ADQ OTTOBRE 2010

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Firenze città 25.000 COPIE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA CON POSTE ITALIANE IN QUESTO NUMERO: - L’Editoriale - Ospiti Graditi - Il caffé che fa ...riflettere - La fine del racconto a puntate - La Posta dei Lettori - Rubrica Legale - Gli Sconti del mese AUMENTANO GLI SCONTI IN CITTÀ “SPONSORLIBRO” AI NASTRI DI PARTENZA IL PROGETTO... SAHARA CHERNOBYL ITALIA... QUALE LEGAME? Rivista di Svago, Curiosità, Pubblicità, Intrattenimento C1/046/2010 valida dal 30/08/2010 AFFARI DI QUARTIERE ANNO I N° 2 MENSILE OTTOBRE 2010 - Iscrizione ROC e Tribunale in corso “QUESTO MESE LA RIVISTA VALE 225 EURO DI SCONTI”

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La rivista fatta da e per te!

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Firenze città

25.000 copiein distribuzione gratuitacon poste italiane

IN QUESTO NUMERO:

- L’Edi tor ia le- Ospi t i Gradi t i- I l caffé che fa . . . r i f let tere- La f ine del racconto a puntate- La Posta dei Let tor i- Rubr ica Legale- Gl i Scont i del meseAUMENTANO GLI

SCONTI IN CITTà

“SPONSORLIBRO”AI NASTRI DIPARTENZA IL PROGETTO...

SAHARA CHERNOByLITALIA...qUALE LEGAME?

rivista di svago, curiosità, pubblicità, intrattenimento

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EDITORIALE ...

in questo numero:

pag. 2 - Editoriale di Luca Mastrellapag. 3 - E’ importante ciò che non si vedepag. 4 - Ospiti graditipag. 6 - Beviamoci un caffèpag. 8 - Riflessologia plantarepag.10 - “ Il mondo di Bianca “ racconto a puntatepag.12 - “Park (ing) daypag.13 - Sconti del mesepag.14 - La Posta dei Lettoripag.15 - Rubrica Legale

Siamo al secondo numero della nostra Rivista e anche se questo, per molti, potrebbe apparire come quasi niente, noi invece siamo molto orgogliosi del primo traguardo a cui siamo giunti, cioè distribuire tramite Poste Italiane 25.000 copie gratuitamente a casa vostra nella cassetta delle lettere! Certo è, che questo , come già detto, altro non è se non un primo traguardo, un punto di partenza per arrivare a distribuire le 100.000 e passa copie che serviranno a raggiungere personalmente og-nuno di voi a casa nella città di Firenze; personalmente perchè l’obbiettivo è di arrivare a consegnarvi Affari di Quartiere diretta-mente con il vostro nome.Se in questo obiettivo volete aiutarci potete, connettendovi al nostro sito www.affaridiquartiere.it, richiedere l’invio della Rivista sin da ora direttamente a vostro nome indicando in fase di compilazione dove volete che vi arrivi!

Nel numero scorso abbiamo accennato al Progetto di sponsoriz-zazione per i giovani scrittori ed è prima doveroso fare una pre-cisazione riguardo il termine “giovani” dai noi usato, intendendolo non riferito solo all’età anagrafica. Ebbene, il Progetto “SPONSORLIBRO” è alle porte, ora abbiamo bisogno di leggere ancora di più; da Voi scrittori sono arrivati di-versi manoscritti in redazione che abbiamo cominciato a leggere ma vorremmo riceverne ancora e quindi mandateci i vostri scritti, an-che racconti o raccolte di racconti oltre a romanzi, biografie, raccolte di poesie etc. Cogliamo anche l’occasione per ringraziare chi ci ha già mandato i propri manoscritti, confermando che tutti avranno comunque una risposta. Entriamo un po’ più nello specifico del pro-getto, come funziona?La scelta del manoscritto che parteciperà viene fatta sia internamente alla redazione, sia concordando e valutando assieme allo sponsor che potrebbe avere un’esigenza par-ticolare, quello che è il tema d’interesse.Quando un testo viene reputato idoneo ad affrontare il mercato editoriale , con lo scrit-tore selezionato si stabilisce un rapporto di collaborazione che prevede la stipula di un vero e proprio contratto editoriale con anche le seguenti clausole- la stampa gratuita del Libro in un numero di copie non inferiore alle 5.000 - la distribuzione gratuita dello stesso in cinque librerie d’Italia della catena MELBOOKSTORE situate nelle principali città ( Roma, Firenze, Bologna etc.).- la distribuzione gratuita al pubblico del libro durante una gior-nata completamente dedicata alla promozione dello SPONSORLIBRO che si effettuerà in ognuna della librerie del

circuito Melbookstore a cui parteciperà lo Staff Redazionale e lo Scrittore; l’evento sarà reso pubblico ed adeguatamente pubblicizzato tramite i maggiori Mass Media Nazionali.- un compenso per lo Scrittore, da definire nel suo totale ma comunque non inferiore ai 5.000 Euro- le option per la eventuale ristampa e per gli scritti successivi che verranno trattati con il normale iter editoriale.Lo scopo di questo progetto è aprire la strada e rendere conosciuti gli Scrittori che diventeranno collaboratori della nostra casa edi-trice i quali con questo progetto potranno avere una ampia visibilità a livello nazionale e una carriera in partenza, tale da poter dire che diventarenno famosi anche solo per essere stati scelti nel progetto SPONSORLIBRO.Vi aspettiamo...

di Luca Mastrella

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Non merita tale titolo la libertà che invade quella altrui.youness Khalki

E’IMPORTANTE CIò CHE NON SI vEDE.

Caro lettore, il pensiero di scrivere su questo mensile confesso che mi ha messo in agitazione da giorni. Vorrei comunque condividere con te ciò che non si può vedere, ciò che non si può toccare da LivinGreen.LivinGreen non è solo un nome scelto fra tanti o un semplice brand nascente, ma ben altro. E’ l’attenzione quotidiana al rispetto dello spazio non circoscritto, è sapere che domani sarà un po’ migliore gra-zie anche a te, è smettere di lamentarsi ed agire, è l’aria che vorremmo più pulita ed il prato più verde.E’ un onda di mare senza bottiglie intorno, è il caldo e il freddo nelle sta-gioni, la nebbia che bagna il viso, è ciò

che vorresti sempre ritrovare al tuo ritorno, un campo di fiori intatto. Perfetti non siamo e non è affatto comodo cambiare i nostri vizi con virtù, le nostre distrazioni in attenzione; è più facile far finta di niente, riempire un camion pieno di rifiuti, accendere la luce e bruciare petro-lio e continuare a sperare che qualcun’altro risolva i problemi, anche se il problema sono spesso le nostre cattive abitudini, la nostra diffidenza, a volte la nostra cronica pigrizia.Acquisire la consapevolezza ecologica che ogni cosa intorno a noi è preziosa e merita rispetto è sicuramente possibile, è importante anche se non si vede, è un inizio è la linea di partenza per ognuno di Noi. Ogni cambiamento, si sa, è sempre un grande sforzo mentale ma richiede però anche un minimo di buona volontà, una piccola dose di sacrificio e decisamente un po’ di cuore. Vorrei aggiungere inoltre che Ogni centesimino di Risparmio Ener-getico che produciamo, è soprattutto, amore per un mondo migliore.Fondamentale è cominciare, anche dalle piccole cose......indispensabile è insistere, inevitabile sarà migliorare.La conservazione del pianeta e la ricerca per nuove fonti energetiche alternative sono la nostra missione quotidiana, ampiamente condi-visibile con tutti Voi. “Oggi comincia a Pensarci e domani vieni a Trovarci.”Ti aspettiamo!Staff LivinGreen

Affari di Quartiere si propone anche su Internet con il nostro sito www.affaridiquartiere.it in cui divisi per aree tematiche come elenco di categorie, trovate gli Sconti del mese da poter scaricare, stampare

ed usufruirne come fos-sero i Coupon che tro-vate all’interno di ques-ta rivista; così come è presente un Forum di

discussione sugli eventi di vostro interesse e tutte le informazioni dettagliate dei nostri Progetti Sociali. La nostra presenza sul web comprende anche la partecipazione at-tiva sui Social Forum di maggior interesse come Facebook e Twitter , diversi lettori ci hanno chiesto come raggiungerci sul web quindi quì sotto potrete trovare gli indirizzi internetFacebook:http://it-it.facebook.com/pages/Firenze-Italy/AFFARI-DI-QUARTIERE/144873718858137 Twitter: twitter.com/Parvagroupe per finire il nostro Blog che al momento è inserito nella Bloggeria di Tumblr.com all’indirizzo: affaridiquartiere.tumblr.com/

BUONA LETTURA E BUON WEB A TUTTI!!

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tante la ratifica nel 1966 da parte dell’ONU dell’ ‘Atto di autodeterminazione del popo-lo saharawi’, fu costretto nel 1975 ad ab-bandonare la sua terra e le sue città a causa dell’invasione dell’esercito del Marocco.

I profughi si rifugiarono in Algeria, nel de-serto dell’Hammada di Tindouf, dove ha avuto inizio la straordinaria esperienza so-ciale, politica e civile degli accampamenti saharawi. Pur vivendo in condizioni difficilissime,

con scarsità di cibo e soprattutto di acqua, i 165000 Saharawi non si sono mai arresi. Hanno proclamato la loro indipendenza; si sono dati una costituzione e un governo democratico, dove molto spazio è lasciato alle donne; hanno letteralmente abbattuto l’analfabetismo (95% di alfabetizzazione).Ad oggi soltanto pochi paesi hanno riconosciuto ufficial-mente il governo saharawi in

esilio, e purtroppo sembra ancora lontano il momento in cui i Sa-

harawi potranno abbattere il muro di sabbia e presidi militari che li separa dal Sahara Oc-cidentale e riab-bracciare i loro fratelli che non sono riusciti a scappare in tempo e sono rimasti in Ma-rocco. Due storie tragiche, che d’estate si in-

contrano sotto il cielo italiano.Ogni anno, nei mesi di luglio e agosto, decine di bambini par-tono dal Sahara Occidentale, dall’Ucraina e dalla Bielorussia, e arrivano in varie regioni del nostro paese. Vengono ospitati da famiglie generose che decidono di passare un po’ delle loro estati, e del tempo di solito dedicato al riposo, con bambini provenienti da paesi lontani, fronteggiando difficoltà linguistiche e culturali grazie soprattutto all’aiuto di numerose associazioni di vo-

OSPITI GRADITI di Marta Tilli

Cosa hanno in comune la fredda Ucraina e le distese infuocate del Sahara Occidentale? La risposta è tanto semplice quanto insolita:i bambini. E l’Italia.

Tutti conoscono il tragico incidente avvenuto nel 1986 alla centrale nucleare di Chernobyl, situata sul confine fra Ucraina e Bielorussia. Nel corso di un test, già eseguito senza problemi sul reat-tore n°3, furono violate le regole di sicurezza portando ad un brusco e incontrollato au-mento della tem-

peratura del nocciolo del reat-tore numero 4 della centrale: si determinò la scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno ed ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tu-bazioni di raffreddamento. Il con-tatto dell’idrogeno e della grafite incandescente con l’aria innescò una fortissima esplosione e lo sco-perchiamento del reattore.Una nube di materiali radio-attivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla

centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l’evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 per-sone. Nubi radioattive raggiunsero anche l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiun-gendo anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale del Nord America. 65 persone morirono nel giro di poche settimane, ma molte di più si sono ammalate in seguito a causa dell’esposizione alle radiazioni. Sono aumentati sia il numero di persone colpite da cancro alla tiroide sia il tasso di malformazioni congenite nei bambini: inoltre migliaia di altre donne e uomini saranno soggetti in futuro a forme tumorali.

Meno nota, forse, è la storia dei Saharawi, popolo di antiche tradizioni che, dopo aver subito la colonizzazione spagnola, e nonos-

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lontari. Ragioni diverse portano in Italia questi bambini. Per i piccoli (o gran-di, visto che trascorrono qui le vacanze anche ragazzi fino ai sedici/diciotto anni) bielorussi e ucraini l’Italia, e soprattutto le sue spiagge,

le sue campagne e le sue montagne, ha una funzione di prevenzione. Poter stare all’aria aperta in luoghi non inquinati dalle radiazioni per-mette ai bambini di smaltire un po’ di elementi peri-colosi, e quindi di-minuisce il rischio

in futuro manifes-tino forme tumorali. Spesso i bambini che arrivano nel nostro paese non necessitano soltanto di aria pura, ma anche di affetto. Molti hanno storie personali difficili: le numerose associazioni di solidarietà che si occupano di portare in Italia i piccoli bielorussi, ad esempio, preferiscono privilegiare i bambini degli orfanotrofi, che difficilmente potrebbero accedere a programmi di risanamento. Per i piccoli saharawi i viaggi in Italia significano una cosa diversa. “Per i bambini che tornano dall’estero, il mondo non è più soltanto la guerra e il deserto, ma anche case, treni, aerei” spiega il professor Handoud Farek, direttore della scuola saharawi ‘9 Giugno’. “Questi bambini” aggiunge “sono anche portatori di un messaggio. Fanno entrare in contatto molti cittadini europei con la realtà del nostro popolo. Ma per loro è an-che uno shock psicolog-ico l’impatto con questo mondo nuovo e il ritorno alla realtà dei campi.” Dal 1984, grazie al gemellaggio fra 1457 Comuni, 10 Province e 5 Comunità Montane della Regione Toscana, come Sesto Fiorentino,

e la dairas (le tendopoli) saharawi centinaia di bam-bini sono stati ospitati, e hanno portato il messaggio e gli insegna-menti del loro popolo. Un messaggio di tolleranza e libertà.Perché in fondo abbiamo molto da imparare da questi bambini, da qualunque paese provengano. C’è da chiedersi se ricevano più loro dalle famiglie che li ospitano o se invece sia la loro presenza il vero dono. Un dono estivo, che in un paese dove l’egoismo e il disinteresse sono ormai padroni, premette di avere ancora qualche desiderio da esprimere vedendo una stella cadente!

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BEvIAMOCI UN CAFFE...un modo come un altro per riflettere cinque minuti...

Una favola, un barattolo, una coppia in crisi ...Una coppia in crisi si recò da uno psicoterapeuta. I due coniugi raccontarono che la loro crisi nasceva dal poco tempo che avevano di stare insieme, a causa dei tanti problemi della vita di tutti i giorni: lavoro, figli, genitori, suoceri... Non c’era più il tempo delle coccole, delle confidenze, dello svago. Il terapeuta prescrisse loro di prendersi almeno un’ora di tempo al giorno per fare delle cose insieme (una partita a carte, una passeg-giata, un giro in macchina, un caffé al bar ... ).Niente da fare: i due, ogni volta che ne parlavano con il terapeuta, riferivano di non aver avuto abbastanza tempo per seguire la prescrizione. I problemi che si erano presentati erano stati talmente tanti, che non c’era stato tempo. E la loro crisi di coppia, intanto, continuava a . peggiorare. Un giorrno andarono al consueto appuntamento settimanale col tera-peuta, dove trovarono, disposti sulla scrivania, un grande barattolo vuoto e delle palle da golf. Lo psicologo, senza dire nulla, cominciò a met-tere le palle da golf nel barattolo, dopo di che chiese ai due pazienti se il barattolo era pieno. I due si guardarono e poi, non senza esitazioni, dissero ‘si, certo, è pieno’. “Benissimo” fece il terapeuta. Aprì poi il cassetto della scrivania e tirò fuori delle pic-cole biglie, mentre i due coniugi in crisi si guardavano, sempre più perplessi. Il terapeuta sorrise, poi prese le biglie e le dispose nello stesso barat-tolo. Le biglie andarono a riempire gli spazi vuoti lasciati dalle palle da golf. E pieno ora il barattolo? fece il terapeuta ed i pazienti, di nuovo, dissero di si. ‘Benissimo’, disse il terapeuta, che a questo punto tirò fuori da un armadietto accanto un sacchetto pieno di sabbia. Velocemente, il terapeuta prese la sabbia e la versò ancora nel barat-tolo. La sabbia andò a riempire gli spazi vuoti lasciati dalle biglie. Mentre i due coniugi osservavano tutti questi strani movimenti con sorpresa e stupore, il terapeuta andò verso la macchina del Caffè e ne preparò due tazze. I due pazienti, alquanto sorpresi, perché non era mai successo prima, pensarono che iI caffè fosse per loro e si guardarono intorno per

cercare le bustine dello zucchero, che non c’erano. Lo psicologo prese le tazze di caffè e ne versò il contenuto nel solito barattolo. I, due a questo punto scoppiarono: ‘Dottore, ma è in vena di scherzi oggi’? Lo psicologo si fece serio e disse: ‘questo barattolo rappresenta la vita. le palle da golf

sono le cose importanti, come il lavoro, i figli, la salute, l’amore ecc. Sono cose che, anche se perdessimo tutto il resto, ci renderebbero comunque felici, e le nostre vite sarebbero ancora piene. Poi ci sono le palline di vetro: sono cose che ci importano, come la casa, la macchina, i divertimenti ecc. La sabbia è tutto il resto: rappresenta le piccole cose.

Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto per le palle da golf. ‘La stessa cosa - continuò a dire il saggio terapeuta - succede nella vita: se utilizziamo tutto il nostro tempo e la nostra energia nelle pic-cole cose, non avremo mai tempo per le cose veramente importanti. Dunque, imparate a pensare alle cose veramente importanti della vita: il resto è solo sabbia’. ‘Bellissimo’ dissero i due coniugi, ammirati da tanta sapienza. ‘Ma scusi, fece poi uno dei due, abbiamo perfettamente compreso la metafora, ma perché ci ha messo dentro anche il caffè? Il barattolo ormai era già pieno’! Il terapeuta a questo punto sorrise: ‘Era solo per dimostrarvi che non importa quanto sia piena la vostra vita: c’è sempre posto per metterci dentro anche un caffè’!! :-) ...per i bar che frequentiamo!La Redazione

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Non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto.

Roberto vecchioni

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Beati coloro che non hanno paura di domandare quello che non sanno.

Paulo Coelho

insegnante nella nostra personale evoluzione e presa di coscienza. La malattia ha soltanto un fine : Farci guarire, anzitutto nell’anima e quindi anche nel corpo.Dobbiamo quindi imparare il linguaggio dei sintomi ed avere il coraggio di ascoltarli e di entrare in comunicazione con loro. Allora avremo dei bravi maestri sulla via che porta alla vera guarigione. Pertanto la malattia non va combattuta, bensì trasmutata.Da notare che l’armonia riguarda non solo il corpo, ma soprattutto l’anima e la mente. Il corpo non è altro che il luogo in cui si materializza l’armonia o la disarmonia che si instaura tra l’anima e la mente. In fondo la malattia è la somatizzazione di questa disarmonia.Quando l’anima (Spirito) e la mente (Intelletto/Personalità) entrano in conflitto fra loro, allora si rompe l’armonia, l’equilibrio del nostro essere e, se questo conflitto perdura, l’anima decide di renderlo evidente nel corpo tramite la malattia.

Il malessere dell’anima si materializza nel corpo sotto forma di sintomo/i. Il sintomo corrisponde in pieno alla spia della nostra auto. Qualunque cosa si manifesti nel nostro corpo, è espressione visibile di un processo invisibile, di qualcosa che non è in ordine e che quindi dobbiamo analizzare. Il sintomo segnala che noi siamo malati come esseri, ci informa che qualcosa ci manca, che qualcosa non va.

Il sintomo può dirci che cosa ancora ci manca e quindi ci dà il compito da eseguire per ristabilire l’armonia del nostro essere. Il che però presuppone che noi capiamo il linguaggio dei sintomi. La malattia non va combattuta, ma compresa. E qui sta il segreto della guarigione. Malattia e guarigione sono concetti paralleli, sono due polarità. Per conoscere la guarigione occorre sperimentare la malattia. Da questo punto di vista si capisce che la malattia è inevitabile.La sofferenza fisica, morale, spirituale, è una maestra interessante; quel che è importante conoscere è capire la sofferenza, accettarla come maestra, non come una mannaia che ci cade addosso, in quanto molte volte l’abbiamo attirata noi stessi con i nostri atteggiamenti.

A seconda delle attività che svolgiamo, è dominante l’uno o l’altro emisfero del cervello. Così per esempio il pensiero logico, il leggere, scrivere e far di conto richiedono il predominio dell’emisfero sinistro, mentre ascoltare la musica, sognare, immaginare e meditare, nonché taluni esercizi di respirazione sviluppano maggiormente l’emisfero destro.Le due polarità: l’emisfero sinistro (razionale) e l’emisfero destro (emotivo) si completano e si compensano reciprocamente e per esistere ognuna ha bisogno del polo complementare.La polarità fa si che siamo incapaci di considerare contemporanea-mente i due aspetti di un’unità. Il vantaggio che ci presenta la polarità è la possibilità di conoscenza, che senza di essa non sarebbe comprensibile per noi.Il Tao, che suddivide un cerchio in una metà bianca e in una metà nera, ognuna delle quali contiene un nucleo di colore contrario è un ottimo esempio simbolico di questo concetto. L’unità si suddivide in polarità.In questa visione la malattia non ha nulla di fortuito, né nella sua forma, né nella parte del corpo che colpisce. Essa obbedisce alla leg-ge di causa ed effetto (detta anche Legge del Karma), è dovuta ad una nostra mancata realizzazione, ossia dalla nostra mancata compren

RIFLESSOLOGIA PLANTAREdi Elena Giorgetti

Sintomi e malattia

I medici affermano che la maggioranza di noi gode relativamente di buona salute e lo dimostrano esibendo analisi del sangue e dell’urina, secondo cui i globuli, il glucosio, l’azotemia, la creatinina e un’altra ventina di valori rientrano nei limiti normali.Ma se siamo cosi sani, perché molti di noi si sentono sempre stanchi, vengono ripetutamente colpiti da vaghi malesseri che risucchiano l’energia e sono costretti a prendere parecchi farmaci? La risposta è semplice: non siamo sani come vogliono farci credere.Il problema è semplicemente che non ci concentrano sulla salute reale, siamo abituati a eliminare i sintomi e i medici sono li per diagnosticare ed eliminare i sintomi e le successive fasi della malattia. Secondo la medicina ufficiale, se non avete una malattia evidente e ben definita, dovete essere in buona salute. I medici occidentali tendono ad avere una visione o bianca o nera, non esiste via di mezzo. Salute e malattia sono come un interruttore elettrico: se è acceso siete sani, se è spento siete malati.Ma non è così semplice, dato che, più che a un interruttore si deve pensare a un regolatore che si sposta per aumentare o diminuire la luminosità. La differenza è evidente quando il pulsante è spostato tutto a destra o tutto a sinistra: abbiamo il buio e la luce. Ma le infinite variazioni intermedie sono molto più sottili e lo stesso accade per la sa-lute, che spesso si indebolisce lentamente, con perdite troppo piccole

per rendercene conto.Chiaramente dobbiamo modificare il nostro con-cetto di malattia e salute, passando dall’idea di interruttore a quella di regolatore. Inoltre, molte volte , le malattie sono il risultato finale di nostri atteggiamenti e modi di pensare, e che la malattia,

prima di manifestarsi nel corpo, si manifesta con molto anticipo (di mesi o anni) nei sintomi fisici o psichici.Per guarire da una malattia occorre prima comprenderla. Poiché nulla avviene per caso, anche la malattia ha una sua ragione di esistere. Si tratta perciò di indagare a fondo per scoprire la radice, la causa princi-pale della malattia e qual è la sua funzione, poiché tutto nell’universo ha uno scopo.Finchè tutte le funzioni del nostro organismo sono in armonia fra loro, esiste uno stato di equilibrio e il nostro essere, inteso come corpo, anima e mente, gode di una perfetta salute. La malattia è uno stato dell’uomo e indica che esso non è più in ordine, in armonia. Questa perdita dell’equilibrio si manifesta nel corpo sotto forma di sintomo. Il sintomo segnala che noi siamo malati come uomini, come esseri spirituali e ci informa che qualcosa ci manca, che qualcosa non va. Una volta che abbiamo capito la differenza tra malattia e sintomo, il nostro atteggiamento ed il nostro rapporto con la malattia cambia. Non consideriamo più il sintomo il nostro maggior nemico, né ci poniamo lo scopo di combatterlo e distruggerlo, al contrario scopriamo nel sintomo un compagno che ci può aiutare a scoprire cosa ci manca e a superare la malattia. Il sintomo diventa così una

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sione. La malattia non va soffocata o messa in mani incompetenti : la malattia va rispettata, ascoltata, trasformata con amore, con respon-sabilità. Il corpo ci aiuta con la malattia a riconoscere che stiamo andando oltre il limite consentito poichè il più delle volte solo at-

traverso la malattia l’uomo è portato a riflettere e a riconoscersi. Ogni qualvolta che la mente e l’anima sono in disarmonia, il flusso di energia (Qi per la medicina tradizionale ci-nese) rallenta o si blocca e di conseg-uenza le cellule e gli organi del nostro corpo, non ricevendo sufficiente ener-gia, cominciano ad ammalarsi. La malattia è un linguaggio. La malattia in certi casi determina una svolta nella vita ed una grande crescita evolutiva. La malattia è una via per-corribile, di per sé né buona né cattiva. Essa può dunque essere a volte prev-enuta ed evitata, poichè se noi potes-

simo prendere coscienza dei nostri at-teggiamenti limitanti - disperazione, paura, dubbio, dolore, rifiuto, dipendenza, rabbia, dogma, sensi di colpa, superstizione, giudizio, ipocrisia, repressione, arroganza, avidità, etc - e cambiarli anche con mezzi spirituali e mentali, non vi sarebbe più bisogno della severa lezione della sofferenza manifestata in malattia (Compren-dere o soffrire). Il Potere Divino in noi ci dà ogni opportunità per cambiare condotta prima che, come ultimo strumento, non siano inflitti dolore, sofferenza . Ciò che chiamiamo malattia è lo stadio terminale di un disordine molto profondo, così per assicurare un successo completo alla cura è evidente che non si può trattare la conseguenza (sintomo) senza risalire alla causa fondamentale per eliminarla. E’ possibile prevenire e guarire la malattia scoprendo l’errore che è in noi e liberarcene, non lottando contro l’errore (il nostro difet-to), ma osservandolo da vicino (autoriconoscimento), accettandolo e dissolvendo i sentimenti irrisolti e le forme-pensiero che stanno

alla base dell’errore e che lo alimentano, aiutandoci anche con una respirazione profonda e cosciente e tramite l’INTENTO.

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Nessun piacere è un male in assoluto; ma alcune fonti del piacere procurano spesso più male che bene.

Epicuro

IL RACCONTO A PUNTATE...

IL MONDO DI BIANCADopo la prima puntata che avete letto sul nu-mero di settembre, eccoci al finale del racco-nto di Marta Tilli

Cominciò ad aprire tutte le ribaltine, i cassettini, ammucchiandone il contenuto sulla scrivania. Niente. Stava per rinunciare, quando si accorse che un cassettino era scampato alla sua ricerca. L’aprì. Dentro c’era un fascio di lettere. Bianca si mise a guardarle. Grieco, Giuliani. Tutti nomi sconosciuti. Stava per rimetterle nel cassetto, quando si accorse di una busta senza nome. L’aprì. Iniziò a leggere: “Caro figlio mio, ora, in punto di morte, ho deciso di rivolgere queste mie ultime parole proprio a te. Figlio, adesso le sorti della Famiglia dipendono da te. Mi sei sempre stato fedele, spero che tu continui a seguire l’esempio che ti ho dato. Queste sono le mie ultime volontà: cerca sempre di fare tutto ciò che è in tuo possesso per aiutare i nostri amici; cerca sempre di fare più di quanto è in tuo possesso per annientare i nostri nemici; difendi sempre la Famiglia, e proteggila come una moglie, una figlia, una madre; sii intransigente; mantieni buoni rapporti con gli altri membri importanti; ricordati, la Famiglia è buona e caritatevole con i figli fedeli, ma crudele e vendicativa con i figli infedeli. I traditori sono da eliminare, i fedeli da premiare. Il nostro è un lavoro difficile, ma se lo svolgerai bene avrai grandi onori e grandi ricchezze, e potrai vivere felicemente tutta la tua vita. Correrai dei rischi, ma non tradirci mai. Mi raccomando, sii sempre fedele alla nostra grande Famiglia. Addio da tuo padre Antonio Corona”. La lettera le cadde dalle mani. Bianca cercò di sedersi, ma la poltrona le sciv-olò e si sedette per terra. Cosa voleva dire quella lettera? Tutte quelle storie di Famiglia, proteggere, vendicare, cosa significavano? Forse… No, non ci poteva credere! Eppure… forse suo padre era… un camorrista! Cercò di respirare profondamente. Voleva urlare, ma le parole le morirono in gola. Il primo pensiero fu di rimettere tutto a posto, fare finta di niente, dimenticare…“ Saresti capace di vivere felicemente se continuassi a fare cose che dentro di te sai essere non giuste?”. No. Non poteva dimenticare, non

poteva. Lei doveva parlare, doveva informare… E chi? La polizia, forse? Ma non era ancora sicura che tutto fosse come pensava. Forse aveva esagerato, forse era solo un… Bianca sentì un nodo alla gola. Era proprio come lei pensava. Non poteva essere altrimenti. E ora, ora che fare? Bianca si alzò. Si mise il giubbotto, ma lasciò tutto così com’era. Voleva scappare. Scappare, andarsene via, correre fuori da quel posto orribile. Prese il “Mondo di Sofia”e se ne andò. Evitò Maria. Uscì fuori e corse. Corse, corse a perdifiato, percorse stradine sconosciute e intri-cate, perdendo il senso del tempo e dell’orientamento. Alla fine si ritrovò davanti al Duomo. Senza pensarci, entrò cor-rendo. Il silenzio la avvolse.

Non c’erano molte persone all’interno della chiesa, soprattutto tur-isti, e nessuno sembrò accorgersi di lei. Singhiozzando,

s’inginocchiò di fronte all’altare prendendosi la testa fra le mani. “Signore, ti prego, aiutami, aiutami a capire cosa fare. Devo parlare, e con chi? E come?”. Lo sconforto dominava ancora in lei. Era terribile aver vissuto tutta la vita con delle idee, delle convinzioni, delle certezze, sapendo di stare tutto sommato nel giusto, di essere comunque più o meno al di fuori dai terribili fatti che avvenivano tutti i giorni nella sua città, e rendersi conto, improvvisamente, che tuo padre potrebbe essere uno dei mandanti di tutti quei crimini. Era come se fosse vissuta fino a quel momento in un mondo falso, di cartone, totalmente basato su bugie. I soldi di suo padre erano sporchi, provenienti da furti, ricatti. Tutti i suoi vestiti, le sue scarpe, le sue penne, i suoi libri erano stati comprati con soldi sporchi. Provò or-rore e ribrezzo per tutto ciò che possedeva. Si sedette su una delle prime panche e rimase là, con gli occhi socchiusi, pieni di lacrime.

La porta cigolò per il peso e per l’età. Il dottor Corona entrò nell’atrio, si tolse il cappotto e, non vedendo la segretaria, si avviò verso lo studio. Ma si fermò. La porta era spalancata, i cassetti aperti, il contenuto rovesciato. Salvo si avvicinò. C’era stato un ladro? Poi vide lo zaino, e la lettera del padre sul pavimento. Bianca! “Maria” - chiamò flebilmente - “C’è stata mia figlia qui?”. “Sì, dot-tore, ma è andata via un’ora fa”. Salvo Corona si sedette. La testa gli girava. Sua figlia aveva scoperto tutto! Così, adesso, tutti i suoi sacrifici per tener fuori i figli da quella storia erano buttati al vento!

Marta Tilli

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quanto più grande l’ostacolo, tanta più gloria nel superarlo. Molière (Jean-Baptiste Molière Poquelin)

Afferrò il cappotto: doveva andare via, subito, doveva ritrovare Bianca. Il dottor Corona cominciò a correre. Ogni tanto, fermandosi per ri-prendere fiato, chiedeva se qualcuno avesse visto una ragazzina così e cosà, con i capelli così, ecc. ecc. Finalmente, un uomo disse di aver visto una ragazzina dirigersi verso il Duomo. Il dottor Corona corse a perdifiato. Arrivò al Duomo ed entrò. Era tentato di mettersi a urlare “Bianca!” ma si rese conto all’improvviso di essere in una chiesa. Cominciò a cercare. Vagò in giro per la cattedrale per più di mezz’ora fino a che, stanco e sconsolato, si gettò su una panca. Fu allora che vide una testolina scura spuntare fra le file di banchi. “Bianca” - pensò. Si avvicinò. Era proprio lei! “Bianca, io…” - mormorò. Nessuna risposta. “Bianca, ti prego…”. Nessun segno di vita. “Bianca, ti prego, ascoltami…” “Perché dovrei ?” - sussurrò a denti stretti la ragazzina - “tanto mi diresti soltanto un altro muc-chio di bugie”. “Chi ti dice che sia tutto come sembra?” mormorò Salvo. “Non è così? Allora ti prego, dimmi che non è vero! Dimmi che questo è soltanto un sogno, un incubo!”. Salvo tentennò. Sì, aveva ragione lei. Stava per dirle un altro mucchio di bugie. Ma questa volta non sarebbe andata così. Non poteva più mentire. Raccolse tutte le sue forze e disse: “E’ tutto vero, Bianca”. Gli oc-chi di Bianca si riempirono di lacrime. Si era illusa fino all’ultimo, pensando che suo padre le avrebbe detto: - “Non preoccuparti, è solo uno scherzo”. “Ma ora devi dimenticare, bambina mia, dimentica tutto e vedrai che vivrai felice”. Bianca si scosse. Doveva reagire. Suo padre stava cercando di nuovo di spingerla a fare una cosa che non voleva. Era infuriata. “Come puoi chiedermi di dimenticare!”. Salvo chinò la testa - “Non lo so”. Fu allora che Bianca si accorse che suo padre era diverso. Sembrava più fragile, meno infallibile. Più umano. O forse era lei ad essere diversa. “Papà” - gli disse - “Io non posso e non voglio dimenticare. E non voglio neanche restare qui”. Abbassò lo sguardo. “Non potrei più

vivere in un mondo di bugie. Voglio andarmene, papà. Mandami via, in un’altra zona dell’Italia. Non posso più restare a Napoli. Non ho la forza di restare in una città dove so che…”. Le parole le morirono in gola. “Lasciami andare. Crescerò lontano, ma felice. Te lo giuro.” Lo guardò negli occhi. “Fidati, non posso più restare qui”. “Va bene” - sussurrò il padre - “Vedrò di trovarti un posto da qual-che parte. Ma… un giorno… tornerai?”. Bianca si alzò. Prese “Il Mondo di Sofia”: “Non lo so, papà, non lo so”.

L’aereo si alzò. La ragazza si irrigidì. Era la prima volta che volava, e un po’ di paura c’era. Chiuse gli occhi. Era passato meno di un mese da quel 13 Gennaio 2005, da quel giorno che aveva segnato sul calendario come “giorno della verità”. Si stupì della velocità con cui erano accadute tutte le cose. Appena arrivato a casa, dopo l’incontro al Duomo, suo padre aveva riunito subito tutti i membri della famiglia (quella vera, i suoi parenti) e aveva spiegato (a modo suo, da gran bugiardo) la situazione. Quanto aveva sofferto la sua cara mamma! Lei era buona anche se sapeva tutto del padre. Aveva cercato di convincere Bianca a restare, ma poi aveva finito per con-vincere se stessa che era meglio così, per tutti. A quel punto erano in-iziati i preparativi, l’iscrizione al collegio milanese e, finalmente, la partenza. Adesso che era in volo, Bianca sentiva il cuore più leggero. Era sempre stata un po’ in dubbio sul partire o no, ma adesso tutto era risolto.

Aveva scelto da che parte stare. Aveva de-ciso che non avrebbe parlato con nessuno di quella lettera. Sapeva di fare qualcosa di grave, perché i crimini di suo padre non sarebbero cessati a Napoli. Forse la prima parte del suo piano era sbagliata. Ma la seconda sicuramente no. Da grande, lei avrebbe scritto un libro su ciò che aveva passato, e avrebbe combat-tuto contro tutte le associazioni criminali. Suo padre le aveva promesso che non sarebbe intervenuto. Si sentì leggera. Le preoccupazioni

erano tante, e tanti i guai che, da grande, avrebbe dovuto riparare. Ma era felice. Felice, perché era sicura di aver trovato il suo posto nell’immensità della terra. L’aereo planò dolcemente. Bianca discese la scaletta. Fra tutta la gente in attesa all’aeroporto, c’era una signora con un cartello: Corona. Bianca sorrise. Adesso per lei si erano aperti nuovi orizzonti. Non conosceva il futuro, ma sapeva che il suo sarebbe stato fuori dalla criminalità.

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..Perchè una realtà non ci fu data e non c’è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per

sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile... Luigi Pirandelo

PARK(ING) DAydi Elena Bianchi

Firenze, . posti auto che diventano aree verdi nel pieno centro della città: è quanto avvenuto il 18 settembre scorso al Mercato di Sant’Ambrogio in occasione dell’insolito evento Firenze Parking Day ; dalle ore 15.00 fino alle 22.00 infatti è stato possibile assistere a questa singo-lare trasformazione del suolo pubblico. La manifestazione organizzata e curata dall’associazione Kindi ha avuto l’obiettivo di invitare cittadini e istituzioni ad un’esplorazione creativa sul tema dello spazio urbano proprio attraverso la conversione tempo-ranea di cinquanta parcheggi a pagamento in piccoli parchi pubblici provvisori. Ogni posto auto è stato allestito da cittadini e associazioni invitati all’evento che hanno proposto le proprie originalissime idee su come realizzare i singoli lotti creando interessanti e curiosi spazi di in-terazione sociale in cui far convergere progetti mirati alla tutela e alla valorizzazione del pae-saggio metropolitano troppo spesso soggetto a degrado o a selvaggia urbanizzazione. Percor-rendo lo spazio coperto del parcheggio di piazza dei Ciompi i nu-merosi visitatori hanno incontrato chi pedalando

su una bicicletta offriva un ottimo frullato alla fragola, chi regalava semi inseriti sulla cima di un fiammifero o chi ha realizzato abiti in coloratissimi piume e tulle. Concependo il singolo posto auto come luogo di espressione culturale e sperimentazione creativa è stato pos-sibile restituire uno spazio prezioso alla nostra vita metropolitana dando ai cittadini l’opportunità di una rifles-sione pratica sul modo in cui le nostre

strade vengono utilizzate e sulle possibilità di trasformazione delle aree urbane. Chi ha trovato grande soddisfazione è stato certamente l’elevato nu-mero di bambini presenti all’iniziativa che, accompagnati dai genito-ri, si sono dilettati con giochi da tavolo o con improvvisate pedine da dama create con minuscole zollette di erba. Soddisfatto anche Fran-cesco Fanfani promotore di questo straordinar-io evento che ha così commentato “ Sono felice di aver promosso la manifestazione perché ho notato una risposta molto positiva da parte dei cittadini, soprattutto della gente che vive nella zona e dei bambini che hanno mostrato un grande entusiasmo da noi quasi inaspettato! “

“ Un altro nostro obiettivo sarà quello di creare una rete di persone che possano discutere sulla ri-qualificazione dello spazio urbano per rendere più vivibile la città, fermo restando il fatto che quanto detto non vuole affatto assumere forma di critica nei confronti delle istituzioni che anzi hanno aiu-tato la realizzazione del Parking Day”. E’ stato infatti l’Assessorato all’ambiente a fornire il manto erboso necessario alla creazione degli spazi verdi e che a fine serata è stato diviso in piccole zolle offerte in regalo ai passanti. Importante ricordare che l’adesione all’evento è stata ammessa senza fini commerciali e che si pensa già di ripeterla prossimamente, forse

in primavera. L’iniziativa Parking Day nasce nel 2005 a San Francisco quando il collettivo di design urbanistico della città californiana trasforma piazzole di sosta di una zona degradata in ver-dissimi parchi pubblici temporanei riscuoten-do un enorme successo. Dopo quella giornata l’evento viene promosso da numerose associ-azioni statunitensi no profit che lo realizzano su scala sempre più ampia fino a farlo diven-

tare un evento mondiale della durata di un giorno che si svolge con-temporaneamente su quattro continenti in più di cento città diverse.

L’istituzione del Parking Day dimostra come an-che attraverso una temporanea ripro-grammazione dello spazio urbano si possa migliorare la

qualità della vita sociale di una città. Tra i centri urbani di tut-to il mondo che hanno aderito all’evento non poteva mancare

il capoluogo toscano: portando ogni anno il Parking Day a Firenze si auspica di sensibilizzare cit-tadini e istituzioni ad un’interpretazione alternativa dello spazio pub-blico per un suo migliore utilizzo.

STUDIO COCCHI & FEDELI

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Il ns. studio si occupa dal 1990 di Consulenza Fiscale e Tributaria e, dal 1992, di amministrazioni condomini-ali. L’organico dello Studio ed il nostro Centro Elaborazione Dati, ci permette di svolgere con profession-alità, trasparenza ed esattezza tutti i

ed ai condomini.

L’iscrizione all'A.N.A.C.I. (Associazione Nazionale Amministra-tori Condominiali ed Immobiliari) ai numeri 6770 e 6771 dei titolari dello studio assicura a noi, ma soprattutto ai nostri clienti, un costante aggiornamento professionale

dalla nostra Associazione.

Facciamo infine presente che il nostro studio è un Centro Autorizzato di Assistenza Fiscale (C.A.A.F.), e quindi in grado di

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A lungo andare, solo il capace ha fortuna. Menandro

TANTO PER

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Ci sono arrivate alcune lettere in redazione ma quella che ci ha veramente emozionato ce la manda una nonna un po’ sola e come ci è giunta ve la proponiamo...

(scritta su di un post-it)14 settembre 2010 Sono una anziana sola e ho bisogno di muovermi con il bus linea 6Bfate qualcosa è diventato impossibilerelazioni con il vicinato:... Fredde.Nonna Mari

Cara Nonna Mari,intanto un abbraccio forte forte da tutta la redazione di Affari di Quartiere,Poi vogliamo domandarLe di riscriverci per dirci un po’ meglio quali sono le difficoltà che incontra con la linea Ataf del bus n.6, così da capire come potremmo muoverci per aiutarLa.Riguardo invece le “Fredde” relazioni con il vicinato, facciamo sin da ora un appello verso tutti quelli che conoscono nonna Mari, che vive in zona Legnaia - Olivuzzo, affinchè si possa sentire un po’ meno sola: “fermatevi a parlare con nonna Mari anche solo cinque minuti, chiedetegli di che cosa a bisogno e fatecelo sapere anche a noi e non dimentichiamo che gli anziani soli non hanno nessuna colpa della loro solitudine!

a presto nonna Mari aspettiamo di rileggerti...

20 settembre 2010“ART ATHLETIC CENTER” Unico Museo Attrezzistico degli Sports WALTER RONTANI in via Maggio 39 a Firenze, ci scrive per informare i nostri lettori che ogni seconda domenica del mese presso la sede della Fondazione museale in via maggio 39 ci sarà la presentazione della mostra “Lo Sport” attrezzi d’epoca e..., in orario di apertura al pubblico dalle ore 16 alle 20.“Poichè, la mancanza di un museo attrezzistico degli sports era un clamoroso gap culturale e civile nel mondo. Walter Rontani”.

L’ingresso è gratuito

Scrivete ad:Affari di Quartiere“La posta dei Lettori”via F. Bocchi 38 - 50126 Firenzeo via mail [email protected]

LA POSTA DEI LETTORIvogliamo sapere tutto del vostro quartiere!

Quello che butti via ci può servire.

Visto il caro vita il Centro Socio Culturale Anziani il Fulignosituato in Via Faenza 52 50123 Firenze lancia il seguente appello:Cerchiamo in regalo per le nostre attività sociali il seguente mate-riale: oggettistica varia, materiale per pittura e disegno, materiale per pulizie, generi alimentari, vestiario anche usato ma pulito, libri, macchina fotografica, cinepresa digitale, computer, cancelleria , materiale per presepe e addobbi vari, ecc..Ringraziando tutti della collaborazione e l’interessamento sociale avvertiamo che la segreteria del centro e aperta dal Lunedì al Ven-erdì col seguente orario 15,30 16,30.Su richiesta il materiale viene ritirato dal presidente stesso del Centro Tel:3290705772.

Il Centro Socio Culturale il Fuligno in occasione del suo 7° Com-pleanno bandisce:il Concorso di Poesia e Prosa 5° edizione Premio il Fuligno.L’interessati possono richiedere il bando completo allo 0552399731 o passaare di persona dalla sede del centro nel seg-uente orario: Agosto il Lunedì e il Mercoledì dalle 16,00 alle 18,30. Dal 1 Settembre dal Lunedì al Venerdì 15,30 – 18,30.

Il Presidente: Andrea Bagnai

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vvvvv

Nella posta dei lettori, in molti ci hanno posto domande e segnalato questioni di carattere legale. La Redazione ha deciso di venire incontro a tali richieste in una ap-posita rubrica, che speriamo non mancherà di confermare il Vostro interesse. A cominciare da questo numero, iniziamo a collaborare con l’ av-vocato civilista fiorentino Luca Piccini, il quale risponderà alle do-mande che vorrete inoltrare al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected].

Gentile Redazione, ho avuto modo di leggere la Vs. rivista qualche giorno fa, e ne ho apprezzato i contenuti non soltanto pubblicitari; vorrei conoscere la Vostra opinione sul seguente problema. Abito in un quartiere condominiale in zona Gavinana, ove sono stati ultimati da poco lavori di rifacimento della facciata. L’amministratore ha suddiviso la spesa tra i condomini in base alle tabelle millesimali di proprietà ed ha comunicato le quote e le date dei versamenti, sud-divisi in due rate. La prima rata è stata pagata da tutti i condomini nei tempi stabiliti; invece non tutti hanno pagato la rata finale. Adesso, molti condomini sono preoccupati che la ditta esecutrice possa richiedere il saldo ancora dovuto, di importo piuttosto elevato, a ciascun condomino, compresi anche quelli che hanno già pagato la seconda rata. Abbiamo chiesto all’amministratore se esiste questo rischio: ci ha consigliato di anticipare gli importi dovuti dai condomini che non hanno pagato, ma la sua risposta ci ha lasciato nella incertezza. Come dobbiamo comportarci?Ringrazio anticipatamente.Lettera firmata

Gentile lettore,se i lavori di rifacimento della facciata sono stati eseguiti a regola d’arte e non sono sorte contestazioni, la Ditta esecutrice può do-mandare, anche in via giudiziale, il pagamento del residuo saldo. La questione è se ciò sia possibile soltanto nei confronti dei condomini ancora morosi, nei limiti delle rispettive quote, oppure verso ogni condomino, indipendentemente dal fatto che abbia già corrisposto gli importi a saldo di sua spettanza. Sul punto specifico, la Corte di Cassazione ha di recente statuito che l’obbligazione assunta dal condominio verso terzi non va imputata a ciascun condomino per intero, ma in proporzione alle rispettive quote(Cass., Sezioni Unite, sent. n. 9148/2008). Per cui, i condomini che hanno già provveduto a saldare anche la seconda rata non devono elargire ulteriori somme: l’amministratore fornirà alla Ditta i nominativi dei condomini morosi al fine di un’azione esecutiva mirata nei loro confronti. Nel caso in questione, l’ amministratore ha consigliato ai condomini adem-pienti di anticipare alla Ditta gli importi corrispondenti alle quote dei morosi(cd. quote di solidarietà) probabilmente per evitare un contenzioso legale con la stessa, senza peraltro poterli obbligare ad un pagamento cui non sono giuridicamente tenuti.Con i migliori saluti.Avv. Luca Piccini

RUBRICA LEGALE

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“Affari di Quartiere” è edito dalla Società Pubblicitaria Editoriale ParvaGroup sas con sede in Firenze.L’azienda ha come scopo principale lo svolgimento di attività promozionali e pubblicitarie;Nell’ambito dello studio di promozione alle vendite è nata l’idea di una rivista nuova che si collocasse a metà strada tra il catalogo pubblicitario delle botteghe di zona e il giornalino di quartiere e viene così alla luce nella forma che oggi potete toccare e leggere!Naturalmente nell’era Digitale non potevamo non essere presenti su Internet, ci siamo con il sito web: www.affaridiquartiere.it, il cuore tecnologico della nostra rivista, il punto di contatto tra i cittadini e i commercianti, il punto di confronto tra necessità di quartiere, scambi di opinioni, interviste e commenti a quello che accade giornalmente tra le vie che percorriamo!