neXus n. 85

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OTTOBRE-DICEMBRE 2011 ANNO XVIII — N. 85 MENSILE DI COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA Copia omaggio Copertina di Gianni De Luigi, montaggio di Massimo Cremolani nexus_85.qxp 26-11-2011 17:51 Pagina 1

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Rivista neXus Supernova Edizioni Venezia, ottobre - dicembre 2011

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OTTOBRE-DICEMBRE 2011ANNO XVIII — N. 85

MENSILE DI COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA

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CITTÀ2 NEXUS OTTOBRE-DICEMBRE 2011

Le 5 risposte di Roberto Bianchin

Di chi è Venezia?È da un po’ di tempo, diciamo dagli anni Settanta, che Venezia, salvo po-che eccezioni, ha cominciato a non essere più dei veneziani. Oggi questopercorso perverso si è quasi completato. Venezia si avvia a non essere più co-sa “nostra”, intesa dei veneziani, ma a diventare cosa “loro”, intesa degli al-tri. Di tutti gli altri che la usano e ci guadagnano a spese dei veneziani. Ve-nezia è oggi in mano a chi governa, nel bene e nel male, più nel male chenel bene, i grandi flussi del turismo, di quei ventidue milioni e passa di vi-sitatori l’anno che portano una grande sporta di denaro fresco e che costi-tuiscono ormai l’unica industria rimasta in città.

Chi ha potere a Venezia?Il potere a Venezia è nelle mani dei signori delle lobby del turismo. È ostag-gio di osti e locandiere. E di tutti quelli che, a vario titolo, tengono salda-mente le redini del grande giro di denaro portato dal turismo. Dagli alber-gatori agli affittacamere, dagli immobiliaristi ai commercianti, dai baristiai ristoratori, dai motoscafisti ai gondolieri, dai battitori agli intromettito-ri, dagli ambulanti agli abusivi. Sono loro i veri padroni della città. I vene-ziani che non vivono di turismo, e che soffrono le devastazioni di un turi-smo eccessivo e fuori controllo, non contano quasi nulla.

Qual è il problema più pressante per chi abita la città?Il problema maggiore per i pochi veneziani rimasti, e destinati a restare sem-pre di meno, è e sarà quello di tentare di riuscire a convivere –cosa già diffici-lissima- con un numero di turisti che sarà inevitabilmente sempre più gran-de. E che quindi, proprio per l’importanza economica che comporta, conteràsempre di più, a scapito degli abitanti che vedranno ridotti ulteriormente –co-me già sta accadendo- i propri spazi di vivibilità. Spazi che sarebbero norma-li in una città normale, ma che non sono più normali in una città che già nonè più una città normale. Le battaglie di chi cerca di contrastare questa ten-denza sono sacrosante, ma minoritarie. L’impressione è che alla fine i venezia-ni perderanno, e vincerà l’industria del turismo, che trasformerà la città in ungrande parco storico di divertimenti. Ci siamo già vicini.

Sono importanti i soldi per la città?I soldi del turismo, gli unici che arrivano davvero, più che importanti sonocondizionanti. Condizionanti per la vita della città e per le scelte che sullacittà si fanno e si faranno. Sono il motore di tutto. L’unico dio a cui tutto sipiega. Ma i soldi del turismo ingrassano solo osti e locandiere, e uccidono iveneziani che non vivono di turismo. Anche perché impediscono alle nuo-ve generazioni di fare a Venezia un mestiere diverso da quello del cuoco odel cameriere.

Esistono lobby o mafie a Venezia?Esistono. Sono molto potenti, ben mascherate, e operano principalmente nelsettore turistico e immobiliare. È inevitabile del resto, come in molte gran-di città del mondo, come in tutti i posti in cui girano i soldi. Con l’aggra-vante che oggi sono più difficilmente distinguibili, perché i confini tralobby e mafie si sono talmente assottigliati da diventare quasi impalpabili.Nel senso che le mafie non hanno più bisogno di uccidere. Hanno sostitui-to il delitto con la nomina dei loro uomini nei consigli di amministrazione.Indossano abiti firmati, doppiopetti e colletti bianchi, e agiscono comegruppi di interesse e di pressione proprio come le lobby. Sono entrate neisalotti buoni e salite ai vertici del potere. Investono i proventi illeciti deitraffici di droga e prostitute in attività assolutamente lecite, in campo edi-lizio e immobiliare, turistico e alberghiero. Hanno facce nuove, rispettabi-li, e influenti amicizie in campo economico e politico. Basta vedere comenuove e potentissime società nascano praticamente dal niente, si imponga-no in brevissimo tempo sui mercati, dispongano di grandi capitali da inve-stire, di interlocutori altolocati e anche, in alcuni casi, di solidi agganci in-ternazionali.

VENEZIA È COSA NOSTRA?Intervista a Vittorio Sgarbi di Gianni De Luigi

Venezia è Cosa Nostra?A me sembra che Venezia esprima certamente un potere negativo; la cittàha talmente sofferto il passaggio da una grande civiltà alla reliquia che nesopravvive dopo il trattato di Campoformido e la resa della Repubblica,che da allora i suoi abitanti si sono mossi in questi spazi come spazi tea-trali, come fantasmi di quello che potevano essere e non erano più. Ma misembra che le espressioni di potere si siano manifestate a Venezia in unacondizione molto sfavorevole, consentendo solo episodi di “poteri negati-vi”. Quando qualcuno ha riecheggiato la grandezza di un tempo (Volpi diMisurata, Cini) si sono visti gli estremi bagliori di una forza che la cittàha espresso sul piano della cultura che era l'unica e l'ultima cosa che le ri-maneva. Per il resto non mi sembra ci sia nessuno oggi che esprima il po-tere che la città consentirebbe, perché è una città molto più grande diquelli che la amministrano. Ci sono solo piccoli fenomeni di microcrimi-nalità che non interessano la dimensione mafiosa, io per lo meno non neho il sentore. C'è una condizione esangue anche nel male. C'è stata una fa-coltà di architettura che ha fortemente determinato degli orientamenti euna sindacatura perentoria, ma nessuno si è impadronito della città e leha impresso una forza negativa reale.Tu dici che nessuno ha la forza di governare davvero la città perché nessu-no è all'altezza, anche negativa, di farlo. Quindi la città appartiene almondo?Sì, questa è l'unica condizione che prevale, nell'arte; in altri settori posso-no accadere cose che accadono ovunque, a Potenza come a Modena. Che cisiano delle lobby è naturale, fa parte della conformazione del potere, manon mi pare che Venezia ne sia soggiogata. Alla fine Venezia è interna-zionale, è uno spazio che uno si conquista una volta che ci arriva, la suaforza è nella rievocazione di ciò che è stata. Il passato di Venezia è piùforte del suo presente.

E anche del suo futuro allora?Sì, il futuro potrebbe essere meglio amministrato, evitando il rischio diun altro ponte di Calatrava. Ma ci sono cose che sfuggono ad un controllodi conservazione automatica. Se Venezia esiste è per il suo fantasma.Quando si fa il nome di Venezia nel mondo, nessuno può pensare allamafia, perché c'è tanto di più che essa mostra... Perché la mafia è cosìforte in Calabria? Se uno non rende grande la criminalità, cos'altro dellaCalabria evoca sogni? Il nome stesso di Venezia rende impossibile la cri-minalità nel presente.Ma ora, ad esempio, pare che i russi vogliano comprare il casinò...Sì, ma non è che dopo averlo comprato possono buttarlo giù! Una voltache avranno comprato dovranno piegarsi a Venezia. Venezia si ripara dase stessa.Il massimo che sono riusciti a fare è stato sulla Palazzina Grassi: hannomesso quattro lampadari di Murano, ma non hanno poi fatto molto. Labellezza di Venezia supera e vince la mafia.Anche se ci preoccupiamo... anche quando ci siamo preoccupati, alla fineil tempo farà giustizia di tutto questo. I cinesi dovranno diventare vene-ziani, Pinault dovrà diventare veneziano. Non ci sono pericoli da questopunto di vista.Quando arrivò la Guggenheim a prendere Ca' dei Leoni, ha portato undanno? No, si è venezianizzata lei. Chiunque arriva qua cerca di prendereVenezia, ma ne rimane preso.Quindi, Venezia non è Cosa Nostra. Come l'arte. Rispetto ad alcuni de-boli ed indifesi conati può affermarsi un principio corruttivo dell'artecome accade effettivamente con la mafia dell'arte contemporanea. Ma quil'unica cosa che possono fare è frenare l'umidità di salita, restaurare i qua-dri, ma poi? Poi, basta.L'importante è non perdere la città. La sua forza e la sua fragilità, la suaforza e la sua inerzia, la sua ingovernabilità. È più sindaco Cipriani cheOrsoni! Qui le vere autorità non sono di ordine gerarchico.

VARIAZIONIOMERICHE(e anguillesche)

di Letizia Lanza

Costituito di tre sezioni (Donnein amore, Fascinazioni marine,Serpentini amplessi), seriamentedocumentato e arricchito di undenso apparato di note, il libropropone un percorso alla ricercadell’alterità nelle sue varie e av-vincenti declinazioni: a partiredal mitico mondo di Omero,con i suoi personaggi estremi,per giungere alle più recentiicone della femminilità qualel’insidioso e affascianante ste-reotipo della Femme Fatale.

IN FORMA DI LETTERELa finzione epistolare in Franciadal Rinascimento al Classicismo

di Magda Campanini

Questo volume presenta la vastae ricca produzione di opere epi-stolari che, nella Francia del Cin-quecento e del Seicento, dannoforma ad una finzione romanze-sca sentimentale sorretta dalledinamiche del discorso in lettere.Il percorso di indagine si adden-tra nei meandri della scritturaepistolare e definisce una finzio-ne che non è un semplice precor-rimento del grande romanzo set-tecentesco, ma una forma lettera-ria compiuta.

RIFLESSIONI ALLO SQUERO

Ma che combinazione

trovar lo squero accanto a un ospedale

si proprio fianco a fianco

a rattoppare insieme avanzi di laguna

feriti o logorati o un po' malconci

che a non sentirsi bene

verrebbe da bussare al mastro d'ascia

che la sa dare ancora un po' di sicurezza

magari camuffandosi da barca.

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Intanto che peniamo

ognuno a modo nostro

per venezia

cerusici di fama

la danno se non morta per dispersa

e trovano scontato seppellirla

spalandole vaneggi per progetti

Il capitale umano non risulta

non merita una voce di bilancio

le bricole ci tracciano un destino

l'indigeno è gradito se scarseggia

tra sagoma o buratto analfabeta

di plastica conserva e non marcisce

Venezia non si sente troppo bene

ma se l'ascolti senti che respira

prova ad alzarti presto la mattina

e ce l'hai tutta lì ma quella vera

Venezia che lavora per campare

Venezia il ritmo giusto

Venezia batte il tempo

Venezia vecchio tempio di sale screpolato

che poggia col suo il marmo sopra il legno

agile flusso proprio perché lento

fluido come ogni cosa stia nell'onda

vita che ignota scorre sotto l'alba

fatta di gente gente veramente

di gente in carne ed ossa

che suda e allora capita che canta

e se si da la voce è una canzone

insulti da una barca incontro all'altra

a rimbalzare piatti sopra l'acqua

la pace in uno sguardo in linea d'aria

chi porta balle in balle di giornali

chi lava i panni sporchi e li riporta

chi spazza i suoi masegni

ben oltre la sua porta

e intanto gli occhi accendi al primo sole

colore dello stesso esatto rosa

di cui profuma sempre il primo pane

venite a respirarla Venezia per capirla

venite ad annusarla Venezia per salvarla

Un mastro d'ascia se ne prenda cura

e non plotoni tragici di esperti

gufare al capezzale salivando

scialando in onorario misto a fumo

il meglio di se stessa che ha da dare

Venezia mi è girone che danna alla bellezza

nessuno mi offra in cambio

nemmeno anche soltanto

l'idea del paradiso

anita menegozzo

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OTTOBRE-DICEMBRE 2011 NEXUS 3CITTÀ

ome si è potuto in poco più di12 anni anni, arrivare a capo-volgere le linee della politica

urbanistica del Comune di Venezia? Con uno strumento urbanistico emer-genziale nel 1999 e un progetto priva-to dichiarato di interesse generale nel2003 il Comune inserisce un collega-mento sublagunare tra Tessera e l’Ar-senale. Nel 2004 per fare cassa con unaVariante al PRG propone il raddoppiodell’area già acquisita e approvata perlo stadio (“Quadrante Tessera”). Nel2006 la Regione prevede un nuovopercorso ferroviario Alta Velocità lun-go la gronda lagunare con fermata aTessera (saltando Venezia ma ancheMestre). Sempre dichiaratamente perfare cassa con un accordo Comune-Re-gione nel 2009 si cerca approvare unaVariante della Variante (Tessera city)per quadruplicare l’area dello stadio inaree agricole a grande rischio di allaga-mento preventivamente acquisite daSave spa, e la si sposta per consentire ilraddoppio dell’area aeroportuale.Ma la procedura di approvazione si fer-ma per sempre in Regione quando laCommissione di Salvaguardia, chiededi fare preliminarmente una istruttoriaper verificare la legittimità degli atti.Di fatto a questo punto l’unico modoper legittimare le operazioni Quadran-te Tessera e Tessera City viene rinviato alnuovo Piano di Assetto del Territorio(PAT) che sostituirà il Piano Regolato-re oggi vigente.La nuova proposta di PAT nella Cartadella Trasformabilità inserisce esatta-mente sempre la stessa grandissimaarea che prefigurava Tessera City nel2009. L’area è definita “contesto terri-toriale destinato a programmi com-plessi”, definizione che prevede appro-vazione con procedure straordinarie(conferenze dei servizi, accordi di pro-gramma). Tutta l’area è delimitata con“limiti fisici di nuova edificazione”, èquindi riconosciuta come urbanizzabi-le ed edificabile. Tra questa area e la statale triestina èpreservato un grandissimo ambito peril raddoppio delle piste aeroportuali fi-no al fiume Dese.L’aeroporto ha ampie possibilità di svi-luppo per attrezzature e servizi aero-portuali a terra nelle aree già in conces-sione, già oggi è sopra i limiti di leggedi inquinamento (atmosferico, acusti-co, luminoso). In prospettiva un gran-de aumento dei flussi deve avvenire at-traverso la messa a rete del sistemacomplessivo degli aeroporti (Venezia,Treviso, Ronchi, …).Nelle cartografie del PAT vi è anche la

drastica riduzione delle grandi aree de-stinate a bosco prescritte dal Piano Re-golatore e dal PALAV vigenti, colloca-te a est di Mestre a servizio della città ea delimitare l’espansione insediativaverso la gronda lagunare. Una nuovaarea a bosco viene invece collocata lun-go il Dese a servizio e a legittimazionedi Tessera City.Vi è inoltre inserito il tracciato per unanuova linea ferroviaria ad Alta Velocitàlungo la fascia di gronda lagunare og-getto di amplissime contestazioni. Vi è una “Linea di forza del trasportolagunare” da Tessera verso Venezia chefurbescamente evita di pronunciarsiapertamente a favore sul progetto disublagunare, che pur è già presentato alCipe.Nella tabella del dimensionamentodell’ambito Dese-Aeroporto si prevedeun “carico insediativo aggiuntivo” supe-riore ai due milioni di mc. Sono previ-sti 350.000 mq di pavimento destina-ti ad attività Commerciali e Uffici,110.000 ad attività Turistico-alber-ghiere e 50.000 ad attività produttive. L’ass. Micelli prospetta questa come laparte principale di un nuovo asse stra-tegico della città (da Dese fino al Lido),un nuovo grande polo in grado di atti-rare investimenti.

QUALI SCELTE URBANISTICHE PER LA CITTÀ?

È assurdo dirottare enormi investi-menti pubblici e privati verso nuovearee da urbanizzare a Tessera avendo legrandi aree disponibili e le infrastrut-ture di Marghera da riusare e molte at-tività da rigenerare e riconvertire (in-centivando le bonifiche). Oltre a tutto le grandi aree limitrofe diDese, che hanno destinazioni analoghee sono già state completamente urba-nizzate, a tutt’oggi non sono state mi-nimamente utilizzate.Lo stadio e le attrezzature pubblicheconnesse si possono realizzare da subi-to nelle aree di proprietà comunale giàpreviste nel piano regolatore vigente. I sistemi di trasporto pubblico vannorealizzati a servizio della grande mobi-lità dei pendolari e dei residenti, nonper valorizzare le operazioni speculati-ve fondiarie e finanziarie private.Dopo vent’anni di attesa il SistemaFerroviario Metropolitano Regionale,che può usare i quattro binari del pon-te già disponibili, deve finalmente col-legare tutto l’entroterra con la stazioneferroviaria di S. Lucia e con i collega-menti acquei laterali esterni (a S. Giob-

be a nord, verso il Canale Scomenzera edella Giudecca a sud) per decongestio-nare Piazzale Roma, il Canal Grande eil Canale di Cannaregio, collegando di-rettamente le Fondamente Nuove el’Arsenale, Castello e il Lido. Le nuove linee del tram devono essereportate a ridurre i maggiori flussi dimobilità privata su gomma lungo lacastellana e lungo la miranese. L’aeroporto va collegato con il SFMR(come già previsto) e la stazione di Me-stre non va depotenziata.Dai dati disponibili sui flussi non è ne-cessaria una nuova linea per l’Alta Ve-locità, è possibile velocizzare e raddop-piare l’uso delle linee ferroviarie esi-stenti. Possiamo tornare a fare le sceltestrategiche e i piani urbanistici non perlanciare grandi operazioni speculative,ma per risolvere le criticità, per soddi-sfare i fabbisogni prioritari e servire icittadini, per riqualificare e valorizzarela città.

Stefano Boato

TESSERA CITYLa più grande speculazione urbanistica per “fare cassa”

Casa Nostradi Piero Falchetta

arebbe fin troppo facile trovare consenso per un’affermazione del gene-re: Venezia non è governata, Venezia è gestita da un consiglio di am-ministrazione che cerca di sfruttarla quanto più può facendo finta di

governarla. Non è che non ci sia del vero in questa frase, basta pensarci unmomento, e forse neanche. La soluzione, in tal caso, sarebbe abbastanza sem-plice: cambiamo governanti e cerchiamone altri più capaci e più disinteres-sati, se ce ne sono. Ma non è così facile. Perché non ci sono soltanto i gover-nanti, bensì c’è tutta una città (o quasi) che cospira contro se stessa e che agi-sce, è davvero una maledizione, sia contro il passato della propria storia illu-stre, sia soprattutto contro il proprio futuro, che è ormai difficile da imma-ginare come un buon futuro nel quale un’idea moderna di cittadinanza pos-sa trovare alimento ed espressione.Che questa sia la realtà, bisognerebbe farlo sapere a chi si lamenta a gran vo-ce dei troppi turisti, e poi non esita a sfruttare i più miseri, bui e umidi bu-gigattoli per farne lucrosi B&B. Bisognerebbe farlo sapere a chi, arrivato aimportanti traguardi culturali e politici, ha poi inchiodato per sempre la cittàa un mortifero “com’era dov’era” proprio là dove, nel teatro, si doveva dareun segno forte di vitalità intellettuale e civile. Bisognerebbe farlo sapere aquei celebrati rematori con la maglia a righe, custodi inflessibili della tradi-zione, che tengono i rotoli di banconote da cento euro esentasse arrotolati nelcalzino (visti con questi occhi). Bisognerebbe farlo sapere a chi si gloria, e nonè uno solo, di aver portato in città collezionisti miliardari – di opere che so-no spesso di gusto discutibile ma sempre di gran prezzo – e non vuol sentir-si dire che ha quasi regalato uno dei quartieri più straordinariamente bellidella città in cambio di quasi niente. Bisognerebbe farlo sapere a chi invei-sce contro l’affollamento dei mezzi pubblici, e non vuol capire che senza tu-risti il prossimo vaporetto lo dovrebbe aspettare un bel po’. Bisognerebbe far-lo sapere a chi si è fatto fotografare bello, sorridente, vittorioso e calzato Lou-botin, alla posa della prima pietra di un palazzo fantasma e disastrosamentecostoso, e ora dice “il buco l’ha fatto lui!”. Bisognerebbe farlo sapere a tuttiquelli che amano tanto ma tanto Venezia, e che poi con le loro barche (taxi,mototopi, barchini, ecc.) sfrecciano a 70 dove c’è scritto 7. Bisognerebbe far-lo sapere a chi è passato dal think tank delle cattedre universitarie a pubbliciincarichi culturali, per approdare infine alla testa di un gruppo d’investi-mento che ha lanciato la più grande campagna di speculazione immobiliareche si sia mai vista in città. Bisognerebbe farlo sapere a chi prende i soldi (ca-sh) dai cinesi, i quali vendono borse e guanti là dove prima si vendeva paneo latte. Bisognerebbe spiegarlo con particolare enfasi a chi è entusiasta di Ve-nezia, della sua dimensione veramente internazionale e cosmopolita, e passale proprie giornate tra un ricevimento a bordo di un megayacht, un volo Ve-nezia-Roma-Londra-New York-Dubai, un’inaugurazione artistica nel palaz-zo sul Canal Grande di un qualche sarto di grido (italiani, popolo di sarti,cantanti e cuochi...). Bisognerebbe farlo sapere a chi tratta i turisti come pez-ze da piedi, insultandoli e magari anche imbrogliandoli, e poi ci campa dare, su quei turisti. Ma allora, se sono (siamo) tutti responsabili, nessuno è davvero responsabi-le? Eh no, non è così. C’è chi ha responsabilità maggiori, e chi minori, siachiaro. Ma chi ha responsabilità minori, per dir così, ne ha ugualmente unache è la più grande di tutte, quella di essere un cittadino. Cittadino che ap-partiene profondamente al luogo nel quale abita, anche se non vi è nato, e cheperciò non soltanto lo rispetta e tenta di migliorarlo, ma lo intende quasi, vi-sto che si tratta di Venezia, come una “città nobilissima”, per usare il celebreappellativo del Sansovino. Il quale scriveva appunto nelle sue Orazioni(1557), riportando un discorso di Lelio Tolomei senese perfettamente in li-nea con il nostro tempo: “E di tanti disordini passati e presenti non è statocausa questo o quell’ordine solo, ovvero sol questo o quel Cittadino, ma tut-ti insieme, perché chi col fare, chi con aderire, chi con promettere, tutti ab-biamo sempre fatto il peggio che abbiamo potuto ed abbiamo procurato a ga-ra la rovina della Città e di noi stessi”.Può un intero popolo datosi ad affittar camere, a vendere maschere e a inte-ressarsi soltanto di quella cosa lì che non serve neanche dire, tanto è eviden-te, rimproverare i suoi governanti perché anche loro si occupano soprattuttodi quella cosa lì, solo che lo fanno molto più in grande? Non siamo tutti (oquasi) qui per far soldi (o per farli fare ai nostri amici e parenti)?

ambiano un po’ le forme: uniphone in più, un merletto inmeno, ma la sostanza non

cambia e le maschere della Comme-dia dell’Arte si rivelano ancora unavolta emblemi profetici per la città diVenezia e i suoi frequentatori. Macorro troppo e per comprendere que-sto parallelo necessario iniziare riflet-tendo sui dati di una piccola indagi-ne condotta nelle ultime settimanefra i rappresentanti di alcune catego-rie operanti in città. Cinque doman-de: di chi è Venezia? Chi ha potere aVenezia? Qual è il problema princi-pale per chi abita la città? Sono im-portanti i soldi per Venezia? Esisto-no lobby o mafie a Venezia? Doman-de rivolte a banchettari, taxisti, gon-dolieri e marinai Actv; ciascun grup-

po a suo modo rappresentativo di unpezzetto dell’anima della città e tut-ti insieme “zoccolo duro” di chi, a pa-role e nei fatti, ne costituisce la spinadorsale.A sentire la loro voce le buone pre-messe ci sono tutte: Venezia è dei ve-neziani, di chi la ama e la vuole vive-re; il problema, ecco, il vero proble-ma sono i politici! I politici interes-sati solo ai soldi, ai loro interessi e achi – a sua volta – ha i soldi. I politi-ci e la curia che fanno il bello e il cat-tivo tempo per il proprio tornaconto!

(I soldi, i soldi maledetti! Sterco deldiavolo quando degli altri, ma dalprofumo di violetta quando ci cade inmano). Eh, sì, sempre importanti isoldi, al centro dell’interesse, perchécerto una città come Venezia dei sol-di non può mica farne a meno?!Problemi? Eh, beh, certo, problemice ne sono sempre tanti: provi lei aprendere un traghetto nelle ore dipunta, provi lei a fare la spesa! A vi-sto che prezzi? Sì, li ho visti, ma midomando anche chi li fa... O chi fa iprezzi dei vaporetti, di un giro in

gondola, di una corsa in taxi... Chivende i negozi, i bar e le botteghe delcentro ai cinesi? Non sono venezianianche loro?Le idee sono tante e ben confuse,ognuno avrebbe la propria ricetta, lasoluzione magica da sfoderare, quelproblema che risolto renderebbe Ve-nezia di nuovo Serenissima. Tutti in-dicano il male in ciò che gli altri fan-no. Ma infine nessuno fa sconti e nes-suno intende rinunciare al propriotornaconto.Ed ora torniamo al parallelo iniziale.Immaginate un’orda di Zanni o diArlecchini con al collo una macchi-netta digitale. Ecco i turisti da spre-mere, numeri da far salire a dispettodell’Amore per la propria città tantosbandierato... Ma d’altra parte, suv-

via, come si potrebbe fare altrimenti?E le nostre categorie? Tanti Pantalo-ne interessati solo al denaro, salvo av-vedersi alla fine dei propri giorni,quando ormai non c’è più nulla da fa-re, che nella vita esistono ben altrepriorità: le donne, la bellezza... e cheforse era il caso di pensarci prima,quando se ne sarebbe potuto godere.Ma ora accorgersi di essere solo deivecchi impotenti fa male. Fa malestare di fronte a qualcosa che Naturae Destino impediscono all’uomo disalvare.Veneziani! Venezia è vostra davvero.Nessuno verrà a salvarla se non lo fa-te voi. Nessuno verrà a ripescarlaquando affonderà sotto il peso deisoldi.* attore, scrittore, veneziano d’adozione

Sotto il peso dei soldidi Giacomo Trevisan *

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DOGI IN CONTROLUCEdi Daniela Zamburlin

Un libro che presenta un’analisistorica degli atti compiuti dai do-gi, condotta su fonti certe e rigoro-se e svolta per argomento (fami-glia, religione, poesia popolare, ga-stronomia), un libro in cui il letto-re trova gli aspetti meno conosciu-ti, più intimi e privati dei dogiche, visti anche in controluce, si ri-velano una grande stirpe, superbaper magnanimità, saggezza, labo-riosità, intraprendenza, coraggio esenso dello Stato.

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CITTÀ4 NEXUS OTTOBRE-DICEMBRE 2011

’ambiguità, o meglio, ladoppia interpretazione chesi può dare a questo titolo è

voluta, proprio per provocare lacittà e i suoi cittadini. Venezia ciappartiene o come vuole l’Unescola sua vocazione contemporanea èdi appartenere al mondo. Ma aquale mondo? Quello del turismoammassato in mega navi Garda-land a consumare viaggiando e aconsumarsi nei negozi delle gran-di firme in plancia? Vorrei che chiafferma, con sicumera, che le gran-di navi portano un indotto moltoalto alla città lo dimostrasse connumeri e aziende. Non certo, amio modo di vedere, al mercatoortofrutticolo o del pesce locale;tutto arriva da altri luoghi, mentrel’impatto con la città è disastroso.Il fumaiolo di una di queste naviinquina tutto il quartiere di SantaMarta. Masse di turisti si versanoin città per piccoli acquisti, per ri-salire in nave e partire. Mi chiedoancora: chi beneficia di questo be-nedetto indotto? Il Porto? Lo Sta-to? Non credo il Comune e con luila comunità che lo abita: il sinda-co è esautorato rispetto alle deci-sioni del Provveditorato al Porto edel Magistrato alle acque, è giàmiracoloso che la città riesca ad es-sere quasi pulita. Si pensi che inCina a pochi chilometri da Pechi-no si è costruita un’altra Venezia,quasi un omaggio all’ultimo ro-manzo di Antonio Scurati una Ve-nezia del 2092 re-inventata, rico-struita dai cinesi dopo una cata-strofe.Da La Nuova Venezia del 13 set-tembre 2011, Scurati dice che nelsuo libro “c’è una componente vi-sionaria, ma c’è anche la Veneziache io ho conosciuto da ragazzo.Ho proiettato nell’avvenire edestremizzando qualcosa che a Ve-nezia già c’è: il declino della vitaautoctona, i cittadini subalterniagli stranieri, la perdita della di-mensione di città autentica pertrasformarsi in una specie di Di-sneyland del turismo. Io l’ho im-maginata come Las Vegas crudeledel terzo Millennio, luogo di pia-ceri estremi e vizi terminali conPiazza San Marco che è diventato ilnuovo Colosseo, dove i gladiatorisi scontrano. Però senza anticiparetroppo del libro, c’è anche un mo-mento in cui uno dei gladiatorifugge e scopre, al di là del muroche delimita la Nuova Venezia co-struita dai cinesi, i residui della vi-ta della città d’un tempo che horaccontato sulla base dei luoghidella mia infanzia, trascorsa traCastello dove vivevo e Madonnadell’Orto dove andavo a giocare.”Sicuramente questo libro alzeràuna levata di scudi da parte di al-cuni intellettuali o di associazionidella salvezza. Ma bisogna far na-scere invece una nuova cultura am-ministrativa per tenere fede al“Senso della Città” e non farla di-ventare un parco tematico; comeappunto Wuqing dei fratelli Frat-tini, un ennesimo outlet con 180negozi tra cui Versace, Prada, Bul-gari, Gucci, ecc. forse mancheran-

no i banchetti di piazza San Marcoma le gondole ci sono e a motore.Mi chiedo come si continui dopotrent’anni di contraddizioni a insi-stere e ormai quasi a completareun’opera che nell’ultimo convegnogli esperti hanno messo in discus-sione ipotizzando che negli annifuturi le maree nel Mediterraneoarriveranno a 180 cm, mentre aGenova la grande idea di costruirea mare una fabbrica di elettricitàun progetto ambientale che pren-derà energia non solo da un oliodella nocciolina delle Barbadoscompletamente ambientale, masfrutterà l’energia provocata dalleonde e dal mare. Renzo Piano staprogettando delle pale eoliche peralimentare di energia le meganaviall’ormeggio senza che loro inqui-nino il porto e i quartieri genove-si. Quindi ci saranno navi con laspina. Il moto ondoso, come dice-vo, sarà sfruttato per la sua forza edenergia, pensate a quanta energia

riusciremmo ad avere dal Canaledella Giudecca. Ma perché in que-sta città non esiste una proposta,un’idea di questo genere? Mentreil MOSE continua a creare un taledisequilibrio che anche le seppio-line non riescono più a trovare ilciclo di riproduzione.Per concludere, e spero si affrontisempre più l’argomento, la candi-datura di Venezia Capitale Europeadella Cultura: si vuole chiamarlaMetropolitana della Cultura; Mau-rizio Cecconi afferma “Sembra faci-le”, ed è un’affermazione condivisi-bile totalmente. Si sono ultima-mente aggiunte Lecce, Bari e Brin-disi, c’erano già Matera, Siena, Ra-venna e Terni, L’Aquila, Torino. Se la prima ragione della città perantonomasia della cultura è l’ov-vietà più inutile, che cosa si inten-de per Cultura? Ma su questo credoche Nexus ritornerà anche nel pros-simo numero.

Gianni De Luigi

Venezia Cosa Nostra? Venezia ... Nostra?

a Redazione di Nexus miha chieso di scrivere un ar-ticolo su Venezia ... nostra,

formulando cinque questiti:Di chi è Venezia? Chi ha potere in città? Sono importanti i soldi per la città?Quali sono i problemi di chi la abita?Ci sono lobby o mafie in città?Con queste cinque domande intesta partiamo alla ricerca di ri-sposte su Venezia, a mio avviso èchiaro che pochi degli intervi-stati scelti tra banchettari, gon-dolieri, tassisti e marinai, hannouna coscienza sul reale stato so-ciale che governa la città, mag-giormente mi ha colpito il fattoche le dichiarazioni combaciantiampiamente alla realtà sianoquelle di chi non abita nellacittà, di chi ogni giorno per la-vorare entra ed esce dalla condi-zione veneziana, di chi è andatovia o di coloro che dalla terrafer-ma sono venuti ad abitarci; per

chi è da sempre qui e la conosceperché l’ha sempre vissuta, i pro-blemi sembrano non esistere delresto c’è chi ferma il suo pensie-ro all’acqua alta dicendo: “L’ac-qua alta non è una cosa che co-munque porta danni ... diciamoche è più un disagio che dura co-munque poche ore”, dimenti-cando che per un giovane, quin-di per il futuro di questa città,pensare di abitare a Venezia èproibitivo. “Le case?! Esatta-mente, non c’è nessuna politicaper i giovani”, tutto viene ven-duto, affittato a chi per la città cipassa, così decidere di trascorrer-ci la propria vita diventa impen-sabile. “Venezia sarà in futuro laDisneyland come vogliono chesia”. Venezia per qualcuno è ditutti, del mondo, altri diconodei veneziani, alcuni si sbilan-ciano dichiarando che è di “chiabita sotto quel campanile là (in-dicando il campanile di San Mar-co)”. Per altri ancora “Venezia èdelle grandi agenzie che guada-gnano sui turisti”: come darglitorto, non devo nemmeno alzarela testa per guardarmi intornoche già sento il vociare di folleche si snodano senza controllosulla riva ... e mi chiedo quantosiano importanti tutti questi tu-risti. “La città è a misura di turi-sta, tutto valutato sul guadagnodel turismo, i turisti sono l’eco-nomia principale” e quindi pen-so tanti turisti uguale tanti sol-di, mentre per la domanda suc-cessiva ritengo che, anche se isoldi ce li abbiamo, il problemaè che noi veneziani non sappia-mo dove vadano a finire. E alladomanda finale: “Secondo lei cisono lobby o mafie a Venezia?” laclassica risposta all’italiana persalvarsi in corner è “Sicuramentecome in tutte le città dove gira-no tanti soldi”.

Massimo Cemolaniattore

La Nave Norwegian Jade alle ore 7 del 10 Settembre 2011 passa di fronte alla Chiesa del Redentore (foto di Manfred Manera)

HEMINGWAY IN ITALIANO E INGLESEuna guida letteraria alla città di Venezia e al Veneto sulle orme di Ernest Hemingwayscritta da Rosella Mamoli Zorzi e Gianni Moriani con un contributo di Arrigo Cipriani

Continua, con questo IN VENICE AND IN THE VENETO WITH ER-NEST HEMINGWAY, la serie di piccole guide letterarie, pubblicate daSupernova, fino ad ora dedicate a Henry James, Lord Byron, Ezra Pound,con la novità che questo ultimo volume su Hemingway viene pubblicato inedizione inglese, come gli altri, ma anche in italiano.

Il "turismo letterario" sembra godere di una certa popolarità in questo pe-riodo, e il successo di queste piccole guide ne fa parte. Ma ancora più impor-tante ci sembra il fatto che la descrizione letteraria di un luogo o di un mo-numento ci permetta di vederli con altri occhi, con l'aggiunta, si potrebbedire, della bellezza della prosa che li descrive. Vedere la Chiesa di SantaMaria del Giglio, appena descritta da Hemingway in Di là dal fiume e tragli alberi come simile a qualcosa che sta per innalzarsi in volo, aggiunge unelemento nuovo alla nostra normale percezione. O guardare il leone alatosulla Torre dell'Orologio e pensarlo come il papà del "Leone Buono" chefugge a volo dall'Africa dove gli altri leoni lo prendono in giro perchè nonmangia i Wandorobo ma solo tagliatelle, è vedere, questa volta con un sorri-so, una nuova qualità in quel leone della tradizione. Del resto, tutta la Ve-nezia dal Canal Grande color grigio acciaio, spazzata dal vento, battuta dallapioggia, come la descrive Hemingway, si anima di nuove dimensioni.

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CULTURA E SOCIETÀOTTOBRE-DICEMBRE 2011 5 NEXUS

Gianni Milner afferma cheil salotto di casa Levi nonera soltanto punto di in-

contro di raffinate ed esclusiveriunioni della borghesia illumina-ta veneziana e mitteleuropea, maanche luogo di elaborazione diprogetti culturali intelligenti eambiziosi. Fu qui, peraltro, che siera progettato di trasformare illiceo musicale Benedetto Marcel-lo in accademia di musica. Fu quiche si creò la prima importantebiblioteca musicale privata. Fuqui che si posero le basi per la co-stituzione della Societas cheavrebbe consentito la rinascitadel Teatro La Fenice. Fu qui chesi elaborò il progetto di inserire lamusica tra le discipline dellaBiennale Internazionale d’ArteContemporanea e, per tanto, sipropose l’Autunno Musicale Ve-neziano in concomitanza con lemanifestazioni della Biennale.Questo gioco della citazione nella

citazione diventa un modo perscorrere lungo la tastiera, apprez-zarne le singole note e riconoscernel’armonia degli accordi, in uno spa-zio senza tempo, immaginando discorgere in quel salotto musicalel’elegante figura di Olga accantoad Ugo seduto al pianoforte, inten-ti in un mini-concerto nella risco-perta di giorno in giorno della loropassione per la pratica musicaletanto da convincersi a dedicarvil’intero patrimonio.Una dedizione profonda, completa,piena d’amore per il mondo dellacultura musicale in un’accezioneampia e moderna, direi contempo-ranea.Non a caso la frase sopra citata in-troduceva il discorso del Direttore

della Fondazione sulla riscopertanella ricca biblioteca della famigliadi Ugo Levi, definito “musico e mu-sicologo squisitissimo”da d’Annun-zio, di interessanti riduzioni perpianoforte e per canto e pianofortedella musica per film di quegli an-ni. La sicurezza culturale con cui i co-niugi Levi spaziavano con grandemodernità in diversi contesti e sudifferenti livelli in più ambiti cipermette di disporre di un materia-le unico poiché, come sottolinea sa-pientemente il curatore del semina-rio “La storiografia musicale e la musi-ca per film” Roberto Calabretto, “lepartiture cinematografiche sono de-gli oggetti desueti […] le loro ridu-zioni e trascrizioni, al contrario,

hanno goduto di molte fortune, enon a caso, venivano edite da presti-giose case.”Così casualmente in casa Levi si puòinciampare in una partitura, con de-dica autografa diretta ad Ugo, fir-mata da David Raksin, famoso com-positore che affiancò Chaplin dal1936, e anche questo ci aiuta a co-noscere non dimenticare “queste‘partiturine’ – riserviamo loro il di-minutivo date le loro dimensioni eil loro essere piccole trascrizioni allaportata di musicisti dilettanti che leeseguivano appunto per diletto –[che] erano distribuite come deipiccoli periodici […] inevitabil-mente destinate alla fruizione do-mestica”.

Carla Gagliardi

IL SALOTTO LEVITRA FESTIVAL DEL CINEMA E BIENNALE MUSICA

Le ArtiAssociazione Culturale VenetaL'associazione Le Arti, fondata tre anni fa, ma non ufficialmente

appartenente alle associazioni comunali, non avendo ancora lega-lizzato l'atto costitutivo e lo statuto, si muove abbastanza bene

nel territorio veneziano. Forse, non è l'unica delle istituzioni venezianead interessarsi alle Arti, ma sicuramente potrà dare un segno significa-tivo alla città. Essa allarga i suoi orizzonti nei seguenti rami della cul-tura : letteratura e poesia, le arti visive in genere e multimediali (com-prendenti il cinema, la musica ed il teatro). Non ha scopi di lucro enon segue direttive politiche o tantomeno partitiche. Appoggia e credenel rapporto diretto e collaborativo con altre associazioni culturali.Importante è lavorare bene e qualitativamente. Anche i meno giovanipossono trovare spazio nella nostra associazione. All'inizio, si era pensa-to di dedicare l'istituzione culturale al nostro poeta “veneziano” UgoFoscolo, e ci si trovava nello studio di una scultrice ben conosciuta aMestre, ma poi, con il tempo, per vari motivi e per l'incomprensione ditalune persone che non sto ad in dicare, il nostro cenacolo culturale si ètrasformato in qualcosa di ben diverso rispetto ai programmi e allelinee delineate dai soci fondatori. Peccato! Sarebbe stato bello ricordareogni anno il nostro grande poeta nato a Zante in Grecia.A Venezia e nel Veneto ci sono varie associazioni culturali che s'interes-sano di varie arti, ma la nostra è molto particolare ed opera in sinergiacon le varie arti, collabora e sta crescendo in sintonia con altre associa-zioni di vario tipo.La mia idea è di dare un supporto concreto a tutti coloro che operanonelle varie arti, considerando che è molto importante rendere vivo ildialogo soprattutto con i giovani, lasciando molto spazio alla loro fan-tasia e capacità. Ecco che è importante operare all'interno anche dellescuole veneziane.Nell'associazione vi sono rappresentanti di centri culturali nazionali. Leprospettive di sviluppo sono valide, anche se siamo all'inizio della nostraattività. I tempi sono quelli che sono e la gente, forse, non crede moltonelle arti in genere si bada più ai fatti concreti: moda, musica sport di uncerto tipo, insomma il consumismo ecc. è all'ordine del giorno.Io sono particolarmente fiducioso che cose cambieranno in meglio enon mancherà molto che sentiremo parlare più fattivamente anche del-l'associazione che ho fondato assieme ad alcuni noti veneziani.Con sommo piacere si può notare che il Lido di Venezia sta lavorandobene con la poesia e le arti in genere. Ho potuto assistere una sera, as-sieme a dei miei amici veneziani, agli Alberoni, ad una manifestazionedi teatro meravigliosa, dedicata al grande Paul Whitman. Il luogo, unvecchio antimilitariste si presta a serate come quella, sono rimasto in-cantato dalla bellezza. Penso che ci siano pochi posti al mondo cosìbelli che ti pare di vive vere in un altro pianeta.Ringrazio ancora Giovanni Distefano di “Nexus” e i suoi collaboratori,per avermi dato la possibilità di esprimere le mie idee, diffondendo intal modo l'associazione.

Gianfrancesco Chinellato

Ai poetiche conoscoAi poeti che conosco, suggerisco sempre di provare a girare

almeno una volta al mese a dire poesie alla gente, ferman-dola per strada.

È un'esperienza non semplice ma fantastica, a volte capita di incon-trare persone che si commuovono, ringraziano emozionate, raccon-tano il segreto della loro vita, episodi misteriosi, avventure, coinci-denze... qualcuno dice che aveva proprio bisogno di sentire quellapoesia in quel preciso momento... Per me è un'abitudine, lo faccio quasi tutti i giorni, da più di ottoanni, e mi mantengo, vendendo in giro, a prezzo poetico, i libri chepreparo a mano in centinaia di copie, piegando tagliando incollan-do e cucendo fogli e cartoncini colorati. Il nome delle mie autoEdi-zioni? Carmina Dant Panem. Non c'è niente di strano in quello che faccio, la Poesia è nata così.I poeti ambulanti sono sempre esistiti. In Giappone, i più famosicreatori di haiku erano addirittura monaci ambulanti.Tagore, ne "Il Cristo", scrive di essersi ispirato ai poeti girovaghiindiani, i Baul.Abbiamo forse dimenticato che il Patrono d'Italia, quel Francescopoeta, fondò addirittura un Ordine mendicante?Certo, oggi l'ufficialità e il riconoscimento vanno in un'altra dire-zione.Con il dominio del marketing, le grandi Case Editrici spingono ilpubblico verso le pubblicazioni di consumo.La Poesia è sotterranea, non va mai veramente di moda, però nonscade nemmeno, quindi non è utile al mercato, rischia di rimanerenelle librerie di casa per sempre, ma quel che è peggio, libera ilcuore e la mente, afferma una verità profonda, è un antidoto allafretta, e un pericolo per il Progresso e la Velocità.Così, da tempo, i premi Nobel non vengono assegnati ai poeti, iguru della comunicazione istruiscono gli editor a non pubblicarePoesia, ci sono catene di librerie che non tengono nemmeno i clas-sici sugli scaffali, i poeti si escludono dalle grandi manifestazioniculturali. Non vengono spediti in Siberia, no, però si costruisce unmuro di indifferenza intorno a loro, e il risultato è lo stesso delconfino, anzi meglio, perché così non diventano eroi.Ma ecco, si aprono delle possibilità insospettate, basta poco permettere al tappeto lo spirito perverso del nostro tempo, basta unsolo poeta ambulante all'uscita della Biennale di Venezia per riusci-re ad avvicinare quasi tutti i visitatori, con un semplice: "Scusi, alei piace la Poesia?".Il rischio è di sentirsi dire: "Per tutto il giorno mi sono sforzato di ve-dere l'Arte in opere che, troppo spesso, non riescono a trasmetterla, fi-nalmente l'ho trovata in un gesto poetico diretto e coraggioso".Grazie!

Lorenzo Mullonpoeta ambulante tra Milano e Venezia

SUPERNOVA 2011Nel corso del 2011 la casa editriceSupernova di Venezia ha pubbli-cato i seguenti libri:

A Blue Rhapsodydi Monica Seleghin

Frattanto, in fiduciosa attesa di Renato Pestriniero

Il nido dei draghi di Emma Ciang

Età d’argentodi Armando Pajalich

Venezia breve storia illustratadi Giovanni ScarabelloPaolo MorachielloMario Piana

AAA Venezia Cercasidi Gianfranco Spinazzi

Dalla Fabbrica alla Biennaledi Angelo Bacci

Ti racconto la mia storiadi Barbara Gervasuti

Milagrosdi Lucia Guidorizzi

Alchimie di Daniela Milani Vianello

In forma di lettere di Magda Campanini

Variazioni Omeriche di Letizia Lanza

Dogi in controlucedi Daniela Zamburlin

Dove la città diviene cielodi Linda Mavian eGuido Sartorelli

In Venice and in the Venetowith Ernest Hemingwaydi Rosella Mamoli Zorzi eGianni Morianicon un contributo di Arrigo CiprianiIn corso di stampaDizionario Enciclopedico diVeneziadi Giovanni Distefano

American Gondolierdi Angelo Tumino

Giorno d’estate al porto fan-tasticodi Armando Pajalich

POETI SOTTO LE STELLECon inizio 9 giugno e chiusura8 settembre si è svolta al Lidola seconda edizione della ras-segna LIBRI IN SPIAGGIAorganizzata dall’associazioneculturale Venezia Editori incollaborazione con Sab (Stabi-limenti attività balneari) e iperiodici Granviale e Nexus.Tre serate sono state dedicatealla lettura di poesie. I poetipartecipanti hanno incontratoil pubblico nel giardino del-l’Hotel La Meridiana e nel sa-lone dell’Hotel Villa Laguna,propenendo i loro testi editi oinediti in una cornice e in unaatmosfera che ha assunto laforma di un vero e propriospettacolo. Le altre locationper la presentazione di librisono state La Pagoda SpiaggiaDes Bains, il Grande AlbergoAusonia & Hungaria e VillaPannonia

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CULTURA E SOCIETÀ6 NEXUS OTTOBRE-DICEMBRE 2011

ASSOCIAZIONE CULTURALEPOESIA VENEZIA

L'Associazione Culturale Poesia Venezia ha una storia di oltre 30anni. È sorta ufficialmente, dopo un lungo periodo di riflessionie proposte, nel 1978. La sua nascita ha raccolto fin dall'inizio

l'esigenza di molti letterati e poeti veneziani di creare un centro dipromozione e valorizzazione della poesia, sostenendo “l'attività poeti-ca, accrescendone la diffusione e la conoscenza mediante riunioni,studi, conferenze, letture, pubblicazioni, interscambi culturali e ognialtra manifestazione”, come appare dal suo statuto.Dopo la presidenza dello scrittore e poeta Paolo Renier e successiva-mente quella dello scrittore, poeta e giornalista Mario Ancona, dal1997 è presidente dell'Associazione il medico, poeta e scrittore GinoPastega.L'attività culturale dell'Associazione è andata progressivamente inten-sificandosi soprattutto nell'ultimo decennio con riunioni e convegniletterari, manifestazioni celebrative di ricorrenze storiche, dibattiti,incontri con poeti e scrittori, presentazioni di opere poetiche e lettera-rie, collaborazioni con le Amministrazioni Pubbliche, con le Univer-sità (partecipazioni e interventi di docenti universitari di alto presti-gio), con l'Ateneo Veneto e con le principali associazioni culturali ve-neziane e di molte altre città.Fra i numerosi incontri e convegni letterari vanno ricordati in partico-lare quelli dedicati a Leopardi, Alfieri, Pascoli, Petrarca, Pu?kin,Garcìa Lorca, Prévert, Brodskij, Rilke, Quasimodo, Angel Crespo;quelli dedicati agli autori veneti: Giacomo Casanova, Carlo Goldoni,Riccardo Selvatico, Romano Pascutto, Diego Valeri, Giacomo Noven-ta, Umberto Barbarani, Mario Stefani, e a molti altri poeti contempo-ranei viventi veneti e di altre regioni. Sono inoltre stati realizzati in-contri letterari dedicati al significato e alla funzione della poesia nelnostro tempo, al linguaggio poetico, alla poesia vista dai filosofi, allapoesia d'amore e ad alcuni aspetti della poesia italiana, portoghese efrancese contemporanea, etc.Di grande impegno l'azione svolta per la difesa e la promozione dellalingua italiana e dei dialetti, e particolarmente di quello veneto, conl'organizzazione di incontri e convegni sulla lingua italiana e con lacostituzione di un comitato di difesa della lingua italiana e dei dialet-ti. L'associazione ha poi collaborato con il Gruppo Poesia Comunità diMestre, nel 2009 e nel 2010, agli incontri sulle lingue poetiche delterritorio del Triveneto al Teatro Momo di Mestre.Un'iniziativa di richiamo e coinvolgimento della cittadinanza vene-ziana è stata l'organizzazione di manifestazioni poetiche all'aperto,come ad esempio quelle di “Poeti in Campo”. Fra queste vanno ricor-date, per il successo di pubblico ottenuto, quella realizzata in campoSan Giacomo dall'Orio (Voci e suoni di poesia) e quella tenutasi inCampo Bragora assieme ai ceramisti veneziani (Bochaleri) nel 2004.Nel 2000 e 2001 Poesia Venezia ha partecipato al Festival Internazio-nale della Poesia al Palazzo del Cinema nell'ambito del Festival Maredella Biennale Internazionale della Moda. Di fronte alla progressiva crisi della presenza della poesia nella societàitaliana e al crescente disinteresse della scuola, dei mass media, dell'e-ditoria, dei centri culturali, viene creato “Aperto Poesia”, per riaffer-mare l'importanza essenziale della poesia e promuovere il rilancio deivalori dello spirito che sono il fondamento della civiltà umana e dellasua storia. Si tratta di un'iniziativa culturale tesa ad aprire la poesianon solo ai poeti ma a tutta la cultura nazionale e internazionale, perfare di Venezia “la città capitale mondiale della poesia”.Viene lanciata così la proposta di creare a Venezia un centro organizza-tivo permanente di poesia a carattere nazionale e internazionale, puntocentrale di incontro e di espressione letteraria, rivolgendo a questo fineun appello di partecipazione e intervento a tutte le autorità e istituzio-ni preposte alla cultura e all'arte. In questa prospettiva sono stati orga-nizzati gli “Incontri di Aperto Poesia” nella sala Pasinetti e nella salaVolpi del Palazzo del Cinema del Lido di Venezia nel 2003-2004-2005con la partecipazione di poeti nazionali e internazionali. Dal 2007 al 2011 Poesia Venezia ha organizzato nella città lagunarela “Giornata Mondiale della Poesia” promossa dall'Unesco, di cui leultime tre edizioni nella prestigiosa sede di Palazzo Mocenigo.Un'iniziativa recente è infine il progetto di incontro con la poesia dilingua araba che ha portato alla presentazione delle liriche di un poetapalestinese, di un poeta tunisino e di un poeta dell'Arabia Saudita.Poesia Venezia ritiene che l'azione di promozione, affermazione e dif-fusione della poesia non solo vada continuata ma allargata e intensifi-cata a tutti i livelli, specie tra le nuove generazioni, perchè la nostrasocietà, dominata dalla tecnica, dall'utilitarismo e dal consumismopossa uscire dalla grave crisi spirituale e umana che la travaglia.

Gino Pastegapresidente Poesia Venezia

LA SETTIMASTANZA

La Settima Stanza-scuola di poesia è un’associazione culturale attiva a Vene-zia dal 2003 e dedita alla ricerca poetica attraverso l’ascolto e la produzio-ne nella forma di laboratori di scrittura e seminari a cui sono invitate le

poete e i poeti tra i più rappresentativi della poesia contemporanea, italiana e stra-niera. L’associazione da noi fondata1 nel 2003 a Venezia ha un nome di apparte-nenza mistica, Il Castello interiore di Teresa d’Avila: la settima stanza, l’ultima,quella del vuoto del silenzio e dell’incontro con l’Altro. Il nome si esponeva a unasfida : non venire interpretato, secondo una connotazione teologico ma di essere as-sunto nella sua valenza simbolica, che per noi agisce come interrogazione di unospazio segreto, aperto e abitato dall’attesa. Si tratta di uno spazio di accoglienzain cui poterci esercitare in pratiche di silenzio e vuoto, perché la parola poetica possaemergere via via libera da ingombri intellettualistici ed egotici attraverso un lavorocontinuo su di sé e un esercizio sempre più affinato di attenzione all’altra, secondoquell’Intelligenza poetica o d’amore a cui Marìa Zambrano ci invita, insieme alraggiungimento dell’intimità con tutte le cose, con le cose di tutti i giorni. Questointento, d’altronde, risponde alla vocazione di Anna Maria Ortese, nostra maestradi poetica, alla cui opera da anni eravamo dedite (così da inaugurare nel 2007 lasede del Centro Studi Donne per la Pace a Sant’Elena con un Convegno “Vera esi-stenza, realtà, bontà”, a lei dedicato): dare voce in soccorso alle creature indifese einnocenti, le sole in contatto con il vero reale. Il confronto tra una filosofa e unpoeta sull'attuale ciclo di seminari “ Poesia infinito reale” è una testimonianza,forse tuttora poco esplorata, di un’apertura di confini tra due modalità conoscitivecosì liberate dai recinti abituali. 1 All’atto fondativo de La Settima Stanza, natadall’inizio come scuola di poesia, ha partecipato anche Valentina Pasquon. Neglianni, ne hanno condiviso e arricchito gli intenti e l’esperienza, in forme spesso ma-gistrali, Antonella Anedda, Maria Luisa Spaziani, Giulia Niccolai, ChandraLivia Candiani, Mariangela Gualtieri, Rosaria Lo Russo, Riccardo Held, PaoloRuffilli, Anna Maria Carpi, Gloria Grifoni, Sara Zanghì, Daniela Attanasio,Loredana Magazzeni, Anise Kolz, Laura Voghera Luzzatto, Marco Guzzi,Maria Pia Quintavalla, Roberta De Monticelli, Elio Pecora, Eugenia Bulat,Rosita Copioli, Ana Blandiana, Lina Sastri. Con i loro preziosi contributi dipensiero hanno partecipato: Monica Farnetti, Anna Rosa Buttarelli, WandaTommasi, Chiara Zamboni, Federica Giardini, Luigi Reitani, Mauro Martini,Amos Luzzatto, Andrea Cortellessa, Camilla Miglio, Antonella Lumini, CarloChiopris, Claudia Partole, Nicole Brossard. Sono amiche de La Settima Stanza:Fabia Ghenzovic, Maria Pia Vatova, Maria Vittoria Fonseca, Chicco Giusti,Luigia Rizzo Pagnin, MaraPaltrinieri e Claudio Ongarato. Le prime nostreospiti, negli anni Ottanta quando ancora ci chiamavamo Gruppo Scrittura di Ve-nezia, sono state: Amelia Rosselli, Dacia Maraini e Jolanda Insana. Per infor-mazioni su programmi de “ La Settima Stanza” rivolgersi a: Laura Guadagnin,[email protected], Grazia Sterlocchi, [email protected]

Laura Guadagnin e Grazia Sterlocchi

UNA POLIFONIA DI TANTEDIVERSE FEMMINILITÀ

È uscito presso la Cleup un nuo-vo saggio della scrittrice e studio-sa padovana Daria Martelli, Po-lifonie. Le donne a Venezia nell’età diModerata Fonte (seconda metà del se-colo XVI).Il titolo si attaglia perfettamenteal contenuto del volume, che pre-senta molte e disparate sugge-stioni, unite dall’unico tema: lacondizione femminile nel perio-do indicato. Punto di partenza èuna delle rare opere composte dadonne in favore delle donne nellasocietà d’Antico Regime, il dialo-go Il merito delle donne di Modera-ta Fonte; pubblicato postumo aVenezia nel 1600 e ben presto di-menticato, perché scomodo, inun’epoca ancora ad alta tempera-tura misogina, fu poi riscopertoin seguito all’ondata femministanegli anni settanta del Novecen-to. Moderata Fonte, pseudonimodi Modesta da Pozzo in Zorzi, ap-parteneva a quel ceto dei cittadini

originari che gli studi recenti han-no posto in luce come uno deglielementi essenziali della societàveneziana; un ceto colto che, intaluni casi, come questo, si dimo-stra favorevole ad aprire anche al-le donne le porte della cultura.Nel giardino in cui le protagoni-ste del dialogo si ritrovano, unafontana vuole simboleggiare, co-me sottolinea acutamente Mar-telli, un sapere al femminile, cheelabora valori nuovi, diversi daquelli maschili. Infatti dietrol’innocuo aspetto di una conver-sazione, si celano una delle rifles-sioni più profonde e sofferte, daparte di una donna nella società d’Antico Regime, sulla condizionefemminile e un tentativo di supe-ramento del ruolo subalterno im-posto alle donne in una societàgerarchica, che presso i ceti diri-genti ha il suo fondamento nellafamiglia rappresentata dai ma-schi. Nel dialogo la principale ri-chiesta è quella della cultura, dacui la società patriarcale escludela donna, una richiesta destinata arimanere a lungo inascoltata, no-ta silenziosa di un’affascinantepolifonia, formata da tante diver-

se femminilità, solo nel nostrotempo riscoperte nel loro signifi-cato storico.Confrontando e integrando la te-stimonianza di Moderata Fontecon le altre del tempo, il saggio diDaria Martelli illumina ampisquarci della vita femminile nellaVenezia tardorinascimentale, un«mondo tuttora immerso nellasemioscurità», come scrive Fede-rica Ambrosini nella prefazione.L’Autrice si rivolge a lettori nonspecialisti, ma il quadro socialedelineato offre spunti e filonid’interesse anche agli storici diprofessione. La polifonia infatti èformata da disparati tipi di don-na: dalla popolana all’aristocrati-ca, dalla monacata per forza o perscelta alla cortigiana – importan-ti le osservazioni su VeronicaFranco – mentre è ben lumeggia-ta la figura, ancora poco cono-sciuta, dell’attrice Isabella An-dreini. Questa complessità delmondo femminile in una Veneziafra Rinascimento e Barocco rendeassai avvincente la lettura di que-sto saggio documentatissimo ericco di spunti.

Sandra Olivieri Secchi

DOVE LA CITTÀDIVIENE CIELO

è un libro di Linda Maviane Guido Sartorelli con in-troduzione di Toni Toniato.

Edito da Supernova (80 pagine, 12euro) il libro presenta parole e im-magini che si alleano come si sonospesso alleate in tutte le epoche pervari scopi e motivi, soprattutto perarricchirsi e sostenersi reciproca-mente. Anche durante le prime e se-conde avanguardie ci furono in talsenso esperienze fondamentali: dalCubismo al Futurismo, da Magrittefino all’arte concettuale, le due artisi sono strettamente intrecciate finoa vicendevolmente sostituirsi.Nel caso dei due Autori di questapubblicazione (Linda Mavian eGuido Sartorelli) parola e immagi-ne restano separate, ciascuna nelleproprie pagine. Tuttavia cercano undialogo che non le sovrapponga l'u-na all'altra, ma piuttosto le avvicinisenza toccarsi, in cui si alludano e siriconoscano reciprocamente nell'in-tenzione condivisa di percorrere conleggerezza sentieri che non sianoquelli del luogo comune.

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CULTURA E SOCIETÀOTTOBRE-DICEMBRE 2011 NEXUS 7

VIAGGIO NEL MULTI-VERSO POETICO VENEZIANO

Azzardare un censimento dei poeti veneziani è un'impresaardua, se non impossibile, poichè, non appena si tenta di pro-durre un elenco, una tassonomia, ci si rende conto di trovarsi

davanti ad una complessità, ad una molteplicità tali da scoraggiarel'impresa. Definirli ed enumerarli è impossibile, quasi quanto cercaredi contare le isole presenti nel mar Egeo o le tessere che compongonoi mosaici della Basilica di San Marco. Quando si parla di poesia a Ve-nezia, si entra in universo composto da innumerevoli galassie e questamolteplicità rispecchia la complessa psico-geografia dei luoghi e deiloro abitanti. Si tratta di una realtà sempre in fieri e perciò sfuggente,come l'acqua che attraverso le vene dei canali s'irradia in più direzio-ni, pervadendo il territorio veneziano.Sono più di vent'anni che vivo a Venezia ed ho conosciuto, continuo aconoscere poeti dallo sguardo acuto, dalla personalità intensa e com-plessa, dalla formazione strutturata e al tempo stesso eteroclita, quoti-dianamente ed assiduamente consapevoli che il fare poesia scaturiscada un corpo a corpo continuo con l'esperienza, le problematiche e iparadossi del vivere.La loro poesia esula da ogni cliché lirico, romantico-contemplativoche spesso è il biglietto di presentazione di molta brutta, banale e ste-reotipata poesia. Ognuna delle loro voci costituisce un accordo unicoed insostituibile nella complessa polifonia urbana. Una polifonia cherispecchia la complessa tessitura culturale della città, rivelandone l'a-nima plurale e cosmopolita. Essendo Venezia, in virtù del suo stessonome, (Venetiae-venetiarum) una città dalla natura molteplice e poli-centrica, possiede molti luoghi e appuntamenti che irradiano energiaculturale e creativa, costituendo punti di riferimento significativi pertutti coloro che considerano la poesia un valore imprescindibile.Voglio ricordarne solo alcuni tra i più significativi, senza aver la pre-tesa di menzionarli tutti, in quanto, come già detto, sarebbe ridutti-vo.Luogo generoso ed accogliente per i poeti veneziani è il Bistrot de Ve-nise, in Calle dei Fabbri che, grazie all'organizzazione attenta, appas-sionata e disponibile di Sergio Fragiacomo, costituisce da molti anniun punto di riferimento significativo.Altamente qualitativa è l'attività dell'associazione la Settima Stanza,con sede a sant'Elena, attiva fin dagli anni Novanta, che con acuta epreziosissima sensibilità organizza incontri e laboratori di poesia. At-tivo e produttivo fin dagli inizi degli anni Ottanta è anche il GruppoPoesia Comunità di Mestre, presieduto da Giorgia Pollastri che orga-nizza letture poetiche e una serie di incontri con autori.Un altro appuntamento importante, presente ormai da alcuni anninella vita poetica della città, è il Festival de la Palabra en el Mundo,diretto ed organizzato da Giuliana Grando, segretaria dell'Associazio-ne Italia-Cuba che coinvolge, insieme a numerosi poeti locali, anchemoltri altri di diverse nazionalità, acquistando così un'apertura inter-nazionale. Anche al Lido di Venezia nasce, nell'estate 2009, grazie allacooperazione degli Stabilimenti Attività Balneari e di Granviale Edi-tori, l'iniziativa Libri in Spiaggia che comprende pomeriggi e seratededicate alla poesia nei luoghi e negli alberghi più suggestivi del lito-rale.Questi che ho citato sono solo alcuni dei momenti aggregativi e dicooperazione grazie ai quali si esprime il ricchissimo patrimonio poe-tico della città, costituito da autori dalla personalità forte e dal timbroinconfondibile, consapevoli che il vivere a stretto contatto con unacittà ricca di fascino, ma anche di contrasti e contraddizioni, educa al-l'esercizio costante dello spaesamento, insegna ad affinare lo sguardoall'interno e all'esterno di se stessi.Le lacerazioni, anche le più dolorose e controverse, presenti nel tessutourbano, storico e sociale, vengono metabolizzate dai poeti per divenirestrumenti per un'espansione della coscienza individuale e collettiva.Poichè non è facile abitare in un luogo così inflazionato nell'immagi-nario comune, è necessario evadere dalle infiorettature sentimentali,dal kitsch emotivo che suscita la visione di Venezia banalizzata e per-ciò si impara a percorrere nuove vie, a sperimentare nuovi linguaggi,ad osare e a mettersi in gioco con più rigore e al tempo stesso conmaggiore sprezzatura.Il futuro della poesia veneziana riserverà parecchie sorprese perchè lesue acque sono in movimento e le correnti che le attraversano sono in-tense e significative.Ci sono molte persone che sono pervase da questa energia poetica cheesula da ogni etichetta o incasellamento ma che urge per esprimersi.L'anima cosmopolita e in divenire della città si esprime nel fermentocreativo della poesia veneziana, smentendo quanto affermava Marinet-ti quando definiva Venezia una città passatista, i cui abitanti sono fe-deli schiavi del passato, il cui spirito è mortalmente corrotto dalla luedel sentimentalismo. Il continuo divenire poetico presente nella cittàfa sperare bene per il futuro di Venezia.Considerando dunque che solo dalla molteplicità e dalla complessitàpossono scaturire mondi possibili, si può affermare che viaggiare at-traverso il multi-verso poetico veneziano significa viaggiare verso ilfuturo.

Lucia Guidorizzi

l Gruppo Poesia Comunità diMestre, nasce nel 1984 dauna serie di incontri tra Gior-

gia Pollastri e Memi Bellemo Brài quali decidono di convocare alcentro civico di Piazza Ferrettotutti quelli interessati alla poesia.Da quel gruppetto iniziale di 7persone è andato via via formando-si il Gruppo, aprendo la proposta aquanti credono nella poesia ed of-frendola senza vincoli di correnti escuole, di stili o contenuti.

Per significare le radici della scel-ta, ci si volle identificare con l'an-tico stemma di Mestre, che carat-terizzava la città come nucleo ur-bano ed amministrativo

Da quel lontano 1984 sono inizia-te una serie di attività che hannoportato il Gruppo ad un semprepiù attento lavoro ed impegnoculturale; citiamo ad esempiol'Antologia del 1984 Poeti inPiazza (Ed. del Leone) abbinata al“Premio Leone d'oro per la poe-sia”, cui aderirono poeti quali, percitarne solo alcuni, Rafael Alberti,Giovanni Arpino, Jorge Luis Bor-ges, Evtusenko, Ruffilli, Zagato,Zanzotto; e via via nel tempo, adanni alterni sono state pubblicatedelle antologie per far conoscere epresentare alla città, la forza el’amore per la poesia.

Sono poi seguite molte altre ma-nifestazioni sia prettamente cultu-rali che di sostegno sociale comead esempio la lettura poetica incase di riposo. Altre iniziative in-vece si sono realizzate con la colla-borazione di altre arti quali: la fo-tografia (realizzando pregevoliraccolte),, la pittura con mostraabbinate, la musica e la danza.

In alcune antologie si è avutol’onore di vedere la partecipazionedi poeti come: Bandini, MilenaMilani, Silvio Ramat, Paolo Ruf-filli, Andrea Zanzotto ed altri.

Tra le iniziative prettamente cul-turali ricordiamo: Conversazioni suLeopardi tenute del prof. C. Ga-

limberti (Università di Venezia)sul tema “Pensiero e poesia delLeopardi” e dal prof. S. Ramat(Università di Padova) sul tema“Linee leopardiane nella poesianovecentesca” coordinati dal Prof.Giuseppe Grillo.

Per un recupero del dialetto èstata preparata l'antologia Vecioparlar (La Press) del 1989 che rac-coglie le voci più significative deidialetti del Veneto e la raccoltadegli atti relativi al Convegno suiDialetti del Veneto, a cura diMaria Luigia Chiosi; e tutt’oraviene dedicata una volta all’announa manifestazione per i dialettidel triveneto.Questo recupero della lingua èproseguito con incontri di Poesiadel triveneto al Teatro Momo. Il26 ottobre 1995 nell’ambito delleiniziative “Da San Michele allasortita” a Mestre (Ve) presentazio-ne dell’antologia “10 anni di poe-sia del Gruppo Poesia Comunitàdi Mestre” relatori prof. DavideSusanetti e Grazia Fulciniti.

Tra le iniziative che ci hanno vistouscire dal comune, ricordiamouna serie di incontri dedicati allefarfalle realizzati a Mestre, Mira-no, Bordano e MontegrottoTerme.

Tra il 2002 e il 2003 sono iniziatele iniziative sul tema Alberi cheha visto il suo culmine, a 10 annidi distanza, con una raccolta poe-tica ed una mostra al Candiani.

Iniziative per favorire l’inedito,per valorizzare le opere dei singolipoeti che si sono succeduti neltempo a presentare i propri libri.

Alcune iniziative in collaborazio-ne con Grandi Stazioni, per legge-re e regalare poesia a chi scendevae/o saliva dai treni.

Un’attività, quella del GruppoPoesia Comunità di Mestre checontinua tutt’oggi con forza e vigo-re per parlare a chi ama la poesia.

Giorgia Pollastri

PREMI VENEZIANIA Pacini e Boccardiil Premio Paolo Rizzi

I giornalisti Simona Pacini e Vir-gilio Boccardi sono i vincitoridella seconda edizione del Pre-mio Paolo Rizzi, istituito in ri-cordo del giornalista e criticod'arte veneziano. La cerimonia diconsegna si è svolta nella tenutaVenissa sull'isola di Mazzorbomessa a disposizione dall’aziendavinicola Bisol. La giuria (presie-duta da Vittorio Pierobon, ecomposta da Enzo Di Martino,Ivo Prandin, Enrico Tantucci,Alessandro Zangrando e Damia-no Rizzi) ha deciso all'unanimitàdi assegnare il Premio a SimonaPacini, giornalista nella redazio-ne del Gazzettino di Belluno, au-trice di un articolo dedicato a unpaesino delle Alpi bellunesi chedifende con forza e coraggio lapropria identità e le proprie tra-dizioni culturali. A Virgilio Boc-cardi, voce e volto storico dellaRai del Veneto, autore di saggi eappassionato cultore della vene-zianità, che ha onorato la profes-sione giornalistica con la sualunga e prestigiosa attività, l'As-sociazione Paolo Rizzi ha decisodi conferire il Premio alla carrie-ra. Sul non facile mestiere deigiornalisti Baratta si è espressocon una significativa metafora:“Ogni argomento è come un al-bero: i veri professionisti sannoparlare delle foglie senza far di-menticare il tronco”.

A Tantucci e Ehlersil Premio dell’Istituto Veneto

Il giornalista della Nuova di Vene-zia e Mestre Enrico Tantucci e lagiornalista tedesca Fiona Ehlersdi Der Spiegel sono i vincitori exaequo del premio dell’IstitutoVeneto per Venezia. Il riconosci-mento è stato consegnato ai dueprofessionisti a Palazzo Franchet-ti, sede dell’Istituto, nell'ambitodella Giornata europea del patri-monio. Enrico Tantucci è stato premiatoper l'articolo intitolato Veneziamerita di essere Venezia? apparsosul Giornale dell'Arte del giugnoscorso, un articolo che “si apprez-za per la qualità della ricerca el'impegno dell'analisi con cui af-fronta un tema complesso qual èquello delle molte istituzioniculturali veneziane”.La giornalista tedesca Fiona Eh-lers è stata premiata per l'articoloDas Leben einer Toten (La vita diun morto), apparso sul numerodel 21 febbraio 2011 di Der Spie-gel, che “offre un ottimo esempiodi giornalismo di alta qualitàriuscendo a proporre in terminilucidi e persuasivi il quadro diuna città straordinaria e insiemepressata da necessità e problemidi forte rilievo”.

Daniela Zamburlin

GRUPPO POESIA COMUNITÀ DI MESTRE

I

Grazie a voi,Cristo e demoni,Venezia soffre di lassismo.La nuova Babelefa tremare i pontie le colombineattendono il Carnevaleper un sorrisoche significa:se non già puttanelo saremo!

PAROLA MIAAldo Vianello

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SUPERNOVA EDIZIONI SRL - BILANCIO IN FORMA ABBREVIATA AI SENSI DELL'ART. 2435 BIS C.C. AL 31.12.2007Sede legale: Via Orso Partecipazio 24 — 30126 Venezia Lido. Capitale sociale 15600 euro interamente versato, iscritta al Registro delle imprese di Venezia al n. 35184, vol. 40786. Partita iva 02472570270. Numero REA 218895

STATO PATRIMONIALE DALL’1.1.2010 AL 31.12.2010

CONTO ECONOMICO

NOTA INTEGRATIVA AL BILANCIO AL 31.12.2010ATTIVO 31/12/2010 31/12/2009

B IMMOBILIZZAZIONI I IMMOBLILIZZAZIONI IMMATERIALI

1. Valore lordo immobilizzazioni immateriali 1.750 1.7502. Fondi ammortamento immobilizz. immateriali (1.750) (1.750)Totale I

II IMMOBLILIZZAZIONI MATERIALI1. Valore lordo immobilizzazioni materiali 9.577 9.5772. Fondi ammortamento immobilizz. materiali (7.452) (6.840)Totale II 2.125 2.737

III IMMOBLILIZZAZIONI FINANZIARIE 8.500Totale immobilizzazioni 2.125 11.237

C ATTIVO CIRCOLANTEI RIMANENZE 13.424 22.025II CREDITI

1. Esigibili entro 12 mesi 26.389 46.527Totale III 26.389 46.527

IV DISPONIBILITA’ LIQUIDE 90.731 23.271Totale Attivo Circolante 130.544 91.823TOTALE ATTIVO 132.669 103.060

PASSIVO 31/12/2010 31/12/2009

A PATRIMONIO NETTOI CAPITALE 20.693 20.693IV RISERVA LEGALE 3.120 3.120VII ALTRE RISERVE 19.674 19.674VIII UTILI (PERDITE) PORTATI A NUOVO 49.989 46.693IX UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO 25.382 3.296Totale Patrimonio Netto 118.858 93.476

D DEBITIesigibili entro 12 mesi 13.811 9.584Totale Debiti 13.811 9.584TOTALE PASSIVO E NETTO 132.669 103.060

CONTO ECONOMICO 31/12/2010 31/12/2009

A VALORE DELLA PRODUZIONE1 Ricavi delle vendite e delle prestazioni 122.385 72.491a) Altri ricavi e proventi 2Totale 5 2Totale valore della produzione 122.387 72.491

B COSTI DELLA PRODUZIONE6 Per materie prime sussidiarie di consumo e di merci (57.004) (40.159)7 Per servizi (15.983) (18.031)8 Per godimento di beni di terzi (1.800)9 Per il personale e altri costi 10 Totale 9 1010 Ammortamenti e svalutazionib) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali (932) (950)Totale 10 (932) (950)11 Variazione delle rimanenze di materie prime,

sussidiarie, di consumo e merci (8.601) (5.193)14 Oneri diversi di gestione (1.986) (1.207)Totale costi della produzione (84.506) (67.330)Differenza tra valori di costi di produzione (A-B) 37.881 5.161

C PROVENTI E ONERI FINANZIARI16 Altri proventi finanziarib) Da titoli iscritti nelle immobilizzazioni

che non costituiscono partecipazioni 173 d) Proventidiveri dai precedenti 184d4) Da terzi 28 9Totale d 28 9

Totale 16 201 917 Interessi e altri oneri finanziarid) Verso terzi (348) (410) Totale 17 (348) (410) Totale proventi e oneri finanziari (147) (401)

E PROVENTI E ONERI STRAORDINARI20 Proventi b) Altri proventi straordinari 11 16Totale 20 11 16Totale proventi e oneri straordinari 11 1621 OneriRISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A-B+-C+-D+-E) 37.745 4.77622 Imposte sul reddito dell’esercizio (12.363) (1.480) 23 Utile (perdita) dell’esercizio 25.382 3.296

Il presente bilancio è conforme ai risultati delle scritture contabiliL’amministratore unicoGiovanni Distefano

Il presente bilancio, composto da Stato Pa-trimoniale, Conto Economico e Nota Inte-grativa, è stato redatto in assoluta osservan-za delle modifiche apportate al Codice Civi-le, in tema di redazione del bilancio, dal D.Lgs. n. 6 del 17 gennaio 2003 e dal succes-sivo D. Lgs. n. 310 del 28 dicembre 2004.I documenti di bilancio sono stati redatti informa abbreviata, ai sensi dell’art. 2435 bisdel c.c., non avendo la società superato i li-miti quantitativi previsti dalla medesimaLegge.La Nota Integrativa, redatta ai sensi delcombinato disposto dagli artt. 2427 e 2435bis del c.c., contiene le informazioni com-plementari specificatamente richieste, rite-nute necessarie a dare una rappresentazioneveritiera e corretta della situazione econo-mica, finanaziaria e patrimoniale. Sonoinoltre state date le informazioni di cui aipunti 3) e 4) dell’art. 2428 c.c., essendo lasocietà esonerata dall'obbligo della relazionesulla gestione in virtù del disposto del sestocomma del citato articolo 2435 bis c.c..Il Bilancio di esercizio della società chiusoal 31.12.2010, evidenzia un utile di Euro25.381,98.= Si precisa che:–il bilancio dell’esercizio chiuso al 31 di-cembre 2010 corrisponde alle risultanzedelle scritture contabili regolarmente tenu-te, ed è redatto nel rispetto delle disposizio-ni dettate dall’art. 2423 del Codice Civile enell’osservanza dei Principi Contabili sta-tuiti dal Consiglio Nazionale dei DottoriCommercialisti, compreso il documentoOIC n. 1;–i principi di redazione del bilancio sonostati applicati in conformità alle ipotesiguida previste dall’art. 2423 bis del CodiceCivile;–i criteri di valutazione utilizzati sono statideterminati nell’osservanza dell’art. 2426del Codice Civile e sono in linea con quelliadottati nell’esercizio precedente, in parti-colare nelle valutazioni e nella continuitàdei medesimi principi;–sono stati rispettati i principi di chiarezza,verità, correttezza, competenza temporale,prudenza e continuità di applicazione deicriteri di valutazione;–non si sono verificati casi eccezionali cheabbiano reso necessario il ricorso a deroghedi cui all’art. 2423, quarto comma;–non si è provveduto al raggruppamento divoci di cui all’art. 2423 ter secondo commané allo Stato Patrimoniale né nel ContoEconomico, salvo quanto previsto dall’art.2435 bis;–non vi sono elementi dell’attivo e del passi-vo che ricadano sotto più voci dello schema.1. CRITERI APPLICATI NELLA VALU-TAZIONE DELLE VOCI DEL BILAN-CIO, NELLE RETTIFICHE DI VALOREE NELLA CONVERSIONE DEI VALORINON ESPRESSI ALL’ORIGINE IN MO-NETA AVENTE CORSO LEGALENELLO STATOI criteri utilizzati nella formazione del bi-lancio chiuso al 31 dicembre 2010 non sidiscostano dai medesimi utilizzati per laformazione del bilancio del precedente eser-cizio, in particolare nelle valutazioni e nellacontinuità dei medesimi principi.Le valutazioni di bilancio sono state effettuatenel rispetto dei principi di prudenza e nellaprospettiva della continuazione dell’attività,nonché tenendo conto della funzione econo-mica di tutti gli elementi dell’attivo o delpassivo considerati. In particolare, i criteri divalutazione adottati nella formazione del bi-lancio sono stati i seguenti:ATTIVOLe immobilizzazioni immateriali e materialisono state iscritte al costo d’acquisto – com-prensivo di eventuali oneri accessori.Le aliquote d’ammortamento applicate sullabase del piano di ammortamento prestabili-to per ciascuna tipologia di cespiti si riten-gono tuttora coerenti con la residua possibi-lità di utilizzo dei cespiti stessi; inoltre, lamisura stabilita risulta comunque non su-periore alle aliquote fiscali ordinarie di cuial D.M. 31.12.1998.Quanto alle immobilizzazioni materiali:mobili e arredi e macchine elettroniched’ufficio sono ammortizzati con aliquota or-dinaria del 12%; macchine ufficio ed elet-triche sono ammortizzate con aliquota ordi-naria del 20%. Non è stata effettuata alcunarivalutazione.Le rimanenze finali di merci, vista la pecu-liarità del settore editoriale, sono state valu-tate al valore di presunto realizzo ai sensidella C.M. N. 9 prot. 995 del 11.08.1977. Icrediti imputati a bilancio nell’attivo circo-lante dello Stato Patrimoniale sono stati va-lutati al valore presumibile di realizzazione,eventualmente ridotto delle perdite risultan-ti da elementi certi e precisi. Le disponibi-lità liquide sono iscritte per il loro effettivoimporto alla chiusura dell’esercizio.PASSIVOI debiti sono rilevati al loro valore nomina-le. Ratei e risconti, sia attivi che passivi,sono stati determinati secondo il criteriodell’effettiva competenza economica e tem-porale dei costi e dei ricavi.COSTI E RICAVI – I costi e i ricavi sonostati esposti secondo il principio di pruden-za e di competenza temporale.3 BIS. MISURA E MOTIVAZIONIDELLE RIDUZIONI DI VALORE APPLI-CATE ALLE IMMOBILIZZAZIONI MA-TERIALI E IMMATERIALINessuna riduzione di valore è stata applica-ta nell’esercizio a valori iscritti tra le immo-

bilizzazioni materiali e immateriali, tenutoconto del concorso di tali beni alla futuraproduzione di risultati economici, alla loroprevedibile durata utile e, per quanto rile-vante, al loro valore di mercato.4. VARIAZIONI INTERVENUTENELLA CONSISTENZA DELLE ALTREVOCI DELL'ATTIVO E DEL PASSIVO.All'attivo dello Stato Patrimoniale risultanole seguenti voci:IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALILe immobilizzazioni immateriali compren-dono:Software: Costo storico al 31.12.2009 1.750.= –Fondo Ammortamento al 31.12.2009 1.750.= + Incrementi / - Decrementi dell’esercizio 0.=–Amm.to dell’esercizio 0.=Valore netto al 31.12.2010 0.=IMMOBILIZZAZIONI MATERIALILe immobilizzazioni materiali comprendono:Mobili e arredi:Costo storico al 31.12.2009 2.405.=- Fondo Ammo.to al 31.12.2009 1.790.=+ Incrementi / - Decrementi dell’esercizio 0.=- Amm.to dell’esercizio 97.=Valore netto al 31.12.2009 518.=Macchine elettroniche ufficio:Costo storico al 31.12.2009 6.722.=- Fondo Amm.to al 31.12.2008 5.050.=+ Incrementi/ - Decr. dell’esercizio 0.=- Amm.to dell’esercizio 515.=Valore netto al 31.12.2009 1.157.=Beni costo inf. euro 516,46:Costo storico al 31.121.2009 450=Fondo Amm.to al 31.121.2009 0.=+ Incrementi/ - Decr. dell’esercizio 0.=- Amm.to dell’esercizio 0.=TOTALE IMMOBILIZZAZIONI MATE-RIALI NETTE: Euro 2.125.=RIMANENZE:Saldo al 31.12.2010 13.424.=Saldo al 31.12.2009 22.025.=Variazioni - 8.601.=Trattasi di libri in giacenza a fine esercizioo presso la sede o presso le librerie.CREDITISaldo al 31.12.2010 26.389.=Saldo al 31.12.2009 46.527.=Variazioni - 20.138.=L'importo sintetico esposto in bilancio ècosì suddiviso secondo le scadenze:Descrizione Entro 12 mesi oltre 12 mesiTotaleCrediti Vs/Clienti 18.837.= 0.= 18.837.=Crediti Vs/Erario 7.449.= 0.= 7.449.=Crediti Vs/altri 103.= 0.= 103.=Non vi sono crediti di durata superiore ai 5anni.DISPONIBILITÀ LIQUIDESaldo al 31.12.2010 90.731.=Saldo al 31.12.2009 23.271.=Variazioni 67.460.=Il saldo rappresenta le disponibilità liquidealla data di chiusura dell'esercizio, relative adepositi bancari e postali (90.072.=) ed adenaro e valori in cassa (659.=).Al passivo dello Stato Patrimoniale risulta-no le seguenti voci:PATRIMONIO NETTOSaldo al 31.12.2010 118.858.=Saldo al 31.12.2009 93.476.=Variazioni 25.382.=La variazione nel Patrimonio netto è avve-nuta come segue: descriz. 31.12.2009 31.12.2010 Variazioni2010Capitale sociale 15.600.= 15.600.= 0.=Vers. in c/aum.CS 5.093.= 5.093.= 0.=Utile/ perd. d’es. 3.296.= 25.382.= 22.086.=Riserva legale 3.120.= 3.120.= 0.=Ut./ perd. es. prec. 46.693.= 49.989.= 3.296.=Riserve fac. 19.673.= 19.674.= 0.=Totale 93.476.= 118.857.= 25.382.=DEBITISaldo al 31.12.2010 13.811.=Saldo al 31.12.2009 9.584.=Variazioni 4.227.=L'importo sintetico esposto in bilancio ècosì suddiviso secondo le scadenze:Descrizione Entro 12 mesi oltre 12 mesiTotaleDebiti Vs/Fornitori 1.428.= 0.= 1.428.=Debiti Tributari 12.363.= 0.= 12.363.=Altri debiti 20.= 0.= 20.=Totale 13.811.= 0.= 13.811.=5. ELENCO DELLE PARTECIPAZIONIIN IMPRESE CONTROLLATE E COLLE-GATEAlla data del 31 dicembre 2010 la societànon detiene alcuna partecipazione di questotipo.6. AMMONTARE GLOBALE DEI CRE-DITI E DEI DEBITI DI DURATA RESI-DUA SUPERIORE AI CINQUE ANNI, EDEI DEBITI ASSISITITI DA GARANZIEREALI SU BENI SOCIALI, CON INDI-CAZIONE DELLA NATURA DELLE GA-RANZIE, E CON RIPARTIZIONE SE-CONDO LE AREE GEOGRAFICHEIl bilancio non evidenzia crediti o debiti didurata residua superiore ai cinque anni, nédebiti assistiti da garanzie reali su beni so-ciali.6 BIS. EVENTUALI EFFETTI SIGNIFI-CATIVI DELLE VARIAZIONI NEICAMBI VALUTARIVERIFICATESI SUCCESSIVAMENTEALLA CHIUSURA DELL’ESERCIZIOLa società non ha iscritto a bilancio crediti odebiti in valuta estera.6 TER. AMMONTARE DEI CREDITI EDEI DEBITI RELATIVI AD OPERAZIO-NI CHE PREVEDONO L’OBBLIGO PERL’ACQUIRENTE DI RETROCESSIONEA TERMINELa società non ha iscritto a bilancio crediti edebiti di questa tipologia.

7 BIS. ANALITICA INDICAZIONEDELLE VOCI DI PATRIMONIO NETTOIl patrimonio netto risulta così composto : Capitale 15.600 / / / /Ver. in c/aumento CS 5.093 Poss. utilizzo A, BRiserva legale 3.120 Poss. utilizzo BAltre riserve 69.663 Poss. utilizzo A, B, CTOTALE 93.478 Quota disponibile 69.663Quota non distr. 23.813Res.quota distrib. 69.663Legenda: A=per aumento di capitale; B=percopertura perdite; C=per distribuzione aisoci.8. ONERI FINANZIARI IMPUTATINELL'ESERCIZIO A VALORI ISCRITTINELL'ATTIVO.Nessun onere finanziario è stato imputatonell'esercizio a valori iscritti nell'attivodello Stato Patrimoniale.11. PROVENTI DA PARTECIPAZIONIDI CUI ALL'ART. 2425 N. 15 DIVERSIDAI DIVIDENDI.La società non ha iscritto a bilancio proven-ti di questo tipo.18. AZIONI DI GODIMENTO, OBBLI-GAZIONI CONVERTIBILI IN AZIONI,TITOLI O VALORI SIMILI EMESSIDALLA SOCIETÀ.Si attesta che la società non ha emesso alcuntipo di titolo azionario e/o obbligazionario.19. NUMERO E CARATTERISTICHEDEGLI ALTRI STRUMENTI FINAN-ZIARI EMESSI DALLA SOCIETÀ Si atte-sta che la società non ha emesso alcun tipodi strumento finanziario.19 BIS. FINANZIAMENTI EFFETTUATIDAI SOCI ALLA SOCIETÀ Alla data del31 dicembre 2010 non risultano in esserefinanziamenti dei soci a favore della società.20. DATI RICHIESTI DAL TERZOCOMMA DELL’ART. 2447 SEPTIESCON RIFERIMENTO AI PATRIMONIDESTINATI AD UNO SPECIFICO AF-FARE AI SENSI DELLA LETTERA A)PRIMO COMMA ART. 2447 BIS La società non ha costituito alcun patrimo-nio destinato in via esclusiva ad uno specifi-co affare.21. DATI RICHIESTI DALL’ART. 2447DECIES, OTTAVO COMMA La società non ha stipulato alcun contrattorelativo al finanziamento di uno specificoaffare.22. OPERAZIONI DI LOCAZIONE FI-NANZIARIA CHE COMPORTANO ILTRASFERIMENTO AL LOCATARIODELLA PARTE PREVALENTE DEI RI-SCHI E DEI BENEFICI INERENTI AIBENIAlla data del 31 dicembre 2010 la societànon ha sottoscritto alcun contratto di lea-sing finanziario o operativo; non si rendequindi necessaria la predisposizione dialcun prospetto. I punti 3) e 4) dell’art.2428 c.c. non sono presenti.In conformità alle modifiche introdotte dalD. Lgs. 17.01.2003, n. 6, a norma dell’art.2426 codice civile – come modificato dalcitato decreto – si attesta che nel presentebilancio non si è proceduto ad effettuare al-cuna rettifica di valore o accantonamentoesclusivamente in applicazione di normetributarie, in quanto non più consentiti. Siprecisa, inoltre, che non è emersa la neces-sità di procedere all’eliminazione degli ef-fetti di rettifiche di valore, ammortamentied accantonamenti di natura esclusivamentefiscale effettuati in esercizi precedenti, inquanto non presenti. Il presente Bilancio,composto da Stato Patrimoniale, ContoEconomico e Nota Integrativa, rappresentain modo veritiero e corretto la situazionepatrimoniale e finanziaria, nonché il risulta-to economico dell'esercizio e corrispondealle risultanze delle scritture contabili.

Venezia, 30 aprile 2011

L’Amministratore UnicoGiovanni Distefano

Il sottoscritto amministratore dichiara,ai sensi degli artt. 47 e 76 del DPR445/2000, che il presente documentoinformatico è conforme a quello tra-scritto e sottoscritto sui libri socialidella società; dichiara altresì che il do-cumento in formato Xbrl contenente loStato Patrimoniale e il Conto Economi-co è conforme ai corrispondenti docu-menti originali depositati presso la so-cietà. Imposta di bollo assolta in modovirtuale tramite la Camera di Comemr-cio di Venezia – VE aut. n.18676/2000/A.S. del 24.08.2000.

Giovanni Distefano

Imposta di bollo assolta im modo virtuale tra mite la Camera di Commercio di Venezia. Autorizzazione n. 18676/A.S. del 24/08/2000 emanata dal Ministero delle Finanze. Dipartimento delle Entrate – Ufficio delle Entrate di Venezia.

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NERO LAVAGNAOTTOBRE-DICEMBRE 2011 NEXUS 9

HOTEL CENTURIONdi Gabriele Prigioni

ullato dai Dioscuri di Vene-zia: la Basilica della Salute eil Canal Grande, ha emesso

i primi vagiti un lattante venezia-no, futuro doge della SerenissimaRepubblica degli alberghi: l’HotelCenturion Palace.In seguito a delle opere di urbaniz-zazione, iniziate dopo che Veneziafu annessa all’Italia: il 19 ottobre1866 a seguito del Trattato di Ve-nezia la città e il Veneto venneroceduti dall’Austria alla Francia che,in virtù di un accordo internazio-nale, li consegnò all’Italia, in alcu-ne zone della Serenissima, con ilprecipuo scopo di incamerare in-troiti per riconvertire alcune aree diVenezia potendo, così, andare in-contro alle nuove esigenze della so-cietà, si venne a creare un gioco dispeculazioni che andò a detrimen-to di alcuni scorci dell’urbe, persiper sempre. Tali attività non origi-narono solo disastri. Architetti divaglia, sposando materiali dell’e-poca con gli stili antecedenti, edi-ficarono delle costruzioni dando vi-ta ad opere di pregevole fattura.Nel 1892, su progetto dell’archi-tetto Edoardo Trigomi Mattei,docente all’Accademia di BelleArti di Venezia, venne eretto unedificio, Palazzo Genovese, ricon-ducibile, stilisticamente, al goti-co-veneziano, nell’area ove in pre-cedenza erano presenti delle strut-ture che costituivano il complessomonastico di San Gregorio, la cuichiesa, nel 1806, è stata sottopostaa secolarizzazione.Il palazzo, divenuto proprietà del-la Sina Fine Italian Hotels, è statosottoposto a delle opere di restau-ro finalizzate alla sua metamorfosiin struttura alberghiera.L’hotel, il cui ingresso è sul CanalGrande e che deriva il suo nomedal legame culturale tra Venezia el’Impero Romano: rapporto testi-moniato, tra l’altro, dal ritrova-mento, durante i restauri, di unamoneta romana, è dotato di 50 ca-mere, 11 junior suite, una suite eduna suite presidenziale con pro-spetto sul Canal Grande.L’arredo delle stanze è costituitoda un’armoniosa fusione tra stilecontemporaneo ed eleganza vene-ziana.

Questa rubrica di GabrielePrigioni è dedicata agli al-berghi storici di Venezia.

Sono già apparsi i seguenti articolidedicati a: Hotel Danieli (Nexus 73) Hotel Gritti (Nexus 74)Hotel Palazzo Priuli (Nexus 75) Hotel Bauer (Nexus 76)Hotel Ca’ Sagredo (Nexus 77)Hotel Europa&Regina (Nexus 78)Hotel Luna Baglioni (Nexus 79)Hotel Ausonia&Hungaria (Nexus 80)Hotel Cipriani (Nexus 81)Hotel Molino Stucky (Nexus 82)Hotel Cavalletto e Doge Orseolo (83)Hotel Metropole (84)

Hotel Centurion

Mascaretale turlupinature della Vita… La nostra Terra può essereparagonata a una grande naveche ci porta sulle onde tra burra-sche e tempeste, esposti ai perico-li. Temono il naufragio e sospi-rano il porto coloro che già sannodi essere in viaggio come pelle-grini.

Discorsi su argomenti vari,Sant’Agostino

La prima burrasca, a cui un essereumano non può far fronte sciente-mente ma nella quale viene risuc-chiato uscendone con un trauma, èla nascita. Il distacco dal corpo del-la madre è il primo shock da supe-rare a livello psicologico, crescen-do, per evitare difficoltà nella vitafutura. Esistenza piena di tempestefin dall’infanzia. Procelle attuatedai familiari che produrranno di-sturbi comportamentali, forme de-pressive, difficoltà di inserimentonella società e la reiterazione di ta-li atteggiamenti, malati o di pote-re, sulla sfera psicologica dell’indi-viduo, sarà la causa di molte soffe-renze e malattie, anche, fisiche.Mali, fucine di doglie, i cui effettivariano soggettivamente da un es-sere all’altro creando in taluni casile condizioni per la messa in operadi situazioni di non ritorno.La Vita è un dono! È sacra! Basti pensare al dolore per la per-dita di quei neonati che vengonoalla luce morti o che lasciano que-sto mondo dopo pochi attimi. For-se, nel progetto divino, loro, han-no altre funzioni che non possonosvolgere in questa dimensione ter-rena oppure tali eventi luttuosi vo-gliono essere dei moniti del Crea-tore. Chissà!Certo non sono ammonimenti diDio le azioni compiute da alcune

persone per togliersi la vita: coloroche lo fanno perché depressi o di-sperati, bensì mancanze della so-cietà che non li ha aiutati o disat-tenzione dei familiari. Diverso ildiscorso, senza voler giudicare, main attinenza agli eventi così comeappaiono, per quelli che coinvoltiin inchieste giudiziarie preferisco-no suicidarsi che lottare. Perché privarsi di un bene così pre-zioso se non si ha nulla da temere? La verità emerge sempre!Le sbadataggini dei parenti sonofiglie della voglia di far carriera, diarrivare, dell’avidità. Apici, spes-so, raggiunti in maniera discutibi-le, che una volta arrivata l’età del-la pensione si riprendono ciò cheappartiene loro: isolando, privandoquesti arrampicatori delle qualifi-che altisonanti. Le persone merite-voli, non solo fanno carriera, in ap-parenza con maggiore difficoltà,ma il loro valore è riconosciuto datutti, in qualsiasi situazione dellavita, oltreché nella sfera professio-nale.Gli ignavi, coloro che s’incensanoperché hanno un titolo ma sonoprivi di virtù umane, si dissolve-ranno come fumo assieme ai loroallori ottenuti con infamia, falsitàe con quell’egoismo che ad essi faporre in secondo piano la famigliacadendo dalle nuvole e vegetando,perché non in grado di compren-dere e agire di conseguenza, difronte ai problemi.Molte persone vivono in uno statovegetale. È pur sempre Vita, al dilà di santimonie e dogmi religiosi.La scelta da parte dei familiari distaccare la spina è cosa ardua ed opi-nabile. Principalmente dovrebbeessere un intimo pensiero, una de-cisione interiore, non un disgusto-so circo mediatico che trova il suosfogo nella prefazione di un libro.Invece di tante inutili chiacchierelaiche e religiose sarebbe necessa-rio un po’ di rispetto per una per-

sona che passa il confine tra la vitae la morte: volutamente?!Atto intenzionale o fatale incidente?Francesca, quindicenne di Pelle-strina, grande appassionata di vo-ga, fin da piccola aveva coltivato ilsogno di prendere parte alla Rega-ta Storica, dopo vari tentativi diparlare con i genitori delle sue chi-mere e turbamenti adolescenziali,si era chiusa a riccio in se stessa.Dopo la scuola, prendeva la barcache aveva costruito il nonno: ali-mentando il vagheggiamentol’aveva chiamata mascareta anche senon era e vogava in laguna. I geni-tori, sordi al suo desiderio di en-trare a far parte di un gruppo canot-tieri per allenarsi a dovere, si reseroconto di avere una figlia e delle lo-ro mancanze, la sera in cui France-sca non rientrò a casa. A distanza digiorni furono ritrovati l’imbarca-zione ed il corpo straziato dellagiovane.Il piccolo natante era, con tutta pro-babilità, entrato in collisione conun mezzo di dimensioni maggiori.Urto cercato o casuale, tragica cir-costanza? Qualche bizzarro indivi-duo potrebbe commentare: scherzidella vita. Il caso non esiste! Mea culpa?!

(GP)

SLANCIdi Cristiana Moldi Ravenna

Chi protegge chi?Succedono cose inverosimili, valoriazzerati, anzi sotto zero; chi imbro-glia o dichiara il falso è ritenuto unfurbo da imitare. Chi si comportain modo esemplare viene osteggia-to e vituperato. Si parla a sproposi-to con grande facilità, senza temerele conseguenze e anche nella stam-pa gli errori e orrori sono all’ordinedel giorno. Gli imbrogli di DuilioPoggiolini, già direttore generaledel servizio farmaceutico nazionaledel Ministero della Sanità e dell’al-lora Ministro della Sanità France-sco De Lorenzo, coinvolto nell’in-chiesta Mani Pulite, come si puòcontrollare su internet, ci appaio-no, anche a distanza di anni, incre-dibili. Recentemente è riapparsoquest’ultimo in forma smagliante(scarcerato a quel tempo, ricorde-ranno tutti, perché gravementeammalato e quasi moribondo) co-me presidente ora della F.A.V.O.Federazione italiana delle Associa-zioni di Volontariato in Oncologia,e ci fa piacere che i moribondi risu-scitino, ma per tutti quelli che sonostati gabbati a quell’epoca, c’è statagiustizia? Sull’onda della nefandez-za oggi aleggiano nuovi spettri: in-ternet con la possibilità di metterein rete qualsiasi tipo di informazio-ne, meglio se inattendibile, e il gio-co d’azzardo che sta mietendo piùvittime della droga a detta degliesperti. Chi gioca ha bisogno di sol-di subito, (non bastano i crack inborsa, il maxi gioco d’azzardo) e sifa pagare a qualsiasi condizione;anche a patto di pubblicare falsitàsenza pensare ai danni fisici e psi-cologici causati, sperando di rovi-nare chi invece agisce onestamen-te, senza anche temere una denun-cia per diffamazione. La Chiesa stacercando di arginare il dilagantemalcostume, forse in ritardo. Nelmondo del calcio ricordo un ma-nualetto del Milan, per i soci, in cuisi raccomandava quale doveva es-sere l’equipaggiamento adeguatoper i tifosi ultrà della curva sud (onord se in trasferta): coltellini, ca-tene, ferri di ogni tipo, guanti chio-dati e quant’altro. Non solo, ma sispiegava anche come utilizzare ivari strumenti, per alimentare, co-sì, l’odio tra le squadre. Le Orga-nizzazioni (!) tengono in pugno i si-stemi economici, e sicuramentefinché il gioco in borsa non sarà di-chiarato illegale e perseguibile perlegge da parte della comunità in-ternazionale ci saranno sempre piùnuovi modi per distruggere le eco-nomie in tutto il mondo.

C

ANNUNCIO SUPERNOVA

Il libro di Angelo Bacci intitolatoDalla Fabbrica alla Biennale,presentato quest’estate all’HotelExcelsior da Giuliano Scabia, èstato esaurito e va in ristampa.Mentre la casa editrice si congra-tula con l’autore, annuncia ai let-tori che la ristampa sarà in libre-ria a partire dalla metà di ottobre.

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10 NEXUS OTTOBRE-DICEMBRE 2011

PONTE DEI SOSPIRI[Venezia Multimediale]

IL CREPUSCOLO DI UN GENIOdi Danilo Reato

In mezzo al grande, tragico scenario della peste, piaga endemica che avevacolpito per l’ennesima volta Venezia, Tiziano dipinge l’ultima sua opera,una volta tanto senza la fastidiosa pressione esercitata dalla committenza;

un’opera, La pietà, che il maestro cadorino dedica a se stesso, o meglio, destina-ta alla sua sepoltura in una cappella della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Fra-ri, dove, in virtù degli innegabili meriti artistici, aveva ottenuto il permesso diessere sepolto. Il tempo incalza e le forze pian piano lo abbandonano. Non riu-scirà a portare a termine il suo testamento, il suo ex voto, volto a scongiurare ilmale inesorabile, con quella tavolozza così ormai intrisa dei colori della peste.Per ragioni a noi sconosciute l’opera, incompiuta, rimarrà nella bottega del pit-tore, vedova del suo artefice, mentre il maestro muore il 27 agosto 1576 e vie-ne sepolto con una cerimonia, a dir poco frettolosa, a detta dei contemporanei,patrocinata dalla Serenissima. È comunque il massimo che la Repubblica puòtributare al maestro, in deroga alle leggi di profilassi in quei terribili frangen-ti, risparmiandogli almeno l’ignominia della fossa comune. La pala verrà espo-sta nella chiesa di Sant’Angelo e vi rimarrà fino al 1814 per passare poi nel luo-go dove attualmente possiamo ancora ammirarla: le Gallerie dell’Accademia.

Mario Brenta, veneziano, che alterna da molti anni la professione di regista aquella di docente di Teorie e Tecniche del linguaggio cinematografico, presso la fa-coltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova e Karine de Villers, dane-se di origine, nata in Ecuador e cresciuta in Belgio, sono gli autori del docu-mentario Calle de la pietà, presentato in concorso all’AsoloArtFilmFestival, chevuole essere la cronaca reale e al contempo immaginaria dell’ultimo giorno divita di Tiziano Vecellio. Un documentario che rifiuta, fin dalle prime battute,la banale ricostruzione storica, il semplice racconto, ma punta, come afferma lostesso Mario Brenta, a diventare più “una riflessione sull’esistenza e sulla funzionedell’arte che non è altro che il desiderio di cogliere il segreto del mondo, di possederlo masoprattutto di dominarlo, dominandone il tempo”. Chiari i presupposti, apertamente evidenziati dagli autori stessi nella premessa:“fare un film sul passato che ne sia in qualche modo soltanto la ricostruzione non ha mol-to senso: rischia di essere qualcosa di falso, di polveroso… Il passato è passato e, come ta-le, ha cessato per sempre di esistere. Se può rivivere è solo nella memoria, per assenza”.Niente costumi, dunque, né ricostruzioni da docu-film, ma suoni, colori e im-magini che lentamente scivolano e si intrecciano con l’ultima tela dell’artista.Lacerti di quotidianità passano sullo schermo, scanditi ritmicamente da unapendola che insistentemente ritorna, mentre una voce narrante ci invita a ri-flettere e a pensare alle ultime ore di quel grande maestro che, ormai quasi cie-co, annaspa vigorosamente, rifiutando i pennelli, stendendo i colori con le ma-ni direttamente sulla tela. Tiziano sente appressarsi la morte, il tempo fugge elo incalza e forse in quel momento l’artista riflette pure su tante anonime pietàche la morte nera ha disseminato in città. Si snodano in parallelo immagini delLazzaretto Nuovo con le sue tristi testimonianze di tante povere anime, dimen-ticate da Dio, in attesa della fine imminente o di una possibile, quasi inspera-bile redenzione e nel tentativo di scongiurare la morte lasciano sulle pietre in-sanguinate un segno del loro passaggio o semplicemente un nome e una data.In definitiva anche l’arte è un modo di attaccarsi alla vita, di rifiutare l’inesora-bile trascorrere e trascolorare del tempo e “fare un film – parafrasando una bat-tuta conclusiva del bel documentario – è un atto di profonda nostalgia, è il deside-rio di ritornare alle cose, in un impossibile ritorno del passato, in fondo non è che un al-tro patetico tentativo di sfuggire alla morte”.

Calle della pietà (2010) regia e montaggio di Karine de Villers; sceneggiatu-ra e fotografia di Mario Brenta, dur. 60’; email: [email protected]

BIENNALE OGNI SCHERZO VALEdi Renato Pestriniero

l 1° giugno si è aperta la 54.Biennale d'Arte, avvenimen-to del tutto imprevisto che

ha colto di sorpresa le nostre am-ministrazioni. L'Assessore al Tu-rismo ha detto allargando le brac-cia: "È mancato un tavolo dicoordinamento ma va spiegatoche non è mai stato fatto prima."Anche Ugo Bergamo è stato coltodi sorpresa quando gli è statodetto che dalle parti dell'ACTVc'era il caos: "Non mi risultanoproblemi." I motoscafisti peròavevano intercettato qualcosa, equando i cancelli della Biennalesi sono aperti al mondo loro eranopreparati. Così hanno dato forfaitagli impegni presi con l'Associa-zione Turismo Ricettivo e lavora-to a spot con pagamento in con-tanti.

Molti veneziani si sono imbufali-ti per i mezzi ACTV che tra turi-sti e bagagli sembravano som-mergibili, ma si è trattato del so-lito piagnisteo. Saggiamente, ilsindaco ha spiegato: "La città an-cora una volta si dimostra unavetrina internazionale diprim'ordine e credo onestamenteche qualche disagio si possa tran-quillamente sopportare." Però - equi la faccenda non è del tuttochiara - ha aggiunto: "Credo cheanche i sassi sapessero che inquesti giorni ci sarebbe stata l'a-pertura della Biennale!." E alloracome la mettiamo, si sapeva onon si sapeva? Dice: "Se si vuoleprotestare, beh che si protesti,ma poi però mettiamoci d'accor-do, protestiamo quando la città èmorta, protestiamo quando lacittà è troppo viva, dovremmoinvece essere felici per il ruoloassunto da questa città perchétutto ciò porta lavoro, porta ric-chezza." Motoscafisti, bancarella-

ri, abusivi e gondolieri hanno ap-provato... anzi no, per i gondo-lieri c'era troppo moto ondoso ehanno chiuso i traghetti diS.Tomà e S.M.del Giglio dedi-candosi al trasporto di normalituristi. Sembra che, nei giornidella vernice, tra gli accreditatisi siano verificate scene terrifi-canti, gruppi privi di mezzi perraggiungere le proprie destina-zioni abbandonati sulle isoledella laguna. Non c'è conferma,ma qualcosa di vero dev'esserci.Per esempio, in quel di S.Servoloc'era la festa dei padiglioni cuba-no e siriano. Philip Rylands, di-rettore del Guggenheim, dice:"Malgrado avessimo prenotatoper garantire continuità nei ser-vizi, i taxi non c'erano. Probabil-mente hanno ritenuto più van-taggioso caricare passeggeriestemporanei." I taxi sono arriva-ti a notte fonda. Quando è statoil momento di pagare ci sonostate scene thriller: poiché per iltratto S.Servolo/Pietà sono statichiesti 70 euro, uno dei naufra-ghi si è arrabbiato, ha chiestol'intervento di una pattuglia dipassaggio, ma i carabinieri hannodichiarato che non potevano farenulla. Il naufrago si è arrabbiatoancora di più. Constatato chenon era la prima volta che andavain escandescenze per la stessa ra-gione, è stato arrestato per resi-stenza a pubblico ufficiale.

Sembra comunque che tutto ciòrientri in una serie di happeningorganizzati nell'ambito dellaBiennale; anche di questo non c'èconferma, però troppi eventispettacolari si sono verificati.Prendiamo i venditori ambulantiche allestiscono il mercato delmartedì al Lido: si erano prepara-ti in tempo per il rientro ma il

primo ferry era alle 22.40. Giun-ta l'ora, la ressa era indescrivibi-le. Quando transitarono davantialle Zitelle videro che il loroferry era stato noleggiato dairussi per fare festa grande. Rife-riremo i commenti solo su ri-chiesta e privatamente.

Ma la Biennale avrebbe fornitoanche happening tipo "Venezia,la luna e tu". Erano da poco tra-scorse le 2.30 di notte quando funotata una gondola misteriosa-mente vuota vagare lungo ilCanal Grande. In realtà, distesi apagliolo c'erano una francese di42 anni e un inglese di appena20, entrambi imbriaghi tronchi.Intervenne una Volante. Il ragaz-zo, anestetizzato dall'avventura,non reagì, ma la stagionata ma-dame rispose a calci e pugni.Trasferimento immediato allecarceri femminili della Giudeccaanche lei per oltraggio e resisten-za a pubblico ufficiale.

Come la Biennale scaturì im-provvisa, ugualmente all'improv-viso ci si accorse che il ponte diS.Cristoforo non era un'installa-zione diffusa ma un semplicemonumento al degrado abbando-nato lì da anni vicino alla Fenice,tempio della musica. Sono accor-si pompieri e tecnici di Insula eil passaggio è stato subito inter-detto in quanto pericoloso per lapubblica incolumità. Forse nonverrà più riaperto.

Chiudiamo con un ultimo simpa-tico scherzo targato Biennale.Dopo giorni di pioggia, alla verni-ce il cielo si è aperto. È rimastospalancato tutti e tre i giorni dellavernice. Il quarto giorno, appenafinite le passerelle di vip e auto-rità, ga ricomincià a scravassar.

primi già arrivavano poco dopole sei. Chi con un fagotto che na-scondeva un paletot o una giac-

ca, chi con una scatola di quelle bian-che per le scarpe legata da uno spago,chi con una bicicletta . Forse proveni-vano da Burano, o da S. Erasmo e co-stretti dall’orario del battello doveva-no per forza raggiungere la Calle dellaRegina a quell’ora. In ogni caso quan-do i due portoni del Monte di Pietà sisarebbero spalancati, avrebbero affron-tato per primi la lunga scalinatadell’antico palazzo che li avrebbe por-tati lassù nel salone affrescato ed oraordinatamente diviso nelle varie sezio-ni per gli “oggetti non preziosi”, per“oggetti preziosi”, “bollette da rinno-vare”, da “riscuotere”, come segnavanole varie indicazioni all’ingresso deicorrimano in ottone che portavano adaltrettanti sportelli.Poi, un po’ alla volta, come ognimattina, la Calle si andava affollandodi gente: donne per lo più in sciallenero come si usava allora, qualcunatrascinandosi dietro un bambino, ca-riche di pacchi, scatole, vestiti, pen-tole; uomini vecchi e giovani consacchi; chi portava una fisarmonica,chi un fucile da caccia; altri con mac-chine da cucire a pedale o a manotrasportate su un carretto.

Il silenzio che aveva accompagnato iprimi arrivati, ora aveva ceduto ilpasso ad un brusio che, mano a manoche la Calle si affollava, diventavasempre più forte. Finché alle 8:30allo spalancarsi dei due portoni ilbrusìo diveniva un unico grido assor-dante nella corsa verso lo scalone, perpoter raggiungere nella sala il postomigliore.È l’andirivieni di ogni giorno dellapovera gente su e giù per i gradini diuno dei palazzi monumentali sulCanal Grande, quello della Reginache un tempo ospitò Caterina Cor-ner, Regina di Cipro. Sono 400, 500persone che ogni giorno negli anniSessanta venivano qui spinte dal bi-sogno, per far fronte ad un dissestoimmediato, o per risolvere un proble-ma economico improvviso, chi veni-va per la prima volta chi da sempre.Mi raccontava un impiegato che an-che tre generazioni della stessa fami-glia si sono succedute al Monte diVenezia. Infinite situazioni familiariche ora dipendevano dalla “stima”che l’impiegato doveva dare dell’og-getto portato, oppure si concentrava-no su quel piattino d’ottone della bi-lancia con gli orecchini d’oro, la col-lana, un vecchio orologio. “Mi di-spiace signora, ma no ghe semo …

De quanto gala bisogno?” “Go biso-gno de almanco 28, 29mila lire.”“Me dispiase signora, ma qua arive-mo al massimo a 20.” “El relogio elxe tuto de oro, el gera del nono.”Ogni sportello è come una confessio-ne dove la miseria è soffiata sottovoceall’impiegato: “Go la fia che xe mala-da. La xe questa la picola, la ga trede-se ani. No par, ma la xe malada. Epo’ me mario che el fa el camerieradesso el xe senza lavoro. Me bastaria10mila lire tanto per rivar a magiocol trovarà un posto. Qua go portàtre ninsioli, el copriletto ricamà, e unpaletot belo squasi novo.” Più in là c’è invece una ragazza conuna maggiore disinvoltura dettataforse da una lunga abitudine: “Xe 14ani che vegno qua almanco do voltel’ano per impegni, disimpegni, rino-var la boleta perché la roba no vada

all’asta.” Nello sportello accanto in-vece una ragazza piange. È venuta aritirare una stoffa destinata ad un ve-stito che il papà sarto dovrà cucire ilgiorno dopo: “Doman de sera vien elcliente, un sior del Lido, el vien aprovarlo e me pare no sa che ghe goimpegnada la stofa. Ma l’altra matinagavevo proprio bisogno.” Ma c’è chi impegna i paletot o le pel-licce, non per bisogno, ma perchésanno che il Monte di Venezia li con-serverà meglio che a casa, racchiusiin sacchi impermeabili con tanto dinaftalina. Da decine e decine di anni è la Cassadi Risparmio a sostenere l’onere diquesti Istituti di Pegno nati percombattere l’usura. Proprio come liavevano concepiti quei frati minorialla metà del ‘400 e che in Italia perprimi li istituirono. A Perugia nel1462 nacque il primo Mons Pietatis.A Venezia la Repubblica invece nonne volle sapere di questi istituti, manon potendo ignorare i poveri, ob-bligò i bastioneri, cioè i venditori divino, a prestare contro pegno generialimentari, denaro e vino, ed è facileintuire di quale pessima qualità fossequel vino se per indicare del vinocattivo si diceva vin da pegni.Il pegno era rinnovabile ogni 6 mesi,

pagando ovviamente degli interessi,ma c’era una tolleranza di un annoprima che quelle lenzuola, quell’oro-logio del nonno andassero all’asta; ul-timo atto di infinite difficili situazio-ni di famiglia che la sorte non è riu-scita a sanare. Così finché negli anni Settanta delNovecento la Cassa di Risparmio de-cise di lasciare il palazzo e trasferireil Monte a Mestre, puntando soprat-tutto sugli oggetti preziosi. Finiscecosì una storia che per decenni è statatestimone di una Venezia povera, ericomincia quell’alternarsi che da se-coli ha caratterizzato la vita di quasitutti i palazzi veneziani: quale è di-ventato albergo, quale museo, qualesede di qualche società, quale scuola,quale assemblaggio di appartamenti.Il Corner della Regina, nato nellaprima metà del Settecento, operadell’architetto Domenico Rossi, dopoil Monte dei Pegni ospitò per alcunianni l’Archivio Storico della Bienna-le. Ora i gradini del grande scalonerisuonano dei passi di chi ama l’artecontemporanea nella ricca selezionedelle varie collezioni raccolte neglianni dalla Fondazione Prada.

Virgilio Boccardi

DAL MONTEDEI POVERI AL MONTE DEI RICCHI

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PROVERBI RELIGIOSI

Secondo xe grossa la candelai preti alza la loquela

I preti fa bóger la pignataco le fiame del Purgatorio

Chi va a Roma e porta un bon borsòtodiventa abate e vescovo de bòto

Fra Modesto non xe mai sta priore

L’omo che no ga religionxe ‘na bestia senza parón

Sora el sal no xe savor,sora Dio no xe signor

No che xe buzarónache non gabia la so Madona

El pare turco, la mare pagana:gnanca la fia no xe vera cristiana

Perdonare xe da cristianidesmentegar da fioi de cani

Dio ne vol ferii, ma no morti

Dio sera ‘na porta, e verze un porton

Basa Cristi, sgrafa santi;basa santi, caga Diavoli

Xe megio un forte porco Dioche un falso Gesù mio

In Paradiso no se va in carozza

Cerca de no aver tropo de quàper no aver tropo poco de là

Se Dio non xe giustiziavol dir che no l’esiste

Però che ciavada la vitase co la morte finisse tuto!

Val più un prete che mile soldai

Quando non se va via co i pretise torna sempre

DETTI VARI

Soldai desfai, preti spretaie putane desmesse,xe sempre le istesse

Quando el manzo va al maceloel sua de fora e ghe trema el buelo

‘Na volta le teste finele stava ne le casine;adesso i gran testonii sta ne i palazzoni

Basta un busto e ‘na colonaper far celebre ogni monae tre minuti de televisionper trasformar in genioogni cogión

Vardite da la dona che gala vose da omovardite da l’omo che gala vose da dona

Madama Frinfrin serando un bordèloga verto un casìn

CURIOSITÀOTTOBRE-DICEMBRE 2011 NEXUS 11

VITA DELL’OMO di MARIO TECCHIATI

stampato il 29 settembre 2011Editore: Supernova

GIOVANNI DISTEFANO (direttore editoriale e amministratore unico) NICOLA FALCONI (direttore responsabile)

DANIELA ZAMBURLIN (condirettrice)LETIZIA LANZA, CRISTIANA MOLDI RAVENNA, MARIUCCIA REGINA

(comitato di redazione)Hanno collaborato a questo numero

ROBERTO BIANCHIN, STEFANO BOATO, VIRGILIO BOCCARDI, MASSIMO CEMOLANI,GIANFRANCESCO CHINELLATO, GIANNI DE LUIGI,

GIOVANNI DISTEFANO, PIERO FALCHETTA, CARLA GAGLIARDI,LAURA GUADAGNIN, LUCIA GUIDORIZZI, ANITA MENEGOZZO,

CRISTIANA MOLDI RAVENNA, MANFRED MANERA,LORENZO MULLON, TAZIA NUVOLARI, SANDRA OLIVIERI SECCHI, GINO PASTEGA,

RENATO PESTRINIERO, GIORGIA POLLASTRI,GABRIELE PRIGIONI, DANILO REATO, GRAZIA STERLOCCHI, VITTORIO SGARBI,

MARIO TECCHIATI, GIACOMO TREVISAN, ALDO VIANELLO, DANIELA ZAMBURLIN.

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONESUPERNOVA EDIZIONI srl, via Orso Partecipazio, 24 – 30126 Venezia-Lido

Tel/fax 041.5265027 – email: [email protected] – website: www.supernovaedizioni.itTIPOGRAFIA

Grafiche ITE, Dolo (Venezia)Aut. del Tribunale di Venezia n. 1114 del 23.3.93

LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLI FIRMATI E LE DICHIARAZIONI RIFERITEDAL GIORNALE IMPEGNANO ESCLUSIVAMENTE I RISPETTIVI AUTORI

Mensile di Comunicazione cultura e attualità nella città metropolitana di Venezia

OTTOBRE-DICEMBRE 2011

ARIETE. Continuano a soffiare i ventidel cambiamento per la prima decade,mentre la terza dovrà riordinare gli scri-gni della mente e del cuore, passando inrassegna tutto quello che ormai non servepiù, per lasciare spazio a nuove avventu-re. Per tutti ci sarà una Venere novembri-na eccitante e maliziosa. Lasciatevi tenta-re, anche negli affari.

TORO. Un po’ di cautela in ottobre ne-gli affari, anche di cuore, per via della ve-loce opposizione di Venere e Mercurio dal-lo Scorpione. Per il resto, con Giove nel se-gno, avrete il vento in poppa!

GEMELLI. Da metà novembre al solsti-

zio d’inverno, qualche transito sagitta-riano potrebbe rallentare un po’ i vostriprogrammi. Ma sarà poca cosa, in unquadro complessivo senz’altro positivo!

CANCRO. Fine degli indugi. La primadecade, ancora alle prese con Plutone eUrano, dovrà decidersi a trovare la suastrada, magari procedendo per tentativi.La terza invece dovrà fare pulizia, rinun-ciando a tutte quelle dolci cose inutili ac-cumulate nel tempo, che la tengono anco-rata al passato e che adesso sono però di in-tralcio alla risalita. Per tutti ci sarà unaromantica Venere ottobrina ad accarezza-re l’anima.

LEONE. Prudenza per la prima decade,perché la quadratura di Giove può compor-

tare errori di valutazione, soprattutto ai fo-cosi come voi. Per tutti ottobre richiederàuna certa cautela, per via dei transiti sta-gionali di Venere e Mercurio nel segno del-lo Scorpione. Ma già da novembre, il fuocosagittariano porterà un dolce tepore.

VERGINE. Aspetti ottimi per la primadecade, che con Giove in trigono potrà osa-re a 360°. Stelle buone comunque per tut-ti, a parte quel Mercurio nervoso dal Sa-gittario in dicembre. Ma il quadro com-plessivo è O.K!

BILANCIA. Sarà un autunno pieno disorprese, cari bilancini! Per i nati neigiorni vicini all’equinozio Urano porteràeventi imprevedibili, mentre la terza deca-de dovrà cominciare ad imparare a potare

i rami, perché Saturno richiede da lei unanno di accurata selezione, per sfrondarela strada da ogni inutile orpello. Impegnoche alla fine avrà la giusta ricompensa.Transiti autunnali veloci alquanto posi-tivi per tutti.

SCORPIONE. Transiti stagionali piùche buoni per tutti, anche se la prima de-cade dovrà affrontare l’opposizione diGiove, che comporta attrazioni pericoloseed errori di valutazione, col rischio di ri-trovarsi in situazioni perdenti già in par-tenza senza accorgersene. Uomo avvisa-to……

SAGITTARIO. Praticamente l’interofirmamento sorride al vostro Sole: cosa vo-lete di più? Cogliete la palla al balzo,evitate di disperdervi in cose futili, date ilmeglio e il mondo sarà vostro!

CAPRICORNO. Primi gradi sotto legrinfie di Urano, l’imprevisto, e Plutone,la trasmutazione. La terza decade invecedovrà ubbidire a Saturno, che impone per

i prossimi 12 mesi una revisione totale conrepulisti finale. Meno male che i transitistagionali sono positivi, in primis quellodi Giove, secondo gli antichi il pianetadella grande fortuna. Così non manche-ranno motivi di consolazione.

ACQUARIO. A parte Giove, un po’ se-vero con la prima decade e Venere con Mer-curio, quadrati dallo Scorpione in ottobre,gli altri transiti, sia lenti che stagionali,sono favorevoli. Godetevi serenamente ilperiodo autunnale e non fate colpi di testa.

PESCI. Escludendo qualche freccia sa-gittariana tra novembre e dicembre, ilquadro astrale è senz’altro positivo, ancheper via dei benefici di Giove, in postazio-ne amica. Solo Marte da metà novembrecomincerà un tormentone di sette mesi dalsegno opposto della Vergine. Morale: vie-tato perdere la trebisonda. !

Avviso ai gentili lettori: le previsioni con-siderano i transiti unicamente rispetto alSole di nascita.

Le stelle di Taziaö öö ö ö

Serenissima:Lettere dal passato

2. FISIONOMIA DI VENEZIAQuand’io ti dico che Venezia è fab-bricata nel mare, è la pura verità.Non è una terra che s’alzi al di sopradell’acqua: è lo stesso letto del Golfoadriatico che serve a popolosa cittàdi fondamento; le vie son canali; icarri, barche; gondole le vetture; equelle lagune che la circondanosembrano state fatte a belle postaper servire alla sua sicurezza ed alsuo comodo. È bello vedere navid’ogni forma e grandezza percorrerleper tutti i versi, e sventolare sullecime degli alberi le bandiere inmezzo ai tetti dei palagi ed alle cu-pole delle chiese.Le palafitte su cui si appoggia lacittà congiunsero insieme numeroseisolette, l’una dall’altra poco disco-ste; e i cui intervalli ove non furono

riempiti, servono ad uso di canali chepenetrano e s’aggirano nelle più in-terne parti: non è quasi abitazione acui non si possa approdare in gondo-la, e a cui parimenti non si giunga,volendo, per terra, giovandosi diviottoli, detti volgarmente cale, e dicirca cinquecento ponti che le metto-no in comunicazione l’un l’altro.Il Canal Grande, quasi arteria massi-ma a cui affluiscono tutte quelle dira-mazioni secondarie, tortuosamenteaggirandosi divide la città in dueparti, e presenta pei superbi edificiche lo fiancheggiano uno spettacolosorprendente a chi lo percorre inbarca. Il Ponte di Rialto [edificatonel 1587 sotto il doge Pasquale Cico-gna] è il solo che sia stato gettato sulCanal Grande; ed è reputato monu-mento meraviglioso di ardita archi-tettura: s’adorna esso lateralmente didue fila di belle e regolari botteghe.Nel braccio di mare che separal’Isola della Giudecca dalla PiazzaSan Marco piglia principio il CanalGrande. Quell’isola ha forma dimezzaluna e copre gran parte della

città, estendendosi verso l’estremitàoccidentale. S’ammira in essa il ma-gnifico tempio del Redentore innal-zato a pubbliche spese per voto fattodalla Repubblica in occasione dellapeste che sul finire del secolo XVIdesolò Venezia. Palladio ne è statoarchitetto; e questa sua opera è repu-tata l’una delle più perfette di lui.A fianco della Giudecca è l’isolettadi San Giorgio Maggiore, nel cuimezzo torreggia il magnifico tempioinnalzato a quel Santo. La nobile ar-chitettura della sua facciata, di Pal-ladio essa pure, e la figura svelta eardita della sua torre formano colcircostante gruppo di case un puntodi vista singolarmente vago e pitto-rico; e fanno vece di scenario apposi-tamente colà situato per servire diprospettiva a chi entra dalla Merce-ria nella Gran Piazza, e a chi passeg-gia nella Piazzetta di San Marco.Nel senso opposto a quello in cui siprolunga la Giudecca distendesi se-micircolarmente la deliziosa Riva deiSchiavoni, larga abbastanza per servi-re ad uso di comodo passaggio. Essa

è a tutte l’ore del giorno affollata dicento generazioni d’uomini; e domi-na gran parte del porto di Venezia, equel tratto amplissimo di laguna cheè chiusa in fondo dal Lido e dai Mu-razzi. È il Lido una lunghissima lin-gua di terra che non s’allarga maioltre alcune centinaia di tese, ed ècoperta d’abitazioni e d’ortaglie: iMurazzi poi sono edificii con gran-dissimo dispendio innalzati, chefanno le veci del Lido ove questo nonarriva, salvando la città dalle inonda-zione che i venti e le maree potreb-bero cagionarle all’impensata. Prin-cipale ornamento di questo quadrosono le graziose isolette di Santo Spi-rito, San Servolo, e parecchie altreche sorgono qua e là in mezzo alleacque con chiese, giardini e case.Egli è dall’alto del Campanile di SanMarco che dispiegasi all’occhiodell’osservatore uno spettacolo unicoin Europa. È quella torre d’altezzaprodigiosa; e non v’a oggetto che im-pedire possa allo sguardo di dominareper ogni banda dalla sua cima. Vene-zia di lassù ha apparenza di città gal-

leggiante sovra zattere; e le isoletteche la circondano, e formanle intornoridenti gruppi, crederebbersi macchi-ne ingegnose e appariscenti con chesi fosse voluto momentaneamente ab-bellire quella scena. È vasto l’orizzon-te che la chiude: sfumasi da una partesul mare oltre i Murazzi e il Lido; edall’altra sulla Terraferma, adorna dapresso d’innumerevoli abitazione chebiancheggiano fra il verde dei campie delle colline buscate; e in cui s’alzalontanamente la maestosa e candidacatena dei monti friulani.Le gondole, unico mezzo di trasportoper le persone civili, sono oggettod’ammirazione allo straniero […] enel mezzo di questa una specie di ca-panna sostenuta con due semicerchi diferro, ed avente dai quattro lati tendi-ne, vetri e gelosie che s’aprono e chiu-dono a piacere di chi si sta la entromollemente adagiato su cuscini dipiume. D’essa è tutta dipinta e addob-bata a nero dentro e fuori; e potrebbeparagonarsi a mortuario catafalco […].

a cura di Giovanni Distefano

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PREMIO PAOLO RIZZICelebrato a Mazzorbo dai Bisol

Nella foto Virgilio Boccardi rice-ve il Premio alla Carriera e al cen-tro Vittorio Pierobon legge lamotivazione. A destra Rina DalCanton, presidente dell’Associa-zione Paolo Rizzi. Nel riquadro in prima fila i vinci-tori: da destra Simona Pacini(primo premio), Lidia Panzeri,Alice d’Este e Roberto Luciani;dietro da destra Luca Amadori,presidente dell’Ordine dei Giorna-listi del Veneto, Vittorio Piero-bon, vicedirettore del Gazzettino,Damiano Rizzi, figlio di Paolo.Alla premiazione sono intervenu-ti tra gli altri Paolo Baratta,presidente della Biennale, eFranco Fontana, amministrato-re delegato del Gazzettino.

Nella foto Enrico Tantucci, vin-citore del Premio giornalisticoIstituto Veneto per Venezia conl'articolo intitolato Venezia meritadi essere Venezia? apparso sul nu-mero del Giornale dell'Arte (giu-gno 2011).

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