Nerbini · Nerbini Editoriale La crisi economica e il falso problema dei minimi tariffari 3 Aurelio...

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anno VI, n. 2 maggio-agosto 2011 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze Nerbini

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  • anno VI, n. 2 maggio-agosto 2011

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    € 8,50

    Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com

    ma 1, DCB Firenze

    Nerbini

  • Nerbini

    Editoriale La crisi economica e il falso problema dei minimi tariffari 3

    Aurelio Fischetti

    La produzione programmata da fonti rinnovabili 5

    Stefano Corsi

    I sistemi costruttivi in legno 8

    Marie Claire Ntibarikure

    Il nuovo Shanghai International Design Center 20

    Aurelio Fischetti

    The Culture of Sustanability: esperienze di progettazione integrata sostenibile 26

    Serena Miceli

    Il post-modern è morto, viva il post-modern 36

    Giampaolo di Cocco

    Vittorio Corsini a Forte dei Marmi e al MACRO di Roma 40

    Gian Luigi Corinto

    “Ingegneri in Toscana tra passato e futuro” – rubrica a cura di Franco Nuti

    Le verità nascoste della chiesa del Sacro Cuore di Firenze 45

    Fabio Pratesi

    1

    sommario

  • Quadrimestrale d’informazione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze

    Viale Milton 65 – 50129 FirenzeTel. 055/213704 – Fax 055/2381138e-mail: [email protected]: www.ordineingegneri.fi.it

    Anno VI, n. 2maggio-agosto 2011

    Direttore responsabile:Aurelio Fischetti([email protected])

    Comitato di redazione:Franco NutiFausto GiovannardiMarco Masi

    Consulenti:Giampaolo di Cocco – teorico arte-architetturaMarco Dezzi Bardeschi – ingegnere e architetto

    Segreteria di redazione:Francesca Serci([email protected])

    Progetto grafico:Paolo Bulletti e Federico Cagnucci([email protected])

    Prestampa:Inscripta

    Stampa:Edimond, Città di Castello (PG)

    Autorizzazione del Tribunale di Firenzen. 5493 del 31.5.2006

    Progettando Ing viene distribuito gratuitamente agli iscrittidell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze.

    Realizzazione editoriale: Prohemio editoriale srl, Firenze

    © 2011 – Edizioni NerbiniVia G.B. Vico, 11 – 50136 FirenzeTel. 055/200.1085e-mail: [email protected]

    ISSN 2035-7125ISBN 978-88-6434-155-2

    Istruzioni per gli autoriI testi devono pervenire alla Direzione su sup-porto informatico di corredo a quello cartaceo.È possibile indirizzare al Direttore via e-mail: [email protected], fotografie ecc. saranno pubblicatespazio permettendo. L’invio dell’iconografia susupporto informatico è comunque indispensabile.Salvo casi eccezionali gli originali non verrannorestituiti.

    Gli articoli firmati esprimono solo l’opinionedell’autore e non impegnano l’Ordinee/o la direzione e/o l’editore della rivista.

    Questo numero è stato chiuso in tipografia il 5 dicembre 2011

    Una stazione per autobus

    A Casar vicino a Cáceres in estremadura (eS), unposto famoso per il formaggio, da alcuni anni c’èuna stazione per bus, che ha pochi uguali almondo. All’inizio qualcuno l’ha definita una gran-de “patatina fritta”, ma poi con il fioccare deipremi, tutti si sono ricreduti. Anche troppo. A prima vista è un nastro di 14 mt di larghezzaper 12 cm di spessore, che si piega dopo un volodi 34 mt per riavvolgersi deviando dall’asse, in unaltro balzo di 20 mt. Il primo salto copre il piaz-zale della stazione, dove arrivano i bus, il secon-do ospita il vestibolo. Non dubito che nei vecchistrutturisti la vista di quest’opera abbia riacceso ilfuoco che le opere di Félix Candela appiccaronoa metà del secolo scorso.Il nastro resiste per forma, è infatti una superficiea doppia curvatura (f=77cm) ottenuta da un iper-boloide. Anzi, per la precisione, lo svolazzanteedificio, è formato da 8 superfici distinte. Compli-cato il lavoro di costruzione delle cassaforme, matutto sommato risolvibile da bravi carpentieri(specie in estinzione), essendo le superfici rigate,con tre orditure sovrapposte (travi, correnti,tavolato) di semplice legno.C’è però un trucco. Il trucco è agli appoggi doveil nastro sembra che giri, ma non gira. dalla fon-dazione, una serie di costole sorreggono unatrave con sagoma curva, in cui s’innestano inastri. Il calcestruzzo bianco a faccia vista, addittivatocon impermeabilizzanti per evitare guaine, è statogettato in due notti, per il caldo, dai muratori delposto, come del posto è il suo progettista JustoGarcia rubio (1948) fino ad allora sconosciutorestauratore di chiese, che ci ha cortesementeregalato la foto di copertina.Sarà costata molto questa stazione di bus? Sem-bra proprio di no: 360.000€.

    (Fausto Giovannardi)

    STorIA dI CoPerTINA

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    editoriale

    Aurelio Fischettiome non prendere atto del grave momento di crisi che sta attraversando il Paese? Lamancanza di fiducia dei mercati nei nostri confronti, maturata in questi anni, è unsegnale di “persistente difficoltà”, di “efficacia e credibilità”. L’efficacia delle misure

    economiche non è sufficiente a far diminuire il debito pubblico, all’origine del problema, siaper mancanza di crescita che per riforme strutturali non adeguate.E però in questo Paese “la colpa morì fanciulla”, chi si scusa è perduto, e chi non lo fa fini-sce peggio. Per anni e anni il destino terribile del potere si misura su quest’ambiguità.Scienziati, giudici, medici, ingegneri, architetti, artisti, psichiatri riconoscono i limiti delleloro discipline e, sapendo di poter sbagliare, sono anche pronti a riconoscere gli errori – hascritto recentemente Filippo Ceccarelli su «La Repubblica» e «forse solo i politici – come dicenel suo libro il filosofo Emanuele Severino (Nascere, Rizzoli, 2005) – tendono a manteneree soprattutto a mostrare l’atteggiamento dell’uomo religioso che non deve aver mai alcundubbio intorno alla sua fede». L’eterna “faccia di bronzo”, l’inesausta “captatio benevolentiae”, comportamenti ormai diffu-si nell’establishment di questo Paese, fanno da propellente alla penitenza e al rammarico dellanostra categoria.È così che in questo Paese finisce con l’essere normale che autorevoli esponenti delle catego-rie professionali, come il Consiglio Nazionale degli Ingegneri,non sappiano che pesci prendere, continuando a perdere divista le già confuse questioni che riguardano il nostroordinamento. Una di queste è la obbligatorietà dellatariffa professionale e in particolare dei minimi tarif-fari, che distrae l’attenzione dalla vera questione:come farsi pagare!Il CNI è in grado di fronteggiare una situazioneormai gravosa come questa? No!Cercare di dimostrare che i minimi tariffari vannorispettati, nel bene e nel male, perché garantiscono illivello di qualità della prestazione, alla luce dei tantidoveri e responsabilità cui deve rispondere il profes-sionista, non basta. I compensi professionali vengono negoziati con la libe-ra contrattazione che tiene conto delle prestazioni daeffettuare e delle spese da sostenere, delle responsabili-tà e del tempo necessario a svolgere l’attività richiesta.In mancanza, si ricorre alla giustizia ordinaria e in quel-la sede si propongono i minimi tariffari come giustocompenso per le prestazioni realmente effettuate.Nulla è cambiato dunque in questo senso, tranne che leassunzioni di responsabilità civili e penali a carico deiprofessionisti, imposte da leggi dello Stato e regolamen-ti comunali, diventano sempre più stringenti. Queste sì.La rilevanza della questione discende dal fatto che illibero professionista è una figura giuridica apparte-nente alle categorie cosiddette “protette” e svolge atti-

    La crisi economica e il falso problemadei minimi tariffari

    c

    Il 21 agosto un tragico incidente

    ci ha portato via un grande

    amico, uno stimato collega, un

    apprezzato ingegnere. Andrea

    Calugi è stato, per tutti coloro

    che hanno avuto la fortuna di

    conoscerlo, un punto di riferi-

    mento. Sempre disponibile, sia

    nel lavoro che nella vita. Nessu-

    no, tra tutti i colleghi e gli amici

    che sono stati coinvolti emoti-

    vamente in questo lutto, ha

    memoria di una mancanza da

    parte sua. Oltre ad essere stato

    un padre e un marito esempla-

    re, è stato anche un collega ed

    un amico attento. Raro.  Di

    quelli su cui si ha la certezza di

    poter sempre contare. Andrea

    ha lasciato un grande vuoto in

    tutti noi. Difficile da colmare.

    L’attenzione di noi tutti è rivol-

    ta, ora, alla famiglia e in partico-

    lare ai due ragazzi. Lui era orgo-

    glioso di loro e loro possono

    esserlo di lui.   Solo il tempo,

    forse, guarirà questa profonda

    ferita la cui cicatrice, però,

    rimarrà sempre. In noi tutti, ma

    soprattutto in loro.

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    vità che hanno per oggetto una pre-stazione d’opera intellettuale. Nellafiliera di produzione, ad esempioedilizia, il professionista assume lafigura di ideatore (progetto archi-tettonico) e risolutore dei problemi“funzionali” (progetti strutturali eimpiantistici), nonché di responsa-bile per la buona esecuzione del-l’opera, nella consapevolezza dirispondere civilmente e penalmenteper quello che fa. Il riscontro economico a tutto ciò èinvece assolutamente privo di cer-tezze. Assistiamo spesso a impegnidisattesi dalla committenza, che liconsidera secondari rispetto a quel-li presi con le imprese (nell’imma-ginario collettivo è più importantela produzione materiale di quella intellettuale e delle responsabilità civili e penali!). Si perse-vera dunque nella logica sbagliata secondo cui l’attività professionale è l’ultima ad esserepagata, nella convinzione che sia giusto riconoscere prima le richieste dell’impresa. Tutta questa situazione, che costringe il professionista a finanziare la propria progettazione edirezione dei lavori (anche ricorrendo ai prestiti dalle banche), non può continuare a passareinosservata, ed è causa di grande insofferenza e disagio per il danno economico che ne deriva.Quale immaginabile conseguenza, spesso assistiamo a lunghe e costose azioni di recupero,costretti ad intraprenderle anche senza l’aiuto economico di alcuno, per vedere riconosciutii propri onorari e le spese sostenute (studio, collaboratori, trasferte, ecc.), salvo a dover rico-noscere non appena riscosso, e in buona percentuale, tasse e contributi previdenziali. A questo malessere vanno aggiunte infine le critiche al popolo delle partite Iva, da sempreaccusato di evasione/elusione fiscale (come dire: siete dei “ladri” e dei “parassiti della socie-tà”). Gli spot pubblicitari, con tanto di immagine di un “pregiudicato”, che mirano a farcassa, sono poi la recente tragicomica e imbarazzante, nonché eloquente, iniziativa dell’Agen-zia delle Entrate. Comunicazione assolutamente disarmante per i nuovi iscritti agli ordiniprofessionali, ignari di entrare nella black list dei contribuenti.A me pare si sia tornati al Medioevo in cui le tasse erano diventate un pesante fardello e ilpensiero mi corre alla scena del doganiere che dice: «Chi siete? [...] Cosa portate? [...] Sì, maquanti siete? [...] Un fiorino!», nel famoso film di Benigni e Troisi Non ci resta che piangere,o quella in cui il predicatore dice: «Ricordati che devi morire!». Frittole 1492. Tuttavia, tornando alla realtà, penso sia ora di avviare un progetto serio e definitivo per risol-vere la questione. Non occorre parlare di liberalizzazioni, minimi tariffari e altre chiacchieredel genere. In Grecia, ad esempio, Paese da alcuni considerato “arretrato”, è stata creata una regola nelleprocedure edilizie, secondo cui tutti i progetti presentati alle autorità competenti devonoessere accompagnati dalla certificazione del professionista che attesti l’avvenuto pagamentodelle competenze professionali. Pena il mancato rilascio del titolo autorizzativo.Meccanismo, questo, semplice ma efficace, sia nei confronti del professionista che per le cassedello Stato, utile, peraltro, ad impedire al committente di bypassare il pagamento delle pre-stazioni, come spesso invece accade, ricorrendo alla sostituzione del professionista stesso.Fenomeno questo che purtroppo dilaga grazie anche al silenzio complice di colleghi che nonrispettano le regole deontologiche causando danno all’immagine della categoria.

  • Premessaa liberalizzazione del mercato energetico e l’incremento del ricorso a fonti rinnova-bili nella produzione di energia elettrica hanno introdotto all’interno del sistema diproduzione energetica nazionale una maggiore variabilità. È prevedibile che negli

    anni a venire tale condizione possa continuare a presentarsi e si incrementerà in ragione del-l’aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili, anche in virtù del risultato del referendum sulnucleare del giugno scorso.Al fine di far fronte alle criticità indotte è divenuta necessaria l’attuazione di un insieme diazioni e politiche quali l’incentivazione dell’uso razionale dell’energia, la disincentivazionedell’utilizzo nelle ore di picco della richiesta, l’ottimizzazione dei flussi energetici e delle reti(smart grid), la realizzazione di idonei sistemi di accumulo, l’attuazione di politiche di pro-grammazione dell’immissione in rete e lo sviluppo di modelli previsionali di fabbisogno eproduzione sempre più precisi e affidabili. In particolare, i concetti di prevedibilità e pro-grammabilità svolgono un ruolo fondamentale in ogni fase della filiera energetica e a diver-se scale temporali.

    Prevedibilità e programmabilitàIl concetto di prevedibilità riguarda la possibilità di prevedere a varie scale temporali la pro-duzione di un impianto energetico. Per programmabilità si intende, invece, la possibilità diprogrammare la produzione.Tipicamente alcune fonti rinnovabili sono non programmabili, quali l’eolico o il solare, inquanto la produzione dipende da fattori naturali sui quali l’uomo non ha controllo. La pro-duzione da tali fonti è, comunque, prevedibile, grazie a modelli meteo-climatici che ormaihanno incertezze di pochi punti percentuali sia nei riguardi della producibilità media sia nellungo periodo che nel breve.Le fonti fossili tradizionali sono, invece, altamente programmabili, così come altre fonti rin-novabili, quali le biomasse o l’idroelettrico a bacino.Il Gestore del Servizio Elettrico (GSE) distingue specificatamente le fonti programmabili daquelle non programmabili. Per gli impianti a fonti programmabili, oltre una certa dimensio-ne, è fatto obbligo di accedere ad un profilo di ritiro dedicato, che prevede la trasmissione alGSE del programma di immissione e, nel caso di mancato rispetto, dal prezzo di acquistodell’energia è detratto un corrispettivo di sbilanciamento proporzionale alla differenza traquanto programmato e quanto preventivato.

    Nel seguito si fa riferimento ad un ideale impianto di produzione a biomassa solida legnosa,ma analoghe considerazioni possono valere per altri tipi di impianti, quali a biomasse liqui-de o gassose, impianti di trattamento rifiuti, impianti idroelettrici, ecc.

    Quanto sono “programmabili” le fonti programmabili?Con riferimento ad un impianto di produzione di energia elettrica da biomasse solide è pos-sibile individuare una serie di aspetti critici che possono condizionare la continuità della pro-duzione, in particolare:

    attualità

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    Stefano Corsi Coordinatore gruppo Energierinnovabili - Commissione Ambienteed Enrgia dell’Ordine degliIngegneri di Firenze

    l

    La produzione programmata

    da fonti rinnovabili

  • La programmazione degli investimenti in impianti a fontiprogrammabiliSe le suddette incertezze sulla prevedibilitàdella produzione di alcuni impianti rappre-sentano una problematica anche a scala glo-bale di gestione della rete elettrica, moltomaggiori lo sono per la pianificazione del-l’investimento.La costruzione di un impianto avvienemediante l’ausilio di finanziamenti elargitisulla base di business plan che bilanciano icosti di costruzione e di gestione con i ricaviderivanti dalla vendita di energia che devo-no garantire la capacità di rientro.Se da una parte i costi di gestione e di manu-tenzione sono valutabili con un livello diincertezza accettabile, per quanto esposto inprecedenza i ricavi lo sono solo in parte. Peresempio, tra i vari fattori che influenzano iricavi c’è il mancato rispetto della program-mazione che viene penalizzato con un corri-spettivo di sbilanciamento determinato conla formula sottostante.Tralasciando il significato e la determinazio-ne dei singoli parametri, vale la pena eviden-ziare che il termine OSresm è un dato delGestore relativo all’andamento generaledella produzione sul quale il produttore nonha controllo e che non conosce se non aposteriori. Il termine SBIMi dipende dallarispondenza dell’immissione a quanto pro-

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    – qualità della biomassa, in termini di poterecalorifico, umidità, contenuto in ceneri edimensione. Tali parametri sono influenza-ti durante varie fasi, da quella di sommini-strazione e accettazione, a quella di stoccag-gio ed eventuale condizionamento, nonchéda una variabilità intrinseca del materiale;

    – disponibilità della biomassa, che vieneinfluenzata dalla regolarità e continuitàdella fornitura, richiedendo fermi diimpianto, gestione onerosa degli stoccaggio extracosti per acquisti fuori della forni-tura regolare;

    – costi e ricavi della produzione da biomas-se, legati alla variabilità dei costi del com-bustibile, che per alcune biomasse è moltoelevata e mediamente superiore a quelladei combustibili fossili.

    Complessivamente tali aspetti contribuisco-no ad aumentare il rischio di fermi impian-to spesso improvvisi e non prevedibili, ocomunque di una minore produzione dienergia non preventivabile.Si può, quindi, concludere che sebbene alcu-ni tipi di impianti a fonti rinnovabili sianoin teoria programmabili, l’effettiva produ-zione spesso può discostarsi sensibilmenteda quanto ipotizzato per fattori aleatori nonsempre controllabili.Dal punto di vista del Gestore del ServizioElettrico potremmo concludere che se lefonti rinnovabili non programmabili sonocomunque in larga misura prevedibili, quel-le programmabili talvolta non riescono adesserlo altrettanto.

    SBIMiCSBprogm,i=OSresm. k∑i=1SBIMi

    dove CSBprogm,i è il corrispettivodi sbilanciamento dell’impianto i-esimo.OSresm è l’onere di sbilanciamento residuo, ovvero il corrispettivo totale che ilgestore della rete deve recuperare dai gestori degli impianti a fonti programmabi-li per controbilanciare i costi di sbilanciamento attribuitigli.

    SBIMi è lo sbilanciamento imputabile all’impianto i-esimo pari a, ∑n

    h=1|Ih -Ph|,

    Ih è l’energia immessa dall’impianto i-esimo nell’ora h.Ph è il programma di immissione per l’ora h.

  • attualità

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    Programmabilità, in condizioni ideali e reali. In condizioni reali non è possibile determinare i costi legati allamancata programmazione ed è, quindi, necessario adottare a monte soluzioni progettuali che facilitino laprogrammabilità.

    grammato e, quindi, dalla conduzione del-l’impianto ma anche da inconvenienti nonpreventivabili. Tale termine può essere ridot-to mediante l’attuazione di soluzioni atte afavorire la programmabilità e diminuire ilrischio di fluttuazioni non controllabili nellaproduzione, soluzioni che comportano,però, l’introduzione di interventi e azionionerose. Tipicamente la scelta se adottare omeno queste soluzioni dovrebbe basarsi sulrisparmio rispetto agli oneri per cattiva pro-grammazione. Non essendo, però, a cono-scenza di tali oneri, una buona strategia digestione non può che basarsi sull’adozionedel massimo livello di programmazioneattuabile a un costo accettabile.

    Pianificare e progettare la programmabilitàPare evidente che, per quanto esposto inprecedenza, in fase di pianificazione e pro-gettazione assumono un ruolo sempre piùimportante tutte quelle misure che riducanoil costo della programmazione durante lafase di conduzione. In particolare, per esempio con riferimentoad un impianto a biomasse solide:– adottare soluzioni impiantistiche finalizzatea ridurre la possibilità dei fermi impianto;

    – progettare un adeguato sistema di stoccag-gio e di logistica che garantisca un’idoneariserva del combustibile e una sua idoneaconservazione;

    – definire misure di accettazione e contrat-tuali in grado di migliorare il controllosulle caratteristiche delle forniture.

    Va precisato che l’attuazione di tali misurenon risulta sempre possibile, soprattuttonegli impianti esistenti, per la difficoltà diadottare soluzioni impiantistiche idonee, perla variabilità intrinseca del combustibile, perla presenza di aspetti rilevanti non modella-bili (e.g. prezzi della biomassa), ecc.Di fatto, quindi, meccanismi di penalizza-zione sugli impianti a fonti programmabilipossono non rappresentare un incentivo allaprogrammazione, quanto piuttosto risultareforme di penalizzazione intrinseca per certetipologie di fonti rinnovabili.

    ConclusioniIn futuro la programmazione dell’immissio-ne in rete e, più in generale, la gestione diflussi energetici non programmabili richie-deranno l’utilizzo di diverse misure, tra lequali un controllo specifico della program-mazione dell’immissione in rete e il suorispetto da parte dei gestori degli impianti.Questo impone l’adozione di soluzioni pro-gettuali impiantistiche, di pianificazionedella logistica e dell’approvvigionamento ingrado di migliorare la programmabilità del-l’immissione in rete di energia. Tali soluzioni, soprattutto per impianti esi-stenti, permettono solo in parte di ridurre ilrischio di fluttuazione nella produzione. Inquest’ottica, sistemi di penalizzazione delmancato rispetto di quanto programmatorischiano di penalizzare le fonti rinnovabiliprogrammabili, non solo rispetto alle nonprogrammabili ma anche rispetto alle fontifossili tradizionali.

  • ramai è noto che le tecnologie delle costruzioni in legno costituiscono un’opportu-nità di sviluppo economico in completa coerenza con i principi dello sviluppo soste-nibile. Le strutture in legno offrono soluzioni costruttive di elevata qualità, rispon-

    dendo nel contempo alle esigenze di sicurezza, di ecoefficienza e di economia gestionale.L’impiego del legno nelle costruzioni offre infatti numerosi vantaggi:– massima semplicità e velocità di esecuzione;– ottimi requisiti strutturali (sisma e fuoco);– facilità di montaggio degli impianti;– ottimo isolamento termo-acustico (assenza di ponti termici con una corretta progettazione);– tempi di realizzazione ridotti grazie all’elevata prefabbricazione;– elevata durata nel tempo, se correttamente eseguiti i dettagli esecutivi e la posa in opera;– costi competitivi rispetto agli altri materiali, in virtù dei tempi di realizzazione ridotti e delrisparmio sul sistema fondale, generalmente più contenuto rispetto ad altri sistemi costrut-tivi in altri materiali.

    I sistemi costruttivi principalmente impiegati nelle costruzioni in legno sono quattro (Figura 1):– a pannelli in legno massiccio incollati o chiodati a strati incrociati (X-lam);– a telaio e pannelli chiodati (platform-frame o balloon-frame);– a telaio (travi e pilastri), generalmente con un sistema di controventamento;– a tronchi sovrapposti (log-house o blockhaus).

    Le costruzioni in legno si adattano alle differenti esigenze progettuali e ad ogni contesto esituazione ambientale. Ad esempio, il sistema a telaio (pilastri e travi) è quello dotato di mag-gior flessibilità architettonica e quindi si adatta facilmente ad un progetto architettonico con-cepito con struttura in cemento armato, le dimensioni geometriche delle sezioni risultanoinfatti generalmente paragonabili; mentre gli altri sistemi a pannelli (X-lam, platform eblock haus) si adattano a progetti architettonici concepiti in muratura portante, con il vantag-gio di poter ottenere identiche, se non migliori, prestazioni termo-acustiche con spessori diinvolucro esterno minori e conseguentemente una maggior superficie utile degli ambienti.La durabilità, ovvero la proprietà di mantenere le proprie prestazioni per il tempo previsto(vita utile) sotto l’influenza delle sollecitazioni di progetto, è un aspetto fondamentale dellecostruzioni in legno, materiale notoriamente biodegradabile. Ciononostante, biodegradabi-

    8

    Marie ClaireNtibarikureUfficio tecnico del Genio Civile di FirenzeArea Vasta Firenze, Prato, Pistoia e ArezzoCoortdinamento Regionale Prevenzioine Sismica

    I sistemi costruttiviin legno

    o

    Figura 1. I sistemi costruttivi inlegno:1. a pannelli in legno massiccioincollati o chiodati a stratiincrociati (X-lam);

    2. a telaio e pannelli chiodati(platform-frame o balloon-frame);

    3. a telaio (travi e pilastri),generalmente con un sistema dicontroventamento;

    4. a tronchi sovrapposti (log-houseo blockhaus).

  • attualità

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    lità non significa automaticamente bassadurabilità. La conoscenza del materiale e lacorretta progettazione e realizzazione dialcuni dettagli costruttivi fondamentali,accompagnate dalla redazione di un correttoprogramma di manutenzione, consentono,senza costi aggiuntivi rispetto agli altri mate-riali, di raggiungere e superare abbondante-mente i livelli di vita nominale della struttu-ra previsti dalla normativa. La durabilitàdeve quindi essere ‘progettata’, al fine di pre-vedere e prevenire il rischio di attacco biolo-gico ed evitare danni e riparazioni, sicura-mente più onerosi rispetto alla prevenzione.La progettazione delle strutture in legno vieneeffettuata in Italia con riferimento ai capitoli4.4, 7.7 e 11.7 delle nuove norme tecniche perle costruzioni D.M. 14/01/2008 (NTC2008).Tali norme risultano generalmente insuffi-cienti e quindi occorre utilizzare normativetecniche di comprovata validità più comple-te, quali gli Eurocodici 5 e 8 oppure il docu-mento CNR-DT 206/2007, purché venga-no mantenuti i livelli di sicurezza previstidalle NTC stesse, ovvero i parametri kmod ekdef ed i coefficienti di sicurezza γm da appli-care sulle resistenze caratteristiche dei mate-riali.Per quanto riguarda l’altezza massima degliedifici in legno, l’unica limitazione previstanelle NTC2008 riguarda le costruzioni conscarsa capacita’ dissipativa (q ≤ 1,5) poste inzona 1 (pga>0,25g) per le quali l’altezzamassima è fissata a 2 piani. Per edifici inlegno con 4 o piu’ piani entro e fuori terra,è tuttora vigente la prescrizione previstaall’art. 52 comma 2 del DPR 380/01 (ex art.1 comma 4 L.64/74) che prevede la necessi-tà del parere favorevole del Consiglio Supe-riore dei Lavori Pubblici.Le strutture in legno sono dotate di alcunecaratteristiche che le rendono particolar-mente idonee in condizioni sismiche:– LEGGEREZZA: il peso specifico dellegno pari a circa 1/5 di quello del calce-struzzo;

    – RESISTENZA: quella a compressione èdello stesso ordine di quella del calce-struzzo, con il vantaggio di essere resisten-te anche a trazione;

    – FLESSIBILITÀ: Em,//, legno ≈ 1/3 Ecls, lestrutture in legno sono più flessibili, neconsegue una minore suscettibilità neiconfronti dell’azione sismica;

    – CAPACITÀ DISSIPATIVA: con l’utiliz-zo di elementi meccanici di collegamentoe grazie al fenomeno del rifollamento, siraggiungono elevati livelli di duttilità pertutto l’organismo strutturale.

    Alcuni principi di progettazione antisismicadelle costruzioni in legno1. La dissipazione avviene solo nei

    collegamentiIl legno è un materiale notoriamente fragile, ladissipazione può quindi avvenire solo nei col-legamenti duttili, quelli realizzati con elemen-ti meccanici di connessione a gambo cilindri-co (chiodi, viti, bulloni e spinotti). La norma-tiva fornisce i requisiti minimi delle zone dis-sipative necessari per garantire il raggiungi-

    attualità

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    Le strutture in legnosono dotate di alcunecaratteristiche che le rendonoparticolarmente idoneein condizioni sismiche

    Figura 2. Proprietà delle zonedissipative.

  • mento di una duttilità tale da poter giustifica-re l’adozione dei coefficienti di struttura pro-posti: in generale, l’utilizzo di elementi di con-nessione più piccoli e più snelli porta ad unmaggior grado di duttilità. (Figura 2). À2. Il Criterio della “gerarchia

    delle resistenze”Al fine di garantire lo sviluppo del comporta-mento plastico nei giunti ed evitare rotturefragili negli elementi strutturali, occorre ren-dere gli elementi di legno più resistenti deigiunti (esattamente l’opposto del criterioseguito nella progettazione delle strutture inacciaio con giunti saldati). Poiché il legno pre-senta un comportamento fragile, deve essereprotetto dal compito di dissipare energia. Icoefficienti di sovraresistenza da im iegare sonoquelli previsti dalle NTC2008 (Figura 3).

    3. L’adozione del fattore di struttura q adeguato

    Nelle NTC 2008 sono previsti due compor-tamenti strutturali per le strutture lignee:– il comportamento scarsamente dissipa-

    tivo con q ≤ 1,5.Rientrano in questa categoria le struttureisostatiche in genere (mensole, travi, archi

    con 2 o 3 cerniere, reticolari con connetto-ri). Per queste strutture deve essere effettua-ta un’analisi di tipo elastico globale. – Il comportamento dissipativo con q > 1,5.Sono definite due classi di duttilità, altaCD”A” e bassa CD”B”. Il fattore di struttu-ra varia da 2 a 5.Le strutture devono rispettare i requisiti del§ 7.7.3 delle NTC in relazione alla tipologiastrutturale e alla tipologia e duttilità delleconnessioni (Figura 4).

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    Figura 3. La gerarchia di resistenzanelle strutture in legno.

    Poiché il legnopresenta uncomportamentofragile, deve essereprotetto dal compito di dissipareenergia

  • 4. I collegamenti e gli impalcati devono rispettare alcunedisposizioni costruttive

    La normativa fornisce alcune indicazioni didettaglio (§ 7.7.7) con il rispetto delle qualivengono garantiti lo sviluppo e il manteni-mento delle capacità dissipative assuntenella progettazione. Ad esempio: – il diametro dei bulloni deve essere minoredi 16mm, solo in alcuni casi può esseremaggiore (per es. per bulloni non conside-rati nel calcolo che servono solo a contene-re il collegamento);

    – gli spinotti e chiodi lisci da soli non sonoutilizzabili: occorre disporre elementi checontrastano l’apertura del collegamento incaso di inversione dell’azione.

    Descrizione dei singoli sistemi costruttivi

    Sistema a pannelli in tavole di legno massiccio a strati incrociati(X-lam) incollati o chiodatiIl sistema a pannelli in legno massiccio astrati incrociati incollati o chiodati ha otte-nuto in questi ultimi anni una elevata diffu-sione principalmente per la sua facilità e

    attualità

    1111

    Figura 4. Fattori di strutturaper le strutture in legno.

    rapidità di montaggio. Nasce verso la finedegli anni ’90 in Austria e Germania ed èconcettualmente simile a quello delle costru-zioni in muratura.Questo sistema prevede un maggior utilizzodi materia prima, che può essere però diqualità inferiore per la ridondanza struttura-le e quindi il minor impegno strutturale delmateriale stesso.I pannelli, detti anche ‘compensati di tavole’,sono costituiti da strati incrociati di tavole inlegno massiccio (generalmente con angolo90°), chiodate o incollate. Ogni pannellocostituisce un setto portante “pieno”, dotatodi buona stabilità dimensionale e massa ele-vata (circa 3 volte il pannello tipo platform). La direzione della fibratura degli strati ester-ni individua la “direzione della fibratura” delpannello, i pannelli parete sono disposti conle tavole esterne in verticale mentre i pannel-li solaio con le tavole esterne nella direzionedi orditura del solaio. Il comportamento statico nei confronti deicarichi verticali è semplice, i carichi verticalivengono trasferiti dalle strutture orizzontalialle pareti e da queste alle fondazioni. Sia perle pareti che per i solai deve essere conside-rata la successione degli strati con la relativadirezione della fibratura. L’edificio, realizzato con pannelli sia per lepareti che per gli orizzontamenti, viene ana-

  • lizzato nel suo insieme come una strutturascatolare con diaframmi orizzontali schema-tizzati nel calcolo come infinitamente rigidi,se sono rispettate tutte le prescrizioni di rigi-dezza sui collegamenti solai-pareti e pareti-pareti e quelle sui giunti fra pannelli (di sola-io e di parete). Le azioni orizzontali vengonoquindi ripartite dagli orizzontamenti allepareti in funzione della loro rigidezza a taglio. Le pareti e i solai vengono generalmenteconsiderati, in approssimazione cautelativa,come elementi monodimensionali (anzichébidimensionali) con sezione composta dastrati paralleli alla fibratura del pannello, col-legati fra loro dagli strati ortogonali (concaratteristiche di resistenza e di rigidezzainferiori). Le verifiche vengono effettuateutilizzando formule in base alle ipotesi dirigidezza assunte per il “collegamento” tra glistrati; esistono vari metodi in bibliografia, adesempio in caso di connessione deformabile,quelle della Teoria di Möhler (appendice Ball’interno dell’Eurocodice 5, fino a 5 strati)opportunamente modificate per tener contodella rigidezza a “taglio per rotolamento”dello strato trasversale. Un altro riferimentonormativo per il calcolo si trova nell’allegatoD delle norme DIN 1052:2004-08.

    In queste strutture, per le quali si assume uncoefficiente di struttura pari a 2 o 3 (Figura4), la dissipazione avviene nei collegamentitra pannelli e negli angolari holdown di anco-raggio delle pareti ai solai sottostanti e allefondazioni (Figura 5). È importante sottoli-neare che i collegamenti che garantiscono ilcomportamento scatolare non devono essereassolutamente dissipativi, quali gli angoli diestremità e i collegamenti dei solai alle pareti.Per quanto riguarda le caratteristiche mecca-niche del materiale, possono essere considera-ti i parametri del legno massiccio costituentele lamelle oppure quelli del legno lamellarecorrispondente, mentre per la deformabilitàpuò essere fatto riferimento ai coefficienti kdefdel compensato strutturale. Per quantoriguarda la certificazione del materiale, attual-mente non esiste una norma europea armo-nizzata ma esistono vari Benestari TecniciEuropei (ETA) sulla base dei quali alcuni pro-duttori hanno ottenuto la marcatura CE eomologazioni con specifiche tecniche di isti-tuti certificatori di altri stati europei. In assen-za di marcatura CE deve essere fornito alladirezione lavori il Certificato di Idoneitàall’impiego del prodotto rilasciato dal Servi-zio Tecnico Centrale del Ministero.

    12

    Figura 5. Collegamento tra pannelli -Angolari di ancoraggio alla base deipannelli.

  • attualità

    13

    Figura 6. Prefabbricazione nel sistema a pannelli di tavole

    in legno massiccio.

    Figura 7. Esempio di restituzionegrafica per il sistema a pannelli

    X-lam.

  • I pannelli per le pareti e i solai sono prefab-bricati in stabilimento mediante il tagliocomputerizzato con macchine a controllonumerico e arrivano in cantiere pronti per ilmontaggio già dotati di aperture per porte efinestre o di infissi stessi (Figura 6). La pro-gettazione richiede un livello di restituzionegrafica di elevata precisione, le tavole strut-turali riportano gli schemi di produzione edi montaggio dei pannelli, con l’indicazionedi tutti i giunti verticali tra gli elementi diparete, quelli orizzontali dei solai e tutti icollegamenti (Figura 7).

    Sistema a telaio e pannelli chiodati(platform-frame o balloon-frame)Il sistema a telaio e pannelli chiodati è ilsistema più diffuso a livello mondiale. Nelsistema platform-frame gli edifici sonocostruiti piano per piano (montanti mono-piano) mentre nel sistema balloon-frame imontanti hanno un’altezza di più piani. Le costruzioni sono molto leggere (chiamateanche “light timber frame” = intelaiatura inlegno leggera), le pareti e solai sono costitui-ti da intelaiature di elementi di legno di pic-cola sezione (generalmente 4x9 o 5x10 cm)posti ad interasse costante di 40-60 cm, sullequali vengono fissati, con tanti chiodi o vitidi piccolo diametro, dei pannelli di legnostrutturale singoli o doppi, generalmente incompensato strutturale o in truciolare OSB(Oriented Strand Boards). Per ridurre almassimo i tagli di lavorazione, l’interasse deimontanti delle pareti è opportuno sia unsottomultiplo della larghezza del pannello dirivestimento strutturale. Il sistema, anch’esso concettualmente similea quello in muratura, è caratterizzato daun’elevata ridondanza strutturale. Le pareti

    14

    Figura 8. Sistemaplatform-frame.

    svolgono la duplice funzione di portare icarichi verticali derivanti dai solai di perti-nenza e di resistere alle azioni orizzontali(vento e sisma) agenti nel loro piano tra-smesse dai vari orizzontamenti.Le strutture di fondazione, in genere moltocontenute, possono essere realizzate con unaplatea o travi rovesce in cemento armato.

    La progettazionerichiede un livellodi restituzionegrafica di elevataprecisione, le tavole strutturalidovendo riportarele tavole di produzione dei pannelli e di montaggio

    Il collegamento alle fondazioni – con pia-stre metalliche angolari/holdown, tirafondi,viti e chiodi – deve svolgere la duplice fun-zione di contrastare il ribaltamento e loscorrimento delle pareti per effetto delleazioni orizzontali.È il sistema più performante sismicamente,per il quale può essere assunto il valore delfattore di struttura più alto contemplatonella norma per le strutture di legno (q=5).Gli elementi di parete, di solaio e di copertu-ra possono essere prodotti in stabilimento a

  • differenti livelli di prefabbricazione e monta-ti in cantiere oppure realizzati a piè d’opera. Questo sistema costruttivo è codificato nellanormativa, i relativi metodi di calcolo e rego-le costruttive sono riportati negli Eurocodici5 e 8 e nel documento CNR-DT 2006/2007.

    Sistema a telaio (travi e pilastri),generalmente con un sistema di controventamentoIl sistema intelaiato è quello dotato di mag-giore flessibilità architettonica. Gli elementitrave e pilastro possono essere in legno mas-siccio o lamellare, con sezioni semplici obinate (Figure 10 e 11). I collegamenti tragli elementi strutturali avvengono con pia-

    attualità

    1515

    Figura 9. Pareti nel sistemaplatform-frame.

    stre metalliche o pannelli a base di legno fis-sati con connettori meccanici (tipo legno-acciaio, legno-legno o pannello-legno)oppure collegamenti di carpenteria (es. codedi rondine, intagli, ecc.). Il comportamentostrutturale è simile a quello delle struttureintelaiate in altri materiali, con l’unica diffe-renza che, per effetto dei cicli di ritiro erigonfiamento del legno, è praticamenteimpossibile realizzare dei collegamenti rigi-di, e pertanto queste strutture necessitano dielementi di controvento in legno oppure inacciaio disposti in alcuni campi di telaio. Inqueste strutture, le connessioni possonocostituire una quota rilevante dei costi dellastruttura finita.

    Figura 10. Esempio distrutture a telaio con pilastro

    singolo (a sinistra) e pilastro binato (a destra)

    e saette.

  • 1616

    Figura 11. Schemi costruttivi perstrutture intelaiate ( Da ‘Atlantedel Legno’ di Natterer-Herzog-Volz).

    Figura 12. Esempio di restituzionegrafica per il sistema a telaio.

  • attualità

    17

    Nella normativa, questo sistema costruttivorientra tra i “Portali iperstatici con mezzi diunione a gambo cilindrico, spinotti e bulloni”,con un valore del fattore di struttura q0 paria 2,5 in CD”B” o 4 in CD”A”, a secondache vengano rispettate o meno alcune regole“geometriche” di duttilità relative al diame-tro degli elementi di collegamento e allospessore delle membrature. La struttura viene generalmente montatacompletamente a piè d’opera (Figura 11).

    Sistema massiccio log-house o blockhaus (a tronchi sovrapposti)È il sistema costruttivo tradizionale dellezone alpine e nord-europee. Le pareti sonocostituite da elementi lineari (tronchi) dilegno (generalmente di conifera) orizzontalisovrapposti tra di loro, collegati con viti ocavicchi di legno (spinotti squadrati). Glielementi possono essere tronchi di legnomassiccio scortecciato oppure elementisquadrati, sagomati nella parte inferiore esuperiore per aumentare l’attrito e la stabili-tà laterale. Questo sistema costruttivo, nonostante siadiffuso nelle zone montane del nostro Paesee in Europa, non è previsto nelle normativevigenti e quindi per la progettazione occorrefare riferimento alle indicazioni generalidelle norme e generalmente viene assunto

    un fattore di struttura per strutture a bassadissipazione energetica (q=1,5).In caso di impiego di legno massiccio,occorre porre particolare attenzione alla cor-retta stagionatura degli elementi in quantoper il fenomeno di ritiro, particolarmenterilevante in direzione ortogonale alle fibre,l’edificio, l’edificio tende ad ‘abbassarsi’ (suuna parete di 3 m si può avere un abbassa-mento di oltre 3-4 cm in caso di stagionatu-

    17

    Figura 13. Esempio di pareteBlockhaus (dal sitowww.rubner.com); edificio in Blockhaus.

    Gli elementi di parete, di solaio e di coperturapossono essereprodotti in stabilimentoa differenti livelli diprefabbricazionee montati in cantiere

  • ra in opera). Devono comunque essereimpiegati alcuni accorgimenti progettualiper conserntire i movimenti relativi (per es.dispositivi regolabili, previsione di giuntiorizzontali in testa ai montanti degli infis-si/porte; consentire i movimenti tra il rive-stimento e la parete).La resistenza a carichi verticali è affidata allepareti di tronchi, che resistono a compres-sione perpendicolare alla fibratura (∼1/4della resistenza a compressione parallela) ead eventuali pilastri interni. La resistenza

    alle azioni orizzontali è generalmente affida-ta alle maschiature di incrocio fra le paretiortogonali che vengono sollecitate a taglio ea compressione ortogonale alla fibratura. La distribuzione delle azioni orizzontali sullepareti dipenderà dalla modalità di realizza-zione dei solai, se rigidi o meno. Se di tipotradizionale non rigido (travi e semplicetavolato), la ripartizione avverrà per aree diinfluenza senza considerare gli effetti torsio-nali, mentre andrà comunque garantito ilcollegamento delle strutture portanti del-

    1818

    Figura 15. Confronto tra i sistemi costruttivi.

    Figura 14. Edifici conpareti tipo platform esolai in pannelli massicciincollati (a sx) – Strutturea telaio e sistema dicontroventamento apannelli tipo platformoppure Xlam (a dx).

  • l’orizzontamento alle pareti. In caso diimpalcati rigidi, la ripartizione delle azioniavverrà proporzionalmente alla rigidezza ataglio delle pareti, quest’ultima generalmentevalutata in funzione del numero e dimensio-ni degli incroci (nodi incastro) tra paretiortogonali. L’attrito tra i blocchi non viene disolito considerato. Il collegamento alle fon-dazioni avviene tramite tirafondi di diametroopportunamente dimensionati (Figura 13).

    Sistemi mistiI vari sistemi costruttivi possono essere com-binati tra di loro, ad esempio si possono rea-lizzare edifici con pareti tipo platform-framee solai in pannelli X-lam oppure edifici inte-laiati con sistema di controventamento dellepareti a pannelli tipo platform oppure X-lam (Figure 14 e 15).

    attualità

    19

    Riferimenti bibliografici

    Linee guida per l’edilizia in legno in Toscana. PIAZZA M., TOMASI R., MODENA R. (2005),Strutture in legno - Materiale, calcolo e progettosecondo le nuove normative europee, Ulrico HoepliEditore, Milano. NATTERER J., SANDOZ J.L., REY M. (2000), Con-struction en bois, Traité de Génie Civil de l’Écolepolytechnique fédérale de Lausanne, Vol. 13, Pres-ses Polytechniques et Universitaires Romandes(PPUR).GÖTZ K.H., HOOR D., MÖHLER K., NATTERERJ. (1980), Holzbau Atlas, Institut für Internatio-nale Architektur, Dokumentation GmbH, Mün-chen.CECCOTTI A., FOLLESA M., LAURIOLA M.P.(2005), Le strutture di legno in zona sismica. Cri-teri e regole per la progettazione ed il restauro, Edi-zioni CLUT, Torino. Manuale sul calcolo “BSPhandbuch-Holz-Mas-sivbauweise in Brettsperrholz-Nachweise auf Basisdes neuen europaischen Normenkonzepts” delPolitecnico di Graz (nov. 2009)LAVISCI P. (2006), La progettazione delle strutturedi legno, IlSole24Ore, Milano.

  • 20

    l nuovo Centro Internazionale del Design a Shanghai si farà su progetto dell’architet-to Joseph di Pasquale, direttore creativo di AM Progetti, vincitore ex-aequo del con-corso internazionale svoltosi in aprile e risultato di un lavoro congiunto tra lo studio

    italiano e il TJAD (Tongji Architectural Design Institute) di Shanghai.L’importante riconoscimento all’architetto italiano, e al suo team, va ad aggiungersi a quelloottenuto nel 2008, sempre in Cina, quando vinse il concorso di idee per la nuova Eco Town diJingwu, a Tianjin, apprezzato fra cinque studi, provenienti da diversi Paesi del mondo; ameri-cano, spagnolo, cinese, australiano e italiano (cfr. L’intervista, ProgettandoIng, anno V, n. 1). Questo specifico progetto si inserisce nel quadro della consolidata relazione instaurata fra ilnostro Paese e l’Università Tongji, rafforzata di recente dagli accordi firmati fra i due gover-ni per la Creazione del Centro del Design Sino-Italiano.Va ricordato che la Tongji University ha il più grande Design Institute cinese con oltre 1400architetti e ingegneri, ed è, di fatto, la più grande società di ingegneria e architettura delmondo.

    Aurelio Fischettiingegnere civile edile, liberoprofessionista

    i

    Il nuovo Shanghai International

    Design CenterUn approccio basato sulla sostenibilità culturale,che coniuga la tradizione cinese con quella occidentale e italiana

  • 21

    attualità

    Un importanteprogettodell’architettoJosephdi Pasqualeper il nuovoCentro del Designa Shanghai

  • L’università in questa operazione è in partecliente, assieme al governo locale del distrettodi Yangpu, e in parte utilizzatore. Motivoquesto che ha indotto gli organizzatori a farpartecipare al concorso anche il Design Insti-tute che si incaricherà di portare avanti il pro-getto nella fase esecutiva e realizzativa.Il team italo-cinese AM-TJAD, con sedepresso la Tongji University, su richiesta dellagiuria, ha costituito un unico gruppo dilavoro che, partendo dal concept di concor-so ideato da AM Progetti, negli ultimi mesiha implementato le modifiche richiestedalla committenza per pervenire al progettodefinitivo.Il progetto di concorso originario, elaboratodallo stesso architetto, ha incontrato il pare-

    re favorevole della giuria grazie a un approc-cio basato sulla sostenibilità culturale, checoniuga la tradizione cinese con quella occi-dentale e italiana, e sulla ecosostenibilità,adottando soluzioni per il risparmio energe-tico e per la riduzione dell’impatto ambien-tale.Il complesso è composto da una parte dibasamento che collega tutti gli accessi dal-l’università e dalla città facendoli convergereverso lo spazio verde centrale. Nel basamen-to sono contenute tutte le attività più aperteal pubblico, come parti espositive, commer-ciali e didattiche. Sopra a questo basamentocrescono le torri degli uffici, due delle qualifronteggiano il versante più rappresentativoe monumentale verso la città formando una

    22

    Nel basamentodel complessosono contenutetutte le attivitàpiù aperte al pubblico

  • grande e simbolica porta di accesso rivoltaad occidente. Le torri raggiungono l’altezza massima di100 metri su venti piani, mentre la piastra siuniforma alle altezze degli edifici circostanti.Il nuovo complesso avrà dunque una strut-tura a livelli terrazzati, verdi e sovrapposti,che ospiteranno, tra gli altri, un hotel, unmuseo, una biblioteca e spazi commerciali eper uffici.Il landmark building, sulla strada principale,sarà rappresentato, come detto, da una gran-

    attualità

    de porta (Porta di Marco Polo) costituita dadue torri rivolte l’una verso l’altra che ele-vandosi ad ovest costituiranno il simbolodell’internazionalità del nuovo complesso.I Giardini del design e la Galleria commer-ciale (Galleria Matteo Ricci) saranno gli altrispazi qualificanti del nuovo comparto, veroe proprio punto di incontro e di connessio-ne tra il campus universitario e il tessutourbano.È stata molto apprezzata anche la grandequalità dell’inserimento nel contesto urbano

    23

  • che ha perfettamente interpretato le diverserelazioni con i vari affacci verso la città,secondo la specificità della scuola e della tra-dizione architettonica italiane.Il progetto vincitore completerà la costruzio-ne di un comparto di oltre 300.000 mq inte-ramente dedicato al design, che costituisce,per dimensioni, la più grande concentrazio-ne di società di design del mondo.Gli investimenti previsti per la realizzazionedell’opera ammontano a oltre 150 milioni dieuro ed i lavori di costruzione, che inizieran-no entro il 2011, saranno completati entro il2013.La cerimonia di posa della prima pietra delnuovo Shanghai International Design Cen-ter si è svolta il 28 giugno scorso, presso ilcampus della Tongji University, nel sito sucui sorgerà il nuovo complesso, nel distrettodi Yangpu.

    2424

  • attualità

  • 26

    Premessaa bioedilizia e il risparmio energetico sono aspetti fondamentali della formazione diun progettista (categoria a cui appartiene di diritto l’ingegnere) che deve avere versoil suo lavoro un approccio multidisciplinare che leghi forma, funzione, struttura e

    impianti all’interno di una costruzione perseguendo una cultura della sostenibilità. Tra le molte attività formative intraprese1 a questo riguardo, si segnala il progetto “Rinno-vAmbiente – Azioni Formative per lo sviluppo delle energie rinnovabili e la compatibilitàambientale” (P.O.R. Obiettivo 2, 2007-2013, Regione Toscana Asse V Transnazionalità eInterregionalità). L’obiettivo di questa iniziativa è stato quello di aiutare a creare una cultura energetica diffu-sa che, partendo dallo sviluppo e dall’incremento di nuove competenze professionali nel set-tore, sia in grado di attivare percorsi di produzione ed utilizzo sostenibile e di compatibilitàambientale. La Regione Toscana, insieme alle Province di Siena e Grosseto, ha attuato unaserie di azioni informative e formative che hanno visto il coinvolgimento di numerose figu-re professionali attraverso seminari, meeting e focus group a livello locale, nazionale ed euro-peo. All’interno di questa articolata iniziativa è stato previsto un tirocinio formativo di duemesi, per giovani professionisti, da svolgersi in diverse città europee. Quello presso la città diBerlino si è articolato in tre fasi che hanno previsto: la prima la partecipazione ad un corsosulla sostenibilità energetica (“Architecture Reurbanization and Sustainability” presso laBeuth Hochschule für Technik); la seconda delle visite guidate ad edifici di particolare inte-resse architettonico; la terza uno stage presso uno studio2.

    26

    The culture of sustainability:

    esperienze di progettazione

    integrata sostenibilelSerena Micelilibero professionista iscritto

    all’Ordine degli Ingegneri di Firenze,specializzato in progettazionesostenibile e sicurezza sui luoghi di lavoro

    1 Si ricorda, ad esempio, la III Edi-

    zione del Festival delle Città Impre-

    sa “La cultura ci fa ricchi”, dal tema

    “La cultura della sostenibilità”,

    tenutasi a Rovereto, 22-24 aprile

    2010.2 L’autrice, tra i professionisti sele-

    zionati per la Germania, ha svolto

    lo stage presso David Chipperfield

    Architects.

  • cultura

    27

    Berlino: una città in divenireDopo la riunificazione Berlino è stata ogget-to di numerose politiche volte alla sua rico-struzione. I cambiamenti storici, come adesempio la costruzione (1961) e l’abbatti-mento (1989) del Muro, hanno prodottomutamenti urbanistici di notevole interessee di forte impatto. La pianificazione quindiha richiesto, fin da subito, attenzione e con-trollo poiché lo sviluppo delle due città (Ested Ovest) era avvenuto in modo completa-mente diverso, frutto di idee inconciliabilitra loro. La concezione stessa dell’interventopubblico partiva da presupposti diversi e laparte occidentale doveva insegnare all’altral’operatività dell’intervento privato: era dun-que necessario trovare un’idea guida comu-ne. Altro aspetto importante era quello dirisalire ai proprietari dei terreni confiscatidalla DDR affinché ne potessero rientrare inpossesso.

    27

    Da questo contesto è nato un dibattito sucome ricostruire una città così devastata dallastoria che ha visto schierati per anni gli archi-tetti divisi tra chi intendeva rispettare la strut-tura tipologica e morfologica di Berlino,riproponendo l’edificazione perimetrale sullabase del vecchio impianto stradale, e chi inve-ce vi si opponeva. Il contrasto era tra coloroche intendono l’architettura come radica-mento nei luoghi, nelle culture e nella storia ecoloro che invece vogliono perseguirne unasenza memoria; tra chi concepisce le articome un prodotto collettivo e chi scegliel’evasione alla ricerca di un interesse privato.Da questo duro confronto è uscita vincente laparte della cosiddetta Kritische Rekonstruk-tion, i cui fondamenti teorici provengonodalla cultura architettonica italiana, schierataper la difesa dell’architettura della città. Si èassistito, pertanto, ad uno sviluppo della capi-tale tedesca che ha visto la ricostruzione delMitte, il sorgere della celeberrima Potsdamer-platz e il recupero delle zone degradate [4].

    Figura 1. Cupola di vetro delReichstag, Arch. Norman Foster.

    Figura 2. Memoriale all’Olocausto,Arch. Peter Eisenman e Buro

    Happold.

    Figura 3. Neues Museum, Arch.David Chipperfield.

    Figura 4. Philological Library,Arch. Norman Foster.

  • 28

    Berlino è diventata così una città dinamica,in continua evoluzione, riconquistando quelruolo di “avanguardia” ricoperto negli anni’20 prima dell’avvento del nazismo. Anchedal punto di vista della sostenibilità ambien-tale la capitale, come del resto tutta la Ger-mania, si dimostra un modello virtuoso a cuifare riferimento. Attualmente il tema centrale su cui si con-centrano gli sforzi di progettisti e tecnici èquello dei cambiamenti climatici. Infatti, aquesto proposito, il problema del riscalda-mento globale mette in moto nuove sfidenella programmazione dell’efficienza e delladurata delle costruzioni poiché non è più un

    solo tipo di clima a definire l’edificio, ma èquest’ultimo che dovrà essere in grado diadattarsi alle diverse condizioni meteorolo-giche. Lo sforzo verso cui si dovrà tendere èquindi quello di creare uno spazio controlla-bile dagli utenti, un ambiente che, come lapelle, si adatti alle numerose variazioni cli-matiche (caldo e freddo, secco e umido).Berlino, al riguardo, sta già facendo le suescelte poiché si prevede che, nei prossimianni, il clima muterà rendendola un luogocon estati sempre più calde (paragonabili aquelle di una città come Campobasso) e coninverni comunque rigidi. Da qui sono natenecessità nuove come il raffrescamento e laschermatura dai raggi solari durante il perio-do estivo [3]. Un esempio dell’attenzione verso questetematiche è la proposta di recupero dell’Eu-ref Campus, un’area industriale dismessa(un ex gasometro) che verrà trasformatadiventando una “smart city” nel cuore diBerlino. In altre parole la zona diventerà uncentro dove ricerca, educazione, residenza elavoro si fonderanno, servendosi dell’intera-zione tra sistemi sofisticati di impianti

    (come il geotermico, il biogas, il solare el’eolico), promuovendo mezzi di trasportoeco-compatibili (car-sharing, macchine adelettricità, intensificazione del sistema ferro-viario e di piste ciclabili) e realizzando edifi-ci con alte performances: tutto questo voltoall’abbattimento delle emissioni di CO2 [2].

    Il processo diprogettazione:progettazione integratasostenibileIl cambiamento climatico, una crescenteurbanizzazione che porta ad una diminuzio-ne dello spazio urbano, l’aumento dellamobilità legato anche ad un nuovo modo dilavorare più dinamico, nuove forme dicomunicazione e le fonti rinnovabili sono itemi sui quali si sta dibattendo nel panoramainternazionale. “Smart city” e “smart buil-ding”, città ed edifici “intelligenti” checoniugano sostenibilità, tecnologia e arte,sono le nuove frontiere della progettazione.Le costruzioni diventano così organismimolto complessi dove si dovrà ricercare l’in-tegrazione con il tessuto urbano mantenendola qualità architettonica, porgere l’attenzionealla dimensione umana, servirsi di materialiinnovativi a basso impatto ambientale, utiliz-zare, produrre e distribuire energia mediantel’impiego di fonti rinnovabili, monitorare iconsumi e ridurre gli sprechi energetici attra-verso anche l’utilizzo di tecnologie ICT [1]. Di seguito si propongono alcuni degli aspettida considerare per una progettazione integra-ta sostenibile con riferimento ad alcuni edifi-ci di Berlino risultati precursori in tal senso.

    FormaA livello preliminare è importante pensarequali siano l’orientamento e la forma miglio-re della costruzione nei confronti dell’illu-minazione e della ventilazione naturale.Attraverso l’utilizzo di software, inserendo idati climatici dell’area, è possibile studiare laradiazione solare incidente sulle facciateosservando come le ombre e il sole varinodurante il giorno (o in un intero anno) cosìda posizionare e modificare l’edificio nelmodo più opportuno. Si può dunque valu-tare se sia meglio adottare una forma bassa e

    28

    Berlino sta riconquistando il suo ruolo di“avanguardia” attraversouna pianificazionesostenibile

  • cultura

    29

    Figura 5. Masterplan di Berlino.Modello in scala 1:1000 [8].

    Figura 6. Masterplan di Berlino:Ricostruzione della città. Modello

    in scala 1:500 [8].

    Figura 7. Modello 3D di Berlino [8].

    Figura 8. Ex gasometro nell’areaEuref.

    Figura 9. Masterplan del futuroEuref Campus [6].

  • compatta o sviluppare in altezza la costru-zione, oppure se sia necessario proteggere lafacciata, perché troppo soleggiata, con delleschermature, o cambiare la geometria stessaper creare ombreggiamento (ad esempioarretrando il piano terra). Inoltre, se si porge l’attenzione alla direzionedei venti principali, si può cambiare la formain modo da assecondarne l’azione naturalecosì da limitare l’uso di impianti.

    Anche la distribuzione interna degli spazipuò essere studiata per usufruire al massimodella luce naturale operando sulla dimensio-ne delle aperture finestrate e sulla profondi-tà della stanza. A tal proposito la presenza diuna corte può essere utile per portare luce eventilazione agli ambienti.Questi sono alcuni dei criteri utilizzati nellacostruzione della GSW Haus. L’edificio peruffici è frutto della ristrutturazione e dell’am-

    30

    Figura 10. Global Trends RequireIntegrated Development Strategiesfor Cities [2].

    Figura 11. Sustainable Integratedplanning [1].

    Figure 12-13-14. Studio delleombre durante il solstizio d’inverno (21 dicembre) e d’estate (21 giugno) e studio dei ventiprincipali.

    Figure 15-16-17. Studio dellaradiazione solare sulle facciate estudio della forma dell’edificio.

    Figure 18-19-20. Studio dell’illuminazione all’interno di una stanza ed evoluzione della geometria.

  • pliamento di una costruzione esistente deglianni ’50 ed è stato progettato da SauerbruchHutton Architects nel 1999. Dall’ingresso,un atrio semi-pubblico posto al piano terra,si può accedere sia all’edificio preesistenteche alla parte nuova: un grattacielo (la cosid-detta “vela”) e un corpo basso. Vincitore dinumerosi riconoscimenti, colpisce per il suoaspetto multifunzionale e per il grande team

    di progettazione che ci ha lavorato e studiatoper riuscire ad ottenere una riduzione del40% del consumo energetico. In questo caso,la forma del grattacielo risulta essere model-lata sulla base delle azioni del vento tale dapermettere l’entrata dell’aria dalle griglie

    cultura

    31

    Figure 21-22. GSW Haus,facciate.

    Figura 23. GSW Haus, piantadell’edificio.

    Smart building come nuova frontiera di una“progettazione intelligente”

    poste sul fronte est per poi venire espulsanella doppia facciata posta ad ovest: infatti lospessore limitato a 11 metri del corpo di fab-brica consente una ventilazione trasversale.Inoltre la doppia pelle, sul fronte occidenta-le, è caratterizzata da un’intercapedine di 1metro così da consentire lo sviluppo dell’ef-fetto camino, potenziato anche da una strut-tura di acciaio curvato rivestito di tessuto chesi trova sulla sommità, ad una altezza di 85metri, che crea l’effetto Venturi. Nei grattacieli si presenta il problema delleturbolenze; per questo motivo si è deciso dicreare delle finestre non apribili (solo alcunepossono esserlo) così da realizzare una venti-lazione controllata: l’edificio diventa unasorta di filtro per l’aria da est ad ovest.La luce naturale è massimizzata attraversol’uso di pareti trasparenti interne ed esternee mediante la riduzione della profonditàdelle stanze. Al contrario, per proteggersi dairaggi solari, sulla facciata occidentale, si èimpiegato un sistema di schermatura verti-cale mobile: un sistema di pannelli in accia-io con il 20% di forature che garantisce un

  • comfort interno dato dalla luce filtrata,mentre all’esterno la percezione è di unasuperficie opaca. Il sistema schermante, chepuò essere regolato manualmente dagliutenti in modo che ognuno possa contribui-re al disegno della facciata, è colorato indiverse tonalità di rosso (peculiarità dellostudio Sauerbruch Hutton che dà al coloreun’importanza architettonica) e consente uncomfort illuminotecnico degli ambienti [7].

    MaterialiLa scelta dei materiali è altrettanto impor-tante, per cui devono essere valutati in modocompleto. Ciò significa considerare le conse-guenze ambientali collegate alla loro acquisi-zione, al trasporto e alla manifattura, aglieffetti che possono avere sulla salute degliabitanti e al tipo di emissioni di sostanze inessi contenute. Inoltre si devono valutare leprestazioni che possono fornire, come laprotezione dal rumore e l’isolamento termi-co, e pensare alla loro riciclabilità.Un esempio interessante è quello del ritornoall’uso di materiali tradizionali, spesso legati

    al luogo in cui si realizza l’edificio. Questo èil principio cardine di uno studio come quel-lo Ziegert|Roswag|Seiler Architekten Inge-nieure. Lo studio fornisce servizi di ingegne-ria ed architettura integrata ed utilizza mate-riali da costruzione sostenibili (testati in unlaboratorio interno) quali terra, legno obambù rivisti e potenziati mediante l’appli-cazione delle nuove conoscenze tecnologi-che. Il bambù, ad esempio, viene impiegatoper la costruzione di edifici in Africa ed ètrattato con sostanze specifiche così da avereuna durabilità maggiore nel tempo (più resi-stenza all’attacco degli agenti esterni). Altro materiale interessante è il limo, com-posto da argilla e sabbia, con aggiunta di ele-menti quali piccole pietre o paglia. Dai mol-teplici benefici, esso è completamente natu-rale, riciclabile, privo di sostanze dannose efacilmente reperibile, aumenta il comfortdegli ambienti in quanto ha un elevato effet-to di regolazione dell’umidità, che assorbevelocemente, accumula e poi cede, così datermoregolare il clima interno. È inoltre tra-spirante ed è un buon isolante acustico.

    32

    Figura 24. GSW Haus, grattacielo.

    Figura 25. GSW Haus, particolare.della facciata.

    Figure 26-27-28. GSW Haus,funzionamento del sistema

    schermante.

  • cultura

    33

    Figure 29-30. Edificio E3,prospetti lato strada e lato

    cortile.

    Figure 31-32-33. Edificio E3,vista dell’interno, particolare

    costruttivo del nodo in legno erealizzazione [5].

    I materiali sopracitati sono utilizzati soprat-tutto nei Paesi in via di sviluppo dove dasempre vengono impiegati; tuttavia alcuni,come l’intonaco di limo, possono essereadottati anche nelle grandi città moderne. ABerlino, ad esempio, è stata realizzata inargilla la Cappella della Conciliazione, rico-struita a seguito della distruzione avvenutanel 1985 poiché si trovava nella “strisciadella morte” del Muro.

    StrutturaIn questo quadro generale si assiste ad unrinnovato interesse per l’utilizzo del legno:materiale rinnovabile, riciclabile, biodegra-dabile e conosciuto fin dall’antichità. Que-sto infatti presenta molti vantaggi: buone

    caratteristiche di durata e resistenza, ottimoisolamento termico ed acustico, facile lavo-rabilità. A tal proposito una vera e propriasfida è stato l’Edificio E3 (terminato nel2008): il primo edificio a sette piani construttura portante in legno realizzato in Ger-mania. Progettato dallo studio Kaden Kling -beil che ne occupa il piano terra coi suoiuffici, per la sua realizzazione è stato neces-sario ottenere due deroghe al RegolamentoEdilizio di Berlino, entrambe riguardanti lalegislazione antincendio. Si tratta di un edi-ficio residenziale in cui ad ogni piano corri-sponde una unità abitativa. L’accesso allevarie abitazioni è garantito attraverso unascala esterna in cemento armato aperta,unita al fabbricato attraverso passerelle con

  • luce di 3 m, in modo tale che ogni apparta-mento sia servito in modo indipendente.Con questa soluzione si crea un vuoto tra idue blocchi così che il cortile interno siaffaccia anche sul fronte della strada. Lastruttura in legno ha spessori di 30-36 cm,con tamponamenti in legno massiccio e iso-lamento in lana di roccia; sono stati installa-ti controventi per aumentare la stabilità e isolai sono in legno e cemento.

    ImpiantiIn altri tempi la “questione impianti” venivaaffrontata successivamente alla progettazionedell’edificio. Oggi, nell’ottica di una riduzionedei consumi, il sistema degli impianti risultaun aspetto fondamentale da analizzare fin dal-l’inizio; non solo perché occupa uno spazioimportante all’interno dell’involucro (in edifi-ci specialistici, anche un piano intero), maanche perché comporta notevoli costi. Un esempio di edificio virtuoso in tal senso,è la sede della Fondazione Heinrich Böll Stif-tung; una costruzione per uffici che adottaun sistema per gli impianti all’avanguardia:

    – vetri a protezione solare posizionati laddo-ve la radiazione è più gravosa e schermatu-ra per la restante parte;

    – scambiatori di calore in ogni vano, posi-zionati lungo il parapetto. Nei tubi circolaacqua che, durante l’estate, viene raffred-data su una griglia sulla quale viene spruz-zata acqua fredda (trasformazione adiaba-tica), e durante l’inverno viene riscaldataattraverso il recupero del calore di scartoprodotto dai server;

    – realizzazione di una corte interna attraversola quale si catturano sia la luce naturale perpoter illuminare gli uffici che l’aria esternamediante un sistema di aper tu re/chiusure.

    Un altro esempio di edificio specialistico,dove l’aspetto dei consumi energetici è statomotore della progettazione, è il primo proto-

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    Figura 34. Heinrich Böll Stiftung,corte interna.

    Figure 35-36-37-38. Heinrich BöllStiftung, impianti.

    La multidisciplinarità alla base di unaprogettazione sostenibile

  • tipo di supermercati del Gruppo REWE, pre-miato con il Certificato “Oro” dalla Societàtedesca per l’edilizia sostenibile (DGNB).Gli edifici commerciali, soprattutto i super-mercati, sono ambienti che richiedono moltaenergia per il proprio funzionamento, per cuil’abbattimento del consumo energetico del50%, che conduce ad un risparmio notevoledei costi, ha rappresentato una vera e propriasfida vinta. La Green Building Strategy, adot-tata in questo caso, centrava i propri sforzi su:– l’utilizzo di materiali performanti a livelloenergetico, come capriate in legno lamella-re che coprono l’intera luce del supermer-cato così da consentire flessibilità per lasuddivisione degli spazi interni e pannellisandwich in legno per le pareti esterne;

    – l’utilizzo del cemento limitatamente alla ba -se dell’edificio e a parti della parete esterna;

    – l’attenzione al concetto di riciclabilitàdegli elementi al momento della dismis-sione della costruzione.

    Inoltre, poiché il consumo di energia mag-giore è dato dagli impianti di illuminazionee dai reparti frigo (75% del fabbisogno ener-getico), sono stati impiegati:– una pompa di calore geotermica per il riscal-damento e il raffreddamento;

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    Figure 39-40. SupermercatoREWE, particolare dellacopertura con impiantofotovoltaico integrato eprospetto principale.

    Figura 41. SupermercatoREWE, sezione.

    Figura 42. SupermercatoREWE, interno.

    – un sistema di areazione meccanica con recu-pero del calore;

    – un impianto di raffreddamento unificatocon il recupero del calore prodotto dallemacchine;

    – un impianto fotovoltaico da 133kWp dipotenza installata in parte integrato nellasuperficie vetrata della copertura;

    – un sistema di chiusura per gli scaffalifrigo, così da conservare il raffreddamen-to dei cibi;

    – soluzioni per ottimizzare l’illuminazionenaturale;

    – un sistema di raccolta dell’acqua piovanaper le pulizie e i servizi igienici.

    Tutti gli edifici fin qui presentati hanno unaspetto in comune: una fase di progettazio-ne lunga ed accurata che ha coinvoltonumerose figure specializzate collaborantitra loro e che ha permesso una riduzionedei tempi in fase di costruzione. Il temadella sostenibilità, che sembra talvolta esse-re una moda, necessita in realtà di unapproccio metodologico rigoroso, così daconsentire il raggiungimento degli obiettiviprefissati ottenendo una riduzione dei costiche si evidenzia nel tempo3.

    3 Ad esempio nell’edificio per

    uffici Heinrich Böll Stiftung:

    Construction costs for heating

    and cooling: 176 EUR/m²

    instead of 210 EUR/m²; Energy

    costs: 0,30 EUR/m²a instead of

    5,00 EUR/m²a.

    Bibliografia

    Convegni[1] KRAUBITZ T. (2011), “Smartbuildings”, Symposium “Adaptivbuildings envelopes – from strategy toform”, Berlino.[2] MELCHER B. (2011), “EUREFCampus”, Symposium “EnergyCampus”, Berlino. [3] REUSSWIG F. (2011), “Buildingcities for global warming”, Sympo-sium “Energy Campus”, Berlino.

    Siti Internet[4] www.archinfo.it - A.R. BURELLI,“La ricostruzione critica di Berlinocapitale”.[5] www.architecturelab.net [6] www.euref.de[7] www.floornature.it [8] www.stadtentwicklung.berlin.de

  • 36

    n una intervista che gli rivolsi nel gennaio del 1982, Renzo Piano, a proposito delpostmoderno nell’architettura, si espresse così: «L’orrore che desta in me questo tipodi esperienza non è dovuto al fatto che si rivolga al passato, alla storia […], quello

    che mi fa orrore è che questo far riferimento al passato è stato preso come comodità, tuttodiventa un recupero accademico di certe forme del passato senza risalire ai processi che nelpassato avevano provocato quelle forme, è un’autentica fuga all’indietro».Gli faceva eco Bruno Zevi, in un’altra mia intervista dell’ottobre 1983: «… il post-modernnon ha inventato niente per quanto riguarda gli organismi edilizi, i volumi, cioè l’architettu-ra vera e propria. Il post-modern si diverte a mettere decorazioni spesso orrende sulle faccia-te […] il post-modern fa solo operazioni di facciata, cosa che esula completamente dai com-piti contemporanei dell’architetto…».

    36

    Giampaolo di CoccoTeorico arte-architettura

    Il post-modern è morto, viva il post-modern

    Tanto Piano che Zevi rimproverano quindi al post-modern di mettere in atto le classicheoperazioni di facciata recuperando stilemi del passato che non inciderebbero sulla sostanzadell’architettura, cioè sulle sue componenti strutturali, ma appunto solo sul decoro esteriore.A distanza di quasi trent’anni da quelle conversazioni devo dire che, rileggendole, non sonopochi i dubbi che le critiche dei due famosi architetti mi sollevano.Certo, il post-modern è stato spesso applicato come uno stile che ha condotto le architettu-re a svolgersi nei termini negativi indicati da Piano e Zevi; tuttavia possiamo anche ricorda-re che il riferimento agli stilemi del passato ha improntato di sé, ad esempio, tutta l’età neo-

    i

    Figura 1. Arch. Paolo Portoghesi,Teatro Politeama di Catanzaro.

  • classica, dando a volte risultati rimarchevoli.Lo stesso Andrea Palladio, che indubbia-mente ricorre nelle sue opere alla molteplicecitazione delle architetture classiche, ha pro-dotto per questa via i meravigliosi organismiedilizi che conosciamo.Bisogna quindi vedere e capire il risultato diun processo prima di condannarlo perchédiverso da quelli correnti. L’accademismo sorge non solo in riferimen-to alle forme del passato antico, ma anche inriferimento al passato prossimo, come sareb-be il Bauhaus per l’architettura degli anniSettanta.L’accademismo temuto da Piano, cioè laripetizione stanca di stilemi noti, era d’usodiffuso già molto prima del post-modern.Se poi prendiamo in considerazione il lavo-ro di un architetto in odore di post-moderncome James Stirling, penso in particolare alMuseo d’Arte Moderna di Stoccarda, nean-che l’affermazione di Zevi è vera perché Stir-ling ha lavorato in questo caso con i volumie con lo spazio, ha fatto cioè propriamentearchitettura e non operazioni di facciata, riu-scendo a fare di un edificio un luogo dove lagente si ferma volentieri perché lo trovadivertente ed accogliente, in barba ai severiassunti zeviani.Ma cosa c’era prima del post-modern?Ovviamente, il moderno e il modernismo,con la diffusione del cosidetto Internationalstyle, fabbricati cioè tutti uguali, sempre glistessi in ogni parte del mondo, a HongKong come a New York, a Mosca come aParigi, il razionalismo del Bauhaus avevacontagiato il mondo, ma non c’era più lacreatività d’un Gropius o d’un Mies a vivifi-

    cultura

    3737

    care l’attività edilizia mondiale, il moderni-smo ha segnato le periferie del mondo, le hafatte tristi, ripetitive, invivibili, file di scato-loni tutti uguali che favorivano solo i pro-venti delle imprese.

    In un’intervista che gli feci nel 1982, PaoloPortoghesi, architetto che ha impersonato lasponda italiana del post-moderno di Ventu-ri e Scott Brown (Imparare da Las Vegas,1972), affermava che «… le maggiori diffe-renze sul piano socio-economico sono quel-le tra sistema capitalistico e sistema sociali-sta. Bene, l’architettura nei due sistemi èquasi la stessa…».Un rinnovamento quindi ci voleva. PhilipJohnson aveva già disegnato negli Stati Unitivari lavori ascrivibili al modernismo, ma nel1984 il palazzo della ditta di comunicazioniAT&T a New York fu costruito in pietra, inpieno stile post-modern, reagendo alla cate-na infinita di grattacieli in vetro-ferro-cemento in stile moderno, anonimi e noiosi.Ma perché parliamo di queste vecchie pole-miche? «La Repubblica» del 3 settembre

    Secondo Zevi, il post-modernnon hainventato nienteper quantoriguarda gliorganismi edilizi,cioèl’architetturavera e propria,ma si è limitatoa operazioni di facciata

    Figura 3. Las Vegas - Venice.

    Figura 2. James Stirling -Stoccarda, Nuova GalleriaNazionale e Teatro 1977.

  • nuovi nel suo famoso testo La condizionepostmoderna (1979), una ricerca commisso-natagli dal governo canadese in cui Lyotardidentifica tre grandi “meta-racconti” ovverol’Illuminismo, l’Idealismo e il Marxismo checostituiscono il fondamento del “progettodella modernità” e afferma essersi questi“racconti” ormai consumati senza veniresostituiti da costruzioni altrettanto forti edunitarie.È proprio a partire dal declino del pensierototalizzante che si apre secondo il filosofofrancese il problema di reperire criteri di giu-dizio che abbiano valore locale e non piùuniversale.Nell’opera di Lyotard c’è ovviamente moltodi più di questa mia estrema sintesi, raccoltaalla voce «Lyotard» di Internet a cura diAntonino Magnanimo, ma quanto dettopenso dovrebbe bastarci per comprenderecome la riflessione sul carattere del pensierooccidentale che si rispecchia in tutta la suaproduzione culturale prenda di necessità lemosse da una rivoluzione profonda che hasovvertito tutto il pensiero europeo.Questo processo è iniziato molto prima chequalcuno scoprisse il post-modern, è inizia-to con l’invasione americana dell’Europa e laconseguente immediata perdita di valore ditutti gli -ismi che s’erano accumulati nel vec-chio continente, anche se per il comun-ismos’è dovuto attendere un po’.A fare le spese di questo nuovo corso ancheil moralismo imperante, in Italia quello sof-focante e assurdo fomentato dalla chiesa cat-tolica, fatto di modelli fissi e dogmatici.Il ’68 ha recato poi una declinazione aggiun-tiva all’allontanamento dai modelli che ave-vano portato alle dittature europee, parlan-do da una parte della “fantasia al potere” equindi della massima libertà espressiva comevalore politico e scopo individuale di vita,dall’altro del “potere al popolo” senza peròspecificare di quale popolo si trattasse, agi-tando in prospettiva la minaccia di un’altradittatura, quella del proletariato, che peròper fortuna nel frattempo non c’era più,almeno nella vecchia Europa.Il corrispondente italiano di Lyotard, il filo-sofo torinese Gianni Vattimo, si inserì inquesta linea di pensiero curando nel 1983 Ilpensiero debole (con P.A. Rovatti), un testoche nella tradizione di Nietzsche e Heideg-ger metteva in evidenza la dissoluzione dei

    3838

    Figura 4. Philip Johnson.

    2011 nell’inserto R2 Cult pubblica col tito-lo Addio postmoderno un articolo di EdwardDocx, giornalista e scrittore nordamericanonato nel 1972, che esordisce come segue:«Ho delle buone notizie per voi. Il 24 set-tembre potremo ufficialmente dichiararemorto il postmoderno. Come facciamo asaperlo? Perché in quella data al Victoria andAlbert Museum [di Londra, n.d.r.] si inau-gurerà quella che viene definita “la primaretrospettiva globale” al mondo intitolataPostmoderno. Stile e sovversione 1970- 1990».Ora, quando si fanno delle mostre, soprat-tutto se queste si riferiscono ad un determi-nato periodo, si può dire che esse celebranoforse la fine di qualcosa, ma si può anchedire che forse celebrano l’inizio o l’apoteosidi qualcos’altro.

    E infatti Edward Docx dopo un po’ si inte-gra, si corregge: «… Se lo si capisce il post-modernismo è scherzoso, intelligente, diver-tente, affascinante. Da Madonna a LadyGaga, da Paul Auster a David Foster Walla-ce la sua influenza è arrivata ovunque e tut-tora si espande».Infatti il post-modern non è attivo solo nel-l’architettura, che ne costituisce comunqueuno degli aspetti più evidenti, dimostrabili ea modo suo scandalosi, bensì ha investito edinveste di sé tutto il modello culturale del-l’occidente.Jean-François Lyotard (1924-1998) è il filo-sofo francese che avvertì e delineò i tempi

    24 settembre 2011: secondo Edward Docx, con l’inaugurazione a Londra della primaretrospettiva globaleal mondo, intitolata“Postmoderno. Stile e sovversione 1970- 1990”,viene sancita la fine delpost-moderno

  • cultura

    principi incontrovertibili, dei valori assoluti.A farne le spese in primis il potere dellegerarchie cattoliche: «Ora che dio è mortovogliamo che vivano molti dèi. Vogliamopoterci muovere liberamente […] tra molticanoni, tra molti stili – di abbigliamento, divita, di arte, di etica – vivendo come unautentico dovere etico […] la thlipsis, il tor-mento della molteplicità».Sia pure nella confusione e nelle ingiustiziedell’americanismo e del consumismo, inuovi -ismi che si erano affermati in Euro-pa subito dopo la guerra, una nuova formadi democrazia vi si era venuta instaurandoed è il tipo di democrazia nel quale oggiviviamo. Lo stesso Edward Docx sembraaccorgersene: «Così il post-modernismo haaiutato la società occidentale a comprende-re la politica della differenza e quindi cor-reggere le miserabili iniquità ignorate fino aquel momento».Il post-modern è dunque rimedio a queglistessi difetti di sistema che introduce.È il trionfo della democrazia numerica, dellaconcorrenza, del confronto diretto.La fine delle garanzie aprioristiche segnal’inizio della corsa all’accaparramento delconsenso, ogni mezzo è valido (e qui s’atta-glia la critica dei detrattori del post-modern)e ogni vittoria è ottenuta sul campo della piùvasta approvazione popolare.Un grado zero del giudizio insomma, doveanche i mezzi sleali possono tranquillamen-te essere impiegati e dove il successo li giu-stifica comunque.Questa situazione, lo si voglia o no, ècomunque la situazione odierna, in cui le

    garanzie diminuiscono ogni giorno, da quel-le di ricevere uno stipendio fisso a quelle dipoter percepire una pensione, così comel’adesione a questo o a quello stile non puògarantire di per sé il successo.Il successo va inventato, va conquistato sulcampo del confronto, i nuovi media, Inter-net, l’esplosione delle comunicazioni dimassa travolgono ogni giorno le fesserie deipreti e le provvisorie frontiere che qualchemoda culturale s’illudeva d’aver fissato.Edward Docx però, da bravo americanopositivista rispettoso dell’happy end, chiudeil suo articolo su «Repubblica» con un aneli-to di speranza: staremmo entrando – secondolui – in un’epoca in cui «specificità, valori edautenticità» riprenderebbero vigore. «Po trem -mo provare a chiamarla – conclude il volente-roso giovine – l’Età della Autenticità».Lasciatemi invece concludere altrimenti,dato che non credo affatto che siamo con-dannati a tornare all’epoca arcaica e supera-ta dei cosiddetti “valori”, sempre usati dagliuni a discapito degli altri.La via di salvezza per tutti noi può, caso mai,essere un’altra, ovvero approfittare dell’equi-parazione delle culture che si sta realizzando,della enorme quantità di linguaggi a disposi-zione, per trovare il proprio posto, per averefinalmente il coraggio di essere se stessi.Ci vorrà del tempo ma la direzione è questa,non quella dei nuovi dogmi, e potrebbeanche essere che per questa via si arrivi a sco-prire mondi nuovi dove individui coscientidi sé possano celebrare lo scambio delle per-sonali esperienze in quella che diverrebbeuna scuola d’Atene post-post-moderna.

  • 40

    ul bastione del fortino in piazza Garibaldi a Forte dei Marmi per tutto il mese diagosto e fino al 4 settembre è apparsa una casetta di plexiglas illuminata al suo inter-no da una luce blu. L’installazione site specific è dell’artista Vittorio Corsini e si com-

    pleta con la mostra all’interno del fortino stesso intitolata “Qualcosa accade”, per la cura diEnrico Mattei e realizzata dall’Assessorato alla cultura del Comune di Forte dei Marmi e dallaGalleria Claudio Poleschi Arte Contemporanea di Lucca. Questa di Forte dei Marmi è unapiccola antologia del lavoro degli ultimi dieci anni di Corsini, nato a Cecina nel 1956 e atti-vo a Milano e Firenze, città dove vive.I temi più cari a Corsini sono la natura, la casa, il dialogo tra persone, l’eros, i fiori, temi espo-sti e messi in dialogo reciproco con la poetica della narrazione di qualcosa che accade, di unfatto che ha avuto un cominciamento, un inizio, e che potrebbe andare in diverse direzioni.La casetta trasparente, costruita appositamente per creare un dialogo col bastione del Forteche appariva all’artista come abbandonato, è una casa arredata e abitata, dentro la quale èperò successo qualcosa, un fatto reso evidente con il colore blu, frutto di un palloncino scop-piato al suo interno, come lo stesso artista racconta. La narrazione artistica di Vittorio Corsini è fatta con sculture e installazioni che hanno lasostanza di sogni e che si materializzano in manufatti di vetro, legno, acciaio. Gli oggetti dellanostra vita, anche dei momenti di sofferenza, non sono esclusi dalla rappresentazione artisti-ca ed anzi diventano protagonisti dei sentimenti e dei rapporti che legano gli uomini aglispazi della casa e alla natura.La mostra è stata articolata al piano terra con un’installazione dal titolo “Corsia”, con tre lettid’ospedale costruiti in vetro blu, ai piani superiori con interventi a cavallo tra installazione escultura, con l’impiego di legno, metallo, giochi di luce, questa quasi sempre di due colori,il blu e il rosa. Nel corridoio due disegni riproducono il progetto della casa trasparente e bluinstallata all’esterno. Il colore rosa è impiegato nell’installazione “Madre”, un vestito illuminato dall’interno checontiene un’ampolla di acqua che scorre: luce ed acqua come elementi materni che danno lavita. “Dove resto” è invece composta da quattro gabbie, una interna all’altra, di vetro blu econtenenti una luce. La scultura-installazione “Eros 10.5” è realizzata con foglie di nikel che

    Gian Luigi Corinto sProfessore di Marketing Corso diLaurea di Scienze del turismopresso l’Università di Macerata

    Vittorio Corsini a Forte dei Marmi

    e al MACRO di Roma

  • cultura

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  • 4242

  • cultura

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    La narrazioneartistica diVittorio Corsini è fatta consculture e installazioni che hanno la sostanza di sogni e che simaterializzanoin manufatti di vetro, legno,acciaio

  • compongono un cespuglio che copre unascritta di luce rosa. Nelle altre sale, un’altracasa di legno, ma stavolta con il tetto ricoper-to di fiori dai petali di vetro e le finestre benaperte sull’esterno e alla conoscenza, poi unascultura-installazione di vetro e metallo cherichiama ancora il tema molto caro del fiore.L’interesse di Vittorio Corsini per il rappor-to tra arte, architettura e spazio privato/pub-blico è testimoniato dalla sua ultima instal-lazione site-specific realizzata su invito delMACRO di Roma che nella propria terraz-za, in occasione della mostra curata daAdriana Polveroni, ospita l’opera Xenia.

    L’opera è una riflessione sullo spazio dell’abi-tare, analizzato secondo un punto di vistaintimo e poetico, mediante l’installazione diuna seduta all’aperto in cui sostare e ascolta-re racconti inediti sulla città di Roma. L’ope-ra appare come un giardino americano, deli-mitato da un recinto bianco, quasi una pre-senza astratta nello spazio architettonico dellaterrazza, dove lo spettatore potrà sedersi su undivano e ascoltare racconti e poesie sulla città.Melania G. Mazzucco e Valerio Magrellihanno scritto rispettivamente Un segno diriconoscimento e Per Roma, un testo narrativoe uno poetico che hanno come protagonisti lacapitale e i suoi abitanti. Ma qual è il senso vero del titolo? Ce lo spie-ga lo stesso Vittorio Corsini: «Xenia è lalegge che regola l’ospitalità in Grecia. L’ospi-te è considerato sacro (potrebbe essere undio) e quindi si accoglie in casa con tutti glionori e le accortezze del caso. Al momentoin cui va via, gli si offre un dono come ricor-do e segno di gratitudine per essere statonostro ospite. Il dono per i nostri ospiti saràil racconto o la poesia: uno sguardo, un pen-siero, una parola su Roma. La città di cuisono ospiti».

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    L’ospite èconsideratosacro(potrebbeessere undio). Almomento in cui va via, gli si offre un donocome ricordoe segno digratitudineper esserestato nostroospite

  • destino di alcuni edifici rimanere nelle zoned’ombra della storia dell’architettura. A questa

    folta e ben assortita schiera appartiene la chiesa delSacro Cuore di Lando Bartoli, sicuramente uno deglioggetti più discussi del patrimonio edilizio fiorenti-no. In particolare il campanile, fregiato dei più biz-zarri epiteti, risulterebbe sicuramente agli ultimi postise si stilasse una classifica di gradimento degli edificicittadini. Uno degli obiettivi che si è posto l’autoredella tesi [1] è stato quello di comprendere se questaostilità sia solidamente fondata ed offrire qu