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LUGLIO-SETTEMBRE 2011 ANNO XVIII — N. 84 MENSILE DI COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA Copertina di Gianni De Luigi, montaggio di Massimo Cremolani Copia omaggio nexus_84.qxp 23-06-2011 15:23 Pagina 1

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rivista neXus Supernova N.84

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LUGLIO-SETTEMBRE 2011ANNO XVIII — N. 84

MENSILE DI COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA

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CITTÀ2 NEXUS LUGLIO-SETTEMBRE 2011

VENEZIA ARIANNA

Figura tra le più inquietantidella simbologia di ogni ca-tegoria del sapere, il labi-

rinto sembra far parte della so-stanza stessa di Venezia, dove èstraordinaria la corrispondenzatra il paesaggio urbano, naturali-stico e interiore.

Città di voci e suoni (magica l’as-senza di rumori meccanici), diprospettive oblique, di immaginisdoppiate, di riflessi, di balugi-nii. Groviglio di calli, campielli,sottoportici; dedalo di case e pa-lazzi con una tipologia di nume-razione anagrafica che parrebberenderli introvabili, Venezia ri-sulta estranea al concetto di ‘ci-viltà moderna’ imposto dalla glo-balizzazione e dal potere dellatecnologia e rimane ancorata aipropri archetipi producendosorprese ma anche diffidenza edisamore.

In realtà proprio perché labirin-tica essa si rivela come luogoideale per la cura dell’anima. La-birintica e terapeutica la conside-ra ad esempio Salomon Resnik,psichiatra e psicoanalista di famainternazionale. Venezia obbligaad andare incontro all’ignoto, aciò che può nascondersi dietrouna calle, in fondo ad una fonda-menta, nella nebbia che spessoavvolge la città. Come nel labirin-to cretese Venezia invita altresì acercare il proprio minotauro, acombattere e vincere il mostroche si nasconde nel più profondodella coscienza e nel vuoto dellaragione, Ed è terapeutica perchérichiama la solitudine, luogodell’anima dove, finalmente e do-verosamente, è possibile starecon se stessi senza doversi spec-chiare a qualsiasi costo nelle pa-role e negli sguardi altrui.

La laguna che abbraccia la città èanch’essa un labirinto di ghebi,velme e barene: terra e acqua sicontendono lo spazio evocandola lotta tra elementi che fu ai pri-mordi, ma qui, pare, senza la vio-lenza dei tempi delle origini. Inquesto specchio d’acqua laprofondità dei flutti marini, chepure lambiscono la città, si stem-pera nei bassi e fangosi fondali,invitando ad un procedere fisico(e mentale) lento e salvifico, co-stringendo chi vi si inoltra a se-guire il ritmo regolare delle ma-ree, ad accettare la tortuosità delpercorso individuando tracceper quanto possibile note, chesolo una lunga frequentazione eun’amorosa confidenza possonorendere riconoscibili.

Nel labirinto di se stessa Veneziacome Arianna concede il suo go-mitolo, svelandosi però solo a chisi perde nel cercarla, nel cercarsie infine la trova splendida, e si ri-trova, più che ‘moderno e civile’,salvo e vincitore.

Daniela Zamburlin

La storia dei labirinti è così lunga etortuosa che suggerisce le loro tracce.Quante evocazioni suggeriscono il la-birinto di Villa Pisani, quello da pocoinaugurato alla Fondazione Cini diSan Giorgio in onore di Borges, il la-birinto per eccellenza di Teseo e delMinotauro. Ma riuscire a costruireuna città labirinto, solo i veneziani so-no stati capaci di farlo, un dedalo dicanali e vie s’intrecciano, formandomolte volte percorsi chiusi che porta-no a mete sconosciute. La figura geo-metrica, che delimitata dall’esternoda una linea curva o da contorni ad an-goli retti acquista un senso quando lasi considera come una pianta architet-tonica, ossia quando la si osservadall’alto. Allora le linee vengono inte-se come muri di delimitazione, i mu-ri case non sono l’elemento essenziale,

la loro funzione è delimitare la via, nelfissare un movimento, per acqua o perterra. Quanti vicoli ciechi a Venezia,bisognerebbe farne il conto, solo lostraniero, unico autentico Teseo neconosce il panico. Invertire per torna-re da dove si era partiti e molte volteritrovarsi di nuovo ad un vicolo cieco,metafora della città dell’Uomo. Ognilabirinto è composto da linee che de-vono essere viste come una pianta, maanche con la pianta ci si perde a Ve-nezia. Nel labirinto città vedo unamaterializzazione del processo di Ini-ziazione. La suddivisione dello spaziointerno è comprensibile solo e semprea chi osservi dall’alto o su una pianta;la complessità della forma di movi-mento esige anche una certa padro-nanza del corpo e di capacità di adat-tamento sociale.

Il labirinto ha una porta disposta obli-quamente e difficilmente accessibile.Per quanto tu corra, se dall’esternovuoi affrettarti a raggiungerne il cen-tro, di altrettanto ti riporta, con i suoicompatti meandri, dalle spire più in-terne a quelle più lontane; con le suevie ti sospinge verso l’esterno con virtùd’incantesimo giorno dopo giorno eschernendoti continua a farsi gioco dite con le spire della (vana) speranzacome un sogno con i suoi volti vuoti,finché il Tempo, che dirige lo spetta-colo della vita, si strugge e, ahimè laMorte, apportatrice di buio, ti acco-glie e non ti lascia più alcuna possibi-lità di raggiungere l’uscita.

Gianni De Luigi

La laguna veneta: un dedalo di canalibarene e velmeOsservando la Laguna di Veneziadall’alto, è facile rendersi conto di co-me, soprattutto nelle aree più margi-nali, il dedalo di canali contraddistin-gua un paesaggio molto particolare,quasi enigmatico. Metaforicamentepossiamo pensare alla laguna come aun grosso polmone il cui albero bron-chiale è rappresentato dai canali che,dalle bocche di porto, si diramano viavia più sottili fino alle parti più in-terne, portando una boccata di mare,ossigeno e nuova vita nelle aree piùinterne. Attraverso di essi la lagunarespira, ogni 12 ore, seguendo il rit-mo delle maree, quasi fosse un orga-nismo vivente che ha bisogno di rige-nerarsi per tenersi viva.Oltre ai canali, in laguna chiamatighebi, ci sono altri elementi morfolo-gici che contribuiscono a definire illabirinto del paesaggio lagunare qua-li le barene, le velme e i chiari.Le barene sono degli isolotti limosi diforma tabulare coperti di vegetazionealofila (amante del sale) che vengonosommersi periodicamente durante lemaggiori alte maree. Si sono formatecon i sedimenti provenienti dai fiumie dal mare, modellate dalle correnti dimarea.Le velme sono delle porzioni di bassofondale fangoso normalmente som-merso, che emerge solo in occasioni diparticolari condizioni di bassa marea.I chiari sono dei piccoli avvallamentidel terreno della barena talvolta rag-giunti dai ghebi, dove l’acqua accu-mulatasi durante l’alta marea si me-scola con l’acqua piovana formandouno stagno salmastro.Svariatissime famiglie di uccelli, sianidificanti che migratori, frequenta-no questi ecosistemi, dalle anatre aicavalieri d’italia, dagli aironi ai feni-cotteri rosa; il limonium e la salicor-nia sono specie vegetali tipiche e pro-tette che caratterizzano la laguna,ambiente di transizione tra terra emare unico nel suo genere.Purtroppo il tipico paesaggio laguna-re sta subendo diversi attacchi alla suaconservazione, malgrado le tutele acui dovrebbe essere sottoposto: inter-venti antropici poco oculati, il lentosprofondamento dei fondali, l’innal-zamento globale del livello del mare,la pesca non regolamentata e il motoondoso hanno eroso il 75% della su-perficie delle barene nell’ultimo seco-lo con la conseguente trasformazionelenta (ma non troppo) dell’ambientelagunare da labirinto di forme a spec-chio d’acqua uniforme.

Claudia Ferrari

Una rara immagine della strepitosa fioritura del limoniun in barena (foto di Enrico Giro)

Il dedalo dei canali lagunari, foto di Emiliano Ramieri

VENEZIA LABIRINTO

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C’è una corrispondenza tra Venezia e illabirinto che va oltre il reticolo urbano,in cui i percorsi scorrono paralleli, siintrecciano. Mentre scrivo non è anco-ra stato inaugurato nell’isola di SanGiorgio Maggiore il labirinto dedicatoa Jorge Luis Borges dalla FondazioneGiorgio Cini e dalla Fundación Inter-nacional Jorge Luis Borges, diretta daMaría Kodama, ricostruito sul proget-to dell’architetto inglese Randoll Coa-te, che si ispirò al racconto Il Giardinodei sentieri che si biforcano, ma, nell’ac-cingermi a fissare alcune riflessioni sultema del labirinto e di Venezia, l’avve-nimento preannunciato assume un ri-lievo fortemente simbolico, da cui nonriesco a prescindere. L’immagine dellabirinto, per Borges simbolo di per-plessità, di inesplicabile, da cui scatu-risce una continua sensazione di mera-viglia che non abbandona mai lo scrit-tore nell’esperienza del quotidiano,trova coincidenza nello stato d’animodi chi vaga per le calli e i canali vene-ziani, nello stupore continuo per la bel-lezza che la città induce, che, a sua vol-ta, genera uno smarrimento a cui è na-turale abbandonarsi, da cui ci si può

sottrarre solo a pena, tuttavia, di ab-bandonare il sogno. Alle linee tracciate dal paesaggio urba-no corrisponde un paesaggio interiore,come nelle pagine di Borges ed en-trambi si riflettono in un gioco di spec-chi caro allo scrittore argentino: ora aquesta rifrazione si aggiunge il giococoncentrico del labirinto dedicatogli,collocato al centro del grande labirintodella città d’acqua da lui amata. L’ubi-cazione, presso la sede culturale in cuiè custodita un’importante bibliotecastorica, vede il moltiplicarsi delle coin-cidenze tra alcuni temi ricorrentinell’opera borgesiana: il labirinto, iltempo, i libri. Il labirinto progettatoda Coate ha forma di un libro aperto, èuno spazio contemplativo da cui acce-dere al mondo interiore di Borges: lasoluzione per scioglierne il mistero etrovare l’uscita sarà offerta solo ai nonvedenti, che potranno trovarla nel rac-conto Il giardino dei sentieri che si bifor-

cano, che sarà trascritto in braille su diuna ringhiera che affiancherà il percor-so.Venezia è città del gemmarsi dei labi-rinti, quello di terra delle calli; quellod’acqua dei canali, stretti tra i palazzi,che in alto delimitano strade azzurre dicielo, modellate sull’andamento sinuo-so dei rii; quello dei canali navigabilidiluiti nelle acque della laguna, dove illabirinto acqueo si fa più indistinto, in-decifrabile, se non fosse per la presenzadelle briccole.Nel tessuto urbano veneziano il per-corso principale è quello della reted’acqua, che unisce e avvicina tutti iluoghi, raggiungibili ancor oggi, mol-to più rapidamente tramite il dedalodei suoi canali, che percorrendo la retedi terra, nonostante essa abbia preso ilsopravvento per gli spostamenti di bre-ve raggio. È significativo, in proposito, notare co-me le dimensioni di alcune calli possa-

no trarre in inganno: viene istintivo ta-lora imboccare quelle più ampie, perpoi scoprire di ritrovarsi al bordo diuna riva senza possibilità di proseguireil cammino, retaggio della gerarchiadei collegamenti del passato, mentreoggi la scelta giusta è la piccola, stret-ta calle che si dipana lì accanto: succe-de anche a me, se sono sovrappensiero:sono le prove del labirinto, con i picco-li trasalimenti dello smarrimento. Una particolarità del dipanarsi dei per-corsi di terra è il susseguirsi ritmico diluce-penombra dato dalle strette calli edagli improvvisi slarghi dei “campi”che raccolgono la luce, dove un tempo,con le tecniche dell’ingegneria vene-ziana, veniva convogliata l’acqua pio-vana che si attingeva dal pozzo, postoal centro del campo, su cui sovente èscolpito il simbolo dell’anfora. Comenon pensare a un’altra corrispondenzacon gli archetipi borgesiani di questopasso, tratto da Labyrinthes: “Ossessiva-

mente sogno di un labirinto piccolo,pulito, al cui centro c’è un’anfora cheho quasi toccato con le mani, che ho vi-sto con i miei occhi, ma le strade eranocosì contorte, così confuse…”. Spesso succede che dei turisti mi chie-dano informazioni; in fondo non mi di-spiace, è il riconoscimento che la miaappartenenza al luogo è percepibile equesto mi lusinga. Il sovrapporsi delle linee del mondo edei lineamenti del volto è ancora temaborgesiano; è un riferimento che ricon-duce al labirinto e al disegno del pae-saggio descritto da Borges, al trasali-mento dello scrittore per la scopertache “quel paziente labirinto di linee”tracciava “l’immagine del suo volto”. La sensazione di meraviglia ci accom-pagna continuamente nell’esperienzadi vita, anche nei percorsi quotidiani.Senza alcuna pretesa di rigore scientifi-co mi piace concludere queste annota-zioni osservando come, in inglese labi-rinto “maze” e stupore “amaze” abbia-no il cuore in comune.

Linda Mavian

Che cosa si fa in un labirinto? Ci siperde. Ovvio, elementare, certo. Peròci si può perdere in diversi modiquando esista un labirinto degno diquesto nome. Un esempio concreto:questo smarrimento – parola da per-cepire nel suo doppio significato – tiprende a Venezia, che è una città la-birintica pronta a scattare come unasublime trappola che agisce in sensofisico e mentale con la sua overdosedi bellezza. Qui, infatti, si può entrare nella reted’acqua e di sentieri di pietra non so-lo accidentalmente, per sbadataggi-ne, at random direbbe un turista in-glese, ma per scelta e, addirittura –come diremo – con una guida in ta-sca. Si entra nel viluppo reticolare diquesta creazione spinti da curiosità,

si prova il brivido del sentirsi impri-gionati, si soffre l’assenza di orizzon-te, si passano acque buie d’ombra evie senza fine, si entra nel dominiodella linea curva, si perde la sensa-zione di centro: sono alcune delle no-stre emozioni di cui la città labirin-tea – in agguato da un millennio – sinutre ogni giorno e ogni notte delsuo tempo magico. E questi agguatiesaltano, alla fine, gli sbandati visi-tatori che si sentono fagocitati.Il bello di Venezia, labirinto di acquae di pietra, è proprio questo farci at-tirare – come polvere di ferro da unacalamita – nella sua misteriosa natu-ra topografica perdendo deliberata-mente qualcosa di noi e prendendoqualcosa da lei. In fondo, qui, nel suocorpo, l’orientamento è un optional.

Però questo perdersi nel senso di an-dare senza un ben individuato puntogeografico da raggiungere, “dimen-ticando” la segnaletica per esempio,non è da tutti (non è, per esemplifi-care, da turisti di gruppo). Ci vuolela giusta sensibilità, la disposizione,direi quasi la volontà di uno sballoestetico, e perfino la compagnia giu-sta. Così si esce dai percorsi tracciati,si perde la luce diretta del giorno edella ragione e si sprofonda nellenebbie dell’irrazionale. Solo così, credo, si tocca il cuore del-la realtà viva che si chiama Venezia:e, allora, diciamo ancora qualcosa perchi voglia capire: e cioè che è necessa-rio perdersi in lei.Con questo, non scopriamo un segre-to: i poeti ci hanno già suggerito da

tempo questo approccio, e uno inparticolare, il francese Henri de Ré-gnier (1864-1936) che suggeriva:“Andiamo a perderci in Venezia”. Ma vale la pena perdersi a Venezia? Aquesta domanda, due innamoratidella città galleggiante, gli accade-mici francesi René Huyghe e MarcelBrion hanno risposto sì con un libroche ha esattamente questo titolo:Perdersi a Venezia, di cui l’editriceCorbo e Fiore ha pubblicato, in pri-mavera, una nuova edizione, la terza,con una nota introduttiva di Massi-mo Cacciari.È questa la guida per entrare e usciredal labirinto Venezia, è questo libroil “coinvolgente viatico” che Caccia-ri suggerisce a chi non si fermi alleinsegne, al già visto, al già per

corso ma, insomma, segua le voci deidue scrittori e si immergano comple-tamente nel corpo e nello spirito diquesta città. E, suggeriamo noi, aglierrabondi del labirinto, questo ap-punto di Huyghe: “Si erra, si erra e sifinisce col trovare il centro”. E quelcentro siamo noi stessi che, avendovissuto la perdita dei punti cardina-li, attraverso Venezia ci siamo ritro-vati. E questa esperienza – provareper credere – ci avrà trasformati. Nonper nulla il sottotitolo del libro è“Una guida verso la luce”.

Ivo Prandin

Il labirinto di Jorge Luis Borges

UNA GUIDA VERSO LA LUCELA VOGLIA DI PERDERSI

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LIBRERIE 4 NEXUS LUGLIO-SETTEMBRE 2011

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LIBRERIE5 NEXUS LUGLIO-SETTEMBRE 2011

LIBRERIE PRIVATE A VENEZIASecondo un censimento effettuato sulterritorio nel giugno del 2011 da angie gidi della redazione di Nexus ne esi-stono a Venezia Centro Storico, a Me-stre e al Lido. Le librerie sono qui di se-guito indicate in ordine alfabetico. Inumeri si riferiscono alla mappa a fian-co e sono collocati in senso orario.

A Venezia Centro Storico, oltre aiBookshop per turisti – presenti alleGallerie dell’Accademia, a Ca’ Rez-zonico, a Ca’ Pesaro, a Ca’ d’Oro, alMuseo Correr, a Palazzo Grassi, a Pa-lazzo Ducale e in altre realtà (peresempio la Libreria Alef all’internodel Museo ebraico in Ghetto o la Li-breria Pierreci Codess al’interno del-la Fondazione Querini Stampalia) –esistono le seguenti librerie:

7. LIBRERIA ACQUA ALTA, in CalleLonga S.M. Formosa, tra Campo S.M.Formosa e Campo S. Giovanni ePaolo, gestita da Luigi Frizzo, genialeideatore di librerie accattivanti, giàfondatore della Libreria ai Miracoli.In un enorme magazzino con ingressoda una corte e retro sull’acqua ha si-stemato una vecchia gondola ripienadi libri e tutt’intorno libri su libri,dall’usato al nuovo. Entrare in questalibreria è un po’ come andare alla sco-perta di qualcosa che poi alla fine sitrova sempre per cui il potenziale let-tore si trasforma in una sorta di India-na Jones in caccia di libri da leggere.

5. LIBRERIA AI MIRACOLI, in Campodei Miracoli, gestita da Claudio Va-scon e socie. Minuscola all’interno, macon appendice all’esterno, sul Campo,di fatto una bancarella all’aperto chefunziona alla grande per l’irresistibilerichiamo dei libri. Passare da quelleparti senza buttare lo sguardo sui libriesposti o prenderne qualcuno in manoè cosa quasi impossibile.

4. LIBRERIA AL CAPITELLO, in CalleRacchetta, vicino al Liceo Foscarini,gestita da Federica Pozzi che organiz-za anche presentazioni.

27. LIBRERIA BARCHETTA BLU, inGhetto (Cannaregio), terminal di unaassociazione spontanea nata nel set-tembre 1999 quando un gruppo dimamme iniziò a ritrovarsi periodica-mente con i propri bimbi a turnonelle proprie abitazioni per favorire laloro socializzazione e per trovare solu-zioni autogestite per il loro ac-cudimento. Nel 2001 maturò l’ideadi fondare l'Associazione Barchetta-Blu da cui è sorta in seguito anche lalibreria.

13 e 17. LIBRERIA BERTONI puntovendita 1 e punto vendita 2, ilprimo si trova in Calle de la Mandola,tra Campo S. Angelo e Campo Ma-nin, il secondo in Calle dei Fabbri,entrambi gestite da Alberto Bertoni. IBertoni sono originari dalla Lunigia-na, esattamente da Montereggio, unborgo medievale disperso tra i monti,sopra Pontremoli, in provincia diMassa Carrara. Montereggio ha unastoria straordinaria legata ai libri: conla bella stagione gli uomini partivanodal piccolo paese, ognuno con la suagerla piena di libri, e raggiungevanoprima Pontremoli, poi la pianura, perandare a vendere la loro particolaremerce nelle città del Nord, dove pere-grinavano a lungo, fino all’inizio dellastagione invernale, quando ritornava-no a casa. Molti di loro non sapevanoleggere, ma capivano comunque l’im-portanza della particolare merce chetrattavano. Da ambulanti con la gerlasulle spalle diventarono ben prestobancarellai, molti aprirono vere e pro-prie librerie, altri diventarono editori.Una storia questa che comincia nelCinquecento, subito dopo l’iniziodell’arte della stampa, e si allunga neisecoli. Il noto Premio Bancarella nac-que proprio a Montereggio nel 1952.Ad oggi circa 150 dei loro discenden-ti posseggono importanti librerie etra questi approdarono a Venezia iBertoni e i Tarantola. Agli inizi delNovecento Lorenzo Bertoni si stabilì

a Venezia aprendo una libreria inCalle dei Fuseri, più tre banchi dilibri al Lido di Venezia presso lo Sta-bilimento Bagni. Verso il 1925 chiu-se tutto e si trasferì a Padova, dove ri-mase per alcuni anni. Intorno aglianni Trenta ritornò a Venezia e aprìuna libreria in Frezzeria. La storia siripeté: nel 1935 chiuse e partì perCortina. Il figlio Mario, stanco diquesto andirivieni, si fermò a Veneziae proseguì l’attività paterna acqui-stando il banco di libri di Rio Teràdei Assassini, adiacente a Calle de laMandola, tra Campo S. Angelo eCampo Manin. Nel tempo, Mario ac-quistò anche il negozio adiacente albanco e l’attività della libreria prose-guì ininterrottamente fino a quandoil figlio di Mario, il giovane Alberto,subentrò al padre e alla storica libreriadi famiglia affiancò, nel 1999, ilpunto vendita di Calle dei Fabbri, vi-cino a Campo San Luca, tra Rialto ePiazza San Marco. Le librerie Bertonipropongono da sempre alla clientelalibri vecchi esauriti, ma non solo. Suicapienti banconi espongono anchelibri recenti usati e nuovi di vario ge-nere, soprattutto arte e cultura vene-ziana, tutti scontati del cinquanta percento sul prezzo di copertina.

1, 21 e 22. LIBRERIA CAFOSCARINA,nacque all’interno di Ca’ Foscari allametà degli anni Sessanta del Nove-cento, gestita tra gli altri da Billy La-

marmora, che in seguito fondò la Li-breria Don Chisciotte a Mestre. Sulfinire degli anni Sessanta, dopo l’ac-quisto della Libreria di Zandinella, si-tuata nella calle dell’Università, laCafoscarina si trasferì all’esterno,aprendo nel tempo un punto venditasul lato opposto della calle e un altronella sede universitaria dell’ex Macel-lo a S. Giobbe (Cannaregio).

25. LIBRERIA CLUVA, sorta all’internodello Iuav ai Tolentini, è gestita daPatrizia Zamparo e aiuti.

24. LIBRERIA DA SERGIO, così dettadal nome del fondatore, si trova dal2009 al Ponte dei Carmini (Dorsodu-ro) e vende libri usati e specialistici.

23. LIBRERIA DEL CAMPO, si trova inCampo S. Margherita con espositoridi libri all’esterno. È gestita da An-cely Tristano.

14. LIBRERIA EMILIANA, si trova inCalle Goldoni, tra Campo S. Luca e ilBacino Orseolo (S. Marco). Si trattadella storica Libreria Emiliana rinno-vata da Giacomo Regazzo che la ge-stisce con la moglia Cristina Giaco-metti, per offrire al veneziano e al fo-restiero qualunque volume antico emoderno sulla millenaria storia dellaSerenissima Repubblica di Venezia.

15. LIBRERIA FANTONI, situata nellacalle di destra che da Campo S. Lucaconduce a Campo Manin. È specializ-zata in libri d’arte.

8. LIBRERIA FILIPPI, in Calle del Pa-radiso, gestita da Angelica Sorgente,vedova di Luciano Filippi appartenen-te ad una famiglia di librari-editori ilcui capostipite fu Giovanni, all’iniziodel Novecento. Chiamato alle armidurante la seconda guerra mondialeegli lasciò la sua impresa al giovanis-simo figlio Luciano, che la condussefino al ritorno del padre. Nel 1956Luciano si rese indipendente e aprì lasua libreria di Calle del Paradiso, av-viando (1959) anche una sua attivitàeditoriale con la ristampa di Feste Ve-neziane di Giuseppe Tassini, il primolibro di una prestigiosa collana sullastoria e sulla cultura locale. Nel 1973il figlio di Luciano, Franco, seguì leorme del padre (†2005), diventandolibraio-editore in proprio, aprendocioè la Libreria Franco Filippi in Cas-seleria e dando così continuità allastoria di famiglia.

6. LIBRAIRIE FRANÇAISE, già LibreriaSantissimi Giovanni e Paolo, si trovain Campo S. Giovanni e Paolo ed ègestita da Ornella Caon e Dominique,artista ed esperto di libri francesi.

9. LIBRERIA FRANCO FILIPPI, sitrova in Casseleria.

3 e 26. LIBRERIA GIUNTI AL PUNTO,ha due sedi, una in Strada Nova el’altra a S. Aponal.

12. LIBRERIA GOLDONI, si trova inCalle dei Fabbri (S. Marco) ed è gesti-ta dalla famiglia Donà.

11. LIBRERIA LA GINESTRA, situatain un minuscolo locale in Calle de leAcque, vicino a Palazzo Faccanon inMerceria. È gestita dal poeta e scritto-re Marco Piamonte che ne ha fattouna libreria specializzata in libri affe-renti al cibo e alla cucina.

28. LIBRERIA MARCO POLO, situatavicino alla Chiesa di S. GiovanniCrisostomo. È gestita da ElisabettaFavaretti.

26. LIBRERIA MARE DI CARTA, si trovaai Tolentini (S. Croce) ed è gestita daCristina Giussani, che ama e frequen-ta il mare. Pertanto la sua libreria èspecializzata nel settore nautico.

2. LIBRERIA OLD WORLD BOOKS, sitrova in Ghetto. Propone libri antichi.

29. LIBRERIA PUNTO EINAUDI, sitrova nei pressi dell’Archivio di Stato,oltre il ponte. La libreria si proponecome luogo di incontro tra i lettori ela casa editrice Einaudi.

10. LIBRERIA STUDIUM, si trova nelPalazzo della Curia Patriarcale e di-pende dalla Marcianum Press.

18, 19 e 20. LIBRERIA TOLETTA,gruppo di tre librerie nella zona co-nosciuta come Toletta (Dorsoduro).Sono tutte gestite da Giovanni Pe-lizzato e così strutturate: una è lastorica Toletta, di fianco opera la li-breria d’arte e di fronte quella dedi-cata ai ragazzi.

16. LINEADACQUA, ex Libreria Zarbo,al Ponte de la Cortesia, gestita per annida Renata Gasparini, è diventata libre-ria antiquaria grazie a Luca Zentilini.

A Mestre operano le seguenti librerie

6. LIBRERIA DON CHISCIOTTE, in ViaBrenta Vecchia, vicino al costruendo eoriginale Museo M9. È gestita daBilly Lamarmora.

3. LIBRERIA FELTRINELLI, presso ilCentro Le Barche, già Coin. Ospitaanche presentazioni di libri.

1. LIBRERIA FIERA DEL LIBRO, sitrova all’inizio di Viale Garibaldi ed ègestita dal gruppo Pastrello.

9. LIBRERIA GALLERIA DEL LIBRO, sitrova nella Galleria G. Matteotti,presso Piazza Ferretto, ed è gestitadalla famiglia Mattiazzi.

5. IL LIBRO CON GLI STIVALI, si trovain Via Mestrina e propone soprattuttolibri per ragazzi.

8. LIBRERIA MODERNA, situata inPiazza Ferretto, fa parte del GruppoPastrello.

4. LIBRERIA MONDO LIBRI, in ViaMestrina, gestita da Alessia Nicolati.

2. LIBRERIA PACINOTTI, in Via Cane-ve, di fronte all’Itis Pacinotti.

7. LIBRERIA SAN MICHELE, già Libre-ria della Pia Società Figlie di SanPaolo. Si trova in via Poerio.

10. LIBRERIA ULISSE & CO., apertanel 2011 in Via Querini è gestita daStefanie Hoben e Barbara Cibin chehanno svolto entrambe per molti annila professione di libraie presso altrerealtà veneziane. La Libreria è dedica-ta ai viaggi, dunque è la prima libre-ria specializzata a Mestre.

A Marghera in Via Beccaria esistela Cartolibreria Lamon (11), gestitadallo stoico Italo Lamon.

Al Lido di Venezia vi sono 2 librerie

LIBRERIA DEL LIDO, si trova in ViaBragadin vicino alle scuole.

LIDOLIBRI, situata in Via Cerigo alLido, vicino ai vaporetti, ed è gestitada Dario Missaglia.

A Burano, Pellestrina e Sant’Era-smo non vi sono librerie. A Murano c’è una Tabaccheria inFondamenta Venier, gestita da Mi-lena Costantini con la passione deilibri. Tiene alcuni titoli. Ancora aMurano il Bookshop del Museo Ve-trario propone libri specialisti ealtri su Venezia.

L I B R E R I E S C O M P A R S E A V E N E Z I A

LIBRERIA AE OCHE, era vicino aCampo S. Giacomo da l’Orio (S.Polo), fondata e gestita da StefanoLessana.

LIBRERIA AI FRARI, di Franco Sval-duz.

LIBRERIA AL FONTEGO, era vicinoalle ex Poste Centrali di Rialto.

LIBRERIA ALFIERI, in Calle LargaXXII Marzo, gestita da Bruno Alfie-ri e signora. Era una raffinata libre-ria d’arte.

LIBRERIA MONDADORI LT3, allespalle della Chiesa di S. Moisè, hachiuso all’inizio del 2011. Era unacostola della Libreria Toletta.

LIBRERIA ONGANIA, fondata inBocca di Piazza nell’Ottocento e ge-stita da Ferdinando Ongania, storicoeditore e libraio.

LIBRERIA S. GIORGIO, situata alPonte di Calle Larga XXII Marzo,ma era nata al Ponte de le Ostreghe(S. Marco). Il suo gestore era noto atutti come Bepi Ciucio.

LIBRERIA SAN LEONARDO, in RioTerà a Cannaregio, gestita da Rena-to Pitteri e socio.

LIBRERIA SAN PANTALON, in Crose-ra Pantalon (Dorsoduro).

LIBRERIA SANSOVINO, in BacinoOrseolo, già Libreria del Campanile.Ha definitivamente chiuso nel 2010e si è trasformata in negozio per tu-risti.

LIBRERIA SANTA MARGHERITA, inCampo Santa Margherita, fondata egestita da Vincenzo Maddaloni.

LIBRERIA SERENISSIMA, in Merceria,gestita un tempo dai coniugi napo-letani Alfieri, diventò in seguito li-breria reminder gestita da Mario So-nelli e infine venne trasformata inlibreria d’arte. Chiuse alla fine deglianni Ottanta. La figlia dei gestoriqualche anno dopo aprì una sua li-breria in Calle de le Bande a Castel-lo, chiusa anche quella.

LIBRERIA SOLARIS, si trovava inStrada Nova a Cannaregio. Chiusenel 2010.

LIBRERIA TARANTOLA, storica libre-ria in Campo S. Luca da quasi un se-colo, ha definitivamente chiuso nel2011. All’interno della libreria sipoteva vedere la colonna che indicail centro di Venezia.

L I B R E R I E S C O M P A R S E A M E S T R E

LIBRERIA NUOVA GALILEO, in viaPoerio, gestita da Franco Nardin.

CARTOLIBRERIA MARTON, in Piaz-zale Sicilia, rinominato in seguitoPiazzale Donatori di Sangue.

pagine 4 e 5 cura di Giovanni Distefano

foto di Cristina Giacometti

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L'inaugurazione del labirinto Bor-ges progettato da Randoll Coate èun evento che fa riflettere. Dopo lamaratona e l ' incessante f lussoumano che ha accompagnato l'ope-ning della Biennale 2011 (flussoscomparso dopo tre giorni verso lanuova migrazione dei santuari del-l'arte contemporanea come Basileaetc.) ci si ritrova a considerare ilruolo dell'opera d'arte e la sua capa-cità di interazione con le nostreemozioni troppo distratte.

Eccoci qui a San Giorgio nel silenzioe nella discrezione. Silenzio dei chio-stro e dei giardini e discorsi sempliciessenziali alla Conferenza Stampaper la presentazione del Labirinto. Ilriassunto dei tre anni passati presen-tato dal presidente Giovanni Bazzoliè stato esemplare, con pochi tocchisulle manifestazioni che hanno defi-nito anche sul piano internazionalel'attività della Fondazione Cini. Ilriferimento è allo spettacolare ritor-no delle Nozze di Cana di Veronesenella cappella del Palladio, al restau-ro della Biblioteca della ManicaLunga con la lunga sequenza di 57celle con il segno rigoroso di Miche-le de Lucchi. Si ricorda poi anche ilrestauro degli spazi già della Com-pagnia della Vela usati per due bel-lissime mostre, quella di Piranesi el'attuale straordinaria mostra diarazzi Penelope.

Il progetto di Borges segna l'iniziodel secondo triennio di attività arti-stica della Fondazione. Il segretariogenerale Pasquale Gagliardi ha illu-strato con molta essenzialità il per-corso dell'attuazione dell'opera. Icontatti iniziarono già nel 2004quando Maria Kodama presidentedella Fondazione InternazionaleJorge Luis Borges e il musicologoPedro Memelsdorff presentarono perla prima volta il progetto al Presi-dente e al Segretario della Fondazio-ne Cini. Già lo stesso Borges in pas-sato durante il suo viaggio in Euro-pa aveva scelto idealmente Veneziae in particolare l'isola di San Gior-gio per la realizzazione di questostraordinario libro nella natura.Nessun altro posto al mondo sareb-be stato così consono al progettodell ’architetto inglese RandollCoate presentato a Borges dallascrittrice Susanna Bombal. Il Labi-rinto doveva avere non solo una fun-zione estetica ma anche simbolica,cioè diventare un terzo chiostro col-legato agli altri nel concetto delluogo del pensiero, della ricerca eanche della preparazione e della rac-colta dei frutti secondo la regola Oraet labora. Una trasformazione verba-le del paesaggio con segni definitida piante e percorsi naturali.

Ci troviamo quindi di fronte aun'opera che ha connessione con

l'ambiente, con la vita e con il sape-re. Si tratta di una concezione pret-tamente umanistica, in un’epoca incui le “specializzazioni” prevalgono.Non per nulla le finestre della Bi-blioteca della Manica Lunga siaprono su questo libro aperto, defi-nendo una connessione fra luogo in-terno e luogo esterno molto forte.

Il progetto fu accolto con grandeentusiasmo dai vertici della Fonda-zione Cini per cui oggi dopo 25anni dalla morte dello scrittoreviene presentata la versione del La-birinto Borges sull'isola di SanGiorgio Maggiore, uno dei luoghipiù legati al suo immaginario.

Il Labirinto è formato da siepi costi-tuite da 2327 piante di bosso per untotale di 2135 metri con un'altezza di75 centimetri. Le stesse siepi disegna-no il nome Borges come se fosse scrit-to sulla pagina di un libro aperto. Ipercorsi interni hanno un sviluppocomplessivo di 1200 metri. La strut-tura vegetale sarà completata da unaringhiera disegnata da Adam Lowe sucui sarà trascritto in Braille il racconto"Il giardino dei sentieri che si biforca-no" di Coate: in questo modo i non ve-denti potranno trovare la via verso l'u-scita e risolvere il mistero del Labirin-to. Intorno al labirinto poi si creeran-no luoghi di interazione fra musiche eparole, fra parola e parola, insommauna metodologia che dovrebbe portarealla comprensione della verbalità finoalle parole-non-parole.

Il Labirinto di Borges da cui solo iciechi possono uscire rappresenta una

metafora del libro-sogno-letteratura-biblioteca, insomma rappresental’universo semantico dell’autore.

È importante sottolineare che larealizzazione del progetto è statasostenuta anche dalla Scuola per Li-brai di Umberto ed ElisabettaMauri, che organizza corsi speciali-stici per aspiranti librai professioni-sti a Milano. Un segnale forte nel-l'era del computer, un andare con-tro corrente che si af ferma nelmodo di presentare le parole sullacarta con esperienze tattili, corpo-ree, conoscitive.

L'emozione profonda che invade ilvisitatore del terzo chiostro all’isoladi San Giorgio è qualcosa di singo-lare. Un senso di meraviglia anticoquasi dimenticato: si attraversano idue primi chiostri nel silenzio e cisi trova davanti alla visione del La-birinto nel disegno verde brillantedei bossi. Ma allora esiste ancoraquesta estasi davanti all’opera d'ar-te? Quello di cui parlavano i viag-giatori e lo stesso Stendhal davantialle opere del Botticelli a Firenze?Qui la meditazione prevale e co-munque il rapporto fra parola-am-biente-persona si fa cosi profondo dasuperare la visione stessa dell'opera.

Forse l'idea del Labirinto, di questopercorso che ci imprigiona e ci puòliberare misteriosamente nello stessotempo è parallela all'epoca che stiamovivendo. O forse la nostra "cecità"non è ancora abbastanza forte così dapermetterci di trovare l'uscita. Infatti il giardino-labirinto è un ar-

chetipo, una proiezione della pauradell’uomo in quanto “perso”. Maallo stesso tempo c’è una architet-tura che permette una via di uscita.

Nel libro aperto sono contenutianche i simboli-oggetti cari a Bor-ges, quali gli specchi, la clessidra,le tigre e un punto interrogativo.Il Labirinto è ormai sull’isola creatoper sempre, lontano da inaugura-zioni chiassose e affollate. L’approc-cio dell’opera non è intellettuale. Èuna sicurezza emozionale, il tenta-tivo di ritrovare la strada attraversoun percorso di sogno interiore.

Ogni volta che entreremo nel “terzochiostro” ritroveremo questo con-cetto di ORTO da coltivare per inostri frutti segreti, il legame dellaterra con le parole e con l’eternoviaggio del libro e della letteratura.

Simonetta Gorreri

Labirinto Borgesdi Pasquale Gagliardi

14 giugno 2011 Fondazione Giorgio Cini I s o l a d i S an G io rg i o Magg i o r e , Vene z i a

Quando alcuni anni fa (nel 2004), Maria Kodama e Pedro Memelsdorffmi presentarono per la prima volta il progetto del Labirinto, pensai im-mediatamente che non ci fosse luogo più adatto ad ospitarlo della Fon-dazione Cini e dell’Isola di San Giorgio, anche se molte delle cose cherendono oggi questo posto così consono, pur essendo allora progetticoncreti, non erano ancora realtà fisicamente tangibili: non c’era ilnuovo centro espositivo, non c’era il campus, ma soprattutto non c’eraancora la grande biblioteca della Nuova Manica Lunga.

Immediatamente capii che il Labirinto Borges avrebbe potuto avere unafunzione non soltanto estetica, ma anche fortemente simbolica: quelladi essere il terzo chiostro di San Giorgio e così idealmente collegare ledue metà dell’isola, quella occupata dagli edifici monumentali (intesicome il luogo del pensiero, della ricerca e della preghiera) e quella de-stinata agli orti, alla coltivazione, alla preparazione e alla raccolta deifrutti (il luogo, quindi, del ‘fare’, della pratica, dell’applicazione dellaconoscenza). Ora et labora.

Fedeli allo spirito del luogo e ispirati dal motto dell’ordine benedettino,che per circa mille anni governò l’Isola di San Giorgio, avevamo maturatol’idea che gli spazi occupati originariamente dagli orti (nei quali VittorioCini aveva – non a caso – collocato le scuole professionali) potessero diven-tare il luogo della performance, dell’esperienza sensoriale ed estetica, dovela ricerca svolta negli istituti si manifesta nei suoi prodotti ‘godibili’ (con-certi, mostre, rappresentazioni). Gli spazi della ricerca e quelli dell’espe-rienza sarebbero stati collegati da un chiostro vegetale, con funzione dipassaggio e ispirazione, di confine e di cerniera.

A quel folgorante inizio seguì una lungo, difficile e paziente travagliofinalizzato a trovare le risorse umane e finanziarie per realizzare il pro-getto che Maria Kodama aveva ricevuto in dono da Randoll Coate e chea sua volta ella ci donò affinché potesse essere realizzato a Venezia. IlLabirinto che presentiamo oggi è il frutto del lavoro, della passione, deltalento, della competenza, della perseveranza, della pazienza e della pe-rizia di molte persone (che ringrazio tutte senza citarne nessuna), chehanno unito le loro forze per aggiungere un ennesimo capitolo allastraordinaria storia dell’Isola di San Giorgio e della Fondazione Cini.

Paesaggio verbale Opera permanente sull'isola di San Giorgio Maggiore

La vedova di BorgesMaría Kodama con la pianta millimetrata del labirinto inaugurato il 14 giugno 2011alla Fondazione Cini a San Giorgio su progetto dell’inglese Gilbert Randoll Coate (1909-2005)

CITTÀ6 NEXUS LUGLIO-SETTEMBRE 2011

In Memoriam

ANTONINO POLIZZIgià notaio (fu lui a registrarela nascita di Supernova, lacasa editrice che ha fondatoNexus) e direttore d’orchestranon professionista. Nel 1994diede vita all’AssociazioneAmici della Musica di Vene-zia. È morto in barca, il luogodove amava stare in assoluto.Ti sia lieve la terra

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CONVEGNO: LA LINGUA CHE (NON) C’ÈLUGLIO-SETTEMBRE 2011 NEXUS 7

CONVEGNO‘LA LINGUA CHE NON C’E.FORMAZIONE E TRASMISSIONE DEL LINGUAGGIO DI GENERE’

Nei labirinti del linguaggio si na-scondono anche aspetti che tendonoa discriminare le donne non renden-done visibili, per fare l’esempio piùsemplice, posizione e capacità. Inge-gnere, architette, assessore, ministresembrano non esistere, oscurate nel-la loro identità dalla definizione, ma-schile, del ruolo che ricoprono: inge-gneri, architetti, assessori, ministri.Perché? Non c’è forse la grammaticaa dettare le regole delle declinazioni?Quali pretesti si celano dietro ad unaresistenza che invoca l’abitudine eimpugna la cacofonia quali strumen-ti per rifiutare termini grammatical-mente e semanticamente corretti inun’epoca, la nostra, di trasformazionie di ‘promiscuità’ linguistiche accet-tate senza battere ciglio?

Di questo si è parlato durante il con-vegno ‘La lingua che (non) c’è. Forma-zione e trasmissione del linguaggio di ge-nere’, che si è svolto lo scorso 12maggio a Venezia, nella sede del-l’Ordine dei Giornalisti e del Sinda-cato Giornalisti del Veneto in prose-cuzione di un percorso avviatovent’anni fa con l’instaurarsi tra col-leghe giornaliste del Patto per un lin-guaggio non sessista. Un tema che hariproposto all’attenzione il libro diAlma Sabatini Raccomandazioni perun uso non sessista della lingua uitalia-na, edito nel 1987 dalla Cpo dellaPresidenza del Consiglio dei Mini-stri.

Parallelo e preoccupante è emersoanche il problema della condizionedi lavoro delle giornaliste venete,che oggi rappresentano il 32,28%della categoria professionisti e il32,51% della categoria pubblicisti. All’incontro ha assistito anche unfolto gruppo di studenti del LiceoBenedetti di Venezia provenientidal percorso didattico avviatodall’istituto: sono stati loro i veriprotagonisti e le vere protagonistedella trasmissione dell’esperienza delPatto, uno degli scopi base del con-vegno che ha offerto inoltre rara egratuita occasione di formazione suquesto tema per iscritte e iscrittiagli organismi di categoria.

Il convegno, ideato e curato da An-tonella Barina, promotrice del Pattonel 1991 e del suo rilancio, giornali-sta Ansa, in collaborazione con Da-niela Zamburlin, condirettrice diNexus, è stato promosso da ‘Quelledel Patto’ con il patrocinio dell’Or-dine dei Giornalisti e del SindacatoGiornalisti del Veneto e la collabo-razione dell’Assessorato alle attivitàculturali e del Centro Donna del Co-mune di Venezia, che ha realizzatoun cd su materiali forniti da Edizio-ne dell’Autrice.

Relatrici all’evento, oltre alle orga-nizzatrici, le colleghe Maristella Ta-gliaferro, direttora di Città & Mobi-lità-Leggo, Annamaria Zanettidell’ufficio stampa della RegioneVeneto, Antonella Benanzato diTmnews, consigliera nazionale Fnsi,e Chiara Roverotto del Giornale diVicenza, fiduciaria Casagit. Ai lavo-ri hanno preso parte l’assessora alle

attività culturali Tiziana Agostini,scrittrice e saggista, la docente dilinguistica Giuliana Giusti, porta-voce di Genere, Lingua e Politichelinguistiche, la responsabile delCentro Donna Gabriela Camozzi,l’insegnante del Benedetti AnnaManao, le poete Giorgia Pollastri,presidente del Gruppo Poesia Co-munità di Mestre, e Anita Menegoz-zo, che ha letto accompagnata dal-l’Hang del musicoterapista Alessan-dro Cicutto.

Durante gli interventi sono stateproiettate le immagini realizzatedalle colleghe giornaliste e fotografeEtta Lisa Basaldella e Barbara Zanon.

Una risposta ai quesiti sollevati e di-chiarazioni di interesse all’eventosono venute da Lucia Visca, presi-dente Cpo Fnsi, giunta da Roma perassistere ai lavori, e dal presidentedell’Ordine dei Giornalisti del Ve-neto Gianluca Amadori.

Tra le azioni positive ipotizzate nelcorso dei lavori, l’inserimento dimomenti formativi legati al lin-guaggio non sessista e più ampia-mente a tutti i soggetti sottorappre-sentati, l’ipotesi di una carta deon-tologica che comprenda anche que-sti aspetti e l’invito a considerareOrdine e Sindacato come organismi‘delle Giornaliste e dei Giornalisti’.

Sindaca, dissi senza conoscerla,grata immaginandola per l’atto miodi dirla donna e non deluderlaattribuendole genere incoerente.Meno grata mi fu sul principiol’assessora, ma fui intransigente.E declinando il femminile misianche il ‘la’ davanti a presidente.Semplice invece fu l’operatrice,termine di felice e nuovo conio,ma forse fui un po’ imprudentela volta che coniai procuratrice.Difficoltà non c’era per l’attrice,ma, a dir ministra il ministro, fudavvero da sudar sette camice.E il desk non m’affidarono mai più.Amica mia! Sai che dispiacere!Neologismi creando da manea sera, trasformai l’ingegnerein una brillantissima ingegnera.Noia mortale delle quattro murami portò a impratichirmi del vezzo:senza paura andavo trasformandoquel mio grezzo misogino presentein futuro di donna. Anzi: futura.Battezzai avvocata l’avvocato,ed avvocato l’avvocata transche se pure aveva cambiato sessoavvocato restava per revanche.Folli universi crea la distoniadel linguaggio calatoci dall’alto,quando ‘il’ giudice si mette in ma-lattia perché da doglie vien presod’assalto.

Se tu noti, non c’è mai difficoltàa chiamare una donna lavandaia

e neppure in fondo, se è in galera,a declinar giostraio con giostraia.Su tutti c’è un caso che fa scuolapraticando la lingua egualitariaed è quando incontri la paroladi uso comune: segretaria.Nel caso che il soggetto nominatonon sotto, ma al vertice sia postodir ‘segretaria’ pare un gran reato:chiamarla ‘segretario’ sarà imposto.Allora ti accorgi con stuporedi vivere una favola malignadove tra escort che fan gran clamorebuono è il patrigno, mala la matrigna.Non badarci. Continua a declinarela donna ‘del’ signore con signorae prima o poi sentirai chiamareal femminile, per dottor, dottora.Facile sarebbe cambiare il mondomutando solo l’ultima vocale,invece di parole un girotondovalor di differenza sessualeun giorno afferma, il giorno dopo nega,sicut giustizia ogni giorno annega.A un brindisi pertanto ora ti invitoin occasione di questo ventennale,che la diritta via non s’è smarritae di sessismo abbiamo fatto scuola.Ora, dimmi tu se io davvero sonpoeta, e non poetessa, creatricedi linguaggio, grande sacerdotessadi parola! Ogni parola vola.

Antonella Barina

da: La lingua che non c’è/Ogni parola vola,Edizione dell’autrice n. 36, gennaio 2011

IL PATTO RAGIONI E SVILUPPIIl Patto per un linguaggio non ses-sista è stato sottoscritto a Veneziail 13 gennaio 1991 tra differenti ca-tegorie di donne: giornaliste, inse-gnanti, semiologhe, filosofe, lettri-ci. Il Patto è basato sulle Raccoman-dazioni per un uso non sessista dellalingua italiana contenute nel libroIl sessismo nella lingua italianascritto da Alma Sabatini in colla-

borazione con Marcella Mariani epubblicato nel 1987 a Roma dallaCommissione Pari Opportunitàdella Presidenza del Consiglio deiMinistri.

Questo testo traduce e sistematizzaa livello istituzionale le istanze lin-guistiche maturate nell’ambito diuna semiologia femminista in labo-ratori diversi come Effe e Quoti-diano Donna.

Il Patto è stato formalizzato nelcorso di un incontro organizzato aVenezia, nell’ambito del CentroDonna, per il CoordinamentoGiornaliste del Veneto da Antonel-la Barina (Ansa, Istar) in collabora-

zione con Margherita Mezan delCentro Documentazione Giornali-ste Matilde Serao.

In quell’occasione le promotrici,assieme al Centro InternazionaleAlma Sabatini, chiesero la ristam-pa del libro di Sabatini e Mariani,nel frattempo divenuto introvabilee nel 1993 ne ottennero una nuovadiffusione e promozione indican-dolo come strumento formativo einformativo indispensabile peruna comunicazione sessuata.

Scopo del Patto é, nel rispetto del-le regole grammaticali e della cor-rettezza semantica, l’uso del lin-guaggio non discriminatorio come

elemento che contribuisce a deter-minare un ordine informativo e aindicare valori. Nonostante alcunesignificative conquiste, la linguausata quotidianamente non rispec-chia i cambiamenti che la societàha compiuto negli ultimi cin-quant’anni e continua a trasmette-

re una visione del mondo nellaquale trova spazio il principio del-la marginalità sociale della donna. I vent’anni di vita del Patto sonostati festeggiati a Venezia il 13 gen-naio 2011 con l’apertura a nuovecategorie professionali e con lapartecipazione delle poete.

LA

LINGUA

CHE

(NO N)

C’Èformazionee

trasmissione del

linguaggio di genere

OGNI PAROLA VOLAalle amiche, in occasione del Ventennale del Patto

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CULTURA E SOCIETÀ8 NEXUS LUGLIO-SETTEMBRE 2011

I LUOGHI DELLA MEMORIA“Ma quando di un lontano passato non ri-mane più nulla, dopo la morte delle creatu-re, dopo la distruzione delle cose, soli e piùfragili ma più vivaci, più immateriali, piùpersistenti, più fedeli, l’odore e il sapore per-mangono ancora a lungo, come anime da ri-cordare, ad attendere, a sperare, sulla rovi-na di tutto, a sorreggere senza tremare – lo-ro, goccioline quasi impalpabili – l’immen-so edificio del ricordo.”(Marcel Proust, 1913-1927, vol I, p. 58)

Ecco come Marcel Proust ricorda, comesottolinea, dopo avere mangiato la fa-mosa madeleine (un dolce tipico fran-cese), quanto il nostro gusto e olfattosiano sensi sentimentali come nessunaltro senso.Proust, nella sua Recherche diede alla let-teratura un significato profondo dellostretto legame tra i sensi e la memoria,materia su cui oggi la neurologia sta in-dagando scoprendo attraverso esperi-menti puramente scientifici la relazio-ne tra questi. Una memoria individuale, di un tempoe un luogo, le cui immagini di paesaggie persone – come noi tutti abbiamo spe-rimentato – affiorano improvvisamente,scaturite da un profumo, un odore par-ticolare, un sapore inaspettato. Una reazione in risposta (anche) ad unsenso di ricerca identitaria, dove i valo-ri comuni radicati nella storia rappre-sentano dei perni sicuri su cui fare levaper un senso di appartenenza stabile,fermo nel tempo. (“i sapori di casa mia,il profumo della mia terra...”)

TEMPO verticale o tempo orizzontale? Il pensatore-sociologo Zygmunt Bau-

man parla di una vita liquida, intesa co-me vita precaria, vissuta in condizionidi continua incertezza, dove lo sfrenatoconsumismo ci ha portato ad un’accele-razione in ascesa, e di conseguenza aprivilegiare il tempo piuttosto che ladurata di un qualche evento. Queste due parole TEMPO e DURA-TA, rispecchiano esattamente, figurati-vamente, un concetto ORIZZONTALEin opposizione ad uno VERTICALE. Orizzontale è un tempo che io vedo, vi-cino, lontano, lo intuisco, ne vedo il tra-monto e l’alba, ma lo posso sempre im-maginare e programmare.Verticale è un tempo senza tempo, èuna porzione di intervallo che noi, sog-gettivamente, attribuiamo a seconda diquanto abbiamo percepito in quella fra-zione di tempo.Un esempio molto concreto, che ci ri-porta a Proust, è immaginare di vivere 5minuti immersi in un luogo pieno diimmagini, suoni, odori, e sapori a noicompletamente nuovi. IL RICORDO ela percezione di quei 5 minuti sarannofissati nella nostra memoria in modoverticale, radicato, in quanto l’evento èstato fissato nella nostra mente. I così detti luoghi della memoria so-no oggi più che mai strumenti preziosiper compensare un sempre crescentesradicamento storico della società e ilsuo conseguente stato d’angoscia circail futuro; un passato da valorizzare, dariconsiderare attraverso tutti i sensi, permezzo di una valorizzazione di un mo-mento finito ma non dimenticato, cheforse oggi diventa necessario se non in-dispensabile. Un freno in rispostaall’accelerazione, alla liquidità e flui-dità di un tempo non colto.

L’approccio ad un luogo, ora può fare la

differenza. Un turismo culturale che,oltre alla storia di quella porzione diterritorio, fa sentire – verticalmente – isuoi sapori, profumi, gusti e suoni at-traverso quello che oggi viene denomi-nata tradizione è un valore che soprat-tutto in Italia lo si trova a distanze mol-to ravvicinate. Si pensi solo al fortissi-mo regionalismo che caratterizza e ren-de molto diverse terre e luoghi ad unraggio di qualche chilometro. L’Italia èun paese giovane, ogni regione è moltofiera della propria storia che si riflette inusi e costumi, dialetti e tradizioni chevanno mantenuti saldi in questo conte-nitore della “memoria storica”. Sonoluoghi unici, invidiati da tutto il restodel mondo, un insieme di diversitàestese, belle, ognuna delle quali ti sor-prende per la propria unicità.

Sicuramente la globalizzazione, attra-verso i media, ha portato queste zone aconoscenza e all’accesso di molti; la dif-ferenza però la fa l’individuo, ovvero lasua modalità di vivere questi siti, cu-stodi di una lontana memoria storica.Siamo noi a determinare quanto di que-sto luogo vogliamo sentire ed appren-dere. La durata verticale (profumi, suo-ni, gusti..) in un tempo orizzontale.La ricerca però dovrà partire da noi, dal-la nostra volontà di fermarci, guardarcidentro e aprire qualche cassetto chepossa contenere le sensazioni di unospazio geografico.Siamo ora arrivati ad un’epoca in cui isensi, alcuni, sono sottoposti ad una tri-ste omologazione. I luoghi della memoria sono e sarannosempre ciò che ci distinguerà in quantoindividui, oggi un poco à la recherche.

Elena Croci

Nell'intrico della vita amorosa did'Annunzio un luogo labirintico pereccellenza è stata la città di Venezia,con le sue calli, i numerosi ponti el'opportunità offerta dai felze di vive-re nelle nebbie del canale momenti divita privata. Riesumandoli nel Fondo dannunzia-no della Biblioteca Nazionale di Ro-ma, la studiosa Riccardi ha riscopertogli autografi inediti del Notturno: Igiorni funebri e L'apparizione (in Auto-grafo, febbraio 1986) smentendo unaltro esperto del Vate, Piero Chiara,caduto nella erronea sovrapposizionedi Melitta con Vidalita. In realtà,mentre di Olga Brunner Levi – chedoveva uno dei suoi numerosi appel-lativi, Vidalita, al Campo San Vidalnel quale troviamo il Palazzo Giusti-nian Lolin, dove il Poeta era solito re-carsi per le serate musicali – tantosappiamo dal fitto carteggio conserva-to negli Archivi del Vittoriale, invecedella "Melitta ansiosa – che corre cor-re per arrivare in tempo" – conoscia-mo veramente poco e ogni riferimen-to pare perdersi nei labirinti dellascrittura di d'Annunzio in cui la spe-cularità arte-vita sembra frammentar-si e sciogliersi fino a dissolversi in de-scrizioni di figure diafane, di perso-naggi appartenenti ad una sorta dicommedia dantesca in chiave dannun-ziana. È interessante infatti verificare quan-do brevi frammenti di questo diariotriste si siano persi in una terra labi-rintica ai confini tra l'arte e la vita e,se non si può certo prescindere dallarelazione arte-vita, va pur compresoche essa ha una natura dialettica, co-me evidenzia Puppino "non è mai unriconducibile a meccanico riflessodell'una nell'altra o viceversa" (D'An-

nunzio letteratura e vita, Salerno Edi-trice, 2002). Al contrario seguendo ipassi di d'Annunzio tra le calli, i pon-ti della città, si ha l'impressione di se-guire la progressiva trasfigurazionedi queste donne, quasi in una sorta digirone dantesco, quasi scorrendo dal-l'infernale al paradisiaco sulla basedella lettura che d'Annunzio offre inquell'istante della realtà che lo cir-conda.Il d'Annunzio scherzoso delle lettereleggiadre dirette ad Olga, in cui gio-ca con il dialetto veneto firmandosiCheco Smara, è un poeta solare: "Hotanta voglia di rivedere la piccola alsole di San Marco. Verso mezzogior-no farò la via dei ponti sperando d'in-contrarla." Cita Mazza, in Gabriele redei Pinchi (Brescia, Zanetti, 2002) ri-cordandoci di questo aspetto finta-mente spensierato del d’Annunzio,un Vate che comunque offre, disse-minato nei Taccuini, luminosi scorcinel ricordo delle gite in gondola ver-so le piccole isole della laguna, me-morie che sono parte integrante delleepistole caratterizzate, come sottoli-nea Moretti, dal "sigillo di aristocra-tica eleganza" (in I labirinti del Vate,Studium, Roma 2006).Al contrario nel poeta tenebroso l'i-deal finzione d'arte, sempre secondoMoretti, "impone prudenza e discer-nimento in sede di analisi e legitti-mazione documentale" e il confine traverosimiglianza e realtà si perde in ungioco di specchi tra il soggettivo el'oggettivo sentire, annebbiandosi nelpaesaggio lagunare: "Giornata di neb-bia. Aspetto Melitta in gondola. Scen-do nella gondola alle cinque, poco do-po l'oscuramento serale. La calle delTagliapietra è deserta. Fa freddo. Leacque sono tanto basse che bisogna

saltare nella gondola. Tutta la riva dipietra è scoperta, verdastra, sudicia.Venezia odora di putredine. Qualchegabbiano svolazza come un pipistrel-lo o come un vampiro notturno.Aspetto Melitta, e la notte. I vaporet-ti passano, e l'onda fa barcollare lagondola, la sbatte contro la riva. Allo-ra il gondoliere balza a poppa, prendeil remo e s'allontana. il remo ha unrullio spiacevole, nell'ombra chiusadel felze. Una leggera nausea, a cui simesce il fetore della bassa marea. Nonho nessuna voglia né d'amore né dipiacere; e mi rammarico e mi adirocon me stesso d'aver dato convegnoalla piccola amica frenetica. Ho malealla nuca, male all'anima. [...] vedoche l'ombra di Melitta viene final-mente per la calle. [...] Ho qualchebrivido pensando che viene "senzapantaloni", come mi ha promesso. Èpoco vestita sotto la pelliccia. È nudadalle ginocchia in su. [...] Ella forzacosì la mia passione assente ". Mentrela Venezia onirica di quest'incontroamoroso è una città dal "trasporto fu-nebre, sopra l'acqua morta" nella car-ta successiva la città torna nel reali-smo delle "voci roche dei rematori" edel percorso a piedi "tra le calli buie"dove, non essendo potuti sbarcare aSanta Maria del Giglio, d'Annunzioconfessa "a ogni passo c'imbattiamo inun'ombra che diventa solida urtando-ci. Ci perdiamo nel labirinto" (dalDiario triste: Melitta e Miraglia, l'a-more e la morte in un inedito dan-nunziano, in Gabriele D'Annunzio:taccuini, diari, lettere. Nuovi docu-menti sulla genesi del Notturno, a cu-ra di Carla Ricciardi, Strumenti Critici,Nuova serie, anno II, settembre1987).

Carla Gagliardi

Nel numero 83 di Nexus dello scorso aprile-giugno 2011 abbiamotrattato delle Biblioteche veneziane. Naturalmente non tutte le bi-blioteche censite a Venezia e Mestre sono state ricordate. In aggiun-ta per una nostra svista non abbiamo pubblicato l’articolo sulla Bi-blioteca del Costume di Palazzo Mocenigo, che inseriamo qui sotto, esono saltate le firme di alcuni autori. Ci scusiamo con: Federico An-dreolo, autore del pezzo sulla Biblioteca del Liceo Marco Foscarini;Michele Casarin per l’articolo sulla Biblioteca Civica Mestre; Giaco-mo Masato che ha scritto sulla Biblioteca del Museo di Storia Natu-rale; Marino Cortese per il suo contributo sulla Biblioteca della Fon-dazione Querini Stampalia.

La Biblioteca del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume è stataistituita nel 1985 e ha sede a Palazzo Mocenigo di S. Stae (Santa Croce). Si compone di ricche e articolate raccolte monografiche, periodiche e di fi-gurini, tutte provenienti dal disciolto Centro Internazionale delle Arti edel Costume di Palazzo Grassi, acquistato dal Comune di Venezia nel1981. Una consistenza libraria specializzata in storia del tessuto e del co-stume, utilissimo strumento di studio e ricerca. Il nucleo proveniente daPalazzo Grassi è costituito da circa 6.000 volumi, tra i quali sono presentianche edizioni antiche mentre il settore dei periodici comprende riviste dimoda che coprono un arco cronologico che va dalla fine del ‘700, quandoiniziarono a diffondersi queste pubblicazioni, ai giorni nostri. Infine, manon per questo meno importante, è particolarmente significativa la raccol-ta di figurini di moda, composta da circa 13.000 esemplari, che costituisceuna rassegna iconografica unica nel suo genere. Risistemata e aperta alpubblico nel 1986, la biblioteca viene ora aggiornata con le più significati-ve e autorevoli pubblicazioni del settore, sia monografiche che periodiche. Destinatari del servizio.L’accesso alla Biblioteca è consentito a chiunque sia interessato, per motividi studio, alle materie di competenza ed ai documenti conservati, nel rispet-to delle modalità previste dal Regolamento di Servizio delle Biblioteche.I Cataloghi.Nella seconda sala di lettura della Biblioteca sono collocati gli schedaricontenenti le schede catalografiche cartacee. Nello specifico sono disponi-bili due cataloghi: uno relativo alla consistenza del Centro Internazionaledelle Arti e del Costume (Fondo Grassi comprendente testi pubblicati finoalla seconda metà del 1970) indicizzata per autore, titolo e soggetto;l’altro, riguardante le nuove acquisizioni, posteriori al 1980, del CentroStudi di Storia del Tessuto e del Costume di Palazzo Mocenigo, consulta-bile per autore, titolo e soggetto. Per questa consistenza è possibile la con-sultazione di un ampio e articolato soggettario che consente una semplice eveloce individuazione dei documenti ricercati.Disponibile on-line.Il catalogo on-line delle accessioni è consultabile tramite l’OPAC del PoloSBN Veneziano all’indirizzo: http://polovea.sebina.it/SebinaOpac/OpacSi potranno trovare i testi acquisiti dal 2000 fino ad oggi, mentre è ancorain atto la catalogazione del materiale pregresso.Archivi Storici.La Biblioteca del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume di Pa-lazzo Mocenigo possiede un patrimonio librario di oltre 20.000 pubblica-zioni fra volumi, opuscoli, periodici e figurini. In particolare le raccolte sipossono articolare in: – monografie e opuscoli dedicati ai principali argomenti del settore (abbi-gliamento, storia del costume, tessuti…)– periodici di moda, tessuto e costume, estinti e viventi– enciclopedie della moda – cataloghi delle esposizioni del settore tessile e dell’abbigliamento– figurini (non catalogati)Gabinetto Disegni e Stampe.Le incisioni e i figurini presenti in Biblioteca del Centro Studi di Storiadel Tessuto e del Costume di Palazzo Mocenigo fanno parte del fondo ac-quistato dal Comune di Venezia nel 1981, dall’ex Centro Internazionaledelle Arti e del Costume e forniscono un’ampia e dettagliata panoramicasulla moda europea dell’Ottocento e Novecento. I costumi vengono rap-presentati con perizia tecnica raggiungendo, il più delle volte, livelli arti-stici notevoli perché gran parte di questi svolgevano un ruolo didascalicoper quanti volessero adeguare il loro abbigliamento agli ultimi dettamidella moda in auge. Suddivisi cronologicamente e per tipologia, offronodocumentazione sull’abbigliamento e sugli accessori femminili, maschili einfantili nelle fogge di giorno e da sera.

Pierantonio Berioli

BIBLIOTECHE LABIRINTI DANNUNZIANI

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NERO LAVAGNALUGLIO-SETTEMBRE 2011 NEXUS 9

Lampi e … crampidi Cristiana Moldi Ravenna

SLANCIFinalmente!

Eravamo rimasti perplessi e un po’offesi, a dir la verità, noi abbonatiACTV alla richiesta, pena una multa di 6 euro, di bippare, o validare, l’ Imob a ogni utilizzo delmezzo pubblico. Ci eravamo arrabbiati: “anche questa!” e sulleprime ci eravamo ribellati rispolverando quell’atteggiamentoda ‘eskimo e vecchi merletti’ che cipiace ri-sfoderare ogni volta chesentiamo odor di ingiustizia. Invece questa volta è giusto così, ediamo anche le sacrosante motivazioni. Noi, abbonati da sempre, ci preoccupiamo di fare ilbiglietto per una corsa sola quandoci accorgiamo all’ultimo momentoche è il primo del mese, e non abbiamo ancora rinnovato l’abbonamento. Noi esibiamo latessera volentieri anche se sono le 7di mattina e non ci sono turisti ingiro ma solo abbonati che vanno allavoro. Noi che subiamo ogni decisione, anche quella di far pagare gli anziani umiliandoli a dimostrare di essere ultrapoveri peraver diritto di salire sui natanti gratuitamente, come se non fossedoveroso per chi ha raggiunto unaragguardevole età con tutti i pontiche ci sono, i disagi, i supermercatilontani. I trasporti a Venezia dovrebbero essere gratuiti per tuttiperché sull’acqua ancora non sacamminare nessuno.Ma ritorniamo al nostro “finalmente”! Adesso, bippando,l’abbonamento, facciamo un gestoche getta sconforto in chi il biglietto non lo fa, e non può nemmeno più millantare di essereabbonato proprio perché anche gliabbonati bippano obbligatoriamente. Quindi non assisteremo più allescenette in cui gli stranieri si scambiano occhiate e mormorano invarie lingue, che quasi tutti capiamo, “…non controllano nonserve fare il biglietto!” E anche peri controlli a bordo abbiamo notatoun progresso perché gli ispettorinon sono più in divisa. Quandobippiamo all’imbarcadero ricordiamoci che mettiamo unapulce nell’orecchio dei soliti “portoghesi”. Quindi coraggio facciamolo senza indugi.

HOTEL METROPOLEdi Gabriele Prigioni

Accarezzato da un gelido vento inver-nale che, armonicamente, si fonde conil riecheggiare dei virtuosismi delleputte vivaldiane e con l’olezzo di finiincensi di cui è pervaso, si erge, sullaRiva dei Schiavoni, ammantato dallatimidezza propria dei grandi, l’unicoportale verso Oriente di Venezia nelTerzo Millennio: l’Hotel Metropole.

Il corpo di fabbrica che ospita l’alber-go è presente nella pianta Cinquecen-tesca di Venezia di Jacopo de Barbari(1445-1516).

La struttura nel 1686 fu ampliata conla costruzione di un chiostro, luogonel quale Antonio Vivaldi (1678-1741) impartì lezioni di musica edespresse il suo genio componendovi isuoi capolavori: L’Estro Armonico e LeQuattro stagioni.

Nella prima metà del Settecento everso la fine del XIX secolo l’edificiofu oggetto di importanti opere di re-stauro che ne determinarono, nel1880, la trasformazione in hotel.

Durante la Seconda Guerra Mondiale,all’interno del corpo di fabbrica, fu al-lestito un ospedale militare.

Alla fine degli anni Sessanta del XXsecolo vi fu il primo dei due passaggidi mano che interesserono l’albergo,dai veneziani Vittorio e Plinio Bosca-ro ai coniugi Beggiato, ai quali, all’al-ba del Terzo Millennio, subentrò lafiglia Gloria portando una ventatad’Oriente.

L’hotel è dotato di 67 camere e suitearredate con oggetti d’epoca, fini tes-suti ed un tocco stilistico che le rendeuniche.

Il libro d’oro annovera nomi élitari ealtisonanti della letteratura e dellapsicanalisi. Vi hanno soggiornato, in-fatti, Marcel Proust, Thomas Mann eSigmund Schlomo Freud.

Questa rubrica di GabrielePrigioni è dedicata agli al-berghi storici di Venezia.

Sono già apparsi i seguenti articolidedicati a: Hotel Danieli (Nexus 73) Hotel Gritti (Nexus 74)Hotel Palazzo Priuli (Nexus 75) Hotel Bauer (Nexus 76)Hotel Ca’ Sagredo (Nexus 77)Hotel Europa&Regina (Nexus 78)Hotel Luna Baglioni (Nexus 79)Hotel Ausonia&Hungaria (Nexus 80)Hotel Cipriani (Nexus 81)Hotel Molino Stucky (Nexus 82)Hotel Cavalletto e Doge Orseolo (83)

Hotel Cavalletto e Doge Orseolo

Valorizzare gli spazi pubblici

Angolazioni Urbane e La Ville Ouvertesono due progetti dedicati all’artepubblica, il primo promosso dall’As-sessorato alle Politiche Giovanili e al-la Pace del Comune di Venezia, il se-condo dall’Associazione Arci. Essihanno trovato il punto d’incontro nel-la collaborazione con l’AssociazioneCasamémoire di Casablanca.

Angolazioni Urbane nasce come percorsodi avvicinamento alla XV BJCEM, at-traverso la costruzione di un’opera col-lettiva realizzata nell'area di Porto Mar-ghera e, per analogia, nell'area portualedi Casablanca. La Ville Ouverte si propo-ne di immaginare una collaborazionetra artisti marocchini e italiani, finaliz-zata a realizzare un progetto d’arte pub-blica lungo il tracciato del tram in co-struzione a Casablanca. L’elemento co-mune è la città in trasformazione.

Alvise Giacomazzi

GONDOLE: IGNOTI AMORITardi ti amai, bellezza così antica ecosì nuova, tardi ti amai. Sì, perchétu eri dentro di me e io fuori. Lì ticercavo. Deforme, mi gettavo sullebelle forme delle tue creature. Ericon me, e non ero con te. ScrisseSant’Agostino nel Libro X delle Con-fessioni.Tante unioni si sono sgretolate cometerra arida nelle mani di un bambinoa causa di un punto di osservazioneerrato, di una cattiva interpretazionedei sentimenti altrui, di una superfi-cialità che anziché portare a risolverei problemi presenti all’interno dellacoppia, ha spinto il lui o la lei diturno a rivestirsi di altri abiti. Spec-chi simili ai laghi in cui è ammessala pesca sportiva: pesci a volontà chesguazzano sempre nella medesimaacqua in attesa di abboccare all’amodi qualche pescatore frustrato come

loro. Beninteso, alcuni matrimoninon dovevano essere celebrati perchéfrutto di convenzioni, vetuste men-talità, desideri di fuga da padri di-spotici, ma, nel XXI secolo, dove lastragrande maggioranza delle coppiestanno insieme per apparenza, como-dità, per dare un senso ad una vitapiatta, noiosa, alcuni figli vengonoconcepiti al fine di potersi guardareallo specchio e vantarsi di aver datola vita. La natura porta a generare, lastupidità a credere di aver fatto unacosa degna di nota nonché di posse-dere un argomento di dialogo nei sa-lotti; può essere controproducentealimentare questi ignoti amori.Paura di rimanere da soli? No, timoredello sguardo e delle opinioni altrui. Usare i figli come scudo sotto cuinascondere le proprie incapacità, fra-gilità, paure è pura stoltezza. Coloroche prendono coscienza della situa-zione irreale in cui gravitano e smet-tono di bagnarsi nelle acque lacustridell’insoddisfazione, potranno com-prendere il vero significato delle pa-role di Agostino, gli altri leggerannocursoriamente come fanno con i ne-

crologi sui quotidiani. D’altronde èpiù agevole fuggire che combattere.Due coniugi tedeschi che si eranosposati e avevano vissuto per più divent’anni a Venezia, dopo la separa-zione, come spesso accade, si eranopersi di vista. Un pomeriggio d’ago-sto il destino volle porli di frontealla loro ottusità. Erano entrambi,con le rispettive nuove famiglie ingita nella città lagunare. Le gondolesulle quali erano seduti si urtaronodando vita, oltre al dialogo degnodella casa reale inglese tra gondolie-ri, ad un gioco di sguardi che anchead un ignaro passante avrebbe solle-ticato l’intelletto favorendo delle ri-flessioni. “È evidente che si conosco-no, probabilmente sono stati insie-me. Qualunque cosa sia successa traquei due, perché si sono lasciati?” Conoscendoli e vedendo le espressio-ni dipinte sui volti dei familiari erapalese che non avessero trovato al-l’esterno quell’immaginario paradisotanto anelato. Ricerca estenuante,causa della loro separazione.

Gabriele Prigioni

Nascita di una libreriaÈ accaduto. A Mestre è nata unanuova libreria: si tratta di Ulisse &Co. di Stefanie Hoben e BarbaraCibin. È la prima libreria dedicata aiviaggi della terraferma, che ha apertoin via Querini 12/b. Nasce in contro-tendenza con quanto accade nei cen-tri cittadini. Le piccole librerie ven-gono schiacciate dalle catene com-merciali. Quella di Stefanie e Barba-ra, tedesca-veneziana di adozione la

prima, venezianissima la seconda, èstata una scommessa nata dalla pas-sione di due libraie vecchio stile: en-trambe professioniste con anni diesperienza in librerie cittadine, chehanno capito il valore della loro pro-fessione. E infatti, fra i trenta metriquadrati di scaffali in mogano diUlisse & Co, nulla è lasciato al caso oai meccanismi commerciali: ci sonovolumi scelti con cura, uno a uno, daStefanie e Barbara, per guidare eorientare i clienti-lettori-viaggiatori

dispensando consigli e preziose indi-cazioni. Oltre ai libri utili per orga-nizzare le proprie vacanze, la libreriapropone narrativa di viaggio, narrati-va in lingua inglese, libri per appas-sionati di montagna, libri fotografici,ricettari etnici. C'è pure un angolodedicato ai bambini e un altro riserva-to a Venezia e Mestre, un dualismo,questo, che rispecchia la loro storia diveneziane “prestate” a Mestre.

Elena Casadoro

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10 NEXUS LUGLIO-SETTEMBRE 2011

PONTE DEI SOSPIRI

Ogni verso di Vianello, hascritto Sandro Mattiazzi,schiocca forte, cerca di rag-giungere lo stomaco e le na-scoste spire del cervello;quelle spire ove sogno ereale, paura e smarrimentotentano di risolvere glienigmi, indissolubili com-pagni dell’uomo. A proposito di cervelli e la-birinti (di cui oggi tanto siparla a Venezia) mi piaceallora ricordare una assaibreve composizione appar-sa qualche anno fa sullamia raccolta intitolata Cielidiversi.

Franco Basaglia, appena spalancate le porte dell’istituzionemanicomiale, avrebbe dovuto farsi chiudere in un labirinto del tutto somigliante alsuo cervello.

PAROLA MIAAldo Vianello

[Venezia Multimediale]

MUSICA NASCOSTAdi Danilo Reato

Un curioso film di Paolo Padula con la regia di Mauro Pizzato, presen-tato in occasione dell’ultima edizione del Venice Film Meeting. Veneziaproduce cinema, ci permette di aggiungere un nuovo tassello al mosai-

co della straordinaria singolarità di Venezia, infatti ci invita, sulle ali dellagrande musica, a prestare attenzione ad un fenomeno, poco conosciuto o ingran parte caduto in oblio, ma che rappresentò per quasi due secoli una delleprincipali attrazioni turistiche dei viaggiatori “illuminati”, che nel loroGrand Tour mai dimenticavano una visita almeno ad uno dei quattro conser-vatori femminili della città che costituivano un vero paradiso per gli amantidella musica. Il compositore e storico della musica Charles Burney, così an-notava, il 3 agosto 1770, nel suo celebre Diario di un viaggio musicale: “La cittàè rinomata per i suoi conservatori, o scuole di musica che sono in numero di quattro:l’ospedale della Pietà, i Mendicanti, gli Incurabili e l’Ospedaletto ai SS. Giovanni ePaolo; in ognuno di questi conservatori si dà un concerto il sabato e la domenica sera enelle festività solenni.”

Goethe, Rousseau e tanti altri scrittori in modo appassionato riportano reso-conti degli strepitosi concerti tenuti all’interno di questi istituti di solidarietàsociale ed ospedali, nati per la cura degli ammalati, ma soprattutto coll’in-tenzione di proteggere dalla criminalità e dalla prostituzione, togliendo mol-te orfanelle dalla strada e trasformando questi luoghi di dolore in conservato-ri musicali di altissimo livello, visto che vi prestarono servizio i più grandicompositori dell’epoca: agli Incurabili troviamo infatti Nicolò Porpora e Bal-dassare Galuppi, che aveva pure lavorato in precedenza all’Ospedale dei Men-dicanti; all’Ospedaletto c’erano Tommaso Traetta, Antonio Sacchini, Dome-nico Cimarosa e Pasquale Anfossi e alla Pietà, come è ben noto, il prete rosso,Antonio Vivaldi.

Evitando la più facile strada del documentario, che certamente per una picco-la casa di produzione abbatte notevolmente i costi, il musicista moglianesePaolo Padula coll’aiuto degli amici Davide De Lucca, Marirosa e Mauro Pizza-to, che firma pure la regia, ha messo in piedi un’agile sceneggiatura prenden-do spunto da un particolare episodio, accaduto all’Ospedaletto nel 1788, chevide coinvolte alcune di queste povere orfanelle. È lo stesso Padula a spiegarcile ragioni di questa difficoltosa scelta: “Avere l’ambizione di voler riassumere unastoria così vasta, in un narrato cinematografico, potrebbe apparire un’operazione scrite-riata, ancorché discutibile dal punto di vista del buon senso della prassi documentari-stica. È un po’ come cercare di capire un libro leggendo i titoli dei vari capitoli. Ecco ilmotivo per cui ci si convince di limitare la rappresentazione ad un lasso di tempo ragio-nevole, nel tentativo di districarsi per intravedere una gerarchia di avvenimenti e per-sone che si ritiene costituiscano l’epicentro di quella storia”.

La scelta allora cade sulla docu-fiction che implica uso di attori, comparse, co-stumi, musicisti e, pur nei limiti di qualche scusabile leggerezza interpretati-va, dovuta all’impiego di attori appassionati, ma non professionisti, il risulta-to si rivela di grande impatto ed interesse dal punto di vista didattico, e inol-tre il film ha il pregio di esser stato girato all’interno di luoghi storici, forte-mente legati alla vicenda narrata, con uso virtuoso della macchina da presa euna notevole sensibilità dal punto di vista fotografico; insomma un modo uni-co per dare un volto a quelle giovani “putte”, alle quali il mondo negò la possi-bilità di esser viste, celate com’erano dietro fitte e dorate grate, e di dar voce aquella musica nascosta e far conoscere l’amaro frutto delle loro tristi storie chegronda di tanto sangue, sudore e lacrime.

Musica nascosta (2010) regia di Mauro Pizzato; sogg.: Paolo Padula; fot. Rolando Menardi;DVD, dur. 70’; Produzione: ALCHIMIATREVISO S.a.s; email: [email protected].

Serenissima:Lettere dal passatoAlla ricerca del tempo perduto

1. ORIGINE DI VENEZIAAllorché giunsi sulla riva delmare e vidi tra l'acque alzarmisidinanzi le torri, le chiese e le abi-tazioni di Venezia, mi sovvennedi que' celebri versi in cui eradetto ch'essa era opera di numi,se Roma lo fu dei mortali.Balzai con impazienza nella gon-dola che alla città di Nettunodovea trasportarmi; e mentre iremi spingevanla velocementeattraverso della laguna, alla miavista offrivasi una scena impo-nente, e il mio cuore palpitava digioia.Isole avventurate, paludi memo-rabili! Tra voi l'uomo seppe dareun meraviglioso esempio del for-tunato ardimento di cui egli è ca-

pace quando la sua industria haper isprone la necessità. – Le de-vastazioni dei Barbari sforzaronogli abitatori di Terraferma a rico-vrarsi sulle isolette fangose chestavansi in fondo al Golfo adriati-co, per gettarvi le fondamentadella più possente tra le italianerepubbliche. – Infaticabili que’ primi, con pala-fitte ed argini sostentano le rive,rassodano il suolo vacillante; vipiantono le loro casuccie di le-gno, e poveri, ma sicuri si com-piacciono d’aversi trovato nel-l’universale rovina un asilo inac-cessibile. Accorrono in brevenuovo profughi chiedendo rico-vero: nuove isole annosi abitabiliper accoglierli; dovunque ferve illavoro. Già innumerevoli bar-chette visitano le sponde del-l’Adriatico, penetrano fra gli sco-gli dell’Istria, l’isole della Dal-mazia, i promontorio della Pu-glia e della Calabria, e quasi scia-me d’api operose, popolano le la-

gune e vanno e vengono in ognidirezione. – Ma la città non sa-rebbe cresciuta senza provvidogoverno: ad uomini del pari po-veri e indipendenti naturalmentenon si presenta altra forma direggimento che quella a comune:d’essa, se è riputata inammissibi-le nelle grandi unioni politiche,ha un’influenza benefica sullepiccole e favorisce mirabilmente iloro primordii. – L’amore di quelpacifico asilo, il bisogno e l’ope-rosità conseguente concorsero arendere quel picciol popolo intra-prendente e ardito. Col volgeredei secoli accresciutosi il numerodei cittadini, converse le case dilegno in dimore comode e sode;spintosi il commercio oltre ilGolfo, e alzatosi sulle rive delMediterraneo il grido del Venetonome, cessava la Democrazia, ce-dendo il posto all’Aristocrazia; esi fu questa la base dell’ingradi-mento futuro della Repubblica.

a cura di Giovanni Distefano

LABIRINTO DI PIETRA, LABIRINTI DI MENTIdi Renato Pestriniero

Venezia non smette di stupire: quan-te volte la si è definita inquietantelabirinto borgesiano o romantico la-birinto diegovaleriano nel quale per-dersi, quante maledizioni in lingueesotiche si è beccata da chi dovevaprendere il treno e la stazione diven-tava irraggiungibile gibigiana?

Io la vedo come un grande cervellodove le idee sfrecciano tra miliardi disinapsi e cinconvoluzioni, ma nontanto per l'analogia urbano-cerebralequanto per l'influenza che essa eser-cita sulla materia grigia di chi l'am-ministra. Esempio: chi sperava di ve-dere finalmente in funzione la mera-viglia dell'ovovia, niente, gnanca staPasqua i ga verto el vovo. Almeno aoggi, inizio giugno, il dispositivotraslante non trasla ancora. Le unichecose che continuano a traslare sono lespese. Secondo Corte dei Conti eGuardia di Finanza, nel capitoloSpesa Pubblica il danno erariale su-pera i 14milioni. Ma di cifre già tra-slate o in corso di traslazione lungoil ponte si è già parlato in abbondan-za e quindi trasliamo ad altro.

Piazzale Roma avrà un nuovo asset-to. Come avviene da circa vent'anni,anche questo sarà provvisorio per-ché, parole di Ugo Bergamo, è comerisolvere il cubo di Rubik (a propo-sito di labirinti). Anche il ponte del-l'Accademia, provvisorio dal l933,avrà un restyling che durerà treanni, esattamente 35 volte il tempoimpiegato per la sua costruzione, maforse di più: già una cicca assassinaha bruciacchiato un pezzo di rivesti-mento ligneo e provocato l'interven-to di due "restauratori-alpinisti."

Nei labirinti neuronici del Palazzo leidee ruotano... ruotano... ed ecco chequesto ruotare ha partorito l'idea diuna ruota panoramica di 60 metri eda 2milioni. Il sindaco ha detto: "Mipiacciono le ruote panoramiche.Anzi, mi piacerebbe che fosse anchepiù alta. Comunque rimarrà su persei mesi e poi sarà smontata." Quindi

anch'essa provvisoria. E qual è illuogo adatto per impianto, servizi epanorama di Venezia con isole e la-gune? Parco di San Giuliano! Sba-gliato, è il Tronchetto.

Ruota che viene pescarìa che va,forse anche erbarìa, prova schiac-ciante che il labirinto delle idee si faviepiù complesso. Qual è il luogo-simbolo di Venezia, lo spazio stori-co-leggendario dove tutto ebbe ori-gine? Ovvio, Rivus Altus! Sbagliato,il mercato all'ingrosso ittico e del-l'ortofrutta verrà spostato a Fusina ei pullman turistici andranno alposto del capannone ristrutturato dapoco perché, oltretutto, ci si è accor-ti che non è adatto. Dice la Confarti-gianato: "L'interscambio è già inade-guato per il trasporto merci, gli uffi-ci sono sovradimensionati, c'è pocospazio per le merci e le rive sonoscomode. Su quest'opera l'ex com-missario Costa aveva investito oltre30milioni senza ascoltare le esigenzedegli interessati. Il risultato è que-sto baraccone costoso e abbastanzainefficiente."

Anche l'Actv è un inesauribile labi-rintico think tank. Come al solito ibilanci sono in rosso malgrado l'e-normità dell'utenza e delle tariffe.L'ultimo deficit previsto è di7/11milioni. Agli occhi dei non ad-detti ai lavori, e quindi ignorantidelle strategie, la spiegazione è sem-plice: milioni a nastro spesi per labi-rintiche idee balzane. Sbagliato, per-ché è qui che la labirintocrazia simanifesta in tutta la sua potenza:sono stati distribuiti lauti premi per"raggiungimento degli obiettivi ditaglio delle spese." Ecco il Panetto-ni-pensiero: "Io, come presidente ed'intesa con il direttore, ho ritenutoche gli obiettivi del 2010 siano statiraggiunti e ho quindi assegnatoquesti soldi. Non sono nemmenopremi, è la parte variabile dello sti-pendio dei dirigenti" e conclude: "Afronte dei 50.000 euro di stipendiomedio di un dipendente Actv, un

dirigente ne guadagna sui 200.000.Quattro volte di più non è nemme-no tanto." Insomma, gli utenti cheignorano perfino questi semplicidettagli parlano a vanvera, sono im-bufaliti senza ragione, pensano siatutta una carnevalata...

A proposito di Carnevale, la festa èormai lontana ma la sua gestione rien-tra a pennello nei labirinti della logi-ca amministrativa. Ecco alcuni esem-pi emersi nel periodo carnevalesco:

* Sciopero bianco di ACTV. Risse etre autisti Actv feriti. Affari d'oroper gli abusivi.

* Sciopero APT e musei.

* Bookshop di Venice Pavillonchiuso per inventario.

* Piazza San Marco con area transen-nata detta Foyer. Per chi avesse vo-luto superare le transenne il modicoprezzo era 30euro ridotto poi a 5visto che non entrava quasi nessuno.Quindi Foyer praticamente vuoto aparte qualche ragazzino che scaval-cava di soppiatto (doveva aver scrit-to giocondo in fronte l'audace dispo-sto a pagare per fare un passo al di làdelle transenne e starsene in piedinello stesso luogo di prima). Pal-chetti a 100euro ma usati gratis daautorità e invitati. Vista la situazio-ne, ecco la definitiva apertura delletransenne e libera entrata per tutticon conseguente caciara da parte deipochi audaci paganti. Lasciamo laparola ad Alberto Nardi, presidentedell'Associazione Piazza San Marco:"Il recinto? Un'idea aberrante pernon parlare della musica da discote-ca, dei baretti vicino al palco chevendevano panini con la mortadella,del mega schermo che proiettavapubblicità di assorbenti igienici, edel fatto che gli spettacoli erano po-chissimi."

Il fantasma di Erasmo da Rotterdamimpazzava.

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DETTI VARI

Cane de culo, dritecane de camin, storte

Trombeta de culoafito no paga

Stranuo de culo, sanità de corpo:l’omo che no stranua de culoxe un omo morto

Le maledizion le va, le va … e pole casca sul culo de chi le da

Co le letare anonimese se furbe el culo

Chi puza el culo su l’ortigael sente che el ghe formìga

Più in alto che se vapiù el culo se mostra

Zente granda camisa curta

Anca el culo rompela carta bagnada

Vardé, cerché,che un cogión ogni zorno lo trovaré

I cogioni se pol trovaranca soto un capèlo

Agiutime gambéta,che se no i me le péta

Forbirse el culo col sasso tondo,xe la più bela roba de sto mondo

L’ospite vilan el magna, el bevee po el lassa i corni in casa de i altri

Metéve in t’el culo un spigo d’agioche savaré de polastrelo

El naso dei gati, el zenocio dei omenie el culo de le done xe sempre fredi

Sia da cavalo sia da mulo,sta tre passi lontan dal culo

Dal bo davanti, dal mulo da drìo,e da la dona da tute le bande

Al son de sta campanaogni dona da ben se fà putana

Dove che xe putaneghe xe anca rufiane

Pensa quelo che ti vol, ma in ogniomo ghe xe un ditator

El mondo no te dise vacaco no ghe xe qualche taca

Megio ‘na dona bela senza camìsache una bruta co sete camìse

Fato el buso pol passarqualunque sorze

Tuti quanti semo matiper quel buso che semo nati

Un baso e ‘na strucadala femena xe andada

CRONACA E CURIOSITÀLUGLIO-SETTEMBRE 2011 NEXUS 11

VITA DELL’OMO di MARIO TECCHIATI

stampato il 27 giugno 2011Editore: Supernova

GIOVANNI DISTEFANO (direttore editoriale e amministratore unico) NICOLA FALCONI (direttore responsabile)

DANIELA ZAMBURLIN (condirettrice)LETIZIA LANZA, CRISTIANA MOLDI RAVENNA, MARIUCCIA REGINA

(comitato di redazione)

Hanno collaborato a questo numeroANTONELLA BARINA, PIERANTONIO BERIOLI, ELENA CASADORO,

MASSIMO CREMOLANI, ELENA CROCI, GIANNI DE LUIGI, GIOVANNI DISTEFANO,CLAUDIA FERRARI, CARLA GAGLIARDI, PASQUALE GAGLIARDI, ALVISE GIACOMAZZI,

CRISTINA GIACOMETTI, SIMONETTA GORRERI, LETIZIA LANZA, LINDA MAVIAN,CRISTIANA MOLDI RAVENNA, TAZIA NUVOLARI, RENATO PESTRINIERO,IVO PRANDIN, GABRIELE PRIGIONI, EMILIANO RAMIERI, DANILO REATO,

MARIO TECCHIATI, ALDO VIANELLO, DANIELA ZAMBURLIN.

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONESUPERNOVA EDIZIONI srl, via Orso Partecipazio, 24 – 30126 Venezia-Lido

Tel/fax 041.5265027 – email: [email protected] – website: www.supernovaedizioni.itTIPOGRAFIA

Grafiche ITE, Dolo (Venezia)Aut. del Tribunale di Venezia n. 1114 del 23.3.93

LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLI FIRMATI E LE DICHIARAZIONI RIFERITEDAL GIORNALE IMPEGNANO ESCLUSIVAMENTE I RISPETTIVI AUTORI

Mensile di Comunicazione cultura e attualità nella città metropolitana di Venezia

APRILE1° multe a chi non convalida l’Imob. Muore al Lido pochi mesi dopo aver ta-gliato il traguardo dei 100 anni GilbertoTaolin.7 Muore dopo tre giorni di agonia la22enne nigeriana seviziata a Marghera. Sicerca l’autore del delitto.8 Abusi su un bimbo al Parco di Mestre. A S. Giuliano apre il Salone Nautico.La Corte Costituzionale annulla la sen-tenza contro Paolo Dorigo, condannato a13 anni di carcere nel 1993 e quasi tuttiscontati. Proprio su Nexus mentre era incarcere Paolo tenne per qualche tempouna rubrica intitolata L’altra Città.9 Picchiato e rapinato un commerciantea Mestre.10 Si corre la Su e Zo per i ponti. 11 Tassista picchiato dagli abusivi.12 Alessandro Vianello nuovo caporuppodella Lega in Municipalità al posto diMazzonetto.15 Gli ambulanti di Riva dei Schiavonifanno una barricata all’altezza delle Pri-gioni contro i Vu’ cumprà.Inaugurata la linea d’acqua Ospedale Ci-vile-San Giuliano.

Mestre: aggredito e rapinato all’uscitadalla banca da due armati di coltello.Muore Michelle Bouvier, segretario ge-nerale internazionale della Società Euro-pea di Cultura fondata nel 1950 dal ma-rito Umberto Campagnolo. 16 Sequestrate a Mestre due case a lucirosse gestite da cinesi.17 Beniamino Pizziol, vicario del pa-triarca, diventa vescovo di Vicenza. Festagrande a Cavallino, dov’è nato.Muore a 70 anni Paolo Giordani, autoredi una fortunata guida di Venezia.18 Muore Alberto Pellegrinotti, ideatoredi un progetto alternativo al Mose. Ave-va 77 anni ed era stato sposato con l’at-trice Maria Pia Colonnello.20 Vu’ cumprà in fuga travolgono ottan-tenne tedesco a S. Marco.Una mendicante prende a testate i poli-ziotti a S. Marco.Riapre il Negozio Olivetti che diventamuseo di se stesso.22 Rapina una banca a Zelarino, fugge,ma è subito preso.30 rinasce la Rivista di Venezia sponsoriz-zata da Apt, Provincia, Comune e Pro-movenezia.

MAGGIO3 Inaugurata la nuova torre dei Piloti alMarco Polo. È alta 53 metri.7 Il papa Benedetto XVI arriva a Vene-zia, sbarca sul Molo gremito di folla e sidirige in Basilica. Per Venezia ha unabella definizione: «crocevia di persone».11 Partono i lavori per il Museo di Me-stre. Quache giorno dopo il sindaco sichiede cosa ci va dentro l’ipotizzato M9.Buona domanda.14 Il Gazzettino pubblica un sondaggio:il 52% dei mestrini vuole staccarsi daVenezia, dove la notizia suscita una idea-le ola da stadio. 20 Aggredito a calci e pugni in CampoS. Margherita.25 Muore il frate domenicano PietroGuidolin del Convento di S. Giovanni ePaolo. Era il decano dei frati del NordItalia.26 Nasce Laguna 2011, società sportivadi calcio che raggruppa tre precedentiealtà: Alvisiana, Serenissima, Muranese.27 Tenta una rapina alla Carive (Canna-regio) armato di taglierino quasi all’oradi pranzo, ma non ci sono soldi in cassa ecosì gli impiegati fanno una colletta peril ladro che ringrazia e va a rapinare il vi-cino Banco San Marco dove il bottino ècospicuo (15mila euro).

GIUGNO1° Il Comune concede alcune stanze delleProcuratie Vecchie al Consiglio d’Europaper aprirvi una sede. Gratis?

Il francese Bernard Arnault (Roubaix1949), imprenditore francese e quartouomo più ricco al mondo, presenta il re-stauro del Padiglione Venezia ai Giardini.Arnault aprirà un negozio dedicato all’artea S. Marco al posto della ex Mondadori.2 Muore Leonardo Lamberti, maestro delvetro muranese. Aveva 74 anni.Si inaugura in contemporanea a PalazzoGrassi la mostra Il mondo vi appartiene ealla Punta della Dogana Elogio del dubbio.Entrambe curate da Caroline Bourgeois.3 Arriva a Venezia e visita il Ghetto ilpresidente israeliano Shimon Peres, pre-mio Nobel per la Pace 1994.La presidente dell’Argentina CristinaKirchner a Venezia per tagliare il nastrodel Padiglione dell’Argentina da realiz-zarsi in una porzione delle Sale d’Armidell’Arsenale che il 13 dicembre 2010 loStato, nell’attuazione del progetto sullavalorizzazione dei siti militari dismessi,ha assegnato al Comune assieme a Corde-rie, Artiglierie e Tese (gia in uso allaBiennale). Nelle intenzioni tutti questiambienti passeranno alla Bienanle cheper le Sale d’Armi ha già deciso di farnela sede di padiglioni permanti d’arte disei o sette paesi per circa 22 anni in cam-bio del restauro. I paesi sono Argentina,Cile, Messico, Portogallo, Uae (UnitedArab Emirates) e Bahrain.4 Muore frate Alfonso, dal 1967 nel Con-vento di S. Franvesco della Vigna. Que-stuava per aiutare le attività del patronato.Aggredita all’alba in casa la farmacista di

Favaro. È la seconda vola in un mese.5 Rapine in casa: un georgiano e la suabanda colti in flagrante.Si celebra la Festa della Sensa. 7 Il Comune introduce l’addizionale irpef.8 Grandi navi a Venezia: il Porto accele-ra, il sindaco Giorgio Orsoni frena.9 Arrestati sei giovani spacciatori.11 Vasco Rossi si esibisce all’Heineken.12 Palio delle Repubbliche Marinare, pic-cola e insulsa gara alla quale Venezia, perrispetto del suo antico status, non dovreb-be partecipare. Arriva ultima, cioè quarta,ma i giudici squalificano i primi tre perscorrettezze... Nello stesso giorno Voga-longa, grande e celebre manifestazione.Corsi e ricorsi: al tempo della Serenisi-sma l’aria di Murano era considerata sa-lutare perché scaldata dai forni, oggi sidenunciano livelli inquinanti...13 Referendum, al voto il 45% dei vene-ziani.16 Un 57enne annega nel rio a S. Samuele.17 Nubifragio, Mestre allagata.18 Art Night, la prima notte biancadell’arte a Venezia. Un successo.19 Due minorenni profanano la Chiesa diS. Eurosia alle Vignole, chiesa sorta nel7° secolo e ristrutturata nel 19°. Muore in barca Antonino Polizzi, già no-taio e direttore d’orchestra non professio-nista. Nel 1994 aveva dato vita all’Asso-ciazione Amici della Musica di Venezia.Muore Anacleto Marella, fondatore dellaUildm (Unione Italiana Lotta alla Distro-fia Muscolare) di Venezia. Aveva 93 anni.

La Città raccontaGIOVANNI DISTEFANO

LUGLIO-SETTEMBRE 2011

Ariete. Transiti stagionali discreti:il mese migliore sarà agosto che vivedrà favoriti sia negli svaghi chenel raccogliere i meritati frutti diGiove. Detto questo, i venti delcambiamento di Urano e Plutonecontinueranno a scompigliare lechiome dei nativi della prima deca-de, mentre Saturno non cesserà dielargire i suoi severi insegnamentialla seconda.

Toro. Ottima estate, cari amici delToro: Giove nel segno, unito a tran-siti estivi positivi, vi consentiranno

realizzazioni, svaghi, amori e ric-chezze. Bando alle ciance: buttatevi!

Gemelli. Stelle belle anche per voicari Castore e Polluce, purché nonaspettiate passivamente la mannadal cielo. In momenti così ricchi dioccasioni bisogna essere preparatis-simi e non battere la fiacca. Ma ilsuccesso sarà assicurato.

Cancro. Situazione in netto miglio-ramento rispetto ai mesi scorsi. Itransiti estivi vi sorridono, la primadecade ha Giove in gentil aspetto chepotrebbe far volgere al meglio l’im-perativo uraniano al cambiamento.Anche lo sguardo severo di Saturno

sulla seconda decade si va ammorbi-dendo. È l’ora della risalita!

Leone. Situazione astrale favorevo-le per voi che siete nati col solleone.Solo la prima decade dovrà aspettar-si qualche intralcio ai suoi progetti,per via della quadratura di Giove.Ma niente paura: tutte le altre stel-le vi amano!

Vergine. Avete fatto l’en plein:tutte le stelle vi sono amiche. Evi-tate di razionalizzare troppo, ascol-tate il vostro istinto e, almeno peruna volta, agite di slancio!

Bilancia. Anche questa maledetta

primavere è passata, cari bilancini epotete serenamente tirare un respi-ro di sollievo! Sono svanite le oppo-sizioni arietine e lo spostamento diGiove in Toro rende tutto più sem-plice. Godetevi le meritate vacanzee guardate con fiducia al futuro: visorriderà!

Scorpione. Alti e bassi, con qual-che piccola defaillance in agosto.L’opposizione di Giove richiede unacerta prudenza alla prima decade,che dovrà evitare scelte poco ponde-rate. Venere sarà comunque vostraalleata nelle questioni di cuore.

Sagittario. Niente male, cari cen-tauri. Le stelle estive vi sorridono evi proteggono e il quadro astrale nelsuo complesso non presenta aspettidissonanti. Rilassatevi!

Capricorno. Incredibile, improv-visamente vi sentite più leggeri e ilpassato vi sembra un brutto sogno

da quando le quadrature arietine so-no svanite e Giove dal Toro vi dàuna mano e vi infonde ottimismo edenergia vitale. Tutto si rimetterà inmarcia finalmente!

Acquario. Qualche alto e basso sta-gionale e la quadratura di Giove,per la prima decade, non modifi-cheranno sostanzialmente il quadrogenerale di lungo periodo che è sta-bilmente positivo.

Pesci. A parte Mercurio altalenan-te, sia i transiti estivi che quelli len-ti vi sono favorevoli. Per tutti, main particolare per la prima decade,ci sarà l’aspetto favorevole di Gioveper un anno intero. Sappiate appro-fittarne!

Avviso ai gentili lettori: le previsioniconsiderano i transiti unicamente ri-spetto al Sole di nascita.

Le stelle di Tazia� �� � �

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Page 12: neXus N.84 lugio - settembre 2011

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ALCHIMIEdi Daniela Milani Vianello

Il nostro destino è scritto negli astri e secondo l’astrologia il tema natale di ciascuno di noi altro non è che l’improntacaratteriale della nostra vita personale.

Ma se qualcuno manipolasse il nostro tema natale si potrebbe ancora parlare di destino?

La vicenda umana di Theo, il protagonistadi questa straordinaria storia alchemica, èracchiusa in questo terribile e angoscianteinterrogativo.La storia che Daniela Milani Vianello ci racconta pone in contrastoun mago rinascimentale e un tecnico della scrittura. La vicenda si svolge sul morire del Cinquecento, quel secolo in cuila stampa dei libri viveva il suo momento di maggiore diffusione, mentre il pensiero scientifico si evolveva in una nuova concezione ed era rappresentato da un alchimista come Pa-racelso (1493-1541) e da nuovi filosofi, matematici e astronomi, quali Sir Francis Bacon, Galileo Galilei, Tommaso Cam-panella, Giovanni Keplero.

Ti racconto la mia storiadi Barbara Gervasuti

Ti racconto la mia storia si muove sul filo della memoria di una bambina che diventata adulta ha voluto rendere omaggio indelebile alla propria madre.Barbara Gervasuti nasce a Venezia nel 1959 dove si diploma in lingue presso le Suore di Nevers. Studia poi a Bologna e si laurea in Diritto Regionale. Vive a Venezia con la figlia Giorgia e due cagnoline Poldina e Lenci. Ti racconto la mia storia è il suo primo libro.

Dalla Fabbrica alla Biennaledi Angelo Bacci

Il libro illustra un originale percorso di vita e diesperienze artistico-lavorative che nell’arco deglianni hanno condotto l’autore dalla dura realtàdella Fabbrica alla stimolante vita della Biennaledi Venezia.Con la sua testimonianza inedita l’autore fa rivivere avvenimenti di cui è stato protagonista o spettatore attento eappassionato e ci fa conoscere dal di dentro personaggi di primo piano del mondo culturale, politico ed economico del Novecento.

AAA Venezia Cercasidi Gianfranco Spinazzi

AAA Venezia cercasiè un piccolo dizionario dei ricordi di un veneziano che ha vissuto e vive appassionatamente la propria città. Il libro ripercorre ad una ad una le lettere dell’alfabeto trovando per ciascuna definizioni e immagini legate altempo della fanciullezza, e rappresenta una tappa importante e non secondaria nel recupero della memoria di oggi.

MILAGROSdi Lucia Guidorizzi

Milagros è una raccolta che vuole essere un percorso poetico di riflessione su come eventi miracolosi siano in grado di trasformare la vita umana, ma nello stesso tempo è anche un’analisi di come qualsiasi prodigio venga poi riassorbito e metabolizzato dalla trama banale dei giorni.

DANIELAMILANI VIANELLO

venezianarrativa

ALCHIMIE

American Gondolierdi Angelo Tumino de Rothenfeld

Che cosa accadrebbe se l’Italia, in seguito aduna tremenda crisi, si vedesse costretta a ce-dere parte del suo territorio per essere salvata? E se questo territorio corrispondessealla splendida Venezia? E se i creditori fosse-ro, ancora una volta, gli americani? E se questi ultimi, invece di rispettare gli usi ei costumi dei veneziani, sconvolgessero le lo-ro vite con incredibili e assurde innovazioni? up e r n o v aS

Angelo

TUMINODE ROTHENFELD

AmericanGondolier

DALLA FABBRICAALLA BIENNALE

ANGELO BACCI

up e r n o v aS

AAA VENEZIA CERCASI

GIANFRANCO SPINAZZI

up e rn ovaSup e r n o v aS

nexus_84.qxp 23-06-2011 12:40 Pagina 12

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