n. 62. 62 settembre... · vono più far parte di un gruppo elitario che si chiama Nazionale. Il...

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n. 62 Il keniano Eliud Kipchoge, a destra, “uomo maratona” che a Berlino ha portato il primato mondiale dei 42 km a 2h01’39”. Sotto: Kevin Mayer (francese), nello stesso giorno (16/9) ha centrato il record nel decathlon con 9.126 punti. L’opinione di Francesco Panetta Dino Ponchio si confessa Omaggio a Beppe Gentile

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Il keniano EliudKipchoge, a destra,“uomo maratona” chea Berlino ha portato ilprimato mondiale dei42 km a 2h01’39”.Sotto: Kevin Mayer(francese), nello stessogiorno (16/9) hacentrato il recordnel decathlon con9.126 punti.

•L’opinionedi Francesco Panetta•Dino Ponchiosi confessa•Omaggioa Beppe Gentile

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mi frega nulla o forse sì…), queste sa-rebbero giornate di lacrime e sangue permolti. Prima di tutto tramuterei le dimis-sioni di Stefano Baldini(sono quelle chenon ho capito) da commissario tecnicodelle giovanili a quello del settore asso-luto. Era da fare due anni fa. Chiamereia rapporto i responsabili di settore, tuttigli allenatori e i dirigenti che hannoatleti in nazionale. Vorrei da questi chia-rimenti e spiegazioni, ascolterei proba-bilmente fatti insufficienti a convincermie ve lo assicuro per molti di questi il fo-glio di via sarebbe inevitabile. Consideroloro diretta responsabilità e non fruttodel fato episodi come: un salto di 2.02che rappresenta l’eccellenza assoluta(mi riferisco a Elena Vallortigara) che sitramuta in mediocrità dieci giorni dopo,due tripliste che non trovano una pe-dana decente per qualificarsi, una staf-fetta anch’essa nemmeno qualificata,quando per anni abbiamo insegnato almondo a fare i cambi. Volete che prose-gua? Ebbene, “senatori o senatrici” epresunti tali di questo team glorioso co-mincerebbero col rimettere i piedi perterra, riprogrammando secondo le re-gole della federazione e sotto il controllodella federazione. Coloro che sono statiabituati a stare in raduno perennementeall’estero, coloro che hanno bisogno dianni sabbatici, coloro che non vivono lapropria attività con concentrazione, ri-sultati, responsabilità e orgoglio non de-vono più far parte di un gruppo elitarioche si chiama Nazionale. Il futuro diceche i centri federali sono una risorsa ericominceremo a usarli ed aproposito di futuro, non vo-glio più sentir parlare diciclo olimpico. Coloro chehanno in testa questo si-stema temporale non sannodi cosa parlano. Chi non ca-pisce che questa nazionalenecessità di dieci anni di lavoro per sperare di tornare inauge conditio sine qua non cominciare ieri non è unmio interlocutore! Il modello di questo gruppo non puòessere l’Europa che, tolta qualche disciplina, rappre-senta la mediocrità assoluta. Il nostro riferimento deveessere l’atletica mondiale perché con quella realtà la na-zionale azzurra si è sempre confrontata.Gente che si eccita per un teenager pur talentuoso eforte, che prende a sberle tutti nel mezzofondo in gare

da “scappati di casa” è meglio che si vada a guardare leedizioni dei Campionati Europei fino al 1990, poichégià dal 1994 in poi in molti casi i Giochi della Gioventùerano più divertenti.La nazionale, eccetto 4/5 atleti che ad oggi sono in gradodi sostenere (forse) una programmazione di alto livello,starà a casa. Campionati Mondiali, Olimpiadi non sonomomentaneamente affar nostro. Lo spiegherei quindi alpresidente del Coni, lo spiegherei alla stampa, lo spie-gherei al presidente della Fidal… Poi ipotizzo sarà an-cora Alfio Giomi e mi accorgo di aver sognato.Stai calmo Frank!

Francesco Panetta

Ci risiamo! In tempi nonsospetti dissi che sa-rebbe accaduto e pun-tualmente si staverificando. Precisa-mente dopo la riele-zione dell’attualepresidente Alfio Giomi

dissi che avevamo appena firmato ecertificato i successivi quattro anni difallimenti. Affermai anche che ciòavrebbe avuto ulteriori ripercussionifuture negative anche nel caso chealle successive elezioni (ammesso enon concesso) avvenisse un cambiamento. Perché dicoquesto? Semplice. Mentre scrivo e parlo di questi fatti, iltempo passa inesorabilmente senza una vera strategia fe-derale. Siete quindi certi che i prossimi due anni, in at-tesa delle prossime elezioni, serviranno a qualcosa se nona perdere altro tempo prezioso? Quindi lo scenario che siprospetta, secondo me, è che coloro che si troveranno lapatata bollente in mano avranno un problema serio. Iltempo! Dunque se la matematica non è un pistone ci ri-troveremmo nei paraggi del 2024 a dire più o meno lestesse cose. Che palle! C’era una opportunità nel cambiamento, ma l’abbiamobellamente buttata nell’immondizia ed i responsabili diquesto sfacelo, come al solito, svaniscono. Singolare peròè il fatto che con chiunque io discuta, tutti puntino il ditonella stessa direzione. Tecnici, diri-genti, allenatori ecc., tutti concor-diamo che la colpa sta nel “palazzo”ed in coloro che lo occupano. Sorgeperò una domanda: ma questi inca-paci seriali chi li ha votati? La respon-sabilità invece miei cari amicidirigenti, amici allenatori, è vostra!La colpa è solo vostra perché Voi esolo Voi tenete in vita una dirigenzafederale fallita da vent’anni. Il prezzopagato come misera contropartita aqualche lusinga economica, il patroci-nio della gara del campanile, la pro-mozione di qualche dirigente oallenatore locale. Le chimere di fu-ture concessioni forse avranno risoltoqualche Vostro problema momenta-

neo, ma, purtroppo per Voi, costanoquesti venti anni(se bastano) di ver-gogna sportiva. Vergognatevi pernon avere voglia, coraggio e intelli-genza di cambiare. Vergognatevi peraver protetto il vostro orticello fre-gandovene del deserto che c’era at-torno. Vergognatevi quando vilamentate perché non avete dirittodi farlo. Lo conoscete quel vecchiodetto che dice “chi è causa del pro-prio male pianga se stesso”? Oggi, ad un mese abbondante dallatrasferta degli europei di Berlino, mi

domando cosa resta oltre all’amarezza di dover nuova-mente commentare una débâcle annunciata? Ve lo dico iocosa resta: qualche bella medaglia, alcune auspicate e al-cune trovate. Poi, tanti bei selfie su instagram e socialvari, dichiarazioni retoriche, dimissioni previste ed alcunemeno ma ovviamente, fra queste non ci sono quelle delpresidente, ma anche questo era previsto.Pesco nel mazzo di questa tristezza e mi rimane la bellastagione di alcuni. Primo fra tutti Yeman Crippa, riscoproun saltatore, Tamberi sta lottando per tornare e proba-bilmente ce la farà. Ammetto e sono felice di essermisbagliato sul suo conto, lo credevo perso ma il ragazzo hale palle. Bravo! Ho Filippo Tortu ma ha ballato un mese.Filippo per me sei stato come la telefonata di Belen Ro-driguez che mi invita ad uscire, per poi bidonarmi con

una scusa banale all’ultimo mo-mento. La velocità ha espresso pureEseosa Desalu. Il suo 20.13 stampatoè qualcosa di assolutamente eccel-lente. Leggo con terrore però di dis-sapori col suo tecnico, edimmaginando i gestori del problema,mi verrebbe da mettermi le mani neicapelli se solo li avessi. In questomazzo ovviamente ci sono altre cosebuone e altre da cestinare, ma adelencarle ci hanno già pensato altri.Ebbene a questo punto mi domande-rete probabilmente un rimedio. Di-rete: criticare è facile ma proporreun po’ meno. Eccovi accontentati!Fossi il general manager di questoteam (non mi sto candidando, non

Tutti a casa

La grinta di Panetta mentrevince il titolo europeo dei 3.000siepi agli Europei di Spalato‘90.Nella pagina accanto Francescomostra le due medaglieconquistate ai Mondiali di Roma‘87: oro nelle siepi e argento nei10.000 metri.

Francesco Panetta,sanguigno come suocostume, ci spiega,

senza mezzi termini,come affronterebbe

la “crisi” dell’atleticaitaliana se fosse

alla guida tecnicadella Fidal.

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T utto è iniziato quasiper gioco. Poi, son-dato il terreno con il

diretto interessato, la“balzana” idea ha presoforma e si è concretiz-zata. Così abbiamo man-dato, via mail, 25domande al Prof. DinoPonchio. Alcune curiose,altre volutamente provo-catorie. Ecco le sue ri-sposte, senza veli ocensure.Tanto per cominciare, cipuò spiegare il ruolo chericopre in Federazione?«Su questo si è favoleg-giato e “ricamato”molto, facendo anchegratuite illazioni sui miei“favolosi” emolumenti.Faccio il Coordinatoredei “Progetti Speciali”(Pediatri”; Lotta al Do-ping; Città della Salute edel Cammino, con Mau-rizio Damilano; FattorieSportive; Parchi Urbani;ecc.) e il Coordinatoredella Segreteria del Pre-sidente (Capo Gabinettose fossimo un Mini-stero)».

Lei partecipa alle riunionidi Consiglio?«Sì, come “uditore”».

Il suo è un compito “Ad Honorem” op-pure prevede una remunerazione. Sesì, ci può dire a quanto ammonta?«Come detto, il mio è un contri-buto professionale e, da professio-nista, ho un appannaggio e chi,proditoriamente e con disonestàintellettuale, dice che non si saquanto prendo, mente sapendo dimentire, perché ci sono le delibereannuali del Consiglio che incari-cano me e tutti gli altri collabora-tori con tanto di cifre ecompetenze. Chi vuole il quantum,basta chieda in Fidal… In ognicaso il mio appannaggio è tra i più

bassi dei consulenti e si aggira suun quarto-quinto-sesto dei verticitecnici ed amministrativi federali».

Che cosa ne pensa della spedizione ita-liana a Berlino?«Come detto, anche all’amicoFranco Bragagna, bisogna guardareil bicchiere, che è mezzo pieno omezzo vuoto, a scelta».

Ha condiviso le convocazioni in nazio-nale fatte negli ultimi anni (Olimpiadi,Mondiali ed Europei)?«Niente da dire, non sono di miacompetenza».

Quali sono le scelte, tecni-che, strategiche, di pro-grammazione, che più hacondiviso della Federa-zione guidata da AlfioGiomi? E, di contro, qualinon l’hanno soddisfatta eche avrebbe evitato o sem-plicemente modificato?«Da programma eletto-rale condiviso (moltoanche figlio mio), il Pre-sidente è partito moltobene con: decentra-mento; modello tecnicoe relativi “Centri TecniciTerritoriali” intercon-nessi; con un DirettoreTecnico unico assolutoed uno giovanile; ecc.Poi, per una serie di si-tuazioni “spurie”, si è in-torbidito un po’ tutto edin particolare il modellotecnico, in effetti maidecollato, per resistenzeinterne ed esterne. Inpiù l’ampliamento, ano-malo su scala interna-zionale, del giovanilefino agli under 23, hacreato incomprensioni edicotomie tra i due D.T.Siamo arrivati così ad un“misto mare” poco signi-ficativo».

Frequenta questo mondoda quattro decenni, prima come tec-nico personale di un atleta di alto li-vello (Evangelisti), poi come DirettoreTecnico della nazionale. Secondo leicome è cambiato, se è cambiato, l’ap-proccio dei ragazzi all’atletica e degliatleti all’attività di vertice.«Bella domanda, con la precisazioneche i primi 15 anni di “carriera” li hotrascorsi solo ed esclusivamente al“Campo Arcella” di Padova, se-guendo numerosi atleti di livello (Ti-ziani, Caravani, …anche EddyAlbertin quando arrivò alle FiammeOro, e molti molti altri). Ho poi co-minciato a collaborare con Fidal, mapartendo dal sottoscala!

Sono incontrovertibilmente l’unicoD.T. che ha fatto: il Fiduciario Tec-nico Provinciale; il Capo settore re-gionale; il Fiduciario TecnicoRegionale; il collaboratore nazio-nale; il Responsabile di settore Na-zionale; il “Programmatore”; poiCommissario Tecnico e, su mia ri-chiesta, la nomina a D.T. (il primodella storia in quanto volevo interes-sarmi di tutti i temi legati al “feno-meno” atletica). Cosa è cambiato?Secondo me poco, se non che laScuola non è più, come tutti sanno,la fonte del nostro reclutamento edabbiamo vocazioni di secondascelta, specie nel femminile. Per itop, posso solo dire che seguiamopiù i loro “desiderata” che una stra-tegia e linea comune».

Ha conosciuto da vicino gli ultimi tre

presidenti della Fidal(Gianni Gola, FrancoArese e Alfio Giomi) quali dei tre hainciso più profondamente su questomondo?«Domanda impropria, in quantoArese non lo conosco proprio, senon per quello che ha fatto o nonfatto. Gli altri due non sono para-gonabili per epoche e per duratadei mandati. Gola oltre sedici anni,Giomi è, ad ora, a sei anni. Nellasostanza sono simili come linea, maopposti come caratteri e questopuò far pensare a dicotomie che ionon vedo».

È stato C.T. della nazionale femminile.

Ci ricordi la sua prima medaglia comeresponsabile delle ragazze.«D.T. prego! Potrei dire con un po’di snobismo che non ricordo, ancheperché il gioco delle medaglie nonmi è mai piaciuto, ma ricordo benis-simo che, con il grande amico Gian-paolo Lenzi, a Goteborg (1995,Mondiali), cominciammo con cinquemedaglie e quella di Fiona mi sem-bra fu la prima. Ricordo però che ilprimo record italiano lo fece nei 100ostacoli Carla Tuzzi in DDR (ex Ger-mania dell’Est ndr)».

Che rapporti ha con il Presidente AlfioGiomi? (barrare una delle riposte)Meravigliosi; Buonissimi; Buoni XX;Discreti; Mediocri; Pessimi.

Quali sono le speranze di medaglie peri prossimi Mondiali di Doha?

«Chiedere al/ai pros-simi D.T.».

Qual è la sua opinionesulle dimissioni di Ste-fano Baldini?«Tutti dicono, e luistesso conferma, chesono state di reazione,allora sono convintoche, riflettendo, sapràcome rientrare, magariin punta di piedi, nelsuo ruolo».

Quanto percepisce dalla Raiper i suoi commenti durante

Olimpiadi, Mondiali e Europei?«Grazie della domanda che mi dal’opportunità di ribaltare la battutadi Bragagna che mi dice sempre:“anche questa volta non ti facciamopagare per venire con noi”… quindiprendo “zero!».

Quali sono i suoi rapporti con il tele-cronista Franco Bragagna che nonperde occasione di punzecchiarla?«Per me ed anche per lui, è un giocodi ruolo in cui ci divertiamo molto(noi!), speriamo anche gli spettatori».

Perché in Tv ci parla sempre di acido

lattico, lattato e angoli di uscita neilanci (mandando in confusione i tele-spettatori che si lamentano via face-book)?«Sono invitato come commentatoretecnico, non come telecronista!Questo faccio, anche se l’ultimoanno ho “tarato” in basso i miei in-terventi per venire incontro a quellicome voi (e Barra!) che dicono que-sto, ma meno di quello che dico oranon posso, altrimenti preferisco ri-nunciare. Poi, accontentare tutti èimpossibile. I supertecnici diconoche le mie sono banalità. La “mas-saia” che sono astruso, io penso diessere solo divulgativo».

Qual è la specialità che l’affascina dipiù dell’atletica? Ne citi almeno due.«Con qualunquismo dico tutte, mase voi chiedete a Carletto Lewis se èvelocista o lunghista dice, lungo!Scalando un po’ di livello, se fate lastessa domanda a Jacobs, risponde,lungo… io rispondo: lungo! La se-conda è… tutte le altre, perchétutte sono affascinanti».

Quali altri sport segue, o ha seguito?«Anche con Bragagna facciamo ilgioco che io sono anticalcio (fa-mosa la battuta: “non è vero chenon amo il calcio, anzi mi piace emi fa pure bene... quando lo as-sumo con sodio, potassio e magne-sio). Ho cominciato come tutti ibambini con il calcio, ma seguo unpo’ tutto con predilezione, territo-riale, per il rugby».

Abbiamo scritto che lei è “l’animanera” della Fidal? Si sente a suo agioin questo ruolo?«Ne nera, ne bianca, sono solo “unodell’atletica” alla quale ho dedicatola vita. Ricordo che i miei bei 15anni da volontario, a reddito zero, liho fatti al Cus Padova, Virtus Este,Fiamme Oro, ecc. Se poi ho svoltoruoli con retribuzione va bene, per-ché ho sempre detto che se unochiama l’idraulico non si chiede seè da pagare o no, paga e basta.Idem da noi. Poi, come dice mia

Dino Ponchio, l’uomo più chiacchieratodella Federazione, risponde, a volte con

ironia, alle domande di Trekkenfild.Dino Ponchio con il suoallievo prediletto,Giovanni Evangelisti e, alcentro, Carl Lewis.

Il Professorealla sbarra

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moglie: “ti pagano per fare una cosache faresti gratis”. Infine, e questosegnò il mio contrasto con Vittori,oltre, dico oltre, che allenare ero esono in grado di “vedere” l’atleticaanche dall’ottica politico-gestio-nale, perché no!».

Ha ancora rapporti con GiovanniEvangelisti?«Sì, certo, da persone che hannopercorso un tratto, lungo, di vita in-sieme, dando e ricevendo in andatae ritorno».

La famosa notte del 1987 lei era alcorrente del fatto che tutto era predi-sposto per modificare la misura diEvangelisti?«Domanda provocatoria e fuorviante,lei sa e tutti sanno che ne io, ne Gio-vanni, sapevamo niente. Siamo staticolti di sorpresa da un fatto che, sulmomento, non abbiamo capito. Ma amio discarico cito, controvoglia, il

libro di Donatiche, bontà sua, mida credito di nonaver saputo».

Politicamente parlando si ritiene unuomo di: destra, centro o sinistra?«Figlio di “portatore sano” di DC,sono nato politicamente così, poi,mi sono sentito più vicino ai mieizii, socialisti della prima ora. Infine,come dice, mi pare Montanelli: “sinasce di sinistra e si muore di de-stra”. Ecco, io non sono di destra,ma la sinistra snobista e con lapuzza sotto il naso ha dato fastidio ame ed a molti italiani».

Quali trasmissioni preferisce in tv?Che non sia sportiva.«Almanacco; TV7 di 30 anni fa; ilConte Nuvoletti e Soldati; insomma letrasmissioni che mi hanno formato,così come Ricciardetto, Montanelli edaltri grandi che mi hanno aiutato a

crescere. Ora… ora, non saprei, vedorainews24, perché è come un mantrae ripetendo informazioni, mi fa sa-pere e mi aiuta ad addormentarmi».

Ci racconti la sua settimana tipo«Lunedi e venerdì Scuola delloSport del Veneto, sono il Direttorescientifico e facciamo bellissime at-tività, cito solo “Atletica-mente”;martedì-giovedì a Roma in Fidal, avolte fino al venerdì-sabato se cisono riunioni o Consiglio Federale;sabato e domenica a casa o allegare. Ferie? Le ultime nel ’74,quando mi sono sposato».

Ci dica l’atleta che ha ammirato di più.Italiano (uomo e donna) e straniero(uomo e donna).«Ho l’imbarazzo della scelta e devoper forza andare sul sentimento piùche sulla valutazione tecnica. Italianouomo: Livio Berruti, mi ha attaccatoil “virus” dell’atletica con i suoi 200metri ai Giochi di Roma 1960. Ita-liana donna: Sara (Simeoni), per re-gionalità, valenza di risultati e perchémi ricorda i miei inizi da allenatore alCus Padova femminile. Stranierouomo: forse si è capito, ma CarlLewis è il migliore, almeno per me.Straniera donna: direi Stefka Kosta-dinova, (ma sono molto indeciso)».

Ultima domanda e poi abbiamo finito!Perché non ci ha mai invitato a cena?«Perché invito solo amici. Al di ladelle battute, mi risulta che “voi”siate stati invitati spesso a Casa Ita-liana Atletica in tutto il mondo, per-sonalmente vi ho invitato adAtletica-mente. Poi, come si sa ingiro, sono solito dire: “io, in estremaratio, pago!”. Comunque la mia portadi casa è sempre aperta per voi».

In pochissime battute la sua vita...«Nasco insegnante di EducazioneFisica, ho fatto atletica tutta la vita,in vari ruoli. Cosa morirò… più tardipossibile, non so; so solo che nonvoglio memorial a mio nome, no gra-zie. Viva l’Atletica».

Trekkenfild

Forse la pensata non è delle più originali, ma sicura-mente fu tempestiva, essendo stata partorita circa unanno fa. Non era difficile collegare il 2018 al 1968,

olimpicamente parlando, e lasciando da parte Nanterre,Daniel Cohn-Bendit “Dany le Rouge”, Mario Capanna,Valle Giulia e la Cattolica a Milano. Olimpicamente par-lando Tommie Smith e John Carlos e il loro guanti neri sulpodio. Olimpicamente parlando i 12 nuovi primati delmondo uomini (e due eguagliati) e i 7 donne (e tre egua-gliati) sulla pista e sulle pedane dell’Estadio Universitario,come lo chiamavano i messicani. Apri l’occhio Jimmy: par-liamo solo di primati riconosciuti according the rules deltempo E, sempre olimpicamente parlando, di questi do-dici, ben cinque sulle pedane del salto triplo. E la nostrafilastrocca arriva a Giuseppe Gentile e ai suoi due primatimondiali. Questa è stata la pensata di due amici, poi di-ventati tre. Erminio Rozzini (il silenzioso allenatore diDario Badinelli, 17 titoli nazionali in varie categorie, diMagdalin Martinez, ancor oggi l’unica italiana oltre i 15metri, e… la lista di triplisti che sono passati sotto le suegrinfie è lunga, l’ultimo giovanotto a più 15 pochi giornifa) e Ottavio Castellini ne parlano tra loro, si innamoranodell’idea: facciamo un omaggio a un grande campione. Aloro, quando viene a saperlo, si aggancia con entusiasmoGiovanni Baldini, figlio di Felice, uno dei primi “duemetri-sti” italiani (1964), e nipote di Claudio Enrico, maestro disport, come il fratello, molto conosciuto in Lombardia peraver ricoperto l’incarico di responsabile tecnico regionale,negli anni di presidenza di quel mai abbastanza rimpiantogalantuomo di Mario Bruno.La “triade” si mette al lavoro, ottiene l’adesione diBeppe Gentile, individua la località e la data, fa elabo-rare da Ennio Buttò, altro saltatore in alto piacentino,un logo e un poster. Ed eccoci ai dettagli concreti: que-sto omaggio al grande campione si farà ad Agazzano, cit-tadina in provincia di Piacenza, a pochi chilometri, unaventina, domenica 21 ottobre, nell’albergo Il Cervo chedomina la bella Piazza Europa, cuore elegante della cit-tadina. Per usare la terminologia degli amorfi pro-grammi gare, ritrovo alle 10.30.I tre sodali stanno costruendo il «contorno» al piatto prin-cipale. Oltre alle persone, tre sono le sigle organizzative:Collezione Ottavio Castellini, Progetto Sognando Olympia,Atletica Baldini Agazzano. Chi vuole esserci non ha che darisalire il corso della Trebbia (un bel corso d’acqua che sibutta nel Po) come fece Annibale con al seguito i suoi ele-fanti, e mal gliene incolse al povero Publio Cornelio Sci-pione, massacrato.

Con MarcelloFiasconaroall’Arena diMilano.

UN NOME CHE NON SI PUÒDIMENTICARE

Qualcuno vuol saperne di più? Sull’omaggio aBeppe Gentile non su Annibale: Erminio Rozzini,[email protected] / 3381065216. Per questioni lo-gistiche (pernottamenti, pranzi e cene): GiovanniBaldini, [email protected] / 3393460210.

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Autunno 2028, i Giochi diLos Angeles sono termi-nati da un paio di mesi.Lo sport azzurro è an-dato “a tutta”: 63 meda-

glie, di cui una dozzina solonell’atletica. I tempi bui, quandonon si toccava palla, sono allespalle. Una programmazione lun-gimirante, investimenti adeguati,scelte tecniche e politiche azzec-cate hanno fatto tornare il sorrisosui volti segnati e grinzosi dei di-rigenti. I giornali sul web (la cartanon esiste più) esaltano i meda-gliati tutti. Comparsate in tv non sono negate a nessuno.La saga dei Bragagna ora è guidata da Oblomov che asuon di falci e martelli ha scalzato il vecchio padreFranco dal piccolo schermo e con lui tutta una serie dicommentatori. Fior di quattrini sono finiti nelle taschedegli atleti migliori. Ma anche le seconde schiere nonstanno poi così male. Anzi, più sei defilato più incassi innero... Vecchio vizio italico mai andato fuori moda.Tutto bello, magnifico, straordinario, persin generoso.Eppure... qualcosa non funziona per il verso giusto. I piùaddentro, sono consapevoli che il ciclo magico è giuntoal termine e occorre mettere in campo strategie nuoveper gli anni a venire. Il grande vecchio è corrucciato. Ilcarrozzone che guida ormai da lustri sembra scricchio-lare. È entrato in Fidal quando ancora la maggior partedei suoi “dipendenti” non era ancora nata. In una assem-blea del dicembra 1986. Secoli fa. *Nessuno sa comeabbia superato quasi indenne tempeste politiche di ognigenere e colore e come riesca ancora a restare lucido

(se mai lo fosse stato non si puòdire). Mauro Nasciuti, il suonome, è sempre più incanutito,ormai non cammina più. Simuove su una sedia a rotelle aquattro ruote motrici. Piegato nelfisico, quasi cieco e sordo (masolo dall’orecchio destro) perguidare la nuova Fidal e guardaretutti dall’alto della sua “vetustità“si è installato permanentementesulla “Lanterna de Zena”. Da lìtutto controlla e ha affidato laconduzione tecnica all’astro na-scente Antony Torrione, proni-

pote di Antonio La Torre. Il giovane tecnico ha in menteun obiettivo preciso, ambizioso, finora mai raggiunto daatleti in maglia azzurra: portare in Italia il titolo olimpicodella 4x400. Ma per ottenere questo deve superare la re-sistenza di vecchi dirigenti e tecnici del passato. Lenuove metodologie mediche hanno allungato la vitamedia ben oltre i 150 anni, quindi molti arzilli vecchiettisono ancora sulla breccia, cercando di influenzare diret-tive e scelte. Alfio Giomi finalmente si è tolto di mezzoda solo. Ora è commissario tecnico dell’isola di Wight.Vincenzo Parrinello è stato promosso: guida il nuovo di-castero dello sport che si occupa delle maglie di lanagrezza indossate dagli atleti nelle manifestazioni interna-zionali. Di Elio Locatelli si son perse le tracce da quandoè partito per una missione extra galattica alla ricerca dinuovi talenti. Stefano Baldini si è dato alla runningastro-nomia. Alleva maiali, geneticamente modificati, in gradodi correre una maratona in meno di due ore. In questaavventura è affiancato da Lucio Gigliotti, purtroppo sem-

pre più “assente”. Ma quando è “presente” non lesinaconsigli. Suo strenuo oppositore un tal Donatz che nonvuole animali da corsa. Unica eccezione gli armadilli e itopi ragno. Dino Ponchio si è auto sparato nell’iper spa-zio, imbottito di acido lattico, quando è ve-nuto a conoscenza che il suo pupillo,Giovanni Evangelisti, ha sempre odiatoil salto in lungo. «Il mio sogno era lan-ciare il peso, ma Dino ha perenne-mente castrato ogni miaambizione». Ha usatoun’angolazione di lanciotale da impedirgli il ri-torno. Sabrina Fracca-roli, Oscar Campari eVaiani Lisi si sono stabilitinella Città libera di Christia-nia, dove coltivano canapa in-diana e funghi allucinogeni.Tutto legale, sia chiaro! Di-cono che la merce sia lamigliore sul mercato.Gianni Mauri, al gridodi “siam tutti fratelli ge-melli monozigoti” haconquistato la presidenzadel grande territorio delNord (Piemonte, Lombar-dia, Veneto, e una fettina diLiguria). Il suo ego è soddisfatto, così ha rinunciato,per ora, all’assalto al trono di Nasciuti.Ma allora, chi si oppone al progetto di Antony? Non sihanno ancora notizie precise, ma alcune voci sussurranoche Giovanni Golasecca, capace di lanciare ancora il mar-

tello a dodici yarde, e Johnny Megalò, supportati da EdoOttosse e Ricky Ingallone, non gradiscano le scelte tecni-che portate avanti dal giovane Torrione e stanno bri-gando per far naufragare il tutto. In pratica il c.t. pensa a

una staffetta rivoluzionaria, sfruttando le qualità tecni-che di Eseosa Desalu e Filippo Tortu in primis e

qualche giovane che sta “viaggiando” attorno ai43 secondi. Tortu e Desalu su-bito dopo le Olimpiadi diTokyo si sono sottoposti al

processo di ibernazione ed orasono ancora nel pieno delle

forze. Certo, occorre l’as-senso dei famigliari per ri-svegliarli, ma quello non è

un problema. Il vero quesitosarà riuscire a sopravvivere

alle continue lotte intestine in senoalla Federazione...

Come potete constatare cari let-tori, stiamo affrontando proble-matiche vecchie di cent’anni,ma sempre attuali. Come finiràquesta diatriba? Se avrete la

pazienza di continuare a leg-gerci, fra qualche decinadi mesi sarete acconten-tati. Ora il vostro cronista

si accomoda nella capsuladel tempo. È un viaggio offerto dalla solita multinazio-nale, quella che sfrutta i pennuti per fabbricare scarpesempre più tecnologiche. Un poco pericolosa, non è an-cora stata testata, ma è gratis...

Daniele Perboni

In un futuronon troppolontano...

Scempio sulla pistadi San Donato MilaneseTrovarsi di fronte a uno scempio si-mile significa restare esterrefatti,senza parole. Un colpo inferto alcuore di chi ama lo sport, inteso nelsenso più ampio del termine. Ve-diamo di raccontare brevemente l’ac-caduto. S. Donato milanese,immediato hinterland di Milano, si ar-guisce dal nome, anzi non vi è nes-suna differenza tra Milano e S.Donato: il tutto è come spesso ac-cade nelle grandi città senza solu-zione di continuità. A S. Donato

resiste da qualche tempo un com-plesso sportivo lasciato in ereditàdall’Eni che tramite la SS Snam man-dava avanti alla grande l’attività spor-rtiva. A S. Donato si respiraval’atletica da alto livello, guidava ilcarro, un uomo come Anselmo Di Mi-chele, e tantissimi altri dirigenti illu-minati. Nel 1992 si arrivò a disputarela finale della Coppa dei campioni diAtletica, poi campionati italiani asso-luti, insomma l’atletica con la A ma-iuscola. Qui hanno mosso i primipassi Genny Di Napoli, Andrea Nuti,Fabio Grossi e tanti, tantissimi altri.Il tempo passa, le privatizzazioniavanzano (non esprimo giudizi…),sta di fatto che il tempo ha cancellatotutto, meno i ricordi. Da quelle lande

però, nessuno dorme sonni profondi,anzi ci sono gli amici della Studente-sca di S. Donato con Renzo e MartinaFugazza (cito loro, che conosco, cer-tamente ci sono tantissime altre per-sone che dedicano tempo libero apromuovere il verbo del nostrosport). Così dopo tanto tempo lapista è stata rifatta, chi l’ha vista,come il sottoscritto, può dire che illavoro è stato veramente degno.Tanto per intenderci, doppio rettili-neo sulla corsia opposta a quella diarrivo, il secondo rettilineo di oltre100 metri con 4 corsie. Rifatta la gab-bia per i lanci, i sacconi dei salti, in-somma tutto pronto perl’omologazione. Accade però che lanotte prima della giornata di festa,

qualcuno... Chi? Mandato da chi? Inquanti erano? Sono entrati scaval-cando l’inferriata e con pala e pic-cone hanno pensato di fare scempioin dirittura d’arrivo, strappandopezzi della nuova pista di colore blu,come va di moda da qualche anno.Scoramento, rabbia, questo devonoavere sentito in cuor loro tutti, ri-peto tutti, specie i più giovani del so-dalizio lombardo. La reazione c’èstata. Dopo cinque giorni almeno700 persone tutti con la magliettarossa, il colore sociale della squadradi atletica sono sfilati portando da-vanti alle autorità, sindaco e rappre-sentante della Regione tutto il lorosdegno. “ Non ci fermerete”, “Non ciavete fatto niente”, “Il nostro scopo

è allenarci, il vostro?”. Tre mini stri-scioni nelle mani dei più giovani, du-rante il giro che è stato fatto sullapista, che tra l’altro è stata omolo-gata. Molti amicitra i presenti al-l’iniziativa vi eranotecnici di granderilievo come Anto-nio Cecconi, Clau-dio Valisa o l’exvelocista azzurraManuela Grillo. Lareazione d’istintoc’è stata orasi deve rifareil mantodella pistanelle zone dan-

neggiate, nella speranza che i colpe-voli del danno siano assicurati allagiustizia. Si dice così, di solito.

W. B.

La madredei cretini èsempre incinta

Ecco come è statatrovata la pista il giornodell’omologazione.