Negrin imp xp - Intro ad orecchio acerbo Il nonno si alzò come punto da un’ape, la faccia rossa...

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DISEGNI DI ARNAL BALLESTER JEFFREY FISHER GABRIELLA GIANDELLI GIPI IGORT GIOVANNI LUSSU FRANCO MATTICCHIO JOSÈ MUÑOZ PEDRO SCASSA SPIDER orecchio acerbo IL MONDOINVISIBILE FABIAN NEGRIN E ALTRI RACCONTI

Transcript of Negrin imp xp - Intro ad orecchio acerbo Il nonno si alzò come punto da un’ape, la faccia rossa...

DISEGNI DI

ARNAL BALLESTERJEFFREY FISHER

GABRIELLA GIANDELLIGIPI

IGORTGIOVANNI LUSSU

FRANCO MATTICCHIOJOSÈ MUÑOZ

PEDRO SCASSASPIDER

orecchio acerbo

IL MONDOINVISIBILEFABIAN NEGRIN

E ALTRI RACCONTI

PROVA COPERTINA B 11-12-2003 20:19 Pagina 1

di portarlosul balcone per fargli

vedere la Cina. Lui risee rispose che dal balcone

non si poteva vederla, laCina era dall’altra parte

del mondo. Orazio rimase sorpreso: dunque c’era unaparte del mondo che dal suo balcone

non si vedeva. Là fuori c’era un mondoinvisibile. E l’uomo invisibile che fabbri-

cava tutti quei giocattoli, laggiù in Cina, dovevaaverne la casa piena ed essere favolosamentericco. Forse era per non dover prestare i suoigiochi che viveva in un posto così lontano. Quando Orazio compì cinque anni lo portaro-no sulla Torre Eiffel, ma nemmeno da lì riuscìa vedere la Cina e l’invisibile fabbricante digiocattoli. Doveva essere un egoista tremen-

do, quello lì, se si nascondeva così bene.

Il mondo invisibile

Quando aveva due anni, Orazio credeva che fossero i suoigenitori a fabbricare i giocattoli che gli regalavano. Quando ne compì tre, entrò per la prima volta in unnegozio di giocattoli dove i suoi gli comprarono ilgrosso carro dei pompieri che aveva scelto. E cosìscoprì la verità: era il padrone del negozio chefaceva i giocattoli, i genitori li pagavano. Ebasta.Quando compì quattro anni, suo papàgli regalò due guerrieri spaziali. Unorosso, l’altro blu. Sulla schiena avevanouna scritta in rilievo. Orazio chiese cosasignificava e suo padre spiegò: «MADE IN CHINA. Vuole dire che sono fatti inCina». Orazio non sapeva cosa fosse la Cina. «Un paese lontano, lontano» rispose il padre. Orazio ispezionò tutti gli altri suoi giocattoli e su ognuno diessi trovò le stesse parole. Erano tutti fatti in Cina.Così il fabbricante dei giocattoli non era il padrone del nego-zio, ma qualcuno che viveva in Cina! Orazio chiese a suo padre

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JEFFREY FISHERdisegni di

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IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 19:47 Pagina 4

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Faustino si mette a piangere e riesce a vedere l’incredibileUomo-Ragno.«Vedrai, Carmine, ti piacerà» promette al fratello. E infatti glipiace.Poi papà prepara una torta e la cuoce in forno e poi un’altracosa e poi un’altra e così arriva l’ora di andare a letto. «Buonanotte!» dicono tutti, e si addormentano.

È notte fonda quando Faustino apre gli occhi e si ricorda: ilbarbone!Si alza zitto zitto e scende prima in sala da pranzo e poi in can-tina. È buia, buissima. «Ma sarà vero, poi, che i mostri non esistono?» si chiede lui.Accende tutte le luci, prende una bottiglia a caso e risale dicorsa. Gira la chiave della porta d’ingresso ed esce nel silenziodella notte blu. Il giardino ha un aspetto quasi magico, vuoto e immenso. Lasdraio, i giocattoli di plastica e l’ombrellone sembrano galleg-giare nel buio.Faustino cammina per il sentiero di pietra. S’è dimenticato dimettersi le scarpe e sente l’umidità salire su per le dita dei piedi.Come farà a camminare scalzo nel bosco? Ma a quell’ora ilbosco è una macchia scura, densa, impenetrabile, un’altissima eminacciosa muraglia di tenebre. «Forse il barbone s’è stufato. Sarà andato via.»Due fischi, uno breve e uno più lungo, interrompono i suoipensieri. Faustino stringe la bottiglia di vino e guarda megliofra gli alberi. C’è qualcosa là, nell’ombra. Qualcosa che simuove, che gli fa segno di avvicinarsi. Già, sarà vero che i mo-stri non esistono? Esitante, Faustino fa un passo. Adesso riesce a vederlo: è il bar-

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IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 19:58 Pagina 12

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«Non sono Lola, papà, sono tua figlia. Lola è questa. È venutaa visitarti.»«Lo so chi sei! Mica dicevo a te!» il nonno guardò Lola e spa-lancò le braccia. Si abbracciarono forte.Chiacchierarono tutti e tre del più e del meno. La scuola, laclinica, il tempo. Perché dicevano che suo nonno era matto? sichiese Lola. Forse un po’ meno vispo, ma era sempre lui.

Era quasi ora di pranzo, e cominciò un gran via vai. Dietro diloro passarono un paio di vecchietti in pigiama, uno aveva lestampelle.«Ehi, marziano! Visti molti dischi volanti, oggi?» disse quelloche camminava meglio.«Ah, ah, ah! Hi, hi, hi!» rise l’altro.Il nonno si alzò come punto da un’ape, la faccia rossa di rabbia,e lanciò con violenza la sedia a rotelle contro i due vecchi. Colpìquello con le stampelle, che cadde a terra e lanciò un urlo, facen-do accorrere due infermieri che si precipitarono a immobilizzareil nonno. Lui gridava: «Certo che li ho visti! Sulla montagna,sono sulla montagna! C’è poco da prendere in giro, stupidi!»La madre di Lola nascose il viso tra le mani, piangendo, men-tre il nonno si afflosciava d’improvviso, come fulminato. Gliinfermieri lo adagiarono sulla sedia a rotelle e lo portarono via,mentre continuava a mormorare: «Li ho visti... sulla monta-gna... i marziani.»Lola prese la mano di sua madre e con l’altra le asciugò le lacri-me. Poi se ne tornarono a casa in silenzio. Quella sera mamma andò a letto prestissimo, sfinita. Lolaguardò col telescopio lo spicchio di montagna che spuntava aldi sopra del palazzo di fronte.

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GIPI X PDF 18-12-2003 14:52 Pagina 22

Sono qui

Mi chiamo Calò e questa è la mia casa. Quello col giornale èmio papà, e quella là è mia mamma. Oggi mamma ha voglia di scherzare: dice che una volta io nonesistevo.«Ah sì? E allora dov’ero?» chiedo.«Non c’eri.»«Ma ero nella tua pancia, mamma!» Non ha più memoria. Devo sempre ricordarle tutto. «Sì, prima di nascere eri nella mia pancia, ma prima ancoranon esistevi proprio.»«E la vita era molto più tranquilla», s’intromette papà da dietroil giornale.«Forse ero piccolo così e non mi vedevi» suggerisco.«Ti avrei visto mentre facevo le pulizie, no?»Ha ragione, quando spazza guarda dappertutto e sotto ogni cosa.Papà mi spiega: «Prima di nascere le persone non esistono,Calò».Alle balle che tira fuori lui non sto nemmeno a rispondere. Ecomunque ha già ricominciato a leggere.«Ma da qualche parte dovevo esserci!» grido.Corro di là a picchiare il mio robot. Poi arriva mamma, con

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JOSÈ MUÑOZdisegni di

IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 20:03 Pagina 36

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GIOVANNI LUSSUgrafica e disegni

IL MONDO INVIS. INTERNO 8-01-2004 20:13 Pagina 50

«È un miracolo!»«Macché! Chi ti ha messo in testa questa storia dei miracoli?»«Sofia.»«Il miracolo vero sarebbe che Sofia riuscisse a fare la maestrasul serio.»L’anguilla è tornata in gran forma. Apre la bocca e gonfia leguance, muovendo rapidamente le piccole alette ai lati. Ognitanto tira fuori la testa e si guarda intorno. «È bellissima» dice Carla. Tira fuori i pennarelli e le fa questoritratto:

Guardano nell’enciclopedia per sapere cosa mangiano le an-guille, ma come trovare le sue erbe acquatiche preferite? Dopopranzo accendono MTV e ballano, dimenticandosi dell’ani-male per il resto del pomeriggio. «Rock’n’roll!» urlano. «Rock’n’rooooollllll!»C’è un video del cantante Moby in cui tanti piccoli alieni arri-vano sulla Terra, ma nessuno vede i loro minuscoli cartelli consu scritto “ciao”, e così se ne vanno via. A Carla non dispiaceMoby, anche se il suo cantante preferito è Eminem.

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IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 20:07 Pagina 44

Carlitos way

Carlitos si lancia sulla ciotola di corn-flakes che ho lasciato sul-l’erba. E quando finisce se ne va senza ringraziare. Ma io nonme la prendo, perché so benissimo che i merli non sanno diregrazie. È papà che l’ha chiamato Carlitos, come un famoso cantantedi tango.Il nostro Carlitos canta all’alba e al tramonto. Si posa sulla grata di legno dove cresce il gelsomino e cantacanta finché la luce cambia. Le melodie non si ripetono mai,ciuciuciiiiuciù, silenzio, ciiiciuciiiìciuì, silenzio.A volte il suo canto ci fa dimenticare quello che stiamo fa-cendo. Mamma rimane con la mano a mezz’aria, stretta attorno al ba-rattolo che stava mettendo nella dispensa. Io a testa in giù,mentre inizio a fare una capriola. In realtà lui non canta per noi, ma per un altro merlo che ri-sponde da lontano.Si parlano, ognuno ripetendo le frasi dell’altro:

«Eh, sì!» «Eh, sa!»«Così va la vita.» «La vita così va.»

«Obladì.» «Obladà.»

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GABRIELLA GIANDELLIdisegni di

IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 20:11 Pagina 58

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«Ho finito. Adesso fammi a pezzi e sarò libero.»«Addio, Genio.»«Addio, bambina.»Presi la conchiglia e la sbattei contro una roccia, rompendolain tanti pezzi che volarono da tutte le parti. Ma non vidi nes-sun Genio, nessuna luce magica mi avvertì che la voce eralibera. C’era solo una bella conchiglia rotta. Forse il Genio erainvisibile.«Hai trovato la catenina?» chiese mamma preoccupata.«Ora che mi ricordo l’ho lasciata in albergo. È in bagno.»«Meno male» disse papà «se no la nonna chissà che scena.»Mamma guardò la conchiglia rotta.«Perché l’hai ridotta così? Era bellissima.»«Pensavo che la catenina fosse incastrata lì dentro» mentii an-cora.Presi la punta a cono della conchiglia e me la misi in bocca. Erasalata. «Forse posso fargli un buchetto e appenderla a un laccio» dissitirandola fuori dalla bocca. «Farci una collanina.»«Bello!» disse Ruy.«Forse da grande potrei vivere in spiaggia, facendo collanine evendendole» continuai.«Sempre meglio che andare in ufficio» rispose papà.Poi, tenendoci per mano, tutti e quattro proseguimmo fino al-l’altra punta della spiaggia.

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IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 19:51 Pagina 68

IL MONDO INVIS. IMPAGINATO D 11-12-2003 20:17 Pagina 72

FABIAN NEGRINha smesso di fare l’illustratore.

Era ora! urlano gli altri illustratori,ci aveva rotto i marroni!

Adesso, però, fa lo scrittore. Un altro scrittore, che palle!

urlano gli scrittori. Ma se non sa nemmeno

le regole base dell’ortografia! Come fa a scrivere?

chiedono gli scrittori. Beh, non è importante, tanto i computer hanno

il correttore ortografico-grammaticale automatico,rispondono gli illustratori,

adesso lui è uno scrittore e basta, noi indietro non lo vogliamo.

Ma questo libro, dicono gliscrittori, di sicuro fa schifo! Per noi continuerà sempre

a essere un illustratore. Beh, può anche darsi

che faccia schifo, ma il precedentesicuramente era molto peggio,

rispondono gli illustratori, una qualche miglioria

di certo ci sarà. Per esempio?

chiedono gli scrittori. Beh, nell’altro avevano lasciato

uno dei suoi grossi erroriortografici: un’albero,

aveva scritto quel lestofante, spiegano gli illustratori. E credete che in questo non ci saranno errori?

chiedono gli scrittori. Ah, questo non lo sappiamo,

rispondono gli illustratori,di solito noi non leggiamo i libri

che illustriamo. E allora figuriamoci

se la dobbiamo leggere noi questa schifezza,

rispondono gli scrittori. Lui sarà sempre un illustratore!

No, adesso è uno scrittore! replicano gli illustratori.

Fabian Negrin ha smesso anche di fare lo scrittore, annuncia la tv.

Ma lui era soltanto un illustratore, non è mai stato un vero scrittore,

si ribellano gli scrittori. Adesso farà il barista,

informa la tv.

Un altro barista, dicono i baristi,

che palle!

ARNAL BALLESTER è nato

a Barcellona nel 1955, ma dice che

la cosa ha tanta importanza quanto

se fosse nato a Rangun nel 1932. Sarà

vero, ma quando ha chiesto il passaporto

e ha cercato di spiegare che era nato lì,

ma che Rangun era lo stesso, che magari

era il 1955, ma forse il 1932, e via

di seguito, la polizia il passaporto

non glielo ha dato. Non potendo lasciare

il paese, vive ancora a Barcellona, ma un

giorno scapperà. Nel frattempo talvolta

disegna per denaro: bisogna

pur vivere. Ma preferiscedisegnare per piacere:vivere bene gli piace

più che vivere e basta.

La polizia dice che i suoi

disegni hanno il dono dell’ambiguità,

e quello, più raro, dell’ubiquità:

un pericolo pubblico! Noi pensiamo che la

polizia intenda che sembrano fatti prima

della conquista della Luna, ma anche

nel futuro lontano. Che i disegni hanno sì

quell’aria indiscutibilmente europea,

ma anche il profumo dei frutti tropicali.

Come se non fosse tanto importante il

quando e il dove. Rangun o Barcellona?

1932 o 2955? La stessa medesima cosa,

signori! LA-STESSA-MEDESIMA-COSA!

Ma vai a spiegare certe cose alla polizia!

JEFFREY FISHER soffre di emicranie.

Forti, fortissime, di quelle che

t’inchiodano al letto per una settimana.

Gli cominciano quando qualcuno fa

casino nei paraggi. Soprattutto quando

qualcuno gli salta attorno. Lui è nato

in Australia e lì ci sono quei cosi.

Sì, quegli animali, quelli che saltano:

doing, doing. Le zebreinsomma. E così a Jeffrey

gli venivano spessissimoquei dolori di capo.

Allora se ne andò a Londra

a fare i suoi disegni complicati

ma semplici, e semplici ma complicati,

e tutto andò a meraviglia per un po’,

ma poi anche Londra si riempi di quelle

dannate zebre che saltavano da tutte

le parti. Ed ecco di nuovo le emicranie.

Così Jeffrey tornò in Australia, ma là

il problema era sfuggito completamente

di mano. L’isola intera tremava

per quanto saltavano come pazze

quelle zebre . Così Fisher è fuggito

ancora, vicino a Parigi stavolta.

Lì finalmente può disegnare in pace.

A Parigi ci sono solo quei cosi.

Sì, quegli animali con le righe nere

che a Fisher piacciono tanto.

Come cavolo si chiamano?

Sì, ecco: i canguri. Ah che pace!

C’è un gruppo dark chiamato The Cure che ha copiato il look di GABRIELLA GIANDELLI. Lei non gli ha fatto causa perché ha ben

altro da fare, ma sappiate: se vedete tre tizi chesembrano tre Giandelli,quei copioni sono loro,

The Cure. Questi tizi hannocercato di rubare anche

il modo di disegnare di Gabriella, per aprire uno studio d’illustrazione a Londra e diventare ricchi, ma il colpo non gli è riuscito. Eh, signori miei, disegnare è un po’ piùdifficile che andare dal parrucchiere! A loro scusante, però, va detto che i disegni di Giandelli sono unici: li può fare solo lei. Come potevano riuscirci quei poveretti?Cosa dico? I disegni di Giandelli sono così giandelliani che sembrano fatti con un giandelpenello bagnato nel giandellinchiostro graffiato col giandelcutter colorato con la giandelmatita cancellato con la giandelgomma e poi fissato col giandelfissativo. E quei poveracci volevanoappropriarsene, ah, ah, ah! Poveri The Cure! Poveri, poveri Giandelthecure!

Il suo vero nome è Gian Alfonso Pacinotti.Capite bene come con unnome così gli servissesubito uno pseudonimo. E così, il giorno in cui ha pubblicatoil primo disegno, è diventato GIPI. Ha iniziato con la pubblicità: carotedanzanti, minipimer baffuti, zucchineradiose. In pubblicità ha imparato a scrivere un poco e a riscuoterei debiti, che sono due cose importanti. Poi li ha piantati in asso e se ne èandato a fare film, quadri, fumetti, cose così. È salito alla ribaltaall’improvviso. Se lui fosse un film lo si potrebbe chiamare “Il disegnatoreche arrivò dal Nulla ” tanto era solido il suo lavoro quando è apparso agli occhi del pubblico. E infatti GiPinon è un disegnatore normale. È più uno di quei fenomeni naturali che si presentano all’improvviso per scompigliare il mondo. Un fulminea ciel sereno. Un tifone che si scagliasui turisti sorpresi sotto gli ombrelloni.E tutti scappano, tranne uno che resta lìa guardarlo. Ha qualche granello di sabbia negli occhi ma è contento.

IGORT non è uno di quegli stoltiche si accontentano di un pontesullo stretto di Messina.Scherziamo? “Il ponte va bene, mal’isola è quella sbagliata!” ha detto. E poi ha costruito un ponte fraItalia e Giappone! Tutto da solo!Seduto a casa sua! Di notte! E con una mano sola! Dodicimilachilometri di fumetti che unisconoTokio, capitale del Giappone, alla

testa del nostro supereroe!Qualcuno penserà che

la testa di un uomonon è abbastanzasolida per sostenere

il ponte più grande delmondo. AH, AH, AH! Questoqualcuno non conosce la soliditàmarmorea delle spalle di Igort. Suquel ponte vanno e vengono ordedi disegnatori e disegni; con gliocchi a mandorla o tondi; gialli e verdi; nani e giganti.

È un uccello??? È un aereo??? Una cometa??? No!!! È Superigortman!!!Banzaiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!

Roma, 27 ottobre 2003

Carissimi, vi mando, in seguito

a innumerevoli conteggi

(e utilizzando il testo rivisto

da Francesca Lazzarato) una prova

della pagina 7 del racconto “Nessuno

fra i piedi”. Come si

può vedere, il secondo colore

è il giallo. Il carattere è

tutto “traccia contorno” (la pagina è

fatta col computer utilizzando

Illustrator), e quindi la

visualizzazione su schermo, senza

ATM, non è perfetta; si tratta però di

caratteri che hanno di per sé

contorni piuttosto random (è una

font realizzata da James Mosley

riprendendola da un campionario

del 1813, lo stesso dal quale

Matthew Carter ha derivato il suo

Miller). Segnalo che nella divisione

in sillabe (nelle parole dei dialoghi)

ho seguito, contro le convenzioni

ortografiche dell'italiano, quanto

argomentano gli studiosi

di fonetica, e quindi le consonanti

doppie (eccettuate le nasali

“mm” e “nn”) vanno tutte a capo.

Fatemi sapere. Baci

GIOVANNI LUSSU

A FRANCO MATTICCHIO è capitata

la spaventosa sciagura di essere nato

a Varese. E come se con questo la vita

non l’avesse già punito abbastanza,

in quella città gli ha fatto trascorrere

tutta l’esistenza. Altri al suo posto

si sarebbero piegati.

Molti sarebbero diventati

assicuratori, impiegati

di banca, persino avvocati.

Non il nostro eroe!

Matticchio è entrato

in clandestinità con un’idea criminale

in testa: colpire il cuore del ragionevole.

Camuffa i suoi disegni di triste

e polverosa aria di provincia, quel tanto

che basta a far loro oltrepassare

insospettati le mura della cittadina,

per recapitare integra la loro devastante

carica esplosiva. Milano è in fiamme!

Parigi brucia! New York cade a pezzi!

Matticchio annuncia la sua

terroristica buona nuova:

c’è una bicicletta che beve la zuppa!

La grossa fortuna di MUÑOZè bere il mate con la mano sinistra (il mate è una schifosa bevanda che in Sudamerica si beve

succhiandola da una zucca attraversouna cannuccia, puagh!).Sostenendo

il bicchiere con la sinistranon sapeva cosa fare con la destra, e così, un giorno in cui fra le dita gli era capitata una penna, incominciò a disegnare. Direttamente sul tavolo, perché era cosìpigro che non voleva alzarsi a prendereun pezzo di carta. Siccome beveva matetutto il santo giorno, era sempre lì,seduto a disegnare. E così diventò uno dei più grandi fumettisti del mondo.Venivano da tutti i paesi a comprarglidisegni, e lui a ognuno dava il tavolo,perché continuava a non volersi alzare per cercare un pezzo di carta. Coi soldi ricevuti si comprava un altro tavolo e ricominciava. Ormai ha imparato a disegnare anchesulla carta, ma se cercate in un certo bar di via Vallazze, a Milano, trovereteancora un tavolo disegnato da lui.Sedetevi, ordinate un mate

e guardatevelo bene.

PEDRO SCASSA ha lasciato la nataleRio de Janeiro e, dopo aver attraversatol’Atlantico a nuoto, è sbarcato a Roma,sulla spiaggia dell’Isola Tiberina. Seduto in un bar a sorseggiare un espresso e ad asciugarsi al sole, ha cominciato a disegnare a colori. Poi in bianco e nero. E poi un’altra volta a colori: mutando stile ogni quattro o cinque anni, così come la cipolla formanuovi strati trasparenti.

Essendo uno snobimpenitente, è praticamente l’unico

brasiliano al mondo che ha sentito il bisogno di andare a cercarsi le percussioni in Iran. Sì, avete udito bene: è nato in Brasile ma suona lo zarb, il tamburo iraniano. Più o meno come se un australiano andasse a cercare i canguri a Parigi! Adesso è lì, seduto su quel tavolino che disegna. Mah... aspettate! S’è tolto i vestiti!

Si butta nel Tevere! Prendetelo! Prendete Scassa che scappa! Non ha neanche pagato l’espresso,cavoli!

SPIDER e il favoloso Uomo-ragno

sono o non sono la stessa persona?

vi domanderete voi. Beh, questa

è un’informazione che purtroppo

non siamo autorizzati a rivelare.

Possiamo solo dirvi che anche Spider

viveva un tempo a New York.

Che anche lui è americano. Che anche

a lui piace disegnare maschere e tute.

Che anche lui ha una vecchia zia.

E che anche lui fa Parker di cognome!

Ah! Non è vero? Come fa di cognome? Melani?

Chi l’avrebbe mai detto!

Allora Parker è il cognome della madre.

Neppure? Incredibile!

L’avrei giurato: giurin giurello.

Comunque un qualche grado

di parentela ce l’ha per forza perché,

come Spider, anche Peter Parker

fa l’illustratore. Ah? Il fotografo?

Peter Parker fa il fotografo? Siete certi?

Beh, può anche darsi, ma sono certo

che fa il fotografo perché non trova lavoro

come illustratore. D’altro canto è giusto che i lavori

glieli diano tutti a Spider,

che sa disegnare su legno, su teloni

di camion, su vecchie vele di barche.

Comunque, ragazzi, ve lo dico io,

Spider e l’Uomo-ragno hanno

una sola vera differenza:

Spider è un pochino più alto. Tutto lì.

IL MONDO INVIS. IMPAGINATO X PD 18-12-2003 14:43 Pagina 94