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Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVI - N. 05-06 di giugno-luglio 2014 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia notiziario 05-06 2014 giugno-luglio 03 editoriale Dopo le elezioni Antonio Zambonelli 05 società C’era una volta Campania Felix Eletta Bertani 09 avvenimenti I 70 anni dell’Anpi Riccardo Braglia 11 1960, 7 luglio Due testimonianze inedite: Spartaco Giampellegrini e Deanna Marmiroli 70esimi

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Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVI - N. 05-06 di giugno-luglio 2014 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

notiziario

05-062014giugno-luglio

03 l© editorialeDopo le elezioniAntonio Zambonelli

05 l© societàC’era una volta Campania FelixEletta Bertani

09 l© avvenimentiI 70 anni dell’AnpiRiccardo Braglia

11 l© 1960, 7 luglioDue testimonianze inedite: Spartaco Giampellegrini e Deanna Marmiroli

70esimi

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70%Periodico del Comitato Provinciale Associazione Na-zionale Partigiani d'Italia di Reggio EmiliaVia Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991C.F. 80010450353e-mail: [email protected]; [email protected] web: www.anpireggioemilia.itProprietario: Giacomo NotariDirettore: Antonio ZambonelliCaporedattore: Glauco BertaniComitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo LusuardiCollaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Angelo Bariani (fotografo), Massimo Becchi, dott. Giuliano Bedogni, dott. Carlo Menozzi, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini,

Anna Fava, Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli

Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2-03-1970

Giugno-luglio 2014chiuso il 16 giugno 2014Impaginazione e grafica Glauco Bertani

Per sostenere il “Notiziario”:UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840CCP N. 3482109 intestato a:Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI

notiziario

sommario

05-062014giu-lug

Il lavoro di Sherlyn della 3a della scuola primaria di San Polo per il progetto promosso dal Comune di San Polo, ANPI e Istoreco

Progetto 25 aprile (1945...2014)

CHI HA PAURA DEL LUPO NERO?IO NO!

Editoriale

03 Ci sono state le elezioni (e molto altro dopo), di A. Zambonelli

Politica04 Leana Pignedoli: “Agricoltura di montagna:

piu’ capacita’ imprenditoriale e non solo Parmigiano Reggiano”

Società05 C’era una volta Campania felix. Castel Volturno:

cronaca di una esperienza nella Terra dei fuochi,di E. Bertani

08 La Resistenza dell’Anpi e il Premio Libero Grassi-Liberi tutti a Palermo, F. Ferrarini

- “Esiste un’Italia che premia la creatività e che investe offrendo viaggi d’istruzione ai giovani...”, di A. Gherpelli

Avvenimenti09 L’Anpi. Settant’anni Partigiani, di R. Braglia

10 Andare all’isola partigiana degli spinaroni / nella Pialassa della Baiona, Ravenna

1960, 7 luglio11 L’eccidio di Reggio Emilia: due racconti inediti

Spartaco Giampellegrini e Deanna Marmiroli, ave-vano 18 e 17 anni, a cura di G. Bertani

13 Il comunicato dell’Anpi di Reggio Emilia14 Alcuni momenti della commemorazione ufficiale

2014, 25 Aprile e dintorni

15 Reggio Emilia 2014. Un 25 aprile dimenticabile?Aq 16 e Lega rovinano la festa, di G. Bertani

16-18 Al 25 aprile (e dintorni) in provincia, a cura di A. Zambonelli

18 Il 25 Aprile con le parole dei bambiniRiflessioni di due alunni della 5a scuola primaria di Villa Cella (Reggio Emilia)

Cultura19 Adelmo Cervi: “Io che conosco il tuo cuore - Sto

ria di un padre partigiano raccontata dal figlio”,

recensione di A. Zambonelli, intervista di A. Parigi21 “La Resistenza va in bicicletta...”, di B. Fontanesi23 Quale relazione tra l’uccisione di Giovanni Gentile

e il filosofo reggiano Mario Manlio Rossi?, di A. Zambonelli

25 Le strade della memoria, progetto delle classi V della scuola primaria “Righi” di Brescello, di A. Fava

Memoria26 Il lungo viaggio di don Lorenzo Braglia,

di G. Notari - Priama, “donna per la pace” - Addio a Lino Michelini, WILLIAM27 Grazie ad Alfredo Gianolio ricordiamo

doverosamente Luigi Ferretti partigiano e artista28 In memoria di Cesare Soragni WILLIAM, di a.z. 29 I giovani della nuova Europa a Kahla, di G Notari - Pansa e la “sua” verità. Una lettera di protesta di

Fiorella Ferrarini a Concita De Gregorio30 A 90 anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti, di a.z. - Estate 1945 nasce l’Anpi a Reggio Emilia

70esimi32 Estate-autunno ‘44.Laprima volta che si tornò a

votare di A. Zambonelli33 La battaglia partigiana dello Sparavalle, di A. Fontanesi

l’Opinione25 Ora una nuova stagione di democrazia

e partecipazione, di Claudio Ghiretti

34 Lutti35 Anniversari38 I sostenitori

Le rubriche31 Segnali di pace, Saverio Morselli

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editoriale

Le elezioni europee ed amministrative del 25 maggio scorso in che misura hanno corrisposto alle aspettative e agli appelli che, come ANPI, avevamo manifestato e lanciato, anche su queste pagine?Quanto alla partecipazione al voto, sia negli altri pae-si d’Europa che sul piano nazionale, si è confermata la tendenza alla disaffezione. Quasi la metà degli italiani aventi diritto o non vanno alle urne o votano scheda bianca. Gli elettori della nostra provincia però, ancora una volta, hanno fatto registrare un alto tasso di parte-cipazione, esercitando quel diritto al voto per il quale, anche, i partigiani hanno combattuto. Avevamo in particolare segnalato il rischio che il voto europeo, quello degli italiani compreso, facesse emerge-re pericolose derive “populiste” o di destra, come rispo-sta alla crisi economica e sociale che si è aperta a partire dal 2008. Ciò si è verificato in alcuni Paesi, a cominciare dalla Francia, dove il Front national, fino a pochi anni or sono emarginato come impresentabile sopravvivenza dello spirito fascista di Vichy, è ora il primo partito. Al-tre formazioni politiche più o meno fascisteggianti sono emerse dall’Ungheria alla Polonia alla stessa Inghilterra.In Italia le piazze preelettorali stracolme per i comizi-spettacolo di Grillo, non hanno prodotto quel risultato che il guru sbandierava, preconizzando una cancellazio-ne di tutti gli altri partiti per una fantasiosa democrazia del web. Il quale Grillo finalmente, smettendo (per sem-pre?) di sparare contumelie a destra e a manca, ha dato libertà di parola ad alcuni e ben preparati esponenti del Movimento per affrontare un dialogo, si spera costrutti-vo, sui temi della legge elettorale e delle riforme.Comunque non si è fatto in tempo a riflettere sui risultati elettorali che nuovi scandali sono esplosi, nuove rube-rie del denaro pubblico, e su grande scala, sono emerse, grazie alle iniziative della magistratura, stante la “distra-zione” di gran parte della politica.Ed è grave che, ancora una volta, fenomeni di corruzione pare riguardino anche alti gradi della Guardia di Finanza, cioè personaggi ai quali lo Stato affida proprio il compito di combattere la

corruzione. Qualcuno ricorderà lo “scandalo dei petroli” (fine anni Settanta-anni Ottanta) che vide anche allora l’implicazione di alti gradi della GdF nonché dei consueti politici. Roba di quasi 40 anni fa, ma siamo sempre lì.E lì sta anche, in parte la “disaffezione” dalla politica, che in tanti lamentiamo. Ora che abbiamo a capo del Go-verno un giovane Renzi gratificato di oltre il 40 percento dei voti “europei” da parte degli italiani, c’è da sperare (e come ANPI lo chiediamo anche a livello nazionale) che il contrasto alla corruzione diventi qualcosa di serio e concreto. A cominciare dal ripristino di quelle leggi e di quelle norme (falso in bilancio, ecc.) che il berlusconi-smo cancellò a tutela di inaccettabili interessi personali.C’è da sperare, più in generale, che misure importanti vengano messe in campo per ridare speranza alle gio-vani generazioni, rilanciando l’occupazione; per togliere dalla disperazione migliaia di lavoratori usciti dalla pro-duzione senza poter accedere al pensionamento. Mentre stendiamo queste brevi note, la politica è alle prese con questioni riguardanti riforme istituzionali. Questioni importanti che richiedono certamente si giun-ga a delle soluzioni innovative ma non in contrasto con i principi fondamentali e lo spirito complessivo della Costituzione repubblicana. Lo abbiamo ribadito anche nel comunicato, il cui testo riportiamo in altra pagina, diramato in vista del 54° anniversario del 7 luglio 1960.

Ci sono state le elezioni - e molto altro dopo -

- 50 anni di corruzione non sono bastati? -di ANTONIO ZAMBONELLI

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politicaLeana Pignedoli: “Agricoltura di montagna: più capacità imprenditoriale e non solo Parmigiano Reggiano”“senatrice Leana PignedoLi, Lei ha avuto occasione, in seno a diverse commissioni senatoriaLi, di occuParsi dei ProbLemi deLLa montagna in generaLe, e di queLLa reggiana in ParticoLare (assetto idrogeoLogico, agricoLtura, occuPazione, turismo…).”.

Una nuova stagione si apre per la mon-tagna, per l’agricoltura in particolare as-sistiamo a un crescente numero di pos-sibilità per il periodo 2014-2020 nella nuova riforma della PAC.Grazie al consistente investimento che la Regione Emilia Romagna sosterrà per il cofinanziamento del Piano di sviluppo rurale, il monte risorse dedicato all’agri-coltura nella nostra Regione sfiorerà per la prima volta il miliardo e 200 milioni con programmi che privilegeranno netta-mente la montagna. Sono previste misure che finanziano attività e progetti rivolte alla valorizzazione dell’ambiente, ai gio-vani e l’innovazione e soprattutto a in-centivi per forme organizzate di impresa.Per la montagna poi, novità recente, si apre una possibilità in più per commer-cializzare le produzioni di montagna, infatti l’Unione Europea ha approvato pochi giorni fa l’indicazione in etichetta del “prodotto di montagna” quindi nuove opportunità per gli agricoltori che po-tranno così valorizzare in pieno le loro produzioni a partire dal Parmigiano Reg-giano di Montagna. Inoltre, i nuovi fondi del GAL saranno ulteriore incentivo per integrare turismo sostenibile, tutela del paesaggio, energie rinnovabili, per impo-stare nuove politiche territoriali. Per gli otto Gruppi di azione locale (GAL) della nostra regione ci saranno 66 milioni di euro destinati a questa finalità.Ci sono risorse, ci sono nuove opportu-nità, c’è una domanda in crescita di pro-dotti originali, unici e la montagna è uno scrigno di preziose “diversità”, ma oc-corre un approccio coraggioso nel perce-

pire il mestiere di imprenditore agricolo. I marchi da soli non bastano. Le risorse da sole non bastano. Occorre una strate-gia commerciale e di mercato: non è suf-ficiente essere produttore ancorché bravo e innovativo. Più che mai in montagna il produttore deve diventare “imprendito-re” a tutti gli effetti ovvero deve accom-pagnare il proprio prodotto fino allo scaf-fale, determinare il prezzo, valorizzare in pieno la tracciabilità del prodotto e non affidarlo a una catena indistinta di inter-mediari. Questa la vera sfida di questo tempo. Evi-tare che gli agricoltori diventino i “mez-zadri del nuovo secolo”, cioè succubi di grandi soggetti commerciali che determi-nano condizioni e valore dei prodotti.Il problema è serio. Se a fronte di una domanda in aumento di parmigiano reg-giano nei mercati Esteri, i produttori per-cepiscono un prezzo che sta al di sotto degli otto euro (prezzo che non lascia alcun margine di reddito), assistiamo ad un paradosso che va affrontato struttural-mente e non in modo episodico. Valoriz-zazione del Parmigiano di montagna da un lato e differenziazioni di produzioni agricole per invertire la spirale di mono-coltura produttiva del Reggiano dall’al-tro. La biodiversità è un valore prezio-sissimo, è la ricchezza del futuro in una globalizzazione che appiattisce tutto. La montagna può e deve essere un laborato-rio di valorizzazione delle varietà, di una economia basata sulla distintività e non sulla massificazione. Ci sono interessan-ti esperienze nel nostro Appennino che stanno emergendo, giovani impegnati in

nuove produzioni: dalle nocciole all’ace-to balsamico, dai mirtilli al pecorino, dal-le chianine della Val d’Ozola ai capperi nei terrazzamenti con i muretti di Vetto d’Enza, allo zafferano del Ventasso al miele, alle castagne.Un’agricoltura che non punta sulla quan-tità, ma sulla qualità alta e la distintività deve essere in grado di farsi remunerare dal mercato il “valore immateriale” che ne determina l’unicità. Il prodotto e le sue caratteristiche , ma insieme il paesag-gio, la storia, il processo produttivo. E’ una sorta di “prodotto integrato” di gran-de valore ma più difficile da commer-cializzare. servono strategie inedite mai pensate fin qui. Servono discontinuità nel concepire l’attività agricola.Proprio per questo serve un forte ricam-bio generazionale , servono competenze nuove servono sistemi organizzati : è ne-cessario che le piccole imprese che si as-socino, si colleghino, si mettano in rete. La prima prova e opportunità grande ar-riverà tra qualche mese con Expo 2015.Expo ci porterà il mondo in casa, con una media di visitatori prevista di 160.000 visitatori al giorno provenienti da tutto il mondo. E noi dobbiamo essere deter-minati a farlo diventare non una enorme Fiera di Milano, ma un Expo dei territori, di tutto il paese. Una possibilità di pro-mozione inedita a partire dai territori di montagna non come zona marginale di una visione urbano-centrica ma come inizio, centro di una nuova idea di sviluppo. Inizia, non vi è dubbio, un tempo interessante.

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societàC’era una volta Campania felixA Castel Volturno: cronaca di una esperienza nella

Terra dei fuochi

Per una serie di circostanze, ho vissuto recentemente un’esperienza che penso valga la pena di raccontare e di con-dividere, perché in qualche modo è emblematica dell’ambiva-lenza del tempo che il nostro Paese sta vivendo, tra drammati-che emergenze e potenzialità inespresse. Se posso raccontare questa storia è perché una cara amica, l’ex senatrice e consi-gliera regionale Isa Ferraguti, di Carpi, mi ha fatto conoscere Laura Caputo, una giornalista e scrittrice che ha lavorato per anni in Francia, anche per testate prestigiose quali “Le Mon-de”. Incaricata appunto da quel giornale di intervistare Cutolo, noto camorrista in carcere, la Caputo ha iniziato a studiare e ad approfondire la realtà della camorra, il contesto econo-mico, sociale, culturale che l’ha originata e nel quale tuttora prolifera. Questo lavoro d’indagine e di ricerca, non esente da sviluppi anche drammatici, lo ha raccontato in due romanzi ispirati appunto dai luoghi, dalle persone, dalle vicende che ha conosciuto: “Il castello di S. Michele” e “Il volo dell’Arcan-gelo”, presentati anche nella nostra città. E’ accaduto così che io stessa, attraverso la lettura dei suoi li-bri e la loro presentazione a Reggio, ho avuto la fortuna di fare amicizia con Laura Caputo. Quando dunque Laura e Isa mi hanno chiesto di accompagnarle in un viaggio nella Terra dei fuochi per partecipare ad alcune iniziative e alla presentazione del suo ultimo libro, perché anch’io potessi rendermi conto sul posto della realtà, ho capito che non potevo sottrarmi. E’ nata così, in tre giorni all’inizio di aprile, l’esperienza che qui racconto.Sono arrivata alla stazione di Napoli giovedì 9 aprile. Mi aspettano venute da Castel Volturno in auto Isa, Laura e Anna De Vita, compagna di Ciro Scocca, presidente dell’Associa-zione RES di Castel Volturno, organizzatore delle iniziative a cui parteciperemo e impegnato da tempo nella battaglia per la legalità e il cambiamento.Prendiamo l’autostrada per Avellino, dove Laura deve pre-sentare il suo libro. L’incontro si tiene in un negozio equo e solidale gestito da alcuni giovani volontari dall’associazione

di Eletta Bertani

Castel Volturno, il degrado

Libera, situato centro della città.Il venerdì successivo è il giorno più coinvolgente. Nell’Aula Magna della bella e nuova sede della Scuola nazionale di for-mazione del Corpo Forestale dello Stato, a Castel Volturno, gentilmente messa a disposizione, si tiene una affollatissimo Convegno promosso da RES (Rete Economia Sociale), dalla Cooperativa Libera Stampa editrice della rivista “Noi Donne” e da varie associazioni e personalità della Campania. Il tema è espressivo: “Studenti in cattedra nella terra dei sogni”. Sono presenti intere classi del Liceo Classico, Scientifico, Tecnico industriale, Alberghiero che, per un anno intero, han-no lavorato su alcuni temi cruciali: la devastazione ambientale provocata dai rifiuti tossici interrati, la legalità e la lotta alla camorra, il femminicidio.S’inizia con un video “choc” presentato dalle “Mamme del-la terra dei fuochi” che hanno costituito l’associazione “Noi Genitori di Tutti” e sono presenti con una delegazione. Sullo schermo scorrono i volti e i nomi dei bambini morti per le va-rie forme di tumore provocate dall’inquinamento del terreno e dei prodotti della terra. Alice, Enzo, Antonio, Martina, Alessia e tanti altri nomi, scorrono i nomi delle diverse terribili pato-logie che li hanno sottratti ai loro genitori, e cosa avrebbero potuto e voluto diventare.Sul palco salgono, poi, i ragazzi che hanno lavorato sul tema dell’ambiente. Nei loro temi descrivono il degrado e la deva-stazione di un territorio un tempo Campania felix, le terribi-li conseguenze sulla salute, analizzano le cause, l’egoismo e la sete di profitto. Denunciano la mancanza di sostegno dalle altre zone dell’Italia e il carattere nazionale del problema am-bientale, la connivenza dello Stato con la camorra e la latitan-za delle istituzioni. Segue la proiezione di un film girato, con la collaborazione dei ragazzi, da Ettore De Lorenzo, giornalista di RAI 3. Il titolo è significativo: “La terra dei sogni”. Il messaggio è chiaro: Si può fare, è possibile avere sogni anche più concreti. Sogno dunque sono.

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societàPer le istituzioni è presente solo il questo-re di Caserta. Un brevissimo passaggio per un saluto privato del Presidente della Commissione Anticamorra, Gianfranco Valiante, troppo occupato per rimanere. Ma non un parlamentare, non un consi-gliere regionale o provinciale (solo due ex, Isa Ferraguti ed io che veniamo dal Nord).Del resto non è un caso che Castel Vol-turno sia un comune commissariato per infiltrazioni mafiose. Nel pomeriggio, si tiene in un’auletta l’incontro con i giornalisti della Campa-nia sul ruolo della stampa nella lotta alle mafie, organizzato da Isa Ferraguti, pre-sidente della Cooperativa Libera Stampa e da Laura Caputo. L’incontro, oltre che ai giornalisti, è aperto a insegnanti e a studenti della mattina interessati al tema, che sono presenti e partecipi, ma dei gior-nalisti, a parte due o tre, neppure l’ombra.Il sabato mattina è dedicato a conoscere fisicamente Castel Volturno. Anna ci ac-compagna a visitare il centro, i quartieri periferici, il lungomare. Castel Volturno è definita “ terra di mezzo”, perché è pro-prio a metà tra le province di Napoli e di Caserta, alla foce del fiume Volturno gode di 26 chilometri di spiaggia ampia e costeggiata da una splendida pineta, area protetta della Presidenza della Repubbli-ca. Un tempo era un luogo privilegiato, residenza estiva dei benestanti di Napoli e Caserta, che vi tenevano le loro secon-de case. Poi un terremoto devastante e l’innesto di una ricostruzione su cui ha prosperato la camorra e l’illegalità. Si è costruito dappertutto in modo disordinato e illegale, nelle aree demaniali, a ridos-so della splendida pineta: il cemento, la brutta architettura, domina dappertutto e con il cemento il degrado e la sporci-zia. Attorno alla foce del Volturno sono cresciuti ad opera di un imprenditore-ras locale enormi palazzoni ora degradati che stridono con la bellezza dell’affascinante paesaggio. L’accesso al mare del fiume è stato chiuso creando enormi vasche di acqua ferma e bloccando così il lavoro dei pescatori. Il bel viale del lungomare è pieno di sporcizia, cartacce e sacchi di spazzatura e altrettanto sporca è la spiag-gia. Difronte al lungomare si susseguono enormi alberghi in pieno degrado, in gran parte ormai chiusi da anni, i muri scrosta-ti, le finestre aperte, i vetri rotti. Fa male al cuore vedere una tale bellezza della na-tura ridotta in questo stato. Ma com’è sta-to possibile arrivare a questo punto? Vie-ne spontaneo chiedersi. Certo la camorra ha dominato e tuttora domina il territorio, anche se non mancano gli sforzi di alcu-ne istituzioni. Ad esempio mi segnalano

Al centro Laura Caputo con le “Mamme delle Terre dei fuochi”

l’impegno e l’integrità del Commissario prefettizio, il dottor Antonio Contarino, non a caso oggetto di minacce recenti.I camorristi ci sono anche durante la no-stra visita al lungomare. Mi segnalano un tale che passeggia abbracciando in modo protettivo e suadente le spalle di un cono-scente nella tranquilla e poco frequentata mattina prefestiva. E’ un boss locale che sta cercando di convincere un tizio a en-trare nella sua lista. Ma perché, malgrado l’impegno lodevole e generoso di alcuni cittadini e istituzioni, la camorra è ancora così forte? Una delle ragioni sta, a mio avviso, nella mentalità popolare radicata e frutto di una lunga storia: una mentalità ancora “servile” più da sudditi che da cit-tadini, dove conta il favore, l’ossequio al potente, al notabile, dove prevale, spesso per paura e per mancanza di alternative, la scelta di non immischiarsi, di farsi gli affari propri.Ci spostiamo nell’entroterra, sull’altro lato della pineta, nel quartiere degli im-migrati. Dappertutto vediamo persone di colore, che abitano in alloggi di fortuna o nelle case basse e povere circostanti. Un ambiente chiaramente diverso dal quar-tiere di villette adiacenti al centro e alla Chiesa parrocchiale, ben curate, circon-date dal verde e recintate, dove abitano i benestanti locali, calciatori, professio-nisti, imprenditori. Eppure una Castel Volturno democratica e civile esiste e la incontro anche nelle poche ore della mia permanenza. Il giornalaio mi racconta che negli anni giovanili diffondeva “l’Unità” casa per casa; conosciamo un professore di fisica dell’Università con idee molto concrete e chiare su come cambiare la

situazione, partendo dalla legalità e tut-tavia ancora molto diffidente e critico verso la politica e la scelta di impegnarsi per cambiarla. C’è un giovane autore di un libro, Antonio Moccia, dove si fanno nomi e cognomi anche dei colletti bian-chi. E ci sono Ciro e Anna, i miei gentili ospiti, coraggiosi e generosi, che hanno scelto di combattere a viso aperto contro questo sistema e contro questa mentalità. Stanno lavorando per costruire una lista civica di chiara alternativa e, mi dicono, stanno raccogliendo adesioni insperate in vari ambienti.Il pomeriggio riprendiamo l’autostrada a ridosso della zona vesuviana per rag-giungere Ottaviano, (“Settimiano” nel romanzo-inchiesta di Laura Caputo, che non riesce a liberarsi dalla fascinazione dell’esperienza drammatica che ha vis-suto e vuole tornare in quei luoghi “fata-li”). Ad un certo punto sbagliamo strada e finiamo nell’enorme piazzale ormai vuoto della FIAT di Pomigliano d’Arco, una fabbrica ormai chiusa, ormai una cat-tedrale nel deserto in questo paesaggio bellissimo. Poi raggiungiamo Ottaviano, un paese collocato piuttosto in alto, cir-condato da verdi montagne. Nella piazza principale i soliti anziani che stazionano chiacchierando e osservando. Saliamo alla cattedrale, percorriamo stradine si-lenziose e misteriose. Ogni tanto qualche bottega che ricorda quelle degli anni Cin-quanta. Saliamo al famoso Castello me-diceo di San Michele, che Cutolo volle acquistare a simbolo della sua potenza. Sequestrato e poi confiscato dallo Stato, è sede degli uffici di diverse associazioni, fra cui quella del Parco Vesuvio. In gene-

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società

Caro amico, tu sai che nel DNA dell’ANPI c’è la lotta per la libertà, la de-mocrazia e la giustizia come valori nati dalla Resistenza ed il contrasto incondizionato alla rinascita del fascismo. In Italia ed in Europa la crisi economica e la protesta cieca ali-mentano sentimenti di populismo e la fascistizzazione, come risposta antidemocratica. Da tempo il revisionismo ed il nega-zionismo degli efferati episodi di razzismo e xenofobia, hanno ispirato in chi non ha vissuto gli orrori della guerra, una sotto-valutazione della pericolosità nella riorganizzazione di “Fiam-ma Tricolore”, “Forza Nuova” e “Casa Pound”, che mirano ad episodi di violenza usando simboli di guerra e calpestando il diritto dei cittadini a vivere democraticamente.L’ANPI fa appello ai cittadini, e alle organizzazioni tutte di sottoscrivere il documento ANTIDOTI ANTIFASCISTI in-vitandoti alla mobilitazione, a presìdi e iniziative pubbliche di informazione e responsabilizzazione sul pericolo fascista nella difesa democratica dei principi costituzionali.Anche l’ANPI sta vivendo un momento difficile e di ristret-tezze economiche per proseguire nella sua azione di grande baluardo a difesa delle libertà dei cittadini e contro i tentativi di ricostituzione strisciante del fascismo.Anche tu sei importante per dare un tuo piccolo contributo a finanziare e sostenere la campagna di valorizzazione di

ANTIDOTI ANTIFASCISTIGrazie a te potremo predisporre una serie di difese e di sicu-rezze contro il pericolo incombente dei venti di conservazione e populismo che stanno spirando intorno a noi.Sarai fiero di essere stato protagonista, in questo momento difficile, di fare argine politico e culturale alla recrudescenza dei movimenti neofascisti in Italia e in Europa.Grazie in anticipo e gradisci i nostri migliori saluti.

il presidente provincialeGIACOMO NOTARI

rale l’impressione che ricaviamo è di un posto fuori del mondo.Al ritorno, la sera restiamo a cena da Anna e da Ciro e parliamo molto. Ciro ha deciso di mettersi in gioco, di presentarsi alle elezioni.Ha chiesto a Isa Ferraguti di entrare nel-la lista e Isa si mette a disposizione. Ci chiede consigli su come fare e di aiutar-lo. E’ consapevole della difficoltà della prova del governo, se ce la dovesse fare. Insistiamo sulla necessità di creare, in un contesto locale in cui prevale il persona-lismo, il servilismo e la mancanza di sen-so civico, una idea diversa: il senso della cittadinanza, della comunità, del sentirsi un NOI, delle responsabilità di ognuno e di tutti verso la terra in cui si abita. Non è facile e ci vuole tempo. Ma bisogna pro-varci, accettare la sfida.La mattina dopo, di domenica, è arrivato per me il tempo di ripartire. Lascio e ab-braccio Ciro Scocca con un nodo in gola. Sento la sua, la loro solitudine. In questi

due giorni ha sentito attorno a sé il calore della partecipazione dei giovani, il soste-gno della nostra presenza fisica. Ma noi ce ne andiamo e tocca a lui, ad Anna, ai

pochi amici, reggere la sfida. Hanno biso-gno di vicinanza e di sostegno, anche dal Nord. Non li dimenticherò. Non dimentichiamoli.

L’Aula magna

CAMPAGNA A SOSTEGNO- ANTIDOTI ANTIFASCISTI -

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Come ANPI di R.E. siamo impegnati da alcuni anni in un percorso di nuova resistenza che è il progetto“Radici nel futu-ro”, con il prof. Stefano Aicardi e gli studenti di diverse classi del Liceo Magistrale “Matilde di Canossa”, insieme a Libera, Istituto Cervi e Associazione Papa Giovanni XXIII. Il per-corso è nato dal patto-gemellaggio tra la cultura antifascista e la cultura antimafia per la profonda similitudine dei valori di cui queste due culture sono portatrici: il diritto-dovere della memoria, la libertà che si sposa con la giustizia, il lavoro, la legalità e la responsabilità. Da questo percorso è nato il gene-roso invito di Rosa Frammartino, consulente Educational della Provincia, che da diversi anni promuove e sostiene infatica-bilmente le attività di formazione nelle scuole reggiane per l’educazione alla legalità e alla cittadinanza. Ho potuto così partecipare il 20-21-22 maggio alla tre giorni in Sicilia, fare memoria della strage a Portella della Ginestra, incontrare il fratello di Peppino Impastato a Cinisi, la vedova di Libero Grassi, ambedue orgogliosi della loro tessera ANPI e intervenire in particolare al convegno STORIE E SAPERI DI RESISTENZA E LIBERAZIONE insieme ad Antonio Terra-nova, presidente Anpi di Palermo, La delegazione reggiana era inoltre composta, oltre che da Rosa Frammartino, da Andrea Gherpelli, interprete magistrale dei brani proposti dalle due ANPI, da diversi docenti e molti studenti reggiani, tra i quali l’ intera classe della Filippo Re che ha vinto il premio nazionale con un bellissimo spot sul tema del diritto al lavoro. L’ANPI si rivolge alle nuove generazioni per mantenere la storia della Lotta di Liberazione ben radicata all’oggi, in op-posizione alla distruttiva cultura mafiosa, e a tutto ciò che è violazione dei diritti, sopraffazione, violenza, disprezzo della dignità della persona. Il nostro timone è e sarà sempre la Co-stituzione.

Incontro con il Dott. Di Matteo

La Resistenza dell’ANPI e il Premio Libero Grassi-Liberi tutti a Palermo

società

- Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici... ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e agire da uomini liberi e consapevoli! - Antonino Caponnetto

di Fiorella Ferrarini

Ho una buona notizia: esiste un’Italia che premia la creati-vità e che investe offrendo viaggi d’istruzione a giovani se-lezionati e mossi da sensibilità, fervore e da quel talento che non viene solo apprezzato, ma addirittura viene alimentato e stimolato. E’ roba da non crederci e invece il Premio “Libero Grassi” dà gioia, gioia pura, dà lacrime. Sono stato piacevolmente coinvolto come collaboratore artistico e come attore in questo viaggio in Sicilia grazie alla determinazione e alla grazia con cui la dottoressa Rosa Frammartino – consulente educational – cura il bagaglio di conoscenza con cui abitualmente intera-gisce. Oggi, dopo un viaggio così intenso, posso soltanto dire che non è proprio facile iniziare a parlarne. I ricordi si sovrappongono veloci, uno subito dopo l’altro, senza un ordine preciso e mentre scrivo ecco sopraggiungere, ad esempio, la libertà così forte e pura, urlata pacatamente da Libero Grassi o il grave peso specifico delle parole pronuncia-te con insolita purezza, sotto il sole cocente di Palermo, dal giudice Nino di Matteo che vive costantemente sotto scorta soltanto perché fa il suo dovere o, ancora, il silenzio assor-dante che, come un boato per le strade di Corleone, ti ottura le orecchie e poi molto e molto altro. In tutto questo, tra tutti questi ricordi vividi, ci siamo anche noi, studenti, docenti, ac-compagnatori ed io. Tutti vivaci, a guardare, ascoltare, a capire commossi, inti-moriti, spesso immobili, attoniti; qualcuno anche a scherzare, qualcun altro a fare foto ma tutti, tutti, in segreto a definire nuove tele di intuizioni mosse da certi incontri che cambiano il ritmo del battito cardiaco, caratteristica fondante di questo nostro viaggio che non dimenticheremo. Quando hai visto come vanno certe cose poi non puoi far finta che non sia successo, ed ecco perché questo viaggio, senza scorciatoie, porta dritto alle tue responsabilità e voglio dire sia

“Esiste un’Italia che premia la creatività e che investe offrendo viaggi d’istruzione ai giovani…”

di Andrea Gherpelli

ai ragazzi che ai docenti con cui ho viag-giato di condividere con i loro familiari le nostre scoperte, di aiutare e sostenere lo sviluppo di tutta la loro famiglia, così come io faccio con la mia, perché l’evo-luzione delle nostre famiglie è anche la nostra evoluzione e perché non saremo mai uomini realmente liberi fino a che non conosceremo da dove veniamo e non potremo mai godere della libertà fino a che non sapremo da cosa dobbiamo libe-rarci, così come non potremo mai lottare per sentirci liberi se non vedremo chiara-mente i fili che ci immobilizzano e infine perché un uomo libero, è un uomo che può ed è in grado di decidere.Con gioia.

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avvenimenti

Il sindaco Ignazio Marino con Carlo Smuraglia

70 anni or sono

L’ANPI E L’ITALIAdi Riccardo Braglia

L’ANPI nasceva settant’anni fa a Roma, a quarantott’ore dalla liberazione della città. E’ stato il tempo di una genera-zione di ragazzi che, con il loro sacrificio e il loro impegno, hanno scavato le fondamenta di un Paese di liberi e uguali.E’ il lascito di quei ragazzi, quelli che hanno combattuto per la nostra libertà, quelli che hanno costruito la nostra storia, i partigiani.A settant’anni dalla Liberazione dal nazifascismo è tempo di commemorazioni; e commemorazione è stata il 6 e 7 giugno a Roma al Centro Congressi Frentani all’insegna di “70 ANNI CON LA LIBERTA’ NEL CUORE”, slogan quanto mai cal-zante e rappresentativo dei sentimenti e delle emozioni espres-se dall’ANPI.Da Reggio Emilia è partita una nutrita delegazione in rappre-sentanza sia dell’ANPI Provinciale, sia delle ANPI territoriali.L’evento, organizzato con l’Alto Patronato del Presidente del-la Repubblica, si è svolto al Centro Congressi Frentani, in via dei Frentani 4, appunto a Roma, ed è iniziato sabato 6 giu-gno con la cerimonia solenne, alla presenza della moderatrice AnnA Longo, Radio RAI, VALeriA FedeLi, vice Presidente del Senato, giuLiAno MontALdo, regista, dAnieLe Leodori, Presi-dente del Consiglio Regionale del Lazio, CArLo SMurAgLiA, Presidente dell’ANPI Nazionale e ignAzio MArino, sindaco di Roma, che ha presenziato alle ultime battute della Cerimonia.Anna Longo, oltre agli iniziali ringraziamenti di rito alle Au-torità a tutti i presenti, ha dato lettura dei saluti arrivati dal Presidente Giorgio Napolitano e dalla Presidente della Ca-mera Boldrini, della CGIL, dell’Unione dei Combattenti, di Antonino Intelisano, presidente della Procura Militare della Repubblica, dell’Unione dei Mutilati, Veterani di Guerra e della Commissione Italo-Tedesca.Daniele Leodori ha incentrato il suo intervento sul mantenere vivo il ricordo e la memoria sugli accadimenti legati alla re-sistenza ed all’eredità antifascista. Inoltre ha puntato l’atten-zione sul significativo incremento del numero di iscritti ANPI grazie soprattutto alla presenza tra i tesserati di tanti giovani.Valeria Fedeli ha ricordato come l’ANPI sia una fondamentale risorsa per la democrazia, in termini di memoria, libertà, di contributo di donne e uomini alla resistenza. Citando Wladi-miro Settimelli, ha elencato i motivi della nascita dell’AN-PI ed ha elogiato l’impegno dell’Associazione nelle scuole e nella ricostruzione delle infrastrutture etiche all’interno di un

tessuto sociale comunque democratico.Giuliano Montaldo ha raccontato, “in prosa e poesia”, mo-menti, suggestioni, aneddoti della realizzazione del film “Achtung! Banditi!”, storia di un ingegnere meccanico che si fa uccidere assieme al capo dei GAP della sua fabbrica piut-tosto che vendersi ai nazifascisti, primo film di Carlo Lizzani, maestro e amico fraterno dello stesso Montaldo.Il film fu girato nei dintorni di Genova, fra le frazioni di Cam-pomorone, Pontedecimo e altre località della Val Polcevera, e venne realizzato grazie ad una sottoscrizione di “azioni” da 500 lire. Lizzani ebbe l’idea della sottoscrizione dopo aver as-sistito alla proiezione di “La terra trema” (1948) e aver discus-so con Luchino Visconti del fatto che quest’ultimo non aveva trovato produttori interessati al proseguimento della sua opera (inizialmente pensata come la prima parte di una trilogia).Montaldo ha ricordato come un gruppo di operai propose di dare vita a una cooperativa che finanziasse dei film coraggio-si, quei film che l’industria privata non si sentiva di produrre. Bisognava rompere il cerchio di una consuetudine umiliante per il cinema italiano, dare un esempio, lanciare una iniziativa che potesse poi essere ripresa da altre città italiane, dimostrare che il popolo non solo amava il nuovo cinema italiano, ma vo-leva aiutarlo e rafforzarlo.Nel film gli attori utilizzavano armi di legno, in quanto non venne dato il permesso di usare armi disattivate.Citazioni significative e toccanti sono state anche quelle legate al film “L’Agnese va a morire” (1976), da un romanzo di Re-nata Viganò, con la regia dello stesso Montaldo e musiche di ennio MorriCone.Chiusura entusiastica per Montaldo, con lunghi applausi alla frase “La resistenza non è mai finita”.Infine il Presidente Carlo Smuraglia ha fornito alcuni numeri significativi sull’ANPI di oggi riferendosi ai “70 Anni … MA non VeCChi”: 130.000 iscritti, sezioni sparse sull’intero territo-rio nazionale, oltre a 85 sezioni all’estero.Come il Presidente ha sottolineato, la presenza ed il contri-buto dei “vecchi” si assottiglia, ma nuove generazioni stanno emergendo. La memoria rimane intatta ma è come una pianta da coltivare nel tempo. Non bisogna limitarsi alle sole Com-memorazioni di un tempo che fu e che non deve al ripeter-si, ma occorre orientare la memoria la futuro con l’apporto fondamentale dei giovani. L’ANPI è viva, attiva e visibile, rappresentativa di una sua identità e di una sua autonomia, impegnata a “combattere” quotidianamente contro una diffusa svalutazione della resistenza.iMportAnte è StAto AnChe iL CApitoLo LegAto ALLA “CoStitu-zione … MAneggiAre Con CurA”, guidA e FAro deLLA noStrA deMoCrAziA, ritoCCAbiLe, MigLiorAbiLe, MA non CAnCeLLAbiLe nei Suoi FondAMenti, CoMe dA MoLte pArti Si Vorrebbero FAre.Sintomatico di un cambiamento dei tempi e di un adeguamen-to anche dei “comportamenti” dell’ANPI è stato l’affrontare il problema del revisionismo interno, momento di autocritica e passaggio dal concetto mitologico di partigiano a quello di normalità, ma supportata da scelte e coraggio in linea con i tempi. Le luci e le ombre che devono diventare storia e me-moria, devono essere accompagnate dall’impegno civile. Per questo motivo, in occasione dei festeggiamenti per il 70esimo

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avvenimenti

Andare all’isola partigiana degli spinaroni - nella Pialassa della Baiona, Ravenna -

dell’ANPI è stato pubblicato un numero speciale di “Patria indipendente” in cui si segnala che sono rimasti solamente 10000 ex combattenti in vita, testimoni silenti di quello che è stato, in un momen-to attuale complesso e difficile.ANPI opera ed opererà sempre in un’otti-ca di politica “non partitica”, muovendosi in autonomia di giudizio, senza l’utilizzo di governi amici, basandosi su forze di-verse, generazioni diverse, idee diverse, il tutto unito dallo slogan “La memoria batte nel cuore del futuro”.Occorre ribadire i presupposti su cui si fonda l’ANPI, in un momento di generale indifferenza delle Istituzioni verso l’an-tifascismo. Alla fine della relazione con-gressuale, sulle note e le parole di “Bella Ciao”, tutti i delegati si sono alzati in pie-

di applaudendo il Presidente per cinque lunghissimi minuti.Sabato 7 giugno, per tutti i delegati, è stata organizzata una visita alle Fosse Ardeatine, con i saluti iniziali di erneSto SASSi, Presidente dell’ANPI Provinciale di Roma, poi cortese e simpatica guida e relatore “privato” per tutti gli astanti, se-guito dalla toccante narrazione della se-quenza storica degli accadimenti che por-tarono all’eccidio, da parte del professor ALeSSAndro porteLLi, storico, Presidente del Circolo “Gianni Bosio”.Successivamente alla visita, sempre al Centro Congressi “Frentani”, è stato messo in scena la prima di un racconto te-atrale “La storia dell’ANPI nella storia d’Italia”, con la regia di Samuele Rossi e con la partecipazione straordinaria di

Giorgio Colangeli e Daniela Morozzi, voce narrante di Claudio Silingardi. Spet-tacolo commovente, trascinante, splendi-damente rappresentato dagli attori in sce-na (Leonardo De Carmine, Alessandro Marventi, Arianna Mattioli, Marina Oc-chionero, Luca Tanganelli, con musiche dal vivo di Marco Dieci, Lucio Gaetani e Lucio Stefani). Come chiusura dei lavori, Sandra Bon-santi (Presidente di Libertà e Giustizia), già giornalista de la Repubblica, e Stefa-no Corradino, Direttore di art.21, hanno intervistato il Presidente Carlo Smuraglia sull’ANPI oggi, approfondimento sulle posizioni dell’Associazione rispetto agli accadimenti odierni ed agli eventi che stanno segnando il nostro tempo.

Il 20 giugno u.s. si è tenuta una riunio-ne del coordinamento regionale ANPI dell’Emilia-Romagna, anziché a Bolo-gna, secondo la consuetudine, sull’isola degli Spinaroni, nel Ravennate, che da anni ci veniva decantata dal nostro otti-mo Ivano Artioli, presidente dell’ANPI provinciale.Isola mitica per la Resistenza romagnola, luogo di memoria per eccellenza. Sede per mesi, estate-autunno 1944, del distac-camento partigiano “Terzo Lori” della 28a Brigata GAP Mario Gordini. Da lì il comandante Bulow pianificò la battaglia per la liberazione di Ravenna. L’isola è situata in quel territorio dove la pianura padana finisce e si immerge lentamente nell’Adriatico. Siamo in quel miscuglio di terra e di acque denominato, in dia-letto romagnolo, Pialassa , cioè “piglia e lascia”, per via di quelle “valli” che alter-nativamente pigliano e lasciano l’acqua salmastra del mare secondo il ritmo delle maree. Dunque parola composta analoga a “bagnasciuga”. Quanto al nome “spinaroni”, è dovuto ad una delle piante che crescono in quei luoghi, l’olivello spinoso, per le numero-se spine che costellano i suoi rami. Questioni linguistiche a parte, per molti di noi che ci siamo trovati là in una bella giornata di sole, l’Isola è stata una emo-zionante e piacevole scoperta. I volonta-ri di Porto Corsini vi hanno costruito un accogliente capanno secondo la tradi-zione delle valli, compresa la copertura in canne palustri. L’isola si raggiunge con la motobarca “Bulow”, condotta

dal comandante Dover Roma, il quale Dover (nome scelto dal padre come ri-cordo della 2.a guerra mondiale) è anche membro del Comitato provinciale ANPI e dirigente della sezione di Porto Corsini. Nel capanno, o sotto l’attigua tettoia, si può trascorrere anche un’intera giornata

per seguire lezioni sulla storia della Re-sistenza e sugli aspetti naturalistici di un habitat assai particolare. Se si rimane per una giornata intera, anche per consumare attorno al grande tavolo sotto la tettoia una colazione al sacco, o qualcosa di cu-cinato sul posto, previo accordo.

Segnaliamo che sarebbe possibile

organizzare gite sul posto,

sia per scolari e studenti che per adulti, massimo 30 persone.

Gli eventualmente interessati, scuole o singole persone,

possono rivolgersi alla nostra sede,

Via Farini,1, RE. Tel. 0522. 432991.

Interno della capanna partigiana e la barca “Bulow” condotta dal comandante Dover (foto Angelo Bariani)

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1960, 7 luglio

“Ho visto Ovidio cadere, ma non pensavamo che…”, così nei ricordi di Spartaco Giampellegrini, quel 7 luglio 1960.“E’ la prima volta che ne parlo – ci dice – l’occasione è venu-ta, cosa vuoi, è una storia un po’ uguale a quella delle altre… l’occasione è venuta perché due o tre anni fa sono andato a una cena dei ragazzi di via Adua. Il mio ex socio abitava a Codemendo, adesso vive a Cavriago, lui è di via Adua, e io avevo tanti amici di via Adua e loro si trovano, infatti eravamo più di cento, alla festa dell’Unità, prendono uno stand quando è chiusa e ci fanno la cena. Quella sera, quando eravamo là a mangiare, c’era anche Silvano Franchi, me lo ha indicato e io lo riconobbi. Sono andato a salutarlo. Sono stato incerto, sai, per non andare ad avviare dei mulini, perché so che lui per questa storia ha combattuto tutta la vita. E a me pesava andargli a dire una cosa del genere, ne ha già avute tante!, però sentivo il bisogno di dirglielo, di salutarlo, di essergli vicino. Gli ricordai questo particolare che Silvano non ricordava più perché è passata una vita. Stop! Dopo, gli diedi il mio numero di telefono”. Spartaco Giampellegrini aveva 18 anni in quel luglio 1960, la-vorava da Dotti e Bartoli “che era un negozio di tessuti, dopo la Ghiara, in via Emilia Santo Stefano, dove hannno tutto ri-strutturato, il palazzo Mongardini, invece i miei amici erano operai. Alla sera frequentavo l’Ars et Labor. Poi lavorai da Vittadello e nel 1966 mi trasferii a Rimini per lavoro”, dice. Ha visto cadere Ovidio, che era al suo fianco; ha visto il corpo martoriato di Emilio Reverberi sotto l’Isolato San Rocco, da-vanti alle saracinesche abbassate di “Zamboni”, un negozio di abbigliamento, che c’è ancora.“Non eravamo nella piazza, quando Ovidio è caduto, stavamo andando verso le Poste, fra la Banca d’Italia e i palazzi nuovi che ci sono adesso, eravamo lì perché la polizia era dietro la

La polizia si apposta

L’eccidio di Reggio Emilia - Due racconti inediti

Spartaco Giampellegrini Deanna Marmiroli

avevano 18 e 17 anni

7 luglio, Reggio EmiliaLa Camera del lavoro, i partiti e le forze antifasciste organizzano una ma-nifestazione popolare contro il governo Tambroni. ore 16.30. Reggio Emilia presidiata: po-liziotti e carabinieri in assetto anti-sommossa come “truppe occupanti”. Mi-gliaia di manifestanti si radunano in Piazza della Vittoria... 5 morti - Lauro FarioLi, 22 anni, ovidio Franchi, 19 anni, EmiLio rEvErbEri, 39 anni, marino SErri, 41 anni, aFro TondELLi, 36 anni... E da qui parTono i racconTi di SparTaco GiampELLEGrini E di dEanana marmiroLi

di Glauco Bertani

Spartaco Giampellegrini

Banca d’Italia, ma la voce era che sparassero a salve: ecco la ragione per cui andavamo avanti belli sereni, belli tranquilli cantando e urlando dicendone di tutto. Invece quando è ca-duto per terra ci siamo accorti che aveva un buchino qui – [lo dice indicando la pancia appena sotto l’ombelico, NdI] – forse sparavano anche a salve ma in mezzo c’erano anche i non a salve. Noi eravamo lì. Io ero insieme a Elio Reverberi, il nipo-te Emilio. Con Ovidio ci siamo visti in piazza, camminavamo a fianco per combinazione… poi mi hanno detto che c’era il fratello, Silvano, dietro l’isolato San Rocco. Mi urlarono : ‘là c’è suo fratello!’, allora gli sono andato a dire: “Guarda che tuo fratello è stato colpito” e lo stavano portando via con l’am-bulanza. Poi è passato un camion che credo sopra ci fosse il vice sindaco di allora, il maestro Lelli, che urlava alla polizia di non fare del male. Mi ricordo vagamente perché poi io sono andato via. E poi andai a casa della mia fidanzata, eravamo tanti amici del Villaggio Foscato anche se io vivevo a San Maurizio, alla Ca’ Bianca, ma facevo trega con tutti quelli del Foscato e del quartiere “GIL” (il rione di fronte alle scuola di via Magenta)”. Poi il racconto di Spartaco si fa ancora più drammatico: “Dopo questo fatto andammo sotto l’Isolato San Rocco e trovammo lo zio di Elio con la testa fracassata e ricordo che c’erano dei pannelli e ricordo che Elio impazziva per questa situazione. E’ stata una situazione che ti ha un po’ sconvolto. Eravamo in compagnia di tanti altri amici, perché lì c’era tutta la banda, si fa per dire, della GIL. Ci trovavamo sul ponte del-la GIL [il ponte sul Crostolo di via Magenta che va verso Re-gina Pacis, NdI]. Eravamo dieci quindici venti, perciò quando si andava a fare queste manifestazioni ci si andava tutti, poi quando eri lì ti disperdevi in piazza. Ma con Elio eravamo assieme, non ci siamo mai mollati, mentre con Ovidio, come ho detto, ci siamo trovati lì.

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1960, 7 luglio

Spartaco Giampellegrini negli uffici dell’ANPI durante l’intervista

Mentre, insieme a diverse colleghe sedici e diciassettenni, ci trovavamo nell’ufficio assicurativo sopra al negozio Zamboni, le cui vetrate si affacciavano sia sotto al porticato che di fronte alla Banca d’Italia, vedemmo arrivare da via Crispi gruppi di persone che si recavano verso la piazza per assistere ad un comi-zio autorizzato. Le persone chiacchiera-vano tranquillamente, non notai niente di strano, ma improvvisamente sentii uno sparo e la gente cominciò ad animarsi. I miei occhi iniziarono a lacrimare e bru-ciare, era un bruciore assurdo e in più si respirava male; nel giro di pochi minu-ti vidi una fiammata bianca sul sagrato della chiesa [probabilmente Marino

Ho pensato tanto il perché, Ovidio era più vecchio di me di due anni e mi sem-bra di ricordare di averlo conosciuto alle manifestazioni che facevamo davanti alle Professionali [in via Trento Trieste, NdI], era il ’53 o il ’54, forse contro la spar-tizione del territorio di Trieste, ma non ricordo bene la ragione. Però alla base dell’amicizia, penso, ci fosse il “Gram-sci”, in via Toschi nel palazzo del partito [il PCI]; che noi frequentavamo insieme agli amici. Ci andavamo spesso”. “Poi ci siamo persi” dice alla fine di que-sta manciata di ricordi che si sono svilup-pati come una spirale.“Dopo questa vicenda eravamo molto ar-rabbiati, si parlava anche di armarsi di tut-te queste cose, ma faccio fatica a parlarne

perché sembrava un po’… eravamo ca-richi… Ci siamo radunati tutti, eravamo

Lauro Farioli, 22 anni, San Bartolomeo (RE), operaio, orfano di padre lascia la moglie e un figlio. Colpito a morte davanti la chiesa di San Francesco.

Marino Serri, 41 anni, Rondinara (Scandiano, RE), operaio, ex partigiano della 76a Brigata SAP, lascia la moglie e due figli. Nato in una famiglia contadina e montanara di Casina, sei fratelli, sin da bambino pascolava le pecore nelle campagne. Militare a 20 anni, era stato

in Jugoslavia. Colpito a morte sul sagrato della chiesa di San Francesco.

parecchi, avevamo tutti gli occhi gonfi, sai i lacrimogeni… siamo tornati, come ti ho detto, alla GIL per cercare i com-pagni più anziani del Villaggio Foscato, partigiani ecc. i quali… noi volevamo le armi: “Lasciate perdere” ci hanno detto loro e ci hanno mandati a quel paese! E allora ognuno di noi si chiuse nel proprio mondo. Indubbiamente questa storia ci pesò perché eravamo gasati ma eravamo dei ragazzi, forse io ero tra i più vecchi. E parlarne adesso sembra quasi… il clima era quasi di rivolta, te lo posso garantire”.Una pausa, poi dice: “Elio… questa sto-ria se l’è portata dentro, una vita difficile disperata… abbiamo cercato tutti di sme-morizzare questi fatti in verità, ma a chi è capitata fa fatica dimenticarla”.

“Mentre Ovidio, Elio e Spartaco camminavano inconsapevoli verso le Poste tra colpi di fucile che credevano a salve, Deanna Marmi-roli, 17 anni, impiegata in un’agenzia assicurativa che occupava dei locali all’Isolato Sa Rocco, sopra il negozio Zamboni, assisteva dalla finestra dell’ufficio, insieme ad altre giovani colleghe, al compiersi di una tragedia non annunciata. “Arrivavano a mo’ di cavalleria rusticana – ricorda – tutti i carabinieri o polizia o quello che era. A un certo punto ha cominciato ad esserci un grande fumo… Nell’an-golo di via Crispi, sotto il portico vicino alla tabaccheria, vidi un’altra persona cadere a terra, ma subito tutt’intorno arrivava gente e non riuscii a capire. Tutto ciò che c’era da sapere e capire lo realizzai in seguito”. La persona a terra era Ovidio Franchi.. Ricorda ancora Deanna: “Aprimmo poi la vetrata rivolta verso il bar Cavour e in mezzo a nebbia o fumo […] riguardai sotto e mi si presentò uno spettacolo agghiacciante: un giovane urlava piangendo e segnava con la mano la vetrina del negozio Zamboni davanti alla quale un uomo esalò l’ultimo respiro. Arrivarono diverse persone, urlavano, piangevano e si abbracciavano…”. E fra quelle persone che circondavano il corpo esamine di emilio reverberi forse c’era anche elio reverberi.“sentiamo” tutto il racconto di quel pomeriggio di 54 anni fa dalla voce di deanna.

Deanna MarmiroliSerri, NdR], poi una persona cadere a terra. Ricordo che sul sagrato non c’era-no più di tre o quattro persone. Intanto alcuni manifestanti iniziarono a lanciare le sedie del bar Cavour verso le numero-se camionette che giravano velocemente intorno alla Banca d’Italia; pareva cari-cassero un nemico invisibile, perché nes-suno aveva un’arma e fino a pochi minuti prima tutto era tranquillo. Noi ragazze eravamo frastornate, pian-gevamo e andavamo in bagno a bagnar-ci gli occhi per avere un po’ di sollievo, poi tornavamo alle finestre incredule di quanto stesse succedendo. La vetrata dell’ufficio confinava con quella dell’architetto Cervi, il quale si

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cultu1960, 7 luglio

Ovidio Franchi, 19 anni, da Gavassa (RE), perito tecnico, è la vittima più giovane, figlio di un operaio delle Officine Meccaniche Reggiane. Dopo la scuola di avviamento industriale, era entrato come apprendista in una piccola officina della zona. Nel frattempo, frequentava il biennio serale per conseguire l’attestato di disegnatore meccanico, che gli era stato appena recapitato. Colpito a morte sotto il portico del palazzo d’angolo tra Via Crispi e Via San Rocco.

Emilio Reverberi, 39 anni, Reggio Emilia, operaio tornitore, ex partigiano, lascia la moglie e due figli. Licenziato perché comunista, nel 1951, dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove era entrato all’età di 14 anni. Garibaldino nella 144a Brigata Garibaldi dislocata nella zona della Val d’Enza (commissario politico nel distaccamento “Amendola”). Nativo di Cavriago, abitava in Via Dante Za-nichelli (RE), nelle case operaie oltre Crostolo. Colpito a morte sotto i portici dell’Isolato San Rocco.

Afro Tondelli, 36 anni il 14 luglio, di Due Maestà (RE), dipendente dell’ospedale Santa Maria Nuo-va, ex partigiano della 76a Sap (nome di battaglia Bobi), lascia la moglie. È il quinto di otto fratelli, in una famiglia contadina di Gavasseto. Segretario locale dell’Anpi. Colpito a morte all’interno dei Giardini pubblici.

trovò con un vetro forato da un proiettile. La confusione au-mentava, la gente gridava scappando e cercava rifugio nelle portinerie del palazzo. Alcuni custodi ne hanno lasciata en-trare e altri no, ma alcuni manifestanti sfondarono delle porte. Forse solo loro capivano che cosa stava succedendo. Aprimmo poi la vetrata rivolta verso il bar Cavour e in mezzo a nebbia o fumo, non saprei, arrivarono un gruppo di poliziotti con le armi puntate che correvano, verso chi? Indietreggiammo tutti all’interno dell’ufficio, ma passati po-chi secondi riguardai sotto e mi si presentò uno spettacolo ag-ghiacciante: un giovane, riparandosi con il fazzoletto naso e bocca, urlava piangendo e segnava con la mano la vetrina del negozio Zamboni davanti alla quale, steso supino, un uomo esalò l’ultimo respiro; dalla sua bocca uscì un grande rigurgito di sangue raggrumato e non si mosse più.

Arrivarono diverse persone, urlavano, piangevano e si abbrac-ciavano. Ciò che mi è rimasto impresso per sempre è stato ve-dere alcuni uomini estrarre il fazzoletto dalla tasca e bagnarlo nel sangue di quel martire. Questo per me è stato un grande gesto d’umanità, amicizia e fratellanza. Arrivò un’ambulanza che caricò su una barella il corpo esa-nime di quell’uomo [Emilio Reverberi, NdR] e altri salirono feriti insieme a lui, aiutati dagli amici. Nell’angolo di via Crispi, sotto il portico vicino alla tabacche-ria, vidi un’altra persona cadere a terra, ma subito tutt’intorno arrivava gente e non riuscii a capire. Tutto ciò che c’era da sapere e capire lo realizzai in seguito. Ricordo il giorno dei funerali, io e i miei colleghi abbiamo partecipato silenziosamente sempre da quelle vetrate aperte.

2014, 7 luglioIl comunicato dell’ANPI

di Reggio EmiliaNel 54° anniversario del 7 luglio 1960 l’ANPI provinciale di Reggio Emilia rinnova il commosso omaggio alla memoria di Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli, uccisi in una piazza reggiana per la sola colpa di partecipare ad una manifestazione pacifica contro il tentativo autoritario del governo Tambroni, sostenuto dai fa-scisti del Msi.E’ anche nel nome di quei cinque lavoratori, la cui morte non ha avuto giustizia, come nel nome dei 626 partigiani reggiani caduti lungo i 20 mesi della Resistenza, che l’ANPI reggiana oggi fa appello affinché il tema delle riforme costituzionali sia affrontato con la necessaria riflessione, poiché, come ci

ricorda il nostro Presidente Nazionale Carlo Smuraglia, “la stabilità politica non è tutto, perché c’è sempre il problema de-gli assetti e degli equilibri fra gli organi istituzionali, e prima ancora c’è il problema della rappresentanza, che deve essere garantita ai cittadini”.Su tali temi, senza costrutto strumentalmente agitati nel ven-tennio berlusconiano, per le contraddizioni e le incompatibili-tà connesse alla figura stessa dell’ex cavaliere, occorre certa-mente arrivare a delle soluzioni, come auspicato dal governo Renzi. E’ però fondamentale che tali soluzioni non siano frutto di una fretta che rischi di mettere a repentaglio i fondamenti della Costituzione repubblicana.In particolare l’ANPI auspica che il dibattito su tali temi esca dal chiuso dei conciliaboli e dalle polemiche tra gli stretta-mente addetti ai lavori, per diventare occasione di una cono-scenza diffusa, la più ampia possibile.Sia questo anche un modo non retorico per commemorare i settantesimi della Resistenza.

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2014, 7 luglio

Nonostante l’acquazzone e la grandinata che ha imperversato su Reggio nel pomeriggio del 7 lu-glio, la commemorazione dei cinque caduti ha po-tuto svolgersi in parte all’aperto con l’omaggio alle “pietre d’inciampo “ ed ai totem che ne ricorda-no il sacrificio, sulla Piazza a loro dedicata, con la partecipazione del prefetto dott.ssa De Miro, del Questore….e di numerosi sindaci.I discorsi com-memorativi si sono invece tenuti nella residenza municipale, in Sala del Tricolore.Il Sindaco Luca Vecchi, stabilendo un parallelo tra la vicenda del luglio ’60 e l’attualità, ha affermato che per uscire dalla crisi che oggi stiamo vivendo, occorre recuperare l’insieme dei valori che anima-rono i giovani delle magliette a strisce come tutta la storia del Novecento nella nostra città. Su di una linea analoga Sonia Masini, che ha peral-tro sottolineato i pesanti cambiamenti nella nostra realtà locale determinati dalle penetrazioni mafiose.Maurizio Landini, il nostro conterraneo segretario nazionale della Fiom, attualizzando a sua volta la memoria del 7 luglio ’60, ha segnalato, con il suo consueto vigore oratorio, i rischi connessi ad una crisi che non è la solita e “passeggera”, ma epoca-le. Il tema è, oggi, quello della difesa dei diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione repubblicana. Diritti che furono conquistati lungo gli anni Sessan-ta anche grazie al sacrificio dei caduti di Reggio Emilia.

Alcune momenti della commemorazione ufficiale(foto Angelo Bariani e Glauco Bertani)

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“Aldo dice 26x1”. Fu la parola d’ordine che il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia lanciò in quell’aprile di 69 anni fa. All’appello di Liberazione dal nazifascismo aderiro-no migliaia e migliaia di giovani, tanti poco più che ventenni. Scesero dalla montagne, percorsero le strade e i campi della pianura. A Reggio entrarono da Porta Castello, percorsero cor-rendo col sorriso sulle labbra via Emilia Santo Stefano.Sessantanove anni dopo, invece, si sono visti in città trecen-to giovani, sopravvanzati da un camioncino trasformato in un carrarmato allegorico – sfottò verso i secessionisti veneti ar-restati qualche settimana prima – avanzare “compatti dietro lo striscione” “REspingiamo la Lega” su quegli stessi pietroni di via Emilia Santo Stefano verso piazza del Monte, dove all’ho-tel Posta Matteo Salvini, fresco segretario della Lega Nord, comiziava contro l’euro. Di fronte ai trecento polizia e carabi-nieri in assetto antisommossa. Le prime transenne mobili messe sulla via Emilia tra via Mi-gliorati e via Monzermone sono superate con uno slancio (concordato ?) tra i trecento e la polizia (i carabinieri erano de-filati nelle vie laterali), che si infrange, però, poco oltre contro altre transenne messe fra via Campani e via Guido Castello. I trecento spingono verso Piazza del Monte, gli agenti in dire-zione contraria. Risultato: 16 “rivoluzionari” denunciati, due agenti della Digos feriti. Le transenne si spostano poco più su, davanti a due mezzi della polizia messi a spina di pesce, che lasciano solo un stretto passaggio al centro della vi aEmilia. Tra le transenne e i cellulari polizieschi una ventina di agenti con scudi caschi e manganelli. E lì i manifestanti stazionano sloganando rabbiosi: “la polizia difende i fascisti”. Altre trat-tive, ma di lì non si passa proprio, se non con un assalto che

2014, 25 AprileReggio Emilia 2014

Un 25 Aprile dimenticabile?aq16 e Lega rovinano la festa

di Glauco Bertani

sarebbe finito di sicuro a manganellate. Anche se non… è stato proprio un eccellente risultato. Un 25 Aprile indimenticabi-le: la manifestazione ufficiale con l’ANPI cominciata prima e finita proprio in coincidenza con la partenza del corteo dei trecento da piazza Gioberti. Una piazza Martiri del 7 luglio non deserta ma comunque poco popolata.Una festa con il ba-ricentro spostato su fatti del tutto irrisori se non inutili. Un antifascismo “militante” lontano, oggi, dalle sensibiltà dei più. Manifestare in quei termini per aq16, e proprio quel giorno, è un servizio che pensa di aver reso all’antifascismo? Come chi ha rovesciato i banchetti di Forza Italia a Correggio, pensa di esser più “antifascista” di coloro che partecipano alle com-memorazioni ufficiali, accompagnate, lo so, da un certo non so che di noia? E diciamo questo non perché siamo amanti, appunto, delle spesso barbose manifestazioni ufficiali, ma per-ché il 25 Aprile è festa democratica, è memoria viva dell’Italia antifascista e non occasione per possibili scontri e violenze innescati da gruppi che si credono depositari del vero antifa-scismo. Il punto è questo: come mantenere viva la memoria del 25 Aprile. La risposta o le risposte a questo interrogativo non è compito di queste poche righe riassumere – sarebbe suf-ficiente scorrere, comunque, i numeri del Notiziario per farsi un’idea in proposito – ma una risposta a quel che non si deve fare ci sentiamo di darla. Bel risultato il 25 aprile 2014 a Reggio Emilia, Città medaglia d’oro della Resistenza: verrà ricordato per la bagarre scatenata da aq16 che protestava contro la Lega che non vuole l’Euro. Alla faccia della Memoria e della festa di Liberazione. Poi ci si può domandare, legittimamente: perché autorizzare due manifestazioni di quel tipo. Già. Chissà dove stavano con la testa le autorità preposte all’ordine pubblico…

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Giustamente Glauco Bertani segnala come la commemorazione del 25 aprile 2014 nel capoluogo, sia stata pesantemente com-pressa, come spazi e come tempi, (e oggettivamente “sabotata”) a causa della concomitante presenza di un’iniziativa leghista anti-euro e l’inevitabile chiassosa protesta di gruppuscoli vari di – semplificando – “estrema sinistra”.Come ANPI ribadiamo con forza che simili concomitanze non dovranno mai più ripetersi. E in particolare non dovranno (nel capo-luogo ma anche in tutta la provincia) per le solenni iniziative della primavera 2015, 70° della Liberazione.Va però ricordato, per quanto riguarda il 25 aprile u.s., che iniziative importanti si sono svolte con successo di partecipazione popo-lare, e in molte località anche con studenti protagonisti, nei principali comuni della provincia ed anche in singole frazioni comprese alcune del comune di Reggio.

2014, 25 Aprilell 25 aprile - e dintorni - in provinciaa cura di Antonio Zambonelli

Reggio Emilia

San Pellegrino, Reggio Emilia

Museo Cervi, Gattatico

Un monento della manifestazione con il partigiano Ireo Lusardi al microfono

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2014, 25 Aprile

Villa Margherita (Cella), 8 aprile, Zambonelli e uno scorcio del suo uditorio

Correggio

Correggio, ERA 8-11 maggio

MEMORIA E STORIA DELLA RESISTENZAL’ANPI CON RETE, ISTORECO E SPI-CGILPrima e dopo il 25 aprile intensa è stata la presenza sul terri-torio, e nelle scuole, della nostra Associazione in collaborazione con altri soggetti. Dell’iniziativa col Sindacato pensionati (A spasso con la storia, scuole di Bibbiano) abbiamo fatto cenno sul numero precedente: Essa è continuata in maggio con tre presenze di Zambonelli (15.5 a Castelnovo Monti, Monumento donne

Al microfono Annalisa Lusuardi, dell’ANPI di Correggio; seduta alla sue spalle il Commissario straordinario del Comune di Correggio Adriana Cogode

15 maggio Castelnovo ne’Monti, Giacomina Castagnetti parla ai ragazzi davanti al monumento alle donne partigiane

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«Io non so molte cose sulla resistenza, ma grazie ai nonni di Villa Margherita sono venuta a conoscenza di molte cose su di essa. I nonni ci hanno raccontato dei fatti di quel tempo, ad esempio l’aereo “Pippo” che bombardava le case. Addi-rittura ci hanno detto che alcuni erano stati torturati per far-si dire dove erano le armi e dove erano nascosti i partigiani. Io provo riconoscenza per quelli che si sono sacrificati per la libertà, desidero sdebitarmi in qualche modo e secondo me questa sensazione la dovrebbero provare tutti quelli che sanno almeno un po’ che orribile cosa è il fascismo. Quindi io invito tutti quanti a partecipare alle feste, a cantare le canzoni , ad osservare i monumenti che sono dedicati a quegli eroi.

(AnnA )

«Durante gli incontri con i nonni sono rimasto particolar-mente colpito da un anziano che gridava perché non voleva sentire i racconti del passato… Sono rimasto senza parole nel guardare le immagini di un filmato che faceva vedere le tortu-re che dovevano subire i prigionieri di guerra, perché non cre-devo che potessero esistere persone tanto crudeli … Al termi-ne di questi incontri ho capito che tanti anni fa la vita dei nostri

Villa Cella, 25 aprile 2014. Alunni della scuola “V.Ferrari” leggono loro riflessioni elaborate dopo i tre incontri coi “nonni di Villa Eri-ca” mediati da Angelo Bariani e Antonio Zambonelli. Con loro il presidente Circoscrizione Ovest, Castagnetti. (Foto Baroni)

Stesso luogo, 15 aprile. Anziani ospiti e scolari ascoltano la pedagogista (abito scuro) di Reggio Children Paola Strozzi. Al suo fianco l’animatrice Sonia Carta. Alla parete lo schermo con cui Angelo Bariani (sua questa foto) ha mostrato immagini della guerra e della resistenza. - Angelo Bariani (questa volta fotografato) in azione, il 15.04, mentre illustra le immagini.

Il 25 Aprile con le parole dei bambiniRiflessioni di due alunni della 5a scuola primaria di Villa Cella (Reggio Emilia)

nella resistenza) 16.5, Casa Cervi, 22.5. Bibbiano: Costituzione e regole. Gli in-terventi promossi da RETE (con noi di ANPI e Istoreco) per il dialogo interge-nerazionale tra anziani e studenti, (già realizzati con successo nel 2012 e nel 2013), nei primi mesi del 2014 si sono estesi dalle case protette ai centri diurni, secondo un denso calendario che merita di essere ricapitolato. I temi hanno sem-pre gravitato attorno a Memoria e Storia della guerra e della Resistenza.8.4, Villa Margherita (Cella), con An-tonio Zambonelli e 5.a elementare “Fer-rari”. 15.4, ancora a Villa Margherita, Angelo Bariani (ANPI) cura presenta-zione in video foto storiche. 15.4, Villa Erica, col partigiano Giglio Mazzi, Alì; 16.4, Villa Primula e Centro diurno Il Melograno, Glauco Bertani inaugura

la mostra di Istoreco su immagini della Resistenza e mappe luoghi dell’antifasci-smo e del nazifascismo.16.4, Le Magnolie, Deborah Torreggiani (Istoreco) illustra la mostra Gratitudine resistente. Villa Le Mimose, Italo Ròva-li presenta il documentario Il violino di Cervarolo. 23.4, I Parisetti, la storica Eleonora To-relli con studentesse del liceo artistico e magistrale. Villa Margherita, proiezio-ne Docufilm su Ricostruzione post 25 aprile 45, asili compresi. Partecipato Lo-retta Giaroni (UDI 1945).Tulipani, Glauco Bertani presenta il do-cufilm su Giacomo Notari 24.4, Girasoli, anziani ospiti e ragazzi scuola media “Fermi” con Michele Bel-lelli di Istoreco. 28.4, Centro diurno Stella polare, con Eletta Bertani. 29.4,

Le Magnolie, Mario Guidetti su Fami-glia Cervi e ruolo donne. Il Melograno, con Ireo Lusuardi, ex partigiano e inse-gnante. Centro diurno Tagliavini, con il presidente ANPI Giacomo Notari. 3.5, I Girasoli, film “Pasta nera”, sui bambini di Milano e del Sud accolti in Emilia-Romagna (molti a Reggio), Marche e Umbria dall’estate 1945 al 1946: uno dei frutti della Resistenza. In sostanza, tra l’8 aprile e il 3 maggio di quest’anno, ben 17 iniziative in altrettanti luoghi dedicate ai temi della memoria della guerra, della Resistenza e all’avvio della Ricostruzio-ne democratica. Ogni volta, il dialogo tra anziani ospiti delle strutture di rete ed i ragazzi delle scuole circostanti è stato ani-mato da “mediatori” di ANPI e Istoreco, quasi sempre con la partecipazione anche del Presidente di RETE Raffaele Leoni.

nonni era molto più difficile rispetto alla nostra, quindi vorrei dire un grande grazie a tutti gli anziani che hanno lottato e hanno sacrificato la loro vita per dare a noi una vita migliore.

(MAtteo)

2014, 25 Aprile

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culturaAdelmo Cervi

- Io che conosco il tuo cuore Storia di un padre partigiano raccontata dal figlio -

… Si dà il caso che il padre sia Aldo Cervi, uno dei 7 Fratelli diventati mito, ed il figlio sia Adelmo Cervi attivista di

lungo corso.L’idea del libro nasce dall’incontro di

Adelmo con il vignettista Vauro, in occa-sione della scomparsa di Don Gallo nel

maggio del 2013. Vauro contatta la casa editrice Piemme e racconta di Adelmo,

della sua vita normale da figlio di “un mito”, della sua esperienza di bambino

rimasto senza padre e li nasce l’idea del libro, lontano dalla terra dei Cervi, conferendogli quindi una rilevanza di

carattere nazionale. Lo scritto interpreta il pensiero di Aldo, attraverso i senti-

menti del figlio Adelmo, rimasto orfano del padre quando era ancora un bam-

bino. Adelmo ha compiuto dentro di sé una profonda analisi che lo ha portato a

capire ed interpretare il mito dei 7 fratelli Cervi, partendo dalla totale consapevo-

lezza di non essere figlio del “monumen-to”, un tutt’uno indistinto composto da 7 uomini caduti, ma figlio di Aldo, un solo

uomo, un contadino appassionato di politica e di lettura.

Secondo Adelmo Cervi, la vera bellezza e grandiosità della storia della sua fami-

glia, sta nell’unità della stessa, che co-priva uno o due fratelli che partivano per

la montagna con altri resistenti, occu-pandosi della casa e dei doveri imposti

dalla campagna in loro assenza. Adelmo ci confida che questa sua introspezione gli ha lasciato la capacità di esternare il

suo pensiero e di rivendicare le sue idee, libertà che suo padre Aldo ed i suoi zii

pagarono con la vita. (Anna Parigi)

Questo è l’appassionato e appassio-nante viaggio di un figlio, Adelmo, per incontrare il padre mai conosciuto. In-fatti quando Aldo Cervi venne fucilato coi suoi sei fratelli e Quarto Camurri, nel dicembre 1943, Adelmo aveva soltanto quattro mesi.Lungo questo viaggio Adelmo si dibatte per distaccare dal marmo monumentale che fa dei FRATELLICERVI un blocco unico, la figura del padre, per identifica-lo nella sua individualità e per cercare di restituire anche a ciascuno degli altri sei fratelli, suoi zii, una fisionomia persona-le. Rivisitando anche quelle degli altri, tanti personaggi, che hanno incrociato la vicenda dei Cervi: don Pasquino, Ca-stellucci, Otello Sarzi… E con emozione particolare, con tremore e pudore, l’in-contro e l’unione del padre con Verina Castagnetti, la mamma di Adelmo.Il tutto è frutto dello straordinario lavoro di Zucca, che in copertina si colloca con apprezzabile ma forse eccessivo under-statement, in secondo piano come nome, con caratteri ridotti a un terzo rispetto a quelli del nome di Adelmo.Il quale Adelmo, comunque, c’è tutto in-

di Antonio Zambonelli

tero nel libro, con le sue sofferenze, con le sue rabbie, con le sue forti attese.“Un ex ragazzo di oggi, scrive Zucca nel risvolto di copertina, figlio di un padre strappato alla vita, racconta quel padre, Aldo […] per rivendicare la sua storia e, al tempo stesso, per rivendicare di essere figlio di un uomo, non di un mito pietrifi-cato dal tempo e dalle ideologie”.Ed in effetti il libro scorre come un ro-manzo narrato in prima persona da Adel-mo: “Intanto il tempo passa – leggiamo per es. a pag. 76 –, nel chiuso della vec-chia fortezza di Gaeta, dove mio padre non farà neppure tutti e tre gli anni. An-che qui ne ho sentite di ogni: chi dice che il suo caso fu rivisto e riesaminato e la pena fu abbreviata per buona condotta, qualcun altro suggerisce che il merito fu del prete di Campegine.”. Fino a raggiun-

La recensione

Adelmo Cervi a colloquio con Anna Parigi negli uffici dell’ANPI durante l’intervista (foto Glauco Bertani)

ADELMO CERVI CON GIO-VANNI ZUCCA, “Io che cono-sco il tuo cuore. Storia di un pa-dre partigiano raccontata da un figlio”, Piemme voci, 2014, 433 pp., € 16,90

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culturagere livelli emozionanti quando Adelmo interroga il padre: “Che strana posizione quella da cui guardo la tua storia, papà. […] Ma che razza di partigiano sei, eh? E che roba sono, poi, chi sono questi ‘parti-giani’? Gente come te? Come il mantova-no o il calabrese?”.Ma se il padre non può rispondere, se anche in casa, ai Campi Rossi, Adelmo bambino tante risposte non è riuscito ad averle, da più grande le ha cercate da qualcuno che allora c’era, come Otello Sarzi, “il mantovano” appunto. E gliele pose per esempio nel 1971, as-sai lontano da Reggio, tra l’India e il Pakistan, mentre lo accompagnava nella lunga tournée col suo teatro dei burattini (pagg. 304-311).Ma come è nata questa lunga narrazione di Adelmo? Personalmente mi sono fat-to un’idea: Zucca, con umiltà, con gran-de sensibilità e intelligenza, ha ascoltato Adelmo in lunghe e ripetute conversazio-ni, lo ha lasciato sfogare e talvolta gri-dare, avrà registrato, preso appunti. Con altrettanto scrupolo, stavolta “da storico” (anche se si presenta soltanto come tra-

duttore di noirs) ha preso contatto, a volte con la mediazione di Adelmo stesso (ve-nuto anche dal sottoscritto per chiedere dove, in quali libri, articoli, ecc, si dice questo e quest’altro) con la vasta biblio-grafia esistente sul tema, agganciandola a buone letture pregresse. Contatto te-stimoniato non soltanto dalle sei pagi-ne di titoli in appendice, ma soprattutto verificando, man mano che si procede nella lettura, come Giovanni abbia letto e saputo digerire centinaia e centinaia di pagine. Sicché i riferimenti anche a passaggi del-la grande come della piccola storia tra fine Ottocento e Novecento , entrano con naturalezza in “questa storia vera talmen-te vera che sembra un romanzo”. Così come risultano verosimili i dialoghi tra Aldo Cervi ed altri personaggi, da quello con il “compagno Avvenire” [Paterlini] a pag. 276, alle discussioni tra Eros, Da-vide ed altri compagni circa il supposto “anarchismo” di Aldo (pagg. 299, 302). In sostanza Giovanni Zucca ha sapiente-mente shakerato il tutto trasformandolo nella narrazione di Adelmo. Il quale, lo

Il mio primo incontro con Corrado Corghi risale ai primi di luglio del 1945. Era ap-pena finita la guerra e la mia famiglia aveva tardato a rientrare in città, a Reggio Emi-lia, dalle campagne di Cavriago dov’era riparata da mesi per sfuggire ai bombarda-menti. Incombeva un’estate calda, troppo calda: la campagna continuava a costituire un riparo, anche se si avvertiva il bisogno di rimettere ordine nelle proprie abitudini, relazioni e comodità. E le scuole, naturalmente, non avevano riaperto i battenti se non per qualche corso di recupero. ori’ era sembrato, perciò, il caso di affrettare il rientro, anche per la maggiore facilità di fornirsi di derrate alimentari indispensabili. Con altri ragazzi del luogo, mi ero recato, uno di quei giorni, al cimitero di Villa Cella, per la traslazione della salma di Aldo Dall’Aglio (Italo), vice-comandante di una brigata partigiana delle Fiamme Verdi, caduto eroicamente sul Prampa il 10 gennaio. […] Corghi doveva dunque parlare, la gente accorsa aveva raggiunto un gran numeroe, li per li, non c’era chi si sentisse di presentarlo. Toccò a me. Avevo 14 anni e, com’è facile immaginare, non avevo mai parlato in pubblico. Cercai a lungo di scantonare, mi tremavano persino le ginocchia, ma ero uno studen-te, forse il solo, gli altri erano operai o contadini: non potevo sottrarmi alle insistenze che mi venivano riversate addosso, continuare a tirarmi indietro. L’ho fatto, con ogni evidenza, in modo sbrigativo (per giorni e giorni mi sono chiesto cos’altro avrei potuto dire di più appropriato e con minore impaccio), ben convinto che sarebbe stata l’ultima volta, di certo non la prima. […] lo credo, per lunga frequentazione per ardui itinerari diversi, che ‘avesse sofferto più di quanto si potesse presumere, per esersi ritrovato vivo ai funerali di Aldo Dall’Aglio, quasi colpevolmente vivo. È quanto, già allora, io avevo percepito, trovandone ancor oggi il riscontro con lo stesso rispetto e la stessa emozione. Un altro incontro, un’altra presentazione, tanti anni dopo. Una replica sorprendente, dovuta alla pubblicazione di queste fitte pagi-ne in cui la storia della Democrazia cristiana si intreccia con le memorie e le carte d’archivio di Corghi: pagine rimaste sinora inedite, ma scritte giorno per giorno, lungo gli anni, e perciò fresche, vissute, scritte come si annotano i taccuini. Una sto-

Corrado Corghi- Guardare alto e lontano.

La mia Democrazia cristiana -Di seguito l’incipit e il pezzo finale della bella ed ampia prefazione del compianto Franco Boiardi (1931-2009)

ria, del resto, che, ha vissuto fino al ‘68, fino all’uscita dal partito: non un atto di ribellione o di abbandono polemico, ma di coerenza, di presa d’atto di una sepa-razione che si era allargata a forbice e ch’era ormai diventara inaggiustabile. Era logico, quindi, che si dovesse trac-ciare un profilo il più Possibilmente esaustivo di Corghi; è forse sorprenden-te che ricadesse.per la seconda volta su di me il compito di farlo: una combina-zione fuori del comune una riparazione per quel balbettìo aVilla•Cella di un ragazzo appena agli imbocchi della sua strada.

ribadisco, è tutto intero in quella narra-zione. Giovanni gli ha soltanto fornito les mots pour le dire, parafrasando Marie Cardinal. Le parole, cioè, per dire, in una narrazione che fila via avvincente – met-tendo insieme i frammenti, gli spezzoni, le ansie – ciò che Adelmo si porta dentro da decenni, spesso faticando a farsi ascol-tare, a farsi capire.Del resto Zucca segue, come traduttore di romanzi dal francese e dall’inglese, una impostazione assai interessante e persua-siva, e che trovo egregiamente applicata in questa traduzione.“Tradurre un libro – ha affermato Gio-vanni in una intervista – è un po’ come entrarci dentro e rivoltarlo come un calzi-no, per trasportalo nella lingua madre del traduttore in modo che continui a sem-brare quel calzino”. E aggiunge poi che “per tradurre, l’importante è non essere mai sleali”. E Zucca davvero con capaci-tà di ascolto e lealtà è riuscito a compiere un’operazione che nessuno aveva prima saputo affrontare.Personalmente gliene sono grato.

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cultura“La Resistenza va in bicicletta…”

Salite e discese, amici ed avversari, infiammano e divido-no, partecipazione ed aggregazione popolare, ecco cosa rap-presenta da sempre nell’immaginario collettivo, il ciclismo. Le pedalate, eleganti e potenti o scattanti e rabbiose, alcune fatte da seduti, altre da in piedi, sono la metafora di continui rilanci verso un traguardo, fisico e mentale, che è il sale della nostra vita. Sarebbe bello pensare che la Resistenza sia stata fatta sulle ruote della bicicletta per questa romantica definizione… non è cosi, ma questo nulla toglie all’immensa impresa di “cicli-sti”, uomini e donne che attraverso lunghe fughe e scalate impossibili, hanno inseguito un traguardo alto come il loro sogno: la conquista della libertà! Partigiani e staffette, faticatori coraggiosi venuti dalla gente comune, più alti delle stesse montagne che hanno solcato con le loro biciclette, ancora oggi vivono nel ricordo dei figli, dei nipoti, dei loro amici e di coloro che hanno partecipato alla Resistenza, anche solo per poco tempo. Elio Trolli detto Sergio, è uno di loro! Faccia da uomo semplice, in lotta con il suo destino e quello di una nazione. “Il bene va fatto e non va detto” amava sostenere il partigia-no Gino Bartali. “Farsi pubblicità sulle disgrazie altrui, è da vigliacchi!” ed è con questo spirito che grazie a compiti da postino, tante persone (campioni dello sport e gente comune) hanno contri-buito a salvare, sulle loro biciclette, tante vite umane facendo la spola da paese a paese, per portare documenti ed informa-

Correggio Corso Mazzini Municipio

di Barbara Fontanesi

zioni alle famiglie bisognose d’aiuto durante la guerra.Il ciclismo dunque, visto non solo come una filosofia di vita ma come mezzo che ha permesso all’Italia intera, di uscire dalla crisi della guerra grazie anche al duello tra Bartali e Coppi, prima compagni di squadra e poi “nemici” sulla strada. Se il Trofeo della Resistenza, dedicato al partigiano Elio Trolli (Sergio), organizzato dalla UISP ACSI FCI e patro-cinato dall’ANPI di Reggio Emilia e dal Comune e dalla Provincia di Reggio Emilia può assumere il significato sim-bolico della voglia collettiva di uscire da una guerra finan-ziaria che ci attanaglia da anni, allora la presenza dev’essere massiccia. A differenza di altri sport dove l’attenzione è tutta concentra-ta sui muscoli e il corpo sembra appropriarsi per intero della persona, nel ciclismo o semplicemente nell’uso quotidiano della bicicletta si ha tutto il tempo per stare con se stessi e con la natura.In bici si viaggia a testa alta, lo sguardo è proiettato in avanti e ci si può permettere di riflettere a ruota libera; le gambe girano da sole, senza bisogno di applicazione e l’immagina-zione può scorrazzare liberamente girovagando per i sentieri del cielo.In bici anche le idee pedalano e se le ruote corrono appaia-te all’atleta in una girandola di emozioni e di fatica, spesso tutt’uno, ed il dualismo ne simboleggia la sfida (Girardengo e Belloni, Coppi e Bartali, Merckx e Gimondi, Pantani ed Amstrong), nel ciclismo paradossalmente è importante che vinca la squadra e non il capitano.

Le foto a corre-do dell’articolo si riferi-scono al 17° Trofeo della Resi-stenza “Elio Trolli”

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culturaSe pedalare e pensare sono facce della stessa medaglia, di entrambe le cose oggi c’è un disperato bisogno… non solo in Italia, per ritrovare quel senso del gioco di squadra, quel vincere insieme e non da soli, sempre meno promosso a discapito di un individualismo feroce e prepotente. A ricordarcelo sono proprio le persone come Elio, Maria, Gino, Nedo ed Adriana (partigiani in vita, altri a riposo sulle vette del Appennino), ancora oggi insieme a noi, vivi nel ricordo di chi li ha visti pedalare in fuga da un nemico, vivi negli occhi chi gli è stato accanto. Chi abbia passato la borraccia a chi resta un mistero, ma loro esistono nel loro essere personaggi mitologici della storia del nostro paese, e ci invitano a raccogliere un testimone importante da passare alle generazioni future. “Chi non conosce - la nobile arte del pedale - non immagina nemmeno quante idee singolari vengano viaggiando in bicicletta” Giovannino Guareschi.www.fuoricampo.info

Elio Trolli, il partigiano “Sergio”

24 giugno 1944- La Bettola, la strage della notte di san Giovanni -

Una squadra di partigiani partita da Ligonchio giunse a La Bettola nella serata del 22 giugno 1944 per far saltare il ponte, nodo strategico sulla SS63. Per inesperienza il sabotaggio non ebbe esito. L’azione fu ripetuta la notte seguente. Mentre i partigiani erano intenti all’azione, giunse da Casina una camionetta tedesca con 3 militari a bor-do. Ne nacque un combattimento nel corso del quale furono uccisi due dei tedeschi e tre partigiani (compreso “Lupo” il comandante). Il militare tedesco scampato rientrò a Casina per dare l’allarme, mentre i partigiani si ritiravano verso Monte Duro. Il com-battimento avvenne verso le 21.45 del 23 giugno 1944, dopo la mezzanotte partirono da Casina, autotrasportati, circa 50 dei 140 uomini del presidio della Feldgendarmerie tedesca. La rappresaglia iniziò verso le ore 01 del giorno 24, attaccando prima la casa di fronte alla locanda, uccidendo Liborio Prati e Felicita Prandi, di 70 e 74 anni, e la figlia Marianna. Si salvò Liliana Del Monte di 11 anni che, seppur ferita, riuscì a gettarsi da una finestra della casa in fiamme. I tedeschi passarono poi all’osteria de La Bettola dove tutti i presenti furono fatti uscire e furono divisi in due gruppi. Poi venne-ro mitragliati nella rimessa attigua, i cadaveri furono cosparsi di benzina e legna e dati alle fiamme. Anche l’osteria fu incendiata dopo il saccheggio. Le vittime furono 32, in gran parte persone e famiglie sfollate dalla città, braccianti, carrattieri di passaggio, studenti e scolaretti in tenera età, uomini e donne di età compresa tra i 5 ed i 74 anni, compreso il piccolo Piero Varini, di appena 15 mesi. Riuscirono a scampare alla strage l’oste con la moglie e la figlia, lo studente Paolo Magnani e cinque carrettieri che erano alloggiati in cantina. (Introduzione degli autori Matthias Durchfeld e Massimo Storchi)

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Un dei tanti libri di Mario Manlio Rossi

cultura

Con la recente pubblicazione del libro “La ghirlanda fiorentina”, di Luciano Mecacci, l’uccisione, ad opera di GAP, del filosofo Giovanni Gentile, torna alla ribalta come “caso” su cui già in molti sono intervenuti riproponendo, tra l’al-tro, l’emotiva domanda: si possono ucci-dere i filosofi? Ricordiamo che Giovanni Gentile (30.05.1875-15.04.1944) mas-simo esponente, con Benedetto Croce, nella prima metà del XX secolo, della filosofia idealista in Italia, è stato sì un importante filosofo, ma è stato pure, a differenza di Croce, un tenace sosteni-tore del fascismo fino nella sua ultima e tragica versione della Rsi, a fianco della Germania nazista.Sul tema, e sul libro di Mecacci, si sono segnalati arti-coli un po’ su tutti i quotidiani nazionali: La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” (1.04), “Il Giornale” (5.4, Marcello Ve-neziani), “l’Unità”(14.04, Bruno Grava-gnuolo). In TV se n’è occupato la bella rubrìca Il tempo e la storia (26.05, con Alessandra Tarquini). Ora non intendo qui nemmeno riassumere il dibattito (ci vorrebbe un altro libro…), che iniziò già subito dopo l’attentato, anche tra espo-nenti della resistenza. Non mancarono le accuse ai gap comunisti “cattivi” e si è giunti fino all’insulto, nel 2000, alla memoria di Bruno Fanciullacci, uno dei gappisti attentatori, morto suicida il 17 luglio ’44, gettandosi da una finestra di Villa Triste per sottrarsi alle atroci torture a cui veniva sottoposto dagli sgherri della banda Carità: Achille Todaro, consiglie-re comunale di AN, definì Fanciullacci (Medaglia d’oro al v.m.) “vigliacco assassino”.L’uccisione di un essere umano è sempre cosa tragica, ma nell’aprile 1944, nella Firenze ancora occupata dai nazisti, l’at-tentato a Gentile fu un atto di guerra. Il fatto che Gentile fosse un filosofo rende ancor più pesanti le sue responsabilità di fascista. Suo il Manifesto degli intel-lettuali del Fascismo (1925). In parte an-che (oltre che del firmatario Mussolini) la voce Fascismo sulla Treccani. Suoi, dopo l’8 settembre ’43, articoli e appelli a stringersi attorno al fascismo e al duce “contro i sobillatori, i traditori, venduti o in buona fede”. Il 19 marzo ’44, a Fi-renze, inaugurando l’attività dell’Acca-demia d’Italia, di cui era stato nominato presidente dal duce, ebbe a pronunciare

QUALE RELAZIONE TRA L’UCCISIONE DI GIOVANNI GENTILEED IL FILOSOFO REGGIANO MARIO MANLIO ROSSI?

di Antonio Zambonelli

le seguenti parole: “La resurrezione di Mussolini era necessaria, come ogni evento che rientra nella logica della sto-ria. Logico l’intervento della Germania, che i traditori avevano disconosciuta […] Così l’Italia fu subito ritrovata attraverso Mussolini e aiutata a rialzarsi dal condot-tiero della grande Germania, che questa Italia aspetta al suo fianco, dove era il suo posto, per il suo onore e per il suo de-stino, accomunata nella battaglia formi-dabile per la salvezza dell’Europa e della civiltà occidentale”.Notare che il Gentile filogermanico Hitler imperante, era stato interventista e antite-desco (in disaccordo con Benedetto Cro-ce) nel 1915. Croce, contrario all’entrata in guerra nel 1915, proprio in nome del legame con la grande cultura tedesca e di una comune civiltà occidentale, nel ’43 era antinazista sulla linea di un antifasci-smo che partiva dall’adesione (1925) al Manifesto degli intellettuali antifascisti, di Giovanni Amendola (contrapposto al “Manifesto” gentiliano) e dal ripudio di tutto ciò che il fascismo aveva voluto dire: dittatura, leggi razziste, guerre. In sostanza, lascio in sospeso l’interroga-tivo se sarebbe stato meglio non colpire Gentile per poterlo processare dopo la fine della guerra, interrogativo che posero

e si pongono ancora sinceri antifascisti. Consideriamo però due fatti: primo, oggi sappiamo bene come finirono insabbiati i processi ai grandi gerarchi e criminali fascisti; secondo, teniamo presente che nell’aprile ’44, mentre si moriva sotto le torture e nelle stragi nazifasciste, una sanguinosa “guerra contro i civili” era in corso nell’Italia centrosettentrionale. In quei drammatici frangenti, un filoso-fo che incitava i giovani a combattere al fianco della Germania di Hitler era forse meno colpevole, meno pericoloso, meno nocivo di un ragazzotto brigatista nero diventato tale magari anche per incita-mento del Maestro?Dopo queste brevi note e domande in par-te retoriche, veniamo alla novità, da molti segnalata, contenuta nel libro di Mecacci. Una novità che ci tocca come reggiani: si tratta dell’accreditamennto dell’ipotesi di un coinvolgimento inglese nella decisio-ne (a lungo ritenuta esclusivamente del Pci) di colpire Gentile. In particolare ci tocca per il ruolo che avrebbe avuto un nostro concittadino, il prof. Mario Man-lio Rossi (Reggio Emilia, 1895 – Saler-no 04.11.1971): dopo il liceo classico e una passeggera esperienza futurista nella sua Reggio, Rossi si laureò in filosofia a Firenze nel 1918. Docente di filosofia e storia nei licei, non aderì mai al fascismo, dal 1929 eccolo proiettato in Europa: do-cente di lettere a Tubinga nel 1929, a Lip-sia nel 1931, nel 1932 eccolo in Irlanda dove compie studi sul filosofo Berkeley e sul poeta Yeats. Di nuovo in Italia dal 1939, lo troviamo tra l’altro consulen-te della casa editrice Sansoni, ruolo da cui si dimise dopol’8 settembre ‘43, per protesta contro il discorso di Gentile di sostegno alla Repubblica sociale. Dopo di che -come risulta da note biografiche della sorella prof.ssa Lea – visse appar-tato e senza stipendio fino all’arrivo de-gli alleati in Toscana: ecco allora Rossi assistente e interprete del governatore inglese del Chianti, nonché docente in un corso di filosofia per americani. Dal 1947 al 1966 insegnò storia e filosofia all’Uni-versità di Glasgow, in Scozia. Dopo di che tornò con la moglie in Italia, stabi-lendosi a Pontecagnano, presso Salerno, dove morì il 4 novembre 1971, mentre stava completando il 5° volume della sua Storia d’Inghilterra.Ora varie recensioni al libro di Mecacci

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cultura(libro che personalmente non ho ancora letto) segnalano che da archivi vari, fiorentini e romani, non si sarebbe trovato nessun documento che comprovi il supposto ruolo, di M.M.Rossi. Una pista si potrebbe percorrere a Reggio, Biblioteca Panizzi, sala del Planisfero. Diversi ripiani delle scaffalature sui due lati della lunga sala contengono, guarda un po’, il Fondo M.M.Rossi: centinaia di volumi, prevalentemente in lingua inglese, ma soprattutto centinaia di scatoloni, alcuni con la dicitura “scarti” (piano! prima di mandarli al macero...), contenenti carte varie, ritagli stampa , manoscritti, lettere. Chissà che, frugando fra quell’ingente patrimonio, qualcosa possa saltar fuori. Il 16 novembre 1971, il “Times” pubblicò un encomio funebre del Nostro contenente le seguenti parole:”Fu un grandissimo eretico, eredità spirituale, forse, della sua ascen-denza valdese. Raramente l’antico titolo, Libero Docente, ha trovato un interprete di maggior valore. Come professore, egli esigeva obbedienza a un duro e semplice dog-ma: dovere di uno studioso è il lavoro […]. Ai suoi studenti […] egli accordava una pazienza, un incoraggiamento, soprattutto un maturo rispetto, che è l’essenza stessa dell’umanesimo”.Quella stessa “essenza”, quel “maturo rispetto” che la sorella Lea, professoressa di italiano alle Magistrali di Reggio, manifestò in particolare verso un suo allievo, Ettore Borghi, avendone colto le qualità del tutto particolari. Ciò che la indusse ad incoraggiarlo a saltare dalla prima alla terza magistrale aiutandolo nello sforzo (felicemente riuscito) con precisi suggerimenti.

Giovanni Gentile

Il 70° anniversario dalla Liberazione che ricorre quest’anno, impone a tutti la necessità di uno sguardo più approfondi-to. Per una celebrazione che duri più di una giornata, per una celebrazione che diventi un percorso in grado di coinvol-gere tutti coloro che sostengono l’Anti-fascismo e la Resistenza ma anche tutti quei giovani che il significato profondo di queste parole, lo studiano sui banchi di scuola senza riuscire a comprender-ne fino in fondo il vero significato. Per questo L’Amministrazione comunale di Boretto, unitamente alla sezione Anpi locale e alla Scuola secondaria di primo grado hanno messo in piedi un progetto per le classi terze: partito il 27 gennaio Giorno della Memoria con lo spettacolo teatrale Viaggio ad Auschwitz a/r, è pro-seguito col laboratorio didattico “Due ore da Ebreo” ed è terminato con la visita al Campo/Museo e Sinagoga di Fossoli di Carpi il 23 maggio, passando per un 25 aprile davvero speciale: dopo il consueto giro in delegazione per la deposizione di un mazzo di fiori presso i cippi di Felice Montanari, Fulgenzio Zani e la Cappella ai Caduti, il corteo guidato dal complesso bandistico “G e F Medesani” si è diretto al Monumento dei Caduti per la comme-morazione della Liberazione e l’interven-to del Sindaco. La tradizionale commemorazione ha poi lasciato spazio allo spettacolo teatrale dei ragazzi delle classi terze risultato del laboratorio mattutino intitolato “Dalla

Sulle orme di Felice Montanari, in viaggio con la memoria per un 25 aprile diverso

Costituzione ad oggi – Sulle orme di Fe-lice Montanari” curato dall’Associazio-ne culturale Tomax Teatro di Bologna. Obiettivo del laboratorio quello di porta-re i ragazzi a conoscere in modo diretto la storia di un personaggio come il Par-tigiano Nero, figura fondamentale della storia di Boretto e dell’Italia durante la Resistenza, permettendo ai giovani di esprimersi e vivere in prima persona quei valori che hanno distinto donne e uomini nella lotta di liberazione. Lo spettacolo si è svolto in un teatro gremito di gen-te, alla presenza delle autorità locali e di

quelle di Canneto sull’Oglio, con grande emozione e commozione dei ragazzi stes-si e di tutto il pubblico, testimonianza di quanto questo percorso formativo e di ap-profondimento abbia lasciato veramente un segno nei ragazzi di 3°A e 3°B. Alcuni alunni hanno fatto propria la sto-ria del Nero a tal punto da scrivere una poesia e fare un ritratto in onore del parti-giano, opere donate in maniera spontanea dai ragazzi alla Presidente Anpi Boretto Adriana Zoboletti e che verranno conser-vate presso la nuova sede, già intitolata a Felice Montanari.

Un nomento della manifestazione

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Insieme al Parlamento Europeo, il 25 maggio, i cittadini reg-giani hanno eletto anche tante amministrazioni locali com-preso il Comune di Reggio Emilia. Quella che alla vigilia sembrava una battaglia politica dall’esito incerto, alla fine, si è conclusa con una netta affermazione del centro sinistra, in particolare del Partito Democratico. A Reggio, a differenza della vicina Modena, il ballottaggio non c’è stato. I reggiani non hanno voluto abbandonare la strada certa per l’incerta ed hanno votato il nuovo Sindaco Luca Vecchi. Gli hanno con-cesso un’ampia maggioranza, ma sulla base di una promessa di cambiamento. Ed è sulla qualità di questo cambiamento che la nuova amministrazione sarà misurata. Votando Vecchi, i Reggiani, oltre alla persona, hanno voluto premiare una consuetudine di governo onesto, attento ai valori di solidarietà e di opportunità di crescita educativa per tutti. Hanno apprezzato anche lo sforzo compiuto, dagli ammini-stratori uscenti, primo fra tutti l’ex Sindaco Delrio, per assicu-rare a Reggio e al suo territorio un ruolo importante negli anni futuri. Quattro esempi per tutti: la stazione dell’Alta Velocità Medio-padana, le attività internazionali di Reggio Children e del Centro Malaguzzi per diffondere nel mondo il modello educativo reggiano, il recupero delle ex Officine Reggiane per trasformarlo in un luogo di ricerca e sviluppo per le imprese, la trasformazione del Centro storico. Ma hanno voluto dire anche due no. Il primo alla destra nostrana che appare sempre troppo disposta a difendere interessi di bottega e a cavalcare battaglie di retroguardia. Il secondo no lo hanno detto ai “gril-lini”.Ora Luca Vecchi e i Sindaci eletti della provincia sono chiamati a scrivere una nuova pagina di governo della comu-nità reggiana. Quasi tutti, a ragione, hanno messo al primo po-sto del loro programma elettorale il lavoro. Si tratta, infatti, di una vera e propria emergenza che, specialmente per i giovani

Ora una nuova stagione di democrazia e partecipazione

e per gli ultra-cinquantenni che hanno perso il lavoro a causa della serie infinita di crisi aziendali, sta creando situazioni per-sonali e famigliari drammatiche. Perciò ogni energia e risorsa impiegata per creare e sostenere il lavoro sarà ben spesa. Ma c’è un altro bisogno fondamentale che, da tempo, viene segna-lato dai cittadini, la cui natura è meno materiale, ma altrettanto importante. Si tratta del collante che in democrazia tiene uniti rappresentanti e rappresentati. Questo bisogno si chiama “Partecipazione”. Si tratta di un bi-sogno diffuso che a volte si esprime con semplici segnalazioni di malessere, altre volte con proteste organizzate e che assume un particolare rilievo per la città, dove i legami di comunità sono più a rischio. Per questo motivo, il neo Sindaco di Reggio dovrebbe fare della partecipazione non una materia fra le altre, ma la strategia portante del governo della città. Per farlo, bisogna sapere che la partecipazione ha due impe-gnative sorelle: l’efficienza e la trasparenza amministrativa, che la nuova amministrazione dovrebbe avere il coraggio di riconoscere quali veri e propri diritti dei cittadini reggiani. Affinchè questa strategia abbia successo occorre produrre una grande innovazione politica che si discosti dal modello, or-mai obsoleto, delle vecchie circoscrizioni, basate sull’idea di decentramento amministrativo e creare un nuovo sistema, a burocrazia zero e a costi zero, con l’obiettivo di promuovere legami di comunità e l’amore e la cura per il proprio quartiere e per la vita che in esso si svolge. Una partecipazione intesa non come riproduzione, in minore, della rappresentanza po-litica del comune, ma partecipazione come sollecitazione di scambio e confronto fra i membri della propria comunità di quartiere e della città. Insomma, è tempo di ripensare al siste-ma di democrazia locale, è ora di aprire una nuova stagione di partecipazione.

- Le strade della memoria - cultura

Progetto delle classi V della scuola primaria “T. Righi” di Brescello (RE)Nel corso dell’AS 2013/14, all’interno del progetto di Cittadinanza e Costituzio-ne, le ragazze ed i ragazzi delle classi V della scuola primaria “T. Righi” di Bre-scello (RE) sono stati guidati alla sco-perta dei valori propri della Resistenza e della Democrazia. In un primo momento hanno letto testi, imparato canzoni e ricercato sul proprio territorio testimonianze. Le alunne e gli alunni, poi, coordinati dalle insegnanti di classe e dalla sottoscritta, hanno percor-so le tappe della conquistata democrazia attraverso la toponomastica del paese: partendo da Piazza Matteotti, simbolo dell’antifascismo, si è arrivati a Via XXV Aprile e via Costituente attraversando così 25 anni di storia italiana, di resisten-ze, di democrazia.Il frutto di questo lavoro è un CD intito-lato “Le strade della memoria” presenta-to alla cittadinanza il 25 aprile 2014, nel corso delle celebrazioni per la festa della

Liberazione.Questo “viaggio della memoria” è proseguito con due giorni a Roma con la visita alla Camera dei Deputati e si è concluso a Marzabotto con la visita al Sacrario ed una pas-seggiata nel Parco Storico di Monte Sole, fino al cimitero di Casaglia, dove è sepolto Don Dossetti, uno dei Padri Costituenti.Per la realizzazione del progetto è doveroso ringraziare Lorenzo Bianchi Ballano per le riprese video ed il montaggio, l’Amministrazione Comunale di Brescello e le sezioni ANPI di Brescello e Poviglio.

l’opinione

di Anna Fava

di Claudio Ghiretti

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memoriaIl lungo viaggio di don Lorenzo Braglia5/10/1928-20/05/2014

Incontrai don Lorenzo nei primi anni Ottanta, quando mi occupavo di agricol-tura nella Comunità montana. Nell’oc-casione era presente Pietro Gibertoni, proprietario del podere La Quercia, sito in Crògnolo di Canossa. Tale podere, gestito in comodato dalla Cooperativa La Quercia, ospitava una comunità di giovani che cercavano di liberarsi dalla tossicodipendenza. Da allora il rapporto umano con il don, non si è più interrotto. Mi donò un ultimo sorriso una dozzina di giorni prima di lasciarci. In mezzo, fra quei due momenti, una collana ininter-rotta di incontri e di piacevoli conversa-zioni. In una occasione accettò di buon grado di venire a Marmorèto, il borgo ap-penninico in cui sono nato ed in cui vivo tuttora, a parlare di accoglienza al circolo ARCI “La Scuola”. Più tardi riuscimmo a far comprare il podere di Gibertoni, in Crògnolo, alla Cooperativa “La Quercia” contraendo un mutuo, in forza di una leg-ge della Regione Emilia-Romagna.Più volte mi parlò della esperienza del-la sua “famiglia grande” già da quando , negli anni Sessanta, si occupava delle missioni in Brasile dove diversi suoi con-fratelli difendevano i semtera dall’ingor-digia dei grandi latifondisti. Poi venne la grande famiglia della coop La Collina, a Codemondo, dove, assistito come un Padre dai componenti la famiglia stessa, ha chiuso i suoi giorni. Don Lorenzo, se riflettiamo sul suo impegno per il pros-simo, per l’accoglienza dei più deboli era già da tempo col piede sul sentiero di Papa Francesco.Anche nei momenti più impegnativi manteneva sempre una grande serenità, come se avesse trovato, applicandola su se stesso, una specie di terapia della tranquillità.

di Giacomo Notari

Priama Gelati “donna per la pace”Pubblichiamo il messaggio dell’ANPI al figlio Francesco fir-mato da Giacomo Notari e Antonio Zambonelli e il ricordo di Saverio Morselli

Caro Francesco,nel momento della dolorosa scomparsa di tua madre, l’indimenticabile Priama, ap-passionata protagonista di tante lotte per la giustizia sociale e per la pace, esprimiamo a te e ai tuoi fratelli i sentimenti più affettuosi di cordoglio a nome di quel mondo antifa-scista a cui Priama fu sempre legata. Alcuni di noi hanno un vivo e commosso ricordo di averla avuta al proprio fianco, ragazza dai bei capelli rossi, sulla piazza di Reggio il 7 luglio 1960. E allora, con le parole della canzone di Fausto Amodei, diciamo anche a Priama: “dovrem d’ora in avanti /averti al nostro fianco/ per non sentirci soli”.

Giacomo NotariAntonio Zambonelli

“Si era a un corso di formazione sulla nonviolenza e il gioco di ruoli consisteva nel simulare un blocco dinanzi a una base militare. A qualcuno toccò fare l’agente di polizia e a qualcun altro il manifestante. All’inizio della carica, lei si avvinghiò alle gambe di un agente che - come da copione - continuava a colpirla con il suo manganel-lo di carta. Ma lei, niente: incurante delle sollecitazioni del formatore che le diceva di mollare la presa, per lasciare il posto a un altro manifestante, continuava a stare attac-cata al poliziotto che, dopo un po’, smise di “reprimere”, stupito e allo stesso tempo affascinato da tanta resistenza. Priama era così: generosa, vigorosa, una che non mol-lava mai e che per le proprie idee dava tutta se stessa. Una forza della natura, una che c’era sempre, una che aveva saputo coniu-gare con entusiasmo la sua tradizione co-munista con le istanze cattoliche in nome della pace, vista come bene supremo. Una che portava la bandiera arcobaleno nella borsetta e sapeva estrarla ogni qual volta se ne presentasse l’occasione. Ciao Priama, ciao “donna per la pace”. Ciao compagna di viaggio. Ciao amica mia.

Saverio Morselli

Addio a Lino Michelini, WILLIAM

L’8 luglio u.s. è improvvisamente decedu-to, nella sua Bologna, in età di 91 anni, Lino Michelini, William, medaglia d’argento al v.m. per la Resistenza, presidente dell’ANPI provinciale, del Coordinamento regionale e vice presidente nazionale della stessa nostra Associazione. Alla riunione del coordinamen-to regionale del 20.06 u.s. avrebbe dovuto na-turalmente anch’egli partecipare, come face-va da anni. Una indisposizione glielo impedì. Ma William si era rapidamente ripreso. Tant’è che anche nella mattina del giorno 8 luglio si era già preparato per uscire di casa e recarsi in ufficio, nella sede ANPI di Via San Felice, quando veniva colto da un improvviso attacco che poneva fine alla sua vita. Ora che William ci ha lasciato in modo così inatteso, rimane il rimpianto per un compagno che univa le straordinarie qualità politiche e di impegno ci-vile ad una capacità comunicativa simpatica-mente accentuata dal suo accento petroniano. Di origine operaia, Michelini era impegnato nell’azione antifascista fin dal 1942, quando aderì al Partito comunista clandestino. Prota-gonista della lotta di liberazione a Bologna, di lui si ricordano memorabili azioni tra cui spiccano la liberazione di decine di detenuti politici dalle carceri di San Giovanni in Mon-te, la Battaglia di Porta Lame a cui partecipò come commissario della 7a Gap avendo al suo fianco anche il reggiano Alcide Leonardi. Nonostante l’età avanzata, William aveva fino all’ultimo mantenuto una freschezza del tutto particolare: portamento eretto, fisico asciut-to, sempre abbronzato, amava le camminate ed il mare. Ogni estate non mancava la sua vacanza sull’altra sponda dell’Adriatico, “in Jugoslavia”, come continuava a dire. Pro-tagonista convinto e appassionato di quella “nuova stagione” dell’ANPI che da anni ha reso tanti giovani presenti e protagonisti nella nostra associazione anche a livelli dirigenzia-li, amava andare nelle scuole come testimone di una fase storica che dalla Resistenza aveva portato alla Costituzione repubblicana e alla Ricostruzione democratica. Non amava sof-fermarsi sugli aspetti “militari” (pur necessa-ri) della Resistenza, preferendo anzi segnalare gli aspetti dolorosi di una guerra anche “giu-sta”. Significative, le parole rivolte ai giovani nella Festa nazionale dell’ANPI a Marzabot-to, nel 2012, quando affermò che è tragico per un giovane di vent’anni dover uccidere un al-tro giovane di venti o trenta anni. “E’ qualcosa che ti rimane dentro per sempre”, concluse.

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Grazie ad Alfredo Gianolio ricordiamo doverosamente Luigi Ferretti partigiano e artista

-26/06/1924-15/03/2014-

Il 15 marzo scorso è morto l’artista e partigiano Luigi Ferret-ti, di Casalgrande. Nato nel 1924 in una famiglia contadina, ebbe modo di frequentare a Modena l’Istituto d’Arte Venturi, dove si diplomò nel 1943. Durante la Rsi si diede alla macchia entrando poi a far parte delle formazioni partigiane nella 26.a Brigata Garibaldi. Suoi sono alcuni dei forse più significativi monumenti della Resistenza in territorio reggiano. “Amo particolarmente ricordare le mie esperienze di scultore – citiamo dalla nastrobiografia di Alfredo Gianolio – anche perché traggono ispirazione dalla resistenza, alla quale par-tecipai vivendola a diretto contatto con la gente che soffriva delle conseguenze della guerra e della repressione nazifasci-sta. Ho cercato di rappresentare quel periodo con monumenti eretti in vari spazi pubblici del territorio reggiano, sempre con forte realismo, senza però cadere nella retorica e nell’enfasi celebrativa”.Ed ecco notizie su alcuni di quei monumenti. A Bibbiano, da-vanti al Municipio, (inaugurata nel 1965) una stele alta più di 10 metri, con bassorilievi in bronzo, posta su di una base marmorea recante un’epigrafe dettata da Piero Calamandrei. Accanto alla stele una statua a tutto tondo. A Villa Sesso (inaugurazione 1976) , grandiosa composizio-ne di vari gruppi scultorei in bronzo dedicata al sacrificio dei Manfredi, dei Miselli, e di tutte le vittime dell’eccidio del di-cembre 1944. A Cavriago (inaugurazione 1985) altra grande composizione di tre gruppi scultorei che nell’insieme costituiscono una bella narrazione: dalla Resistenza come lotta, sacrificio e liberazio-ne, fino al trionfo della pace con la donna dalla cui mano alza-ta al cielo prendono il volo tre colombe. Colgo l’occasione per una doverosa errata corrige. Nel co-munque meritorio volume “Le Pietre dolenti” (Istoreco, 2000) Ferretti viene nominato correttamente Luigi a pag. 208 (Villa Sesso), erroneamente Walter a p. 16 (Bibbiano) e Giovanni (p. 91, Cavriago). Si dà il caso che un Giovanni Ferretti, “Corra-di”, (1911-1987), a sua volta ex partigiano nella 26.a e autore di bassorilievi (su lastre di ferro trattate a sbalzo) legati a te-matiche resistenziali sia stato presente qui a Reggio.

di Antonio ZambonelliP.S.La “nastrobiografia” di Gianolio, da cui abbiamo tratto spunto, è stata pubblicata sulla rivista “Montepiano”, aprile 2014.Si tratta di una delle tantissime biografie raccolte, registrate su nastro, dal nostro Gianolio, lungo decenni, e via via pubblicate sul-le riviste “Bollettino dei naïfs” e “Il Semplice”. Molte crediamo le abbia ancora “nel cassetto”, come questa di Ferretti, che non com-pare tra le 36 pubblicate nel suo “Vite sbobinate e altre vite”, Quo-dlibet, 2013, pp. 226 .Di godibile lettura queste bio-grafie che, raccolte dapprima nel mondo singolare dei naïfs della Bassa, uomini, e qualche donna, di Po, si sono poi estese ad una più varia umanità (non solo di pittori) su tutto il territorio della nostra provincia. Sicché in questo volume incontriamo il vigoroso scultore Vasco Montecchi, la danzatrice del ventre Nura, la poetessa montanara Giovanna Gregori, l’altra poetessa, e amante del liscio, Carmen Togni, di Casalgrande, un pittore reggiano-milanese come Achille Incer-ti (1907-1988), coi suoi ricordi “erotici”di sanatorio postbel-lico che si trasformarono anche in dipinti. Insomma, leggere ciascuna di queste 36 “vite” costituisce una preziosa occasione e un incontro con una variegata umanità e un intreccio di vi-cende che passano, oltre che per la pittura e la poesia, anche per i drammi del Novecento: la guerra, la Resistenza, le dure condizioni di vita, mestieri ormai dimenticati come quello del-le magliaie a domicilio, o del carrettiere Mandarèin. Dell’amico Gianolio, avvocato dei poveri, intellettuale dai molteplici interessi, in anni lontani redattore dell’Unità, an-drebbero ripescati e letti diversi suoi altri saggi e libri che hanno spaziato anche nell’ambito della storiografia. A partire dal suo prezioso, perché innovativo, La Resistenza nelle cam-pagne reggiane (1957), ai libri singolari dove storia sociale, folklore e antropologia si mescolano gradevolmente, relativi a diverse località della nostra provincia: “Storia popolare di Rio Saliceto” (1980), “Testimonianze di comunisti reggiani” (1981), “Librogiornale Collagna” (1982), sono i primi che mi vengono in mente.

Il monumento di Luigi Ferretti ai Martiri di Villa Sesso e il momumento di Cavriago

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IN MEMORIA DI CESARE SORAGNI (1921-2014)DA SOLDATO “RESISTENTE” NEL ’42 A PARTIGIANO NEL ’44

Il 24 aprile u.s. se n’è andato, a 92 anni, il nostro Cesare Soragni, il partigiano William. Una coincidenza commoven-te ha voluto che pochi giorni dopo, il 2 maggio, la moglie Euride Tedeschi lo abbia seguito nell’ultimo viaggio . Cesa-re ed Euride non avevano figli e furono affettuosamente uniti nella vita, fino agli ultimi giorni , così come lo sono stati nel-la morte.Fino a che le forze lo avevano sorretto, Cesare, dopo esser stato per decenni un abile ebanista, era spesso presente, col suo indimenticabile tratto di persona mite e gentile, assieme all’amico e compagno Ghiacci, nella nostra sede, a disposizione per ogni esigenza.Cesare era nato l’8 novembre 1921 a Villa Marmirolo, in una famiglia di “casanti”. Dopo circa due anni di servizio militare , dal novembre del ’44 fece parte delle SAP operanti a nord della Via Emilia, tra Villa Castellazzo, Gazzata e San Faustino di Rubiera. Nella lunga “settimana del partigiano” (in realtà circa due mesi tra dicembre ’44 e gennaio ’45) si occupò tra l’altro, con il compagno Pippo Bertani e la staffet-ta Nanda Lasagni, di portare vestiario e alimenti raccolti in zona e destinati alle formazioni della montagna,fino al primo posto di blocco (o tappa) collinare, in quel di Viano. Un’attività rischiosissima che si svolgeva di notte mentre durante il giorno, come molti altri sapisti, Ce-sare lavorava, per essere in regola, con l’organizzazione TODT allo scavo delle

fosse anticarro. Il 1° gennaio 1945, in se-guito allo scontro con due brigatisti neri dei due gapisti Otello Montanri e Giglio Mazzi, in quel di Masone, ci fu un rastrel-lamento nella zona in cui incappò anche Cesare: arrestato da militi della GNR e portato in caserma a Rubiera, fu pesante-mente interrogato da militi delle brigate nere e tedeschi. Avendo con decisione sostenuto di non sapere nulla di quello scontro (tra l’altro ciò corrispondeva al vero) ed essendo regolarmente esonera-to dal servizio militare in quanto operaio Todt, Cesare fu ben presto rilasciato. Non sentendosi più sicuro in pianura (anche perché un carabiniere lo aveva avvisato: “se ti prendono una seconda volta per te è finita”) il 4 gennaio ottenne di essere trasferito in montagna, nella 145.a briga-ta Garibaldi, distaccamento Mario Anni-goni, operante tra i territori di Busana e Ligonchio. Fu così che il 10 aprile 1945 ebbe modo di partecipare alla difesa della Centrale idroelettrica di Ligonchio, che i tedeschi intendevano far saltare.Ma è bello nella occasione ricordare come la “resistenza” di Cesare fosse ini-ziata ben prima del fatidico 8 settembre ’43, quando era ancora soldato nei pres-si della frontiera orientale. Ne abbiamo scritto dieci anni or sono, su queste pa-gine (n. 4, 2004) sotto il titolo “1942. La ‘Resistenza umana’” di Cesare Soragni.Sotto le armi dal gennaio 1941, nel 1942 si trovava in servizio in provincia di Tre-viso, 14.o centro automobilistico. Ogni tanto veniva mandato, con altri militari e carabinieri di scorta, a prelevare civi-

li deportati dalla vicina Jugoslavia per trasferirli al campo di concentramento di Monigo, dove trovarono la morte 232 internati di cui 60 neonati.“C’erano vecchi, donne e bambini – ri-cordava Soragni commosso - ;rimasi col-pito, anche perché gli internati facevano capire a gesti di avere fame e sete”.Sentì così l’impulso di porgere a quella povera gente una pagnotta e la borraccia piena d’acqua. Un maresciallo dei carabi-nieri di scorta affrontò bruscamente l’al-lora 21enne Soragni gettando a terra pane e borraccia e gridandogli “Sono nostri nemici. Se t’azzardi a riprovarci ti spedi-sco a Gaeta.!”. Dopo alcuni giorni di pu-nizione per il “reato” commesso, Soragni tornò in servizio attivo . Raccontò a suoi commilitoni e conterranei quanto gli era capitato e tutti gli consegnarono, in più occasioni, una pagnotta e una borraccia d’acqua . Sicché trovò il modo di rifocil-lare ancora, qualche volta, gruppi di de-portati slavi mentre li aiutava a scendere dal camion nel campo di Monigo.Caro William, ci mancheranno il tuo sor-riso e le tue parole pacate. (a.z.)Montecavolo, RE, 25 aprile 1945, Soragni

partigiano della 145a Brigata Garibaldi

Padova 1942. Tre soldati in libera uscita. Soragni è il primo da sinistra Il comando della GNR fucila, alle prime

luci dell’alba, tre giovani partigiani Gino Mazzali (Spatifaro), Attilio Setti (Rolan-do) e Getulio Setti (Leone), in piazza del Duomo a Reggio ed espone per alcuni giorni i loro corpi sotto la statua del Cro-stolo come monito alla popolazione. Tutto ebbe inizio il 22 luglio quando all’Argine Fornaci di Luzzara venne uc-ciso, probabilmente per errore, l’agricol-tore Ambrogio Aldovrandi. I tre partigiani insieme a un quarto Na-talino Panini (Mas), secondo il rapporto del presidio della GNR di Guastalla, cer-cavano armi. Panini (Mas), invece, fu assassinato du-rante l’interrogatorio nella villa di via Monfenera, 2 a Reggio Emilia (laterale di viale Timavo), dai militi dell’UPI (Uf-ficio politico investigativo). Il suo corpo fu abbandonato su un argine a Cadelobosco Sotto (RE) con un cartel-lo: “Sicario trovato in possesso di armi e al soldo del nemico”. (g.b.)

Gino Mazzali, Attilio Setti e Getulio Setti fucilati dai fascisti il 28 luglio 1944 Piazza Prampolini (Piazza Duomo) Reggio Emilia

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Nel maggio scorso, tra il giorno 8 e il 12, un gruppo di adulti ed una scolaresca di Castelnovo Monti hanno raggiunto la città di Kahla, in Turingia, nel nord del-la Germania, dove tanti deportati civili, in particolare diversi montanari, vennero messi al lavoro coatto. Diversi di loro non fecero ritorno. L’iniziativa, promossa dall’Assessorato cultura di Castelnovo, di concerto con la dirigenza della scuola elementare locale, ha comportato diversi incontri. Denso di significato, nel quadro di un’educazione alla cittadinanza europea, l’incontro tra insegnanti e scolari nostri con insegnanti e scolari tedeschi, nella sala del Consiglio comunale di Kahla. Erano presenti il Sindaco e l’Assessore alla cultura di Castelnovo, Gian Luca Marconi e Mirca Gabrini a fianco dei loro omologhi di Kahla, a partire dalla sindaca di Kahla Claudia Nissen-Roth, del partito Die Linke (La Sinistra).Come segno ul-teriore del legame che da alcuni anni si è stabilito tra le due comunità, in un giar-dino di Kahla è stato messo a dimora, da ragazzi nostri affiancati da loro compagni tedeschi, un sorbo dell’uccellatore, porta-to là dalle nostre montagne.

I GIOVANI DELLA NUOVA EUROPA A KAHLAPER RICORDARE I DEPORTATI REGGIANI

di Giacomo Notari

Il gruppo degli scolari di Castelnovo davanti all’ingresso delle lunghe gallerie all’interno delle quali deportati da vari paesi d’Europa erano stati messi al lavoro coatto per la costruzione delle V1 e dei caccia Messerschmitt. Nel gruppo anche l’assessore Gabrini, due insegnanti e, sulla destra, Giacomo Notari e la moglie Elsa

Il 31 marzo scorso G. Pansa ha partecipato su Rai 3 alla trasmissione di Concita De Gregorio “Pane quotidiano”, per presentare il suo “nuovo” libro: “Bella ciao.Controstoria della Resistenza”, Rizzoli, 2014.“Certo che riconosco il coraggio dei partigiani. Lo riconosco come riconosco il coraggio dei giovani di Salò. Stavano tutti combat-tendo una guerra civile”. Queste parole di Pansa danno immediatamente l’idea di come sia stata impostata la trasmissione, con la riproposta del revisionismo più stucchevole e menzognero. Indignata per l’intervento che non ha trovato un vero contraddittorio, ho scritto una lettera alla De Gregorio, lettera che, come mi aspettavo, non ha avuto alcuna risposta.Spero che almeno abbia evitato di richiamare una seconda volta l’autore, come gli era stato promesso.

Fiorella Ferrarini

Pansa e la “sua” verità assoltaUna lettera di “protesta” di Fiorella Ferrarini a Concita De Gregorio

A ConcitaProgramma interessantissimo, appunta-mento quotidiano da non perdere quello con “Pane quotidiano” delle 12.45.Ma come sai sempre fare, Concita, per-ché non hai interloquito con un arrogante Pansa che ridicolizzava le domande, le banalizzava, gettava in faccia annoiato la sua verità come LA VERITA ASSOLUTA? Con lucida e feroce coerenza e con mas-siccio sostegno mediatico, scrive da anni non da revisonista (“rovescista” secondo Del Boca) ma da negazionista della Resi-stenza, con lo scopo primario di attaccare il partito comunista, riducendo la Resi-stenza a “guerra civile” mentre, come tra gli altri, ricorda Dianella Gagliani, fu in realtà una “guerra ai civili”. Sempre sen-za note, mai con l’onere della prova, nella astuta versione che sta tra il testo storico e romanzo, i suoi libri escono cadenzati e super-promossi, allude ad un sensazio-

nalismo che non c’è, “al maleodorante, al putrescente” (Del Boca).Pazzesca la definizione dei gappisti come “terroristi paramilitari”. I tedeschi li chiamavano banditi... siamo sulla stessa linea. E in-decente il parallelismo tra il coraggio dei partigiani e l’apologetica dei ragazzi di Salò. Che invece hanno “coraggiosa-mente” collaborato con i tedeschi nelle feroci stragi del ’44-45 in cui furono bar-baramente uccise più di 15.000 persone innocenti. Per le quali nessuno ha mai pagato! In-sopportabili i ripetuti riferimenti al “cini-smo” del PCI, che secondo Pansa avrebbe alzato il tiro per preparare la rivoluzione, e la macchinazione dei dirigenti del PCI reggiano che portò alla eliminazione de-gli “anarchici” fratelli Cervi! Sono i temi triti e ritriti che Pansa rimescola da de-cenni, con la buona compagnia di Fertilio e di tanti altri. Mi aspettavo una reazione

da te, che invece hai promesso di invitar-lo nuovamente. Chiediti se ce n’è bisogno davvero o invece se non sarebbe meglio invitare Carlo Smuraglia, partigiano presiden-te dell’ANPI nazionale, già senatore e componente del CSM, per ristabilire un po’ di verità oltre la fiction di successo, la pseudo storia: la storiografia non è un campo di opinioni strattonata da logiche di mercato, per cercare di respirare un po’ di aria sana.Sono Fiorella Ferrarini, abito in provin-cia di Reggio Emilia e sono vicepresiden-te ANPI provinciale. Perché non vieni a trovarci al Museo Cervi il 25 luglio? C’è sempre una straordinaria festa con tantis-simi giovani, per ricordare quella che si riteneva fosse la caduta del fascismo, e per questo nel ’43 la famiglia Cervi offrì la pastasciutta a tutto il paese.Cordiali saluti

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A 90 ANNI DALL’ASSASSINIO DI GIACOMO MATTEOTTI

Il 10 giugno 1924 una squadraccia fascista, la cosiddetta Cekà del Viminale, agli ordini di Benito Mussolini, sequestrava e assas-sinava l’on. Giacomo Matteotti, deputato socialista, nato a Fratta Polesine (Rovigo), il 25 maggio 1885. Tale efferato omicidio, faceva seguito al coraggioso e appassiona-to discorso con cui Matteotti aveva denun-ciato, in parlamento, il 30 maggio 1924, ilclima di terrorismo instaurato dai fascisti, appoggiati da apparati dello stato, nella conduzione della recente campagna eletto-rale conclusasi con la vittoria del listone di Mussolini. Il parlamentare socialista citò, tra gli altrui, il caso di Reggio Emilia, dove il candidato socialista Antonio Piccinini, prelevato dalla propria casa nella notte del 28 febbraio 1924, venne atrocemente mas-sacrato da squadristi locali (rimasti poi per sempre impuniti, anche nell’ultimo proces-so, celebrato nel 1950). Da notare che nel reggiano la campagna elettorale del 1924 fu particolarmente violenta in tutta la provin-cia, non solo contro socialisti e comunisti, ma anche contro quanti, tra i cattolici popo-lari, non accettavano la ormai montante in-tesa clerico-fascista e, sempre più isolati (e talvolta bastonati) si videro affibbiato l’epi-teto di “comunisti bianchi”. A quel clima di violenza fascista si era ribellato pubbli-camente anche il segretario provinciale del Partito popolare, prof. Luigi Walpot, che si dimise dalla carica con un articolo di fondo, pubblicato sul periodico “Scudo crociato” del 15 aprile 1924, col quale denunciava anche i traditori dell’ideale di democrazia cristiana che “adottano l’ultimo figurino di moda, il fascismo cattolico-nazionale”.Ma tornando a Mattetotti e al scrifico da

lui consapevolmente affrontato, ciò che ne fa uno degli autentici Martiri dell’antifa-scismo, il suo ricordo rimase assai vivo tra gli strati proletari nella nostra provincia. Ricordo come mia nonna materna, vecchia bracciante socialista prampolinina, Mar-cella Ferretti, madre del partigiano caduto Camillo Pezzarossa, abbia conservato ge-losamente, per tutto il ventennio fascista, la foto di Matteotti nascosta tra la biancheria in un cassettone del comò. Lo ricordo anche perché una volta, io avrò avuto 6 anni (forse nel 1944), la tolse dal nascondiglio con una sorta di religiosa reverenza e me la mostrò ripetendo a me-moria (era analfabeta) alcune delle parole stampate sul retro: “Uccidete me ma l’idea che è in me non morirà mai”. (a.z.)

Recto e verso della cartolina con-servata, nascosta tra la biancheria, per tutti gli anni del fascismo, dalla

bracciante Marcella Ferretti, di Pieve Modolena

memoriaEstate 1945 NASCE L’ANPI A REGGIO

In altra pagina pubblichiamo un reso-conto sulla commemorazione, a Roma, del 70° anniversario dell’ANPI nazio-nale, fondata nella capitale liberata nel 1944. Il prossimo anno celebreremo a Reggio il 70° dell’ANPI provinciale, con iniziative per illustrare il grande contri-buto dato dalla nostra Associazione alla Ricostruzione morale e materiale della provincia di Reggio: dal Convitto scuola di Rivaltella, alla fondazione di Coope-rative, all’accoglienza, in collaborazione con altre associazioni, dei bambini del Sud e di Milano… Intanto pubblichiamo di seguito la cronologia dei primi atti co-stitutivi dell’ANPI reggiana, cronologia che Otello Montanari ha ricostruito dal-le pagine del “Volontario della Libertà”, settimanale delle formazioni patriottiche reggiane, che si pubblicò dal 5 maggio 1945 al 1° maggio 1955.Sul numero del 10 giugno ’45, palchet-to in prima pagina. Si è costituita l’As-sociazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) tendente a tenere organizzati tutti i patrioti smobilitati. Il Segretario dell’ANPI, sezione provin-ciale di Reggio Emilia è il Patriota Ferra-ri Didimo (Eros). Tutti i partigiani smobilitati devono crea-re una sezione locale nei rispettivi centri di residenza. Ulteriori istruzioni saranno date in seguito.Sul numero del 17 giugno, altro palchetto in prima pagina:

Costituzione della segreteria provinciale dell’ANPI. Come già in altre città, in seguito a disposizioni emanate dall’AN-PI, è stata costituita, d’accordo con il locale Comitato di Liberazione Naziona-le, la Segreteria provinciale dell’ANPI di Reggio Emilia, composta dai Patrioti: Ferrari Didimo (Eros) Segretario genera-le; Cavazzoni Guerrino (Ciro) Segretario Ufficio Amministrativo; Ghizzoni Para-des (Sereno) Segret. Ufficio Assistenza e Collocamento; Romani Elio (Stampa) Segret. Ufficio Cultura e Sport; Zanichelli Sante (Ettore) Segr. Ufficio Organizzazione.Si rende noto che la sede della suddetta Segreteria è situata in Viale Timavo (ex Caserma Mussolini). Segnaliamo che un interessante e docu-mentato resoconto sui primi due anni di attività dell’ANPI reggiana (25 aprile 1945-1947) fu steso da Didimo Ferrari e pubblicata dalla allora esistente Tipogra-fia popolare in un volumetto di 45 pagine.

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Da un passato tragico, i cui segni (ma-teriali e psicologici) sono ancora ben vi-sibili? Da un presente colmo di incertez-ze, di rabbia e di rivolta? O dalla forza di quelle donne e di quegli uomini che no-nostante tutto provano a costruire un fu-turo diverso e dignitoso per il loro Paese?Sono davvero tante le emozioni che si vivono durante un viaggio in Bosnia, quella Bosnia che forse più di tutti ha pagato il prezzo della follia fratricida fatta passare per incompatibilità etnico-religiosa, ma contraddetta da decenni di convivenza e di sana “contaminazione”. E sono tante le sensazioni che si provano una volta tornati a casa, con la mente che ripercorre i luoghi, le parole, i volti. A 19 anni dalla fine della guerra che ha sanguinosamente smembrato la ex Jugo-slavia, la “Carovana per la pace” orga-nizzata dalla Associazione Mirni Most di Guastalla si è caratterizzata come un viaggio di conoscenza e di solidarietà, una sorta di percorso doloroso e coin-volgente alla ricerca della percezione di eventi spesso sembrati, chissà perché, lontani nello spazio e nel tempo, ma che viceversa dovrebbero essere vissuti e ricordati per quello che in realtà sono stati, ovvero una spaventosa tragedia alle porte di casa nostra, con il suo carico di 250.000 morti ed oltre due milioni di pro-fughi. Abbiamo intrapreso un viaggio psico-logicamente difficile in mezzo al lutto e al dolore. Lo abbiamo fatto consapevol-mente, mossi dal bisogno di toccare con mano una follia che fa fatica ad essere spiegata, una follia che ha letteralmente spazzato via l’idea stessa di convivenza interreligiosa ed interetnica. Lo abbiamo fatto con il desiderio di capire come sia stato possibile arrivare a tutto ciò.Abbiamo provato stupore e pena per le di-stese di cimiteri tra le case, così frequenti a Mostar e Sarajevo, costruiti al posto dei parchi. E siamo rimasti colpiti dai palazzi nuovi, i bar e i ristoranti posti a fianco dei ruderi fatiscenti, abbandonati e se-gnati dai colpi dei mortai e dei razzi. In Bosnia la modernità cresce a fianco delle

www.segnalidipace.wordpress.com

Segnali di pace/ Da dove cominciare?Saverio Morselli

Viaggioin Bosnia

macerie. Abbiamo reso omaggio ai 71 ragazzi annientati il 25 maggio 1995 da una granata serba nella piazza centrale di Tuzla mentre festeggiavano l’imminente fine della guerra. E con un sentimento profondo di solidarietà e di imbarazzata incredulità abbiamo camminato in mez-zo alle centinaia di lapidi che sorgono al cimitero della memoria poco fuori dal centro della città. In silenzio, per rispetto del luogo ma anche, probabilmente, per mancanza di parole adeguate. Adeguate come quelle di Suad, l’amico che ci ha accompagnato, che quella guerra l’ha vissuta sulla propria pelle, incapace di odiare ma in grado di provare solo un in-cancellabile dolore per la morte di tanti familiari ed amici, lì sepolti. Abbiamo visitato con inevitabile com-mozione il Memoriale di Potocari, dove riposano le 8.372 vittime (numero anco-ra provvisorio) della strage di Srebreni-ca, che ci ha accolto con la sua serie di stele bianche che si susseguono a perdi-ta d’occhio sulle colline e con l’elenco nominativo di tutti i bosgnacchi maschi prelevati l’11 luglio 1995e poi trucidati dalle truppe serbo-bosniache di Mladic.La Bosnia ha provato e sta provando tut-tora a lasciarsi alle spalle la guerra. Ma gli accordi di Dayton, che a quella guer-ra posero fine, hanno dimostrato un po’ alla volta tutti i loro limiti, costituiti da una impalcatura istituzionale elefantiaca e complessa che di fatto ha mantenuto distanze e divisioni tra le diverse etnie (cantoni, assemblee elettive, giurisdizio-ni, sistemi scolastici, religioni), favoren-do immobilismo politico, corruzione e nepotismo. Ci erano note le sollevazioni popolari spontanee di febbraio, gli assalti ai pa-lazzi del potere, l’attacco frontale alle autorità incapaci di dare una risposta al dilagare della crisi economica, resa anco-ra più dura da un processo brutale di pri-vatizzazione di aziende pubbliche e dal successivo loro smantellamento che ha contribuito a portare la disoccupazione ad oltre il 40 percento e quella giovanile al 65 percento.

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Per molti giovani, partigiani e non, sul nostro Appennino, la Resistenza fu anche scoperta e pratica della democrazia, parti-colarmente a partire dall’estate del 1944, quando si preparò il terreno per le ele-zioni amministrative – le prime dopo 24 anni! – nei comuni liberati di Ramiseto, Vetto, Collagna, Busana e Villa Minoz-zo. In quest’ultimo comune il 23 luglio si tenne un comizio elettorale. Vi presero la parola il Commissario generale Didi-mo Ferrari, Eros, comunista, ed il Vice Prof. Pasquale Marconi, Franceschini, democratico cristiano. Era un esempio di quella preparazione della popolazio-ne all’autogoverno a cui contribuiranno, oltre ai commissari politici (quali Eros e Franceschini), i “commissari civili”, che indicevano riunioni delle popolazioni e spiegavano la necessità di formare nuovi organismi amministrativi comunali. Essi erano scelti, scrive il Franzini, “tra antifa-scisti provati che, in virtù del loro passa-to di attivisti politici o di sindacalisti, nel periodo prefascista, potevano possedere cognizioni ed esperienze in merito”.Ecco i nomi di alcuni di loro: Luigi Ta-gliavini, ex sindacalista, Orelio Tondelli, Alfeo Viani, Angelo Silvi, Aristide Pa-pazzi (Prato, sua scheda biografica qui a fianco). Le ultime elezioni amministrative libere, in provincia di Reggio, c’erano state nel 1920, quando nella maggioranza dei co-muni aveva vinto la sinistra (38 comuni su 45), cioé il Partito socialista. Ma tutte quelle amministrazioni comunali, sia le “rosse” che le “bianche”, furono spazzate via dalla violenza armata squadrista tra il 1921 e il 1923. Al posto di sindaci e con-siglieri andarono poi, per tutto il venten-nio fascista, i podestà e loro “consultori” nominati dall’alto. La violenza fascista caratterizzata da una trentina di omicidi rimasti impuniti, nonché da bastonature e “ricinature” a centinaia di antifascisti, soprattutto socialisti, fra il 1920 e il 1923, fu il vero e proprio inizio di quella “guer-ra civile” che avrà i suoi esiti con la lotta di liberazione 1943-45. Ed è proprio nei mesi drammatici del-la lotta armata e di massa contro il na-zifascismo che si sperimenta il futuro democratico, fatto di votazioni e, più in generale, di partecipazione alla gestio-ne della cosa pubblica secondo principi democratici.Nelle prime giornate di luglio si intensi-fica (siamo nel breve periodo della cosid-detta Repubblica di Montefiorino) l’azio-ne di propaganda e di informazione verso la popolazione civile, nella prospettiva

Estate-autunno ’44.La prima volta che si tornò a votare

Nato a Ciano il 3 gennaio 1908. Orfano in tenera età, fu allevato da uno zio contadino di Roncaglio.Dopo un tentativo fallito di espatrio clandestino in Francia, nel luglio 1930, riuscì a raggiungere quella “terra d’asilo” con passaporto turistico nell’ottobre successivo e vi rimase, facendo lavori saltuari poi il falegname. Nel 1931, si iscrisse nei “gruppi di lin-gua italiana” del PCF, dietro presentazione del com-paesano Alcide Leonardi (D’Alberto, Luigi, nella Resistenza), futuro commissario del Btg Garibaldi in Spagna e animatore della Resistenza a Reggio, Modena e Bologna.Attivo nel Comitato nazionale della Gioventù co-munista e nel Sindacato lavoratori del legno (lui diventò ebanista) , frequentò una scuola di Partito a contatto con Togliatti, Longo, Grieco, Di Vittorio, Germanetto…

Diventato funzionario a tempo pieno (rivoluzio-nario di professione), compì numerose missioni nell’Italia del Nord, dal Friuli alla Liguria.Arrestato il 14 .05.1934 a Monfalcone, fu condan-nato a 20 anni di reclusione dal Tribunale speciale e liberato il 20 agosto 1943 ( dopo la caduta di Mus-solini, avendo scontato oltre 9 anni di carcere.Dopo l’8 settembre ‘43 fu tra i primi ad impegnar-si nella costruzione del Partito e del movimento di lotta armata, a cominciare dal territorio di Ciano. Ferito da fucilata il 14 novembre ’43 a Villa San Bartolomeo, in un conflitto con carabinieri (si portò la pallottola in una gamba fino al 1947), riparò in montagna sviluppando contatti politici che ne fe-cero uno dei costruttori, a fianco di Massimiliano Villa, della Resistenza nel Ramisetano Dopo la battaglia di Cerré Sologno (marzo ’44) tornò in pianura operando quale costruttore del P.( e membro del C.F. clandestino) e del movimento partigiano ad un tempo, nella zona che costeggia l’Enza e il Po da Ciano a Guastalla.Di nuovo in montagna dal luglio 1944, ebbe una in-tensa e proficua collaborazione col DC Luigi Galli Barbieri, e coi socialisti Viterbo Cocconcelli Paris, e Risveglio Bertani Camillo, operando alla costru-zione del CLN montagna e dei CLN comunali , nonché delle Commissioni agricole ed economiche di villaggio, nel territorio libero, fino ad organizzare le elezioni (nov. ’44) dei consigli comunali in ben 10 comuni dell’APPENNINO. Alle prime elezioni amm.ve, 1946, fu eletto Sindaco di Ciano e lo rima-se fino al 1952, quando venne ancora rieletto, ma destituito dal prefetto nel clima pesante della guerra fredda.Negli ultimi anni della sua vita (è deceduto nel 1986), ormai quasi cieco e con difficoltà nell’espri-mersi. Trascorreva lunghe ore in una stanza al piano terra della sua abitazione, sul lato sud della piazza di Ciano, lavorando alla costruzione e a continue modificazioni di certe affascinanti “macchine inu-tili” che egli sapeva ingegnosamente creare utiliz-zando vecchi motorini di lavatrici e di lavastoviglie recuperati dai rottami (A.Z.).

Aristide Papazzi, Prato Commissario civile nel 1944

delle elezioni comunali nei comuni di To-ano, Villaminozzo, Ligonchio e Ramise-to. Il 24 viene eletta la Giunta comunale di Toano. Ma il 30 luglio sull’Appenni-no, la parola torna drammaticamente alle armi, con l’inizio del massiccio attacco tedesco che durerà un paio di settimane e vedrà incendi di paesi e borgate, arresti e deportazioni di civili, la morte di 27 par-tigiani. Era il tentativo di fare terra bru-ciata attorno ai distaccamenti partigiani.Ma dal 1° settembre ecco la nomina dei Comitati di liberazione comunali in montagna (In varie località della pianu-ra erano in genere sorti, clandestini, già nell’autunno del ‘43). Ed ecco, ancora, l’elezione dei consigli comunali a Col-lagna, Busana, Ramiseto, Vetto d’Enza, Ligonchio e Villa Minozzo. Tali elezioni non erano ancora a suffragio universale. Varie ragioni, di ordine logistico e atti-nenti a valutazioni circa il senso comune diffuso, fecero sì che elettori fossero sol-tanto i capi famiglia, che per l’epoca era

sottinteso fossero maschi. A meno fosse invece una donna ad esercitare di fatto tale ruolo. E che non fosse una finzione, la sperimentazione della democrazia, lo dimostrano anche gli esiti delle elezioni. A Villa Minozzo vinse la lista “cristiano-sociale” (cioé della DC), a Ramiseto, Vetto e Busana, anche in ragione di ra-dicate tradizioni politiche locali, vinse quella di sinistra (genericamente defini-bile “socialcomunista”).Dunque il “pluralismo politico”, soppres-so con la violenza dal fascismo, fu già una pratica frutto della resistenza mentre ancora si combatteva e si moriva per la libertà in Italia come in altri Paesi d’Eu-ropa. Come funzionassero poi i consigli comunali lo possiamo esemplificare ri-portando alcuni stralci dal Verbale di una riunione del Consiglio di Ramiseto :

“L’anno 1944, addì ventinove del mese di ottobre, in frazione Castagneto, in ap-posita sala aperta al pubblico, in seguito

di Antonio Zambonelli

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a regolari inviti, si è riunito il consiglio; sono presenti i sigg.: Moncigoli Attilio (Sindaco), Baisi Attilio, Zanolini Fran-cesco, Baisi Guido, Catti Bruno, Masini Ernesto, Dolci Alderico (Consiglieri).[…] iL SindACo dAto Atto Che iL ConSi-

gLio rAggiunge iL nuMero LegALe, diChiArA ApertA LA SedutA […]

Circa l’attività delle commissioni agra-rie frazionali, i consiglieri, interpellati, dichiarano che le commissioni svolgono regolarmente la loro attività e si intratten-gono a tracciare vari esempi:.. formazioni del prezzo delle trebbiatrici, installazioni impianti di luce elettrica nelle case che ne erano tuttora sprovviste... I consiglieri Zampolini e Masini dell’alto

Ramisetano, spiegano che il prezzo del-la lana varia per ragioni di carattere am-bientale da zona a zona... Il consiglio all’unanimità, quindi, ricon-ferma il prezzo della lana in lire 60 il kg. Il Sindaco proseguendo fa dare lettura della relazione da lui fatta in occasione della riunione degli insegnanti del Comu-ne, in cui traccia l’indirizzo che ognuno di essi deve seguire nel nuovo sistema di vita scolastica [...]„Il verbale di cui sopra si trova negli archi-vi di Istoreco. Da altri carteggi dell’epo-ca, relativi all’attività dell’Intendenza, emergono aspetti affascinanti: vi si fa cenno agli antichi sentieri verso la Spez-

zino o la Toscana (la Via del sale, lungo la valle della Liocca) per lo scambio di derrate alimentari. A dorso di mulo, come nei lontani secoli del Medioevo, carichi di frumento andavano di là dal crinale ap-penninico; da noi arrivava il sale, o l’olio d’oliva. Sono “sentieri partigiani” che meritereb-bero di essere ripercorsi, magari metten-doci in contatto, come ANPI e Istoreco, con gli omologhi Enti toscani e liguri, estendendo così, in una dimensione in-terregionale, le belle iniziative che da decenni anni si sono andate realizzan-do, prima come UISP (parlo degli anni Sessanta-Settanta) poi come Istoreco ed ANPI, in territorio reggiano.

70esimi

Si è celebrato allo Sparavalle di Ca-stelnovo Monti il 70’ anniversario della battaglia avvenuta il 10 giugno 1944, du-rante la seconda guerra mondiale. Come ogni anno è stata l’occasione per ritrovare i compagni di un tempo e di una lotta mai terminata, ma soprattutto il mo-mento per attualizzare i valori che hanno dato al nostro popolo la libertà e la Costi-tuzione antifascista nata dalla Resistenza. Alla presenza dei sindaci di Castelnovo, Busana, Ligonchio e Collagna, in parti-colare il sindaco di quest’ultima, Bar-giacchi, con un intervento appassionato, ha posto l’attenzione sulla necessità strin-gente di rimettere proprio la Costituzione al centro dell’azione politica; in quanto l’attuale società si fonda non sul lavoro, ma sulla precarietà esasperata.

La battaglia partigiana allo Sparavalle di Alessandro Fontanesi

Dove per il lavoro si muore. E soprattutto dove le disparità sociali diventano enor-mi, tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri.Soltanto riscoprendo e riprendendo in mano i valori per cui hanno combattu-to i partigiani 70 anni orsono, si potrà davvero rimettere in piedi questo Paese. Simbolo di questa bella e calda giornata di sole anche sulla nostra montagna, te-atro di innumerevoli avvenimenti come questo dello Sparavalle, crediamo che la bella foto di due vecchi compagni sia il suggello di quanto testimoniato.Pietro Galassi a sinistra nella foto, uno dei pochi partigiani rimasti tra coloro che hanno combattutto allo Sparavalle, riceve l’abbraccio di Giacomo Notari (a destra nella foto) Presidente dell’Anpi reggiana.

I 70esimi in montagna di w.o.

Nel proseguo della celebrazioni per il 70° anniversario della Lotta di Liberazione, l’ANPI di Castelnovo ne’ Monti ha organizzato una commoventerimonia che, nella Sala del Consiglio Comunale il 18 aprile u.s., ha visto consegnare una pergamena ricordo ai Partigiani, Internati e Deportati ancora in vita del Comune.Mirco Carrettieri, presidente ISTORECO, ha tenuto una con-ferenza sui valori della Lotta di Liberazione e quanto questi valori siano attuali.Nella foto la cerimonia a Gombio.

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Lutti

In memoria del partigiano Cesare Soragni “William”, scomparso il 24 aprile scorso, e della moglie Euride Tedeschi Giorgio Ma-soni offre a sostegno del Notiziario.

CESARE SORAGNI (WILLIAM)

08/11/1921-24/04/2014

Il 6.06 u.s. è deceduto il partigiano della 144a Garibaldi Marino Montanari, Torno, per anni, fino al suo 90° compleanno, pre-sidente della sezione ANPI di Cavriago, dove era nato il 20 gennaio 1920, e dove era stato anche consigliere comunale dal 1951 al 1956. Al suo funerale, nella mattinata del giorno 7, tanti compagni e amici, a comin-

MARINO MONTANARI (TORNO)20/01/1920-06/06/2014

ciare dal Sindaco Paolo Burani e da rappresentanti dell’ANPI lo-cale e provinciale con le rispettive bandiere, affiancate a quelle di Rifondazione comunista. A rendergli l’ultimo saluto, a nome dell’ANPI provinciale, Antonio Zambonelli, che illustrando la personalità di Marino, ne ha sottolineato il suo legame con le gio-vani generazioni, la passione con cui per anni è andato a parlare nelle scuole ed ha accompagnato gruppi di studenti nei viaggi della memoria a Mauthausen. In particolare ha descritto Marino come figura esemplare di un modello antropologico emiliano, e reggiano in particolare: un uomo di sinistra che ha saputo intrec-ciare l’impegno per una società più giusta ed egualitaria, ad una capacità imprenditoriale spiccata e basata sul gusto per “il lavoro ben fatto”, e fatto con le proprie mani.In sua memoria Renzo Barazzoni offre pro Notiziario.

Cari amici dell’ANPI,il 12 aprile un altro dei nostri combattenti ci ha lasciato. Il 6 aprile Luigi aveva compiuto 94 anni. Sempre presente in ogni manife-stazione in difesa dell’Associazione fino a che la salute lo ha sostenuto, leggendo il suo “Notiziario” dal principio all’ultima pagina. Il feretro di Luigi è stato accompagnato dalla bandiere dell’ANPI di Montecavolo e

LUIGI BEGGI06/04/1920-12/O4/2014

Albinea. In suo ricordo la moglie Anna Rocchi offre a sostegno del giornale dell’ANPI.

Il 13 c.a. è deceduta, in età di 92 anni, la Partigiana Celina Annigoni, militante nella 77° BRT SAP dal 25 ottobre 1944 alla Li-berazione. Ne annunciano la scomparsa le ANPI di Boretto e Brescello offrendo pro Notiziario in sua memoria.

CELINA ANNIGONI

14/09/1922-13/06/2014

Laura Cavazzoni Reverberi per ricordare il genero Giuliano Tad-dei deceduto il 18 giugno 2014 offre a sostegno del Notiziario.

GIULIANO TADDEI

Ho sognato cavalli che nitrivano / e galoppavano liberi nella steppa. / Ho sognato cigni in volo / con le ali spiegate al vento. / Ho sognato stormi di uccel-li che migravano verso lidi più caldi. / Poi, svegliata bruscamente, / ho visto un soldato che puntandomi un fucile nel fianco gridava: / “KOMM, KOMM!” /Tra i barbari piombati in casa, / alcune persone del paese / portavano la maschera. / Tutti gridavano / al suono

BORZANO ANNO 1945: PER NON DIMENTICARE di Domenica Vinceti

batterico delle scarpe chiodate. / Nel mio giardino i girasoli col capo chino per lo sgomento. / Fuori la fila dei prigionieri era già lunga / ed io buttata tra loro. / Fummo rastrellati come sterpaglie. / I cigni, i .cavalli, le rondini dei miei sogni / si erano trasformati / in or-ribili mostri ululanti. / Camminammo per tanto tempo / a piedi scalzi verso l’ignoto ... / Uccelli di latta sghi-gnazzavano / volando sul nostro capo.

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Anniversari

5° ANNIVERSARIOWALTER BORCIANI (PACAGNONE)

Nel 5° anniversario della scomparsa del Partigiano Walter Borciani “Pacagnone”, appartenente alla 76a brigata SAP “Angelo Zanti”, lo ricordano i familiari Enzo, Rina e Marco e in suo onore sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIALORIS CONFETTI (GIULIO)ENERMERE BEGGI

Per ricordare i genitori Loris Confetti “Giu-lio”, Partigiano della 76a BGT SAP, ed Ener-mere Beggi, i figli Ile-ana e Mauro sottoscri-vono pro Notiziario.

IN MEMORIAERIO CAMELLINI (GEK)RINA GALASSI (BARBARA)

ANNIVERSARIABBO BARIGAZZI, MARISA LANCIANO

E’ passato un decennio da quando mio padre ci ha lasciato improv-visamente, una notte d’estate, dove, con mia madre, trascorreva una vacanza presso il lago di Garda. Sem-bra ieri, non è retorica, ma il tempo agisce su

5° ANNIVERSARIORENZO ZULIANI (SILENZIO)

In ricordo di Renzo Zuliani, partigiano combattente arruolato nella 145a Briga-ta Garibaldi, distaccamento “Vergai”, col nome di battaglia di “Silenzio”, scomparso il 10 luglio 2009 a 85 anni, il figlio Ivan con la moglie Maria Concetta, ai quali si unisce l’Amministrazione comunale di Casalgrande, sottoscrivono pro notiziario.Silenzio partecipò a tante missioni tra cui,

quella più cruenta, della difesa della centrale elettrica di Ligon-chio nei giorni 10, 11 e 12 aprile 1945.Renzo come uomo e come Presidente della sezione ANPI di Ca-salgrande si è sempre impegnato con la mente e con il cuore perché nulla dei valori della Resistenza andasse dimenticato.

6° ANNIVERSARIONELLO AGUZZOLI

Il 4 giugno ricorreva il 6° anniversario della scomparsa di Nello Aguzzoli di Cor-reggio. Nel ricordarlo con tanto affetto, la moglie, i figli e le sorelle sottoscrivono pro Notiziario.

Nella ricorrenza del 70° anniversario della battaglia dello Spara-valle avvenuta il 10 giugno 1944, dove il partigiano “Gek” (Erio Camellini) e la staf-fetta partigiana “Bar-bara” (Rina Galassi)

hanno combattuo per la difesa dei loro ideali di pace e libertà. Ricorrendo anche il 9° e il 13° anniversario della loro scompar-sa, la figlia Ivana e il nipote Riccardo li ricordano con grande amore e sottoscrivono pro Notiziario.

di noi in uno strano modo. La sua memoria e anche quella di mia madre, che l’ha raggiunto 7 anni dopo, hanno lasciato trac-ce indelebili dei loro percorsi, spesi nell’ambito dell’impegno civile e politico. Il loro luogo di origine, Correggio, li ha visti protagonisti a favore di varie iniziative: il Volontariato presso i centri sociali, nel Partito, nell’ANPI locale (mio padre è stato internato in Germania), agendo con passione e consapevolezza, trasmettendo quegli ideali nei quali hanno sempre creduto. Que-sti messaggi, frutto del loro vissuto, sono un dono che ognuno di noi può cogliere nella continuità.

la figliaChiara Barigazzi

2° ANNIVERSARIOADRIANO PEDRONI (ROBIN)

Il 15 giugno ricorreva il 2° anniversario della scomparsa del Partigiano Adriano Pedroni Robin, appartenente alla 144a BGT Garibaldi. La sua voglia di lottare, il suo ottimismo e la fiducia in un mondo migliore ci mancano tanto, ma li portiamo dentro di noi oggi più che mai. Lo ricordano con amore i figli Rossella e Fulvio, la compagna Franca, la nipote

Silvia e la nuora Ivetta.

7° ANNIVERSARIONELLO LUSOLI (GEO)

Il 22 giugno scorso ricorreva il 7° anni-versario della morte del Partigiano Nello Lusoli “Geo”. La moglie Liduina, le figlie Zita e Valeria, i nipoti e i generi lo ricordano con immen-so amo e offrono al Notiziario

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3° ANNIVERSARIOPIERALDO CAMPANI

Il 4 luglio ricorreva il 3° anniversario della scomparsa di Pieraldo Campani. In me-moria dello zio Antonietta Lari, insieme ai figli, sottoscrive a sostegno del Notiziario.

Anniversari8° ANNIVERSARIO

ENNIO MONCIGOLI

A 8 anni dalla scomparsa di Ennio Mon-cigoli, lo ricordano con amore la moglie Maria, i figli Libero e Gina, la nuora Paola, il genero Ivan, i nipoti Lucilla, Strefano, Alessandro e Matteo. In sua memoria offrono pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIOEMILIO GROSSI (OBRAI)

Il 28 agosto ricorre il 5° anniversario della morte del Partigiano Emilio Gros-si “Obrai”, appartenente alla 76a BGT. SAP “Fratelli Manfredi”. La figlia Laila, per ricordarlo, offre a so-stegno del Notiziario.

11° ANNIVERSARIOMARINO BERTANI (MASSA)

Per onorare la memoria del Partigiano Marino Bertani “Massa”, appartente alla 76a BGT SAP, nel 11° anniversario della scomparsa, avvenuta il 5 gugno 2003, la moglie Teresa Giovanardi e i figli Delfi-no e Marinella lo ricordano con affetto sottoscrivendo pro Notiziario.

9° ANNIVERSARIOODDINO CATTINI (SBAFI)

Il 14 maggio ricorreva il 9° anniver-sario della scomparsa del Partigiano Oddino Cattini “Sbafi”. Nel ricordarlo assieme alla moglie Fermi-na Malagoli “Rosa”, scomparsa tre anni fa, il figlio Luciano, la nuora Anna, le nipoti e i pronipoti sottoscrivono pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIOANSELMO BISAGNI

Per ricordare Anselmo Bisagni, decedu-to il 29 giugno 2009, la moglie Angioli-na Bertani, i figli, il genero, le nuore e i nipoti lo ricordano con immutato affetto sottoscrivendo pro Notiziario.

9° ANNIVERSARIOPIETRO GOVI (PIRETTO)

Il 24 luglio ricorre il 9° anniversario della scomparsa di Pietro Govi “Piretto”, di Rio Saliceto, appartenente al distaccamento “G. Matteotti“ della 144a Brigata Garibaldi. La moglie Umberta, le figlie Adriana e Lo-rena lo ricordano con amore e, in sua me-moria, sottoscrivono pro Notiziario.

2° ANNIVERSARIOERMES BERTANI

Il 3 luglio ricorreva il 2° anniversario della scomparsa di Ermes Bertani, dirigente del fronte della gioventù durante la Resistenza. La figlia Elsa in sua memoria, SEMPRE PER SEMPRE, offre a sostegno del Notiziario.

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3° ANNIVERSARIOVINCENZO BRANCHETTI (ARGO)

Nel 3° anniversario della scomparsa del Partigiano Vincenzo Branchetti “Argo”, avvenuta il 21 luglio 2011, la moglie, la famiglia e i nipoti Valter, Franco e Paola sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

Anniversari3° ANNIVERSARIO

GUIDO BACCARINI

Il 3 aprile scorso ricorreva il 3° anniver-sario della scomparsa di Guido Baccarini. I famiglairi in suo onore sottoscrivono pro Notiziario.

24° ANNIVERSARIOGIOVANNI BIZZARRI

Il 1° settembre ricorre il 24° anniversario della scomparsa di Giovanni Bizzarri, ex internato in Germania. La moglie Vienna Pinotti nel ricordarlo per la sua vita dedicata alla famiglia e al lavoro offre a sostegno del Notiziario.

14° ANNIVERSARIORANIERO GIBERTINI (QUARTINO)

Il 17 settembre ricorre il 14° anniversario della morte del Partigiano combattente Raniero Gibertini “Quartino”, decorato di Croce al Merito di guerra.Lo ricordano con l’affetto di sempre il fi-glio Lorenzo, i nipoti Fabiana e Simone e la nuora Gloria e per l’occasione offrono al Notiziario.

IN MEMORIAREMO TIRABASSI

In memoria di Remo Tirabassi, scomparso il 28 marzo 2001, il figlio Oscar sottoscri-ve a sostegno del Notiziario.

8° ANNIVERSARIOIVO ZANI (ALI)

Il 27 settembre ricorre il 8° anniversario della morte di Zani Ivo Alì, Partigiano combattente della 178a Brigata d’assalto SAP, Divisione “Ottavio Ricci”.La moglie Marcellina, anche lei Partigiana combattente della stessa Brigata, il figlio e le nipoti, in suo onore e memoria, sotto-scrivono pro “Notiziario”.

1° ANNIVERSARIOSERGIO RUPBERTELLI

Il 6 giugno scorso ricorreva il 1° anniver-sario della scomparsa del Partigiano Ser-gio Rubertelli, per anni dirigente e prezio-so collaboratore dell’ANPI provinciale di Reggio Emilia. Fu giovanissimo operaio alle OMI Reggiane. Dopo il bombardamento del grande com-plesso industriale (8 gennaio 1944) fu tra-sferito, con altri operai , nello stabilimento

distaccato di Cocquio, in provincia di Varese; lì entrò in contatto con le forze della Resistenza locale aderendo alla 121a Brigata Garibaldi “Walter Marcobi”, col ruolo di Capo squadra.In sua memoria la moglie Giovanna Saccani e i figli offrono a sostegno del Notiziario.

IN MEMORIAZEFFERINO CANTARELLI

Per ricordare il padre Zefferino Cantarel-li, disperso in Russia durante la seconda guerra mondiale, la figlia Ada offre a so-stegno del Notiziario.

7° ANNIVERSARIOMARIA CERVI

Il 10 giugno ricorreva il 7° anniversario della scomparsa di Maria Cervi. La ricor-dano il marito Giovanni e Luigi Cervi.

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euro- CESARE BERNARDINI – sostegno ............................... 50,00-TELEMACO ARLEONI – sostegno .................................... 150,00- REDENTO BERNI – sostegno ........................................ 25,00- BRUNO TASSELLI – sostegno ....................................... 20,00- FAM. BACCARINI – in memoria di Guido Baccarini ....... 30,00- MAURO POLETTI – in memoria di Bruno Manzotti e Bruna Pecchini ............................................................ 50,00- ADA BARTOLI – in memoria del padre Martino fucilato a Pieve Modolena ........................................................... 10,00- PAOLO VACCARI e CLAUDIO SILINGARDI – sostegno integrazione .................................................................... 20,00- SEZIONE BAGNOLO IN PIANO – sostegno .................. 250,00- ILEANA BACCI – sostegno ............................................ 30,00- TERESA GIOVANARDI – in memoria del marito Marino Bertani ................................................................ 100,00- GIORGIA GALASSI e RUFFINO GHINOI - sostegno ..... 20,00- SEZIONE ANPI CAVAZZOLI / BETONICA – sostegno ............... 200,00- ELSA BERTANI – in memoria del padre Ermes ............. 20,00- ENZO BORCIANI – in memoria del padre Walter .......... 30,00- PAOLO FERRARI – sostegno ........................................ 50,00- VIENNA PINOTTI – in memoria del marito Giovanni Bizzarri .... 25,00- ANNA SALSI – in memoria dei genitori Carlo e Zelina Rossi ....... 150,00- LUCIANO CATTINI – in memoria dei genitori Oddino e Fermina Malagoli ............................................................ 70,00- MAURIZIA COCCONI – sostegno .................................. 5,00- IVANA CAMELLINI e RICCARDO TREVISAN – in memoria di “Gek” e “Barbara” ......................................................... 30,00- IVAN BIGI – in memoria dei genitori ............................... 30,00- ENRICO SPAGGIARI – in memoria di Walter Spaggiari e Iside Viani .................................................................... 100,00- PIETRO IOTTI – sostegno ............................................. 50,00- MARA RABITTI – in memoria di Spartaco Rabitti .......... 50,00- LAICA BONINI (Gualtieri) – sostegno ............................ 20,00- SEZIONE DI CANOSSA – sostegno .............................. 85,00- FERNANDO CAVAZZINI – sostegno .............................. 30,00- GIOVANNA BIANCHI – in memoria di Domenico Baisi “Renzo” ................................................. 15,00- GIORGIO MASONI – in memoria di Cesare Soragni e Euride Tedeschi .................................................................... 200,00- SIMONE GIBERTINI e fam. – in memoria di Raniero Gibertini “Quartino” ............................................ 50,00- CARLO e STEFANIA GOVI – sostegno .......................... 25,00- UMBERTA LOSI – in memoria di Pietro Govi “Piretto”

notiziario

i sostenitorieuro

- LAILA GROSSI – in memoria del padre Emilio “Obrai” – 50,00- GIOVANNI BIGI e LUIGI CERVI – in memoria di Maria Cervi .................................................................. 100,00- SILVIA AGUZZOLI – in memoria di Nello Aguzzoli ......... 50,00- ALBERTO, ELENA e GIULIANA BEGOTTI – sostegno .. 20,00- S.P.I. – C.G.I.L. Reggio Emilia – sostegno ...................... 180,00- IVAN ZULIANI – in memoria di Renzo Zuliani ................ 100,00- LIDUINA TINCANI – in memoria del marito Nello Lusoli ......... 300,00- RENZO BARAZZONI – in memoria di Marino Montanari ....... 30,00- ANGIOLINA BERTANI – in memoria del marito Anselmo Bisagni .............................................................. 50,00- ALESSANDRO SUCCI – sostegno ................................. 8.00- RENZO BARAZZONI – in memoria di Ulisse Gilioli “Orazio” ....................................................... 30,00- GINA MONCIGOLI – in memoria del padre Ennio ......... 50,00- RICCARDO CASANOVA – sostegno .............................. 10,00- CARMEN ALTARE SOFFICI (Milano) – sostegno .......... 100,00- ROSSELLA e FULVIO PEDRONI – in memoria del padre Adriano “Robin” ...................................................... 150,00- CHIARA BARIGAZZI – in memoria dei genitori ............. 100,00- OSCAR TIRABASSI – in memoria di Remo Tirabassi .... 150,00- CARLA MAZZIERI – sostegno ........................................ 20,00- EMILIO GIAROLI – sostegno .......................................... 20,00- TEOBALDO BORCIANI – in memoria del fratello Valter . 20,00- ANTONIETTA LARI e FIGLI – in memoria di Pieraldo Campani ............................................................. 50,00- LAURA REVERBERI CAVAZZINI – in memoria del genero Giuliano Taddei .................................................... 100,00- VALTER MONTECCHI – in memoria di Vincenzo Branchetti ......................................................... 60,00- SEZIONE DI BRESCELLO – sostegno .......................... 50,00- EGIDIO FONTANESI – sostegno ................................... 20,00- GIOVANNA SACCANI e FIGLI – in memoria del marito Sergio Rubertelli .............................................................. . 200,00- IRENE CAMPI – in memoria del marito Giuseppe Battistessa ....................................................... 20,00- ADA CANTARELLI – in memoria del padre Zefferino disperso in Russia ............................................................ 20,00- SEZIONE FABBRICO – sostegno .................................. 150,00- SISTO FERRARI – in memoria del padre Lino e della madre Edmea .......................................................... 50,00-SEZIONE CADELBOSCO SOPRA – sostegno .................... 300,00

Gli auguri affettuosi dei figliAuguri all’emerito Partigiano Attilio Begotti che con la moglie Maria Pacchiarini si presentano ad un appuntamento importante per la loro vita di sposi, avendo avuto la fortuna di vivere insieme 60 anni di matrimonio. Tale ricorrenza è rappresentata dalla pie-tra più preziosa e duratura, ovvero il diamante, che simboleggia perfettamente il legame che vi unisce da ben 60 anni.Anche la Redazione si unisce agli auguri

Nozze di diamante per il partigiano Attilio Begotti e Maria Pacchiarini

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In occasione del Settantesimo della Liberazione, 25 Aprile 2015, l’ANPI di Reggio Emilia (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), e Istoreco stanno organizzando una mostra d’arte collettiva sul tema della Resistenza.

La mostra sarà curata da Elisabetta Del Monte, da Salvatore Trapani, i due critici d’arte dell’istituto Istoreco in seno al quale coordinano il progetto ARS (Art Resistance Shoah) e da una rappresentanza della nostra Associazione.

Una delle sezioni in mostra avrà il fine di raccontare la Resistenza attraverso l’opera dei partigiani stessi. Come hanno rappresentato il momento della lotta, degli ideali, del coraggio contro l’invasore nazista e i fascisti al loro fianco questi giovani

artisti e partigiani? La Resistenza è il momento di vitale importanza per la Democrazia nel nostro Paese, per la sua Storia, che se è stato accompagnato da un guizzo artistico, anche documentario di alcuni partigiani, potrebbe fornire chiavi culturali e di lettura molto interessan-

ti al progetto che ci apprestiamo a sviluppare con questa mostra del 2015.Siamo dunque in cerca di opere d’arte, che forse puoi avere anche tu a casa o ricordare della loro esistenza presso quella di amici e parenti.

Le opere prestate, saranno trattate con estrema cura e rispetto e restituite ai legittimi proprietari a chiusura d’esposizione.

Ti chiediamo, di aiutarci in questa ricerca di opere, sculture, immagini; di allertare se lo ritieni la tua rete di conoscenze, per aiutarci a dare luce e onore a opere che altrimenti continueranno a restare al chiuso di mura domestiche. Ripopoleremo così quel bacino di memorie che ci apprestiamo a onorare

nel 70° giubileo della Liberazione, con questa mostra destinata a diventare - anche grazie al tuo aiuto - un grande momento nel flusso del ricordo.

Ti ringraziamo per l’attenzione, sperando nel tuo aiuto

70° della Liberazione 25 Aprile 2015, l’ANPI di Reggio Emilia e Istoreco

organizzano una mostra d’arte collettiva sul tema della Resistenza

VOGLIAMO IL TUO AIUTOContatti:

A.N.P.I. [email protected] A.R.S. - Art Resistance Shoah [email protected]