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didascalie PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Rivista della scuola in Trentino 08/02/2006 AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 n.10 ottobre 2010 n.10 ottobre 2010 Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Norma Borgogno, Mario Caroli, Adriana Giacomoni, Viviana Lupi Ricerca e nuove tecnologie irrompono tra i banchi… NEW MEDIA A SCUOLA il doier DENTRO L’ARGOMENTO il doier new media e generazioni: al Museo di scienze Trento in Educa 2010 I.C. Rover?o Nord Ricerca e scuola… Iprase ricerca e scuola… fbk la riflione ricerca e scuola… fbk gli stage ricerca e giovani…fbk il premio scuola e ricerca… la proposta Iti Buonai

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DOSSIER: " New media a scuola"

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In.10 ottobre 2010

didascalie

PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO

Rivista del la scuola in Trentino

08/02/2006AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006

n. 10 ottobre 2010

n.10 ottobre 2010

Inserto a cura di: Mario Caroli

Interventi di: Norma Borgogno, Mario Caroli, Adriana Giacomoni, Viviana LupiRicerca e nuove tecnologie irrompono tra i banchi…NEW MEDIA A SCUOLA

il dossier

dentro l’argomento

il dossiernew media e generazioni:

al museo di scienze trento

in educa 2010

I.C. rovereto nord

ricerca e scuola… Iprase

ricerca e scuola… fbk la riflessione

ricerca e scuola… fbk gli stage

ricerca e giovani…fbk il premio

scuola e ricerca… la proposta Iti Buonarroti

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DIDASCALIE Rivista della scuola in TrentinoPeriodico mensileAnno XIX, numero 10 ottobre 2010

Rivista promossa dallaProvincia Autonoma di Trento(L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22)Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745dell’11.1.1992

Direttore responsabile:Giampaolo Pedrotti

Coordinatore:Mario CaroliE-mail: [email protected]

In redazione:Norma BorgognoAdriana GiacomoniManuela Saltori (segreteria)

In questo numero:Norma Borgogno, Mario Caroli, Maria Grazia Corradi, Monica Dalbon, Antonio Di Seclì, Adriana Giacomoni, Anna Groff, Viviana Lupi, Massimo Parolini, Veronica Soraperra, Anna Tava, Alvaro Torchio

Redazione: Via Gilli 3,38121 Trentotel. 0461/497268 - 69fax 0461/497267

Realizzazione e StampaLitografia Effe e Erre - Trento

Per richiedere la rivista Didascalietelefonare o mandare un fax o scrivere a:Redazione Didascalie,Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38121 TrentoE-mail: [email protected]

Didascalie è stampata su cartaecologica, sbiancata senza cloro

Le foto di questo numero sono di:archivio Didascalie, fornite dai diretti interessati, Archivio Ufficio stampa PAT

In copertina in alto: Scolari ed autorità presso l’Istituto conmprensivo Ladino alla cerimonia di avvio dell’uso veicolare della lingua nella scuola primaria (vedi servi-zio a pagina 11); sempre in alto, a destra, la copertina del libro di Libardi ed Orlandi recensito da Di Seclì (vedi pagina 48); in basso, la copertina e un’immagine del dos-sier interno dedicato a New Media a scuola (vedi pp. 15-34)

SOMMARIO

la notizia Cantiere 1provincia/delibere: Valutare:nuoveregoleperglistudenti

Valutare:nuovicriteriperidirigenti 2-3 /l’accordo:Recuperoora50’:firmadefinitiva 4-5lingue straniere/Trentino-Tirolo: NelleGalleriepercapireilTrentino6-7dalle scuole /Concei I. C. Valle di Ledro:

Laprimariabellae“resistente” 8-9/Carceri: Parteilnuovoannoscolastico 10/I. C. Ladino di Fassa: Ladinocomelinguaveicolare 11

scuole dell’infanzia /Canazei: Scuolabilingue 12-13/Nidi: Intercultura:unpomeriggioeuncaffèinsieme… 14

il dossierdentro l’argomento

“NEW MEDIA A SCUOLA”Ricerca e nuove tecnologie irrompono tra i banchi…

Il dossier Newmediaegenerazioni Al Museo di scienze Trento In Educa 2010 I. C. Rovereto NordRicerca e Scuola… Iprasericerca e scuola… FBK la riflessionericerca e scuola… FBK lo stagericerca e scuola… FBK il premioScuola e Ricerca… la proposta ITI Buonarroti

Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi: Norma Borgogno, Mario Caroli, Adriana Giacomoni, Viviana Lupi

Inserto 15-34

dalle scuole /Itg “Pozzo” Trento: Storiaregionale,ilcorso 35-37/Itg “Pozzo” Trento: LoscrittoreCamoninclasse 38/I.C. Valle dei Laghi e I.C. Dro: Vastt:unprogettoperl’estateascuola 39-40

la scuola al museo /MTSN: Tregiorniperidocenti 42-43/Scuola primaria Mattarello:RiciclArte 44

segnaliamo /Il Libro: Investigatoriascuola 45-47/la recensione: Mittleuropa 48

europa/La giornata: Inpartenzaperl’Europa terza copertinaofferta varia/ Conservatorio Bonporti:

Balliplastici…perlescuole quarta di copertina

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didascalie

PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO

Rivista del la scuola in Trentino

08/02/2006AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006

n. 10 ottobre 2010

n.10 ottobre 2010

Inserto a cura di: Mario Caroli

Interventi di: Norma Borgogno, Mario Caroli, Adriana Giacomoni, Viviana LupiRicerca e nuove tecnologie irrompono tra i banchi…NEW MEDIA A SCUOLA

il dossier

dentro l’argomento

il dossiernew media e generazioni:

al museo di scienze trento

in educa 2010

I.C. rovereto nord

ricerca e scuola… Iprase

ricerca e scuola… fbk la riflessione

ricerca e scuola… fbk gli stage

ricerca e giovani…fbk il premio

scuola e ricerca… la proposta Iti Buonarroti

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LA NOTIZIA

CANTIERELavori e… pensieri!

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La dimensione del fare…

Talvolta sembra di sentire una sorta di “litania” (in senso buono) da più parti: la scuola è oggi un can-tiere aperto. Chi scrive ha avuto il pregio di ascoltarla nel lungo corso degli anni molte volte. L’allo-ra assessore Tarcisio Grandi la usò indicando l’avvio della “provincializzazione” della scuola trentina; Luigi Panizza vivacizzò “il cantiere” da ex insegnante e da preside e dichiarava di essere orgoglioso di trovarcisi dentro, Vincenzo Passerini utilizzò alla sua prima uscita la parola “cantiere” a Pergine Val-sugana in occasione dell’inaugurazione dell’istituto comprensivo intitolata a Celestin Freinet (preside Sergio Casetti), riferendosi ai contenuti che da lì a poco avrebbero portato alla conferenza provincia-le della scuola e richiamando don Milani, Giovanni Gozzer, Bruno Kessler… La riprese dopo, a buon diritto, l’assessore Claudio Molinari in mezzo alla “bufera” della razionalizzazione delle scuole, zona per zona, su tutto il territorio provinciale. Tiziano Salvaterra non faceva mistero di voler essere iden-tificato lui stesso come “cantiere aperto”. Il presidente Lorenzo Dellai, accennò all’idea del “cantie-re aperto” già alla presentazione del primo Rapporto di sistema sulla scuola trentina da parte del Co-mitato di valutazione, e poi ha sempre fatto riferimento all’idea fondante di “cantiere” per rilanciare verso nuovi traguardi la scuola in stretto legame con l’identità del territorio e l’autonomia speciale del Trentino. Marta Dalmaso, appena giunta all’istruzione ha ripreso quasi con discrezione questa idea del “cantiere aperto”, ma ci ha messo davvero poco per ritrovarsi quasi “sotto le macerie” del cantiere nella fase della proposta di riordino del secondo ciclo, per poi riaprire lei il nuovo cantiere della scuo-la trentina.

… e quella del pensare

Effettivamente non c’è della retorica in questa affermazione, proprio perché (e questa credo che sia in fondo la sua forza!) la scuola trentina è stata da sempre un cantiere aperto, un cantiere alla luce del sole, con tanti attrezzi, tante demolizioni e tanti muri, sentieri, viali, case, edifici ed agglomerati co-struiti ex novo, ma anche tanti già esistenti, ristrutturati e rimessi a nuovo. Fuor di metafora, la for-za della scuola trentina credo che sia proprio nel tenere sempre la scuola in prima pagina e nel poter contare da sempre sui suoi protagonisti (insegnanti, dirigenti, studenti, famiglie, comunità attorno alla scuola, sindacati, forze politiche…) che riescono ancora e sempre a trovare passione nel fare (espe-rienze in classe ecc.), ma anche nel pensare, nel fare il punto e nel prospettare soluzioni innovative.Un segnale in questo senso molto positivo è giunto nei giorni scorsi (15/16 ottobre 2010) da Coma-no, dove tutti i dirigenti scolastici riuniti per due giorni, anche in lavori di gruppo, hanno messo da parte “il fare” ed hanno ritrovato il gusto anche per la dimensione del “pensare”. Servono sempre più momenti, stimoli e occasioni a tutti i protagonisti per “pensare e ripensare” la scuola trentina per poi prendere e verificare le decisioni prese. Se vogliamo che quel “cantiere aperto” non diventi davvero una litania… rituale e inconcludente. I materiali di Comano presto saranno tutti su “vivoscuola”.

Mario Caroli

Sia l’anno scolastico 2009/2010, che s’è chiuso da alcuni mesi, sia quello nuovo 2010/2011, che si è aperto da circa due mesi, sono stati accompagnati da un leit motiv da parte dell’Amministra-zione e da parte dei responsabili politici dell’istruzione e formazione: il mondo della scuola è un “cantiere aperto”: piani di studio, riordino secondo ciclo ecc…È davvero così? E cosa bolle in pentola, dietro questo richiamo?

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PROVINCIA

delibere

Nella seduta dell’1 ottobre 2010 la Giunta ha ap-provato la delibera proposta dall’assessore Marta Dalmaso, contenente il Regolamento sulla va-lutazione periodica e annuale degli apprendi-menti e della capacità relazionale degli studen-ti del primo e secondo ciclo e, per la prima volta, una disciplina organica dei passaggi tra percor-si diversi del secondo ciclo.La delibera nella versione integrale con il relati-vo allegato si può consultare e scaricare dal portale della scuola trentina www.vivoscuola.it; qui ripor-tiamo il comunicato in sintesi.

VALUTARENuove regole per gli studenti

Il Regolamento

Il Regolamento approvato dalla Giunta provinciale disciplina la valutazione degli apprendimenti e del-la capacità relazionale degli studenti del primo e del secondo ciclo. Il testo approvato è il risultato di un approfondito confronto con il mondo della scuola e in particolare attraverso i suoi organismi istituziona-li (Consiglio delle autonomie scolastiche e formative e Consiglio del sistema educativo provinciale).In materia di valutazione degli studenti il nuovo rego-lamento conferma alcune scelte qualificanti in coeren-za con la normativa provinciale precedente: la valuta-zione per giudizi e non coi numeri nel primo ciclo, la separazione tra valutazione degli apprendimenti e va-lutazione della capacità relazionale (condotta), la di-sciplina delle carenze nel secondo ciclo (recupero de-biti formativi e non esame di riparazione) nonché i criteri per l’ammissione alla classe successiva e agli esa-mi di stato.Vi sono, però, anche importanti novità.

Primo e secondo ciclo

In relazione al primo ciclo: nei primi due bienni la valutazione avverrà per aree di apprendimento per passare gradualmente a quella per discipline. E’ inol-tre previsto un raccordo più forte con la programma-zione didattica biennale che consente tempi maggiori per consolidare gli apprendimenti.Per il secondo ciclo le novità fondamentali riguarda-no la valutazione della capacità relazionale e una più

chiara definizione della disciplina delle carenze forma-tive. Al fine di dare il giusto peso anche alla capacità rela-zionale degli studenti trentini e per non penalizzarli rispetto a quelli del resto d’Italia, nel triennio termi-nale, il voto relativo alla “condotta” verrà considera-to ai fini del calcolo della media per l’attribuzione del credito scolastico; permane il principio che una in-sufficienza nella “condotta” non pregiudica, da sola, l’ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato.

Debiti formativi e passaggi di indirizzo

Per quanto attiene alle carenzeformative è conferma-ta la scelta dell’accompagnamento da parte della scuo-la attraverso i corsi di recupero ma lecarenzeel’esitodelle relative verifiche saranno riportati in pagella per assicurare una maggiore trasparenza e perché il con-siglio di classe ne possa tener conto in sede di valuta-zione annuale.Un’altra importante novità del Regolamento riguar-da i passaggi tra percorsi diversi del secondo ciclo. La precedente disciplina in materia, vecchia di dieci anni, era lacunosa e dava luogo in fase di attuazione a comportamenti anche molto diversificati. La nuo-va disciplina stabilisce regolecerte, fortemente auspi-cate dalle istituzioni scolastiche, in ordine ai tempi, alle procedure e alle modalità di accompagnamen-to degli studenti responsabilizzando tutti i sogget-ti coinvolti.Il tema dei passaggi rappresenta uno snodo strategico nel nuovo ordinamento del secondo ciclo in quanto si prefigge di dare unarispostaorganicaalproblemacro-nicodelladispersionescolastica che, benché inferiore al resto d’Italia, va comunque combattuta. In questa prospettiva il primo biennio del secondo ci-clo, nel quale si assolve l’obbligo di istruzione, assume-rà una valenza fortemente orientativa con l’obiettivo di aiutare i giovani a scegliere il percorso più consono alle loro attitudini e ai loro interessi.L’applicazione delle nuove regole, comunque, e “l’im-patto nelle scuole” di tale regolamentazione sarà og-getto di attenta analisi da parte della struttura provin-ciale competente in materia di istruzione e formazione professionale”, considerato che il regolamento sulla valutazione degli studenti, pur mantenendo una im-postazione di continuità con la precedente disciplina provinciale ha introdotto dei correttivi. (m.c.)

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delibere

Il Dipartimento Istruzione della Provincia, in ac-cordo con il Nucleo di valutazione della dirigenza scolastica, ha modificato i criteri generali di valu-tazione dei dirigenti della scuola adottati nell’ago-sto 2006 che saranno applicati a decorrere dall’an-no scolastico 2010-11. Lo scopo della modifica è stato di tener conto nella valutazione non solo dei risultati raggiunti ma anche della situazione inizia-le e della qualità dei processi e dei comportamenti organizzativi messi in atto dal dirigente scolastico nel contesto in cui è chiamato ad operare. I nuo-vi criteri sono stati approvati con la delibera della Giunta provinciale dell’8 ottobre 2010. A parte questa breve sintesi, la delibera nella ver-sione integrale con il relativo allegato si può con-sultare e scaricare dal porrtale della scuola trentina www.vivoscuola.it.

VALUTARENuovi criteri per i dirigenti

Gli obiettivi della valutazione

La valutazione dei Dirigenti scolastici fa parte del siste-ma complessivo della valutazione della scuola trentina già in atto con sue modalità diffuse e codificate come autovalutazione di istituto, valutazione esterna, sommi-nistrazione delle prove provinciali, nazionali e interna-zionali per la rilevazione degli apprendimenti ed è uno dei passaggi obbligati per un miglioramento qualitativo.La valutazione si pone quattro obiettivi fondamentali: - aiutare gli attori ai diversi livelli dell’organizzazione a

ragionare in termini di obiettivi, risultati, dati e fatti;- alimentare la cultura della programmazione, dell’im-

piego consapevole delle risorse, della verifica conti-nua dei risultati raggiunti;

- superare la logica dell’autoreferenzialità, a favore dell’orientamento all’utente, della verifica, della pro-fessionalità riflessiva, con l’obiettivo di migliorare e innovare;

- generare tensione ideale al miglioramento continuo ed alla forza del metodo per ottenerlo.

I fattori

Dall’allegato della delibera emerge che costituiscono fattori della valutazione dei Dirigenti scolastici i ri-sultati ottenuti nella realizzazione degli obiettivi per-

seguiti, i comportamenti organizzativi (intesi come l’insieme delle competenze messe in atto nelle azioni intraprese per la realizzazione degli obiettivi, per la ge-stione finanziaria delle risorse e per il contributo for-nito al miglioramento del sistema della scuola tren-tina) e i risultati dei giudizi che esprimono i clienti interni ed esterni del servizio.Il punteggio complessivo di 500 punti, dato per cia-scun anno del biennio previsto per la valutazione dei Dirigenti scolastici, va suddiviso fra i tre fattori della valutazione citati e pertanto va destinato:- per il 40% (200 punti) alla valutazione dei risultati;- per il 40% (200 punti) alla valutazione dei compor-tamenti organizzativi;- per il 20% (100 punti) alla valutazione della qualità percepita dagli utenti del servizio.Vi sono due tipi di obiettivi i cui risultati sono ogget-to della valutazione del Dirigente scolastico: quelli che definisce il Dipartimento Istruzione da realizzare nel biennio successivo e gli obiettivi che sceglie ciascun Dirigente scolastico per risolvere le criticità che egli intende superare nel proprio Istituto o per mantenere uno standard positivo raggiunto già negli anni prece-denti o per promuovere politiche di eccellenza.

Comportamenti organizzativi e customer

Recentemente nella valutazione dei comportamenti or-ganizzativi è stato preso in considerazione l’insieme del-le competenze esercitate nelle azioni intraprese sia per la realizzazione degli obiettivi che per la gestione delle risorse finanziarie e per la partecipazione al sistema del-la scuola trentina. I risultati che il Dirigente scolastico raggiunge con i comportamenti derivanti dall’esercizio di queste competenze possono essere diversi per qualità e importanza sia a seconda del tipo di competenza eser-citata sia per la qualità dei risultati ottenuti. La valutazione dei risultati delle indagini customer sulla soddisfazione manifestata dai docenti, dagli studenti e dalle famiglie risponde sia all’esigenza di tenere conto del giudizio che sulla scuola e sull’ope-rato del Dirigente esprimono coloro che usufrui-scono del servizio da lui diretto, sia all’esigenza di prendere in considerazione nella valutazione del Di-rigente scolastico una parte molto significativa della sua attività. Essa riguarda infatti l’insieme delle atti-vità organizzative e relazionali nelle quali egli è coin-volto quotidianamente. (N.B.)

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l’accordo

Pubblichiamo qui di seguito l’accordo firmato martedì 28 settembre 2010 presso la sede dell’APRAN sul recupero legato alla scelta dell’unità di lezione di 50’, dopo il via libera dato dalla Giunta provinciale con la delibera di venerdì 17 settembre 2010 (vedi servizio su didascalie di settembre). Nel merito del testo, ri-spetto all’ipotesi del 7 settembre, a parte leggeri ritocchi formali, è stato inserito il comma 6 all’art.2 che consente di calcolare sia il “12%entroilqualeildirigentericonoscecompensisulfondodiistitutoaipropricol-laboratori”sia il “20%entroilqualel’istituzionescolasticariconoscesulfondodiistitutolespesediaccompagna-mentoaiviaggidiistruzioneeallevisiteguidate”sulla base della dotazione finanziaria del fondo di istituto riferita all’anno 2010; garantendo così alle scuole risorse certe già assegnate per l’anno in corso. Restano in-tatte le “Note a verbale” precedenti. Il testo definitivo si può anche consultare e scaricare sul portale della scuola trentina www.vivoscuola.it

RECUPERO ORA 50’Il 28 settembre firma definitiva

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Docenti del Trentino assieme ai colleghi del Ti-rolo nelle Gallerie della memoria, martedì 12 ottobre 2010, per confrontarsi anche con la sto-ria della nostra autonomia, accompagnati dal di-rettore della Fondazione Museo Storico del Trenti-no, Giuseppe Ferrandi e poi salutati dall’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dal-maso. Una conferma che quello col Tirolo non è solo il classico “gemellaggio linguistico”. Nelle Gallerie della Memoria s’è concluso l’incontro di due giorni di progettazione comune tra insegnanti del Trentino e del Tirolo, che da anni collaborano in esperienze di gemellaggio e di scuola bilingue. Per il Dipartimento, Mario Turri (referente per le lingue straniere) e Francesco Pancheri.

NELLE GALLERIENon solo scambio linguistico

Progetto bilingue

È ripartito anche per questo nuovo anno scolastico il progetto di scambio e di scuola bilingue fra Trentino e Tirolo, un percorso che ha come obiettivo priorita-rio la formazione al plurilinguismodeiragazzi e svilup-pare le competenze linguistiche in Italiano e in Tede-sco, ma cheva oltre la dimensione scolastico-didattica e coinvolge anche quella territoriale e culturale, pro-prio perché nel progetto sono coinvolti non solo i do-centi, ma anche gli alunni, i genitori, e le comunità scolastiche.

LINGUE STRANIERE

Trentino-Tirolo

In tale ottica nell’occasione dell’incontro iniziale di queste due giornate in Trentino e di quello finale a Innsbruck gli insegnanti approfondiscono sempre un tema che connota i vari territori. Dolo la giornata di lunedì 11 ottobre con relazioni e lavori di gruppo ad Alberè, la mattina del 12 i 43 insegnanti (24 del Trentino e 19 del Tirolo) con alcuni dirigenti delle due realtà, hanno avuto il loro approccio ai temi del-la memoria ed alla storia dell’autonomia trentina at-traverso una visita guidata presso le Gallerie di Piedi-castello, guidati da Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico.

Il saluto dell’assessore

A conclusione, un breve saluto ufficiale da parte dell’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, che ha rimarcato il valore del pro-getto di scambio fra comunità scolastiche del Tren-tino e del Tirolo: “Si tratta di ponti preziosi per una conoscenza reciproca, arricchiti dall’occasione impor-tante di farlo anche in un luogo, come le Gallerie del-la Memoria, momento di arricchimento e di cultura per tutti, realtà da sfruttare, da proseguire e da verifi-care nei momenti di prosecuzione”. L’assessore ha richiamato poi ognuno al contributo per costruire il proprio percorso di una pace duratura, anche riflettendo sulle vicende riproposte nei percorsi della memoria e della storia”.Da parte sua, il direttore Giuseppe Ferrandi, ha spie-gato il valore simbolico ma anche molto attuale del pannello dedicato all’autonomia trentina, “con l’aqui-la bistrattata ma che riesce comunque decollare e vola-re, anche se c’è chi l’attacca e tenta di trattenerla, pro-prio come la nostra autonomia”. Ha rivolto più volte l’invito anche agli ospiti tirole-si a tornare nelle Gallerie, non solo per visitare le mo-stre, “ma anche per usarle come luogo per organizzare momenti di confronto o per proporre iniziative anche sulla scambio scolastico in atto”. Proprio perché – ha concluso – “vogliamo che in questo luogo ci sia l’idea di comunità che si incontrano.” (m.c.)

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Trentino-Tirolo

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LA SCHEDA Il progetto:“Scambio Docenti Trentino Tirolo”

È nato nell’anno scolastico 2002/03 e quindi sia-mo ora già alla 8 edizione. Nel mese di maggio di quest’anno per rafforzarne i contenuti e per rinsaldare il progetto è stato sottoscritto un atto formale da en-trambe le parti. (MemorandumtralaProvinciaauto-nomadiTrentoedilLandTiroloperilprogettodiscam-biodocenti–S.Micheleall’Adige-22maggio2010) La possibilità di attuare questo progetto è propo-sta ogni anno scolastico e si articola essenzialmen-te in tre parti:un incontro iniziale di progettazione curato dal Trentino. I docenti Trentini e Tirolesi si trovano e dopo aver formato “le coppie” di scuole gemellate definiscono un progetto comune da sviluppare;una settimana di scambio effettivo e reciproco. Quindi una settimana durante l’anno scolastico un/una docente proveniente dalla Provincia di Trento è ospite nelle scuola gemellata tirolese e nello stes-so anno il/la docente del Land Tirolo è ospite nel-la rispettiva scuola trentina. Durante la settimana il/la docente partecipa alle attività della scuola e alle lezioni in classe tenendo delle lezioni nella propria lingua madre agli alunni.Un incontro finale di valutazione che si tiene in Tirolo ad Innsbruck, dove vengono esposti i proget-ti realizzati e nello stesso tempo vien fatta una valu-tazione complessiva dell’esperienza sviluppatasi du-rante l’anno scolastico.

I numeri

Lo scambio pone l’accento su una progettualità co-mune che coinvolge gli Istituti Comprensivi - con Scuole Primarie e Secondarie di primo grado del-la Provincia Autonoma di Trento - e le Scuole ele-mentari e medie del Tirolo. I primi anni si è partiti con la partecipazione di 20 docenti trentini, di cui 10 della Scuola Primaria (elementari) e 10 della Scuola secondaria di primo grado (medie), ed altrettanti tirolesi per i rispettivi livelli di scolarità. Questo numero è stato aumen-tato, in seguito all’accordo di cui sopra, di 4 unità per un totale di 24 docenti per ciascuna delle par-ti, suddivisi in parti uguali tra elementari e medie. Lo scopo primario è migliorare le conoscenze lin-guistiche e culturali, con un’attenzione particolare

agli aspetti della socializzazione e della costruzione di rapporti tra le comunità. La finalità dell’iniziativa si esplica, di fatto, nella promozione di interazioni tra le due realtà non solo dal punto di vista scolastico-didattico, ma anche da quello territoriale e culturale. Nel progetto, infatti, risultano coinvolti non solo i docenti, ma anche gli alunni, i genitori, e le comunità scolastiche.Ognuno per le proprie competenze ha messo in co-mune metodologie didattiche e percorsi pedagogici tesi a sviluppare le competenze linguistiche in Italia-no e in Tedesco e ad ampliare la conoscenza recipro-ca sotto molteplici aspetti.Tutti gli attori che con la loro disponibilità e pro-fessionalità, danno sostanza a questo percorso che vede nella formazione al plurilinguismo dei ragaz-zi, delle generazioni future, la possibilità sempre più concreta di una internazionalizzazione reale, di una integrazione e convivenza in una realtà sociale che è e sarà inevitabilmente sempre più multiculturale ed rispondente al principio dell’Unione europea di “unità nella diversità”. Conoscere una lingua o più lingue oltre al propria permette di rapportarsi e tra-sferire le proprie conoscenze e la propria cultura ca-pendo quella degli altri.In tale ottica nell’occasione dell’incontro iniziale in Trentino e di quello finale a Innsbruck si approfon-disce sempre un tema che connota i vari territori. Quest’anno con il supporto di Giuseppe Ferrandi direttore della Fondazione Museo storico, presso le Gallerie di Piedicastello, si è parlato di memoria e storia dell’autonomia.

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Noi bambini del plesso di Concei… La comunità c’era tutta: Alessan-dro Fedrigotti, giovane assessore all’istuzione del Comune di Ledro, assieme al sindaco Achille Brigà, l’ingegnere Antonio Lotti pro-gettista dei lavori, il parroco don Giampietro Baldo, il maresciallo dei Carabinieri Massimo Stefani, l’assessore all’edilizia pubblica del Comune di Ledro Giuliano Pelle-grini, il dirigente scolastico Mau-rizio Caproni, la maestra Elena Belotti (a nome delle altre colle-ghe e colleghi), la vicepresidente del consiglio dell’istituzione Pao-la Malcotti (a nome dei genitori) e, con loro, l’assessore Marta Dal-maso che assieme ai bambini ta-glia il nastro.Prima del taglio del nastro, però, gli alunni di classe quarta e quin-ta hanno presentato così la loro scuola:“NoibambinidelplessodiConcei,nell’occasione dell’inaugurazionedellanostrascuola,vorremmoricor-dareilpersonaggioacuièintitola-ta:OresteFerrari,poetadellanostraValle.Egli nacque a Locca il 5 maggio

DALLE SCUOLE

scuola primaria Concei – I. C. Valle di Ledro

Il nuovo anno scolastico è iniziato il 9 settembre 2010, ma alla scuola primaria di Concei (Istituto comprensivo Valle di Ledro, hanno atteso che la loro scuola fosse rimessa completamente in sesto per la cerimonia ufficiale d’inizio anno 2010/2011. In quello precedente, infatti, l’edi-ficio della scuola primaria di Concei è stata sottoposta ad interventi di ristrutturazione ed ampliamento e per tutto l’anno scolastico gli alun-ni sono stati ospitati presso l’edificio di Molina di Ledro. La mattina di martedì 21 settembre 2010 consegna simbolica dell’edificio ristruttu-rato ed ammodernato e restitutito alla comunità: amministrazione co-munale, alunni, docenti e famiglie. E c’erano proprio tutti nel piazzale della scuola con un bel sole a conforto. Ospite d’onore: l’assessore pro-vinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso.

NUOVA E “RESISTENTE”A nome Oreste Ferrari, poeta della Valle

1890emorìaBellinzonail10feb-braio1962.Fusicuramenteunpersonaggiodiri-lievonelTrentinodellaprimametàdelsecoloscorso:volontarioe,inse-guito, invalido di guerra, giornali-sta,traduttoredaltedescoedalfran-cese, poeta, uomo politico. AmicointimodiCesareBattisti.Lasuafuunavitamoltotristeesfor-tunata: ebbeanchedue lutti in fa-miglia. Queste vicende segneranno,nonpoco,icontenutidellesueopere.Ha“attraversato”dueguerre,semprelontanodallapropriaterra:volonta-rioinItaliadurantelaPrima,rifu-giatoinSvizzeranellaSeconda.Du-rante la Seconda Guerra MondialeperselamoglieMilinielafigliaAl-legra inunbombardamento vicinoaTorino.L’annosuccessivopersean-cheilfiglioMimmoinunincidenteinmontagna: cadde inunburronementresfuggivaainazistiecercavadirifugiarsiinSvizzera.Tante sono le sueopere,moltedellequalidedicateallamoglieeaifigli;altresonodedicateallasuaterrana-tìainvasaedistruttadallaguerra.LascuolaPrimariadiEnguisoèsta-tacostruitaallafinedeglianni50,inizioanni60eospitavaibambinidelletrefrazionidell’alloraComune

diConcei.Perl’epocaeragiàunaco-struzioneavveniristicaperleampiefinestre,perl’atriomoltoaccoglienteelazonaapianoterracheconsenti-vadifarericreazioneall’apertomaalcopertograziealgrandeporticato,cheinseguitovennechiuso.Intornoaglianni90siaggiunseroglialun-nidellascuoladiBezzeccae,dopolavariazionedelbacinod’utenza,an-cheibambinidiPieveeMezzolago,chefrequentavanoperseimattineeduepomeriggi.Inquestiultimiannisièmanifesta-talanecessitàdapartediinsegnan-tiegenitoridiaumentarelapropo-staformativaedaquilanascitadelprogettochevedelascuolastruttura-tacosìcom’èoggi:•Cinque classiperun totaledi78

alunni;•L’aulainsegnanti;•Unlaboratoriodiinformatica;•Duelaboratoriperattivitàartisti-

co-espressive;•Lapalestraristrutturata;•Lasalamensamoltoaccogliente.•Nell’atrioèstatorealizzatounam-

piolucernaio,chelorendeancorapiùluminoso.

Gli alunni frequentano per cin-que mattine e tre pomeriggi (duedei quali facoltativi per gli alunnidelprimociclo,mentreunosoloperglialtri).È statoattivatoun servi-ziomensapiùefficientegraziealpo-sizionamentodiuncuocipasta,chepermettedipreparareiprimisulpo-sto,mentreisecondieicontorniar-rivano ancora dalla mensa dellascuolaprimariadiMolina.È previsto il posizionamento diLIM,intantointreaule,perrende-relelezionipiùinterattiveealpas-soconledirettivedeiPianidiStu-dioProvinciali.Noncirestacheaugurareadalunni,insegnantieatuttoilpersonale,unBUONANNOSCOLASTICO!”.

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il nuovo anno 2010-2011

L’ultimo inizio nella vecchia struttura

Una decina i detenuti che si sono dichiarati disponibili a partecipa-re in modo attivo alla breve ceri-monia d’inaugurazione del nuo-vo anno 2010/2011, presso la casa circondariale di via Pilati, sia per l’attività scolastica vera e propria di alfabetizzazione degli adulti fi-nalizzata all’acquisizione della li-cenza media o di un diploma su-periore, sia per le altre e molteplici iniziative di formazione e di corsi tematici attivate o da attivare nel-la nuova sede di Spini nel corso di quest’anno.E l’auspicio di un trasferimento nel più breve tempo possibile nel-la nuova sede è stato uno dei ri-chiami costanti nella conferenza

Inaugurazione ufficiale in via Pilati, a Trento, del nuovo anno scola-stico 2010-2011, lunedì 27 settembre 2010 alla presenza dell’assesso-re Marta Dalmaso e della direttrice Antonella Forgione, con la pre-sentazione delle molte attività di formazione avviate e l’augurio di un rapido passaggio nella nuova sede di Spini di Gardolo con spazi certa-mente più dignitosi degli attuali anche per le attività scolastiche e la-boratoriali riservate ai detenuti.

CARCERIStudiare per riscattarsi

stampa tenuta dalla direttrice del carcere, Antonella Forgione (as-sieme ai rappresentanti e respon-sabili delle polizia penitenziaria ed al coordinatore degli educatori, Tommaso Amedei) ed all’assesso-re provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso (accom-pagnata dal referente per l’educa-zione degli adulti in Dipartimento istruzione, Adriano Tomasi, e dal responsabile del servizio sviluppo e innovazione, Paolo Renna). Pre-senti i dirigenti scolastici dei due istituti all’interno dei quali sono collocati i corsi per la scuola in car-cere (Agostino Toffoli dell’Istituto Comprensivo Trento 5 e Donatel-la Rauzi dell’istituto per geome-tri “A. Pozzo” di Trento) assieme ai docenti “storici” della scuola in carcere (Maria Grazia Pevarello,

Maria Luisa Rapanà, Edoardo Nicolussi, Paolo Bari).Prima dell’incontro coi detenuti in un’aula scolastica, la direttrice For-gione e l’educatore Amedei han-no illustrato ai giornalisti presen-ti il piano delle attività scolastiche e formative. “Tenere aperta questa finestra della formazione in carce-re – ha detto la direttrice Antonel-la Forgione - vuol dire consentire ai detenuti l’incontro con il mon-do libero e quindi il contatto con modelli positivi”.Da parte sua, l’assessore Marta Dal-maso ha ricordato come l’istruzione sia alla base di qualsiasi sviluppo so-ciale e quindi di qualsiasi prospetti-va di reinserimento nella società di soggetti che in passato hanno fat-to degli errori e che ora affrontano il percorso di formazione anche in un’ottica rieducativa. La scelta di inaugurare il nuovo anno in carce-re – ha concluso l’assessore – vuol essere un segnale positivo e di fidu-cia che per tutti debba esserci sem-pre una chance”. Poi, l’impegno ad inaugurare anche il prossimo anno scolastico nella sede di Spini e nei nuovi spazi scolastici.

L’incontro coi detenuti

Nell’incontro coi detenuti, l’in-segnante Rapanà ha illustrato le principali attività in corso, poi bre-ve saluto ed augurio da parte dei dirigenti scolastici Toffoli e Rauzi e infine la parola ad alcuni detenu-ti, che hanno si sono detti convinti di quanto “la scuola sia fondamen-tale se domani vogliamo reinserirci nella società”. Scambio di auguri ancora da parte della direttrice e dell’assessore e sa-luti finali con una calorosa stretta di mano. (m.c.)

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Plurilingue

“La scuola trentina vuole punta-re sempre di più a valorizzare e dif-fondere il plurilinguismo e l’effi-cacia dell’insegnamento veicolare – ha detto l’Assessore Marta Dal-maso nel suo saluto alla scuola ladi-na - anche per il ladino, così come già avviene con il tedesco e l’ngle-se; così valorizziamo anche il patri-monio che già c’è nella nostra co-munità e in quella delle minoranze in particolare”. E sul “riconosci-mento del pluralismo linguistico a tutto tondo” ha anche insistito la Sorastant, Mirella Florian, “per-ché dobbiamo considerare le cono-scenze famigliari della propria lin-gua come un valore aggiunto e non come un ostacolo”. Concetti ripre-si anche negli interventi di Cristi-na Donei, Procuradora del Comun General de Fascia, Tullio Dellagia-coma, sindaco di Pozza. Presenti anche gli altri sindaci e assessori alla cultura della Valle, genitori, docenti e i bambini, che hanno salutato con una canzone in ladino.

Il progetto: Mea tera mie lenga

Ha un nome semplice quanto am-bizioso: “Una comunità che ap-prende”, ma si tratta del primo pro-getto pilota per una scuola con più

Presentato, il primo progetto pilota per una scuola plurilingue presso l’Istituto comprensivo di Fassa, con l’insegnamento veicolare in lin-gua ladina. Si parte con due classi della scuola primaria. La presenta-zione ufficiale il primo ottobre 2010 presso l’Aula magna della So-rastanza in via Soraperra di Pozza di Fassa. Assieme alla Sorastant, Mirella Florian, ad alunni, genitori e insegnanti, le autorità locali e l’Assessore Marta Dalmaso.

VEICOLAREEd ora il ladino nella primaria

Istituto Comprensivo Ladino Di Fassa

lingue, che prevede anche l’utiliz-zo del ladino come lingua veicola-re. Si parte con due classi di scuo-la “media”, ma l’intenzione è quella di estendere l’attenzione alle lingue straniere anche ad altre classi.Un nuovo passo avanti importan-te per la scuola e per la lingua del-le minoranze, il cui significato era già racchiusto nell’invito prepara-to dagli stessi ragazzi della scuola: due alunni nel prato fiorito con le montagne alle spalle e la scritta in ladino “Mea tera mie lenga”.Il progetto prevede di utilizzare la lingua ladina per l’insegnamento/apprendimento delle seguenti di-scipline: storia, geografia, scienze, informatica, musica, arte e imma-gine, movimento e sport, ladino per un totale di 10 interventi. Ci si avvale altresì del ladino come lingua abituale in tutti i momen-ti extradidattici (ricreazione, men-sa, spostamenti all’interno e fuori dall’edificio, ecc.).Con i bambini non ladinofoni l’insegnante introdurrà la lingua di minoranza in maniera gradua-le, ripetendo eventualmente più volte il discorso e servendosi, solo se necessario, della traduzione ita-liana. L’insegnante inviterà anche i bambini ladinofoni a insegnare e usare il ladino nell’interazione fra compagni; anche l’interazio-ne fra gli insegnanti dovrà avveni-re possibilmente in ladino. Al fine

di sensibilizzare i bambini all’im-portanza della lingua di minoran-za vengono valorizzate la diversità culturale e linguistica dei ladini e l’identità. Ogni prima classe bilingue speri-mentale è dotata settimanalmen-te di:1 insegnante di lingua italiana per 8 interventi (lingua italiana);1 insegnante di matematica per 8 interventi (lingua italiana);1 insegnante di storia, geografia, scienze, informatica, motoria, mu-sica, immagine per 8 interventi (lingua ladina);1 insegnante di lingua e cultura la-dina per 1 intervento (lingua ladi-na);1 insegnante di tedesco per 2 in-terventi (lingua italiana-ladina-te-desca);1 insegnante di religione per 2 in-terventi (lingua italiana).Dietro e accanto alle insegnanti, il supporto di:- l’OLFED- l’Istitut Cultural Ladin- il C11- Ofize per i Servijes Lin-

guistics e Culturèi - esperti esterni: Fabio Caon, Uni-

versità “Ca’ Foscari” di Venezia; Barbara D’Annunzio, Università “Ca’ Foscari” di Venezia; Barbara Gramegna, Università Ca’ Fosca-ri di Venezia.

Naturalmente l’intero Progetto di sperimentazione viene monitora-to, fase per fase, attraverso la som-ministrazione ai bambini di test specifici per verificarne gli appren-dimenti.

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SCUOLE DELL’INFANZIA

Canazei

ElZeberchie! Curiosità, interesse, immaginazione e anche un po’ di ti-more sono scaturiti da questo personaggio. El Zeberchie o “pìcolomdelbosch” (piccolo ometto del bosco), è il personaggio che ha accom-pagnato i bambini della scuola dell’infanzia di Canazei, che si trova in Val di Fassa e dove la lingua del luogo è il ladino, nell’anno scola-stico 2008-09 nei giorni in cui la vita scolastica e le attività si svolgo-no in lingua ladina. Il bambino che vive in questa realtà è quindi fin dalla nascita a contatto con due lingue, italiano e ladino, appunto, ed ha la capacità di acquisirle entrambe in modo automatico. Sì, perché la scuola dell’infanzia di Canazei è una scuola bilingue, bilingue a settimane alterne: infatti si parla una settimana ladino e una settima-na in italiano.

SCUOLA BILINGUE Italiano e ladino a settimane alterne

Un progetto per due lingue

Questo progetto, che ha visto coin-volto tutti i bambini della scuola, è nato proprio per invogliare i bam-bini ad esprimersi con naturalezza in ladino, attraverso un personag-gio della cultura locale, el Zeber-chie, che con i suoi interventi “da lontano” ha sostenuto lo sviluppo relazionale, linguistico e cogniti-vo del bambino nell’arco di tutto l’anno scolastico. Tutte le lettere, le attività e le conversazioni, infat-ti, sono state condotte in lingua la-dina e anche i bambini che hanno genitori non ladinofoni sono stati attratti e incuriositi da questa lin-gua, riuscendo a comprenderla e ad avvicinarla con facilità. I bam-bini sono stati da subito interessa-ti alle attività, divenendone prota-gonisti attivi con l’opportunità di intraprendere una corrisponden-za, di mandare dei disegni al loro amico Zeberchie. Ciò li ha solleci-tati a raccontare anche a casa quel-lo che si stava facendo a scuola e in alcuni casi a coinvolgere i fratel-li più grandi o i genitori per farsi aiutare a preparare un disegno per il loro amico Zeberchie. Ancora

oggi, a quasi un anno di distanza, attribuiscono al loro amico Zeber-chie avvenimenti a cui non sanno dare una spiegazione logica, “Fosc l’é stat l Zeberchie!” (Forse è stato il Zeberchie).

La curiosità per il personaggio

In seguito al ritrovamento di un “ciapel” (cappello), una “centa” (cin-tura) e “de n pé de ciuzé da mont”

(un paio di scarponi), i bambini hanno cercato di ricostruire l’identi-kit di questo personaggio attraverso una serie di domande poste dalle in-segnanti e la successiva formulazione di ipotesi. “Di sicuro qualcuno sarà entrato nella nostra scuola e avrà di-menticato i suoi vestiti, ma come avrà fatto se era tutto chiuso?” “Fosc l’arà fat n gran bus!” (Forse avrà fat-to un grande buco) dice un bambi-no, “N bus desche na talpina!” (Un buco come una talpa) dice un altro, “Fosc l’à tout la chief e l’é vegnù ite!” (Forse ha preso la chiave ed è entra-to) gli fa eco un terzo. Iniziamo così per curiosità una corrispondenza fra noi bambini della “scolina de Cia-nacei” (scuola dell’infanzia di Ca-nazei) e questo personaggio, che alla fine scopriamo essere “el Zeberchie”. Indossando i suoi indumenti, ci di-vertiamo a travestirci tutti da Zeber-chie.

La lettere di Zeberchie

“Stae te n cougol sun Soracrepa, tel bosch, soravia n pisciadoi e son solarin!” (Abito in una grotta a So-racrepa, nel bosco, sopra una ca-scata e non sono sposato), “Mia csa l’é n cougol te na crepa, la é fata de sas, tera, mauta e l’à n muie de bujes, che cosita posse cuchèr fora e varder stroz”! (La mia casa è una grotta nella roccia, è fatta di sasso, terra e fango, ha molti bu-chi così posso sbirciare e guardare in giro)... Attraverso un continuo scambio di lettere el Zeberchie rac-conta di sé e dell’ambiente in cui vive. E noi fantastichiamo, discu-tiamo su di lui per arrivare infine alla decisione di provare a costruire il suo “cougol”, la sua abitazione. E via allora a diventare tutti architet-ti prima e costruttori poi. È dive-nuta necessaria così la mediazione e la condivisione di idee fra tutti i bambini che avevano progettato la casa, per poter arrivare ad un pro-

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Canazei

getto comune che raccogliesse tut-te le indicazioni dateci dal Zeber-chie e le idee di ognuno di noi. I bambini sono invitati a pensare a quali materiali si possono utilizza-re per la costruzione e si decide per l’utilizzo di grandi cartoni, giorna-li, polistirolo, tanta colla e colore i bambini hanno visto realizzarsi un poco alla volta la casa del loro ami-co nel salone della scuola.

Il pupazzo e la ricerca della grotta

L’interesse per questo personaggio è andato via via aumentando, tanto che sono nate nei bambini la voglia di realizzare un Zeberchie da met-tere nel salone vicino alla sua casa. In una lettera el Zeberchie ci scri-ve qualcosa di sé: “Mia bèrba é grija e mingol lengia, mie venter é gros, perché me pièsc n muie magnèr! Mie eies é neigres desche la net…”! (La mia barba è grigia e un po’ lun-ga, la mia pancia è grossa, perché mi piace molto mangiare! I miei occhi sono neri come la notte…!). Questo lavoro viene suddiviso nel-le tre sezioni: la sala azzurra costru-isce la testa, la sala rossa il corpo e la sala gialla una roccia dove collo-carlo. A lavoro ultimato ci troviamo tutti insieme per assemblare i pez-zi del personaggio, per vestirlo con pantaloni marrone e casacca aran-cione e per collocarlo vicino alla sua

casa. Per mantenere vivo l’interesse per il progetto, per il personaggio e la lingua ladina da lui parlata, arri-va a scuola una grande mappa con disegnata la scuola dell’infanzia di Canazei, la chiesa di Gries e la ca-scata di Soracrepa. La osserviamo e notiamo diverse frecce rosse, le im-pronte di una scarpa e una scritta: “Jì dò a mia pedies e ruarede a mie cougol! …L Zeberchie!” (Seguite le mie impronte e arriverete al mio rifugio! Il Zeberchie). Ecco allora che un pomeriggio di sole, un poco emozionati e anche agitati, uscia-mo dalla scuola per cercare le frec-ce rosse. Ne troviamo subito una, poi un’altra e un’altra ancora. De-cidiamo così di seguirle finché ar-riviamo alla cascata di Soracrepa, dove troviamo una croce di colo-re rosso, proprio come era indica-to sulla mappa. “Sion proprio rué tel post giust!” (Siamo proprio ar-rivati nel posto giusto!). Lì nascosto fra i cespugli, rinveniamo un vec-chio baule, lo apriamo e scopriamo che el Zeberchie ci ha lasciato fo-gli e colori per fare la copia dal vero dell’ambiente in cui vive; troviamo inoltre una grande chiave, la chiave della sua casa, che ci chiede di con-servare fino al suo ritorno dal mare.

L’incontro tanto sperato

Ritorniamo a scuola un po’ delu-si per non aver incontrato il nostro

amico Zeberchie e un po’ eccitati all’idea che forse un giorno verrà a trovarci, perché ci ha scritto che in estate sarebbe ritornato a riprender-si la chiave di casa. La conserviamo a scuola anche nel mese di giugno, quando tutti noi siamo in vacanza, perché la scuola dell’infanzia di Ca-nazei osserva il calendario turisti-co: chiusura giugno e settembre e apertura nei mesi di luglio ed ago-sto. Al ritorno dalle vacanze l’inte-resse dei bambini per questo perso-naggio non è per niente diminuito, anzi, molti di loro gli hanno anche scritto una cartolina dai loro luoghi di vacanza. E finalmente la tanto at-tesa lettera in cui el Zeberchie ci an-nuncia il suo arrivo a scuola in un caldo pomeriggio d’estate. Ci or-ganizziamo così nel giardino del-la scuola, seduti in cerchio, ansio-si di conoscerlo, ma anche un po’ impauriti al vedere dal vivo questo personaggio tanto immaginato e amato, che ci ha accompagnato du-rante tutto il corso dell’anno scola-stico. El Zeberchie è quasi come ce lo eravamo immaginato, un po’ più alto forse, ma con una folta barba, un cappello, la camicia e i pantaloni di chi vive in montagna e la pancia grossa proprio come ci aveva scrit-to in una delle sue lettere. All’inizio nei bambini è prevalsa la timidezza, ma poi anche i più timorosi si sono lanciati in una conversazione fat-ta di domande e risposte in lingua ladina, “Zacan ties ruà!” ha detto qualcuno (finalmente sei arrivato). La festa è proseguita con dei giochi e con un regalo di El Zeberchie ad ogni bambino: una medaglia di le-gno realizzata con le sue mani. Alla fine riconsegniamo al nostro amico le sue chiavi di casa e lo salutiamo, sperando di incontrarlo presto nel nostro girovagare nei boschi di Ca-nazei.

Anna Groff e Veronica Soraperra Insegnantiscuoladell’infanzia

provincialeCanazei

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nidi

Genitori e educatrici si incontrano un “pomeriggio al nido per un caffè insieme…” È un’esperienza di incontro fra genitori di prove-nienze diverse all’interno dei nidi d’infanzia della città. L’iniziativa ha preso avvio quest’anno in forma sperimentale e ha coinvolto in que-sta prima fase i nidi “Aquilone” di Gardolo e “Torrione” di Tren-to città, essendo queste le strutture con la maggior presenza di fami-glie di varie nazionalità. La proposta fa parte del più ampio “Progetto Intercultura - moduli di supporto all’educazione interculturale” pro-mosso dall’Ufficio di coordinamento pedagogico generale della Pro-vincia di Trento, nato con l’intento di accompagnare l’inserimento dei bambini stranieri nel nuovo contesto educativo.

INTERCULTURA Un pomeriggio e un caffè insieme…

Un caffè per conoscersi

Il progetto si compone di 4 modu-li – progettuale, consulenziale, di mediazione, di valorizzazione del dialogo interculturale – e già da al-cuni anni fa parte della progettazio-ne, educativa e didattica delle scuo-le dell’infanzia. L’idea di estenderla con il “pomeriggio al nido” è ma-turata durante un percorso di “con-sulenza” condotto da un mediato-re interculturale con le educatrici. Queste ultime, infatti, dopo aver ap-profondito con l’esperta il significa-to di accoglienza di bambini e fami-glie migranti, hanno voluto mettersi direttamente in situazione promuo-vendo l’occasione per conoscere me-glio gli stili educativi, le pratiche di cura del bambino e le abitudini fra i genitori di cultura diversa. Qua-

le occasione migliore quindi di cre-are all’interno del nido d’infanzia, un momento e uno spazio informa-le, ma nello stesso tempo intimo e familiare, in cui “raccontarsi” e met-tere a confronto esperienze diverse? Da qui l’avvio della sperimentazio-ne e dell’attivazione del “modulo di mediazione” alla presenza di un me-diatore interculturale nel ruolo di fa-cilitatore esperto.

L’idea delle educatrici

I due gruppi di lavoro dei nidi han-no progettato l’incontro con le fa-miglie in modo diverso, evitando una standardizzazione dell’espe-rienza, ma facendo leva sulla speci-fica storia e peculiarità del proprio nido.“Un nido di mille colori” è stata l’iniziativa promossa dal nido “Aquilone” che ha visto coinvolti i genitori di tutte le sezioni. Dopo le consuete presentazioni, ognu-no ha partecipato leggendo o can-tando una filastrocca nella propria lingua madre, lasciando agli altri presenti la possibilità di indovina-re la provenienza. Non è mancata una filastrocca in dialetto trentino, dalla voce della coordinatrice del nido. “Una finestra sul mondo”, l’iniziativa del nido “Torrione”, è stata invece rivolta ai genitori del-

la sezione dei piccoli. Le numero-se canzoncine, filastrocche, ninna-nanne tipiche dei Paesi presenti, hanno fatto da sfondo a un inten-so dialogo fra i genitori.

Fondamentale il mediatore

In entrambe le situazioni era pre-sente un mediatore, che ha aperto il momento di confronto partendo dalla comune esperienza dell’inseri-mento del bambino al nido e ha fa-vorito una circolarità della comuni-cazione permettendo ad ognuno di esprimersi nei tempi e nelle moda-lità proprie. Queste esperienze sono state molto positive e hanno cen-trato l’obiettivo di stimolare la co-noscenza. Per le educatrici, è stata l’occasione di mettersi in gioco spe-rimentando nuove modalità di re-lazione e di incontro con la fami-glia, meno formali e didattiche, ma basate più sulla condivisione e par-tecipazione ad un percorso di vita, oltre che di sentirsi riconosciute e valorizzate dai genitori nel loro im-portante ruolo educativo.

E poi, a fine anno...

L’apprezzamento delle famiglie nel nido “Aquilone” di Gardolo ha preso forma nella tradizionale “fe-sta d’estate” in cui i genitori parte-cipano sia nella scelta del tema che nell’allestimento, che quest’anno ha avuto uno sfondo intercultura-le. Per tutti i bambini sono state realizzate una maglietta con raffi-gurata la parola “CIAO” tradotta in tutte le lingue “parlate al nido” e una raccolta di filastrocche e ninne nanne tipiche dei Paesi di origine. I genitori hanno poi chiuso la fe-sta rappresentando teatralmente la canzone “La mucca tibetana”.

Monica DalbonUfficiodicoordinamentopedagogi-

coscuoleinfanziaPAT

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Inserto a cura di: Mario CaroliInterventi di: Norma Borgogno, Mario Caroli, Adriana Giacomoni, Viviana Lupi

Ricerca e nuove tecnologie irrompono tra i banchi…

NEW MEDIA A SCUOLA

il dossier

DenTro L’argomenToil dossiernew media e generazioni:

al museo di scienze Trento in educa 2010I.C. rovereto nord

ricerca e scuola… Iprasericerca e scuola… Fbk la riflessionericerca e scuola… Fbk lo stagericerca e giovani…Fbk il premioScuola e ricerca… la proposta Iti buonarroti

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Questo dossier monografico della rivista ha come titolo “New media a scuola. Ricerca e nuove tec-nologie irrompono tra banchi…”. Il titolo può sembrare un po’ enfatico e certamente si tratta di una documentazione molto più modesta, di una sorta di collage di occasioni di confronto su temi collegati, ma cerchiamo di chiarire meglio nelle ri-ghe seguenti.

LINGUAGGINon tutti a portata di tutti…

New media a scuola…

Nel mese di settembre abbiamo partecipato ad una se-rie di iniziative che hanno tra loro un legame certo: si parla di nuovi linguaggi, nuovi strumenti, nuove tec-nologie che sono già presenti o che entrano con pre-potenza nell’azione quotidiana in classe.È evidente che quando si parla di nuovi linguaggi il pensiero corre subito alla rete, da una parte, al tele-fonino, dall’altra, ma anche alle Lavagna Interatti-ve Multimediali, per esempio, fino alle nuove forme

di espressione letteraria e creativa degli stessi ragazzi, oppure all’intreccio tra vecchie e nuove forme di co-municazione in generale, tra arte e cinema, tra carta stampata, televisione e linguaggi parlati, tra relazio-ni interpersonali e social networt… Insomma il mare magnum dei media nell’era attuale, che – lo si voglia o meno, lo si ammetta o meno – nella scuola ha già fat-to irruzione proprio perché l’ha fatta nelle case, nelle famiglie, nei luoghi di ritrovo di generazioni diverse.

Un panorama ristretto di occasioni di confronto

Come si potrà facilmente intuire, tutto questo non c’è né poteva esserci in questo dossier della rivista. Da tempo cerchiamo di far circolare esperienze scolasti-che che comunque di questo mare magnum fanno parte, continueremo a farlo ancora rispetto alle LIM, per informare sulla loro dotazione e presenza fisica nelle scuole del Trentino, ma anche per cercare di ca-pire anche meglio se e come gli insegnanti le usano e se e come ci siano delle ricadute per gli studenti in ter-mini di apprendimento e di crescita complessiva.Continueremo ad occuparci come rivista di queste te-matiche (ricordando sempre che quasi sempre saranno i diretti interessati a raccontare/ci le loro esperienze in classe e fuori), intanto abbiamo provato a mettere insie-me alcuni segnali, alcune occasioni d’incontro che ab-biamo registrato nel mese di settembre nella nostra pro-vincia (molti ad Educa 2010) e che abbiamo catalogato, forse impropriamente, sotto questo titolo perché in tut-ti c’è un focus sui temi delle nuove tecnologie a scuola, ma anche e – forse soprattutto – su un legame sinergico importante tra ricerca e scuola e viceversa. Non sempre si tratta di esperienze consolidate e sedimentate, talvolta (come nel caso della proposta che è partita dall’Istituto tecnico industriale “Buonarroti” di Trento) siamo nel-la fase della riflessione iniziale e della proposta di nuo-vi percorsi. Siamo convinti, però, che possa essere utile mettere un punto fermo su questi stimoli, non solo per le singole realtà coinvolte ma per tutta la scuola trentina.

Mario Caroli

il dossier

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NEw MEDIA E GENERAZIONI

museo tridentino scienze naturali

Il 21 settembre 2010 all’interno dello spazio riser-vato dal Museo Tridentino di Scienze Naturali ai docenti nel consueto appuntamento “3giorniperlascuola” Mauro Berti, Sovrintendente di Poli-zia della Comunicazioni di Trento, referente del progetto nazionale “Nonperderealbussola” ha te-nuto davanti ad una sala gremita una conferen-za dal titolo “LaCyber-generazione:Internet,SocialNetworkseiragazzi”. Una fotografia sulle oppor-tunità che offre il mondo virtuale, ma soprattutto sui rischi concreti dell’era digitale, considerando anche i problemi legati alla legalità e alla sicurezza delle tecnologie informatiche.

INTERNETRagazzi e cybergenerazione

Regole e protocolli

Il punto di partenza per parlare di ragazzi alle prese con le nuove tecnologie è stato il telefonino. I ragazzi, ha spiegato Berti, capiscono sempre più la tecnologia che viene fatta per lo più per loro, non per la nostra capacità di pensiero. Per la legalità il problema maggiore sono le fotografie. Ci sono regole, protocolli, disposizioni di legge per utilizzare questi mezzi in modo corretto, come la normativa sui reati informatici, la normativa ineren-te la pedofilia, quella sulla privacy e il diritto d’autore, la ministeriale Fioroni, la legislazione del Garante per la protezione dei dati personali pubblicata nel vademe-cum “La privacy tra i banchi di scuola”. È necessario che l’utilizzo, ad esempio, del telefonino negli edifici scolastici sia regolamentato affinché il comportamento diventi tale perché è così che si fa e non solo perché c’è la norma che lo vieta. Oltre la repressione di reati è ne-cessario anche prevenire e questo significa fare cultura verso la legalità. Dopo la “fotografia del presente” serve individuare una direzione da prendere, cioè fare cultu-ra ognuno nel proprio campo e nel proprio ruolo. Noi adulti dobbiamo essere sempre in allerta come educato-ri, insegnanti, dirigenti, genitori, perché il mondo del web non lo conosciamo bene; ma è pur vero che non possiamo rifiutare questa responsabilità.

Telefonini, diritto d’autore e chat

Nel dettaglio nella telefonia i pericoli possono essere di diversa natura: la non conoscenza, il cacciarsi nei guai, la spavalderia. Per far fronte a tutto ciò ci vuo-le collaborazione e sinergia senza la paura di prendere

contatti con la Polizia di Stato. Spesso i ragazzi fanno reati con le foto che scattano e che poi pubblicizzano sulla rete. Va però tenuto presente che da parte del-la Polizia di Stato, in particolare per la Polizia Postale l’aspetto repressivo serve per educare ma è fondamen-tale anche fare cultura senza reprimere. L’esempio è quello del diritto d’autore per cui non è diffuso il fat-to che le canzoni si possono comperare in internet al modico costo di 50 o 60 centesimi, che si potrebbe-ro prendere dalla paghetta settimanale. Altro esempio è il servizio chat, cioè la partecipazione alle discussio-ne dei ragazzi che utilizzano con semplicità ma di cui sono anche vittime. Perché sono particolarmente evo-luti ma sono anche ingenui!

Social network e immagini

Per fare altri esempi nell’anno 2009 l’ISTAT ha pub-blicato un rapporto per il quale su 100 ragazzi di età tra i 6 e i 9 anni, ben 30 navigano in rete da soli. Noi adulti dobbiamo aver chiaro che questi strumenti non debbono essere considerati “baby sitter”, perché se a quella età noi adulti eravamo in giro per le strade del quartiere, i bambini di oggi sono per le strade del pia-neta. Tanti sono i social network frequentati da ragaz-zini di 9 o 10 anni con migliaia di contatti. Una ra-gazzina trentina di 12 anni ha raccontato di recente di avere 1200 contatti ma di conoscerne forse 50. I profi-li con i tutti i dati personali e le foto che sono presenti nei social network sono alla portata di pedofili e del-la delinquenza comune. Quindi va bene fare il profilo ma attenzione alle foto e se pubblico le foto del mio compagno devo almeno chiederglielo! Per tutelarsi è fondamentale essere a conoscenza delle regole, ma si deve prestare attenzione all’autorizzazione ai dati sen-sibili, che possono essere venduti a società in maniera assolutamente legale. (N.B.)

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È opinione condivisa che i nuovi media hanno acquisito ormai un ruolo fondamentale perché si intrecciano tutti i giorni nella vita di ra-gazzi e bambini che ne fanno uso sia per divertimento, che per ricerca, che per condividere interessi. Diventa importante, in quest’ottica, che anche chi si occupa di crescita e di insegnamento tradizionale si inte-ressi ai nuovi media. Tutto questo ha a che fare con il futuro dei nostri sistemi di istruzione e con il cercare di capire che ruolo giocheranno le nuove tecnologie multimediali nel condividere le nostre conoscen-ze e competenze. Di tutto ciò si è parlato sabato 25 settembre a Educa assieme a Mauro Cristoforetti che è il responsabile per gli interven-ti nelle scuole di Savethechildern, a Francesca Conti e a Emanuele Dattoli dell’IstitutodegliInnocentiche hanno presentato il progetto Trool e i laboratori che fanno con le scuole, a Massimo Nicolodi di GlobalBase, azienda partner di Google Italia, che con Giuseppe Ti-ranti dell’IstitutoPaciolidiCremahanno spiegato le applicazioni di Google per le scuole, e Corrado Petrucco dell’Università di Padova.

NEW MEDIAScuole e altre voci a confronto

educa 2010

I diritti dei bambini

Il punto di partenza da cui si è par-titi lo ha presentato Mauro Cisto-foretti di Save the children, orga-nizzazione che prevalentemente fa cooperazione internazionale e la-vora in quei paesi cosiddetti in via di sviluppo per fare in modo che vengano riconosciuti i diritti fon-damentali di tutti i bambini e tutte le bambine. Anche il progetto sui nuovi media parte da un approc-cio che si basa sui diritti e per que-sto sono stati promossi program-mi di educazione allo sviluppo e il

rapporto dei minori con le nuove tecnologie. Sul sito www.easy4.it si ritrovano i contenuti che quest’as-sociazione sviluppa tra cui una guida per genitori, per insegnan-ti e una rassegna stampa fatta, cu-rata e aggiornata su queste temati-che. La domanda da cui si è partiti è stata: cosa significa avere un ap-proccio che si basa sui diritti quan-do si parla di nuove tecnologie? Quello che la convenzione sui di-ritti dell’infanzia e sull’adolescenza del 1989 ha portato come novità rispetto al pensiero precedente sui bambini e i loro diritti è il diritto alla partecipazione, cioè la possi-bilità che anche i bambini possano partecipare attivamente alla pro-pria vita e alla realtà sociale di cui fanno parte, incluso il mondo del-la scuola.

L’information literacy

Forse per la prima volta nella storia i bambini e i ragazzi hanno fatto propria una realtà, quella virtua-le, che era stata pensata inizial-

mente esclusivamente per gli adul-ti. Se si pensa a queste tecnologie e allo sviluppo dei social network, dei blog, dei forum, l’utilizzo ini-ziale aveva come fine un uso lavo-rativo. Questo significa che i bam-bini di oggi possono sperimentarsi in un ambiente come cittadini di-gitali, cominciare a fare un’espe-rienza di quello che sono i propri diritti provando a metterli in pra-tica e chiedendo che vengano an-che rispettati. Ci sono tanti con-cetti a questo proposito, ha detto Corrado Petrucco del Diparti-mento di Scienze dell’Educazione di Padova, che non vanno trascu-rati come la differenza tra l’identi-tà reale e l’identità digitale (profili su social network, blog, ecc..) che può diventare sempre più impor-tante e che si porta con sé tema-tiche come la privacy e l’informa-tion literacy, cioè il saper valutare le informazioni che si trovano in rete e saperle inserire nelle proprie strutture concettuali. Sicuramente molte sono le sfide che ci aspetta-no.

La regola deve diventare cultura

Se a dei bambini viene chiesto se sono a conoscenza dei perico-li che in cui possono incorrere stando online quasi tutti rispon-dono correttamente e conoscono

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la maggior parte delle regole che permettono di navigare in rete. Nei laboratori proposti da Savethe children però attraverso gio-chi di ruolo e simulazioni i bam-bini si mettono in gioco insie-me alle loro emozioni, andando quindi un po’ al di là del livello razionale che hanno immagazzi-nato su sollecitazione dei genito-ri o insegnanti. È a questo punto che la regola rischia di non esse-re applicata. Il nodo centrale edu-cativo è fare a capire ai bambini che possono conoscere la regola ma devono anche farla propria, esserne consapevoli. Il passo suc-cessivo che si tenta di fare è quel-lo di collegare tutti questi aspet-ti ai diritti che sono loro propri e quelli altrui. È importante ri-spettare l’altro anche attraverso le nuove tecnologie quindi educare ai nuovi media sicuramente può diventare anche una palestra che permette ai ragazzi di conoscere i propri diritti. In Europa siamo il paese in cui le tecnologie vengono utilizzate di meno a scuola tanto che gli esperti di mediaeducation sostengono che se un viaggiatore del tempo arrivasse in Italia sareb-be spaesato in un qualunque po-sto tranne che in un’aula scolasti-ca dove c’è ancora una lavagna e ci sono dei banchi allineati. Por-

tare le tecnologie a scuola, ha sot-tolineato Cristoforetti, è quindi sicuramente un passo fondamen-tale perché fa sentire ai bambini che la scuola è più vicina alla loro realtà, a quella in cui loro si ritro-vano quotidianamente a vivere, in cui fanno esperienze.

Il progetto Trool

L’Istituto degli Innocenti ha realiz-zato il progetto Trool (www.tro-ol.it ) che parte proprio dai diritti dei bambini. Nasce principalmente dalla volontà di insegnare ai bam-bini a utilizzare la rete in sicurezza dando conoscenza e consapevolez-za, svelando i trucchi, le trappole i pericoli e al tempo stesso spiegando la responsabilità di quello che si può mettere online. Gli obiettivi princi-pali sono, ormai da tre anni, quel-lo di far fare un’esperienza pratica di uso dei nuovi media, dal punto di vista della produzione dei conte-nuti, a bambini molto piccoli, del-le scuole dell’infanzia ma anche di quelle primarie e delle medie. Ol-tre dunque alla sicurezza in rete si vuole superare il digitaldivide, cioè le disuguaglianze digitali perché, se-condo Francesca Conti, una dispa-rità di accesso porta a una disparità di cittadinanza che può avere solo

chi ha libero accesso e conoscen-za. L’attività che è nata è sia onli-ne con il portale sia nelle scuole con gli educatori dell’istituto. In due anni di progetto è stato superato il milione e 200 visitatori con più di 5000 bambini che scrivono sul por-tale. C’è anche collaborazione con gli insegnanti e tra breve partirà an-che un progetto specifico per offrire risorse didattiche.

Tante iniziative

In parallelo ci sono le attività di la-boratorio sempre con i ragazzi sia sull’utilizzo dei nuovi media sia per portare altri contenuti, quin-di scoperta del territorio, di inter-cultura, diritti ed educazione alla lettura. A questo proposito c’è un progetto con le maggiori case edi-trici che forniscono i loro libri che vengono distribuiti ai ragazzi che ne fanno le recensioni o delle ri-scritture. Da quest’anno l’Istituto degli Innocenti lavora anche con i bimbi molto piccoli con il pro-getto “Piccole storie”, si occuperà di stereotipi di genere che prove-ranno a riconoscere e a decostru-ire. Importante anche la campa-gna di sensibilizzazione sull’acqua e la collaborazione con il Corriere della Sera e con Google Italia per l’utilizzo degli strumenti dell’or-ganizzazione sulla scoperta del ter-ritorio. Sta inoltre per uscire un giornale cartaceo, un po’ il percor-so inverso che si fa di solito, scel-to per lavorare in un altro modo con i ragazzi. Dopo aver sperimen-tato la grande capacità dei giova-ni di scoprire contenuti nuovi, di serfare in rete, di navigare, si è vo-luto dimostrare quanto sono capa-ci anche di realizzare contenuti e si è creata una redazione di ragaz-zi, scelti tra quelli che scrivevano di più sul portale Trool . Magazi-ne “A tuttotrool” è il nome scelto dai ragazzi per votazione, strumen-

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to che ha l’ambizione di approfon-dire e dimostrare che la loro opi-nione è importante.

Gioco web per capire la rete

Di solito nelle scuole si inizia con il laboratorio Gioco web, han-no spiegato Emanuele Dattoli e Francesca Conti, in cui si inse-gna che cos’è la rete e come usar-la in sicurezza e con responsabilità. Questi laboratori durano due anni e sono gratuiti perché sono finan-ziati dall’Istituto degli Innocenti in collaborazione con la Regione Toscana e la Fondazione Sistema Toscana. Dopo quattro anni sono stati realizzati i laboratori non più su ma con i new media in colla-borazione con la “Bottega dei ra-gazzi”, la ludoteca dell’Istituto de-gli Innocenti dove vengono fatti i laboratori per i bambini soprattut-to sull’arte e la storia dell’arte. I ra-gazzi vengono portati dagli educa-tori all’istituto e gli si spiega come è fatto il portale con spiegazio-ne sul web, ma poi viene proposta anche una lezione di storia e sto-ria dell’arte mostrando loro la sede e invitando poi i ragazzi a riporta-re tutto sul portale Trool. L’ultimo incontro prevede che siano gli stes-si ragazzi a mostrare e a guidare i loro genitori alla scoperta dell’Isti-tuto.

Tanti laboratori per le scuole

I laboratori sono davvero molti: da Pinocchio nero sull’intercul-tura strutturato sul testo di Balia-ni che racconta di un ragazzo che vive nel mondo islamico, a quello sull’educazione alla lettura giun-to al secondo anno e che ha visto sia lavori singoli, in cui ogni ragaz-zo ha recensito un libro, ne ha fat-to l’etichetta, la quarta di copertina, ecc, sia lavori di gruppo su libri su cui sono stato fatti booktrailer (cioè un videoclip creato per pubbliciz-zare un libro) a fumetti. In prati-ca hanno sceneggiato il libro letto e con i programmi appositi lo han-no trasformato in fumetti, di cui è stata fatta una piccola pubblicazio-ne e un video. Sono stati realizzati laboratori su Diritto, nuovi media e comunicazione per i più gran-di della scuola secondaria di primo grado sugli obiettivi del millennio dell’ONU e anche in questo caso la restituzione finale è stata video: è stato creato una sorta di telegiorna-le in diverse puntate. Da quest’an-no i nuovi laboratori per i bambini di prima e seconda elementare sono stati attivati offline, per via della difficoltà nella scrittura. A gennaio partirà Pink and Blue Project de-dicato agli stereotipi di genere e un altro sulla realizzazione della cam-pagna di sensibilizzazione sull’ac-qua. Sono previsti anche interventi

con gli insegnanti perché diventino autonomi per la didattica e labora-tori con i genitori, che sono spes-so i meno informati. In questo mo-mento c’è in atto un protocollo con il Ministero Pubblica Istruzione per far diventare Trool la piattaforma che le classi 2.0 possono utilizzare per i loro progetti senza sviluppare nuovi ambienti.

I prodotti gratuiti di Google

Realizzare progetti e laboratori tra-mite i new media prevede che si utilizzino strumenti e prodotti tec-nologici adatti al mondo dell’educa-tion. Massimo Nicolodi, di Global Base si occupa non solo di Goo-gle ma dell’informazione di questi mezzi per un uso specifico e dedi-cato alle scuole. Google è inteso di solito solo come motore di ricerca, ma in realtà ha molti altri prodot-ti, tra cui Search, Geospatial e Colla-boration. Search porta nella scuola, a fronte di informazioni, la poten-za e gli algoritmi di ricerca all’in-terno di una rete intranet, e quin-di la possibilità di ricerca sui server e file base, ma in realtà l’attenzione va rivolta a Geospatial e Collabora-tion che sono entrambi prodotti of-ferti gratuitamente alle scuole senza limiti e possono essere utilizzate da tutto l’istituto, il dipartimento o la facoltà tramite Google Ups. I pro-dotti che sono offerti sono la posta elettronica gmail, calendar, Googletool, e tanti altri, tutti prodotti gra-tis e totalmente gestiti. Ci sono poi Google docs utilizzabile sia per docu-menti word che fogli di calcolo, siteper costruire dei mini siti sia interni che pubblici su argomenti o tema-tiche specifiche, Google video mol-to interessante perché permette di evitare l’utilizzo di Youtube e per-ché si utilizza un sistema di broa-dcasting all’interno della rete di Go-ogle, nel nostro spazio cosiddetto di

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nuvola, e GoogleGroups interessan-te per temi trasversali per più classi. A tutto questo sono applicati siste-mi di sicurezza estremamente po-tenti come antispam e antivirus.

Non solo geografia

C’è già in atto qui in Trentino un progetto con l’IPRASE, iniziato utilizzando il programma Geospa-tial e usufruendo di GPS e siste-mi cartografici da riportare succes-sivamente, che si chiama “Esplora e racconta” , in cui i ragazzi vanno a esplorare il territorio e lo racconta-no poi nei documenti prodotti da loro. C’è infine GoogleEarth che ha come novità la costruzione in 3D, da parte degli studenti, della loro città o nella ricostruzione di monu-menti della stessa con SketchUp e l’utilizzo delle mappe. Pochi sono a conoscenza del fatto che c’è la pos-sibilità di avere oltre alle dimen-sioni spaziali, cioè la latitudine, la longitudine e l’altimetria, anche la dimensione temporale utile per ar-gomenti relativi alle lettere e alla storia. L’apparecchiatura richiesta, sostiene Nicolodi, non è sofisticata basta un semplice browser.

Una sperimentazione in atto…

L’intervento a questo proposito di Giuseppe Tiranti, dell’Istitu-to Tecnico “Pacioli” di Crema, ha presentato non tanto un’esperienza maturata ma una sperimentazione in atto. Per arrivare a parlare della suite di Google bisogna raccontare quello che si sta facendo complessi-vamente come sperimentazione in-novativa in questa scuola di Crema. L’istituto ha 1650 studenti ed è uno dei più importanti della provincia di Cremona con due plessi scola-stici e la novità è che da quest’an-no per le classi prime è obbliga-

torio, nella dotazione scuola, che ciascun alunno possieda un perso-nal computer. Alcuni contenuti in-fatti di alcune materie, ma con la prospettiva di ampliare a tutte, sa-ranno messi a bordo dei computer con la conseguenza che lo strumen-to didattico per tutti i 434 studen-ti delle prime sarà il PC, prevalen-temente notebook. Per fare tutto questo è importante dotarsi di una infrastruttura che ne permette la re-alizzazione e quindi, non essendo Crema cablata da fibra ottica, è sta-to creato una sorta di campus ren-dendo disponibile una rete wireless che copre tutte le aule di tutti e due i plessi scolastici. Questa è l’infra-struttura su cui le varie classi lavo-reranno con i PC, già acquistati e in fase di distribuzione non appena i colleghi avranno creato le immagi-ni su cui trasferire il sistema opera-tivo. È stato deciso di usare ubuntu una versione di linux particolar-mente adatta alla scuola, ambiente opensource, in cui verranno messi i contenuti e consegnati ai ragazzi tra una settimana.

La scuola come comunità

Ci sono due progetti principali quello dell’infrastruttura si chiama Uno per uno e quello che riguar-da i contenuti si chiama Eppur si muove e sono consultabili sul sito (www.pacioli.net). Non tutti gli in-segnanti hanno conoscenze infor-

matiche adeguate per trasformare i contenuti in una forma adatta ma molto è stato trasformato dai tec-nici ed è disponibile sia “in remo-to” che “a bordo” dei PC. La suitedi Google ha messo a disposizione grandi potenzialità in un ambien-te scolastico, ad esempio la condi-visione dei documenti è risultata particolarmente efficace così come tutte le funzioni previste dall’agen-da che offrono precisione perché è tracciabile ciò che è stato fatto ed è utile perché si evitano le incom-prensioni che hanno alla base frain-tendimenti. Cosa è stato deciso di fare? Una grande comunità la Pa-cioli.net, in cui si stanno creando caselle di posta per tutti gli alunni, gli insegnanti, il personale non do-cente che ha l’accesso a un PC. È prevista una casella di posta per tut-te le famiglie per rovesciare il con-cetto che siano i genitori a contatta-re la scuola. Al contrario è l’istituto che ha una casella per tutte le fa-miglie dei ragazzi e crea questa co-munità che ha l’ambizione sia di di-ventare il luogo su cui sviluppare i contenuti didattici che servono per portare avanti la finalità precipua dell’istituto, sia come strumento efficace di comunicazione e raffor-zamento delle interrelazioni inter-personali tra i ragazzi e tra tutti i soggetti attivi nella scuola. Per ora c’è tanto impegno ma quale sarà l’efficacia e la portata di questa no-vità sarà chiara solo in futuro.

Norma Borgogno

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Una prima iniziativa di attuazione del “Piano operativo eWelf@are e politiche per la famiglia” approvato dalla Giunta, riguarda un pro-getto per avvicinare gli anziani all’uso di Internet, con il coinvolgi-mento dell’Istituto comprensivo di Rovereto Nord. Dopo un primo incontro fra gli studenti della seconda B dell’ex “scuola media Paolo Orsi” e i responsabili informatici, l’11 ottobre 2010 sono stati gli stes-si ragazzi ad affiancare gli anziani davanti ai computer per introdurli e seguirli nei loro primi passi in Internet.

I NONNILezione di web dai ragazzi della 2B

I.C. rovereto nord - ex “scuola media P.orsi”

La piattaforma informatica Eldy

Le parti, questa volta, si sono in-vertite: sono stati dunque i ragazzi della seconda media dell’Istituto di Rovereto Nord a salire in cattedra per insegnare ai nonni come si na-viga in Internet. Venticinque anzia-ni e venticinque dodicenni, a cop-pie, uno accanto all’altro davanti allo schermo per i primi rudimenti e i primi approcci con la Rete. Se la tecnologia può dividere le genera-zioni, la scuola li può riunire in un progetto messo in campo dal Coor-dinamento politiche familiari della Provincia e organizzato con l’istitu-to comprensivo di Rovereto Nord. Sotto la supervisione dei responsa-bili di Eldy, una innovativa e ori-ginale piattaforma informatica den-tro la quale si naviga con incredibile facilità, i nonni sono stati accom-pagnati passo dopo passo. Non oc-corre essere esperti di Internet o di software. Pochi clic e si è già dentro l’innovativa piattaforma, abbatten-do tutte le barriere in modo sempli-ce e intuitivo. Il programma Eldy si trova su http://www.eldy.org ed è stato creato dall’associazione che prende lo stesso nome e promuo-ve l’inclusione sociale di persone anziane o con disabilità attraver-so questo portale, opportunamen-te studiato per le esigenze degli an-ziani.

Il programma gratuito

La schermata principale che com-pare davanti, dopo aver scarica-to gratuitamente il programma, si chiama “La piazza”, dove si trova-no sei icone: la Posta, Passeggiata in Internet, Chi sono, Chiacchie-re, la Provincia e Utili (nel quale sono raccolti foto, indirizzi e al-tro). Cliccando su una delle ico-ne, si entra dentro ogni campo. I caratteri sono grandi e visibili e la lingua è l’italiano. Consente l’uso di alcune utility studiate appo-sta per gli anziani (es: Skype, do-cumenti, foto…). E c’è pure una

chat per dialogare nella commu-nity di Eldy, dove trovare risposta alle domande di carattere tecnico, oppure solo per il piacere di dialo-gare. È semplicissimo per l’anzia-no inviare e ricevere mail. I ragaz-zi hanno imparato, con un corso accelerato, come diventare inse-gnanti e tutor del nonno e saba-to 2 ottobre 2010, presso l’Istitu-to, si è svolto il primo incontro fra gli studenti della seconda media e i responsabili di Eldy per spiega-re la nuova piattaforma informa-tica. Alla fine della mattinata poi gli stessi ragazzi si sono messi con gli anziani davanti ai computer per introdurli e seguirli nei loro primi passi in Internet. Successivamen-te i nonni potranno partecipare, se lo desiderano, a quattro lezioni, sempre con i ragazzi-tutor accan-to. Quattro pomeriggi a scuola per diventare degli abili, se non esper-ti, navigatori.

eWelf@are

il progetto è nato all’interno del “Piano operativo e politiche per la famiglia” che è il nuovo strumento

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a disposizione delle famiglie tren-tine per supportarle nel rapporto quotidiano con le nuove tecnolo-gie e sotto il profilo dei servizi ri-volti alla persona. Approvato dal-la Giunta provinciale, su proposta del presidente Lorenzo Dellai e dell’assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, fa parte dei per-corsi individuati dal “Libro Bian-co sulle politiche familiari e per la natalità” che l’esecutivo provincia-le aveva approvato nel luglio del 2009 per innovare le politiche fa-miliari e creare i presupposti per un territorio sensibile e amico del-la famiglia. Tre gli ambiti di in-tervento individuati: la riorganiz-zazione dei servizi socio-sanitari; il rapporto famiglia-lavoro con le nuove tecnologie; l’alfabetizzazio-ne digitale delle famiglie trentine.

Competenze educative e ITC

È previsto che l’alfabetizzazione di-gitale venga realizzata su tre livel-li. Il primo riguarda le competen-ze educative e ICT (Information and Communications Techno-logy). Le nuove tecnologie con-sentono di usufruire di una serie di servizi offerti sia dalla Pubblica Amministrazione, sia dalle azien-de private, ma Internet e cellulari permettono anche la possibilità di mantenere costantemente i contatti

con persone vicine o lontane. Que-sti strumenti sono molto potenti e possono essere estremamente coin-volgenti, specialmente per i bambi-ni e gli adolescenti che sono sempre più precocemente esperti nell’uti-lizzo delle nuove tecnologie, an-che se non sufficientemente matu-ri per gestire i rischi cui potrebbero andare incontro. Le nuove genera-zioni utilizzano in maniera spinta le opportunità di essere in continuo collegamento attraverso modalità e strumenti offerti dalla telefonia mobile (sms, mms) e da Internet (e-mail, chat, social network), ma la tecnologia informatica divide le generazioni.

Il gap generazionale e i rischi di internet

Sotto il profilo psicologico e socia-le, i nuovi servizi di Internet hanno un’attrattiva notevole per gli ado-lescenti, perché permettono loro di fare esperimenti che hanno a che fare con lo sviluppo della pro-pria identità e i rapporti sociali. Le nuove tecnologie pervadono la no-stra esistenza e in particolar modo quella delle nuove generazioni, ma le famiglie hanno delle gros-se difficoltà nel capire come gesti-re il rapporto dei figli con le nuo-ve tecnologie: il genitore di oggi è cresciuto con la radio e la TV e rie-sce abbastanza bene a gestire questi

strumenti, sia perché esiste ormai un’esperienza consolidata, sia per-ché nel corso degli anni sono state definiti dei precisi codici di regola-mentazione.

Studenti tutor in aula

Sotto l’effetto congiunto di un tasso di natalità ridotto e di una maggiore longevità le nostre socie-tà stanno invecchiando. Da diverse indagini statistiche emerge come il problema dell’analfabetismo digi-tale sia particolarmente diffuso tra le persone anziane. Eppure l’e-in-clusion per gli anziani significa, in primo luogo, minore solitudine ed in secondo luogo accesso a servi-zi pubblici o privati molto utili e a volte fondamentali in caso di im-pedimenti fisici. Un aspetto che può fare la differenza nel favorire o meno l’utilizzo del web da parte degli anziani è l’accessibilità; pur-troppo queste tecnologie sono stu-diate di norma solo per un’utenza giovane. Per tali motivi è prevista la diffusione di software gratuiti specifici per le esigenze degli an-ziani, che rendano l’approccio alle nuove tecnologie più “user-frien-dly”, la realizzazione di percorsi formativi, già sperimentati in altre realtà, nei quali dei ragazzi svolga-no volontariamente attività di tu-toraggio in aula e l’uso di guide semplici e facili.

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Social software e web 2.0 - Un’esperienza di interazione fra scuo-la e territorio ha dato i primi risultati grazie al contributo operativo di studenti e insegnanti della provincia di Trento attivi nella pratica di percorsi didattici che hanno avuto il carattere di supporti specifi-ci, a integrazione degli impegni scolastici curricolari; il loro valo-re è stato pienamente compreso dagli operatori coinvolti a vario titolo nell’esperienza vivamente interpretata con la produzione di solide cre-azioni, da alunni e insegnanti di IstituticomprensividiRivaeArco,diAlaeAvio,dell’AltaValsugana,dellaVallediNoneperlafasciadiistru-zionesecondariadall’Istituto“M.Martini”diMezzolombardo. Accanto alla collaborazione dell’IPRASE e dell’Università di Padova -Scienze della Formazione- che hanno voluto indagare sull’apprendimento e la possibile integrazione tra processi non formali o informali e quelli for-mali-scolastici mediati dalle nuove tecnologie web nella versione 2.0, l’impegno personale dei docenti che hanno contribuito al successo di una nuova ricerca-azione è stato riconosciuto come essenziale dai di-rigenti scolastici presenti all’incontro di giovedì 30 settembre scorso presso il palazzo dell’Istruzione di Trento.

DIDADUEZEROTecnologie e nuove ricerche-azione

Armonia di intenti e tangibili risultati

Si apre con i saluti dell’assessore all’Istruzione Marta Dalmaso l’in-contro tra referenti dei gruppi di allievi e docenti attivi nel proget-to “Didaduezero” e dirigenti de-gli Istituti Comprensivi che li han-no appoggiati, presenti anche i rappresentanti delle Istituzioni che hanno promosso l’iniziativa e i nu-merosi ospiti che presso l’aula ma-gna del Palazzo hanno potuto se-guire presentazioni e illustrazioni delle fasi cruciali di un’esperien-za emozionante per tutti i princi-pali attori che ha condotto ad esi-ti di una concretezza non soltanto didattica sorprendente: la giovane età dei ricercatori con le sue pecu-liarità, i caratteri tecnici delle disci-pline informatiche e quelli specifici dell’ambito storico e archeologico, antropologico e letterario, scienti-fico e naturalistico indagati, sono stati armonizzati dalla volontà di perseguire obiettivi individuati e

RICERCA E SCUOLA

iprase

dichiarati con chiarezza nei piani programmatici. Il concorso appas-sionato dei protagonisti nei pro-getti di respiro multidisciplina-re e l’utilizzo di mezzi web 2.0 di cui si sono avvalsi, hanno garanti-to la realizzazione di importanti ri-sultati pedagogici; ma consultando Google o Wikipedia, attraverso la

rete è possibile gustarne gli aspetti tecnici oltre allo spessore culturale, apprezzabili per la loro indiscutibi-le utilità non soltanto locale: sono quelli raggiunti con il progetto “Didaduezero” utilizzando oltre a quelli più consueti, i mezzi infor-matici di più recente generazione.

Scuola e territorio lavorano insieme

Francesco Bailo per IPRASE ha introdotto l’incontro coordinato da Fabrizio Personeni del Diparti-mento di Scienze dell’Educazione di Padova e concluso da Italo Del-la Noce direttore dell’Ufficio con-trollo tecnico, gestionale e di pro-grammazione del SIEP - P.A.T. La partecipazione del delegato di Go-ogle Earth Italia, accanto alle testi-monianze dei numerosi docenti e dei dirigenti scolastici intervenu-ti, ha avuto come effetto quello di evidenziare la collocazione strategi-ca dell’esperienza effettuata nel più ampio programma educativo che tra gli scopi primari riconosce in quello che riguarda una formazio-ne evoluta di alunni e docenti all’al-tezza delle opportunità offerte dai tempi che corrono e indotte dal ra-pido transito verso forme nuove di comunicazione e trasmissio-ne delle conoscenze; una priorità irrinunciabile come aveva sottoli-neato poco prima anche l’assesso-

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re all’Istruzione Dalmaso, capace di mettere in strettissima relazione si-nergica i saperi, di coinvolgere nelle azioni di ricerca praticate in ambi-to locale molte figure professionali e di realizzare connessioni di respi-ro globale in ambienti web.

Territorio – ambiente; cultura materiale e spi-rituale

Una rassegna di immagini ha do-cumentato le fasi di accostamento al progetto e illustrato quelle ope-rative, non prive di aspetti umani che l’anno resa ancor più ricca dal punto di vista delle competenze re-lazionali maturate in corso d’opera. Allo scopo di valorizzare, sottoline-andone gli aspetti più interessanti e divulgandone i caratteri più sug-gestivi o le curiosità, le più antiche conoscenze e le più recenti infor-mazioni in merito a specifici aspet-ti del territorio, sono state rileva-te, evidenziate e presentate anche grazie a supporter locali. Alle radi-ci storiche e agli stretti legami de-gli ambienti biologici studiati con la spiritualità e la cultura materiale delle loro genti, quelle che in pas-sato li hanno abitati e quelle che tuttora con essi interagiscono sfrut-tandone risorse naturali ed eredità culturali, si può accedere ora grazie al lavoro di chi alla rete ha trasmes-so i dati emersi da una ricca azione di ricerca.

Quattro moduli legati a specifici software

Anticipando le presentazioni trat-tate con dovizia di particolari tec-nici da parte di protagonisti del progetto “Didaduezero” nel cor-so dell’incontro, Francesco Bai-lo aveva fornito in estrema sinte-si qualche dettaglio interessante in un documento IPRASE relativo al progetto: “La fase iniziale (2008-2009) si è articolata in quattro moduli legati a specifici software. Al termine dell’attività formativa gli insegnanti hanno elaborato un progetto didattico all’interno degli obiettivi di ciascun modulo; han-no trasferito nel corso dell’anno ai loro alunni le competenze appre-se e hanno cominciato a ragionare all’interno di una logica di relazio-ne con il territorio”.

Siti web da visitare

Quelli che Iprase ha presentato con il contributo di immagini che ne documentano le fasi sono i ri-sultati delle attività di program-mazione, ricerca, selezione ed ela-borazione di dati cha hanno avuto bisogno di passione tenace, con-divisione critica e partecipazione tecnica; ora possono essere rintrac-ciati da chi visiterà i siti web de-dicati agli archivi fotografici e ai testi curati dai protagonisti della ricca esperienza. Ancora Franesco Bailo: - La partecipazione al pri-mo modulo, “Costruire conoscen-za collaborativa nel territorio e nel-la comunità” da parte dell’Istituto Comprensivo Bassa Val di Sole ha portato alla realizzazione di una voce su Wikipedia relativa al “Museo della Civiltà Solandra” e all’apertura di un gruppo su Flickrchiamato “civiltàsolandra.web”. Medesimo lavoro di raccolta di in-formazioni e caricamento su Flickrdi fotografie originali hanno com-

piuto gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Cles che guida-ti dal loro insegnante hanno arric-chito la voce in Wikipedia relativa al loro paese. Per il secondo mo-dulo “Costruire comunità di lettu-ra orientate al territorio”, i ragazzi della scuola primaria di Ala in col-laborazione con i loro coetanei di Avio studenti dell’Istituto Com-prensivo e con i responsabili del-la biblioteca comunale dei due pa-esi, hanno aperto un bloge creato un’apposita libreria su aNobii per raccogliere e pubblicare i loro lavo-ri. L’Istituto Comprensivo Riva 2 ha aderito al terzo modulo “Con-dividere risorse geolocalizzate nel territorio” realizzando una map-patura della zona con gli strumen-ti di geo-localizazione(GPS), cari-candola successivamente su GoogleEarth con il titolo “Conoscenza di un Territorio vicino alla Scuo-la: Albola e Alboletta”. Al quar-to modulo “Creare e condividere mappe interculturali del territorio” ha aderito l’Istituto Comprensi-vo Centro Valsugana che ha rea-lizzato un progetto condiviso con una scuola gemellata di Praga in-titolato “Stranieri da sempre”; un social network e un blog gesti-to collaborativamente con gli stu-denti praghesi, all’interno del qua-le è stata caricata la mappatura del viaggio d’istruzione, sono sta-ti aperti sulla piattaforma Ning. - Tutti da visitare.

Adriana Giacomoni

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Fbk la riflessione

24 settembre 2010: nel seminario introdotto da Micaela Vettori della Fondazione Bruno Kessler si è tentato di capire appieno il si-gnificato di fare ricerca e della valenza che essa può contribuire a dare nel rapporto tra le generazioni. “Si tratta - ha spiegato Bruno capri-le della FBK- di vivere un’avventura qualificata, una vera e propria immersione perché la ricerca è come l’apprendimento di una lingua: non basta farsela raccontare, bisogna praticarla, mettersi in gioco in prima persona, nel confronto con ricercatori adulti e con la comunità dei pari”. Due le esperienze presentate: il progetto Webvalley curato da cesare furlanello della FBK che ha come protagonisti i ragaz-zi e il progetto Netcarity presentato da francesca gennai dell’Isti-tuto Regionale di Studi e Ricerca Sociale che ha avuto come prota-gonisti gli anziani.

INNOVAZIONE L’incontro in Educa 2010

FBK e il contributo per le nuove generazioni Gli obiettivi che oggi si propone FBK, ha spiegato Micaela Vettori, sono organizzati secondo tre aspet-ti principali ovvero ScientificExel-lence, termine che indica la ricerca di eccellenza competitiva sul piano internazionale; Networked Innova-tion, ovvero lo sforzo di promuove-re la cultura dell’innovazione coin-volgendo tutti gli attori per favorire la crescita della comunità trentina; Pratical Impact, cioè il persegui-mento dei risultati applicativi in aree selezionate di valenza strate-gica per il territorio. La fondazio-ne ha dato un grande contributo alle nuove generazioni già a parti-re dall’anno 2002, in cui c’era sta-to il primo avvio nel quarantenna-le dell’Istituto Trentino di Cultura, nato da un’intuizione di Bruno Kessler (fondatore anche dell’Uni-versità di Trento), e il trentenna-le della stessa Università di Trento. All’epoca erano sospese le visite in-terne all’Istituto e le iniziative con-giunte con la scuola come docen-ze e consulenze erano delegate ai singoli. Nel 2005 c’è stata la ripre-

sa di una policy di avvicinamento al mondo dei giovani e della scuo-la intesa come iniziativa dal punto di vista istituzionale per culminare nel 2008, anno in cui si è ritenuto necessario assegnare a FBK un ruo-lo specifico e originale. È stata ef-fettuata dunque una presentazione “aperta” in Fondazione con incon-tri con i Board dei Centri di Ricer-ca Scientifica e Tecnologica Mate-riali & Microsistemi e Tecnologie dell’Informazione. Con il bien-nio 2008/2010 è entrata a regime l’idea di parlare di ricerca come mestiere vero e proprio. L’intento è di far emergere l’impegno dei sin-goli e dei gruppi, di dare continui-tà alle relazioni con il mondo della scuola e con il territorio, organizza-re servizi e trovare risorse allo scopo

di qualificare, sostenere, documen-tare, promuovere le attività, valu-tare gli esiti. Infine dal 16 settem-bre 2010 è stato realizzato il bando MIUR- ERACOS.

La ricerca come mestiere

Il ricercatore Bruno Caprile ha provato a raccontare e a definire cos’è la ricerca e cosa significa es-sere ricercatore, spiegando che si impara esponendosi in prima per-sona, che la ricerca ha una dimen-sione internazionale e si confronta con la comunità dei pari, che per la sua trasmissione e per rendere credibili gli esiti si devono segui-re procedimenti molto comples-si. La pubblicazione di un artico-lo scientifico ad esempio è frutto di un lavoro lungo e non facile e consiste nel varo di altri esperti che in maniera volontaristica vagliano non solo la qualità dell’idea ma an-che se è proposta in modo adatto. Bisogna quindi essere convincenti con diversi argomenti. La scienza come partecipazione individuale la si impara, ha continuato Caprile, avvicinandosi ad essa in prima per-sona, un po’ come si impara una lingua. In altre parole la scienza e l’attività scientifica devono essere conosciute direttamente. Da qui l’importanza di lavorare con i ra-gazzi e avvicinarli nel concreto ad

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un’esperienza di questo tipo, gra-zie a progetti come WebValley, en-trando in contatto diretto con i ri-cercatori, mostrando direttamente di cosa si tratta, capendo di quan-te abilità specifiche e intensità di competenze c’è necessità.

L’esperienza con i giovani

WeBvalley: progetto fondato da Cesare Furlanello, che ha raccon-tato nel dettaglio di cosa si tratta. È la scuola estiva di FBK dedicata a divulgare la cultura della ricerca interdisciplinare. Il progetto è at-tivo dal 2001 e l’idea è quella di prendere ragazzi bravi di 18 anni, quindi frequentanti il 4° anno della scuola superiore, e ricercatori che trascorrono insieme tre settimane per svolgere attività in maniera co-operativa per piccoli gruppi in un laboratorio high- tech collocato in una località di montagna piccola e isolata. L’idea di fondo del team è quella di accettare una sfida pro-posta da un collaboratore esterno con lo scopo di eseguire progetti scientifici concordati sulle temati-che dell’ecologia, della biologia o delle scienze sociali per sviluppa-re un nuovo sistema informatico per l’analisi e la gestione web dei

dati. Il metodo è quello di entra-re subito in contatto con i giovani toccando argomenti molto vicini a loro. Gli obiettivi di base di questo si possono individuare nell’inco-raggiare studenti “in gamba” a svi-luppare intraprendenza scientifica, nell’interdisciplinarietà, nel consi-derare internet come un ambien-te dove costruire innovazione, svi-luppare capacità di lavoro in team e l’attenzione per la prototipazione veloce, usare metodi Open Source in modo avanzato ma in un am-biente informale di apprendimen-to, proporre temi di forte interes-se etico, usare dati di alta qualità ricevuti da organizzazioni scienti-fiche e pubblica amministrazione, valorizzare l’uso di formati stan-dard. “Perseguire obiettivi insieme ai ragazzi ha affermato Furlanello - ci ha fatto anche apprendere da loro: abbiamo scoperto, ad esem-pio, quanto più velocemente di noi acquisiscono nuove competen-ze e abilità e come sappiano fare più cose contemporaneamente”.

L’esperienza con gli anziani

netcarity: progetto europeo de-dicato al miglioramento della vita domestica attraverso nuove tec-nologie e svolto in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler e un gruppo di anziani di Tren-to. Fabio Pianesi, coordinatore di FBK per Netcarity e Francesca Gennai dell’ Istituto Regionale di

Studi Ricerca Sociale hanno colla-borato con lo scopo di arricchire l’ambiente domestico di strumen-ti tecnologici per fare in modo che la persona residente possa svolger-vi più efficacemente e più facil-mente le proprie attività quotidia-ne: quelle legate alla salute e alla cura della persona, ma anche quel-le relative all’intrattenimento e al mantenimento delle relazioni so-ciali. Diverse le applicazioni prati-che previste dal progetto: un siste-ma per rilevare cadute accidentali in casa, per attivare opportuni ser-vizi di soccorso, tecnologie per il monitoraggio di fughe di gas e in-trusioni a servizi avanzati di soste-gno alle capacità cognitive. I ri-cercatori della FBK, coordinati da Fabio Pianesi, hanno anche svilup-pato nuovi esempi di interazione tra persone e interfacce particolari progettate ad hoc per la popolazio-ne anziana. Valido e innovativo so-prattutto l’approccio metodologi-co che prevede il coinvolgimento degli utenti finali, spesso alla pre-senza dei famigliari, per quel che riguarda la progettazione, lo svi-luppo e la valutazione delle varie fasi dei servizi. Il “tavolino” utiliz-zato dagli anziani ha permesso loro di entrare in contatto con il mon-do esterno pur rimanendo in casa nella logica della rete che ha senso solo se dietro ad essa ci sono anche i servizi. Importante all’interno di questo progetto il tentativo di riflette-re con un’esperienza empirica su come fare ricerca con gli anziani, a livello intergenerazionale. Il pri-sma attraverso cui si guarda è la realizzazione di una cooperazio-ne tra anziani e innovazioni grazie alla presenza di un gruppo di gio-vani ricercatori, così come preve-de l’Ambient Assisted Living pro-mosso dall’Unione Europea e il locus dell’innovazione in partico-lare quella sociale. (N.B.)

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Fbk lo stage

Lunedì 20 settembre 2010, dalle 16.30 alle 18.30 nella sede FBK/Irst di Povo in Sala “Luigi Stringa” incontro di chiusura degli sta-ge estivi degli studenti degli istituti superiori del Trentino che hanno partecipato al progetto “La ricerca come mestiere/la tecnologia nei mestieri”. Esposizione del percorso e poi l’ambito attestato dello sta-ge consegnanto ad ognuno dall’Assessore Dalmaso.

RICERCANello stage diventa mestiere

Progetti ambiziosi e intensi

In aula non ci sono luminari a con-vegno o i ricercatori in assemblea, per un pomeriggio i protagoni-sti sono venti studenti assieme ad una decina di insegnanti referenti per scuola ed altrrettanti ricercato-ri della Fondazione FBK che han-no svolto il ruolo di tutor dei ragaz-zi nel periodo estivo. Qualche stage s’è prolungato oltre il previsto, tutti pare proprio che abbiamo dato risul-tati a volte decisamente eccellenti.Nelle presentazioni fatte dagli stu-denti (magari con l’angelo custo-de/tutor alle spalle o poco distante e con l’occhio vigile) non si sono frasi di rito né enfatizzazioni fuo-ri luogo: premessa, presentazione del percorso e del progetto, risulta-ti, valutazioni e ricadute. Via uno sotto l’altro.Ovviamente, trattandosi di pro-getti che prevedevano e poi hanno consentito ai ragazzi l’utilizzo vero dei laboratori e della strumentazio-ne che c’è a Povo e che solitamente viene usata dagli stessi ricercatori, alcune esposizioni avevano l’inevi-tabile handicap del linguaggio un po’ ostico per i non addetti ai lavo-ri, altri meno, altri ancora (come il progetto sull’incontro tra “tec-nologie del linguaggio umano e la lingua di internet”) sono state più accessibili, come ha rilevato anche l’Assessore provinciale all’istruzio-ne, Marta Dalmaso, nel suo breve saluto prima della consegna degli attestati. Padrona di casa, Mica-

ela Vettori, che, assieme a Bru-no Caprile ha ricordato come da qualche anno ormai la Fondazio-ne Bruno Kessler “ha sempre fat-to un po’ di intervento educativo, basandosi sul volontariato e la di-sponibilità del mondo dell’istru-zione; si sentiva la necessità di fare un passo avanti utilizzando anche numeri piccoli.” La ricerca è una dimensione della vita – è stato det-to – come la lingua: si impara pra-ticandola; e come la lingua, anche la ricerca è un sistema di segni e va imparata sul posto.” Ben ven-ga allora, Webwalley, gli stage esti-

vi ed altri progetti che si propon-gono “una divulgazione non a se stante, ma come sostegno a perso-ne che possono fare certi percorsi e sviluppare meglio i propri talenti.”L’Assessore Dalmaso, nel salutare e ricordare che “son qui per ascolta-re”, ha richiamato l’analoga iniziati-va dello scorso anno “davvero bella”; apprezzando l’attenzione dell’FBK verso la scuola: “qui si concretizza-no passi in avanti”. Ci sono nel ter-ritorio risorse preziose attorno alla scuola, tra questa l’FBK presenza importantissima, così come la ricer-ca è fondamentale per i ragazzi per maturare anche nella personalità e nella propria voglia di andare oltre.”In queste pagine, riportiamo im-magini che non hanno bisogno di commento: momento dell’esposi-zione dei risultati dello stage e la consegna degli attestati. (m.c.)

LA RICERCA COME MESTIERE Stage studenti Anno scolastico 2009 - 2010

Istituto scolastico referente scuola studente Tutor FBK

Liceo Scientifico “G. Galilei” prof. Emanuela Antolini Giuseppe Deceglia Amos Collini Dirigente prof. Flavio Dalvit Matteo Semenotti Amos Collini

Alvise Spagnolli Amos Collini Davide Kirchner Amos Collini

Liceo Scientifico “L. da Vinci” prof. Nicolino d'Alonzo Laura Viola Leandro Lorenzelli

Dirigente prof. Alberto Tomasi Irene Allegranti Leandro Lorenzelli

Daniela Michelatti Massimo Bersani

Michele Moltrer Massimo Bersani ITI "M. Buonarroti" Trento

prof. Paolo Cavagna Francesca Martinelli Tullio Toccoli CNR IFM

Dirigente prof.Paolo Dalvit Veronica Postinghel Tullio Toccoli CNR IFM

ITI “G. Marconi” di Rovereto prof. Gianfranco Festi Christian Trainotti Massimo Gottardi Dirigente prof. Maurizio Baroncini vice preside prof. Daniela Toldo Gabriele Faes Massimo Gottardi

Liceo Ginnasio "A. Rosmini" prof. Silva Filosi Emanuele Sartori Bernardo Magnini

Dirigente prof. Giovanna Sirotti Dario De Criostofaro Bernardo Magnini

Leonardo Herzog Amos Collini

Francesco Gorga Amos Collini

Istituto Liceo "Russell" Cles prof. Elisabeth George Elena Perenthaler Nadhira Laidani Dirigente prof. Franca Zappini Elisa Fezzi Nadhira Laidani

Istituto "Marie Curie" Pergine prof. Giovanni Brezzi Eleonora BUSANA Cecilia Pederzolli

Dirigente prof. Paolo Caspani Chiara CONDLER Cecilia Pederzolli

La ricerca come mestiere - Stage studenti Anno scolastico 2009-2010

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i progetti

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gli attestati

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Fbk il premio

La promessa è stata mantenuta e Filippo Miserocchi, il ragazzino di 11 anni di Riva del Garda che aveva chiesto in premio una settima-na da passare alla Fondazione Bruno Kessler, ha potuto realizzare il proprio sogno e visitare i laboratori del centro di ricerca trentino di-rettamente con gli scienziati. “E’ stato tutto bellissimo e molto inte-ressante”, ha affermato Filippo al termine dell’esperienza e ha ribadito di voler fare il ricercatore.

FILIPPO11 anni e… voglia di ricerca!

Da “La Notte dei Ricercatori”

Tutto era cominciato il 24 settem-bre durante “La Notte dei Ricer-catori”, un evento promosso dalla Commissione europea per avvicina-re le persone al mondo della scienza e organizzato a Trento dalla Fonda-zione Bruno Kessler, dall’Università degli Studi di Trento, dalla Fonda-zione Edmund Mach e dal Museo Tridentino di Scienze Naturali. Nel Palazzo della Provincia autonoma di Trento si era appena concluso un dibattito, moderato dal giornalista Luca De Biase, sulla comunicazio-ne della ricerca, al quale avevano partecipato il presidente Lorenzo Dellai e i rappresentanti delle mag-giori istituzioni di ricerca del Tren-tino. La presidente della giuria, la regista Katia Bernardi, stava pre-miando Filippo con una menzio-ne d’onore per il video realizzato nell’ambito del concorso abbinato

alla Notte dei Ricercatori, quando il ragazzino aveva esclamato: “Gra-zie, ma come premio avrei preferito un soggiorno di una settimana alla Fondazione Bruno Kessler”. Il se-gretario generale della Fondazione, Andrea Simoni, aveva quindi subi-to promesso a Filippo che il suo de-siderio sarebbe stato esaudito.

Il percorso in FBK

All’inizio di ottobre, dopo aver va-lutato le preferenze di Filippo, è stato quindi costruito un percorso di due settimane fra i laboratori del Centro Materiali e Microsistemi della FBK che ha previsto la par-tecipazione del ragazzino a giorni alterni, fra le 14.30 e le 17.00 del pomeriggio. In particolare, dopo il benvenuto da parte di Andrea Si-moni e le informazioni sulla sicu-rezza nei laboratori del responsabi-le Roberto Dalla Costa, Filippo, accompagnato dal papà Andrea Miserocchi, è stato guidato dai ri-cercatori Amos Collini, Loren-za Ferrario e Francesco Ficorel-la per la visita alla “Camera Pulita” e agli altri laboratori di Microtec-nologie (MTLab) della FBK, dove nascono ogni anno oltre un milio-ne di microchip. I ricercatori Cecilia Pederzolli, Cristina Potrich, Laura Pasquar-dini e Lorenzo Lunelli hanno il-lustrato a Filippo il laboratorio di

Scienze Biomolecolari ed Interfac-ce dove, fra microscopi e altre ap-parecchiature, il futuro ricercatore ha potuto scoprire come vengono lavorati i materiali da utilizzare in ambito medico. Con i ricercato-riDavid Stoppa e Marco De Ni-cola, Filippo ha infine esplorato i laboratori SOI (Sensori Ottici In-tegrati) per sapere come si proget-tano i microchip e i sistemi di vi-sione digitale del futuro, fra cui i componenti per le telecamere 3D. Alla fine Filippo ha potuto por-tare a casa per ricordo un piccolo pannello solare innovativo e alcu-ni esempi di circuiti elettronici e di sensori in silicio utilizzati durante l’esperienza nei laboratori.A Filippo, che nel suo video di-chiarava di voler fare il ricercatore a Trento, al termine dell’esperien-za alla FBK è stato chiesto se fosse ancora di quest’idea: “Sì, assoluta-mente”, ha risposto, “ Anzi, adesso ancora di più”. (V.L.)

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SCUOLA E RICERCA

Iti “buonarroti” Trento

La giornata di riflessione del 9 ottobre 2010 s’è chiusa con la sottoscrizione di un Protocollo d’in-tenti tra l’ITI Buonarrotri, la Fondazione Kessler e l’Università per la nascita della “Associazione per lo sviluppo della Formazione nelle Tecnologie Moderne – Trentino”. Un Protocollo sottoscritto a conclusione del Seminario studi, nell’aula magna del “Buonarroti” in via Brigata Acqui a Trento, per rilanciare l’istruzione tecnica con nuovi percorsi, prospettive europee anche dopo il diploma superio-re e, principalmente, sinergia tra scuola, impresa, ri-cerca e università . “Un modo intelligente e respon-sabile di usare l’autonomia scolastica” ha detto in conclusione il Presidente Dellai, mentre l’Assesso-re Dalmaso, in apertura, ha apprezzato che sia stato proprio l’ITI di Trento, “il padre di tutti gli istitu-ti tecnici del Trentino” a promuovere la riflessione.sul sito dell’istituto sono già stati ripor-tati quasi tutti gli interventi della mat-tinata: www.ititnmb.it – Informazioni: tel. 0461/216811

TECNICIIdee per un polo innovativo

to un convegno generico su cosa fare nella scuola, ma un passo avanti concreto su come costruire un percor-so d’avanguardia per la nostra scuola e per il Trentino, una mattinata di informazione e di progettualità con la convergenza di diversi fattori e che fa sì che dalle con-clusioni si passi ad impegni concreti”. E la Provincia, il Presidente direttamente ha preso l’impegno perché “la nuova pista individuata con un percorso moderno e in-novativo incanalato nell’ambito dell’informatica “possa partire nel più breve tempo possibile”.

Dalvit: “Istituti tecnici in Trentino sono attrezzati per fare il salto di qualità…”

Il titolo del Seminario richiamava anche soluzioni di prospettiva “Versol’IstitutoTecnicoSuperioreEuropeo”, ma l’attenzione maggiore c’è stata sul versante del “contesto”, delle richieste che provengono dal mondo dell’impresa, da quello della ricerca e dell’università e dal mondo della scuola dopo il recente riordino del se-condo ciclo. Il dato di partenza – lo ha subito citato il dirigente scolastico, Paolo Dalvit, nell’esplicitare le motivazioni a monte – il calo dell’attrazione da par-te degli istituti tecnici con la conseguente quasi scom-parsa di molte figure di tecnici che invece l’impresa continua a richiedere.“Gli Istituti tecnici in Trentino, però, sono attrezzati per cultura e impostazione, a far fronte a queste esi-genze che vengono dal mondo produttivo e dei servizi, soprattutto perché sono in costante sforzo di cambia-mento e di adattamento alle innovazioni. La loro pecu-liarità consiste nel coniugare una elevata preparazione teorica con la verifica sistematica degli assiomi e prin-

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“Un passo avanti concreto”

L’iniziativa è partita dall’ITI Buonarroti di Trento, ma è sicuramente una di quelle “tappe” che probabilmen-te lascia un segno concreto nel dibattito sulla scuola. “Quello di stamattina - ha detto nelle conclusioni il Presidente della provincia Lorenzo Dellai -, non è sta-

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Iti “buonarroti” Trento

cipi astratti in attività sperimentali svolte in laborato-rio. Una impostazione, questa, possibile solo negli isti-tuti tecnici. Si consideri che il valore patrimoniale delle strumentazioni laboratoriali presso l’ITI Buonarroti di Trento equivale a oltre 5 milioni di euro. Si tratta di un valore non solo economico, ma anche di cultura prati-ca incorporata e trasmessa da decenni tra i docenti, gli insegnanti tecnico-pratici, gli assistenti di laboratorio che si sono susseguiti e garantiscono una linea di con-tinuità nella trasmissione di questo sapere teorico-pra-tico. L’articolazione dell’offerta formativa degli Istituti tecnici sul territorio provinciale ha cercato di coprire le diverse esigenze dell’offerta formativa.”Da qui, questo primo importante momento di confron-to: tracciare un quadro della situazione attuale e per mo-nitorare cosa si fa oggi nel mondo della ricerca, nella formazione terziaria accademica e nel mondo della pro-duzione. E’ proprio a questi tre interlocutori che l’Istitu-to si è rivolto per costruire un profilo in uscita che possa essere all’altezza delle competenze richieste nel mondo del lavoro e della ricerca “Pensiamo che ci sia un’uten-za non soddisfatta né del generalismo liceale né dell’ap-piattimento specialistico dei tecnici”; per questo, l’idea di rilanciare, “pensare in grande” e mettere attorno ad un tavolo esperti locali e nazionali prima per capire e poi per avviare concretamente da subito un corso centrato sull’informatica e poi uno sulle microtecnologie.

Ampia disponibilità da università e ricerca

Le conferme a queste preoccupazioni iniziali del mon-do della scuola sono venute da tutti i relatori della mattinata, coordinati da Mario Fierli, esperto nazio-nale e referente proprio per l’istruzione tecnica nel Comitato scientifico per i Piani di Studio Provinciali:- Manuela Zanoni per la Confindustria trentina,- Claudio Demartini (Politecnico di Torino),- Fausto Giunchiglia (Dipartimento Ingegneria e

Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento),- Stefano Oss (Dipartimento di Fisica Università di

Trento),- Mario Zen e Paolo Traverso (Fondazione Bruno

Kessler),- Roberto Saracco e Giovanna Chiozzi (Telecom Ita-

lia), Pietro Palella (STMicroelettronics Italia), Ful-vio Rigotti di Pervoice.

Dalmaso: rilancio di tutta l’istruzione tecnica L’Assessore Marta Dalmaso, nel suo intervento intro-duttivo, ha salutato positivamente l’iniziativa: “Ben vengano i momenti d’analisi e di riflessione sulle pro-spettive della nostra scuola, ben vengano gli stimoli per una qualificazione dell’istruzione tecnica, coscienti però che non partiamo sempre da zero e che nostre ri-flessioni e proposte di sviluppo devono innanzitutto in-tegrarsi e saper valorizzare ciò che già abbiamo costruito nel nostri sistema scolastico e formativo. Per il rilancio dell’istruzione tecnica, all’interno dell’offerta formativa riorganizzata dalla Giunta provinciale porprio per que-sto nuovo anno scolastico, abbiamo ribadito che vo-gliamo recuperare gli aspetti più qualificanti del prece-dente percorso scientifico/tecnologico all’interno anche dell’istruzione tecnica. Un gruppo tecnico sta ragionan-do anche su questo, e l’Iti Buonarroti è presente assie-me agli altri istituti tecnici del Trentino.” Ha ricordato che la stessa delibera del 23 febbraio 2010 con il riordi-no del secondo ciclo aveva anticipato l’esplicita volon-tà della provincia di muoversi verso una prospettiva di “poli formativi specializzati di eccellenza, strategici per lo sviluppo dell’economia trentina”.

Dellai: Il modo giusto di utilizzare l’autonomia scolastica

E proprio a quel momento di duro confronto sulla ri-forma, il Presidente Lorenzo Dellai s’è richiamato nelle conclusioni, dopo la firma ufficiale del Protocollo d’in-tenti, per rispondere “a quanti paventavano la distru-zione dell’istruzione tecnica nella scuola trentina e ci si scontrata sull’ora in più o in meno di latino”. Questo passaggio dell’ITI Buonarroti – ha detto Dellai – è un bel segnale positivo per tutta la scuola trentina, la di-mostrazione concreta che “la scuola non è solo un tri-ste psicodramma”. Le proposte che sono emerse vanno nella giusta direzione di un tassello importante verso quella prospettiva di filiera formativa che parte molto prima della scuola superiore e che va avanti per una for-mazione in tutta la vita. Apprezzamento per il metodo “con una visione di lungo periodo, fatto straordinario in un momento in cui la società ci inonda di visioni del “qui e ora”, mentre “le cose importanti accadono solo con progetti di lungo periodo”. Proprio per questo, il

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roti”, Fausto Giunchiglia - Dipartimento Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Tren-to, Andrea Simoni – FBK Fondazione Bruno Kes-sler, Lorenzo Dellai – patrocinio della Presidenza del-la provincia autonoma di Trento.Gli scopi sono dichiarati così:“L’Associazione mira a promuovere, in uno spiri-to pluralista, lo sviluppo della collaborazione didat-tica, scientifica e tecnologica tra gli istituti della Pro-vincia di Trento nel quadro delle indicazioni europee sull’istruzione. Propone degli spazi di incontro per fare da un lato il punto sull’esperienza didattica, la ricerca scientifica e la pratica professionale e dall’al-tro lato per indivudare, organizzare e coordinare nuo-vi strumenti di integrazione per l’uso più efficiente e trasparente delle risorse umane e materiali.Essa agisce per:1) Favorire l’incontro e lo scambio di esperienze;2) Creare dei legami e favorire lo sviluppo di proget-

ti comuni;3) Allacciare legami e stabilire pertenariati con altre

associazioni locali, regionali, nazionali, europee o internazionali che condividano finalità compatibi-li.” […] (m.c.)

presidente ha invitato anche gli altri istituti tecnici a fare proposte, “le risorse umane e professionali ci sono, certo anche i problemi ma quelli si possono risolvere”. Niente è scontato, un passo importante è stato fatto mettendo in circolo virtuoso mondi diversi, ma vitali per la crescita di tutta la comunità trentina. “Adesso ci vogliono alcuni allunghi: accelerare il passo nella dire-zione del sistema trentino dell’alta formazione della ri-cerca; la scuola ha avviato un suo processo ora le im-prese devono partecipare a questa avventura.” Serve un profilo didattico che spetta alla scuola, si devono abbat-tere muri tra scuola e università, il Trentino tutto deve pensarsi come laboratorio. Infine, gli stessi “muri” – per quanto meno importanti delle persone – devono esse-re organizzati in modo adguato. In questa prospettiva si pensa proprio a “poli logistici” entro cui ospitare queste nuove realtà nelle quali lavorino a stretto contatto an-che fisico scuola, ricerca, università e impresa.

Il Protocollo

Il Protocollo d’intenti è stato firmato il 6 ottobre 2010 da Paolo Dalvit – dirigente scolastico dell’Iti Buonar-

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Trento: tante autonomie

Gli interventi hanno spaziato dal-la Tridentum romana al medioevo, dall’età moderna all’età contempo-ranea con interventi conclusivi sul ‘900 (prima guerra mondiale, Al-penvorland, statuti di autonomia speciale). Il corso è iniziato con una lezione introduttiva a cura di Vincenzo Calì, storico e direttore per lungo tempo del Museo stori-co di Trento, finalizzata a traccia-re i confini storici e giuridici della nostra autonomia (“Perché l’au-tonomia?”) sottolineando come si debba parlare – più che di una autonomia- di una stratificazione storica di autonomie e di una con-tinua dialettica tra l’affermazione e la negazione coatta delle autono-mie (il Principato, gli usi civici, i Tirolo, gli Asburgo, il fascismo, il patto Degasperi-Gruber e gli sta-tuti). la tridentum romanaCarlo Andrea Postinger, archeo-logo, ha fatto invece il punto degli studi su “LaTridentum romana”, mettendo in evidenza i vari ritro-vamenti dalla porta Veronensis e gli altri resti romani posizionati nella cripta del Duomo, al traccia-to del decumano, dall’Anfiteatro di vicolo degli Orbi, alla casa Ro-

DALLE SCUOLE

ITg “a. Pozzo” Trento

L’Istituto Tecnico per Geometri “Andrea Pozzo” di Trento e la Fon-dazione Museo Storico del Trentino hanno organizzato un corso di aggiornamento di storia regionale di 20 ore in ottemperanza alla leg-ge provinciale del 2006 che introduce l’obbligo dell’insegnamento di moduli di storia locale all’interno del curricolo di storia. Il cor-so si è articolato in 10 incontri di due ore l’uno a cadenza settima-nale, in prevalenza di martedì, con orario 14-16, presso l’aula magna dell’Istituto Pozzo di via Barbacovi a Trento. Detto corso era valido ai fini dell’aggiornamento ed aperto agli insegnanti di tutti gli istitu-ti oltre che ad alcuni studenti dell’istituto Pozzo interessati alle tema-tiche storiche.

STORIA REGIONALEUn corso per insegnanti e alunni

mana di via Rosmini, con un’am-pia disanima del percorso sotto-stante al Sass, in piazza Battisti.l’incastellamentoGiuseppe Albertoni, docente di storia medievale a Trento ha par-lato de “L’incastellamento: quadrogeneraleedesempilocali” sottoline-ando il ruolo importante nella Val-le dell’Adige dell’azione di costru-zione dei Castrum quali controllo e difesa di un territorio strategico nell’asse viario nord-sud Europa. le comunità ruraliMauro Nequirito, funzionario del Servizio Archivistico della Provin-cia autonoma di Trento, ha fatto sintesi invece su “Lecomunitàru-ralidelTrentinoelecartediregola”, momento cruciale di quella “sto-ria delle autonomie” già citata da Calì, che ha costituito il modello organizzativo per secoli nella ge-stione delle amministrazioni val-ligiane del Trentino – e che oggi, nella Magnifica Comunità di Fi-emme e in altre persistenze territo-riali degli Usi civici, ha mantenuto alcune tracce -. il principato vescovileMarco Bellabarba, docente di storia moderna a Trento, con l’in-tervento su “Il principato vesco-vile di Trento nell’età moderna”, che ha messo in luce la complessa

configurazione del sistema feuda-le trentino dalla fine del Medioe-vo all’arrivo delle truppe napoleo-niche, costituito da continue lotte tra i vari principi vescovi e i con-ti del Tirolo (loro “Avvocati”) e tra questi poteri e le autonomie loca-li, soffermandosi sull’arrivo delle truppe francesi dal 1796 che – con la fuga dell’ultimo rappresentante, Pietro Vigilio Thun - segna la fine dei quasi otto secoli di Principato vescovile in Trentino.

L’emigrazione trentina

Nicoletta Pontalti, già insegnante e da anni curatrice dei progetti di-dattici del Museo storico di Trento, si è soffermata su un tema cruciale, oggi, per noi terra di immigrazio-ne: “L’emigrazionetrentinafraOt-tocentoeNovecento”. Usando fonti non solo librarie ma anche musi-cali e visive, Pontalti ha restitui-to uno spaccato di storia sociale e materiale – da affiancare alla storia politica come ci hanno insegnato gli “Annales” francesi - fondamen-tale per la comprensione dei mec-canismi migratori, nella bivalenza del caso trentino. C’era innanzi-tutto una migrazione stagiona-le: con l’arrivo dell’inverno, finiti i lavori nei campi, molti contadi-ni, soprattutto maschi, migrava-no mettendo a disposizione la loro merce e le loro competenze nel Re-gno d’Italia o nel Nord Europa: dai commerciantidistampe del Tesino che giravano l’intera Alta Italia e il Tirolo per il loro commercio arri-vando a spingersi fino in Russia, ai parolòti, (ramai e calderai ambu-lanti) della Val di Sole, agli arroti-ni, dai segantini agli spazzacamini

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di altre valli, era tutta una manova-lanza che integrava il magro reddi-to famigliare in un periodo in cui la terra andava in letargo, per poi tornare in paese con la ripresa dei lavori agricoli con le rimesse di tali attività. L’altra emigrazione, quel-la definitiva, vide varie ondate, da-gli anni ‘70 dell’Ottocento – stu-diata da Don Lorenzo Guetti che applicò il sistema cooperativistico Raiffeisen al Trentino per risolvere l’eccesso di emigrazione stanziale - a gran parte della prima metà del Novecento.

La storia della scuola

Il Corso è proceduto con due le-zioni dello storico della Fonda-zione museo storico del Trentino

Quinto Antonelli su “L’alfabetiz-zazioneinTrentinotraSetteeOtto-cento” e “Laprimaguerramondialee il Trentino”. Nel primo incon-tro è stato fatto un excursus del-la storia della scuola – o, meglio, delle scuole – del Trentino dall’età moderna a fine Ottocento. Ne è uscito uno spaccato spesso inedi-to – anche alla luce di recenti stu-di del ricercatore roveretano - di un meccanismo di alfabetizzazione dei trentini che – prima della na-scita delle scuole civiche e dei pri-mi ginnasi a Trento e a Rovereto - ha visto l’azione attiva delle co-munità valligiane – delle Regole - e dei sacerdoti, costituire corsi di let-tura, scrittura e calcolo per forma-re mercanti, commercianti, fun-zionari o futuri clerici, sul nostro territorio. In particolare le scuole si costituivano in quelle valli con-finarie che – per transazioni com-merciali rilevanti - necessitavano di una costante opera di alfabetiz-zazione di giovani ed adulti.

Il fascismo in Trentino

Gli ultimi due incontri hanno ri-guardato il secolo breve: Vincen-zo Calì ha esposto i punti salienti della presenza fascista nella nostra terra (“IlTrentinonelventenniofa-scista”), a partire dalle marce su

Bolzano e Trento della prima set-timana di ottobre del ’22 (le pro-ve generali della marcia su Roma) evidenziando come vada smen-tita la vulgata tradizionale di cer-ta storiografia locale impegnata a negare una adesione e un consen-so convinto dei trentini alla fasci-stizzazione del proprio territorio, malgrado un’azione di centralizza-zione politico-amministrativa e di limitazione delle autonomie loca-li portato avanti con precisione dai gerarchi fascisti. Altro aspetto im-portante sottolineato da Calì è la mancanza di scontri significativi durante il ventennio tra fascisti e forze di sinistra vista la quasi tota-le assenza –almeno fino alla cadu-ta fascista del 25 luglio del ’43- di un movimento socialista o comu-nista sul territorio. Gli avversari per i fasci erano invece i cattolici di Degasperi: Calì ha ricordato gli scontri negli anni ’20 tra i fasci e i popolari cattolici, l’incendio e la distruzione della sede de “Il nuo-vo Trentino” (ex “Voce cattolica”) e il carcere di Degasperi prima del confino in Vaticano.

Il Trentino sotto il terzo Reich

L’ultimo incontro, conclusivo del Corso, ha visto l’intervento del di-rettore della Fondazione museo sto-rico del Trentino, Giuseppe Fer-randi, che con noi ha strutturato il Corso stesso. Ferrandi ha trattato il tema dell’Operationszone Alpen-vorland (Zona di operazione delle Prealpi), il periodo che dal 10 set-tembre 1943 alla fine della seconda guerra mondiale (prima settimana di viaggio per il Trentino) ha visto il Trentino entrare (assieme al Bellu-nese) nella diretta amministrazione del Terzo Reich, tramite il gaulei-ter (governatore, commissario su-premo) Franz Hofer. Alla presen-za anche di un gruppo di studenti

Alpenvorland:leduebustesopramostrate,provenientidagliufficipostali tedeschidi-slocatiaRovereto,appartengonoallatipolo-giatipicadeiterritorioccupatidaitedeschidurante la II°guerramondiale, sinoti lacroceinmatitablucheevidenziavalacor-rispondenzainpartenzadaiterritorisotto-postiall’autoritàgermanicadioccupazio-ne.Nellabustadidestra è riconoscibile ilfrancobolloitalianoda20c.commemorati-vodelCentenariodellanascitadelleferro-vieItaliane,emessonel1939.

FranzHofer(dagiovane),gauleiterdell’Al-penvorland

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di quinta – interessati all’argomen-to anche ai fini della Tesina d’esa-me - Ferrandi ha ripercorso i punti salienti di uno dei periodi più bui della recente storia trentina: dopo l’armistizio badogliano dell’8 set-tembre, con l’operazione Acse Er-win Rommel – sconfitto da Mon-tgomery nella campagna d’Africa - dal quartier generale di villa dei Cedri, a Cola’ di Lazise, (circa 15 km da Verona), al comando di un gruppo di armate, in due sole set-timane fece catturare, disarmare, e in gran parte deportare in Germa-nia, nei campi di concentramen-to tedeschi, oltre 400.000 militari italiani, migliaia di ufficiali italia-ni dell’esercito, dell’aviazione, della marina e 82 generali. Le caserme di Trento sud furono prese d’assalto dai tedeschi e ci furono vari morti. Con l’occupazione tedesca, i giova-ni trentini dovevano scegliere se ar-ruolarsi con il corpo di polizia lo-cale (Corpo di Sicurezza trentino) oppure nei Polizeiregimenter (di cui facevano parte i 32 giovani del Bozen saltati in aria nell’attentato di Via Rasella a Roma), nei corpi delle SSo nella Wehrmacht (dopo la nascita della RSI potevano an-che optare per diventare Repub-blichini). I meno giovani venivano arruolati nella Todt (operai coatti a lavorare nei cantieri e nei program-mi di edilizia militare tedesca).

Le azioni di Giannantonio Manci…

L’azione partigiana locale fu però scarsa – ha ricordato Ferrandi -: il 20-21 settembre 1943 si svol-ge la prima riunione del Comita-to di liberazione per il Trentino co-ordinata dal conte Giannantonio Manci: la sua sarà un’azione di co-ordinamento breve. All’alba del 28 giugno 1944 (su indicazione della spia Fiore Lutterotti, che si era in-filtrato nel gruppo) reparti SS ope-rarono decine di arresti e assassina-rono sedici persone nel triangolo Riva, Arco, Torbole-Nago. Man-ci fu arrestato dalla Gestapo assie-me al tenente degli alpini Gastone Franchetti (che guidava la forma-zione partigiana nel triangolo so-pracitato) il 28 giugno stesso. Tra i sopravvissuti, cinque partigia-ni vennero processati il 2 agosto 1944 dal tribunale militare tede-sco di Bolzano: tra questi Gasto-ne Franchetti (che sarà fucilato), Giuseppe Ferrandi (nonno del di-rettore), e Gino Lubich (fratello di Chiara, fondatrice dei Focolarini). Il 6 luglio 1944 Manci si gettò dal terzo piano della finestra della sede della Gestapo di Bolzano per sfug-gire alla tortura e non dover rivela-re i nomi di altri partigiani.

E il ricordo del nonno Ferrandi

Ferrandi ha ricordato che suo non-no gli raccontava di aver incrociato Manci prima del suicidio mentre lo portavano all’ennesimo interro-gatorio: distrutto, gli avrebbe det-to in trentino “no ghe a fago più”. Ferrandi ha quindi ricordato la fi-gura del Gauleiter Hofer: pantiro-lese più che nazista, Hofer cercò di gestire autonomamente il ter-ritorio dell’Alpenvorland, il cui ruolo era quello di un cuscinetto strategico sulle Alpi per un’even-AlcideDegaspericonlafigliaRomana

SuperatoilPiave,conquistataVittorioVe-neto,lacavalleriail3nov.entraaTrento

Disfatta-Ladisordinata fuga-ritiratade-gliaustriaciaTrento(molti-suitetti-mo-rirannoasfissiatinellegallerieversoilBren-nero)

tuale ultima difesa dai russi e da-gli americani dopo la caduta della Germania. A guerra ormai per-sa (dopo la sconfitta di Russia e lo sbarco in Normandia) Hofer (che cercò l’appoggio dei potenta-ti locali anche in Trentino) avrebbe giocato – secondo Ferrandi – una sua personale partita su più tavo-li per cercare di garantire un ruo-lo speciale al Tirolo nel nuovo as-setto geopolitico del dopoguerra. A conclusione del Corso – che ha permesso un credito formativo agli studenti frequentanti – il direttore Ferrandi e la dirigente dell’istituto Pozzo Donatella Rauzi hanno for-mulato una proposta di Conven-zione tra la scuola e il Museo stori-co in modo da creare in futuro una collaborazione didattica continua-tiva che innesti nei nostri studenti l’amore per la ricerca storica.

Massimo ParoliniDocentedell’I.T.G.Pozzo-Trento

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La novità: la scelta finale all’autore

In passato sono stati oggetto di lettu-ra – e sono venuti al Pozzo per le pre-miazioni finali - autori del rango di Piero Celati, Marco Lodoli, Eral-do Affinati (solo per citarne tre). Quest’anno la scelta è ricaduta su Ferdinando Camon, un autore de-dito da vari decenni ad una narrativa impegnata sul piano civile, sociale, antropologico, tesa ad un’analisi cri-tica della famiglia, della società, della politica, del progresso tecno-scienti-fico. Oltre che come narratore Ca-mon è molto popolare come edito-rialista su “La Stampa”, “Il Mattino di Padova” e – per noi trentini - “Il Trentino”. La novità di quest’anno ha riguardato la scelta finale dei vin-citori: dopo una prima scrematura da parte della Giuria composta da sei docenti del Pozzo (che ne hanno scelto sei per il biennio e sei per il

incontro con l’autore

Verso la fine dell’anno, venerdì 28 maggio 2010, s’è concluso con la premiazione degli studenti vincitori da parte dello scrittore padova-no Ferdinando Camon, il concorso “Scrittori nella scuola”, orga-nizzato dai docenti del Dipartimento di Lettere dell’ I.T.G. “Pozzo” Trento . Il primo premio per il biennio è andato a Raffaella Cecchi-ni (1^LA), mentre per il triennio è risultata vincitrice Stefania Betta (4^LB). Nato sette anni fa, esso si propone di invogliare alla lettura i nostri studenti scegliendo ogni anno un libro di uno scrittore signifi-cativo sul quale presentare una breve recensione.

IL CONCORSOCamon premia i lettori-studenti

triennio) le recensioni degli studenti selezionati sono state inviate diretta-mente all’autore che ne ha scelti sei: tre per il biennio (1° premio Raffa-ellaCecchini, 1 LA, 2° EmiliPiffer, 2LB, 3° Camilla Sicher, 2LB), tre per il triennio (primo premio Stefa-niaBetta, 4LB, 2° SilvanoLuchetta, 3LA, 3° DanielaChemotti, 4LB). Al-tra differenza rispetto alle precedenti edizioni: i ragazzi del biennio dove-vano leggere e recensire il libro “Un altare per la madre”; per gli studenti del triennio, invece, la scelta era tra i romanzi “Occidente”, “La malat-tia chiamata uomo”, “Il superbaby”, “Mai visti sole e luna”.

Il senso della lettura e della scrittura

Camon ha intrattenuto i circa cen-to presenti (di cui settanta parte-cipanti al concorso) parlando della

necessità della lettura e dell’impor-tanza della scrittura: “Chi non leg-ge non vive” – ha affermato - “non è un cittadino cosciente. I libri rac-contano esperienze: leggendo libri vivi la vita altrui. Se non leggi li-bri perdi anche la tua vita”. Oltre ai libri, per Camon è importante anche leggere i quotidiani, poiché “vivi la civiltà altrui e capisci-giu-dichi, nel confronto, la tua civil-tà: così sei un essere pensante nel tuo tempo”. Leggere è quindi un dovere, poiché “l’ignoranza è una malattia e la lettura è un vaccino contro di essa”. La scrittura, inve-ce, per Camon aiuta a “vivere me-glio”. Di fronte a un fatto c’è “una reazione ritardata e tardiva in chi scrive, poiché egli vuole che le sue considerazioni abbiano un peso superiore e restino nel tempo”. Camon ha quindi letto, per ogni studente premiato, la motivazio-ne della sua scelta, consegnando ai vincitori l’attestato della scuola col suo autografo e il buono libro (per un importo dai 200 ai 100 euro) da spendere presso la libreria “Il Papi-ro” di Trento. E’ stato un incon-tro sincero, ricco, appassionato, che ha permesso ai nostri studen-ti di misurarsi da vicino con uno dei più prolifici, popolari e anali-tici scrittori del nostro tempo. Per questa sua disponibilità, lo ringra-ziamo ancora con affetto. (M. P.)

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Per imparare il metodo e svolgere i compiti

Che bello fare i compiti insieme! Potrebbe essere que-sto lo slogan che ha accompagnato un gruppo di ra-gazzi, alcuni studenti della laurea triennale delle Fa-coltà di Lettere e Matematica dell’Università di Trento ed i docenti mentores dal 16 al 27 agosto 2010, pres-so l’Istituto Comprensivo di Dro e presso l’Istitu-to Comprensivo Valle dei Laghi. I docenti mentores Mariagrazia Corradi, Chiara Mariani, Katia Fontana, Inge Woergoetter, coordinati da Olga Bombardelli, re-sponsabile del progetto VASTT (Valorizzazione Scola-stica dei Talenti e Tirocinio nella scuola) hanno orga-nizzato l’attività estiva. L’iniziativa è nata nel 2002 su interessamento di un gruppo di genitori di Vigo Ca-vedine che hanno riscontrato la difficoltà dei loro figli nello svolgere i compiti assegnati per il periodo estivo e nell’utilizzare un corretto metodo di studio per un ripasso generale. Nel 2009 l’attività di tirocinio esti-vo è stata allargata anche ai ragazzi di Dro, per inizia-tiva del Comune, sollecitato da alcuni genitori. È stata chiesta la collaborazione di Olga Bombardelli, titolare

SCUOLA E UNIVERSITà

I.C. Valle dei Laghi – I.C. Dro

Il progetto mira a offrire agli studenti universitari che aspirano a diventare insegnanti l’opportunità di svolgere un tirocinio guidato nelle scuole. Par-ticolare attenzione è dedicata all’aspetto operati-vo, conciliando le competenze teoriche con l’ac-quisizione di competenze sul campo, per un’opera didattica consapevole e qualificata che si caratte-rizza per livello avanzato di professionalità, per ri-gore e flessibilità. Il lavoro si articola su tre assi portanti, strettamente interconnessi fra loro: la formazione dei docenti mentores in grado di se-guire gli studenti nella loro attività di tirocinio,il lavoro degli studenti universitari, futuri insegnan-ti, nella scuola e la sperimentazione di un inse-gnamento di alto profilo nelle classi. Al termine dell’attività, i tirocinanti sono tenuti a presenta-re una relazione finale. Vengono riconosciuti loro 6 crediti, corrispondenti alle 150 ore. Il percor-so formativo è costantemente monitorato per mi-gliorare l’apprendimento dei tirocinanti e degli alunni, evidenziando punti di forza e di debolez-za, in un’ottica di sempre maggior consapevolezza e valorizzazione dei talenti.

VASTTUn progetto per l’estate a scuola

della cattedra di Pedagogia presso l’Università di Tren-to, che ha coinvolto alcuni studenti, riconoscendo loro i crediti formativi previsti. I ragazzi coinvolti proven-gono dalla scuola secondaria di I grado e dal primo biennio degli Istituti di Istruzione Superiore (in alcu-ni casi anche dalla scuola primaria); si iscrivono al pro-getto presso la scuola di appartenenza nel mese di giu-gno, elencando le materie nelle quali hanno bisogno di supporto. Nello stesso periodo viene data informazio-ne del progetto agli studenti universitari.

Gli studenti universitari

Questa estate sono stati impegnati studenti della Facol-tà di Lettere e Filosofia e della Facoltà di Matematica e Scienze dell’Università di Trento e questa attività di col-laborazione è risultata molto proficua sia per l’ attivi-tà svolta con gli alunni che per la collaborazione e l’in-terazione fra le due Facoltà. L’intervento degli studenti universitari, sempre accompagnati dai docenti mento-res, prevedeva l’attività durante la mattinata con i ra-gazzi, mentre nel pomeriggio si svolgevano riunioni in laboratori didattici portando le osservazioni rilevate in mattinata, discutendo le varie strategie da intraprende-re, preparando i materiali per la giornata successiva. Al termine del periodo di tirocinio gli universitari hanno steso una relazione finale da inoltrare all’Ufficio Impre-se per il riconoscimento dei crediti.

I momenti della giornata Le giornate sono suddivise in diversi momenti: l’ac-coglienza, molto importante per stabilire un rappor-to di reciproca fiducia e di collaborazione attiva; la suddivisione in piccoli gruppi, per materie, richie-

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ste dai ragazzi: italiano, matematica, storia, geogra-fia, lingue straniere, latino, greco, ecc..; un momen-to ricreativo con la proposta di vari giochi collettivi e scambio di ruoli; il ritorno in classe tutti insieme per affrontare varie tematiche, es. come si studia? Cosa studiare? A che cosa serve studiare? Il metodo di stu-dio,…; la preparazione di un giornalino spiritoso, con descrizione delle attività, anche sperimentali, intraprese. Il metodo di “lavoro” prevede che ogni

gruppo sia seguito da uno studente universitario che affianca i ragazzi nell’esecuzione dei compiti assegna-ti per il periodo estivo, con spiegazioni individuali.

Un CD sull’attività

È consuetudine preparare tutti insieme un giornalino, quest’ anno un CD, contenente alcuni momenti si-gnificativi del lavoro svolto, alcuni prodotti realizzati nei vari gruppi ed un servizio fotografico quale docu-mentazione del lavoro. Il valore aggiunto dell’attività svolta è la serietà del lavoro di tutti: alunni, studenti universitari e mentore, la gioia di apprendere e lo svi-luppo della fiducia di farcela, anche in ragazzi che in classe hanno incontrato qualche problema di appren-dimento. Si è richiesta la continuazione dell’attività anche per l’anno prossimo.

AcuradiMariagrazia Corradi

Testimonianze

Abbiamo raccolto delle considerazioni di alcuni stu-denti universitari che hanno preso parte al progetto del tirocinio estivo 2010

Alice Gavatta facoltà di lettere e filosofia“Lo stage estivohadato lapossibilitàai tirocinantidiaccostarsiairagazzitramiteleclassichemateriediinse-gnamento,instaurandounrapportodicollaborazioneediimpegnogioioso.Credochesiastatoutileavvicinarsialoroconspiritoamichevole,creandoamiciziecollaborati-vebasatesull’equilibrioesulrispettoreciproco.Iragazzisonopiùstimolatiasvolgereipropricompitisericevonoapprovazioneesostegno…”

Beatrice Ridolfi facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali“IlprogettoVASTToffreanoistudentiuniversitaril’op-portunitàdimettereinpraticalenostreconoscenzeedisvolgereuntirocinioguidatodadocentiesperti,suppor-tandoglistudentinellosvolgimentodeicompitiestivienellostudioindividuale,cercandodivalorizzareiltalen-todiognuno…”

Dragos Halangescu facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali“Ilprogettocihadatolapossibilitàdiconfrontarciemet-

terciallaprovaconlarealtàdell’insegnamento,inunaprospettivaquindidiversa.Nostrocompitoèstatoquel-lo di abituare i ragazzi ad amare lematerie e cercareditrarrebeneficidaquellochestudianoimparandocosenuoveedinteressanti…”

Chiara Riz facoltà di matematica“L’esperienzadeltirocinioestivoèstatapermemoltouti-le.Hoavutol’opportunitàdilavorareconalcuniragaz-zidellascuolasecondariadiIgrado,svolgendoinparti-colaremodoicompitidellevacanzedimatematica.Sonosoddisfattadellavoroportatoatermineesonosicurachequestaesperienzamisaràutileinfuturonelcasoincuidovessiintraprenderelastradadell’insegnamento….”

l’avvio

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l’avvioOFFERTA VARIA

liceo “Da Vinci” Trento

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LA SCUOLA AL MUSEO

museo tridentino scienze naturali

Ampio lo scenario per l’universo in pillole in mostra al Museo Tri-dentino di Scienze Naturali, da poter conoscere anche grazie a nuo-ve tecnologie e metodi sperimentali a supporto della didattica per la trasmissione del sapere, dei saperi. Porte aperte ai docenti di scienze, e non solo, che nei tregiorni perlescuole(20-22 settembre 2010) han-no potuto effettuare in anteprima i percorsi indirizzati a quelle clas-si che loro stessi accompagneranno in visita alle sezioni del museo nel corso dell’anno scolastico. Visitatori e tecnici di laboratorio, os-servatori e conduttori attenti al loro lavoro in armoniosa interazione; mercoledì pomeriggio in aula magna Leopoldo Benacchio, ordina-rio presso l’Istituto nazionale di astrofisica di Padova ricordando an-che con immagini di repertorio antiche cosmogonie e meno remote teorie cosmologich1e, ne illustra evoluzione e superamento con più recenti teorie astrofisiche e conduce verso nuovi universi aggiornando chi nella sala gremita compie l’escursione nei “mille sistemi solari”. A fine rassegna, una breve pièce: la paura di perdere tutto, per distra-zione, per superficiale confidenza con la madre (terra), ispira a un fi-glio (uomo cibernetico) un dialogo ideale con la Natura. Ed è teatro.

PORTE APERTETre giorni per gli insegnanti

Il mondo al museo

Al quinto appuntamento con la scienza tutti i docenti, gli ap-passionati e i curiosi che anche quest’anno hanno potuto visita-

re le sezioni dedicate dal Museo Tridentino di Scienze naturali alla divulgazione delle più recen-ti acquisizioni maturate nei diver-si ambiti disciplinari dalle varie comunità scientifiche. Coinvolti nelle attività di laboratorio espres-samente studiate per il target dei “piccoli” (4-7 anni) gli insegnan-ti del primo ciclo hanno potuto prevedere la sorpresa, le sorprese, riservate agli allievi quando in vi-sita alla mostra temporanea “Spa-ziale” e alle nuove sale espositive permanenti saranno loro illustra-te le nuove proposte ideate per l’anno scolastico 2010/2011; in-stallazioni che superano le atte-se, secondo alcuni visitatori, per la manifestazione che ha permes-so di saggiare la preparazione tec-nica dei membri dello staff, pron-tissimi nel fornire informazioni a chiunque si rivolgesse loro per co-noscere dettagli in merito speci-fico alle molteplici discipline cui saranno accostati nei prossimi mesi anche gli alunni delle scuole

secondarie, sono entrati vivamen-te nel merito delle modalità con cui potranno avvenire nel corso dell’anno anche le visite guidate delle classi cui saranno offerte oc-casioni preziose di crescita grazie a metodi didattici che favoriran-no l’apprendimento tramite lezio-ni comprensive di attività labora-toriali.

Metodo sperimentale

Moltissime le curiosità di matri-ce indubbiamente scientifica che hanno tuttavia il sapore della ma-gia, soprattutto quando si tratti di avvicinarle attraverso gli esperi-menti eseguiti espressamente per i gruppi di docenti che si sono soffermati presso i corner allestiti proprio allo scopo di stupire i visi-tatori, incanto che si replicherà alla presenza dei loro più giovani allie-vi e degli studenti più maturi; già innamorati delle discipline scienti-fiche o riluttanti nei confronti del-la necessità di apprendere nozioni talvolta ostiche o apparentemente inutili, quantomeno superflue se-condo il giudizio affrettato di par-te della popolazione scolastica, il piacere di imparare adottando il metodo sperimentale, non solo osservando ma direttamente pro-vando a raggiungere risultati che i testi in adozione ai corsi descri-vono utilizzando specialistici lin-guaggi di settore, è visibilmente pregustato dai numerosissimi in-segnanti in visita alla rassegna. So-luzioni scenografiche e tecnologie informatiche adottate suscitano vivo interesse; positive considera-zioni metodologiche per forme di apprendimento attivo si esprimo-no insieme a qualche perplessità in merito alla reale praticabilità delle esperienze didattiche proposte, le-gittimata dal numero altissimo di studenti delle classi che a qualcu-no sono toccate quest’anno.

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Opportunità e praticabilità

Numerosi i visitatori che hanno raggiunto la sede di via Calepina a Trento provenienti anche da fuo-ri provincia.. Tra loro moltissimi insegnanti (riconosciute come ag-giornamento le ore trascorse in vi-sita alle sale espositive e alle aule didattiche) si sono accostati ai la-boratori individualmente o a pic-coli gruppi saggiando l’efficacia di pratiche sperimentali suddivise in diverse sezioni distribuite su tre piani, per altrettanti ambiti scien-tifici riservati all’astronomia e alla geologia, alla paleontologia, alla fi-sica, alla biologia e alla chimica, alla botanica e all’ecologia; pra-tiche sostenute dalle competenze anche comunicative dei membri dello staff oltre che dall’impiego di attrezzature e dispositivi in loro dotazione per dimostrazioni tec-niche di grande efficacia didatti-ca. Da non scordare, a proposito di scoperte scientifiche e adozio-ne di nuove tecnologie, il Museodell’aeronautica G. Caproni: asso-ciato al Museo tridentino di Scien-ze naturali apre alle scuole finestre che affacciano su spazi meno estesi di quelli che appartengono all’in-finito universo, ma ricchissimi di risorse d’ogni natura, sono quel-li terrestri che i dispositivi a bordo di macchinepervolare permettono di rilevare.

Tutti in aula magna: prima la Scienza, poi il Teatro

In entrambi i casi, spettacolo: sala gremita, molti i visitatori in pie-di per la conferenza dal titolo em-blematico “1000 Sistemi solari”condotta da Leopoldo Benacchio dell’Istituto Nazionale di Astrofisi-ca presso l’Osservatorio di Padova. Anche col supporto della sugge-stione visiva garantita da una elo-quente selezione di immagini che proiettano lo spettatore nel passato più remoto e nel futuro già prossi-mo, lo studioso ricorda il percor-so della filosofia e della scienza alla ricerca di verità intorno alla for-ma e alle dimensioni del cosmo, dall’età arcaica ai tempi nostri: “Fino al 1995 abbiamo solo potu-to supporre l’esistenza di altri Si-stemi planetari in movimento at-torno ad altre stelle; in quell’anno fu scoperto il primo di 500 sistemi oltre al nostro, “scovati” in questi ultimi 15 anni grazie a nuove tec-niche e a nuovi strumenti. Come si trovano, come sono, cosa ci in-segnano i nuovi sistemi solari?...La caccia è appena cominciata” si affermava nella presentazione del programma previsto per mercoledì 22 settembre e annunciava: “spe-ciali telescopi spaziali porteranno in pochi mesi a 1.000 il numero dei sistemi planetari conosciuti; in

questo decennio abbiamo buone speranze di scoprire un’altraTerra attorno ad una stella a noi vicina”. L’immersione nello spazio grazie alla spettacolarità delle immagini in verità insegna molto e promet-te di risultare immensamente in-teressante per tutti quegli studenti che potranno associare ai conte-nuti previsti dai piani didattici dei loro corsi anche l’esperienza di una visita alla mostra. E nell’an-no internazionale della Biodiversi-tà: “BIODIVERSITY uniti nella differenza”; emozionante raccon-to che induce a riflettere sull’im-portanza dell’ambiente e della sua tutela attraverso il viaggio e gli in-contri del protagonista. Il rappor-to tra Uomo e Natura risulta indis-solubile da quello con la vita.L’anteprima della performance a cura di Le Nuvole, realizzata in co-produzione con MTSN- Mu-seo Tridentino di Scienze Naturali, RESINA- Sistema museale tema-tico naturalistico del Lazio e Mu-seo Regionale di Scienze Natura-li – Regione Piemonte, chiude il pomeriggio e la rassegna stessa de-dicata dal Museo a molte scienze, per tutte le scuole.Minuziosamente descritti, i detta-gli tecnici e i particolari didattici relativi a tutte le attività si trovano nel Catalogo complessivo curato dai Servizi educativi del Museo e nel web: www.mtsn.tn.it. ( A. G.)

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Scuola primaria mattarello

RiciclArte-Scuola & Creatività, quaderno illustrato realiz-zato dagli alunni frequentanti l’attuale Classe Quarta B del-la Scuola primaria di Mattarello e pubblicato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e Rete trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile. Pre-sentato da poco alla Biblioteca comunale di Mattarello, alla presenza di bambini, genitori, insegnanti, l’assessore all’Istru-zione Marta Dalmaso e la dirigente scolastica Antonietta De-carli. L’opuscolo è di trentasei pagine con una selezione degli elaborati prodotti negli anni scolastici 2007/08 e 2008/09 du-rante il laboratorio grafico-pittorico delle Attività facoltative opzionali, quando gli alunni frequentavano la Classe Prima e Seconda. Nel corso dei due anni la docente Daniela Zendri con la collaborazione di Lorenza Nardelli, ha proposto agli alunni due percorsi che coniugassero divertimento, manuali-tà e fantasia. Il primo percorso dal titolo“Trattieritratti,rimeefilastrocche” con l’obiettivo di stimolare il bambino ad inven-tare brevi testi ed a produrre rappresentazioni di sé. Il secondo percorso, “Traildireeilfarec’èdimezzoilmare...macisonoanchelepianure,iprati,ifiori”, è finalizzato alla riproduzione e rielaborazione personale di paesaggi naturali. Tutte le classi della primaria hanno anche attivamente interagito in due mo-stre sui rifiuti con materiali riciclabili di diverso tipo allestite dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente.

RiciclArteCreatività ambientale con Appa

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SEGNALIAMO

il libro

Scheda

Marx ed Engels: indagini di clas-se – Cinque indagini poliziesche che hanno per protagonisti due detective di eccezione: Karl Marx e Friedrich Engels… intenti a un’in-cessante schermaglia fatta di sar-casmi, finte invettive e battute di spirito e ironizzano sul loro stes-so ruolo di leader del movimento operario, rivelando il loro inesau-ribile, incrollabile senso dell’umo-rismo”.

Dario Piccotti, insegna materie letterarie. È autore dello studio multimedialeIniziativeelotteope-raie alla Borsalino dal Dopoguer-ra all’autunno caldo (www.isral.it/web/web/borsalino/index.htm). Au-tore e compositore di musica pop e barocca (www.barock.it).Alvaro Torchio, vive e insegna materie letterarie nelle scuole me-die del Trentino.È autore di alcu-ne raccolte poetiche e ha curato di-versi testi scolastici per varie case editrici.

Dario Piccotti e Alvaro Torchio, Marx ed Engels: indagini di clas-se, Edizioni Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2010, pp. 187, € 14,00

INVESTIGATORIMarx ed Engels…di classi!

La filosofia non è morta: la capacità deduttiva dell’intelletto asso-ciata all’indagine induttiva, continua ad affascinare l’umanità: d’al-tronde è il metodo della scienza moderna, da Galilei in poi. Dal ri-uscire a vedere, attraverso deduzione e induzione, ciò che gli altri non vedono, al diventare investigatori che dipanano una matassa irrisolvibile, il passo è breve. A oltre trentanni dall’ “Aristotelede-tective” di Margaret Doody è il turno di Marx, filosofo della pras-si e teorico dell’ economia politica, calcare le orme di Poirot e Miss Marple, Maigret e Marlowe. Ad essere sinceri è soprattutto Sher-lock Holmes a fungere da modello per “Marx ed Engels: indagini di classe”, ideato e scritto da Dario Piccotti e Alvaro Torchio.

Cinque racconti in un agile libretto

L’agile libretto raccoglie cinque racconti nei quali la biografia e l’opera del pensatore comunista vengono calate all’interno di eventi delittuo-si dei quali Marx e il suo compare Friedrich Engels (coautore del Ma-nifesto del partito comunista del 1848) dovranno, applicando il meto-do del materialismo scientifico (che qui diventa “investigativo”) usato per studiare il processo di produzione del capitale e la struttura econo-mica che sta alla base dei rapporti di classe, trovare il reale colpevole. Se “la coscienza è intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini” l’investigazione dovrà studiare proprio tali attività e tali relazioni per giungere a individuare la coscienza malvagia. I delitti av-vengono in situazioni occasionali, quotidiane, coinvolgendo la vita per-sonale del pensatore londinese. Ad esempio, nel primo racconto (De-litto spiritico), troviamo Marx il 12 sett. 1855 su un treno diretto a Manchester in fuga da Londra per fuggire dai creditori.

Marx in fuga da Londra…

La città non è casuale: lì abita Engels, il quale “durante i sei giorni la-vorativi, dalle 10 di mattina alle 4 del pomeriggio era un commer-ciante, sbrigava la corrispondenza della ditta in più lingue, frequen-tava la borsa delle merci, riceveva in una dimora ufficiale nel centro della città gli amici con cui era in relazione d’affari. Soltanto la sera, liberato finalmente dalla schiavitù del lavoro, poteva ridiventare un uomo libero”. Sul giornale Times Marx legge di un prestigioso me-dium che riesce a far levitare attraverso strategie particolari tavoli o a far comparire una mano dal nulla. “A proposito di spettri e di coscien-za: il giornale parlava del successo di un evocatore di spiriti, fantasmi.. Mi ha fatto venire in mente… il percorso che ci portò a iniziare “Il Manifesto” con l’immagine dello spettro”.

… sembra Watson per Sherloch Holmes

Ribatte Engels: “Eravamo partiti da una serie di riflessioni che riguar-davano la formazione della coscienza e dei processi di pensiero: come il

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GLI AUTORIIn classe, noi lo useremmo così…

alvaro torchio, insegnante di materie letterarie presso la scuola me-dia di Mattarello dell’Istituto comprensivo di Aldeno-Mattarello, è uno dei due autori del libro segnalato in questo numero della rivista, non è nuovo nel settore della narrativa. Anche dario picciotti è un docente di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado oggi in Pie-monte, ma con un breve passaggio in passato anche in Trentino, come supplente, tra l’altro, nella scuola media “Pedrolli” di Gardolo. Ad Al-varo Torchio abbiamo chiesto questa breve nota su come lui userebbe il testo coi ragazzi.

In terza media… Mi sembra che l’utilizzo scolastico di questo libro possa riguardare sia la terza media che gli istituti superiori. Per quanto concerne l’anno conclu-sivo della scuola media, va detto che il periodo storico in cui si colloca-no le vicende narrate (1855 – 1872) rientra nelle conoscenze già acquisite dai ragazzi e può suggerire, parallelamente alla lettura in classe dei raccon-ti, percorsi di ricerca storica riguardanti molteplici argomenti: dal varie-gato panorama delle idee politiche socialiste alle prime forme di organiz-

fantasma è una forma illusoria dell’ essere umano, così i processi della mente… sono solamente i fanta-smi del mondo corporale”. In que-sto, come in altri casi, la funzione di Engels ricorda da vicino quella di Watson per Holmes: fungere da spalla dell’investigazione e delle te-oria, supportarla, cercando di riba-dire i suoi principi e le sue deduzio-ni. Insomma: il ruolo di un bravo discepolo di fronte al maestro.I due padri del socialismo scienti-fico saranno quindi invitati da un vecchio amico di Engels (l’impren-ditore Harold) ad una festa nella quale l’evento clou sarà proprio una performance di tale medium. Marx viene fatto travestire da borghese, spacciato per Charles Mordekay, in-dustriale ebreo francese del cotone venuto in Inghilterra per stipulare un’assicurazione con la Lloyd. Ecco il padre del comunismo contempo-raneo spacciarsi per un capitalista e offendere i proletari con Harold, “sono delle canaglie, bisognerebbe metterli al guinzaglio”.

E voilà Luigi XVI, ghigliottinato…

Il medium riesce a far materializza-re niente meno che il ghigliottinato “Luigi XVI re di Francia ucciso dal-la follia omicida dei giacobini” rico-perto da un sudario bianco. Sotto tale lenzuolo Marx riconosce uno degli inservienti neri del club: a suo dire un“Discutibile tentativo di emancipazione della razza nera…da schiavi a spettri”. Durante tale apparizione viene ucciso l’impren-ditore-padrone di casa: l’analisi di Marx ed Engels svelerà l’intrigo, ri-facendosi – nella scelta dell’arma usata dall’assassino- allo Sherloch Holmes de “Il segno dei quattro”.

Il capitale come un vampiro…

In un altro racconto (Il vampi-ro assassinato) una frase di Marx

“Il capitale è lavoro morto che re-suscita come un vampiro soltan-to succhiando lavoro vivo e più vive quanto più ne succhia” diven-ta atto d’accusa per la lui da parte di Scotland Yard quando viene ri-trovato il cadavere di un banchiere (trafitto da un paletto) con a fian-co un biglietto con scritto “morte ai vampiri capitalisti”. L’azione in-vestigativa servirà scagionarlo.Nel quinto racconto (Morte di un sovversivo) troviamo addirittura i due teorici del comunismo a Par-ma, nel 1865, a risolvere il caso dell’uomo “dissanguato senza fe-rite”. Viene citato il giornalista Enrico Bignami, direttore de “La Plebe”, referente italiano dell’In-ternazionale. Un’Italia dove ebbe più seguito Bakunin di Marx stes-so dato che “le masse popolari di una società precapitalistica” diffi-cilmente avrebbero potuto “esse-re guadagnate” alla causa comu-nista.

Tanto umorismo e simpatiche diatribetra i due…

Non mancano i momenti umoristi-ci, le simpatiche diatribe, tra i due amici: ad esempio, mentre i due stanno riflettendo sul caso del ban-chiere ucciso, “artigiani e operai che tornavano dal lavoro non poteva-no fare a meno di lanciare occhia-te di disappunto se non di disprezzo in direzione di quei due perdigiorno che stravaccati su di una panchina se la spassavano ridendo come idio-ti”. Gli autori si sono rifatti a quanto raccontato da Eleanor Marx (Tussy, la figlia prediletta, morta suicida a 43 anni): “Credo che li unisse fra l’altro un legame forte quasi quan-to la dedizione alla classe operaria: il loro inesauribile, incrollabile senso dell’umorismo…Spessissimo li ho visti ridere fino alle lacrime”.

Massimo Parolini

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zazione sindacale, dalle condizioni di vita e di lavoro della classe ope-raia al manifestarsi di tensioni e antagonismi sociali. Nelle ore di italiano, oltre al con-sueto lavoro di comprensione e agli esercizi volti a sviluppare le com-petenze lessicali, può risultare uti-le una scomposizione del testo con-dotta mediante gli strumenti della narratologia e basata sulla sintesi de-gli intrecci, l’analisi dei vari tipi di personaggi, dei luoghi e dei tem-pi, degli incipit, delle prolessi e, in modo particolare, delle digressioni cui Marx ed Engels si abbandonano volentieri in alcuni dialoghi. Molte antologie di scuola media presenta-no, nei volumi dei primi due anni, esempi della “narrativa di genere” (giallo, fantascienza, racconto fan-tastico, letteratura del terrore, ecc.). Per tale motivo, dopo la lettura di ognuno dei cinque racconti, asse-gnerei alla classe un lavoro di identi-ficazione dei vari meccanismi narra-tivi del giallo, nonché delle allusioni (da noi disseminate un po’ ovun-que) ai generi della letteratura po-polare più diffusi ai tempi di Marx ed Engels. Per esempio, nel “Vam-piro assassinato”, oltre al classico de-litto nella camera chiusa, sono im-portanti le citazioni di romanzi che trattano il tema del vampiro, da cui si possono ricavare spunti per la let-tura, magari assegnata a gruppi di alunni, di una serie di opere relati-ve all’argomento sulle quali far ap-prontare, in un secondo tempo, brevi recensioni per il giornalino di classe o relazioni orali.

Nella scuola superiore

Nella scuola superiore, ad appro-fonditi percorsi di ricerca storica sui temi specifici già elencati, si può af-fiancare un più complesso lavo-ro di ricerca sulla narrativa di gene-re, a partire ovviamente dal giallo, ma non solo: nel racconto “Spettri

a Ramsgate” abbiamo inserito in-tenzionalmente varie allusioni, an-che caricaturali, nei confronti della “ghost story”, uno dei modelli lette-rari più in voga tra gli scrittori po-polari dell’Inghilterra ottocentesca. Sarebbe pertanto interessante riper-correre, con l’ausilio di libri come la “Storia della letteratura del terrore” di David Punter (Ed. Riuniti, 1985) e la lettura di testi d’epoca, le vicen-de che hanno segnato la nascita della narrativa gotica, avvenuta in Inghil-terra nel 1764 con “The Castle of Otranto” di Horace Walpole, e poi sviluppatasi fino ai primi decenni dell’800 con un’evoluzione del rac-conto di fantasmi culminante nelle parodie scritte da Charles Dickens.Uno dei livelli di lettura del nostro

libro è quello di una narrazione fi-nalizzata anche a divulgare alcune tra le più note idee filosofiche e po-litiche di Marx ed Engels. I dialo-ghi contengono infatti echi di va-rie opere dei due pensatori, nonché allusioni a Kant e a Hegel (le note poste in fondo al volume lo atte-stano esplicitamente). Si tratta solo di brevi accenni, naturalmente, ma che in un’epoca di valorizzazione degli elementi ludici dell’apprendi-mento possono costituire lo stimo-lo per invogliare i giovani ad affron-tare la lettura di opere filosofiche.

Alvaro TorchioDocentematerieletterariescuolasecondaria1°grado

Mattarello-Trento

DarioPiccotti

AlvaroTorchio

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Una bella fatica, opportunità per gli studenti

Lo studio, attraverso sette capi-toli, risulta essere di grande fasci-no per i molteplici aspetti trattati e le diverse fonti. Raramente capi-ta di incontrare un testo che, men-tre affronta una materia spigolosa, sa essere allo stesso tempo capace di attrarre l’attenzione del lettore, fa-cilitandone la lettura nonostante il percorso si snodi attraverso grovi-gli di tesi e di testi diversi per natu-ra (politica, letteratura, arte, storia, geografia e così via) e collocazioni spazio-temporali. Una bella fatica, insomma, che ai nostri ragazzi dei licei, se offerta con adeguata com-petenza e vera sensibilità, potrà ri-velarsi come certa opportunità per sistemare e affinare le specifiche co-noscenze. La pubblicazione rimane nelle intenzioni degli autori come il primo di due volumi di un lavoro ultimato ormai da dieci anni attra-verso ben sei anni di ricerche.Il termine Mittleuropa è lonta-no, però, dal designare qualcosa di preciso. Cos’è la Mittleuropa? si chiedono i nostri studiosi. Non è possibile produrre una singola ri-sposta, essendo plurali le defini-zioni che di essa gli studiosi hanno dato. Così la Mittleuropa potrebbe essere un’entità geografica, ma an-che politica, oppure un progetto o un ideale regolativo, una comuni-

tà intellettuale, una koiné, una sin-golarità storica, una storia comune o altro ancora. E dato che le trop-pe definizioni hanno sempre più generato un accumulo di confu-sione, Libardi e Orlandi desidera-no districarne il groviglio. Il termine nasce nell’Ottocento, il secolo d’oro, secondo Arduino Agnelli, dell’idea di Mittleuropa e sorge all’interno del lessico dell’eco-nomia politica. Si deve, però, ad una pubblicazione di Friedrich Naumann del 1915 il suo successo.

Un’idea di Mittleuropa

I nostri autori in questo primo vo-lume hanno tracciato la storia di un secolo e mezzo di idea di Mittleuro-pa: dal 1848 al 1989. In un secondo volume si occuperanno soprattutto delle vicende storiche. Per F. Nau-mann il problema della Mittleuro-pa è innanzitutto quello della causa comune tra Impero tedesco e Au-stria-Ungheria: la sua Mittleuropa, lungo l’asse Nord – Sud, si esten-de dal Mare del Nord e dal Balti-co alle Alpi, all’Adriatico e al limite meridionale della pianura danubia-na; lungo l’asse Est – Ovest, avvol-ge il territorio che dalla Vistola ed i Vosgi giunge sino alla Calizia e sul lago di Costanza. Per Naumann tutta questa parte d’Europa do-veva formare un unico paese, una unità, una confederazione di sta-

la recensione

Il termine Mittleuropa non ha significato principalmente geografi-co. Dalla sua scomposizione individuiamo che le idee di Mitte e di Europa hanno in prevalenza significato culturale. L’idea di Mitte ri-manda principalmente all’auto-rappresentazione del mondo germa-nico come cuore d’Europa; mentre quella di Europa riveste un ruolo essenzialmente storico-culturale. Tanto emerge dalla recente interes-sante opera di Massimo Libardi e Fernando Orlandi.

MITTLEUROPAUn volume di Libardi e Orlandi

ti, una unione difensiva, un unico territorio economico. Naumann, nel solco del pangermanesimo, di-viene portavoce della rifondazione del Reich bismarkiano, restaurato-re dell’antico impero dei Carolingi, degli Ottone e degli Hohestaufen. Al Naumann fa eco Heinrich Ritter von Sribik che passa dalla teorizza-zione dell’idea alla proposta di Mit-tleuropa. Per von Sribik la Mittleu-ropa è una delle strutture portanti della storia tedesca.Per la cultura angloamericana, in-vece, con Mittleuropa si indica l’area linguistica tedesca, cioè Ger-mania, Svizzera tedesca, Austria e tutti quei territori di lingua tede-sca presenti in Boemia, Ungheria, Romania, Alsazia. In secondo luo-go il termine sottende quegli sta-ti che componevano la Monarchia austro-ungarica. Infine, negli anni Ottanta del Novecento la Mittleu-ropa, come per Milan Kundera e Tomas G. Masaryk, è stata identi-ficata con gli stati dell’Est europeo, ad esclusione della Russia. In defi-nitiva, l’idea di Mittleuropa affon-da le sue radici nella secolarizzazio-ne dell’istituto imperiale.

(adis)

Massimo Libardi e Fernan-do Orlandi dal titolo Mittleu-ropa.Mito,letteratura,filosofia, Silvy edizioni, Scurelle 2010, pp. 221

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Per info:- CDE PAT tel. 0461.495087 - [email protected]

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in collaborazione con MIUR-AFAM – Provincia autonoma di Trento – LLP/IP Erasmus

Conservatori superiori di Miskolc (Ungheria), Vigo (Spagna), Universidade do Minho Braga (Portogallo)

Carnegie Mellon University – BXA Interdisciplinary Degree Programs – Pittsburgh (U.S.A.)

GLOBUS ORCHESTRA MULTIMEDIAL INTERNATIONAL PROJECT - Intensive Programme 2010

BALLI PLASTICI Musiche di Alfredo Casella, Gianfrancesco Malipiero, Lord Berners, Béla Bartók

Edizione critica di Valentina Massetti

Narrazione video, ispirata a Balli plastici di Fortunato Depero, a cura di Carnegie Mellon University, BXA

Interdisciplinary Degree Programs, con il coordinamento artistico di Franco Sciannameo

GLOBUS Orchestra Multimedial International Project diretta da Julián Lombana

Laboratori formativi per la produzione dello spettacolo, a cura di docenti delle istituzioni partecipi del progetto: interpretazione musicale;

narrazione video; narrazione vocale e testuale; didattica e animazione musicale per le scuole; analisi e composizione

Laboratori a partire da venerdì 12 novembre 2010

Spettacolo Auditorium S. Chiara Trento

Martedì 23 novembre 2010

ore 10.30 Spettacolo per le scuole – ore 20.30 Spettacolo per il pubblico

MODULO DI ADESIONE SPETTACOLO BALLI PLASTICI

PER SCUOLE PRIMARIE E SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO

DENOMINAZIONE DELLA SCUOLA _______________________________________________

INDIRIZZO _____________________________________________________________________

TELEFONO _____________________________________________________________________

E-MAIL ________________________________________________________________________

REFERENTI PER CONTATTI ______________________________________________________

SPETTACOLO: MARTEDI’ 23 NOVEMBRE 2010 ORE 10.30

AUDITORIUM S. CHIARA (Via S. Chiara) DI TRENTO

NUMERO CLASSI PARTECIPANTI __________________________________

NUMERO TOTALE DI ALUNNI PARTECIPANTI ______________________

NUMERO INSEGNANTI ACCOMPAGNATORI_____________________________

FIRMA DEL DIRIGENTE o di chi ne fa le veci

_____________________________

SCADENZA MODULI DI ADESIONE: MARTEDI’ 16 NOVEMBRE 2010 (fino esaurimento posti). INVIARE IL MODULO COMPILATO

ALL’INDIRIZZO DEL CONSERVATORIO DI MUSICA DI TRENTO V. S. MARIA MADDALENA 1 - 38122 TRENTO. O VIA EMAIL A

[email protected]. O VIA TELEFAX ALLO 0461/263888

OFFERTA VARIA

lo spettacolo