aveva cominciato a fare un elenco

delle cause in corso. Dopo breve confronto, si concorda di continuare la raccolta e di pensare adun Vicepostulatore o anche a più di uno…

Missioni al popolo:

E’ necessario fare nomi concreti di frati per il livello 3 del progetto. Vengono ipotizzati alcuni

nomi che saranno contattati personalmente dal rispettivo Ministro; per il prossimo CdC di

dicembre si approverà l’elenco definitivo.

Calendario liturgico: 

Pensando alla realtà della nuova Provincia e al calendario liturgico, dopo uno spazio di

confronto si concorda su quella che pare la scelta migliore, cioè che ogni Regione ecclesiasticaadotti la agenda liturgica propria.

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  15

Verrà inoltre redatto un calendario del Nord Italia che tenga conto del Calendario liturgico

italiano delle Famiglie francescane e del proprio delle 6 Province, sul quale – previa

approvazione degli organismi competenti – verrà predisposto un libretto ad uso delle sacrestie

per regolare la nostra vita liturgica.

Carta di Intenti rivista:Viene presa in esame la Carta di Intenti nella sua versione estesa, integrando i suggerimenti

emersi nella Assemblea Definitòri di Bardonecchia. Mancando però il tempo necessario, ci si

aggiorna al prossimo CdC per la approvazione definitiva.

Si conclude alle 16.21 con l’ Agimus tibi gratias…

 fr. Stefano Dallarda ofm

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  16

Dalla Provincia 

Fr. FrancescoBravi

Chiesa

S. Antonio

Milano

5 Novembre 2014

Carissimi fratelli, rendiamo grazie a Dio per il dono di questagiornata, rendiamo grazie a Dio per il dono di San Carlo Borromeo edi Mons. Salvatore. Per i pastori la realizzazione della vocazionecristiana è inseparabile dal ministero che sono chiamati a svolgere peril popolo di Dio; nella Lumen Gentium  si legge infatti: “ I pastori delgregge di Cristo devono, ad immagine del sommo ed eternosacerdote, pastore e vescovo delle nostre anime, compiere con santitàe slancio, umiltà e forza il proprio ministero; esso, così adempiuto,sarà anche per loro un eccellente mezzo di santificazione. Chiamatiper ricevere la pienezza del sacerdozio, è loro data la graziasacramentale affinché, mediante la preghiera, il sacrificio e lapredicazione, mediante ogni forma di cura e di servizio episcopale,esercitino un perfetto ufficio di carità pastorale, non temano di dare lapropria vita per le pecorelle e, fattisi modello del gregge, aiutinoinfine con l'esempio la Chiesa ad avanzare verso una santità ognigiorno più grande” ( LG 41 ). E' la descrizione della vita e del servizio

pastorale di S. Carlo e di Mons. Colombo che, in tempi diversi e inmodi diversi, hanno consegnato loro stessi al popolo di Diodivenendo per noi una trasparente e stupenda concretizzazione dellaParola di Dio che abbiamo appena proclamato.

Chi presiede – ci ha ricordato l'apostolo – è chiamato a svolgerequesto ministero con diligenza, diligenza che, secondo la parola diGesù e a sua imitazione, arriva fino al dono della vita per il bene deifratelli: “ Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. San Carlo

Borromeo e Mons. Salvatore sono per noi icone viventi di una Parolache accolta nella fede si è fatta carne nell'esistenza di questi fratelli e inloro diventa Parola che interpella le nostre vite. La memoriaprovvidenziale dei due pastori ci chiede dunque l'umile coraggio –come ci ha detto la lettera ai Romani – di valutarci “ in modo saggio egiusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato”.Ciascuno di noi, nelle diverse vocazioni che il Signore ci ha donato, èchiamato a prendersi cura dei fratelli con i quali vive, dei fratelli cheincontra nel ministero, dei fratelli che ci incontrano e che accogliamo

nelle nostre molteplici attività.

O MELIA DI S. C ARLO 

 F ESTA DELLA PROVINCIA LOMBARDA 

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  17

Nella leggenda maggiore di S. Bonaventura in due passaggi Francesco viene definito“premuroso” e “ pietoso” pastore ( cf.FF 1080.1095 ), offrendo cura e attenzione, facendosicarico della situazione dei fratelli e dimostrando nella concretezza della vita, di accogliere ognigiorno quel dono – così li chiama nel Testamento - che sono i fratelli stessi. La nostra lode alSignore – “canterò in eterno l'amore del Signore” ci ha fatto dire il salmo responsoriale –diventa così desiderio di imitazione di coloro che stiamo ricordando nell'orizzonte più ampio di

quella spiritualità francescana che connota non solo il nostro vivere ma anche quello dei duepastori di cui facciamo memoria.

Farsi carico del fratello nel servizio della comunità ecclesiale e nella benevola accoglienza dellanostra storia con le sue contraddizioni, è prima di tutto diventare sempre più consapevoli che“siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri”.Abbiamo continuamente bisogno di ricuperare questo sguardo di fede per accogliere e farfruttificare la ricchezza della diversità, per non aver paura di essa, per comprendere che “ puressendo molti, siamo un corpo solo” e che le diverse membra “ non hanno tutte la medesima

funzione”.Farsi carico del fratello è anche non assumere l'atteggiamento del mercenario, che di fronte allefatiche, alle difficoltà fugge e abbandona il gregge. Certo oggi “il lupo che rapisce e disperde”viene a noi sotto tante vesti, anche allettanti, ma ci viene chiesto di essere vigilanti, perseverantie di non essere “ pigri nel fare il bene”. Se di fronte alle difficoltà e alla complessità della vita civiene la voglia di fuggire ricordiamoci delle parole di un altro grande pastore, San GiovanniCrisostomo: “C'è ancora qualcuno che abbandona città e luoghi pubblici e cessa di vivere inmezzo agli uomini e di guidare altri, raggiunge le montagne. Qual'è il motivo di questo suoritiro? Se lo si chiede, si inventa un pretesto imperdonabile: “ Me ne vado per non perdermi – si

dice – per non diventare meno forte nella virtù”. Ebbene, non sarebbe meglio per te diventaremeno forte, ma conquistare gli altri, piuttosto che restare sulle montagne e guardare conindifferenza i tuoi fratelli che si perdono?” ( PG 61, 53-54 ). San Giovanni Paolo II, alcuni anni faconcludendo a Milano le celebrazioni del IV centenario della morte del Borromeo, disse: “ SanCarlo Borromeo fu grande pastore della Chiesa, prima di tutto perché egli stesso seguì Cristo-Buon pastore. Lo seguì con costanza, ascoltando la sue parole e attuandole in modo eroico. IlVangelo divenne per lui la vera parola di vita, plasmandone i pensieri e il cuore, le decisioni e ilcomportamento”. Ecco cosa siamo chiamati a vivere, semplicemente quello che abbiamopromesso: il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Ecco cosa ci consegnano San Carlo e Mons.Salvatore.

Per farci carico del fratello e non fuggire di fronte alle nostre responsabilità noi ci affidiamo,come diremo nella preghiera sulle offerte, alla “ potenza “ del sacrificio eucaristico perché siaconcesso “ anche a noi di produrre nella...Chiesa frutti genuini di vita cristiana”. Si tratta infatti– secondo S. Carlo nell'omelia  per la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria – diaccogliere continuamente la visita del Signore per gustare e vivere del suo gratuito amore: “ IlFiglio glorioso di Dio, Cristo stesso, viene a noi nel santissimo sacramento dell'Eucaristia. Sesapessimo entrare in estasi davanti a tale mistero! Quando Gesù si avvicinò a Pietro, questigridò: Signore, allontanati da me che sono un peccatore (Lc 5, 8). Anche il centurione esclamò:

Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto (Mt 8, 8). Ciò nonostante, Cristo salìsulla barca dell'Apostolo ed entrò nella casa dell'ufficiale.

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  18

Che vi rimane da dire, figli miei, quando il Signore viene nella vostra anima e nel vostro corpo esi fa per voi banchetto spirituale? Senza dubbio esclamerete: A che debbo che venga a me?Quale è il mio merito, dato che seppi soltanto fare il male e nulla di buono? Com'è possibile chetu venga a nutrire me povero peccatore, per unirmi a te? Perché tu vieni verso di me nonsoltanto per tramite dei tuoi ministri, non soltanto con la tua grazia, ma con il dono di tutto testesso. Com'è possibile che tu, Dio, Re del cielo e della terra, possa volerti unire a me, che sono

cenere, polvere e indegno peccatore? Io, che ti offendo ogni giorno e ti provoco di continuo?L'unica spiegazione sta nel tuo amore infinito. Fu l'amore a guidarti dal cielo in terra e ti spinsea soffrire e a morire per me” ( cf. Homilia 43. Mediolani 1747, t. 1, 322-327.330-332. ).

I santi pastori, il nostro patrono San Carlo, il nostro confratello Salvatore, nel consegnare la vitaper i propri fratelli, credo si possano ritrovare nelle splendide parole del beato Paolo VI, che neltesto Pensiero alla morte, esprime la fiducia che l'ultima ora della vita permetta finalmente allaChiesa di comprendere l'animo del pastore e al pastore la misteriosa complessità della Chiesastessa che ha voluto servire con tutte le forze. Sono le parole che personalmente vorrei avere

sempre sulle labbra e nel cuore pensando alla fraternità provinciale; sono le parole, piene diamore, che vorrei fossero sulla bocca e nel cuore di ognuno di noi, parole di fratelli che servonotutti solo per amore: “ Vorrei – dice papa Montini - finalmente comprenderla tutta nella suastoria, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitariacomposizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle suesofferenze, nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici enel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità”. Che S. Carlo e Mons.Salvatore intercedano per noi e la partecipazione a questo sacramento “ ci comunichi lo spiritodi fortezza” che li animò e li rese fedeli alla loro missione rendendo anche noi pronti “ a donare

la vita per i fratelli” ( cf orazione dopo la comunione ).

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Djibouti 

30 ottobre

2014

Mons.

Giorgio

Bertin ofm

Testimonianze di vita fraterna

Commemorazione Mons. Salvatore Colombo

Cari confratelli,

Mi dispiace non essere con voi in questo giorno della “Provincia Lombarda”che avete voluto dedicare al ricordo di un nostro caro confratello, Mons.Salvatore Colombo, ucciso 25 anni fà dopo 42 anni di servizio missionario.

Il 9 luglio scorso, data del suo “martirio”, ero presente a Carate Brianza, suoluogo natale, per celebrare appunto la ricorrenza di questo venticinquesimoanniversario. Non mi è possible fare altrettanto ora. Queste brevi parole siano

il segno della mia presenza, oltre alla comunione nella preghiera e nell’affettofraterno.

Mons. Salvatore ha donato la sua vita per la missione in Somalia, checontinua a restare una « periferia » del mondo, per usare un’espressione caraa Papa Francesco.

Ricordo Mons. Salvatore come un « frate » che amava la sua vocazionefrancescana, che amava la missione, che amava i poveri, per i quali si fecetutto a tutti soprattutto negli ultimi 10 anni di vita. Noi che abbiamo vissutocon lui, stentavamo a seguirlo nei suoi continui progetti a favore dellapopolazione somala che tanto amava.

In questa occasione chiedo anche a voi, cari confratelli, di continuare alasciarvi ispirare dal nostro beato Padre, S. Francesco, e nello stesso tempo da« santi » frati come Mons. Salvatore, che hanno dedicato la loro vita pertestimoniare in umiltà « tra i Saraceni » quell’amore che ci rende fratelli ditutti, anche di persone o popoli che ci possono sembrare difficili.

A tutti voi un caro a fraterno saluto.

DIOCESE OF MOGADISCIO 

c/o Evêché de DjiboutiBP 94 - Djibouti

République de DJIBOUTITel (253) 21350140 -Fax (253)21354831 

 

[email protected] 

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FilmiAmo…

Scheda

a cura diFr. Davide

Sironi

Il giovane

favolosodi Mario

Martone

Biografico

Durata 137 min.

Italia2014

Il giovane favoloso

La vita di Giacomo Leopardi rivelata dalle sue poesie, dai luoghi odiatie amati, dai legami familiari conflittuali con i genitori e complici con ifratelli, dalle amicizie gratificanti e fedeli con pochi amici e letterati.Dalle incomprensioni di chi non ha saputo vedere oltre un fisicominuto e contorno, la grandezza di un animo nobile, sensibile, dolentee vitale in ricerca del senso dell’essere e del vivere umano.

Mario Martone rivela ancora una volta la sua attitudine nell’affrontarepersonaggi e vicende storiche – dopo Noi credevamo  - che offronosempre una sfida avvincente e complessa. Dare un volto e un corpo afigure che hanno segnato il nostro passato, abitato la nostraimmaginazione, non è impresa semplice, vuol dire correre il rischio dirappresentare personalità difformi dall’immagine che ciascuno haelaborato nella propria mente e cuore. Più che mai con un personaggiocome Giacomo Leopardi che tutti hanno conosciuto leggendo le suepoesie, ascoltando le sue vicende biografiche, immedesimandosi nellesue declamazioni, nei suoi afflati amorosi, nelle sue note dolenti.Il regista ci restituisce un poeta formatosi in una Recanati angusta peril suo sguardo ampio e per gli spazi infiniti che desidera, in una casanobile, ampia, ricca di preziosi libri eppur così vuota, povera di affetti,austera. Dentro la biblioteca, mai accessibile fino in fondo, Giacomo –Elio Germano - sta sulle sudate carte, in uno studio folle, ostinato edesigito dal severo padre Monaldo – Massimo Popolizio - , vicino a unafinestra sempre aperta dove entra l’aria, altre vite, la visione di una

 bella popolana che fa sperare al giovane Giacomo consolazioni piùumane. Speranza stroncata da una natura avversa che spezza la vita

della giovane.La madre appare come una donna dalla religiosità bigotta esoprattutto glaciale, grigia come i suoi abiti, senza compassione. Quinel natio borgo gli è di conforto la comprensione dei fratelli e lavicinanza e la stima del letterato Pietro Giordani.Questo mondo familiare incide nell’animo del poeta e alimenta ildesiderio di percorre altre strade, vivere in altri luoghi.Il secondo atto del film si svolge a Firenze, dove con l’amico AntonioRanieri – Michele Riondino - assapora la bellezza della città e

dell’affascinante Fanny – Anna Mouglalis -, amata nel segreto dei suoiagitati sentimenti e lasciata nelle braccia del prestante amico. 

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  21

Qui entra in contatto con il circolo di letterati più in vista con i quali però non condivide lastessa tensione artistica e politica. Si sente giudicato, avverte come il suo pensiero e la suainfelicità siano valutate come conseguenza della sua sofferenza fisica.L’ultimo atto del racconto filmico si svolge a Napoli dove con l’amico Ranieri si trasferiscesperando che il clima mite possa giovare alla sua salute sempre più compromessa. Qui èmostrato un inedito Leopardi in cerca di vita, ramingo di notte nei vicoli della città disposto ad

avere di un po’ di piacer umano. Qui si chiude la sua vita breve, intensa nelle emozioni e neidesideri, nei conflitti con la natura madre e matrigna con un volto dalle fattezze della madrecarnale, in lotta con il destino misterioso e con l’amore sfuggente. Una vita espressa dai versidella Ginestra che ascoltiamo sgorgare dal cuore del poeta.La sfida di portare sullo schermo un personaggio così noto e complesso è stata affrontata daMartone con perizia, con una regia attenta, sapendo restituire la bellezza della lirica leopardianainserendola nel contesto naturale e affettivo del poeta, facendola ascoltare in un sapienteintreccio di immagini evocative e di emozioni intime restituite dal volto e dal corpo di unostraordinario Elio Germano. La sfida è stata superata anche se il film presenta forse una

lunghezza eccessiva, alcuni momenti si dilatano troppo, la lentezza non sempre è a serviziodell’empatia dello spettatore con il personaggio. Alcune interpretazioni e rappresentazioni biografiche credo che risultino appunto estranee all’immaginario che ciascuno ha costruito suLeopardi: forse in pochi hanno immaginato un uomo così debilitato fisicamente, così storpio eingobbito. Ma certamente questo film ha il pregio di dare una densità affettiva alle parole delpoeta, ha il merito di aver fatto riscoprire a un pubblico numeroso un favoloso giovane, ungeniale letterato che con il suo romanticismo dolente ci ha donato poesie memorabili e continuaad interrogarci sul senso del vivere.

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  22

Seme di eternità

... Poche ore prima del suo ritorno alla casa del Padre,nonostante la stretta della morte, Giacomo parlava del futuro, dellasperanza che Dio nutre per il mondo, tendendo in alto il suo bracciodestro, verso l’alto, verso il paradiso, ripetendo: «La vita continua!».

Michael A. Perry, Min. gen. OFM 

Omelia al funerale di frate Giacomo

UNA MEMORIA VIVIFICANTE...

Sono passati più di sei mesi dalla morte di frate Giacomo Bini. Ildesiderio di tenere viva la sua memoria, e di condividere lagratitudine al Signore per il dono di un fratello così, sono alla base dellibro, di cui frate Giacomo è autore, pubblicato dalle nostre EdizioniBiblioteca Francescana dal titolo «Seme di eternità. Biografia e scrittiinediti».L’idea del libro è nata quando, subito dopo la morte di fra Giacomo,sono stati trovati nella sua cella a Palestrina dieci quaderni pieni disue annotazioni, di cui nessuno aveva mai saputo nulla: dal 1982,anno della partenza per l’Africa, sino alla morte Giacomo avevafedelmente scritto questa sorta di “diario” prendendosi del tempo perriflettere su quanto stava vivendo, per ragionare sulle situazioni, perconfrontarsi con la Parola, per dare corpo ai propri sentimenti di gioiao di delusione, di gratitudine o di sofferenza...È stato subito evidente che non era possibile pubblicare integralmenteil materiale ritrovato; ma è stato altrettanto evidente che quelle pagine

erano un ultimo regalo di Giacomo a quanti lo avevano conosciuto,stimato e amato in vita.Da qui la nascita e la struttura di questo libro: la  prima parte  è una

 biografia di frate Giacomo, biografia composta in gran parte dalletestimonianze di tante persone che gli sono state vicine nei diversimomenti della sua vita.Una seconda parte  è composta da brani dei quaderni ordinaticronologicamente, dalle primissime esperienze in Africa sino agliultimi mesi di vita a Palestrina.

LeggiAmo…

Scheda

a cura diFr. Paolo

Canali

Seme di

eternitàBiografia

e scritti inediti

di Giacomo

Bini OFM

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Anno XXXVII – n. 248 – Novembre 2014  23

Una terza e ultima  parte raccoglie invece testi di Giacomo riuniti intorno a nove tematicheparticolarmente importanti per la sua esperienza e la sua visione della vita francescana(comunione fraterna, missione, appartenenza, itineranza...).Per concludere, lascio volentieri la parola al nostro Ministro generale Michael Perry che, nellapresentazione del libro, così riassume il suo significato:

Attraverso questi quaderni, il nostro fratello continua ad esserci d’esempio: nonostantegli impegni, i tanti viaggi e le mille occupazioni, Giacomo è stato capace di ritagliarsidel tempo per mettersi alla presenza di Dio, lasciando da parte tutto il resto.Non erano solo parole quelle che indirizzava agli altri: la capacità di colpire, diinterrogare, di affascinare era frutto del tempo “perso” davanti a Dio, degli spazi diriflessione e di preghiera ricavati all’interno delle sue giornate.Dall’esempio di Giacomo possiamo capire che il modo migliore di prendersi cura di noistessi è quello di lasciare spazio a Dio; e il volto migliore da mostrare agli altri è quellopurificato, pacificato e illuminato dalla presenza di Dio...

L’ultima parola èun semplice augurio: a meha fatto davvero molto

 bene lavorare su questepagine, scoprire questolato così “intimo” epersonale di un fratelloche pensavo di conoscere

 bene, poter quasi toccarecon mano quanto larelazione con Dio erapresente e operante nellasue scelte. L’augurio èquello che tutti noi cheleggiamo queste paginepossiamo constatare che“si può”, che una vita con

Dio autentica non è unaffare per pochi mistici eprivilegiati, ma chedovrebbe riguardarci tutti.

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Notizie di Casa 

Novembre

4 novembre – S. Carlo Borromeo MMilano S. AntonioCommemorazione di Mons. Salvatore Colombo nel XXV anniversariodel martirio

19 novembre – MonzaEsondazione del Lambrocon allagamento della zona “ex-Filanda” delConvento di s. Maria delle grazie