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e ail F913 20 " -""4 / 1111 "e 4 Pisa, Domenica 17 Maggio 1903. Num. 20. ANNO XI. i 8 Pisa Io- Or Ca o, GIORNALE POLITICO AMMINISTRATIVO DELLA CITTÀ E PROVINCIA. : per avvisi reìaams in prima pagina lire 8; in seeonda lire 1,50; in terza lire 1,00; in quarta lire 0.50 per ogni lineao spazio di linea (Pag. ant.) Per avvisi finanziari, industriali, oommeroiali; per inserzioni; per necrologio, per rèclame in oronaos, diffide, oomunioati. eoo. eco.: prezzi da contrattarsi. ttEit0V1:111EVS'S : per un anno lire 4; per un memestre lire 3. Per a,bbonarai basta mandare una cartolina vaglia all'amministrazione del Ponte di Pisa. t taci stetipizlottéthinettlinlmtraziorte: Piazza dei Cavalieri, num. 6. Pisa. (Conto eorrente ea la Poqta). Si pubblica la Domenica. A n 3. Il breve riposo che il Presidente del Consiglio dei Mini- stri ha inteso di prendere por tener conto della sua salute e l'assenza di lui dalla Capitale per pochi giorni, hanno <n- scitato Ira la stampa di opposizione un bene inteso accordo di piccole malignità le quali si riassumono uella diceria messa fuori ad arte che cioè l'on. Zanardelli per discrepanze seno del Gabinetto abbia fatto il proposito di dimettersi. Non vi è falsità più mastodontica di questa! Nel Gabinetto non Ti è stato mai diasenso per alcuna ragione od il Presidente del Consiglio non na mai pensato a lasc;are un posto a cui Io impegnano i doveri del partito, le responsabilità del suo programma e l'attaccamento alle istituzioni ed al Re che liberalmente le impersona. Il ricevimento dei Reali e della Duchessa d'Aosta a Fi- renze è stato oltremodo imponente. La nota più vivace della cronaca della settimana in Italia è stata data anzi dal sog- giorno del Re e della Regina nella città dei fiori nella quale un'altra volta i Sovrani, fra il calore e la schiettezza delle dimostrazioni più affettuose, si sono confusi col popo!o buono e generoso per compiacersi insieme con lui delle meraviglie dell'arte, per confortarsi insieme con lui nel soddisf «cimento che all animo l'esercizio del bene. Firenze ha luminosa- incute confermato, insieme coll'autica fama di gentilezza, la sua devozione patriottica ai Reali d'Italia che danno esem- pio sul trono di ogni pubblica e privata virtù. ASPETTANDO LA BATTAGLIA Veramente non è per noi una grande bat- taglia quella che si combatterà il 24 maggio per le elezioni generali amministrative del Comune. Il partito nostro è stato di questi giorni assalito con tutti gli strati della im- prontitudine elettorale, e senza che se ne ve- desse una ragione, un motivo qualsiasi. Si è rimesso fuori un vecchio armamenta- rio: la sete del potere e l'avvilimento di una parte rispettabilissima della nostra popolazio- ne, quella più importante e per numero e per energie, di fronte ad una parte che si è vo- luta indicare già come privilegiata e prediletta. Diciamo subito che per il partito liberale monarchie() - e ci duole di esser costretti a fare questa distinzione politica quando non dovrebbero essere sul tappeto altro che que- stioni amministrative - non si è mai presen- tato campo più aperto e più franco di que- sto: un programma ben delineato e sicuro, democratico nella stia essenza, di giustizia proporzionalmente livellatrice per tutti, e di affermazione solenne del Comune, non di acquartieramenti di piccoli comunelli signo- reggianti per le frazioni, ed avversi ad ogni moto organico, diretto e veramente popolare. La sete del potere? Ripetiamo cose già note, e che è bene incidere nella memoria del corpo elettorale. Se gli avversari dell'am- ministrazione municipale non avessero ten- tato, con un ordine del giorno di aperta e feroce sfiducia contro la Giunta, la demoli- zione del programma degli amici nostri, oggi non si sarebbe qui a parlare di battaglie. Furono gli avversari che lanciarono improv- visamente la sfida quando si doveva dare at- tuazione al bilancio ed agli organici, e non la sfida per tutto un indirizzo da condannarsi, ma per piccoli dissensi in articoli discutiili ed aggiustabili nella situazione finanziaria: dell'allargamento della • cinta daziaria e di altre cose riprovevolissime si è parlato dopo; e pur troppo, il giuoco è era scoperto, per ar- tificio elettorale. da una parte, nè dall'al- tra si voleva un intervento dannoso e di- sordinatore di un Commissario regio: la Giunta aveva il dovere di rimanere al suo posto per quel tanto che la sua dignità, e non la sete del potere, a lei lo imponeva; e doveva poi apparecchiare, senza alcuna preoccupazione di vedute e di strategie intorno alle urne, base stabile, solida e decorosa alle future am- ministrazioni per un governo che non dovesse più andar racimolando uno o due voti di mag- gioranza per le votazioni di ogni Consiglio. Nè dicano gli avversari di avere noi voluto rinvigorire le nostre simpatie in questa nuova prova, imposta dalle necessità di palazzo Gam- bacorti; perchè essi sanno benissimo che l'e- sperimento elettorale riuscì fuori della città sempre a loro favorevole e che perciò non potevamo noi attaccarci a così falsa e caduca àncora di salvezza! Ed allora non resterebbe da osservarsi al- tro che il fenomeno abbastanza strane di una inconcepibile avversione verso la campagna. Ma è manifesto che gli amici nostri non han mai fatto al Comune la parte dei guardiani di una frazione contro l' altra, intendendosi tutti ugualmente rappresentanti degli abitanti del Comune, pronti tutti ugualmente a difen- derli in città ed in campagna senza predi- lezioni, senza sospetti e senza partigianerie. Perchè è il Comune l'istituto democratico e più autorevole che si affermi oggi fra le funzioni della società, ma quando l'è Comune vero e proprio, completo e concorde, senza distinzioni, senza divisioni, senza attriti e senza privilegY. nostro partito, nelle battaglie che si com- batteranno ora e nell'avvenire, avrà il vanto di avere portato questo alto sentimento di concordia per intenti e propositi sani, e di avere gettato la base sicura per lo svolgimento di programmi e di indirizzi amministrativi chiari e precisi. Ritornino poi in maggioranza, per volere delle urne i nostri amici, o riconquistino il governo, come già lo ebbero altra volta, gli avversarY, è cosa che non ci preoccupa nè ci impensierisce: agli uni o agli altri spetterà ufficio di svolgere il loro programma; ma almeno avranno o gli uni o gli altri la for- tuna di potere essere attivi ed operosi senza disturbi e senza intoppi per il bene del Comu- ne, non più per le velleità di piccoli inte- ressi di politica e di amministrazione, due cose che si possono con uno sforzo di decla- mazione mettere insieme in un discorso agli elettori ma, non veder mai lungamente col- legate con profitto e con decoro dinanzi alle inflessibili sbarre della pratica e della realtà! Guglielmo Marconi a Pisa 1 giornali hanno annunziato la visita graditissima di Marconi nella nostra città dove dovrebbe recarsi per studiare le condizioni opportune per l'impianto di una stazione radiotelegrafica ultra-potente. Il Sindaco, appena ebbe notizia di ciò, spedì un telegramma al Marconi espritnendogli l' entusiasmo della cittadinanza e domandandogli un' assicurazione della sua venuta. Ci consta ora che Marconi abbia risposto al Sindaco nostro annunziandogli la sua vi- sita alla nostra città per trattenervisi uno o due giorni, ma che stante le condizioni della sua salute (egli trovasi indisposto a causa dei disturbi gastro- intestinali che lo hanno sempre tormentato nei suoi esperimenti ed a causa delle emozioni di questi giorni) gli abbia fatto preghiera di impedire dimostrazioni e ricevimenti festosi. Noi non ci nascondiamo la importanza del fatto per cui l'impianto della stazione apporterebbe spe- ciale decoro non che utilità grandissima a Pisa ed a tutta la provincia: la presenza fra noi del giovane ed illustre scienziato, di cui va superba la patria e si onorano le altre nazioni, certo sarà qui fatta più solenne dalle tradizioni gloriose della nostra Scuola della quale sono lume e lustro i maestri Pacinotti e Battelli. NOTE SCIENTIFICHE La luce elettrica nei treni ferroviari. La benefica applicazione del 1' illuminazione elettrica nei vagoni del treno, ha dato molto da studiare e e ancor più da discutere agli elettricisti e agli indu- striali, percliò alla sicurezza dell' istallazione andasse unita la convanienza economica. Gli americani, e que- sto sia detto a loro.onore, attivi e infaticabili e con giusto criterio miranti al proprio e dall'altrui benes- sere, hanno modificato sempre le condizioni del servizio ferroviario, tutte le volte che tali wodificazioni pote- vano render più sicuro non solo, ma anche più co- modo ed elegante il mezzo di trasporto offerto al viaggiatore. - Quando le Compagnie ferroviarie degli Stati Uniti vennero a conoscenza della utilità presentata dagli accumulatori Julien in confronto di altri tipi, non esitarono punto ad acquistare il brevetto, per poi introdurre modificazioni considerevoli. Notiamo che prima, già le società dei trainways avevano sostituito completamente la trazione animale con quella elet- trica, in virtù appunto dei pregi riscontrati negli ac- cumulatori Julieu. Come riferì lo Scientifi,c Ame- rican di New- York, in quell' anno in cui si fecero le prove, i resultati diedero chiaramente a vedere come le speranze concepite riguardo al nuovo tipo di pila secondaria, fossero ben fondate. Una batteria di accumulatori Julien è collocata sotto ciascun vagone in uno scompartimento apposi- tamente costruito: le lampade sono per lo più del tipo Edison. Tutti i vagoni sono forniti d' illumina- zione elettrica, da quelli ordinari ai vagoli-salone e vagoni-letto, e non si ha la limitazione di un sistema così opportuno e sicuro di luce, ai vagoni privilegiati. E siccome i benefici inerenti al mezzo di trasporto e riguardanti la sicurezza del personale o dei viag- giatori, non debbono essere privilegio di coloro sol- tanto che possono viaggiare nei vagoni più eleganti, ne viene per legittima conseguenza che gli americani, i quali sanno apprezzare il tempo e il danaro, hanno voluto estendere a tutti il godimento di una luce fissa e dolce, e nello stesso tempo immune da pericolo d'incendi, come è appunto quella elettrica. I vagon-salone portano nel loro interno 24 lam- pade e 2 sn ogni piattaforma, rese incandescenti da una batteria di accumulatori di 30 elementi. Ciascun accumulatore Julien è composto di 9 placche positive e 10 negative. Ma ciò che interessa ò la costituzione delle lastre, le quali sono forniate di una lega di piombo, antimonio e mercurio. Questa composizione assicura la solidità alle plac- che, ne impedisce la rapida corrosione nella carica, e nello stesso tempo il mercurio delle pastiglie di ossidi di piombo, che sono conficcate e compresse nelle lastre forate a guisa di graticola, servo molto bene a stabilire rapporti intimi fra I' impalcatura di soste- gno e le pastiglie stesse. Ogni gruppo di 6 elementi e riuchiuso in una cassetta, la quale porta nella parte inferiore due molle, in rapporto coi due poli estremi della batteria. Quando gli accumulatori si sono sca- ricati, allora gli impiegati addetti al servizio, pren- dono le cassette e le pongono sopra apposite panche, munite alla lor volta di molle, che venendo in con- tatto con quelle delle cassette, chiudono il circuito fra la dinamo e gli accumulatori. Questo sistema di carica semplice ed automatico permette di utilizzare l'opera del pesonale ordinario, non richiedendosi gran- de intelligenza riò cognizioni speciali per adempiere ad un ufficio così elementare. Nei vagoni i rapporti fra la batteria o le lampade si stabiliscono uell' iden- tico modo. Per caricare 30 accumulatori, si richiede un'inten- sità di 18 ampères e 75 volts, che rappresentano circa un cavallo e mezzo di forza, nel periodo di 7 ore. Con tale carica gli accumulatori possono alimen- tare per 4 ore e mezza colla massima regolarità, al- meno 28 lampade ad incandescenza. La mancanza di oscillazioni nella corrente generata dagli accumula- tori, rende normale la durata delle lampade, per cui si è calcolato che la spesa par la lampada - ora non superi i 3 contesimi. Sappiamo pure che la Compagnia ferroviaria Bo- ston and Albany ha esteso l' illuminazione elettrica mediante il tipo Julien, a tutti i treni suburbani di New-York e a quelli diretti. Ciascun vagone ha 22 lampade da 16 candele, delle quali le 4 poste sulle piattaforme sono affatto indipendenti e possono quindi esser tenute accese soltanto durante le fermate, evi- tando così un inutile consumo di energia. Dopo tali prove manifeste della superiorità del- l'illuminazione elettrica noi treni ferroviari, risulta colla massima evidenza che la luce elettrica offre dei vantaggi apprezzabili, sia che si consideri dal lato dell'immunità del viaggiatore, come pure da quello dell' economia, qualora si adottino a preferenza gli accumulatori Julien. Sia ora lecito a noi chiudere questo modesto arti- colo, lusingandoci che anche le nostro Società ferro- viarie, rendendosi emule di quelle straniere nel vero progresso, non si limitino ad applicare l'illuminazione elettrica Soltanto a certi vagoni di 1. e 2. classe e ad un numero limitato di treni, ma vogliano esten- derla a tutti i vagoni in generale, dimostrando in tal modo di non credere la luce elettrica nei treni, un oggetto di pura eleganza e di utilità, discutibile. A. CAROZZO. Banca Commerciale Italiana Leggiamo nel giornale li Sole: Nella sua seduta del 10 corrente, il Consiglio di Amministrazione della Banca Commerciale italiana ha deliberato di proporre alla assemblea straordinaria degli azionisti, indetta pel 27 corrente, l'aumento del capitale della banca da 60 a 80 milioni di lire. Lo sviluppo ognor crescente di questo istituto, che conta, ormai, quindici fra sedi e succursali, o agenzie in Italia, e non tralascia di svolgere dovunque la sua funzione bancaria a pro dell'industria e del commer- cio del nostro paese, giustifica ampiamente questo au- mento di capitale, che nel campo di attività accre - - - - sciutosi singolarmente dopo l'apertura recente delle nuove filiali in Sicilia, troverà sicuramente rema- nerazione. Sappiamo che le nuove 40,000 azioni, che vanno ad emettersi in rappresentanza di questo nuovo capitale, sono state assunte al prezzo di L. 685 da un gruppo costituito dalla casa S. Bleichroeder, per i parteci- panti tedeschi, austriaci e svizzeri, dalla Banque de Paris et des Pays-Ba s di Parigi, per i partecipanti francesi, e dalla casa L. Marsaglia per i partecipanti italiani, e che 24,009 di esso azioni saranno offerte in opzione alla stesso prezzo agli attuali azionisti in ragione di una azione nuova ogni cinque vecchie. Ci risulta che colla emissione di queste nuove a- zioni, alle condizioni suindicate, la Banca Commerciale italiana sara in grado di completare il suo fondo di riserva statuario, che ascenderà così a 16,000,000 e cioè al 20 0 1 0 del suo capitale totale di 80 milioni, e potrà anche portare una eccedenza in apertura di un fondo di riserva straordinario. Le notizie, tutte quelle che abbiamo sul mo- vimento elettorale, sono pubblicate, in asterischi frettolosi, nella terza pagina. PER GIOVANNI BOVIO Mal Gli studenti ci comunicano: Gli studenti dell' Ateneo Pisano, radunati in assem- blea, senza alcuno scopo politico, deliberano di pren- dere l'iniziativa d' una commemorazione universita- ria di Giovanni Bovio, e d' intervenire a suo tempo alle commemorazioni che saranno fatte nella nostra città ad iniziativa di altri. Delegano ad una contmis- sione di cinque membri la provocazione di una nuova assemblea per definitive, concrete deliberazioni. Per la commemorazione universitaria stabiliscono il 31 Maggio ed eleggono un'apposita commissione iniziatrice nelle persone dei signori Zecchi Gino, pre- sidente, Sardi Agostino, Papanti Leone, Cabrini Lo- renzo e Giuliani Manfredo. Al Professor Catievan 1••• L' egregio prof. Canevari sa benissimo, che io lo chiamai acre ed impulsivo non per malo animo, ma per amichevole avvertimento di avversario, che de- sidera la correzione, anziché la perdita del colpevole. Quei due aggettivi mi uscirono dalla penna per il ricordo di conflitti recenti, ravvivato in me dalla let- tura di un articolaccio contro la Giunta e più spe- cialtneute diretto al Sitnonelli ed al mite Gambini, il quale pur durante il suo sindacato dette prova di un tatto perfetto nel presiedere il Consiglio e di cortese trattamento per tutti. Tale articolo fu creduto fattura particolare del prof. Canevari per certe pun- tale, di sapore poco toscano, e per forme grammati- cali inusitate fra noi. Secondo il solito era anonimo; ossia l'autore si cuopriva colpendo, invece di fare come faccio io, che per regola pongo nome e casato sotto gli scritti miei, i quali possano anche setnpli- cemente dispiacere a qualcuno. In quell'articolo mi parve di veder compendiato un sistema. Mi tornarono in mente certi scatti del Canevari consigliere e mi sembrò di scorgere una tendenza al ritorno di brutte forme pisane del pas- sato, quando gli attriti personali appassionavano ed un acrimonioso giornalismo eccitava i cittadini a gettarsi continuamente in faccia gli uni contro gli altri asprezze, insinuazioni e disfide, che cominciavano di- screte e finivano in contumelie. I Pisani erano un tempo divisi in due campi chiusi. Oggi invece si discute, si combatte in tempo d'ele- zione, ma lo squittinio rappresenta la fine della lotta, ed uomini di partito diverso rimangono legati da buona amicizia, e dopo la vivace discussione pubblica, escono a braccetto e riprendono a conversare senza acrimonia al caffè. Questo a parer mio è il vero e grande progresso della nuova generazione, di fronte a quella che ci precedè; ed io mi compiaccio sopra ogni altra cosa di avere sempre cooperato a far ces- sare gli attriti personali ed a volger il sentimento pubblico verso questo grande resultato morale ; per- ciò a Pisa non ho che simpatie per gli stessi av- versari d' ogni colore e provo disgusto solo per co- loro, che, coscenti od incoscenti, eccitano volentieri il buon pubblico per le loro bizze od antipatie. Il Canevari per temperamente impulsivo rappre- senta sotto questo aspetto un pericolo; e, coi suoi ar- ticoli non firmati, corre rischio senza volerlo di tra- scinare la città nostra nel vecchio ingranaggio. Ne volete una prova? Eccola chiara e recentissima. Il Catievari rispose come meglio credè al mio ar- ticolo: rispose con qualche puntata tollerabilissima e, questa volta, firmando. Così si fa fra persone per bene. Ma in quel giorno stesso un suo difensore ano- nimo sopra un altro giornaletto pisano, per sua spe- ciale risposta, intese di intromettersi ingiuriando. Ep- pure vedete, o egregio Canevari, io non penso neppur per un momento di domandar ragione a voi di tal roba; nia chi volesse ricercare le cause remote dei fatti palesi non potrebbe esitare a riconoscere, che anche l' insolenza sciocca e gratuita di una sezione giornalistica (lei vostro partito ha effettivamente le sue radici nell'opera collettiva. Ed infatti, se il Ca- nevari, uomo serio, vecchio di cose pubbliche, persona autorevole, eccita gli altri con la stridula voce e con un parlar concitato, per cui par sempre alle prese con un colpevole, che si può mai pretendere dai giovani cervelli balzani, che si scalmanano nel giornalismo pisane? Le asprezze temperate diventano ingiurie e le disfide, aggressioni d' anonima panna ; la colpa in verità è dell' ambiente, che li circonda, anzichè delle loro povel•e--teste. Voi siete fra noi, o egregio Canevari, non solo o- spite gradito e caro, ma anche Professore della Uni- versità, la qual cosa equivale per noi Pisani ad un diritto trionfale di cittadinanza; voi siete cortese e corretto nella vita familiare, ma nelle cose pubbliche locali la vostra natura antitoscana si trova spostata in questo toscanissitno ambiente; voi perdete a volto la quiete .e la serenità come vi accadde nell' anno decorso quando, avendo sognato male, veniste intem- pestivo ad intralciar l' opera della Giunta, che aveva sapientemente avviato le difficili trattative per il ri- scatto del gaz. LI vostro errore fu a tempo riparato; ma poco mancò che non costasse qualche centinaio di migliaia di lire al Comune. Dopo qualche mese rieccovi da capo con l' ordine del giorno 3 marzo, una mozione politica gettata in mezzo ad una discus- sione d' ordine finanziario fra persone che, come il Simonelli, come il Cuppari e come il sottoscritto, ave- vano studiato a lungo l' argomento e sentivano di dover trattare dell'utile dei contribuenti, piuttosto che di politica. Ora, per prender tali attitudini, a me sembra che occorrerebbero alcune qualità speciali. Prima di tutto non sarebbe male esser pisani di Piga; in secondo luogo saper molto di scienza delle finanze ed in terzo luogo aver reso grandi servizi al paese come, ad e- sernpin. il Simonelli, che può sempre ricordare la fer- rovia Pi , a-Collesal velli o il riordinamento dell' Arno o il Teatro Nuovo e può imporre silenzi() così alla questioncella del giorno. Ma a me ed a voi, egregio Canevari, che siamo figure secondarie, una tale atti- tudine non si addice. Limitiamoci dunque a far del nostro meglio per pacificare, anzichè inasprire gli ani- mi; e, poichè sentivo tutto questo da 18 mesi, ebbi bisogno di dirvelo in un articolo destinato a dimo- strare, che pur troppo voi siete uno dei principali responsabili della situazione presente e della infra- !nettezza continua della politica nella amministrazione comunale di Pisa. Voi dite che non potete prender sul serio nè me,

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Pisa, Domenica 17 Maggio 1903. Num. 20. ANNO XI.

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o,GIORNALE POLITICO AMMINISTRATIVO DELLA CITTÀ E PROVINCIA.

: per avvisi reìaams in prima pagina lire 8; in seeonda lire 1,50;in terza lire 1,00; in quarta lire 0.50 per ogni lineao spazio di linea (Pag. ant.)

Per avvisi finanziari, industriali, oommeroiali; per inserzioni; per necrologio,per rèclame in oronaos, diffide, oomunioati. eoo. eco.: prezzi da contrattarsi.

ttEit0V1:111EVS'S : per un anno lire 4; per un memestre lire 3. Per a,bbonaraibasta mandare una cartolina vaglia all'amministrazione del Ponte di Pisa.

t taci stetipizlotté thinettlinlmtraziorte: Piazza dei Cavalieri, num. 6. Pisa.(Conto eorrente ea la Poqta).

Si pubblica la Domenica.

An3.

Il breve riposo che il Presidente del Consiglio dei Mini-stri ha inteso di prendere por tener conto della sua salutee l'assenza di lui dalla Capitale per pochi giorni, hanno <n-scitato Ira la stampa di opposizione un bene inteso accordodi piccole malignità le quali si riassumono uella diceria messafuori ad arte che cioè l'on. Zanardelli per discrepanzeseno del Gabinetto abbia fatto il proposito di dimettersi. Nonvi è falsità più mastodontica di questa! Nel Gabinetto nonTi è stato mai diasenso per alcuna ragione od il Presidentedel Consiglio non na mai pensato a lasc;are un posto a cuiIo impegnano i doveri del partito, le responsabilità del suoprogramma e l'attaccamento alle istituzioni ed al Re cheliberalmente le impersona.

Il ricevimento dei Reali e della Duchessa d'Aosta a Fi-renze è stato oltremodo imponente. La nota più vivace dellacronaca della settimana in Italia è stata data anzi dal sog-giorno del Re e della Regina nella città dei fiori nella qualeun'altra volta i Sovrani, fra il calore e la schiettezza delledimostrazioni più affettuose, si sono confusi col popo!o buonoe generoso per compiacersi insieme con lui delle meravigliedell'arte, per confortarsi insieme con lui nel soddisf «cimentoche dà all animo l'esercizio del bene. Firenze ha luminosa-incute confermato, insieme coll'autica fama di gentilezza, lasua devozione patriottica ai Reali d'Italia che danno esem-pio sul trono di ogni pubblica e privata virtù.

ASPETTANDO LA BATTAGLIA—

Veramente non è per noi una grande bat-taglia quella che si combatterà il 24 maggioper le elezioni generali amministrative delComune. Il partito nostro è stato di questigiorni assalito con tutti gli strati della im-prontitudine elettorale, e senza che se ne ve-desse una ragione, un motivo qualsiasi.

Si è rimesso fuori un vecchio armamenta-rio: la sete del potere e l'avvilimento di unaparte rispettabilissima della nostra popolazio-ne, quella più importante e per numero e perenergie, di fronte ad una parte che si è vo-luta indicare già come privilegiata e prediletta.

Diciamo subito che per il partito liberalemonarchie() - e ci duole di esser costretti afare questa distinzione politica quando nondovrebbero essere sul tappeto altro che que-stioni amministrative - non si è mai presen-tato campo più aperto e più franco di que-sto: un programma ben delineato e sicuro,democratico nella stia essenza, di giustiziaproporzionalmente livellatrice per tutti, e diaffermazione solenne del Comune, non diacquartieramenti di piccoli comunelli signo-reggianti per le frazioni, ed avversi ad ognimoto organico, diretto e veramente popolare.

La sete del potere? Ripetiamo cose giànote, e che è bene incidere nella memoriadel corpo elettorale. Se gli avversari dell'am-ministrazione municipale non avessero ten-tato, con un ordine del giorno di aperta eferoce sfiducia contro la Giunta, la demoli-zione del programma degli amici nostri, ogginon si sarebbe qui a parlare di battaglie.Furono gli avversari che lanciarono improv-visamente la sfida quando si doveva dare at-tuazione al bilancio ed agli organici, e nonla sfida per tutto un indirizzo da condannarsi,ma per piccoli dissensi in articoli discutiilied aggiustabili nella situazione finanziaria:dell'allargamento della • cinta daziaria e dialtre cose riprovevolissime si è parlato dopo;e pur troppo, il giuoco è era scoperto, per ar-tificio elettorale. Nè da una parte, nè dall'al-tra si voleva un intervento dannoso e di-sordinatore di un Commissario regio: la Giuntaaveva il dovere di rimanere al suo posto perquel tanto che la sua dignità, e non la setedel potere, a lei lo imponeva; e doveva poiapparecchiare, senza alcuna preoccupazionedi vedute e di strategie intorno alle urne,base stabile, solida e decorosa alle future am-ministrazioni per un governo che non dovessepiù andar racimolando uno o due voti di mag-gioranza per le votazioni di ogni Consiglio.Nè dicano gli avversari di avere noi volutorinvigorire le nostre simpatie in questa nuovaprova, imposta dalle necessità di palazzo Gam-bacorti; perchè essi sanno benissimo che l'e-sperimento elettorale riuscì fuori della cittàsempre a loro favorevole e che perciò nonpotevamo noi attaccarci a così falsa e caducaàncora di salvezza!

Ed allora non resterebbe da osservarsi al-tro che il fenomeno abbastanza strane di unainconcepibile avversione verso la campagna.Ma è manifesto che gli amici nostri non hanmai fatto al Comune la parte dei guardianidi una frazione contro l' altra, intendendositutti ugualmente rappresentanti degli abitantidel Comune, pronti tutti ugualmente a difen-derli in città ed in campagna senza predi-lezioni, senza sospetti e senza partigianerie.Perchè è il Comune l'istituto democraticoe più autorevole che si affermi oggi fra lefunzioni della società, ma quando l'è Comunevero e proprio, completo e concorde, senza

distinzioni, senza divisioni, senza attriti esenza privilegY.

nostro partito, nelle battaglie che si com-batteranno ora e nell'avvenire, avrà il vantodi avere portato questo alto sentimento diconcordia per intenti e propositi sani, e diavere gettato la base sicura per lo svolgimentodi programmi e di indirizzi amministrativichiari e precisi.

Ritornino poi in maggioranza, per voleredelle urne i nostri amici, o riconquistino ilgoverno, come già lo ebbero altra volta, gliavversarY, è cosa che non ci preoccupa nè ciimpensierisce: agli uni o agli altri spetterà

ufficio di svolgere il loro programma; maalmeno avranno o gli uni o gli altri la for-tuna di potere essere attivi ed operosi senzadisturbi e senza intoppi per il bene del Comu-ne, non più per le velleità di piccoli inte-ressi di politica e di amministrazione, duecose che si possono con uno sforzo di decla-mazione mettere insieme in un discorso aglielettori ma, non veder mai lungamente col-legate con profitto e con decoro dinanzi alleinflessibili sbarre della pratica e della realtà!

Guglielmo Marconi a Pisa1 giornali hanno annunziato la visita graditissima

di Marconi nella nostra città dove dovrebbe recarsiper studiare le condizioni opportune per l'impiantodi una stazione radiotelegrafica ultra-potente.

Il Sindaco, appena ebbe notizia di ciò, spedì untelegramma al Marconi espritnendogli l' entusiasmodella cittadinanza e domandandogli un' assicurazionedella sua venuta. Ci consta ora che Marconi abbiarisposto al Sindaco nostro annunziandogli la sua vi-sita alla nostra città per trattenervisi uno o duegiorni, ma che stante le condizioni della sua salute(egli trovasi indisposto a causa dei disturbi gastro-intestinali che lo hanno sempre tormentato nei suoiesperimenti ed a causa delle emozioni di questi giorni)gli abbia fatto preghiera di impedire dimostrazioni ericevimenti festosi.

Noi non ci nascondiamo la importanza del fattoper cui l'impianto della stazione apporterebbe spe-ciale decoro non che utilità grandissima a Pisa eda tutta la provincia: la presenza fra noi del giovaneed illustre scienziato, di cui va superba la patria esi onorano le altre nazioni, certo sarà qui fatta piùsolenne dalle tradizioni gloriose della nostra Scuoladella quale sono lume e lustro i maestri Pacinottie Battelli.

NOTE SCIENTIFICHE•

La luce elettrica nei treni ferroviari.La benefica applicazione del 1' illuminazione elettrica

nei vagoni del treno, ha dato molto da studiare ee ancor più da discutere agli elettricisti e agli indu-striali, percliò alla sicurezza dell' istallazione andasseunita la convanienza economica. Gli americani, e que-sto sia detto a loro.onore, attivi e infaticabili e congiusto criterio miranti al proprio e dall'altrui benes-sere, hanno modificato sempre le condizioni del servizioferroviario, tutte le volte che tali wodificazioni pote-vano render più sicuro non solo, ma anche più co-modo ed elegante il mezzo di trasporto offerto alviaggiatore. -

Quando le Compagnie ferroviarie degli Stati Unitivennero a conoscenza della utilità presentata dagliaccumulatori Julien in confronto di altri tipi, nonesitarono punto ad acquistare il brevetto, per poiintrodurre modificazioni considerevoli. Notiamo cheprima, già le società dei trainways avevano sostituitocompletamente la trazione animale con quella elet-trica, in virtù appunto dei pregi riscontrati negli ac-cumulatori Julieu. Come riferì lo Scientifi,c Ame-rican di New- York, in quell' anno in cui si fecero leprove, i resultati diedero chiaramente a vedere comele speranze concepite riguardo al nuovo tipo di pilasecondaria, fossero ben fondate.

Una batteria di accumulatori Julien è collocatasotto ciascun vagone in uno scompartimento apposi-tamente costruito: le lampade sono per lo più deltipo Edison. Tutti i vagoni sono forniti d' illumina-zione elettrica, da quelli ordinari ai vagoli-salone evagoni-letto, e non si ha la limitazione di un sistemacosì opportuno e sicuro di luce, ai vagoni privilegiati.E siccome i benefici inerenti al mezzo di trasportoe riguardanti la sicurezza del personale o dei viag-giatori, non debbono essere privilegio di coloro sol-tanto che possono viaggiare nei vagoni più eleganti,ne viene per legittima conseguenza che gli americani,i quali sanno apprezzare il tempo e il danaro, hannovoluto estendere a tutti il godimento di una lucefissa e dolce, e nello stesso tempo immune da pericolod'incendi, come è appunto quella elettrica.

I vagon-salone portano nel loro interno 24 lam-pade e 2 sn ogni piattaforma, rese incandescenti dauna batteria di accumulatori di 30 elementi. Ciascunaccumulatore Julien è composto di 9 placche positivee 10 negative. Ma ciò che interessa ò la costituzionedelle lastre, le quali sono forniate di una lega dipiombo, antimonio e mercurio.

Questa composizione assicura la solidità alle plac-che, ne impedisce la rapida corrosione nella carica,e nello stesso tempo il mercurio delle pastiglie di

ossidi di piombo, che sono conficcate e compresse nellelastre forate a guisa di graticola, servo molto bene astabilire rapporti intimi fra I' impalcatura di soste-gno e le pastiglie stesse. Ogni gruppo di 6 elementi eriuchiuso in una cassetta, la quale porta nella parteinferiore due molle, in rapporto coi due poli estremidella batteria. Quando gli accumulatori si sono sca-ricati, allora gli impiegati addetti al servizio, pren-dono le cassette e le pongono sopra apposite panche,munite alla lor volta di molle, che venendo in con-tatto con quelle delle cassette, chiudono il circuitofra la dinamo e gli accumulatori. Questo sistema dicarica semplice ed automatico permette di utilizzarel'opera del pesonale ordinario, non richiedendosi gran-de intelligenza riò cognizioni speciali per adempieread un ufficio così elementare. Nei vagoni i rapportifra la batteria o le lampade si stabiliscono uell' iden-tico modo.

Per caricare 30 accumulatori, si richiede un'inten-sità di 18 ampères e 75 volts, che rappresentanocirca un cavallo e mezzo di forza, nel periodo di 7ore. Con tale carica gli accumulatori possono alimen-tare per 4 ore e mezza colla massima regolarità, al-meno 28 lampade ad incandescenza. La mancanza dioscillazioni nella corrente generata dagli accumula-tori, rende normale la durata delle lampade, per cuisi è calcolato che la spesa par la lampada - ora nonsuperi i 3 contesimi.

Sappiamo pure che la Compagnia ferroviaria Bo-ston and Albany ha esteso l' illuminazione elettricamediante il tipo Julien, a tutti i treni suburbani diNew-York e a quelli diretti. Ciascun vagone ha 22lampade da 16 candele, delle quali le 4 poste sullepiattaforme sono affatto indipendenti e possono quindiesser tenute accese soltanto durante le fermate, evi-tando così un inutile consumo di energia.

Dopo tali prove manifeste della superiorità del-l'illuminazione elettrica noi treni ferroviari, risultacolla massima evidenza che la luce elettrica offre deivantaggi apprezzabili, sia che si consideri dal latodell'immunità del viaggiatore, come pure da quellodell' economia, qualora si adottino a preferenza gliaccumulatori Julien.

Sia ora lecito a noi chiudere questo modesto arti-colo, lusingandoci che anche le nostro Società ferro-viarie, rendendosi emule di quelle straniere nel veroprogresso, non si limitino ad applicare l'illuminazioneelettrica Soltanto a certi vagoni di 1. e 2. classe ead un numero limitato di treni, ma vogliano esten-derla a tutti i vagoni in generale, dimostrando in talmodo di non credere la luce elettrica nei treni, unoggetto di pura eleganza e di utilità, discutibile.

A. CAROZZO.

Banca Commerciale ItalianaLeggiamo nel giornale li Sole:Nella sua seduta del 10 corrente, il Consiglio di

Amministrazione della Banca Commerciale italiana hadeliberato di proporre alla assemblea straordinariadegli azionisti, indetta pel 27 corrente, l'aumento delcapitale della banca da 60 a 80 milioni di lire.

Lo sviluppo ognor crescente di questo istituto, checonta, ormai, quindici fra sedi e succursali, o agenziein Italia, e non tralascia di svolgere dovunque la suafunzione bancaria a pro dell'industria e del commer-cio del nostro paese, giustifica ampiamente questo au-mento di capitale, che nel campo di attività accre --- -sciutosi singolarmente dopo l'apertura recente dellenuove filiali in Sicilia, troverà sicuramente rema-nerazione.

Sappiamo che le nuove 40,000 azioni, che vanno ademettersi in rappresentanza di questo nuovo capitale,sono state assunte al prezzo di L. 685 da un gruppocostituito dalla casa S. Bleichroeder, per i parteci-panti tedeschi, austriaci e svizzeri, dalla Banque deParis et des Pays-Bas di Parigi, per i partecipantifrancesi, e dalla casa L. Marsaglia per i partecipantiitaliani, e che 24,009 di esso azioni saranno offertein opzione alla stesso prezzo agli attuali azionisti inragione di una azione nuova ogni cinque vecchie.

Ci risulta che colla emissione di queste nuove a-zioni, alle condizioni suindicate, la Banca Commercialeitaliana sara in grado di completare il suo fondo diriserva statuario, che ascenderà così a 16,000,000 ecioè al 20 0 1 0 del suo capitale totale di 80 milioni,e potrà anche portare una eccedenza in apertura diun fondo di riserva straordinario.

Le notizie, tutte quelle che abbiamo sul mo-vimento elettorale, sono pubblicate, in asterischifrettolosi, nella terza pagina.

PER GIOVANNI BOVIOMal

Gli studenti ci comunicano:Gli studenti dell' Ateneo Pisano, radunati in assem-

blea, senza alcuno scopo politico, deliberano di pren-dere l'iniziativa d' una commemorazione universita-ria di Giovanni Bovio, e d' intervenire a suo tempoalle commemorazioni che saranno fatte nella nostracittà ad iniziativa di altri. Delegano ad una contmis-sione di cinque membri la provocazione di una nuovaassemblea per definitive, concrete deliberazioni.

Per la commemorazione universitaria stabilisconoil 31 Maggio ed eleggono un'apposita commissioneiniziatrice nelle persone dei signori Zecchi Gino, pre-sidente, Sardi Agostino, Papanti Leone, Cabrini Lo-renzo e Giuliani Manfredo.

Al Professor Catievan1•••

L' egregio prof. Canevari sa benissimo, che io lochiamai acre ed impulsivo non per malo animo, maper amichevole avvertimento di avversario, che de-sidera la correzione, anziché la perdita del colpevole.Quei due aggettivi mi uscirono dalla penna per ilricordo di conflitti recenti, ravvivato in me dalla let-tura di un articolaccio contro la Giunta e più spe-cialtneute diretto al Sitnonelli ed al mite Gambini,il quale pur durante il suo sindacato dette prova diun tatto perfetto nel presiedere il Consiglio e dicortese trattamento per tutti. Tale articolo fu credutofattura particolare del prof. Canevari per certe pun-tale, di sapore poco toscano, e per forme grammati-cali inusitate fra noi. Secondo il solito era anonimo;ossia l'autore si cuopriva colpendo, invece di farecome faccio io, che per regola pongo nome e casatosotto gli scritti miei, i quali possano anche setnpli-cemente dispiacere a qualcuno.

In quell'articolo mi parve di veder compendiatoun sistema. Mi tornarono in mente certi scatti delCanevari consigliere e mi sembrò di scorgere unatendenza al ritorno di brutte forme pisane del pas-sato, quando gli attriti personali appassionavano edun acrimonioso giornalismo eccitava i cittadini agettarsi continuamente in faccia gli uni contro gli altriasprezze, insinuazioni e disfide, che cominciavano di-screte e finivano in contumelie.

I Pisani erano un tempo divisi in due campi chiusi.Oggi invece si discute, si combatte in tempo d'ele-zione, ma lo squittinio rappresenta la fine della lotta,ed uomini di partito diverso rimangono legati dabuona amicizia, e dopo la vivace discussione pubblica,escono a braccetto e riprendono a conversare senzaacrimonia al caffè. Questo a parer mio è il vero egrande progresso della nuova generazione, di frontea quella che ci precedè; ed io mi compiaccio sopraogni altra cosa di avere sempre cooperato a far ces-sare gli attriti personali ed a volger il sentimentopubblico verso questo grande resultato morale ; per-ciò a Pisa non ho che simpatie per gli stessi av-versari d' ogni colore e provo disgusto solo per co-loro, che, coscenti od incoscenti, eccitano volentieri ilbuon pubblico per le loro bizze od antipatie.

Il Canevari per temperamente impulsivo rappre-senta sotto questo aspetto un pericolo; e, coi suoi ar-ticoli non firmati, corre rischio senza volerlo di tra-scinare la città nostra nel vecchio ingranaggio. Nevolete una prova? Eccola chiara e recentissima.

Il Catievari rispose come meglio credè al mio ar-ticolo: rispose con qualche puntata tollerabilissimae, questa volta, firmando. Così si fa fra persone perbene. Ma in quel giorno stesso un suo difensore ano-nimo sopra un altro giornaletto pisano, per sua spe-ciale risposta, intese di intromettersi ingiuriando. Ep-pure vedete, o egregio Canevari, io non penso neppurper un momento di domandar ragione a voi di talroba; nia chi volesse ricercare le cause remote deifatti palesi non potrebbe esitare a riconoscere, cheanche l' insolenza sciocca e gratuita di una sezionegiornalistica (lei vostro partito ha effettivamente lesue radici nell'opera collettiva. Ed infatti, se il Ca-nevari, uomo serio, vecchio di cose pubbliche, personaautorevole, eccita gli altri con la stridula voce e conun parlar concitato, per cui par sempre alle prese conun colpevole, che si può mai pretendere dai giovanicervelli balzani, che si scalmanano nel giornalismopisane? Le asprezze temperate diventano ingiurie ele disfide, aggressioni d' anonima panna ; la colpa inverità è dell' ambiente, che li circonda, anzichè delleloro povel•e--teste.

Voi siete fra noi, o egregio Canevari, non solo o-spite gradito e caro, ma anche Professore della Uni-versità, la qual cosa equivale per noi Pisani ad undiritto trionfale di cittadinanza; voi siete cortese ecorretto nella vita familiare, ma nelle cose pubblichelocali la vostra natura antitoscana si trova spostatain questo toscanissitno ambiente; voi perdete a voltola quiete .e la serenità come vi accadde nell' annodecorso quando, avendo sognato male, veniste intem-pestivo ad intralciar l' opera della Giunta, che avevasapientemente avviato le difficili trattative per il ri-scatto del gaz. LI vostro errore fu a tempo riparato;ma poco mancò che non costasse qualche centinaiodi migliaia di lire al Comune. Dopo qualche meserieccovi da capo con l' ordine del giorno 3 marzo,una mozione politica gettata in mezzo ad una discus-sione d' ordine finanziario fra persone che, come ilSimonelli, come il Cuppari e come il sottoscritto, ave-vano studiato a lungo l' argomento e sentivano didover trattare dell'utile dei contribuenti, piuttosto chedi politica.

Ora, per prender tali attitudini, a me sembra cheoccorrerebbero alcune qualità speciali. Prima di tuttonon sarebbe male esser pisani di Piga; in secondoluogo saper molto di scienza delle finanze ed in terzoluogo aver reso grandi servizi al paese come, ad e-sernpin. il Simonelli, che può sempre ricordare la fer-rovia Pi ,a-Collesal velli o il riordinamento dell' Arnoo il Teatro Nuovo e può imporre silenzi() così allaquestioncella del giorno. Ma a me ed a voi, egregioCanevari, che siamo figure secondarie, una tale atti-tudine non si addice. Limitiamoci dunque a far delnostro meglio per pacificare, anzichè inasprire gli ani-mi; e, poichè sentivo tutto questo da 18 mesi, ebbibisogno di dirvelo in un articolo destinato a dimo-strare, che pur troppo voi siete uno dei principaliresponsabili della situazione presente e della infra-!nettezza continua della politica nella amministrazionecomunale di Pisa.

Voi dite che non potete prender sul serio nè me,

1111~11, MMIN

natrailara...411bartiorezoommusozomorat~~",....

nè le cifre del bilancio. Questo è mal di poco ; esono anni ed anni, che l' ho capito. Mi basterebbein ogni modo il ricordo di quella deliberazione con laquale voi stesso stabiliste la refezione scolastica, senzasapere dove si prenderanno i denari per tale spesafacoltativa, ch fino ad ora è sempre stata fatta conbilanci zoppi, ossia non già con entrate, ma a debito.Io e le cifre del bilancio restiamo tali e quali, qua-lunque sia il vostro giudizio, mentre l'acrimonia ela impulsività, in voi corrette da una cultura e dauna educazione, possono essere anche involontaria-mente germe di discordie malefiche nell' ambiente,che vi circonda. In tal caso saremmo predestinatiambedue a non prenderci mai reciprocamente sulserio. NELLO TOSCANELLI.

TESTE e TASTI1111-111,

La moda.Quante leggiadre creazioni per la stagione del caldo

e del sole! Tessuti lievi come un soffio, voiles, crespidella China, batiste, e tessuti pelosi e ruvidi, stoffemorbide come il pannino ideale e stoffe sostenutecome la grossa tela di lino. Colori vivaci come ilrosso papavero e il rosso caid, e colori stinti comeil color alga marina, rosa buvard, champagne rosé euna grande invasione di bianco e di greggio.

Gonne a pieghe larghe, piccole, che partono dallacintura, da un empiè,cement, che formano svolazzo allabalza e gonne arricciate o tese, ma rigate pel lungoo pel traverso da merletti o passamani, oppure tor-mentate, istoriate da ricami o da incrostazioni.

Corpetti molli, a pieghe o abbelliti dalla stessaguarnizione della gonna. Ampi collari a pellegrina inmerletto, cravatte o collaretti alla giudice, bottoncinia pallina, passamanerie a ciondoletti ... ecco le prin-cipali novità della moda confusionaria e anarchica.

Sui cappellini, veli, trine, nodi di velluto, coccarde,fiori, piume, ma specialmente ghirlande di foglie.

}-<Ancora.Tre vestiti. — Vestito di seta liberty color alga

marina: la gonna, a larghe pieghe, si apre sovra telidi mussolina di seta della stessa tinta, ed incrostata,a basso, da un'alta fascia di merletto Chantilly, nero,a sua volta ricamato di oro. Sul corsage, grande pel-legrina in Cluny nero e merletto Irlanda, ricamato dioro e di pampiglie color corallo rosa. Il basso dellamanica, in mussolina di seta nera, su trasparentebianco, con nastro celeste che vi passa e vi è anno-dato, sul lato. Grosso ciuffo celeste un po' sopra lacintura.

Vestito in lana cachemire roso caid. Tutto il cor-saye e l'orlo della gonna sono ricamati di bianco edi nero: un gallone orla la gonna e termina le pattesin panno nero ricamato di oro. Rabat e polsini inUnon bianco tutto orlato a punto a giorno. Cravattanera: cintura di cuojo nero lucido, a due striscie,con fibbia piatta d' argento.

Vestito in tela rosa, rosa buvard: la gonna e ilcorsage sono guarniti di volantini o pellegrinette amerli, tutti listati di sottili treccie bianche. Bolerorotondo, con risvolti rotondi, corto, abbottonato sovraun lato, sovra una blusa dalle larghe maniche inbatista bianca, ricamata al plumetis.

I cappelli.Segno, anche di questi, tre modelli fra i più ele-

ganti, per chi voglia approfittarne.Grande cappello in crine nero, a pagliuzze nere:

varie ruches di tulle nero sono sui bordi e il cap-pello è molto rialzato, a sinistra, da due penne in-crociate, a forma di coltelli, e da un grosso ciuffo ditulle, chiarito da una fibbia di strass.

Grande cappello, abbassato, avanti, rialzato sui lati,in paglia di riso e paglia di Firenze, mescolate in-sieme: esso è guarnito, intorno al largo e basso cu-polino da una corona di bottoni di rosa con fogliamee da conchiglie di velluto, mantenute da una lungae ricca fibbia di acciaio.

Cappello meno grande, in paglia di grano : la faldaè adorna di una fascia di velluto rosso posata apiatto. Il cappello è rialzato, sovra un lato, da unnodo ricco e copioso di velluto rosso, con fibbia diargento.

Beppino Lesca.Voglio dare il nome così a questo asterisco per

ricordare all' ottimo amico le relazioni affettuose dianni lieti che non torneranno più.

Beppino Lesca ha tenuto Domenica sera al Circolodegli Impiegati, dinanzi ad un uditorio elegantissimoa cui lo presentò il prof. Carlo Lessona, la sua con-ferenza sulla Poesia di A. Graf.

Fu una lettura piacevolissima da cui risaltò piùvivido e fresco il dolce stile dell' amico che declamòmolte delle poesie del Graf ed una sua, illustrandodel Graf la nota melanconica e lo spirito inneg-giante alla redenzione umana.

L'amico cav. prof. Giuseppe Lesca, come già alCircolo Filologico di Firenze dove aveva tenuto laconferenza, fu anche fra noi applaudito ed acclamato.

>- <I versi.Hanno per titolo Erotico, e tue li manda il Dott.

A. Fontana.Quella stanza discreta, su i giardini,

che il divino Urbivate popolòdi rosei patti e bei gigli turchinicui de li attuai l'oro scolorò!

su lo tende di arazzo era l'impresadi Telemaco dietro al padre errante;dava al luogo un color grave di chiesadentro un biondo alabastro un oscillante

lume. Disciolta la capellaturainruppe come fulvi fiumi ondanti;sopra un' umetta di snella fatturati spogliasti le dita da i diamanti.

Cadean le vesti tacite leggòresul tappeto come rose sfiorite....o soottauti ricordi di piacereperchè acuti così mi perseguite?

Io rivedo la luce di olio ardea,in quell'ora notturna o in quella, paoo,su l' origlier la sua fronte fobòae quel mobile riso che mi piace.

Odo un'ora olio suona o sogna il fondoti' una dolcezza e una stanchezza estrema.Oh! visione dì porpora suprema.olio tinse improvviso tutto il mondo!

<Confessioni e Battaglie.La Società editoriale milanese ha imbblicato Con-

•essioni e Battaglie, di Dario Papa, un elegante vo-lume di 200 pagine dalle quali spicca con contornicaratteristici la figura di uno dei più geniali giorna-listi che abbia avuto l' Italia.

-10"1,4~~111111%F..-

Vaccari.L'è il nome di moda oggi: e si sente correre su

tutte le bocche. Vaccari ! Vaccari! Si, questo nome,infatti, riassume e compendia il trionfo di quattrograndi specialità. Il numero quattro porta fortuna ; ela quaderna trionfale dei prodotti meravigliosi dell'ot-diluissimo industriale livornese è stata proprio unacombinazione fortunata, che ha rappresentato il suc-cesso fra i liquori moderni. La Crema al Cioccolato.il Galliano, il Mandarino e l'Amaro Salus sono orai prediletti, e per diverso gusto, e per diverso uso,fra i liquori in voga.

Non vi è più tavola di banchetto, di refezione, diun cerimoniale qualsiasi, che possa farne a meno:essi hanno conquistato tutti i palati piú fini, hannovinto tutte le delicatezze più squisite, hanno soddi-sfatto, senza ulteriore concorrenza, a tutti i gusti piúeletti. Vaccari, Vaccari tiene fra noi lo scettro dellabontà e della raffinatezza fra i liquoristi più ricercati!

I proverbi delle donne.L'uomo e la donna che si maritano mettono la

!nano in un sacco dove sono dieci serpi ed un' an-guilla. (Prov. francese).

La donna ìnvecchia alla tavola della speranza.(Prov. italiano).

Di Napoleone I.Fra le opere di Dio, l' uomo è la sua prosa, la

donna la sua poesia.

Per l' ora della noia.Una sciarada di Lorenzo.

Chi del primo esser può innanto?Chi può ber più del secondo?Chi del terzo è più brillante?Chi più lungi è del totat?

Spiegazione antecedente: Do-no.

>-<Per finire.— La signora Ypsilon diceva adesso che non ha

che venticinque anni. Lo credi tu?— E perchè non crederlo ? Può essere che ella

sia nata di quindici anni!

kW/a cYczpien,i-aIn memoria del prof. Antonio D'Achiardi.Pei tipi della tipografia successori fratelli Nistri, è

stato pubblicato uno splendido fascicolo ricordante lacommemorazione del prof. Antonio D' Achiardi fattadalla Società Toscana di scienze naturali nell' aulamagna della nostra Università il 18 gennaio 1903.

Il fascicolo elegantissimo, di 29 pagine, contiene lacronaca della commemorazione; un elenco di tutti gliistituti e delle associazioni scientifiche rappresentate,e tutte le adesioni pervenute per lettera o per tele-gramma; il discorso commemorativo del vice- presi-dente della Società Toscana di scienze prof. GiovanniArcangeli; e infine l' elenco di tutte le pubblicazionidel prof. Antonio D'Achiardi.

Il fascicolo è stato inviato in dono agli amici del-l' illustre estinto.

Alcuni cittadini poi che furono amici, colleghi ediscepoli del compianto prof. Antonio D' Achiardihanno avuto qui in Pisa il pensiero di erigere all'uo-mo dotto e buono un ricordo da porsi, con il con-senso dell' autorità universitaria, nel Museo Minera-logico da Lui creato.

Un Comitato composto dei sigg. proff. Aloisi, Antony,Arcangeli, Baraldi, Bertini, Bianchi Emilio, BianchiLuigi, Canavari, D' Ancona. Dini, Fucini, Guarnieri.Maggi, Manese, Pizzetti, Richiardi, Schiff, Sestini, Tas-sinari, Ugolini e dei sigg. Emanuele Pardo-Roques eding. Giovanni Carmignani, ha emesso a questo scopodelle note di sottoscrizione.

ticum osurvizini :111 iit 1acucilApprendiamo con vivo piacere che fra le Deputa-

zioni provinciali toscane è novamente sorta la ottimaidea di riunirsi in una delle nostre città, per cercaredi venire una buona volta al tanto desiderato ac-cordo circa i limiti deli' esercizio della caccia. Non èil caso di spender molte parole per dimostrare quantosia giusto il concetto dal quale sono mosse le De-putazioni provinciali, perchè nella nostra zona nonci sono nè regioni climatiche, nè etnografiche chegiustifichino diverse aperture e chiusure di caccia aseconda delle nostre varie provincie.

E' poi oltremodo odioso e non in relazione con iprincipT di unità di patria il vedere, come succedeadesso, che al di qua di un certo fosso si può libe-ramente cacciare e divertirsi, mentre al di là di essola caccia è proibita. E non v' è nessunissima giusti-ficazione, poichè come ben si comprende basta cheun animale dalla parte proibita passi nell' altra peressere facilmente ucciso.

Ed allora la provincia che con un' apertura limi-tata di caccia cerca di salvaguardare la sua selvag-gina, questa è a suo dispetto uccisa dai vicini, chehanno la fortuna di godere di un maggior numerodi giorni di divertimento cinegetico. Si comprendequindi facilmente come sia equo cercare di rendereunica l' apertura e chiusura di caccia e mostrare alGoverno, che mai si è interessato di tale questione,che anche da noi, almeno per il territorio della re-gione che ci riguarda, studiamo di eliminare delleodiosità e delle ingiustizie che non devono esisterefra figli della stessa terra e che dovrebbero averegli stessi diritti e doveri.

Ciò premesso, reputiamo opportuno dire due pa-role sull'epoca che riteniamo più vantaggiosa tantoper l' apertura quanto per la chiusura della caccia.

Qui ci dobbiamo domandare; è possibile mettereun limite unico per tutte le caccie che si esercitanoa seconda della specie della selvaggina ? Rispondiamodi no, perchè ciò facendo, o si allungherebbe di so-vecchio il periodo venatorio e si danneggerebberoenormemente un numero grandissimo di animali, osi accorcerebbe il periodo medesimo in modo chenon sarebbe più possibile far la caccia a certe spe-cie di uccelli, che fanno il loro passo da noi sullafine dell' inverno ed i primi di primavera. Questi uc-celli sono appunto quelli che volgarmente vengonodetti da acqua; perciò ne viene come logica conse-guenza che il permesso di cacciare in padule, a que-sti animali, sia alquanto più lungo di quello concessoper gli altri.

L' apertura di caccia invece deve essere, come è

sempre stata, unica, non essendoci ragioni serie chepossano consigliare a modificarla. La differenza disoli cinque giorni, ammessa l' anno scorso dal Con-siglio provinciale di Pisa fra l'apertura delle duecaccie, è così puerile che non merita il soffermarcisi.

Aprire la caccia il 15. agosto come fanno attual-mente alcune provincie, sembra a noi troppo presto,poichè per la pratica che abbiamo e per quello checi dicono illustri ornitologici, risulta che in detta e-poca la maggior parte della nostra selvaggina nonè giunta a quel grado di sviluppo per potere, con ilrapido volo e con la furbizia naturale, sottrarsi inparte a tutti gli agguati che i cacciatori le tendono.Basta avere un po' di pratica per convincerci di ciòed a tutti sarà capitato di vedere all'apertura dicaccia (15 agosto) stai-notti che appena appena reg-gono il volo, leprotti grandi quanto ori talpone equaglie sempre sulle uova. Non parliamo poi degliuccellini, ai quali spesso si uccidono i genitori quandoessi non hanno la forza di abbandonare il nido, nèla possibilità di procacciarsi il nutrimento. Special-mente nelle annate cattive, quando cioè la primaveracorre molto piovosa e fredda, e che gli animali a-vrebbero maggior bisogno di protezione, perché leloro cove sono in ritardo, l'apertura di caccia il 15agosto si rende addirittura micidiale. Di più, nellasopra scritta epoca, per i forti calori estivi, la cacciasi rende oltremodo faticosa ; la selvaggina, (partico-larmente di padule) non ha valore, perchè difficile aconservarsi, quindi il potrarre l'apertura, non recaneppur danno alla classe dei così detti cacciatori dimestiere.

Ma ciò non basta, poichè oggi l' esercizio della cac-cia è in stretta relazione con l' agricoltura, fonte dellaricchezza nostra. E' un fatto ammesso da tutti cheI' equilibrio naturale fra gl' insetti ci i loro principalinemici, gli uccelli, è grandemente turbato. Tutti i gior-ni vediamo le nostre piante coltivate assalite da nu-merosi insetti che ci distruggono i raccolti; e scioc-chi non pensiamo che in gran parte ciò è dovuto alnumero grandemente decimato di uccelli che popo-lano e rallegrano le campagne. Pensiamo un momentoalle continue e nuove insidie che si mettono in pra-tica contro queste povere bestie, pensiamo ai grandidiboscamenti, riflettiamo alle nuove cure culturali cherichiedono !e nostre piante e che facilitano i mezzi didistruzione degli uccelli, e vedremo come sia cosaumanitaria, civile e di nostro interesse, cercare diaiutarli nella lotta per la vita col mettere in praticaquei mezzi reputati atti a questo scopo.

Al Governo l'obbligo di studiare questi mezzi; noisoltanto accenniamo che col portare l' apertura dicaccia dal 15 agosto al 1 settembre, molto si otter-rebbe in vantaggio della selvaggina, poichè essa sitroverebbe in grado di potere adoperare le sue a-stuzie e mettersi in guardia contro i tranelli deicacciatori.

Si potrà obbiettare che coll'apertura al 1 settem-bre, si perdono le quaglie, ma noi osserviamo peresperienza, che, salvo annate eccezionali, nelle qualisi verificano abbassamenti di temperatura nell'ago-sto e prolungati acquazzoni, le quaglie costantementerimangono da noi fino a tutto settembre. Perciò cisembra che il proporre l' apertura di caccia il l. set-tembre non leda per niente gli interessi generali deicacciatori, compresi quelli di professione, mentre sia-mo più che sicuri che arrecherà grande vantaggioa tutta quanta la selvaggina, conferendo al ripopo-lamento degli uccelli che rendono così gaie e piace-voli le nostre campagne.

Ed ora due parole sulla chiusura.Si comprende facilmente come gli animali giunti

al periodo degli amori si lascino più facilmente ac-chiappare; perciò prolungando di soverchio il periodovenatorio, si facilita moltissimo la distruzione di essi.Quindi è obbligo delle autorità il proibire la cacciaquando la selvaggina è prossima o appena entratanel periodo sopradetto.

Siccome da noi gli animali cominciano a disporsiper la riproduzione nei primi giorni di febbraio, cre-diamo che sia giusto il chiudere la caccia di terrail 31 di gennaio, come lodevolmente già fanno al-cune provincie toscane.

Per termine della caccia di padule pare a noi piùche equo il 31 marzo, essendo ultimato alla fine diquesto mese ogni passo di uccelli, ed avendo già al-cuni di essi, come per esempio i germani, già inco-minciata la nidificazione.

Perciò vogliamo sperare che allorquando i diversirappresentanti delle deputazioni provinciali discute-ranno il limite del periodo venatorio, vorranno tenerpresenti queste poche osservazioni che abbiamo fattee che spogliandosi da ogni interesse particolare mi-reranno soltanto agli interessi dei veri cacciatori, edell'agricoltura, la quale dall'aumento della selvag-gina in generale, attende un forte cooperatore perla distruzione dei suoi più potenti nemici, che attual-mente l'affliggono e la rendono poco produttiva.

A. D. A.

S Ek.L' accademia di scherma.

Oggi, alle ore 16, nel salo:ie dei concerti del Re-gio Teatro Nuovo, avrà luogo la gara scherinisticaalla quale, come in ogni :uin , N. il nostro Enrico Ru-glioni, il forte, il simpatico, l' elegante tiratore, ha an-che in questo invitato maestri e dilettanti.

Sappiamo che vi prenderanno parte i maestri va-lorosi Nadi, Tamborra, Cuoino e Delfini -di Livorno,Sartoris e Santucci di Spezia e Lucarelli di Firenze. ei dilettanti agguerriti Pieroni, Poggio, Santerini, Cartei,i fratelli D' Andrade. Urbani. il - capitano Ceccherini,Bindi, Falorsi, i due fratelli Salvini e tanti tanti altri.Masiello reggerà la smarra.

Sarà una bella festa delle armi, cortese ed attraente.

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PER Li (ASSI ITALIANI PENSIONIala

Il inalo Comizio al teatro "Quirillo a Roma.Domenica scorsa, per iniziativa del Comitato Ro-

mano della Cassa Italiana M. C. per le Pensioni „si tenne un Comizio fra i Soci della Cassa stessa.

Erano presenti, oltre qualche centinaio di persone,vari deputati di ogni partito e moltissime rappresen-tanze dei soci delle altre città.

Innumerevoli le adesioni espitolari e telegrafiche,tra le quali notiamo quelle dell'on. Battelli e dell'on.Tizzoni che telegrafò scusando l' assenza e promet-tendo il suo vivo interessamento.

Il Comizio affermò il concetto che la g Cassa Ita-liana mutua cooperativa per le Pensioni • debba farvalere il diritto che essa ha di vivere con quel pro-gressivo sviluppo che è inevitabile conseguenza dellasua organizzazione contro le sfere della legge e conl'appoggio del Governo da cui si reclama un doverosointeressamento. Presero parte alla discussione, conelevata ed efficace parola, molti dei presenti e traessi il rag. Bachi, l' avv. Hanau, l'avv. Pozza, l'onor-.Santini ed in ultimo 1' onorevole Casciani il qualepropose un ordine del giorno che riassumeva il pen-siero del Comizio e che venne approvato per accla-mazione.

La città nostra che ha già dato largamente il suocontributo alla provvida Istituzione, ha voluto anchefar sentire la sua voce a mezzo di interpetri valo-rosi ed eletti come i signori Giovacchino Arganini,sindaco di Calcinaia ; tnagg. cav. Alessandro Bettola,18.0 fanteria; cav. Francesco Bianchi; Crema, inge-gnere Ufficio Tecnico di Finanza; ing. Ottorino Bi-fulco, R. Corpo del Genio Civile; avv. Giobbe Cordoni,R. Notaro e segretario Pia Casa di Misericordia;cav. Giuseppe Fascetti, Direttore R. Conservatorio deiPoveri Orfani; cav. uff. Antonio Gioli, assessore mu-nicipale e consigliere alla Banca d'Italia; cav. prof.Donato Jaja, professore di Filosofia Teoretica allaR. Università ; rag. Cavour Lazzeri ; avv. VincenzoPera, avvocato esercente; Achille Pirani, comtnercia nte;cap. Ernesto Pittaluga, capitano 7.° artiglieria; dott.Guglielmo Rossoni ; ing. cav. Gino Sezzi, ingegnereCapo del Catasto e servitù di finanza ; dottor DarioSimoni, medico in S. Rossore della Casa Rade; i qualifurono costituiti in commissione allo scopo di rap-presentare al Governo i voti dei consoci di Pisa; votiche sono diretti a scongiurare il falso concetto incui persone e società interessate, vogliono porre que-sta nobilissima Istituzione, verso la quale anzichétristi prevenzioni, dovrebbe manifestarsi sentita edentusiastica la simpatia di quanti hanno in animoil desiderio del proprio benessere e lo spirito dellaprevidenza.

Su e giù per la Provincial'erettoti (12) [ Tabacchino. — E' coinuientato

ancora l'atteggiamento preso dallo zio e dal nipote,i due consiglieri comunali sig. Pescatori che eranoandati a caccia, nel nostro Consiglio, di un voto con-tro l'amministrazione.

Per il prestito, fatto allo scopo di provvedere alla ri-costruzione del ponte sull' Era fu mossa un'interpel-lanza a cui rispose esaurientemente il Sindaco mar-chese Dodur Berte ottenendo poi un voto di pienafiducia da tutto il Consiglio, meno si intende, i duePescatori zio e nipote, che si ritirarono dando le di-missioni.

Ctileinéola [16] (Puntino) — Domenica 17 mag-gio Si inaugurerà nel nostro paese una stazione te-lefonica: la cabina sarà impiantata nell'ufficio po-stale. Il sindaco cav. Arganini ha apparecchiato colsolito suo buon tatto una cerimonia degna di questainaugurazione che colmerà bisogni e desideri da que-sta popolazione già fatti manifesti.

di Oleosa (14) [Freghino]. — L'av-venimento della settimana è la gita della nostra bandaa Brancoli, una gita che ebbe tutte le emozioni, an-che quelle della doccia per il temporale che si sca-tenò furiosamente alla mattina, e quelle specialmentelietissime del panorama verde al Ponte a Moriano ea Brancoli.

Colla banda guidata e diretta dal bravo maestroAloi, erano andati il vice-presidente Giovanni Ghe-lardi, il segretario Enrico Andreotti, i consiglieri dott.Della Longa e Giuseppe Frediani e gli amici EgistoAndreotti ed Ernesto Marcucci.

A. Vinchiana la comitiva prese quartiere ; perchèVinchiana è l' ultima tappa per Brancoli che sullalimpidezza tersissima del Serchio si leva su in unagloria di verde, mentre Deccio, Piazza, Ombreglio,S. Ilario, Pieve, S. Giusto, Tramonti, i sette paesi diBrancoli, gli fanno lieta corona.

Si solennizzava la festa della Madonna del Soc-corso, una festa che riuscì simpatica per concorso dipopolo e per letizia di animi: la nostra banda, accla-mata ed applaudita, vi portò la nota del maggiorbrio.

Alla sera, come al mattino per la colazione, la co-mitiva, musicanti e non musicanti, si riunì per ilbanchetto da Arancino, che è il trattore più riputatodel paese per la bontà della cucina e per la genero-sità dei vini. Arancino non smentì la sua fama, etrattò i nostri compaesani come tanti amici di vec-chia data !

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