Nella città uccisa due volte I nostri ... - Scienza in rete · "I nostri figlisi meritano...

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D racconto Casale Monferrato Tra drappi neri e rose bianche ("dolore e memoria non si prescrivono") il parco giochi che sorgerà sopra la tomba dell'Eternit è una speranza di futuro. "Ma oggi quei signori giudici a Roma lo immaginano comesi muore d'amianto?" Nella città uccisa due volte "I nostrifiglisimeritano un'Italia migliore di questa ' DAL NOSTRO INVIATO gliare la vita, non accende i fiori. Poi, un gior- MAURIZIO CROSETTI no ' s'inf^ 3 ne l naso, entra in bocca, scende e s'accuccianei polmoni, dentrolapleura,elì co- L A MORTE c'è ma non si vede, qui nella va la sua missione anche per decenni. Non ha città uccisa due volte. Vola come far- fretta. Pare incredibile ma è qui anche adesso, falla brillando in controluce, sembra in piazza Mazzini, a Casale Monferrato, attor- una piccola stella. Ha nomi gentili e no e dentro la gente che sfila in lutto, le ser- fantasiosi, la morte: crisotilo, fibra rande dei negozi abbassate ma gli sguardi no, d'oro, fiocco di lana, pietra raggiata. Mille e quelli sono alti, fieri e dolenti. I cittadini por- trecento volte più sottile di un capello. Potete tano cartelli quadrati, nero su bianco. C'è scrit- chiamarla amianto, se vi va. to: "Quante volte ci devono ancora uccidere?". La morte attraversa quest'aria limpida del Sui gradoni del monumento a Carlo Alberto, mattino, vi si poggia come su un'ala. Fluttua bardato chissà perché da antico romano, han- leggerissima come polline ma non fa germo- no steso drappi neri, e lo stesso sulle panche di

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D racconto

Casale Monferrato Tra drappi neri e rose bianche ("dolore e memoria non si prescrivono") il parco giochi che sorgerà sopra la tomba dell'Eternit è una speranza di futuro. "Ma oggi quei signori giudici a Roma lo immaginano comesi muore d'amianto?"

Nella città uccisa due volte "I nostri figlisi meritano un'Italia migliore di questa '

DAL NOSTRO INVIATO gliare la vita, non accende i fiori. Poi, un gior-MAURIZIO CROSETTI n o ' s'inf^3 n e l naso, entra in bocca, scende e

s'accuccianei polmoni, dentrolapleura,elì co-

LA MORTE c'è ma non si vede, qui nella va la sua missione anche per decenni. Non ha città uccisa due volte. Vola come far- fretta. Pare incredibile ma è qui anche adesso, falla brillando in controluce, sembra in piazza Mazzini, a Casale Monferrato, attor-una piccola stella. Ha nomi gentili e no e dentro la gente che sfila in lutto, le ser-fantasiosi, la morte: crisotilo, fibra rande dei negozi abbassate ma gli sguardi no,

d'oro, fiocco di lana, pietra raggiata. Mille e quelli sono alti, fieri e dolenti. I cittadini por-trecento volte più sottile di un capello. Potete tano cartelli quadrati, nero su bianco. C'è scrit-chiamarla amianto, se vi va. to: "Quante volte ci devono ancora uccidere?".

La morte attraversa quest'aria limpida del Sui gradoni del monumento a Carlo Alberto, mattino, vi si poggia come su un'ala. Fluttua bardato chissà perché da antico romano, han-leggerissima come polline ma non fa germo- no steso drappi neri, e lo stesso sulle panche di

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pietra sotto la torre civica. Drappi neri e rose bianche. Perché dolore e memoria non si pre­scrivono, non si cancellano.

IL SOLLETICO IN GOLA La morte abita anche nel cimitero di carta

delle 2.288 buste, in una delle stanze in viadel Carretto 10 dove ha sede l'Afeva, associazione delle vittime dell'amianto. Tre scansie, una vetrinetta: l'archivio che la Cassazione ha tra­sformato in un'altra tomba. Cartelline bian­che: operai morti. Cartelline rosa: cittadini morti. Cartelline gialle: lavoratori ammalati.

Il signor Beppe Manfredi, 6 5 anni, è una car­tellina gialla. «Il mesotelioma me l'hanno sco­perto a luglio del 2013, mai lavorato all'Eter­nit, però da bambino giocavo in un cortile pie­no d'amianto, era il polverino che gli operai dell'Eternit portavano a casa sul manubrio delle biciclette, poi lo stendevano a terra come una specie di asfalto. Erano d'amianto la tet­toia per le bici e il tendone che la chiudeva. So­no stato elettricista fino al 2002, ho posato tu­bi anche in quella fabbrica maledetta. Tutto è cominciato con il solletico in gola, il gatìj, per dirla alla piemontese. Poi mi hanno trovato

l'acqua nei polmoni, che per un casalese vuol dire farsi il segno della croce. Biopsia, terrore puro, il verdetto, otto cicli di chemio, 42 pun­ture di cortisone. Lei sa cos'è la decorticazione della pleura? No? Vuol dire che te la sfilano co­me un tappetino. Lì dentro c'erano le mie cel­lule cancerogene».

Beppe è andato a Roma, mercoledì, in tri­bunale. «Al procuratore generale ho augurato di passare anche solo un giorno dei miei, sen­za sapere se il mese prossimo sarai ancora vi­vo, cercandonominuoviognimattinanellapa-gina dei necrologi e immaginando il tuo, con le pastiglie per dormire e la psicologa per non im­pazzire. Mentre ascoltavo la lettura della sen­tenza, mi sono vergognato di essere italiano».

LA"PUVRI"EILTRIC0L0RE Il tempo passa, la polvere d'amianto colma

di granelli la clessidra, ricopre oggetti e ricor­di, soffoca e cancella. Ma adesso, chi glielo di­ce a quelle cartelline bianche che sono morte per niente? Quand'erano persone respirava­no le briciole infernali della puvri, la polvere, e fabbricavano tettoie, tubi, tegole, fioriere, pannelli isolanti, persino la neve finta per gli spettacoli teatrali. «Sembrava zucchero e d'e­state brillava», ricorda Beppe.

Adesso che un tribunale ha scritto le due pa­role, "diritto" e "giustizia", e poi ha tirato una riga in mezzo per separarle, la città uccisa due volte sa di doverle unire ancora: è la speranza, lo scopo di tante vite che sembravano non averne. Sui balconi di Casale è appeso il trico­lore con una scritta nera: "Eternit: giustizia". Campeggia anche all'inizio della centralissi­ma via Saffi, sulla ringhiera dello storico ne­gozio di ferramenta come ovunque. Ieri mat­tina ci sono passati davanti in tanti, i ragazzi erano moltissimi, avevano i cartelli in mano e lo sguardo di chi sa. Ma quelli con i capelli gri­gi erano anche di più, hanno raccontato cosa

significa accudire per anni un malato di asbe-stosi,ifigli,lemogli,imariti,ipadri,cadutiuno aunocomeinguerra,ragoniaèlentamail crol­lo improvviso.

Ed è come se ci fossero tutti i tremila cada­veri, i tremila sommersi insieme al loro sim­bolo: Giovanni Demichelis detto Giuanìn, che nel 1983 si fece portare in tribunale in barella, quasi agonizzante, per testimoniare con l'ul­timo fiato che aveva. Morì cinque giorni dopo. E grida vendetta anche solo l'ipotesi che Giuanìn e gli altri si siano inabissati per nien­te.

AFFOGARE NEI PROPRI POLMONI «Ma quei signori giudici, a Roma, lo imma­

ginano come si muore d'amianto?». Gabriella Bosco, 65 anni, è la figlia di Ferruccio. «Se n'è andato nel 1995, lui il cancro l'aveva al perito­neo, un po' meglio che alla pleura Chi ce l'ha nei polmoni soffoca per un anno intero, affo­gando nell'acqua che li riempie: si toglie, e quella ritorna. Papà non voleva che lo aiutas­simo a salire le scale, tre piani senza ascenso­re, non aveva più respiro ma l'orgoglio gli era rimasto eccome. Mai parlato della malattia con noi. Sono andata a Roma, sentivo la frega­tura in arrivo, pensavo alle sentenze ribaltate dell'Aquila e della Thyssen, non ero tranquil-la.Maadessomidicochelabattagliacontinua, in fondo è così, non è stato disastro doloso ma omicidioenonsi doveva accettare l'elemosina di quel grand'uomo dello svizzero. Se davvero la legge sulla prescrizione verrà cambiata ci guadagneranno i nostri figli e i nostri nipoti, noi magari no ma cosa importa? Figli e nipoti meritano un'Italia migliore di questa».

IL SARCOFAGO E L'ESTATE Lamortebiancaèun firmamento di stelline

crudeli, non ha odore e uccide in media una persona a settimana: l'ultimo si chiamavaLui-gino Bozzo e l'hanno sepolto sabato. Andrà avanti così, dicono, per almeno altri dieci anni. La morte in polvere lascia una scia invisibile ma il suo cammino comincia e finisce sempre laggiù,appenafuoriCasale,nelquartiere Ron­zone dove l'Eternit è stata rasa al suolo. Non tutta, in verità. Resistono dal 1906 le palazzi­ne degli uffici con gli svolazzi liberty, tra orti­che e fiori di campo, ma la fabbrica vera e pro­pria l'hanno sminuzzata e ricoperta con un sarcofago di cemento come a Chernobyl, 94 mila metri quadrati di puvri e fantasmi, pove­ri corpi tornati alla polvere per colpa della pol­vere.

Fa sempre male, venire qui. È un posto da spavento. Specialmente adesso, di sera, con il buio delle finestre senza vetri a riflettere un tramonto di sangue. A due passi c'è una scuo­la materna, poco fa si sentivano ancora le voci dei bambini nell'aria, quella stessa che porta i loro squittii di uccellini insieme alla morte, ognicosaècomeabbracciata,allaricercadiun senso.

Manontuttofiniscecosì.Sopralatombadel-l'Eternit, la città uccisa due volte ha deciso di far nascere un parco giochi, già si vedono tubi gialli e verdi, qui si verrà a crescere contenti

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nei pomeriggi d'estate, e forse la morte dell'E­ternit sarà soffiata via come polvere. Mica du­ra poi così tanto l'eternità.

'QRIPRODUZIONERISERVATA

LETAPPE NUMERI

LOSTABILIMENTO L'attività produttiva Eternit a Casale parte il 19 marzo 1907 èva avanti finoalógiugno 1986: il maggiore stabilimento di cemento-amianto d'Europa

I TUMORI Dagli anni Settanta nell'ospedale di Casale viene registrato un aumento di morti permesotelioma, anche in soggetti non esposti sul lavoro all'amianto

LA CHIUSURA Dopo anni di crisi nel l 986 la produzione viene interrotta e i 350 dipendenti sono allontanati. Lo stabilimento viene demolito nel 2005

94mila METRI QUADRATI La Eternit di Casale si estendeva su una superficie di 94mila metri quadrati, di cui 50mila coperti con lastre di fibrocemento

Smila DIPENDENTI In79annidiapertura lo stabilimento impiega 5mila persone. Il picco è negli anni Sessanta con 2mila dipendenti

1.830 VITTIME SoloaCasale Monferrato sono 1.830 i morti per l'amianto dell'Eternit, in tutta Italia quasi 3.000

60 DIAGNOSI ANNUE Ogniannosono inmediaóOaCasale le nuove diagnosi dimesotelioma:la malattia si manifesta anche dopo50anni

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IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA

Casale Monferrato (Al) è un comune di 35mila abitanti sulla riva destra del Po, che proprio qui comincia a essere navigabile. Ricco di industrie enologiche, dei cementi e alimenta ri.Tra i cittadini illustri lo scrittore Cesare Pavese e il ballerino Roberto Bolle