Nietzsche filosofo della politica: interpretazioni a confronto (Marco Tuono)

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Due sono le principali direzioni in cui si è rivolta l’interpretazione del pensiero politico di Nietzsche. La prima di queste può essere qualificata come «di destra»: essa spazia dall’apologia di un Nietzsche nazionalsocialista alla critica di un Nietzsche decadente (Christoph Steding). A questa segue una lettura marxista, impegnata nel mostrare un Nietzsche alle prese con le contraddizioni del suo tempo: l’immagine del filosofo che ne risulta è quella di un acuto osservatore in grado di captare i cambiamenti sul piano sociale e, ciononostante, esterno ad essi. Non manca, inoltre, chi legge nel filosofo dei tratti marcatamente individualistici , o il tentativo di una lettura di destra che prescinda però dal nazionalsocialismo - queste interpretazioni sono però del tutto marginali rispetto all’alternativa posta in essere dalle prime.

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Nietzsche filosofo della politica: interpretazioni a confronto________________________________________________________Marco Tuono(Università Ca’ Foscari, Venezia)

Due sono le principali direzioni in cui si è rivolta l’interpretazione del pensiero politico di Nietzsche. La prima di queste può essere qualificata come «di destra»: essa spazia

dall’apologia di un Nietzsche nazionalsocialista� alla critica di un Nietzsche decadente (Christoph Steding). A questa segue una lettura marxista, impegnata nel mostrare un Nietzsche alle prese con le contraddizioni del suo tempo: l’immagine del filosofo che ne risulta è quella di un acuto osservatore in grado di captare i cambiamenti sul piano sociale� e, ciononostante, esterno ad essi. Non manca, inoltre, chi legge nel filosofo dei tratti marcatamente individualistici�, o il tentativo di una lettura di destra che prescinda però dal nazionalsocialismo� - queste interpretazioni sono però del tutto marginali rispetto all’alternativa posta in essere dalle prime.

Interpretazione nazionalsocialista

In merito al Nietzsche pienamente interno ai canoni nazisti, occorre rilevare l’autoreferenzialità di queste proposte; vi è all’opera, a nostro avviso, una selezione che,

dal volume degli aforismi nietzscheani, mette in luce quelli in grado di conciliarsi con il presupposto operativo di fondo: l’ottica pangermanistica�.Di maggior interesse è Alfred Baeumler, il quale, pur aderendo al nazismo, si è mosso in controtentenza rispetto alle letture “ufficiali”: la cifra della sua interpretazione è il mito

� Cfr. �. ��rtle, Cfr. �. ��rtle, Nietzsche und der Nazionalsozialismus, Eher, Munich �9��; A. Rosenberg. Friedrich Nietzsche. Aussprache bei einer Gedankstunde anlässlich des 100 Geburstag F. N. am 15 Oktober 1944, Eher, Munich �9��. Su Nietzsche quale precursore del nazionalsocialismo, cfr. R. Oehler, Nietzsche und die deutsche Zukunft, Armanen Verlag, Leipzig �9��. Per un inquadramento generale delle interpretazione nazionalsocialiste di Nietzsche, cfr. G. Penzo, Il superamento di Zarathustra, Armando, Roma �98�. Sulla continuità tra il nazismo e Nietzsche, cfr. anche: E. Nolte, Nietzsche e il nietzscheanesimo, Sansoni, Firenze �99�.� In questa direzione si muove (oltre a Lu�acs e Cacciari, che vedremo) anche R. Escobar, In questa direzione si muove (oltre a Lu�acs e Cacciari, che vedremo) anche R. Escobar, Nietzsche e la filosofia del XIX secolo, Edizioni del Formichiere, Milano �979.� Lo stesso Marcuse ha definito come “neoindividualismo” il superuomo nietzscheano, cfr. �. Marcuse, Lo stesso Marcuse ha definito come “neoindividualismo” il superuomo nietzscheano, cfr. �. Marcuse, Di fronte al nazismo. Scritti di teoria politica 1940-1948, Laterza, Roma-Bari �00�, p. �.� Cfr. A. Mohler, Cfr. A. Mohler, La rivoluzione conservatrice in Germania (1918-1932), trad. it. a cura di L. Arcella, La roccia di Erech-A�ropolis, Firenze-Napoli �990, pp. 89-��6.� Di questo approccio, sia esempio A. Rosenberg. Di questo approccio, sia esempio A. Rosenberg. Friedrich Nietzsche, cit.

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del “risveglio nazionale” della Germania6, e il suo procedere è legato ad una dicotomia: la coppia “germanico”-“tedesco”, dove solamente il primo termine ha una valenza positiva, mentre l’altro sta a significare una distorsione ad opera del cristianesimo. La componente che, più di tutte, risente di questo pensiero oppositivo, è lo Stato, concepito ora in base a dei canoni squisitamente germanici: qui il re non è infatti da intendersi come l’equivalente dell’imperatore romano; se quest’ultimo è una struttura stabile, una costante nella politica romana, lo stesso non si può dire in riferimento al re. Sono delle particolari condizioni, quali per es. una situazione di pericolo, a porre in essere la necessità di un re -, necessità che trova il suo termine una volta concluso l’allarme7. L’intero ventaglio delle formazioni statuali viene sottoposto a critica: il socialismo, lo Stato democratico8, nella doppia valenza di pacifista e nazionalista, mentre il principale riferimento speculativo, bersaglio di polemiche, è �egel9.La confusione, quando non è, ovviamente, volontaria, che ha portato ad un Nietzsche “nazista” pensiamo nasca dalle sue riflessioni sulla violenza, Per citarne un esempio:

“La questione operaia – La stupidità, la degenerazione, in fondo, dell’istinto, che è oggi la causa di tutte le stupidità, sta nel fatto che esiste una questione operaia. Su certe cose non si pongono questioni: è il primo imperativo dell’istinto. – Non riesco assolutamente a vedere fino in fondo che cosa si voglia fare dell’operaio europeo, dopo che di lui s’è fatta anzitutto una questione. […] Ma che cosa si vuole? – Domandiamo ancora una volta. Se si vuole uno scopo, si devono volere anche i mezzi: se si vogliono schiavi, si è folli a educarli da padroni.”�0

Il giudizio su simili conclusioni non può che essere di dura condanna:

“Vi è un’ambivalenza tragica dell’insegnamento di Zarathustra, che comunque sa bene di rappresentare solo un punto di passaggio in vista di altri che verranno dopo di lui, su cui sorvola con troppa leggerezza chi cede alla suggestione delle sue invenzioni, facili e potenti al tempo stesso, ma si ritrae difronte agli aspetti terribili, insopportabili del suo delirio. Vi è in realtà un lato inaccettabile e ingiustificabile di Nietzsche, da cui è vano e superficiale cercare di assolverlo, perché fa parte del suo pensiero. Mi riferisco […] al suo aristocraticismo, che non è solo ingenuo e goffo, ma per lo più anche truculento e ingiusto, con la sua idolatria della forza nelle manifestazioni più gratuite e il disprezzo per i deboli e i malriusciti.”��

6 Il quale era certamente un tema ricorrente: cfr. O. Spengler, Il quale era certamente un tema ricorrente: cfr. O. Spengler, Nebau des deutschen Reiches, Bec�, Mün-chen �9��, pp. �8-�9, �0-�0; A. Möller van den Brüc�, L’uomo politico, trad. it. a cura di L. Arcella, Edi-zioni Settimo Sigillo, Roma �997, pp. 6�-66 (dedicate a Nietzsche e la rigenerazione tedesca).7 Cfr. A. Baeumler, Cfr. A. Baeumler, Nietzsche filosofo e politico, trad. it. a cura di L.A. Terzuolo, Edizioni di Ar, Padova �99�, p. 9�. Di Baeumler, si cfr., inoltre, L’innocenza del divenire, Edizioni di Ar, Padova �99�.8 Si badi: socialismo e democrazia sono accomunati dall’essere entrambi esiti della Rivoluzione Francese Si badi: socialismo e democrazia sono accomunati dall’essere entrambi esiti della Rivoluzione Francese Cfr. A. Baeumler, Nietzsche, cit., p. ��9.9 Cfr. A. Baeumler, Cfr. A. Baeumler, Nietzsche, cit., p. ���.�0 F. Nietzsche, F. Nietzsche, OFN VI �, Il crepuscolo degli idoli, § �0.�� M. Ruggenini, M. Ruggenini, Il Dio assente. La filosofia e l’esperienza del divino, Mondadori, Milano �997, p. �08.

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Percorrere l’Ottocento per trovarne, non tanto la legittimazione della violenza��, quanto una vera e propria apologia di essa basata sulla crudeltà finalizzata a nient’altro che a se stessa, richiederebbe, anche solo limitandosi a degli accenni, pagine e pagine. Così, soffermandoci sulla cerchia dei pensatori che hanno direttamente influito su Nietzsche, ricordiamo come lo storico dell’arte e del Rinascimento Ja�ob Burc�hardt non condannasse la violenza, quando ad esercitarla fossero i grandi protagonisti di un’epoca��.

Interpretazione marxista

Vi sono poi due modalità di guardare a Nietzsche «da sinistra»: l’una, a nostro avviso la più consistente, di derivazione marxista, e l’altra intrecciata con i movimenti del ‘68 e

del post-‘68.Per Lu�acs, come noto, la filosofia nietzscheana ruota attorno al perno della critica al socialismo��:

“Il pensiero filosofico di Nietzsche è rivolto fin dal principio contro il socialismo e la democrazia. Questa presa di posizione e queste prospettive di Nietzsche rappresentano il fondamento della sua concezione del mondo greco. Ivi si coglie chiaramente la sua opposizione alle tradizioni rivoluzionarie dello sviluppo borghese. […] Qui vanno messi in evidenza quelli elementi sulla cui base egli abbozza la sua nuova immagine del mondo greco. In prima linea si trova la concezione secondo la quale la schiavitù è necessaria per ogni vera civiltà.”��

�� Cfr. G. Goisis, Cfr. G. Goisis, Sorel e i soreliani. Le metamorfosi dell’attivismo, Edizioni �elvetia, Venezia �98�; Id., Eiréne. Lo spirito europeo e le sorgenti della pace, Il Segno dei Gabrielli editori, Verona �00�, in partic. pp. �9� sgg.�� Cfr. E. Cassirer, Cfr. E. Cassirer, Storia della filosofia moderna. Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza, IV (I sistemi posthegeliani), trad. it. a cura di Eraldo Arnaud, Einaudi, Torino �978, pp. ��6-��9; in quest’opera, Cassirer dedica una ventina di pagine a Burc�hardt (pp. �06-�8, in partic. pp. ��� sgg.). Di Burc�hardt si veda: J. Burc�hardt, Weltgeschichtliche Betrachtungen, Stoccarda �90�. Sui rapporti Nietz-sche-Burc�hardt si veda: F. Nietzsche; J. Burc�hardt, Carteggio, SE, Milano �00� (con in appendice: let-tere di Burc�hardt dove tratta di Schopenhauer e Wagner ed il carteggio Nietzsche-Taine); Cfr. inoltre K. Löwith, Jakob Burckhardt. L’uomo nel mezzo della storia, trad. it. a cura di L. Bazzicalupo Laterza, Roma-Bari �99�; R. Rossi, Nietzsche e Burckhardt, Tilgher, Genova �00�; R. Safrans�i, Nietzsche. Biografia di un pensiero, trad. it. a cura di Stefano Franchini, Longanesi, Milano �00�) menziona solamente Burc�hardttrad. it. a cura di Stefano Franchini, Longanesi, Milano �00�) menziona solamente Burc�hardtLonganesi, Milano �00�) menziona solamente Burc�hardt a proposito della coppia apollineo-dionisiaco (p. 6�). Giustamente, Safrans�i si occupa a lungo del legame che ha unito il giovane Nietzsche ad altri esponenti della cultura, su tutti ovviamente, Schopenhauer (in partic. pp. �6-��) e Wagner (pp. �8-��, �8, 8� sgg.) ma l’omissione praticamente totale di ogni riferimento a Burc�hardt ci sembra ingiustificabile.�� Cfr. G. Lu�acs, Cfr. G. Lu�acs, La distruzione della ragione, trad. it. a cura di E. Arnaud, Einaudi, Torino �9�9, pp. ���-�0�. Una conclusione analoga a quella di Lu�acs, ma partendo da posizioni politiche diverse, è data da A. Romualdi, Nietzsche e la mitologia egualitaria, Edizioni di Ar, Padova �98��� G. Lu�acs, G. Lu�acs, La distruzione della ragione, cit., p. ��6.

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E ancora:

“Con che diritto, in tali circostanze, possiamo affermare di Nietzsche che tutta la sua opera fu una polemica contro il marxismo e il socialismo, quando è evidente che egli non ha mai letto neppure una riga di Marx e di Engels? Noi crediamo tuttavia di poterlo affermare, e ciò perché ogni filosofia, nel suo contenuto e nel suo metodo, è determinata dalle lotte di classe del suo tempo. I filosofi – come anche i dotti, gli artisti e gli ideologi – possono misconoscere, più o meno, questa circostanza, ed essere, magari del tutto inconsapevoli; ma questa determinazione del loro atteggiamento di fronte alle cosiddette ‘questioni ultime’si esplica tuttavia ugualmente. […] Istintivamente i filosofi sanno cosa devono difendere e dove si trova il loro nemico. Istintivamente sentono quali sono le tendenze ‘pericolose’ del loro tempo e cercano di combatterle filosoficamente.”�6

M. Cacciari�7 leggendo Nietzsche, offre, al tempo stesso, una interpretazione originale del marxismo. La volontà di potenza, secondo Cacciari, riconduce tanto lo stato, quanto la stessa razionalità scientifica, al ruolo di meri strumenti della volontà di potenza: per questa via, la contraddizione insanabile tra capitale e lavoro viene vista dallo stesso Nietzsche. L’intera gamma dei rapporti sociali è inserita nel cono d’ombra della “politicizzazione” (e per la politicizzazione passa la distruzione del Valore): ecco che l’Impolitico si incarica di abbattere quella stessa totalità che pretende di darsi sul piano delle istituzioni – rinserrando e sussumendo in sé la totalità degli interessi sociali. Ma qui non vi è composizione, quanto piuttosto frattura; non vi è unità, quanto antagonismo. Il capitalismo in ascesa è così costretto a gettare la maschera: nel suo perimetro agiscono delle forze, non componibili e contraddittorie, le istituzioni svelano gli interessi che le sostanziano e la legislazione si configura come un prodotto di una organizzazione politica. Nessuna armonia dei conflitti, quindi, una volta che tutto ciò sia emerso in superficie; “politica” significa, ora che lo Stato ha perso la sua credibilità, lotta tra le classi contro la teleologia del valore lavoro – di derivazione hegeliana. In altri termini, ciò che viene a cadere è la possibilità stessa della sintesi: lo Stato “dialettico”, a questo punto dell’analisi, è “desacralizzato”, esso si è rivelato quale mera contingenza. Ai lavoratori non spetta che prendere atto delle circostanze mutate, e, una volta abbandonata la “dignità del lavoro”, essi riconoscono quest’ultimo quale schiavitù. Ecco il Cacciari maggiormente dogmatico, sostenitore di un marxismo ortodosso; parallelo a questo – e a tratti difficilmente distinguibile - vi è però un altro Cacciari�8, nel quale interessi ti tipo ontologico (su tutti, il divenire) affiancano quelli politici. Così K. Galimberti: “La dimensione del divenire, nella lettura di Cacciari, rappresenta la dimensione dell’agire all’interno della quale si muove la volontà nietzscheana, la quale implica un sistema necessitante che esclude

�6 G. Lu�acs, G. Lu�acs, La distruzione della ragione, cit., p. ���.�7 M. Cacciari, M. Cacciari, L’impolitico nietzscheano, in F. Nietzsche, Il libro del filosofo, Savelli, Roma �978, pp. �0�-��0. Quali letture marxiste di Nietzsche, cfr. inoltre: D. Losurdo, Nietzsche e la critica della modernità, Manifestolibri, Roma �997; Id., Nietzsche, il ribelle aristocratico, Bollati Boringhieri, Torino �00�.�8 Cfr. M. Cacciari, Cfr. M. Cacciari, Pensiero negativo e razionalizzazione, Marsilio, Venezia �977.

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la libertà.”�9

Fin qui Cacciari. Ma se egli si ferma alla necessità, vi sono però degli interpreti che, a loro volta, fanno della libertà il concetto cardine attraverso il quale accostarsi a Nietzsche: un’altra analisi, infatti, anch’essa di ispirazione marxista, vede la luce nello stesso periodo di quella cacciariana. Michel Foucault�0, con la pubblicazione dell’opera Nietzsche, Marx, Freud21 porta in primo piano la pratica della “decostruzione”, ovvero lo scavo “genealogico” al quale il pensatore sottopone la morale. Le azioni (e tra di esse quelle, appunto, morali) non vanno considerate come una proprietà dell’io, del soggetto. Il soggetto è tale per una finzione grammaticale, linguistica; diventare soggetti significa allora riprendere nelle proprie mani quanto il potere ha in precedenza sottratto. Ciò è possibile attraverso una resistenza al potere “diffuso” - perché, oramai introiettato dagli esseri umani; liberazione equivale così a superare l’uomo (l’uomo è, del resto, un’“invenzione recente”). L’enfasi sulla libertà è posta anche da Deleuze:

“La filosofia di Nietzsche nel suo insieme rimane un qualcosa di astratto e di incomprensibile se non si scopre contro chi è diretta. […] Il “sì” di Nietzsche si contrappone al “no” dialettico, l’affermazione si contrappone alla negazione dialettica, la differenza alla contraddizione dialettica, la gioia e il godimento al lavoro dialettico, la leggerezza e la danza alla pesantezza dialettica, la bella irresponsabilità alle responsabilità dialettiche.”��

Per un bilancio

Se le letture nazionalistiche di Nietzsche scambiano un elemento piuttosto comune nell’Ottocento (l’esaltazione della violenza) per un tratto ideologico ben delineato, ad

un altro squilibrio di senso contrario – ma la radice è la medesima - sono condannati gli interpreti marxisti: anch’essi, infatti, “adattano” Nietzsche alle proprie teorizzazioni, finendo con il leggervi il presente che hanno dinnanzi agli occhi – e questo, a nostro avviso, si vede in particolar modo per il neomarxismo di Foucault -, piuttosto che svolgere un corretto lavoro storiografico. Vittima di questa modalità di procedere, è in particolare G. Vattimo, il quale passa praticamente sotto silenzio la tematica della violenza�� in Nietzsche.Nietzsche diventa solamente un tramite attraverso il quale sviluppare una proposta antagonista della società, in questa Nietzsche Renaissance, al essere in primo piano, in queste indagini su Nietzsche, è il tema della corporeità:

�9 K. Galimberti, K. Galimberti, Nietzsche. Una guida, Feltrinelli, Milano �000.�0 Su Foucault cfr. G. Goisis, Su Foucault cfr. G. Goisis, Eiréne. Lo spirito europeo e le sorgenti della pace, cit., p. 79.�� M. Foucault, M. Foucault, Nietzsche, Marx, Freud, Editions de Minuit, Paris �967. Di Foucault, cfr, inoltre, L’ar-chéologie du savoir, Ėditions Gallimard, Paris 1969; Id., Surveiller et punir. Naissance de la prison, Edition Gallimard, Paris �97�.�� G. Deleuze, G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia, trad. it. Feltrinelli, Milano �99�, p. �98.�� Cfr. G. Vattimo, Cfr. G. Vattimo, Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione, Bompiani, Milano �999.

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“Partendo dalla coscienza, ci si forma una rappresentazione superficiale e aberrante della vita psichica. Si presta fede alla falsa scissione tra anima e corpo e si è irresistibilmente attratti dall’Idealismo e affascinati dai miraggi della metafisica. […] Occorre, secondo Nietzsche, smettere di dar credito alla coscienza e volgersi verso il corpo. Perché il corpo è l’unico in grado di darci ragguagli sul valore della nostra personalità profonda. La sconcertante ma fruttuosa ‘rivoluzione copernicana’ suggerita da Nietzsche consiste appunto nel porci dal punto di vista del corpo per decifrare il mondo; questa ‘rivoluzione’, rispetto a quella �antiana, sostituirà al cogito trascendentale […] la comprensione vivente che definisce la soggettività corporea.”��

Quanto andiamo proponendo è l’insufficienza e della lettura nazionalsocialista e di quella marxista, anche nella sua variante libertaria, di Nietzsche; pensiamo infatti che, come già detto, entrambe focalizzino la loro attenzione su alcuni tratti del discorso del pensatore - e soltanto su questi.Dopo questi accostamenti unilaterali, non è più possibile, si dirà, restituire il Nietzsche filosofo della politica, e questa posizione sembra trovare conferma nell’esiguo spazio che trova la posizione liberale. L’unica lettura ancora valida parrebbe essere quella di tipo esistenzialista, e ciò, a sua volta, avrebbe una sua conferma indiretta nell’autorevolezza degli autori�� che la sostengono. No, non siamo di questo avviso: rimane ancora da considerare K. Löwith�6, per quale Nietzsche è assertore della fine degli Stati-Nazione, declino che è collegato alla decadenza, oramai diffusa a livello europeo, resa possibile dall’introiezione del cristianesimo. L’Europa diventa così una scacchiera sulla quale, a contendersi il predominio non vi sono né un Fuhrer, né delle classi in antagonismo tra loro; inoltre, l’unificazione europea è in Nietzsche solamente una tappa: questo va tenuto ben a mente. La posta in gioco richiede di sconfinare dallo spazio europeo per approdare alla dimensione mondiale. Ecco, dunque, quanto Nietzsche va cercando: il dominio sullo stesso globo terrestre, di qui l’insufficienza tanto degli stati che delle classi.

�� J. Granier, J. Granier, Nietzsche, trad. it. Feltrinelli, Milano �98�, p. 97.�� Cfr. K. Jaspers, Cfr. K. Jaspers, Nietzsche. Introduzione alla comprensione del suo filosofare, trad. it. Mursia, Milano �996.�6 Cfr. K. Löwith, Cfr. K. Löwith, Il nichilismo europeo, trad. it. a cura di F. Ferraresi, Laterza, Roma-Bari �999. Sul nichi-lismo di Nietzsche, si consideri anche: G. Goisis, Il pensiero politico di Antonio Rosmini e altri saggi. Fra critica ed Evangelo, Il Segno dei Gabrielli editori, Verona �009, pp. ��0 sgg. Sempre di Löwith, cfr. inoltre Nietzsche e l’eterno ritorno, trad. it. Laterza, Roma-Bari �986.

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