Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

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Namasté è il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell’Himalaya; semplice e breve come un “ciao”, in realtà ha un significato profondo, come dire “onoro lo spirito che è in te e che è anche in me”, un messaggio di fratellanza e di pace tra camminatori, i cosiddetti “trampers”. Dedicato all’inclusione lavorativa dei disabili “deboli”.

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Namasté è il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell’Himalaya; semplice e breve come un “ciao”, in realtà ha un significato profondo, come dire “onoro lo spirito che è in te e che è anche in me”, un messaggio di fratellanza e di pace tra camminatori, i cosiddetti “trampers”.

Dedicato all’inclusione lavorativa dei disabili “deboli”.

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INDICE

Prefazione, di Paolo Giovanni Del Nero pag. 9

Presentazione, di Angelo Frigerio » 11

Perché promuovere la sensibilizzazione verso un modello innovativo di inserimento, di Claudio Messori » 14

1. La normativa di riferimento » 17 1. Art. 14 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 » 17 2. Due pareri a confronto » 19

2. La disabilità di fronte al lavoro » 23 1. L’immagine della disabilità » 23 2. La disabilità in Italia » 24 3. La disabilità in Provincia di Milano » 25 4. Excursus significativi nella Provincia di Milano » 27 5. La probabilità nel trovare lavoro » 34 6. I disabili “deboli” » 35

3. Il ruolo dei servizi accreditati » 39 1. Il pericolo insito nella norma legislativa » 39 2. La rete dei servizi » 41 3. Percorso formativo personalizzato e ruolo dei servizi » 43 4. Il ruolo dell’INAIL » 45 5. L’Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano » 49

4. L’intervento legislativo » 53 1. Lo scenario di riferimento » 53 2. Uguaglianza e non discriminazione nell’Unione Europea

allargata » 54 3. La parità di trattamento in materia di occupazione » 56

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5. Le convenzioni e l’art. 14 – opportunità di inclusione pag. 61 1. Le convenzioni » 61 2. Il quadro nazionale dell’applicazione » 64 3. Lavoro stabile per i disabili “deboli” in Provincia di Mi-

lano » 66 4. La cooperazione sociale » 68 5. I bisogni dei disabili “deboli” » 71 6. Le richieste delle aziende » 74 7. La selezione e la percentuale di invalidità » 75 8. La produttività della persona disabile » 78

6. Superare le criticità » 81 1. Le principali criticità rilevate » 81 2. L’uso dell’esonero » 84 3. Incentivi alle aziende che assumono » 86 4. Il piano di marketing sociale » 88

7. La ripresa dell’art. 14 – i primi risultati » 91 1. “SI PUÒ FARE” » 91 2. Il progetto “Ricomincio da cinque” Ca’ Granda » 96 3. Il progetto “Ciccilla”: polpetteria unica nel suo genere » 98

8. Le proposte di Namasté » 103 1. Le proposte di Namasté » 103 2. Conclusioni » 107

Forse basta un po’ di musica e… leggere una canzone per Far la cosa giusta. Si può fare! The Fool on the Hill » 111

Bibliografia » 113

Allegati » 117

Le Cooperative sociali di tipo B » 139

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PREFAZIONE

di Paolo Giovanni Del Nero*

Da quando sono state trasferite dal Ministero alle Province le competen-ze in materia di politiche attive del lavoro, la Provincia di Milano ha voluto impegnarsi con forza e continuità, introducendo negli anni strumenti e ser-vizi innovativi, in particolare sull’inserimento lavorativo dei disabili, svi-luppando e recependo i principi della legge n. 68 del 1999.

La nuova norma per il diritto al lavoro dei disabili ha segnato una netta svolta alle politiche sulla disabilità, superando in larga parte un approccio tutto incentrato sull’imposizione obbligatoria di assunzione vincolistica da parte delle aziende cercando, invece, di armonizzare al massimo le caratte-ristiche e le attitudini del singolo con le richieste e le opportunità di ogni specifica azienda.

È quindi la considerazione della persona disabile come lavoratore a rap-presentare l’aspetto più interessante della nuova legge: non vengono esclusi a priori dal mondo del lavoro in quanto “non in grado di fare”, si analizzano le abilità, si valutano le capacità residue e l’apporto del singolo all’intelligenza collettiva dell’impresa. Si considera, in altre parole, prima di tutto la persona, poi la sua disabilità, che viene veicolata attraverso il concetto di “colloca-mento mirato” offrendo concrete opportunità di inserimento lavorativo.

La Provincia di Milano dal 2005 ad oggi ha ideato e realizzato un im-portante strumento di rafforzamento delle azioni e dei servizi pubblici per l’inserimento lavorativo mirato dei disabili.

Il Piano Provinciale per l’Occupazione dei Disabili EMERGO, offre con-crete forme di supporto in modo particolare a quei datori di lavoro pubblici e privati impegnati a realizzare l’obbligo di assunzione delle persone portatrici di disabilità, attraverso efficaci programmi di integrazione lavorativa.

* Assessore allo Sviluppo economico, Formazione e Lavoro Provincia di Milano.

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I piani provinciali in Regione Lombardia hanno inteso consolidare, in una prospettiva di medio periodo, una rete integrata di attori a livello terri-toriale in grado di attuare interventi di inserimento lavorativo mirato, mi-gliorando strumenti e metodologie tese a ottimizzare i processi di incontro domanda/offerta di lavoro, sostenendo azioni individuali e collettive fina-lizzate al mantenimento del posto di lavoro, favorendo inserimenti lavorati-vi rivolti a donne disabili e potenziando azioni mirate alla conciliazione la-voro-famiglia.

In coerenza con questi obiettivi di carattere generale, i Piani provinciali hanno sostenuto e valorizzato un network di attori che, a livello locale, ope-rano in una logica tesa a valorizzare le esperienze sviluppate e le compe-tenze maturate, creando sinergie tra gli operatori del collocamento, dei ser-vizi territoriali integrati, delle strutture della formazione professionale e delle associazioni, delle parti sociali e della categoria dei disabili.

Anche le aziende sono state messe nelle condizioni di operare sia con progetti propri, sia appoggiandosi alle esperienze degli operatori presenti sul territorio e il territorio stesso si è arricchito di numerose opportunità per le aziende, i disabili e per le loro famiglie.

Il progetto Namasté di ANMIL onlus Milano si colloca proprio all’inter-no delle azioni di sensibilizzazione finanziate dalla Provincia di Milano finalizzate a diffondere e a far crescere una matura e attenta partecipazione dei datori di lavoro alle finalità della legge n. 68/1999 attraverso l’applicazione dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003.

È quindi con piacere che accogliamo il risultato di questa attività di sen-sibilizzazione che giunge proprio mentre la Provincia sta programmando il nuovo Piano Provinciale per l’anno 2011.

La tematica delle cooperative sociali in questo Piano resta un priorità, così come una piena e convinta applicazione dell’art. 14 resta il nostro o-biettivo.

Attraverso queste convenzioni “art. 14” tra imprese sociali e datori di lavoro, sarà possibile inserire disabili molto deboli all’interno di cooperati-ve sociali di tipo B, a fronte di specifiche commesse di lavoro affidate loro da imprese mature socialmente che sono in obbligo di assunzione.

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PRESENTAZIONE

di Angelo Frigerio*

Con vivo piacere mi appresto a scrivere la presentazione a questo libro frutto del Progetto di sensibilizzazione Namasté della Provincia di Milano, che ha consentito di realizzare una ricerca-azione che apprezzo per la tena-cia, determinazione e professionalità che gli autori del testo e i professioni-sti coinvolti hanno saputo trasmettere.

I dati e le informazioni presentate ci consentono di farci una chiara idea della metodologia e degli strumenti finalizzati a creare importanti occasioni di inserimento lavorativo per categorie di soggetti a rischio di marginalità ed esclusione dal mondo del lavoro.

Per l’Associazione, che a livello provinciale rappresento, si tratta di po-ter promuovere tavoli tecnici con il sistema imprese, Associazioni di cate-goria e di settore, Enti Locali per la definizione e realizzazione di progetti volti a collocare al lavoro gli invalidi del lavoro e civili, cercando di dare risposte concrete in questo momento di gravissima e generalizzata paralisi del mercato del lavoro.

«La caduta dell’economia è terminata ormai da diversi mesi ma i solchi tracciati sul mercato del lavoro restano profondi», scrive Davide Colombo sul Sole 24 Ore del 20 dicembre u.s., ricordandoci che rispetto al ciclo delle assunzioni dal picco pre-crisi di aprile 2008 siamo ancora a -17,4%.

Il Centro studi di Confindustria e la Commissione UE per il 2011 sono concordi nel prevedere una crescita del PIL nazionale poco superiore all’unità e un tasso di disoccupazione stabile e superiore all’8%.

Si apre quindi un anno di stabilizzazione in cui i disoccupati non cale-ranno di molto. Ciò colpisce le categorie di disabili e disabili “deboli” in modo drammatico e preoccupante.

* Presidente ANMIL onlus della Provincia di Milano.

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I principali riferimenti legislativi finalizzati all’inserimento di categorie protette sono noti: la legge n. 68/1999, artt. 4, 6, 18, il d.lgs. n. 276/2003 e il d.lgs. n. 38/2000 che ha imposto un ruolo nuovo e rilevantissimo di AN-MIL nel campo della formazione, del lavoro e dell’eliminazione delle bar-riere nell’ambito lavorativo.

È adesso il momento di ottenere un adeguato riscontro soprattutto dalle imprese e dai pubblici datori di lavoro.

A ormai dieci anni dall’entrata in vigore della legge n. 68/1999, la foto-grafia del sistema produttivo mostra una situazione di diffusa inadempien-za, aggravata dalle difficoltà che il tessuto imprenditoriale nazionale sta at-traversando a causa della pesante crisi economica mondiale.

Il progetto Namasté, realizzato e descritto, ha prima di tutto il merito di far comprendere come anche l’inserimento di una persona diversamente a-bile “debole”, all’interno del contesto delle imprese sociali, possa trasfor-marsi da mero obbligo di legge ad opportunità di visibilità e impegno socia-le nei confronti del territorio in cui sono dislocate le cooperative stesse, e realizzare così una fattiva responsabilità sociale di impresa.

Trovo comunque fondamentale il fatto che il Progetto Namasté abbia saputo far emergere i fattori di mutualità, democraticità e solidarietà quali principi base dell’agire cooperativo a garanzia di inserimenti lavorativi in grado di rispondere con efficacia a bisogni complessi dei soggetti coinvolti.

Sono le ricompense immateriali, più che il “netto in busta”, garanzia di un alto livello di motivazione e forte senso di appartenenza ciò che emerge dalle sperimentazioni fatte, e che testimoniano di inserimenti lavorativi al-tamente soddisfacenti per la persona e la sua rete di relazioni e rapporti.

Ciò chiama le cooperative sociali a porre una grande attenzione ai mec-canismi di coinvolgimento nella mission dell’impresa del socio lavoratore svantaggiato.

La struttura, il management e il sistema di governance della cooperativa sociale si rivelano determinanti fattori di protezione per gli inserimenti la-vorativi come si evince dai capitoli che seguono.

ANMIL intende essere in prima fila per impegnarsi affinché le aziende, profit e non profit, siano supportate e informate adeguatamente sulle agevo-lazioni e gli incentivi, anche economici, previsti dalla normativa nazionale, regionale e provinciale connessi alle assunzioni delle persone diversamente abili (incentivi alle assunzioni, contributi per l’adeguamento della postazio-ne di lavoro e il tutoraggio post assunzione...), nonché promuovere le azioni per l’inclusione socio lavorativa dei disabili “deboli” in contesti adatti alle loro capacità produttive e lavorative.

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Nel dare seguito al Progetto Namasté ANMIL desidera operare in stretta connessione e raccordo con tutti gli attori, gli enti e i servizi pubblici e privati nei diversi territori di riferimento (enti pubblici preposti, imprese, associazio-ni sindacali e di categoria, cooperazione sociale ecc.) al fine di creare reti di confronto e collaborazioni realmente efficaci, con l’obiettivo di perseguire l’applicazione del modello ex art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 debitamente sup-portato a garantire percorsi attuativi duraturi nel tempo e soddisfacenti per tutte le parti coinvolte.

Il numero di commesse attivate con le convenzioni trilaterali con il terzo settore costituirà l’indicatore principe della bontà e dell’incisività del Pro-getto Namasté.

Buon cammino, e buona lettura. Namasté!

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PERCHÉ PROMUOVERE LA SENSIBILIZZAZIONE VERSO UN MODELLO INNOVATIVO

DI INSERIMENTO

di Claudio Messori*

A oltre 10 anni dalla sua applicazione possiamo dire che la legge del 12 marzo 1999, n. 681 ha profondamente riformato la filosofia e le procedure del “Collocamento Obbligatorio”. Nonostante ciò possiamo dichiarare che il disabile che riesce a trovare un lavoro stabile e duraturo si può considera-re fortunato solo se ha alle spalle una buona scolarizzazione e professionali-tà tanto che si può considerare un disabile “abile”.

L’obiettivo prioritario del legislatore non è stato quello di «favorire l’occupazione degli appartenenti alle categorie protette attraverso l’obbligo di assunzione nelle aziende pubbliche e private» (regime vincolistico della legge n. 482) ma «di promuovere l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle per-sone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di colloca-mento mirato, mediato e condiviso». Il collocamento mirato, sperimentato fin dagli anni Ottanta, è stato studiato e voluto dallo psicologo Stefano Morri (a cui va il mio più sentito riconoscimento per l’innovativa definizione2 che ha poi orientato la riforma legislativa), rendendolo il caposaldo della legge n. 68/1999. Per una corretta applicazione il collocamento della persona disabile va applicato, ai sensi della legge n. 68/1999, dai seguenti 3 capi in modo:

CAPO I – Mirato: è l’insieme degli strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative per inserirle nel posto adatto attraverso l’analisi dei po-sti di lavoro offerti.

*Direttore dell’Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus di Milano. 1 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 68 del 23 marzo 1999 – Supplemento Ordinario n. 57) 2 S. Morri, F. Perrini, Inserimento mirato dei disabili. Guida di buone prassi per le aziende e gli operatori sociali, FrancoAngeli, Milano, 1998, 1a ed., collana Lavoro e società.

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CAPO II – Mediato: attraverso la stesura del Piano di Intervento Persona-lizzato (P.I.P.) con l’uso di forme di sostegno adeguate quali l’attivazione di tirocini finalizzati “on the job”, monitorati dai tutor dell’ente accreditato, per valutare direttamente le competenze professionali delle persone segnalate.

CAPO IV – Condiviso: con il datore di lavoro per una progettazione co-mune del P.I.P. valutando le azioni messe in campo, le soluzioni ai proble-mi emersi negli ambienti, nelle relazioni sui luoghi di lavoro e volto da ul-timo ad un inserimento stabile e duraturo.

La configurazione della disabilità risulta però essere un tema dibattuto e molto particolare: le aziende, pur utilizzando il collocamento mirato3 pre-tendono di soddisfare bisogni strutturali inserendo disabili “abili” anche con gli strumenti di mediazione4 messi in campo dalla norma legislativa.

Diventa sempre più difficile applicare un modello condiviso anche se ci vengono incontro metodi scientifici utilizzati per l’individuazione e la defini-zione delle persone nella complessità delle tipologie legate alle differenti di-sabilità.

A tutt’oggi il passaggio della codifica ICIDH5 a quella ICF6 non è anco-ra in uso vista la difficoltà a far parlare tra loro operatori di differenti servi-zi collegabili nell’evoluzione della persona, da quello neonatale attraverso l’istruzione e il lavoro fino ad arrivare alla terza età.

Dopo dieci anni di studi l’ICF (Classificazione Internazionale del Fun-zionamento della disabilità e della salute) è il nuovo strumento che l’Organizzazione Mondiale della Sanità userà per descrivere lo stato di sa-lute e di disabilità della popolazione e consentirà di cogliere, descrivere e fotografare il “funzionamento” della persona, anche se si è arrivati a defini-re che «il vero disabile è l’ambiente che non si adatta alla persona».

3 Art. 2. Per collocamento mirato dei disabili si intende quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro ca-pacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione. 4 Art. 11, comma 1. Al fine di favorire l’inserimento lavorativo dei disabili, gli uffici compe-tenti, sentito l’organismo di cui all’art. 6, comma 3, d.lgs. 23 dicembre 1997, n. 469, come modificato dall’art. 6 della presente legge, possono stipulare con il datore di lavoro conven-zioni aventi ad oggetto la determinazione di un programma mirante al conseguimento degli obiettivi occupazionali di cui alla presente legge. 5 International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps è la classificazione della disabilità promossa dall’OMS nel 1980, basata essenzialmente sulla definizione delle limitazioni a partire da una menomazione. 6 International Classification of Functioning Disability and Health, basata invece sulla fun-zionalità e le capacità degli individui nel loro contesto di vita.

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Ma vediamo adesso, attraverso questa ricerca-azione, in quale modo possa essere possibile garantire occupazione senza alcun discrimine a tutti i disabili “deboli” disoccupati, iscritti alle liste del collocamento mirato e di-sponibili a partecipare a percorsi di inclusione lavorativa nelle cooperative sociali attraverso l’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003.

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1. LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

1. Art. 14 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 (Cooperative sociali e inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati) Dall’attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavo-

ro, di cui alla L. 14 febbraio 2003, n. 30 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 235 del 9 ottobre 2003 – Supplemento Ordinario n. 159) andremo ad analizza-re quanto il legislatore prevede per garantire una possibile inclusione lavorativa per una tra le categorie di persone più svantaggiate: i disabili “deboli”, ossia attraverso l’art. 14 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.

Al fine di favorire l’inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati e dei lavoratori disabili, i servizi di cui all’art. 6, comma 1, L. 12 marzo 1999, n. 68, sentito l’organismo di cui all’art. 6, comma 3, d.lgs. 23 dicembre 1997, n. 469, così come modificato dall’art. 6 della L. 12 marzo 1999, n. 68, stipu-lano con le associazioni sindacali dei datori di lavoro e dei prestatori di lavo-ro comparativamente più rappresentative a livello nazionale e con le associa-zioni di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative di cui all’art. 1, comma 1, lett. b), L. 8 novembre 1991, n. 381, e con i consorzi di cui all’art. 8 della stessa legge, convenzioni quadro su base territoriale, che devono esse-re validate da parte delle regioni, sentiti gli organismi di concertazione di cui al d.lgs. 23 dicembre 1997, n. 469, e successive modificazioni e integrazioni, aventi ad oggetto il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative so-ciali medesime da parte delle imprese associate o aderenti.

La convenzione-quadro disciplina i seguenti aspetti: a) le modalità di adesione da parte delle imprese interessate; b) i criteri di individuazione dei lavoratori svantaggiati da inserire al la-

voro in cooperativa; l’individuazione dei disabili sarà curata dai ser-vizi di cui all’art. 6, comma 1, L. 12 marzo 1999, n. 68;

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c) le modalità di attestazione del valore complessivo del lavoro annual-mente conferito da ciascuna impresa e la correlazione con il numero dei lavoratori svantaggiati inseriti al lavoro in cooperativa;

d) la determinazione del coefficiente di calcolo del valore unitario delle commesse, ai fini del computo di cui al comma 3, secondo criteri di congruità con i costi del lavoro derivati dai contratti collettivi di cate-goria applicati dalle cooperative sociali;

e) la promozione e lo sviluppo delle commesse di lavoro a favore delle cooperative sociali;

f) l’eventuale costituzione, anche nell’ambito dell’agenzia sociale di cui all’articolo 13 di una struttura tecnico-operativa senza scopo di lucro a supporto delle attività previste dalla convenzione;

g) i limiti di percentuali massime di copertura della quota d’obbligo da realizzare con lo strumento della convenzione.

Allorché l’inserimento lavorativo nelle cooperative sociali, realizzato in virtù dei commi 1 e 2, riguardi i lavoratori disabili, che presentino partico-lari caratteristiche e difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario, in base alla esclusiva valutazione dei servizi di cui all’art. 6, comma 1, L. 12 marzo 1999, n. 68, lo stesso si considera utile ai fini della copertura del-la quota di riserva, di cui all’art. 3 della stessa legge cui sono tenute le im-prese conferenti.

Il numero delle coperture per ciascuna impresa è dato dall’ammontare annuo delle commesse dalla stessa conferite diviso per il coefficiente di cui al comma 2, lett. d), e nei limiti di percentuali massime stabilite con le con-venzioni-quadro di cui al comma 1.

Tali limiti percentuali non hanno effetto nei confronti delle imprese che occupano da 15 a 35 dipendenti. La congruità della computabilità dei lavo-ratori inseriti in cooperativa sociale sarà verificata dalla Commissione pro-vinciale del lavoro.

L’applicazione delle disposizioni di cui al comma 3 è subordinata all’adempimento degli obblighi di assunzione di lavoratori disabili ai fini della copertura della restante quota d’obbligo a loro carico determinata ai sensi dell’art. 3 della L. 12 marzo 1999, n. 68.

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2. Due pareri a confronto

«… occorre dire prima di tutto che ci troviamo di fronte ad un palese ec-cesso di legificazione del decreto, che non trova riferimento alcuno nei prin-cipi della legge delega 30/03, con quindi evidente incostituzionalità dell’art. 14. Più nel merito l’articolo 14 dello schema del decreto in ogget-to, rappresenta un rozzo tentativo per svuotare la legge 68/99. Il pretesto ufficiale, probabilmente, parte dalla constatazione che l’art. 12 della legge 68/99 non ha trovato pratica attuazio-ne da che è in vigore la normativa. Non a caso l’art. 14 recupera ed e-stende a tutto il Paese un accordo del-la provincia di Treviso già dichiarato inammissibile dal Ministero del Lavo-ro in regime della normativa prece-dente in materia di collocamento dei disabili. Il mancato utilizzo di questa disposizione, da parte dei datori di lavoro, deriva però dal fatto che non è economicamente a loro conveniente, e per loro rappresenta un penalizzazio-ne rispetto al famigerato accordo di Treviso. D’altro canto, il legislatore non ha potuto fissare una norma pre-cisa, in quanto mancavano, e manca-no, dei criteri oggettivi per identifica-re i disabili da utilizzare con questa norma sino a quando non verranno emanati i nuovi criteri per il ricono-scimento dell’invalidità.

Senza questi criteri è difficile e problematico definire quali sono i soggetti che necessitano di un percor-so così differenziato per essere collo-cati al lavoro.

Certo non si può accettare che sia un comitato di operatori ad individuare

«… nella prassi dell’applicazione dell’ex art. 14 alcune convenzioni quadro (tra cui MI, BL, GE, PV, re-gione Marche, ecc.) si è prevista la definizione dei piani di interventi per-sonalizzati (i cosiddetti PIP), concor-dati tra uffici competenti in raccordo con i servizi sociali presenti sul terri-torio, cooperative sociali e disabili.

Più in generale vi sono casi di Centri per l’Impiego che hanno adot-tato i PIP rivolti alle fasce dei disabili “deboli”, per un loro migliore avvia-mento occupazionale. In attesa di quella che potrebbe essere una norma legislativa che emani i nuovi criteri per il riconoscimento dell’invalidità, siamo finalmente di fronte ad un ele-mento caratterizzante che valuta qual-siasi intervento di integrazione, sia essa di tipo lavorativo, sociale o sco-lastica, della persona con disabilità attraverso la centralità della defini-zione di un percorso di accompagna-mento dell’individuo nell’esperienza che andrà a fare, basata su un ap-proccio integrato alla cui predisposi-zione concorrano soggetti diversi cui competono specifiche funzioni.

È questo un percorso personalizza-to fortemente costruito sull’individuo con la predominanza del contesto lo-cale di riferimento.

Ciò affinché tutte le risorse sociali, strumentali e di servizi presenti sul territorio possono essere mobilitate, prevedendo momenti di consultazione, concertazione o accordo tra diversi soggetti che, a vario titolo, possono porre in essere azioni di intervento per la soluzione delle criticità derivanti

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delle regole generali per l’identifi-cazione delle persone da inserire in co-operativa, la valutazione oltre che fun-zionale, deve tener conto del patrimonio colturale e professionale della persona (ciò che sa fare e può fare), e questo varia da soggetto a soggetto.

Riteniamo, quindi, che la revisione dei criteri di invalidità sia propedeuti-ca a qualsiasi modifica all’art 12 della legge 68/99.

A questo proposito, non è da e-scludersi una eccezione di costituzio-nalità, in quanto disparità di tratta-mento tra lavoratori dipendenti della stessa azienda.

O meglio, se un disabile ha diritto al collocamento in base alla legge 68/99 e risulta (al fine della legge me-desima), in quota ad una determinata azienda), si verifica il caso di dispari-tà di trattamento tra lavoratori che compiono lo stesso lavoro e dipendenti della stessa azienda.

I rischi prevedibili, altrimenti, so-no elevatissimi, per esempio:

1) tutti i disabili psichici in coope-rativa, legalizzando, di fatto, i labora-tori protetti, ottenendo l’obiettivo con-trario di quello che si prefigge la leg-ge 68/9 e cioè l’integrazione (non a caso il legislatore ha fissato la perma-nenza in cooperativa per un massimo di due anni);

2) il rischio di produrre un feno-meno di dumping produttivo, in quan-to, a parità di lavoro prodotto, ver-rebbe remunerato molto meno (con-tratto cooperative sociali).

A queste valutazioni aggiungiamo poi una considerazione connessa con la stesse legge 30/03 sulla riforma del mercato del lavoro.

dallo stato della disabilità (chiaro ri-ferimento alla legge 104/92 art. 39 comma 2 e art. 13 comma 1 lettera a, nonché alla intera legge 328/00).

Pertanto la riforma della legge 247/07 (Protocollo sul Welfare) ha fatto propria questa modalità di intervento, adottando l’utilizzo del PIP quale stru-mento per un’efficace integrazione lavo-rativa. Le critiche avanzate al sistema delle convenzioni riguardavano l’aver privilegiato, in sede di disciplina, l’approccio lavoristico, inteso come si-stema di garanzia per il lavoratore ed i contenuti produttivo-commerciali, a scapito della logica propria dell’inseri-mento lavorativo dei disabili, «che è la costruzione di un progetto riabilitativo personalizzato».

La principale differenza tra i due approcci è la minor rigidità di quest’ultimo e la sua estrema flessibi-lità per essere adattato alle specifiche condizioni individuali.

Quello che viene auspicato è il rac-cordo tra i servizi deputati al colloca-mento e i servizi sociali, sanitari, edu-cativi e formativi del territorio (norma già contenuta nella legge 68/99 all’art. 6), che proprio su questi principi fonda il sistema del collocamento mirato (art. 2). Visto che queste enunciazioni non hanno visto attuazione in molte realtà locali del Paese per una gestione trop-po burocratizzata dei servizi per l’impiego, l’aver individuato lo stru-mento PIP costituisce la concretizza-zione dei principi enunciati inducendo gli uffici competenti a confrontarsi con questa nuova modalità operativa. Per-tanto va considerato che il PIP costitui-sce un atto formale che, in quanto ele-mento essenziale alla stipula delle con-

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Con l’articolo 9 della legge delega sono venute meno le principali tutele dei soci-lavoratori, riconducendo il rapporto tra lavoratore e cooperativa a mero rapporto associativo (privo cioè delle tutele tipiche del lavoro subordi-nato, dalla legge 300/70 al riferimento alla magistratura del lavoro e non or-dinaria, ecc.) in più, nello specifico per le cooperative sociali, si introduce un nuovo sistema in base al quale i conte-nuti dei CCNL possono essere ulte-riormente modificati in peius da even-tuali accordi territoriali».

Direttivo Nazionale CGIL

venzioni, serve a definire i contenuti, ivi compreso il valore della commessa commerciale (non dimenticandoci che la sua determinazione non deve essere inferiore alla copertura dei costi deri-vanti dall’applicazione dei C.C.N.L., nonché dei costi previsti dal PIP) e le obbligazioni tra le parti. La creazione di un’ottimale integrazione tra politiche del lavoro e politiche sociali e sanitarie a livello territoriale, quindi, sarà inte-resse anche delle parti stipulanti che, in tal modo, potranno rendere meno one-rosi i costi di inserimento lavorativo e, nel complesso, più appetibile il mecca-nismo di andamento delle commesse».

da “Commentari di Diritto del Lavoro” collana diretta da Mariella Magnani e Tiziano Treu

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2. LA DISABILITÀ DI FRONTE AL LAVORO

1. L’immagine della disabilità Dal 1° rapporto CENSIS del 23 ottobre 2010 si registra che il campione

di popolazione italiana intervistato (n.d.r. 1.500 risposte) attraverso un que-stionario strutturato pensa che circa il 63% dei disabili abbia limitazioni fi-siche legate alla deambulazione, solo il 16% abbia una disabilità di natura psichica (intellettiva e mentale) e il 3% sensoriale (sordità e cecità), mentre il restante 18% disabilità plurime.

Questi risultati ci fanno capire quanto sia ancora sconosciuta la disabili-tà soprattutto rispetto alla sovrastima della % legata alla disabilità motoria (48%), mentre risulta sottostimato il dato relativo ai sensoriali (23% consi-derando tutti gli ausili che possono essere utilizzati quali occhiali, apparec-chi acustici ecc.) e soprattutto quello dei disabili psichici che, pur non es-sendo ancora stimabile a livello di dati ISTAT, possiamo matematicamente consideralo pari a circa il 40% comprensivo delle diagnosi miste (nel 1997 l’OMS ha stimato una proiezione che al 2020 la popolazione attiva e dispo-nibile dei disabili in cerca di lavoro sia composta per il 50% da soggetti psichici).

Cosa può significare in ultima analisi l’indagine CENSIS: «che la per-cezione sociale della disabilità sia sottostimata e che quella psichica ri-manga parzialmente invisibile al corpo sociale».

La popolazione indagata da CENSIS1 si dichiara fortemente solidale con chi si trova in condizioni di disabilità, ma lo stato emotivo porta anche a rimarcare la paura che essa suscita per cui la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione diventa sempre più lontana, soprattutto nei confronti della 1 Il primo rapporto CENSIS “Le disabilità oltre l’invisibilità istituzionale” del 20 ottobre 2010.

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disabilità psichica e, più nello specifico, verso quella mentale, tale da nega-re ai disabili qualsiasi accettazione sociale, discriminandoli, emarginandoli e lasciandoli soli2.

La stima rilevata da CENSIS ci porta a scoprire che i disabili in Italia so-no il 6,7% della popolazione, pari a 4,1 milioni, per cui, riparametrando, 1,6 milioni di persone hanno problemi di natura psichica semplice e/o mista. 2. La disabilità in Italia

Le persone disabili in Italia sono 4.100.000, di cui 2.600.000 in età lavo-

rativa, (il 4,3% della popolazione, che al 30 aprile 2010 risulta essere pari a 60.418.711 cittadini). Secondo i più recenti dati prodotti dall’ISTAT3, circa due terzi delle persone con disabilità nel nostro Paese attualmente sono fuo-ri dal mercato del lavoro. Le persone con disabilità hanno un livello di i-struzione più basso:

• 17% licenza media (contro il 31% della popolazione italiana); • 8% diploma superiore (contro il 28% della popolazione). Il trend risulta essere crescente tra gli studenti con disabilità iscritti

all’Università statale, passando dall’A.A. 2000-01 con 4.813 iscritti ai 9.134 iscritti nell’A.A. 2004-05, pari al 5,4 per mille del totale degli studenti iscrit-ti. Nel 2009 in tutta Italia sono 721.613 gli iscritti al collocamento mirato (ex legge n. 68/1999) dei quali circa il 50% dichiara di essere disposto a lavorare.

La scopertura delle aziende risulta essere elevata, ma l’incontro doman-da e offerta non riesce a sanare la situazione: quali le ragioni?

Tab. 1 – Numero posti di lavoro da riservare

Anno Istituzioni posti da riservare di cui posti scoperti 2009 Stato 270.160 67.5244

2009 Regione Lombardia 80.084 20.145

2009 Provincia di Milano 36.545 8.485

Elaborazione: Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano

2 Già nel 1967 i Beatles scrivevano per la colonna sonora del film Magical Mystery Tour la canzone The Fool on the Hill, una ballata che narra la fantasiosa vicenda del folle sulla col-lina negato da tutti. 3 V. dati ISTAT “La disabilità in Italia” (2010). 4 I dati sono relativi alla V Relazione al Parlamento presentata il 30 gennaio 2011; per le cosiddette vacancies il dato ci sembra fortemente sottostimato, visti i dati della sola Regione Lombardia. La causa potrebbe essere la mancata presentazione del prospetto informativo per quei datori di lavoro che non hanno modificato la situazione occupazionale (art. 15, comma 2, Decreto interministeriale 2 novembre 2010).

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Merita attenzione quanto emerso dall’osservazione sulla quota di riserva espressa dalle imprese pubbliche e private nel biennio di riferimento 2008-2009. I dati in valori assoluti riportano per il 2008 un incremento consisten-te del bacino di accoglienza potenziale nelle imprese private, rispetto agli anni precedenti (244.804 posti), che si riduce a 209.443 nell’anno successi-vo. La percentuale di scopertura rimane inalterata al 25% in entrambe le annualità. Nella pubblica amministrazione la riduzione della quota d’obbligo nel biennio è inferiore (da 67.456 a 60.717), tuttavia la quota di posti scoperti cresce di oltre 6 punti percentuali (dal 19 al 25%). 3. La disabilità in Provincia di Milano

Ma entriamo in concreto nella nostra “provincialità” analizzando i dati relativi alle persone iscritte al Servizio Occupazione Disabili del colloca-mento obbligatorio, dati comprendenti ancora la neonata provincia di Mon-za e Brianza.

A dicembre 2010, il numero delle persone disabili iscritte alla lista del Servizio Occupazione Disabili è di poco superiore alle 22.000 unità. Sareb-be però errato considerare questi individui come tutti alla attiva ricerca di una occupazione.

Tra le persone con disabilità iscritte circa l’80% ha la propria iscrizione in stato di sospensione o è temporaneamente non disponibile. Si tratta, per la maggior parte, di coloro che non hanno risposto all’invito annuale di au-tocertificazione del proprio reddito finalizzato alla costituzione della gra-duatoria provinciale.

Tab. 2 – Iscritti alle liste legge n. 68/1999 al 31 dicembre - serie storica

anno 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Iscritti disabili 18.195 18.567 19.291 20.586 21.107 21.019 21.775 22.915

di cui No rel. conclusiva n.d. n.d. n.d. 1.463 2.171 2.265 n.d. n.d. Disabili disponibili 9.971 8.462 8.742 8.526 7.855 7.340 9.200 7.736

Fonte: Servizio Occupazione Disabili, Provincia di Milano Per una maggior tutela il garante della privacy5 ha stabilito che ai fini

dell’iscrizione alle liste del collocamento mirato basta dichiarare la percen-tuale di invalidità. 5 V. provvedimento del Garante della Privacy del 21 marzo 2007 relativo alle certificazioni per il riconoscimento dell’invalidità civile (G.U. n. 82 del 7 aprile 2007).

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I dati della Tab. 3 si sono desunti dalle relazioni conclusive, indicanti in termini generali le principali disabilità funzionali fisiche, psichiche e senso-riali, mentre, nel caso di diagnosi mista, viene indicata quella dominante.

Fondamentale dato utile per il collocamento mirato è l’indicazione delle “potenziali” capacità lavorative definendo una rosa di possibili attività, pur avendo chiara la scarsa scolarità degli iscritti (v. Fig. 1).

Tab. 3 – Numero iscritti e per sesso e tipologia di disabilità al 31.10.2010 6

Disabili Donne Uomini Totale iscritti 10.599 11.871 22.470 disponibili 3.229 4.303 7.532

Tipologia Donne Uomini Totale Fisica 50,5% 49,4% 49,9% Sensoriale 7,9% 6,8% 7,4% Psichica 31,3% 33,7% 32,5% Intellettiva 8,3% 8,3% 8,3% Nd 2,0% 1,8% 1,9%

Fonte: Servizio Occupazione Disabili, Provincia di Milano

Fig. 1 – Scolarità tra gli iscritti e disponibili in Provincia di Milano

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Nessun titolo o licenza elementare Scuola secondaria di I° grado (scuola media)Formazione professionale in genere Diplomi variFormazione superiore - post diploma Laurea (vecchio e nuovo ordinamento)

6 Modalità di aggregazione delle tipologie di invalidità: sono considerate disabili psichiche le persone con almeno una patologia di carattere psichico tra quelle certificate; disabili intel-lettive se hanno una disabilità di carattere intellettivo e non di carattere psichico; disabili sensoriali se hanno una disabilità di carattere uditivo o visivo e non hanno disabilità psichi-che o intellettive, fisiche se hanno disabilità di carattere esclusivamente fisico.

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La Fig. 1 indica quanto sia mediamente ancora basso il livello di istru-zione tra gli iscritti e disponibili al lavoro. Tipologia di disabilità e livello di istruzione descrivono cosa si intende per disabile “debole” a rischio di esclusione dal mercato del lavoro e soggetto a lunga permanenza nelle liste di collocamento mirato. 4. Excursus significativi nella Provincia di Milano

Una serie di progetti hanno, nell’ultimo decennio, sperimentato e inda-

gato rispetto le finalità di funzionale e positiva integrazione socio lavorati-va del disabile debole.

Il progetto PALOMAR, nel 2003, prima del passaggio di competenze della gestione dal catalogo regionale a quello provinciale, si è dato l’obiettivo di osservare e conoscere, attraverso una ricerca, le modalità di funzionamento e di integrazione al lavoro delle cooperative sociali di tipo B di produzione e lavoro.

Le risposte all’indagine sono risultate circa del 30% e hanno consentito di svolgere un’approfondita analisi dei rapporti tra le organizzazioni di co-operazione sociale e i soci lavoratori disabili inseriti dando luogo a detta-gliati processi e procedure di integrazione lavorativa e proposte di possibili scenari futuri dettati dall’evoluzione del mercato del lavoro e delle norma-tive di riferimento, quali l’art. 12 della legge n. 68/1999, la legge regionale n. 13/2003, la legge n. 30/2003 e il collegato d.lgs. n. 276/2003 tramite l’art. 14.

Tale quadro complessivo, in pieno stato evolutivo, inizia già a delineare un impegno sempre più ampio delle cooperative sociali nel campo dell’integrazione lavorativa dei soggetti svantaggiati in genere e dei disabili in particolare.

Inizia un primo raccordo di rete con gli uffici del collocamento mirato (Servizio Occupazione Disabili) all’interno di convenzioni e progetti con il cosiddetto “mercato libero” a garanzia dell’inclusione lavorativa del disabi-le “debole”, al fine di escludere il rischio di emarginazione.

Incomincia a farsi strada l’opportunità di uno sviluppo di welfare in grado di coinvolgere ad ampio raggio i diversi settori della società che, in varie fasi e in raccordo tra loro, prendono in carico il disabile “debole” fa-cendolo passare dalla segnalazione dei servizi sociali e delle associazioni di tutela alla formazione ai percorsi mirati in raccordo con i servizi per l’impiego.

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Grazie agli strumenti messi in campo dal legislatore (n.d.r. le conven-zioni in artt. 11 e 12 della legge n. 68/1999 e art. 14 d.lgs. n. 276/2003) si inizia a consentire di mantenere il prezioso know how, sviluppato nel corso degli anni precedenti dai servizi per l’inserimento lavorativo, e di metterlo a disposizione in maniera trasversale al terzo settore.

Le cooperative sociali di produzione e lavoro“tipo B”, a differenza delle cooperative di servizi “tipo A”,” hanno come scopo istituzionale la creazio-ne di occasioni di inserimento lavorativo per persone svantaggiate.

I principi di base dell’agire cooperativo si fondano sui principi della mu-tualità, della democraticità e della solidarietà. La cooperativa ha quindi nel-la sua mission istituzionale il compito di valorizzare la capacità lavorativa dei soci e soddisfare i loro molteplici bisogni. Si tratta di categorie di per-sone le cui caratteristiche hanno agito da fattore di esclusione, o le pongono a rischio di esclusione, dal mercato del lavoro.

Che si parli di handicap fisico o di handicap psico-socio-culturale, le cooperative sono un ambiente lavorativo meno sensibile al pregiudizio e meno selettivo riguardo ai curricula professionali. Spesso per i soggetti svantaggiati, la cooperativa di “tipo B” può fungere da primo approdo lavo-rativo, da punto di passaggio dove creare e irrobustire una professionalità, prima dell’inserimento nel settore privato. Il lavoro in una cooperativa, in-fatti, non è sempre il punto d’arrivo di un lavoratore, ma anche la realizza-zione di un percorso risocializzante e ponte verso altri lavori, soprattutto per persone con precedenti di dipendenza e per persone condannate alle mi-sure alternative alla detenzione.

Secondo la legge n. 381/1991, le persone svantaggiate devono essere almeno il 30% della compagine sociale della cooperativa di “tipo B”.

Per i lavoratori svantaggiati, le aliquote complessive dei contributi per l’assicurazione obbligatoria previdenziale e assistenziale sono nulle.

La legge n. 68/1999, formalizzando i rapporti tra cooperative sociali e enti locali, apre due importanti prospettive per l’occupazione delle fasce deboli: permette agli enti locali di convenzionarsi direttamente con le coo-perative di “tipo B” senza ricorrere a gare d’appalto e sancisce la possibilità di dar vita a progetti comuni per lo sviluppo dell’occupazione per le fasce svantaggiate della popolazione.

Facciamo solo un accenno a proposito della differenza tra la convenzio-ne stipulata tra le cooperative sociali e i comuni in base alla legge n. 381/1991 e le convenzioni realizzate per il tirocinio lavorativo: le une sono convenzioni che regolano, attraverso il capitolato sociale dichiarato dalla cooperativa, le commesse di lavoro con l’ente pubblico, le altre regolano solo una fase propedeutica all’inserimento lavorativo.

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In questo contesto anche il d.lgs. n. 276/2003, all’art. 14, apre finalmen-te uno spiraglio importante per l’inserimento dei disabili a fronte del rico-noscimento di una commessa di lavoro alla cooperativa sociale da parte dell’azienda in scopertura.

Nasce nel 2000 il progetto DAIA (Diversamente Abili In Azienda), da una proposta della Provincia di Milano ai coordinatori delle attività sociali di ABB Italia. Si è sviluppato con il lavoro congiunto di Aziende Private, Aziende Pubbliche e Associazioni che hanno condiviso la gestione e orga-nizzazione degli aspetti economici, sociali, medici e temporali.

Il progetto ha definito un modello innovativo per l’inserimento dei disa-bili mentali nel mondo del lavoro, attraverso i seguenti obiettivi:

• analisi e definizione di tutte le fasi necessarie alla selezione; • formazione, accompagnamento, inserimento e monitoraggio del disa-

bile in azienda; • definizione dei documenti di ingresso e di uscita per ogni fase del

progetto; • ripartizione e quantificazione dei costi; • stima dei tempi necessari; • definizione dell’ente/azienda responsabile e operativa in ogni fase; • utilizzo di strumenti/metodi standardizzati; • “misurabilità” di concetti astratti (es. indice di soddisfazione dell’in-

serimento); • progetto ripetibile, proprio perché generico e standardizzato. È proprio in tal senso che, terminato il progetto DAIA, si sviluppa il

progetto Al Lavoro LiberaMente, adottato dall’Assessorato alla Famiglia della Regione Lombardia su finanziamento della Fondazione CARIPLO.

Questo nuovo progetto nasce per la definizione e la sperimentazione di un modello pilota per un efficace inserimento di persone con disabilità mentale; riprende integralmente le fasi di DAIA ed ha come obiettivo di u-tilizzare successivamente questo metodo in tutta la Regione Lombardia.

È un progetto che ha come capofila la Regione Lombardia con gli asses-sorati alla Famiglia, alla Sanità e alla Formazione Professionale e Lavoro, e coinvolge la Provincia di Milano (Servizio Occupazione Disabili), l’ASL Città di Milano, la Fondazione ENAIP Lombardia e l’Associazione di fa-miliari Tartavela.

I CPS (Centri Psico Sociali) della città di Milano hanno segnalato le 100 persone partecipanti, il SOD le ha valutate in termini di abilità a lavoro e ne ha inserite 20 nel progetto finalizzato alla collocazione lavorativa. Per 16 soggetti l’obiettivo è stato raggiunto. Per altre 30 persone sono stati avviati

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progetti di orientamento e formazione. Una buona percentuale ha portato a termine l’intervento formativo e tre hanno terminato il percorso con un in-serimento lavorativo.

Sicuramente la ricerca/sensibilizzazione delle aziende è stata inizial-mente una delle criticità più forti del progetto, creando anche perplessità tra alcuni partner. Già il progetto DAIA aveva insegnato quanto risultasse dif-ficile ottenere la garanzia dell’adesione in funzione della particolare natura delle persone disabili coinvolte. Gioco/forza si è partiti coinvolgendo quelle aziende che non erano riuscite a soddisfare gli intenti occupazionali prefis-sati dalle convenzioni stipulate. In occasione della presentazione ufficiale del progetto alle aziende, alcuni datori di lavoro più sensibili (stakeholder), coinvolti per l’occasione, ci hanno permesso di:

• vincere le perplessità dei loro colleghi; • favorire l’approccio verso questa particolare sperimentazione con la

loro partecipazione attiva al processo decisionale; • dimostrare già a priori la fattibilità dei percorsi proposti; • accettare la piena collaborazione con i servizi in rete, attori del pro-

getto. Sulla base di precedenti fallimenti, o casi di abbandono, alcuni rappresen-

tanti aziendali hanno chiesto quale potesse essere il tipo di valore aggiunto fornito dai servizi in rete7. Per tale criticità si condivideva, come modalità operativa, che i disabili venissero supportati dai servizi di riferimento anche dopo la fase di tirocinio con le debite garanzie in merito e, nel caso di grave scompenso, si chiedeva il coinvolgimento diretto della cooperazione sociale8.

Si definisce pertanto che la futura collaborazione debba prevedere: 1. la valutazione della piena idoneità lavorativa dei candidati; 2. il coinvolgimento dei servizi psichiatrici territoriali che hanno in cari-

co le persone e dei primari milanesi che coordinano tali servizi; 3. i concreti percorsi di avviamento al lavoro per i disabili coinvolti se-

guiti da professionisti dell’inclusione socio lavorativa; 4. l’elaborazione di un modello condiviso dai servizi ma anche dalle a-

ziende utile per l’individuazione delle modalità di inserimento al la-voro di persone affette da patologia di natura mentale.

7 Gli insuccessi sembravano essere causati dalla difficoltà di far fronte allo stress derivante dall’esperienza lavorativa. 8 L’integrazione in azienda del lavoratore disabile a rischio di scompenso non sempre richiede una “frequentazione” quotidiana dell’azienda ma possono essere ricercate anche modalità di lavoro “alternato” all’interno di un circuito produttivo similare quale l’ambiente cooperativisti-co, meno stressante e più attento ai bisogni del momento critico, in attesa del suo recupero.

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Pertanto, nonostante alcune iniziali resistenze, il lavoro di sensibilizza-zione ha portato l’adesione univoca alla sperimentazione creando i presup-posti per realizzare una co-progettazione con le imprese aderenti.

Dal modello di “Al Lavoro LiberaMente” le aziende si sono sentite tute-late nell’utilizzo di procedure qualificate per l’inclusione lavorativa dei soggetti con problematiche mentali.

Anche le loro associazioni, visti i risultati raggiunti, hanno visto positi-vamente tali percorsi e hanno dichiarato più che mai applicabile tale moda-lità definita in rete con gli enti partner. Attraverso tale iniziativa si è cercato di individuare un modello di intervento da utilizzare per l’inserimento al lavoro dei pazienti psichiatrici e sono state elaborate delle linee guida in merito. In particolare il progetto ha evidenziato come la collaborazione fra tutti gli interlocutori favorisca i percorsi di inserimento al lavoro con il con-seguente mantenimento occupazionale.

Le associazioni rappresentative dei datori di lavoro, che non hanno par-tecipato al tavolo di pilotaggio del progetto, sono state invece coinvolte nel-la fase di presentazione degli esiti: in quella sede hanno dichiarato la loro disponibilità rispetto a possibili collaborazioni e azioni di sensibilizzazione rivolte alle imprese loro associate.

Gli operatori preposti all’inserimento lavorativo che operano nei servizi di mediazione al lavoro e nei servizi psichiatrici hanno individuato l’area della fase iniziale di contatto e di proposta di collaborazione con le aziende come una delle aree che deve essere maggiormente presidiata e dotata di strumenti specifici. Le possibili acutizzazioni cicliche che caratterizzano la patologia psichica infatti hanno delle forti ripercussioni anche sul piano lavorativo e mettono spesso a rischio i programmi di inserimento al lavoro. Poiché i lin-guaggi e le logiche del mondo aziendale sono estremamente differenti da quelle del mondo dei servizi (soprattutto nel caso dell’inserimento al lavoro di tali soggetti, dove è prevalente l’apporto clinico), è risultato essenziale creare un ponte comunicativo tra queste due realtà. Per effettuare efficaci progetti di integrazione lavorativa di persone con problemi psichici sostenibi-li nel tempo è dunque necessario inserirsi fra questi due aspetti.

È indispensabile saper ascoltare e gestire linguaggi diversi, riconoscere le diverse logiche sottese; gli operatori della mediazione devono compren-dere in modo specifico il tipo di interlocutore, le risorse e i margini di ope-ratività che di volta in volta si presentano.

Si ritiene necessario individuare cosa il mondo dei servizi dell’integra-zione lavorativa può offrire alle aziende e a quali proposte queste sono inte-ressate; ma è anche necessario definire una modalità efficace per la presentazione dell’offerta oltre che individuare gli interlocutori e i canali at-

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traverso i quali presentare le risorse (un’efficace azione di reclutamento delle risorse aziendali passa attraverso un percorso di sensibilizzazione del mondo imprenditoriale).

Nell’anno 2006 è stato finanziato dalla Fondazione CARIPLO uno stu-dio, denominato Cooperazione 2006, relativo all’analisi della sperimenta-zione dell’inserimento lavorativo di persone con disabilità mediante le con-venzioni in art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 tra aziende e cooperative sociali.

Il focus del progetto, scritto e diretto dall’Agenzia Lavoro e Apprendi-mento (A.L.A.)9 dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco con la partnership del Servizio Occupazione Disabili della Provincia di Milano, ha indagato, su impulso dell’ente Provincia, una delle sperimentazioni più importanti sul territorio nazionale, per velocità di attivazione, per il numero dei lavoratori con disabilità coinvolti e per le caratteristiche degli stessi con l’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003.

In questa cornice si è osservato il funzionamento del dispositivo e i per-corsi d’inserimento lavorativo, ponendo particolare attenzione al ruolo che la cooperazione sociale ha ricoperto nell’integrazione dei soggetti più deboli.

Gli obiettivi perseguiti sono stati due: • fotografare l’evoluzione della sperimentazione; individuando strate-

gie di applicazione e punti di criticità; • derivare modelli ed indicazioni per un’efficace interazione tra i sog-

getti coinvolti nell’inserimento di persone disabili (cooperative, enti locali, servizi del territorio, aziende ecc.).

La ricerca ha preso in esame le 15 cooperative coinvolte nelle 25 conven-zioni ex art. 14, attivate nella provincia di Milano e si è articolata in tre fasi:

• ricognizione delle cooperative; • analisi dei percorsi; • divulgazione e sviluppi.

Prima fase: ricognizione delle cooperative Alle cooperative sociali, che hanno stipulato la convenzione in art. 14, è

stato chiesto di compilare una scheda avente lo scopo di raccogliere alcune

9 È un Servizio Specialistico del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco” di Milano, nato nel 1997 per rispondere ai bisogni specifici degli utenti con grave disagio psichico rispetto al tema del lavoro. Collabora con i servizi psichiatrici territo-riali, valuta le capacità lavorative dei candidati, sviluppa e sostiene con i suoi operatori per-corsi di formazione ed accompagnamento al lavoro insieme ad Enti pubblici, Aziende, As-sociazioni, Imprese Sociali e Centri di Formazione. Ha partecipato ed è tuttora coinvolta a numerosi progetti su più livelli nel territorio milanese riguardo alle tematiche dell’inseri-mento lavorativo per persone con sofferenza psichica grave.

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informazioni utili a delineare un primo quadro conoscitivo per ciascuna di esse. Le aree indagate sono state molteplici: la storia, le dimensioni, la tipo-logia di svantaggio accolta, l’area imprenditoriale, i rapporti con la rete so-ciale, le modalità di integrazione lavorativa, nonché i percorsi dei lavoratori disabili. Si è quindi provveduto ad incontrare le cooperative per approfon-dire, attraverso un’intervista semistrutturata, alcuni aspetti di cui erano state delineate le coordinate nella scheda suddetta.

Obiettivi: conoscere le cooperative focalizzando l’attenzione sull’analisi

di aree tematiche necessarie a fornire un quadro sintetico e identificativo per ciascuna di esse.

Aree indagate: • l’identità delle Cooperative; • il versante imprenditoriale; • la dimensione sociale; • l’approccio delle cooperative all’art. 14. Seconda fase: analisi dei percorsi Nella seconda fase della ricerca gli operatori di A.L.A. e del SOD si so-

no addentrati nella conoscenza più approfondita dei percorsi individuali dei lavoratori coinvolti. L’obiettivo è stato quello di conoscere gli strumenti, le modalità di inserimento e d’integrazione lavorativa, le connessioni con la rete dei servizi territoriali, le criticità emerse e le prospettive future. Sono state intervistate le cooperative utilizzando la scheda di analisi dei percorsi individuali per fare emergere la storia dell’incontro tra il lavoratore e la co-operativa, nonché il suo evolversi tra criticità e cambiamenti.

Obiettivi: studiare i percorsi individuali dei lavoratori, le pratiche di in-

tegrazione e individuare i modelli di sviluppo della sperimentazione dell’art. 14 nella Provincia di Milano.

Aree indagate: • le caratteristiche dei lavoratori; • il rapporto con i servizi; • le strategie e le pratiche di applicazione; • gli strumenti di mediazione.

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Terza fase: divulgazione e sviluppi Nella terza fase sono stati invitati alla presentazione della ricerca tutti i

soggetti coinvolti a vari livelli, istituzionali e non, per fornire il quadro complessivo dei dati raccolti, delle considerazioni sull’attualità della speri-mentazione in Provincia di Milano e sui possibili scenari futuri.

In quella sede, quindi, ci si è avvicinati, per meglio comprenderlo e condividerlo, ad un possibile e probabile strumento normativo che avrebbe potuto affiancare (o sostituire) l’art. 14, ormai dalla fine 2005 in uso solo per le convenzioni in essere, causa la mancata proroga della sperimentazio-ne 2004-2005.

Infine, la costruzione del sito www.articolo14milano.it ha rappresentato la fase conclusiva di divulgazione della ricerca. Tramite tale strumento è ora possibile conoscere nel dettaglio i processi in cui si è sviluppato questo lavoro, una sintesi delle considerazioni e le valutazioni più interessanti.

Obiettivi: • divulgare i risultati della ricerca sia a livello locale, sia a livello più

ampio e di immediato accesso; • facilitare e stimolare considerazioni e opinioni tra alcuni degli attori

coinvolti nella sperimentazione: cooperative, aziende, servizi, istitu-zioni.

5. La probabilità nel trovare lavoro Uno studio effettuato dal dott. Piercarlo Marletta10 in merito al progetto

“Disabilità e lavoro in Provincia di Milano: un’analisi con il metodo della regressione logistica”, si è proposto di analizzare le probabilità di trovare lavoro come appartenenti alle categorie protette, nell’arco di un determina-to periodo di tempo.

Tale studio è stato effettuato su un campione di 5.193 record presenti in banca dati pari ad altrettanti disabili disponibili al lavoro iscritti presso il Servizio Occupazione Disabili (SOD) della Provincia di Milano.

Lo scopo principale è stato quello di valutare le potenzialità di tale strumento di analisi finora poco usato nel contesto delle politiche del lavoro a supporto dell’inserimento lavorativo dei disabili. 10 Stagista statistico c/o il Servizio per l’Occupazione dei Disabili nell’anno 2008, assunto successivamente a tempo indeterminato dalla Provincia di Milano al Parco Agricolo Sud in qualità di tecnologo ambientale.

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Una più precisa conoscenza di quali siano le effettive caratteristiche che influenzano maggiormente i disabili nel loro percorso di ingresso o di ritor-no nel mercato del lavoro, è di fondamentale importanza per rendere il per-corso più agevole.

Dalla sua analisi si evince che: «le dinamiche della ricerca del lavoro sono differenti per coloro che

hanno disabilità di tipo fisico piuttosto che sensoriali, mentali o intellettive. Chi è affetto anche da disabilita psichica ha una probabilità di trovare la-voro del 58% in meno rispetto a chi è affetto da disabilità fisica. Lo stesso può dirsi nel caso della disabilità di tipo intellettivo, anche se in questo ca-so la probabilità è del 28%. Tra le variabili che hanno un’influenza negati-va la disabilità psichica è quella che ha di gran lunga l’impatto maggiore sulla variabile dipendente di trovare lavoro insieme alla presenza di altri tipi di disabilità e alla % di invalidità».

Il dato certo provinciale ci dice che attualmente possiamo operare su una popolazione di circa 7.500 persone disponibili in cerca di lavoro, di cui il 41% fa riferimento alla macro tipologia degli psichici. 6. I disabili “deboli”

Vista però la bassa inclusione socio-lavorativa possibile, come fare per

cambiare non solo lo stato occupazionale ma anche la cultura dell’accetta-zione?

L’obiettivo primario delle recenti normative sul lavoro dei portatori di handicap è la promozione del loro inserimento e della loro integrazione la-vorativa nell’ottica della valorizzazione delle specifiche professionalità. I-noltre, il “disagio” non deve essere scollegato dal mondo reale.

Le parti sociali, attraverso opportuni organismi e seguendo percorsi spe-cifici, sono chiamate a svolgere i seguenti compiti: a) sensibilizzare il mon-do del lavoro all’inserimento dei disabili come opportunità; b) individuare, con il concorso delle istituzioni pubbliche, percorsi formativi e Servizi utili per accompagnare il disabile nell’inserimento mirato nel mondo del lavoro e agevolarne la permanenza nell’ambito del lavoro stesso; c) monitorare l’andamento quali-quantitativo del meccanismo di convenzione al fine di identificare eventuali esigenze di riadeguamento dello stesso, riproponen-dole nelle competenti sedi.

Sebbene oggi, secondo alcuni osservatori, «la garanzia del diritto al la-voro dei soggetti disabili continua ad essere basata su un concetto di tutela e non di promozione e su un meccanismo di obblighi e non di opportunità»

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(L. Degan, P. Tiraboschi, in Guida al Lavoro – Il Sole 24 Ore Pirola), bi-sognerebbe considerare anche il fatto che tali limiti, in parte reali, potranno essere superati in positivo quando saranno stabilite delle regole trasparenti, negoziate, condivise e rispettate dalle parti sociali in gioco.

È proprio in questi casi che si sono studiate opportune soluzioni per l’inclusione sociale e lavorativa dei disabili “deboli”, così come definite dal Comitato Tecnico Provinciale del 22 luglio 2005.

Il Comitato Tecnico Provinciale di Milano, seguendo la sollecitazione della Commissione europea (regolamento del 12 dicembre 2002, n. 2204) e in supporto ai piani provinciali di recente attuazione, ha provveduto a dare una definizione di disabili “deboli” per i quali può rendersi necessario un aiuto permanente che ne consenta non solo l’assunzione, ma anche la per-manenza sul mercato del lavoro.

Al fine di favorire coloro che si trovano in situazioni di maggiore diffi-coltà vengono pertanto considerati come “deboli” le seguenti categorie di persone:

a) persone in età lavorativa affette da menomazioni psichiche e/o porta-tori di handicap intellettivo con qualunque percentuale di riduzione delle capacità lavorative;

b) persone in età lavorativa affette da menomazioni fisiche e sensoriali che comportino una riduzione delle capacità lavorative pari o supe-riore al 74%, compresi i non vedenti, colpiti da cecità assoluta o con un residuo visivo non superiore a 1/20 a entrambi gli occhi anche con eventuale correzione e i sordomuti.

Inoltre, se gli appartenenti alle succitate categorie a) e b), si trovassero ad avere una, o più di una, delle seguenti condizioni “aggiuntive” ciò costi-tuirebbe un criterio di precedenza all’avviamento lavorativo:

• età superiore a 50 anni, necessità di inserimento con il supporto di un Servizio di mediazione come da dichiarazione delle Commissioni per l’accertamento delle Invalidità Civile nelle “relazioni conclusive” legge n. 68/1999 (a causa di difficoltà in particolar modo di tipo rela-zionale);

• soggetti con alle spalle almeno due tentativi di inserimento falliti, op-pure da sempre senza lavoro;

• con bassa scolarità; • con il riconoscimento dello stato di handicap in situazioni di gravità

ai sensi dell’art. 3 comma 3 della legge n. 104/1992. Tale situazione costituirà un criterio di precedenza all’avviamento lavo-

rativo, rispetto a coloro privi di tali condizioni “aggiuntive”, ma apparte-nenti alle categorie a) e b). C’è poi una fascia di popolazione che incontra

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serie difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro: coloro che, a causa di un incidente invalidante, non possono più esercitare l’unica professionalità che avevano acquisito. Anche i detenuti rientrano in un settore che incontra e-strema difficoltà ad impiegarsi all’uscita dal carcere, ancor di più se all’handicap sociale della detenzione si somma quello della disabilità. Per promuovere l’assunzione di queste persone la legge già definisce una serie di incentivi economici, che i Servizi devono potenziare attraverso la defini-zione in convenzione di bonus che possano permettere al datore di lavoro di dilazionare ulteriormente il proprio periodo di messa in regola rispetto agli obblighi di copertura. Questa attenzione alle aree a maggior rischio di e-marginazione sociale segnala la consapevolezza di un pericolo insito nella struttura stessa della legge.

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3. IL RUOLO DEI SERVIZI ACCREDITATI

1. Il pericolo insito nella norma legislativa La legge n. 68/1999, liberalizzando in parte l’assunzione dei lavoratori di-

sabili, permette di individuare un miglior incontro domanda-offerta di lavoro, ma d’altra parte, proprio per questo, rischia di non riuscire a coinvolgere in questo processo le persone meno adatte all’inserimento lavorativo, le stesse che già oggi vivono in una condizione di maggior esclusione sociale.

Infatti, il forte aumento delle possibilità di assunzione nominativa per tutte le mansioni, a prescindere dal loro livello di professionalità, se da una parte lascia maggior spazio all’incontro spontaneo dei soggetti, dall’altra vincola buona parte dei disabili a sottoporsi ad un processo di selezione preliminare all’assunzione. Di seguito viene fotografato lo spaccato dei movimenti degli avviamenti e delle relative cessazioni dei disabili psichici1 come serie storica nel periodo 2004-2006.

Tab. 4 – Avviamenti dei disabili psichici 2004-2006

Avviamenti 2004 2005 2006 totalecon nulla osta – computo 534 516 511 1.561

di cui in convenzione 348 347 432 1.127senza nulla osta – computo 898 833 864 2.595

totale 1.432 1.349 1.375 4.156

Fonte: Servizio Occupazione Disabili, Provincia di Milano

1 Ricerca del 2008 effettuata nell’ambito del progetto U.R.A.Sa.M. “Miglioramento e valu-tazione in campo psichiatrico con la partecipazione attiva del volontariato” riconosciuto dall’Istituto superiore della Sanità e comparata con i dati della Provincia di Brescia.

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Tab. 5 – Cessazione dei disabili psichici 2004-2006

Cessazioni 2004 2005 2006 totalecon nulla osta - computo 195 207 119 521

di cui in convenzione 29 25 18 72senza nulla osta - computo 758 696 625 2.079

totale 953 903 744 2.600

Fonte: Servizio Occupazione Disabili, Provincia di Milano Da questa ricerca si evince quanto la funzione del collocamento, mirato

e mediato dai servizi competenti2, sia importante per garantire il manteni-mento del rapporto di lavoro: basta solo che si sappia che una persona ap-partenga alle liste del collocamento obbligatorio che l’azienda stessa abbia un occhio di riguardo a tutela del possibile mantenimento.

Questo soprattutto a fronte dell’andamento negli anni successivi (v. Tab. 6), il cui calo complessivo è sicuramente imputabile agli effetti della crisi economica, ma non solo.

Tab. 6 – Avviamenti dei disabili e psichici 2007-2010

Avviamenti 2007 2008 2009 2010disabili 2.712 2.187 1.784 1.427

di cui psichici3 37 27 25 9

Fonte: Servizio Occupazione Disabili, Provincia di Milano Ragione maggiore se viene seguita da un servizio competente ai sensi

dell’art. 6, comma 1 della legge n. 68/1999. Occorre pertanto costruire una rete: • multiprofessionale per ciascun candidato, fatta di operatori prove-

nienti dai vari Servizi coinvolti; • integrata, cioè che attivi riflessioni comuni e di risorse, al fine di rag-

giungere il comune obiettivo; 2 Gli organismi individuati dalle regioni ai sensi dell’art. 4 del d.lgs. 23 dicembre 1997, n. 469, di seguito denominati “uffici competenti”, provvedono, in raccordo con i servizi socia-li, sanitari, educativi e formativi del territorio, secondo le specifiche competenze loro attri-buite, alla programmazione, all’attuazione, alla verifica degli interventi volti a favorire l’inserimento dei soggetti di cui alla presente legge nonché all’avviamento lavorativo, alla tenuta delle liste, al rilascio delle autorizzazioni, degli esoneri e delle compensazioni territo-riali, alla stipula delle convenzioni e all’attuazione del collocamento mirato. 3 Il dato non risulta più attendibile a causa del provvedimento del Garante della Privacy del 21 marzo 2007 che ha comportato la conseguente la modifica della codifica nel sistema Sin-tesi solo in base alle relazioni conclusive e non alle diagnosi.

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• leggera e mobile, capace di mobilitare solo gli snodi che sono sul per-corso di ogni singolo individuo e non sempre attivandosi tutta, in mo-do altrimenti dispendioso;

• competente, in cui ciascun Servizio sappia che cosa è tenuto a fare e cosa a non fare.

2. La rete dei servizi

Tale rete deve essere governata da una cabina di regia riconosciuta per

ogni progetto individuale e gestita dal servizio competente istituzionale4, che sia in grado di incrociare le richieste del mondo aziendale e, in assenza, solleciti la responsabilità sociale imprenditoriale. Le associazioni aziendali (in particolare ASSOLOMBARDA) chiedono una rete di Servizi che sia effettivamente funzionante e la presenza di Agenzie in grado di aiutare le loro associate nella gestione dei disabili psichici, in particolare nelle preve-dibili situazioni di crisi. È una richiesta ragionevole e giusta, la cui soddi-sfazione può aprire scenari di maggiore collaborazione fra mondo della sa-lute e quello del lavoro, favorendo così azioni finalmente concrete di lotta allo stigma verso il disturbo mentale.

Compito del collocamento mediato, e quindi degli Uffici Competenti, non è solo di individuare un corretto incontro tra le caratteristiche della per-sona e quelle della mansione, ma, ove ciò non sia immediatamente possibi-le, di porre in campo una serie di risorse e di servizi atti a permettere sia al-la persona di adeguare le proprie competenze, sia all’azienda di intervenire su aspetti strutturali e di organizzazione del lavoro per rendere accessibile la mansione designata.

I Servizi del territorio che attuano progetti di inserimento mirato e suppor-tano persone con disabilità possono accedere, attraverso l’accreditamento re-gionale, ai finanziamenti stanziati con il piano provinciale Emergo.

La rete dei servizi sul territorio comprende: • Centri formazione professionale;

4 Il Servizio per l’Occupazione dei Disabili si prefigge il duplice obiettivo di rispondere all’esigenza di lavoro delle persone disabili senza che ciò divenga, per le aziende e per gli enti pubblici vincolati, un mero costo ma, al contrario, un inserimento proficuo di soggetti produttivi. Si occupa sostanzialmente di tre macro aree: una dedicata ai soggetti disabili, una rivolta ai datori di lavoro ed una terza che riguarda l’incontro domanda e offerta di lavoro. Gli uffici preposti hanno competenze diversificate, sia di carattere amministrativo, per gli adempimenti burocratici previsti dalla normativa, che di carattere psico-sociale per gli stru-menti che attengono al collocamento mirato.

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• Servizio inserimento lavoro (ASL o comune); • Cooperative; • Associazioni per i disabili Onlus; • Altri servizi che operano nel settore dell’inserimento mirato. Abbiamo appena visto come l’avviamento al lavoro viene realizzato at-

traverso un giusto incontro tra le caratteristiche di una persona disabile e quelle di una mansione in cui si possa effettivamente impiegare, risponden-do in questo modo alle esigenze di entrambi i soggetti coinvolti (i disoccu-pati disabili e i datori di lavoro) e ampliando le possibilità di successo e du-rata temporale. Non si dimentichi che l’inserimento lavorativo per la perso-na disabile, ancora di più che per il resto della popolazione, ha una valenza che va ben oltre l’ottenimento di autonomia economica e riguarda aspetti di integrazione ed acquisizione di dignità fondamentali.

È evidente che solo inserimenti in lavori “veri”, nel rispetto delle possi-bilità, delle capacità e dei limiti del soggetto e non nella ricerca di persone abili/disabili per mansioni irraggiungibili, possono rispondere a tali esigen-ze. In questo processo naturalmente rivestono un ruolo fondamentale non le condizioni economiche e sociali dell’individuo ma le sue capacità lavorati-ve residue, l’esperienza, la formazione e la abilità nel presentarsi e ciò deve valere anche per chi viene riconosciuto disabile in costanza di rapporto e/o subisce un grave infortunio sul lavoro e si mette nelle condizioni di essere disponibile al lavoro.

Necessita pertanto disporre di un supporto immediato per affrontare le molteplici necessità e acquisire tutte le informazioni necessarie sull’iter da attivare. Purtroppo il più delle volte questa complessa ricerca viene effet-tuata in solitudine (perché gli interlocutori istituzionali ci sono – e tanti – ma difficilmente individuabili), “per prove ed errori” e quindi con ingente dispendio di tempo ed energie.

In molti casi necessita anche di usufruire di un sostegno psicologico per superare, insieme ai familiari, il trauma dell’invalidità riconosciuta e per trovare le risorse interne/esterne necessarie a riprogettare il proprio futuro, ma soprattutto avere un affiancamento nella delicata fase dell’inserimento lavorativo e un sostegno qualora emergano situazioni di disagio. Il disabile psichico inoltre deve essere preso in carico da un servizio sanitario che dia le seguenti garanzie:

a) la riabilitazione di base complessiva, b) la prima valutazione di massima delle capacità lavorative, c) l’affiancamento terapeutico di garanzia sine die lungo tutto il percor-

so con la consapevolezza che compenso e benessere non sono da confondere con capacità lavorative.

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Ugualmente, i servizi formativi devono operare con interventi anche in-dividualizzati e non sempre di gruppo per lo sviluppo di competenze vere, che favoriscano l’incrocio fra lavoratori disabili ed esigenze aziendali, pen-sando anche ad intercettare bisogni nuovi, come potrebbe essere la necessi-tà di una formazione permanente per gli occupati. 3. Percorso formativo personalizzato e ruolo dei servizi

Un problema degno di nota è quello correlato al dettato normativo della

legge n. 381/1991 il quale, riferendosi alle imprese produttive e di servizi pubbliche e private del territorio, ne individua il ruolo nella promozione e nello sviluppo delle commesse di lavoro a favore delle cooperative sociali di tipo B.

In proposito, bisogna riflettere sulla possibilità che la presa in carico di di-sabili da parte di queste cooperative, con le aziende che garantiscono a queste le commesse di lavoro, potrebbe limitare l’integrazione lavorativa dei sogget-ti “deboli” e si potrebbe tornare ad una logica secondo la quale le cooperative fungerebbero da “collettore senza uscita” del disagio sociale e non costitui-rebbero lo strumento, previsto dalla n. 381/1991 e ancora di più dalla n. 68/1999, le quali prevedono di favorire l’integrazione lavorativa dei disabili attraverso il passaggio in un luogo (la cooperativa sociale, per l’appunto) che prepari il lavoratore socialmente svantaggiato al mondo del lavoro.

Nell’ottica della valorizzazione dell’essere umano disabile e della sua professionalità e al fine di collegare il disagio al mondo reale, le cooperati-ve sociali dovrebbero essere, più che un “laboratorio protetto”, una parte economica attiva della nostra società e un momento attivo dell’economia.

Le cooperative sociali dovrebbero essere, così come previsto dalla nor-mativa, un campo di sperimentazione per l’inserimento lavorativo dei sog-getti “deboli” e, come sopra accennato, un luogo che prepara il soggetto svantaggiato al mondo del lavoro.

La durata della permanenza nel loro ambito va, pertanto, valutata speci-ficamente e caso per caso dal Centro Psico Sociale (CPS) e dal Servizio per l’Inserimento Lavorativo accreditato (SIL) che hanno in carico e seguono il soggetto in stretto raccordo con le figure di riferimento delle specifiche re-altà del conferente e del destinatario.

Un percorso per una reale integrazione dovrebbe prevedere un interven-to globale e con ruoli ben definiti di tutte le parti sociali in gioco.

Le strutture competenti preposte devono mantenere il ruolo primario per definire il percorso più confacente alle caratteristiche psicofisiche e sociali

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del singolo soggetto, ovvero valutare l’opportunità di un inserimento lavo-rativo mirato oppure di un percorso di socializzazione nell’ipotesi in cui il soggetto non sia temporaneamente o permanentemente in condizioni di e-spletare alcuna attività lavorativa, anche in base a quanto eventualmente dichiarato dalle Commissioni di Prima istanza per l’Invalidità civile delle ASL, purché il giudizio e le motivazioni siano ritenute esaustive.

Ai fini dell’avvio e/o della continuazione del percorso di inserimento mirato di ogni singolo soggetto, essere seguito da un CPS e/o da un SIL deve costituire per il disabile “debole” una condizione imprescindibile.

L’Amministrazione Provinciale competente, nel caso specifico, dovreb-be stipulare le convenzioni in art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 con i soggetti conferenti e destinatari; in questo contesto i SIL dovrebbero essere i partner esterni, a loro volta convenzionati con l’Amministrazione Provinciale, e dovrebbero, fra l’altro, avere la finalità di monitorare l’inserimento dei di-sabili all’interno dei soggetti destinatari, elaborando e fornendo i pareri cir-ca gli eventuali sviluppi di carriera dal non profit al profit. In tal modo si eviterebbe che la permanenza all’interno dei destinatari diventi definitiva, anche per quei soggetti disabili che potrebbero, poi, passare in azienda.

Il profilo socio-lavorativo e la diagnosi funzionale (intesa come descri-zione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico e sensoriale della persona disabile) andrebbero definite, evitando doppioni e sovrapposizioni di competenze, da parte degli psicologi/psichiatri dei SIL e dei CPS, particolarmente nei casi in cui per l’inserimento mirato del disabi-le necessita il supporto di un Servizio di mediazione (a causa di difficoltà in particolar modo di tipo relazionale); questi potrebbero agire raccordandosi alle figure che effettuano le pre-istruttorie ex legge n. 68/1999 nell’ambito delle Commissioni di Prima istanza per l’accertamento dell’invalidità e, se il caso, anche con il Comitato Tecnico Provinciale.

L’importanza di poter mantenere una stretta collaborazione con i SIL è data anche dal fatto che essi hanno la possibilità di conoscere in modo reale e capillare le realtà presenti sul territorio e che possono fornire, di conse-guenza, anche un servizio migliore agli utenti disabili e possono garantire loro una completa integrazione sul posto di lavoro.

Ciò è valido particolarmente in considerazione del fatto che sempre più spesso si ha a che fare con lavoratori disabili considerati “deboli”, con po-che competenze, con bassa scolarità ed elevate difficoltà legate strettamente alla tipologia di invalidità. È fondamentale, pertanto, che i SIL lavorino in rete ed in modo coordinato tra loro e che mantengano contatti strutturati con il Servizio per il Collocamento Mirato Territoriale.

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A questo infatti spetta, ai sensi della legge n. 68/1999, anche la defini-zione degli strumenti e delle prestazioni atte all’inserimento lavorativo; mentre il controllo periodico della permanenza dello stato di inabilità spetta alle Commissioni di Prima istanza INPS.

Negli ultimi tempi, a molti soggetti privati è stato rilasciato l’accreditamento delle regioni al fine di operare nel settore della formazio-ne e dell’inserimento lavorativo mirato di disabili, essi dunque concorrono a pieno titolo nella partita del collocamento al lavoro.

In proposito, è da segnalare l’importanza fondamentale in termini di e-sperienza e di memoria storica che fino ad ora hanno avuto ed hanno ancora i soggetti pubblici come organismi di garanzia e super partes che hanno svolto un ruolo importante nel contribuire alla gestione del sistema com-plessivo del mercato del lavoro per i disabili; i SIL pubblici, infatti e seppur con sempre maggiore difficoltà, hanno garantito e garantiscono un servizio di qualità a tutela di una fascia debole della popolazione.

Vanno, pertanto, definite per entrambi i Servizi, pubblici e privati, delle regole precise e specificate nelle sedi provinciali e regionali, sulla base dei principi fondamentali dello Stato; in particolare, è compito delle regioni i-stituire l’Albo dei Servizi.

In ogni caso, la Pubblica Amministrazione deve farsi garante concreta-mente ed in modo trasparente del controllo di entrambi i soggetti che ope-rano nel campo della mediazione, dell’accompagnamento al lavoro e della relativa collocazione al lavoro dei disabili, garantendo una reale competiti-vità e pari opportunità tra pubblico e privato.

In conclusione, si rileva l’importanza che l’attività del Comitato Tecnico e dei Servizi a livello provinciale sia “visibile” attraverso gli strumenti rite-nuti più opportuni e più diffusi nelle specifiche realtà e a disposizione di tutti coloro che operano e/o si interessano del settore dei disabili e del loro inserimento lavorativo e anche della cittadinanza. 4. Il ruolo dell’INAIL

I finanziamenti per le attività di reinserimento lavorativo (orientamento,

formazione, riqualificazione, accompagnamento, mantenimento del posto di lavoro) e abbattimento delle barriere architettoniche in azienda, previsti dall’art. 24 d.lgs. n. 38/2000 prendono il via dopo la pubblicazione del rela-tivo “Regolamento di attuazione” nel 2001.

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L’art. 24 del d.lgs. n. 38/2000 assegnava all’INAIL anche un qualifican-te ruolo nei confronti dei suoi assicurati, e cioè quello di “facilitatore” del reinserimento lavorativo.

L’INAIL, quindi, per agevolare il reintegro dei disabili nel mondo pro-duttivo in mansioni idonee alle nuove specificità psico-fisiche nell’ambito del “collocamento mirato” e in sinergia con gli Organismi istituzionalmente preposti al reinserimento lavorativo, aveva attivamente finanziato e pro-mosso percorsi formativi di riqualificazione professionale diretti ai lavora-tori divenuti disabili.

Le disposizioni legislative erano volte a promuovere, approvare e finan-ziare progetti formativi di riqualificazione professionale degli invalidi del lavoro, nonché, in tutto o in parte, progetti per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle imprese e nelle imprese agricole ed artigiane che sono tenute a mantenere in servizio o che assumono invalidi del lavoro.

L’INAIL si era molto caratterizzata per specifici progetti formativi di ri-qualificazione professionale, diretti a lavoratori divenuti disabili a causa di infortunio o malattia professionale, in base alle capacità residue, alle attitu-dini, alle esperienze pregresse nonché alle concrete possibilità di impiego in ambito locale.

Una riqualificazione indirizzata sia a poter svolgere nuove adeguate mansioni nella medesima azienda o in altre aziende, sia a dare gli elementi base per avviare una piccola attività imprenditoriale in proprio e rivolta:

• agli invalidi del lavoro disoccupati con invalidità superiore al 33% (d.p.r. n. 1124/1965) destinatari della legge n. 68/1999 e dei servizi di sostegno e di collocamento mirato previsti dalla stessa;

• ai lavoratori infortunati ancora in costanza di rapporto di lavoro, indipendentemente dal grado di invalidità che è loro riconosciuto, e non più in grado di svolgere la precedente mansione.

Su invito delle Direzioni Centrali ad utilizzare comunque i fondi residui, dal 2005 al 2007 vi è stata una ripresa dei progetti. L’arresto definitivo è avvenuto nel luglio 2007, in ottemperanza all’art. 1 comma 626 della legge finanziaria 2007.

Attualmente INAIL presidia il regime previdenziale e l’accertamento di invalidità dei disabili del lavoro, versando gli emolumenti previsti e gover-nando le diverse istanze attinenti mentre la condizione dei disabili civili è governata dai settori sociosanitari, la cui condizione deve essere accertata da una commissione sanitaria pubblica, gestita dall’INPS.

Dal 2010 è comunque possibile intervenire per il reinserimento dei disa-bili utilizzando appositi capitoli di spesa.

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I programmi di riabilitazione psico-fisica sono di competenza delle A-ziende Sanitarie Locali (un tempo presidio dell’Istituto Nazionale Assicu-razione per Infortuni sul Lavoro), mentre i progetti promossi da INAIL so-no oggi assolutamente centrati sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro e ad una decisa campagna informativa per la diffusione di una cultura della prevenzione. Citiamo dal sito dell’Istituto ad esempio:

Piano Prevenzione Edilizia

Il Piano Nazionale di Prevenzione in Edilizia promosso dalle Regioni e Province Autonome a partire dall’aprile 2009 intende affrontare la proble-matica della salute e della sicurezza nello specifico settore attraverso una campagna che vede congiuntamente impegnati l’INAIL, le stesse Regioni e Province Autonome, i Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Salute con la collaborazione delle Parti Sociali.

Progetto SIS (Sviluppo Imprese in Sicurezza)

Confindustria, in collaborazione con INAIL, avvia un programma d’azione intitolato “Sviluppo Imprese in Sicurezza” (Progetto SIS) rivolto agli imprenditori ed ai manager delle aziende associate per una maggiore diffusione della valenza culturale della prevenzione dei rischi lavorativi.

L’iniziativa si articola in un ciclo di incontri seminariali con finalità in-formativa e formativa destinati ai vertici aziendali delle piccole e medie imprese che organizzati sul territorio nazionale in coordinamento con le Associazioni del Sistema Confindustria, saranno incentrati sui temi della salute e sicurezza sul lavoro quale fonte generatrice di “valori” sul piano delle relazioni e dei comportamenti.

Progetto “Lavorare Sicuri”

Progetto di informazione/formazione sulla sicurezza sul lavoro e sui servizi dell’INAIL ai lavoratori stranieri. L’INAIL ha realizzato un proget-to di ampio respiro – sia sotto il profilo dell’informazione sia sotto quello formativo – destinato ai lavoratori stranieri, in quanto soggetti “deboli” e agli operatori INAIL, allo scopo di invertire il trend negativo degli infortuni e di promuovere la consapevolezza sull’importanza della regolarizzazione, mediante la realizzazione di prodotti/servizi.

“Produciamo sicurezza, esperienze per bambini intorno a un tema da grandi”

Progetto che INAIL e CONFINDUSTRIA hanno promosso per sensibi-lizzare i bambini sulla tematica della sicurezza in un’ottica coerente con la

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cultura d’impresa. La mostra itinerante e interattiva – aperta anche al pubbli-co cittadino e alle scuole – è rivolta alle famiglie dei dipendenti di imprese ed in particolare ai bambini tra i cinque e gli undici anni, per evitare in ogni luo-go situazioni di rischio e imparare ad attuare comportamenti corretti.

Progetto “SILOS” Scuola Innovazione Lavoro Organizzazione Sicu-rezza

Il progetto Scuola, Innovazione, Lavoro, Organizzazione, Sicurezza (SILOS) è un progetto condiviso da INAIL e da ANMIL con il coinvolgi-mento del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e si con-cretizza in un progetto di formazione sulle tematiche della salute e sicurez-za sul lavoro, rivolto a studenti e docenti delle scuole secondarie superiori.

I destinatari del progetto sono in primo luogo i docenti, ai quali spetta – dopo un percorso personale sul tema della sicurezza – il compito di trasferi-re agli studenti le basi fondamentali ed interdisciplinari della cultura della sicurezza; i soggetti beneficiari finali sono stati tutti gli studenti delle scuo-le secondarie superiori coinvolte.

Il progetto è stato avviato nell’anno scolastico 2009-2010 – in via spe-rimentale – per circa trenta Istituti secondari superiori di otto regioni italia-ne (Lombardia, Veneto, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sici-lia), mentre per il 2011 verrà replicato su base nazionale.

SILOS ha consentito la creazione di un modello condiviso di cultura della sicurezza nell’ambito delle diverse discipline curricolari, favorendo la naturale diffusione negli studenti di un approccio multidisciplinare alle te-matiche della sicurezza nel mondo del lavoro, sotto differenti punti di vista, sia di tipo tecnico, che psicologico e soprattutto di carattere culturale; ciò ha sicuramente permesso un processo di maturazione degli studenti coin-volti, contribuendo al rafforzamento delle loro competenze trasversali, tali da poter orientare i propri comportamenti nella quotidianità e, per gli anni a venire, nel mondo del lavoro.

Grazie alla sua modalità “non invasiva” rispetto ai programmi scolastici tradizionali, ponendosi quale elemento integrante all’interno di ciascuna disciplina, SILOS ha iniziato a divulgare in maniera efficace la cultura del-la sicurezza, favorendo anche l’apprendimento dei vari argomenti delle singole materie curricolari.

Tutto questo è stato reso possibile grazie all’apporto dei vari soggetti coinvolti nel progetto (ANMIL e INAIL) e grazie alla preziosa collabora-zione dei docenti e degli alunni dei vari istituti partecipanti: nella nostra provincia il percorso formativo si è rivolto agli studenti degli istituti “Ber-tarelli” e “Steiner”.

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Queste scuole superiori, rappresentate dalle ultime classi del quinquen-nio, le quarte e le quinte, hanno avuto la possibilità di approcciarsi per la prima volta ad una nuova didattica ed hanno accolto positivamente le varie proposte suggerite.

Per l’anno scolastico in corso 2010-2011, è previsto che il progetto SI-LOS venga riproposto negli istituti superiori della città di Milano, non sol-tanto in quelli precedentemente coinvolti, Bertarelli e Steiner, ma anche in altre scuole quali Frisi, Vespucci, Mazzini, Cavalieri, Settembrini, Caterina da Siena: sicuramente non mancheranno i docenti e gli alunni che sapranno accogliere con entusiasmo e con senso di responsabilità la sfida lanciata da SILOS, quella cioè di diffondere un modello condiviso di cultura della si-curezza capace di formare le generazioni di domani.

L’avvio del progetto sarà caratterizzato da un percorso di ricerca-intervento volta a costituire una rete tra le diverse scuole, coordinata da ANMIL nel territorio milanese. Nella seconda fase il progetto ha l’obiettivo di sensibilizzare studenti e docenti degli istituti coinvolti sui contenuti se-guenti:

• medicina del lavoro, legislazione in materia di igiene e sicurezza del lavoro;

• misure generali di tutela; figure ed obblighi; requisiti generali dei luoghi di lavoro;

• attrezzature e macchinari; • collocamento mirato; • testimonianze significative; • ruolo associazioni; ruolo di INAIL e di ANMIL. La terza fase prevede il monitoraggio e la pubblicizzazione del percorso

di formazione e sensibilizzazione negli Istituti scolastici, e le buone prassi in una conferenza pubblica.

5. L’Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano Per l’Agenzia del Lavoro ANMIL di Milano l’obiettivo è chiaro e a por-

tata di mano: riqualificare e collocare al lavoro gli invalidi del lavoro e civi-li iscritti nelle liste speciali di disoccupazione della legge n. 68/1999. Il progetto, così come è stato pensato dal 2009, inizia a prendere forma e a proporsi come importante riscontro in un momento di gravissima e genera-lizzata paralisi del mercato del lavoro: prevede di realizzare, contestual-mente alle attività di orientamento e accompagnamento all’inserimento e al reinserimento lavorativo, adeguate campagne di informazione e sensibiliz-

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zazione locali e nazionali rivolte alle aziende al fine di far comprendere come l’inserimento di una persona diversamente abile all’interno del pro-prio contesto aziendale possa trasformarsi da mero obbligo di legge ad op-portunità di visibilità e impegno sociale nei confronti del territorio in cui sono dislocate le unità produttive.

Nello svolgimento di questo progetto, ANMIL opera in stretta connes-sione e raccordo con tutti gli attori, gli enti e i servizi pubblici e privati nei diversi territori di riferimento (enti pubblici preposti, imprese, associazioni sindacali e di categoria, cooperazione sociale ecc.) al fine di creare reti di confronto e collaborazione realmente efficaci, con l’obiettivo di perseguire il maggior numero di inserimenti lavorativi che siano duraturi nel tempo e soddisfacenti per tutte le parti coinvolte (imprese e lavoratori).

L’Agenzia per il Lavoro di ANMIL Milano, come quelle di Bologna, Brescia, Napoli e Roma, è autorizzata dal Ministero del lavoro e della pre-videnza sociale, prot. 13/I/0011332 del 9 agosto 2010 all’esercizio a tempo indeterminato dell’attività di intermediazione di cui all’art. 2, comma 1, lett. b) del d.lgs. 10 settembre 2003, n. 276, nonché il mantenimento dell’iscrizione della stessa, alla sezione III dell’Albo Informatico delle A-genzie del Lavoro, ai sensi dell’art. 4, comma 1, lett. c), del d.lgs. 10 set-tembre 2003, n. 276 e del d.m. 23 dicembre 2003 e, con Brescia, dalla Re-gione Lombardia presso l’Albo Regionale degli Operatori Accreditati per i Servizi al Lavoro n. 0187 del 12 gennaio 2010.

È in possesso del certificato UNI EN ISO 9001/2008 per i seguenti campi di applicazione: progettazione, organizzazione e gestione dei servizi di contact center per la fornitura di informazioni/consulenza in materia di disabilità e reinserimento al lavoro.

Si propone, in materia di disabilità e reinserimento al lavoro degli inva-lidi civili e del lavoro, di sostenere le aziende nei confronti della legge n. 68/1999 durante il percorso di ricerca, selezione, accompagnamento e man-tenimento al lavoro delle persone disabili da inserire in convenzione, utiliz-zando le Doti Lavoro Disabili messe in campo dalla Provincia di Milano con il progetto EMERGO 2010. L’ANMIL è un’associazione al servizio di tutti i lavoratori affinché non vengano offesi da rischi inutili, da infortuni prevedibili, impegnandosi a far riconoscere il giusto e dignitoso trattamento economico, le opportune cure e assistenze per coloro che siano rimaste vit-time di infortuni sul lavoro e offrendo da anni un sistema completo di ser-vizi per la tutela globale e integrata dei propri iscritti. Dalla presentazione del 2° Rapporto ANMIL dell’anno 2008 sulla “Tutela delle Vittime del La-voro” si evince come il reinserimento al lavoro degli infortunati sul lavoro sia rimasto soltanto sulla carta della legge n. 68/1999. Tale legge, che rego-

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la il diritto al lavoro dei disabili, contiene specifiche e speciali norme per il ricollocamento e la riqualificazione con l’obiettivo di garantire alla nostra particolare categoria, un trattamento di riammissione al lavoro che tenga conto del fatto che, prima dell’evento dannoso, eravamo già pienamente in-tegrati nel mondo del lavoro. Ad oggi risulta inserito solo il 5% degli iscrit-ti al collocamento obbligatorio. È indispensabile che chi subisce un grave infortunio sul lavoro possa disporre di un supporto immediato per affronta-re molteplici necessità:

1. acquisire tutte le informazioni necessarie sull’iter da attivare dopo l’evento traumatico: servizi competenti, procedure, diritti e trattamen-ti economici previsti dalla legislazione vigente ecc. Purtroppo il più delle volte questa complessa ricerca viene effettuata in solitudine (perché gli interlocutori istituzionali ci sono – e tanti – ma difficil-mente individuabili), “per prove ed errori”e quindi con ingente di-spendio di tempo ed energie;

2. usufruire di un sostegno psicologico per superare, insieme ai propri familiari, il trauma dell’invalidità e per trovare le risorse inter-ne/esterne necessarie a riprogettare il futuro;

3. avere un affiancamento nella delicata fase del reinserimento lavorati-vo e un sostegno qualora emergano situazioni di disagio.

È innegabile infatti la difficoltà di “mediare” tra le legittime esigenze del dipendente disabile (accoglienza adeguata, mansioni compatibili allo stato di salute, adattamenti dell’ambiente ecc.) e quelle altrettanto legittime del grup-po di lavoro (evitare che il sostegno “solidaristico” nelle mansioni più com-plesse o pesanti si traduca in sovraccarico lavorativo per il gruppo stesso, con l’emergere nel tempo di atteggiamenti insofferenti ed espulsivi). ANMIL of-fre servizi di consulenza ed assistenza gratuita agli invalidi civili e del lavoro.

Questi servizi consulenziali sono gratuiti e spaziano dall’attività di con-sulenza legale, medico-legale e infortunistica all’istruzione di pratiche va-rie; dall’invio del periodico associativo ad attività concernenti il tempo li-bero e di promozione del diritto di cittadinanza.

Nel dettaglio: 1. Modalità operative: le persone interessate ad usufruire dei servizi

messi a disposizione da ANMIL potranno presentarsi direttamente a-gli sportelli durante l’orario di apertura al pubblico o fissare un ap-puntamento telefonico con l’operatore addetto ai servizi al lavoro.

2. Accoglienza e prima informazione: costituisce il primo momento di contatto tra l’utente e il Servizio e si svolge attraverso lo strumento del colloquio semi-strutturato eventualmente supportato da materiali informativi.

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3. Informazione orientativa: il servizio prevede la predisposizione e la gestione di uno spazio autonomo per la fruizione di informazioni (in-dividuale o di gruppo, in auto consultazione o guidata).

4. Consulenza orientativa: ha come obiettivo principale l’attivazione dell’utente, il sostegno al percorso di ricerca e reinserimento lavorati-vo e la produzione di una risposta soddisfacente al suo problema di orientamento.

5. Accompagnamento e sostegno nella ricerca di lavoro: una volta defi-nito lo specifico bisogno professionale l’operatore della mediazione, a seconda delle specificità e dei livelli di autonomia dell’utente, attuerà strategie ed interventi diversificati individuali o di gruppo, finalizzati a favorire l’inserimento e/o il reinserimento lavorativo attraverso a-zioni mirate.

6. Marketing aziendale analisi delle mansioni disponibili: consiste nella pubblicizzazione dei servizi al lavoro offerti dall’ANMIL alle aziende del territorio e nella verifica ed approfondimento dei profili da esse ricercati.

7. Incontro Domanda-Offerta: questa fase del percorso rappresenta e costituisce la funzione fondamentale nel ciclo di fruizione dei servizi al lavoro in quanto coinvolge sia le persone in cerca di lavoro, sia le imprese. Sulla base delle richieste aziendali l’operatore della media-zione verifica pertanto la presenza nel gruppo di disabili partecipanti al progetto i profili idonei a ricoprire il ruolo richiesto e, dopo aver verificato la loro effettiva disponibilità, propone una rosa di candidati all’azienda, inviando copia del curriculum vitae e richiedendo all’azienda un puntuale riscontro (positivo o negativo) su ogni singola candidatura.

8. Monitoraggio post-assunzione: viene realizzato attraverso contatti periodici con il lavoratore e i referenti aziendali, finalizzati alla verifica del buon andamento dell’inserimento.

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4. L’INTERVENTO LEGISLATIVO

1. Lo scenario di riferimento

Istituzioni − 2006: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Conven-zione sui diritti delle persone con disabilità. − 2009: l’Italia ratifica la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. − Ottobre 2010: il Ministero del Lavoro istituisce l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Obiettivo dell’Osservatorio è promuovere l’attuazione della Convenzione, predisporre un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, la realizzazione di studi e ricerche per contribuire e individuare aree prioritarie verso cui indirizzare azioni e interventi per la promozione dei diritti.

Imprese − 2009: in Italia viene pubblicata la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul lavoro, attraverso cui le imprese dichiarano il proprio impegno nella promozione delle Pari Opportunità, con il sostegno dei Mi-nisteri delle Pari Opportunità e del Lavoro.

Convenzione ONU

Articolo 1. Scopo 1. Lo scopo della presente Convenzione è promuovere, proteggere e ga-

rantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le liber-tà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il ri-spetto per la loro intrinseca dignità.

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2. Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri.

Articolo 3. Principi generali I principi della presente Convenzione sono: (a) il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compre-

sa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle per-sone;

(b) la non discriminazione; (c) la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; (d) il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabi-

lità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa; (e) la parità di opportunità; (f) l’accessibilità; (g) la parità tra uomini e donne; (h) il rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori con disabilità e il ri-

spetto del diritto dei minori con disabilità a preservare la propria iden-tità.

Articolo 9. Accessibilità [...] Queste misure, che includono l’identificazione e l’eliminazione di

ostacoli e barriere all’accessibilità, si applicano, tra l’altro, a: (a) edifici, viabilità, trasporti e [...] luoghi di lavoro; (b) ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi

informatici [per promuovere l’accesso delle persone con disabilità al-le nuove tecnologie].

Articolo 27. Lavoro e occupazione 1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto al lavoro delle persone con disa-

bilità, su base di uguaglianza con gli altri; segnatamente il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità. 2. Uguaglianza e non discriminazione nell’Unione Europea al-

largata I principi della parità di trattamento e della non discriminazione sono al

centro del modello sociale europeo e rappresentano uno dei capisaldi dei

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diritti e dei valori fondamentali dell’individuo che sono alla base dell’o-dierna Unione Europea.

Possiamo essere fieri dei risultati ottenuti di recente in fatto di parità di trattamento e non discriminazione.

È stato fatto molto nel breve periodo apertosi quando gli Stati membri hanno convenuto sulla necessità d’intervenire collettivamente a livello eu-ropeo per affrontare la discriminazione fondata sulla razza o l’origine etni-ca, la religione o le convinzioni personali, l’età, gli handicap o le tendenze sessuali.

Gli interventi in questo settore si sono basati sulla notevole esperienza dell’UE nell’affrontare la discriminazione sessuale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità1, nella Conferenza Ministeriale europea sulla Salute mentale tenutasi a Helsinki il 12-15 gennaio 2005, at-tiva un piano d’azione sulla salute mentale per l’Europa per “Affrontare le sfide, creare le soluzioni” atte a:

• garantire una formazione professionale per coloro che soffrono di problemi di salute mentale e sostenere l’adattamento dei luoghi e del-le pratiche di lavoro alle loro speciali esigenze, con l’obiettivo di as-sicurare il loro accesso al sistema occupazionale competitivo;

• monitorare la salute mentale correlata al lavoro mediante lo sviluppo di indicatori e strumenti appropriati;

• elaborare politiche e mettere in atto attività destinate alla lotta contro lo stigma e la discriminazione, alla promozione del benessere mentale anche all’interno di ambienti di lavoro e di studio salutari;

• sviluppare relazioni di partenariato che favoriscano la cooperazione intersettoriale ed eliminare gli ostacoli che impediscono il lavoro con-giunto.

La Repubblica Italiana ha promulgato il 1° marzo 2006 la legge n. 67 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di di-scriminazioni” a piena tutela del principio di parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità di cui all’art. 3 della L. 5 febbraio 1992, n. 104.

Tale legge ha permesso di garantire alle persone disabili il pieno godi-mento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali e facendo salve, nei casi di discriminazioni in pregiudizio delle persone con disabilità relative all’accesso al lavoro e sul lavoro, le disposizioni del d.lgs. 9 luglio 2003, n. 1 I disturbi mentali sono in aumento nell’Unione Europea. Oggi si calcola che quasi 50 mi-lioni di cittadini (circa l’11% della popolazione) siano colpiti da disturbi mentali, con donne e uomini che sviluppano e manifestano sintomi diversi.

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2162, recante attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di tratta-mento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, proibendo la di-scriminazione in materia di occupazione e condizioni di lavoro.

Ciò è stato rafforzato, soprattutto per quanto riguarda le discriminazioni nei confronti delle persone con disagio psichico, dalla relazione al Parla-mento Europeo del 18 luglio 2006 (2006/2058(INI) sul miglioramento della salute mentale della popolazione, ove si sottolinea il ruolo vitale dei datori di lavoro nell’assumere e mantenere gli individui che hanno conosciuto il disagio psichico e il ruolo della UE nella lotta contro le stigmatizzazioni e le discriminazioni che le persone con disturbi psichici subiscono.

Si osserva, inoltre, che la direttiva 2000/78/CE in materia di occupazione, stabilisce un quadro generale per prevenire la discriminazione basata sull’handicap e che deve essere oggetto di piena esecuzione, ritenendo essen-ziale che le malattie psichiche siano considerate un handicap in tutti gli Stati membri e rammentando alla Commissione che le persone affette da handicap e malattie croniche sono vulnerabili e necessitano di un particolare sostegno per prevenire lo sviluppo della depressione e di altre patologie mentali. 3. La parità di trattamento in materia di occupazione

La parità si va a rafforzare con la Conferenza Europea “Insieme per la

salute mentale e il benessere” del 13 giugno 2008 riconoscendo l’impor-tanza e la pertinenza della salute mentale e del benessere per l’Unione Eu-ropea, i suoi Stati membri, i portatori di interesse e i cittadini affinché vengano intraprese azioni in cinque ambiti prioritari, tra cui la salute mentale sul lavoro. Vengono incentivate maggiormente le azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, parti sociali e organismi respon-sabili in merito alla salute mentale, in funzione della prevenzione e delle opzioni terapeutiche, al fine di promuovere l’integrazione delle persone af-fette da malattie psichiche nella vita professionale inducendo la società ad una maggiore accettazione e comprensione. Il lavoro reca giovamento alla salute fisica e mentale, dove la salute mentale e il benessere della forza la-voro costituiscono una risorsa chiave per la produttività e l’innovazione nell’Unione Europea.

2 Per principio di parità di trattamento si intende l’assenza di qualsiasi discriminazione diret-ta o indiretta a causa della religione, delle convinzioni personali, degli handicap, dell’età o dell’orientamento sessuale.

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I cambiamenti nel ritmo e nella natura del lavoro determinano pressioni sulla salute mentale e sul benessere: si rende così necessario agire per argi-nare l’incremento costante dell’assenteismo e dell’inabilità al lavoro, sfrut-tando il potenziale che non viene utilizzato a causa di stress e disordini mentali, allo scopo di migliorare la produttività.

Il posto di lavoro gioca un ruolo centrale nell’inclusione sociale delle persone con problemi di salute mentale. La Conferenza Europea invita gli amministratori pubblici, le parti sociali e i portatori di interesse ad intra-prendere iniziative riguardanti la salute mentale sul posto di lavoro relati-vamente ai seguenti ambiti:

1. miglioramento dell’organizzazione del lavoro, delle culture organiz-zative e delle pratiche di leadership per promuovere il benessere men-tale, favorendo anche tutte le possibilità di conciliazione tra attività lavorativa e vita familiare;

2. realizzazione di programmi di salute mentale e benessere, ovvero di programmi di prevenzione e valutazione del rischio per situazioni che possono avere ripercussioni sfavorevoli sulla salute mentale dei lavora-tori (stress, comportamenti illeciti come violenze o molestie sul lavoro, alcool, droghe) e piani di intervento tempestivo nei luoghi di lavoro;

3. predisposizione di misure per sostenere l’assunzione, il mantenimento o la riabilitazione e il ritorno al lavoro di persone con problemi di sa-lute mentale o con disordini psichici.

Il 13 dicembre 2006 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ap-provato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.

È una Convenzione che, a conclusione di un lungo e complesso negozia-to, ha individuato nuovi percorsi per il riconoscimento dei diritti delle per-sone con disabilità.

Tra gli articolati (artt. 26-27) della Convenzione gli interventi più speci-fici sono relativi alla riabilitazione e all’integrazione nel mondo del lavoro. La Carta sottolinea l’importanza di non vederli come interventi parcellizzati e a se stanti, ma come componenti di un approccio integrato che consideri nel loro assieme i percorsi di abilitazione e riabilitazione, di formazione professionale, di educazione e di supporto sociali, guardando alla persona nel suo complesso: ossia facilitando «il raggiungimento e il mantenimento della massima indipendenza, della realizzazione personale e della parteci-pazione in tutti gli aspetti della vita».

Nel campo del lavoro, oltre a sostenere la necessità di accedere al mer-cato del lavoro senza discriminazioni, la Carta evidenzia l’importanza di partecipare alla vita sindacale, a programmi di riqualificazione e di godere delle stesse opportunità di esperienza/carriera degli altri lavoratori.

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Con l’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 e con il suo ripristino attraverso la L. 6 agosto 2008, n. 133 il legislatore ha voluto sicuramente intervenire cer-cando di sanare quella pesante discriminazione che la legge n. 68/1999 si porta dietro: l’impossibilità di avviare al lavoro i disabili psichici con la stessa modalità di tutti i disabili elencati all’art. 1 della legge, bensì solo «su richiesta nominativa mediante le convenzioni di cui all’art. 11» (art. 9, comma 4).

Partendo da queste considerazioni, anche ai sensi dell’art. 4, comma 1 della legge n. 381/1991, dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 e degli artt. 3, 5, 6, 9, 10 della legge regionale n. 13/2003, si evidenzia, all’art. 9, comma 4, legge n. 68/1999, che l’assunzione degli invalidi psichici può avvenire e-sclusivamente attraverso la richiesta nominativa da parte di aziende in con-venzione.

L’assunzione di un disabile affetto da patologia psichica è quindi un atto discrezionale da parte dell’azienda. La situazione determinatasi crea indub-biamente una discriminazione nei confronti di persone con problemi di salute mentale, confermando così lo stigma e i pregiudizi ancora culturalmente pre-senti nel nostro contesto sociale nonché la diffidenza da parte delle imprese rispetto a percorsi di accompagnamento al lavoro di disabili psichici.

La complessità della situazione descritta evidenzia la necessità di speri-mentare forme innovative di tutela e di facilitazione dell’inserimento al la-voro che possano integrare gli strumenti già utilizzati sui territori.

Pertanto le parti portanti dell’inclusione di un soggetto “debole” riman-gono i modelli di convenzione precedentemente descritti.

Oltre alle forme consolidate di avvicinamento al mercato del lavoro per i disabili psichici (percorsi di orientamento, formazione, tirocini ecc.), si può individuare il modello di convenzione-quadro regionale dell’art. 14 quale importante opportunità in grado di garantire alle imprese una serie di benefit tali da permettere il mantenimento del rapporto di lavoro nel tempo.

Tale modello è stato configurato all’interno delle convenzioni provincia-li prendendo spunto dalle linee regionali definite nell’ambito della dote-lavoro rivolta alle persone con disabilità psichica attraverso l’accordo del 23 aprile 2010.

Da sempre le cooperative sociali di tipo B di produzione e lavoro sono state il luogo deputato all’inserimento dei soggetti svantaggiati “deboli” e difficilmente collocabili in altri contesti imprenditoriali.

Forte è il rischio di alimentare il carattere ambivalente dell’operazione tra l rischio di essere il ricettacolo del disagio sociale, il ghetto dei “casi umani” e la possibilità invece di costituire un vero e proprio trampolino di lancio per un effettivo e reale ingresso nel mondo del lavoro, ma soprattutto

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di riscatto, rivincita, di unica opportunità di conoscenza di sé attraverso il lavoro, di ri-conoscimento delle potenzialità e possibilità di realizzazione personale anche da parte di chi per mille ragioni si è trovato di colpo ai margini del mondo produttivo.

La Provincia di Milano ha istituito un catalogo di imprese sociali3 dotate delle necessarie risorse umane, economiche e progettuali ai fini dell’eroga-zione di azioni finalizzate all’integrazione lavorativa.

Questa pubblicazione raccoglie in modo sistematico da p. 147 le schede delle cooperative sociali di tipo B della provincia di Milano iscritte all’Albo Regionale e associate alle Centrali Cooperative.

È una guida aggiornata ed essenziale contenente poche e utili informa-zioni per i datori di lavoro pubblici e privati che intendano rivolgersi al mondo della cooperazione per assegnare commesse di lavoro ai sensi dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003.

3 V. sito http://www.provincia.milano.it/lavoro/Modulistica/disabili.html.

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5. LE CONVENZIONI E L’ART. 14 OPPORTUNITÀ DI INCLUSIONE

1. Le convenzioni Per promuovere l’assunzione delle persone disabili la legge n. 68/1999

già definisce una serie di incentivi economici, che i Servizi devono poten-ziare attraverso la definizione in convenzione di bonus che possano per-mettere al datore di lavoro di dilazionare ulteriormente il proprio periodo di messa in regola rispetto agli obblighi di copertura.

La convenzione con un’azienda dà l’opportunità di diluire nel tempo l’inserimento delle persona portatrici di disabilità con l’obbligo di assun-zione entro gli anni stabiliti.

Questa attenzione, posta dal legislatore e attivata in maniera discre-zionale da ogni singola provincia, permette di creare un forte strumento di mediazione finalizzato all’aumento delle possibilità di assunzione no-minativa per tutte le mansioni, a prescindere dal loro livello di professio-nalità.

Se da una parte lascia maggior spazio all’incontro spontaneo dei sog-getti, dall’altra però vincola buona parte dei disabili a sottoporsi ad un processo di selezione preliminare all’assunzione, da cui si evince quanto sia importante la funzione del collocamento mirato, mediato dai servizi e condiviso con l’azienda, per garantire il mantenimento del rapporto di lavoro.

Gli strumenti di mediazione che hanno permesso di favorire l’inclu-sione lavorativa dei soggetti “deboli” sono state le convenzioni ai sensi degli artt. 11 e 12 della legge n. 68/1999 e dell’art 14 del d.lgs. n. 276/2003.

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Ad oggi le opportunità offerte dal quadro legislativo hanno visto la modifica dell’art. 12 (lavoratori assunti a tempo indeterminato e distac-cati nelle cooperative sociali di tipo B tramite commessa di lavoro, mo-dalità poco usata sull’intero territorio nazionale) e l’introduzione dell’art. 12 bis.

Inoltre, come vedremo poi, rimane la possibilità di attivare ancora nella Provincia di Milano l’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, con clausole legger-mente modificate rispetto alla precedente sperimentazione.

Si potrebbero dunque utilizzare quattro tipologie di convenzioni di inse-rimento lavorativo di persone disabili “deboli” per l’assolvimento dell’ob-bligo ex legge n. 68/1999.

L’aspetto positivo della modalità del convenzionamento è che l’incontro con la singola azienda permette di analizzarne la situazione e ricercare in-sieme la modalità migliore per l’inserimento mirato.

La sottoscrizione della convenzione viene definita per ciascun datore di lavoro, pubblico o privato, come uno specifico impegno riguardante la du-rata e il programma mirante al conseguimento degli obiettivi occupazionali, in relazione al numero e alla complessità dei soggetti disabili da assumere, tenendo conto anche della eventuale situazione di sviluppo o di crisi in cui dovesse versare l’azienda.

Il soddisfacimento degli step di convenzione deve avvenire entro i termini previsti: eventuali proroghe possono essere concesse solo a fron-te di giustificati motivi e/o attivazioni di tirocini finalizzati di disabili “deboli” con partnership. Al termine dello step i disabili previsti devono essere confermati a tempo indeterminato: le mancate conferme vanno so-stitute entro 60 gg. dalla fine del rapporto. Dall’entrata in vigore del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, convertito in L. 6 agosto 2008, n. 133 e pubbli-cata sulla Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 – suppl. ordinario n. 196, viene cancellata la norma della legge n. 247/2007 che a sua volta aveva abrogato l’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003. Si possono dunque utiliz-zare cinque tipologie di convenzioni per l’inserimento lavorativo dei di-sabili:

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Tab. 7 – Tipologie di convenzioni possibili

n. Convenzioni Partner Tempi 1 art. 11, commi 1 e 2, legge

n. 68/1999 2 art. 11, commi 4 e 7, legge

n. 68/1999

Aziende pubbliche, private e coop. sociali

Secondo linee guida provinciali

3 art. 12 modificato legge n. 68/1999

1 anno prorogabile di altri 12 mesi1

4 art. 39, legge n.133/2008 (ripristino art. 14 d.lgs. n. 276/2003)

Aziende private, liberi professioni-sti disabili, datori di lavoro non in obbligo, coop. soc. di tipo B e loro consorzi

Secondo linee guida provinciali del 23 aprile 2010

5 art. 12 bis, legge n. 68/1999 (manca decreto attuativo)

Aziende private, liberi professioni-sti disabili, datori di lavoro non in obbligo, coop. soc. di tipo A, B e loro consorzi

1° convenzione non infe-riore ai 3 anni, rinnovabi-le 1 sola volta non < a 2 anni

Elaborazione: Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano Lo stato dell’arte della legge n. 68/1999 dopo più di 10 anni di applica-

zione, terminato il “rodaggio”, ci porta a una più equilibrata considerazione dei bisogni dei nostri due utenti/clienti: i disabili e le aziende. Si è delineato un quadro diverso, di minore autonomia e indipendenza delle aziende ri-spetto gli inserimenti lavorativi, preso atto delle sensibili difficoltà di inte-grazione del lavoratore disabile da parte delle aziende, e di minore capacità e disponibilità a supportare progetti di inserimento lavorativo per tutti quei soggetti che, a causa di una bassa professionalità, scarse competenze e pa-tologie fortemente invalidanti, pur compatibili con una attività lavorativa, sono decisamente poco spendibili nel mondo del lavoro.

Nel rapporto azienda-disabile-servizi, questi ultimi vengono chiamati a svolgere un ruolo di vera e propria analisi di qualità dove viene loro richie-sto di individuare quali disabili possiedano le caratteristiche sia fisico-funzionali che cognitivo-emotive per svolgere una determinata mansione.

L’inserimento al lavoro di una persona “diversamente abile” può co-munque rivelarsi un problema di particolare complessità, quando si deside-ra realizzare un’integrazione lavorativa in grado di conciliare i bisogni dell’organizzazione e del soggetto disabile.

1 «Art. 6, comma 3, l.r. n. 13/2003. – Le province lombarde possono autorizzare il prolunga-mento delle convenzioni finalizzate all’inserimento dei disabili presso le cooperative sociali, alle quali il datore di lavoro s’impegna ad affidare commesse di lavoro. Tali convenzioni, nell’ambito di quanto definito nell’art. 12, comma 2, lett. c), della legge n. 68/1999 possono estendersi fino ad un massimo di ventiquattro mesi, prorogabili di ulteriori dodici mesi».

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La prospettiva dell’azienda è, in prima battuta, principalmente legata all’esigenza di attivare inserimenti efficaci dal punto di vista produttivo. La reale integrazione lavorativa per il soggetto comporta sicuramente la mi-gliore utilizzazione delle sue capacità e potenzialità, ma imprescindibile ri-sulta essere poter vivere il luogo di lavoro come spazio di ritessitura di quell’insieme di relazioni, significati e pratiche che creano uno spazio so-ciale sperimentale nel quale poter esercitarsi in percorsi di autostima e au-toefficacia, empowerment e autoprogettualità.

Queste sono le traiettorie da seguire per essere in grado di sollevare il “co-perchio” del cosiddetto zoccolo duro dei disabili “deboli” e, insieme a tutti i soggetti disponibili, accompagnarli verso la loro totale, piena e riconosciuta in-tegrazione socio-lavorativa, anche nel caso di serie difficoltà di inclusione.

Il regolamento della Commissione Europea del 12 febbraio 2002 n. 2204 sottolinea la necessità di rivolgere una particolare attenzione all’interno delle politiche sociali e per l’occupazione nazionali, ai lavoratori svantaggiati/deboli e in particolare ai lavoratori disabili per i quali “può rendersi necessario un aiuto permanente che ne consenta non solo l’assunzione ma soprattutto la permanenza nel mondo del lavoro”.

2. Il quadro nazionale dell’applicazione L’analisi dell’anno 2007 esposta nella IV Relazione al Parlamento denun-

cia una certa dinamicità negli avviamenti tramite convenzione, infatti, pur contraendosi di circa 700 unità rispetto al 2006 la convenzione di programma ex art. 11, crescono considerevolmente quelle di integrazione lavorativa (art. 11, commi 4 e 7) e le convenzioni in art. 14 del d.lgs. n. 276/2003.

Tab. 8 – Convenzioni stipulate in Italia 2006-2007

2006 Area geografica Art.11, comma 1 Art.11, comma 4 Art.12 Art.14, d.lgs. n. 276/2003

Nord Ovest 4.869 710 1 48 Nord Est 2.897 1.147 1 46 Centro 2.449 385 0 0 Sud e Isole 1.605 14 0 4 11.820 2.256 2 98 2007 Nord Ovest 3.719 1.541 3 54 Nord Est 2.965 1.212 1 69 Centro 2.718 440 1 17 Sud e Isole 1.728 141 1 43 11.130 3.334 6 183

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Il valore aggiunto della cooperativa sociale è di proporre attivamente il candidato che, terminato il proprio percorso di riabilitazione, autonomia e formazione, possa essere inserito al lavoro in un’azienda profit.

Per diverse ragioni ciò accade purtroppo molto raramente soprattutto per quei soggetti di difficile ricollocazione, a cui si sommano fattori esterni, quali la particolare congiuntura economica, che con cassa integrazione e mobilità vanno a incidere sulla base di computo per il calcolo dei posti ri-servati ai disabili e sospendono di conseguenza gli obblighi occupazionali.

L’analisi del biennio 2008-2009 esposta nella V Relazione al Parlamen-to2 evidenzia l’esame della serie storica delle convenzioni ex art. 11 e con-sente di verificare il generale ridimensionamento, presumibilmente con-nesso alla crisi economica, che però si presenta marcatamente diversificato in relazione all’area geografica.

In particolare, fra il 2006 e il 2009 le aree del Nord Ovest e del Nord Est vedono contrarsi rispettivamente del 41% e del 34% circa il numero di convenzioni di programma, e del 47,2% e 45,5% quello delle convenzioni di integrazione lavorativa.

A fronte di ciò, il Centro sperimenta nello stesso periodo una riduzione del 12,6% delle convenzioni di programma e una lieve crescita, pari al 2,1%, di quelle di integrazione e un primo utilizzo per le convenzioni in art. 12 bis.

Infine, nel Sud e nelle Isole l’utilizzo della convenzione di programma si riduce a sua volta dell’11,7%, mentre aumenta considerevolmente rispet-to al dato iniziale quello delle convenzioni di integrazione lavorativa e un primo utilizzo per le convenzioni in art. 12 bis.

Sia pur nel quadro di questi movimenti, il Nord Ovest si conferma al primo posto per l’utilizzo del primo istituto e il Nord Est per quello del se-condo, fatta eccezione per l’annualità 2007.

Franco De Riu responsabile dell’area Sistemi del Lavoro dell’ISFOL e coordinatore dell’indagine, sostiene:

«La crisi contrae i mercati, dunque l’occupazione in generale. Lo svan-taggio, benché la legge 68/99 garantisca su alcuni obblighi, è accentuato per una persona disabile. Chi chiede oggi di entrare nel mercato del lavoro lo fa in una situazione di crisi reale. Proprio in riferimento alla cassa inte-grazione e alla mobilità le aziende vedono sospesi gli obblighi di assunzio-ne nelle quote di riserva. Questo presumibilmente ha portato nel biennio 2008-2009 a una contrazione degli inserimenti lavorativi per i soggetti co- 2 Si vada al sito: http://www.cliclavoro.gov.it/SondaggiStatistiche/Documents/V%20Rela-zione%20al%20Parlamento%20Legge%2068_99%20Parte1.pdf.

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siddetti svantaggiati, nonostante il ministero del Lavoro abbia tentato una manovra, non ancora varata, con le agenzie private anche attraverso in-centivi alle assunzioni a seconda del tipo di contatto: più o meno in rela-zione al tempo determinato o indeterminato. C’è – conclude De Riu – un progressivo miglioramento nella gestione delle risorse umane, ma la legge 68, benché migliorabile, è un ottimo strumento. Dove attuata, funziona. Peccato che ampie aree del paese vivano lacune amministrative enormi». 3. Lavoro stabile per i disabili “deboli” in Provincia di Milano

Nel 2005 è stato possibile stipulare nella provincia di Milano 24 con-

venzioni secondo la sperimentazione di un anno, con l’affidamento di commesse delle aziende private conferite alle cooperative sociali di tipo B per un ammontare di euro 1.060.955,32 e la conseguente assunzione da par-te delle cooperative di 49 disabili.

Tab. 9 – Applicazione art. 14 2005-2010 in Provincia di Milano

disabili

Anni valore delle commesse

Conv. ex

art.14 attive

presenti passati in coop.

assunti dalle

aziende

in azienda

in coop. sulla

commessa

in coop.

2005 € 1.060.955,32 24 49 0 20 14 15 2010 > € 2.000.000,00 21 62

82 3 24 19 19

Fonte: Servizio Occupazione Disabili, Provincia di Milano Le cooperative, titolate alle convenzioni, hanno garantito affidabilità

imprenditoriale e le aziende conferenti le commesse di lavoro hanno utiliz-zato appieno l’applicazione delle disposizioni di cui al comma 3 dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 ovvero la compatibilità ai fini della quota di riserva dei lavoratori disabili inseriti nella cooperativa sociale di tipo “B” solo nel-la misura massima del 20% della quota di riserva.

Al 2010 sono 21 le convenzioni “fatte salve” che hanno continuato ad essere prorogate per un corrispettivo pari a più di euro 2.000.000,00 di commesse con un incremento del 100%. Delle altre tre una azienda non è più in obbligo, un’altra ha assunto a tempo indeterminato il disabile, rien-trando nell’obbligo a pieno titolo e la terza risulta essere in sospensione da-gli obblighi occupazionali.

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I disabili che hanno attivato il percorso sperimentale sono stati 82, di cui 3 assunti a tempo indeterminato dalle aziende: 60 sono quelli ad oggi in ca-rico (+22,4%) sulle commesse attive e prorogate.

Le cooperative sociali di tipo B hanno assunto a tempo indeterminato 30 disabili e 30 a tempo determinato: 19 disabili operano all’interno della coo-perativa stessa su lavoro conferito dall’azienda, 19 su quello offerto dalla cooperativa mentre 24 lavorano in azienda sulla commessa e seguiti dai so-ci lavoratori della cooperativa stessa.

Di conseguenza delle 5.000 convenzioni stipulate dall’inizio, cioè dal duemila, con aziende private e pubbliche, 21 convenzioni in art. 14 sono veramente una quota “minimale”!

Tuttavia hanno permesso una non negazione dell’utilizzo dello strumen-to: per i lavoratori è stata la possibilità di scegliere un lavoro più adeguato alle proprie capacità, mentre per le cooperative l’occasione di rilevare e va-lutare il proprio operato, mentre per le aziende la soluzione legislativa “de-legata” al 20%.

Le cooperative sociali non fanno “assistenza” e, l’inserimento delle per-sone disabili è stata, da una parte una «possibilità occupazionale per le per-sone con disabilità» e, dall’altra, una modalità «per farsi conoscere meglio dalle aziende e incrementare le commesse» mantenendo il posto di lavoro ai dipendenti assunti oltre ad incrementare l’occupazione per i normodotati disoccupati necessari per soddisfare la nuova quantità di lavoro apportato dalle commesse.

Oltre a ciò questa modalità ha consentito alle cooperative di ampliare il “circolo delle conoscenze” permettendo per il futuro di creare una rete dove sarà possibile, per le aziende, trovare in tempi brevi la cooperativa più ade-guata al lavoro da esternalizzare. Ritenere l’azienda detentrice dell’unico vero luogo di lavoro significa screditare il lavoro svolto dalle cooperative.

L’analisi effettuata, nell’ambito del progetto Cooperazione2006, sulle cooperative nella Provincia di Milano sulla loro «capacità imprenditoriale e il grado di soddisfazione del bisogno delle aziende» è stata di 70 imprese sociali su 140 (il 50%). Inoltre questo strumento si è rivelato molto utile per tutte le realtà aziendali di piccole dimensioni che non hanno la possibilità di utilizzare l’esonero per essere ottemperanti rispetto l’obbligo.

Il valore economico complessivo delle commesse relative alle conven-zioni ex art. 14 ammonta ad oggi a circa euro 4.596.000,00 oltre IVA per un valore complessivo annuo di circa euro 1.617.000,00 oltre IVA e le a-ziende coinvolte operano nei seguenti settori.

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Fig. 2 – Commesse e settore produttivo

02468

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Quantità

produzione industriale informatico

telecomunicazioni consulenza e servizi

commercio e distribuzione ristorazione

4. La cooperazione sociale

Dobbiamo prendere atto che il motore principale dell’integrazione e del-

la coesione sociale rimane il lavoro, allo stesso modo l’identità e la realiz-zazione personale trovano sostegno principalmente nel riconoscimento so-ciale derivante dal lavoro.

È il contesto lavorativo che offre occasione di confronto dialettico tra il rapporto con se stessi, il rapporto con gli altri e il rapporto con il reale.

Il piacere nel lavoro è legato all’azione che il soggetto possa riconoscere come propria, corrispondente ai propri valori, al proprio ideale e per la qua-le si senta responsabile e autonoma in una ricerca costante tra immagine di sé, unica, singolare e riconoscimento da parte degli altri.

L’ambito cooperativo rappresenta uno spazio privilegiato per una co-struzione identitaria di raffronto continuo tra similarità e differenza.

Uno spazio dove al rapporto con l’altro è data una rilevanza fondamen-tale con la consapevolezza che il senso del lavoro non può essere dato per scontato o “prescritto” dal solo contratto, ma che lo stesso è sempre frutto di una co-costruzione

Il terzo settore nasce sulla base di bisogni sociali che non trovano ade-guate risposte né da parte della pubblica amministrazione, né da parte delle imprese private, e quindi sulla possibilità di fornire servizi rivolti a doman-de differenziate, specifiche, a volte di piccoli segmenti di mercato.

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La cooperazione sociale, ai sensi della legge n. 381/1991, riveste un ruo-lo primario nella produzione di servizi sociali alla persona e al territorio, capace di coniugare vocazione imprenditoriale e finalità sociali.

Crisi del mercato e dello stato nell’erogazione dei servizi sociali e parti-colarità del servizio offerto fanno sì che la realtà cooperativa sia una impre-scindibile risorsa in termini di politiche attive del lavoro.

Si registra ad oggi una grande difficoltà di “presa in carico” e “accom-pagnamento al lavoro” di disabili “deboli” a fronte di un mercato del lavoro poco ricettivo ma anche per un mancato riconoscimento di bisogni specifici e di nicchia che chiedono di sviluppare nuove sinergie, progetti, partenariati per rompere barriere e stigmi ancora molto presenti.

Si sta confermando una percentuale che sfiora la metà degli iscritti alle liste del collocamento mirato di soggetti destinati a costituire una sorta di “zoccolo duro” difficilmente inseribile in piani di intervento e accompa-gnamento al lavoro efficaci sul medio e lungo periodo.

L’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, così come è stato sperimentato dalla Provincia di Milano, ha permesso di sviluppare percorsi di inserimento la-vorativo per chi da anni permaneva nelle liste con lo stato di “disoccupato di lunga durata” e senza alcuna possibilità di essere protagonista di concreti piani di crescita professionale e inserimento lavorativo.

La sperimentazione della Provincia di Milano ha consentito di mettere in contatto il sistema delle imprese sociali con le aziende for profit, in ob-bligo di assunzione di soggetti appartenenti alle liste del collocamento mi-rato, su una iniziativa di grande respiro e potenzialità in termini di “interes-se generale della comunità” e “interesse sociale dei cittadini” ovvero in li-nea con le mission aziendali delle ANP (Aziende Non Profit).

Le aziende committenti hanno condotto una trattativa con le imprese so-ciali, grazie alla costante attività di consulenza, regia e monitoraggio del Servizio Orientamento Disabili della Provincia di Milano, volta a creare opportunità di inserimento lavorativo per soggetti deboli grazie all’apporto del sistema delle imprese sociali con le sue peculiarità e caratteristiche.

Nella fase di sperimentazione sono emersi dei fattori determinanti ai fini di inserimenti di lungo periodo quali:

• le competenza e le capacità tecnico-imprenditoriali presenti in coope-rativa;

• la capacità di lavorare per progetti individualizzati e percorsi specifici che vedono l’inserimento lavorativo come parte di una attività che implica un ordine simbolico più articolato e complesso legato all’immagine di sé, allo sviluppo personale;

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• la capacità di far fronte efficacemente alle fasi di avanzamenti e re-gressione, di importanti conquiste e successi e di momenti di duro confronto con la realtà e le oggettive difficoltà;

• al sistema di corporate governance delle ANP in grado di far fronte al cambiamento del contesto competitivo coniugando e governando con professionalità la dimensione economica e la dimensione partecipativa.

Nella maggioranza dei casi i modelli di intervento di successo hanno comunque visto la presenza di un tutor dedicato al servizio di supporto e accompagnamento al lavoro e un costante lavoro da parte del team risorse umane di costante monitoraggio e valutazione dell’esperienza vissuta in modo da poter cogliere lo sviluppo delle varie fasi motivazionali e fisiolo-giche, ma anche la necessità di interventi terapeutici, riabilitativi o afferenti alla dimensione personale e familiare del lavoratore inserito3.

La standardizzazione di alcuni strumenti e l’applicazione degli stessi hanno costituito una interessante opportunità di far fronte in modo creativo a molte situazioni ma sempre in una ottica di ben definite procedure appli-cate in modo sistematico.

Tra queste la supervisione tecnica formativa, il bilancio di competenze, l’ottica del learning by doing e il training on the job, la formazione anche in termini di life’s skills4.

Riteniamo che la sperimentazione, avviata nel novembre 2004, sia a supporto della grande opportunità di applicazione su larga scala dell’art. 14 a fronte di un sistema cooperativo maturo e competente, come dichiarato anche dalle responsabili di Confcooperative e Legacoop, pur sottolineando l’importanza di un ruolo determinante di governo e presidio ad oggi assun-to dalla Provincia di Milano5.

Consideriamo altresì fondamentale rilanciare uno strumento per supera-re la sfida di un collocamento mirato che rischia di trasformarsi in mancata possibilità di autorealizzazione proprio per persone che attraverso il lavoro possono permettersi di accedere alla vita pubblica e alla comunità dei citta-dini fuori da una logica assistenziale.

Una sfida per tutti perché gli esclusi dal lavoro sono messi ai margini di uno spazio di costruzione di identità e costruzione della dimensione collet-tiva del vivere insieme.

3 Cooperazione2006. 4 AA.VV., Al Lavoro LiberaMente. 5 Intervista rilasciata il 3 dicembre 2010 dalle responsabili per l’intervento delle cooperative.

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5. I bisogni dei disabili “deboli” con il contributo di Giancarlo Sartini6

Il lavoro rappresenta per tutti ma soprattutto per i disabili “deboli” il

principale strumento di confronto con le proprie capacità e di relazione con il mondo “esterno”.

Sicuramente può svolgere una funzione anche indiretta di tipo terapeuti-co, ma in particolare si pone come esperienza concreta di realizzazione di sé, qualunque possa essere la motivazione personale esistente al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro.

Infatti i motivi presenti nella fase iniziale possono essere molto variabili e differenti a seconda delle singole persone e delle rispettive esperienze pregresse, ma certamente, nel corso dell’attività lavorativa stessa, è possibi-le che si verifichi una reale crescita personale, tale da incidere anche sulla motivazione e sulla consapevolezza di ciò che si sta vivendo.

Per quanto riguarda le motivazioni “in ingresso”, accertate secondo un ordine di frequenza da un importante studio, di seguito vengono riportate le principali valutazioni:

• esigenze economiche; • esigenza di impegnare parte del proprio tempo libero; • esigenza di autonomia (necessità di avviare un processo di progressi-

vo allontanamento dalla propria famiglia); • necessità di riacquisire e/o potenziare, dopo un periodo di malattia, la

propria identità, attraverso l’attività lavorativa; • necessità di intrecciare e/o mantenere relazioni sociali; • necessità di autorealizzazione e crescita personale7. Come si evince dall’elenco sopracitato, sono presenti sia motivazioni

connesse a bisogni di tipo “materiale”, sia motivazioni legate a bisogni di natura “ideale”; in particolare, è importante che queste ultime siano ricono-sciute anche dalle aziende, in modo che queste possano poi riuscire ad in-staurare relazioni efficaci con i disabili “deboli”.

Del resto è proprio questo riconoscimento che assicura un significato all’inserimento lavorativo della persona disabile, la cui crescita personale è il risultato dell’interazione costante tra il singolo e l’ambiente che lo cir-conda, secondo quanto attestato da vari studi.

6 Sociologo, ricercatore in “dote lavoro” presso Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano. 7 AA.VV., Al Lavoro LiberaMente, p. 23.

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Proprio per questi motivi, risulta particolarmente importante realizzare un efficace bilancio delle competenze che non si limiti esclusivamente ad accertare ciò che in concreto una persona è in grado di fare, ma che si pon-ga come uno strumento di reale valutazione dell’affidabilità relazionale, della stabilità emotiva e che permetta anche un monitoraggio costante dell’esperienza vissuta.

Infatti, nella prima fase di inserimento lavorativo, attuato anche median-te tirocinio, è molto utile definire primariamente gli obiettivi che si inten-dono raggiungere e procedere in seguito alla loro costante verifica e moni-toraggio, anche allo scopo di prevenire e/o correggere possibili situazioni di disagio e difficoltà.

Naturalmente, pare evidente che la gestione di un processo così com-plesso come si rivela l’inserimento in azienda di un disabile “debole”, non possa essere affidata in esclusiva alla singola azienda, spesso abituata a re-lazioni fondate sulla competizione e sul profitto, ma necessita di un concre-to supporto e coordinamento con i Servizi, al fine di garantire un positivo e proficuo ingresso nel mondo del lavoro.

Detto questo però, risulta anche importante poter contare su di una figu-ra aziendale di riferimento, un “tutor”, che sia effettivamente in grado di porsi quale tramite tra le esigenze interne e quelle della persona inserita, favorendo nella stessa l’acquisizione e/o il miglioramento delle proprie competenze relazionali.

D’altro canto è pur sempre possibile che, nel percorso di inserimento la-vorativo, la persona disabile possa incontrare degli ostacoli ed anche subire delle “ricadute” in merito alla propria condizione psico-fisica, pertanto è sicuramente auspicabile una seria e costante attività di coordinamento e monitoraggio con tutti i Servizi competenti presenti sul territorio.

È per questo che mi sembra importante portare la mia testimonianza:

«La principale motivazione che mi spinse ad iscrivermi nelle liste di collo-camento degli invalidi civili fu un pressante bisogno economico.

Alle mie spalle c’era una lunga storia caratterizzata da varie esperienze professionali e anche da disagio.

Per molto tempo infatti, mi ero occupato, in qualità di libero professioni-sta, di pianificare ed organizzare i nuovi servizi sociali comunali che si stava-no diffondendo a seguito del clima riformista sviluppatosi a partire dai primi anni sessanta.

Nello stesso momento però stavo anche vivendo una situazione di persona-le disagio psichico molto rilevante e dal percorso, terapeutico e riabilitativo, alquanto sfaccettato ed articolato.

Una prima ristrutturazione relativa all’organizzazione dei servizi sociali dove lavoravo, dovuta ai tagli dei fondi comunali che interessavano soprattut-

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to i nuovi servizi, mi portò in breve tempo ad essere senza lavoro e per di più con un infarto da superare.

In una generale condizione di “riconversione produttiva” ho potuto rein-serirmi con un ruolo di formatore con minore soddisfazione ed autonomia pro-fessionale per diversi anni, fino nuovamente ritrovarmi senza lavoro venendo meno finanziamenti consistenti al mondo della formazione.

A seguito dell’infarto, venni dichiarato invalido civile al 100% da un’apposita commissione ASL e in seguito mi rivolsi al Servizio Occupazione Disabili, nella speranza di ricevere un supporto per potermi ricollocare sul mercato del lavoro.

La presa in carico da parte del servizio prevede articolati procedimenti, e passaggi volti a mettere in luce capacità e competenze che la malattia aveva messo in secondo piano.

Sia i test che i colloqui, individuali e di gruppo, mi hanno confermato limiti e margini di miglioramento personali e professionali alla luce di una nuova identità da scoprire.

Si è trattato, e oggi il processo mi si è chiarito, di una messa in discussione finalizzata a definire un chiaro piano di azione ai fini del perseguimento di un ridefinito progetto professionale.

In quell’occasione ho sperimentato l’esperienza significativa di incontro e dialogo con operatrici che mi hanno aiutato a riflettere sul tema: sono dispo-sto ad accettare qualunque lavoro mi sia proposto?

Ho preso atto dell’importanza che oggi ha per me il clima aziendale e in particolare il rapporto con i colleghi e le colleghe: sono fondamentali fattori di protezione dallo stress e dal disagio psichico.

Ho dovuto quindi rivedere la mia modalità di lavoro un tempo svolto in as-soluta autonomia e senza vincoli gerarchici.

Sono stato fortunato nell’essere dal SOD, accompagnato e successivamen-te impiegato presso una azienda, nota multinazionale, in una posizione presso il centro studi e formazione, in qualità di bibliotecario che ho svolto con un contratto a tempo determinato per tre anni.

Riconosco oggi la valenza prevalentemente terapeutica del lavoro, rispetto alla rilevanza del lato economico, anche come possibilità di impegnare le mie giornate e non pensare solo ai miei momenti di disagio.

Un lavoro in grado di restituirmi conferme sulle mie capacità e competenze, di dare sostegno alla mia identità personale attraverso la pratica professionale.

Un lavoro, importante sostegno anche nel ruolo di marito, padre e nonno quale sono oggi».

In conclusione, l’inserimento lavorativo di una persona disabile do-vrebbe avere tra gli obiettivi primari quello di favorire nel soggetto la crescita della propria autonomia personale e la progressiva realizza-zione di sé nello svolgimento di un’occupazione.

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6. Le richieste delle aziende Le richieste delle aziende sono spesso assurde cioè, nel caso più estre-

mo, sono interessate «all’assunzione di una persona laureata con esperien-za professionale... per esempio un ingegnere specializzato in telecomunica-zione, con esperienza pluriennale» e che sia, ovviamente, nella graduatoria delle categorie protette!

Emblematica in questo senso è una richiesta apparsa sul Corriere della Sera, venerdì 20 ottobre 2006 della filiale di una multinazionale tedesca per un project engineer («età massima 35 anni, laurea in ingegneria, buona conoscenza inglese, buona conoscenza sistemi CAD, preferibile precedente breve esperienza nel settore, automunita, propensione a lavorare per obiet-tivi, buone capacità relazionali e di negoziazione, dove costituisce caratte-re preferenziale l’appartenenza alle categorie protette».

Da questo annuncio l’azienda in questione non solo non ha nessuna idea delle persone con disabilità, ma ritiene che l’iscrizione alla graduatoria sia semplicemente un carattere che permette d’essere preferito ad un normodo-tato.

Probabilmente sul mercato del lavoro è possibile trovare una persona con tutte queste caratteristiche, ma è sicuramente una unicità più che una rarità!

Anche le richieste che le varie agenzie per l’inserimento lavorativo spesso ricevono sono in questa direzione.

In un caso la richiesta era di una persona «con competenze e lieve disa-bilità, anche belloccio perché a contatto con i clienti». In questi casi è ne-cessario far comprendere che tale richiesta non deve essere indirizzata alla Agenzia che si occupa dell’inserimento delle persone svantaggiate, ma ri-volgersi direttamente a chi si occupa di inserire persone normodotate.

Le aziende, che non hanno ancora inserito persone disabili, sono proba-bilmente tutte quelle aziende che non hanno avviato nessun cambiamento culturale al loro interno e sono fissate su due estremi: incapace di fare al-cunché o normodotato appartenente alle categorie protette.

In realtà la diversità presente per le persone normodotate è estendibile per le persone con disabilità: una gradazione sfumata e con peculiarità per-sonali.

Le Università e gli Istituti di Ricerca, dal canto loro per assolvere all’obbligo di legge, richiedono “ricercatori universitari”.

Gli studenti universitari con disabilità sono in aumento, ma al momento risulta difficile avere immediatamente una persona con disabilità laureata proprio in quel settore scientifico.

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Sarebbe però possibile sopperire attraverso le convenzioni che permet-tono un percorso più lungo che abbia l’obiettivo di quella laurea specifica per le persone con disabilità interessate allo studio universitario.

Purtroppo l’introduzione di questa variabile, che potrebbe essere risolu-tiva per la persona con disabilità e l’ottemperanza all’obbligo di legge, crea un problema alla categoria.

Infatti i ricercatori delle università italiane sono tutti precari, e l’assunzione di un ricercatore con disabilità con contratto stabile creerebbe un precedente e le università non sono ancora disponibili a gestire tale situa-zione.

In generale l’immagine che le aziende hanno delle persone disabili è quella... di una persona da parcheggiare.

Immagine non certo edificante, ma ciò significa che almeno è stato crea-to un luogo mentale sul quale è possibile apportare modificazioni migliora-tive.

Questo non è ancora avvenuto per le persone con disabilità laureate tan-to richieste, ma che in realtà non hanno ancora creato un luogo mentale do-ve poter collocare una persona con tali competenze. Si determina quindi una contraddizione.

Le richieste sono per persone con disabilità che possiedono abilità e competenze di alto livello, ma in realtà l’inserimento risulta più facile per «una persona debole scolasticamente».

Infatti la maggior parte degli inserimenti è sui «livelli medi dell’impie-gato e dell’operaio specializzato».

Un progetto serio di inclusione configge con la mentalità aziendale del «comodo e veloce» perché «ha un tempo lento e una propria fatica».

Il lavoro con e sulle aziende deve essere quello di far comprendere pro-prio questo percorso che nulla ha a che fare con la loro prima richiesta spesso di persona con lieve disabilità. 7. La selezione e la percentuale di invalidità

La prima valutazione di molti datori di lavoro e capi del personale si

ferma di fronte alla percentuale di invalidità presente nel certificato. Quando è bassa, 40%, 50% pensano «ecco, tutto sommato mi sta bene,

poco». Quando è elevata 90%, 100% ritengono la persona non adatta, «troppo invalidità, impossibile».

Ne deducono, in modo del tutto arbitrario, che non sia poco in grado di «intendere e di volere».

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Questa visione e spesso contraddetta dalla realtà. È il caso di una persona «laureata che parla 4 lingue, con un’esperienza

lavorativa di 20 anni in carrozzina: certo non ha l’abilità per la corsa cam-pestre ma ha molte competenze massimamente utili ad una azienda!» ed è necessario che questa informazioni siano evidenziate.

Il secondo ostacolo è spesso relativo alle effettive capacità lavorative di una persona disabile di cui non si può prendere visione. La capacità lavora-tiva, la sua percentuale «dovrebbe essere valutata non solo dal medico, ma anche da qualche altro componente che faccia una valutazione di carattere culturale, personale, caratteriale, capacità di esprimersi e definire se esiste».

Probabilmente sono molte le disabilità definite al 100% che potrebbero avere una capacità lavorativa del 100%.

I consulenti del lavoro ritengono possa essere un elemento facilitante per l’inserimento nel mondo del lavoro una “ufficializzazione” delle capa-cità effettive della persona con disabilità per un loro inserimento mirato.

La proposta può essere quella di creare una commissione di valutazione che sia formata, oltre che dal medico, da un consulente del lavoro (come tecnico della normativa), da un direttore del personale (come valutatore del-le capacità relazioni in un ambiente aziendale), uno psicologo e un test cul-turale (conoscenza lingue, uso computer ecc.).

Questa proposta costituirebbe un miglioramento sostanziale dei processi selettivi, tuttavia pare non essere sufficiente. Nel caso dei disabili psichici e intellettivi, infatti, l’esperienza concreta dei percorsi lavorativi di ciascuna persona, è spesso caratterizzata da fasi di regressione psicologica e/o motivazionale.

Questo è essenzialmente il motivo per il quale la selezione come atto u-nico non basta, non solo per individuare le effettive capacità del soggetto, ma anche per perseguire il risultato finale di favorire la realizzazione di un’autentica integrazione sociale dei disabili.

A tale scopo, possiamo mostrare la tavola del confronto tra l’atto seletti-vo e quello valutativo nell’ambito dei soggetti “deboli” (e non solo), realiz-zata dai tecnici che hanno coordinato une delle prime sperimentazioni sull’art. 148.

8 Al Lavoro LiberaMente, p. 20.

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SELEZIONE VALUTAZIONE

È un processo binario (“però”, “non penso”)

È utile un processo descrittivo, analogi-co, induttivo, che consideri anche le componenti emotive.

Centrato sul progetto (compatibilità della persona con il progetto)

Centrato sulla persona

È un’operazione singola ed episodica, ad inizio progetto

È necessaria la comprensione dell’utente unitamente ai suoi bisogni e alle sue ri-sorse

È un’operazione singola ed episodica, ad inizio progetto

È opportuno che sia un’operazione ricor-rente nello sviluppo temporale dei per-corsi di integrazione

Prevede (al massimo) come step suc-cessivo un percorso predefinito di av-vicinamento al lavoro

Offre elementi che possono portare all’individuazione di strategie differen-ziate, costruite ad hoc sulla persona

Motiva qualcuno (chi viene preso in carico, coloro che lo hanno in cura e i familiari), mentre rischia di demotivare altri (chi non viene preso in carico, co-loro che lo hanno in cura e i familiari)

Motiva il gruppo (e, attraverso esso, la persona) quando riesce a tradurre la con-dizione in un progetto concreto, basato su bisogni e risorse autentiche

È chiaro tuttavia che una singola azienda, ma anche semplicemente più

aziende, non possono occuparsi di processi valutativi così complessi, infatti, proprio per tale motivo, si configura la necessità che su tale aspetto venga at-tivato un serio ed efficace rapporto con i Servizi deputati, con lo specifico o-biettivo di rendere in maniera il più possibile adeguato il progetto di gestione del proprio personale (e forse, non solo nel caso di “soggetti deboli”).

Inoltre la questione del rapporto esistente tra “relazione” e “valutazio-ne”, che introduce l’altra inerente il legame tra “scelta” e “processo”, ne pone un’altra importante all’interno dell’azienda che intenda assumere una di queste persone, a partire dalla reale integrazione di soggetti psichiatrici ed intellettivi: il fatto cioè che, per poter effettivamente seguire processi di lungo periodo, occorre anche la presenza di una figura dedicata di tutor a-ziendale, improntata sul modello della cooperazione, con reali funzioni di sostegno e di monitoraggio.

Tale figura, oltre a ricoprire un fondamentale ruolo di gestione di pro-cessi relazionali alquanto complessi, almeno nella percezione aziendale, ri-spetto a quanto potrebbero apparire i rapporti con i cosiddetti “normodota-ti”, potrebbe svolgere un importante ruolo di rinnovamento culturale per le

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aziende e aprire la strada anche verso la diffusione di una nuova sensibilità per quanto concerne le relazioni tra i vari dipendenti delle aziende.

Tutto questo solo ed esclusivamente in relazione “al lavoro”, nella vita personale” ognuno ha priorità diverse e proprie.

In questo modo il capo del personale è posto di fronte a un curriculum nel quale sono contenute capacità e abilità che possono essere impiegate all’interno della propria organizzazione.

Tutto questo per superare almeno la prima fase di selezione. 8. La produttività della persona disabile

Il disabile: una tartaruga! Ha un andamento graduale e non lineare e ha

tempi lunghi! Il normodotato però è una lepre! Perché devo assumere un disabile?

Un argomento forte utilizzato da tutti come definizione principale della difficoltà nell’inserire le persone con disabilità è il pregiudizio sulla bassa produttività e per transitare dal pregiudizio verso una valutazione della per-formance sono necessarie alcune riflessioni.

La prima riguarda la mansione: se la mansione è pensata intorno alle a-bilità e competenze della persona, la produttività sarà esattamente come quella di qualsiasi altro lavoratore, anzi «puntare sulle caratteristiche e sul-le capacità» spesso per un disabile determina una produttività maggiore.

È il caso di una persona con la sindrome down inserita in un’azienda metalmeccanica. Questa persona non sa leggere, ma attraverso il disegno del processo da eseguire è in grado di effettuare tutto quanto necessario per la produzione del pezzo. La produttività richiesta è pari a «mille pezzi al giorno… lui ne produce dai 1.200 a 1.500, perché non si ferma».

La seconda evidenzia il calo di produttività: è innegabile che il calo di produttività riguarda tutti sia che siano persone con disabilità o normodota-ti. Nessuno è in grado d’essere produttivo in un modo sempre eguale: alcu-ni periodi si è produttivi al 120% in altri all’80%, si compie quindi “un li-vellamento” automatico che permette d’avere un alta percentuale di produt-tività. Se questo vale per i normodotati, perché non dovrebbe valere per le persone con disabilità? La stessa operazione è possibile sull’insieme dei la-voratori.

La terza riguarda la diversità e l’unicità delle persone con disabilità: è l’immagine statica e fissa verso la persona con disabilità senza nessuna va-

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lutazione delle caratteristiche peculiari personali e sociali, da una parte, e verso le capacità e competenze lavorative, dall’altra.

La quarta: la maggior parte delle persone tende verso il miglioramento delle proprie condizioni sia materiali che conoscitive e così pure la persona con disabilità; in ogni caso il calo di produttività riguarda tutti, sia che sia-no persone con disabilità che normodotate.

La capacità produttiva, la performance di ogni individuo non è mai allo stesso livello per tutti i giorni dell’anno e questo vale anche per il disabile per il quale si deve «accettare che al momento possa fare determinate cose, ma che successivamente può diversificare». In sintesi è sempre possibile un’ottima produttività ed anche uno sviluppo personale se il contesto lavo-rativo è in grado di includere il lavoratore disabile.

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6. SUPERARE LE CRITICITÀ

1. Le principali criticità rilevate L’esperienza maturata attraverso lo strumento delle 5.000 convenzioni

(ex art. 11 della legge n. 68/1999), seppure valutata positivamente, ha fatto però emergere alcune problematiche che vanno al di là delle difficoltà di adempimento legate all’individuazione di un numero adeguato di candidati (difficoltà comunque presenti relativamente a determinati profili richiesti) e coinvolgono piuttosto le trasformazioni in atto nel sistema produttivo che porta al restringimento degli spazi disponibili per l’inserimento dei soggetti disabili “deboli” che rappresentano il focus dell’attenzione di Namasté.

Attraverso l’analisi degli strumenti utilizzati per l’inserimento mirato dei disabili si è sviluppato l’andamento degli avviamenti della popolazione con diagnosi psichica (mentale o intellettiva) nel triennio 2004-2006, cui si rimanda ai dati della ricerca I.S.S.

Lì quello che più risalta è soprattutto il ruolo sostenuto dai servizi terri-toriali per garantire il mantenimento lavorativo nel corso del tempo, mentre una ricerca autonoma, pur dando nel breve periodo ottimi risultati, nel me-dio porta a un calo drastico della tenuta occupazionale.

Si dovrà perciò trovare un’intesa procedurale e operativa tra i diversi percorsi di inserimento in uso e i modelli di approfondimento psicologico appositamente proposti per la valutazione delle potenzialità spendibili dal punto di vista lavorativo dell’utenza psichiatrica; ciò porta come valore ag-giunto la riqualificazione dei deboli e la loro rimotivazione al lavoro con l’intervento valutativo e di accompagnamento da parte di operatori esperti nel nuovo percorso da tracciare.

Non sarà semplice operare con una procedura “aperta”, ma la richiesta sarà soprattutto quella di abbandonare una logica di contrapposizione e di

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rigetto a fronte di una disponibilità di strumenti, servizi e incentivi econo-mici che rendano veramente l’inserimento lavorativo “mirato, mediato e condiviso”, proficuo sia per il soggetto che per l’impresa stessa e che veda l’azienda e i servizi non più come soggetti che subiscono le procedure dell’inserimento ma ne sono attori partecipi fin dalla prima fase della pro-gettazione.

In questo quadro, allora, le cooperative sociali possono svolgere un ruo-lo cruciale qualora siano in grado di strutturare la propria attività in funzio-ne del successivo inserimento lavorativo del disabile in azienda, cioè quale luogo di vera e propria transizione formativa.

All’interno del processo di collaborazione, l’area privilegiata dell’inter-vento sarà lo sviluppo di progetti destinati a disabili deboli che per motivi diversi vivono in situazione di marginalità sociale, rispetto ai quali è caren-te un’offerta di servizi.

La Cooperazione Sociale potrebbe divenire la forma organizzativa più adatta al fine di progettare e realizzare risposte efficaci alla domanda di la-voro e ad offrire alle persone coinvolte un percorso individualizzato di tran-sizione al lavoro capace di supportare la persona a meglio affrontare l’inevitabile senso di incertezza, precarietà e stress insite nel lavoro, e che nel portatore di handicap da troppo tempo lontano dall’esperienza lavorati-va, sono vissute in maniera senz’altro più accentuate.

L’utilizzo di un luogo quale l’impresa sociale ove accogliere alcuni di-sabili deboli che, per differenti motivi, vogliono intraprendere un percorso di integrazione/reintegrazione sociale, utilizzando come veicolo comune il “lavoro” attraverso percorsi formativi, sperimentazione delle competenze, inserimenti lavorativi, autonomia economica, può rappresentare un ricco contenitore di stimoli, esperienze, relazioni, ovvero elementi interessanti per la costruzione di condizioni utili ad un rinnovato ingresso sociale.

Alle cooperative sociali si chiede che sviluppino integrazioni con la rete dei servizi, rifuggendo dal ruolo di mero contenitore del disagio, e che cu-rino l’obiettivo della qualità della relazione costruendo con gli altri attori le basi per un proficua accoglienza del disabile che spesso non trova l’interesse e la volontà di rimettersi in discussione e lo porta ad una “non tenuta” precoce del lavoro.

D’altro canto il ruolo delle cooperative sociali potrebbe andare “oltre” ed esse potrebbero costituire le strutture di impresa nelle quali inserire stabilmente i disabili che non possono essere utilmente impiegati nelle aziende private.

In quest’ottica il rapporto azienda/cooperativa sociale potrebbe strutturarsi in forma di partnership organizzativa, con un riconoscimento, da ambo le parti, dei propri limiti e una collaborazione fattiva per risolvere i problemi e il

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ricorso alla cooperativa sociale non deve essere strumentale e su questo fron-te un grande aiuto può venire dalla corretta applicazione delle possibili con-venzioni offerte dal quadro legislativo con la partnership degli enti accredita-ti.

Il modello seguito dagli enti accreditati e riconosciuto sia a livello re-gionale che provinciale risulta il seguente:

• mediazione; • tutoraggio; • orientamento; • formazione/riqualificazione; • sostegno (borse lavoro, adeguamenti ergonomici ecc.). Ci aspettiamo che in un clima di collaborazione tutti i benefici vadano a

favore dei disabili. Infatti è solo attraverso la predisposizione di programmi di lavoro in rete che si potrà veramente dare un contributo per l’integrazione dei soggetti più deboli: venendo a mancare questa condizione si rischia di far rivivere agli iscritti la loro la condizione di emarginazione già subita in pre-cedenza e che li ha portati sempre più lontani dall’integrazione sociale.

L’inserimento al lavoro di una persona “diversamente abile” può rive-larsi un problema di particolare complessità, soprattutto quando si desidera realizzare un’integrazione lavorativa che risulti utile sia per l’impresa sia per il disabile.

Nella prospettiva dell’azienda questo obiettivo è principalmente legato all’esigenza di attivare inserimenti efficaci dal punto di vista produttivo, mentre, per quanto riguarda la persona, una reale integrazione lavorativa do-vrebbe comportare la migliore utilizzazione delle sue capacità e potenzialità.

La carenza può essere quella di non saper dare soluzioni alternative per la presa in carico dei disabili “deboli” alle aziende contattate.

A tal fine si è previsto, nell’ambito stesso del progetto Namasté, un cor-so di qualificazione rivolto ai responsabili commerciali delle cooperative sociali e agli operatori della mediazione dei servizi accreditati per essere in grado di attivare un piano di marketing sociale (v. Parte VII) rivolto alle a-ziende,atto a individuare:

• le proposte funzionali ai vantaggi dell’esternalizzazione, • il processo di conferimento delle commesse, • la scelta della cooperativa fornitrice, • la stipula del contratto, partendo dall’analisi del prospetto informativo aziendale a come otti-

mizzare l’ottemperanza, passando attraverso i pro e i contro dell’utilizzo dell’esonero parziale fino a ragionare sulle potenzialità degli strumenti di mediazione possibili quali le convenzioni disponibili.

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2. L’uso dell’esonero Ma vediamo ora come può assolvere l’obbligo un’azienda che svolge

un’attività produttiva particolare, faticosa o pericolosa. Uno degli strumenti possibili: richiedere l’esonero parziale. Riferimenti normativi: • Decreto Ministro del Lavoro n. 357/2000; • Circolare Direzione Generale per l’Impiego Divisione III 23 aprile

2001; • “Indirizzi e criteri delle singole province per il rilascio

all’autorizzazione”. Requisiti L’esonero all’assunzione delle persone disabili può essere concesso in

presenza di attività produttive con le seguenti caratteristiche: • faticosità della prestazione lavorativa; • pericolosità connaturata al tipo di attività; • presenza di mansioni che non consentono l’occupazione di lavoratori

disabili o la consentono in misura ridotta; • particolare modalità di svolgimento dell’attività lavorativa. L’esonero è precluso alle aziende con un organico compreso tra i 15 e i

35 dipendenti. L’esonero parziale e temporaneo per il datore di lavoro con base di

computo > a 35 dipendenti va calcolato sull’intera quota di riserva prescrit-ta dall’art. 3 della legge n. 68/1999 a livello provinciale: ne consegue che l’esonero potrà essere concesso solo quando l’intera quota di riserva di cui all’art. 3 a livello provinciale risulta essere pari ad almeno due obblighi.

Con decreto ministeriale 21 dicembre 2007, l’importo dell’esonero è stato adeguato da 12,92 € (3.500 €/anno) a 30,64 € (8.000 €/anno), con un aumento del 137%, raddoppiando nel prossimo biennio i Fondi Regionali ai sensi dell’art. 14 della legge n. 68/1999.

Perché usare l’esonero quando adempiere ad un obbligo di legge per-mette di:

• offrire ad una persona disabile l’opportunità di lavorare e sentirsi in-tegrato nella società;

• manifestare una forma di responsabilità sociale di impresa; • scoprire che la produttività di un lavoratore disabile può essere persi-

no più elevata di quella di un lavoratore normale;

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• potenziare nel clima aziendale la solidarietà reciproca, l’altruismo, la tolleranza e la crescita personale.

L’esonero è un istituto concesso per un periodo di tempo determinato e rinnovabile, a copertura parziale della quota d’obbligo ed è fortemente one-roso per l’Azienda.

Per l’ottenimento dell’autorizzazione deve essere inoltrata apposita do-manda presso l’ufficio Collocamento Mirato della Provincia dove ha sede l’impresa; nel caso di più unità operative interessate, la domanda va presen-tata all’ufficio dove l’impresa ha sede legale e, a seguito di istruttoria sulle caratteristiche dell’attività lavorativa, l’ufficio può accogliere l’istanza, specificando la durata temporale e la percentuale di esonero accordata.

L’esonero non può interessare tutte le unità di scopertura, bensì solo una parte di esse (l’art. 5 della legge n. 68/1999 definisce l’esonero come “par-ziale”).

Il numero di lavoratori che può essere computato in esonero è stabilito in base ad una percentuale applicata alla quota d’obbligo complessiva spettante all’azienda che dipende dal settore di attività economica cui l’azienda appartiene nella misura massima del 60%, tranne per le imprese del settore Trasporti dove la percentuale massima accordata può essere dell’80%.

La durata dell’esonero è limitata nel tempo e, in relazione al numero di rinnovi ottenuti, viene definita dalla provincia competente.

Per meglio esplicitare il metodo di calcolo dell’esonero si consideri il seguente caso della provincia di Milano: un’azienda metalmeccanica di 134 dipendenti avente una quota d’obbligo pari a 10 lavoratori disabili può ri-chiedere l’esonero parziale nella misura massima del 60% della propria quota d’obbligo, vale a dire per 6 lavoratori, per un periodo massimo di tempo di due anni prorogabili e di seguito vengono proposti due esempi che quantificano il costo aziendale dell’esonero per un lavoratore disabile per un anno, in base ai giorni lavorati settimanalmente.

Quantificazione attraverso esempi:

Tab. 10 – Esempi di costo settimanale

Esempio 1 – Costo per un’azienda con 5 giorni lavorativi a settimana

Esempio 2 – Costo per un’azienda con 6 giorni lavorativi a settimana

Quota giornaliera € 30,64 X Quota giornaliera € 30,64 X Giornate lavorative/anno 261 gg = Giornate lavorative/anno 313 gg = Totale € 7.997,04 Totale € 9.590,32

Elaborazione: Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano

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Al fine di consentire alle aziende interessate un confronto sulla conve-nienza economica di pagare l’esonero piuttosto che assumere un lavoratore disabile, mostriamo di seguito il calcolo del costo dell’assunzione di un la-voratore a tempo pieno e part-time.

A titolo di esempio, vengono riportati nelle tabelle seguenti i costi sala-riali per l’assunzione di un lavoratore sulla base degli attuali CCNL del set-tore metalmeccanico e commercio, considerando i livelli di inquadramento di base:

Tab. 11 – Esempi di costo salariale annuo

Costo salariale annuale azienda Settore Commercio V livello

Costo salariale annuale azienda Settore Metalmeccanico III livello

Tempo pieno € 28.943,04 Tempo pieno € 24.335,28 Part-time 21 ore € 15.195,10 Part-time 21 ore € 12.728,01

Elaborazione: Agenzia per il Lavoro ANMIL onlus Milano Si precisa che è stato inserito a titolo di esempio il costo del part-time a

21 ore, in quanto tale monte orario risulta essere il minimo contrattuale che garantisce il computo di una persona disabile nell’organico aziendale. 3. Incentivi alle aziende che assumono

Perché chiedere l’esonero? Grazie ai contributi dello Stato alle Regioni

e alle Province (artt. 13 e 14 della legge n. 68/1999), i datori di lavoro che assumono i disabili possono ricevere gli incentivi in forma forfetaria che, sommati al periodo di tirocinio formativo finalizzato, possono garantire la quasi copertura salariale dei primi due anni di attività lavorativa del disabile “debole”.

La Direzione Generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con interpello n. 80 del 22 dicembre 2009, ha risposto a un quesito della Confindustria, in merito all’interpreta-zione del regime degli incentivi alle assunzioni di lavoratori diversamente abili previsto dall’art. 13 della legge n. 68/1999, come novellato dalla legge n. 247/2007. La risposta in sintesi:

«Pertanto, tenuto conto che la legge n. 247/2007 ha introdotto il regime del contributo diretto al datore di lavoro privato che, a decorrere dal 1° gennaio 2008 e nell’ambito delle Convenzioni di cui all’art. 11 della legge n. 68/1999 stipulate dopo tale data, effettua le assunzioni a tempo indeter-minato di soggetti disabili, ne consegue che le stesse saranno finanziate,

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nei limiti delle disponibilità del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, esclusivamente con contribuzione diretta al datore di lavoro privato ai sen-si del novellato art. 13 della legge n. 68/1999».

«Art. 13 Incentivi alle assunzioni 1. Nel rispetto delle disposizioni del regolamento (CE) n. 2204/2002

della Commissione, del 5 dicembre 2002, e successive modifiche e integra-zioni, relativo all’applicazione degli artt. 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell’occupazione, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 337 del 13 dicembre 2002, le regioni e le province autonome possono concedere un contributo all’assunzione, a valere sulle risorse del Fondo di cui al comma 4 e nei limiti delle disponibilità ivi indi-cate: viene riconosciuto un ulteriore contributo forfetario da un minimo del 25% (invalidità > 67%) ad un massimo del 60% (invalidità > 79% e/o psi-chica), del costo salariale lordo tramite il Fondo Nazionale (art. 13 legge n. 68/1999), ai sensi dell’art. 1 comma 37 della legge n. 247/2007 nel rispetto delle disposizioni del regolamento (CE) n. 2204/2002, relativo a tutte le as-sunzioni con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, consolidate per minimo di 1 anno, e assunte attraverso le convenzioni di cui all’art. 11 della legge n. 68/1999, mentre avranno diritto di prelazione le assunzioni effet-tuate attraverso l’art.12-bis, comma 5, lettera b».

Oltre agli incentivi nazionali e ai nuovi incentivi a sostegno dell’occu-pabilità per il contrasto alla crisi (accordo del 23 aprile 2010 in appendice), l’azienda operante in Provincia di Milano può beneficiare, attraverso il piano provinciale EMERGO 2010, dei seguenti contributi (Delibera di Giunta Provinciale n. 37/10 del 26 gennaio 2010).

Tutte le aziende che procederanno, dalla data del 4 maggio 2010, all’assunzione, con contratto di lavoro subordinato, di personale disabile potranno richiedere un incentivo pari a:

• € 4.000,00 per un contratto a tempo indeterminato; • € 3.000,00 per un contratto a tempo determinato (almeno 12 mesi); • € 1.000,00 per la trasformazione di un contratto da tempo determinato

a tempo indeterminato. Se l’inserimento riguarderà un soggetto disabile debole, a questi importi

andranno aggiunti ulteriori 1.000,00 €; analogamente se il contratto riguar-derà un inserimento full time, gli importi indicati saranno maggiorati di 1.000,00 €.

Le risorse finanziarie a disposizione (sino ad esaurimento) ammontano a € 1.218.136,00. Le richieste di incentivi potranno essere inviate alla Pro-vincia di Milano direttamente dall’azienda oppure tramite altri soggetti au-torizzati (consulenti del lavoro, associazioni imprenditoriali e dottori com-

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mercialisti) accedendo alla pagina web http://www.provincia.milano.it/la-voro/LOGIN/index.html e compilando l’apposito format. La richiesta dell’incentivo è da inoltrarsi al superamento del periodo di prova. Tutte le aziende con sede operativa nella Provincia di Milano che sosterranno, dalla data del 19 maggio 2010, spese per una più efficace accessibilità lavorativa del personale disabile potranno richiedere un contributo pari a:

• 80% del costo sostenuto (IVA non riconosciuta) fino ad un massimo di 10.000,00 € per interventi di accessibilità (adeguamento del posto di lavoro, acquisto di tecnologie assistive);

• 80% del costo sostenuto (IVA non riconosciuta) fino ad un massimo di 5.000,00 € per interventi di adattabilità dell’auto utilizzata dal di-sabile per il tragitto casa-lavoro-casa.

Le risorse finanziarie a disposizione (sino ad esaurimento richieste) ammontano a € 200.000,00. Le richieste di contributi potranno essere invia-te alla Provincia di Milano direttamente dall’azienda oppure tramite altri soggetti autorizzati (consulenti del lavoro, associazioni imprenditoriali e dottori commercialisti) compilando l’apposito format on line. 4. Il piano di marketing sociale

La funzione principale riguarda la promozione delle opportunità offerte

dall’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 rivolta alle aziende soggette all’obbligo della legge n. 68/1999 riguardante l’assunzione di lavoratori disabili.

All’interno dei noti squilibri di giocoforza cliente/fornitore, la cooperativa non può mai trovarsi in posizione di vantaggio se non viene riconosciuta dall’azienda quale fornitore a valore aggiunto, cioè in grado di svolgere bene e a costi di mercato un’attività o un servizio e nello stesso tempo essere un in-terlocutore privilegiato, un partner, per conto dell’azienda nei confronti dell’E.E.P.P. (la Provincia), in un più generale percorso di assolvimento all’ottemperanza della legge n. 68/1999 attraverso la normale convenzione in art. 11.

Inoltre l’eventuale inottemperanza della convenzione da parte dell’azienda, non associata ad una decisa e tempestiva azione dell’ufficio competente (av-viamento numerico e richiesta di intervento ispettivo), rischia di scaricare sul-la cooperativa tutti i rischi economici e sociali dell’operazione quali:

• i costi diretti per gli emolumenti da corrispondere al lavoratore disa-bile e alla struttura interna a questo dedicata (tutoring);

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• l’instabilità economico-finanziaria derivante dal mancato fatturato con conseguenti azioni legali da avviare a proprie spese e con esiti e tempistiche più che incerte;

• la demotivazione derivante dall’assistere al dissolversi di un percorso di inserimento lavorativo spesso lungo e tortuoso nel quale la coope-rativa ha investito professionalità, risorse ed energie collettive.

Inoltre il rilancio delle convenzioni in art. 14 dovrebbe prevedere con-temporanee azioni:

• promozionali (veicolare, promuovere, sostenere la connessione do-manda/offerta per aziende e cooperative sociali;

• gestionali (dall’avvio della commessa alla sua conclusione si succe-dono una serie di eventi che devono essere governati con la centralità e la regia della provincia);

• culturali e di sensibilizzazione (anche attraverso lo strumento con-venzionatorio per fare breccia culturale nel mondo delle aziende ed estendere principi di accoglienza, inclusione, partecipazione e respon-sabilità.

Ulteriore attenzione andrebbe posta su specifici elementi quali: • territorialità (l’ipotesi di un passaggio del disabile da cooperativa ad

azienda è praticamente impossibile se non vige questo principio); • relazione tra commessa e disabile “debole” (l’equazione riportata nel

testo originale della convenzione è superata dagli eventi e nei fatti inapplicata in oltre il 30% dei casi);

• durata della commessa e relativo contratto del lavoratore disabile (ad oggi la commessa può essere rinnovata a tempo determinato per un numero di volte non prestabilito mentre la presente legislazione sul la-voro impone, dopo il 36° mese, l’assunzione a tempo indeterminato anche se per alcuni contratti (somministrazione e chimici-farmaceutici) arriva fino a 48 mesi.

Ma cosa succede se oltre questo periodo viene ritirata o resta inapplica-ta? L’obiettivo è perciò quello di acquisire quale sia la propensione delle aziende a ricorrere di conseguenza a fornire commesse di lavoro in maniera duratura.

Fasi del piano corsuale: 1. piena conoscenza della legge n. 68/1999 e il modello di applicazione

in Provincia di Milano; 2. applicazione dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003 in provincia di Milano

e sul territorio nazionale: tavola sinottica delle esperienze;

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3. il conferimento di commesse alle cooperative sociali nella prospetti-va della responsabilità sociale di impresa, andando “oltre” verso un riconoscimento premiale per quelle imprese che con questa pratica garantiscono una opportunità occupazionale per i disabili “deboli”;

4. analisi delle potenziali commesse di lavoro erogabili con conseguen-te studio e definizione del budget da applicare alle commesse per tipologia attraverso uno studio analitico, una condivisione strategica e infine una parte operativa.

Dopo la convenzione quadro provinciale del 22 ottobre 2004 e il rinnovo dell’utilizzo dell’art. 14 (v. accordo del 23 aprile 2010 e il modello di con-venzione in allegato) l’azione primaria diventa quella di individuare le con-venienze ad applicare tale dispositivo di legge a fronte di un percorso di ne-goziazione di tipo commerciale tra i soggetti promotori (servizio occupazio-ne disabili, cooperative sociali e servizi accreditati) e le aziende interessate.

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7. LA RIPRESA DELL’ART. 14 I PRIMI RISULTATI

L’incapacità di inserire sul mercato del lavoro persone an-che solo potenzialmente produttive è fonte di inefficienza sia da un punto di vista economico che sociale.

Da un punto di vista economico si generano sprechi di ri-sorse e costi aggiuntivi per alimentare un sistema assistenziali-sta che non promuove la produttività di persone a vario titolo svantaggiate.

Da un punto di vista sociale invece è innegabile come la promozione all’accesso al lavoro è condizione necessaria per l’affermazione della propria identità e dignità umana.

Amartya Sen – Premio Nobel per l’economia

1. “SI PUÒ FARE”

con il contributo della cooperativa sociale Spazio Aperto

Una giuria composta da rappresentanti dei principali quotidiani, setti-manali e TG nazionali ha deciso di conferire, in memoria del prof. Marco Biagi, alla cooperativa sociale di tipo B Spazio Aperto il premio “Milano Lavora” del Comune di Milano.

L’attività premiata riguarda il progetto “SI PUÒ FARE”, sviluppato da Spazio Aperto, che ha inserito, per mezzo dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, alcune decine di disabili deboli in attività proprie e presso impor-tanti aziende del territorio milanese.

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I vincitori del premio riceveranno una scultura appositamente realizzata dal Maestro Arnaldo Pomodoro1, artista di adozione milanese di fama in-ternazionale e simbolo dell’eccellenza nel mondo.

Il Premio “Milano Lavora” è stato realizzato con il contributo di Intesa-Sanpaolo. Destinatari del premio potranno essere aziende, associazioni, im-prenditori, lavoratori, giuslavoristi, sindacalisti o chiunque si sia distinto per interventi rilevanti nell’ambito della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare, del miglioramento del mercato del lavoro o della riduzione del precariato.

È un premio particolarmente gradito, perché si rivolge a quelle imprese che hanno saputo sviluppare e innovare «buone prassi ed eccellenze nel mondo del lavoro» legate al territorio.

La legge Biagi ha dato uno strumento in più per collocare i lavoratori svantaggiati più deboli, perché non provarci?

Nell’esperienza della cooperativa sociale la sua applicazione: • fornisce occasioni di lavoro a persone che non avrebbero nessuna

possibilità di inserimento lavorativo; • consente di creare un ponte tra imprese profit e non profit; • può anche creare rapporti di lavoro stabili nel tempo. Sin dall’inizio Spazio Aperto ha ritenuto di dover sperimentare l’appli-

cazione dell’art. 14, contattando le aziende interessate ad avviare una colla-borazione.

La sperimentazione ha contribuito a far conoscere due mondi diversi che si ritrovano utilmente su terreni comuni di progettazione.

Insieme hanno costruito occasioni di lavoro concrete a categorie svan-taggiate prima quasi sempre escluse, i disabili “deboli”, portatrici di svan-taggio psichico o di un’invalidità fisica che normalmente li esclude dalle attività lavorative e che finiscono inevitabilmente per essere sostenuti al 100% dall’assistenza pubblica.

L’art. 14 ha quindi di fatto contribuito al sostegno della rete dei servizi alle persone e alle famiglie attraverso la valorizzazione e il sostegno di per-sone con diminuite capacità lavorative.

Nella impostazione delle convenzioni con le aziende si sono mantenute delle impostazioni di base quali:

1 Con il suo laboratorio artistico, che opera in prossimità della Darsena sui Navigli milanesi, ha voluto contribuire a questo premio realizzando una scultura che rappresentasse il lavoro e le idee di Marco Biagi, bruscamente interrotte dalla sua uccisione, con la volontà di simbo-leggiare un ideale passaggio di testimone nelle mani di chi, con la sua attività, abbia saputo migliorare il mercato del lavoro e la sicurezza dei lavoratori diventando un modello per ispi-rare altri all’emulazione.

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1. proposte di attività o di servizi delle commesse che non fossero mar-ginali o del tutto esterne all’impresa profit, per iniziare anche un per-corso di stabilizzazione dei posti di lavoro;

2. convenzioni che potessero essere un motore di sviluppo per la coope-rativa, al fine di fornire ulteriori servizi all’aziende e poter inserire al-tri soggetti svantaggiati;

3. processi che curassero gli inserimenti lavorativi al fine di favorire la conoscenza alle imprese profit dei migliori strumenti di collocazione lavorativa dei soggetti svantaggiati.

A partire quindi dal 2006 Spazio Aperto ha attivato le convenzioni con Pirelli, I. Net- B. T., Boehringer Ingelheim, garantendo un’esperienza lavo-rativa significativa a 45 persone “deboli”, di cui 21 con disabilità mentale, 15 psichica e 9 fisica. Ad oggi 21 hanno un contratto di lavoro a tempo de-terminato e 8 sono assunte a tempo indeterminato.

Nel 2011, alla ripresa dell’art. 14 nella Provincia di Milano, la sua

capacità di marketing sociale ha permesso l’immediata attivazione di nuove convenzioni con tre note società farmaceutiche:

Boehringer Ingelheim Research, Norgine e Sanofi Aventis.

La missione delle cooperative sociali, sin dalla loro costituzione, consi-ste nell’offerta di una risposta adeguata ai bisogni presenti nel territorio di riferimento.

Nello specifico le cooperative sociali di tipo B tentano di facilitare i per-corsi di integrazione lavorativa dei soggetti deboli; integrazione lavorativa che diventa quindi volano per un processo di inclusione sociale per i mede-simi e, come effetto collaterale, di supporto alle famiglie.

I rapporti consolidati ed il costante lavoro di confronto con i servizi ter-ritoriali competenti hanno permesso alle cooperative di maturare una cono-scenza condivisa e di realizzare una lettura dei bisogni attenta e composita.

Inoltre, il capillare lavoro, svolto negli anni, mirato al perseguimento dell’interesse generale della comunità, alla promozione umana e all’inclu-sione dei cittadini, ha permesso di raggiungere un punto di vista privilegia-to circa l’osservazione dei bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Il radicamento nel territorio e la vicinanza prossima alle persone hanno permesso di rilevare quanto la frammentazione del tessuto sociale e la con-tingente situazione economica delle famiglie (la solitudine dei nuclei fami-liari sempre più esigui, l’impoverimento delle possibilità relazionali e la contrazione delle risorse finanziarie con il conseguente impoverimento dei

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nuclei familiari) abbiano ulteriormente amplificato il rischio di emargina-zione ed esclusione delle persone con disabilità.

In questi ultimi anni, il target di utenza, che sempre più spesso viene se-gnalato dai servizi, per percorsi di inserimento lavorativo, appartiene sem-pre più a categorie di persone diversamente abili che, proprio per la loro di-versità afferibile principalmente a problematiche di tipo psichico e psichia-trico, sono sempre più emarginate.

Inoltre, in questi ultimi due anni, la composizione della popolazione disa-bile a Milano e nella “città metropolitana” ha subito una significativa tra-sformazione: sempre più vengono segnalati dai servizi soggetti con un porta-to multiproblematico. Il percorso di inserimento lavorativo diventa un volano per una riattivazione globale della persona debole, che sulla spinta di dover rispondere alle sollecitazioni del percorso d’inserimento lavorativo, trova le energie per cominciare anche altri percorsi salutari per la propria persona.

In conseguenza di queste semplici considerazioni, dettate dalla pratica quotidiana, ci permettiamo di porre l’accento sulla necessità di sviluppare percorsi di mediazione lavorativa e ci permettiamo di segnalare come, per determinate fasce deboli della popolazione, come i cosiddetti disabili psi-chici, servano percorsi strutturati complessi.

In questa ottica si colloca questa proposta di progettazione condivisa circa percorsi di durata variabile, da sei mesi a due anni e oltre, all’interno dei settori operativi e produttivi di cooperative sociali di tipo B.

Percorsi in grado di costruire un’identità lavorativa nei soggetti deboli, di sviluppare autonomie lavorative e proporre diverse tappe di professiona-lizzazione.

La nostra cooperativa è Spazio Aperto: nasce a Milano nel 1984, da un desiderio di autorganizzazione di alcuni dipendenti di A.N.F.F.A.S.

L’obiettivo è quello di inserire nel mondo del lavoro figure con svan-taggio fisico e psichico dove l’acquisizione di un autonomia lavorativa è vista come motivo di riscossa umana.

Questi concetti sono diventati, da subito, il perno attorno al quale Spazio Aperto ha improntato tutta la sua azione, per costruire autodeterminazione, dignità e diritto di cittadinanza.

La Cooperativa produce e commercializza, per il mercato privato e pub-blico, i servizi che le procurano le risorse economico-finanziarie necessarie per lo sviluppo.

Allo stesso tempo, collabora con i servizi territoriali per l’integrazione lavorativa, realizzando percorsi di inserimento lavorativo per persone so-cialmente svantaggiate.

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Negli anni la cooperativa ha prodotto occupazione per più di 300 perso-ne con difficoltà, in prevalenza giovani con problemi fisici e psichiatrici (49% psichici, 37 % fisici e 14% altro).

A oltre vent’anni dalla nascita della Cooperativa, oltre il 40% della base lavorativa retribuita è costituita da soci-lavoratori svantaggiati, mostrando una continua crescita in fatto di inserimenti lavorativi e assunzioni.

Spazio Aperto ha costruito la propria crescita imprenditoriale attorno al-la capacità di fare inserimento, è quindi stata capace nel tempo di coniugare ambiti e soluzioni lavorative mirate rispetto alle peculiarità di ciascuno, da qui la grande varietà di servizi offerti, i tanti settori e, prioritario, i buoni risultati occupazionali. Settori di attività

Le attività principali di impresa di Spazio Aperto sono raggruppate in sei settori:

1. “Laboratorio Sociale”, laboratorio di assemblaggio 2. “Pulizie”, servizi e pulizie e vendita prodotti 3. “Getta & Usa”, micro raccolta rifiuti urbani e speciali 4. “Piattaforma delle Risorse” , gestione piattaforme ecologiche comu-

nali 5. “Inserimento Dati” , servizi informatici e inserimento dati 6. “Nuovi servizi” , servizi diversificati in fase di start-up Il gruppo di attività varie denominato “Nuovi servizi” è gestito diretta-

mente dall’Area Marketing & Sviluppo con lo scopo di far nascere nuove aree di impresa, funzionando da incubatore di nuovi settori.

Per motivi di funzionalità ed economicità, non sono stati ancora struttu-rati nei settore veri e propri ma spesso si appoggiano come logistica e fun-zioni a settori esistenti.

“Nuovi servizi” è la sintesi di uno sforzo di innovazione continua che da una dozzina d’anni viene sviluppato in Spazio Aperto per sviluppare coeren-temente la nostra mission: l’inserimento al lavoro di persone svantaggiate.

Grazie a tutti per averci aiutato nel nostro scopo o solamente per esserci stati vicini.

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2. Il progetto “Ricomincio da Cinque” Ca’ Granda con il contributo del Gruppo Dipartimentale Lavoro Niguarda2 Il GDLN (Gruppo Dipartimentale Lavoro Niguarda) prende le mosse

dalle proposte operative e dalle indicazioni programmatiche contenute nel PSSR 2002-2004 (Piano Regionale sulla Salute Mentale) che invita i DSM (Dipartimenti di Salute Mentale) a «promuovere la cultura dell’inserimento lavorativo [...] e a far crescere tra gli operatori psichiatrici una cultura della riabilitazione rivolta al lavoro».

Il Piano Regionale sulla Salute Mentale 2002-2004 definisce come priori-taria la promozione e la creazione di équipe funzionali multidisciplinari spe-cializzate nel settore della riabilitazione lavorativa.

Il GDLN si connota come realtà in grado di: 1. effettuare l’analisi e la valutazione dei candidati ai percorsi di inseri-

mento e/o ricollocazione lavorativa (utenti in carico ai CPS); 2. garantire il sostegno relazionale al paziente su tutto l’arco del percor-

so attraverso attività di tutoring; 3. valutare gli ambienti lavorativi, l’organizzazione del lavoro e le ri-

chieste aziendali per il buon esito degli inserimenti. Gli obiettivi principali che il GDLN ha perseguito in questi tre anni di

attività sono stati: • la promozione e lo sviluppo della rete locale, attraverso una intensifi-

cazione delle collaborazioni già in corso con i diversi attori coinvolti per favorire una reale integrazione lavorativa dei soggetti deboli in carico ai servizi psichiatrici del DSM.

• effettuare una ricerca sugli esiti dei percorsi formativi e lavorativi in-trapresi dagli utenti delle UOP (Unità Operativa Psichiatrica) nell’ultimo triennio, costruendo una banca dati dipartimentale.

• promuovere buone prassi riabilitative e procedure omogenee rivolte ai percorsi di integrazione lavorativa.

• ampliare e potenziare le opportunità formative e lavorative tramite azioni di ricerca e contatto con le realtà aziendali, formative e di im-presa sociale presenti sul territorio milanese.

• promuovere l’utilizzo nelle singole UOP di una quota sempre mag-giore del fondo sociale assegnato a favore dei tirocini osservativi.

Dal gennaio 2009 si è avviato e sviluppato un programma di collabora-zione tra il GDLN e l’Azienda Ospedaliera Ca’ Granda Niguarda; l’accordo

2 Nel gennaio del 2007 si è costituito, con approvazione del Comitato del Dipartimento di Salute Mentale (DSM), il Gruppo Dipartimentale Lavoro Niguarda (GDLN).

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prevede la possibilità di attivare annualmente cinque programmi mirati di in-serimento di utenti in carico ai Servizi Territoriali Psichiatrici (CPS) del DSM, tramite lo svolgimento di tirocini formativi-lavorativi come previsto dalla legge n. 68/1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” nell’ambito della convenzione in art.11 stipulata con la Provincia di Milano.

Per realizzare il progetto il GDLN ha avviato un processo in quattro fasi:

Fase uno Verifica con il SOD della Provincia di come l’Azienda Ospedaliera Ni-

guarda si è posta rispetto agli obblighi previsti dalla legge n. 68/1999 e della esistenza di una convenzione in atto art. 11, commi 4 e 7, legge n. 68/1999: approfondimento dei contenuti della convenzione, dello stato e delle modalità indicate di attuazione relative ai tirocini d’inserimento, alle mansioni da rico-prire e alla possibilità di assunzione.

Fase due Incontro con l’Ufficio Giuridico della Azienda Ospedaliera delegato al

rispetto della convenzione Formalizzazione di un accordo di collaborazione tra il Direttore di DSM

– GDLN, la Direzione Amministrativa, La Direzione delle Risorse Umane e l’Ufficio Giuridico per l’inserimento graduale di utenti in carico ai Servizi Psichiatrici con avviamento nominativo come previsto dall’art. 9 legge n. 68/1999 tramite l’effettuazione di un periodo di tirocinio.

Fase tre Invio di una nota informativa da parte del Settore Risorse Umane a tutti

i Responsabili dei diversi settori aziendali, in cui si chiedere la disponibilità ad incontrare i rappresentanti del Gruppo Dipartimentale Lavoro.

Avvio di una indagine sulle caratteristiche dei settori lavorativi aziendali (Dipartimenti, Servizi, Uffici ecc.).

Programmazione di incontri con i Responsabili aziendali ritenuti più di-sponibili a sperimentare progetti di inserimento di soggetti deboli.

Visite ai diversi ambienti lavorativi individuati come possibili risorse per il progetto, incontri con i coordinatori e i lavoratori.

Valutazione finale sui contesti aziendali più idonei (in base al livello di stress, dinamiche relazionali, livello di competitività, ruoli e mansioni da ricoprire) a ospitare i candidati all’inserimento lavorativo.

Fase quattro Individuazione dei criteri di selezione dei candidati per i tirocini

d’inserimento in riferimento alle competenze professionali richieste ed ai ruoli lavorativi da ricoprire.

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Valutazione e scelta dei candidati. Presentazione dei candidati al responsabile di settore e al gruppo di la-

voro, definizione e condivisione del programma di tirocinio (orario, fre-quenza, attività) con i tutor aziendali.

Ad oggi gennaio 2011 sono stati attivati ben 11 tirocini finalizzati

all’inserimento in sette diverse realtà aziendali. Sei lavoratori sono stati assunti con un primo contratto a tempo deter-

minato con l’impegno di stabilizzarli al termine del biennio e il proposito di completare gli inserimenti in corso entro la fine del 2011.

L’intenzione, viste le difficoltà nel soddisfare i rimanenti posti da rico-prire ai sensi della norma che regola il diritto al lavoro delle persone disabi-li, è quella di promuovere, attraverso un accordo tra i firmatari della con-venzione in art. 11, l’utilizzo della convenzione in art. 14 esternalizzando possibili commesse di lavoro alle cooperative sociali di tipo B competenti e affidabili, sia sul versante produttivo che su quello di inclusione dei nostri candidati più idonei.

Le attività in art. 14 potrebbero essere relative alla manutenzione del verde, alle pulizie, alla lavanderia/stireria/guardaroba (settore lo-gistico alberghiero), ai servizi di manutenzione ordinaria, alla ristora-zione collettiva e personalizzata ecc. 3. Il progetto “Ciccilla”: polpetteria unica nel suo genere

con il contributo del Consorzio Light Le cooperative sociali di tipo B hanno l’obbligo statutario di avere al

proprio interno almeno il 30% di soci lavoratori svantaggiati. È il fine stesso della cooperativa “Anni Versati”: fornire opportunità la-

vorative a persone in difficoltà contribuendo in questo modo a prevenire la loro emarginazione e a renderli cittadini attivi e partecipi passando da assi-stiti a contribuenti.

Il rispetto delle norme è dovuto per legge Il rispetto dei contratti di lavoro è dovuto per legge Il rispetto dei lavoratori come persone è dovuto... ma non per legge

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Il mix di “rispetti” fa sì che la cooperazione sociale di tipo B in questi anni sia diventata il punto di riferimento per l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà con svantaggi particolari che spesso vengono rifiutati dal mondo produttivo o peggio “emarginati per legge”.

Il mondo cooperativo vuole fare la sua parte nel dare dignità a questi percorsi di vita che molto spesso vedono le proprie strade “segnate” o addi-rittura “sbarrate”. Dal lavoro alla casa alla normale vita quotidiana: questi sono gli ambiti di azione della cooperazione sociale.

Nel mondo dell’inserimento lavorativo cooperativo si incontrano, come caratteristica principale, mestieri che sono per la maggior parte legati al mondo delle pulizie e della manutenzione del verde: “Anni Versati” ha nel-la sua mission anche l’innovazione dello strumento.

“Ciccilla” nasce dall’intuizione della presidente che, insieme agli al-tri soci, ha messo in piedi la scommessa: entrare nella movida milanese con un’offerta di qualità gestita da imprenditori «abili in modo partico-lare».

L’approccio imprenditoriale ha fatto sì che una volta scelto il prodotto (le polpette), scelti i soci lavoratori (di 5 assunti a tempo indeterminato tre sono gli inserimenti di soggetti svantaggiati), trovato il luogo (Brera-Garibaldi), organizzati i corsi con chef, di provata esperienza, per i lavo-ratori che hanno acquisito “i trucchi del mestiere”: il 13 gennaio 2011 si è tirata su la “clair”.

La filosofia che sottende tutta “Anni Versati” e i suoi progetti (Ciccilla è il primo) vede nella collaborazione con le altre realtà imprenditoriali e con l’ente locale uno degli elementi fondamentali per poter costruire quel-la rete sociale che definiamo a “maglie grandi”: una rete che trattie-ne/gestisce le grosse “difficoltà”.e che lascia passare tutto quello che di positivo ne consegue.

Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite

Benazir Bhutto L’Idea – Il Consorzio Sociale Light

L’idea della Polpetteria nasce un anno fa da un’intuizione della presiden-te del Consorzio Sociale Light, il consorzio di cooperative sociali aderenti a Legacoop Lombardia.

Oltre a offrire servizi alle proprie consorziate – 21 cooperative sociali su tutto il territorio regionale – quali formazione, consulenza, progettazione, il

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Consorzio ha come mission la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria sociale.

È dalla volontà di creare reali e durature opportunità di lavoro per per-sone svantaggiate che nasce e si sviluppa l’idea della Polpetteria. L’Idea prende Forma – Anni Versati

A luglio nasce come spin off del Consorzio Sociale Light, la cooperativa sociale di tipo B “Anni Versati”, costituita per dare forma alla volontà di creare opportunità lavorative per persone in difficoltà, attraverso la realiz-zazione del suo primo progetto: la Polpetteria.

Il nome “Anni Versati” si riferisce ai contributi che si spera di versare copiosi negli anni. La Polpetteria Ciccilla

I soci di “Anni Versati”, supportati dalle risorse umane e dalle compe-tenze del Consorzio Sociale Light, hanno lavorato da luglio ad oggi alla re-alizzazione del “Progetto Polpetteria” che ha portato all’apertura di Ciccilla il 13 gennaio 2011.

La pietanza principale di Ciccilla sono... le polpette! L’offerta comples-siva è di venti ricette, tutte degustabili nell’arco della settimana seguendo il menù giornaliero suddiviso in: polpette di carne, pesce, verdure, formaggio e alghe.

Ciccilla è il nome della zia di uno dei soci fondatori di “Anni Versati”, ispiratrice dell’idea in quanto eccellente cuoca di polpette! Chi ci lavora

Nel locale lavorano cinque persone, tutte assunte a tempo indeterminato sin dal primo giorno, di cui tre sono inserimenti lavorativi di disabili “deboli”.

Nella fase di start-up il progetto si avvale anche di un volontario. Quattro tempi pieni e due part time garantiscono qualità nel lavoro in

cucina e precisione nel servizio per tutto l’arco della giornata.

I finanziatori Il progetto è stato finanziato dalla Provincia di Milano attraverso il

Piano Occupazione Disabili. Il finanziamento, a valere sul Piano Emergo 2010, ha permesso di sostenere la spesa per la formazione del personale e parte dei costi relativi alle risorse umane in fase di start-up.

Ikea ha sostenuto il progetto donando l’intero arredamento del locale e fornendo la preziosa consulenza di un suo architetto.

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Fondazione Cariplo ha contribuito con un importante finanziamento che permetterà di affrontare la fase di start-up e a supporto delle prime due annualità sostenendo diverse spese di gestione.

Dove e quando

Ciccilla è in via Alessandro Volta al numero 7 (a pochi metri da Largo la Foppa) ed è aperta dal lunedì al sabato dalle 10 alle 22.

Il telefono è 02.6597816 e il sito internet http://www.ciccilla.it.

Questa neonata realtà, unica nel suo genere, offre alle imprese in-teressate l’opportunità di poter utilizzare l’art. 14 per commesse rela-tive a servizi di catering, di banqueting e di bar catering, incremen-tando così il proprio organico.

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LE COOPERATIVE SOCIALI DI TIPO B*

Trova la cooperativa

http://www.provincia.milano.it/lavoro/Modulistica/coopb.html

* Oltre alle Centrali Cooperative, ringraziamo Susanna Abbondanza del SOD e lo staff dell’Agenzia per il Lavoro di ANMIL onlus Milano composto da Valentina Fulceri, Laura Bastianelli, Giada Marilungo, Stefania Lazzaroni, Annalisa Siniscal-chi, Sabrina Fratus, Alessandra Lombardi, Cristian Clemente e i tirocinanti imputato-ri (i cosiddetti data entry) Mariana Meiszter e Alberto Piras, in dote lavoro del Pro-getto MI2004214 – Dispositivo MI0111 del Piano provinciale EMERGO 2010.

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Cooperativa Sociale onlus

AD ADELANTE DOLMEN

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 298 dal 2005

Costituita il 16 settembre 1997 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Boltraffio 21

Città Milano

CAP 20159

Provincia Milano

Sito www.adcoop.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 30328229

Fax 02 30328230

Referente Riccardo Re Anna Mancino (art. 14)

Attività Servizi d’informatica, formazione, sviluppo progetti reti

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili psichici e fisici

Soci 2010 13 Di cui lavoratori

13

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 35

% privati 75

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Cooperativa Sociale onlus

ADESSO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 288 dal 2009

Iscritta all’Albore Nazionale N. A126484

Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazza Sesone 6

Città Tribiano

CAP 20067

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 90630796

Fax

Referente Maria Bambina Cortesi

Attività Manutenzione verde, assemblaggio elettrico, trasporto persone, pulizia ambienti, confezionamenti vari

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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Cooperativa Sociale onlus

ALBORAN

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 304 dal 2005

Costituita il 14 novembre 1994, associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Colognesi – Isola Borromeo Via Puccini 24

Città Cassano D’Adda Peschiera Borromeo

CAP 20068 20068

Provincia Milano Milano

Sito www.alboran-coop.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 55303104

Fax 02 55303611

Referente Claudio Montironi Edgardo Galletta

Attività Assemblaggi manuali e cartotecnici, servizi logistici e magazzi-naggio

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 21 Di cui lavoratori

17

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 60

% privati 80

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Cooperativa Sociale onlus

ALLE CASCINE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 391 dal 2005

Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Delle Crociate 6

Città San Giuliano Milanese

CAP 20098

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 5276779

Fax 02 5276155

Referente Gioachino Pezzoli

Attività Orto-floro-vivaismo, agricola, allevamento, gestione mense, ge-stione bar

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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Cooperativa Sociale onlus

ALVEARE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 436 dal 2002

Costituita il 25 giugno 2001 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via IV Novembre Via Einstein, 20

Città Bollate Settimo Milanese

CAP 20021 20019

Provincia Milano Milano

Sito www.cooperativaalveare.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 38306373 – 02 97378375

Fax 02 97378393

Referente Paolo Schiaffonati

Attività Archiviazione documentale, assemblaggio compo-nenti meccanici, confezionamento,centro copie e stampa digitale

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 106 Di cui lavoratori

18

Volume d’affari Fino 500.000 euro x

Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 10

% privati 100

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Cooperativa Sociale onlus

ARCADIA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 66 dal 2005

Costituita il 9 maggio 1990 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Matteotti 56 Via Legnano 66

Città Rescaldina Rescaldina

CAP 20027 20027

Provincia Milano Milano

Sito www.cooparcadia.it

e-mail [email protected]

Telefono 0331 465551

Fax 0331 466091

Referente Gerolamo Sellitto

-Attività Manutenzione e progettazione aree verdi pubbliche e private, pulizia parchi

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 16 Di cui lavoratori

11

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 30

% privati 50

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Cooperativa Sociale onlus

ARCA DI NOÈ

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 387 dal 2009

Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Tertulliano 70

Città Milano

CAP 20137

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 54107880

Fax

Referente Umberto Zandrini

Attività Manutenzione stabili, gestione bar, pulizia ambienti

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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148

Cooperativa Sociale onlus

CASCINA BOLLATE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 620 dal 2008

Costituita l’11 dicembre 2007 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Cristina Belgioioso, 120

Città Milano

CAP 20157

Provincia Milano

Sito www.cascinabollate.org

e-mail [email protected]

Telefono 335 8023506

Fax ///

Referente Susanna Magistretti

Attività Florovivaismo – manutenzione del verde

Tipologia inserimenti lavorativi Detenuti

Soci 2010 14 Di cui lavoratori

6

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 20

% privati 100

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149

Cooperativa Sociale onlus

CASTELLO LAVORO

Iscritta all’Albo Regionale nella Sezione B N. 91 dal 16 maggio 1994

Costituita il 22 marzo 1979 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Carcassola, 4

Città Trezzo sull’Adda

CAP 20056

Provincia Milano

Sito www.coopsocialecastello.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 9090664

Fax 02 90929102

Referente Giorgio Caccia

Attività Manutenzione verde, gestione piattaforma ecologica, flo-ricultura e noleggio biciclette

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 35 Di cui lavoratori 22

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 70

% privati 90

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150

Cooperativa Sociale onlus

C.D.A.

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 80 dal 1994

Costituita il 29 novembre 1987 associata a Confcooperative dal 1996

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via S.S. Padana Superiore, 1

Città Cassina De’ Pecchi

CAP 20060

Provincia Milano

Sito www.paginegialle.it/cda-mi

e-mail [email protected]

Telefono 02 9521338

Fax 02 9522360

Referente Paola Marchina/Gioachino Piazza

Attività Legatoria, servizi legati al dopo stampa e assemblaggio esempio: materiale cartaceo, gadget, promozionali per riviste, etichettatura, postalizzazione calendari, blocchi, cartelle campioni materiale in pvc e stoffa ecc.

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 40 Di cui lavoratori 10

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 44

% privati 100

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151

Cooperativa Sociale onlus

CIDIESSE

Iscritta all’Albo Regionale nella Sezione B n. 121 dal 5 settembre 1994

Costituita il 2 maggio 1989 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Goldoni, 75

Città Milano

CAP 20129

Provincia Milano

Sito www.cidiesse.org

e-mail [email protected]

Telefono 02 7491127

Fax 02 70107480

Referente Antonio Baldissarri

Attività Produzione quadri elettrici di automazione industriale

Tipologia inserimenti lavorativi

Ex tossicodipendenti, detenuti ammessi alle misure al-ternative, minori sottoposti a provvedimenti penali

Soci 2010 55 Di cui lavoratori

10

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 30

% privati 100

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152

Cooperativa Sociale onlus

CITTÀ E SALUTE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 328 dal 2005

Costituita il 30 settembre 1998 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Thaon De Revel, 19

Città Milano

CAP. 20159

Provincia Milano

Sito www.cittaesalute.org

e-mail [email protected]

Telefono 02 69311971

Fax 02 60857976

Referente Pier Vito Antoniazzi

Attività Raccolta indumenti e scarpe, laboratorio e negozio orafo

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili psichici

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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Cooperativa Sociale onlus

CO.E.FRA.

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B n. 263 dal 24 luglio 1997

Costituita il 1° luglio 1983 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Cascina Nibai

Città Cernusco sul Naviglio

CAP 20063

Provincia Milano

Sito www.coefra.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 9242739

Fax 02 9235816

Referente Virginio Sangalli

Attività Progettazione e produzione Dispositivi elettro/elettronici industriali, assemblaggi elettromeccanici, Impianti Foto-voltaici

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 10 Di cui lavoratori

6 + 4 consulenti

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro

Portafoglio clienti 20

% privati 70

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154

Cooperativa Sociale onlus

COOPWORK

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 252 dal 2005

Costituita il 12 ottobre 1995 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Felice Lacerra, 24

Città Sesto San Giovanni

CAP 20099

Provincia Milano

Sito www.coopwork.org

e-mail [email protected]

Telefono 02 26224201

Fax 02 26226707

Referente Andrea Mario Berteselli

Attività Pulizie ambienti e aree verde, manutenzione aree verdi, im-pianti fotovoltaici e solare termico, manutenzione ambienti e impianti elettrici.

Tipologia inse-rimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 54 Di cui lavoratori 49

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 50

% privati 70

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155

Cooperativa Sociale onlus

DEI FIORI

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 518 dal 2005

Costituita il 31 marzo 1978 associata a confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Don Minzoni

Città Bresso

CAP 20091

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 6143069

Fax 02 61039942

Referente

Attività Produzione e commercio di fiori e orticultura

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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Cooperativa Sociale onlus

DEL SOLE

Iscritta all’Albo Società Cooperative nella SEZIONE B N. A130318 dal 2005

Costituita il 16 marzo 1982 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Don Felice Cozzi, 11

Città Corbetta

CAP 20011

Provincia Milano

Sito www.cooperativadelsole.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 9772624

Fax 02 97278477

Referente Maria Ratto

Attività Manutenzione del verde, allestimenti cerimonie, vendita fiori, vendita prodotti agroalimentari, realizzazione di bom-boniere

Tipologia inseri-menti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 102 Di cui lavoratori 17

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti: 15

% privati 20

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Cooperativa Sociale onlus

DELTA 2000

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 314 dal 1998

Costituita il 24 febbraio 1998 Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Alzaia Naviglio Pavese, 256

Città Milano

CAP 20142

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 335 7806235

Fax 02 97480045

Referente Franco Terzi

Attività Assemblaggi meccanici, pulizie ambientali, confeziona-menti vari e gestione attività cimiteriali

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 10 Di cui lavoratori 4

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 1

% privati 0

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158

Cooperativa Sociale onlus

DETTO FATTO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 155 dal 2005

Costituita il 19 dicembre 1984 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Mazzini, 33

Città Sesto San Giovanni

CAP 20099

Provincia Milano

Sito www.coopdettofatto.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 2428988

Fax 02 26268536

Referente Roberto Penatti

Attività Pulizie, trasporti, imbiancatura e manutenzione

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 39 Di cui lavoratori

32

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 20

% privati 80

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Cooperativa Sociale onlus

DI LAVORO E SOLIDARIETÀ

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 106 dal 2005

Costituita il 29 aprile 1991 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Como 9/A

Città Lainate

CAP 20020

Provincia Milano

Sito www.csls.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 93572178

Fax 02 93790041

Referente Livio Canzi

Attività Assemblaggi elettrici, elettromeccanici e meccanici, confe-zionamento articoli vari, servizi internet, servizi copisteria e servizi informatici

Tipologia inseri-menti lavorativi

Disabili

Soci 2010 50 Di cui lavoratori

20

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 30

% privati 80

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160

Società Cooperativa Sociale onlus

EMMAUS

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 545 dal 2005

Costituita il 3 aprile 1986 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Argentina, 35

Città Paderno Dugnano

CAP 20037

Provincia Milano

Sito www.coopemmaus.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 99045376

Fax 02 99045376

Referente Franco Targa

Attività Produzione icone, riproduzioni artistiche, setacci, assemblaggio, cartonaggio e lavori artigianali ed artistici

Tipologia inserimen-ti lavorativi

Disabili fisici e psichici

Soci 2010 43 Di cui lavoratori

6

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 30

% privati 70

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161

Cooperativa Sociale onlus

EZIO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 178 dal 2005

Costituita il 13 aprile 1989 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Della Comunità, 2

Città Pieve Emanuele

CAP 20090

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 90720615

Fax 02 90720615

Referente

Attività Trasporto disabili, gestione piattaforma ecologica, ven-dita vini tipici e orto-florovivaismo

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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162

Cooperativa Sociale onlus

FACTORY

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N . 570 dal 2006

Costituita il 13 novembre 2002 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Grumello, 6

Città Milano

CAP 20144

Provincia Milano

Sito www.factory.coop

e-mail [email protected]

Telefono 02 43986260

Fax 02 89690527

Referente Luca Castagnetti

Attività Paghe e contributi, amministrazione e contabilità, servizi di segreteria, informatica ed editing di testi

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 13 Di cui lavoratori

9

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 1.500

% privati 90

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163

Cooperativa Sociale arl onlus

FRANCIS TODAY

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B n. 82 dal 2005

Costituita il 3 dicembre 1985 e associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazza G. Grandi, 19 Piazza G. Grandi, 19

Città Milano Milano

CAP 20129 20129

Provincia Milano Milano

Sito www.francistoday.it www.francistoday.it

e-mail [email protected] [email protected]

Telefono 02 7386415 02 7386415

Fax 02 36561129 02 36561129

Referente A. Valori e G. Mambretti

Attività Lavorazioni postali e servizi di supporto alle aziende, assem-blaggi vari e attività sartoriali

Tipologia inseri-menti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 24 Di cui lavoratori

10

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro

Portafoglio clienti 15

% privati 100

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164

Cooperativa Sociale onlus

FULL MONTY

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 415 dal 2005

Costituita il 5 luglio 2001 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Pellico, 13 Via Sanzio, 15

Città Bollate Bollate

CAP 20021 20021

Provincia Milano

Sito www.cooperativafullmonty.it

e-mail [email protected]

Telefono 340 2594721

Fax 02 3502564

Referente Agnese Canali

Attività Gestione bar, catering, pulizie, volantinaggio, verde, imbiancature

Tipologia inserimenti lavorativi

Psichiatrici

Soci 2010 30 Di cui lavoratori

7

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 50

% privati 70

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165

Cooperativa Sociale onlus

FUTURA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 268 dal 2005

Costituita il 21 maggio 1994 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Re di Puglia

Città Bareggio

CAP 20010

Provincia Milano

Sito www.centrocorsifutura.it9

e-mail [email protected]

Telefono 02 90278798

Fax 02 90278784

Referente Francesca Tigrino

Attività Manutenzione verde, orto floro vivaismo, imbiancatura e verniciatura, custodia e pulizia edifici, gestione cimiteri

Tipologia inseri-menti lavorativi

Disabili

Soci 2010 93 Di cui lavoratori 46

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 15

% privati 80

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166

Cooperativa Sociale onlus

FUTURA 3000

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 628 dal 2007

Costituita il 15 luglio 2005 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Tortona, 86

Città Milano

CAP 20144

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 47711113

Fax 02 47711113

Referente Luigi Barbarino

Attività Pulizie e facchinaggio

Tipologia inserimenti lavorativi Svantaggiati in genere

Soci 2010 20 Di cui lavoratori

0

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 10

% privati 0

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167

Cooperativa Sociale onlus

GAIA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 560 dal 2006

Costituita il 6 novembre 2006 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Balossa, 75 Via Balossa, 25

Città Novate Milanrse Cormano

CAP 20026 20032

Provincia Milano Milano

Sito www.gaia-coop.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 6152590

Fax 02 6152590

Referente Maffeis

Attività Progettazione, produzione, commercializzazione di ma-nufatti elettrici, pre-cablaggi elettrici per ascensori, organizzazione viaggi in Tanzania

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili, svantaggiati in genere

Soci 2010 20 Di cui lavoratori

3

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 10

% privati 100

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168

Cooperativa Sociale onlus

GPII

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 68 dal 2005

Costituita nel 1990 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Po, 49

Città Pregnana Milanese

CAP 20010

Provincia Milano

Sito www.gpii.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 93595363

Fax 02 93290899

Referente Davide Buratti

Attività Copisteria, stampa digitale, plottaggi, assemblaggi elettrici e meccanici, cablaggi, servizi informatici, data entry e grafica, gestione piattaforma ecologica, logistica e magazzino

Tipologia inserimenti la-vorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 25 Di cui lavoratori

17

Volume d’affari Fino 500.000 euro Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 40

% privati 80

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169

Cooperativa Sociale onlus

GRAMMA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 331 dal 1999

Costituita il 14 maggio 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via E. Fonseca Pimentel, 7

Città Milano

CAP 20127

Provincia Milano

Sito www.grammacomunicazione.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 28970619

Fax 02 26146505

Referente Valentina Gabutti

Attività Grafica e Comunicazione Strategica

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 5 Di cui lavoratori 3

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 25

% privati 100

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170

Cooperativa Sociale onlus

I SOMMOZZATORI DELLA TERRA

Iscritta all’Albo Regionale della SEZIONE B N. 43 dal 1994

Costituita il 4 ottobre 1983 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Garibaldi, 33/E Via Renato Serra

Città Limbiate Paderno Dugnano

CAP 20812 20037

Provincia Monza e Brianza Milano

Sito www.sommozzatoridellaterra.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 99692244

Fax 02 99692252

Referente Massimo Dorini

Attività Manutenzione e pulizia aree verdi, compostaggio, gestione campi sportivi, produzione fiori e piante, lavori edili, scavi e lavorazioni stradali

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 92 Di cui lavoratori 69

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x □

Portafoglio clienti 40

% privati 5

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171

Cooperativa Sociale onlus

IL CARRO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 232 dal 2005

Costituita il 27 luglio 1998 Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Vittime di Nassiriya, 3

Città Paullo

CAP 20067

Provincia Milano

Sito www.ilcarro-coop.com

e-mail [email protected]

Telefono 02 90632032

Fax 02 90638066

Referente Andrea Villa – Marco Notari (art. 14)

Attività Affreschi, bomboniere, idee regalo, manutenzione del verde, puli-zia stabili e condomini, lavorazioni conto terzi e trasporto disabili in convenzione con comuni, asl, manutenzioni generiche

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 57 Di cui lavoratori 35

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 50

% privati 80

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172

Cooperativa Sociale onlus

IL FIORE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N 475

Costituita il 22 maggio 2002 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Fratelli Caprotti, 5 Via Fornaroli, 67 – 20013 Magenta

Città Magenta Via Piave, 3 – 20013 Magenta

CAP 20013 Via Girardi, 19/S – 20025 Legnano

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 97293368 – 02 9790387

Fax 02 97293368

Referente Giuditta Ranzani, Ilaria Cauzzo

Attività Distribuzione volantini e confezionamento fiori secchi

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 28 Di cui lavoratori

0

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 60

% privati 80

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173

Cooperativa Sociale onlus

IL GERMOGLIO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 365 dal 2000

Costituita il 31 maggio 1999 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Menotti Serrati, 74

Città San Giuliano Milanese

CAP 20098

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 98248006

Fax 02 91976645

Referente Cazzola Ermanno

Attività Composizioni floreali con fiori secchi e legno

Tipologia inserimenti lavorativi

Donne ex detenute e svantaggiati in genere

Soci 2010 5 Di cui lavoratori

2

Volume d’affari Fino 500.000 euro □x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati 100%

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Cooperativa Sociale onlus

IL GIARDINONE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 243 dal 2005

Costituita l’11 gennaio 1996 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazza Vittoria, 7 Cascina Flora

Città Locate di Triulzi Locate di Triulzi

CAP 20085 20085

Provincia Milano Milano

Sito www.ilgiardinone.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 90732026

Fax 02 90470614

Referente

Attività Manutenzione del verde, pulizia ambienti e servizi cimiteriali

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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175

Cooperativa Sociale onlus

IL GIORNO DOPO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 257 dal 2005

Costituita il 17 settembre 1996 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Creta, 19/a

Città Milano

CAP 20152

Provincia Milano

Sito http://www.igd-puntiovendita.com/

e-mail [email protected]

Telefono 02 89305266

Fax 02 89309105

Referente Gianluca Rolla

Attività Pulizie/centro RAEE e laboratorio di panificazione nel carcere di Opera/facchinaggio e trasporti/vendita e assistenza di elettrouten-sili Bosch Skill e Dremel, gestione riparazioni, su tutto il territo-rio nazionale

Tipologia inserimenti lavorativi

Detenuti; misure alternative, ex detenuti, svantaggiati vari

Soci 2010 43 Di cui lavoratori 34

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti numeroso, su tutto il territorio nazionale

% privati 95

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176

Cooperativa Sociale onlus

IL GIRASOLE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 430 dal 2005

Costituita l’8 dicembre 2001 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa:

Indirizzo Via Del Pozzo, 15 Via Novara, 35

Città Castano Primo Abbiategrasso

CAP 20022 20081

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 94965244

Fax 02 36543572

Referente Cauzzo Ilaria 348.0096740

Attività Servizi cimiteriali per comune di Castano Primo, servizi di manu-tenzione del verde, assemblaggio, ramo d’impresa per la creazio-ne di bomboniere e composizioni floreali, organizzazione eventi, servizio trasporto disabili, biblioteche.

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 11 di cui 3 persone giuridiche

Di cui lavoratori 1

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti : 6

% privati 17

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177

Cooperativa Sociale onlus

IL GRANELLINO DI SENAPA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 212 dal 2005

Costituita il 20 aprile 1995 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Coniugi Curie, 3 Vicolo Pastore, 4

Città Inzago Inzago

CAP 20065 20065

Provincia Milano Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 9549586

Fax 02 95313266

Referente Rita Sala

Attività Pulizia di spazi pubblici e private, manutenzione parchi e giardini e gestione lavanderie

Tipologia inserimen-ti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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178

Cooperativa Sociale onlus

IL GRAPPOLO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 425 dal 2005

Costituita il 10 ottobre 2001 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa (solo Settore Trasporto)

Indirizzo Via Re Umberto I, 103 Via Manzoni, 24

Città Lainate Lainate

CAP 20020 20020

Provincia Milano Milano

Sito www.ilgrappolocoop.org

e-mail [email protected] [email protected]

Telefono 02 93571353 02 93796218

Fax 02 93571619 02 93797418

Referente Bassi Roberto, Loredana Lanzoni Bisi Valeria

Attività Trasporto disabili e anziani, consegna pasti caldi, fornitura all’ente comunale di personale per lo svolgimento delle mansioni di autista istituzionale ed usciere e pulizie e sanificazioni

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili fisici e psichici, svantaggiati in genere

Soci 2010 30 Di cui lavoratori

20

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 20

% privati 6

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179

Cooperativa Sociale onlus

IL LABORATORIO DI PROCACCINI 14

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 385 dal 2005

Costituita il 29 maggio 2000 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Procaccini, 14

Città Milano

CAP 20154

Provincia Milano

Sito www.laboratorioprocaccini.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 63632796

Fax 02 344827

Referente Consuelo Granda

Attività Catering, gestione mense e gestione bar, restauro, sartoria, imbiancatura e pulizia ambienti

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili psichici

Soci 2010 36 Di cui lavoratori

24

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 200

% privati 68

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180

Cooperativa Sociale onlus

IL MELOGRANO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 125 dal 2005

Costituita l’8 ottobre 1984 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Monte Rosa, 10 bis Via Raffaello Sanzio, 42/44

Città Bollate Bollate

CAP 20021 Ufficio Amministrativo

Provincia Milano Via Baranzate a Novate M.se

Sito www.ilmelograno.net

e-mail [email protected]

Telefono 02 49468563 – 02 49468572

Fax 02 33260728

Referente Valter Moro

Attività Litografia digitale, legatoria e assemblaggio

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili e svantaggiati in genere

Soci 2010 32 Di cui lavoratori

30

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 200

% privati 80

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181

Cooperativa Sociale onlus

IL NAVIGLIO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 419 dal 2005

Costituita il 15 dicembre 2001 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Roma, 13

Città Robecchetto con Induno

CAP 20020

Provincia Milano

Sito www.ilnaviglio.it

e-mail [email protected]

Telefono 0331 875698

Fax 0331 875698

Referente Cardani Enrica

Attività Pulizie, manutenzione del verde, realizzazione e mantenimento siti internet, assistenza scuolabus.

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 12 Di cui lavoratori

4

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti: Principalmente Comuni.

% privati 20

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182

Cooperativa Sociale onlus

IL PAPIRO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B n. 127 dal 26/09/1994

Costituita il 5 dicembre 1987 associata a Lega Cooperative

Sede Operativa

Indirizzo Via Baranzate, 72/74

Città Novate Milanese

CAP 20026

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 3561718

Fax 02 3561718

Referente

Attività

Tipologia inserimenti lavorativi

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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183

Cooperativa Sociale onlus

IL PASSO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 678 dal 2008

Costituita il 17 luglio 2008 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Luigi Settembrini, 32

Città Milano

CAP 20124

Provincia Milano

Sito

e-mail

Telefono 02 2049694

Fax

Referente

Attività Produzione e commercializzazione di prodotti artigianali

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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184

Cooperativa Sociale onlus

IL PELLICANO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 647 dal 2007

Costituita l’11 maggio 2000 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Largo Giambellino, 127

Città Milano

CAP 20147

Provincia Milano

Sito www.ilpellicanoonlus.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 48958892

Fax

Referente

Attività Impianti elettrici, impianti idraulici, catering e banqueting, opere murarie, verniciatura e tinteggiatura

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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185

Cooperativa Sociale onlus

IL PORTICO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 1 dal 2005

Costituita il 13 luglio 1984 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Pace, 48 Piazza Napoli, 15

Città Rho Milano – Magenta

CAP 20017 20146

Provincia Milano Milano

Sito www.cooperativailportico.com

e-mail [email protected]

Telefono 02 93502703 02 47718472

Fax 02 93501864

Referente Anna Lisa Girotti, Alberto Malini

Attività Pulizia e sanificazione ambientale, disinfestazione, derattizzazio-ne e allontanamento volatili, facchinaggio, traslochi, sgomberi, imbiancatura e rimozione graffiti

Tipologia inserimenti lavorativi

Ex carcerati, tossico dipendenti e alcolisti, psichici e psichiatrici

Soci 2010 148 Di cui lavoratori

108

Volume d’affari

Fino 500.000 euro Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 50

% privati 60

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186

Cooperativa Sociale onlus

IN LAVORO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 514 dal 2009

Costituita il 15 aprile 2004 Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Walter Tobagi, 5

Città Abbiategrasso

CAP 20081

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 36543283

Fax 02 9425229

Referente Giuseppe Albetti

Attività Assemblaggi meccanici, pulizia ambienti

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro Oltre 500.000 euro

Portafoglio clienti

% privati

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187

Cooperativa Sociale onlus

INSIEME

Iscritta all’Albo regionale nella SEZIONE B N. 70 dal 2005

Costituita il 29 maggio 1987 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Verdi

Città Melegnano

CAP 20077

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 98232070

Fax 02 98232907

Referente Cristina Paina

Attività Manutenzione verde e manutenzione edile, pulizie, trasporto pa-sti caldi, trasporto disabili e anziani

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili e anziani

Soci 2010 67 Di cui lavoratori

9

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti: Amministrazioni Comunali

% privati

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188

Cooperativa Sociale onlus

KAIROS

Iscritta all’Albo regionale nella SEZIONE B N. 633 dal 2009

Costituita il 30 gennaio 2008 Associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Piatti, 12

Città Abbiategrasso

CAP 20081

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 94963730

Fax 02 94963730

Referente Cesare Dalla Riva

Attività Manufatti in cuoio, manutenzione stabili

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti: Amministrazioni Comunali

% privati

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189

Cooperativa Sociale onlus

JOLLY SERVICE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 404 dal 2005

Costituita il 5 aprile 2000 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Cavalese, 1

Città Canegrate

CAP 20010

Provincia Milano

Sito www.jollyservice.info

e-mail [email protected]

Telefono 0331 400925

Fax 0331 747654

Referente Chiara Toia

Attività Gestione cimiteri e custodia servizi funebri, servizi di pulizie, manutenzione verde, assemblaggi, segnaletica stradale e conse-gna pasti a domicilio

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 51 Di cui lavoratori

40

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 65

% privati 60

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190

Cooperativa Sociale a r.l. onlus

LA BOTTEGA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 338 dal 22/07/1999

Costituita il 22 marzo 1999 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Di Vittorio, 48

Città San Donato Milanese

CAP 20097

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 51877356

Fax 02 55604369

Referente Teodora Redemagni

Attività Pulizie civili ed industriali, manutenzione del verde, traslochi e manutenzione di immobili

Tipologia inserimenti lavorativi

Psichici

Soci 2010 42 Di cui lavoratori

34

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti: 11

% privati 64

Page 151: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

191

Cooperativa Sociale onlus

LA BUONA NOTIZIA s.c.r.l.

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 38 dal 2005 Iscr. Albo Cooperative n. A171024

Costituita il 29 dicembre 1989 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Bergamina, 11 Via Bergamina, 11

Città Nerviano Nerviano

CAP 20014 20014

Provincia Milano Milano

Sito

e-mail coop.labuonanotizia@it

Telefono 0331 588711

Fax 0331 585079

Referente Agostino Cattaneo

Attività Assemblaggio componenti vari

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 9 Di cui lavoratori

3

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 10

% privati 100

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192

Cooperativa Sociale onlus

LA FABBRICA DI OLINDA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 323 dal 2005

Costituita l’8 gennaio 1998 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Ippocrate, 45 Via Ippocrate, 45

Città Milano Milano

CAP 20161 20161

Provincia Milano Milano

Sito www.olinda.org

e-mail [email protected]

Telefono 02/66200646 02/66200646

Fax 02/66200646 02/66200646

Referente Thomas Emmenegger Rosario Cutuli

Attività Ristorazione collettiva, Ricettività alberghiera e Attività Culturali

Tipologia inserimenti lavorativi

Psichici

Soci 2010 52 Di cui lavoratori

22

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 1.000

% privati 80

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193

Cooperativa Sociale onlus

LA FRATELLANZA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 361 dal 2005

Costituita il 10 novembre 1994 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Roma, 20

Città Binasco

CAP 20082

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 90090489

Fax

Referente

Attività Servizi di pulizia, servizi di operatore ecologico, gestione mensa scolastica, gestione cimitero, servizi di pre-post scuola con fun-zioni non educative

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

Page 154: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

194

Cooperativa Sociale onlus

LA GOCCIA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 390 dal 2005

Costituita il 5 dicembre 2000 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazzale Ecoparco, 1

Città Pozzo D’Adda

CAP 20069

Provincia Milano

Sito www.cooplagoccia.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 92010061

Fax 02 92010061

Referente Massimo Fattori

Attività Manutenzione e creazione verde pubblico e privato, irrigazione, gestione completa di cimiteri, global service e canile intercomu-nale

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 20 Di cui lavoratori

17

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 20

% privati 15

Page 155: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

195

Cooperativa Sociale onlus

LA MANO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 59 dal 2005

Costituita il 15 febbraio 1985 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Dell’Acqua, 6

Città Legnano

CAP 20025

Provincia Milano

Sito = =

e-mail [email protected]

Telefono 0331 541655

Fax 0331 541655

Referente Lista Mario, Gornati Anna Maria

Attività Legatoria e tipografia, assemblaggio minuterie idrauliche e mec-canica

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 14 Di cui lavoratori

7

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 35

% privati 50

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196

Cooperativa Sociale onlus

LA SOLIDARIETÀ

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 154 dal 2005

Costituita il 1° febbraio 1982 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Bertarini, 45

Città Carugate

CAP 20061

Provincia Milano

Sito www.lasolidarieta.com

e-mail [email protected]

Telefono 02 9252429

Fax 02 9252429

Referente Tarcisio Maggioni

Attività Assemblaggi meccanici, gestione bar, tipografia e stampa

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

Page 157: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

197

Cooperativa Sociale onlus

LA SOLIDARIETÀ GIACOMO RAINOLDI

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 128 dal 2005

Costituita il 20 settembre 1990 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Pietro Gramegna, 3

Città Albairate

CAP 20080

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 94920311

Fax 02 94920311

Referente

Attività Manutenzione del verde, assemblaggi meccanici e pulizia am-bienti

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

Page 158: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

198

Cooperativa Sociale onlus

LA TENDA AMATESE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 274 dal 2005

Costituita l’8 settembre 1992 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Unità d’Italia, 8 Via Groane, 6

Città Paderno Dugnano Cesano Maderno

CAP 20037 20031

Provincia Milano Monza Brianza

Sito www.latendaamatese.it

e-mail [email protected]

Telefono 0362 641337

Fax 0362 650172

Referente Luciano Stocco

Attività Assemblaggi e confezionamenti conto terzi, noleggio e mon-taggio tensostrutture, servizio noleggio audio, confezionamento cesti gastronomici

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 18 Di cui lavoratori

8

Volume d’affari Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 21

% privati 24

Page 159: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

199

Cooperativa Sociale onlus

LA ZATTERA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 149 dal 2005

Costituita il 30 ottobre 1989 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Mantova, 3 Via Mantova, 3

Città Legnano Legnano

CAP 20025 20025

Provincia Milano Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 0331 598759

Fax 0331 598759

Referente Franco Landonio

Attività Confezionamenti vari, cartotecnica, assemblaggi ed imballaggi

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 74 Di cui lavoratori

10

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 10

% privati 100

Page 160: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

200

Cooperativa Sociale O.N.L.U.S.

LAVORIAMO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 532 dal 2005

Costituita il 10 marzo 2005 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Trasimeno, 7

Città Milano

CAP 20128

Provincia Milano

Sito www.cooplavoriamo.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 2562871

Fax 02 25902340

Referente Roberto Bussini

Attività Pulizie, trasporti, sgomberi, ristrutturazioni, imbiancature e ma-nutenzioni, laboratori artigianali e artistici

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

Page 161: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

201

Cooperativa Sociale onlus

LAVORO E SERVIZI GAGGIANO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 83 dal 22 aprile 1994

Costituita il 5 giugno 1991 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazza Salvo D’Acquisto, 6

Città Gaggiano

CAP 20083

Provincia Milano

Sito www.lavoroeservizi.coop

e-mail [email protected]

Telefono 02 90841334

Fax 02 90844119

Referente Luigi Cerliani, Angelo Pedrazzini

Attività Segreteria e centralino, gestione mense, manutenzione del verde, pulizie edifici, raccolta differenziata

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 112 Di cui lavoratori

99

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 30

% privati 25,3

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202

Cooperativa Sociale onlus

LO SPECCHIO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 376 dal 2005

Costituita il 25 febbraio 1991 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Marco Bruto, 24/26

Città Milano

CAP 20138

Provincia Milano

Sito www.cooperativalospecchio.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 70121221

Fax 02 70121221

Referente Gilberto Airaghi, Eugenio Fusar Poli

Attività Imbustamento e spedizioni, assemblaggi meccanici e di plastica, confezionamenti, celofanatura e reggiatura

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili cognitivi

Soci 2010 60 Di cui lavoratori

5

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 30

% privati 80

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203

Cooperativa Sociale onlus

MASSIMO VENTURA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 132 dal 2005

Costituita il 18 settembre 1985 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Edison, 45

Città Marcallo Con Casone

CAP 20010

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 9760000

Fax 02 9761908

Referente

Attività Confezionamenti vari, assemblaggio e fissaggio cartaceo/plastico

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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204

Cooperativa Sociale onlus

NATURALIA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 635 dal 2007

Costituita il 24 febbraio 2003 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Belluno, 33

Città Milano

CAP 20132

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 2564044

Fax 02 26308233

Referente Teresa Schirato

Attività Commercio al dettaglio di mobili usati e antiquariato, piccoli tra-slochi, facchinaggio, imbiancatura, distribuzione pubblicitaria

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 9 Di cui lavoratori

7

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 100

% privati 30

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205

Cooperativa Sociale onlus

NAZARET LAVORO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 280 dal 2005

Costituita il 18 aprile 1996 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazza SS. Pietro e Paolo, 5 Via Montegrappa, 40/48

Città Arese Arese

CAP 20020 20020

Provincia Milano Milano

Sito www.nazaret.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 93581943

Fax 02 93580018

Referente Andrea Ticozzi

Attività Lavori conto terzi di assemblaggi componenti meccanici, elettri-ci, risvoltatura pelli pregiate, manutenzione verde, pulizie e sgomberi

Tipologia inserimenti lavorativi

Psichici e disabili

Soci 2010 34 Di cui lavoratori

22

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 15

% privati 87

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206

Cooperativa Sociale onlus

NIDI

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 330 dal 2005

Costituita il 4 febbraio 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Manzoni, 53/A

Città Legnano

CAP 20025

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 0331 540240

Fax 0331 540240

Referente Lorenza Pavan

Attività Confezionamenti, assemblaggi, decorazione porcellana, carto-naggio

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 3 Di cui lavoratori

1

Volume d’affari

Fino a 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 5

% privati

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207

Cooperativa Sociale onlus

OMNICOOP

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 103 dal 2005

Costituita il 24 settembre 1987 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Basilea, 4

Città Milano

CAP 20152

Provincia Milano

Sito www.omnicoop.org

e-mail [email protected]

Telefono 02 48301280

Fax 02 48301290

Referente Vittorio Paolo Paoli

Attività Manutenzione stabili, ristrutturazione impiantistica elettrica e idraulica, ristrutturazione e piccole costruzioni, traslochi

Tipologia inserimenti lavorativi

Ex tossicodipendenti, ex carcerati, disabili

Soci 2010 22 Di cui lavoratori

13

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 50

% privati 12

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208

Cooperativa Sociale onlus

OUT & SIDER

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 615 dal 2007

Costituita il 16 febbraio 1999 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Moncucco, 20/22

Città Milano

CAP 20142

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 89546708

Fax 02 84810747

Referente Vito Messana

Attività Attività informatica con l’impiego di strumenti telematici

Tipologia inserimenti lavorativi

Detenuti ed ex detenuti

Soci 2010 19 Di cui lavoratori

6

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 3

% privati 5

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209

Cooperativa Sociale onlus

PENSIERI E COLORI

Iscritta all’ Albo Regionale nella SEZIONE B N. 218 dal 2005

Costituita il 10 ottobre 1995 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Picozzi, 21

Città Milano

CAP 20131

Provincia Milano

Sito www.pensieriecolori.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 37646052

Fax 02 37646053

Referente Renato Vella

Attività Agenzia di comunicazione, siti web, studio grafico, advertising

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 23 Di cui lavoratori

5

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 47

% privati 94

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210

Cooperativa Sociale onlus

POLIART

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 69 dal 1983 Iscritta all’Albo Nazionale N. A118396 dal 2005

Costituita il 23 giugno 1982 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Carlone, 2 Via Einstein, 20

Città Milano Settimo Milanese

CAP 20147 20019

Provincia Milano Milano

Sito www.poliart.org

e-mail [email protected]

Telefono 02 3282834 – 02 3282282

Fax 02 3288259

Referente Renato Bozzetti

Attività Produzione di articoli di carpenteria metallica, progettazione e assemblaggio.

Tipologia inserimenti lavorativi

Psichici, detenuti e tossicodipendenti

Soci 2010 22 Di cui lavoratori

10

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 20

% privati 100

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211

Cooperativa Sociale onlus

PRIMAVERA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 144 dal 2005

Costituita il 21 febbraio 1987 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Matteotti, 10/2

Città Cuggiono

CAP 20012

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 97240857

Fax 02 97240857

Referente Alessandra Colombo

Attività Manutenzione verde, assemblaggi elettrici e meccanici, servizi pubblici e raccolta differenziata

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili

Soci 2010 18 Di cui lavoratori

7

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 30

% privati 80

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212

Cooperativa Sociale onlus

PROSPETTIVE NUOVE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 196 dal 2005

Costituita il 1° luglio 1993 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Piazza Monsignor Moneta, 1

Città Cesano Boscone

CAP 20090

Provincia Milano

Sito www.prospettivenuove.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 45677382

Fax 02 4564624

Referente Salvatore Indino

Attività Carto-legatoria, assemblaggio, grafica e stampa, giardinaggio, pulizie, e giochi didattici

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 9 Di cui lavoratori

9

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 20

% privati 100

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213

Cooperativa Sociale onlus

PUNTO D’INCONTRO LAVORO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N.

Costituita il 13 gennaio 1984 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Cassano, 37

Città Cassano D’Adda

CAP 20062

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 0363 361966

Fax

Referente Vittorio Coglio

Attività Cura verde pubblico e privato - floricultura

Tipologia inserimenti lavorativi

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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214

Cooperativa Sociale onlus

RAGIONE GRATUITA MOTIVAZIONE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 347 dal 2005

Costituita il 20 gennaio 1997 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Pusiano, 52

Città Milano

CAP 20132

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 26303525

Fax 02 26303526

Referente Riccardo Mattasoglio

Attività Manutenzione verde, florovivaismo, pulizie e servizi cimiteriali

Tipologia inserimenti lavorativi

Psichici e detenuti ammessi a misure alternative

Soci 2010 7 Di cui lavoratori

6

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 30

% privati 75

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215

Cooperativa Sociale onlus

RUTAMATA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 541 dal 2005

Costituita il 17 maggio 2002 associata a Lega Cooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Re Umberto I, 103 L.go Papa Giovanni, XXIII

Città Lainate Settimo Milanese

CAP 20020 20019

Provincia Milano Milano

Sito www.palazzogranaio.net

e-mail [email protected]

Telefono 02 36529364 02 36529364

Fax 02 700433134 02 700433134

Referente Alessandro Boscardin

Attività Gestione e conduzione pubblici esercizi: ristorante, osteria, bar, caffetteria. Gestione e conduzione attività culturali e aggregative

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 11 Di cui lavoratori

7

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti n/d

% privati n/d

Page 176: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

216

Cooperativa Sociale onlus

SAMMAMET

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 76 dal 2005

Costituita il 5 settembre 1986 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Picasso, 7/11 Via Morandi, 10

Città Cinisello Balsamo Cinisello Balsamo

CAP 20092 20092

Provincia Milano Milano

Sito www.sammamet.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 6172755

Fax 02 61297602

Referente Giovanni Carnisciano – Stefania Uzzo

Attività Manutenzione verde, pulizie, traslochi e sgomberi, distribuzione giornali

Tipologia inserimenti lavorativi

Dipendenze, detenuti

Soci 2010 20 Di cui lavoratori

19

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 10

% privati 65

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217

Cooperativa Sociale onlus

SANTI MARTIRI

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 297 dal 2005

Costituita il 28 gennaio 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via XXIX Maggio, 202/204

Città Legnano

CAP 20025

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 0331 452332

Fax 0331 452332

Referente Lorenzo Turri

Attività Assemblaggio e montaggio di piccoli oggetti elettromeccanici, manutenzione del verde

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 50 Di cui lavoratori

11

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 4

% privati 99

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218

Cooperativa Sociale onlus

SPAZIO APERTO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 49 dal 2005

Costituita il 25 maggio 1984 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Massimo Gorki, 5

Città Milano

CAP 20146

Provincia Milano

Sito www.spazioaperto.coop

e-mail [email protected]

Telefono 02 48955476

Fax 02 48955500

Referente Massimo Monti

Attività Smaltimento rifiuti, gestione piattaforme ecologiche, pulizie, la-boratorio assemblaggio

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili

Soci 2010 200 Di cui lavoratori

115

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 1.000

% privati 60

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219

Cooperativa Sociale onlus

TERRA GAIA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 368 dal 2005

Costituita il 30 novembre 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Gera, 34 Via Gera, 34

Città Gessate Gessate

CAP 20060 20060

Provincia Milano Milano

Sito www.terragaiacoop.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 95383888

Fax 02 95381181

Referente Roberto Carone

Attività Catering, ristorazione collettiva, pasti aziendali, pasticceria

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili psichici e fisici

Soci 2010 16 Di cui lavoratori

6

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 15

% privati 90

Page 180: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

220

Cooperativa Sociale di Solidarietà soc. coop a r.l.

URBANA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 145 dal 2005

Costituita il 2 maggio 1988 associata a Confcooperative dal 27 dicembre 2003

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via A. Carlone, 2

Città Milano

CAP 20147

Provincia Milano

Sito www.urbanacoop.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 48370137

Fax 02 4125345

Referente Massimo Caniggia

Attività Contabilità ordinaria e analitica, tenuta libri sociali, servizio fi-scale e tributario, analisi di bilancio e segreteria societaria, elabo-razione cedolini paghe

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 11 Di cui lavoratori

10

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 200

% privati 2

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221

Cooperativa Sociale onlus

VALORE LAVORO

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 27 dal 2005

Costituita l’11 febbraio 1993 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Ugo Foscolo, 10/12

Città Abbiategrasso

CAP 20081

Provincia Milano

Sito www.casaticoop.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 94964953

Fax 02 94964953

Referente Beppe Bisceglia

Attività Assemblaggi

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 Di cui lavoratori

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati

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222

Società Cooperativa Sociale onlus

VESTI SOLIDALE

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 434 dal 2005

Costituita il 26 marzo 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via San Bernardino, 4 Via Gasparotto, 19

Città Milano Cinisello Balsamo

CAP 20122 20092

Provincia Milano Milano

Sito www.vestisolidale.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 320622340 02 39801095

Fax 02 39841088 02 39841087

Referente Carmine Guanci

Attività Raccolta e smaltimento rifiuti pericolosi e non, pulizia e cura a-ree verdi, custodia , guardiania e trasporti

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 39 Di cui lavoratori

30

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti 3.000

% privati 85

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223

Cooperativa Sociale onlus

VESTI SPERANZA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 327 dal 2005

Costituita il 4 dicembre 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Corso San Pietro, 62 Via San Carlo

Città Abbiategrasso Abbiategrasso

CAP 20081 20081

Provincia Milano Milano

Sito

e-mail [email protected] negozio [email protected]

Telefono 02 9465096

Fax 02 97299627

Referente Stefano Paganini

Attività Raccolta, selezione, riciclo e smaltimento di indumenti, pulizia ambienti

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 7 Di cui lavoratori

1

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti

% privati 80

Page 184: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

224

Cooperativa Sociale onlus

VIRIDALIA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 233 dal 2005

Costituita il 24 novembre 1995 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Casoria, 50

Città Milano

CAP 20134

Provincia Milano

Sito www.viridalia.it

e-mail [email protected]

Telefono 02 2155006

Fax 02 2155104

Referente Presidente Francesco Allemano Resp. Inserimenti lav.Thomas Giglio

Attività Manutenzione verde pubblico e privato

Tipologia inserimenti lavorativi

Svantaggiati in genere

Soci 2010 25 Di cui lavoratori

15

Volume d’affari

Fino 500.000 euro □ Oltre 500.000 euro x

Portafoglio clienti

% privati 40

Page 185: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

225

Cooperativa Sociale onlus

VITA VERA

Iscritta all’Albo Regionale nella SEZIONE B N. 371 dal 2005

Costituita l’8 luglio 1998 associata a Confcooperative

Sede Legale Sede Operativa

Indirizzo Via Strada Provinciale Rivoltana 14/16

Città Liscate

CAP 20060

Provincia Milano

Sito

e-mail [email protected]

Telefono 02 95350060

Fax 02 95350060

Referente De Ponti Giancarlo

Attività Confezionamento, assemblaggio di semilavorati finiti, stampa e tipografia, manutenzione verde

Tipologia inserimenti lavorativi

Disabili fisici e psichici

Soci 2010 21 Di cui lavoratori

2

Volume d’affari

Fino 500.000 euro x Oltre 500.000 euro □

Portafoglio clienti 30

% privati 90

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103

8. LE PROPOSTE DI NAMASTÉ

1. Le proposte di Namasté NAMASTÉ vuole sensibilizzare la platea al fine di sviluppare percorsi

per chi da anni permane nelle liste protette con lo stato di “disoccupato di lunga durata” e senza alcuna possibilità di mettersi in gioco per acquisire una prima e/o nuova professionalità.

Per rimarcare la garanzia del nuovo stato di “occupato”, le cooperative utilizzatrici delle commesse in convenzione dovranno dimostrare di essere “affidabili imprenditorialmente” attraverso un’organizzazione stabile di ri-sorse per la produzione di beni e di servizi.

Le aziende committenti potranno così trattare con vere e proprie imprese sociali, arrivando a professionalizzare persone con problematiche di tipo psichiatrico anche in mancanza di un contesto normativo aggiornato.

Risulta perciò importante mantenere in essere la sperimentazione, varata nel novembre 2004, con piccole ma sostanziali modifiche.

La mancata prosecuzione della sperimentazione dell’art. 14 dal 2006 ci porta oggi, in questa fase di sensibilizzazione del progetto Namasté a ga-rantire un’applicazione duratura e condivisa nel tempo proponendo gli ac-corgimenti necessari atti a definire un modello partecipativo.

Tale percorso in questa particolare articolazione legislativa dovrà preve-dere un rinforzo dell’ossatura sia per le cooperative sociali che per le a-ziende interessate, non solo ai fini cautelativi e di mantenimento per quanto riguarda la stabilizzazione lavorativa dei disabili “deboli”, ma soprattutto per il loro benessere.

Siamo sicuramente avvantaggiati dalla precedente sperimentazione dell’art. 14 effettuata nel periodo 2004-2005 anche se si è limitata a sole 21

Page 187: Namast© ¨ il saluto che si scambiano le persone che si incrociano sui sentieri dell'Himalaya

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aziende, pur mantenendo le convenzioni in essere a tutt’oggi (v. cap. 5, par. 3. Lavoro stabile per i disabili “deboli” in Provincia di Milano).

Pertanto, vista la scarsa continuità e l’esiguo coinvolgimento delle parti sociali, risulta essenziale ripartire con la predisposizione di un modello che apra ricerche occupazionali diversificate su nuove realtà aziendali, non solo private ma anche pubbliche, e compatibili con la quota ormai superiore al 40% dei disabili “deboli” disoccupati, iscritti e disponibili alle liste del col-locamento mirato.

Tenendo conto di ciò, l’azione promozionale dovrà rivolgersi anche

a quelle aziende pubbliche che abbiano scoperture consistenti e che siano in difficoltà nel garantirne la piena ottemperanza.

Ciò va visto in riferimento e in funzione della mancata emanazione del

d.p.c.m. relativo all’art. 5 comma 1 della legge n. 68/1999. Infatti, entro 120 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della

L. 23 marzo 1999, n. 68, tale decreto avrebbe dovuto individuare le man-sioni che, in relazione all’attività svolta dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici non economici, non consentissero l’occupazione dei la-voratori disabili o la consentissero in misura ridotta.

Inoltre, per quanto riguarda la quota in percentuale da dedicare al tessuto produttivo soggetto all’obbligo e disponibile all’assolvimento attraverso la volontà di esternalizzare tramite commesse di lavoro, verrebbe da chiedersi per quale motivo ci si attesti solo sul 20%, viste le concrete difficoltà ad ab-battere lo “zoccolo duro” dei disoccupati “deboli” di lunga durata.

Perciò, visto che: 1. tutte le convenzioni vengono ammesse dagli uffici competenti al fine

di garantire la piena ottemperanza a copertura dell’aliquota d’obbligo; 2. ferme restando le disposizioni di cui agli artt. 5, 11 e 12 della legge n.

68/1999, quelle in art. 14 sono esclusivamente finalizzate all’assun-zione da parte di persone disabili che presentino particolari caratteri-stiche e difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario;

3. i soggetti conferenti si impegnano ad affidare commesse di lavoro alle cooperative sociali di tipo B.

Ci si potrebbe attestare, andando per gradi e con un monitoraggio

continuo, almeno al 30%, dedicando l’incremento percentuale alla ri-duzione, se presente, dell’esonero parziale nella misura minima del 20% e/o alla creazione di percorsi di occupazione aggiuntiva che pre-vedano, dopo un periodo di formazione in itinere, il passaggio dal

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non profit al profit mediato dai servizi accreditati per quei lavorato-ri svantaggiati e disabili deboli, altrimenti esclusi dal mercato del la-voro profit e che costituiscono il 30% della forza lavoro delle coope-rative sociali stesse.

Con questa modalità verrebbe: • attivato un trampolino di lancio valevole per una crescita professiona-

le con un ricambio continuo delle persone; • riconosciuto alla cooperazione sociale un ruolo di impresa per la

promozione di occupabilità, di transizione e di occupazione cioè una vera e propria funzione di politica attiva del lavoro.

Questo è il “nuovo” percorso che potrebbe diventare il know how per la Provincia di Milano:

• assunzione a tempo determinato da parte della cooperativa sociale, rinnovabile ai sensi del d.lgs. n. 368/2001 + dote di servizio da Emer-go 2011;

• formazione on the job, interna o esterna alla cooperativa; • verifica della affidabilità dell’azienda committente e della cooperativa

di tipo B; • prima proroga del rapporto a tempo determinato e della commessa; • assunzione a tempo indeterminato1 legata all’affidamento della com-

messa rinnovata alla cooperativa con finanziamento Emergo 2011 (da definire come dote/incentivo) + l’aiuto di Stato (de minimis) da art. 13 legge n. 68/1999 del Fondo Nazionale (pari al 60% dello stipendio lordo del 1° anno) con diritto di prelazione equiparabile alle assun-zioni effettuate attraverso l’art.12-bis, comma 5, lett. b.

Di contro: 1. mantenimento del disabile in coop. o in azienda; 2. trasferimento della commessa c/o altra coop. e conseguente passag-

gio del disabile in carico alla nuova cooperativa; Se c’è la risoluzione della commessa: a) tutoring del disabile verso altra azienda del territorio; b) avvio numerico del primo disabile in graduatoria c/o ex committente; c) conciliazione c/o foro competente.

1 Se non fosse possibile, (con il rinnovo ulteriore della commessa al terzo anno), l’unica strada percorribile è lo stacco di 21 gg. del lavoratore: tale periodo va gestito, con dote di servizio, in tirocinio e borsa lavoro in convenzione con il C.P.I. di appartenenza, o con altro soggetto attuatore, ai sensi del d.m. n. 142/1998 art. 2 e con successiva riassunzione a tempo determinato.

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Sicuramente, viste le tipologie delle disabilità delle persone inserite, il percorso è lungo e non certo lineare, soprattutto anche per le eventuali rica-dute che potrebbero verificarsi anche in un ambiente tutelante come quello cooperativistico.

Infatti la collaborazione consolidatasi tra azienda e cooperativa, non so-lo in termini produttivi attraverso la commessa di lavoro ma anche in ter-mine di tutoring, può permettere di “governare” eventuali situazioni di cri-ticità che si scatenino nei contesti operativi aziendali ricollocando la perso-na, operante in azienda, nella cooperativa stessa per una sua riabilitazione.

Questa collaborazione permetterebbe quindi di costituire un patrimonio di conoscenze condivise.

Questo “plus valore” del know how, se correttamente applicato, potreb-be garantire una gestione comune azienda/cooperativa della persona con disagio mentale mantenendo livelli di compensazione adeguati senza arri-vare alla cessazione del rapporto di lavoro.

Visto il contesto, la scelta, politica, più coerente non potrà essere che quella di definire il contesto lavorativo più adatto, stabilendo poi dove at-tribuire il rapporto di lavoro e mantenendo i presupposti per proseguire e sviluppare la commessa stessa.

A mio avviso, con la regia del Servizio per l’Occupazione Disabili, va costruita una triangolazione dove il servizio che ha in carico il disabile con-corra a mantenere un rapporto consulenziale con l’azienda e la cooperativa durante l’intera vita lavorativa. Questo è il modello vincente per tutelare le paure che soprattutto arrivano:

• dai datori di lavoro verso coloro che generalmente sono ai margini del mondo del lavoro e, più in generale, sono ai margini del normale am-biente sociale;

• dalle cooperative che si trovano in difficoltà per costruire il modulo for-mativo individualizzato nel luogo di lavoro senza che necessariamente e sistematicamente una funzione prevalga sull’altra.

Le stesse Associazioni datoriali devono impegnarsi di più con gli altri attori nella riflessione e nella progettazione di sperimentazioni più comple-te. Esse devono poter presentare le loro preoccupazioni e le loro necessità, in modo da poter essere aiutate con soluzioni innovative (per esempio at-traverso la formazione di tutors aziendali, e tramite studi dell’impatto del disabile psichico nel gruppo di lavoro ecc.), ma la loro responsabilità socia-le imprenditoriale non può esaurirsi in una generica disponibilità al con-fronto: abbiamo bisogno di un loro coinvolgimento maggiore anche nei ta-voli di lavoro tecnici, in modo da studiare insieme soluzioni co-partecipate

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migliori di quelle attualmente disponibili e che portino “dalle parole ai fat-ti” (v. all. Convegno c/o L’ORÉAL del 3 dicembre 2010).

Questo è un modello di intervento sul mercato del lavoro innovativo e, sicuramente, più dinamico di quelli finora sperimentati a tutela dei disabili “deboli” con problematiche mentali. 2. Conclusioni

Gli elementi essenziali che potranno permetterne il decollo sono: 1. un intervento diretto da parte del Servizio per l’Occupazione dei Di-

sabili della Provincia di Milano nei confronti di quelle aziende che, non ottemperanti all’art. 11 della legge n. 68/1999, devono utilizzare il 20% della quota di riserva utilizzando l’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, pena l’avvio numerico con la decadenza della convenzio-ne in art. 11 e le relative sanzioni;

2. una formazione specifica rivolta ai responsabili commerciali delle cooperative sociali e agli operatori della mediazione dei servizi ac-creditati per attivare un piano di marketing sociale rivolto alle azien-de per poter individuare i vantaggi dell’esternalizzazione, il processo di conferimento delle commesse, la scelta della cooperativa fornitrice e la stipula del contratto;

3. le garanzie oggetto della presa in carico del disabile e, nell’eventualità della rescissione del contratto di conferimento della commessa, le tutele dirette al lavoratore disabile e indirette verso l’azienda conferente: non esiste una procedura certa e collaudata che metta in pratica le disposizioni contenute nell’accordo del 23 aprile 2010 e della disposizione dirigenziale n. 391/2010, in particolare per quanto riguarda le tutele poste a garanzia del lavoratore disabile fuo-riuscito da un processo convenzionatorio2;

4. i contributi diretti alle cooperative sociali a sostegno della “presa in carico” per l’inclusione socio-lavorativa dei disabili “deboli” ricono-sciute dalle risorse stanziate dall’art. 12 della legge regionale n. 13/2003 tramite il Piano Provinciale per l’Occupazione dei Disabili Emergo 2011;

2 L’interruzione della commessa rappresenta un insormontabile blocco non solo del difficol-toso processo di inserimento lavorativo ma del più generale percorso emancipatorio avviato dal momento in cui il disabile debole, attraverso la sua assunzione, accantona l’aggettivo di disoccupato/malato acquisendo lo status di lavoratore.

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5. la sperimentazione dell’art. 14, in assenza dell’applicazione del d.p.c.m. all’art. 5, comma 1 della legge n. 68/1999 per le aziende pubbliche, andando a valutare le commesse più pertinenti da dedicare all’utenza.

Pertanto la funzione di cabina di regia dovrà far capo al Servizio per l’Occupazione dei Disabili della Provincia di Milano per la tutela dell’inclusione del disabile “debole” attraverso la presenza congiunta degli operatori delle cooperative sociali e dei servizi per l’integrazione lavorativa dei disabili, accreditati dalla Regione Lombardia e dal catalogo GBC di Sintesi della Provincia di Milano, che garantiranno la loro partnership at-traverso appositi protocolli d’intesa al fine di inserire con azioni di forma-zione, orientamento, tutoraggio e monitoraggio i disabili nelle cooperative sociali di tipo “B”.

Tale soluzione potrà rendere “effettivi” un maggior numero di posti di lavoro oggi disponibili (nella stima le potenzialità annue corrispondono a circa il 20% delle assunzioni cioè pari a 400 assunzioni di disabili “deboli”, altrimenti non avviabili), grazie alla possibilità, da parte delle aziende inte-ressate alla parziale copertura della quota di riserva definita dalla legge n. 68/1999, di affidare lavoratori “deboli” devolvendo risorse economiche alle cooperative sociali relative solo al costo delle commesse e/o dei servizi di lavoro.

Il lavoratore “debole” rimane in capo alla cooperativa sociale con

contratto a tempo determinato per 36 mesi, successivamente viene trasformato a tempo indeterminato con le opportune garanzie dell’indennità di disponibilità, parificata agli identici criteri degli ammortizzatori sociali3.

Tale azione, realizzata con maggiore sostegno e con forte finalità forma-

tiva, porterà all’esito finale della stabilizzazione c/o le cooperative e, nella migliore delle soluzioni, verso una successiva transizione nel mercato del lavoro privato.

A fronte delle legittime preoccupazioni espresse in fase di sperimen-tazione dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, l’Amministrazione provincia-le, nella figura dell’Assessore al Lavoro Paolo Del Nero, garantirà un forte presidio alla applicazione ed ogni fase andrà valutata da parte

3 Nel caso venisse a mancare il prosieguo lavorativo.

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degli organismi coinvolti e preposti escludendo qualsiasi forma di au-tomatismo e operando in una logica di massima condivisione.

I requisiti per la stipula della convenzione in art. 14 dovrebbero essere: • individuazione delle persone disabili da inserire con tale tipologia di

convenzione, previo loro consenso, effettuata dagli uffici competenti, sentito l’organismo4 di cui all’art. 6, comma 3, d.lgs. 23 dicembre 1997, n. 469, come modificato dall’art. 6 della presente legge;

• definizione di un piano personalizzato di inserimento lavorativo che riconosca le potenzialità lavorative e la durata oraria del rapporto di lavoro settimanale (nel caso in cui il disabile lavori part-time, viene calcolato proporzionalmente all’orario di lavoro svolto, arrotondando all’unità superiore se la percentuale sia superiore allo 0,50 e computa-to come una unità dal soggetto conferente);

• il Comitato Tecnico definirà i requisiti delle persone disabili che pre-sentino particolari caratteristiche e difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario per poter accedere al percorso personalizzato di inserimento lavorativo;

• durata minima non inferiore a tre anni; • è consentito il conferimento di più commesse di lavoro; • conferimento della commessa di lavoro e contestuale assunzione delle

persone disabili da parte del soggetto destinatario a tempo determina-to per la durata massima di tre anni o indeterminato;

• determinazione del valore della commessa di lavoro5 non inferiore al-la copertura, per ciascuna annualità e per ogni unità di personale as-sunta, dei costi derivanti dall’applicazione della parte normativa e re-tributiva dei contratti collettivi nazionali di lavoro, nonché dei costi previsti nel percorso formativo personalizzato6.

Allo scadere della convenzione, salvo il ricorso ad altri istituti previsti dalla presente legge (sospensione dagli obblighi per mobilità provinciale e/o C.I.G.S.), il datore di lavoro committente, previa valutazione degli uffi-ci competenti, può: 4 Nell’ambito della Commissione provinciale per il collocamento obbligatorio è previsto un Comitato Tecnico composto da funzionari ed esperti del settore sociale e medico-legale e degli organismi individuati dalle regioni ai sensi dell’art. 4 del decreto suddetto, con partico-lare riferimento alla materia delle inabilità, con compiti relativi alla valutazione delle residue capacità lavorative, alla definizione degli strumenti e delle prestazioni atti all’inserimento e alla predisposizione dei controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di inabilità. 5 V. allegato B “Modalità applicative dell’affidamento di commesse”. 6 V. allegato A “Percorso formativo personalizzato”.

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a) rinnovare la convenzione una sola volta per un periodo non inferiore a due anni;

b) assumere il lavoratore disabile dedotto in convenzione con contratto a tempo indeterminato mediante chiamata nominativa, anche in de-roga a quanto previsto dall’art. 7, comma 1, lett. c); in tal caso il da-tore di lavoro potrà accedere al Fondo nazionale per il diritto al lavo-ro dei disabili, di cui all’art. 13, comma 4, nei limiti delle disponibili-tà ivi previste, con diritto di prelazione nell’assegnazione delle risor-se e all’utilizzo dei contributi derivanti dai Fondi regionali per l’occupazione dei disabili ai sensi dall’art. 14.

L’intero percorso sarebbe utile monitorarlo attraverso la costruzione

progressiva di una “infrastruttura sociale” stabile quale interfaccia dina-mica tra sistema locale dei servizi, delle cooperative e delle aziende.

L’Agenzia per il Lavoro di ANMIL onlus Milano, attraverso la nascen-

te impresa sociale “Fornace in rete: idee per il lavoro” a Sesto San Gio-vanni, si propone di strutturarla nel tempo con il concorso della Provin-cia di Milano, delle aziende disponibili e dei firmatari dell’accordo sull’occupabilità del terzo settore.

Tale assetto avrebbe sicuramente una governance pubblica, pur se

svolta dall’imprenditoria sociale privata, la cui funzione sarebbe quella di garantire consulenza alle aziende e alle cooperative per il mantenimento delle commesse e delle convenzioni in ex art. 147.

7 ammesse esclusivamente a copertura dell’aliquota d’obbligo e, in ogni caso, nel limite massimo del 30% della quota di riserva di cui all’art. 3, comma 1, lett. a) della legge n. 68/1999, con arrotondamento all’unità più vicina.

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FORSE BASTA UN PO’ DI MUSICA E... LEGGERE UNA CANZONE PER FAR LA COSA GIUSTA

SI PUÒ FARE!

Day after day, alone on a hill, The man with a foolish grin is keep-ing perfectly still But nobody wants to know him, they can see That he’s just a fool and he never gives an answer But the fool on the hill sees the sun going down And the eyes in his head see the world Spinning round Well on the way, head in a cloud, the man of a Thousand voices talking perfectly loud But nobody ever hears him or the sound he Appears to make and he never seems to notice But the fool on the hill sees the sun going down And the eyes in his head see the world Spinning round And nobody seems to like him they can tell what he wants to do And he never shows his feelings but The fool on the hill sees the sun go-ing down and the eyes in his head see the word spinning round Round ‘n’ round ‘n’ round ‘n’ round ‘n’ round he never listens to them He knows that they’re The fools they don’t like him The fool on the hill sees the sun go-ing down and the eyes in his head sees the world spinning round round ‘n’ round ‘n’ round ..

Giorno dopo giorno, da solo sulla collina, Un uomo con un sorriso folle rimane perfettamente tranquillo Ma nessuno vuole conoscerlo, vedono che è soltanto un matto e che non risponde mai Ma il folle sulla collina vede il sole tra-montare E gli occhi nella sua mente vedono il mondo girare Ormai partito con la testa tra le nuvole, l’uomo dalle Mille voci parla forte Ma nessuno sente né lui o il suono che pare emettere e lui sembra non accorgersene mai Ma il folle sulla collina vede il sole tra-montare E gli occhi nella sua mente vedono il mondo girare intorno Sembra non piacere a nessuno Possono anche indovinare ciò che vuole però lui non mostra mai i suoi senti-menti, Ma il folle sulla collina vede il sole tra-montare E gli occhi nella sua mente vedono il mondo girare Non li ascolta mai, sa che I matti sono loro Non piace alla gente ma Il folle sulla collina vede il sole tramon-tare E gli occhi nella sua mente vedono il mondo girare intorno girare e girare e girare... The fool on the hill di Paul McCartney, 1967 colonna sonora del film Magical Mistery Tour

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base all’art. 14 della legge Biagi, che prevede accordi tra imprese e cooperative. L’esperienza più avanzata a Milano, con 24 accordi e 1,5 milioni di euro di giro d’affari.

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ALLEGATI

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Accordo a sostegno dell’occupabilità, della ripresa del sistema economico produttivo, per il contrasto alla crisi” del 23 aprile 2010 (estratto)1

Accordo confermato e sottoscritto tra la Provincia di Milano e le parti sociali

(Assolombarda, CNA Milano, Confapi Milano, Confartigianato Milano, CLAAI-Unione Artigiani della provincia di Milano, Confcooperative, Lega delle Coopera-tive, Unione Commercio-Turismo-Servizi e delle Professioni della provincia di Mi-lano, CGIL CIL UIL Milano, Confartigianato Alto Milanese, ALI-Confindustria Alto Milanese, CGIL Legnano Ticino Olona, CISL Legnano Magenta).

Tale accordo prevede al punto:

4.2. Azioni di sostegno alla occupazione di soggetti svantaggiati Destinatari della misura sono i privati datori di lavoro che, con riferimento ad

unità operativa ubicata in provincia di Milano, procedono ad affidamenti di com-messe di lavoro a cooperative sociali di tipo B). Tali datori di lavoro beneficeranno dei vantaggi derivanti dall’assolvimento dell’obbligo. L’attività è regolamentata dall’accordo sottoscritto in data 22 ottobre 2004, ai sensi del d.lgs. 276/03, art. 14 “Cooperative sociali e inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati”che con la sottoscrizione del presente accordo si intende confermata. Inoltre, nello specifico:

a) nel caso di diversa destinazione della commessa di lavoro ad altra cooperati-va, ai lavoratori si applicano, nel rapporto fra cooperative, i passaggi previsti dai CCNL che regolano la cessione del personale per cambio di appalto;

b) nel caso di ritiro della commessa non motivato da stato di crisi dell’azienda, o di inadempimento da parte della cooperativa, è esclusa la possibilità di ri-corso alla convenzione di cui alla legge 68/99, art. 11 e gli uffici competenti procederanno senza indugio alla tempestiva e rigorosa applicazione degli i-stituti previsti dalla legge per il collocamento dei disabili.

Nel caso di eventuale ritiro della commessa, la cooperativa è tenuta a segnalare alla Provincia di Milano il motivo della cessazione del rapporto.

1 Per la lettura completa andare al sito: http://www.provincia.milano.it/export/sites/default/lavoro/pdf/accordo_230410.pdf e per l’informativa di Giunta: http://www.provincia.milano.it/export/sites/default/lavoro/pdf/Inf_giunta180510.pdf.

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Disposizione dirigenziale n. 391/2010 del 16 giugno 2010 (estratto)2 In merito all’approvazione del “Piano Operativo a sostegno dell’occupabilità” in attuazione dell’Accordo del 13 maggio 2010 e dello schema di avviso pubblico “Azioni di sostegno alla responsabilità sociale di imprese del territorio milanese – incentivi alle imprese” si comunica: ... nel periodo tra il ritiro della commessa e l’inserimento dei disabili in altro luogo di lavoro, la Provincia di Milano erogherà un bonus di 300 euro al mese per max 6 mesi a valere sullo stanziamento per gli incentivi previsto dal Piano provinciale per l’occupazione dei disabili – Emergo 2010 – pari euro 1.218.136,00 = (riserva per incentivi) al fine di estendere azioni di sostegno previste dal Piano provinciale per l’occupazione dei disabili Emergo 2010, a favore dei disabili occupati presso coo-perative sociali... 2. Azioni di sostegno all’occupazione di soggetti svantaggiati

Disabili assunti in cooperativa sociale di tipo B a rischio perdita di lavoro a causa dell’interruzione di commesse non imputabile a crisi dell’azienda committente o inadempimento della coop.

Indennità di € 300,00 al mese per max 6 mesi

€ 1.218.136,00 (da Piano Emergo 2010)

In ogni caso il lavoratore disabile a rischio di perdita del posto di lavoro per i casi di cui ai punti a) e b) precedenti, rimarrà presso la cooperativa, fruendo di una in-dennità economica e di azioni volte al sostegno della ricollocazione nella medesi-ma o presso altro datore di lavoro. A tal fine, si estendono le forme di sostegno previste dal Piano Emergo a favore dei disabili occupati presso cooperative sociali. Per tali azioni è prevista la premialità al gestore accreditato, come previsto dalla legge 191/09. Per maggiori informazioni: Provincia di Milano Settore Lavoro Tel. 02 7740. 4040 Fax 02 7740. 6587 Indirizzo e-mail: [email protected]

2 Per la lettura completa andare al sito: http://www.provincia.milano.it/export/sites/default/lavoro/pdf/Disp391_2010.pdf.

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Programma Azioni di sostegno all’occupazione di soggetti svan-taggiati (fac-simile da compilare da parte della cooperativa benefi-ciaria dell’incentivo su propria carta intestata) Luogo e data

Provincia di Milano Direzione Settore Lavoro Viale Jenner 24 20159 Milano

Oggetto: Richiesta di erogazione dell’incentivo, di € ...................... Il/La sottoscritto/a ................... legale rappresentante della cooperativa .................. .......................................... di .................................................................. con sede in ................................... telefono/fax ................................ e-mail ............................. Codice Fiscale o Partita Iva ....................................

Dichiara che a seguito della perdita della commessa prevista con l’azienda ......................... in data ................... non imputabile a crisi dell’azienda committente o inadem-piente della cooperativa il/la sig./sig.ra in elenco risulta/risultano assunti nella cooperativa sociale di tipo B e a rischio di perdita di lavoro

Chiede L’erogazione dell’incentivo, di €............................................ e a tal fine, allega i dati anagrafici: Nome e Cognome Data e luogo nascita Residenza Domicilio Codice Fiscale Data di Assunzione Qualifica Mesi di incentivo Importo totale (max € 1.800,00)

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Consapevole che le dichiarazioni mendaci sono punite penalmente ai sensi dell’art. 76 del D.P.R. n. 445/2000, e che codesta Amministrazione ha la facoltà di effettua-re controlli, anche a campione, sulle dichiarazioni rese,

Dichiara ai fini dell’applicazione della ritenuta del 4% prevista dal comma 2 dell’art. 28 del d.p.r. 29 settembre 1973, n. 600 che il contributo oggetto della richiesta cui viene allegata la presente dichiarazione è da considerarsi come segue3. a) Società commerciali, enti commerciali, persona fisica imprenditore, soggetti esercitanti attività d’impresa:

• da assoggettare alla ritenuta del 4%, in quanto contributo in conto esercizio; • da NON assoggettare alla ritenuta del 4%, in quanto contributo in conto im-

pianti, riferito a beni da ammortizzare; • da NON assoggettare alla ritenuta del 4%, per le disposizioni normative e-

sposte di seguito4. b) Enti non commerciali: contributo in conto esercizio: • da NON assoggettare alla ritenuta del 4%, in quanto il beneficiario si qualifica come:

− ONLUS − Associazione di volontariato iscritta nei registri di cui alla legge n.

266/1991 − Altro (specificare esattamente le caratteristiche soggettive da cui deriva

l’esenzione) ....................................................................................................................

• da NON assoggettare alla ritenuta del 4%, in quanto il contributo verrà impiega-to nell’ambito di attività istituzionali • da NON assoggettare alla ritenuta del 4%, per le disposizioni normative esposte di seguito5

.......................................................................................................................... • da assoggettare alla ritenuta del 4% in quanto il contributo verrà impiegato nell’ambito di attività commerciale contributo in conto impianti: • da NON assoggettare alla ritenuta del 4%

3 Barrare la parte che interessa. 4 Indicare la fattispecie e i riferimenti normativi. 5 Indicare la fattispecie e i riferimenti normativi.

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Parte relativa all’attribuzione del codice S.I.O.P.E.6 (solo per enti non commer-ciali) dichiara altresì che:

l’ente7 ha personalità giuridica

non ha personalità giuridica Tanto si dichiara allo scopo di sollevare da qualsiasi responsabilità al riguardo la Provincia di Milano, dichiara inoltre che l’impresa:

non versava in condizioni di difficoltà alla data del 30 giugno 2008; non ha beneficiato, a partire dalla data del 1 gennaio 2008, di agevolazioni

– a titolo di aiuti de minimis, ai sensi del d.p.c.m. 3 giugno 2009 “Modalità di applicazione della Comunicazione della Commissione europea – quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a so-stegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finan-ziaria ed economica”;

ha beneficiato, a partire dalla data del 1° gennaio 2008, dei seguenti contri-buti pubblici di natura de minimis, ai sensi del d.p.c.m. 3 giugno 2009 “Mo-dalità di applicazione della Comunicazione della Commissione europea – quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di cri-si finanziaria ed economica”: Euro ................... in data ................... concesso da ......................; Euro ................... in data ................... concesso da ......................; Euro ................... in data ................... concesso da ......................; per un ammontare complessivo pari ad Euro ...............................

Segnalazioni per “modalità di pagamento”. Coordinate Bancarie: Istituto di Credito ................................... IBAN ........................................................ Oppure ....................................................................................................................... Informativa ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. n. 196/2003: i dati contenuti nella pre-sente dichiarazione sono necessari ed utilizzati esclusivamente per attività istitu-zionali. Le operazioni di trattamento dei dati saranno effettuate con l’ausilio di mezzi informatici e comprenderanno operazioni di registrazione e archiviazione. Il conferimento dei dati ha natura obbligatoria. La mancata indicazione di u-no/alcuni/tutti gli elementi richiesti comporterà la sospensione del pagamento. Il titolare del trattamento dei dati della Provincia di Milano .....................................................

Timbro e firma del rappresentante legale

..................................................................

6 Il codice SIOPE (Sistema Informativo delle Operazioni degli Enti Pubblici) è una codifica obbligatoria da attribuire a tutti i pagamenti fatti dagli enti locali. 7 Barrare la tipologia in cui ricade l’ente.

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Verbale Incontro n. 1 con le Centrali Cooperative e il Servizio Occupazione Disabili della Provincia di Milano Milano, 14 ottobre 2010 mattino dalle 9,30 alle 12,30 Progetto di riferimento “Namasté: un augurio per un collocamento mirato, mediato e condiviso dei disabili deboli” MI1004349 Dispositivo MI0114 Piano EMERGO 2010 – Avviso 5 – Sensibilizzazione c/o ANMIL Associazione Nazionale fra Muti-lati e Invalidi del Lavoro Onlus c/o salone riunioni “Legato Gemelli”, interno corti-le piano terra, Via Lario 9/A 20159 MILANO Presenti: Costantino Costanzi Provincia di Milano – Servizio Occupazione Disabili –[email protected] Susanna Abbondanza Provincia di Milano – Servizio Occupazione Disabili [email protected] Claudio Messori direttore Agenzia Lavoro ANMIL Milano – [email protected] Alessandro Silvagna psicosociologo ADL ANMIL Milano – [email protected] Valentina Fulceri AdLANMIL Milano – [email protected] Sabina Bellione Responsabile Coop. Sociali Legacoop Lombardia – [email protected] Rossella Sacco Presidente Settore Sociale Confcooperative – [email protected] Alberto Malini Referente provinciale CDO – [email protected] Giancarlo Sartini tirocinante coop. sociale Adelante Dolmen aiuto redattore libro Na-masté [email protected] ANMIL invita i partecipanti a presentarsi brevemente. Messori introduce il progetto soffermandosi su obiettivi e azioni: scopo dell’incontro è definire le caratteristiche dell’intera azione di sensibilizzazione nell’ambito del proget-to “Namasté: un augurio per un collocamento mirato, mediato e condiviso dei disabili deboli”, contestualizzando il progetto nell’ambito della riapplicazione dell’ex art. 14 d.lgs. n. 276/2003 a fronte dell’accordo a sostegno dell’occupabilità (v. paragrafo 4.2) stipulato tra la Provincia di Milano, le centrali cooperative, le organizzazioni datoriali e sindacali il 23 aprile 2010. Dopo un breve giro di tavolo in cui ognuno esprime un’opinione in merito, si pro-cede ad analizzare congiuntamente alcuni aspetti fra i quali: • i criteri di applicazione dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003; • la verifica delle coop. sociali di tipo B + loro consorzi; • la visibilità delle potenziali commesse offerte dall’attività degli associati e come orientare l’analisi dei bisogni aziendali, in parte già espressi; • gli studi di fattibilità e i costi comprendenti le azioni di tutoraggio e monitoraggio; • le linee guida per i 3 convegni di sensibilizzazione; • la visibilità delle potenziali commesse offerte dall’attività degli associati e come orientare l’analisi dei bisogni aziendali, in parte già espressi. Di seguito vengono riportate le decisioni prese:

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Confronto di opinioni

Argomenti proposti Soluzioni

integrazione alla convenzione per la tutela del disabile e della coop.

Il SOD ha modificato in premessa la con-venzione richiamando l’accordo 23 aprile u.s. : va però esplicitato per intero il no-minato paragrafo 4.2

Perché non si defi-nisce una sperimen-tazione attivando tavoli tecnici ad hoc?

Verificato l’interesse, si dovrà portare all’attenzione del Sottocomitato una ri-chiesta esplicita di monitoraggio definen-do anche l’eventuale intervento economi-co a sostegno.

I criteri di applicazione dell’art. 14 del d.lgs. n 276/2003

Dati provinciali sui disabili deboli di-sponibili anche con Monza & Brianza

Il SOD fornirà l’analisi dei dati provinciali dei disabili disponibili suddivisi per % di invalidità e patologia (difficoltà x la disa-bilità psichica non contrassegnata nella rel. conclusiva).

La verifica del-le coop. sociali di tipo B + loro consorzi

stesura nuovo elenco; ruolo delle associazioni

Stabilire una revisione su due livelli: veri-fica della capacità imprenditoriale e inte-grazione di nuovi associati

La verifica del-le aziende pri-vate disponibili

creare un elenco ufficiale aggiornato tra Confcooperati-ve, Legacoop e CDO

Viste le scoperture aziendali a livello re-gionale (16.424 private e 3.721 pubbli-che), creare il gruppo di lavoro del Sotto-comitato puntando sulla loro responsabili-tà sociale.

Gli studi di fat-tibilità per le azioni di tuto-raggio e moni-toraggio

confronto con mo-delli applicati in al-tre province

Bisognerà prevedere come può intervenire EMERGO. Analisi dei differenti modelli di applicazione con l’aiuto di Italia Lavo-ro. Confronto con esperienza svizzera del-la Fondazione Diamante, Club Itaca e Fondazione Aiutiamoli.

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Confronto di

opinioni Argomenti

proposti Soluzioni

Le linee guida per i 3 convegni di sensibilizzazione

Focus Group con: Centrali Coop. Coop. sociali tipo BServizi accreditati Associazioni Disabili Associazioni datoriali Aziende disponibili

c/o ANMIL Milano: 1° Convegno con le Cooperative associa-te: 15 novembre 10 2° Convegno con associazioni disabili, servizi accreditati, CALD ecc.: 25 no-vembre 2010 Convegno con le Aziende private: 12 febbraio 2011 c/o L’ORÉAL: Convegno in occasione della giornata mondiale dei disabili (3 dicembre 2010) c/o Ente Fiera: 3° convegno finale “Fa’ la cosa giusta” : 25-27 marzo 2011

La visibilità delle potenziali commesse offerte dall’attività degli associati e come orientare l’analisi dei bisogni aziendali, in parte già espressi

Presentazione delle attività con una raccolta delle attività da documentare sul libro/brochure; ruolo delle Centrali e conduzione dei rapporti

Perché non proponiamo una sperimenta-zione ex art. 14 anche con le aziende pubbliche legata alla legge n. 381/1991, come richiesto al prof. Tiraboschi da Confcooperative di BG? Valutare i crite-ri di relazione e di segnalazione tra SOD e cooperative e la progettazione dell’intervento da parte delle cooperative e dei servizi, attraverso i metodi di tuto-raggio, verifica e bisogni dell’utenza.

Tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di organizzare in futuro anche tavoli tematici coinvolgendo l’assessore al lavoro Paolo Del Nero. A questo proposito si propone, in vista dell’Expo 2015, l’organizzazione di un ta-volo sulla sussidiarietà per stare in linea con i principi etici del modello coopera-zione italiano. Alle ore 12,30, ringraziando i partecipanti per la loro disponibilità Messori, Silvagna e Fulceri chiudono la riunione. Passi futuri: ci si lascia dandoci come prossima data il 15 novembre p.v. alle ore 10.00 per il convegno con le cooperative sociali.

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Verbale Incontro n. 2 con i corsisti del progetto APRILA 2010 Milano, 5 novembre 2010 pomeriggio dalle 14,00 alle 17,00 Progetto di riferimento “Namasté: un augurio per un collocamento mirato, mediato e condiviso dei disabili deboli” MI1004349 Dispositivo MI0114 Piano EMERGO 2010 – Avviso 5 – Sensibilizzazione c/o ANMIL Associazione Nazionale fra Muti-lati e Invalidi del Lavoro Onlus c/o salone riunioni “Legato Gemelli”, interno corti-le piano terra, Via Lario 9/A 20159 MILANO. Argomento: un potenziale inserimento attraverso l’ex art. 14 d.lgs. n. 276/2003 Presenti: Claudio Messori direttore Agenzia Lavoro ANMIL Milano – [email protected] Alessandro Silvagna psicosociologo ADL ANMIL Milano – [email protected] Valentina Fulceri AdL ANMIL Milano – [email protected] Giancarlo Sartini tirocinante coop. sociale Adelante Dolmen aiuto redattore libro Namasté – [email protected] 14 corsisti con disabili psichica in riferimento al Piano Emergo 2010 ID Bando MI0111”Dote Lavoro ambito disabilità – Catalogo per l’inserimento lavorativo Quadro MI2004214 Progetto APRILA 2010 Messori, dopo un breve saluto, illustra ai partecipanti il motivo dell’incontro, spie-gando il significato dell’ex art. 14 d.lgs. n. 276/2003 che riguarda l’assunzione di soggetti affetti da patologie psichiche da parte delle aziende. Successivamente passa la parola a Giancarlo Sartini che chiarisce brevemente l’articolazione del progetto Namasté e in qualità di aiuto redattore del libro che lo chiuderà chiede a ciascuno dei presenti di raccontare brevemente a turno la propria storia professionale. Le interviste si sono basate sulle seguenti domande: Quali so-no stati gli episodi significativi del tuo percorso e soprattutto cosa ti aspetti dal la-voro. Il passato di questi soggetti è inevitabilmente “pesante” e considerano il lavoro come mezzo di riscatto e apertura verso nuove prospettive. Al termine ci si lascia con la promessa di rivederci in incontri futuri.

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Verbale Incontro n. 3 con le Centrali Cooperative, le Cooperative di tipo B e il Servizio Occupazione Disabili della Provincia di Mi-lano Milano, 15 novembre 2010 mattino dalle 9,30 alle 12,30 Progetto di riferimento “Namasté: un augurio per un collocamento mirato, mediato e condiviso dei disabili deboli” MI1004349 Dispositivo MI0114 Piano EMERGO 2010 – Avviso 5 – Sensibilizzazione c/o ANMIL Associazione Nazionale fra Muti-lati e Invalidi del Lavoro Onlus c/o salone riunioni “Legato Gemelli”, interno corti-le piano terra, Via Lario 9/A 20159 MILANO. Presenti: Costantino Costanzi Provincia di Milano – Servizio Occupazione Disabili –[email protected] Susanna Abbondanza Provincia di Milano – Servizio Occupazione Disabili [email protected] Claudio Messori direttore Agenzia Lavoro ANMIL Milano – [email protected] Alessandro Silvagna psicosociologo AdL ANMIL Milano – [email protected] Valentina Fulceri AdL ANMIL Milano – [email protected] Sabina Bellione Responsabile Coop. Sociali Legacoop Lombardia – sabina.bellione@ consorziosocialelight.it Rossella Sacco Presidente Settore Sociale Confcooperative – [email protected] Alberto Manini Referente provinciale CDO – [email protected] Giancarlo Sartini tirocinante coop. sociale Adelante Dolmen aiuto redattore libro Namasté – [email protected] 32 cooperative sociali presenti Dopo un breve saluto da parte di Claudio Messori e del Presidente Provinciale ANMIL Angelo Frigerio, il direttore dell’agenzia del lavoro illustra ai rappresen-tanti delle cooperative l’obiettivo del Progetto Namasté: favorire l’inserimento la-vorativo di disabili deboli (in particolare psichici) attraverso la stipula di conven-zioni tra cooperative sociali di tipo B e aziende, come previsto dall’ex art. 14 del d.lgs. n. 276/2003. L’applicazione dell’art. 14 rappresenta un’opportunità positiva per tutti i soggetti coinvolti: per le persone disabili a maggior rischio di esclusione sociale, in quanto permette di usufruire di un collocamento “mirato” all’interno di un contesto protet-to (quello delle cooperative sociali); per le aziende, in quanto prevede la possibilità di diluire nel tempo l’inserimento di personale disabile; per le cooperative sociali stesse che, attraverso le commesse aziendali, possono “rilanciarsi” verso il settore del profit. Da questa premessa si è sviluppato un dibattito che ha portato alle seguenti consi-derazioni e proposte:

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Temi Considerazioni Proposte/azioni Le cooperative che nel complesso stan-no sperimentando l’art. 14, hanno in-crementato le com-messe del 50%

L’art 14 rappresenta un’ importante op-portunità di crescita imprenditoriale per le cooperative B. È però necessario for-nire a queste ultime percorsi di confron-to/sostegno perché siano in grado di ap-plicarlo correttamente.

Commesse aziendali che prevedono l’apertura di una nuova attività all’interno delle cooperative

Occorre una attenta valutazione delle strategie di sviluppo delle cooperative affinché eventuali nuove attività non si traducano in perdite, ma producano utili a medio/lungo termine. È indispensabile studiare un sistema di supporto all’imprenditorialità che veda coinvolte le Associazioni e la Provincia

L’applicazione dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003: quali opportunità per le cooperative sociali Costi/benefici legati

alle commesse di lavoro

L’entità economica delle commesse de-ve garantire non solo i costi salariali, ma anche quelli educativi/ formativi/ gestionali sostenuti dalle cooperative a favore della persona disabile. Dovrà es-sere previsto un sostegno da parte di Emergo. Per questo è necessario aprire un tavolo di discussione su possibili margini di guadagno da definire nelle commesse.

L’applicazione dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003: Come coinvolge-re le aziende

Le aziende spesso scelgono di non ap-plicare la legge n. 68, pagando fino a 9.000 euro annui per l’esonero

Poiché l’assunzione part-time in coop. ha un costo (quasi) equivalente a quello dell’esonero, occorre sensibilizzare le aziende all’applicazione dell’art. 14, attraverso incontri con le associazioni datoriali e le aziende stesse.

Cooperative di-sponibili ad ap-plicare l’art. 14

Elenco provinciale di 103 coop. sociali disponibili

Verificare quali abbiano davvero i re-quisiti per applicare l’art.14. Il SOD aggiornerà l’anagrafica e i contenuti dell’elenco così da permettere alle a-ziende di reperire tutte le informazioni utili sulle cooperative e scegliere quelle rispondenti alle loro esigenze. ANMIL strutturerà una scheda tipo che delinei la fotografia della coop. e i servizi da essa forniti.

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Temi Considerazioni Proposte/azioni

Creazione di una rete di supporto alle cooperative

Formazione ad hoc e regia degli inter-venti

È necessario definire regole di applica-zione dell’art 14 chiare e condivise e pertanto l’ADL di ANMIL si farà cari-co di svolgere corsi di formazione rivol-ti ai responsabili commerciali delle co-operative affinché siano in grado di promuovere tali azioni nei confronti delle aziende clienti. Occorre creare un gruppo di regia che metta in rete tutti gli attori coinvolti al fine di promuovere un “passaggio cultu-rale” e supportare a livello gestionale le cooperative stesse. Per raggiungere questo obiettivo può essere utile coin-volgere le cooperative più grandi per-ché, attraverso la loro esperienza, pos-sano fornire un modello di intervento a quelle più piccole.

Verifica dell’ottemperanza della legge n. 68

Canali da attivare per conoscere le scoperture aziendali:

Sarebbe importante poter conoscere le scoperture aziendali al fine di sensibi-lizzare le aziende: per questa operazio-ne potrebbe essere interessante avere il consenso delle associazioni datoriali. La Provincia di Milano, attraverso il SOD, presidierà le aziende che non rispettano la legge. Data la complessità di tale compito si potrebbe pensare di “decen-trarlo”, come sperimentato nella Pro-vincia di Bergamo, con il coinvolgi-mento dei servizi accreditati per compe-tenza territoriale. Proposta di sperimen-tazione dell’ex art.14 nei confronti delle aziende pubbliche; verranno coinvolti i servizi che hanno avuto tali richieste; da portare alla attenzione dell’assessore Paolo Del Nero.

Tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di continuare i tavoli tematici come da linee guida. Alle ore 13,00, ringraziando i partecipanti per la loro disponibilità, Messori, Silvagna e Fulceri chiudono la riunione. Passi futuri : ci si lascia dandoci come prossima data il 25 novembre p.v. alle ore 10.00 per il convegno con le asso-ciazioni disabili, servizi accreditati, CALD ecc. c/o L’ORÈAL Italia.

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Verbale Incontro n. 4 con i Servizi operanti per l’inserimento la-vorativo delle persone disabili (art. 6, comma 1, legge n. 68/1999) Milano, 25.11. 2010 mattino dalle 9,30 alle 12,30 Progetto di riferimento “Namasté: un augurio per un collocamento mirato, mediato e condiviso dei disabili deboli” MI1004349 Dispositivo MI0114 Piano EMERGO 2010 – Avviso 5 – Sensibilizzazione c/o ANMIL Associazione Nazionale fra Muti-lati e Invalidi del Lavoro Onlus c/o salone riunioni “Legato Gemelli”, interno corti-le piano terra, Via Lario 9/A 20159 MILANO. Presenti: Claudio Messori direttore Agenzia Lavoro ANMIL Milano – [email protected] Alessandro Silvagna psicosociologo AdL ANMIL Milano – [email protected] Valentina Fulceri AdL ANMIL Milano – [email protected] Giancarlo Sartini tirocinante coop. sociale Adelante Dolmen aiuto redattore libro Namasté [email protected] 13 servizi accreditati presenti Dopo i saluti di Claudio Messori e del Presidente Provinciale ANMIL Angelo Fri-gerio, il direttore dell’agenzia del lavoro illustra ai rappresentanti dei Servizi per il lavoro accreditati l’obiettivo del progetto Namasté: favorire l’inserimento lavorati-vo di disabili deboli (in particolare psichici) attraverso la stipula di convenzioni tra cooperative sociali di tipo B e aziende, come previsto dall’ex art. 14 del d.lgs. n. 276/2003. Attualmente il sistema dotale favorisce il collocamento dei soggetti disabili più ri-spondenti alle esigenze delle aziende e meno dei disabili “deboli”. È invece necessario cambiare prospettiva ed utilizzare in futuro i fondi del piano “Emergo” soprattutto per sostenere quella fascia di lavoratori “a rischio” di esclu-sione dal mondo del lavoro. Da questa premessa si è sviluppato un dibattito che ha portato alle seguenti consi-derazioni e proposte:

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Temi Considerazioni Proposte/azioni

Il sistema delle doti lavoro

Il sistema dotale risulta insufficiente a garanti-re l’inserimento lavorativo di disabili deboli a causa delle eccessive richieste di professionalità da parte delle aziende a causa dell’esiguità dei fondi messi a disposizione

L’utenza afferente ai servizi accreditati difficilmente possiede quei requisiti di alta scolarizzazione e professionalità richiesti dalle aziende, e ciò porta le a-ziende ad una ricerca di persone occu-pate qualificate e in cerca di nuova oc-cupazione attraverso le Agenzie di Somministrazione Lavoro. È necessario aprire un tavolo di confronto con i refe-renti istituzionali per concordare sistemi di intervento e fondi sufficienti a favori-re all’inserimento lavorativo di disabili deboli da parte dei servizi provinciali accreditati

Applicazione all’art. 14

Attualmente i servizi accreditati svolgono nelle aziende funzioni di sensibilizzazio-ne/promozione dell’art. 14 Necessità di agire non solo nei confronti delle aziende, ma an-che sulle cooperative sociali, perché diventi-no più capaci e“commerciali”

Occorre contestualmente valutare gli esiti concreti di questi interventi: quante aziende sono disponibili ad applicare l’art. 14? Quanti posti di lavoro si ver-ranno realmente a creare? Si aspettano i risultati del progetto Namasté Si fisserà un incontro per definire il per-corso formativo per i responsabili commerciali delle coop. sull’applica-zione dell’art. 14.

Commesse alle cooperative

Attualmente la mag-gior parte delle man-sioni di basso profilo vengono date in outsourcing dalle aziende

Perché le imprese possano affidare commesse di lavoro alle cooperative sociali occorre che sappiano chiaramen-te quali servizi queste ultime possono offrire. Per questo la Provincia di Mila-no, come concordato nell’incontro pre-cedente, aggiornerà ed integrerà il pro-prio database di cooperative disponibili all’applicazione dell’art 14, mentre noi ci occuperemo di creare una scheda in-formativa e completa della coop.

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Temi Considerazioni Proposte/azioni

Mancato rinnovo delle commesse

Se a una cooperativa so-ciale non viene rinnovata la commessa, il disabile inserito con l’art. 14 per-de il posto di lavoro

Attualmente il disabile licenziato non gode di alcun ammortizzatore sociale, ma solo di un contributo provinciale di 300 euro mensile per 6 mesi. Occorre trovare un sistema di tutela più efficace che garantisca in primis il mantenimento del disabile in carico alla coop con il contributo rivolto alla coop stessa per il tempo necessario a ricollo-carlo con l’art. 14 per max 1 anno.

Utilizzo dell’esonero da parte delle aziende

L’Ispettorato del lavoro non effettua controlli sul-le imprese che non ot-temperano l’obbligo del-la legge n. 68 o che uti-lizzano l’esonero proro-gandolo più volte e veri-ficando le reali condizio-ni lavorative. Nella sola Provincia di Milano nell’anno si sono raccolti circa 10 milioni di euro dalle richieste di esonero. Questo corrisponde alla perdita di circa 1.250 po-sti di lavoro/anno.

Sarebbe necessario un presidio istitu-zionale che monitori l’ottemperanza alla legge 68 (le aziende non possono essere lasciate libere di non assumere). Occorre sensibilizzare e incentivare le aziende all’applicazione dell’art. 14 per creare nuova occupazione facendo si che il SOD presidi le non ottemperanze e gli esoneri “proponendo” la conven-zione in art. 14. Si potrebbe riproporre a Milano la spe-rimentazione della Provincia di Lecco “Affido a distanza” approvata dal Mini-stero, dove la provincia, con i fondi dell’esonero eroga direttamente borse lavoro per disabili psichici in aziende e coop. non soggette all’obbligo.

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Temi Considerazioni Proposte/azioni

Sperimentazione art. 14 negli Enti Pubblici

L’Ospedale di Niguarda ha avviato 11 percorsi di tiroci-nio, di cui alcuni finalizzati all’inserimento lavorativo, a favore di disabili psichici segnalati dal dipartimento per l’igiene mentale. La valutazione degli ele-menti “quantitativi” (n. di inserimenti lavorativi) a scapito di quelli qualitativi, non ha permesso di far e-mergere l’efficacia di alcu-ni progetti sperimentati Attualmente nel Comune di Milano tra i 600 disabili assunti il 5% è affetto pato-logie psichiatriche. È possibile ipotizzare che il Comune ottemperi per una parte alle sue “scoperture” attraverso l’art. 14?

Poiché molti servizi ospedalieri sono già appaltati a cooperative (lavanderia, manutenzione verde, ecc.), si potrebbero utilizzare queste realtà per inserimenti con l’art. 14? Se questo modello fosse efficace (necessità di confrontarsi con e-sperti), potrebbe essere applicato a livello provinciale attraverso una sperimentazione appropriata Si concorda di portare all’attenzione dell’Assessore Del Nero tale modello di sperimenta-zione. Sarebbe opportuno confrontarsi con l’Ufficio Risorse Umane del Comune per proporre una diversi-ficazione degli inserimenti lavo-rativi nell’Ente. L’utilizzo di commesse a coope-rative sociali sarebbe funzionale per il collocamento di personale difficilmente gestibile in un nor-male contesto lavorativo

Fa’ la cosa giusta

Fiera del terzo settore dal 25 al 27 Marzo 2011

Durante il convegno del 25 marzo 2011 indetto da ANMIL verrà distribuito il volume con i risultati raccolti dal progetto Namasté.

Tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di continuare i tavoli tematici come da linee guida. Alle ore 13,00, ringraziando i partecipanti per la loro disponibilità Messori e Fulceri chiudono la riunione. Passi futuri. Ci si lascia dandoci come prossima data il 3 dicembre p.v. alle ore 10.00 per l’evento presso L’ORÉAL Italia S.p.A. a Milano.

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Verbale Convegno “Lavoro & Disabilità: dalle parole ai fatti” c/o Auditorium di L’ORÉAL Italia S.p.A. via Primaticcio, 155 Milano, 3 dicembre 2010 mattino dalle 9,30 alle 13,00 In occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità la Fondazione Sodalitas, in collaborazione con L’ORÉAL Italia S.p.A., ha organizzato un convegno per presentare il laboratorio permanente “Lavoro e disabilità”. Scopo dell’iniziativa (a cui aderiranno imprese, enti, associazioni di categoria, cooperative sociali, scuole e università). È promuovere azioni concrete che favoriscano l’ingresso nel mondo del lavoro di personale disabile. Dopo il saluto di Ugo Castellano, Consigliere Delegato di Fondazione Sodalitas, e l’intervento di Claudio Messori (Direttore dell’Agenzia per il Lavoro di ANMIL) sullo scenario della disabilità in Italia, si sono aperte due tavole rotonde con istituzioni e aziende già impegnate nella gestione e valorizzazione della diversità nei contesti lavorativi. Creare il Laboratorio Lavoro & Disabilità, co-me obiettivo del convegno per le seguenti finalità:

1. promozione 2. formazione 3. inserimento lavorativo 4. scambio buone prassi.

Finora le molte iniziative di sensibilizzazione nei confronti della diversità non han-no prodotto risultati efficaci Necessità di creare ambienti di lavoro dove ci sia una “reale cultura della disabili-tà” e di superare il timore che la disabilità comporti anche inadeguatezza profes-sionale Attualmente le aziende richiedono personale disabile sempre più specializ-zato per mansioni di alto profilo. Difficoltà da parte dei datori di lavoro a selezionare personale disabile adatto alla mansione offerta. È necessario passare da una cultura dell’obbligo ad una dell’opportunità: i disabili possono rappresentare un volano di buone prassi nelle aziende. È importante che quelle imprese che già hanno sperimentato percorsi di inclusione possono condividerli con altre realtà. Il. laboratorio si propone non solo di favorire il dialogo tra tutti i soggetti coinvolti, ma anche di creare partnership per la messa in rete di soluzioni condivise e si attiverà per:

• potenziare l’accessibilità dei luoghi di lavoro; • formare i manager che inseriranno nel loro team personale disabile per svi-

luppare un clima veramente inclusivo; • migliorare la capacità di accoglienza, di gestione e di valorizzazione delle

persone disabili attraverso percorsi di ascolto/sostegno ai team di lavoro. Inoltre il laboratorio si propone di migliorare le performance lavorative del perso-nale disabile attraverso l’attivazione di corsi ad hoc concordati con scuole e univer-sità. Collaborerà inoltre con gli atenei per favorire l’accesso all’alta formazione delle persone disabili. Il laboratorio collaborerà con il CALD per agevolare l’inserimento lavorativo di neo laureati disabili nelle aziende. Il laboratorio faciliterà lo scambio di esperienze tra le aziende stesse promuovendo i modelli più efficaci d’inserimento e mantenimento del posto di lavoro per i lavo-ratori disabili.

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Esempi operativi: le imprese private e i contributi istituzionali. Boehringer Ingelheim: attraverso la commessa alla coop. soc. Spazio Aperto (atti-vità di pulizie) sono state inserite 7 persone disabili. IBM: oltre a garantire strumenti tecnologici a supporto di persone disabili, l’azienda ha previsto per loro percorsi di “rotazione interna” finalizzati a incremen-tare conoscenze e produttività. L’ORÉAL: ha promosso 130 progetti sociali in vari paesi del mondo e per i suoi 100 anni ha istituito “il trofeo per le disabilità” da assegnare a quelle sedi che si distinguono per buone prassi. Banca Popolare di Milano: con l’ausilio di due psicologhe ha messo in atto proce-dure sistematizzate per favorire il mantenimento del posto di lavoro di personale disabile (percorsi di formazione, sostegno alla motivazione, indagini di clima, atti-vazione di reti interne/esterne di supporto). Randstad: attraverso la divisione hopportunities, composta da un team eterogeneo di cui fanno parte anche persone disabili, offre consulenze mirate alle aziende per garantire un incontro efficace tra domanda/offerta di personale disabile. Comune di Milano: si pone come facilitatore per una programmazione condivisa con le varie istituzioni (es: attraverso co-finanziamenti e protocolli d’intesa) Provincia di Milano: l’assessore Del Nero illustra i risultati del 2° Piano Emergo (più di 800 disabili deboli inseriti) attraverso l’utilizzo di convenzioni con aziende e commesse alle cooperative. Il prossimo piano Emergo avrà un percorso triennale e questo consentirà una programmazione degli interventi più efficace. Prossima-mente la Provincia con la Fondazione Notari promuoverà un corso di formazione rivolto a persone disabili e finalizzato all’accoglienza di turisti disabili nell’Expo 2015. Fondazione CARIPLO: illustra il progetto “Lavoro & Psiche” volto a favorire l’inserimento di personale psichiatrico attraverso una serie di tavoli tecnici istituiti presso i centri di salute mentale dell’ASL e l’introduzione della figura del coach. Federsolidarietà: illustra il ruolo delle cooperative sociali di tipo B nel favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti deboli. Sostiene la necessità che vengano ap-plicate clausole di inclusione sociale nelle gare d’appalto. Università di Milano: presenta il CALD (Coordinamento degli atenei lombardi per la disabilità), che dal 2004 agevola l’inserimento lavorativo di studenti disabili. Questo non solo attraverso uno sportello aperto a studenti ed aziende, ma anche tramite un portale web che permette di far incontrare in tempo reale doman-de/offerte di lavoro. Alle ore 13,00 Ugo Castellano, Consigliere Delegato di Fondazione Sodalitas, rin-grazia e saluta tutti i partecipanti all’evento, dando appuntamento a ulteriori tavoli tematici.

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Proposta di Percorso Formativo Personalizzato A fronte dell’inserimento lavorativo, ai sensi dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, del/della sig. .............................................. , dipendente presso il soggetto ospitante .............................................., valutata la relazione conclusiva della Commissione Medica Integrata dell’ASL ................................. come da d.p.c.m. 13 gennaio 2000 e la compatibilità riconosciuta dal Comitato Tecnico avente per oggetto il percorso formativo stesso, il soggetto conferente e quello ospitante concordano il percorso professionale individualizzato di seguito illustrato. − Analisi della situazione lavorativa del soggetto conferente la commessa di lavo-ro (vedi rilevazione da intervista). − Analisi della situazione lavorativa del soggetto ospitante (vedi rilevazione da intervista):

• individuazione degli obiettivi lavorativi e relazionali da realizzare nel breve, medio e lungo periodo .............................................................................................................................. • modalità formative da porre in atto (vedi programma allegato formulato dal partner che ha in carico il disabile) .............................................................................................................................. • mansioni compatibili attribuite .............................................................................................................................. • strumenti da utilizzare a supporto dell’inserimento lavorativo (forme di so-stegno ecc.) .............................................................................................................................. • consulenza e tutoraggio da attuare tramite partner (intervento S.I.L., C.F.P. ecc.) .............................................................................................................................. • altro ..............................................................................................................................

− Se le condizioni di mantenimento della commessa di lavoro dovessero termina-re prima dei 36 mesi, l’outplacement è da intendersi immediatamente sospeso e il disabile permarrà in cooperativa con il sostegno economico di EMERGO in attesa della nuova commessa. − Sarà cura degli Uffici competenti procedere con un avviamento numerico mira-to così come sancito dall’art. 10 comma 5 della legge n. 68/1999. N.B. La seguente bozza di percorso formativo personalizzato rappresenta una trac-cia da utilizzare per definire i percorsi dei singoli in relazione alle effettive esigen-ze, capacità e professionalità degli interessati. Il soggetto conferente .......................................... Il soggetto ospitante ............................................. Il Servizio partner ................................................ La Provincia di ....................................................

............................ , li ........ /......... / ............

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Proposta di Modalità per l’Affidamento di Commesse A fronte dell’inserimento temporaneo, ai sensi dell’art. 14 del d.lgs. n. 276/2003, del/della sig. ........................., il soggetto conferente ........................................ e il soggetto ospitante .............................. concordano le seguenti modalità applicative per l’affidamento e la realizzazione di commesse di lavoro.

− Il soggetto conferente affida al soggetto ospitante l’esecuzione∗ di .............. .................................... (ovvero la lavorazione, l’assemblaggio, la produzione, i servizi ecc. di ...................................................... ), per le seguenti quantità di .................................................................... − Le predette lavorazioni devono svolgersi con le seguenti modalità*: ..............................................................................................................................

− Le predette lavorazioni* devono essere altresì terminate entro i seguenti tempi, ....................................... con le seguenti tolleranze ................................ − La quantità di commesse affidate al soggetto ospitante non sarà inferiore a quella che le consente di applicare la parte normativa, retributiva, previdenzia-le, assistenziale e di svolgere le funzioni finalizzate all’inserimento lavorativo dell’interessato, attività tutte ammontanti a complessivi € ........................... − A richiesta dell’Ufficio provinciale competente, le parti dimostreranno l’ammontare delle commesse e delle spese sostenute. − Per l’esecuzione di quanto commissionato, il soggetto ospitante si avvarrà di propri macchinari ed attrezzature e della propria organizzazione. − Qualora il soggetto conferente ritenga non soddisfacente l’attività prestata in esecuzione del presente accordo, contesterà il non corretto adempimento al soggetto ospitante, assegnando un termine congruo per rimuovere il disservizio. Qualora permanga l’inadempimento, la committente potrà risolvere il contratto con preavviso di un mese, con contestuale comunicazione del recesso all’Ufficio provinciale competente. − Qualora il soggetto conferente non assegnasse al soggetto ospitante un ammontare di commesse sufficiente a sostenere le spese della stessa, come sopra elencate, il lavoratore in inserimento temporaneo presso il soggetto o-spitante verrà avviato presso il soggetto conferente, che avrà cura di proseguire il percorso di inserimento a suo tempo concordato fra le parti. − Il presente accordo ha la medesima durata della convenzione di cui è parte integrante. − Per quanto non espressamente previsto dal presente accordo le parti concordano di far riferimento alle disposizioni del codice Civile.

Il soggetto conferente ................................... Il soggetto ospitante ...................................... ∗ (Qualora non ricorressero le condizioni per definire a priori tutta la quantità di commesse, le parti potrebbero concordare di procedere ad ordini periodici verificabili e quindi di defini-re in tale occasione le modalità e i termini).