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OLA|ORGANIZZAZIONE LUCANA AMBIENTALISTA Newsletter mensile d'informazione ambientale|n.0|8 Febbraio 2009|Distribuzione gratuita [Centro Oli Eni di Viggiano] L'Editoriale L'Accademia della Crusca tra una fumata bianca ed una nera destare incontenibile preoccupazione tra le famiglie della Val d'Agri, ha fatto registrare il solito simbiotico tam-tam di rassicurazioni, disinformazione e silenzi. Sia a questi ultimi, che a quelli annessi di assenso, sono però abituato. Messi insieme, questi elementi, operano sull'evoluzione di una terra devastata e di “sfruttati e malpagati” (Rino Gaetano docet). A seguito di un “tremendo boato” e di “forti vibrazioni”, l'Ente Nazionale Idrocarburi, minimizzando, ha fatto sapere che l'accaduto è annoverabile tra i casi di normale attività del processo di raffinazione del greggio. [continua a pag. 3] Da qualche tempo a questa parte aspettavo di veder spuntare una corposa “fumata bianca” che annunciasse – con buon auspicio delle multinazionali petrolifere e del nostro Governatore – un nuovo amaro destino per la Basilicata: distretto petrolifero del Sud Italia. Con un “Habemus hub!”, indirizzato alla nostra regione e fuori da ogni sospetto, l'Eni ha avviato lo smantellamento del Distretto di Ortona, attuando anche i primi provvedimenti logistici legati al Piano Industriale, che prevede la cancellazione della sede direzionale E&P del comune abruzzese. Attendendo ulteriori sviluppi, noto come il presidente Vito De Filippo, sia riuscito nel suo intento - molte volte propagandato - di amministrare uno snodo energetico di vitale importanza per gli “interessi altri” (la firma dell’accordo tra Assomineraria e Confindustria Basificata – risalente al lontano 5 Febbraio 2007 – ne rappresentava le fondamenta). Nemmeno il tempo di strofinarsi eventualmente le mani che, queste – portate alla testa dai cittadini di Viggiano – hanno lanciato altri messaggi simbolici: dopo la fumata bianca ecco la fumata nera (di reali 20 metri!). Quella che il pomeriggio del 2 Febbraio 2009 si è sprigionata dal Centro Oli Eni di Viggiano è la cronaca dell'ennesimo incidente, che oltre a di Pietro Dommarco Habemus Hub! www.olambientalista.it

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La newsletter mensile ufficiale della OLA|Organizzazione Lucana Ambientalista, scaricabile gratuitamente in .pdf e pensata per garantire una corretta informazione ambientale.

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OLA|ORGANIZZAZIONE LUCANA AMBIENTALISTA

Newsletter mensile d'informazione ambientale|n.0|8 Febbraio 2009|Distribuzione gratuita

[Centro Oli Eni di Viggiano]

L'EditorialeL'Accademia della Crusca tra una fumata bianca ed una nera

destare incontenibile preoccupazione tra le famiglie della Val d'Agri, ha fatto registrare il solito simbiotico tam-tam di rassicurazioni, disinformazione e silenzi. Sia a questi ultimi, che a quelli annessi di assenso, sono però abituato. Messi insieme, questi elementi, operano sull'evoluzione di una terra devastata e di “sfruttati e malpagati” (Rino Gaetano docet). A seguito di un “tremendo boato” e di “forti vibrazioni”, l'Ente Nazionale Idrocarburi, minimizzando, ha fatto sapere che l'accaduto è annoverabile tra i casi di normale attività del processo di raffinazione del greggio. [continua a pag. 3]

Da qualche tempo a questa parte aspettavo di veder spuntare una corposa “fumata bianca” che annunciasse – con buon auspicio delle multinazionali petrolifere e del nostro Governatore – un nuovo amaro destino per la Basilicata: distretto petrolifero del Sud Italia. Con un “Habemus hub!”, indirizzato alla nostra regione e fuori da ogni sospetto, l'Eni ha avviato lo smantellamento del Distretto di Ortona, attuando anche i primi provvedimenti logistici legati al Piano Industriale, che prevede la cancellazione della sede direzionale E&P del comune abruzzese. Attendendo ulteriori sviluppi, noto come il presidente Vito De Filippo, sia riuscito

nel suo intento - molte volte propagandato - di amministrare uno snodo energetico di vitale importanza per gli “interessi altri” (la firma dell’accordo tra Assomineraria e Confindustria Basificata – risalente al lontano 5 Febbraio 2007 – ne rappresentava le fondamenta). Nemmeno il tempo di strofinarsi eventualmente le mani che, queste – portate alla testa dai cittadini di Viggiano – hanno lanciato altri messaggi simbolici: dopo la fumata bianca ecco la fumata nera (di reali 20 metri!). Quella che il pomeriggio del 2 Febbraio 2009 si è sprigionata dal Centro Oli Eni di Viggiano è la cronaca dell'ennesimo incidente, che oltre a

di Pietro Dommarco

Habemus Hub!

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Focus

Comunicato Stampa

Monitoraggi ambientali, inattuate le prescrizioni e disattesi gli impegni

La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - nell’esprimere pieno sostegno all’associazione politico-culturale “Laboratorio per Viggiano”, ne condivide le preoccupazioni espresse durante l’iniziativa tenutasi a Viggiano, nella quale sono stati denunciati l’insufficienza dei monitoraggi ambientali e gli effetti delle emissioni chimiche dell’industria petrolifera sulla salute della popolazione.

Monitoraggio Centro Oli “Val d’Agri”La OLA evidenzia come per il Centro Oli ENI “Val d’Agri” siano state disattese, parzialmente e/o in toto, le prescrizioni ambientali incluse nel Decreto VIA (Valutazione Impatto Ambientale) rilasciato dal Ministero dell’Ambiente il 5 Febbraio 1999. In particolare sono state disattese le prescrizioni indicate nei punti 2,3,4,5,6,7,8 e 9 del Decreto citato ed in particolare il monitoraggio di tutti i parametri degli inquinanti, come ad esempio l’H2S (Idrogeno Solforato), il benzene, gli IPA, i COV (sul sito ufficiale della Regione Basilicata non vengono riportati i valori di queste emissioni) e le modalità di rilevazione specificate nello stesso Decreto, riguardanti un’industria - non a caso inclusa nella normativa “Seveso” - considerata ad alta pericolosità per l’ambiente e per la salute umana.

Monitoraggio pozzi petroliferi e oleodotti del giacimento Val d'AgriPer quanto riguarda il monitoraggio delle emissioni inquinanti presso i pozzi petroliferi e lungo gli oleodotti, di cui il Decreto VIA dei Ministeri Ambiente e per i Beni e le Attività Culturali n. 3804 del 16 Giugno 1999, risultano totalmente e/o parzialmente disattesi i punti 6, 7, 8, 8a, 8b e 8c del Decreto citato, nonché i contenuti dell’art.3, punti III e IV, dell’intesa ENI – Regione Basilicata, approvata con precedente delibera della Giunta Regionale della Basilicata n.3530 del 18 Novembre 1998, mai rimodulata alla luce delle prescrizioni della VIA nazionale.

Monitoraggio pozzi Progetto Tempa Rossa-Centro Oli Val CamastraPer quanto riguarda le attività di monitoraggio ambientale del Centro Oli di Corleto Perticara e le attività petrolifere della TOTAL relative al progetto Tempa Rossa, risultano gravi i ritardi e le carenze per l’attuazione delle prescrizioni a carico degli Enti ed i soggetti indicati nella Delibera CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) del 21 Dicembre 2007, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.179 del 1 Agosto 2008 e le accluse prescrizioni, solo parzialmente indicate nella precedente delibera della Giunta Regionale della Basilicata n.622 del 3 Maggio 2006 relativa alla VIA del “Progetto Tempa Rossa” che andrebbe quindi di conseguenza rimodulata alla luce delle prescrizioni contenute nella citata delibera CIPE.

Dopo dieci anni di inadempienze la OLA auspica che l’Assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, Vincenzo Santochirico, indichi con chiarezza quali siano le azioni che la Regione intende perseguire sul monitoraggio ambientale delle attività petrolifere, abbandonando la politica degli annunci, per passare ad indicare con chiarezza con quali strumenti intende garantire le prescrizioni indicate dalla normativa nazionale ed il diritto di informazione circa gli inquinanti prodotti durante le attività petrolifere, che non possono limitarsi solo agli inquinanti attualmente rilevati. La OLA spera che vengano illustrati alle comunità locali i contenuti delle azioni previste nel Bando Regionale sul monitoraggio ambientale in via di espletamento, al fine di evitare il ripetersi di inadempienze e lacune sul tipo, qualità e quantità di emissioni da monitorare, con i tempi necessari per la messa a regime della rete di rilevazione a garanzia della salute e dell’ambiente, per i quali è necessario programmare screening sanitari, piani di protezione civile e piani di ripristino ambientali, di concerto con gli Enti presenti sul territorio e le associazioni di Protezione Civile e di Volontariato.

Marconia tra trivelle edescamotage "work over!"

Work over! In parole spicce: manutenzione! In Italia si chiama così l’escamotage per perforare nuovamente un pozzo già trivellato, senza chiedere una nuova VIA (Valutazione Impatto Ambientale). Il Ministero dello Sviluppo Economico si inventa - per Marconia - il work over, ossia una parola inglese che di fatto permette alla Gas Plus di trivellare su un vecchio pozzo, realizzando una nuova perforazione nella vicinanza della vecchia. Utilizzando la vecchia VIA della Gas Plus (o chi per essa) si parla di manutenzione, anche se il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, sempre tramite stampa, ha invece affermato che i lavori sul pozzo servivano per potenziare le capacità produttive, cioè, estrarre più gas. Manutenzione o nuovo pozzo che sia, in considerazione del modo in cui viene effettuata, per l’elevato impatto ambientale che ha sul territorio, visto che si trova nel perimetro urbano di Marconia, la trivellazione della Gas Plus dovrebbe - a nostro parere - essere assoggettata ad una nuova procedura accurata di Valutazione di Impatto Ambientale. Per maggiori garanzie, sicurezza e tutela dei residenti e dell’ambiente circostante. Per un nuova trivellazione anche se vicino alla vecchia - come ci sembra di capire sia la trivellazione di Marconia - si devono pretendere nuove valutazioni di rischi di inquinamento del suolo, dell’aria e delle falde acquifere e di tutto il contesto ambientale. Anche in virtù dei rischi collegati al fenomeno della subsidenza: cioè i movimenti del terreno a seguito dell’estrazione di metano. Fenomeno che crea abbassamenti del suolo della dimensione di 20/30 cm. per tutta l’area della vena estratta, o sprofondamenti dei fiumi, come è accaduto in Val Padana, dove, addirittura si sono toccati i 5 metri di stravolgimento di argini e letti. Per l’estrema vicinanza della vena al paese, qualcuno può garantire ai cittadini dell’abitato di Marconia che non subiranno danni alle strade, alle stesse case dei cittadini o alla falda da cui si attinge acqua? Il fenomeno della subsidenza va monitorato costantemente con le nuove tecnologie prima e durante la trivellazione. Non dovrebbe, dunque, essere valutato dagli Enti preposti tramite una nuova VIA? Le falde acquifere, ad esempio, ammesso e non concesso che siano state studiate nella vecchia VIA risalente al 1999, possono trovarsi a qualche metro di distanza dal vecchio pozzo e quindi essere intercettate e/o inquinate dalla nuova perforazione in atto. Gli ingegneri della Gas Plus non hanno la sfera magica per sapere cosa gli riserva il sottosuolo e, quindi, a priori non possono escludere la presenza di sacche molto pericolose, come il micidiale e mortale H2S Idrogeno Solforato (ottenute dalla disintegrazione di alcune proteine che possiamo trovare persino negli stagni, figuriamoci nel sottosuolo).Una VIA corretta e adeguata, dovrebbe pertanto prevedere un laboratorio mobile di analisi dell’aria che segue la trivellazione, per essere costante e attuale nel monitorare tutti i possibili rischi. Inoltre, come si controlla il non inquinamento della falda dei pozzi urbani utilizzati per uso anche potabile e sanitario, mentre sono iniettati nel terreno prodotti chimici per bucare la crosta terrestre o i residui delle stesse teste di trivella (che in genere sono fatte di uranio impoverito)? Dove sono, inoltre, i monitoraggi istituzionali regionali (di cui non abbiamo traccia completa e, anzi, siamo in attesa dell’espletamento di un bando regionale)? Tutte queste cose sono state valutate nella vecchia VIA della Gas Plus? Non dimentichiamoci che a Policoro, nel 1991, un pozzo di gas esplose e bruciò per 15 giorni, inquinando l’aria e i poderi agricoli circostanti. Le società petrolifere, con impianti molto pericolosi per la salute pubblica e per l’ambiente, non devono avere via libera per ogni loro azione, mentre ai cittadini è a priori tutto negato. Un cittadino che deve costruire una casa deve chiedere una concessione edilizia. Lo stesso cittadino che deve restaurarla deve richiedere una seconda concessione edilizia. Se vuole aprire una finestra o ampliare i volumi, la procedura si allunga con altre autorizzazioni di altri Enti che durano parecchi mesi. Perché, invece, ad una società di trivelle basta appellarsi al work over e dare inizio a lavori che possono essere pericolosi? Richiamiamo alle proprie responsabilità le Istituzioni competenti affinché intervengano immediatamente.

Movimento NoScorie Trisaia

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Primo Piano[segue dalla prima]

La motivazione della fiammata, quindi, sarebbe dovuta ad un abbassamento della tensione elettrica. Fino a quando l'Eni continuerà a non catalogare questi episodi come incidenti, continuerò a supportare la tesi degli “effetti collaterali” del petrolio in Basilicata, già ben noti agli almanacchi. Lo stesso leit motive di tranquillità e distensione si è registrato durante l'edizione delle 14:00 del nostro Tg Regionale, durante il quale si apprende della convocazione di un incontro tra cittadinanza, amministrazioni locali ed associazioni ambientaliste, per interloquire sulla chiarezza invocata da più parti. Il mio telefono non ha mai squillato. E nemmeno quello delle altre associazioni. Desumo che si tratti di una “notizia falsa e tendenziosa” atta a tranquillizzare le popolazioni, per dimostrare che qualcosa “eppur si muove” e che siamo in buone mani. Io mi toccherei, e non solo. Siccome il più autorevole organo d'informazione regionale cerca di non allarmare i cittadini, vorrei invitare tutti gli abitanti della Val d'Agri a dotarsi di una bella maschera antigas (può essere che nel tempo, con bandi ad hoc e magari sotto campagna elettorale otterremo degli “sconti sostanziali” sull’acquisto), per un discorso di sicurezza pubblica e gemellaggio storico con Ypres. La “vera verità” è: nessuno ci pensa e nessuno parla. Sul sito istituzionale della Regione Basificata non si è letta nessuna dichiarazione di chi risiede ai piani alti della Regione, ma solo qualche comunicato stampa (di Napoli e Belisario). Vito (De Filippo) si è chiuso in un mutismo che ha, però, origini lontane, sicuramente, da quando - sollecitato sullo stato dei monitoraggi ambientali – ha preferito far finta di niente di fronte alle inadempienze, alle prescrizioni inattuate e gli impegni disattesi. A fare le sue veci, anche se in maniera poco tempestiva, ci ha pensato Vincenzo (Santochirico), le cui dichiarazioni hanno assunto una doppia valenza: da un lato l’assessore all’Ambiente ha dato un contributo essenziale alla specificazione dei fatti di Viggiano, definendo l’accaduto, con l’aggettivo “episodio”. Riflettendoci, rispetto alla definizione Eni di “normale attività” e alla mia di “effetti collaterali”, questa mi sembra la più azzeccata: si tratta di “episodio”. Infatti, par di assistere ad una soap opera a puntate, molto vicina a Beautiful, visti i 12 anni di incidenti. Roba da Accademia della Crusca. Dall’altro, invece, si è provveduto a ricordare, a chi se l’era dimenticato, che “la sicurezza dei cittadini e la tutela della natura sono temi troppo seri ed importanti che meritano risposte altrettanto serie”. Appunto.

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Ennesimo incidente presso il Centro Oli Eni di ViggianoDopo circa un mese e mezzo (18 Novembre 2008) dall'ultimo incidente verificatosi presso il Centro Oli di Viggiano, in Val d'Agri torna la paura. Nel tardo pomeriggio del 2 Febbraio 2009, un tremendo boato, fortissime vibrazioni, fiammate di 20 metri e fumo nero sprigionatosi per diverso tempo, hanno allertato intere famiglie e forze dell'ordine. I primi ad assistere all'ennesimo incidente sono gli autotrasportatori, che da qualche giorno presidiano il Centro, per protestare contro l'ipotesi di licenziamento dopo la chiusura dei pozzi di Cerro Falcone. Dal canto suo l'Eni, minimizza, e fa sapere che si è trattato di una normale attività del processo di raffinazione del greggio. La motivazione della fiammata sarebbe dovuta ad un abbassamento della tensione elettrica. Il primo cittadino di Viggiano, invece, raccogliendo le proteste e la preoccupazione sempre crescente della popolazione, ha deciso di inoltrare una richiesta formale di spiegazioni – al fine di far definitivamente chiarezza sullo stato della sicurezza del Centro Oli Eni – al Prefetto di Potenza e al Governatore della Regione Basilicata, Vito De Filippo. La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini – come già fatto più volte, continua ad evidenziare la pericolosità del Centro Oli e a chiedere agli Enti competenti e all'Assessore all'Ambiente, Vincenzo Santochirico, di conoscere le quantità e le tipologie degli inquinanti sprigionati che, oltre ai parametri misurati, annoverano l’H2S Idrogeno Solforato, i COV (Composti Organici Volatili), il Benzene, gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), che ad oggi non vengono resi noti e forse neanche rilevati, nonostante le prescrizioni della VIA per il Centro Oli di Viggiano. [Ricordiamo ai lettori che sul nostro sito internet è possibile prendere visione di tutti gli incidenti avvenuti in Basilicata, durante il trasporto del greggio e durante le operazioni di estrazione e trattamento, elencati nella sezione "Osservatorio|OlaWatch"]

8 Febbraio 2006 - 8 Febbraio 2009L'otto febbraio del 2006 prendeva forma la OLA, con l'obiettivo di mettere insieme tutte quelle realtà associative lucane, sorte e maturate durante e dopo la mobilitazione pacifica di Scanzano Jonico del 2003. Oggi, a distanza di tre anni esatti dalla nostra nascita, abbiamo deciso di regalarci e regalarvi questo nuovo progetto informativo: "Prendi la parola".

Da Incorniciare

Work over!

[Marconia, Pozzo "Metaponto 1"|Gas Plus ]

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Questioni irrisoltePozzi nel Parco della Val d'Agri: il Ministero dell'Ambiente chiede spiegazioni urgenti alla Regione Basilicata

Comunicati Stampa

La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini – comunica di aver ricevuto, in data 5 Febbraio 2009, un'importante nota della Direzione per la Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, nella quale (previa nostra segnalazione con esposto datato 22 Gennaio 2009, nel quale si chiedeva di verifacare la correttezza formale degli iter autorizzativi adottati dalla Regione Basilicata, relativi ai 4 pozzi

ricadenti all'interno del perimetro del Parco della Val d'Agri) viene chiesto al Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità della Regione Basilicata e all'Ente Parco Nazionale dell'Appennino Lucano-Val d'Agri-Lagonegrese di fornire, con un urgenza, al suddetto Ministero dettagliate informazioni sulle procedure adottate dai singoli Uffici competenti – circa le autorizzazioni di messa in produzione dei pozzi in oggetto, tenuto conto dei vincoli imposti dalla normativa vigente.

ecco la NOTA MINISTERIALE

Questioni irrisolte

Pozzo Cerro Falcone 2X, allertato il Ministero dell'Ambiente La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini – informa che, in data 29 Gennaio 2009, ha provveduto ad inoltrare un esposto al Ministro dell'Ambiente, On. Stefania Prestigiacomo e al Direttore Generale Protezione della Natura, dott. Aldo Cosentino, relativo al Pozzo Eni Cerro Falcone 2X (concessione Val d'Agri, ex-Volturino). Nella suddetta nota, la nostra Organizzazione chiede che il Ministero dell'Ambiente – attraverso gli Uffici della Direzione Protezione della Natura, congiuntamente a tecnici Apat – verifichi la situazione ambientale relativa alla messa in produzione del pozzo petrolifero Eni in oggetto, fortemente compromettente per l'integrità di habitat naturali. Infatti, il Pozzo Eni Cerro Falcone 2X (ubicato a circa 1300 metri s.l.m.) ricade nei SIC Serra di Calvello e ZPS Monte Volturino, appartenenti alla Zona 1 del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri-Lagonegrese e contestualizzati in un'area considerata – in uno studio condotto dal CNR e dall'Università degli Studi della Basilicata – ad elevata vulnerabilità per quanto riguarda gli acquiferi. A tal proposito, non è un caso come poco distante dal Pozzo Eni Cerro Falcone 2X, il Corpo Forestale dello Stato – in data 28 Novembre 2009 - su disposizione dell'Autorità Giudiziaria ha posto sotto sequestro l'area attrezzata "Acqua dell'Abete" situata

nel territorio comunale di Calvello, sempre all'interno del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri-Lagonegrese. Per questi motivi, la OLA ritiene fondamentale e necessario l'intervento ministeriale per mezzo di azioni urgenti a garanzia dell'integrità del Parco, anche in considerazione del fatto che - di recente – sulla preesistente postazione è stata reinstallata la torre di trivellazione, finalizzata alla messa in produzione del pozzo. In merito – apprendiamo da fonti di stampa locali – che i lavori di trivellazione di cui trattasi, sarebbero stati sospesi per non meglio specificati motivi tecnico-burocratici. A tal proposito, la nostra chiediamo di conoscere se le eventuali autorizzazioni ambientali siano rispondenti a tutti i requisiti di correttezza formale degli iter autorizzativi, previsti dalla vigente normativa, anche rispetto ai pareri di competenza del Ministero dell'Ambiente, in base agli art.142 e 146 del Decreto Legislativo n. 42/2004 ed alle misure di salvaguardia contenute nel Decreto istitutivo del Parco. Concludendo, prendiamo atto del mutismo in cui si sono chiusi la Regione Basilicata ed i Dipartimenti preposti, ai quali più volte si è chiesto di conoscere – ad esempio – i motivi del sequestro dell'area attrezzata "Acqua dell'Abete", che da fonti non ufficiali sarebbe stato causato dal rinvenimento di sostanze inquinanti derivanti da attività petrolifere. Possiamo avvalerci del silenzio-assenso?

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DAI COMUNI "IN" POLVEREIncidente al Centro Oli Eni di Viggiano, lettera di un Cittadino

IPSE DIXIT

[Pasquale Zupone - Cittadino di Viggiano] - Fonte: Il Quotidiano della Basilicata (5 Febbraio 2009)

Sono il signor Pasquale Zupone e ancora una volta faccio appello ai nostri politici. Ancora una volta il Centro Olio di Viggiano fa tremare la terra, la nostra casa. Ma questa volta molto peggio rispetto all'ultima verificatasi il 20 Novembre 2008. Erano le 17 e 45 quando abbiamo sentito che la casa tremava, i vetri vibravano. Abbiamo pensato subito al terremoto. I miei figli piangevano dalla paura e mia moglie gridava, allarmata di quello che stava succedendo. In una frazione di 3 secondi ci sono state 3 esplosioni accompagnate da forti boati, avvertiti anche in altri paesi, e un forte bagliore provocato dalla fiamma altissima con la visibilità del gas che sprigionava. Caro presidente De Filippo vogliamo prendere questa cosa sul serio? O dobbiamo attendere che succeda una tragedia per risolvere la situazione? Io spero che prenda al più presto dei provvedimenti. Poi mi rivolgo a lei signor Prefetto: come cittadino, lavoratore e padre di famiglia, di prendere in considerazione questo appello che più volte ho fatto anche tramite i quotidiani, ma senza ancora nessun risultato. Le chiedo con "il cuore in mano" di ascoltarmi. La mia famiglia vive dal 1975 nella contrada Guardemmauro, quando c'erano solo vigneti e dei boschi immensi, oggi tutto questo non esiste piu, perché dove si trovano questi boschi c'è una massa di ferro, il cosiddetto Centro Olio, dove ha portato solo tumori e paura. Io vivo a meno di 300 metri da questo colosso che sputa olio non bruciato e gas molto nocivi alla salute come H2S e SO2. Io ho due bambini piccoli che sono terrorizzati al minimo rumore. Io, quindi, vi chiedo di far si che con il vostro potere di dire all'ENI di chiudere i rubinetti finché non mettano questo impianto in sicurezza per i cittadini che vivono nella paura, giorno e notte. Spero che accolga la mia richiesta di aiuto. Inoltre, ci devono pagare i danni da circa 20 anni ci provocato alle nostre strutture con il deprezzamento dei nostri immobili e dei nostri terreni, al più presto possibile, altrimenti bloccheremo i cancelli, creando disagi a

Nei giorni successivi all'incidente presso il Centro Oli Eni di Viggiano

"Sicurezza dei cittadini e tutela della natura sono temi troppo seri ed importanti per essere strumentalizzati"Vincenzo Santochirico, Assessore all'Ambiente della Regione Basilicata

"Il monitoraggio della Qualità dell'Aria rientra tra le attività istituzionali dell'Arpab in conformità alla normativa di settore vigente, che stabilisce anche i contenuti dell'informazione al pubblico. Nel pieno rispetto di ciò, l'Arpab pubblica quotidianamente, sul proprio sito Web, il bollettino di Qualità dell'Aria, a valle di una consolidata procedura di validazione dei dati che consente di elaborare ed interpretare i valori di concentrazione misurati per il confronto con i limiti normativi"Nota Arpab, Agenzia Regionale Protezione Ambiente Basilicata

COLANDARIO2009Dopo il successo del 2008, con circa 37000 download, abbiamo deciso di realizzare una nuova edizione del nostro calendario. Proponiamo visioni e riflessioni sui risvolti ambientali ed umani del petrolio in Basilicata. Una vicenda tanto reale quanto invisibile ai molti, che ha portato la nostra regione in un tunnel oscuro, lungo i 700 Km di oleodotti che sventrano le montagne, ove la neve appartiene al "chiaroscuro" del profondo nero dei pozzi trivellati, che feriscono a morte boschi e sorgenti. E poi, verso le fiamme perenni, maleodoranti e venefiche, con i loro gas bruciati o lungo le "curve pericolose" del Parco della Val d'Agri, congelato dagli interessi petroliferi, o quelle di Viggiano, ex paese dei suonatori d'arpa divenuta "capitale del petrolio", frequentata dalle ombre dei comuni polvere. La realtà di una terra ferita auspica il risveglio delle nostre coscienze. Scaricalo qui: www.olambientalista.it/colandario2009.htm

GRANDI MANOVREL'Eni smobilita in Abruzzo e punta sul distretto petrolifero in Basilicata

Mentre Eni ha avviato lo smantellamento del Distretto di Ortona, vengono attuati i primi provvedimenti logistici legati al Piano Industriale che prevede la cancellazione della sede direzionale E&P di Ortona. Una ventina tra funzionari e dipendenti del polo di Sant'Elena (Abruzzo) hanno già ricevuto lettere di trasferimento a Ravenna e Val d'Agri e "per il 2009 - annuncia il coordinamento Rsu di Ortona - è atteso un massiccio ricorso alla mobilità con possibili prepensionamenti e la Cig per le Aziende dell'indotto". Intanto, Eni fa sapere che dalla concessione Val d'Agri (Eni 60,77% e Shell 39,23 %), risultante dall'unificazione delle concessioni Volturino e Grumento Nova - a fine 2005 - la produzione proveniente dai giacimenti Monte Alpi, Monte Enoc e Cerro Falcone è alimentata da 22 pozzi produttori dei 47 previsti dal progetto di sviluppo approvato, è trattata presso il centro olio di Viggiano della capacità di trattamento di 104 mila barili/giorno di petrolio. Il petrolio, attraverso un oleodotto della lunghezza di 136 chilometri, è lavorato presso la raffineria Eni di Taranto. Nel 2007 la concessione ha prodotto 106 mila boe/giorno (65 mila barili in quota Eni) rappresentando il 31% della produzione Eni in Italia. Le attività dell'anno hanno riguardato – sottolinea ENI- l'avanzamento del programma di perforazione e l'adeguamento delle facility di produzione. Mentre l'Eni punta con decisione sulla Basilicata, il governo nazionale punta sulla riduzione delle royalty da trasferire a Regione ed Enti Locali di cui, tra l'altro, verrebbero pagate solo quelle in quota Eni. La Basilicata, divenuta "Distretto Petrolifero del Sud Italia", è ormai governata dall'assordante silenzio-assenzo della "duma" della politica lucana.

Osservatorio OlaWatch

CONCORSO DI IDEECrea tu il logo celebrativo della nostra Organizzazione! Per festeggiare i nostri primi tre anni di coordinamento ambientalista, abbiamo pensato di bandire un concorso d'idee. I partecipanti, ispirandosi al territorio lucano, alle bellezze naturalistiche della Basilicata e alla storia e battaglie del nostro Coordinamento, dovranno cimentarsi nella realizzazione di un logo celebrativo dei nostri 3 anni di vita. Il Concorso, aperto a tutti e della durata di 1 mese, scadrà l'8 marzo 2009. Le proposte dovranno essere spedite a questo indirizzo di posta elettronica:[email protected], correlate da una breve scheda descrittiva e dai dati anagrafici dell'autore. Il logo scelto verrà pubblicizzato, per un anno, su tutto il nostro network e sulla carta intestata ufficiale.

Invia la tua lettera a: [email protected]

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Da Approfondire

Accademia Kronos Basilicata

Tumori in Basilicata, Accademia Kronos chiede maggiori controlli

Le recenti notizie di questi giorni circa l'aumento delle incidenze tumorali in Basilicata enunciano quanto siano carenti i controlli del territorio, sempre più esposto alle criticità ambientali. La Basilicata, nel corso dell’ultimo ventennio, ha subito un'accelerata antropizzazione dell’industria sporca, come dimostra la presenza di inceneritori, discariche, impianti per il trattamento di rifiuti pericolosi, impianti di combustione, stazioni radio base senza una corretta pianificazione e regolamentazione, l’amianto ancora presente nel comparto dell’edilizia corrente, lo stoccaggio di rifiuti radioattivi. A dimostrarlo sono le due aree di interesse nazionale oggetto di bonifica ambientale: la Val Basento e la zona industriale di Tito scalo, ma anche gli insediamenti petroliferi in Val d’Agri - con relativo Centro Oli, privi dei monitoraggi delle matrici ambientali acqua, suolo e aria (H2S, IPA, COV, Benzene, Polveri), così come prevedeva l’accordo di programma tra Stato-Regione Basilicata ed ENI del 1999. Anche l’agricoltura soffre il peso dell’utilizzo dissennato di fertilizzanti e fitosanitari, così come dimostra una cartografia sulla vulnerabilità dei suoli a rischio nitrati redatta dall’Ufficio Protezione Civile della Provincia di Potenza, in cui si evince che le due macro-aree, maggiormente esposte, ricadono proprio nei territori di Venosa e Matera. Un altro filone di criticità ambientale su cui sarebbe il caso di intervenire con una riconversione decisa delle pratiche agricole, che guardi con senso di responsabilità al biologico ed alla biodinamica.Secondo lo studio “Current cancer profiles of the italian region” la nostra regione supera la media nazionale per incidenza dei tumori, con particolare riferimento a due ASL, quella di Venosa e Matera. Nel sottolineare che lo studio fa riferimento alle Aziende Sanitarie Locali, Accademia Kronos evidenzia come l’incidenza dei tumori debba essere contestualizzata per macro-aree, in poche parole estesa ai quei comuni che fanno parte delle ASL e distretti sanitari competenti. La stessa Regione Basilicata - attraverso l’Osservatorio Epidemiologico Regionale - raccoglie informazioni sui ricoveri ospedalieri attraverso le SDO (Schede Sanitarie Ospedaliere), intraprendendo, in questo modo, un percorso di valorizzazione epidemiologica, finalizzata a costituire una base di dati regionali da utilizzare con la BDM (Banca Dati Mortalità). E’ quanto emerge dall’Atlante Regionale della Morbosità e della Mortalità (indagine 2001-2005) che descrive le condizioni di salute delle popolazioni e l’indice di mortalità per micro-aree (sito: http://www.sanita.basilicata.it/DNNSanita/Default.aspx?tabid=47).Nel sostenere che lo sviluppo di un territorio, troppo sottomesso alle logiche di profitto, non può prevaricare sulla salute dei cittadini, Accademia Kronos torna a chiedere alla Regione Basilicata un atto di responsabilità, finalizzato alla mitigazione dei rischi derivati dall’esposizione verso fonti inquinanti, attraverso un capillare monitoraggio di tutte le matrici ambientali (acqua, suolo e aria) presenti in regione, con l’ausilio di ulteriori risorse, e di non prevedere insediamenti di nuove industrie inquinanti, ivi compresa l’adozione di provvedimenti tesi a incentivare pratiche agricole responsabili che tutelino i produttori e i relativi consumatori.

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Acqua dell'Abete: il sindaco di Calvello sospende l'erogazione

Comunicato Stampa

La OLA informa di aver appreso, da notizie apparse sulla stampa locale (Il Giornale di Calvello | Febbraio 2009), che dopo due mesi dal sequestro dell'Acqua dell'Abete - da parte del Corpo Forestale dello Stato - ed esattamente il 22 Gennaio 2009, il sindaco del Comune di Calvello, Mario Domenico Gallicchio, ha emanato un'ordinanza (la n.16/2009), con la quale ordina la sospensione dell'erogazione dell'Acqua dell'Abete distribuita nel "pilaccio" e nei fontanini frontali situati nell'area pic nic.

In merito, la OLA intende ricordare che in data 17 Gennaio 2009 (ore 17:53) aveva provveduto ad inviare una missiva via fax, proprio al Dott. Mario Domenico Gallicchio, chiedendogli - a scopo precauzionale - di emettere ordinanza sindacale urgente che facesse divieto a chiunque di bere ed utilizzare l’acqua dei fontanili e vasche presenti nell’attigua area attrezzata, considerando che, da informazioni in possesso della nostra Organizzazione, le stesse potevano essere contaminate da sostanze altamente dannose per la salute, probabilmente sversate durante i lavori petroliferi per l’estrazione e trasporto di petrolio dal pozzo Cerro Falcone 2 poco distante dalla località in oggetto. Inoltre, con una serie di comunicati stampa e con una richiesta diretta, l'Organizzazione Lucana Ambientalista, nella stessa data chiese all'assessore all'Ambiente della Regione Basilicata, Vincenzo Santochirico, di conoscere i motivi ufficiali alla base del sequestro dell’area; la natura e la quantità degli inquinanti rinvenuti; le azioni intraprese a tutela della salute pubblica e quella degli animali; le azioni intraprese nei confronti dei responsabili dell'inquinamento; le azioni di monitoraggio ambientale sul sito di cui trattasi. In merito a questo, si intende precisare, che ad oggi, l'assessore Santochirico non ha risposto a nessuno dei nostri quesiti, dimostrando come la vicenda dell'Acqua dell'Abete, ha ottenuto probabilmente una risoluzione a metà.