Nicola Davanzo, 27 anni, informatico, testa il suo nuovo ...Uno sguardo ed è subito musica Software...

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32 LA STAMPA MARTEDÌ 26 MARZO 2019 tuttosalute M uovere gli occhi e creare una me- lodia nuova o ri- produrne una già esistente. Suonare le pro- prie canzoni preferite senza le mani e senza alcuno stru- mento musicale. Perché la musica deve es- sere accessibile a tutti, anche a chi, per motivi di disabilità, non può suonarla né compor- la. Io mi sono seduta davanti a un pc e ho «suonato con gli occhi» grazie a un «eye-trac- ker», scoprendo che non è so- lo facile, anche per chi non ha mai strimpellato una chi- CHIARA BALDI SI CHIAMA “NETYTAR” ED È STATO REALIZZATO DA UN INFORMATICO DI MILANO Uno sguardo ed è subito musica Software gratuito per chi è disabile “Scelta quasi infinita di strumenti” tarra, ma persino economi- co. Anzi, gratuito. A rendere possibile tutto questo è il software creato da Nicola Davanzo, 27 anni, dot- torato del dipartimento di In- formatica della Statale di Mi- lano che nella seconda edi- zione della Milano Digital Week ha presentato il suo «Netytar», fusione di «net» (rete) e «guitar» (chitarra). «L’idea – spiega – è nata dalla mia passione per la musica. E poi perché mia mamma lavo- ra per la Fondazione Gnoc- chi, che si occupa di anziani e disabili. Le serviva un’attività che coinvolgesse i suoi pa- zienti e così, visto che studio informatica, mi sono messo a lavorare su un software che non escludesse nessuno», ag- giunge Davanzo. Che ha dato vita a un programma innova- tivo che è già a disposizione online gratis per chiunque ne abbia bisogno: «Per me deve essere accessibile a tutti. E in più, visto che il codice usato per crearlo è estremamente semplice, può essere modifi- cato e migliorato». «Netytar» è intuitivo: pri- ma si tara sugli occhi della persona che lo utilizzerà. So- no previsti vari passaggi e tut- ti implicano un movimento dello sguardo. E tutto fila li- scio anche se si portano oc- chiali o lenti a contatto. Poi, finalmente, appare la scher- mata: una grande «tela» di pallini colorati – che rappre- sentano le note e, infatti, a ogni colore ne corrisponde una (il rosso, per esempio, è il do) – e una serie di linee che li collegano. Per comporre la melodia ci sono due metodi: oltre a muovere gli occhi, in- fatti, chi ha abilità motorie può anche schiacciare il tasto «s» e indirizzare lo sguardo verso la nota prescelta. Chi, invece, è paralizzato dal collo in giù – e sono que- ste le persone a cui Nicola ha pensato quando ha creato «Netytar» – non deve preme- re il tasto, ma può compiere la stessa funzione di emissio- ne della nota usando un tubo collegato a un «controller», all’interno del quale soffiare. Il soffio viene poi trasforma- to in nota grazie al «control- ler» stesso. Prima di tutto, pe- rò, «bisogna decidere, con- sultando il menu a sinistra dello schermo, quale scala si vuole utilizzare e, poi, con un altro software che si scarica gratuitamente, quale stru- mento si vuole suonare». La scelta è pressoché infinita: dal pianoforte alla chitarra, passando per basso, violino e tutti i tipi di percussioni. Per far funzionare il pro- gramma basta applicare al pc una barra «eye-tracker», «che ha un costo tra i 100 euro e i 200 euro e la si può trovare anche online». Quella usata da Davanzo si chiama «Tobii» e viene utilizzata per traccia- re lo sguardo di chi suona (lo stesso prodotto è adatto an- che per gli amanti dei video- games). Grazie a tre teleca- mere a infrarossi permette di rilevare la posizione della pu- pilla e dei riflessi dell’occhio, consentendo al computer o al monitor di sapere dove si con- centrano gli occhi e di reagire di conseguenza. La tecnologia di «Netytar» può essere utilizzata anche dai bambini. «Pensiamo a una classe che deve avere un pri- mo contatto con la musica», spiega Luca Andrea Ludovico, ricercatore dell’Università Statale che ha seguito il pro- getto di Davanzo. Per Ludovi- co il software rappresenta an- che la possibilità di avvicinare i piccoli al pensiero computa- zionale: «Ci si abitua a creare schemi che possono essere poi riprodotti nel linguaggio dei computer. Starà a noi adulti spiegare come funzio- nano i pc e come possono es- sere impiegati per migliorare la vita di tutti». — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI G razie alle nanotec- nologie siamo più vicini a una vista da super-eroi e, quindi, alla possibilità di vedere anche al bu- io e scorgere l’invisibile. Un team cinese, capitanato da Tian Xue dell’Università di Scienza e Tecnologia in Cina e Gang Han della University of Massachusetts Medical School a Boston, ha iniettato nanopar- ticelle nell’occhio di alcuni to- polini e li ha resi capaci (per un periodo di 10 settimane) di ve- dere gli infrarossi (altrimenti invisibili), rimanendo contem- poraneamente in grado di per- cepire la luce visibile. Reso noto su «Cell», l’esperi- mento apre le porte a una serie di applicazioni sia in ambito me- dico sia militare, spiega Han, in- tervistato da «TuttoSalute»: «Un giorno proietteremo raggi infra- rossi su un individuo sospetto e un cane dotato di super-vista sa- rà in grado di identificarlo». Il nostro occhio - com’è noto - vede le onde elettromagneti- che solo entro un determinato intervallo di colori (vale a dire quelli dell’arcobaleno). Le onde più lunghe e più corte sono, di fatto, impercettibili. Non possia- mo vedere, per esempio, i raggi infrarossi emessi da un corpo caldo. E se oggi esistono disposi- tivi hi-tech come le videocame- re sensibili all’infrarosso, si trat- gli infrarossi in raggi di luce ver- de, che sono quindi captati dalla retina dell’animale. I topolini sono in grado di ve- dere gli infrarossi e la luce visi- bile in contemporanea: immer- si in vasche-labirinto, trovano la piattaforma per uscire seguen- do entrambi i segnali. «Nello Le nanoparticelle si attaccano a coni e bastoncelli della retina PAOLA MARIANO TEST CHE APRE NUOVE PROSPETTIVE CONTRO LA CECITÀ Topolini con la super-vista grazie all’iniezione di nanoparticelle studio mostriamo che le cellule retiniche (coni e bastoncelli) si legano alle nanoparticelle - rile- va Xue -. Pensiamo che questa tecnologia funzioni anche nel- l’uomo e sia sfruttabile per solu- zioni terapeutiche in chi soffre di deficit di visione dei colori, come il daltonismo». Prossimo passo è perfeziona- re la tecnologia - sottolinea Han - e consideriamo la possibilità di creare farmaci attivabili con gli infrarossi per trattare malattie della retina». Una è la retinite pigmentosa: «Nanoparticelle o altre molecole fotosensibili - commenta Andrea Cusumano, oftalmologo dell’Università Tor Vergata - potrebbero riattivare i canali della visione in risposta a stimoli luminosi, anche in as- senza dei fotorecettori». — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI ta di apparecchiature non sem- pre precise e comunque sogget- te a interferenze. I topolini ma- nipolati, invece, rappresentano un significativo passo avanti verso la possibilità di vedere al di là del visibile: le nanoparticel- le iniettate nei loro occhi si «at- taccano» alla retina e traducono ESPERIMENTI A BOSTON Arriva il gel a base di biomateriali in grado di riparare la cornea Sviluppato un gel super-ade- sivo, a base di molecole atti- vabili dalla luce, in grado di riparare la cornea: un giorno potrebbe diventare un’alter- nativa al trapianto. Le speri- mentazioni cliniche sui pa- zienti, infatti, partiranno en- tro un anno. È la prospettiva offerta da un lavoro pubblica- to su «Science Advances» e di- retto da Reza Dana, oftalmo- logo del Massachusetts Eye and Ear Hospital e docente al- la Harvard University. La nuova tecnologia è chiamata «GelCore» («Gel for corneal regeneration») e viene som- ministrata per iniezione o con un contagocce. Promette di essere risolutiva nell’ambi- to della cura delle lesioni del- la cornea: si tratta di una cau- sa diffusa di deficit visivo, con oltre 1,5 milioni di nuovi casi di cecità riportati ogni anno. Nicola Davanzo, 27 anni, informatico, testa il suo nuovo software: è stato presentato alla «Digital Week» di Milano

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32 LA STAMPA MARTEDÌ 26 MARZO 2019 tuttosalute

Muovere gli occhie creare una me-lodia nuova o ri-produrne unagià esistente.Suonare le pro-

prie canzoni preferite senzale mani e senza alcuno stru-mento musicale.

Perché la musica deve es-sere accessibile a tutti, anchea chi, per motivi di disabilità,non può suonarla né compor-la. Io mi sono seduta davantia un pc e ho «suonato con gliocchi» grazie a un «eye-trac-ker», scoprendo che non è so-lo facile, anche per chi nonha mai strimpellato una chi-

CHIARA BALDI

S I C H I A M A “ N E T Y TA R ” E D È STATO R E A L I Z Z ATO D A U N I N F OR M AT I C O D I M I L A NO

Uno sguardo ed è subito musicaSoftware gratuito per chi è disabile“Scelta quasi infinita di strumenti”

tarra, ma persino economi-co. Anzi, gratuito.

A rendere possibile tuttoquesto è il software creato daNicola Davanzo, 27 anni, dot-torato del dipartimento di In-formatica della Statale di Mi-lano che nella seconda edi-zione della Milano DigitalWeek ha presentato il suo«Netytar», fusione di «net»(rete) e «guitar» (chitarra). «L’idea – spiega – è nata dallamia passione per la musica. Epoi perché mia mamma lavo-ra per la Fondazione Gnoc-chi, che si occupa di anziani edisabili. Le serviva un’attivitàche coinvolgesse i suoi pa-zienti e così, visto che studio

informatica, mi sono messo alavorare su un software chenon escludesse nessuno», ag-giunge Davanzo. Che ha datovita a un programma innova-tivo che è già a disposizioneonline gratis per chiunque neabbia bisogno: «Per me deveessere accessibile a tutti. E inpiù, visto che il codice usatoper crearlo è estremamentesemplice, può essere modifi-cato e migliorato».

«Netytar» è intuitivo: pri-ma si tara sugli occhi dellapersona che lo utilizzerà. So-no previsti vari passaggi e tut-ti implicano un movimentodello sguardo. E tutto fila li-scio anche se si portano oc-

chiali o lenti a contatto. Poi,finalmente, appare la scher-mata: una grande «tela» dipallini colorati – che rappre-sentano le note e, infatti, aogni colore ne corrispondeuna (il rosso, per esempio, èil do) – e una serie di linee cheli collegano. Per comporre lamelodia ci sono due metodi:oltre a muovere gli occhi, in-fatti, chi ha abilità motoriepuò anche schiacciare il tasto«s» e indirizzare lo sguardoverso la nota prescelta.

Chi, invece, è paralizzatodal collo in giù – e sono que-ste le persone a cui Nicola hapensato quando ha creato«Netytar» – non deve preme-re il tasto, ma può compierela stessa funzione di emissio-ne della nota usando un tubocollegato a un «controller»,all’interno del quale soffiare.Il soffio viene poi trasforma-to in nota grazie al «control-ler» stesso. Prima di tutto, pe-rò, «bisogna decidere, con-sultando il menu a sinistradello schermo, quale scala sivuole utilizzare e, poi, con unaltro software che si scaricagratuitamente, quale stru-mento si vuole suonare». Lascelta è pressoché infinita:dal pianoforte alla chitarra,passando per basso, violino etutti i tipi di percussioni.

Per far funzionare il pro-gramma basta applicare al pcuna barra «eye-tracker», «cheha un costo tra i 100 euro e i200 euro e la si può trovareanche online». Quella usatada Davanzo si chiama «Tobii»e viene utilizzata per traccia-re lo sguardo di chi suona (lostesso prodotto è adatto an-che per gli amanti dei video-games). Grazie a tre teleca-mere a infrarossi permette dirilevare la posizione della pu-pilla e dei riflessi dell’occhio,consentendo al computer o almonitor di sapere dove si con-centrano gli occhi e di reagiredi conseguenza.

La tecnologia di «Netytar»può essere utilizzata anchedai bambini. «Pensiamo a unaclasse che deve avere un pri-mo contatto con la musica»,spiega Luca Andrea Ludovico,ricercatore dell’UniversitàStatale che ha seguito il pro-getto di Davanzo. Per Ludovi-co il software rappresenta an-che la possibilità di avvicinarei piccoli al pensiero computa-zionale: «Ci si abitua a creareschemi che possono esserepoi riprodotti nel linguaggiodei computer. Starà a noiadulti spiegare come funzio-nano i pc e come possono es-sere impiegati per migliorarela vita di tutti». —

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Grazie alle nanotec-nologie siamo piùvicini a una vista dasuper-eroi e, quindi,alla possibilità divedere anche al bu-

io e scorgere l’invisibile.Un team cinese, capitanato

da Tian Xue dell’Università di Scienza e Tecnologia in Cina e Gang Han della University of Massachusetts Medical Schoola Boston, ha iniettato nanopar-

ticelle nell’occhio di alcuni to-polini e li ha resi capaci (per unperiodo di 10 settimane) di ve-dere gli infrarossi (altrimenti invisibili), rimanendo contem-poraneamente in grado di per-cepire la luce visibile.

Reso noto su «Cell», l’esperi-mento apre le porte a una seriedi applicazioni sia in ambito me-dico sia militare, spiega Han, in-tervistato da «TuttoSalute»: «Ungiorno proietteremo raggi infra-rossi su un individuo sospetto e

un cane dotato di super-vista sa-rà in grado di identificarlo».

Il nostro occhio - com’è noto- vede le onde elettromagneti-che solo entro un determinato intervallo di colori (vale a dire quelli dell’arcobaleno). Le ondepiù lunghe e più corte sono, di fatto, impercettibili. Non possia-mo vedere, per esempio, i raggiinfrarossi emessi da un corpo caldo. E se oggi esistono disposi-tivi hi-tech come le videocame-re sensibili all’infrarosso, si trat-

gli infrarossi in raggi di luce ver-de, che sono quindi captati dallaretina dell’animale.

I topolini sono in grado di ve-dere gli infrarossi e la luce visi-bile in contemporanea: immer-si in vasche-labirinto, trovano lapiattaforma per uscire seguen-do entrambi i segnali. «Nello

Le nanoparticelle si attaccano a coni e bastoncelli della retina

PAOLA MARIANO

T E S T C H E A P R E N U O V E P R O S P E T T I V E C O N T R O L A C E C I T À

Topolini con la super-vistagrazie all’iniezione di nanoparticelle

studio mostriamo che le celluleretiniche (coni e bastoncelli) silegano alle nanoparticelle - rile-va Xue -. Pensiamo che questa tecnologia funzioni anche nel-l’uomo e sia sfruttabile per solu-zioni terapeutiche in chi soffredi deficit di visione dei colori, come il daltonismo».

Prossimo passo è perfeziona-re la tecnologia - sottolinea Han- e consideriamo la possibilità dicreare farmaci attivabili con gliinfrarossi per trattare malattiedella retina». Una è la retinite pigmentosa: «Nanoparticelle oaltre molecole fotosensibili - commenta Andrea Cusumano,oftalmologo dell’Università TorVergata - potrebbero riattivarei canali della visione in rispostaa stimoli luminosi, anche in as-senza dei fotorecettori». —

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ta di apparecchiature non sem-pre precise e comunque sogget-te a interferenze. I topolini ma-nipolati, invece, rappresentanoun significativo passo avanti verso la possibilità di vedere al di là del visibile: le nanoparticel-le iniettate nei loro occhi si «at-taccano» alla retina e traducono

ESPERIMENTI A BOSTON

Arriva il gel a base di biomaterialiin grado di riparare la cornea

Sviluppato un gel super-ade-sivo, a base di molecole atti-vabili dalla luce, in grado di riparare la cornea: un giornopotrebbe diventare un’alter-nativa al trapianto. Le speri-mentazioni cliniche sui pa-zienti, infatti, partiranno en-tro un anno. È la prospettivaofferta da un lavoro pubblica-to su «Science Advances» e di-retto da Reza Dana, oftalmo-logo del Massachusetts Eye

and Ear Hospital e docente al-la Harvard University. La nuova tecnologia è chiamata«GelCore» («Gel for corneal regeneration») e viene som-ministrata per iniezione o con un contagocce. Promettedi essere risolutiva nell’ambi-to della cura delle lesioni del-la cornea: si tratta di una cau-sa diffusa di deficit visivo, conoltre 1,5 milioni di nuovi casidi cecità riportati ogni anno.

Nicola Davanzo, 27 anni, informatico, testa il suo nuovo software: è stato presentato alla «Digital Week» di Milano