La Settimana - n. 35 del 10 ottobre 2010

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 10 ottobre 2010 Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana riunitosi dal 27 al 30 settembre ha nominato monsignor Simone Giusti presidente del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici. DI DON FRANCESCO FIORDALISO a notizia della morte del vescovo Alberto mi ha raggiunto a 2300 metri sul livello del mare. Ero in Val d‘Aosta, nel- la splendida val di Rhemes. (continua a pagina IV) L Grazie ALBERTO Quale Chiesa senza Ablondi? Il caso della SETTIMANA Durante il corteo organizzato dalla Fiom Cgil, il fuori programma davanti alla sede della Cisl di via Goldoni. Quale futuro per la città di Livorno? a questione demografica sarà al centro del prossimo rapporto pro- posta del Progetto Culturale della Chiesa Italiana: è questa una delle anticipazioni che ha regalato Vittorio Sozzi ai coordinatori del Progetto livor- nese. Sono tante le questioni di rilievo che so- no emerse nell’incontro che il responsa- bile del Progetto Cultura- le nazionale ha avuto a Livorno alla presenza del Vescovo Giusti: oltre alla questione demografica, la sfida educativa, la neces- sità di divulgare i grandi temi che la Chiesa propo- ne nei suoi documenti, l’importanza di vivere con impegno i 150 anni dell’Unità d’Italia, la ne- cessità di riproporre, con decisione e chiarezza, co- me sta facendo Papa Be- nedetto XVI, la gerarchia dei valori antropologici cristiani, che non dobbia- mo più dare per scontata nel nostro tem- po. In questo quadro, estremamente com- plesso, «l’impegno del Progetto Cultura- le – ha detto Sozzi a Livorno – deve esse- re quello di far emergere il contributo culturale qualificato dei cattolici”». E’ stato fatto con il grande evento naziona- le sulla questione di Dio del dicembre scorso a Roma, da cui è scaturito un li- bro dal titolo «Dio oggi, con Lui o senza Lui cambia tutto» dove sono state raccol- te le riflessioni interdisciplinari emerse in quei giorni. Lo si farà ancora nel feb- braio del 2012, mettendo al centro del- l’attenzione la figura di Gesù Cristo. Ma l’impegno culturale della Chiesa Ita- liana si sviluppa anche sul versante del- l’educazione delle giovani generazioni, una sfida da non ridurre al solo livello metodologico, per aiutare le Chiese lo- cali a prendere sul serio gli Orientamenti Pastorali della Chiesa Italiana per il prossimo decennio che sono ormai di prossima pubblicazione, dopo la recente approvazione del Consiglio Permanente della CEI. Ma Sozzi non ha dimenticato neppure la difficile situazione politica nazionale per la quale ha espresso una grave preoc- cupazione, in particolare per le forti spinte politiche che vanno verso la divi- sione del Paese. Ha fatto capire che que- sta prospettiva è molto più vicina di quanto si pensi e potrebbe manifestarsi, in modo evidente, già nel prossimo an- no. Anche per questo il Progetto Cultu- rale intende proporre i valori positivi dell’unità nazionale in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità di Italia a cui verrà dedicato anche il prossi- mo Forum in programma a dicembre. Sozzi ha infine espresso interesse ed ap- prezzamento per le recenti iniziative del Progetto Culturale livornese, tra le quali il tavolo dell’oggettività tra il Vescovo e i Primari dell’Ospedale di Livorno, il lavo- ro della Commissione Stenone per la pubblicazione di una collana divulgati- va sul tema Scienza e Fede, l’impegno per il potenziamento dei mezzi di infor- mazione diocesani. Al termine dell’incontro, il Vescovo ha proposto i punti salienti dell’agenda 2010 – 2011 del Progetto Culturale dio- cesano che verrà presentata nel dettaglio nella prossima assemblea che si terrà in Vescovado mercoledì 27 ottobre. Nicola Sangiacomo L Verso un’ Italia divisa? Livorno la Fiom Cgil organizza due giorni di agitazione e scioperi del settore metalmeccanico ed una manifestazione per le vie della città. Il corteo mira a sensibilizzare il governo e le istituzioni locali sulla grave situazione in cui si trova il comparto della componentistica au- to, che ha visto centinaia di lavoratori perdere il posto sia in provincia di Livor- no che in tutto il territorio regionale. All’inizio della manifestazione sono circa 600 i dimostranti, che sfilano per le strade del centro fino alla sede della Confindustria. Qui partono i primi lanci di uova, dopodiché una cinquantina di partecipanti si sposta davanti alla sede provinciale Cisl in via Goldoni e prosegue a lanciare oggetti e uova contro l’e- dificio, gridando e insultando i responsabili dell’organizzazione sindacale ed i dipendenti che si affacciano alle finestre per capire cosa stia accadendo. L’episodio viene condannato duramente quasi da tutte le realtà politiche e isti- tuzionali della città e i responsabili di Cgil e Fiom si recano alla sede Cisl per prendere le distanze dai manifestanti violenti. La dirigenza Cisl però, nella persona del segretario provinciale Giovanni Pardi- ni, pretende delle scuse pubbliche e facendo riferimento ad altri recenti episodi nazionali di attacco nei confronti dell’organizzazione sindacale, accusa la Cgil di aggressione e «sospende tutte le iniziative con la Cgil ad eccezione di quelle che riguardano le crisi delle aziende del territorio». A La NOTIZIA Nuovo incarico CEI per il Vescovo l Vescovo, dopo aver appreso la notizia degli atti intimidatori ai danni della Cisl ha espresso la sua solidarietà al Sindacato, ai dirigenti e ai dipendenti ed ha voluto rimarcare la difficile situazione in cui si trova la città: «Questo episodio, che purtroppo si aggiunge ad altri attacchi avvenuti nei giorni scorsi è il segnale preoccupante che la dialettica verbale sta lasciando il posto a forme intimidatorie e violente che esulano dalla democrazia. È la dimostrazione di un logoramento del tessuto civico, per questo auspico una reazione di tutta la città ad episodi simili di antidemocrazia e anticiviltà, ma soprattutto mi auguro una sinergia di tutte le realtà educative e sociali del territorio locale, ma anche a livello nazionale, perché sia recuperata la forza della cultura ed un’etica condivisa per affrontare i problemi». I Il commento del VESCOVO rano sassi o solo uova? Le bandiere c’erano oppure no? Erano 20 o 50 persone? A leggere tanti commenti sull’attacco alla Cisl dei giorni scorsi c’è da chiedersi se sia solo una questione di dettagli oppure un segnale di un disagio profondo. I lavoratori si ribellano a chi li rappresenta e le organizzazioni sindacali invece di unirsi si fanno la guerra: il clima in città si sta facendo pesante. Le parole hanno lasciato il posto alla violenza. Stanno chiudendo fabbriche, aziende del terziario, esercizi commerciali. Di investimenti, questi sconosciuti, manco a parlarne: l’ultimo grande investitore, non livornese naturalmente, è stato Azimut (quanti anni fa?) il resto pare una grossa bolla di sapone. Intanto le famiglie “vanno avanti”, anzi è meglio dire “si trascinano avanti”, senza uno, a volte due, stipendi, senza ammortizzatori sociali, perché nel frattempo sono finiti, magari con un mutuo da pagare e i figli da crescere. E la rabbia aumenta. Il livornese doc, è vero, è anche un tipo che non sa rinunciare al superfluo: alla pizzeria o alle vacanze, anche quelle “mordi e fuggi”, al telefonino e a tanto altro, ma in tanti mi sa che ultimamente ci hanno dovuto rinunciare, per forza. Livorno sembra imprigionata in una di quelle palle di vetro che si vendono come souvenir, ma qui a differenza non si muove nemmeno la neve, perché nessuno si prende la briga di “agitarla”. Aumentano le rapine, aumentano i questuanti…un uomo di mezza età l’altro giorno mi ha fermato "sa, sono rimasto senza lavoro, me lo regala un euro?": che pena, non mi era mai capitato. Le stime rivelano che Livorno non è sola in questa lenta agonia, ma è certo una magra consolazione. I più ottimisti dicono che il peggio è passato, altri, più catastrofici affermano che deve ancora venire, a chi credere? La città muore lentamente… mentre in consiglio comunale si dibatte sulla moschea… ma è il problema più urgente? Come cristiana non posso perdere la speranza, ma onestamente come cittadina sono perplessa. E VITTORIO SOZZI A LIVORNO La città è in piena crisi ma i sindacati invece di unirsi si fanno la guerra. Il clima è sempre più pesante Le anticipazioni sulle prossime iniziative del Progetto Culturale Vittorio Sozzi, responsabile del Progetto Culturale nazionale Livorno sembra dentro una palla di vetro da souvenir, ma chi si prende la briga di «agitarla»? DOPO L’ATTACCO alla sede della Cisl di Chiara Domenici La Cisl rompe i ponti con la Cgil, ma non nelle fabbriche in crisi LA CRONACA «Il tessuto civico livornese è sempre più logoro» In una palla di vetro

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Settimanale della Diocesi di Livorno

Transcript of La Settimana - n. 35 del 10 ottobre 2010

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

10 ottobre 2010

Il Consiglio permanentedella Conferenzaepiscopale italiana riunitosidal 27 al 30 settembre hanominato monsignorSimone Giusti presidentedel Comitato per lavalutazione dei progetti diintervento a favore dei beniculturali ecclesiastici.

DI DON FRANCESCO FIORDALISO

a notizia della mortedel vescovo Alberto miha raggiunto a 2300metri sul livello del

mare. Ero in Val d‘Aosta, nel-la splendida val di Rhemes.

(continua a pagina IV)

L

Grazie ALBERTO

Quale Chiesasenza Ablondi?

Il caso della SETTIMANA Durante il corteo organizzato dalla Fiom Cgil, il fuori programma davanti alla sede della Cisl di via Goldoni. Quale futuro per la città di Livorno?

a questione demografica sarà alcentro del prossimo rapporto pro-posta del Progetto Culturale dellaChiesa Italiana: è questa una delle

anticipazioni che ha regalato VittorioSozzi ai coordinatori del Progetto livor-nese.Sono tante le questioni di rilievo che so-no emerse nell’incontro che il responsa-bile del Progetto Cultura-le nazionale ha avuto aLivorno alla presenza delVescovo Giusti: oltre allaquestione demografica, lasfida educativa, la neces-sità di divulgare i granditemi che la Chiesa propo-ne nei suoi documenti,l’importanza di viverecon impegno i 150 annidell’Unità d’Italia, la ne-cessità di riproporre, condecisione e chiarezza, co-me sta facendo Papa Be-nedetto XVI, la gerarchiadei valori antropologicicristiani, che non dobbia-mo più dare per scontata nel nostro tem-po.In questo quadro, estremamente com-plesso, «l’impegno del Progetto Cultura-le – ha detto Sozzi a Livorno – deve esse-re quello di far emergere il contributoculturale qualificato dei cattolici”». E’stato fatto con il grande evento naziona-le sulla questione di Dio del dicembrescorso a Roma, da cui è scaturito un li-bro dal titolo «Dio oggi, con Lui o senzaLui cambia tutto» dove sono state raccol-te le riflessioni interdisciplinari emersein quei giorni. Lo si farà ancora nel feb-braio del 2012, mettendo al centro del-l’attenzione la figura di Gesù Cristo.Ma l’impegno culturale della Chiesa Ita-liana si sviluppa anche sul versante del-l’educazione delle giovani generazioni,una sfida da non ridurre al solo livellometodologico, per aiutare le Chiese lo-cali a prendere sul serio gli OrientamentiPastorali della Chiesa Italiana per ilprossimo decennio che sono ormai diprossima pubblicazione, dopo la recenteapprovazione del Consiglio Permanentedella CEI.Ma Sozzi non ha dimenticato neppure ladifficile situazione politica nazionaleper la quale ha espresso una grave preoc-cupazione, in particolare per le fortispinte politiche che vanno verso la divi-sione del Paese. Ha fatto capire che que-sta prospettiva è molto più vicina diquanto si pensi e potrebbe manifestarsi,in modo evidente, già nel prossimo an-no. Anche per questo il Progetto Cultu-rale intende proporre i valori positividell’unità nazionale in occasione dellecelebrazioni dei 150 anni dell’Unità diItalia a cui verrà dedicato anche il prossi-mo Forum in programma a dicembre.Sozzi ha infine espresso interesse ed ap-prezzamento per le recenti iniziative delProgetto Culturale livornese, tra le qualiil tavolo dell’oggettività tra il Vescovo e iPrimari dell’Ospedale di Livorno, il lavo-ro della Commissione Stenone per lapubblicazione di una collana divulgati-va sul tema Scienza e Fede, l’impegnoper il potenziamento dei mezzi di infor-mazione diocesani.Al termine dell’incontro, il Vescovo haproposto i punti salienti dell’agenda2010 – 2011 del Progetto Culturale dio-cesano che verrà presentata nel dettaglionella prossima assemblea che si terrà inVescovado mercoledì 27 ottobre.

Nicola Sangiacomo

L

Verso un’ Italiadivisa?

Livorno la Fiom Cgil organizza due giorni di agitazione e scioperi delsettore metalmeccanico ed una manifestazione per le vie della città. Il corteo mira a sensibilizzare il governo e le istituzioni locali sullagrave situazione in cui si trova il comparto della componentistica au-

to, che ha visto centinaia di lavoratori perdere il posto sia in provincia di Livor-no che in tutto il territorio regionale.All’inizio della manifestazione sono circa 600 i dimostranti, che sfilano per lestrade del centro fino alla sede della Confindustria. Qui partono i primi lancidi uova, dopodiché una cinquantina di partecipanti si sposta davanti alla sedeprovinciale Cisl in via Goldoni e prosegue a lanciare oggetti e uova contro l’e-dificio, gridando e insultando i responsabili dell’organizzazione sindacale ed idipendenti che si affacciano alle finestre per capire cosa stia accadendo.L’episodio viene condannato duramente quasi da tutte le realtà politiche e isti-tuzionali della città e i responsabili di Cgil e Fiom si recano alla sede Cisl perprendere le distanze dai manifestanti violenti.La dirigenza Cisl però, nella persona del segretario provinciale Giovanni Pardi-ni, pretende delle scuse pubbliche e facendo riferimento ad altri recenti episodinazionali di attacco nei confronti dell’organizzazione sindacale, accusa la Cgildi aggressione e «sospende tutte le iniziative con la Cgil ad eccezione di quelleche riguardano le crisi delle aziende del territorio».

A

La NOTIZIA

Nuovo incaricoCEI per il Vescovo

l Vescovo, dopo aver appreso la notiziadegli atti intimidatori ai danni dellaCisl ha espresso la sua solidarietà alSindacato, ai dirigenti e ai dipendenti

ed ha voluto rimarcare la difficilesituazione in cui si trova la città: «Questoepisodio, che purtroppo si aggiunge adaltri attacchi avvenuti nei giorni scorsi è ilsegnale preoccupante che la dialetticaverbale sta lasciando il posto a formeintimidatorie e violente che esulano dallademocrazia. È la dimostrazione di unlogoramento del tessuto civico, perquesto auspico una reazione di tutta lacittà ad episodi simili di antidemocrazia eanticiviltà, ma soprattutto mi auguro unasinergia di tutte le realtà educative esociali del territorio locale, ma anche alivello nazionale, perché sia recuperata laforza della cultura ed un’etica condivisaper affrontare i problemi».

I

Il commento del VESCOVO

rano sassi o solo uova?Le bandiere c’eranooppure no? Erano 20 o50 persone?

A leggere tanti commentisull’attacco alla Cisl deigiorni scorsi c’è da chiedersise sia solo una questione didettagli oppure un segnale diun disagio profondo.I lavoratori si ribellano a chili rappresenta e leorganizzazioni sindacaliinvece di unirsi si fanno laguerra: il clima in città si stafacendo pesante.Le parole hanno lasciato ilposto alla violenza.Stanno chiudendo fabbriche,aziende del terziario, esercizicommerciali.Di investimenti, questisconosciuti, manco aparlarne: l’ultimo grandeinvestitore, non livornesenaturalmente, è stato Azimut(quanti anni fa?) il resto pareuna grossa bolla di sapone.Intanto le famiglie “vannoavanti”, anzi è meglio dire “sitrascinano avanti”, senzauno, a volte due, stipendi,senza ammortizzatorisociali, perché nel frattemposono finiti, magari con unmutuo da pagare e i figli dacrescere. E la rabbiaaumenta.Il livornese doc, è vero, èanche un tipo che non sa

rinunciare al superfluo: allapizzeria o alle vacanze, anchequelle “mordi e fuggi”, altelefonino e a tanto altro, main tanti mi sa cheultimamente ci hannodovuto rinunciare, per forza.Livorno sembra imprigionatain una di quelle palle divetro che si vendono comesouvenir, ma qui a differenzanon si muove nemmeno laneve, perché nessuno siprende la briga di “agitarla”.Aumentano le rapine,aumentano i questuanti…unuomo di mezza età l’altrogiorno mi ha fermato "sa,sono rimasto senza lavoro,me lo regala un euro?": chepena, non mi era maicapitato.Le stime rivelano cheLivorno non è sola in questalenta agonia, ma è certo unamagra consolazione.I più ottimisti dicono che ilpeggio è passato, altri, piùcatastrofici affermano chedeve ancora venire, a chicredere? La città muore lentamente…mentre in consigliocomunale si dibatte sullamoschea… ma è il problemapiù urgente?Come cristiana non possoperdere la speranza, maonestamente come cittadinasono perplessa.

E

VITTORIO SOZZI A LIVORNO

La città è in piena crisi

ma i sindacatiinvece di unirsi

si fanno la guerra.

Il clima è sempre

più pesante

Le anticipazioni sulle prossime iniziative del Progetto Culturale

Vittorio Sozzi,responsabile delProgetto Culturalenazionale

Livorno sembradentro una palla di vetro da souvenir,ma chi si prende labriga di «agitarla»?

DOPO L’ATTACCO alla sede della Cisl

di Chiara Domenici

La Cisl rompe i ponti con la Cgil,ma non nelle fabbriche in crisi

LA CRONACA

«Il tessuto civico livornese è sempre più logoro»

In una palladi vetro

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 ottobre 2010II

ivorno l’ho scelta: conoscomolto bene il questore chemi ha preceduto, NicolaZito e mi aveva parlato

bene di questa città, così quando mihanno chiesto indicazioni per il mionuovo incarico ho fatto il nome diLivorno».È la prima cosa che racconta il nuovoquestore, dottor Bruno D’Agostino (nella foto), accogliendomi nel suoufficio in via Fiume. E sottolineaanche che le sue impressioni nonsono cambiate in questi pochi mesiche ha preso incarico: mi confermache è contento di essere a Livorno, che

ha già sperimentato lacollaborazione deicittadini e sente anchel’affetto nei confrontidella polizia.«Il rapporto sinergicocon la città èfondamentale –continua – la Polizia èuna delle componentidel “sistematranquillità”, come lo

chiamo io, a me piace parlare più di“tranquillità” che di “sicurezza”altrimenti c’è l’idea che la città non siasicura. Pero, sono anche convinto che, comeha affermato anche il Vescovo nellasua omelia alla festa della Polizia, unacittà non è più sicura se aumenta ilnumero dei poliziotti, sfido chiunquead essere contento di averecostantemente un poliziotto sottocasa! Una città è più sicura quando c’èuna cultura della sicurezza edun’educazione civica, morale epersonale. Se tutti fossero più educati,sarebbe tutto più semplice.L’educazione inizia in famiglia, anchese purtroppo ho idea che il nucleofamiliare come lo si intendeva unavolta oggi sia un po’ scomparso. Nonsi può pretendere più di tanto dalleistituzioni: dalla scuola, dalle forzedell’ordine, ecc, se poi i ragazzi nonvengono “tirati su bene”. È l’esempiodei genitori che fa la differenzasull’educazione, perché l’educazionenon si dà solo a parole, ma con i fatti;perché i ragazzi apprendono molto dipiù da ciò che vedono che da ciò chegli viene detto!»A questo proposito sottolinea illavoro che viene fatto con i piùgiovani: «la Polizia cerca di farsiconoscere, i nostri uomini vannonelle scuole ad incontrare i ragazzi,cerchiamo, come mi piace affermare,di essere “casa di vetro”, trasparentinel nostro operato.Abbiamo il dovere di intervenire,anche duramente quando c’è bisogno,perché questo è il nostro compito, madobbiamo anche ricordare sempreche la prima legalità, la primasicurezza è del cittadino, è nostra».Parlando dei fatti di violenza accadutinella zona di piazza XX settembre, ildottor D’Agostino espone alcuneperplessità: «Mi chiedo, se invece diun litigio tra italiani e rumeni fossestato un litigio tra italiani, cisarebbero state 150 persone pronte atutto in quella piazza? Non vogliodare giudizi perché sono qui da pocotempo, ma questo aspetto dovrebbefar riflettere. Si dice che la città nonsia razzista, ma bisogna stare moltoattenti e guardarsi bene dentro; èinconcepibile poi pensare che unopossa farsi giustizia da sé.Io spero che quanto è accaduto siasolo un episodio sporadico e che anzi,contribuisca a far riflettere e a evitareche fatti del genere si ripetano».

c.d.

Il direttore dell’UfficioEsecuzione Penale Esterna di Livorno parla di sicurezza:«Più che a mega-centricommerciali si dovrebbepuntare a far divenire il territorio un intrecciodi comunità»

Una città costituita da micro comunità solidali: la sicurezza passa da qui

Sotto: SalvatoreNasca e unmomento dellaMarcia della Pacedi Assisi 2010.Pagina a fianco:due manifestazionidegli immigrati aLivorno

La sicurezza?Inizia in famigliacon l’educazione

Un’agendadi speranzaper Livorno

Il QUESTORE DI SALVATORE NASCA*

empre più spesso ci si inter-roga sul tema delle due «s»:sicurezza e solidarietà, e sem-bra che tutto sia stato già det-

to. Non è facile perciò in po-che righe dire qualcosa di“sensato” ed utile. Corro co-munque il rischio, provandoa partire dal mio lavoro. Dirigo, infatti, un ufficio cheha essenzialmente due com-piti da svolgere nei confrontidi chi ha commesso dei reati:aiutarli a “recuperarsi” e rein-serirsi, e controllarli e respon-sabilizzarli al rispetto delleprescrizioni del magistrato edelle regole sociali.Molti hanno detto che sonodue compiti contraddittori, ioho sempre sostenuto che invecesiano due aspetti reciprocamenteindispensabili. Il mio e nostro lavoro si basa suun atteggiamento di rispetto dellapersona, qualunque cosa abbiafatto e chiunque esso sia, italianoo straniero, ecc.. ed anche di fidu-cia nelle sue potenzialità – possi-bilità di rivedere le proprie scelte,di ricostruirsi la propria vita, di ac-quisire una matura responsabilitànei confronti di se stesso e deglialtri. Su questa base puntiamo astabilire un rapporto certamenteprofessionale e istituzionale maaltrettanto certamente non freddoed asettico tra persone che si rico-noscono come tali.Ed è proprio questa centralità del-la persona e del rapporto che ren-de possibile, seppure non sempli-ce, coniugare accoglienza ed aiutocon rigore e controllo, e vedere,quando le cose vanno bene, perso-ne che, anche grazie al controlloed all’aiuto suddetti, portanoavanti nel corso della misura unserio percorso sia di recupero so-ciale sia di responsabilizzazionenei confronti dei propri doveri

personali e sociali. In ogni caso posso dire che mai hosentito quello che mi viene chie-sto come responsabile della pena,e quindi anche del controllo, incontrasto con l’accoglienza che cichiede il Vangelo. Al contrario, lasfida e l’impegno di mettere insie-me aiuto e controllo è ciò che dàle gambe a qualcosa di più di unamera accoglienza, ed in particola-re a quell’amore che è tale se guar-da la persona nel suo complesso enel suo contesto, e quindi si fa ca-rico (“I care”) di quello di cui haeffettivamente bisogno, e quindisia dell’aiuto e del sostegno siadell’attenzione - educazione – ri-chiamo al rispetto delle regole.Tutto questo avviene anche con glistranieri, anche se risulta, oggetti-vamente, più difficile per tantimotivi ma in particolare per la fre-quente impossibilità di costruirepercorsi di recupero e responsabi-lizzazione con chi sarà poi a finepena espulso o comunque impos-sibilitato a stare legalmente in Ita-lia.

SICUREZZA E SOLIDARIETÀIl binomio sicurezza – solidarietàsi incontra anche al di fuori delcampo dell’esecuzione della pena,ed anzi oggi è diventato questione

S

centrale della convivenza nellenostre città.E spesso, e non correttamente, iltema sicurezza viene associato allaquestione immigrazione, dimenti-cando che la seconda non è prin-cipalmente una questione di con-trollo ma è, o dovrebbe essere,una questione culturale e sociale,e che la questione sicurezza e lega-lità non si può limitare al soloaspetto dell’immigrazione. Forzare questa identificazione si-curezza – immigrazione è comeguardare la pagliuzza nell’occhioaltrui e non la trave nel proprio:gli immigrati, infatti, violano, an-che spesso, le nostre leggi e regole,disturbano, ed anche spesso, masiamo noi per primi italiani, e noilivornesi non siamo da meno, abrillare per la violazione diffusa diogni regola, che pure noi ci siamodata (evasione fiscale, lavoro nero,abusivismo edilizio, micro e ma-cro criminalità, ecc.), per cui appa-re poco coerente pretendere un ri-spetto assoluto di ogni nostra re-gola e legge proprio da chi ha altriusi e costumi ed è spesso da noistessi messo a priori in una condi-zione di illegalità. Il rispetto delleregole può infatti essere chiestotanto più fortemente, come è an-che giusto fare, quanto più chi lochiede dà il buon esempio e mettel’altro in condizione di farlo.È anche per questo che a mio avvi-so andrebbero superate, per farequalche reale passo avanti, le duelogiche che ancora oggi continua-no a fronteggiarsi spesso: da unaparte quella di rigidità, di estremachiusura, del tipo: via dall’Italia(analoga a quella, per i detenuti:tutti dentro e poi buttiamo le chia-vi), e dall’altra parte quella delbuonismo esasperato ed “incon-cludente” (come definito dallostesso Benedetto XVI).Spesso queste due logiche le ritro-viamo contemporaneamente pre-senti nella stessa comunità ed ad-dirittura nella stessa persona, co-me quando vediamo un perbeni-smo che si mostra aperto, demo-cratico, caritatevole, politicamentecorretto, ed insieme però poi, nelconcreto della propria vita, indif-ferente e chiuso, quando non osti-le. O come quando conosciamo

cristiani che si sentono combattutitra uno spirito di carità che li por-ta a esprimere solidarietà e un ri-fiuto di certi modi che li porta areagire e allontanare. Entrambequeste logiche hanno senz’altrodelle basi di partenza comprensi-bili e giustificabili, il problema èche occorre poi un serio discerni-mento, personale ed ancor più co-munitario, per superare la loro ra-dicalizzazione che ha poco di sen-sato, di cristiano ed anche di so-cialmente utile. L’assolutizzazionedella rigidità accentua, infatti, l’i-solamento e quindi la reazione edil rifiuto; quella dei diritti favori-sce la deresponsabilizzazione e lalegittimazione di ogni comporta-mento. Entrambe alimentano l’e-stremizzazione reciproca ed“ideologica” delle posizioni equindi l’allontanamento dallaconcretezza e da una possibile ri-flessione e azione condivisa e re-sponsabile.

RIFLESSIONE SULLE ESPERIENZE Di fronte a questa impasse, prende-rei spunto dalle tante esperienzeche conosco sul versante dell’im-migrazione, del Movimento deifocolari di cui faccio parte così co-me di altri movimenti e associa-zioni, per dire che sono esperienzespesso vincenti soprattutto quan-do e perché, superando buoni-smo, assistenzialismo, indulgen-zialismo, mettono in atto un amo-re concreto e disinteressato che èun prendersi cura dell’altro nellasua interezza, con tutti i suoi biso-gni ma anche con tutte le sue pro-blematiche e limiti, in modo chechi ha abbandonato tutto per vi-vere in Italia, dell’Italia poi arrivi asentirsi e ad essere riconosciutocittadino, e perciò persona conpropri diritti, ma anche con i pro-pri doveri, a partire da quello delrispetto delle regole del nostropaese. Queste esperienze testimo-niano che una via accogliente e so-lidaristica ma insieme anche re-sponsabilizzante e non buonista èpossibile. Ma le esperienze che mi sembranopiù innovative e rispondenti allenecessità di oggi sono quelle dovelo straniero viene coinvolto nellavita di una comunità (gruppo, as-

sociazione, ecc.) e si realizza unavera condivisione e partecipazio-ne alla pari. In un contesto di fraternità di que-sto tipo, una persona, stranierama anche italiana, capisce più fa-cilmente, rispetto ad un contestorepressivo o assistenziale, che leregole sono poste per il bene ditutti e fa quindi proprio, insiemeagli altri valori della comunità incui si trova inserito, anche quellodella legalità.

VIE D’USCITA I recenti episodi avvenuti anche aLivorno sono stati già abbondan-temente analizzati per cui qui milimito a dire che, al di là dei datireali, c’è una percezione soggettivadi insicurezza che va ridimensio-nata ma che non si può ignorare,perché segnala una situazione didisagio che le persone, italiane estraniere, hanno bisogno di scari-care in qualche modo. Bene perciò ha fatto il sindaco adintervenire direttamente, ma è ne-cessaria un’azione corale e conti-nua che intervenga sul disagio esi-stente, in particolare in alcuniquartieri.Parlando di immigrazione e sicu-rezza, il card Tettamanzi ha sotto-lineato come nelle città il proble-ma maggiore sia la solitudine,causa della sfiducia e della pauraverso il diverso (immigrato, ecc.). Ed anche a Livorno, già qualcheanno fa, i “Dialoghi sulla città”(noti come Caminetti) del Proget-to Culturale della Diocesi avevanosottolineato l’importanza di unimpegno forte, prima di tutto, manon solo, dei cristiani, sia nellachiesa sia nella città, per sviluppa-re non solo partecipazione ma so-prattutto un’autentica comunio-

ne, essenziale per dar vita ad unaeffettiva e non solo formale comu-nità (sia cristiana sia cittadina).Anche l’attuale crescere delle ten-sioni sul versante della sicurezzarafforza la consapevolezza che so-no parziali sia gli interventi di me-ra accoglienza sia quelli di rigore,e che può essere vincente ed a van-taggio di tutti, italiani e stranieri,mettere al centro un’ottica di co-munione, tanto più a Livorno, cheè ancora una città a misura d’uo-mo, dove il rapporto può essere,forse più “facilmente” che altrove(grandi metropoli, ecc.), ancoramesso al centro. Per questo, in concreto, si potreb-be – dovrebbe puntare, più che anuovi futuribili quartieri e megacentri commerciali, a recuperare laqualità dei legami sociali nelle co-munità locali, a partire, perché no,dal centro della nostra città, e va-lorizzando, per esempio, le espe-rienze di comunione esistenti e al-tre da promuovere all’interno dimicro comunità (gruppi, parroc-chie, circoli, associazioni, ecc.), inmodo da far diventare il territorio,il quartiere, la piazza, dei luoghidi comunità, e perciò ambienti si-curi e solidali.*direttore dell’Ufficio Esecuzione Penale

Esterna del Ministero della Giustizia

Per una Livorno città idealeLA SICUREZZA/2.........

Sbagliato il binomiosicurezza-immigrazione.L’immigrazione non è una questione dicontrollo, ma culturale esociale. Se siamo i primia brillare per violazionedelle regole comepossiamo pretenderne ilrispetto dagli immigrati?

Verso gli immigrati c’è da superare buonismo,assistenzialismo eindulgenzialismo. Molteassociazioni,prendendosi curadell’altro nella suainterezza, mostrano unavia accogliente ma ancheresponsabilizzante

L’ESPERTO..... . ...

icurezza e integrazionedegli immigrati: temilegati a doppio filo anchenel nostro territorio

diocesano, che pure nellaclassifica sul tasso diimmigrazione delle cittàtoscane occupa gli ultimi posti.Da anni in città la Comunità diS.Egidio, in linea con la suamissione, si sporca le mani perricucire dal basso, senzaproclami, quel tessuto socialesfilacciato dalle povertànascoste e dall’integrazionenegata. Sabatino Caso, che daanni opera nella Comunità eora ne è portavoce, ha dunquetutte le carte in regola perparlare del tema sicurezza dauna prospettiva competente.Come giudicate i recenti fatti diVia dei Mulini?«Sono il segno diun’esasperazione cheindubbiamente c’è e non vasottovalutata, frutto anche dicondizioni di vita che nonsono facili per nessuno in quelquartiere. Tuttavia la realtàdella vita di quel quartiere noncoincide con un episodio. Perquello che è la nostraesperienza, possiamo dire chenella convivenza quotidianaesistono certamente problemi,soprattutto di vicinato, ma cisono anche tanti sforziquotidiani per risolverli inmaniera civile e pacifica chehanno purtroppo minorerisalto. C’è un grande lavoroche è stato fatto per favorire laconvivenza che ha prodottorisultati molto buoni. DonTomas e la parrocchia lavoranomolto bene, con moltapassione, per aiutare ledifficoltà di tutti. Esiste unarealtà scolastica, le scuoleBenci in particolare, ed unacapacità di chi la dirige e di chici lavora, che dovrebberoessere il fiore all’occhiello perla città. Alcuni di noi – dellaComunità di Sant’Egidio -abitano nel quartiere, lìabbiamo una Scuola dellaPace, con attività didoposcuola e di educazionealla pace, che coinvolge circaquaranta ragazzi con le lorofamiglie, italiane e straniere,una scuola di italianofrequentata da più di sessantapersone di diciannove diversenazionalità; conosciamodiverse famiglie e tanta genteche pur nelle difficoltà cercanodi vivere nel rispetto per glialtri e per il quartiere stesso.Insomma molto si è fatto e sista facendo per aiutarel’integrazione, per costruirerapporti positivi, per sostenerele difficoltà economiche esociali che sono spessoall’origine dell’esasperazione

emersa negli ultimi giorni. Delresto, lo stesso signore che èstato aggredito in via deiMulini, ha parlato del suovicino albanese in terminipositivi. E poi basta affacciarsiin piazza XX di giorno percapire cos’è questa convivenza.La convivenza sta iniziando lì,è una realtà, come si può nonvederla? Via dei Mulini noncancella e non deve cancellarecon un colpo di spugna tuttoquesto.Secondo voi Livorno è una cittàrazzista?«Livorno è una città che cometante altre città del nostropaese e del mondo deveaffrontare la sfida dellaconvivenza. E questo non èfacile. Rispetto ad altre città hacertamente una possibilità inpiù di affrontarla con buonepossibilità di successo graziead una tradizione storica,quindi ad una lungaesperienza, di confronto ecoabitazione con personeprovenienti da altri paesi. Mala convivenza non è una magiae l’integrazione è un processo,ci vuole tempo. Si cominciadalla coabitazione, con iproblemi che ci sono semprequando si vive insieme, dallacasa al condominio, ma poibisogna costruire ponti, legamiche favoriscano la conoscenzae il rispetto reciproco. E tuttoquesto non è facile a Livorno,specie nell’attuale contesto diimpoverimento e didisoccupazione che fa crescere,per tutti, il disagio sociale, lapaura dell’instabilità, dellaprecarietà delle condizionimateriali dell’esistenza. C’èanche il razzismo. E c’è chisoffia sul fuocoirresponsabilmente. Ma aLivorno c’è anche molta genteresponsabile, partecipe, che haa cuore la gente e che fa tanto

per il bene di tutti. Non parlosolo di realtà associative maanche di singoli. Questopatrimonio umano è unagrande opportunità. Cisarebbero le potenzialità perdivenire un caso nazionale inpositivo. Dobbiamo pensareche ciò che si costruisce in unacittà può avere una valenzanazionale, anche nel bene». Quali iniziative, secondo ilvostro parere, potrebberofavorire l’integrazione?«Bisogna aiutare la gente a nonchiudersi. In questi anni moltoè stato fatto per favorire laconoscenza e l’integrazione.Ma bisogna continuare. Perquanto ci riguarda, da 4 anniabbiamo promosso una scuoladi lingua e cultura italiana peradulti che aiuta non solo acomunicare, ma anche aconoscere la nostra realtà, lanostra cultura. Ci sembra uncontributo ed un presuppostoimportante per costruire unacittà dove si vive insieme,perché aiuta a comprendere e acomprendersi.Dicevo prima dell’importanzadella scuola, a proposito dellavoro svolto alle Benci, alleBorsi e in altre scuole,dell’importanza che hacominciare dai ragazzi,considerando anche cheproprio tra le nuovegenerazioni, anche nella realtàlocale, cresce la percentuale diminori nati in Italia da genitoristranieri o giunti in Italiamolto piccoli, che sentonocome propria la città diLivorno. Penso anche aglistranieri adulti che debbonoessere aiutati a conoscere larealtà in cui vivono, catapultaticome sono, spesso aprescindere dalla loro volontà,da un mondo completamentediverso. C’è bisogno anche, per tutti, di

promozione umana, diopportunità di studio e dilavoro e percorsi di sviluppodella qualità della vita. Non sipuò prescindere da questo.L’integrazione è possibile se ilcontesto in cui si fa è coeso,ma se è disgregato bisognapensare soprattutto a comeritessere la trama. In questosenso c’è bisogno di politiche,in senso stretto e lato, sociali,culturali, economicheorientate alla “ricostruzione”della società.I livornesi conosconoabbastanza le comunitàstraniere radicate su questoterritorio?«Mi sembra che la tendenza siaquella di credere di conoscereperché si èorecchiato qualcosain TV o si è lettoqualcos’altro sul Tirreno o perché ci siè scambiati dueparole. In realtàconoscersi è anchefare gli auguri per lefestività di unacomunità straniera,invitarsi a casa, farconoscere i proprifigli, ricordarsi chec’è una dataimportante,rispettare undeterminato modo divivere la quotidianitàe la religiosità,insomma laconoscenza viene daun legame, da unrapporto non da uncontatto e tantomeno da unoschermo». Cosa ne pensate dellarichiesta di spazi di preghieraper i musulmani?«La libertà di culto è uno deidiritti fondamentali sancitidalla nostra CartaCostituzionale. Non solo. E’una conquista della civiltà euna saggezza di vita. Questo èil punto di partenza delragionamento. Quanto alladiscussione nata nella nostracittà su questo argomento,l’impressione è che si vogliaconvogliare lo scontro politicosu questioni che di politiconon hanno niente. Forse lacosa nuova da segnalare è lastanchezza e l’insofferenzacrescente della gente versoodiose strumentalizzazioni difatti che, come l’episodio di viadei Mulini o la questione dellamoschea, hanno sì una lororilevanza ma rischiano diritardare proposte e soluzioni(se ci sono) a problemi benpiù gravi per tutta lacittadinanza».

Benedetta Agretti

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI10 ottobre 2010 III

he c’entra l’opera dei Trinitari a Livorno coltema della sicurezza in città? «Nel corso dei

secoli - spiega il vescovo Simone Giusti -l’opera dei padri Trinitari in città ha dimostratoin concreto quale sia la via della Chiesa versol’integrazione. Come Chiesa livornese vogliamooggi dare testimonianza di accoglienzaattraverso la festa dei popoli che stiamoorganizzando in Piazza XX settembre per il 23ottobre. La sicurezza viene da un processo diinclusione e di conoscenza, perciò il più grandenemico da sconfiggere è l’ignoranza». È questouno degli spunti più importanti emersi durantela conferenza organizzata nei giorni scorsi daipadri trinitari della parrocchia di S. Ferdinando edal Cedomei. «Da otto secoli l’attività di unmanifesto di servizio umanitario comealternativa alle crociate e Jihad» è il tema chepadre Giulio Cipollone (nella foto),docente a Roma della Pontificia UniversitàGregoriana ha sviscerato cogliendo molti spunticon l’attualità. «Questo incontro - ha detto ilpresidente della Provincia, Giorgio Kutufàche ha fatto gli onori di casa nella salaconsiliare di Palazzo Granducale - vuolericordare gli otto secoli di attività dei Trinitariche trovano la loro ragion d’essere nellaliberazione degli schiavi mettendo così inrelazione il mondo cristiano con quello islamicoe ebraico. Anche oggi esistono motivi di scontropiù che di unione, nella nostra città, da secolicittà di convivenza civile, emergono elementi ditensione che ci preoccupano e che dobbiamosuperare. L’opera meritoria svolta nei secoli daiTrinitari continua ad essere ancora attuale,siamo in presenza di schiavitù di varia natura,tra le ultime affiora anche quella della trattadelle giovani europee». Il vescovo monsignorSimone Giusti, ha preso poi la parolachiedendosi: «Quanto ci costano le guerre inIraq, Medio Oriente, Afghanistan? Con la guerra- ha ricordato - tutto è perduto, con la pacetutto è possibile, invece di spendere cifrecolossali negli armamenti si potrebberocostruire strade, scuole, ospedali, aeroporti. Finoa poco tempo fa queste tensioni tra i gruppidelle diverse religioni non esistevano, i contrastisono nati e continuano ad aumentare perragioni di dominio e non di fede. La grandepolitica internazionale, lo scontro tra gruppipolitici hanno dato origine alle guerre nel Golfo,in Iraq, in Afghanistan e Medio Oriente, poi l’11

settembre, la jihad, hannoproseguito uno scontro cheè divenuto scontro trareligioni e tra civiltà». Ilprofessor AndreaZargani ha quindisottolineato che la storia deitrinitari a Livorno vuolessere un far memoria diuna continuità religiosa eculturale. Padre PiotrKownacki, direttore delCedomei, ha aggiunto che ilmuro e le distanze tra lereligioni si possonosciogliere nel dialogo,bisogna perciò ritrovare lospirito del dialogo fecondoche è proprio della nostracittà.Padre Giulio Cipolloneha poi spiegato il significatodel mosaico trinitario di SanTommaso in Formiscollocato al centro di Romain un crocevia di strade tra ilColosseo e il Laterano. Ilmosaico è incentrato sulla

figura del Cristo che libera uno schiavo cristianoe uno schiavo musulmano, entrambi in catene.«Già allora - ha proseguito il relatore - non tuttifra i cristiani erano favorevoli alla guerra, fraquesti Giovanni de Matha, fondatore deiTrinitari, e San Francesco d’Assisi». «Spettaquindi a noi, oggi, recuperare i loro ideali dipace: il mosaico è dunque la carta di identitàdell’Ordine, si potrebbe definire "una pagina ditelegiornale in uno spicchio di cielo». PadreCipollone si è provocatoriamente chiesto: «Dovestanno i cristiani oggi? Come ci vedono imusulmani?» E ha così ha lanciato alcunestimolanti riflessioni sulle polemiche relativeall’esposizione del crocifisso: «le chiese - hadetto - sono piene di Crocifissi ma non ci vanessuno!». «È necessario - ha terminatoCipollone - rendere leggibile il messaggio diCristo, che sia cioè un messaggio vero: questo sipuò ottenre con il dialogo, confrontandociattraverso le opere e aprendoci a una nuovacultura assecondando le "ragioni del cuore".Incominciamo dalle parrocchie che devonoessere veri luoghi di accoglienza, dove lefamiglie possono aggregarsi insieme, aiutandosivicendevolmente nella crescita dei propri figli e,perché no, programmando insieme le stessevacanze!»

Gianni Giovangiacomo

C

«Qualità della vita a Livorno. Legalità e sicurezza». E’ questo il titolo delquaderno dei Dialoghi sulla città che l’allora Ufficio diocesano del ProgettoCulturale produsse 5 anni fa. Un quaderno che contiene le relazioni dei treincontri che videro la partecipazione di molti esperti in materia. Un testo dariscoprire e valorizzare dato che contiene ancora molti spunti di strettaattualità che possono aiutare a leggere la realtà diocesana in modo critico epropositivo. Il quaderno è disponibile presso la Biblioteca diocesana.

L’esperienza dei CAMINETTI

la CONFERENZA

L’integrazione?Studiamola dai padri Trinitari

Via dei Mulini? Non puòcancellare l’integrazioneche cresce dal basso

La Comunità di S.Egidio controcorrente:«I problemi ci sono,ma esistono giàesperienze diconvivenza possibiletra italiani estranieri». È che ilbene non fa notizia

I livornesi conoscono abbastanza le comunitàstraniere? «La tendenza è quella di credere diconoscere perché si è orecchiato qualcosa in tv oletto qualcos’altro sul Tirreno. Ma la conoscenzaviene da un legame, non da un contatto»

S. EGIDIO..... ....

■ L’INTERVISTA Livorno può divenire un caso nazionale (in positivo)

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 ottobre 2010IV

l feretro circondato da divise e pennacchi,mitrie, bandiere e stendardi, gerarchie

civili e religiose; tutti rigorosamente separatida un popolo tenuto lontano, dietro icordoni, redarguito perché fa rumore ooccupa spazi non dovuti; devozionalismo eliturgia ingessata: plastica rappresentazionedi una chiesa lontana anni luce da quellache per tanti anni il vescovo Alberto haindicato e cercato di far vivere. Cosa rimanedi tanto magistero? Dov’era la comunità sinodale con le diversevocazioni per il servizio di tutti? Dov’era ilconsiglio pastorale diocesano espressione diquesta pluralità? Dov’erano i fedeli laici, chiamati allacorresponsabilità? Non li ho visti proclamarela Parola o proporre intenzioni di preghiera,o anche solo essere chiamati a testimoniarela loro presenza.Dover’erano i giovani, che tanta retorica diquesti giorni ha posto al centrodell’interesse di Ablondi? Non li ho vistivicini al loro vescovo ad, animare la liturgia,non li ho sentiti cantare quando era ilmomento.Dov’era lo spirito ecumenico? C’eranol’archimandrita, il rabbino, il pastore, manon li ho visti chiamati a pregare insiemecon il vescovo Giusti, o anche solo poter direil loro dolore e la loro speranza.Dov’era la centralità della Parola? Ho sentitorosari, ma non ho sentito risuonare il testobiblico nell’accompagnare l’uomo che per laScrittura ha avuto un impegno planetario.Dov’era il rapporto libero della Chiesa con ipoteri di questo mondo? Financo la gestionedel cerimoniale è stata lasciata ad autoritàdell’amministrazione pubblica, e il serviziod’ordine cogestito con chi è espressione diun partito.Dov’era la memoria di questa chiesa?Paradossale che la comunità che si fondasulla Memoria del suo Signore sia incapacedi fare memoria della sua storia. Non hovisto vicini al loro vescovo quanti per annisono stati suoi collaboratori ecclesiali.A distanza di giorni, quel rito funebre mipare sempre più rivelatore di un modo divedersi e sentirsi chiesa. Ci siamo arrivatipoco a poco, per responsabilità diffusa;probabilmente molti nemmeno se nerendono conto, ma qui siamo.Con Ablondi abbiamo seppellito la chiesa diAblondi. Monsignore inorridirebbe di questaespressione, la chiesa è del Signore, e noisiamo chiamati viverla come Lui ci chiede.Ma c’è un’ecclesiologia conciliare cheAblondi ha costantemente approfondito etradotto nel suo magistero e nei suoi atti digoverno. E che noi stiamo abbandonando.Non tocca alla Chiesa di Livorno rifarepedissequamente nell’oggi ciò che ha fattoieri con Ablondi. Non è tempo di epigoni. Citocca però, questo sì, fare tesoro della sualezione e della sua testimonianza quandopensiamo il nostro vivere e annunciare lanovità liberante del Vangelo nel mondo.

Roberto Pini

I

segue dalla prima

DI DON FRANCESCO FIORDALISO

ro in Val d‘Aosta, nella splen-dida val di Rhemes con altri13 compagni di avventuraper il campeggio del gruppo

giovani della parrocchia. Eravamopartiti quella mattina con l’obbiet-tivo di raggiungere il Colle di Bas-sac a 3154 mslm, avevamo lasciatole macchine a 1800 m e ci aspettavaun’ascesa di 1330 metri di dislivel-lo, una sentiero ripido, ma davverosplendido. Un’impresa dura e diffi-cile ma che i ragazzi avevano raccol-to con entusiasmo. Arrancando sulsentiero, dietro ai ragazzi che ormaisono diventati più bravi di me, so-lo, mi è giunta la notizia della mor-te del Vescovo Alberto. Da quel mo-mento, passo dopo passo, sosta do-po sosta, nel silenzio della monta-gna, la testa che si abbassava per ve-dere il sentiero e le gambe pesantiche sentivano tutta la durezza dellasalita e lo sguardo che si alzava perfarsi riempire da un panorama me-raviglioso diventavano lo specchiodelle emozioni che si alternavanoin me da quel momento.Da una parte un profondo e com-mosso senso di gratitudine, dall’al-tra un doloroso e pesante senso divuoto. Un profondo e commosso senso digratitudine per il dono di aver vis-suto 40 anni della mia vita con ilVescovo Alberto. Prima come Ve-scovo della città in cui sono nato ecresciuto, il Vescovo che mi ha cre-simato, che mi ha messo l’olio sullatesta per insegnarmi a pensare dacristiano. Poi, da quel 1985, annoin cui sono entrato in seminario,come Vescovo che mi ha accolto eseguito nella mia formazione di se-minarista, e dal 1992 come Vescovoche mi ha imposto le mani sulla te-sta e mi ha unto le mani per agireda prete. Il Vescovo con cui si è sta-bilito un legame di “olio”, un lega-me prezioso e ricco.Gratitudine per la grazia di esserestato accanto a lui tutti questi anni,nel suo presbiterio e nella sua e miaChiesa. Quanti momenti passati in-sieme, quante chiacchierate fattenel suo ufficio o nel salotto di casasua davanti a scrivanie al limite del-la capacità di contenimento di tuttiquei fogli, libri e altro che si accu-mulavano nel tempo. “Questo nonè disordine – amava dirmi – ma or-dine sparso!”. Oppure le cammina-te nel chiostro d’estate. Quanti mo-menti passati insieme agli altri pre-ti, alla Chiesa locale, e io lì a berecome una spugna, a cercare di car-pire il segreto della sua bellezza,perché non potevi non farti conqui-stare da una persona così Bella.

Gratitudine per la sua parola, dettae scritta, mai banale, mai ripetitiva.Una parola sempre ancorata allaBibbia, i colloqui personali con luifinivano sempre con la lettura di unbrano della Bibbia aperta a caso. Ilsuo amore per la Bibbia che per luiera una come una persona da capi-re piuttosto che un testo da spiega-re. La sua capacità di “giocare” conle parole in maniera geniale, ungioco che ti affascinava e che ti tene-va con la mente sempre attenta percogliere le sfumature del suo di-scorso. Ricordo che mi affascinavacosì tanto che i primi anni di semi-nario, dal momento che in Catte-drale non c’era una buona acustica,noi seminaristi ci spostavamo dinascosto in sacrestia per ascoltarlomeglio al monitor dell’impianto diamplificazione. Una capacità dinon ripetersi mai e di non esseremai scontato, in lui non si potevacerto riscontrare quella “pigriziadella parola” che spesso noi preti,ma anche i laici, i diaconi e i vesco-vi, evidenziano quando non fannoche ripetere i soliti concetti e discor-si senza domandarsi “posso andare

oltre riguardo a questo argomen-to?”. No, lui era diverso, geniale eintuitivo ma anche sempre prepara-to e difficilmente improvvisato, oalmeno sempre allenato alla no-vità, alla fantasia. Una parola capa-ce di trasmettere sempre e coinvol-gere chi ascoltava, una parola che lamalattia gli aveva tolto ma che nongli aveva impedito di far passare co-munque la sua ricchezza. Com’è ve-ro quello che mi ha detto una si-gnora presente alla presentazionedel suo ultimo libro a Castiglion-cello dopo l’intervento del VescovoAlberto: “non si è capito niente diquello che ha detto, ma ci ha co-munque trasmesso tanto!” Gratitudine per il suo amore perl’uomo, un amore totale per tuttol’uomo, per tutto ciò che era uma-no e che lui riusciva sempre a vede-re come una scintilla del divino. Unamore per l’uomo che lo faceva es-sere protagonista di incontri e didialogo, che gli faceva esclamaresempre “che bello!”, quante voltelo abbiamo preso in giro per questaespressione spesso presente sullasua bocca, ma dimostrava la sua ca-

pacità di vedere la bellezza di Dionelle cose umane, la sua capacità diapprezzare anche ciò che non loconvinceva ma che riconosceva co-munque come valore.Gratitudine per il suo amore per laChiesa e per il suo rinnovamento,per la collegialità e il camminareinsieme. Amava la Chiesa concretae con i suoi limiti, ma era profon-damente impegnato per il suo rin-novamento, per renderla capace diliberarsi di tutte quelle zavorre chela tengono lontana dalla gente e dalmondo, per aiutarla a essere piùaderente al vangelo e alla Parola diDio. La parabola della casa che habisogno di ristrutturazione con cuisi apre il documento finale del Si-nodo diocesano del 1984 è unasplendida immagine che rende be-ne l’idea della necessità di rinnova-mento e anche della fatica che que-sto chiede a tutti. Ed è proprio il si-nodo che ha concretizzato quellasua instancabile ricerca di “cammi-nare insieme”, quel suo credere contutto se stesso nell’importanza del-la collegialità nella Chiesa, del deci-dere insieme per essere insieme re-sponsabiliGratitudine per la sua capacità divalorizzare le diverse vocazioni, apartire dalla vocazione laicale con-siderata da lui la prima e più im-portante, “se non altro perché sonodi più” diceva, ma soprattutto per-ché sono quelli più esposti alle fati-che della vita cristiana, più appe-santiti da una quotidianità che ap-piattisce anche i migliori sognatori,e allora eccolo lì sempre in prima fi-la a valorizzare il ruolo dei laici nel-la Chiesa e nel mondo. E poi la let-tura splendida della vocazione ma-trimoniale, della vocazione religio-sa e presbiterale, fino a scegliere epromuovere la vocazione diaconalecon alcune intuizioni profetiche co-me la scelta di considerare vero dia-conato la coppia e non soltanto

uno dei due, che bellaintuizione, purtropposempre più lasciata ca-dere nel vuoto, unascelta che restituisce al-la donna un ruolo im-portante nella vita del-la Chiesa. Ma tutto perlui era vocazione, cioèopportunità di realiz-zare se stessi al serviziodegli altri: dalla voca-zione alla vita a quelladella sofferenza, dallavocazione al femmini-

le a quella lavorativa. Gratitudine per il suo amore per igiovani e i poveri, un amore per ilmondo della strada e della piazza.Un amore che lo rendeva incapacedi passare oltre, quando vedeva ungruppetto di giovani in strada o in

E

Patrizio Benvenuto è stato per tanti anni unostretto collaboratore del vescovo Ablondi. Ecco ilsuo ricordo.Carissimo vescovo Alberto, ora che sei andato in cielovoglio dirti che mi ritengo molto fortunato di essere statouno dei tuoi più stretti collaboratori, e di aver vissuto conte un’intimità che pochi hanno avuto l’onore di vivere.Negli ultimi anni del tuo episcopato ho cercato,indegnamente, di aiutarti nella tua missione percorrendocon te e per te tantissimi chilometri in automobile. Non ticonsideravo solo il “mio”vescovo, ma anche e soprattuttoun amico.Ti sentivo un padre, e tu mi consideravi comeun figlio, dimostrandomelo in tante occasioni. Come tuttii padri anche tu a volte potevi commettere errori,figuriamoci i figli. Avrei tante altre cose da dirti, ma lesintetizzo tutte con una meditazione, non mia, ma di Madre Teresa di Calcutta: «Lamorte è un ritorno a casa, tuttavia la gente ha paura di morire. La morte non èaltro che una continuazione della vita, l’abbandono del corpo umano. Ma il cuore el’anima vivono per sempre. Essi non muoiono». Arrivederci Alberto.

Patrizio Benvenuto

La TESTIMONIANZA

Il COMMENTO

«Non è tempo di epigoni. C’è da fare tesoro dellasua lezione di vita»

«Con te ho percorso chilometri»

Graditudine per la grazia di essere stato accanto alui. Gratitudine per la sua parola, detta e scritta, maibanale. Gratitudine per il suo amore totale perl’uomo. Gratitudine per il suo amore per la Chiesa eper il suo rinnovamento. Gratitudine per la suacapacità di valorizzare le diverse vocazioni.Gratitudine per il suo amore per i giovani e i poveri.Gratitudine per la sua ironia e capacità di scherzare

Un sacerdote e un laicoriflettono sul valore della testimonianzaevangelica di monsignor Ablondi per la Chiesalivornese

Quanti motivi di gratitudineper il Vescovo deimiei primi 40 anni!

SPECIALEGrazie Alberto!

Quale Chiesa senza il vescovo Alberto?

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI10 ottobre 2010 V

DI ANNA CIVRAN*

onsignor Alberto Ablondi,è stata una bella figura divescovo che ci haaccompagnato nella lunga

storia attraverso degli avvenimenti chehanno segnato il passaggio dalsecondo dopoguerra all’attualeuniverso globale.L’esperienza fucina e gli studiuniversitari lo portano alla scelta delsacerdozio dopo la laurea; coadiutoredi monsignor Guano, sarà suosuccessore alla guida della diocesi.Tra le varie responsabilità che haavuto ricordo la vicepresidenza dellaCei, la presidenza della commissioneCei per l’ecumenismo e il dialogo, ladirezione della Società biblicamondiale, interconfessionale, per ladiffusione della Parola di Dio.Il lungo episcopato in una città tuttaparticolare come Livorno lo vedeprotagonista di primo piano in unincrocio costanteChiesa-città. Lasua naturaaperta, franca,sorridente,fiduciosa chel’opera di Dio siasempre presenteanche là dove lesituazioni nonsembrano lemigliori,favorisce unincontrosignificativo efecondo.Il coraggio diricercare questa presenza nel dialogocon tutti, credenti e non, si rivelapienamente nella sua passione perl’ecumenismo, nella convinzione chel’ecumenismo sia il futuro delcristianesimo. Accanto ai rapportipersonali in cui si è speso in tutti imodi, è stato il vescovo del dialogo:con la città, le istituzioni, l’ebraismo(basti, a proposito, il suo rapportocon il rabbino Toaff), le diverseconfessioni cristiane, associazionibibliche, giovanili, culturali.Dalla formazione fucina all’azioneepiscopale, nel contesto degliavvenimenti che rinnovano il quadroecclesiale con l’assimilazione el’attuazione del Concilio Vaticano II,monsignor Ablondi si fa promotoredell’ecumenismo spirituale e pratico,a tutti i livelli - in alto e in baso -, conil riferimento comune alla Parola diDio e con l’azione, nella ricerca, conla preghiera e la contemplazione.Senza mai desistere anche neimomenti più difficili o di ristagno,mantenendo vivo un tessuto direlazioni personali e istituzionali incui vive la certezza che il cammino dapercorrere sia ineludibile e che i semigettati fruttificheranno. Questo è daresperanza. A dare speranza vale la pena diricordare il suo rapporto speciale coni giovani nei diversi momentiattraversati dalla condizionegiovanile, così profondamentemutata. I giovani sono sempre statiper monsignor Ablondi una prioritàpastorale, esercitata nei modi piùdiversi attraverso iniziative, incontri,scritti, occasioni varie e rapportipersonali. La capacità di ascolto, ilsaper porre domande vere nei modi enei tempi giusti, l’autenticità dellerelazioni, anche con persone le piùlontane dalla pratica ecclesiale, ilricorso alla fonte della Parola, lacentralità della preghiera visuta inGesu Cristo costituiscono aspetti diuno stile umano e pastorale daricordare. Una proposta di fede cheparte dalla fiducia nei giovani, visticome sentinelle di gioia e di unità peril futuro della Chiesa e della storia,appare oggi in epoca di “emergenzaeducativa” una strada tutta dapercorrere.Il Movimento Ecclesiale di ImpegnoCulturale, erede e continuatore delMovimento laureati, lo ricorda congratitudine. Specie per persone dellamia generazione, rappresenta unesempio di come amicizia, impegno,scelte ecclesiali, al di là dei ruoli edelle cariche, siano un modo semprevalido di amare e servire la Chiesa e ilmondo.*già vicepresidente Nazionale del MovimentoEcclesiale di Impegno Culturale

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piazza non riusciva a non “intrufo-larsi” anche solo per qualche minu-to, mai per fare una predica ma perascoltarli, mai per dare risposte masempre per chiedere “come state?”“che cosa state facendo?”, solo perqualche minuto ma per fare alme-no “due passi insieme”. E poi l’op-zione per i poveri, concreta e inten-sa, fatta di impegno e promozione,sostegno e valorizzazione di tuttequelle energie della Chiesa localeimpegnate al servizio degli ultimi.Io stesso sono testimone di tutto ilsuo impegno per una Caritas credi-bile e al servizio degli ultimi, di tut-to il suo lavoro con Teresa Todaroper la commissione Caritas per iproblemi dell’handicap che sempreha sostenuto e stimolato, della suapromozione dell’AssociazioneRANDI per l’accoglienza delle don-ne straniere presenti a Livorno finoa “spedirmi” sulla strada a incon-trare le donne schiave che si prosti-tuivano, e come era interessato,non passava incontro o occasionein cui non mi chiedesse conto diquello che stavo facendo. E questisolo gli ambiti in cui mi sono trova-to coinvolto… Gratitudine per la sua ironia e capa-cità di scherzare, che mi permettevadi prenderlo in giro e che sempremi provocava per avere una rispostao una battuta.Gratitudine per l’affetto e la stimache sempre mi ha dimostrato, findai tempi del seminario e poi quan-do, dopo appena due anni di ordi-nazione, mi ha voluto parroco disan Pio X e il vescovo Vincenzo midisse: “vai spesso a confrontarti conil vescovo Alberto perché questanomina l’ha voluta lui più di tutti,fai riferimento a lui sempre perchéha voluto scommettere su di te!”.Quando mi telefonava per sanFrancesco per farmi gli auguri o ve-niva a trovarmi quando ero malato,e, ultimo in ordine di tempo, quan-do mi ha chiamato a intervenire al-la presentazione del suo ultimo li-bro organizzata dal Comune di Ro-signano Marittimo. Ho sempre sen-tito il suo volermi bene, il suo sti-marmi anche quando mi ha dovutoriprendere e correggere. Un beneche me lo ha fatto sempre sentirecome un padre affettuoso e dispo-nibile e che è sempre stato ricam-biato da parte mia, anche se devoconfessare tutto il mio disagio inquesti ultimi anni a dimostrarglieloproprio a causa del fatto che nonriuscivo più a capire che cosa stessedicendo, e proprio questa difficoltàmi ha frenato nell’andarlo a trovarepiù spesso.Gratitudine perché se oggi sonoquello che sono, nel bene e nel ma-le, il Vescovo Alberto è stato uno deiprotagonisti principali della mia

formazione, il suo esempio e la suavicinanza mi hanno reso quello chesono oggi e, come gli ho detto qual-che mese fa, “quello che sono oggiè merito e anche colpa sua!”Ma accanto a questo senso di grati-tudine, la morte del vescovo Alber-to ha lasciato in me un doloroso epesante senso di vuoto. Sarà infan-tile, ma il saperlo qui, con noi, ilpoterlo andare a trovare, sentire, miaiutava a tenere sveglio in me il de-siderio e l’impegno per quella Chie-sa che insieme abbiamo sognato eper cui ci siamo impegnati. QuellaChiesa che il vescovo Alberto mi hainsegnato ad amare e servire. Ora che la sua voce si è spenta e luisi è allontanato vedo tutto più diffi-cile e pesante. Sento il vuoto e lamancanza della sua voce e del suoesempio. Mi sento più solo e ilcammino si fa più pesante.Si, perché senza il vescovo Alberto èpesante e faticoso camminare inquesta Chiesa dove le voci dei pro-feti si spengono volta volta e non sene individuano altri, dove i profetise ne vanno e lasciano il posto aiburocrati e ai conservatori del siste-ma. Questa Chiesa dove più chemai è attuale il lamento del salmo73,9 “non ci sono più profeti e tranoi nessuno sa fino a quando”. Mimanca la sua parola profetica enuova.Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare in questa Chie-sa che privilegia devozioni e rituali-smi e non riesce a nutrire e indicarealla gente la via della Parola di Dio

come strada privilegiata per l’incon-tro autentico con il Dio della storia.Mi manca la sua lettura profonda eintelligenza della Parola.Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare in questa Chie-sa che ha paura della collegialità eche, per paura delle democrazia,sente sempre il bisogno di richia-mare il “valore” dell’autorità. Que-sta Chiesa clericale sia nei ministrima soprattutto nei laici, questaChiesa dove parole come corre-sponsabilità, partecipazione e co-munione lasciano il posto al deci-sionismo frettoloso e superficiale,dove il riunirsi per decidere insiemeè vissuto come una perdita di tem-po e dove i soliti dicono sempre lesolite cose. Mi manca la sua capa-cità di valorizzare tutti per decideredi camminare insieme. Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare in questa Chie-sa noiosa e triste, che si entusiasmaper manifestazioni e spettacoli dipiazza, ma poi nella quotidianità èpriva di fantasia e novità. Mi man-cano le sue intuizioni.Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare in questa Chie-sa che ha fatto la scelta, anche giu-sta e condivisibile, di non perderel’occasione di ribadire il valore del-la vita e della famiglia, ma che hadimenticato l’opzione preferenzialeper i poveri che non è più una prio-rità ma solo un’appendice della pa-storale ordinaria delle nostre chie-se.Senza il vescovo Alberto è pesante e

faticoso camminare in questa Chie-sa dove i preti non si conosconopiù, i laici non rispondono più alleoccasioni di partecipazione, i diaco-no sono scontenti e i religiosi sipreoccupano di sopravvivere. Mimanca la sua capacità di far sentireciascuno importante e unico.Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare in questa Chie-sa che parla solo a se stessa, che siriempie di fanatici e non sa più dia-logare con chi la pensa diversamen-te, non riesce più a parlare ai cuoridelle persone che fanno il comodoloro perché questa Chiesa non safar fare loro l’esperienza della bel-lezza della radicalità del vangelo.Mi manca la sua capacità di dialogoe di scaldare i cuori.Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare il questa Chie-sa che è spesso latitante dai luoghidella vita, lontana dalle speranzedella gente, preoccupata a conserva-re privilegi e simboli ma incapacedi prendere posizioni efficaci e or-dinarie al di là dei soliti comunicatidi curia o della CEI. Mi manca ilsuo essere in mezzo.Senza il vescovo Alberto è pesante efaticoso camminare il questa Chie-sa spesso invadente e autoritaria,che non sa far fare esperienza di fe-de ma pretende che i valori che dalquell’esperienza derivano siano co-munque osservati e imposti. Mimanca il suo saper coinvolgere tut-ti.Si! senza il vescovo Alberto è pesan-te e faticoso camminare in questaChiesa, come questo sentiero dimontagna, ripido e pesante, che micostringe a fermarmi ogni pochipassi perché manca il fiato e le gam-be fanno male e la voglia di lasciarperdere tutto e tornare indietro si ri-presenta a ogni tornante…Ma alzo la testa e guardo l’altime-tro, sono arrivato a 3050 metri,manca poco. I ragazzi sono davantia me di un buon 20 minuti (la vec-chiaia e l’assenza di allenamentostanno facendo il loro lavoro). So-no solo in fondo alla morena che siinerpica per l’ultimo strappo, i ra-gazzi sono spariti dietro l’ultimosalto. Solo, in silenzio, mi giro e da-vanti a me lo spettacolo della cate-na del Gran Paradiso, un cielo tersoe di un azzurro avvolgente…E lì, in quel silenzio e in quellospettacolo, con il fiato corto e legambe doloranti, lì ti ho sentito Ve-scovo Alberto! Lì ti ho trovato dinuovo! Non sei lontano, sei quicon me, mi suggerisci ancora paroledi speranza e di profezia.Coraggio, gli ultimi passi, con grati-tudine e senso di vuoto si riprendeil cammino, non è tempo di “or-mai”, occorre andare “oltre”, comete, con te!

La TESTIMONIANZA

Il Vescovo chedava speranza

Ablondi con Maria Teresa Todarodurante un incontro dellaCommissione Caritas per

l’handicap nel Chiostro dellaMadonna, negli anni ’90. Sotto,

una tipica "posa" di Ablondi.Pagina a fianco: in alto, il vescovodurante un viaggio in Ucraina, in

colonna durante una festaorganizzatagli dai giovani

Senza il vescovo Alberto è pesante e faticosocamminare in questa Chiesa dove le voci dei profetisi spengono. Che privilegia devozioni e ritualismi.Che ha paura della collegialità. Che è clericale neiministri e nei laici. Che è noiosa e triste. Che nonperde occasione di ribadire il valore della vita e dellafamiglia ma ha dimenticato l’opzione preferenzialeper i poveri. Che è spesso latitante nei luoghi dellavita. Che è invadente e autoritaria. Ma coraggio! Nonè tempo di "ormai", occorre andare "oltre"

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 ottobre 2010VI

La festa a SANTA ROSA

La CONVERSIONE...di Paolo

Partecipatissimo l’incontro alla parrocchia della Rosa, col giornalista che ha cambiato vita dopo anni di eccessi

DI SIMONE MARCIS

al jet set allatestimonianza diuna conversioneche lo sta

facendo uscire dalbaratro delladisperazione, della drogadell’alcol e del sesso. Ilfamoso giornalistapisano Paolo Brosio è ingiro per l’Italia araccontare la storia dellapropria conversione, dellibro che lui stesso hascritto “Ad un passodal baratro”, di comesi è avvicinato allaMadonna, come hafatto la scorsadomenica nellaparrocchia di S. Rosaa Livorno, invitato dapadre Maurizio DeSanctis, per tuttiormai padre “Nike”.«Aiuterò, l’hopromesso a Gesù , amantenere una strutturadi suor Cornelia,presente a Medjugorjeche si occupa di bambiniorfani e di anziani: l’alfae l’omega, la fine el’inizio della nostra vita».Spiega anche come farà:«A maggio, organizzeròda Pisa un volo Charterper Medjugorje, e oltrealla quota di iscrizione,da fissare, vi sarà uncontributo da destinareappunto alla struttura diaccoglienza per orfani edanziani di suorCornelia». Questo è ilprogetto per il qualeBrosio sta raccogliendofondi per sostenere unaltro viaggio aMedjugorje. Eravamoabituati a vederlo nelgrande schermo, araccontare le storie deglialtri, a parlare di eventisportivi, a duettare conEmilio Fede aRetequattro oppure aseguire la Juventus.Sempre attorniato dafolle durante icollegamenti, con quelsuo modo di faretalvolta scherzoso esimpatico, come se nonsembrasse un reporterma l’amico della portaaccanto. Oggi va in giroa raccontare come la suavita stia cambiando,come Cristo e laMadonna siano gliargomenti dei suoiservizi, non piùtelevisivi, senzatelecamere che tiinquadrano, ma conpersone sedute sullepanche delle chiese, cheti ascoltano con interessee si domandano cometutto questo possa esseresuccesso ad una personafamosa come lui. «Nonpensate che il dolore e lasofferenza siano sfiga –dice Brosio con passione- lasciate stare la fortunae la sfortuna, esistonosolo il bene ed il male, etalvolta la sofferenza edil dolore sono lemedicine amare che usaDio per farci cambiare».Sono forti le parole di unuomo che ha toccato ilfondo, il baratro di unavita che il Signore gli harestituito per fare delleopere buone, unaseconda chance, perchéDio non allontana, ma

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riporta a sé le pecorellesmarrite. Oggi è un“inviato speciale” equesto aggettivo ha unaconnotazione spiritualeimportante, unachiamata alla qualePaolo ha risposto contutto se stesso. Questocambiamento repentinodella sua vita èl’occasione perraccontare come unuomo che aveva avutotutto dalla propriacarriera, un lavoroimportante che lo hareso famoso, soldi, fama,ha ceduto alle tentazionidel male che lo hatravolto. Tutto ciò che èpeccato apparteneva allasua vita quotidiana, finoal momento in cuisull’orlo del precipizio,la mano di Dioattraverso la Madonna loha riportato in vita, unavita nuova. «La mia vitasta lentamentecambiando, con Gesù, inun percorso che lui mista indicando» racconta.«Dal 2 febbraio 2009,una data che per me èl’inizio di una vitadiversa. Sono successe

cose nella mia vita chemi hanno sconvolto, mihanno indotto a cercareun’ancora di salvezza.Come è possibile che iooggi stia qui con voi aparlare di Gesù, dellaMadonna, quando finoa poco tempo fa ero intelevisione, al Twiga(locale in cui avevoinvestito tante speranzee soldi), dipendente dalsesso e dalla droga?». Cisono state circostanzenegative che hannosegnato questi ultimianni un uomo che haperduto il padre e duematrimoni andati infumo. Il rifugio nelletentazioni in cui Paolocercava la soluzione deisuoi problemi lo hainvece condotto in unvicolo cieco. Allora eccoche si aprono gli occhiper vedere e seguireCristo che è verità,nonostante le difficoltàche la Chiesa oggi staattraversando «perché cisono molte mele marceche vanno tolte»,sottolinea più voltePaolo. Molte personeche offrono la loro vita

per salvare il prossimonon vengono mairicordate, in missione ingiro per il mondo.«Aiutiamo i parroci, lesuore, la Chiesa, chidedica la propria vita aipiù bisognosi acamminare, togliendoquelle mele marce chepurtroppo rovinanotutto», dice ancoraBrosio. Una preghierapuò salvare, una vitaspirituale non sarà maicome quella materialeche Paolo vedeva comeunica e vera vita. La vitaspirituale è ricca perchéla preghiera e l’amoreverso Dio e gli uomini larendono tale. Chi pensadi mettere l’io al centrodella propria esistenza enon cerca Dio è predadel male e perde tutto.«Siamo deboli –continua Brosio nel suointervento - anche seabbiamo il portafogliopieno, il successo, lafama, gli ascolti, ilcontratto garantito, letele promozioni. Sonopiù forti quelli chesoffrono di più perchésono più vicini a Dio».

Un altro evento negativoè stato l’incendio dellocale di cui è socio e cheprima dell’estate di 2anni fa è stato messosotto sequestro, nonpermettendo il lavoro a90 persone, ma cheassunte dovevano esserepagate. Da quelmomento anchel’aspetto economico erabrutalmentecompromesso, mal’aiuto di alcuni amici haalleggerito il debito chesi era creato per unospiacevole episodioprobabilmente nonfortuito. Poi la cocainaper dimenticare esuperare tutto, peresagerare, dalladelusione alladepressione, senzarendersi conto che la vitasi buttava via. Paolo haricordato spesso il suoamico Marco Pantaniche è morto nellasolitudine e nelladepressione. «Dite aivostri ragazzi che la cocaè una bestia e di starcilontano, dite ai vostriragazzi che la coca costacentinaia di euro agrammo e che lo SpiritoSanto è gratis». OggiPaolo sta cercando dicambiare la sua vita e staimparando a pregareseguendo Cristo, conprogetti di solidarietàlegati a Medjugorje. Nelsuo ultimo libroracconta la strada che halasciato e quella appenaintrapresa e prima disalutare la follasottolinea come unuomo lontano da Dio,all’improvviso si ètrovato in un mondo chemai avrebbeimmaginato prima. «Hochiesto aiuto allaMadonna perché nonsapevo più che pesciprendere, ma pensavo:come faccio a chiedereaiuto a Gesù ed allaMadonna se neanche livedo? Chiedo aiuto aduna cosa che non esiste!Poi ho trovato unlibretto di mia madresulla Madonna diMedjugorje e l’ho letto.Ho letto che se hai ilcaos nel cuore, se preghi,viene la pace nel cuore ese hai la pace nel cuore econtinui a pregare tiviene l’amore dentro ilcuore, e con l’amoreforte puoi perdonare. Il2 febbraio 2009 sonoandato a Medjugorje edho scoperto suorCornelia che segue 120orfani e 40 anzianivittime della guerra deiBalcani, forse la peggioredel ’900 per il numero didonne violentate,bambini uccisi. Hocapito che dovevo farequalcosa e sono andatosotto la croce della statuadi Gesù che perde lelacrime dalla gambadestra ed ho pregato...».

Paolo Brosio entra nel mondo del giornalismo a vent’anni, collaborando con la redazionepisana de La Nazione, incominciando presto anche a lavorare in televisione a Canale 50.

Dirige per qualche anno l’ufficio stampa della squadra Pisa Calcio,organizzando con il presidente Romeo Anconetani un’edizione di Mitropa Cupin Italia. Nel 1985 si laurea in giurisprudenza con il voto di 110 e lodeall’Università di Pisa. L’anno successivo entra nella redazione del Secolo XIXcome addetto alla cronaca nera e giudiziaria. Sposato e divorziato con SerenellaCorigliano, il 18 settembre 2004 sposa con rito civile la modella cubana GretelCoello, dalla quale si separa nel 2008. Brosio racconta che questo evento, cui siaggiungono la morte del padre Ettore ed un attentato incendiario al noto locale"Twiga Beach Club", di cui è socio, lo avrebbero spinto verso un baratro didroga, alcool e sesso. Solo la preghiera ed un pellegrinaggio a Medjugorjeavrebbero segnato l’inizio di una nuova vita, testimoniata in un libro, uscito il16 novembre 2009, dal titolo “A un passo dal baratro” (Edizioni Piemme)

La carriera televisivaNel 1992 inizia la sua carriera televisiva come inviato speciale per Studio Aperto su Italia 1 epoi per il Tg4 di Emilio Fede, raggiungendo la notorietà con lo scoppio dello scandalo di “Manipulite”, di cui ha parlato nel suo libro “Novecento giorni sul marciapiede. Avventure edisavventure di un inviato a Tangentopoli” (1994). Passa poi sulle reti Rai nel 1997 dovericopre un ruolo fisso alla trasmissione “Quelli che il calcio”di Fabio Fazio e partecipa ad alcuniprogrammi come: “Domenica In”nel ruolo di co-conduttore nel 2000 e nel 2001,“Italia chevai” come conduttore nel 2001 e nel 2002 e “Linea verde”sempre come conduttore dal 2002al 2006. Nel 2006 è inviato nel reality show “L’isola dei famosi 4”su Rai 2. Dal 2008 è inviatonel programma “Stranamore”, condotto da Emanuela Folliero su Retequattro. Grande tifosojuventino, in coppia con Andrea Bonino è stato telecronista tifoso delle partite della Juventustrasmesse da Mediaset Premium fino al 2009. Nel settembre del 2009 avrebbe dovutopartecipare in qualità di inviato di Paola Perego alla prima edizione dell’adventure-game “Latribù - Missione India” su Canale 5, programma cancellato dai palinsesti per problemi diorganizzazione.

Chi è PAOLO BROSIO

A novembre il viaggio a MEDJUGORJE

«Avevo il caos nel cuore: poi miè capitato tra lemani un librettosulla Madonna di Medjugorje... ho cominciato a piangere e a pregare»

DON CORRETTIPRETE “DI PARTE”

A TRE ANNIdalla scomparsa

di Annamaria Casapieri

i stanno prendendo prenotazioni per il viaggio umanitario aMedjugorje, organizzato da Paolo Brosio (che sarà presente) e la suaFondazione “Olimpiadi del cuore”, fissato dal 31 ottore al 3novembre 2010. Dato l’alto numero di richieste di partecipazione è

necessario comunicare al più presto il proprio nominativo e versare laquota d’iscrizione pari a 800,00 euro, comprensiva di vitto, alloggio epensione completa. Pullman a disposizione tutti i giorni, guide laichespirituali croate di lingua italiana, beneficenza al Progetto “Nonni enipoti” dell’orfanatrofuio di Suor Kornelia. Per informazioni ediscrizioni contattare lo Staff dell’Associazione Onlus Olimpiadi delcuore: Gianni Gemignani 338.7428498 – E-Mail:[email protected] Oppure contattare il Green Center(Perugia) 075.5279862

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a tre anni don Roberto ci ha la-sciati per precederci a godere lapienezza del volto del Padre;non c’è stato in questo tempo

troppo spazio per la nostalgia per leopere, le iniziative vissute e condivise:il cammino continua, don Roberto ci

ha insegnato a guar-dare avanti, a fissarelo sguardo sul Signo-re, sulla sua Chiesa esul mondo come luili ha pensati e amati.Semmai è rimasta lamemoria ricono-scente e affettuosaper la sua testimo-nianza feconda; ècresciuto l’impegnoa “custodire” come“bene prezioso” ildono dell’amore gra-

tuitamente seminato da lui nella no-stra esperienza di vita.Nel rileggere sul numero speciale del“Giornalino” della parrocchia del Ro-sario i numerosi, accorati e grati con-tributi di tanti amici sull’esperienza diquesto nostro fratello e padre, si cogliela realtà di un uomo, cristiano e pretecosì originale, così forte e fragile, cosìsemplice, così difficile.Così come? Don Roberto era un uomodi parte! Di parte significa di partito, come al-cuni mormorano? Assurdità. Certo,era un appassionato di politica, cheper lui era uno strumento di continuaincarnazione di Dio nel mondo; e daprete servitore della Parola, chiarivacon essa, Parola profetica, le diverse si-tuazioni umane sino ad affrontare larealtà, a denunciare la violazione dellapersona, convinto che la Parola delPadre debba creare condizione umaneper un mondo di fratelli. Un prete “diparte”, ovvero “dalla parte dei picco-li”, e allora sceglieva i bambini comeluogo privilegiato e amato di dialogoe di annuncio, durante la Celebrazio-ne Eucaristica delle 10.30 della dome-nica e nelle catechesi infrasettimanali:incontri sempre nuovi e profondi. Unprete “di parte”, ovvero “dalla partedei poveri”: non li assisteva, bensì liaccoglieva, li ascoltava nei loro biso-gni, nel loro contesto, non li umiliava,li serviva, li rialzava insieme alla co-munità dalla paralisi e dal ripiega-mento.Don Roberto: un cristiano e un pretedalla parte degli umili. Un altro aspet-to che tutti ricordano di lui è quellodella presenza costante in mezzo alsuo popolo, tra i suoi figli. Era un cri-stiano e un prete “a tempo pieno”,non un funzionario o un impiegato,col diritto alle ferie, al giorno libero,alle ore di pausa; sempre disponibile,sempre presente, sempre.. Sempre, unavverbio tanto difficile per il nostrotempo, tanto significativo per don Ro-berto che aveva risposto alla sua voca-zione di cristiano e di prete con ade-sione totalizzante, lo sposo per la spo-sa, nella “salute e nella malattia” degliultimi 12 anni della sua vita. Un cri-stiano e un prete “a tempo pieno”: lovedevamo per ore e ore a celebrare laRiconciliazione sulla panca (moltoscomoda) in fondo alla chiesa, perchéanche questo Sacramento è pur sem-pre un’esperienza comunitaria e per-ciò doveva essere visibile e testimo-niante per tutti; lo incontravamo perle strade del quartiere per quella visitaalle famiglie tanto voluta e desideratarealizzata per tutto l’anno; l’ultimaesperienza, a questo proposito duran-te la Quaresima del 2007, quando leforze erano allo stremo, è stata tantofaticosa per le tante scale da fare, ma“piena di gioia” per la comunione e lacondivisione con gli anziani e i malati;lo sapevamo presente per confortare,spronare, organizzare il lavoro pasto-rale nel suo ufficio o nel suo letto a ca-sa o in ospedale, come il 25 settembre2007, vigilia della sua morte, quandoalla fine di un dialogo faticoso, maserrato, diceva:“non abbiamo persotempo, anche oggi abbiamo lavorato”.A noi che lo abbiamo visto, conosciu-to e amato la consegna di ricordare edi ravvivare i doni che Dio gli ha fattoper il bene della sua Santa Chiesa.

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI10 ottobre 2010 VII

Il nuovo nido di «Villa Liverani»apre le porte ai bambiniLa famiglia come riferimento per la crescita dei figli

DI GIANNIGIOVANGIACOMO

stato inauguratodall’assessorecomunale CarlaRoncaglia il

nuovo Nido d’Infanziadi Villa Liverani.Damiana Barbato,Presidente dellaCooperativa “IlSestante” ha detto:“L’essere qui oggi è ilrisultato di un lungocammino, per noi èstato un grosso lavoroma anche una grandesoddisfazione. IlComune ci ha dato ilproprio sostegno e noivogliamo contribuireal programma delComune nell’impegnoverso i minorinell’intento di essereda supporto allefamiglie”. Mi riempieil cuore di speranza –ha sottolineatol’assessore Roncaglia –veder realizzato unprogetto per il quale sisono affrontatedifficoltà di non pococonto. Si amplia cosìl’offerta per la città diservizi per la primainfanzia che aiutano lacrescita dei bambini.Molti anni fa quandoesistevano gli Asili diCarità bastava unluogo in cui accoglierei bimbi e dar loro damangiare, ora lasituazione è moltodiversa, i tempi sono

Ècambiati e oggi diamoseguito ad un progettoeducativo valido perl’intera città, miauguro – ha concluso– che questo nidopossa crescere sempredi più e possarientrare nel sistemapubblico-privato chestiamo portandoavanti e che offre già500 posti per ibambini livornesifornendo loro deiservizi di ottimaqualità.Don Gino Franchi,parroco della S. Setonha benedetto i nuovilocali, ricordandocome quegli ambientiper tanti anni sianostati usati per leattività parrocchiali. «L’asilo di VillaLiverani è un servizioche nasce con una

serie di attenzioni –spiegano AndreaCadoni, DamianaBarbato e ValentinaLonghi dellaCooperativa “IlSestante” - il centro di

queste è la famiglia, ilsistema famiglia comefattore di riferimento edi confrontofinalizzato allosviluppo del bambino.Il servizio pone unaparticolare attenzioneal fatto educativo, lofa con personalequalificato enell’accoglienza piùpiena affinché si possaesprimere al meglioanche il ruolo delgenitore. Attualmentei bambini chefrequentano l’asilosono 6, ci proponiamodi aumentarnegradualmente ilnumero e di arrivarepresto a dodici, questoci permette di prestareuna maggioreattenzione verso lenecessità di ogni

singolo bambino.Comunque il massimodella capienza dellastruttura è di 38posti».«L’Asilo – continuano- è già autorizzato dalComune ad operare. Èin corso la pratica di“accreditamento” cheprevede un sistema diregole e di controlli agaranzia del servizioche forniamo, e nellostesso tempo lapossibilità di accedereai finanziamentipubblici. Inoltre inquesto momento dicrisi occupazionalepensiamo che ilnostro servizio possadare a qualche giovanela possibilità diinserirsi in unambientegratificante».

Il Vescovo ha incontrato la Consulta dei laici per fissare le priorità comuni

La «sfida educativa» da viveresecondo il proprio carisma

e Aggregazioni laicalidovrebbero fare “unpasso avanti”: riuscire afar vivere gli appunta-

menti diocesani più signifi-cativi a “tutti” i membri delleAggregazioni e non solo adelle “rappresentanze”. Èquesto l’invito rivolto dal Ve-scovo alla Consulta dei Laici.Bisognerebbe – continuamonsignor Giusti - trovaredei momenti (Veglia di Pen-tecoste - Messa per la vita) diesperienza ecclesiale vera epropria in cui poter mostrare“una visibilità collettiva”. Ilcammino della Chiesa localedi quest’anno sarà incentratosulla “sfida educativa” checiascuna associazione potràconiugare secondo il propriocarisma. I prossimi cinque osei anni dovranno essere spe-si nel “sostegno alle nuovefamiglie” e alla “trasmissionedella fede riguardo i giovani”.I laici dovrebbero intuire ciò

che manca alla nostra Chiesae rispondervi; il quesito è“Come la Chiesa può essereprofetica?”. Dal carisma diciascuno si dovrebbe passarealla profezia nel capire quel-lo che manca e suggerire so-luzioni. Queste soluzioni po-trebbero essere intanto lacreazione di un “Consultoriocattolico” provvisto di validioperatori, un “Centro di aiu-to alla vita” e dare sostanza“all’accoglienza” mettendo adisposizione dei locali perpoter alloggiare le persone indifficoltà.

IL CALENDARIO PASTORALEDIOCESANOIl Vescovo ha invitato le Ag-gregazioni ad integrare il Ca-lendario Pastorale Diocesanoin modo che tutti possanoessere a conoscenza delle ini-ziative dei diversi gruppi e ledate non vadano a sovrap-porsi l’una all’altra. Il Vesco-

vo ha poi sottolineato chenel Calendario sono stati in-seriti numerosi incontri di“Lectio Salmi” con l’intentodi offrire in Diocesi percorsidi spiritualità che ciascunopotrà seguire.Monsignor Giusti ha consta-tato che l’orientamento, con-diviso da tutte le Aggregazio-ni, era la riconferma della“Settimana per la vita” e haproposto di dare seguito adun progetto di “aiuto alla vi-ta” attraverso la disponibilitàdi locali per far fronte alleemergenze.

GLI INTERVENTIDalla Misericordia di Anti-gnano è stato chiesto che isacerdoti siano da stimolo alvolontariato e il Vescovo, nelcondividere la proposta, haaggiunto che si dovrebbe

creare uno “stile di acco-glienza” a partire dai bambi-ni che frequentano il catechi-smo e arrivare ad una parroc-chia dove “la carità è un fattoordinario”.La Comunità di S. Egidio intema di accoglienza ha solle-vato la questione della mo-schea. Il Vescovo ha rilevatoche esiste un problema dirappresentanza per quantoriguarda le autorità religiosemusulmane: è giusto impe-gnarsi nell’inclusione socialema tutto deve avvenire nellachiarezza e la stessa tolleran-za richiede reciprocità.

Nei prossimi incontri le Ag-gregazioni sono state invitatea esaminare le schede relati-ve al “progetto educativo”. Sitratta di quattro schede cheriguardano i giovani, le fami-glie, la spiritualità cristocen-trica e la vita eucaristica esulle quali i laici sono invita-ti a riflettere e a portare pro-poste e osservazioni scritte.Tutte le osservazioni sarannoraccolte nella sintesi che saràdiscussa e approvata durantel’Assemblea Diocesana del 5giugno.

Gi. Gi.

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Sopra: il taglio del nastro all’inaugurazione. Sotto: un particolare dell’interno dell’asilo

L’inaugurazione della nuova scuolad’infanzia «Villa Liverani»; 6 bambini iscritti ma presto il raddoppio.L’intervento dell’assessore comunaleRoncaglia e il ruolo della Cooperativa Il Sestante

Settimana per la Vita e Veglia di Pentecoste al centro del calendario diocesano.Monsignor Giusti: «Fare un’esperienza ecclesialecomune per dare visibilità collettiva ai laici credenti»

L’ATL PER IL SOCIALEAzienda Trasporti Livorneseinsieme all’Associazione divolontariato AUSER ha volutofesteggiare lo scorso 2 ottobre la

“Festa dei nonni”. Per tutta la mattina allafermata degli autobus nella centralissimaPiazza Cavour, le signore dell’ AUSERaiutate da alcune autiste dell’ATL hannodistribuito ai viaggiatori anziani: rose,caramelle, cioccolatini e matitepubblicitarie dell’Azienda Trasporti, ciò èpotuto avvenire anche grazie all’apportoconcreto del fiorista “L’Arcobaleno” e dellapasticceria Londi. Per quanto riguardainvece i possessori di abbonamentiall’autobus, annuali o mensili, continua lacampagna sconti già iniziata lo scorso anno.Il costo del biglietto di accesso alle Sale delThe Space Cinema il giovedì e il venerdì(primo giorno delle nuove programmazioni)è di 5 euro invece di 7.80. Molte sono leattività commerciali del Mercato Centrale edel Mercatino Americano che concedonosconti dal 5 al 10% su ogni acquistodimostrando così una sensibilità ecologicada parte dei negozianti nel favorire l’uso delmezzo pubblico. Anche i negozi musicali diPiccadilly e Symphony praticano uno scontodel 10% e la cartoleria Bonatti di Via delGiglio il 5% sugli articoli scolastici. Ilprossimo 19 ottobre alle ore 21 al Teatro 4Mori l’ATL e l’Associazione Autismo LivornoOnlus di Viale Carducci con il contributo diUnicoop Tirreno e della Compagnia Portualimetteranno in scena uno spettacolo dimusica, ballo e solidarietà dal titolo “Diamovoce all’autismo” presentato da TizianaForesti, allo spettacolo parteciperanno, tragli altri, il Gruppo Musiscalzi, Springtime eScuola Danza e Danza. Il biglietto diingresso è di 7 euro e andrà a beneficiodell’Associazione dell’Autismo.

Gi. Gi.

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Brevi dalla DIOCESICORSO DI FORMAZIONE DELLE ACLI

Insieme per accompagnareL’Associazione “ACLI Solidarietà” insieme alCentro Servizi Volontariato Toscana (CE-SVOT) ha programmato un Corso di forma-zione dal titolo: “Insieme per accompagnare”che si terrà dal 21 ottobre al 9 dicembre pres-so la Sede delle Acli Provinciali in Via Cecco-ni 40, il Corso è rivolto ad un massimo di 20utenti e le domande dovranno pervenire allaSede Acli entro il 14 ottobre, possono esserepresentate direttamente dagli interessati o in-viate, tramite fax, allo 0586/809081. I desti-natari del Corso sono i responsabili delle As-sociazioni di volontariato, gli stessi volonta-ri, ma si rivolge anche a coloro che voglionodivenire dei volontari consapevoli. Il Corso sipropone perciò di formare dei volontari ingrado di affrontare le problematiche che ri-guardano gli anziani non autosufficienti, iminori, gli immigrati e coloro che si trovanoin forte disagio sociale. Il fine è dunque quel-lo di far crescere in ogni partecipante i valorie le motivazioni proprie del volontariato ba-sate sull’ascolto e sull’accoglienza dei cittadi-ni, specialmente stranieri, con l’obiettivo del-l’inclusione sociale. Le relazioni degli incon-tri formativi (dalle 15.30 alle 18.30) sarannosvolte da persone particolarmente qualifica-te, tra queste segnaliamo: il Prof. Mauro Par-dini, psicopedagogo del Comune di Livorno,il Prof. Zucchelli e il dottor Silvi, esperti delleproblematiche degli anziani non autosuffi-cienti, mentre i problemi riguardanti la fami-glia saranno invece trattati dalla DottoressaMalfanti, coordinatrice dei Servizi sociali delComune e dall’Assistente sociale DottoressaLenzi. Ad ogni partecipante che sarà statopresente ad almeno 2/3 delle lezioni sarà ri-lasciato un attestato di partecipazione.

Energie rinnovabili e nucleareDUE INCONTRI ALLA PARROCCHIA S. ANDREA

Nell’ambito delle iniziative culturali promos-se e organizzate alla parrocchia S. Andrea, so-no in programma due incontri per saperne dipiù sulle energie alternative. Questo il pro-gramma:Venerdì 8 ottobre alle 21.00 nel salone par-rocchiale il professor Mario Martelli faràun’introduzione generale sul tema dell’ener-gia con un approfondimento sulle energierinnovabili.Venerdì 15 ottobre alle 21.00 sempre nel salo-ne della parrocchia si parlerà invece di ener-gia nucleare insieme al professor Franco Bat-taglia.

SABATO 16 OTTOBRE ALLE 18.00

Ingresso del nuovo parrocoa S. AgostinoIl Vescovo , presiederà la solenne concelebra-zione Eucaristica insieme ai Parroci del terzoVicariato, per il Rito di Immissione di donMatteo Gioia a Parroco di S. Agostino.

“Come la Chiesapuò essereprofetica?”

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 ottobre 2010VIII

A colloquio con il nuovoparroco padreMichele Vassallo,presidente dei Servi di Cristo

VENERDÌ 8 OTTOBREORE 9.45 il Vescovo è alla chiesadella SS.Trinità, per l’incontro con ipresbiteri della Diocesiore 20.00 a Quercianella, il Vescovo

tiene unaconferenza peril Rotary ClubdiCastiglioncello

DOMENICA 10OTTOBRE ORE 9.00 IlVescovopresiede la S.Messa incattedrale perle vittime degliincidenti sullavoroore 11.00 ilVescovocelebra la

Messa e conferisce le cresime nellaparrocchia di S. Teresa a RosignanoSolvayore 15.00 in cattedrale, il Vescovopartecipa alla veglia di preghiera eal convegno missionario diocesano

LUNEDÌ 11 OTTOBREORE 8.00 il Vescovo partecipa allafesta patronale di S. Cerbone aMassa Marittimaore 21.00 il Vescovo alla parrocchiaSanta Famiglia a Cecina incontra igenitori dei ragazzi del catechismo

MARTEDÌ 12 OTTOBREORE 16.30 in vescovado corso diaggiornamento per gli insegnanti direligione, interviene il Vescovoore 21.00 il Vescovo partecipa alconsiglio pastorale del VI vicariatoa S. Luca

MERCOLEDÌ 13 OTTOBREORE 9.00 il Vescovo incontra idirettori dei Centri Pastoraliore 21.00 il Vescovo partecipa allafesta della Madonna alla parrocchiadi Montignoso

GIOVEDÌ 14 OTTOBREORE 9.30 il Vescovo a Firenzeinterviene alla Facoltà teologica sultema “La città e il sacro”

VENERDÌ 15 OTTOBREORE 8.00 il Vescovo celebra laMessa al Carmeloore 10.00 in vescovado riunionedelle commissioni paritetiche(Regione e CET) per i beni culturaliore 21.00 il Vescovo partecipa alConsiglio Pastorale del III Vicariatoalla parrocchia dei Sette Santi

SABATO 16 OTTOBREORE 8.00 pellegrinaggio mensile aMonteneroore 18.00 celebrazione perl’immissione a parroco di donMatteo Gioia a S. Agostino

DOMENICA 17 OTTOBREORE 11.00 il Vescovo partecipa allaMessa per la festa patronale a S.Luca (Stagno)ore 16.00 il Vescovo celebra leCresime nella parrocchia del SacroCuore (Salesiani)

Una nuova guidaper la parrocchia

di CastellanselmoSIMONE MARCIS

a parrocchia S.Maria Assunta e S.Lorenzo aCastellanselmo si

rinnova: la Comunitàinfatti sarà guidata daun nuovo ordinereligioso che sistabilisce in Diocesi. Sitratta dell’AssociazioneInternazionaleRinnovamentoCarismatico Servi diCristo Vivo, di cui èpresidente padreMichele Vassallo.L’immissione ufficialeavverrà il prossimo 24ottobre aCastellanselmo, mentreil 21 ottobre aiSalesiani si svolgeràuna giornata dipreghiera e saràl’occasione perconoscere meglio lacongregazione.Padre Michele Vassallo,direttore dell’ordinereligioso, si presentainsieme agli altrimembri dei Servi DiCristo VivoRinnovamentoCarismatico.«Con me – racconta - cisono padre PietroPisanello, coaudiutorein parrocchia, esuperiore dellacomunità religiosa, undiacono don LucaEsposito, un accolito,Luigi Falanga. Inseguito avremol’apporto di altre duepersone : un accolito,Rosario Esposito ed undiacono , don MicheleEsposto. La casa che ciospiterà durante lanostra permanenza quiin parrocchia, sichiamerà Casa dipreghiera Santa MariaAssunta e SanLorenzo».

Cosa vi ha spinto a farequesto cammino dievangelizzazionenuovo?«Giovanni Paolo IIdesiderava una nuovaevangelizzazione connuovo metodo, unrinnovato entusiasmoed una nuova forza chesolo lo Spirito Santopuò donare.Io sono religioso dellaCongregazione dellaSocietà delle DivineVocazioni, chiamaticomunemente padrivocazionisti.Con il permesso delpadre Generale edell’arcivescovo diSalerno, monsignor

LGerardo Pierro,abbiamo incominciatoa raccogliere deigiovani perchépotessero portareavanti questa nuovaevangelizzazione.Così abbiamopresentato uno Statutoa Roma.Questo è statoappoggiato da 19nazioni perché il nostroè un movimentointernazionale diRinnovamentoCarismatico Cattolicodei Servi di Cristo Vivo.Presentato lo Statuto(presente sui nostri siti)con monsignor Pierroe la lettera dei mieisuperiori, affinchéottenessimo il dirittopontificio, le 19nazioni ci hannoulteriormenteappoggiato scrivendoin Vaticano per poterfar diffondere il nostrooperato».

Come si divide lostatuto?«Ci sono treramificazioni di base: laprima sono i gruppi dipreghiera, la seconda èla comunità di vitalaicale mentre la terza èla comunità di vitaconsacrata. A Livorno cisono dei gruppi dipreghiera sparsi delgruppo carismatico.Noi partiamo dal terzoramo che è nato dallacollaborazione con ilgruppo laicale fondatoda un vecchio amico,padre Emiliano Tardifche nel 1986 venne inItalia».

Ma il movimento nascenegli anni ’80?«Io sono nelRinnovamentoCarismatico dal 1969,conosciuto durante imiei studi a Pittsburg inAmerica. Dopo chevenni ordinatosacerdote, nel 1980 per

motivi familiari tornaiin Italia e cominciai alavorare per questomovimento».

Quindi padre Tardiff elei avete dato un inputa questa nuovaevangelizzazione?«I primi gruppicarismatici sono natidopo i nostri incontridal 1986 in Italia, tantoche l’anno successivo cichiesero di dare unnome a questomovimento cattolico:Servi di Cristo Vivo.C’era anche unmovimento femminileche però prese un’altrastrada, mentre quellomaschile proseguiva ilcammino. Attualmentein Italia contiamo 170mila aderenti , oltre aquelli stranieri. Ciascun

gruppo ha un propriosito ed una casa dipreghiera come puntodi riferimento edaggregazione».

Quali obiettivi viponete?«Il nostro scopo èquello di seguire emettere in pratica leidee di Giovanni PaoloII e di aggiungerequalcosa di importantealla congregazione deiPadri Vocazionistiperché don Giustino, ilnostro fondatore chesarà fatto beato ilprossimo 7 maggio,sottolineandol’importanza dellevocazioni stesse.Una vocazione senzaevangelizzazione èvuota, alloral’istruzione biblica va

aggiunta alla chiamataper riempirespiritualmente questoprogetto.Noi abbiamo le regoledei padri vocazionisti ,fondati da Giustino conil ramo carismatico.Siamo comunque adisposizione delleDiocesi in cui andiamoe dell comunità locali.Il 21 ottobre ci sarà unagiornata di preghiera allchiesa del Sacro Cuoredei Salesiani mentre il24 , tre giorni dopo,l’immissione ufficialecelebrata dal vescovomonsignor Giusti».

Perché Castellanselmo enon un’altra parrocchia?«Per la nostra missionecercavamo un ambientepiccolo e tranquillodove ci fosse una casadi preghiera cheservisse anche allanostra Associazione.Tramite conoscenze incomune con il vescovoGiusti, allora parroco diCascini Buti, con dellepersone cheappartengono ad ungruppo di preghiera diquella zona , siamoarrivati qui, graziesoprattutto all’aiuto delSignore!Questa chiesa ha unacasa adiacente chequando saràristrutturatacompletamente potràessere un punto diriferimento importantenon solo per questopaese ma per laDiocesi. Dopo chesaranno ristrutturati iltetto, il pian terreno edil primo piano potremocominciare la nostraesperienza anche qui inquesto piccolo paese».

LA CHIESA HA QUASI 200 ANNIu costruita nel 1825 e consacrata nel 1831.All’edificio ad aula a sviluppo longitudinale è annessa una piccola cappelladedicata al Santissimo Sacramento.La zona absidale è delimitata da un arco sorretto da colonne e semipilastri. L’altare

in marmi policromi, del tipo a mensa, accoglie al centro un tabernacolo a tempietto.Nella cantoria in controfacciata, il cui parapetto è decorato con soggetti musicali, èconservato un organo ottocentesco (ora in restauro) e un dipinto raffigurante l’Assunzionedi Maria con San Lorenzo. Nei due altari appoggiati alle pareti laterali si trovano due teleottocentesche raffiguranti la Morte di San Giuseppe e la Visione di Sant’Antonio.

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Informazioni sulla ParrocchiaDenominazione: Chiesa di S. Maria As-sunta e LorenzoIndirizzo: Via della Chiesa-57014 Castel-lanselmo (LI)Tel. 0586/969049Parroco:padre Michele Vassallo presiden-te dell’Associazione Internazionale Rin-novamento Carismatico Servi di CristoVivo, di cui è presidente

Agenda del VESCOVO

l Centro Pastorale per l’Evangelizzazione ela Catechesi invita tutti gli operatori pasto-

rali (Vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi ereligiose, laici, soprattutto membri dei CPP,dei CPAE, catechisti delle varie età, dai bam-bini alla terza età, animatori liturgici, opera-tori e membri delle caritas, membri dei grup-pi missionari, membri delle Associazioni,Movimenti e Gruppi ecclesiali e quanti lafantasia della Spirito sta suscitando nella no-stra Chiesa Locale per il servizio al vangelo ealla testimonianza della Parola, insommatutti coloro che sono innamorati di Gesù edella sua Chiesa che è in Livorno) della Dio-cesi per un pomeriggio in cui conoscersi e ri-conoscersi come parte della Chiesa, per pre-gare insieme e insieme lasciarsi provocare daesperienze significative che possono ispirarele attività delle diverse comunità

Domenica 10 ottobredalle 15.30 in Cattedrale Livorno

QUESTO IL PROGRAMMA: ORE 15.30Veglia missionaria di preghieraORE 17.00Divisione in quattro gruppi (quattro chiese del centro città)

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Il Convegno Missionario

CENNI STORICI

LA SCHEDA

VIAGGIO NELLE PARROCCHIE