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Oh brave new world!
culturarteroma3.blogspot.it
Rubrica dello streaming: i consigli del mese a pag. 6
Anno I - # 0Aprile 2014 Il periodico di Roma Tre
CulturArte
Il museo d’Orsay arriva al vittoriano a pag. 2
2 CulturArte
Il Museo d’Orsayarriva al Vittoriano
Il 22 febbraio è stata inaugurata al
Complesso del Vittoriano la grande
mostra “Musée d’Orsay. Capolavori”.
Roma apre così le porte all’impressio-
nismo, attraverso un’esposizione di
circa 70 opere del museo d’Orsay fir-
mate dai grandi maestri d’Oltralpe, tra
i quali Monet, Manet, Seurat, Cézanne,
Renoir.
Ad aprire la mostra curata da Guy
Cogeval e Xavier Rey sarà un ine-
dito racconto realizzato attraverso
m a t e r i a l e a u d i o v i s i v o e s e z i o n i
architettoniche, su come l’ex stazione
ferroviar ia Gare d’Orsay s ia stata
riqualificata a spazio culturale fino a
diventare uno dei musei più presti-
giosi di Parigi e del mondo.
L’esposizione delle opere, realizzate
fra il 1848 e il 1914, è articolata in
cinque sezioni.
La prima, “Accademia e nuova pit-
tura” si concentra sull’arte dei Salon;
segue “Il paesaggio e la vita rurale:
dal classicismo all’impressionismo”
che racconta i cambiamenti apportati
Arte e Cultura
Aprile 2014 3dalla Scuola di Barbizon alla pittura
di paesaggio , at t raverso tele che
mostrano l’inizio dello studio impres-
sionista della luce.
Nella terza sezione, “Rappresentare
la propria epoca- la vita contempora-
nea” sarà Parigi a fare da protagonista,
simbolo di progresso e di modernità;
la tecnica si spinge verso la rappre-
sentazione di una nuova contingenza,
con l’abbandono dei vecchi modelli
pittorici.
Nella sezione simbolista è chiaro il
tentativo di superare la pura dimen-
s i o n e v i s i v a d e l l ’ i m p re ss i o n i s m o
attraverso la ricerca di correspondan-
ces fra intime sensazioni ed il reale.
In ultimo, “Dopo l’impressionismo e
verso le avanguardie del XX Secolo”
concluderà il percorso espositivo tra-
mite opere che testimoniano l’eredità
lasciata dagli impressionisti, aprendo
le porte alle avanguardie novecen-
tesche; attraverso l’arte puntinista
assisteremo ad un definitivo abban-
d o n o d e l l a p ro s p e t t i v a e a d u n a
separazione dei colori spinta ormai al
limite.
Fra le diverse tele, degna di nota è
“L’italiana”, firmata dal maestro Van
Gogh ed inserita nell’ultima sezione.
Sarà possibile visitare l’esposizione
fino l’8 giugno, al prezzo di 12€ per un
biglietto intero e di 9€ per un ridotto,
a cui hanno diritto giovani fino ai 26
anni.
Roberta Di Cio
Responsabile dell’iniziativaLudovico Tuoni
Contatti
3485335839
culturarteroma3.blogspot.it
CulturArte
4 CulturArteLa rubrica dello streaming: I consigli del mese
In quest’epoca in cui la televisione presenta solo
spazzatura e i pochi film trasmessi sono interrotti
da pubblicità più lunghe dei film stessi, in quest’e-
poca in cui i biglietti del cinema costano molto e
sono pure tassati, ebbene, in un’epoca del genere,
internet ci viene in aiuto con l’innovazione di gran
lunga più utile degli ultimi tempi: lo streaming.
Questa nuova rubrica si propone quindi di consi-
gliarvi film da guardare in streaming comodamente
seduti sul divano di casa davanti al pc, sperando
che li troviate di vostro gradimento. Ovviamente,
CulturArte condanna la visione in modo illegale e,
ovviamente, consiglia di registrarsi in uno dei tanti
siti di streaming a pagamento. Ovviamente.
Un compleanno da Leoni
Come la traduzione italiana del titolo lascia
volutamente intendere, ha a che fare
con un film ben più noto: gli sceneggia-
tori infatti sono quelli di Una Notte da Leoni (The
Hangover), qui alla loro prima esperienza da registi.
Tre amici si ritrovano dopo molto tempo per festeg-
giare il 21° compleanno di uno di loro (Jeff Cheng,
interpretato da un attore che in realtà ha più di
30 anni), il quale però, secondo la tradizione tutta
americana, si ubriaca a tal punto da perdere i sensi.
Quindi, sarà ai suoi amici che spetterà il compito
di riportarlo a casa in tempo per un importante
colloquio di lavoro che il giovane deve sostenere
l’indomani: compito che, ovviamente, si dimostrerà
tutt’altro che facile. Tra gli attori, quel Miles Teller
che molti di voi ricorderanno per Project X – Una
festa che spacca (era il ragazzo che frantumava il
nano da giardino con una mazza da baseball). Un
film semplice, di certo non una novità, ma che tut-
tavia presenta anche situazioni comiche piuttosto
originali e riesce perfino a ricavare un piccolo spa-
zio per una riflessione sull’amicizia e sull’essere
giovani. Consigliato per quelle serate in cui, dopo
aver speso la giornata tra lezioni e studio, si ha solo
voglia di spegnere il cervello e rilassarsi.
Genere: Commedia Durata: 93 min
Paese: USA Anno: 2013
Cinema e Telefilm
Aprile 2014 5Una pure formalità
Se invece siete in cerca di qualcosa di più
impegnativo, Una pura formalità potrebbe
essere ciò che fa al caso vostro. Il regista,
italianissimo, è Giuseppe Tornatore, che molti
di voi hanno potuto di recente apprezzare per
La migliore offerta (The best offer). Il protagoni-
sta (Gérard Depardieu) viene trovato a vagare in
un bosco ed è condotto alla stazione di polizia
per essere interrogato dal commissario (Roman
Polanski).
È proprio intorno al colloquio tra i due che si
svolge l’intera trama, in un susseguirsi di rivela-
zioni estorte non senza difficoltà, anche a causa
del brutto carattere del protagonista (d’altronde,
Depardieu è famoso anche nella realtà per il suo
caratteraccio). Il colpo di scena finale, in ultimo,
dà significato all’intero film, lasciando tuttavia
allo spettatore molteplici ed interessanti spunti
di riflessione con cui arrovellarsi il gulliver. Senza
dubbio, sono proprio i dialoghi profondi e le
diverse chiavi di lettura possibili le caratteristiche
che rendono quest’opera degna di essere vista da
ogni appassionato di cinema.
Un film, questo, mai appropriatamente lodato
da pubblico e critica, e che, in quello che è stato
indubbiamente l’anno de La grande bellezza,
serve a ricordarci che Sorrentino non è l’unico
regista italiano di talento. Anzi.
Genere: Drammatico Durata: 108 min
Paese: Italia, Francia Anno: 1998
The orphanage (el orfanato)
Per concludere, una pellicola della
categoria horror, adatta ai più teme-
rari. Prodotto da Guillermo Del Toro,
questo film ha fatto incetta di premi in
Spagna e guadagnato una cifra non indiffe-
rente, tanto che la New Line Cinema ne ha
già acquisito i diritti per crearne un remake
statunitense. Una donna rileva l’orfana-
trofio in cui è cresciuta, decisa a riaprirlo
come casa famiglia per bambini down, e vi
si trasferisce insieme al marito e al figlio
Simòn. Quando il bambino, malato di HIV,
scompare misteriosamente, la donna ini-
zia una ricerca disperata accompagnata
da inquietanti presenze che riempiono
il film di attimi di pura tensione. Il finale
poi, è di quelli che lascia a bocca aperta.
The Orphanage è senza dubbio un horror
atipico, in cui i litri di sangue e i brutali
assassinii lasciano il posto ad un senti-
mento di angoscia che vi accompagnerà
per tutto il film, intervallato soltanto da
scene che vi faranno saltare dalla sedia. Da
guardare rigorosamente da soli, anche per
non perdersi neanche un passaggio della
trama. E, ovviamente, a luci spente.
Genere: Horror Durata: 105 min
Paese: Spagna Anno: 2005
Edoardo Passerini
6 CulturArte
Quest’anno forse più degli altri anni
intorno alla fantomatica statuetta
dorata c’è stata molta polemica,
almeno sui social.
Tanti italiani infatti hanno seguito in diretta
la sfilata sul red carpet e la seguente pre-
miazione facendo le ore davvero davvero
piccole.
Molti altri (fra cui la sotto scritta che il giorno
dopo aveva lezione) hanno visto la replica o,
più rapidamente, si sono informati su inter-
net. Dunque oltre all’orgoglio nazionale per
l’Oscar dato a Sorrentino per la sua “Grande
bellezza” con inni di gioia secondi solo ai
mondiali di calcio del 2006, probabilmente
tutta Roma Tre ha pensato che il famoso
regista dovrebbe fare un veloce corso di
inglese presso la sede del CLA, considerando
che il suo discorso è stato da brividi, e non in
senso positivo.
“Thank you Napoli, thank you Maradona....”
Quindi si, l’inglese di Sorrentino è bocciato
su tutta la linea, e il suo film? E’ stato accolto
con gridi di giubilo ma anche con molti fischi
dopo la messa in onda su Canale 5.
So che alcuni si stanno ancora chiedendo
dove trovare dei fenicotteri rosa a Roma e
che altri hanno iniziato a coprire le macchine
con il telo, perché un piccione va bene ma
un fenicottero è un’altra cosa. Cos’è che ha
davvero mandato in crisi il pubblico? Solo
un nome: Leonardo Di Caprio. Tutto il web
La maledizione degli Oscar
Cinema e Telefilm
Aprile 2014 7lo aveva eletto suo “beniamino”, immagini
di lui con sotto la scritta “questa volta ce la
DEVE fare” e chi più ne ha più ne metta.
Arriva la notte degli Oscar. Ci siamo, stanno
annunciando i vincitori e l’Oscar come
miglior attore protagonista va a… Matthew
McConaughey! Ma chi? Quello delle comme-
die rosa? Quello di “Prima o poi mi sposo”?
Si proprio lui che negli ultimi due o tre anni
si è dedicato a film più seri e infatti vince con
il drammatico “Dallas Buyers Club”. Come
era già successo nel 2005 con “The Aviator”
e nel 2007 con “Blood Diamond” Di Caprio
viene nominato ma non vince. Sembra una
vera maledizione per Di Caprio ma anche
per il regista Scorsese. Insieme questi due
grandissimi hanno lavorato anche a “Gangs
of New York” che nel 2002 ha ben 10 nomi-
nation ma non vince in nessuna categoria. Il
circolo vizioso si spezza finalmente nel 2008
con la vittoria per il miglior film e miglior
regia di “The Departed” ma nonostante
l’interpretazione magistrale, Di Caprio, non
riceve neanche la nomination agli Academy.
Così c’è da chiedersi: questi fantasmagorici
“Academy Awards” a quanti grandi attori
hanno lasciato l’amaro in bocca? Sul palco
quella sera è Jim Carrey ad ironizzare sul
fatto che lui non ne ha mai vinto uno ma è
in buona compagnia. John Travolta nomi-
nato due volte per “La febbre del sabato
sera” e “Pulp fiction”, titoli che a loro modo
hanno segnato la storia del cinema. Jhonny
Deep, Samuel L. Jackson, Gary Oldman e si
potrebbe continuare a lungo. Di certo tutti
loro sperano di farcela in qualche modo e
non fare come Richard Burton, scomparso nel
1984 e che con ben sette nomination non è
mai riuscito a portarsela a casa quella bene-
detta/maledetta statuetta. Abbiamo capito
allora che gli attori e i vip più amati non
sempre sono quelli che hanno ottenuto più
premi, così come i film che hanno più suc-
cesso al botteghino non sono sempre esenti
da critiche. Sappiamo che i soldi non fanno la
felicità (?) ma siamo sicuri che quelli, insieme
all’affetto del pubblico, non equivalgano ad
una statuetta?
Chiara Davitti
“Un giorno però vorrei stringerla, quella dannata statuetta.” Gary Oldman
8 CulturArte
Ci tengo a specificarlo prima di
ricevere minacce di morte e/o mal-
dicenze di sorta, scrivere delle
anticipazioni a chi deve ancora avere il pia-
cere di vedere Breaking Bad, o ha appena
iniziato a farlo, sarebbe davvero un delitto.
Sì, perché Breaking Bad ha un po’ rivoluzio-
nato le serie sui generis. Riuscire a coniugare
una analisi approfondita dei personaggi,
curarne l’evoluzione psicologica e morale,
toccare una molteplicità di temi sociali di
estrema attualità e rilevanza, pur mante-
nendo un alto ritmo adrenalinico è qualcosa
cui pochi telefilm, di questo genere, sono mai
riusciti a raggiungere.
Walter White è un Professore di Chimica
ad un liceo, italianizzando il sistema scola-
stico americano, sottopagato e travolto dal
sistema. Nonostante le sue capacità straor-
dinarie nella ricerca scientifica come chimico
perde il suo treno, ossia una fruttifera società
costituita con compagni di college, e sop-
prime i suoi rimpianti nell’ordinarietà.
Walter White è un inetto, essenzialmente,
agli occhi di chi lo conosce.
A condire questo quadro ci sono una moglie
incinta di una seconda figlia, non voluta per
l’impossibilità economica a provvederne con
un solo stipendio, e un figlio affetto da una
paresi celebrale, così come l’attore R.J. Mitte.
Breaking Bad: La serie che ha rivoluzionato il piccolo schermo
Cinema e Telefilm
Aprile 2014 9L’elemento chiave dal quale ha inizio, a tutti
gli effetti, il telefilm e quindi il percorso
di autodistruzione e contestualmente di
liberazione di Walter, è la scoperta di aver
contratto di un cancro ai polmoni.
Quella goccia che fa traboccare il vaso,
quel secondo prima che la corda cui ti stai
tenendo disperatamente fa l’ultimo scric-
chiolo e poi si spezza.
Da quel momento Walter White diventa
Heisenberg e la rincorsa a trasformarsi nel
più grande produttore di Meth d’America, ha
inizio. Una lotta contro la morte, la malattia,
le menzogne, un matrimonio in pezzi e alla
conquista della storia.
Breaking bad si evolve nel corso di 5 stagioni,
per un totale di 62 episodi da 45 minuti circa.
Sembra una montagna insormontabile agli
occhi di qualcuno che sta pensando di ini-
ziare a scoprirlo, in realtà ben poco superata
la prima stagione la montagna diventerà una
discesa ripidissima che vi porterà via intere
giornate, incapaci di tornare sul manuale
da 600 pagine che avete, polverosamente,
lasciato sulla scrivania.
La serie, ormai conclusa, è diventata un cult
lasciando dietro di se una scia di premi da far
invidia. Due Golden Globe, dieci emmy, una
infinità di premi minori e buona parte del
cast, Bryan Cranston (si quello di Malcolm)
incluso.
A rigor di logica la conclusione di queste
poche righe dovrebbe essere malinconica,
così come è stata la giornata in cui ho visto
l’ultima puntata, ma invece vuole essere una
lieta novella per tutti quelli che già non ne
fossero a conoscenza.
Saul Goodman, Avvocato dalla battuta pronta
e in grado di diventare puntata dopo pun-
tata uno dei personaggi meglio riusciti della
serie, sarà il protagonista dello spin-off di
Breaking bad “Better call Saul”, in onda sul
piccolo schermo americano a novembre di
questo anno.
Quando quindi, dopo la sessione autunnale
d’esami a settembre, starete cercando su
google un telefilm da cominciare....Meglio
chiamare Saul..
Ludovico Tuoni
La redazione è aperta
a tutti gli studenti di Roma Tre, se
vuoi scrivere con noi contattaci!
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10 CulturArte
Crimea: uno sguardo obiettivo alla crisi
Il 19 febbraio 1954 Nikita Chruščev
donò l’Oblast (provincia) di Crimea, alla
Repubblica Socialista Sovietica Ucraina
per commemorare il trecentesimo anniver-
sario del Trattato di Perejaslav tra Cosacchi e
Russia. Sessanta anni (e qualche giorno) anni
dopo, il 6 marzo 2014, il Parlamento della
Repubblica Autonoma di Crimea decide all’u-
nanimità per l’annessione alla Federazione
Russa; il 16 marzo, un referendum indetto
nei territori della Repubblica si esprime net-
tamente a favore di tale decisione. Mosca si
affretta quindi ad accettare tale decisione e a
proclamare l’annessione della Crimea ai ter-
ritori appartenenti alla Federazione Russa.
La reazione degli Stati Occidentali, in parti-
colare Stati Uniti ed Unione Europea, non si è
fatta attendere: dalle prime condanne, pub-
blicamente espresse, si è giunti alle sanzioni
economiche. Alcune domande, dato lo stato
delle cose, sorgono spontanee: la decisione
del popolo, nonché del Governo di Crimea è
stata davvero spontanea, popolare e maggio-
ritaria, come la Russia dichiara, oppure, come
affermano Kiev, Bruxelles e Washington è
stata, in qualche modo, pilotata? È lecito,
alla luce del diritto internazionale, il modo
in cui Mosca si è mossa, appoggiandosi a
gruppi paramilitari prima, e inviando le sue
truppe dopo?
Se si guarda con obiettivamente l’intera
vicenda, esulandosi dalle personali opinioni
politiche, i dubbi sorgono spontanei. La
Crimea ha vissuto una situazione di relativa
tranquillità per quasi tutto il periodo della
rivolta di popolo ucraina, fino a quando l’ex
premier Yanukovich non è stato esautorato;
sarebbe quindi naturale vedere i successivi
moti popolari di protesta in Crimea e l’a-
zione di alcuni gruppi para-militari, nonché
la decisione unanime del Parlamento e il
risultato del referendum (al quale, peraltro,
la popolazione di etnia tatara non ha parte-
cipato) come pilotati direttamente da Mosca,
ansiosa di approfittare di questo stato di crisi.
D’altro canto, non si può prescindere da
quella che è la storia della penisola di
Crimea nel giudicare tale situazione: dalla
prima metà del XVIII secolo infatti, la Crimea
è abitata da popolazioni prevalentemente
di origine russa e il russo è la principale
lingua parlata dalla sua popolazione. Esiste
quindi una forte componente di assimila-
zione e identificazione, per quanto riguarda
il popolo di questo territorio con ciò che rap-
presenta la cultura e le istituzioni di Mosca;
si potrebbe quindi vedere la decisione del
Parlamento della Repubblica e i risultati
del referendum come scontati, la naturale
risultante del bisogno, da parte di tale popo-
lazione di sentirsi maggiormente protette e
indipendenti.
Società e Cultura
Aprile 2014 11Per quanto riguarda invece la seconda que-
stione, ossia la liceità delle mosse messe in
atto da Mosca, esistono due diverse risposte,
l’una agli antipodi dell’altra, ma entrambe
corrette.
Alla luce di una formale interpretazione del
diritto internazionale, non vi sono dubbi: si è
di fronte ad una illecito internazionale. Pur
essendo garantita ampia autonomia alla città
di Sebastopoli (che prevede, per trattato
bilaterale recentemente rinnovato fino al
2042, la presenza di una base militare, non-
ché della flotta russa) essa fa formalmente
parte dei territori sotto giurisdizione di Kiev,
così come l’intera penisola di Crimea, come
previsto da trattati internazionali bilaterali
tra Russia e Ucraina; e appunto, la rottura
unilaterale di un trattato internazionale,
costituisce un illecito.
D’altro canto, un’interpretazione formale del
diritto internazionale sarebbe irrealistica e
ipocrita. Non si è, infatti, di fronte al primo
caso di rottura unilaterale di un trattato inter-
nazionale compiuto da una superpotenza ai
danni di uno Stato autonomo e indipendente.
La dichiarazione di guerra e la successiva
invasione, da parte degli Stati Uniti ai danni
di Afghanistan prima, ed Iraq poi, pur giustifi-
cata come giusta reazione agli eventi dell’11
settembre 2001, lotta al terrorismo, aboli-
zione di regimi non democratici e protezione
dei diritti umani, rappresentano anche esse
degli illeciti internazionali e diversamente
non possono essere considerate. Può essere
quindi considerata come lecita, nonché veri-
tiera, la risposta che recentemente ha dato
Vladimir Putin, dopo aver firmato il trattato
che prevede l’annessione della Crimea ai
territori della Federazione russa ai Paesi
Occidentali: “Finalmente si sono ricordati
che esiste il diritto internazionale. Bene;
meglio tardi che mai”.
Riccardo Grazioli
L’aforisma del giorno
“Ama l’arte; fra tutte le
menzogne è ancora quella che mente di
meno.”Gustave Flaubert
12 CulturArte
Il governo Renzi è il 63° governo della
Repubblica italiana, in carica a partire dal 22
febbraio 2014,giorno in cui ha prestato giura-
mento, succedendo al governo Letta,dimissionario
dal 14 febbraio.
Nel suo discorso inaugurale il problema dell’istru-
zione viene presentato come assoluta priorità del
paese.
“Noi pensiamo che non ci sia politica alcuna che
non parta dalla centralità della scuola”, ha detto il
Presidente del Consiglio: secondo Renzi bisogna
“tornare a credere che l’educazione sia davvero il
motore dello sviluppo”.
Renzi ha poi annunciato che ogni settimana,di
mercoledì mattina, si dirigerà in visita in una
scuola diversa: “La prima sarà un istituto di Treviso,
perché ho scelto di partire dal Nord-Est, mentre la
settimana prossima andrò in una scuola del Sud”.
Uno dei primi obiettivi del premier è l’edilizia\
ristrutturazione scolastica.
Qualche giorno fa il Consiglio dei ministri ha
approvato l’Unità di missione per l’edilizia
scolastica:il budget per ristrutturare e mettere in
sicurezza le scuole italiane aumenta a 3,7 miliardi
di euro, inoltre viene rifinanziato il ‘’Mof’’ (fondo
per il Miglioramento dell’offerta formativa) can-
cellato negli ultimi anni dal governo Berlusconi e
dal governo Monti.
Ministro dell’Istruzione è Stefania Giannini(una
linguista e glottologa oltre che professoressa
ordinaria di linguistica all’università per stranieri
di Perugia) : ha annunciato che i soldi serviranno
per più di 10 mila interventi, dai più semplici di tin-
teggiatura ai più importanti di edilizia strutturale.
Da dove arrivano i soldi? Verrano impiegati due
miliardi e mezzo di euro già stanziati da provve-
dimenti di legge precedenti, più un miliardo e 200
milioni stanziati dal nuovo governo.
Inoltre, il ministro dell’Istruzione Giannini ha
anche annunciato la volontà del governo di ripri-
stinare gli stanziamenti tagliati al fondo per il
Miglioramento dell’offerta formativa per pagare
gli scatti stipendiali degli insegnanti.
Questa operazione è costata alle scuole quasi 400
milioni di euro che le istituzioni scolastiche spesso
chiedono alle famiglie sotto forma di “contributi
volontari”.
Sarà tutto vero? Bisogna aspettare.
Negli ultimi anni il rapporto istruzione-governo
non è stata dei migliori: molti tagli e troppo spesso
abbandonato al suo destino.
Conseguentemente la situazione scolastica ita-
liana non è rosea, eppure in Italia dovremmo
essere fieri della nostra scuola, della nostra cultura
e dovremmo fare leva su essa.
La nostra patria ha ospitato le migliori menti
umane in ogni ambito: scientifico, letterario,
artistico. L’istruzione deve funzionare in modo
perfetto,anche per onorare chi ci ha reso tanto gra
ndi. Beatrice Fianco
Società e Cultura
Renzi l’Istruzione
Aprile 2014 13La cultura della vita
Un errore che purtroppo si commette ai tempi
d’oggi è quello di considerare le conoscenze
medico-sanitarie come qualcosa di non
indispensabile, poiché legate a circostanze fortuite e
imprevedibili. Eppure, la prevenzione e la tutela della per-
sona umana è una forma di cultura che dovrebbe essere
promossa e diffusa tra la popolazione, considerando gli
avvenimenti non proprio rosei con cui ogni giorno siamo
costretti a confrontarci.
Ultimo anello di una catena di spiacevoli incidenti, il caso
del piccolo Francesco: il bambino morto lo scorso 17
marzo al Policlinico Gemelli per un boccone andato di
traverso mente era a pranzo con la mamma nel ristorante
del colosso commerciale Ikea. Una morte tenera e prema-
tura, che fa indignare non solo i familiari ma tutti coloro
che hanno seguito con il fiato sospeso la triste vicenda.
Una morte che forse poteva essere evitata, se solo i soc-
corsi fossero stati tempestivi. Non stiamo parlando di un
ritardo da parte dell’ambulanza, che considerando il traf-
fico della capitale è stata piuttosto rapida a raggiungere
il posto; quanto piuttosto di una carenza nel primo soc-
corso. Quell’insieme di manovre che anche una persona
comune, sprovvista di una specializzazione di alto livello,
può praticare in caso di emergenza. Nessuno, in quel
ristorante dell’Ikea, è stato in grado di salvare il piccolo,
rimasto senza aria per parecchi minuti tra l’impotenza e
il panico generali. Solo dopo alcuni minuti è intervenuta
la squadra medica del centro, che ha praticato sul bam-
bino le manovre di primo soccorso. Sono stati chiamati
con l’altoparlante i medici presenti in negozio. Poi l’arrivo
dell’ambulanza e la corsa in ospedale. Ma dopo cinque
giorni di agonia, il piccolo Francesco se n’è andato.
Non si tratta soltanto della morte di un bambino di tre
anni, di una tragedia familiare tremenda ed improvvisa,
ma del fallimento di un’intera generazione. Una gene-
razione di genitori e di lavoratori non adeguatamente
preparati ad emergenze di questo tipo, incapaci di agire
in modo tempestivo ed efficace.
Un corso di primo soccorso dovrebbe essere obbliga-
torio per tutti, da coloro che si apprestano a lavorare in
luoghi pubblici a coloro che invece si preparano a svol-
gere il mestiere più difficile di sempre, il genitore. Tutti i
neo-genitori dovrebbero essere in grado di praticare il
massaggio cardiaco e la manovra di Heimlich: si tratta di
una serie di mosse semplici ma di vitale importanza. Se
fossero state praticate sul piccolo Francesco, chissà, forse
a quest’ora starebbe ancora sorridendo e giocando come
nei video mostrati da mamma e papà. Ciò che stupisce
ancora di più è il fatto che in enorme centro commerciale
come Porte di Roma, non fosse presente un presidio
sanitario. Eppure, nessuna legge impone la presenza di
un medico e di un’ambulanza all’interno di un esercizio
pubblico. Il problema di fondo è proprio questo.
Vengono spesi tanti soldi per cose futili e del tutto super-
flue, che potrebbero essere destinati ad iniziative molto
più serie e importanti. Magari con il denaro necessario
alla ricostruzione della casa del Grande Fratello, avremmo
potuto pensare a dotare di un’ambulanza e di un presidio
medico almeno quei grandi centri ed esercizi pubblici
dove si registra un maggiore afflusso di persone.
Non si può risparmiare sulla salute!
Sofia Barbanti
14 CulturArte
La rubrica dello Sportivo
Mancano poche giornate al termine
del campionato e per la gioia di
noi appassionati di calcio e della
serie A abbiamo ancora tutto in ballo. E’
vero che la lotta al primo posto sembra già
scritta ma cosa costa alla Roma crederci
fino in fondo? Il calendario, oltre agli 8
punti di vantaggio, sembrano essere dalla
parte della Juve, la quale però è ancora
impegnata in europa(seppur nella sorella
minore della Champions League) che sicu-
ramente porterà via energie mentali e
fisiche. La Juve se andrà avanti in Europa
League giocherà 9 partite in 40 giorni e
dopo una stagione intensa come è stata
quella dei bianconeri è facile ipotizzare un
calo. La stessa Roma però ha dato in alcuni
frangenti dei segni
di calo anche se un Mattia Destro sugli scudi
sta permettendo ai giallorossi di cullare
ancora sogni di gloria, il calendario però
li porterà ad affrontare Milan e Fiorentina
due squadre ancora in piena lotta Europa
League ed in un buon periodo di forma. Per
Napoli invece possiamo considerare chiusa
la sua stagione in campionato(hanno ancora
la finale di Coppa Italia da giocare), enne-
simi punti buttati contro una media-piccola,
troppo distante la Roma per pensare di
recuperare e probabilmente troppo lontana
SPORT
Aprile 2014 15anche la Fiorentina senza i suoi due gole-
ador per poter raggiungerli. Ci eravamo
lasciati diversi mesi fa a parlare della crisi
del Milan, ebbene sono passati 4 mesi e di
certezze neanche l’ombra. Chi sarà “a capo”
della società? Lady B o ancora Galliani?
Nonostante l’apparente tregua siamo con-
vinti che in estate i nodi verranno al pettine
ed uno solo dei due avrà pieni poteri. Lo
stesso Seedorf sembra essere al capolinea
della sua avventura da allenatore del Milan,
troppe voci di contrasti di spogliatoio che
escono dalle mura di milanello (uno tra
i centri più “sicuri” di sempre nella sto-
ria del calcio, quante risse/crisi avete mai
sentito fuoriuscire da quello spogliatoio?)
gli stessi tifosi entusiasti di riabbracciare
un campione del passato sono stati rapi-
damente delusi. E’ vero, il Milan sembra
dare dei segni di miglioramento ma rimane
comunque in 11° posizione, veramente
troppo poco. Come è troppo poco quanto
fatto vedere dall’Inter, già rinato e caduto
diverse volte in pochissimi mesi. Ora è
in piena lotta Europa League ed ha un
calendario tutt’altro che agevole. Troppe
volte abbiamo sentito Mazzarri parlare di
sfortuna e di torti arbitrali ma pareggiare
consecutivamente 2 a 2 con Bologna e
Livorno(rispettivamente quart’ultima e
terz’ultima) fallendo per giunta il tanto
richiesto ci fa ridimensionare ancora di più
quest’Inter. Per Mazzarri era appunto l’anno
zero della sua Inter, ma siamo sicuri che si
siano fatti dei passi avanti per le prossime
stagioni? Discorso leggermente diverso può
essere fatto alla Lazio, che è in un periodo
di forma migliore rispetto ai nerazurri ma
che comunque è nel pieno di una stagione
partita con tutt’altri propositi e che può al
più regalare la partecipazione alla futura
Europa League. La zona più viva del nostro
campionato è senza dubbio quella bassa,
dove sopra un Catania che sembra spac-
ciato ci sono 4 squadre in 3 punti. Sassuolo,
Livorno, Bologna e Chievo sono chiamate a
dare il tutto per tutto per rimanere in Serie
A. Anche il Cagliari con 5 punti di margine
dalla 16° posizione non può chiamarsi fuori
dai giochi anche se dorme sonni decisa-
mente più tranquilli rispetto alla squadre
dette sopra.
P.s. Vorrei tanto sapere però come mai da
aprile a maggio l’Europa League conti così
tanto mentre da settembre a dicembre la
suddetta coppa sia una delle peggiori male-
dizioni che una squadra possa avere. Eppure
è un qualcosa che colpisce solo le squadre
italiane. Come può il Portagallo(non me
ne vogliano i portoghesi e tutti gli amanti
della Liga Portuguese) superarci nel ranking
UEFA.
Luca Iacovelli
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