La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

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laSettimana SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO Anno CXIII - N. 38 - Una copia 1,10 - Domenica 6 ottobre 2013 - (Esce il giovedì) RADIO KOLBE ROVIGO 91.2 e 94.5 la nostra radio RADIO KOLBE ROVIGO 91.2 e 94.5 la nostra radio EDITORIALE Contro la violenza MARIA GRAZIA BIAGIONI Ottobre missionario Sulle strade del Mondo Dobbiamo uscire “fuori le mura” delle nostre comunità, per raggiungere le periferie, le frontiere, tutto ciò che è distante da noi, non solo fisicamente, ma anche a livello esistenziale “Esorto i missionari e le missionarie, specialmente i presbiteri fidei donum e i laici, a vivere con gioia il loro pre- zioso servizio nelle Chiese a cui sono inviati, e a portare la loro gioia e la loro esperienza alle Chiese da cui provengo- no”. Queste parole di Papa Francesco, in occasione della Giornata Missionaria Mon- diale 2013 (Gmm), illumina- no cuore e mente e trovano un’efficace sintesi nello slogan scelto da Missio (Organismo pastorale della Cei) per l’intero mese missionario di ottobre: “Sulle strade del Mondo”. Ecco che allora siamo invi- tati a fare memoria del “Man- datum Novum” di Nostro Signore, nella consapevolezza che dobbiamo uscire “fuori le mura” delle nostre comunità, per raggiungere le periferie, le frontiere, tutto ciò che è di- stante da noi, non solo fisica- mente, ma anche a livello esi- stenziale. Si tratta in sostanza di operare un decentramento nel nostro “modus vivendi”, a fianco dei poveri, degli ulti- mi, nei bassifondi dove sono relegati. Essere credenti, infat- ti, significa assunzione delle proprie responsabilità rispetto alla conversione del cuore, al bene condiviso, alla pace, alla giustizia, alla riconci- liazione, al rispetto del creato. A parte quelle ter- re dove si combattono guerre a tutto campo - dalla Siria all’Iraq, dal- la Somalia alla regione sudanese del Darfur, dalla Repubblica Cen- trafricana all’ex Zaire - o le grandi baracco- poli latinoamericane, asiatiche o africane, vi sono degli areopaghi esistenziali che vanno oltre la categoria geo- grafica. Basti pensare alla crisi dei mercati che ha penalizzato un numero indicibile di persone, a cui è nega- to il lavoro e dunque, come ha detto recen- temente Papa Bergoglio a Ca- gliari, la dignità della persona umana “creata a immagine somiglianza di Dio”. Inutile nasconderselo, se la dimensione religiosa viene spesso percepita, nella nostra società globalizzata, come un qualcosa di accessorio se non addirittura alienante è perché non abbiamo compreso che il perimetro della speranza non può coincidere con quello delle sacrestie, ma abbraccia il mon- do intero. Papa Francesco che viene dalla “fine del mondo”, come i nostri missionari, ha il coraggio di osare: è convinto più che mai dell’urgenza di rendere intelligibile il Vangelo, rinunciando agli orpelli delle corti medievali. È così che ci piace immaginarci missionari e con questo spirito vogliamo festeggiare l’Ottobre Missio- nario. Da una parte, c’è il nostro dovere di annunciare e testi- moniare la Buona Notizia, mentre dall’altra può mani- festarsi l’adesione o il rifiuto di qualsivoglia interlocutore. Ciascuno alle prese con la più problematica delle saggezze: il dubbio. Qui non discutiamo affatto sulle verità rivelate, ma sulle modalità che perseguia- mo nell’affermarle. Quante volte, ammettiamolo, le no- stre promesse si sono dissolte come fossero bolle di sapone o i nostri gesti hanno offuscato il mistero dell’amore. Ecco che allora, accanto ai valori ma- nomessi dalla Storia, si evince sempre più il bisogno di realiz- zare un radicale rinnovamento del nostro modo di vivere la missione. Al di là delle più sante intenzioni, come peraltro ha stigmatizzato, in più circo- stanze, Papa Bergoglio, la missione non può ridursi ad un insieme di “cose da fare” o in un’organizzazione uma- nitaria molto efficiente, ma a volte poco credibile dal punto di vista testimoniale. Non sarà, pertanto, il fascino delle opere, né le promesse di sviluppo e di progresso, ciò che evangelizza, ma la fede del discepolo, in pe- riferia, a fianco dei poveri. A noi il compito di com- prendere le provocazioni a tutto campo del Ve- scovo di Roma, in un mondo che ha fame e sete di Dio. A pen- sarci bene, con i suoi gesti e le sue parole, egli ci sta provocan- do, ricordandoci che l’orizzonte assoluto sotto cui pensare le verità rivelate non può ridursi alla dottri- na “tout court”. Esse devono tornare ad essere evidenti, dun- que comprensibili, nel vissuto delle nostre comunità. Perché il cristianesimo, è bene rammentarlo, rimane, sempre e comunque, un’esperienza che cambia la vita. Giulio Albanese A pagina 20 l’invito alla diocesi La testimonianza di don Giuliano Zattarin a pagina 3 Una grande corona di pre- ghiera per la pace ha avvolto ieri sera Roma. Tutti lì, in piazza del Campidoglio, esponenti del- le religioni mondiali, ma anche uomini e donne di buona volon- tà, intellettuali e politici di diver- si Paesi del mondo per dire che “la guerra si vince solo con la pace”. “Il coraggio della speran- za” s’intitolava quest’anno l’in- contro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. E di speranza parlano i leader religiosi nell’appello fina- le che è stato letto ieri dopo che tutti si sono alzati in piedi per un minuto di silenzio in memo- ria di tutte le vittime della guer- ra, del terrorismo e della vio- lenza in ogni parte del mondo. “Sentiamo che questo è un tem- po opportuno per una rivolta della speranza, che cominci da noi stessi”. “Niente è impossi- bile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Niente è impossibile se pratichiamo il dialogo. Pre- ghiera e dialogo crescono o de- periscono insieme. Noi, uomini e donne di religioni diverse, da Roma, vogliamo impegnarci a far crescere questo grande mo- vimento per la pace”. La banalità del bene. Ieri in piazza del Campidoglio a Roma c’era anche Domenico Quirico, il giornalista de “La Stampa” rapito per 5 mesi in Siria. Ha raccontato la sua esperienza di giornalista nei “Paesi del male” che sono “quelli - ha detto - in cui la differenza tra un uomo e un altro è data dall’avere o no un kalashnikov”. “Sono Paesi in cui gli uomini non possono compiere gesti semplici come aprire un rubinetto per far usci- re l’acqua o accendere un inter- ruttore per avere luce perché dietro la guerra c’è spesso mise- ria e povertà. Ho trovano uomi- ni, donne, bambini, vecchi in cui l’umanità è stata scorticata per far emergere sotto la dispera- zione, la sofferenza e il dolore”. Somalia, Ruanda, Congo, Libia, Liberia, Nigeria, Cecenia, Siria: questi sono i “Paesi del male”. “Eppure - ha continuato Quirico - accanto alla banalità del dolo- re, alla sua quotidianità, sempre ho trovato la banalità del bene, persone che senza interesse, senza trarne vantaggio, hanno compiuto gesti di bontà”. Come quel ribelle sconosciuto che di- sobbedendo ai suoi superiori gli ha dato un telefono che ha per- messo a Quirico di telefonare a casa e dire ai suoi che era ancora vivo dopo due mesi di silenzio. Questa è “la banalità del bene”, ha detto aggiungendo che “se Dio è Dio ed è negli atti degli uomini, allora io ho trovato Dio nel gesto di queste persone”. I profughi nel Sinai. Forte anche l’altra testimonianza rac- contata da Alganesh Fessaha, eritrea che vive in Italia da 35 anni. “Da vari anni - ha raccon- tato - vengo chiamata a qualsia- si ora della notte e del giorno da profughi eritrei, etiopici e suda- nesi che fuggono dai loro Paesi per salvarsi la vita e che vengo- no rapiti durante il viaggio dai trafficanti”. È la drammatica storia dei profughi, quando arrivano in Sudan e vengono rapiti dai beduini sudanesi che li rivendono ai beduini egiziani del Sinai per circa 3mila dollari a persona. Vengono tenuti in- catenati sotto terra e per la loro liberazione viene richiesto un riscatto che può variare dai 30 ai 50mila dollari. Sono torturati, e le donne violentate. Ma anche la storia di Alganesh ha un filo sottile di speranza: è la sua ami- cizia con uno Sheik, salafita del Sinai, con il quale è iniziato un dialogo e una collaborazione pacifica per la liberazione dei rifugiati senza il pagamento del riscatto. “Oggi nel Sinai - dice Alganesh - il fenomeno della tratta delle persone si è ridotto del 30%. Credo che possiamo debellare totalmente questa pia- ga attraverso il lavoro collettivo, attraverso la preghiera, la fede e il coraggio della speranza”. La pace delle religioni. Le storie di Quirico e Alganesh mostrano, da una parte, tutto l’orrore della guerra; dall’altra parte, anche la constatazione che un mondo deserto di uma- nità si può popolare di solida- rietà. “Una nuova responsabili- tà”, però, cade sugli uomini e le donne di fede: quella, ha detto Andrea Riccardi, fondatore del- la Comunità di Sant’Egidio, di “opporre dolcemente e ferma- mente al terrorismo religioso e alle seduzioni della violenza la pace delle religioni”. Questo hanno fatto ieri sera a Roma i leader religiosi riuniti insieme, mano nella mano, in piazza del Campidoglio dando al mondo “un messaggio di pace che va lontano più di quanto possiamo credere”. Adria - Cattedrale L’Arcivescovo mons. De Antoni conclude le Feste Quinquennali della Madonna del Rosario Si concludono domenica 6 ottobre in Cattedrale ad Adria le so- lenni Feste Quinquennali della Madonna del Rosario. Tali feste, datate fin dal 1717, vengono ad interpretare un voto delle genti adriesi alla Madonna del Rosario per l’assistenza e prote- zione ricevuta in occasione di una perniciosa epidemia di tifo. Sarà l’Arcivescovo emerito di Gorizia mons. Dino De Antoni a presiedere la Concelebrazione delle ore 18.30 e la conclusiva Proces- sione con l’immagine della Madonna del Rosario, mantenendo così una consolidata tradizione che sia un Cardinale o un Arcivescovo a presenziare tali celebrazioni. La Festa è stata preparata nella settima- na con numerosi appuntamenti sia sul piano spirituale, che su quello culturale e caritativo. Anche una interessante Mostra di documenti e di foto delle precedenti feste quinquennali è stata proposta nel Salo- ne del Vescovado. Adria accoglie i frati francescani dell’Immacolata Pag. 11

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Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO Anno CXIII - N. 38 - Una copia € 1,10 - Domenica 6 ottobre 2013 - (Esce il giovedì)

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EDITORIALE

Contro la violenzaMaria Grazia BiaGioni

Ottobre missionario

Sulle strade del MondoDobbiamo uscire “fuori le mura” delle nostre comunità, per raggiungere le periferie,

le frontiere, tutto ciò che è distante da noi, non solo fisicamente, ma anche a livello esistenziale“Esorto i missionari e le

missionarie, specialmente i presbiteri fidei donum e i laici, a vivere con gioia il loro pre-zioso servizio nelle Chiese a cui sono inviati, e a portare la loro gioia e la loro esperienza alle Chiese da cui provengo-no”. Queste parole di Papa Francesco, in occasione della Giornata Missionaria Mon-diale 2013 (Gmm), illumina-no cuore e mente e trovano un’efficace sintesi nello slogan scelto da Missio (Organismo pastorale della Cei) per l’intero mese missionario di ottobre: “Sulle strade del Mondo”.

Ecco che allora siamo invi-tati a fare memoria del “Man-datum Novum” di Nostro Signore, nella consapevolezza che dobbiamo uscire “fuori le mura” delle nostre comunità, per raggiungere le periferie, le frontiere, tutto ciò che è di-stante da noi, non solo fisica-mente, ma anche a livello esi-stenziale. Si tratta in sostanza di operare un decentramento nel nostro “modus vivendi”, a fianco dei poveri, degli ulti-mi, nei bassifondi dove sono relegati. Essere credenti, infat-ti, significa assunzione delle proprie responsabilità rispetto alla conversione del cuore, al bene condiviso, alla pace, alla giustizia, alla riconci-liazione, al rispetto del creato.

A parte quelle ter-re dove si combattono guerre a tutto campo - dalla Siria all’Iraq, dal-la Somalia alla regione sudanese del Darfur, dalla Repubblica Cen-trafricana all’ex Zaire - o le grandi baracco-poli latinoamericane, asiatiche o africane, vi sono degli areopaghi esistenziali che vanno oltre la categoria geo-grafica. Basti pensare alla crisi dei mercati che ha penalizzato un numero indicibile di persone, a cui è nega-to il lavoro e dunque, come ha detto recen-

temente Papa Bergoglio a Ca-gliari, la dignità della persona umana “creata a immagine somiglianza di Dio”.

Inutile nasconderselo, se la dimensione religiosa viene spesso percepita, nella nostra società globalizzata, come un qualcosa di accessorio se non addirittura alienante è perché non abbiamo compreso che il perimetro della speranza non può coincidere con quello delle sacrestie, ma abbraccia il mon-

do intero. Papa Francesco che viene dalla “fine del mondo”, come i nostri missionari, ha il coraggio di osare: è convinto più che mai dell’urgenza di rendere intelligibile il Vangelo, rinunciando agli orpelli delle corti medievali. È così che ci piace immaginarci missionari e con questo spirito vogliamo festeggiare l’Ottobre Missio-nario.

Da una parte, c’è il nostro dovere di annunciare e testi-

moniare la Buona Notizia, mentre dall’altra può mani-festarsi l’adesione o il rifiuto di qualsivoglia interlocutore. Ciascuno alle prese con la più problematica delle saggezze: il dubbio. Qui non discutiamo affatto sulle verità rivelate, ma sulle modalità che perseguia-mo nell’affermarle. Quante volte, ammettiamolo, le no-stre promesse si sono dissolte come fossero bolle di sapone o i nostri gesti hanno offuscato il mistero dell’amore. Ecco che allora, accanto ai valori ma-nomessi dalla Storia, si evince sempre più il bisogno di realiz-zare un radicale rinnovamento del nostro modo di vivere la missione.

Al di là delle più sante intenzioni, come peraltro ha stigmatizzato, in più circo-stanze, Papa Bergoglio, la missione non può ridursi ad un insieme di “cose da fare” o in un’organizzazione uma-nitaria molto efficiente, ma a volte poco credibile dal punto di vista testimoniale. Non sarà, pertanto, il fascino delle opere, né le promesse di sviluppo e di progresso, ciò che evangelizza, ma la fede del discepolo, in pe-riferia, a fianco dei poveri.

A noi il compito di com-prendere le provocazioni a

tutto campo del Ve-scovo di Roma, in un mondo che ha fame e sete di Dio. A pen-sarci bene, con i suoi gesti e le sue parole, egli ci sta provocan-do, ricordandoci che l’orizzonte assoluto sotto cui pensare le verità rivelate non può ridursi alla dottri-na “tout court”. Esse devono tornare ad essere evidenti, dun-que comprensibili, nel vissuto delle nostre comunità. Perché il cristianesimo, è bene rammentarlo, rimane, sempre e comunque, un’esperienza che cambia la vita.

Giulio Albanese

A pagina 20 l’invito alla diocesi

La testimonianza

di don Giuliano

Zattarin

a pagina 3

Una grande corona di pre-ghiera per la pace ha avvolto ieri sera Roma. Tutti lì, in piazza del Campidoglio, esponenti del-le religioni mondiali, ma anche uomini e donne di buona volon-tà, intellettuali e politici di diver-si Paesi del mondo per dire che “la guerra si vince solo con la pace”. “Il coraggio della speran-za” s’intitolava quest’anno l’in-contro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. E di speranza parlano i leader religiosi nell’appello fina-le che è stato letto ieri dopo che tutti si sono alzati in piedi per un minuto di silenzio in memo-ria di tutte le vittime della guer-ra, del terrorismo e della vio-lenza in ogni parte del mondo. “Sentiamo che questo è un tem-po opportuno per una rivolta della speranza, che cominci da noi stessi”. “Niente è impossi-bile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Niente è impossibile se pratichiamo il dialogo. Pre-ghiera e dialogo crescono o de-periscono insieme. Noi, uomini e donne di religioni diverse, da Roma, vogliamo impegnarci a far crescere questo grande mo-vimento per la pace”.

La banalità del bene. Ieri in piazza del Campidoglio a Roma c’era anche Domenico Quirico, il giornalista de “La Stampa” rapito per 5 mesi in Siria. Ha raccontato la sua esperienza di giornalista nei “Paesi del male” che sono “quelli - ha detto - in cui la differenza tra un uomo e un altro è data dall’avere o no un kalashnikov”. “Sono Paesi in cui gli uomini non possono compiere gesti semplici come aprire un rubinetto per far usci-re l’acqua o accendere un inter-ruttore per avere luce perché dietro la guerra c’è spesso mise-ria e povertà. Ho trovano uomi-ni, donne, bambini, vecchi in cui l’umanità è stata scorticata per far emergere sotto la dispera-zione, la sofferenza e il dolore”. Somalia, Ruanda, Congo, Libia, Liberia, Nigeria, Cecenia, Siria: questi sono i “Paesi del male”. “Eppure - ha continuato Quirico - accanto alla banalità del dolo-re, alla sua quotidianità, sempre ho trovato la banalità del bene, persone che senza interesse, senza trarne vantaggio, hanno compiuto gesti di bontà”. Come quel ribelle sconosciuto che di-sobbedendo ai suoi superiori gli ha dato un telefono che ha per-

messo a Quirico di telefonare a casa e dire ai suoi che era ancora vivo dopo due mesi di silenzio. Questa è “la banalità del bene”, ha detto aggiungendo che “se Dio è Dio ed è negli atti degli uomini, allora io ho trovato Dio nel gesto di queste persone”.

I profughi nel Sinai. Forte anche l’altra testimonianza rac-contata da Alganesh Fessaha, eritrea che vive in Italia da 35 anni. “Da vari anni - ha raccon-tato - vengo chiamata a qualsia-si ora della notte e del giorno da profughi eritrei, etiopici e suda-nesi che fuggono dai loro Paesi per salvarsi la vita e che vengo-no rapiti durante il viaggio dai trafficanti”. È la drammatica storia dei profughi, quando arrivano in Sudan e vengono rapiti dai beduini sudanesi che li rivendono ai beduini egiziani del Sinai per circa 3mila dollari a persona. Vengono tenuti in-catenati sotto terra e per la loro liberazione viene richiesto un riscatto che può variare dai 30 ai 50mila dollari. Sono torturati, e le donne violentate. Ma anche la storia di Alganesh ha un filo sottile di speranza: è la sua ami-cizia con uno Sheik, salafita del Sinai, con il quale è iniziato un dialogo e una collaborazione pacifica per la liberazione dei rifugiati senza il pagamento del riscatto. “Oggi nel Sinai - dice Alganesh - il fenomeno della tratta delle persone si è ridotto del 30%. Credo che possiamo debellare totalmente questa pia-ga attraverso il lavoro collettivo, attraverso la preghiera, la fede e il coraggio della speranza”.

La pace delle religioni. Le storie di Quirico e Alganesh mostrano, da una parte, tutto l’orrore della guerra; dall’altra parte, anche la constatazione che un mondo deserto di uma-nità si può popolare di solida-rietà. “Una nuova responsabili-tà”, però, cade sugli uomini e le donne di fede: quella, ha detto Andrea Riccardi, fondatore del-la Comunità di Sant’Egidio, di “opporre dolcemente e ferma-mente al terrorismo religioso e alle seduzioni della violenza la pace delle religioni”. Questo hanno fatto ieri sera a Roma i leader religiosi riuniti insieme, mano nella mano, in piazza del Campidoglio dando al mondo “un messaggio di pace che va lontano più di quanto possiamo credere”.

Adria - CattedraleL’Arcivescovo mons. De Antoni conclude

le Feste Quinquennali della Madonna del RosarioSi concludono domenica 6 ottobre in Cattedrale ad Adria le so-

lenni Feste Quinquennali della Madonna del Rosario.Tali feste, datate fin dal 1717, vengono ad interpretare un voto

delle genti adriesi alla Madonna del Rosario per l’assistenza e prote-zione ricevuta in occasione di una perniciosa epidemia di tifo.

Sarà l’Arcivescovo emerito di Gorizia mons. Dino De Antoni a presiedere la Concelebrazione delle ore 18.30 e la conclusiva Proces-sione con l’immagine della Madonna del Rosario, mantenendo così una consolidata tradizione che sia un Cardinale o un Arcivescovo a presenziare tali celebrazioni. La Festa è stata preparata nella settima-na con numerosi appuntamenti sia sul piano spirituale, che su quello culturale e caritativo. Anche una interessante Mostra di documenti e di foto delle precedenti feste quinquennali è stata proposta nel Salo-ne del Vescovado.

Adriaaccoglie i frati francescani dell’Immacolata

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Melara - 13 ottobre

“Festa della Madonna del Lume”Novena, triduo e festa

Questo 2013, può ben definirsi un anno speciale che i Melaresi dedicano alla “Madonna del Lume”! Un elegante volume di Mariadele Orioli edito dalla locale Edizioni Parva, l’impegno a tramandare l’amore alla “Madonna del Lume”, la vo-lontà di prepararsi con gior-ni di preghiera e riflessioni alla domenica 13 ottobre per celebrare la Madre dell’Eter-no Lume, ben concretizzano l’iniziativa. La festa culmine-rà con l’Eucaristia presieduta dal Vescovo Lucio Soravito de Franceschi e la processione per le vie del paese.

La sacra effigieL’immagine della

Madonna del Lume è un di-pinto di grande contenuto te-

ologico, con una storia avven-turosa. Esso è stato dipinto a Palermo nel 1722, su richiesta del gesuita Antonio Genovesi missionario. Secondo il reli-gioso sarebbe stata la Vergine stessa a guidare la mano dello sconosciuto artista. Dopo aver benedetto questa sua nuo-va immagine, la Madre del Signore chiese di essere invo-cata con il titolo di “Madre SS dell’Eterno Lume”!

Il dipinto fu poi portato in Messico dal fratello, pure lui missionario, di padre Antonio. La devozione a Maria “Madre SS dell’Eterno Lume” si dif-fuse rapidamente prima nell’America latina e dopo in tutto il mondo, per l’opera dei Gesuiti. La sacra Immagine e la nuova devozione generò conversioni, guarigioni, libe-

razioni dal Maligno.A Melara il dipinto arrivò

per il dono del gesuita mis-sionario p. Blas Arriaga, nel 1722. Non approdò solo, ma con una teca che conteneva le “reliquie” di cinque martiri, ora beati.

La donazione è attestata da documenti notarili e da do-tazioni religiose, tra cui il pri-vilegio dell’indulgenza ple-naria quotidiana, dono della Chiesa..

Melara e i Melaresi consi-derano la sacra immagine il “loro più prezioso tesoro.

ProgrammaLa “Novena”: da martedì

1° ottobre a mercoledì 9 otto-bre

In chiesa parrocchiale e oratori: Preghiera mariana del Rosario

In chiesa parrocchiale alle ore 8.30 dopo la Messa;

a Cantalupo – B.V. Addolorata, alle ore 18.00;

a S. Stefano alle ore 18.30;a Capitello – B.V. di Loreto

alle ore 20.00;a S. Croce alle ore 20.00;In via Paradello alle ore

20.30.Il “Triduo”: Giovedì 10,

venerdì 11 e sabato 12 c.m.Giovedì 10 Chiesa di

S. Croce: ore 18.15 arri-vo dell’immagine della Madonna del lume; ore 18.30 Rosario e Vesperi; ore 19.00 S. Messa e coroncina. Scoprimento di una targa a ricordo del passaggio della sacra immagine.

Venerdì 11 Chiesa parrocchiale: ore 18.30 Rosario; ore 19.00 S. mes-sa celebrata da p. Mauro e coroncina in onore della Madonna del Lume.

Sabato 12 Chiesa par-rocchiale: ore 18.30 S. Rosario e Vesperi mariani; ore 19.00 S. Messa festi-

va e coroncina in onore della Madonna.

Domenica 13 Ottobre 2013 - Chiesa parrocchiale: ore 9.30 Lodi e S. Rosario; ore 10.00 S. Messa; ore 15.00: incontro vi-cariale dei ministranti; ore 17.30: S. Messa presieduta dal Vescovo Mons. Lucio Soravito e processione per le vie del Paese.

L’invito di Don Daniele

L’arciprete don Daniele Donegà ha fatto pervenire in questi giorni un signorile pie-ghevole con il programma dei tredici giorni di preghiera e fe-sta per la Madonna del Lume.

“… vi invito a partecipare numerosi alle varie iniziative proposte, per invocare Madre SS. del Lume con forza, tutti quanti assieme, affinché Lei, che ha sem-pre ottenuto grazie di liberazione dal Maligno e di riconciliazione tra le persone e i popoli, in que-sto momento così difficile della storia, ottenga conversione, con-cordia e pace per noi, per le nostre famiglie, per Melara, per l’Italia, per il mondo intero …”.

Ag

2 la Settimana domenica 6 ottobre 2013comunità

La Parola... famiglia, giovani e poveriGli apostoli dissero

al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradica-to e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da man-giare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini rice-vuti? Così anche voi, quando avre-te fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

Leggere queste parole di Gesù sullo sfondo di rivendicazioni delle categorie lavoratrici, di catene di scioperi e di lotte per i diritti salariali, colpisce forte. Certo, il contesto di cultura rurale in cui Gesù parlava era ben altro e non dobbiamo tra-dire la sua parola con trasposizioni inde-bite. Ciò non toglie che ne riceviamo un salutare scossone e riflettiamo che non si lavora al servizio di Dio come in una fabbrica o in un ufficio. In una società che sottolinea volentieri i diritti, non sta male questo brusco richiamo.

Dinanzi a Dio l’unica posizione giusta è quella di Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore”. E’ la creatura più libera e lo afferma colei che è il grande silenzio su cui Dio può far sentire la parola della li-berazione. Attraverso questa “serva” si è iniziata l’unica vera rivoluzione dell’uma-nità. Una riflessione con lei sul servizio di

Dio è forse la strada migliore per capire questa pagina del Vangelo.

Anche il nostro padre Abramo rispo-se prontamente “sì” alla chiamata di Dio, che sconvolgeva i suoi piani, disposto a dare tutto a lui, anche il figlio, abban-donando ogni calcolo umano. Egli ha superato le apparenti contraddizioni per rimettersi soltanto alla parola di Dio, e ha visto in essa la verità che salva. Credere è darsi a Dio.

Una traduzione che colleghi il sociale e lo spirituale del rapporto padrone-servo lo potremmo immaginare nella famiglia dove la motivazione di fede dei genitori-padroni li trasforma in “servi inutili”. La fede genera il servizio a tempo pieno. Saltano i criteri umani.

Resta il disagio della parola “inutili” da tradurre: in-utili, senza utili, senza compensi; un servizio di gratuità che par-te dalla fede e si realizza in una missio-

ne di amore, segno dell’amore di Dio, che consacra la fami-glia con il sacramen-to del matrimonio. Il contesto, in cui il servitore è, nonostan-te tutto, utile, mostra

che l’espressione è eccessiva; ma essa può applicarsi perfet-tamente ai discepoli: nessuno è indispensabile al servizio del Signore.

“Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede”: essi pre-gano il Signore risorto perché accresca la loro fede a motivo del ministero ecclesiale ricevu-to. La risposta di Gesù è costru-ita su un parallelismo antitetico e iperbolico: si fronteggiano un granellino di senapa da un lato

e un gelso dall’altro, albero gigante, dalle radici difficilmente sradicabili. Cioè: una fede minuscola come un granellino di se-napa, ma autentica e profonda, è in grado di sradicare le radici profonde del gelso, nonché di spostare una montagna. Anche la fede più minuscola ha la forza di gene-rare grandiosi risultati.

La paradossalità del linguaggio di Gesù dice ai responsabili della comunità (e della famiglia) di dedicarsi al servizio del-la medesima, senza ripromettersene rico-noscimenti, a vanto della propria persona. E’ esortazione alla fede umile e semplice, ispiratrice di opere silenziose che non at-tendono ricompensa. Il discepolo serve per la gioia del Maestro, in un’opera che lo supera; è questa la sua felicità, ed è già la sua ricompensa. Per i cristiani perciò è più che mai attuale l’invocazione dei discepoli: “Signore, aumenta la nostra fede”.

d. Dante

XXVII Domenica del Tempo Ordinario - C

Servi InutiliLuca 17, 5-10

Nell’elenco finale del-le Proposizioni sinodali per “trasmettere la buona notizia”, non figura que-sto auspicio. Per la senilità sembrano più di moda le dimissioni e la rottamazio-ne. Occorre evangelizzare anche la senilità perché sia evangelizzante. Ci sono iniziative che parlano del-la “bellezza della sera”, di vivere bene il passare degli anni e propongono preghie-re e parafrasi consolatorie:

“Avete inteso che fu detto: Coltivate l’arte di in-vecchiare, accettate lucida-mente il vostro ritmo vitale”. Ma io vi dico: “Osate sperare ciò che vi sembra impossibile, preparatevi all’incontro con Colui che vi chiede soltanto fiducia e gratitudine”.

“Avete inteso che fu det-to: Accettate la vostra storia, riconciliatevi con il vostro passato”. Ma io vi dico: “Date credito alla promessa che vi conduce verso un futuro che oltrepasserà le vostre previ-sioni”.

“Avete inteso che fu det-to: Riempite le vostre giare con l’acqua della pazienza e della rassegnata accettazio-ne”. Ma io vi dico: “Apritevi alla venuta del Dio sorpren-dente che conserva il vino buono per la fine. Perché, se vi accontentate di scendere a compromessi con le conse-guenze della vita caduca, che piacere ne avrete? No, aprite-vi alla buona notizia: la morte non ha l’ultima parola. Ve lo annuncia colui che è la fonte della vita”.

Ci sono i consigli del buon senso: “Ho imparato che la vita è dura, ma io più di lei. Ho imparato che un sorri-so è un modo economico di migliorare il proprio aspetto. Ho imparato che non posso scegliere sempre quello che vorrei, ma posso sempre fare qualcosa. Ho imparato che tutti vogliono vivere sulla cima della montagna, ma tut-ta la felicità è data dalla sali-ta...”.

All’Eremo di Camaldoli si distribuisce una cartolina: “Orario dei viaggiatori ver-so il Paradiso. Partenza: a tutte le ore. Arrivo: quando Dio vuole. Prezzo dei posti: 1ª Classe: Innocenza o mar-tirio; 2ª Classe: Penitenza e confidenza in Dio; 3ª Classe: Pentimento e rassegnazione. Avvisi: Non vi sono biglietti di andata e ritorno. Non vi sono gite di piacere. Si è pregati di non portare altro bagaglio che quello delle buone opere, se non si vuol perdere il treno o soffrire un ritardo alla penul-tima stazione. Quest’orario è per tutti gli uomini, per tutti i luoghi, per tutte le stagioni”.

C’è la Parola di Dio che apre orizzonti sempre nuovi: “Loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo can-terò inni al Signore” (Sl 146); “Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun

vivente davanti a te è giu-sto... Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa” (Sl 143); “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10).

Ciò che conta è l’impegno per gli altri, la dedizione che si traduce nel vivere e mori-re per loro. Dio percorre il cammino dell’umanità. Che ciò sia possibile e che questa sia la via scelta da Dio per intervenire nel mondo – que-sto è un dato che può essere solo creduto. E si può crede-re perché vi è l’esperienza dell’amore disinteressato che alla fine ricolma soprattutto chi dona.

Chi crede può vivere di-versamente. Paolo tocca l’es-senziale ricorrendo a un rife-rimento personale: “La forza si manifesta pienamente nel-la debolezza” (2Cor 12,9). E’ irrilevante voler accertare se abbia sempre agito in con-formità a questa massima. Decisivo è che vi abbia tro-vato una prospettiva cui rap-portare costantemente la sua attività apostolica, la sua pre-ghiera e il suo lavoro, il suo modo di vedere, di giudicare e di agire: “Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù” (2Cor 4,5).

Ogni ministero vive del-le persone che lo esercitano: sono loro a dovergli fornire un volto, una voce e un conte-nuto, ma va tenuto conto che il ministero supera la perso-na. Il miglior termine per in-dicare il “ministero” (sia esso ecclesiale o sociale o politico) è “servizio”. Con questo ter-mine possono essere espresse scelte diverse: la rinuncia di Benedetto XVI al suo mini-stero ha suscitato molta emo-zione nell’opinione pubblica e fra i cattolici. In coro i me-dia hanno reso omaggio al coraggio, all’umiltà, alla lu-cidità e alla libertà del papa: a loro avviso, un esempio per i politici che si aggrappano al potere. Da parte cattolica, la dimensione etica della de-cisione è fuori discussione e può valere anche l’esempio di Giovanni Paolo II che era rimasto fino alla fine perché “aveva compreso che dalla croce non si scende”.

D. Dante Bellinati

Anno della Fede

Evangelizzarela senilità

Domenica 6 ottobre: Ore 9.15 - Adria, Cattedrale: celebra la S. Messa nella Festa quinquennale della B.V. del Rosario. Ore 11.00 - Canale: celebra la S. Messa ed am-ministra il sacramento della Cresima. Ore 18.00 - Adria, Cattedrale: partecipa alla ce-lebrazione della S. Messa e alla processione con l’immagine della B.V. del Rosario.Martedì 8 ottobre: Ore 9.30 - Rovigo, Curia:

presiede la riunione dei Vicari Foranei. Ore 15.00 - Rovigo, Curia: presiede la riunione dei Direttori degli Uffici PastoraliMercoledì 9 ottobre: Ore 9.00 - Rovigo, Vescovado: riceve in udienza.Giovedì 10 ottobre: Ore 9.15 - Rovigo, Seminario: presiede il primo incontro teologico-pastorale dei presbiteri.Venerdì 11 ottobre: Ore 9.00 - Rovigo, Vescovado: riceve in udienza. Ore 21.00 - Rovigo, Vescovado: partecipa all’aper-tura del Corso diocesano di formazione all’impegno sociale e politico, organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale.Sabato 12 ottobre: Ore 9.00 - Rovigo, Provincia: partecipa al Convegno Provinciale degli anziani. Ore 18.30 - Occhiobello: celebra la S. Messa ed amministra il sacramento della Cresima. Ore 21.00 - Rovigo, Duomo: partecipa alla Veglia Missionaria.Domenica 13 ottobre: Ore 9.00 - Stienta: celebra la S. Messa ed amministra il sacramento della Cresima. Ore 11.00 - Buso: celebra la S. Messa ed amministra il sacramento della Cresima. Ore 17.30 - Melara: celebra la S. Messa e presiede la processione con l’immagine della Madonna del Lume.

Attività del Vescovo

Anno della Fede

1

Per tutti noi,perché l’Anno della fede ci sia propizioper vivere la missione di annunziare il Vangelonei luoghi di lavoro, di studio, di svago, preghiamo.

Per i giovani,perché la sequela personale del Maestrosia rinvigorita dall’abbondanza di grazie spiritualiche Egli concede alla Chiesa in questo Anno della Fede, preghiamo.

DOMENICA XXVII DEL TEMPO ORDINARIO 6 ottobre 2013

DOMENICA XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO 13 ottobre 2013

DOMENICA XXIX DEL TEMPO ORDINARIO 20 ottobre 2013

Il mi-oa-iu - to__ vie-ne dal Si- gno - re.

Per le famiglie,perché siano chiese domestichein cui la fede viene vissuta e trasmessa,di generazione in generazione, preghiamo.

Page 3: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

3la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 testimonianze

Don Giuliano Zattarin da circa nove anni vive l’espe-rienza di sacerdote Fidei do-num nella missione diocesana del Brasile, nella Chiesa sorel-la di Caetité.

Abbiamo incontrato que-sto nostro sacerdote ordina-to il 14 agosto del 1971; egli è un prete conosciuto per la sua sensibilità e per la sua testimonianza di vita, per il suo impegno nel sociale, per i giovani e le famiglie, e in par-ticolare per il suo impegno missionario tra i fratelli della Chiesa sorella di Caetité. In questa nostra intervista don Giuliano manifesta la gioia di questa sua esperienza, ma nello stesso tempo anche il rammarico di dover lasciare la missione.

Ammette di vivere questa sua decisione con molta incer-tezza, perché da una parte vi è la necessità, anche legata all’età e alle forze fisiche, di rientrare in Diocesi e dall’altra la totale mancanza di altri confratelli disponibili a vivere l’esperien-za missionaria.

D – Don Giuliano, da nove anni vive l’espe-rienza missionaria come sacerdote Fidei donum nella missione diocesana del Brasile, nella Chiesa sorella di Caetité. Cosa rappresenta per la sua vita questa importante esperienza?R – E’ stata un’esperien-

za che in primo luogo mi ha fatto crescere umanamente e spiritualmente. Oggi mi sento molto più ricco interiormente. Questa esperienza mi ha aiuta-to moltissimo per comprende-re di più me stesso, la mia vita e gli altri un’esperienza che ha

toccato profondamente il mio essere sacerdote, missionario, e la mia stessa fede. Ho capito che sempre la Chiesa deve por-si al servizio del mondo.

D - Don Giuliano, quali sono stati i momenti più belli vissuti in questi anni di vita missionaria?R - Sono molti e tutti im-

portanti, ne ricordo alcuni: la celebrazione dell’eucarestia nelle comunità, l’incontro con la gente, soprattutto con gli ammalati, i poveri, gli ultimi i fratelli e le sorelle che più di altri avvertono la sofferenza ma nello stesso tempo sanno cogliere la bellezza della vita.

D - E i momenti più tristi, più difficili che custodi-sce nel suo cuore?R - Non essere riuscito

a coinvolgere di più la mia Diocesi, la mia Chiesa di ori-gine in questo percorso di missione, il percepire che la Diocesi di Adria–Rovigo non è

ancora pienamente missiona-ria nel senso più profondo del termine.

D - Don Giuliano, in base alla sua esperienza consiglierebbe ad un sa-cerdote, magari giovane, di vivere l’esperienza missionaria dei Fidei do-num?

R - Sicuramente sì. Naturalmente ad un sacerdo-te non giovanissimo, che ab-bia alle spalle un percorso di dieci, quindici anni di sacer-dozio. Sono profondamente convinto che questa esperien-za missionaria dovrebbe esse-re quasi naturale nella vita di un prete, perché ti arricchisce molto, ritorni a casa più vivo, più maturo interiormente più desideroso di vivere in pie-nezza il tuo sacerdozio che

diventa sicuramente più signi-ficativo.

D - Dal suo punto di vi-sta cosa rappresenta oggi questa esperienza di missione con la Chiesa sorella di Caetité per la Chiesa che vive in Adria-Rovigo?R - Dobbiamo essere onesti,

non ha rappresentato quello che avrebbe dovuto essere; certo per chi l’ha vissuta di-rettamente come tanti nostri sacerdoti è stata sicuramente un’esperienza positiva, im-portante, come lo è per me. Ci sono momenti nella nostra vita nei quali bisogna intraprendere nuovi sentieri, dobbiamo avere il coraggio di fare percorsi nuo-vi diversamente ci ritroviamo pietrificati, vecchi, capaci solo di muoverci attorno a noi stes-si.

D - Il suo futuro don Giuliano come lo sta pro-gettando?

R - E’ mio desiderio ritorna-re nella mia Chiesa di origine e qui poter ancora lavorare per un po’ di anni, finché la salute lo consente. Sarebbe importan-te poter creare alcune parroc-chie missionarie che possano testimoniare che è possibile vivere lo spirito della autentica missionarietà qui nella nostra terra. Devo anche sottolinea-re che il mio ritorno è per me motivo di tristezza, per la dif-ficoltà da parte del Vescovo di trovare sacerdoti disponibili a portare avanti il cammino di cooperazione missionaria con la Chiesa di Caetité.

D - Il Progetto Pastorale 2013-’14 invita il Popolo di Dio ad essere missio-nario, lei cosa ne pensa?R - Credo che la missione

debba esprimersi anche attra-verso scelte concrete di vita missionaria, a volte però si può cadere nel pericolo di essere missionari solo sulla carta, sui buoni propositi e non rendere mai concreta l’esperienza della missione.

D - Don Giuliano, il Brasile come guarda a Papa Francesco?R - L’elezione prima e poi

la sua venuta tra di noi è sta-to qualcosa di grande, di stra-ordinario, la gioia di avere un Papa Latino Americano suscita in molti una fede nuova, bella, generosa.

D - Ripartendo per la missione diocesana per vivere l’ultimo tratto di questa sua esperienza quale pensiero sente di poter rivolgere alla sua Chiesa di Adria-Rovigo?R - Di accogliere concreta-

mente e con impegno la parola del Vangelo di Gesù, e poi di accogliere la parola e la testi-

monianza di Papa Francesco, e tutto questo animati da un nuovo spirito missionario con responsabilità, e lottare ogni giorno per non rinchiuderci

dentro le nostre sicurezze, e creare comunità, parrocchie vive, aperte al mondo e ai fra-telli.

Settimio Rigolin

Intervista a don Giuliano Zattarin

L’esperienza missionaria valorizza la vita del prete e del cristiano

“Famiglia: la fedeltà nella fragi-lità. Evangelizzare il quotidia-no per rinnovare la vita”, que-sto è stato il tema illustrato dal Vescovo della Diocesi di Adria – Rovigo mons. Lucio Soravito de Franceschi parlando ai mem-bri della “Famiglia Missionaria della Redenzione”. L’incontro ha avuto luogo sabato 21 settembre 2013 presso la Casa Regina delle Missioni di Rovigo.

Il Vescovo ha esordito afferman-do: “Con questa importante inizia-tiva la Famiglia Missionaria della Redenzione dà un contributo pre-zioso al cammino che la diocesi di Adria-Rovigo si è impegnata a fare in questo terzo anno post-sinodale, den-tro l’“Anno della fede”. L’Anno della fede, che abbiamo iniziato l’11 ottobre 2012, ci ha invitati a “riscoprire la gioia di essere amati da Dio” e a “ritrovare l’en-tusiasmo di comunicare la fede”.

Mons. Soravito ha ricordato che nell’anno 2012-2013 si è cercato di ri-scoprire il volto di Dio che è Padre, di vivere il suo amore, manifestato in Cristo Gesù, In questo nuovo anno pastorale 2013-2014 l’invito è di annunciare, di far conoscere a tutti l’amore di Dio per gli uomini . E’ necessario allora diven-tare “popolo di Dio in missione”, è un mandato, ha spiegato il Vescovo che ogni credente riceve nel battesimo.

E’ necessario pertanto costruire una comunità missionaria che sia nello stesso tempo segno e strumento di comunione.

Solo se la Chiesa vive una dimen-sione di comunione può essere credi-

bile e può evangelizzare.Una comunità impegnata nel ser-

vizio di carità, elemento costitutivo della Chiesa. Questa è la strada inse-gnata da Gesù e accolta e vissuta dalle prime comunità cristiane. Il Vescovo ha quindi osservato: “Comunità im-pegnate nell’evangelizzazione, non bastano i gesti. occorrono anche le parole. Come Gesù evangelizzava mediante gesti e parole così anche la Chiesa è chiamata ad accompagnare la testimonianza della comunione e del servizio con l’annuncio esplicito dell’amore di Dio. Per questo la co-munità cristiana è chiamata a far rie-cheggiare nel mondo di oggi la parola di Dio. Attraverso la comunità è Dio che parla.

L’apostolo Paolo era talmente convinto di questa responsabilità, da esclamare: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!”. Il suo ardore missionario lo aveva portato a fare delle comunità cristiane altrettanti “centri di evange-lizzazione”. E’ necessario essere “mis-sionari” nel nostro ambiente, comuni-care il dono della fede anche a coloro

che pur essendo battezzati vivono nell’indifferenza religiosa. Cristiani, ha detto il Vescovo, inviati ad annun-ciare il regno di Dio, cioè un mondo più giusto, più fraterno e più solidale , per ridare forza e nuova vita ai valori della vita, della persona, della fami-glia, della libertà, della giustizia, del-la fraternità, della solidarietà. Mons. Soravito ha raccomandato di avvi-cinare le persone, di porsi in ascolto delle persone, assumendo lo stile della “compagnia” di Gesù, dando valore ai “germi di bene” che ognuno possiede.

Il Vescovo ha quindi indicato alcu-ne situazioni di vita e cioè: le famiglie , le coppie-sposi in crisi; le famiglie con figli che si drogano; le famiglie prova-te da malattie o da un lutto, le famiglie poco partecipanti alla Messa domeni-cale. Mons. Soravito si è soffermato in modo particolare sulle problematiche della famiglia, è cioè come poter esse-re accanto ad una coppia di sposi che si sta dividendo?

“Le famiglie cristiane , ha detto il Vescovo, oggi devono farsi più vicine alle coppie di sposi che si trovano in si-

tuazioni difficili. E’ importante che esse mantengano un rapporto amichevole con queste coppie, per aiutarle a supe-rare la crisi, per aiutarle a ritrovare la fiducia e la stima reciproca e a curare le proprie “ferite”. Il dialogo e lo scam-bio comunicativo sono le vie primarie per aiutare gli sposi in difficoltà a non sentirsi soli e a superare le difficoltà.

Anche la comunità cristiana «deve fare ogni sforzo per aiutare i coniugi in difficoltà ad evitare il ricorso alla se-parazione, anche attraverso l’opera di consulenza e di sostegno svolta dai Consultori di ispirazione cristia-na» e dai movimenti ecclesiali come “Famiglie Nuove dei Focolari” e i “Weekend Retrouvaille”.

Il Vescovo ha inoltre parlato delle difficoltà delle famiglie con figli che si drogano. Si è poi soffermato sul tema giovani affermando: “Il Signore ci chiede di prestare una grande atten-zione e di nutrire un grande amore

verso tutti i giovani. Ci domanda di accoglierli non come un problema, ma come una “risorsa” fondamentale della nostra società, come un “talento che il Signore ci ha messo nelle mani perché lo facciamo fruttificare”. Nelle parole del Vescovo Lucio non è man-cata l’attenzione verso le famiglie pro-vate dalla malattia o da un lutto.

Altro aspetto sottolineato dal Vescovo riguarda le famiglie poco partecipi alla messa domenicale. A tal proposito il Vescovo ha detto: “L’Eucaristia domenicale riunisce la comunità dei credenti, per fare di loro un popolo solo. La radice della no-stra unità e della nostra fraternità sta nell’Eucaristia. Disertare l’Eucaristia domenicale ci impoverisce, indeboli-sce la nostra fede e la nostra apparte-nenza alla Chiesa, ci impedisce di fare della domenica un giorno di festa e di fraternità”.

S.R.

Famiglia Missionaria della Redenzione

“Famiglia: la fedeltà nella fragilità. Evangelizzare il quotidiano per rinnovare la vita”

Intervento di Mons. Vescovo

Rivolgiamo a don Giuliano qualche domanda riferita all’Anno della Fede.

D - Don Giuliano, stiamo vivendo l’ultimo tratto di cammino dell’Anno della Fede. In missione come state vivendo que-sto tempo?R - Stiamo vivendo l’Anno

della Fede con molta respon-sabilità, nelle diverse realtà della missione abbiamo pro-mosso momenti di riflessione, di preghiera, di incontro sul tema della fede, coinvolgen-do molti fedeli laici, giovani, famiglie adulti, uniti insieme ai sacerdoti nella gioia, nella allegria e nella responsabili-tà di aver ricevuto un dono grande che è la fede.

D - La gente del Brasile, della missione diocesana come vive la dimensione della fede?R - La fede è semplice,

immediata nei gesti, una fede gestuale e molto poco con-cettuale, una fede operativa, concreta, in altre parole è la fede che ci viene oggi testimo-niata da Papa Francesco.

D - Don Giuliano, qua-li attese poter nutrire a seguito dell’Anno della Fede?R – Io credo che bisogna

avere il coraggio delle nostre scelte di vita, dobbiamo evita-re il pericolo di essere cattolici ma di non esser cristiani, tutto questo significa andare oltre e decidersi per Gesù Cristo e camminare nel suo discepo-lato, con tutta la nostra vita. Allora penso che l’Anno della Fede dovrebbe aiutarci a sco-prire la presenza di Dio del Signore nella nostra vita.

SR

Anno della Fede

La presenza di Dio nella nostra vita

Page 4: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

4 la Settimana domenica 6 ottobre 2013polesineRovigo

ASM SET, nuova energia nella Cultura15mila euro per Borse di Studio per studenti universitari

e delle scuole Secondarie di Secondo Grado

Confagricoltura - Rovigo

Aumentano i costi della bonifica La proposta di Confagricoltura per far fronte alle bollette energetiche

Badia Polesine

Incontri per aspiranti imprenditoriProgramma regionale di promozione dell’imprenditoria

giovanile e femminile in Veneto 2012-2013C’è una nuova

energia nella Cultura, è quella di ASM SET, “La tua energia insie-me”. ASM SET, infatti, ha deciso di sostenere gli studenti sia univer-sitari che delle Scuole Secondarie di Secondo Grado, più meritevoli, con l’istituzione di un apposito fondo riser-vato a Borse di Studio.

L’iniziativa “C’è una nuova energia nella Cultura”, rientra all’interno dell’impor-tante serie di investi-menti della campagna “La tua energia, insieme”, tutti di alta valenza sociale, che ASM SET sta portando avanti sul territorio per stare costantemente al fianco dei propri 32mila clienti.

Possono partecipare al bando tutti gli studenti univer-sitari e di Scuole Secondarie di Secondo Grado, la cui fa-miglia abbia un contratto per la fornitura di gas o energia elettrica attivo con ASM SET da almeno un anno; ed il cui nucleo familiare abbia un reddito 2012, certificato ISEE, inferiore a 18.500 euro.

ASM SET riconoscerà agli studenti che risulteranno idonei a ricevere la Borsa di Studio, un contributo di: 1000 euro per quelli universitari, 500 euro per quelli di Scuola Secondaria di Secondo Grado. Fino ad esaurimento del fondo di 15.000 euro ap-positamente stanziato.

Il bando delle Borse di Studio ASM SET e la modu-listica necessaria per aderire, sono scaricabili dal sito web www.asmset.ro.it; tutte le domande, complete di do-cumentazione devono essere inviate via posta elettronica all’indirizzo [email protected], entro e non oltre sabato 30 novembre 2013.

Nel valutare i candidati verrà attribuito un punteggio in base: alla media scolasti-ca/universitaria più elevata; al numero di componenti del nucleo familiare e alla situa-zione reddituale certificata con modello ISEE.

“Insieme all’iniziativa ‘Energia per il Sociale’, il pre-sidente ha infatti ricordato i 100mila euro di contributi in

bolletta per le famiglie meno abbienti, questa ‘c’è una nuo-va energia nella Cultura’ è un’ulteriore e significativa dimostrazione della vicinan-za di ASM SET, non solo alle famiglie in difficoltà, ma an-che a tutti quei giovani meri-tevoli che vogliono e posso-no raggiungere traguardi im-portanti”, spiega il Presidente Massimo Bergamin, nel cor-so della presentazione della campagna.

“L’iniziativa è aperta a ogni ragazzo polesano, per-ché ASM SET è l’azienda di tutta la provincia. Abbiamo voluto presentarla all’in-domani dell’inaugurazione dell’anno accademico, per dire ai giovani che ASM SET è vicina anche a loro”.

Ancora una volta il Presidente Bergamin ha vo-luto ringraziare tutti i clien-ti ed i soci: ASM S.p.A. ed Ascopiave S.p.A., ribadendo il valore aggiunto di ASM SET, che “lavora in regime di concorrenza e deve confron-tarsi costantemente con i co-lossi energetici, ma nonostan-te questo svolge al meglio il proprio lavoro e ritorna al territorio risorse importan-ti, prima attraverso gli utili che produce, e poi con questi contributi per iniziative im-portanti e nobili negli ambiti del sociale, della cultura, del-la scuola e dello sport, inteso come palestra di vita per i no-stri giovani”.

Il Consigliere Giovanni Boschetti ha voluto elogiare il Cda dell’azienda per aver stanziato queste borse di studio: “In Italia si aiutano troppo poco le famiglie e i

giovani, soggetti particolar-mente colpiti dalla crisi, che a volte faticano anche a trovare le risorse per la propria istru-zione.

Noi siamo ben felici di aiutare i figli dei nostri clienti in questo senso, dimostran-do loro la nostra vicinanza. Sappiamo già che non riusci-remo a far fronte a tutte le ri-chieste che ci perverrano, ma 15mila euro è già una somma importante, così come lo sono i contributi di 500 e 1.000 euro, rispettivamente per studenti delle superiori ed universitari; ma auspichiamo che questo sia solo l’inizio, e di poter contribuire in futuro in maniera sempre più signi-ficativa”.

Il Direttore Generale, Massimo Nicoli, si è detto “fiero del lavoro che ASM SET sta portando avanti, grazie al quale riusciamo ad attuare questi importanti in-terventi a sostegno di chi ha più bisogno”.

L’Assessore provinciale all’istruzione Leonardo Raito è intervenuto per “ringra-ziare ASM SET per l’impe-gno nel sostenere cultura ed istruzione. E’ un bel segnale che un’azienda partecipata si prodighi in questo senso, e oltre al contributo economico in questo momento di crisi, promuove al meglio la meri-tocrazia, andando a premiare gli studenti che si distinguo-no per il proprio rendimen-to”.

Nella foto: (da sini-stra) Giovanni Boschetti, Massimo Bergamin e Leonardo Raito.

“La bonifica è un servi-zio pubblico essenziale in tutto il territorio veneto, ma in Polesine è addirittura que-stione di sopravvivenza”: Lorenzo Nicoli, presidente di Confagricoltura Rovigo, in-terviene con determinazione sul problema dei maggiori costi per l’energia elettrica che stanno mettendo in difficoltà entrambi i due Consorzi po-lesani, Delta del Po e Adige Po. Le bollette energetiche quest’anno sono infatti lievi-tate per poter salvaguardare il territorio dalle torrenziali piogge primaverili: quella del Consorzio Adige Po passerà da 2,5 milioni di euro dello scorso anno a 2,8 milioni di euro stimati per quest’anno (ai quali si aggiungono circa 300 mila euro di bolletta elettrica rinviati in seguito ai provvedi-menti per le zone terremotate). In proporzione è ancora più impegnativa la bolletta ener-getica del Delta del Po, che ha un territorio più ridotto ma penalizzato fortemente anche dalla subsidenza: nel 2012 la spesa energetica è stata di 1,98 milioni. Il ruolo dei consorzi di bonifica nella nostra provincia è essenziale per il mantenimen-to in sicurezza delle abitazioni e di tutte le attività produttive, non è un problema del solo mondo agricolo, una diminu-zione delle risorse rappresenta un forte campanello di allarme che tutto il mondo politico e

imprenditoriale polesano non può e non deve sottovalutare.

La Regione – d’altra parte – ha progressivamente ridot-to il suo apporto alle spese di gestione dei consorzi, di fatto dimezzandolo in sei anni: per l’Adige Po il contributo regio-nale alla gestione è passato da 1,1 milioni del 2008 a 654 mila euro di quest’anno; nel Delta del Po da 1,1 milioni a 528 mila euro.

“A fronte dell’incremento dei costi per il pompaggio del-le acque, dovuti anche alle ec-cezionali piogge di quest’anno, occorre una riflessione sulla ri-partizione degli oneri” sostiene Nicoli. “Non possiamo accet-tare che vengano automatica-mente scaricati sui contribuen-ti, e quindi in primo luogo sul-le aziende agricole, i maggiori costi”. Queste maggiori spese a cui la bonifica deve far fronte

sono derivati anche dal mag-gior costo dell’energia che é stato applicato a tutte le utenze per far fronte ai maggiori oneri dovuti alle energie rinnovabili. Quindi che cosa si può fare?

Il presidente di Confagricoltura Rovigo osser-va: “Innanzitutto ci aspettia-mo che la Regione Veneto in fase di assestamento di bilan-cio prenda atto di queste pro-blematiche riservando risorse sufficienti a risolvere questi maggiori oneri intervenuti per i due consorzi polesani. Inoltre - continua Nicoli - ritengo uti-le avanzare al mondo politico una proposta innovativa : al-cuni consorzi veneti riescono a produrre ingenti utili grazie alla attività di produzione di energia che possono realizza-re utilizzando fonti rinnova-bili (Idroelettrica in particolar modo), ben diversa la situa-zione dei consorzi della pianu-ra che sostengono ingenti costi per il pompaggio dell’acqua senza poter avere importanti entrate per produzioni ener-getiche. Se la bonifica è un servizio pubblico necessario, allora va pensata una forma di mutualità compensativa fra i consorzi. È una opzione che chiediamo di valutare, politica-mente e tecnicamente. Occorre che tutti, cittadini e imprese di tutta la regione, possano avere questo beneficio a costi soste-nibili e ripartiti in modo equi-librato”.

Sono una ventina le persone che hanno aderito agli “Incontri per aspiranti imprenditori” a Badia Polesine, 7 serate per fornire tutte le informazioni di base necessarie per creare un’impresa.

L’iniziativa organizzata da Polesine Innovazione, azien-da speciale della Camera di Commercio di Rovigo, con il patrocinio del Comune di Badia Polesine, rientra nel Programma Regionale Imprenditoria Femminile e Giovanile, promosso e finan-ziato dalla Regione del Veneto con il supporto tecnico ope-rativo del Centro Produttività

Veneto di Vicenza. Al primo incontro, tenutosi il 24 settem-bre u.s. ha dato il benvenuto il Sindaco del Comune di Badia Polesine, Gastone Fantato, che ha spiegato le difficoltà attuali di fare impresa, sottolineando però l’importanza di mettersi in gioco e rischiare.

Successivamente ha preso la parola il Dr. Paolo Bordin, dirigente dell’area economica della Camera di Commercio di Rovigo che ha relazionato sui tipi di società che si pos-sono avviare (srl, snc, spa o Soc. Coop), su come è possi-bile avere informazioni sulle

attività delle imprese esistenti e sull’andamento del sistema economico polesano. A seguire l’Ing. Alberto Previato, respon-sabile Incubatore di Polesine Innovazione, ha illustrato le linee guida necessarie per la realizzazione dell’idea impren-ditoriale. Il prossimo incontro è per giovedì 26 settembre p.v. e vedrà coinvolte le Associazioni di Categoria della provincia di Rovigo.

Per informazioni ed iscri-zioni: Sito web: www.polesi-neinnovazione.it - e-mail: [email protected]

Direttore responsabileBRUNO CAPPATO

Direzione e reDazione: Rovigo, via Sichirollo, 74 - tel. 0425.34534fax 0425.30608 - e-mail: [email protected]@lasettimana.ro.it - www.lasettimana.ro.itTipografia: Think Adv srl - via Levà,32 - 35026 Conselve (Pd)Registrazione al Tribunale di Rovigo, decreto del 28 maggio 1948 al n. 6 del registro periodici.Abbonamenti 2013: Annuale ordinario per il 2013 E 47, semestrale E 28; per l’estero E 150; Amico E 100 - c.c.p. n. 6253430 - via Si-chirollo, 74 - 45100 Rovigo - N. ROC 7848CoDiCi iban:• CassadiRisparmiodiFerraraSedediRovigo: IT65H0615512200000000009277• Uff.PostaleRovigo:IT07R0760112200000006253430

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ASSoCIATo

UnIoneSTAMPAPERIoDICAITALIANA

FedeRazIoneITalIanaSETTIMANALI CATToLICI

Rovigo

Coni PointBonvento, delegato provinciale: “Lo sport qui è di casa”

Il Coni pointLa nuova organizzazio-

ne è stata proposta dal pre-sidente del Coni nazionale Giovanni Malagò il quale ha lanciato l’idea dell’istituzione dei Coni Point. E tra le prime esperienze in Italia c’è quel-la di Rovigo che attiverà dal primo ottobre un Coni point sperimentale nell’attesa del-la delibera ufficiale. Si tratta di dare un servizio completo alle federazioni sportive e alle società per quanto riguarda i progetti e la crescita del Coni. A Rovigo si partirà con nuove aperture sperimentali tutte le mattine, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13.

Il commento del delegato provinciale

“I Coni Point sono state definite le case dello sport – annuncia Bonvento - ancora

non c’è una legislazione pre-cisa, ma noi ci siamo portati avanti. L’ufficio terrà aperto tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, in qualità di segrete-ria polifunzionale deputata a sostenere tutta l’organizzazio-ne operativa delle Federazioni sportive nazionali, delle disci-pline sportive associate, degli enti di promozione sportiva e delle società sportive.

Se il Coni dovrà essere la casa dello sport, allora nel nostro Coni point lo sport sarà di casa”. Secondo il delegato Bonvento in questa maniera il Coni potrà assicurare di es-sere più presente e più dispo-nibile nei confronti del pub-blico. Infine è intenzione del delegato attivare un nuovo canale di comunicazione nei confronti dei mass-media locali per far conoscere il lavoro del Coni point di Rovigo e tutti i

progetti che si stanno portan-do avanti.

Radio

Kolbe

91.2 e 94.5

Ficarolo 98.500

Canda 98.700

Lendinara

S. Biagio 98.400

Page 5: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

5la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 polesine

Parrocchie di Occhiobello e Gurzone

Grande festa in Occhiobelloper l’arrivo di don Paolo

Partecipazione dei fedeli, organismi pastorali ed autorità

Castelnovo Bariano

La più antica pompa pubblica trasformata in un’edicola Patronale di S. Antonio

Un’occasione di festa per il paese che venera da sempre il Santo dei miracoli

Domenica alle ore 17, pres-so il Centro Parrocchiale Don Luciano, c’è stato l’incontro di don Paolo Cestarollo con tutta la comunità, che in corteo lo ha accompagnato fin davanti alla Chiesa dove c’erano ad atten-derlo il vicario generale don Claudio Gatti e don Giancarlo Berti, che gli ha consegnato la cotta e la stola; il sindaco e i rappresentanti delle varie con-gregazioni e associazioni di vo-lontariato.

Con grande ordine siamo entrati in Chiesa dove ogni categoria aveva il suo spazio ri-servato.

I Sacerdoti invitati alla ceri-monia erano at-torno all’altare; i chierichetti da-vanti all’altare del Sacro Cuore; le autorità con il Sindaco, a sinistra; i geni-tori e i parenti di don Paolo a destra; la cora-le, diretta dal Maestro Carlo Barbierato e i ra-gazzi del grup-po Kronos con le chitarre, davanti all’altare della Madonna; poi i fedeli ne-gli spazi restanti, tutto in gran ordine e silenzio.

Subito ha preso la parola il

sindaco che ha porto gli auguri non solo perso-nali e delle no-stre comunità di Occhiobello e Gurzone, ma anche quelli dei paesi gemella-ti: Renninger in Germania e Annecy in Francia. Ha rinnovato gli auguri e ha ribadito la ne-cessità di lavo-rare insieme

e di collaborare per il bene di tutte le comunità di cui egli è Sindaco compresa quella di S. Maria Maddalena.

Ha preso la parola poi, don

Claudio Gatti che ha porto gli auguri del Vescovo a don Paolo, al Sindaco, a tutte le autorità e a tutti i gruppi di volontariato.

Ci ha parlato di don Paolo facendo presente che, malgra-do la giovane età, è ben pre-parato, ha una grande dispo-nibilità all’ascolto ed è pronto a donare tutto se stesso per il bene comune.

E’ tra noi quale Arciprete di Occhiobello e Parroco di Gurzone. Risiederà a S. Maria Maddalena per avere maggior collaborazione con i confratelli: don Guido e don Alberto, con cui vive ora.

Ha ripreso il concetto espresso dal Vescovo Lucio durante l’apertura dell’Anno Pastorale e cioè che Missionari non sono solo i sacerdoti, ma in

virtù del Battesimo, dobbiamo esserlo tutti, ognuno di noi con le proprie specificità.

Hanno preso la parola poi, Paolo Saretto che ha delineato le caratteristiche di Occhiobello e Serenella Mazzetti quelle di Gurzone. Poi è stato letto il Mandato di inizio Ministero, con decorrenza immediata, sono state consegnate le chia-vi del tabernacolo e di tutte le porte.

Dopo i canti d’ingresso, l’in-no allo Spirito Santo e l’asper-sione all’altare e su tutti i fedeli, ha avuto inizio la Santa Messa concelebrata con il Vicario Generale, don Claudio e con don Giancarlo che ha “traghet-tato” la Chiesa fino ad oggi.

All’omelia don Paolo si è soffermato sulla necessità di “Vivere da Risorti” cioè “guar-dare in faccia la realtà e affron-tare le situazioni sicuri che Dio è sempre con noi.

Dobbiamo vivere da risorti e quindi amare Dio e il prossi-mo, essere portatori di pace e di speranza. Poi cita S. Paolo che afferma che il denaro è il peggiore dei mali.

Quindi aiutiamoci a com-battere la buona battaglia della Fede”.

Al termine della Santa Messa è stato donato, in segno di riconoscenza ed affetto, a don Giancarlo l’Evangeliario tanto caro a don Luciano.

Mirella Leis

Secondo Alberino Gabrielli il primo documento locale certo a livello di pietà popolare in onore di S. Antonio di Padova, da sempre patrono parrocchiale, risale al 14 luglio 1671.

Antonio di (o da, secondo la Treccani) Padova, santo, francescano, dottore della Chiesa (Lisbona 1195 circa – Arcella, Padova, 1231); festa il 13 giugno.

Straordinario predicatore, uomo di grande forza carismatica e cultura, Antonio difese i valori della famiglia, i poveri e gli oppressi contro la superbia e l’ambizione dei ricchi e dei potenti. Nella tradizione po-polare la venerazione ogni tempo per lui si accentra soprattutto sulla sua figura di tau-maturgo.

La pietà popolare antoniana, insieme a quella mariana, la riscontriamo doviziosa su questo territorio altopolesano a comin-ciare dall’attuale parrocchiale inaugurata solennemente il 13 ottobre 1929 dal vescovo Anselmo Rizzi. L’allora capo della diocesi adrie-se benedì solennemente l’appena costruita chie-sa, proclamando canonicamente eretta la nuova parrocchia di S. Antonio di Padova in Castelnovo Bariano: papa Pio XI l’11 novembre successivo no-minò don Beniamino dottor Vianello primo par-roco castelnovese.

Romano Lanzoni, nel suo elegante catalogo in-titolato Cappelle, oratori, edicole, ricordi (Circolo culturale parrocchia di Castelnovo Bariano, 2002), illustra bene la religiosità quotidiana ancor oggi espressione tipica del sentire collettivo locale dall’800 ai giorni nostri.

Dal 1902 esiste in via Argine Valle (località Chiavichino) un oratorio antoniano, restaurato dopo il 2000; in Matteotti, non lontano dall’argine del Po, è ben conservata l’edicola del Santo patavi-no di proprietà della famiglia Alves Natali. In via Rosta un grosso ed alto olmo della fine del secolo 18° nel bel mezzo dei rami protegge una nicchia in legno a forma di capanna che ospita il santo di ori-gine portoghese; il proprietario Romano Biancardi da decenni ha la massima cura di questa origina-le pietà popolare. In via Argine Valle (parrocchia di Bergantino ma pertinenza civica castelnovese) una nicchia antoniana tutti la possono vedere sul-la parete ovest dell’ex palazzo Mortari e apparte-nente alla famiglia Melchiorre Mantovani.

Lo scorso 14 dicembre 2011 don Alex Miglioli ha benedetto una nuova edicola del Santo in via Giacciana. Si tratta dell’ex pompa comunale ri-salente al 1920 circa dovutamente restaurata a cura di un comitato ad hoc guidato da Luciano Montagnini col supporto di Maria Boschini e Fabiola Duffini; curatore di questo grazioso esem-pio di fede è Stefano Pranzani a titolo di manuten-zione ordinaria e straordinaria.

Il fervore antoniano è continuato lo scorso fine

settembre (e il meteo era favorevole) quando sempre don Alex Miglioli, alla presenza di numerose persone, ha benedetto una nuova edicola antoniana stavolta in via Spinea nella zona del centro commerciale, alla presenza del sindaco Massimo Biancardi. Il primo cittadino ha osservato che “è positivo il nuovo clima re-ligioso testimoniato da questa seconda inau-gurazione in pochi mesi. Ciò valorizza anche la nostra periferia a contatto coll’area fluviale veramente bella in un’area a vincolo ambien-tale per merito dei nostri cacciatori”.

“Una ventina di anni fa – racconta un di-namico Angiolino Gobatti classe 1930 – ero in visita alla basilica del Santo a Padova e quel clima irripetibile mi ispirò un progetto perso-nale, come onorare al mio paese il patrono. Ho sempre fatto il muratore e anche in pensione ho lavorato per hobby. Abito vicino alla più antica pompa idrica paesana risalente al 1880 circa e coll’aiuto di mio fratello Claudio, di 17 anni più giovane, ho recuperato il manu-

fatto, in accordo coll’ufficio tecnico, ricavandone un’edicola antoniana; la relativa statua l’ho ac-quistata appositamente in basilica a Padova. Ho fatto tutto a mie spese e quest’esempio della più genuina pietà popolare è a disposizione di tutti nel segno del rispetto e della devozione; ne sarò pure ovviamente il curatore”.

L’epilogo è stato un ricco e gradito rinfresco offerto dalla famiglia Gobatti per un tardo pome-riggio di fine estate perfettamente riuscito.

S. Maria in Punta

Ritiro spirituale OfsL’ultimo guidato da P. Romano

Venerdì 20 settembre l’Ofs di Adria e di Taglio di Po si sono ritrovati assieme alle cugine di Agnese Simoni a S. Maria in Punta per un ultimo ritiro spirituale guidato da Padre Romano.

Ci ha parlato dell’umiltà, toccando vette altissime ricor-dandoci che la massima umil-tà è quella di Dio che dal suo Cielo è sceso fino agli abissi della nostra umanità per libe-rarci dal peccato e dalla morte per farci vivere nel Suo amo-re.

Poi nelle antiche sale del-la canonica tra i mostaccioli deliziosi di Carla e lo strudel di Anna abbiamo vissuto un momento bello di fraternità.

Nell’antica chiesa di s. Maria del traghetto padre Romano ha celebrato la mes-

sa anche per gli abitanti del posto e si è creata davvero una bella unità.

C’è una grande devo-zione per questa secentesca Madonna col bimbo in brac-cio che è stata trovata antica-mente dai pescatori nel Po, come l’Aparecida.

E’ la mamma che ci porta tutti a Gesù e spesso Gli dice: “guarda che non hanno più vino…” e Lui provvede a sa-nare cuori e a rimediare a si-tuazioni difficili.

Il sole illuminava il cam-panile in cotto e un paesaggio polesano ammantato dei co-lori caldi e un po’ malinconici dell’autunno.

Grazie, P. Romano per questa bella esperienza di fra-ternità che ci hai fatto vivere.

Pozzati Luciana Stoppa

Adria – Azienda ULSS 19

Ispettorato micologico per la

vigilanza dei funghiIl Servizio igiene degli alimenti e nutri-

zione (Sian) del Dipartimento di prevenzio-ne Azienda Ulss 19 svolge attività di pre-venzione nelle intossicazioni da funghi e, attraverso l’ispettorato micologico, effettua verifiche sui funghi in commercio suppor-tando le strutture sanitarie in caso di avve-lenamento.

L’ispettorato micologico ora fornisce anche consulenze gratuite solo su appun-tamento ai cittadini sui funghi raccolti, al lunedì dalle ore 15.30 alle 17.30: per fissare l’appuntamento con il micologo Ermanno Marangon occorre telefonare ai numeri 0426 940137-203-166.

Dato che questo è il periodo della rac-colta funghi si raccomanda di osservare le seguenti indicazioni fornite dal Ministero della salute:

• evitare la raccolta indiscriminata di tutti i funghi poiché solo alcune specie sono commestibili, la raccolta inutile provoca un danno all’ecosistema

• i funghi vanno raccolti interi e non in stato d’alterazione, cioè ammuffiti, fradici, ecc.

• i funghi raccolti si trasportano in con-tenitori rigidi ed aerati, come ad esempio i cestini di vimini, che consentono l’ulteriore disseminazione delle spore, evitando al con-tempo fenomeni di compressione e di fer-mentazione dei funghi; la conservazione o il trasporto dei funghi freschi in imballaggi e recipienti che non lasciano passare l’aria, per esempio i sacchetti di plastica, può pro-vocare una decomposizione delle proteine per fermentazione; con il calore, abbastanza rapidamente viene constatata la produzio-ne di sostanze tossiche quali la putrescina, la cadaverina, l’istamina: questi prodotti di decomposizione possono provocare gravi intossicazioni

• non raccogliere i funghi in aree sospet-te d’inquinamento quali discariche e lungo le arterie stradali

• non fidarsi di presunti “esperti”: far controllare tutti i funghi raccolti solo dagli ispettori micologi delle Aziende Ulss.

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6 la Settimana domenica 6 ottobre 2013polesine

Centro Giovanile S.Giovanni Bosco - Giovedì 18.00 - 20.00

In collaborazione con L’Osservatorio In-ternazionale sulla Dot-trina Sociale della Chie-sa “Card. Van Thuan” e la Fondazione Lanza di Padova - Con il Patro-cinio dell’Amministra-zione Comunale della Città di Rovigo - Con il Patrocinio dell’Ammi-nistrazione Provinciale di Rovigo Con il Patro-cinio della Camera di Commercio di Rovigo

*L’apertura del Cor-

so è fissata per venerdì 11 ottobre alle ore 21.00 presso il salone d’onore della Curia Vescovile, in Via Sichirollo, 18. Prima dell’inizio, a partire dalle ore 20.00, sarà offerto un buffet a tutti gli invitati partecipanti. Sarà presente il Vescovo Lucio Soravito de Franceschi. Tutti gli altri incontri si svolgeranno presso il Centro Gio-vanile S.G. Don Bosco, in Viale Marconi, 5 a Rovigo

*1. 11 Ottobre - Conferenza di apertura Ore

21.00Salone d’onore della Curia Vescovile Prof. Alessandro Gallo - Consulente strategi-co e formatore IAMA ConsultingConsulenza

di direzione, organizzazione e formazione Banking, Insurance & FinancePrevidenza e Provvidenza: crescita sostenibile e cultura del volontariato

2. 7 Novembre ore 18.00 Dott. Stefano Fon-

tana - Direttore dell’Osservatorio Interna-zionale sulla Dottrina Sociale della Chiesa “Card. Van Thuan” La colonizzazione della vita umana: l’ideologia di genere, nuovo fron-te della Dottrina Sociale

3. 21 Novembre ore 18.00 Prof. Don Gianlu-

ca Guerzoni - Docente di Teologia Morale - Collabora con l’Osservatorio Internazionale “Card. Van Thuan”

Il ruolo pubblico della fede cristiana: gli uma-nesimi senza Cristo si trasformano in ideologie

4. 5 Dicembre ore 18.00 Mons. Lucio Sora-

vito De Franceschi - Vescovo di Adria - Ro-vigo - Già docente di Teologia Pastorale e Catechetica

Il senso cristiano della vita o la “vita buona” del Vangelo5.

6 Febbraio 2014 Prof. Simone Morandi-ni - Docente di Matematica, Fisica e Teolo-gia Ecumenica. Collabora con la Fondazione Lanza Per una nuova convivenza civile: il contri-buto dei Cristiani

6. 20 Febbraio 2014 Dott. Matteo Mascia -

coordinatore del “Progetto Etica e politiche ambientali” della Fondazione Lanza.

Strumenti e pratiche per un civismo attivo in ambito economico, sociale e ambientale.

Diocesi di Adria - Rovigo Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale Scuola di Formazione Anno 2013 - 2014

Corso di Formazione all’impegno sociale e politico

Bosaro

Saluto alla comunitàDon Camillo Magarotto Cappellano dell’Ospedale di RovigoLa comunità cristiana di

Bosaro si è riunita domenica scorsa nella sua chiesa parroc-chiale per ringraziare e saluta-re, durante la solenne messa delle ore 11 il parroco don Ca-millo Magarotto, il quale lascia la parrocchia di San Sebastiano per il nuovo incarico affidato-gli da S.E il Vescovo Lucio, di cappellano dell’ospedale di Rovigo. In una chiesa riempita dai fedeli , don Camillo, nella sua omelia ha voluto ringra-ziare chi in questi dieci anni ha collaborato con lui nelle attività parrocchiali,chi gli e stato vici-no nei momenti difficili che ha attraversato. Purtroppo non e mancata una piccola nota ne-gativa sottolineata dallo stesso parroco, nei confronti degli am-ministratori locali, i quali non erano presenti alla celebrazio-ne per salutarlo, lo stesso don Camillo, dice “Io quando sono stato chiamato per la benedi-zione di qualche monumento o altro ero sempre presente”.

Durante la celebrazione alcuni bambini della locale scuola materna parrocchia-le ha fatto un piccolo dono al parroco in segno di ricordo e ringraziamento, un immagine della Madonna con le loro foto, lo stesso Don Camillo, visibil-mente commosso ha ringra-ziato le maestre e i bambini per il loro pensiero, ribadendo ai parrocchiani non cedete questa opera parrocchiale, stringetela con i denti perchè rimanga del-la parrocchia.

Dopo la celebrazione la fe-sta e proseguita nella trattoria da Celio, per un pranzo di rin-graziamento di ciò che il parro-co ha fatto per Bosaro, ricordia-mo, la sistemazione della locale scuola materna, della Chiesa, e per aver fatto si, che le spoglie

mortali della neo beata Maria Bolognesi fossero nelle chiesa parrocchiale dove e stata bat-tezzata. Durante la festa e stata donata un croce d’oro, piccolo simbolo per rendere grazie di ciò che “questo misero prete di campagna “, come si definiva lo stesso don Camillo ha fatto per Bosaro, oltre alla croce e stata letta una lettera di ringra-ziamento ,scritta da un anima-tore della parrocchia, la quale rispecchia ciò che era stato que-sto parroco per Bosaro.

L’eredità lasciata da don Camillo penso sia molto im-portante per i fedeli di questo piccolo comune, ora tutto que-sto e nelle mani del neo parroco don Diego Pisani che farà il suo ingresso domenica prossima 6 Ottobre alla S. Messa delle ore 11.

Il nuovo parroco guiderà, oltre che la parrocchia di Bosa-ro, pure quella di Guarda Ve-neta dove è attualmente parro-co. In bocca al lupo per questo nuovo incarico a don Diego.

Caro don Camilloconfesso che il

mio non è sicura-mente un compito facile: nel genere letterario del commiato è sempre molto alto il rischio di scivolare nel tono lacrimevole o di immolarsi sull’altare della retorica.

Un compito – il mio – reso ancora più comples-so dall’impossibilità pratica delle parole di dipingere tutte le sfumature del suo prezioso servizio donato all’interno della nostra comunità di Bosaro negli ulti-mi dieci anni. Troppo facile e quasi stucchevole, inve-ce sarebbe tessere le sue lodi, parlando – che so – della sua grande cura per la nostra chiesa parrocchiale – o passando a livelli più profondi – della sua profonda devozione alla Madonna. Ho pensato, perciò, di rac-contare quello che è il tratto che mi ha colpito più di ogni altro: Lei, don Camillo, sa essere orgoglioso. Lo dico così, perché l’orgoglio viaggia sempre sul confine tra vizio e virtù, può abbellire una personalità oppure guastarla … e quindi per poter essere orgogliosi in modo “sano” bisogna saperlo essere.

Caro don Camillo, Lei è orgoglioso del suo essere prete: mi spiego meglio, Lei dà l’idea di una perso-na che non può pensarsi diversamente da così, di un uomo che sull’altare mentre celebra l’Eucarestia è esattamente “al suo posto”, di una persona che non ha paura di esporsi per la fede e di metterci la faccia per il Vangelo. Credo che, in modo particolare nella

nostra realtà segnata dalla grande crisi di fede e di vocazioni, questo tratto della sua

personalità sia sicuramente di grande esempio, un esempio che ha seminato seme buono lungo le strade della nostra piccola comunità. Se Bosaro è diventato il paese che è oggi, è sicuramente anche merito suo!

Grazie, don Camillo, per averci lasciato una chie-sa così bella e con lei averci trasmesso l’importanza della sacra liturgia. Grazie, don Camillo, per averci insegnato che – come scrisse il Santo Curato d’Ars, Jean-Marie Vianney, patrono dei sacerdoti – non ci sono due maniere buone di servire Dio ma ce n’è una sola: servirlo come lui vuole essere servito.

Grazie, don Camillo, per averci aperto la via – da vero pioniere – alla devozione della neo beata Maria Bolognesi. Grazie, don Camillo, per averci dimostra-to che si può sorridere poco ma amare molto.

Disse il beato Papa Giovanni Paolo II: il sacerdo-te è uomo della parola di Dio, uomo del sacramento, uomo del “mistero della fede”.

Caro don Camillo, questo è ciò che Lei è stato per noi e Le auguriamo di proseguire il suo cammino con la stessa fede e con la stessa tenacia, là dove S.E. il Vescovo ha chiesto il suo servizio, tra i malati e i sofferenti, dove c’è tanto bisogno di una lampada che non sia mai a corto di olio. Proprio come Lei.

Un parrocchiano

Grazie, don Camillo

Sabato 19 ottobre 2013 alle ore 18,00 nella “Sala Celio”, concessa dalla Provincia di Rovigo, in Via Ricchieri Ce-lio, 8, la Prof.ssa Emanuela Prudenziato presenta il libro di Vincenzo Baratella, Estre-ma Protesta.

L’autore, come anticipa Prudenziato nella prefazione al libro, riflette sulle vicende odierne recuperando le espe-rienze, anche dolorose, del secolo trascorso. La società, storicamente a noi più vicina,

viene analizzata attraverso le sue aspettative, i suoi sacrifi-ci, valori, insegnamenti tra-diti dal razionale cinismo del presente.

Estrema Protesta è una storia vera e attuale.

Sacrifici di una famiglia artigiana nell’ascesa al benes-sere.

Le commesse non pagate dalla pubblica amministra-zione, i debiti, la mortifica-zione economico-psicologica inducono al tragico epilogo.

Rovigo – Sala Celio

Estrema ProtestaUna storia vera camuffata da romanzo

Rovigo - Consorzio di Bonifica Adige Po

La visita dell’UcidPer conoscere la storia e l’attività dell’ente

Il ruolo della bonifica at-traverso l’opera al Consorzio di Bonifica Adige Po con sede in Piazza Garibaldi dove, si è data appuntamento, merco-ledì scorso, l’Unione cristia-na imprenditori e dirigenti (Ucid) per conoscerne la storia e l’attività.

Ad aprire l’incontro il sin-daco Bruno Piva che nell’oc-casione ha sottolineato l’im-portanza della bonifica per vivibilità e salubrità della città di Rovigo. Il presiden-te dell’Ucid Diego Chiarion, dopo aver ricordato lo scopo dell’associazione di valorizza-re l’uomo attraverso la sacra-lità del lavoro, ha omaggia-to autorità e relatori, di una splendida litografia raffigu-rante la campagna polesana, opera del maestro Alberto Cristini, pittore e scultore di

fama internazionale.Il direttore generale del

Consorzio Bonifica Adige Po, Fabio Galiazzo con la sua approfondita relazione ha ac-compagnato, i numerosi pre-senti, in un viaggio attraverso le opere che hanno caratteriz-zato il territorio. Secoli di sfor-

zi per contrastare la fragilità idraulica insita nella geografia del luogo e frutto del lavoro e tenacia di migliaia di persone che, con uno sguardo al pas-sato: scarriolanti, battifango, guardiani, macchinisti ed uno al presente: ingegneri, mac-chinari all’avanguardia hanno portato, la bonifica del Veneto, a collocarla nell’ambito anche internazionale. Alla convivia-le che è seguita al ristorante Il Cavaliere a Bosaro, l’ingegne-re Marco Milani, socio Ucid, ha dato continuità al tema trattato relazionando sulla storia delle opere di bonifica tra Polesella e Bosaro dal 1400 ad oggi. Ed a concludere la serata, alla quale erano pre-senti anche il commendatore Luciano Guerrato presidente Guerrato Spa e il presidente dei giovani industriali di Con-findustria Rovigo Andrea Pa-scucci, il Segretario dell’Ucid, Sandro Pasqualini ha omag-giato tutti i soci presenti di una chicca ovvero la copia da originale del ‘Piano del Casta-gnaro’, o Canalbianco.

Stefania Sgardiolo

FOTO UCID

A quarant’anni dalla loro maturità del lontano luglio 1973, un nutrito gruppo degli ex “ragazzi e ragazze” della 5^ C del Liceo Scientifico “P. Paleocapa” di Rovigo si sono ritrovati a festeggiare il loro anniversario alla Trattoria Al Corno di Rovigo, segno di una amicizia longeva che è continuata nel tempo. L’incontro si è svolto in un clima festoso di ricordi e di racconto reciproco dei diversi impegni lavorativi e sociali, con il desiderio di ritrovarsi ancora assieme. Hanno risposto all’appello: Paolo Avezzù, Laura Baraldi, Gabriele Galiazzo, Francesco Gardin, Beatrice Garavello, Elisabetta Lorenzetti, Ervio Merlin, Alessandro Pugina, Leandro Rigobello, Maria Vittoria Sturaro e Damiana Targa.

Anniversari

Ancora insieme A quarant'anni dalla maturità

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7la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 polesine

Notizie dalla Scuola di TeologiaLa Scuola a Canale di Ceregnano

Festa parrocchialeCome già precedentemente

segnalato, domenica 22 settem-bre si è svolta la nuova edizione della “Festa parrocchiale della Scuola diocesana di teologia”, ospitata quest’anno dalla Parroc-chia di san Biagio di Canale di Ceregnano.

La calorosa ospitalità e la prodigalità con cui don Emanue-le Sieve e i suoi parrocchiani ci hanno accolti, ci hanno fatto sen-tire di casa.

E’una festa, questa, che è stata pensata “itinerante” proprio per avere l’opportunità di portare la Scuola nelle varie parrocchie della Diocesi e di farla conosce-re attraverso la partecipazione di coloro che la stanno frequen-tando o l’hanno già frequentata, per due motivazioni principali: innanzitutto, cercare di elimina-re il pregiudizio che fa pensare alla Scuola come ad un luogo elitario e far comprendere che è un percorso per tutti; secondo, si è voluto creare un’occasione nella quale anche i familiari degli iscritti possano condividere un “momento di scuola”, trascor-rendo una spensierata giornata assieme.

La giornata è iniziata con la partecipazione alla Celebrazione Eucaristica presieduta, per l’oc-casione, dal direttore della SDFT don Damiano Furini, concelebra-ta da don Emanuele Sieve e ani-mata sia da nostri studenti che da parrocchiani.

Dopo la Santa Messa, si è tenuto un breve incontro che è servito a presentare la Scuola alle persone interessate al percorso di studi, le quali poi ben volentieri si sono fermate anche a pranzare con noi. Il pranzo, ottimo, è stato poi allietato da musica e canzoni.

Si coglie l’occasione per rin-graziare don Emanuele Sieve e i suoi parrocchiani per l’accoglien-za e la cordialità dimostrataci.

Un grazie particolare a Gra-ziella Manzin e a Giuliano Stie-vano per il lavoro, l’affetto e la generosità che hanno manifestato

nell’ospitarci..Si ricorda che è possibile

iscriversi anche a singoli corsi e concordare piani di studio personalizzati.

Per informazioni: Ufficio Scuola Diocesano c/o centro don Bosco, tel. 0425411568; cell.346.3395166; e-mail: [email protected].; sito inter-net: www.teologiarovigo.it.

L’ufficio della Scuola è aperto dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 18.30; il sabato dalle 10.00 alle 12.00.

Servizio Pellegrinaggio Diocesi Adria-Rovigo

Natale a BetlemmeDal 23 al 27 dicembre 2013

Il Servizio Pellegrinaggi della Diocesi di Adria-Rovigo propone di vivere a Betlemme il Natale 2013. Per poter partecipare alla Messa di Mezzanotte nella Basilica della Natività è necessario confermare la propria adesione (allegando la fotocopia del passaporto) con un anticipo di tre mesi. Nei giorni di permanenza è in programma, a cura dell’Agenzia organizzatrice I.O.T. d Gorizia, la visita ai più significativi luoghi della Terrasanta. Per informazioni rivolgersi a don Guido Borin (Rovigo, Corso del Popolo 252 – tel. 0425 25839).

Il prossimo anno si compiranno cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mon-diale, un secolo per conoscere, per riflet-tere sui perché della grande deflagrazio-ne bellica che ha col-pito il mondo fra le inquietudini storico-culturali del primo Novecento.

Se la furia deva-statrice somiglia ad una “colpa originaria” dell’animo umano tendente al conflitto e alle sue degenerazioni, riportare l’analisi storica sul piano dell’esame critico delle cause e dei terribili effetti, contribuisce, soprattutto nei confronti dei giovani, all’indicazione e pro-mozione di cammini che privilegino lo spazio della ragione, della mediazione degli interes-si, invece che le paurose derive dell’istinto distruttivo.

L’Accademia dei Concordi, in coerenza con le sue finalità istituzionali ed al fine di dif-fondere la conoscenza storica, ha organizzato un primo ciclo di sette “Incontri concordia-ni per il 150° dell’unità d’Italia” nel marzo-aprile 2011; un secondo ciclo di cinque lezioni nell’autunno del 2011 dedicato ai protagoni-sti ed alle tematiche emergenti del secondo Novecento; un terzo ciclo, ovvero “L’Italia dall’Unità alla Prima Guerra Mondiale” cen-trato sulle figure di Francesco Crispi, Giovan-ni Giolitti e Antonio Salandra riservato agli studenti dell’ultimo anno di studi superiori.

Altri incontri sono stati riservati in via principale agli studenti su protagonisti del nostro tempo: Maria Romana De Gasperi, sul padre Alcide, e, in differenti ambiti cognitivi, Luciano Floridi dell’Università di Oxford su Steve Jobs e la sua vicenda umana e profes-sionale.

In continuità con tali appuntamenti, l’Ac-cademia realizza una serie di attività in occa-sione del Centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale (1914-2014) rivolte agli studenti e a tutta la cittadinanza.

Il progetto è curato direttamente dall’Ac-cademia e le lezioni, tenute da studiosi uni-versitari, si svolgeranno nella Sala degli Araz-zi coinvolgendo gli istituti scolastici cittadini. I testi delle lezioni saranno pubblicati in un numero speciale degli “Acta Concordium”, il periodico accademico.

La presentazione pubblica del proget-to è prevista per il 5 ottobre con la lezione introduttiva del professor Stefano Caretti, dell’Università di Siena, su “Matteotti, com-battente della pace”, iniziativa che si avvale dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Da ottobre a novembre 2013 si concentrerà la prima parte della programma-zione degli incontri dedicati al tema “L’Italia e l’Europa alla vigilia della Prima Guerra Mondiale”.

La partecipazione è rivolta, in particola-re, agli studenti dell’ultimo anno delle Scuole Superiori che potranno ascoltare il 12 ottobre il professor Matteo Giancotti, dell’Università di Padova su “Il primo Novecento Italiano nell’arte e nella letteratura”, il 19 ottobre il professor Egidio Ivetic, dell’ateneo patavino che tematizzerà l’argomento “Il contesto po-litico-sociale italiano alla vigilia della guer-ra” e il 26 ottobre Alberto Campi, docente dell’Università di Ferrara, che si soffermerà sul clima politico sociale in “Europa, le al-leanze internazionali e i nazionalismi. Verso Sarajevo”.

Ciascun incontro avrà inizio alle 10.30. Fra marzo e aprile 2014, invece, avrà luogo la seconda parte dei convegni che ritracceran-no il solco drammatico del conflitto: l’1 mar-zo 2014 sullo sfondo della discussione sarà posto il primo anno di guerra, gli scenari e i protagonisti, l’8 marzo in primo piano ci sarà il fronte italiano, le retrovie e la società civile, il 15 marzo, invece, gli esiti bellici e il nuovo assetto italiano ed europeo.

Si terminerà con una nuova pubblica con-ferenza incentrata sulla figura di Giacomo Matteotti con lo studioso Stefano Caretti e con la chiusura riservata al concerto vocale dedicato ai canti di guerra del Coro Monte Pasubio.

Daniela Muraca

Rovigo - Accademia dei Concordi

La Grande GuerraLezioni e percorsi di studio

Rovigo - Centro don Bosco

L’esperienza positiva dell’insegnamentoraccontata agli insegnanti di religione

Dal prof. Pier Antonio Castello“Ogni giorno è un viaggio

è il viaggio è la dimora. L’odr come esplorazione di cammi-ni”, questo il tema affrontato dal prof. don Pier Antonio Castello, sacerdote del pre-sbiterio diocesano, per molti anni insegnante di Religio-ne, parroco e docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Ferrara, e presso la Scuola di Formazione Teo-logica di Rovigo, intervenen-do nel corso dell’Assemblea degli Insegnanti di Religio-ne Cattolica della Diocesi di Adria-Rovigo.

L’incontro, che si è svol-to venerdì 27 settembre 2013 presso la Sala Convegni del Centro Giovanile san Giovan-ni Bosco di Rovigo, è stato un momento di confronto e di te-stimonianza promosso all’ini-zio del nuovo anno scolastico 2013 – 2014. L’Assemblea ha avuto inizio con il momento di preghiera presieduto da mons. Claudio Gatti, Vica-rio Generale della Diocesi di Adria-Rovigo, mentre a gui-dare i vari momenti dell’in-contro è intervenuto don Da-miano Furini, responsabile diocesano dell’Ufficio Scuola.

Mons. Gatti nel rivolgere il saluto a nome del Vescovo Lu-cio ha osservato come ad ogni docente di Religione viene af-fidato un compito importan-te, impegnativo, sicuramente non facile, egli non è solo in-segnante ma anche un testi-mone di ciò che va ad annun-ciare, ad insegnare ai bambini, come ai ragazzi, ai giovani, inoltre l’insegnante di Religio-ne, ha osservato mons. Gatti, ha l’opportunità di incontrarli di settimana in settimana.

Don Pier Antonio nel suo intervento ha raccontato della sua esperienza di docente di Religione nella scuola superio-re, ha parlato del suo impegno nel guidare gli alunni ad esse-re critici, onesti, a ragionare con la propria intelligenza, a saper compiere scelte corag-giose che talvolta devono di-

mostrarsi contro corrente, ma sempre nella difesa della giu-stizia, della verità, dell’amo-re, della responsabilità, della speranza. Don Castello ha poi parlato del suo modo di orga-nizzare la lezione di Religione sul piano didattico educati-vo e del suo rapporto con gli

alunni, un rapporto fondato sempre sul rispetto, sulla fidu-cia, sull’amicizia, pur sempre nel rispetto dei ruoli previsti dalla scuola.

Lezioni attese e molto par-tecipate quelle del prof. Ca-stello, che nel corso dell’anno scolastico invitava a testimo-niare la propria esperienza personalità del mondo poli-tico, sociale, ecclesiale, cul-turale, sempre nell’ottica di compiere un vero percorso formativo di crescita, di ma-turazione di tutti gli alunni, a livello individuale e sociale, così ogni lezione diveniva poi dibattito, momento di con-fronto, mostre e anche pubbli-cazione di libri.

La positiva esperienza del prof. Pier Antonio Castello si è conclusa da circa due anni, ma molti rapporti di amicizia e di incontro con tantissimi suoi ex allievi si sono conservati e approfonditi, ed è questa la realtà più bella e ricca per un insegnante di Religione come per ogni docente.

S.R.

Comitato Provinciale circoli Il Tempo Ritrovato

Ridada e G. Cavazzini

Provincia di Rovigo Assessorato alla Cultura

Comune di Rovigo Ass. alla Cultura e Teatro

cinema in cittÀ

Omaggio a Giuseppe Verdi 10 Ottobre 1813 - 10 Ottobre 2013

Iniziativa realizzata con il contributo della

Page 8: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

Gruppo di Rovigo in festa peLunedì 23 settembre nella ricorrenza del 45° anniversario della salita al cielo di S. Padre Pio, il locale Gruppo di Pre-ghiera di Rovigo e tanti altri devoti si sono incontrati nel pomeriggio presso l’ospedale rodigino nelle adiacenze dove è posizionata la statua di S. Pio da Pietrelcina per ricordare nella preghiera la devozione al Santo stigmatizzato.

Hanno partecipato al ri-cordo Don Nello Castello, di Mons. Don Daniele Peretto, di Padre Andrea superiore Frati Cappuccini di Rovigo e dei Pa-dri dell’Immacolata. La recita del Santo Rosario meditato con riferimenti al santo percorso di vita terrena affrontato da Padre Pio, ha vissuto momenti emo-zionanti. Fra tutti i partecipanti correva un silenzio di concen-trazione e di preghiera dovuto proprio alla ricchezza di testi-monianze portate da Don Nel-lo il quale ha conosciuto e vis-suto accanto a San Padre Pio.

Al termine della recita del Santo Rosario tutti in preghie-ra ed in ordinata processione ci siamo trasferiti nella chiesa dell’Ospedale per la celebrazio-ne della S. Messa presieduta da Padre Ave Maria e concelebrata da Mons. Don Daniele, da Don Nello e da Padre Andrea.

Nella chiesa gremita in ogni ordine di posto, oltre alla dovuta partecipazione litur-gica, in occasione dell’appas-sionate omelia tenuta da Don

Nello Castello, regnava l’at-tenzione propria delle grandi occasioni. L’importanza del cristiano impegnato nei gruppi di preghiera voluti da San Pio, la condotta di vita del cristiano che ha trovato in San Padre Pio il tramite per avvicinarsi a Dio, alla Madonna e alla preghiera, le sofferenze umane della vita quotidiana che si affrontano nella preghiera e nella recita del Santo Rosario affidando-si alla Madonna che è sem-pre accanto a ciascuno di noi; sono stati i punti fondamentali dell’omelia.

A conclusione della cele-brazione liturgica il referente guida del Gruppo di Preghiera di Rovigo Sig. Nazzareno ha ringraziato l’amministrazione ospedaliera ed i Padri dell’Im-macolata per l’ospitalità. Rin-graziamenti anche a Don Nello per le preziose testimonianze rinnovandogli l’invito per le prossime occasioni, a Mons. Don Daniele per il grande so-stegno durante tutto l’anno ne-gli appuntamenti di preghiera mensili ed infine un doveroso ringraziamento anche a padre Andrea per la partecipazione a questa bella ricorrenza.

Non sono mancati i ringra-ziamenti ai presenti, conside-rata la notevole partecipazione all’assemblea liturgica, fra l’altro erano presenti diversi giovani, a tutti sono stati ricordati i prossi-mi impegni del Gruppo di Pre-ghiera S. Padre Pio di Rovigo.

Alcuni partecipanti

polesinela Settimana domenica 6 ottobre 2013

8

Rovigo CarmeloS. Teresa del bambino GesùTeresa di Lisieux, o S. Teresa del bambino Gesù e del Volto santo, al Carmelo di via Pascoli, 28, a Rovigo, la chiamano “la Santina”. Mi vien spontaneo di sorridere quanto sento una delle claustrali chiamarla così! Si, perché Teresa di Lisieux o S. Teresa di Gesù bambino e del Volto santo, è “dottore della Chiesa”, un grande maestro di Santità ed anche di dottrina della fede. I suoi appunti - “Storia di un’anima” e soprattutto la sua “Piccola via “, sono stati e sono tutt’ora, lezioni magistrali di vita per realizzare il Vangelo e la vita santa. A Villanova del Ghebbo, il primo altare a sinistra, per chi entra nella bella chiesa, dalla facciata, una tela la ritrae tra le mamme del paese dei primi anni ’40 del secolo scorso, che da lei ricevono una pioggia di rose. In preparazione alla sua ricorrenza, si faceva-no giorni di preghiera ed il 1° di ottobre la chiesa si riempiva di tante mamme e ragazze che da Lei chiedevano il ritorno dal fronte del marito o del fidanzato. Ricordo ancora le parole del ritornello dell’inno alla Santa: “Teresa dolce e amabile / noi t’ invochiam fidenti / delle tue rose aulenti / scenda la pioggia ognor!”“Sasso Rumiatti”S. TeresaLa graziosa e semplice chiesetta della borgata di “Sasso Ru-miatti” a Frassinelle Polesine è dedicata a S. Teresa del bambi-no Gesù e del Volto santo. L’hanno edificato nel primi decenni del secolo scorso ed hanno scelto di dedicarla a santa Teresa del Bambino Gesù. Vi è racchiusa la statua della Santa, la via crucis, il confessionale, i banchi per i fedeli e da dopo il Conci-lio vaticano secondo, “l’altare verso il Popolo”. Lì si raccolgo-no nei mesi di maggio e di ottobre per il Rosario e per la ricor-renza della festa della Santa. Vi concorrono in tanti, se non in tutti. La borgata si sente tutta una famiglia e fa festa assieme. Per l’occasione tornano anche persone che hanno emigrato, per risentirsi, almeno per un giorno, di nuovo a casa.RovigoS. Teresa nella chiesa di S. AgostinoNella chiesa di S. Agostino di via Giacomo Sichirollo, per più di due secoli chiesa del Seminario diocesano, uno degli altari era dedicato a S. Teresa del bambino Gesù. Non si facevano per la Santa preghiere speciali, ma mons. Pavani, il Rettore e gli altri educatori, la presentavano immancabilmente come la grande maestra della “Piccola via”. Mons. Marega, uno dei santi Rettori del Seminario, nelle pagine del “Diario persona-le” nella edizione–estratto, pubblicata da mons. Lavarda, negli appunti degli Esercizi spirituali 1927 pagina 64, scriveva: “… invoco S. Teresa tra i protettori del Seminario …”; a pagina 80: “… Gesù, Maria Santissima, S. Giuseppe, S. Teresa del Bambino Gesù, San Giovanni Bosco aiutatemi a fare del bene …”; a pagina 86: “… confidando nell’intercessione di Maria santissima madre nostra celeste, di San Giuseppe e di S. Teresa del bambino Gesù …”. Certo non è tutto quello che mons. Marega viveva nella venerazione della Santa, anche perché don Lavarda ha stampato offrendo un estratto tra i tanti scritti del Rettore, a tre mesi dalla sua morte.RovigoSanti Angeli custodiCiascuno sa di avere un “Angelo” a cui Dio lo ha affidato per esser custodito! Ogni buon cristiano ogni giorno lo invoca con la preghiera che le mamme insegnano prestissimo a ogni bimbo e bimba. Per tanti anni nelle parrocchie si portavano i bimbi ancora in carrozzina nelle chiese, per ricevere la bene-dizione ed affidarlo al suo Angelo custode! Ora si festeggiano “gli Angeli custodi” perché proteggano le Nonne ed i Nonni, nuovi “angeli custodi”, che sono spesso, sempre più spesso le persone a cui i genitori affidano i figli, impegnati come sono nel lavoro. I “Nonni” diventano non solo “angeli custodi”, ma anche … “genitori sostituti”. Sono molto amati dai giovanis-simi nipotini, che con loro si trovano bene e trascorrono tanta parte della giornata.Rovigo“San Francesco”: tanti auguri!Tanti auguri ai nostri preti che portano il nome del Santo di Assisi. A Don Francesco Azzi, arciprete emerito di Sarzano, classe 1929 che con i suoi 84 anni è il più anziano dei tre! A don Francesco Boesso arciprete di San Bellino e parroco di Pa-olino, classe 1938, come don Francesco Dal Passo canonico del capitolo della Cattedrale, Rettore di S. Andrea e cappellano del Centro Anziani, che hanno raggiunto il 75° anno di età. A tutti e tre l’augurio di “Buon onomastico”! Che San Francesco di Assisi, il Santo che più assomiglia a Cristo, li assista e li protegga ottenendo per loro giorni sereni e santi! Credo che possiamo anche unirci al coro di auguri e di preghiera che si innalza per il Papa Francesco!PaolinoN. Signora del RosarioE’ dedicata a Nostra Signora del Rosario la bella chiesa del-la parrocchia di Paolino e sarà festa grande per la ricorrenza. Domenica 6 ottobre alle 10.45 vi sarà la Celebrazione solenne dell’Eucaristia presieduta dall’Arciprete mons. Francesco Bo-esso e sarà seguita alle 12.00, dalla Supplica. Lunedì 7 c.m. alle ore 19.00 sempre a Paolino, mons. Francesco Boesso pre-siederà la celebrazione dell’Eucaristia, che sarà seguita da un momento di gioiosa allegria.CandaDue nuovi … chierichettiE’ ormai consuetudine che nella solennità di S. Michele i nuo-vi chierichetti facciano il loro ingresso ufficiale con il rito della vestizione. Puntualmente anche quest’anno Marta e Riccardo, che erano accompagnati dalle loro famiglie al completo, han-no prima dichiarato la loro disponibilità al servizio liturgico e poi aiutati da Papà e Mamma hanno indossato la veste rossa e la cotta e hanno servito la Messa. Don Gianni ha ringraziato e i Bimbi e le loro famiglie esortandole a dare particolare atten-zione, perché i loro figli possano essere di esempio all’intera comunità.

Gruppo di Preghiera S. Padre Pio - Rovigo

Pellegrinaggio a Loreto, S. Giovanni Rotondo e Pietrelcina

Dall’8 al 10 Novembre 2013Programma

Venerdì 8: Partenza ore 5.00 Rovigo Piazza Stazione Corriere; sosta duran-te il percorso; arrivo a Loreto, visita alla Basilica; S. Messa; pranzo in ristorante; proseguimento per San Giovanni Rotondo. Arrivo in Hotel, assegnazione stanze; cena; ore 20.45 recita S.Rosario solenne in Santuario S.Maria delle Grazie; ritorno in Hotel; pernottamento.

Sabato 9: Colazione in Hotel; partenza per Pietrelcina; all’arrivo visita ai luoghi dove è nato ed ha vissuto S.Padre Pio; pranzo in ristorante; visita alla chiesa ed alla tomba dove è sepolto Fra Modestino; partecipazione alla S.Messa; al ter-mine ritorno a S.Giovanni Rotondo; cena e pernottamento.

Domenica 10: Colazione in Hotel; Visita al convento ed ai luoghi dove ha vissuto per 50 anni S. Padre Pio; partecipazio-ne alla Via Crucis; foto di gruppo; ore 11.30 Santa Messa nella cripta tomba di S. Padre Pio; pranzo in ristorante; partenza per il ritorno a Rovigo previsto entro le ore 23.30 circa. Soste durante il ritorno per libero ristoro.

QuotaQuota individuale di partecipazione (minimo 40 parteci-

panti) € 220,00; supplemento camera singola € 40,00.La quota comprende: trasporto in Pullman G.T.; sistema-

zione in Hotel 3 stelle con camere singole/doppie/triple; ser-vizi interni privati, trattamento di pensione completa con le bevande ai pasti comprese dal pranzo del 1° giorno al pranzo del 3° giorno; servizio visite guidate ed inoltre l’assicurazio-ne Medico Bagaglio.

Modalità e AdesioniAcconto di € 100,00 da versare al momento dell’iscrizio-

ne; saldo entro e non oltre il 30 ottobre 2013.Informazioni: Tel 3405310821. In collaborazione con

Tiesse Viaggi srl Corso dei Popolo n° 201 Rovigo.

Rovigo - Gruppo di Preghiera S. Padre Pio

In festa per S. Pio da PietrelcinaNel 45° anniversario della salita al cielo

Avis - Aido di Concadirame

“Musica in corte”, si pensa già al prossimo annoAnche se non si è svolto nel

contesto della corte Dolfini, ma all’interno dello spazioso atrio del plesso scolastico di Conca-dirame, ha avuto la presenza di molto pubblico l’iniziativa dell’AVIS e dell’AIDO locali.

A fare gli onori di casa infat-ti c’erano i rispettivi presidenti Lorenzo Rigobello e Silla Ghi-rardello.

Per ricreare la cornice ester-na al luogo sono state proiettate immagini riguardanti l’ambien-te in cui si doveva svolgere la serata.

Il concerto “Musica in cor-te” si è svolto in due momenti: il primo con gruppo di fiati for-mato da Valeria Boarato, Eleo-nora Magnabosco, Luca Tavian,

Riccardo Formaggio, Matteo Mazzetto, Stefano Rigobello e Andrea Magon che ha coordi-nato questi giovanissimi per l’esecuzione di brani di Haydn, Haendel, Purcell e Verdi, facen-do ricordare le musiche eseguite

nei saloni delle case padronali.Si è esibito nella seconda

parte il gruppo musicale popo-lare “Cante e ciacòe” di Rovigo che ha proposto al pubblico i canti della tradizione popolare che i contadini ed i braccianti

intona-vano du-rante il lavoro o alla sera sull’aia durante la pigia-tura o la sgrana-tura del mais.

Han-no por-

tato il proprio saluto il neo arci-prete di Concadirame don An-drea Lovato che ha manifestato la sua felicità nel vedere i con-cadiramesi insieme e partecipi ad iniziative come questa ed il consigliere comunale Angelo Montagnolo che ha ringraziato gli organizzatori della serata augurando che la struttura sco-lastica di Concadirame, anche se non è più luogo di istruzione, possa continuare ad essere luo-go di cultura e di aggregazione.

I coniugi Antonio e Ga-briella Dolfini hanno comun-que rinnovato la disponibilità ai presidenti Rigobello e Ghi-rardello di ospitare iniziative come queste anticipandole nel periodo estivo.

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9la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 polesine

Ha visto la partecipazione di circa 400 alunni il primo evento uffi-ciale del progetto “Il cuore motore della vita”, inizia-tiva degli Amici del Cuore giunta alla sua quinta edizione.

Nella matti-nata di martedì primo ottobre gli organizzatori hanno accolto le classi quinte delle scuole primarie dell’area di Rovi-go, nella Sala Bi-saglia del Censer. Un’occasione per introdurre il tema della conoscenza del cuore e della prevenzione delle malattie cardiovascolari alle nuove reclute del “Cuore motore della vita” che parte-ciperanno, nel corso dell’an-no scolastico 2013-2014, all’attività didattica promos-sa dagli Amici del Cuore e dai medici delle aziende sa-nitarie locali 18 e 19.

Presenti a questa prima lezione di cuore, il Sindaco di Rovigo Bruno Piva, che ha portato il proprio saluto ai bambini, il presidente de-gli Amici del Cuore Carlo Piombo, il dirigente dell’uf-ficio scolastico Rita Marco-min, la rappresentante della Fondazione Cassa di Ri-sparmio Maddalena Zanetti e il primario di cardiologia dell’ospedale di Rovigo Lo-ris Roncon.

La manifestazione è stata allietata dal coro della scuola Sichirollo diretta dal maestro Spremulli, che ha presentato in anteprima il singolo “Un cuore per te”, e dall’anima-zione dell’applauditissimo Otto il Bassotto, clown “pal-lonciniere” che ha fatto sì che la mattinata si chiudesse con un sorriso.

L’agenda de “Il cuore motore della vita”, che an-che quest’anno deve la sua

realizzazione al so-stegno della Fon-dazione Cassa di Risparmio di Pado-va e Rovigo, vede gli Amici del Cuore impegnati nel cor-so della settimana in altri tre appun-tamenti volti a pre-sentare il progetto a tutti gli alunni della Provincia di Rovigo: giovedì 2 ottobre ad Adria (Auditorium Saccenti), mercole-dì 3 ottobre a Badia Polesine (Teatro Po-liteama) e venerdì 4 ottobre a Porto Viro (Sala Eracle).

La piccola comunità dei francescani dell’Immacolata ha fatto già l’ingresso nella parrocchia della Tomba di Adria.

I tre religiosi hanno pre-stato per tre anni servizio in diocesi con l’incarico di reg-gere la parrocchia di Buso e soprattutto - fra Ave Maria e fra Giuseppe hanno svolto un ministero prezioso di conforto e di consolazione agli amma-lati presso l’ospedale civile di Rovigo.

Lasciando questa realtà che ha visto la loro generosa dedizione, la Direzione Gene-rale dell’Ulss 18 nella persona del Direttore Generale dott. Arturo Orsini, ha voluto espri-mere il proprio ringraziamen-to ai religiosi per la loro opera. Il dott. Orsini ha ringraziato del servizio svolto che si può definire un “testimonianza di umanità in una medicina che è sempre più tecnologica”. Ha poi definito ulteriormente questa definizione parlando di “umanità in chi soffre e in chi assiste”.

Per questo con una sem-plice cerimonia il Direttore ha espresso la gratitudine conse-gnando a frate Ave Maria una targa ricordo.

Ha anche ringraziato i reli-giosi per aver fatto il restauro di una artistica statua della Madonna proveniente dall’ex Ospedale psichiatrico e collo-cato ora nell’ospedale che, ha ricordato a sua volta fra Ave

Maria, è dedicato alla Madon-na invocata con il titolo di San-ta Maria della Misericordia.

Il religioso francescano ha a sua volta ingraziato ed ha ricordato che per un sacerdote non vi è miglior pastorale di

quella svolta accanto ai malati e ai sofferenti. Egli stesso - ha detto - ha ricevuto molto da questa esperienza che la figu-ra dell’Immacolata con la sua umanità ravviva di preziosi significati e valori.

Rovigo - L’Ulss 18 ringrazia i francescani dell’Immacolata

Una preziosa testimonianza di umanità

Gli Amici del cuore incontrano gli alunni di Rovigo

“Il cuore motore della vita”Hanno partecipato circa 400 bambini delle scuole primarie del capoluogo

In conclusione dello straordinario anno 485° di Fondazione, il Coro Polifonico della Cattedrale, diretto da Antonella Cassetta, si appresta a dar vita alla 21^ edizione del tradi-zionale Incontro Corale Mariano, che si svolgerà sella serata di venerdì 4 ottobre prossimo nella nostra Chiesa Cattedrale, all’interno delle Fe-ste Quinquennali in onore della Madonna del Rosario.

All’Incontro, che sin dalle sue origini rive-ste il carattere di un doveroso filale omaggio alla Madonna, prenderanno parte quest’anno il soprano adriese Simonetta Casellato e il Coro “Tullio Serafin” di Cavarzere, diretto da Renzo Banzato.

Nella circostanza avrà anche luogo la pre-miazione e l’esecuzione, in prima assoluta, del-la composizione vincitrice del Primo Concorso di Composizione di Musica Liturgica, indetto dal Coro della Cattedrale e intitolato al M° Mons. Luigi Pieressa, per oltre 40 anni organi-sta e maestro di cappella della Cattedrale, nel 20° anniversario della scomparsa.

Particolarmente in sintonia con l’Anno della Fede che stiamo vivendo con la chiesa universale e con le Feste Quinquennali della Madonna del Rosario che coinvolgono l’intera diocesi, la composizione vincitrice, “Ave Ma-ria, Donna della Fede”, su testo tratto da una preghiera di Giovanni Paolo II, è un vero e pro-prio atto di affidamento a Maria.

Autore è il giovane compositore spagnolo Francisco José Carbonell Matarredona, recen-temente nominato maestro di cappella della chiesa di S. Giovanni Evangelista di Indiana-polis (USA).

Adria - XXI Incontro Corale Mariano

Quando la preghiera si fa musica

a cura del

Coro Polifonico della Cattedralediretto da Antonella Cassetta

con la collaborazione organistica di Graziano Nicolasi e Alberto Voltolina

con la partecipazione del

Coro “Tullio Serafin”di Cavarzerediretto da Renzo Banzato

e del soprano

Simonetta Casellato

Adria, Chiesa CattedraleVenerdì 4 ottobre 2013 – ore 21.00

Nel corso della serata avrà luogo la premiazione e l’esecuzione in prima assoluta della composizione vincitrice del

1° Concorso di Composizione di Musica Liturgica “Luigi Pieressa”organizzato dal Coro Polifonico della Cattedrale e patrocinato da: Chiesa Cattedrale dei SS Apostoli Pietro e Paolo, Diocesi di Adria-Rovigo, Associazione Pro Loco di Adria, Città di Adria, Ente Parco Regionale Delta del Po, Provincia di Rovigo, Regione del Veneto

Avviso SacroFeste Quinquennali della Madonna del Rosario

Omaggio a MariaQuando la preghiera si fa musica

XXI Incontro Corale Mariano

Gita di una giornata di fine estate…Il tempo è ancora buono e allora, in bici con gli Amici della bicicletta alla scoperta di Bagna-

cavallo e dintorni, domenica 6 ottobre. La gita è organizzata con la formula autobus (da Rovigo a Bagnacavallo) + bici. Una bella pedalata nella favolosa terra del “benvivere”. Il percorso, di 45 km, è completamente pianeggiante e si snoda ad anello tra la costa del Ravennate e le colline Faentine con partenza e arrivo a Bagnacavallo. Un paesaggio da ammirare e da odorare (siamo in tempo di vendemmia). Non solo: palazzi, case coloniche, ville, pievi e rocche della Bassa Ro-magna decantata dal Leopardi, i luoghi e la leggenda di Stefano Pelloni, il Passator Cortese.

Ritrovo alle 7,15 presso Piazza Cervi (autostazione) di Rovigo per caricare partecipanti e bici. La partenza in pullman da Rovigo è prevista alle ore 7,45; il rientro alle ore 19,30.

Informazioni ed iscrizioni: FIAB Federazione Italiana Amici della Bicicletta di Rovigo, tele-fono 3385684774 o 3395984227 oppure presso la sede in Corso del Popolo n. 272 il martedì e il giovedì dalle ore 10 alle ore 12 o presso la Ciclofficina La Formichina in via Giordano Bruno n. 15 martedì dalle 9.30 alle 11.30 e il giovedì dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 18 alle 19.30. Il programma dettagliato su www.rovigoinbici.it.

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10 la Settimana domenica 6 ottobre 2013specialeRovigo - Celebrazioni del bicentenario della nascita di Federico Ozanam fondatore della San Vincenzo

Ozanam: “L’amore è il primo e più importante dono che il povero vuole da noi”

Prof. Emilio Butturini: “Rendere liberi i deboli”La ricorrenza della festa di San

Vincenzo, 27 settembre, quest’anno è stata l’occasione per celebrare il bicen-tenario della nascita del beato Federi-co Ozanam, fondatore della Società di San Vincenzo de Paoli.

Tutti i componenti la famiglia vin-cenziana diocesana (Associazione San Vincenzo, Gruppi di Volontariato Vin-cenziano e Suore della Carità) si sono ritrovati a celebrare la ricorrenza pres-so la Parrocchia del Duomo che ha fornito una ospitalità perfetta, sia in fase organizzativa che di realizzazio-ne, in primis nella persona del parroco don Carlo Santato.

In apertura, presso il teatro alla presenza di oltre un centinaio di per-sone, tra cui Giuseppe Fontanive, coordinatore della San Vincenzo del Triveneto e Umberto Corà, respon-sabile della formazione vincenziana, il prof. Emilio Butturini, docente di Pedagogia, già Preside della Facoltà di Scienze della Formazione presso l’Università di Verona, ha tratteggiato la figura di Antonio Federico Ozanam (1813-1853), beatificato da Giovanni Paolo II il 22 agosto 1997 a Parigi, nel-la cattedrale di Notre Dame, durante la XII Giornata mondiale della gio-ventù. Ozanam nacque a Milano il 23 aprile 1813, negli anni conclusivi della vicenda napoleonica, in una famiglia di origine ebraica, che tre anni dopo si sarebbe trasferita a Lione. A nove anni fu iscritto, da esterno, al Collegio reale di Lione dove, dopo otto anni, conse-guì il baccellierato in lettere (qualco-sa come la maturità classica) che gli consentì di accedere all’università di Parigi.

In quel periodo fu ospite del gran-de fisico-matematico Ampère e matu-rò i convincimenti che la propria Fede andava testimoniata. Con altri amici sotto la guida del prof. Emmanuel

Bailly organizzò delle “Conferenze di Storia” per controbattere le provo-cazioni dei sansimoniani. Per rispon-dere poi alle accuse di infecondità di opere, si rese conto che bisognava uni-re alle parole di Fede le opere di carità: basi da cui nasceva la “Società di San Vincenzo de Paoli”.

Il 23 aprile 1833 (il giorno esatto dei suoi 20 anni), avvenne il primo incontro della “Conferenza di Carità”, presso la sede della redazione di “Tri-bune Catholique”, di cui il prof. Bailly era redattore. I giovani studenti erano inizialmente sei, ma si moltiplicarono ben presto, «uniti strettamente da le-gami di spirito e di cuore, aprivano le loro anime per raccontarsi le gioie, le speranze, le tristezze». Nel contempo (1936) ottenne la laurea in Legge.

Successivamente si iscrisse alla facoltà di Lettere dove, il 7 gennaio 1839, conseguì il dottorato con la tesi “Dante e la Filosofia cattolica nel XIII secolo”, dove esaltava la grandezza della Filosofia medievale.

Iniziò subito la carriera di docen-te universitario insegnando Diritto commerciale all’Università di Lione per passare, l’anno dopo, alla Sorbo-na di Parigi aggregato alla cattedra di Letteratura Straniera, tenuta dal prof. Fauriel, amico del Manzoni, che co-nobbe personalmente grazie a Niccolò Tom-maseo.

Il 23 aprile 1841 sposò Amelia, figlia del Rettore dell’Uni-versità di Lione e l’unione fu presto allietata dalla nascita della figlia Maria. «Il Cielo -diceva- ci man-da questa creatura per insegnarci molte

cose e per renderci migliori».In quegli anni instancabile fu il

suo impegno per la diffusione della San Vincenzo.

Ozanam tentò anche di calare i suoi principi in politica, vista la neces-sità di eliminare, con “sagge riforme” le cause della miseria pubblica, con-vinto che il bisognoso abbia ad esse-re aiutato per giustizia prima ancora che per carità; ma le elezioni del 1848 segnarono, oltre che la sua personale sconfitta, una schiacciante maggio-ranza di liberali e moderati che portò insurrezioni popolari, con l’uccisione del Vescovo di Parigi. Seguì una dura repressione, con migliaia di morti, feriti e deportati. In quel frangente si dedicò al soccorso di tanta povera gente, convinto che l’impegno politico dovesse cedere il posto non tanto alla filantropia quanto “alla sua sorella legittima, la santa carità” o alla stessa elemosina, nel suo significato etimolo-gico di “misericordia”. Pur non rinne-gando le sue posizioni politiche Oza-nam sempre più prendeva coscienza della priorità della questione sociale su quella politica e per questo raccoman-dava l’azione caritativa, con “visite” regolari per portare aiuti concreti, con grande rispetto ed amicizia, perché

«l’amore è il primo e più importante dono che il povero vuole da noi» secondo lo stile del «buon Samarita-no, che non delega, non organizza, ma si china personalmente, con amore, su chi ha bisogno di lui». Alle parole di Fede biso-gna unire le opere di carità, facendo come Gesù che predicava la buona novella ai po-veri ma, ad un tempo, li beneficava.

Occorreva quindi, da una parte, cercare la verità, nella convin-

zione del ruolo immenso del Cristia-nesimo nella Storia di ieri e di oggi e nel contempo renderne testimonianza con tenerezza operosa verso i fratelli.

A conclusione del suo intervento Butturini ha fatto riferimento all’ul-timo periodo di vita di Ozanam, ca-ratterizzato da delusioni ma anche di grandi soddisfazioni morali, per il dif-fondersi in tutto il mondo delle con-ferenze di San Vincenzo, spesso visi-tate da lui personalmente. Inoltre non mancarono riconoscimenti culturali e letterari tra cui la nomina ad Acca-demico della Crusca assieme a Cesare Balbo ma oramai Ozanam percepiva

che il suo viaggio terreno volgeva alla fine e il giorno del quarantesimo com-pleanno (qualche mese prima della morte precoce, avvenuta l’8 settembre 1853, causa grave malattia) nel suo testamento scriveva di offrire a Dio il sacrificio di tutte le sue ambizioni, per dedicarsi solo ai doveri della docenza e alle visite ai poveri, pur di ottenere «la dolcezza di invecchiare accanto alla moglie e di occuparsi dell’educa-zione della figlia.

Ma (aggiungeva) forse, mio Dio tu non lo vuoi, rifiuti i miei sacrifici. È me che vuoi. Sta scritto che devo fare la tua volontà. E io ho risposto: vengo, Signore.

Se queste sono le ultime mie paro-le siano un inno alla tua bontà».

È seguita la concelebrazione Eu-caristica, caratterizzata da una par-

tecipazione ancora più numerosa, presieduta da don Vanni Cezza, assi-stente spirituale diocesano della San Vincenzo, che nell’Omelia ha rimarca-to quanto espresso dal prof. Butturini indicando Ozanam quale modello da imitare affinché la San Vincenzo, come è stato riconosciuto a suo tempo dalla Segreteria di Stato Vaticana, possa ri-tenersi una “associazione laicale che fa azione ecclesiale” e dunque col ser-vizio al povero, immagine di Cristo, possa trasmettere i valori della Fede Cristiana.

Alla fine, presso la canonica, tra un dolcetto e un brindisi, dai volti feli-ci dei presenti traspariva che i legami personali e tra le varie anime della Fa-miglia Vincenziana, sono stati rinsal-dati dall’evento.

Giuseppe Amato

RICORDANDO 

FEDERICOOZANAM

Ore 16,00 - Teatro Duomo - RovigoRelazione del prof. EMILIO BUTTURINI già preside

Facoltà Scienze della Formazione Università di Verona

Ore 17,00 - In Duomo - RovigoConcelebrazione eucaristica presieduta dal

Vescovo Mons. LUCIO SORAVITO

Si è svolto ad Ortisei – Val Gardena – dal 26 al 29 settem-bre il 44° Convegno Naziona-le dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, e 60° an-niversario dell’Associazione.

Finalmente a Ortisei, che vanta una lunghissima tradi-

zione nella scultura del legno e dove la rappresentazione del presepio ha trovato il suo posto con pregevoli statue fin dal 17° secolo, ma soprattutto per l’unicità paesaggistica da apparire uno straordinario presepio.

Il tema del Convegno: “Il Presepio, momento di festa”, è stato davvero un grande mo-mento di condivisione, uno scambio fruttifero di idee, e un piacevole soggiorno a Ortisei con i tanti Amici dell’Asso-ciazione provenienti da tutta Italia ma anche con le molte delegazioni arrivate dalla Ger-mania, Spagna, Austria, Sviz-zera, Malta.

Incontrarsi al Convegno è per i presepisti davvero un momento di festa, non solo per l’incontro di tanti artisti che nel realizzare i presepi sanno suscitare forti emozioni, ma so-prattutto nell’evocare quell’an-nuncio e quel significato pro-fondo per continuare a vivere un’occasione di festa di Dio in mezzo a noi.

Padre Giuseppe Cellucci

– Assistente Spi-rituale – nella sua relazione, ci ha in-dicato tre parole.

GIOIA, è la parola chiave; una lieta notizia che va annunciata a tutti i popoli e a tut-te le nazioni. Per ogni presepista è accogliere l’an-nuncio gioioso e attraverso i prese-pi continuare quel messaggio del Vangelo, centro della nostra fede.

FESTA è essenziale, siamo fatti per la festa. E’ l’occasione per ritrovarsi per condividere, per accogliere, per celebrare. Nella festa non siamo superati dall’angoscia, ma siamo attratti da una gioia di vivere insieme

emozioni e fraternità.SOGNO, chiunque di noi

è un sognatore, ma per ogni presepista il sogno rappresenta Dio nel proprio cuore.

Papa Francesco ha inviato a tutti gli Amici del Presepio una lettera: “Vi invito a suscita-re una ravvivata meditazione,

vi incoraggio a proseguire ciò che da 60 anni è iniziato con un messaggio di speranza, di gio-ia, di fraternità, di amore”.

Amici del Presepio “ACLI- S. Bartolomeo”

di Frassinelle e Soci AIAPBianchini Gianfranco

e Anna Maria

Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Amici del Presepio

Presenza polesanaA Ortisei gli Amici del Presepio del Circolo Acli S. Bartolomeo di Frassinelle

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11la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 adria

Adria – Cattedrale

Solenne apertura delle Feste quinquennali del Rosario

Come ampiamente annun-ciato, con la Concelebrazio-ne presieduta da S.E. Mons. Lucio Soravito de Franceschi sono state solennemente aper-te in Cattedrale le Feste Quin-quennali della Madonna del Rosario nell’Anno della Fede 2013. Al saluto dell’Arciprete Mons. Mario Furini all’inizio della S. Messa, il Vescovo ha dichiarato che le Feste Quin-quennali rappresentano un evento di grazia nel 3° anno

post-sinodale destinato a tutta la Comunità diocesana perché viva una fede rinnovata, ab-bondante e generosa per mez-zo della continua effusione dello Spirito. L’incontro con Maria, ha detto il Vescovo, ci aiuti a riscoprire l’entusiasmo per vivere e annunciare la fede.

All’omelia Mons. Soravi-to si è soffermato sull’antica devozione mariana che trova in Adria le sue origini nella

formella copta del V secolo ispirata alla fe-lice conclusio-ne del Concilio di Efeso (431) che ha sancito la Divina Ma-ternità di Ma-ria. Il Vescovo poi ha fatto memoria del-le date fonda-mentali della devozione del Rosario in Cat-tedrale. Dalla nascita della Confraternita nel 1573, alla presentazione alla città nel 1641 della sa-cra immagine lignea della Vergine con il Bambino, allo scioglimento del voto fatto dalla popola-zione nel “tifo del 1717” dal quale hanno avuto avvio le Feste Quin-quennali.

Il Vescovo ha citato poi le numerose Edicole sacre e i Capitelli ma-riani che ador-nano le strade del territorio bassopolesa-no ed adriese in particolare, accennando infine alla sin-golare rappre-sentazione pit-

torica dei quindici Misteri del Rosario eseguiti presso l’Alta-re omonimo in Cattedrale nel 1879-1882, integrati sempre nello stesso altare dai Misteri della Luce, benedetti nel 2003 in occasione delle Feste Quin-quennali di quell’anno (Anno del Rosario indetto dal futuro Santo Papa Giovanni Paolo II) da S. Em. il Cardinale Ersilio Tonini.

Tutte queste testimonian-ze invitano i fedeli ad imitare

Maria per rendersi totalmen-te disponibili alla volontà di Gesù. Solo Lui ha parole di vita eterna, ha detto il Vesco-vo, nell’invitare tutti i presenti a porsi come Maria, in ricerca per scoprire la volontà del Si-gnore. La disponibilità totale della Vergine all’annuncio dell’Angelo “Eccomi sono la serva del Signore, sia fatta la Sua volontà” incita i credenti a ritornare piccoli affidandosi totalmente a Lui.

Al termine il Vescovo si è rivolto alla Vergine con una preghiera semplice, sgorga-ta dal suo cuore di Pastore. (“Beata Vergine del Rosario, aiutaci a trovare la via giusta, quella indicataci da tuo Figlio Gesù”).

Al mattino in Cattedrale alla Messa delle 9,15 tutte le Associazioni e i gruppi Par-rocchiali hanno partecipato alla cerimonia per l’inizio dell’Anno Pastorale con la consegna del mandato da par-te dell’Arciprete mons. Mario Furini.

Mostra documentariaAl termine della Concele-

brazione delle 18,30 S.E. il Ve-scovo, accompagnato dall’Ar-ciprete mons. Furini, da don Luca Borgna e dai fedeli ha inaugurato la Mostra sulle Fe-ste Quinquennali del Rosario allestita presso il Salone del Vescovado.

Si tratta di una interessan-te rassegna di foto, manifesti e documenti d’archivio di prima mano tutti incentrati sulla devozione mariana del-la città di Adria e sulle Feste Quinquennali del Rosario. La Mostra, curata dalla dott.ssa Silvia Nonnato, è allestita con i documenti raccolti in seguito alle ricerche svolte dallo storico locale Aldo Rondina e rimane aperta tutti giorni, con ingresso libero, dalle ore 17,30 alle 19,30 e nei giorni di mercato - merco-ledì e sabato - dalle 10 alle 12; a richiesta per le scuole, visita guidata con la dott.ssa Silvia Nonnato, a seguito di richiesta preventiva.

Il sagrato della Basilica orna-to a festa con bandierine colorate e grandi striscioni di “Benvenu-ti” Così i parrocchiani della Tom-ba hanno accolto, domenica 29 settembre, padre Ave Maria Loz-zer, padre Davide Stallone, padre Giuseppe di Maso e fra Ivo Seno-res i “Frati Francescani dell’Im-macolata” a cui il Vescovo, dopo un secolo di presenza dei frati Cappuccini, ha affidato la guida pastorale della Parrocchia.

Mons. Claudio Gatti, vicario generale della diocesi, dopo aver presentato i nuovi frati ha letto il

decreto di nomina del vescovo, Lucio Soravito de Franceschi, del 21 settembre ed ha consegnato al nuovo parroco Padre Ave Maria il “lezionario per annunciare la Parola di Dio”; al vicario e guar-diano del convento padre Davi-de sono state affidate “le chiavi per custodire la casa”; a padre Giuseppe- cappellano assistente all’ospedale Santa Maria degli Angeli - l’olio santo per gli infer-mi; a fra Ivo il “grembiule” come segno per la cura della casa.

La suggestiva cerimonia si è svolta alla presenza di molte

autorità: l’assessore Patrizia Osti in rappresentanza del sindaco, Mara Bellettato delegata del sin-daco per la cultura, il consigliere comunale Daniele Lucchiari, il referente per la biblioteca Livio Crepaldi, il comandante della polizia locale Lucio Moretti e il luogotenente Rocco Cannabona per l’Arma dei Carabinieri.

Dopo il saluto della comunità dato da Luciana Pozzati è seguito quello ufficiale della amministra-zione comunale portato dall’as-sessore Patrizia Osti:” porgiamo il migliore augurio per il cammi-

no pastorale che siete chiamati a svolgere in que-sta parrocchia e che sia sempre sotto la conti-nua protezione della Vergine Immacolata”.

D u r a n t e l’omelia il par-roco padre Ave Maria, che pro-viene da una fa-miglia con due sacerdoti e una suora di clausu-ra, ha sottoline-ato che il “com-pito del sacer-dote è quello di accompagnare i fedeli sulla stra-da che conduce alla gloria del Signore ed evi-tare che qualcu-no si faccia abbindolare da cose che non contano e perdersi per strada”.

Alla cerimonia partecipava anche l’ex parroco padre Roma-no Cerantola che, visibilmente commosso, (è sempre amaro staccarsi da chi si ama) ha voluto ringraziare tutti i parrocchiani per

i sentimenti di gratitudine e gene-rosità che hanno rivolto ai padri Cappuccini nel corso degli anni, ne è seguito un lungo, intenso e caloroso applauso che ha abbrac-ciato, virtualmente, padre Roma-no, segno di profonda stima e ri-conoscenza per il servizio svolto nel corso degli anni assieme ai

suoi confratelli.Prima del congedo il parroco,

padre Ave Maria, ha voluto por-tare, assieme ai suoi confratelli, un mazzo di fiori sull’altare della Madonna di Pompei come segno di affidamento, protezione e so-stegno nell’attività pastorale.

Antonio Stoppa

Adria - Basilica della Tomba

Accolti i Frati Francescani dell’immacolata

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Teatro, Fotografia, Musica, Documentari, sparsi per la cit-tà. Per restituire la “Città alla città”, come recita lo slogan del progetto Habitat che nello scorso fine settimana ha vissu-to il suo momento conclusivo. I rodigini se ne sono accorti sicuramente, perché Habitat si è messo in mezzo al loro cam-mino in varie modalità, e c’è chi l’ha dribblato, scartato, evitato come si trattasse della peste bubbonica, ma c’è stato anche chi si è fermato ha voluto sa-pere, approfondire, partecipa-re. Habitat – laboratori urbani è un progetto di arte pubblica che inventa e mette in atto in-terventi finalizzati a valorizzare luoghi di Rovigo attraverso la creazione di nuove relazioni e significati. In un anno di lavoro, Habitat ha svolto una attività formativa con quattro laborato-ri artistici (video documentari, fotografia, musica e teatro) nei quali oltre alla conoscenza dei diversi linguaggi espressivi, si è anche provato ad indagare su come riscoprire, valorizzare alcuni luoghi, spazi poco attivi della città di Rovigo.

Già dal 20 settembre erano state inaugurate alcune mostre fotografiche, frutto del labora-torio di fotografia, in vari luo-ghi della città: Bar Qb, Caffè Milani, Libreria Colibrì, Oseria Basilico, Gelateria Godot, Gioielleria Checchinato, e an-che nei cubi spartitraffico del Corso del Popolo. Venerdì il laboratorio documentari è stato protagonista sotto la Porta San Bartolomeo con un video do-cumentario su “Parco Langer” e quello di musica con una installazione sonora. Il labora-

torio di teatro ha organizzato delle performances itineranti in vari punti della città: Piazza Matteotti, Giardini delle Torri e piazza XX settembre.

Performances che si sono tenute anche sabato 28 alla vec-chia stazione delle autocorriere, alla bocciofila ancora in piazza XX settembre e in piazzatta Annonaria. Sempre sabato, il laboratorio documentari ha organizzato un meeting di pro-

gettazione pubblica in piazza Matteotti, dove i cittadini sono stati coinvolti per raccogliere le loro impressioni, i loro modi di vedere e valorizzare la città.

Il progetto Habitat, è stato sostenuto dalla Fondazione Cariparo nell’ambito del bando Culturalmente, è stato promos-so dal Noi di Rovigo in collabo-razone con alcune realtà giova-nili ed associazioni cittadine.

Roberto Giannese

12 la Settimana domenica 6 ottobre 2013polesineAdria - Cattedrale - Pellegrinaggio a Lourdes

Quando la Madonna chiama

Quando la Madonna chia-ma, si deve andare. Si lascia tutto, le proprie occupazioni e le proprie preoccupazioni quotidiane, pur di incontrare Maria e pregarla, chiederle, capire…

Decidere di lasciare è dif-ficile, fa sempre un po’ paura, ma è il primo passo verso la LIBERTA’.

Il pellegrinaggio del-la Cattedrale di Adria per Lourdes ha così inizio marte-dì 17 settembre, guidato dal Parroco Mons. Mario Furini. Già durante il viaggio, egli ci introduce in un’atmosfera di viva spiritualità attraverso la visione di alcuni DVD sulla storia di Lourdes e la vita di Bernadette.l La strada è lunga, ma il pullman nuovo e con-fortevole e la recita dei rosari ci accompagnano a destina-zione in serata sulle note della “Salve Regina”. Qualcosa di GRANDE è già iniziato e ci aspetta; lo sentiamo bene an-che nel clima familiare che si è instaurato fra noi e ancor più lo avvertiamo l’indomani, alla messa internazionale nell’im-mensa basilica sotterranea di S. Pio X, capace di oltre 25000 persone.

La percezione è quella del-la globalità e della universalità della fede, con le preghiere e i canti ripetuti in tutte le lingue. Siamo a fianco di spagnoli, in-glesi, africani, dominicani, ol-tre ai tanti italiani dalle parlate più diverse.

“Dopo vidi ancora una grande folla di persone di ogni nazione, popolo, tribù e lingua, che nessuno riusciva a contare. Stavano di fronte al trono e all’Agnello “ (Ap. 7, 9).

Il riferimento ci sgorga immediato! Il brano evange-lico della messa è quello di S. Tommaso: “Perché hai veduto, Tommaso, hai creduto: beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno! (GV 20, 29). Siamo nell’anno della Fede e per di più a Lourdes proclama-ta “la porta della fede”. Eppure anche noi siamo tuoi gemelli, Tommaso! Anche noi abbiamo bisogno di vedere, di toccare, di sperimentare! Ma un po’ dopo, davanti alla GROTTA, al sacro percorso che compia-mo col cuore sospeso, le nostre

mani carezzevoli sulla roccia benedetta, ecco cadere tutti i nostri dubbi, le nostre perples-sità, un’intima commozione ci pervade.

Vedere, toccare, calpestare quel luogo è rivivere il miraco-lo dell’incontro di Bernadette con l’Immacolata Concezione, che ha gettato un ponte fra la terra e il cielo e ha fatto sca-turire una sorgente perenne a sigillo della sua venuta.

La visita pomeridiana alla Cappella dell’Adorazione e alle tre basiliche che forma-no il complesso del Santuario di Lourdes, ci affascina per le bellezze artistiche e ci edifica spiritualmente.

Non a caso la Basilica del Rosario con i suoi preziosi mo-saici raffiguranti i vari misteri, sorregge la cripta e la Basilica superiore: il significato spiri-tuale è evidente. “Par Marie à Jesus” recita infatti la scrit-ta a lato dell’immagine della Madonna posta nell’abside: l’ampio manto aperto attorno alla sua figura è lì a riceverci e proteggerci tutti per condurci a Gesù.

La fiaccolata notturna lun-go il perimetro dell’èsplanade conclude, come ogni altra sera, l’intensa giornata di Lourdes.

Il nastro luminoso dei flambeaux si snoda lentamen-te, aperto dalla lunga teoria delle carrozzelle e dei barellati, sospinti da altrettanti volona-tari.

A Lourdes il mistero della sofferenza è presente e quasi prevalente, e là si va per riceve-re, se non la guarigione, il mi-racolo dell’accettazione e della serenità. “Laudate Mariam” è il canto che a intervalli sottoli-nea la recita del rosario in tutte le lingue di questo popolo in processione: la preghiera di lode, nonostante la situazione concreta di ciascuno, è la forma d’invocazione più alta e quella che più si addice a Maria.

L’indomani, alle 8, messa in lingua italiana davanti alla grotta. Il vescovo celebrante ci fa cogliere i tre segni fonda-mentali di Lourdes: la roccia, cioè Cristo e la sua Chiesa; l’ac-qua, cioè la Parola che Cristo ci dà affinchè non abbiamo più sete, simbolo anche del nostro Battesimo; la luce dei ceri, cioè

la Fede che ci fa vedere oltre il mistero. Il significato del pel-legrinaggio è in definitiva sco-prire il senso della nostra vita.

Al termine della Santa Messa, iniziamo a salire il colle della Via Crucis adiacente alla cripta.

Il percorso in lieve pen-denza, la grandezza delle statue bronzee alte 2 metri, la meditazione delle varie sta-zioni, ci inducono a guardare con coraggio dentro di noi stessi, a confrontare le nostre miserie con la grandezza di quell’Amore che si è donato senza riserve. Il rischio potreb-be essere la disperazione, ma la risurrezione di Cristo ci apre alla SPERANZA: Lui ci ha già salvati ed è andato a preparar-ci un posto.

Nel pomeriggio visitiamo i luoghi di Bernadette: il muli-no di Boly, cioè gli anni della felicità insieme alla famiglia e la nuda cella del Cachot, squallida e inospitale prigione di Lourdes dove fu costretta a vivere dopo il dissesto econo-mico del padre.

Da lì era partita quella mat-tina dell’11 febbraio 1858 per il primo prodigioso incontro con la Vergine. In una breve visita alla Chiesa Parrocchiale sostia-mo davanti al fonte battesima-le di Bernadette e alla tomba dell’austero abate Peyramal, curato di Lourdes, suo di-fensore e protettore. Infine ci dirigiamo all’Ospizio (ora in-tegrato nel moderno ospedale di Lourdes), dove Bernadette ricevette la sua prima comu-nione. A completare il suo per-corso di vita, manca il mona-stero di Nèvers dove ella visse e morì all’età di 35 anni e dove tuttora è sepolta.

Alla sera, il nostro ultimo rosario davanti alla grotta, pie-no di gratitudine e già denso di nostalgia. Camminare, re-spirare, dare aria al cuore e luce ai pensieri, spalancare l’angu-sto orizzonte, vivere fianco a fianco da fratelli, contagiarci la fede, questo è stato il nostro pellegrinaggio. Sì, per venire a Lourdes abbiamo lasciato qual-cosa, ama il DONO ricevuto è così grande che ci fa traboccare di commozione e porterà frutto al nostro ritorno.

Una pellegrina a Lourdes

Progetto Habitat

"Città alla città"

San Bellino

Festa Provinciale dell’AidoSabato 28 settembre trenta le

località presenti con i rispettivi labari hanno partecipato alla festa provinciale AIDO che quest'anno si è tenuta a San Bellino e di cui ricorrevano i quarantanni di vita dell'associazione. Il corteo si è formato davanti al piazzale della Chiesa dove con i massimi esponenti provinciali, regionali e locali nella Basilica tutti hanno assistito alla Santa Messa concelebrata dal parroco Don Francesco Boesso e da Padre Mario Locatelli, missionario comboniano fino a quando il trapianto di cuore l'ha fermato: per modo di dire; perché da oltre 20 anni segue l'associazione Aido e ha fatto sue le parole di Papa Benedetto XIV: "E’ lecito aderire alla cultura dei trapianti e alla donazione degli organi, perché sono atti di amore" .

Al termine della celebrazione si è depositato un mazzo di fiori al monumento dei caduti e di seguito i presenti si sono portati alla tensostruttura messa a disposizione d a l l ' A m m i n i s t r a z i o n e Comunale. Un numeroso pubblico ha assistito agli interventi delle autorità presenti moderate da Lino Ruzza, consigliere regionale dell'Aido che ha dato la parola a Luca Cestaro, presidente di San Bellino; al Sindaco Massimo Bordin, Luca Motta presidente provinciale; Marco Sommacampagna medico coordinatore trapianti ULSS 18; Dott.ssa Annamaria Bernardi direttrice sanitaria Aido provinciale; Giorgio Proff. Gerunda direttore centro trapianti di Modena e Bertilla Troietto presidente Aido Regione Veneto.

Il filone conduttore di

tutti gli interventi è stato che: "l'associazione Aido e cresciuta molto in questi ultimi anni perché i volontari si sono prodigati con una penetrazione capillare di promozione della cultura della donazione nelle comunità e nelle scuole. In Italia sono 8500 le persone in attesa di trapianto e se ne riesce a soddisfare circa 3500. Il trapianto è un miracolo dell'amore e della scienza a servizio dell'uomo e tutti si devono sentire impegnati .

Non c'è limite di età per aderire alla donazione. "C'è stata infine la testimonianza di Alma, una ragazza che ha avuto il trapianto di rene, la quale ha ringraziato per avere avuto

un'altra possibilità di vita e la presenza di alcuni del gruppo ciclistico italiano trapiantati di organo. Il gruppo AIDO di San Bellino ha poi offerto a tutti un ricco buffet di prodotti tipici locali. Lo stesso gruppo è stato poi l'animatore, Domenica, della Quinta edizione de "In camin par San Belin", dove alla classica camminata si gode di un piacevole pomeriggio con famiglie e bambini.

Il presidente Luca Cestaro si è detto molto soddisfatto della due giorni a favore dell'associazione; "segno che sul territorio siamo conosciuti e questo va tutto a vantaggio del nostro obiettivo l'AIDO".

Daniela Malin

Elda StoppaLaurea con 110 e lode

In Musica da CameraLunedì 23 settembre nel Salone dei Concerti del

Conservatorio F. Venezze di Rovigo Elda Stoppa si è laureata con 110 e lode in Musica da Camera suonando all’arpa accom-pagnata al pianoforte dal Prof. Giuseppe Fagnocchi che è stato anche il suo relatore nella presentazione della tesi intitolata: “La musica occasione di apertura verso la verità e la trascendenza”. Godibilissimi i brani presentati, suonati con professionalità in-discussa e passione in un insieme di armonia e di perfezione stilistica. La commissione formata dalla prof. Patrizia Carlin, dal Prof. Chilemi, dalla prof. Casarotti e presieduta dal direttore del Conservatorio prof. Vincenzo Soravia, si è congratulata alla fine per la brillante laurea in Musica da Camera.

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13la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 attualità

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La Diocesi di Treviso ce-lebra l’Anno centenario della morte di San Pio X, avvenu-ta il 20 agosto 1914, con una serie di iniziative ed eventi ecclesiali e culturali.

Il prossimo 24 e 25 otto-bre è in programma un im-portante Convegno interna-zionale di studi sulla figura del Pontefice nato a Riese, dal titolo “Riforma del cat-tolicesimo? Le attività e le scelte di Pio X”. Promotrice dell’iniziativa è la Diocesi di Treviso, in collaborazione con la Facoltà Teologica del Trive-neto e la Facoltà di Diritto Ca-nonico San Pio X in Venezia. Il convegno, che si svolgerà giovedì 24 ottobre nella sede di Ca’ dei Carraresi a Treviso e venerdì 25 ottobre presso

l’Auditorium dello Studium Generale Marcianum di Ve-nezia, vuole indagare su tre ambiti specifici - catechetico, liturgico e spirituale - per ri-spondere alla domanda: fu vera riforma?

Non mancheranno appro-fondimenti sulla vasta opera di rinnovamento che Pio X realizzò su altri ambiti del-la Chiesa, al suo interno e in dialogo con il mondo.

Sono aperte le iscrizioni fino al 10 ottobre prossimo. È possibile iscriversi e consul-tare il programma dettagliato del convegno sul sito www.centenariopiox.it o sul sito http://fdc.marcianum.it/. Per info: 0422.416700 – Fax 0422 416715; [email protected].

Convegno internazionale di studi

Riforma del cattolicesimo: attività e scelte di Pio XA Treviso e Venezia il 24 e 25 ottobre 2013

Un convegno di studi per ricordare Enzo Duse, drammaturgo veneto del Novecento, originario di Villadose. L’iniziativa, organizza-ta in occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte, è promossa dall’associazione Minelliana insieme all’Università Cà Foscari di Venezia e si terrà sabato 5 ottobre al Ridotto del Teatro Sociale, con inizio alle 9.30. Il primo con-vegno di studi, come ha spiegato Mario Cavria-ni, presidente della Minelliana, per fare il punto sulla figura e la ricca produzione drammaturgi-ca che ci ha lasciato Duse in eredità.

Dopo la giovanile esperienza di giornali-sta sportivo, critico teatrale e successivamente anche di direttore di quotidiani, il suo esordio come commediografo avviene nel 1926 con Quelle oneste signore, un atto unico in lingua italiana. Lo scrittore conquista il grande pubbli-co nel 1942 con Virgola, la prima commedia in lingua veneta, grazie anche alla bravura inter-pretativa della compagnia di Carlo Micheluz-zi. Da tale data le più importanti compagnie di giro italiane , che vantavano come capocomici:

Bragaglia, la Maltagliati, Benassi, Baseggio, Ca-valieri, fino addirittura a Macario, porteranno al trionfo i suoi testi, confermando la convinzio-ne del famoso commediografo Roberto Bracco che, già nel 1939, definiva Duse “il maggiore autore drammatico italiano vivente”. Ultimo suo lavoro, “I normali questi travestiti (1962) che è una paradossale satira di costume.

“La nostra città – ha detto l’assessore alla Cultura Anna Paola Nezzo – si appresta a ce-lebrare una grande figura del mondo artistico culturale. Una persona che ha fatto onore nel passato e che deve essere conosciuto anche alle generazioni future”. Con l’occasione Nezzo ha annunciato che la Fondazione Rovigo Cultura ha finanziato una rappresentazione che si terrà prossimamente al Teatro Sociale, sempre in me-moria di Duse.

All’assessore sono andati i ringraziamenti di Mauro Dalla Villa, componente del Comi-tato regionale Fita, per aver sostenuto questa iniziativa che verrà presentata in prossimità dell’evento.

Sabato 5 ottobre – Convegno al Ridotto del Teatro Sociale

Enzo Duse drammaturgoOriginario di Villadose

Commissione regionale per la famiglia e la vita

Giovani sposiin cammino… non da soli

Coinvolgere – Accompagnare – SostenereDomenica 29 settembre 2013 a Cittadella (PD)

dalle ore 9.30 alle 17.00, presso il Patronato Pio X, ha avuto luogo il VII Convegno triveneto per Cop-pie e Presbiteri, Accompagnatori delle Giovani Cop-pie. Con moltissima soddisfazione si è svolto questo Convegno che ha visto coinvolte ben 13 famiglie della nostra Diocesi di Adria-Rovigo.

Abbiamo trascorso una giornata all’insegna della formazione, della comunione, della condivisione e dell’incoraggiamento ad andare avanti. Il lavoro che ogni operatore pastorale fa all’interno della

propria comunità è preziosissimo e va valorizzato costantemente.

Siamo stati coinvolti a lavorare su 4 tematiche importanti:1. coinvolgimento delle giovani coppie; 2 iniziazione cristiana – catechesi 0-6 anni; 3 catechesi battesimale; 4 sostegno alla conflittualità.

Un grazie agli organizzatori e alle famiglie di Cittadella che si sono rese disponibili per rendere piacevole la permanenza.

Dosolina e Fabio Destro

Continuano i Lunedì della Biblio-teca ragionando di morale e politica in Machiavelli.

A cinquecento anni dalla stesura del Principe (1513) di Machiavelli, questo testo è anco-ra in grado di met-tere in imbarazzo i suoi lettori, che si scindono sulle sue possibili interpre-tazioni.

Un abile esem-pio di analisi sto-rico-politica e di retorica che invita l’Italia del Millecin-quecento rinasci-mentale intrisa di corruzione e forte-mente divisa, a riflettere sulla propria condizione e a ripren-dersi la propria dignità per mano di un Principe, capace di condurre all’unico vero fine auspicato: l’unità d’Italia.

Solo la costituzione di uno

Stato nazionale e popolare può legittimare l’uso di atti violenti e immorali da parte del Principe, quando non vi siano alternative migliori.

Qui morale e politica prag-matica rappresentano una questione ancora irrisolta.

Machiavel l i , pur nell’ambigui-tà della proposta, fornisce un poten-te contributo alla comprensione del-la politica del suo tempo ma anche dell’oggi.

Relatori saran-no l’esperto prof. Antonio Giolo già docente di filoso-fia e dirigente sco-lastico e la giovane Elena Guarnieri, laureata in filoso-fia e tuttora impe-gnata all’Univer-sità per ulteriori traguardi.

Con lei la Bi-blioteca apre spazi di ricerca e studi a

giovani studiosi che meritano di avere occasioni per affer-mare le loro qualità.

L’incontro si svolgerà pres-so la sala del Circolo Unione (Teatro Comunale) Lunedì 7 Ottobre alle ore 17,30.

Adria - Biblioteca comunale

Morale e politica in MachiavelliA 500 anni da Il Principe

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«Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro mi interes-sava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale». Credo di non esagerare nel de-finire una delle più alte pagine spirituali del nostro tempo il ‘testamento’ di Annalena To-nelli, volontaria laica di Forlì uccisa in Somalia all’età di 60 anni, il 3 ottobre 2003. Ora, a dieci esatti anni dalla morte, le Edizioni Dehoniane di Bolo-gna ci mettono in mano un’al-tra preziosa raccolta di scritti di questo straordinario per-sonaggio, un’autentica «santa anonima» di oggi. Si tratta di Lettere dal Kenya 1969-1985 (pp. 368, euro 15), relative, dunque, alla lunga stagione missionaria di questa donna che diceva di sé: «Vivo a ser-vizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religio-so, senza appartenere a nessu-na organizzazione, senza uno stipendio».Leggendole è possibile rico-struire, passo dopo passo, l’immersione di Annalena Tonelli nella realtà africana, affascinante e contraddittoria. Nel marzo 1969, da Chinga, scrive al fratello Bruno: «Mi dispiace che dalle mie lettere tu ricavi l’impressione che qui l’ambiente sia poetico, quasi di sogno: capanne di fango, stelle basse, silenzi profon-

dissimi, spazi sconfinati, fiori coloratissimi, verdi intensissi-mi, terra infuocata…. Sì, tutto questo è vero, ma qui non c’è nessuna poesia, nessunissima, se tu ti vuoi impegnare fino in fondo a calarti in mezzo a que-sta gente, a diventare il lievito dentro la pasta, a sforzati di vivere ‘come loro’». E più ol-tre: «Tutto vero e anche molto

bello quello che tu mi dici sulla natura: Dio lì è sicuramente presente (…). Ma che dire del dolore in cui tutti siamo immersi, molti di noi fino ad averne le carni o l’anima lacerate?». Di lì a soli due anni, nel 1971, scriverà: «Il problema è che qui in Africa si può ve-nire anche solo per gli uomini, ma qui in Africa si rima-ne solo per Dio. Se non c’è Dio, di qui si scappa a gambe levate finché si è an-cora in tempo o qui si muore nel senso più vero della pa-rola». A distanza di trent’anni, lei che si firmava «Annalena di Dio» conferme-rà nel ‘testamento’ quanto professato

da giovane: «La mia vita ha conosciuto tanti pericoli, ho rischiato la morte tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho esperimenta-to nella mia carne la cattiveria dell’uomo, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrol-labile che ciò che conta è solo amare». Quando Annalena parte per l’Africa ha 26 anni e una laurea in Giurisprudenza, conseguita per accontentare la

famiglia (lei aveva già fatto al-tri progetti, in quel momento sognava l’India). Arrivata in Kenya, passa 17 anni tra la po-polazione nomade del Nord-est del Paese, impegnata prima nel lavoro con i disabili (fisici e psichici) e poi incaricata dal governo locale di guidare un progetto pilota per la preven-zione e cura della tubercolosi a Wajir: nel 1978 presenterà i risultati della sua esperienza al Congresso mondiale sulla Tbc a Nairobi. Il 5 agosto 1985 la sua esperienza in Kenya si deve necessariamente conclu-dere. Dopo aver subito vari attentati, viene espulsa come indesiderata dalle autorità per aver denunciato i massacri di Wagalla, dove vennero uccise un migliaio di persone. Una tragedia di cui c’è una traccia evidentissima nelle missive di Annalena (vedi lettera in questa pagina). Ma le pagine inviate dal Kenya sono molto più che un diario personale: l’afflato spirituale che vi si respira è sempre intenso, an-che quando affiora da piccoli aneddoti di vita quotidiana. Talora Annalena espone ri-flessioni amare (mai pessimi-stiche), ma soprattutto condi-vide con gli amici i sentimenti più profondi di una donna che di sé ha detto: «Sono non sposata perché così scelsi nel-la gioia quando ero giovane. Volevo essere tutta per Dio».

Gerolamo Fazzini(da Avvenire del 1/10/ 2013)

14 la Settimana domenica 6 ottobre 2013missioni

I nostri missionari ci scrivono da...

Brasile

La Chiesa dell’America Latina

Tra pochi giorni, Papa Francesco si riunirà con la Commissione di Cardinali da lui creata per aiutarlo nel servizio alla Chiesa. La com-posizione della Commissione è stata decisa in base alla rappresentanza dei cinque continen-ti.

Ciò che può destare sorpresa, in questa no-vità assoluta nel governo della Chiesa, è che il continente americano sia il più presente. Tre cardinali su otto. E di questi, ben due saranno i latinoamericani. Ecco i nomi di questo consi-glieri: Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcive-scovo emerito di Santiago del Cile; Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, in India; Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Bavie-ra; Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, in Con-go; Sean O’Malley, arcivescovo di Boston; George Pell, arcivescovo di Sydney; e Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras.

Sarà proprio quest’ultimo, latinoamericano come Bergoglio, a coordinare i lavori del gruppo, mentre il vescovo di Albano Marcel-lo Semeraro, vicino al papa e vicino a Roma, svolgerà la funzioni di segretario. Il papa che proviene dall’America Latina mostra, perciò, una grande fiducia in questa giovane chiesa.

Si direbbe che essa stia ispirando i suoi primi mesi di pontificato, offrendo una immagine di pastore che lascia sbalorditi molti fedeli e anche persone lontane dalla fede religiosa. Lo stile della Chiesa di questa realtà lo si intravvede distintamente nel suo parlare e, soprat-tutto, nel suo agire. Voglio qui ricordare alcuni fatti significativi.

In primo luogo potremmo collocare l’esperienza della Confe-renza dei Vescovi latinoamericani tenutasi ad Aparecida (in Brasi-le) nel maggio 2007. Si può considerare quell’evento, in cui papa Bergoglio fu il coordinatore del gruppo che redasse il documento finale, come la sua esperienza ecclesiale più forte prima dell’elezio-ne al pontificato. A Rio de Janeiro, poi, tutti abbiamo avuto la chiara impressione che, nell’incontro con i giovani del mondo, sia passato il desiderio di offrire l’esempio di una chiesa ancora giovane alle chiese forse stanche per il cammino percorso in tanti secoli. Un’altra luce di novità proviene dal desiderio di superare preconcetti e paure della cosiddetta Teologia della Liberazione.

Mercoledì 4 settembre due pagine dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, erano dedicate agli scritti del sacer-dote e teologo peruviano Gustavo Gutiérrez, considerato uno dei padri della Teologia della Liberazione. In particolare, il giornale ha pubblicato un estratto del libro “Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa” che Gutiérrez scrisse nel 2004 con Gerhard Ludwig Müller, l’arcivescovo tedesco nominato nel 2012 da Ratzinger a capo della Congregazione per la Dottrina della fede. Gustavo Gutiérrez, è l’autore anche del volume, Teologia della Libe-razione, uscito in Perù nel 1971, da molti ritenuto il testo fondante di questa ricerca, che tenta di interpretare la fede a partire dalla prassi storica concreta dei poveri di questo mondo, delle classi oppresse, dei gruppi etnici disprezzati, delle culture emarginate. Essa lega in-fatti la riflessione sulla fede all’azione politica, sottolineando la forza di liberazione sociale del messaggio cristiano. Dopo molti anni di equivoci, ombre e sospetti si passa a considerare questo modello di riflessione teologica come un buon supporto alla nuova evangeliz-zazione.

Un altro passo interessante, in questo senso, è pure la decisio-ne di Papa Francesco di riprendere il processo di canonizzazione del vescovo Dom Oscar Romero, martirizzato mentre celebrava la Messa il 24 marzo1980, in un momento forte dei confronti politici e sociali, allora esistenti in quasi tutti i paesi del Sud America.

Nell’omelia dell’11 novembre 1977, mons. Romero affermava: “missione della Chiesa è identificarsi com i poveri”. A causa di pressioni da parte di alcuni settori, quel processo sembrava archiviato.

Segni dei tempi. Il Papa che giunse dalla “fine del mondo”, non nasconde il suo desiderio di offrire un modo latinoamericano di an-nunciare e vivere il Vangelo.

Don Gabriele

3 ottobre 2003 a 10 anni dal martirio

«Annalena di Dio» e dei poveri

Cattolici vietnamitiPreghiere contro le calunnie

Uniti ai fratelli cristiani perseguitati nel mondo

Il 16 settembre scorso a Vinh, città del nord del Vietnam, è stata celebrata una messa “per la pace e la giustizia”, in ri-sposta alle calunnie di tv e giornali governativi, che promuo-vono da giorni una campagna diffamatoria verso la diocesi. Hanno partecipato vescovi, sacerdoti e migliaia di fedeli. “Siamo preoccupati. Non possiamo dire per quanto ancora gli attacchi, le menzogne, le calunnie andranno avanti. E’ una situazione pericolosa e preoccupante per i cristiani”, ha spiegato ad AsiaNews il vescovo locale, monsignor Paul Nguyen Thai Hop, al centro nelle ultime settimane di una violenta aggressione da parte dei media e delle autorità vie-tnamite. I vertici cattolici non nascondono il rischio di altre rappresaglie. “Noi vogliamo la pace, la libertà, e la dignità dei diritti dell’uomo”, ha affermato il presule, ma “sfortuna-tamente tutto questo non dipende dalla nostra volontà”

2000 - 2013

Santa Maria Chiara NanettiIl 1° ottobre 2000 è stato il 13 an-

niversario dalla canonizzazione di Santa Maria Chiara Nanetti.

6 ottobre: XXVII domenica del tempo ordinario

(Ab 1,2-3; 2,2-4; Sal 94; 2Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10)

Ciò che rivela la nostra vocazione cri-stiana è l’annuncio che portiamo, cioè il dono della Salvezza che abbiamo ricevuto e dobbiamo necessariamente condividere.

Dio ci chiede di rimanere saldi nell’ora della prova e di non cedere alla disperazio-ne, sull’esempio di Gesù: anche per questo è opportuno rinvigorire l’annuncio missiona-rio del Vangelo. Noi, oggi, intendiamo rav-vivare la nostra speranza e, con gli apostoli,

chiedere con forza al Signore: “Aumenta la nostra fede!”

Preghiera dei fedelip Per noi che viviamo qui la missione,

perché accogliamo con gioia la chiamata a donare la nostra vita per gli altri, mossi sempre dalla riconoscenza verso Dio, pre-ghiamo.

p Per coloro che vivono la missione in terre lontane, perché la fede e la testimo-nianza continuino ad essere forti e siano perseveranti anche in mezzo alle difficoltà, come richiede la vocazione missionaria di ogni cristiano, preghiamo.

“La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Pensate questo voi? Siete d’ac-cordo? Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandoglielo! Dietro e prima di ogni vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, c’è sempre la preghiera forte e intensa di qualcuno: di una nonna, di un non-no, di una madre, di un padre, di una comunità... Ecco perché Gesù ha detto: «Pregate il Signore della messe - cioè Dio Padre - perché mandi ope-rai nella sua messe!» (Mt 9,38). Le vocazioni nascono nella preghiera e dalla preghiera; e solo nella preghiera possono perseverare e portare frutto»”. (Papa Francesco 23 aprile 2013)

Ottobre Missionario – II settimana (6 - 12 ottobre)

Vocazione “Considerate, fratelli, fa vostra vocazione” (1 Cor 1, 26a)

Gli inediti

«Siamo fatti per diventare santi, tutti insieme»

Lettera alla mamma,23 aprile 1969 GarissaCarissima mamma… so, in maniera pienamente consapevole,

fin nelle più intime fibre del mio essere, che il Signore è qui, con noi, che Lui ci ama pazzamente e che Lui vuole, ci chiede, pretende da noi che noi ci facciamo santi, santi dico, tutti insieme, col poco o col molto di cui siamo stati dotati in partenza, col poco o col molto che ci è stato regalato o che abbiamo conquistato per strada… senza nessun riguardo per le cadute di ogni giorno, per gli attacchi di cecità e di sordità di ogni ora, per il nostro traballare e incespicare di ogni minuto… Per questo non ho paura di parlare, per questo quasi mai - credo - ho il rimorso di essere salita in cattedra, di avere preteso, io che non sono niente, di insegnare a degli uomini di Dio a diventare autentici uomini di Dio. Il fatto è che ogni volta che parlo, io sono la prima persona a cui parlo, io sono la prima persona a cui chiedo un’autentica, vera matura presa di coscienza, io sono la prima che ascolta.

Annalena Tonelli

La biografia

Martire in SomaliaAnnalena Tonelli non era medico, eppure una sua proce-

dura contro la Tbc è stata adottata dall’Oms. Nata nel 1943 a Forlì, fin da giovane s’interessa del terzo mondo e fa nascere in Romagna un Comitato contro la fame. Nel 1963 parte come missionaria laica per l’Africa, prima tra i nomadi del Kenya e poi (dal 1985) in Somalia. A Borama fonda un ospedale da 250 letti e una scuola per bambini disabili e sordi; lì il 3 ottobre 2003 è stata uccisa da un estremista islamico. La sua vicenda è stata narrata da Miela Fagiolo D’Attilia e Roberto Zanini nel libro «Io sono nessuno» (San Paolo 2004).

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domenica 6 ottobre 2013 la Settimana

15radio kolbeRovigo e Provincia 91.200 mhz Rovigo città 94.500 mhz Lendinara 98.400 mhz Canda 98.700 mhz Ficarolo 98.500 mhz

Radio Kolbe On lineE’ possibile riascoltare e scaricare le rubriche di Radio Kolbe sul nostro blog:

radiokolberovigo.blogspot.it

Ponte Radio - Ospite Livio Ferrari del Centro Francescano di Ascolto

Un corso per volontari dello Sportello PinocchioDa quasi due anni è attivo

nella nostra città lo Sportello Pinocchio. Si tratta di un servizio rivolto ai minori che si sono resi autori di re-ati nel territorio polesano. E’ stato attivato dal Centro Francescano di Ascolto ed è svolto in collaborazione con l’Ufficio Servizi Sociali Minorenni del dipartimen-to della Giustizia Minorile di Mestre. E’ un servizio che si regge sul volontariato, come tutti i servizi attivati dal Centro Francescano. E’ necessario però che i volon-tari che si apprestano a svol-gere tale servizio siano pre-parati. Per questo il Centro Francescano in collaborazio-ne con il Centro Servizi per il Volontariato organizza un corso di formazione rivolto a nuovi volontari intitolato ap-punto: «Minori: da problema a risorsa». Ne parliamo que-sta settimana a Ponte Radio con Livio Ferrari, direttore del Centro Francescano di Ascolto. Come ha spiegato Ferrari «Il corso è destinato

a coloro che possono essere interessati a diventare opera-tori volontari all’interno del-lo Sportello Pinocchio, che ha appunto il compito di aiutare, sostenere, promuovere per-corsi di crescita dei minori ed adolescenti al fine di favorire lo sviluppo delle condizioni di benessere individuali at-traverso interventi diretti ai minori stessi, ai loro genitori, alla loro famiglia, agli adulti di riferimento».

Le iscrizioni dovranno essere presentate entro il 19 ottobre mediante una scheda che si può scaricare dal sito web: www.centrofrancesca-nodiascolto.it oppure ritirare presso la sede del centro fran-cescano in via Mure Soccorso, 5 o anche al CSV di Rovigo che si è da poco trasferito in Viale Tre Martiri 67/a. Le lezioni inizieranno il giorno 24 ottobre con orario 18.00-20.00. Titolo della prima le-zione: “Rapporti personali e motivazioni”. Seconda lezio-ne il 31 ottobre: “Le capacità relazionali dell’operatore so-

ciale; terza lezione, giovedì 7 novembre: “La relazione d’aiuto”. Queste prime tre le-zioni saranno tenute da Livio Ferrari. La quarta lezione, giovedì 14 novembre, titolo “La normativa, le leggi e l’ese-cuzione della condanna” sarà tenuta da Monia De Paoli, assistente sociale dell’Ufficio Servizi sociali minorenni di Mestre. Le ultime due lezioni si terranno rispettivamente giovedì 21 novembre, titolo: “I minori e la trasgressione”

e venerdì 22 novembre, titolo “percorsi e progetti: da mino-re ad adulto” e saranno tenu-te da don Ettore Cannavera, Fondatore e responsabile della Comunità “La Collina” di Serdiana, Cagliari, nonchè cappellano del carcere mino-rile di Quartucciu.

Nel corso del 2012, ha detto Livio Ferrari durante l’intervista, gli operatori vo-lontari hanno seguito dieci ragazzi: 8 maschi e due fem-mine. Sei di nazionalità ita-

liana e quattro stranieri, in un percorso di sostegno e di rein-serimento sociale. Cinque dei minori seguiti hanno conclu-so positivamente il percorso di volontariato, due hanno interrotto il percorso e tre lo stanno proseguendo anche nel corso di quest’anno e le risultanze fanno ipotizzare un risultato positivo.

Livio Ferrari è anche al termine del suo mandato come Garante per i Diritti dei Detenuti per il Comune di Rovigo e con lui nel corso della puntata abbiamo anche fatto il punto della situazione attuale per quanto riguarda il carcere rodigino.

Roberto Giannese

Le nostre rubricheLUNEDI

10.00 “Maria Maestra di Speranza” a cura del Centro Mariano; 11.00 “Insieme per pregare” a cura dell’Apo-stolato della Preghiera con Anna Cecchetto; 11.40 “Con gli ultimi” a cura di Giovanni Dainese; 17.05 “Librando, libri in volo” con Dante Cerati; 18.20 “Ponte Radio”, a cura di Roberto Giannese; 21.15 “Radio Volontariato” a cura del Centro Servizi di Volontariato di Rovigo, con Francesco Casoni.

MARTEDI 10.00 “Polesine Coast to

coast” 11.00 “ArabRovigo” rubrica interculturale a cura dell’associazione Casa Marocco, in studio Dounia e Valentina; 18.20 “Sulle ali di Maria Bolognesi”, a cura del Centro Maria Bolognesi; 21.30 “Ponte Radio” ;

MERCOLEDI10.00 “Insieme per prega-

re” a cura di Anna Cecchetto; 17.05 “Sulle aldi di Maria Bolognesi”; 18.20 “Con gli ultimi” a cura di Giovanni Dainese; 21.15 “Polesine Coast to coast”;

GIOVEDI 10.00 “Voce Francescana”

a cura del Ordine Francescano Secolare del Polesine;

11.00 “Librando, libri in volo” con Dante Cerati; 17.05 “Polesine coast to coast” 18.20 “Radio Volontariato” a cura del CSV di Rovigo;

21.30 “ArabRovigo” ru-brica interculturale a cura dell’associazione Casa Marocco

VENERDI 10.00 “Maria Maestra

di Speranza”” a cura del Centro Mariano; 11.00 “Radio Volontariato” ; 17.05 “ArabRovigo” a cura dell’As-sociazione Casa Marocco; 18.20 “Ponte Radio”, 21.30 “Per un pugno di film”; 22.30 “Polesine Coast to coast”

SABATO 10.00 “Voce Francescana”

11.00 “Tra le braccia di Maria Bolognesi”; 11.30 “Con gli ultimi”; 17.05 “Insieme per pregare”; 17.40 “Librando” 18.20 “Buona Domenica”, ri-flessioni e commenti per la do-menica a cura di Don Bruno; 21.30 “Per un pugno di film” ;

DOMENICA 10.00 “Insieme per prega-

re”; 11.00 “Voce Francescana”; 16.30 “Buona Domenica”; 17.40 “Per un pugno di film”; 22.00 “Sulle ali di Maria Bolognesi”, a cura del Centro Studi Maria Bolognesi.

DAL LUNEDI’ AL VENERDI’

9.30 e 20.45 “Dall’alba al tramonto”, a cura di don Bruno Cappato;

8.30, 12.10, 20.00, 23.00 “La radio informa” con Roberto Giannese;

19.00 Santa Messa in di-retta dal Duomo di Rovigo;

12.15 e 20.15 “Rassegna stampa ecclesiale” a cura di Enzo Costa.

22.00 Preghiera della sera.

Quando?

Dounia e Valentina ospitano questa settimana Halima Benbouchaib (nella foto al centro) di nazionalità marocchina che negli anni ‘80 ha lavorato anche nella televi-sione. Poi una volta arrivata in Italia, ha cominciato a de-dicarsi al sociale, nell’area del Triveneto.

L’intervista è stata l’occa-sione per parlare dei proget-ti che hanno avuto successo proprio in tema di integrazio-ne della popolazione maroc-china nel Triveneto.

«Io collaboro anche con associazioni italiane e non solo marocchine, tra cui Avis, Aido e Pianeta Donna, che si occupa della prevenzione del tumore al seno delle donne».

Halima poi ha parlato del Festival Italomarocchino giunto alla seconda edizione e che si è svolto proprio in que-sti giorni. «La finalità di que-sto festival - ha detto Halima - è fare conoscere agli italiani, le abitudini, gli usi e i costumi del Marocco ma anche di altre nazionalità. Dunque un vero incontro di popoli. Il festival coinvolge diverse città del Veneto. L’apertura è in pro-gramma il 3 ottobre alle 10.00 a Venezia a Palazzo Balbi alla presenza del presidente della Regione Veneto.

Alle ore 12. 45 un corteo di gondole con a bordo le au-torità marocchine si dirigerà verso Ca’ Farsetti dove la delegazione delle comunità marocchine e le autorità ma-rocchine si incontreranno con il Sindaco di Venezia e le au-

torità cittadine della città lagu-nare.

Il giorno successivo si andrà a Treviso presso l’Audi-torium della F o n d a z i o n e Benetton Studi Ricerche, e alle 20.30 inizierà la serata inaugu-rale del Festival con un concerto di musica Lirica e di musica Andalusa. Il 4 ottobre la città sede del fe-stival sarà Padova dove alle 10.30 a Palazzo Moroni si ter-rà un incontro sul tema della coesione tra i popoli.

L’intento è quello far na-

scere una riflessione sulle di-verse modalità in cui viene affrontato il tema della con-vivenza e dell’accoglienza. Sabato 5 ottobre il festival si sposterà a Silea dove alle 10 presso il parco di Lanzago si terrà un incontro con i talenti

marocchini residenti in Italia. Sempre sabato 5 ottobre a Treviso alle 16.30 folklore ma-rocchino in piazza San Parisio. Il festival si concluderà poi il giorno 6 ottobre a Silea, sem-pre al parco Lanzago, con un workshop sull’integrazione alle ore 10 e con la musica po-polare marocchina alle 16.30. La prima edizione del Festival ha ottenuto addirittura il ri-conoscimento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano».

Per informazioni precise sul programma dell’evento si può visitare il sito www.festi-valitalomarocchino.it

r. g.

Ponte Radio è in onda ogni lunedì e venerdì alle 18.20 e il martedì alle 21.30

Arab Rovigo

Il Festival Italomarocchino Presentato da Halima Benbouchaib

Terza puntata di Polesine Coast to Coast. Questa volta è stato invitato don Fabio Finotello, responsabile del-la Pastorale giovanile per la nostra diocesi, ruolo che ri-veste da circa un anno.

Thomas Paparella ed Alberto Boldrini hanno chie-sto a don Fabio come è nata la sua vocazione al sacerdo-zio: «Ero al secondo anno di Università e stavo seguendo i miei corsi di filosofia - ha spiegato don Fabio - ed è proprio lì che ho iniziato ad interrogarmi profondamente sul senso di fare una scelta di vita totale e fatalità duran-te il corso di filosofia teore-tica, un giorno un professore mi ha messo di fronte ad un libro che parlava proprio del “senso di dare tutto”.

Io cercavo un modo per dare veramente tutto an-che a livello di pazienza, di tempo, delle cose che fanno anche soffrire. Ho avuto su-bito la tentazione di entrare in seminario, ma ho voluto aspettare di terminare i miei studi universitari, anche su consiglio degli altri sacerdoti e dei famigliari.

E’ stata anche quella una sofferenza, terminare l’Uni-versità pur sapendo che la mia scelta sarebbe stata di-versa». Hanno poi chiesto al giovane sacerdote del con-

vegno di sabato scorso de-dicato ai giovani animatori durante il quale sono state spiegate quali saranno le at-tività del nuovo anno pasto-rale, giornale, rete e radio: «la chiave è comunicare - ha detto don Fabio - fare circo-lare la bellezza dei giovani del Polesine, che tante volte non viene riconosciuta e che si guarda spesso con pessi-mismo. Si guarda a questa categoria che dice tutto e non dice niente, invece que-sta volta vorremmo provare a dire qualcosa sui giovani, usando i canali che possono farci trasmettere esperienza, modi di stare assieme.

Noi abbiamo una bella realtà di associazioni giova-nili e gruppi giovanili, penso che questa sia una cosa rivo-luzionaria. E’ un tesoro che non possiamo disperdere». Uno degli strumenti di co-municazione fondamentali sarà il sito www.5pani2pesci.it.

r. g.

Polesine Coast to Coast

Con Don Fabio Si parla ancora della GMG

Quando?

Quando?

Ogni martedì alle 10.00, mercoledì alle 21.15, giovedì alle 17.05 e vener-dì alle 22.30

In onda ogni marte-dì alle 11.00, il giovedì alle 21.30 e il venerdì alle 17.05

Page 16: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

16 la Settimana domenica 6 ottobre 2013rubricheOrari Sante MesseAdria

Adria-Cattedrale: Festive 7.30 - 9.15 - 10.30 - 12.00 - 19.00; Feria-li: 7.30 - 8.30 - 19.00; Prefestiva 19.00.Casa di Riposo: 17.00.Divin Lavoratore: Festive: 9.30 - 11.30 - 18.00; Feriale 18.00; Pre-festiva 18.00.Tomba: Festive: 8.00 - 9.30 - 11.30 - 19.00; Feriale: 8.00 - 18.30; Prefe-stiva: 19.00.S. Vigilio: Festive: 8.00 - 10.00; Prefestive: 18.30.

Rovigo

Duomo Concattedrale: Festive: 7,00- 8.30 - 10.00 - 11.30 - 19.00 - Feriali: 7.00 - 8.00 - 10.00 - 19.00SS. Francesco e Giustina: Festi-ve: 10.00 - Per i cattolici anglofoni 11.00 (Chiesa del Cristo) - 11.30 - 18.30 - Feriali: 18.30 (Chiesa del Cristo, tranne al sabato)Rovigo Commenda: Festive: 8.00 - 10.00 - 11.30 - 19.00 - Feriali: 7.00 - 19.00Maria SS.ma Madre di Dio (del-

le Rose): Festive: 8.30 - 10.30 - 12.00 - 19.00 - Feriali: 8.30 - 19.00S. Bartolomeo Apostolo: Festi-ve: 8.00 - 10.00 (Iras - infermeria ore 10.00) - 12.00 - 19.00 - Feriali: 8.30 - 19.00 (Iras - Casa soggiorno sabato ore 16.45)S. Pio X: Festive: 8.30 - 10 - 11.30 - 17. Prefestiva: 17 - Feriali: 8.30 (al mercoledì alle 18).S. Antonio: Festive: 10.00 in Casa Serena - 11.00 - 18.30 - Prefestiva: 18.30 - Feriale 18.30. Tempio “La Rotonda”: Festiva: 10.30 - Feriale: 9.00Centro Mariano: Festiva: 10.00 - Feriale: 7.30S. Domenico: Festive: 9.00 - 11.00 - 18.00 - Feriali: 8.00 - 18.30 Cappuccini: Domenicale e festi-vo: ore 7.30 - 9.00 - 11.00 - 17.00 Prefestiva: ore 17.00 - Feriale: ore 9.00 - 17.00.S. Rita: Festiva: 10.00 - Feriale: 18.00 (solo al Sabato)Carmelo della Trasfigurazione: Festiva: 8.00 - Feriale: 7.30.Ancelle della SS.ma Trinità: Fe-stiva 8.30 - Feriale: 7.30.

I Francescani del Nord-Est si incontrano al Capitolo delle Stuoie ad Aquileia il 21 settembre 2013

“Et dame fede dricta...” con Francesco ripartiamo da Aquileia

Come sempre agli appunta-menti del Mo.Fra.Ne (Movimen-to Francescani del Nord-Est) i francescani rispondono in gran numero e anche quest’anno, nonostante qualche distanza, ci siamo riuniti ad Aquileia per l’annuale Capitolo delle Stuoie. Non poteva esserci sede più ap-propriata nell’Anno della Fede dal momento che Aquileia rap-presenta la culla dove ha avuto origine il cristianesimo in que-sta parte dell’Italia, grazie anche all’evangelizzazione dei martiri Ermacora e Fortunato. E sulla fede si è soffermato il relatore cappuccino fra Pietro Maranesi, che ha commentato con riflessioni approfondite la preghiera che San Francesco, secondo la tradizione, rivolse al Crocifisso di San Damiano. Francesco stava in un profondo stato di sofferenza e di confusione di pensieri, in cerca di chiarimento della sua vocazio-ne. Ormai aveva incontrato il Signore Gesù, ma aveva bisogno di conoscere la Sua volontà, bramoso di compierla interamente. Dopo che il Signore ha chiesto: “Va’, Francesco, e ripara la mia casa”, il Santo capisce che non può attendere a riparare alla casa del Signore se prima non cambia lui, se prima non avviene la “santa e verace” conversione. Ma Francesco ha bisogno che il Signore lo liberi dal peccato, gli dia fede, speranza, carità, sag-gezza e forza, così si rivolge a Lui: “Altissimo ee glorioso Dio!”, è il Re dei re, il Signore dei Signori, che ha vinto l’antico avversario e nella potenza misteriosa della croce fa risplendere il suo potere regale. Nei momenti di scelta Francesco ha ripetuto questa pre-ghiera strategica, riconoscendo la trascendenza di Dio, e si chie-derà di continuo: “Chi sei tu, dolcissimo Signore mio? E chi sono io, vilissimo verme e disutile ser-vo tuo?” Egli sente il Padre una p e r s o n a amica, fa-miliare, e si rivolge con confidenza d a n d o g l i del “Tu”. “Illumina le tenebre del

cuore mio!”., dammi luce. Sono nella tenebra, nel peccato, nel buio. Francesco desidera ascoltare per poi fare. Vuole un cuore illuminato per allontanarsi dal male, e questo può farlo se ha la “conoscenza”, se ha una “fede dricta, speranza certa, carità per-fetta”. Allora può operare. nelle “Lodi di Dio Altissimo” Fran-cesco, incendiato d’amore, dopo l’impressione delle Stimmate, ha colto la presenza di Dio in lui e lo acclama nella pienezza del tutto: “Tu sei la nostra fede, la nostra speranza, la nostra carità”. La fede è il fondamento del passato, la carità è l’amore del pre-sente, la speranza è il futuro e queste modalità riguardano anche noi. L “fede dricta” sono gli occhi rivolti al Crocifisso, Francesco tocca il Cristo e poi parte per la missione. Le tre virtù teologali sono necessarie per camminare in novità di vita. Nel “Testamen-to” Francesco dice: “E il Signore mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”(FF.). Francesco comprende che Gesù lo ha amato fino in fondo senza chiedergli nulla, deve solo fidarsi di questa logi-ca. La “fede dricta” é dunque accogliere, fare posto nella carità perfetta. Egli ha avuto la fortuna di passare attraverso l’incontro con il lebbroso e poi è arrivato al Crocifisso, che con braccia aper-te accoglie i “lebbrosi”. Dice ancora nel “Testamento”: “All’ini-zio avevo una grande difficoltà ad amare...e feci misericordia con essi, i lebbrosi”. Qui comprende il senso della gratuità, deve amare senza pretendere nulla.

La “speranza certa” è il cammino fidandosi di Dio, senza fare alcun progetto per incontrare i fratelli. La vita diventa progetto strada facendo.; il futuro è responsabilità, è cura, è speranza cer-ta. A Francesco è chiesto di camminare anche se non sa cosa fare, non scappa, però, perché ha il coraggio del futuro. Smarrisco me stesso, ma vado avanti, è la “carità profonda” maturata dopo la fede e la speranza. Dio non ha bisogno di lui, ma l’incontro con Lui gli dà coraggio. La preghiera di Francesco è profonda e su di essa si fonda tutta la nostra spiritualità francescana, che passa attraverso volti, persone. E’ lo stile di Francesco che è lo stile del Vangelo, camminare senza strategie.

Dopo il profondo commento alla preghiera di Francesco al Crocifisso, è stata effettuata una interessantissima visita guida-ta alla maestosa Basilica romano -gotica dedicata alla Vergine e ai Santi Ermacora e Fortunato. Qui, dopo l’editto di Milano del 313 d. Cr. la comunità cristiana edificò il primo edificio di culto. Nell’attuale Basilica di rilevante interesse sono il pavimento co-stituito da un meraviglioso mosaico policromo, compendio di simboli evangelici, e l’elegante soffitto ligneo a nave carenata, i quali racchiudono oltre mille anni di storia cristiana.

La intensa giornata vissuta tra spiritualità francescana e arte si è conclusa con la celebrazione Eucaristica presieduta dall’Ar-civescovo Metropolita di Gorizia, Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, che ci ha ricordato che la fede è un incontro, uno sguar-do, una ricerca molto personale, come ripete anche Papa France-sco, e come lo stesso Francesco d’Assisi ha sperimentato con la misericordia di Dio che gli ha cambiato la vita.

Francesca Magon

- CHE COS’È IL CENTRO DI AIUTO ALLA VITA?E’ un servizio di volontariato a disposizione della donna che si trova in difficoltà a causa di una maternità difficile.- CHI PUÒ RIVOLGERSI AL CENTRO AIUTO ALLA VITA?Ogni donna in una situazione difficile per la sua maternità: la ragazza non sposata che attende un figlio; la donna già madre che aspetta un altro bambino e ha bisogno di aiuto; ogni

donna che ha paura di un figlio, che non riesce ad accettarlo che lo sente come un problema- CHI C’È AL CENTRO AIUTO ALLA VITA? Una donna che ti capisce, e ti offre la sua amicizia. Volontari qualificati per darti un aiuto, un consiglio, ospitalità, informazioni sui tuoi diritti e sui diritti del bambino. Se ne hai bisogno puoi trovare aiuti domestici di emergenza e famiglie amiche da cui avere ospitalità.

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CentrodiRaccoltaExScuolediRunzi–•BagnolodiPo-2°Domenicaeultimadiognimesedalleore15alle17

S.O.S.VITANUMEROVERDE800.813000

Le difficoltà della vita non si risolvono eliminando la vita

ma superando le difficoltà

Ricominciano i nuovi pensieri degli agricoltori. Con ottobre, infatti, ci inol-triamo nel mese delle semine per le col-ture autunno-invernali e gli imprenditori devono decidere cosa seminare e quanta superficie destinare. Nelle nostre plaghe la scelta segue un piano di investimenti ristretto ai cereali a paglia, al colza, e alle orticole di stagione. In un contesto di nor-mali rotazioni agronomiche l’agricoltore potrà disporre di circa un terzo del tota-le da investire o anche meno se si avvale delle varie misure relative alla “condi-zionalità” con le quali l’Unione europea incentiva un’agricoltura più sostenibile. All’orizzonte, nuove specie coltivabili di un certo interesse non s’intravvedono.

Da qualche lustro sono apparse le col-ture oleaginose che per questo periodo si identificano nel colza ma la sua presenza si concretizza sul migliaio di ettari o poco più, e che quest’anno non appare modi-ficato in aumento. Il criterio-base nella ripartizione della superficie è quello che poggia sulle rotazioni agronomiche i cui vantaggi gratuiti non hanno bisogno di

essere illustrati. idimensionata la corsa al mais che caratterizzava l’agricoltura dei decenni passati - che pur, tuttavia, reclama ancora un buon quaranta per cento della SAU detenendo il primato egli investimenti - il criterio che guida gli imprenditori nelle scelte è informato su due entità: una di carattere agronomico che poggia sulle scelte varietali e le rela-tive pratiche e l’altra sulle previsioni di mercato che interesseranno le produzioni

al momento della loro esitazione. La più aleatoria è la seconda in quanto riguarda aspetti economici che si configurano lon-tani nel tempo per le cui previsioni non ci sono modelli che possano offrire una cer-ta attendibilità, stante la loro complessità dovuta alle numerose variabili che inter-feriscono condizionandosi a vicenda. In altre parole è il mercato che lo si può para-gonare al tempo meteorologico con le sue turbolenze: qui dovute ai fenomeni fisici, là a quelli politici, finanziari e speculativi a livello mondiale. A fare la livella ci pen-sa l’andamento meteo che quest’anno ha condizionato tutte le coltivazioni e i cerali a paglia autunno-vernini ne sono usciti un po’ malconci. Di fronte a queste pro-spettive l’imprenditore ha poche possibi-lità di manovra e quelle che ha si giocano sulla razionale impostazione agronomica nelle coltivazioni per poter stipulare con-tratti di filiera con l’industria. A detta de-gli esperti appare una delle vie da seguire per galleggiare nel mare della globalizza-zione. Alla prossima.

Orazio Cappellari

In campagna

Ottobre: pensiamo alle semine

Taunotizie

angolo francescanoa cura dell’Ordine Francescano Secolare del Polesine

Farmacie di turnoFarmacie di Turno notturno e diurno a Rovigo

nella settimana dal 6 al 2 ottobre 2013

Domenica 6 - Tre Colombine, Via L. Barucchello, 10 Rovigo.Lunedì 7 - Comunale n. 3 Via Tre Martiri, 61 Rovigo.Martedì 8 - Sant’Ilario, Viale Gramsci, 34 Rovigo.Mercoledì 9 - S. Pio X Via Amendola,15 Rovigo.Giovedì 10 - Rhodigium S.A.S, Via Umberto I, 44 Rovigo; Comu-nale n. 4 Boara Polesine.Venerdì 11 - Tre Mori, Via Zanella, 14 Rovigo; Comunale n. 2 San Apollinare.Sabato 12 - Centrale, P.zza V. Emanuele II, 17 Rovigo; “La Fenice”, Via Meucci, 2/4 Boara Pisani; pomeriggio: Comunale n. 3 Via Tre Martiri, 61 Rovigo.

Simone Martinello di Rosolina con la lirica “Angeli lenti” ha vinto il primo premio assoluto nella sezione lingua italiana al XIX Concor-so nazionale biennale di poesia promosso dal Comune di Bardolino in provincia di Verona nell’ambito dell’annuale festa dell’uva e del vino.

Alla prestigiosa manifestazione culturale – strutturata anche nel-le sezioni dialetto del Triveneto e a tema su Bardolino il territorio, l’economia, il paesaggio - sono pervenute quattrocento liriche da concorrenti di quasi tutte le regioni italiane giudicate dalla commis-sione presieduta dal ch.mo prof. Gian Paolo Marchi ordinario emeri-to di letteratura italiana all’università di Verona e composta tutta di docenti universitari.

Questa la motivazione dettata dal prof. Giuseppe ChiecchiNella solitudine della natura, rarefatta dal raggio traverso del

sole, il luogo oscilla «tra buse e lanche», tra verbo e realtà. L’even-to resta così sospeso nell’incerta solitudine dell’ansa del fiume, delle cose e degli echi: è l’occasione improvvisa, è il lieve annuncio di una ancipite possibilità, che avviene, o meglio che sta per avvenire, tanto nella intima prossimità della corrente, quanto nelle interiori adiacen-ze al flusso poetico. Molti fili, non solo quelli denotati, compongono la trama testuale, dalle «orme» di inizio alle «acque / tumultuose e torbide» che, alla fine, respingono l’attesa, in un intreccio che co-munque non si dipana, che resta liricamente sospeso al canto degli «angeli lenti», nell’attesa del «messaggero

Il poeta rodigino riceverà l’ambito riconoscimento questo sabato nel corso della cerimonia conclusiva dalle mani del Procuratore della Repubblica alla presenza delle autorità istituzionali della provincia.

XIX Concorso Nazionale di Poesia

Grappolo d’OroVinto da Simone Martinello di Rosolina

Comune di Rovigo - Servizio Pari Opportunità

“Pronto Donna”N. verde 800.391.609

e-mail: [email protected]

“Servizio di ascolto telefonico del Comune di Rovigo rivolto alle donne, italiane e straniere, che desiderano ascolto informazioni e aiuto”.

Cerchi aiuto? Need help? Besoin d’aide? Cerchi informazioni? Need information? Cherchez informations?

Siamo reperibili… il martedì, mercoledì, venerdì dalle ore 13.30 alle 15.30.

Page 17: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

17la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 cultura

Sembra doveroso con-dividere in qualche modo un’esperienza di Chiesa che dovrebbe riscuotere profondo interesse da parte di ogni bat-tezzato.

Per introdurre l’avve-nimento è utile presentare l’Istituzione che ogni anno si fa promotrice di un con-vegno internazionale sulle tematiche vocazionali: l’EVS (European Vocation Service) cioè la Commissione Europea per le Vocazioni, patrocinata dalla Conferenza Episcopale Europea. Al tradizionale Convegno annuale di luglio sono invitati mediamente una quarantina di persone, in grandissima prevalenza sacerdoti, responsabili della pastorale vocazionale del pro-prio paese. Da qualche anno (Ungheria 2010, Austria 2011 e Roma 2013) portano il con-tributo del loro interesse verso questo fondamentale aspet-to della vita ecclesiale anche una coppia di coniugi serrani, laici ammessi ad ascoltare e a dibattere relazioni di elevato spessore pastorale, teologico e formativo, focalizzate sulla attenzione per i chiamati alla vita consacrata.

Ciò avviene in un clima di grande familiarità e confiden-za perché i partecipanti sono in maggioranza i medesimi da alcuni anni, uniti nella pre-ghiera comunitaria e nel pro-ficuo scambio di riflessioni. Molti hanno compiuto corsi di perfezionamento accademico in qualche pontificia univer-sità in Roma, per cui l’italiano è l’idioma più comunemente utilizzato; ma anche l’inglese e il francese hanno rilevanti spazi e poi esistono nicchie per il tedesco e lo spagnolo.

Per dare maggiore con-cretezza alla presentazione e facilitare la comprensione di quanto avvenuto, può essere proficuo rivisitare sintetica-mente il programma svolto. Naturalmente in questa sede non è possibile riportare in modo esauriente quanto è stato esposto in tre giornate di confronto, ma può essere sufficientemente rappresenta-tivo citare qualche intervento e qualche relatore per deline-are l’avvenimento almeno nei suoi momenti più significati-vi e per stimolare l’attenzione e la riflessione del lettore.

Il tema attorno al quale sviluppare concetti e orienta-menti era estremamente sug-gestivo e inequivocabile: ”Il presbitero, testimone gioioso di fecondità vocazionale”.

Già nel saluto iniziale di Mons. Cantoni, Vescovo di Crema e nuovo presidente della EVS, veniva evidenzia-to il tema cruciale della pro-grammata discussione, cioè “il discernimento intorno alla qualità della vita del presbitero, condizione essenziale perché egli sia un testimone gioioso di una vita piena e bella nel ministero ordinato, degna di essere presa in considerazione da parte dei giovani di oggi”. Dopo un forte richiamo alla fecondità della preghiera, per sottolineare il primato di Dio, il Presule invitava a considerare alcu-ne importanti caratteristi-che del sacerdote “fecondo”: gratitudine per il dono rice-vuto, ricchezza in umanità, pienezza di carità pastorale. Contemporaneamente, con realistico atteggiamento di

pastore responsabile, affer-mava come in molti sacerdoti siano rintracciabili sentimenti di aridità, di stanchezza spiri-tuale, di amarezza e di delu-sione e come la soluzione pos-sa identificarsi nell’affiancare questi sacerdoti nello sforzo di raggiungere “maturità umana, spirituale e pastora-le”.

Il saluto di Mons. Nico Dal Molin, direttore dell’UN-PV della CEI, entusiasta orga-nizzatore di questo Convegno e noto anche ai serrani di Rovigo per essere stato re-latore in uno degli incontri dello scorso anno, si è fonda-to sul richiamo al “Credo del Popolo di Dio” di Papa Paolo VI, alla “Speranza fondata sulla Fede” di Papa Benedetto XVI, all’esortazione ancora di Paolo VI a “ritornare alle sor-genti della gioia di essere cri-stiani”.

La dotta relazione del bi-blista Prof. Estrada ha anco-rato il naturale atteggiamen-to gioioso del cristiano alle sorgenti più profonde della nostra Fede, cioè alla Parola rivelata, ricordando i nume-rosi passi e brani delle Sacre Scritture nei quali gioia e chiamata sono strettamente correlate l’una all’altra.

Interessanti sono apparse le comunicazioni delle per-sonali esperienze pastorali di tre giovani consacrati.

Don Roberto Ferranti, di-rettore del Centro Nazionale per le Vocazioni in Albania, fidei donum della diocesi di Brescia a questa rediviva

chiesa, martire per molti de-cenni di una spietata dittatu-ra atea, che sta faticosamente percorrendo un cammino di risurrezione e di promozione spirituale nel contesto di una società divenuta indifferente e addirittura ostile a proposte di scelte radicali.

Molto articolata e ricca di iniziative pastorali riservate ai giovani è apparsa l’azione della Chiesa slovacca, qui rap-presentata da suor Zuzana, che bene ha espresso il fer-mento spirituale di una na-zione che pure sta affrontan-do una società postcomunista tra le insidie del secolarismo, del consumismo e dell’indivi-dualismo.

Meno drammatica è la si-tuazione della Chiesa spagno-la, delineata da Padre Pueyo, che può contare su forti tra-dizioni religiose, su risorse organizzative di buon livello, sulla continuità operativa vo-cazionale malgrado una sem-pre infida deriva laicista che attrae e coinvolge la gioventù contemporanea.

Con la sua relazione il giovane Mons. Remery, vi-cesegretario generale del-la Conferenza Episcopale Europea, dalla singolare per-sonalità cosmopolita, vivace comunicatore poliglotta, ha voluto ricordare, fra i molti altri concetti, che la vocazione al sacerdozio è sì facilitata dal-la testimonianza gioiosa dei sacerdoti, ma affonda le sue radici anche nella famiglia di origine, nella vita parrocchia-le, nell’associazionismo catto-

lico, nei grandi eventi per la gioventù, tutti potenziali tasselli di un forte orientamento ad un sereno discerni-mento.

Numerosi altri interventi hanno ar-ricchito il Convegno nelle discussioni, nei lavori di gruppo, nelle conversazioni perso-nali durante le pause e durante le celebrazio-ni eucaristiche con le profonde omelie di S. E. Mons. Crociata, di S. E. Mons. Apicella, del Cardinale Piacenza, passando dalle fonda-mentali enunciazioni dottrinali alle propo-ste di prassi efficace e fruttuosa.

Non vi è stato ti-more di operare una impietosa e scrupolo-sa rassegna dei molti fenomeni antropolo-gici (denatalità, edoni-smo, scetticismo, de-valorizzazione, eclissi del dono di sé, rinvio di una scelta definiti-va, graduale emargi-nazione del sacerdo-te nella vita sociale, giudizio negativo sul celibato) che alla fin fine determinano una minore accettazione della proposta voca-zionale o addirittura l’abbandono o una doppia vita sacerdo-tale, malgrado la for-mazione del clero in Europa sia ritenuta di buon livello.

Sono stati dunque apertamente passati in rassegna progetti e difficoltà, entusiasmi

e delusioni, analisi e strate-gie, cercando di ricavare dalle altrui esperienze utili indica-zioni operative, non celando l’amarezza per i fallimenti, ma rimanendo saldi e comun-que fiduciosi nella cura scru-polosa dei germi vocazionali.

La esemplare riflessio-ne conclusiva di S. E. Mons. Cantoni ha magistralmente delineato l’ideale, non utopi-co, profilo del sacerdote pie-namente realizzato. In sintesi egli ha ricordato che, se all’au-tenticità dell’ispirazione e alla rigorosa coerenza del com-portamento, si somma quel permanente atteggiamento di “profeta della gioia cristiana”, il consacrato può divenire un modello prezioso per il giova-ne nella risposta alla chiamata vocazionale.

In tale contesto di ampia disanima è emersa ancora una volta in tutta la sua importan-za la responsabilità dei laici nell’affiancare i pastori della propria comunità parrocchia-le e diocesana; ciò deve avve-nire in modo discreto e rispet-toso, nei limiti culturali delle proprie competenze, ma nel desiderio di una totale col-laborazione per il bene della Chiesa.

E’ pertanto pienamente auspicabile e atteso che an-che i serrani abbiano una non marginale funzione di fra-terno sostegno ai sacerdoti, specie nelle parrocchie intese come luoghi di naturale rife-rimento delle comunità, ove provocare e agevolare pro-cessi favorevoli allo sviluppo della sensibilità vocazionale dei giovani.

Convegno sulle Vocazioni - 45 delegati di 17 Chiese nazionali d’Europa

“Il presbitero, testimone gioioso di fecondità vocazionale”

Fra i relatori Mons. Rino Fisichella. Tutto il convengo è stato coordinato dal delegato del CCEE Mons. Wojciech Polak e dal moderatore don Jorge Madureira dal Portogallo

Convegno Nazionale A.I.Pa.S. (Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria)

Isolamento: un danno per il sofferente

Assisi 14-17 ottobre 2013Domus Pacis - Santa Maria degli Angeli

Il convegno naziona-le A.I.Pa.S. (Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria) si apre il 14 ottobre 2013 nella città di Assisi, all’insegna di un tema tipico per chi ha scelto di accompagnare persone nella sofferenza: la consolazione.

Questa parola può apparire come ripiegata su stessa, quasi senza speranza, l’uso comu-ne, infatti, le attribuisce un significato pressoché illusorio. Il convegno vuole invece svecchiare il termine che nella sua vera essenza vuol dire accompagnare, stare accanto a chi è nella so-litudine. “Con-solo”: il termine ha un suo signi-ficato, che vuol dire stare con chi è solo in modo che non lo sia più.

La malattia, il dolore, la sofferenza rischiano di chiudere la persona colpita in un isolamento dannoso per se stesso e priva la società di un contributo che si rivela sempre prezioso quan-do è condiviso. La comunità cristiana ha sempre avvertito il desi-derio e il dovere di tenere e tendere la mano a chi soffre. In questo filone di carità e di giustizia si inserisce l’opera di tanti cappellani e operatori pastorali che svolgono il loro servizio nelle strutture sani-tarie e sul territorio.

Per illuminare i vari volti della consolazione che apre alla spe-ranza, le relazioni principali guarderanno ad alcune icone evange-liche per ispirare il cammino dei partecipanti.

L’apertura del convegno (lunedì 14 ottobre) è stata affidata a Mons. Benigno Papa che in qualità di arcivescovo di Taranto, qual-che anno fa, istituì un vero e proprio “ministero della consolazio-ne” al fine di stimolare l’intera comunità cristiana a prendersi cura dei malati.

Il giorno dopo (martedì 15 ottobre), il programma prevede una relazione di Mons. Luca Bressan, vicario episcopale della diocesi di Milano, che commenterà il brano del cieco nato, a cui farà seguito la presentazione di un documento sul ministero della consolazione preparato dai Camilliani e presentato da P. Angelo Brusco.

Nel pomeriggio, alcuni laboratori faranno il punto su aspetti della consolazione in riferimento a diverse categorie di persone col-pite nella loro fragilità.

Mercoledì 16 ottobre, sarà la volta di Padre Alberto Maggi, co-nosciuto biblista, il quale offrirà una riflessione che, a partire dal brano dei discepoli di Emmaus, traccerà le linee di una pastorale evangelicamente ispirata.

Chiuderà il convegno un intervento al femminile della teologa Ina Siviglia. Interverranno al convegno anche il vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino, e il Direttore dell’Ufficio naziona-le per la pastorale della salute, Don Carmine Arice, che fino allo scorso anno era il presidente dell’AIPAS. Quest’anno l’Associazio-ne dovrà tra l’ rinnovare le cariche e quindi c’è attesa per la confi-gurazione che prenderà nel futuro. Per le iscrizioni: Fra Angelo de Padova 328.2420044, oppure [email protected]. Il programma e ulteriori informazioni sul sito www.associazioneitalianapastoralesanitaria.it

A conclusione dell’Anno del-la Fede, indetto dal papa emerito Benedetto XVI lo scorso anno, i Messaggeri di Speranza di Rovigo, unita-mente agli amici del coro S. Rita Gospel Singers e del coro Voce Divento, hanno organizzato tre momenti forte di evangelizzazio-ne. Si tratta di un festival tematico dove, attraverso il gospel, si riflet-terà sulla Fede, sulla Carità e sulla Speranza.

I cori che interverranno provengono, oltre che dalla diocesi, anche dal resto del Veneto e alcuni pure dall’Emilia. Il festival è stato organizzato col patrocinio della Regione del Veneto, La Provincia di Rovigo, Il Comune di Rovigo, ASMSET Rovigo e il Sindacato del Tempio della Rotonda. L’ingresso sarà libero.

Page 18: La Settimana n. 38 del 6 ottobre 2013

18 la Settimana domenica 6 ottobre 2013caritas

Solidarietà e territorio. MotivazioniI l tema es ige a lmeno t re ord in i d i approfondimenti: quello delle motivazioni di tale impegno, quello delle modalità e quello delle condizioni che lo rendono possibile.Le motivazioni che conducono la parrocchia a impegnarsi sui problemi del territorio sono da collegarsi, anzitutto, al fatto che i cristiani sono cittadini alla pari degli altri, perciò obbligati per solidarietà civica a far camminare le istituzioni, a perseguire il bene comune, a creare condizioni che consentano a tutti, ma specialmente alle categorie più deboli, la difesa dei diritti e l'opportunità di una presenza attiva, da protagonisti. E' anche attraverso questo impegno che i cristiani vanno educati nella parrocchia a “rendere ragione della propria speranza”.Un secondo motivo è legato alla vocazione della parrocchia rispetto al territorio. Il Vaticano II afferma che la Chiesa nel mondo contemporaneo “fa sue le gioie e le tristezze, le angosce e le speranze degli uomini d'oggi, specialmente dei poveri e accoglie nel suo cuore tutto quanto esiste di genuinamente umano” (GS 1). Ora, la parrocchia, che sta al territorio come la Chiesa sta al mondo, deve interrogarsi sui problemi della popolazione e sulle sue speranze. Per esempio: cosa attende legittimamente una persona anziana? Quali sono le attese di un ammalato ricoverato in ospedale? Qual i le speranze di un immigrato del Terzo mondo, o di una persona colpita dall'AIDS? Cosa significa, per una parrocchia, far proprie queste attese, le frustrazioni frequenti, le speranze deluse di tante persone, a prescindere dal fatto che siano cristiane, ma solo perché uomini, donne?Una lettura seria delle povertà non può prescindere da un'analisi delle cause che s o n o s p e s s o d a r i c e r c a r e n e l l a disoccupazione,nell'assenza di una politica della casa, nella disfunzione dei servizi sociali, nella debolezza delle leggi o nella loro non applicazione. Tutto questo fa comprendere che l'amore ai poveri e l'impegno per la loro promozione non può ridursi al livello dell'assistenza e del servizio di volontariato, necessari ma insufficienti; deve, invece, comprendere un'ottima politica realizzabile solo attraverso un impegno sul territorio.

Solidarietà e territorio. MotivazioniI l tema es ige a lmeno t re ord in i d i approfondimenti: quello delle motivazioni di tale impegno, quello delle modalità e quello delle condizioni che lo rendono possibile.Le motivazioni che conducono la parrocchia a impegnarsi sui problemi del territorio sono da collegarsi, anzitutto, al fatto che i cristiani sono cittadini alla pari degli altri, perciò obbligati per solidarietà civica a far camminare le istituzioni, a perseguire il bene comune, a creare condizioni che consentano a tutti, ma specialmente alle categorie più deboli, la difesa dei diritti e l'opportunità di una presenza attiva, da protagonisti. E' anche attraverso questo impegno che i cristiani vanno educati nella parrocchia a “rendere ragione della propria speranza”.Un secondo motivo è legato alla vocazione della parrocchia rispetto al territorio. Il Vaticano II afferma che la Chiesa nel mondo contemporaneo “fa sue le gioie e le tristezze, le angosce e le speranze degli uomini d'oggi, specialmente dei poveri e accoglie nel suo cuore tutto quanto esiste di genuinamente umano” (GS 1). Ora, la parrocchia, che sta al territorio come la Chiesa sta al mondo, deve interrogarsi sui problemi della popolazione e sulle sue speranze. Per esempio: cosa attende legittimamente una persona anziana? Quali sono le attese di un ammalato ricoverato in ospedale? Qual i le speranze di un immigrato del Terzo mondo, o di una persona colpita dall'AIDS? Cosa significa, per una parrocchia, far proprie queste attese, le frustrazioni frequenti, le speranze deluse di tante persone, a prescindere dal fatto che siano cristiane, ma solo perché uomini, donne?Una lettura seria delle povertà non può prescindere da un'analisi delle cause che s o n o s p e s s o d a r i c e r c a r e n e l l a disoccupazione,nell'assenza di una politica della casa, nella disfunzione dei servizi sociali, nella debolezza delle leggi o nella loro non applicazione. Tutto questo fa comprendere che l'amore ai poveri e l'impegno per la loro promozione non può ridursi al livello dell'assistenza e del servizio di volontariato, necessari ma insufficienti; deve, invece, comprendere un'ottima politica realizzabile solo attraverso un impegno sul territorio.

Solidarietà e territorio. MotivazioniI l tema es ige a lmeno t re ord in i d i approfondimenti: quello delle motivazioni di tale impegno, quello delle modalità e quello delle condizioni che lo rendono possibile.Le motivazioni che conducono la parrocchia a impegnarsi sui problemi del territorio sono da collegarsi, anzitutto, al fatto che i cristiani sono cittadini alla pari degli altri, perciò obbligati per solidarietà civica a far camminare le istituzioni, a perseguire il bene comune, a creare condizioni che consentano a tutti, ma specialmente alle categorie più deboli, la difesa dei diritti e l'opportunità di una presenza attiva, da protagonisti. E' anche attraverso questo impegno che i cristiani vanno educati nella parrocchia a “rendere ragione della propria speranza”.Un secondo motivo è legato alla vocazione della parrocchia rispetto al territorio. Il Vaticano II afferma che la Chiesa nel mondo contemporaneo “fa sue le gioie e le tristezze, le angosce e le speranze degli uomini d'oggi, specialmente dei poveri e accoglie nel suo cuore tutto quanto esiste di genuinamente umano” (GS 1). Ora, la parrocchia, che sta al territorio come la Chiesa sta al mondo, deve interrogarsi sui problemi della popolazione e sulle sue speranze. Per esempio: cosa attende legittimamente una persona anziana? Quali sono le attese di un ammalato ricoverato in ospedale? Qual i le speranze di un immigrato del Terzo mondo, o di una persona colpita dall'AIDS? Cosa significa, per una parrocchia, far proprie queste attese, le frustrazioni frequenti, le speranze deluse di tante persone, a prescindere dal fatto che siano cristiane, ma solo perché uomini, donne?Una lettura seria delle povertà non può prescindere da un'analisi delle cause che s o n o s p e s s o d a r i c e r c a r e n e l l a disoccupazione,nell'assenza di una politica della casa, nella disfunzione dei servizi sociali, nella debolezza delle leggi o nella loro non applicazione. Tutto questo fa comprendere che l'amore ai poveri e l'impegno per la loro promozione non può ridursi al livello dell'assistenza e del servizio di volontariato, necessari ma insufficienti; deve, invece, comprendere un'ottima politica realizzabile solo attraverso un impegno sul territorio.

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PRIMO PIANO - Dopo il primo anno incentrato sul tema della relazione, il secondo anno concentrerà la propria attenzione sul tema della conoscenza della povertà come fenomeno. Lunedì 14 ottobre dalle ore 18 alle 20 iil primo di 12 incontri. Presso Casa Sant’Andrea, via G. Sichirollo 60, Rovigo.

Il 14 ottobre inizia il secondo anno del corso per volontari Centro di ascolto Chi è il volontario del Centro di Ascolto? Dare una risposta esauriente a questo quesito è, nell'ambito Caritas, uno degli impegni più ostici. Chi opera nel Centro di Ascolto della propria comunità è chiamato ad essere il volto della carità della parrocchia, ad essere il tramite di quella Carità che è Dio stesso.Si da spesso per scontato che chi è povero manchi di qualcosa, in genere qualcosa di materiale; per questa stessa ragione si tende a credere che la risposta alla povertà debba essere qualcosa di altrettanto materiale. Si è indotti a pensare ciò anche a causa di un linguaggio che non aiuta: si parla di numeri della povertà riferendosi a reddito, a capacità di acquisto; si parla di poveri ed il pensiero subito corre all’accattone, alla mensa dei frati, ai punti di distribuzione della San Vincenzo.Ma il povero è prima di tutto una persona, e in quanto tale è una storia, è un pensiero, è un insieme di credenze, di aspirazioni, di risorse, di speranze, di desideri e di attese; e poi, oltre a tutto ciò, ogni persona è anche il fulcro di una rete, di un intreccio, di relazioni che lo rendono unico ed irripetibile, straordinario.Solo partendo dall’ascolto di questa unicità, di questa straordinarietà, è possibile dare dignità e futuro a chi oggi è nel disagio e nella sofferenza. Certo non è sufficiente. Bisogna partire dall’ascolto e poi a piccoli passi rimettere sulla sua strada questa persona. Ma da lì si deve ripartire.È evidente che non ci si può inventare da un giorno all’altro capaci di ascolto, e neppure si può pensare che l’esperienza sia un ‘insegnante’ adeguato. Un ascolto di questo t ipo richiede una profonda coscienza critica verso di sé e verso il mondo; richiede di saper tacere per centellinare il peso delle proprie parole, richiede la conoscenza dei fenomeni e delle cause di carattere sociale, economico, po l i t i co , cu l tu ra l e , fi lo sofico che accompagnano la povertà e il disagio, richiede capacità empatica e profondo rispetto; richiede, e forse è la cosa più importante e difficile, umile dedizione, volontà di servizio, fede (Gv 13, 1-15).

Il primo anno del corso ci ha visto impegnati nel fare esperienza e nel comprendere il ruolo indispensabile della relazione con l'ultimo e con chi è nel bisogno. Questa relazione non è un semplice gesto di buonismo e di filantropia, è il segno indistinguibile di una fiducia nella persona e nella sua capacità di rialzarsi. Ma se è vero che dietro alla povertà di una persona c'è la sua storia, ci sono le sue miserie, le sue difficoltà e i suoi limiti, non possiamo dimenticare che c'è anche una società ingiusta, un mondo valorizza la forza, la ricchezza, la potenza, una società che ha dimenticato l'uomo e la sua unicità. Per questo, chi vuole mettersi al servizio degli ultimi, non può non vedere tutto il

resto della fila. Non può vedere chi è sfruttato e ignorare chi sfrutta, chi è emarginato e chi emargina, chi è oppresso, ed essere cieco di fronte a chi opprime. Non può ignorare la complessità di una società che è concausa, spesso prevalente, delle situazioni di sofferenza e di disagio che incontra. Obiettivo del secondo anno è quindi fornire ai partecipanti del corso le conoscenze teoriche, ma soprattutto pratiche sulla povertà come fenomeno, e offrire gli strumenti per rendere la società, la propria comunità, il proprio contesto territoriale capace di sensibilità, capace di vedere le situazioni di disagio che nascono al proprio interno.

Davide Girotto

Il 09 ottobre è di nuovo il primo giorno di scuola per tante mamme del corso di Italiano promosso dalla Caritas e finanziato, in parte, grazie ai contributi provinciali.Con la collaborazione preziosa di 6 insegnanti volontarie ricomincia per il sesto anno il corso di italiano per donne straniere “Vivere in Italia”. Come ormai molti sanno il corso vuole essere, prima che uno strumento di apprendimento della lingua, un luogo di incontro per

donne straniere, che senza questa opportunità sarebbero impossibilitate a trovare un luogo di socializzazione.Si parte dall’italiano, come strumento di incontro e si finisce con il conoscersi e il condividere storie, percorsi e sogni sulla propria storia migratoria e il proprio futuro nel nostro paese.L’appuntamento è quindi per il 9 ottobre alle ore 10, presso la Caritas diocesana; poi ogni mercoledì e venerdì.

Le mamme tornano a scuola

ContattarciContattarciSede:Orari:

Via Giacomo Sichirollo n. 58 - 45100 RovigoLun-Ven 9:00-13:30 e 14:30-17:00Sab 9:00-12:00

Tel:Fax:

e-mail:web:

0039 0425 234500039 0425 [email protected]

Contribuire:C/C intestato a Caritas diocesana di Adria RovigoRovigoBanca, Rovigo, Corso del PopoloC/C - 012000023103•IBAN: IT23 H089 8612 2000 1200 0023 103

Contribuire:C/C intestato a Sant’Andrea Apostolo della Carita’Banca Prossima, Milano. P.zza P. Ferrari 10C/C - 10000 0017778•IBAN: IT 46 T 03359 01600 10000 0017778

Erogazioni liberali a Sant’Andrea Apostolo della Carità ONLUS

Le donazioni sono detraibili ai fini fiscali.

In Bacheca“Alfabetizziamoci a vicenda..."“Alfabetizziamoci a vicenda..."

“Vivere in Italia” Adotta uno scolaro

➡ LINGUA E CULTURA ITALIANACorso di lingua a cultura italiana per donne straniere. Dalle ore 10:00 alle 12:00, nei giorni di mercoledì e venerdì.

Inserimento di un docente volontario nelle Scuole primarie e secondarie di primo livello per la prima alfabetizzazione e integrazione degli alunni stranieri.Contattare prof. Antonio Zordan tel. 0425 386382 giovedì mattino.

Come replicare l’iniziativaCome replicare l’iniziativa

Per attuare anche nella tua parrocchia o sul tuo territorio una iniziativa come quella dei corsi di Italiano per donne straniere rivolgiti alla Caritas diocesana. Ti forniremo tutte le indicazioni necessarie. Per attuare anche nella tua parrocchia o sul tuo territorio una iniziativa come quella dei corsi di Italiano per donne straniere rivolgiti alla Caritas diocesana. Ti forniremo tutte le indicazioni necessarie.

Diario• 07 ottobre, Padova, riunione progetto Osservatorio Caritas Nord-Est.

• 07 ottobre, Villadose, incontro con vicaria per convegno.• 08 ottobre, Rovigo, incontro direttori uffici pastorali.• 08 ottobre, Bergantino, incontro con vicaria per convegno.• 09 ottobre, Zelarino (VE), delegazione direttori Caritas Nord-Est.• 09 ottobre, Rovigo, Casa Sant’Andrea, inizio corsi “Vivere in Italia”.• 09 ottobre, Rovigo, incontro di aggiornamento con volontari del

microcredito.

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19la Settimanadomenica 6 ottobre 2013 varie

Lettere & opinioniUna politica sempre più lontana

Cartoline di viaggio Donato Sinigaglia

Itinerario per scoprire la storia e non dimenticare la Shoah In Boemia e Moravia gli ebrei giunsero nel X secolo.

Se da un lato quindi aprirono grandi vie commerciali e fu-rono in qualche modo nomadi, dall’altro si stabilirono nei paesi e nelle città, creando insediamenti propri. La storia di persecuzione e discriminazione vergognosamente cul-minata nella Shoah ha radici lontane e da sempre il popolo giudeo è stato oggetto di diffidenza, critiche e animosità. Difficile dire se la loro tendenza a isolarsi ne fosse causa o effetto, ma certo non ha quasi mai favorito una vera inte-grazione. Durante la seconda Guerra Mondiale l’odio na-zista sterminò il 90 per cento dei giudei in terra ceca. Oggi le comunità ebraiche censite sono solo 10, per un totale di 3.000 persone, ma dei passati insediamenti resta ampia te-stimonianza nel Paese: 180 quartieri ebraici, 200 sinagoghe e 200 cimiteri. I siti ebraici sono oggi per lo più sotto tutela come monumenti nazionali. Molte le testimonianze stori-che e culturali. Come a Josefov, la Praga ebraica. E’ una sorta di città nella città. Quella che appare oggi è il frutto di sostanziali rimaneggiamenti operati tra il 1893 e il 1913, ai quali sopravvissero solo alcune testimonianze di lunghi secoli di presenza ebraica a Praga. Ciò nonostante, i mo-numenti fin qui tramandati costituiscono uno tra i nuclei meglio conservati di tutta Europa. Cuore di Josefov è la Si-nagoga Vecchio-Nuova, la più antica in attività in Europa, cui se ne affiancano molte altre, tutte in stili architettonici diversi, magnificamente restaurate e custodi di pregevoli collezioni. Sulle pareti della sinagoga di Pinkas sono scritti gli 80.000 nomi degli ebrei cechi scomparsi durante la se-conda Guerra Mondiale. La sinagoga spagnola, la più re-cente (1868), sfoggia uno stile moresco. La città con le sue sinagoghe fa parte dell’area del Museo Ebraico di Praga, importante istituzione nata nel 1906, il cui patrimonio ar-tistico e culturale è unico al mondo e si estende ben oltre i confini della capitale. Da visitare anche l’Antico Cimitero Ebraico, che risale alla prima metà del XV secolo e conta 12.000 lapidi gotiche, rinascimentali e barocche. Tra i più suggestivi luoghi di sepoltura al mondo, vanta anche cele-bri spoglie, tra cui quelle del maestro rabbi Löw, morto nel 1609 e protagonista della leggenda del Golem. Nel Nuovo Cimitero Ebraico, riposa invece Franz Kafka, scrittore pra-ghese di fama mondiale, di origine ebraico-tedesca.

La città di Pilsen, nella Boemia Occidentale, vanta due sinagoghe, tra cui la seconda per grandezza in Europa dopo quella di Budapest (in stile moresco-romano) e due cimiteri ebraici, uno antico e uno moderno. Altri siti ebraici si incontrano fuori città, lungo la cosiddetta Strada Ebraica che attraversa l’intera regione di Pilsen.

Tra tutti quelli censiti in Europa, il quartiere ebraico di Trebic è il meglio conservato in assoluto. Pregevole com-plesso urbano, unico sito ebraico al di fuori della Terra d’Israele a essere stato posto sotto l’effige Unesco, il quar-tiere di Zamosti si distende tra il fiume Jihlavka e la collina Hradek. Vanta due sinagoghe e 123 edifici, tra cui il mu-nicipio, la scuola, il mattatoio e l’ospedale. Il cimitero, con 3.000 lapidi è tra i più importanti del Paese. Un percorso didattico conduce lungo le due vie principali e attraverso vicoli, vicoletti e passaggi coperti tra le case. Il villaggio in agosto è preso d’assalto per lo Shamayim, importante festival di cultura ebraica. Tra il XVI e il XIX secolo, cen-tro spirituale, culturale e politico degli ebrei di Moravia fu Mikulov, sede dei rabbini provinciali. Oggi attorno alla sinagoga e al cimitero sopravvivono una novantina di edi-fici tra Rinascimento e Barocco: abitazioni ma anche una scuola, una casa delle anime e persino una cisterna per i ba-gni rituali. La storia dell’insediamento ebraico di Brno, in Moravia, è relativamente recente. Nel 1454 gli ebrei furono infatti espulsi dalla città e la comunità ebraica tornò a met-

tere radici qui solo nel XVIII secolo. Ne è conferma il fatto che la sinagoga di Brno, costruita tra il 194 e il 1936, è in stile funzionalista. Tra i gioielli del ghetto, anche la celebre villa liberty di via Cernopolni 45 firmata da Ludwig Mies van der Rohe e sotto tutela Unesco. Particolarmente inte-ressante risulta il sito di Golcuv Jenikov, paese della Vy-socina. Dalle origini incerte a causa dei diversi incendi che mandarono in cenere gli archivi locali, il ghetto si distin-gue dagli altri perché di tipo aperto, ovvero non chiuso da mura o recinzioni. Tra le strade strette e le case basse senza giardino si incontrano la sinagoga (costruita interamente in legno ma preda delle fiamme e quindi ricostruita in pietra), la scuola (ora edificio privato), il cimitero trecentesco e la Mikvah: un bagno rituale ebraico di purificazione. Nelle botteghe, tra cui quella del macellaio dove si procedeva alla macellazione ovviamente con rito tradizionale ebraico, si rifornivano anche i cristiani, in cerca soprattutto di caffè, spezie, tè e merci pregiate.

Per non dimenticare è doverosa, infine, una visita a Te-rezin, a una sessantina di chilometri da Praga. Nel 1942 i nazisti fecero della fortezza, già adibita a carcere per poli-tici e militari nel XIX secolo (vi morì l’uccisore dell’arcidu-ca Francesco Ferdinando, il cui crimine provocò la prima Guerra Mondiale), una severa prigione di passaggio, dove venivano rinchiusi gli ebrei prima di essere deportati nei campi di concentramento. Nota con il nome di Theresien-stadt, ha visto passare 152.000 ebrei deportati da ogni parte d’Europa, tra cui numerosissimi bambini. Molti morirono qui, per gli stenti, le pessime condizioni igieniche e di vita. Oggi il sito, sul cui ingresso campeggia ancora la tristemen-te nota scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), è un monumento alla memoria e un monito per le generazio-ni future. Nel Museo del Ghetto al suo interno viene narra-ta in tutta la sua crudezza la sofferenza dei prigionieri. Per contrasto, è bene visitare anche la mostra presso il centro espositivo Magdeburska kasarna che svela tutta la poten-za, nonostante la detenzione e le precarie condizioni di pri-gionia degli ebrei, in fatto di creatività artistica, letteraria, musicale e teatrale. Se infatti la Kleine Festung (piccola for-tezza) fu trasformata dalla Gestapo in prigione, la Grosse Festung (grande fortezza, ovvero l’intero centro rurale già noto per la sua vibrante vena artistica) fu fatta ghetto. In un certo senso un ghetto-modello, dove fervevano le attività artistiche e culturali e dove ci si premurava, tra l’altro, che i bambini deportati potessero proseguire il loro percorso educativo. Singolare la storia di oltre 80 disegni di bambini nascosti in una valigia dall’insegnante d’arte prima di esse-re deportato ad Auschwitz, incredibilmente sopravvissuti alle perquisizioni e alla guerra e tornati a casa per essere esposti nel Museo ebraico di Praga.

Le bugie del Cavaliere non finiscono mai, come i suoi interessi personali, così l’irresponsabilità di una politica sempre più lontana dai problemi del paese imperversa.

Il diktat del “padrone” è partito e tutti (o quasi) si sono allineati: dimissioni in blocco di deputati, senatori e ministri! Che tristezza! Bella coerenza quella di Berlu-sconi che solo pochi giorni fa, firmando i referendum dei Radicali (perfino quelli contrari a leggi fatte dal suo go-verno), dichiarava che “questo governo deve continuare perché sta facendo cose egregie’’.

Complimenti per le promesse disattese come quelle sull’IMU, ideata dal suo governo assieme alla Lega Nord e di cui aveva poi sostenuto non solo la cancellazione, ma pure la restituzione di quella già pagata. Il tutto sen-za badare ai conti dello Stato e alle vere priorità che sono quelle di diminuire l’imposizione fiscale su lavoro e im-prese. Lo ricordo solo per chi ha la memoria corta, come non va dimenticato che gli aumenti dell’Iva, compresi quelli che scatteranno dal primo ottobre sono stati voluti dall’ultimo governo Berlusconi.

La mistificazione è evidente. Il Governo delle larghe intese è stata una forzatura, indubbiamente, con il com-pito non facile di creare le condizioni minime per alcune riforme e che sono, purtroppo, ben lontane dall’essere condotte in porto. C’è ancora bisogno di tempo e di grande responsabilità politica, di uomini che abbiano a cuore le sorti della nostra nazione perché con grande fatica stiamo tentando di riemergere da una situazione socio-economica che tutti definivano disperata e i sacri-

fici di questi ultimi due anni (purtroppo dei soliti noti e delle solite tasche) rischiano, in un baleno, di essere but-tati all’aria. Il 16 settembre scorso, durante l’omelia alla Messa del mattino a Santa Marta a Roma, Papa France-sco ricordava due atteggiamenti da assumere da parte di chi vuol governare: “egli deve innanzitutto amare il suo popolo; un governante che non ama non può governare (…). Il governante, poi, deve essere umile come il centu-rione del Vangelo”.

Chi in questo momento ha staccato la spina all’esecu-tivo ed invoca a gran voce nuove elezioni per tornare a guidare il paese mi pare davvero ben lontano dallo stile evangelico sottolineato dal Papa. Mi auguro che i parla-mentari e i ministri che si definiscono cattolici moderati nel PDL sappiano far tesoro di queste parole e ne tragga-no le dovute conclusioni. Non si può continuare a tacere, ad accettare supinamente ordini di scuderia, a rinnegare le proprie origini, a tradire in modo plateale la fiducia degli elettori, a scontare gli errori di uno a danno di tutti, a subire ricatti… Questa non è democrazia, questa non è libertà! Si potranno anche rifondare i partiti, sostituire brand e simboli (e questo il Partito Democratico un po’ alla volta, con la giusta fatica, lo sta capendo, mi pare) ma se non cambiano gli uomini e le “regie” non potremo sperare in una nuova Italia e in un paese più giusto, più solidale, più “normale”.

Andrea BorgatoConsigliere Comunale indipendente nel PD e

Vicepresidente Gruppo Bachelet

L’Associazione “R. Barbujani” onlus di Rovigo, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e l’Accademia dei Con-cordi propone la VII Edizione di “Voci del Polesine” 2013, rivisitazione delle opere di scrittori e poeti del passato, dei loro legami con la terra, l’ambiente e la cultura del Polesine.

Gli incontri avranno luogo presso la Sala “P. Oliva” dell’Accademia dei Concordi con inizio alle ore 17.30.

La cittadinanza è invitata a partecipare.Programma- Mercoledì 9 ottobre - Jole Petrowna Bellonzi in Migliorini, Una maestra

“femminista” ante litteram a Fiesso Umbertino, Relatori Oretta De Stefani, Severino Mora, Enrico Zerbinati

- Mercoledì 16 ottobre - Il Polesine nelle inchieste sociali di Jessie White Mario, Relatore Pierluigi Bagatin

- Mercoledì 23 ottobre - Adalgisa Calzavarini, Una voce eclettica della lette-ratura polesana del ‘900, Relatore Paolo Zambonin

- Mercoledì 30 ottobre - Argia Castiglioni Vitalis, Una rodigina da scoprire, Relatrice Periotto Gennari

Mercoledì 9 ottobre - Jole Petrowna Bellonzi in Migliorini, Una maestra “femminista” ante litteram a Fiesso Umbertino, Relatori Oretta De Stefani, Severino Mora, Enrico Zerbinati

Jole Petrowna Bellonzi in Migliorini (Fiesso Umbertiano, 25-7-1887; Rovigo, 24-7-1925), diplomatasi maestra elementare, si dedicò con straordinaria passio-ne all’insegnamento nel paese natale. Nel suo lavoro, che riteneva una missione, non profuse soltanto intelligenza e capacità didattiche, ma dimostrò un’eccezio-nale sensibilità sociale, adoperandosi per favorire le condizioni di vita dei ceti meno abbienti. In particolare consacrò le sue forze per difendere e promuovere i diritti e l’elevazione socio-culturale e morale della donna. A questo scopo aveva già preparato per le stampe una stesura quasi definitiva di meditate riflessioni.

Inoltre il suo impegno fu indirizzato a divulgare nelle scuole e tra i lavorato-ri l’insostituibile funzione dell’Istituto di Previdenza Sociale, che permetteva di assicurarsi contro l’invalidità e la vecchiaia attraverso la Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali. Al riguardo ebbe un grande successo in tutta Italia un suo opuscolo intitolato “Previdenza”, uscito in due edizioni (1922 e 1923) con molte migliaia di copie a cura dell’Istituto di Previdenza Sociale. Purtroppo questa vivace e innovativa attività della Bellonzi fu interrotta da una morte prematura, avvenuta alla vigilia del 39° genetliaco.

“Il libro dell’Apocalisse visto da Romano Pelloni in settanta opere”, da venerdì 4 a dome-nica 13 ottobre a Rovigo in sala Celio. L’inaugurazione venerdì 4 ottobre ore 17,30 con la presenta-zione di Luigi Furini, interventi di Giuseppe Richiedel e Laura Negri, e intervista all’autore da parte di Fausto Merchori.

Un percorso per scoprire che le ultime pagine della Bibbia, quelle dell’Apocalisse, oltre che parole sono immagini smaglianti e piene di forza e che il loro mes-saggio supera la fine del mondo e contiene la speranza.

È questo il senso della mostra “Il libro dell’Apocalisse visto da Romano Pelloni”, settanta di-segni, sette tele e due sculture dell’artista emiliano, pensato in occasione dell’anno della Fede, si propone con un esplicito in-tento didascalico; come spiega lo stesso autore, la scelta di illustra-re i passi del libro di Giovanni ha lo scopo di renderlo più imme-diatamente fruibile al pubblico, mettendo in evidenza «il fonda-mentale significato che figure e colori hanno in questo straordinario e complesso testo sacro che sostanzial-mente è una battaglia tra il bene e il male.

Confido – conclude Pelloni – che questa mia “rilettura” possa servire alla causa del bene».

La mostra, realizzata con la collabo-razione della Provincia di Rovigo per quanto concerne l’utilizzo dello spazio espositivo di Sala Celio, il patrocinio dell’A.Ge. di Rovigo e dell’Unione Cat-tolica Artisti Italiani, è visitabile tutti i giorni, dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30. Ingresso libero.

In mostra è disponibile il catalogo integrale delle opere, edito da “Il Porti-co” di Carpi (MO).

Pelloni, oggi ottantaduenne, ha stu-diato pittura e scultura all’istituto Ven-turi di Modena. Tra gli anni ’60 e ’70 ha insegnato storia dell’arte ed è stato tra i

membri dell’équipe del Ministero della pubblica istruzione per il rinnovo della didattica dell’arte nelle scuole medie e superiori. Scultore, pittore e realizza-tore di vetrate e affreschi murali, come arredatore di spazi sacri, dopo il Con-cilio Vaticano II, ha operato in oltre 200 chiese e cappelle in Italia e all’estero. Ricca è anche l’attività di pubblicista che si distingue per una costante ten-sione alla promozione della cultura lo-cale attraverso numerosi articoli e libri pubblicati in gran parte con la Cassa di Risparmio di Carpi assieme a Dan-te Colli e Alfonso Garuti, e dalla Casa Editrice “Il Portico” di Carpi.

Recentemente ha esposto una gran-de antologica dedicata alle sculture dal ’68 in poi. Ora sta lavorando ad una mostra tematica sulle coppie umane tra storia e miti, che interessa partico-larmente l’A.Ge.

Rovigo – Sala Celio

Il libro dell’ApocalisseVisto da Romano Pelloni in settanta opere

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domenica 6 ottobre 2013 - pagina 20la Settimana

La Chiesa di Adria-Ro-vigo, del Polesine, con la sua gente - fedeli cristiani e non cristiani - ama profondamente san Francesco di Assisi, e sti-ma i suoi figli spirituali, i fran-cescani minori e in particolare i frati Cappuccini da secoli presenti nei conventi di Rovi-go e Lendinara e fino ad oggi anche presso la parrocchia di santa Maria Assunta di Adria.

La città di Rovigo venera il santo di Assisi come suo patro-no e così ogni anno il Vesco-vo presiede l’eucarestia nella chiesa a lui dedicata in Rovigo, spazio francescano molto anti-co situato nel cuore della città e dove la tradizione vuole che qui S. Francesco sia passato.

Per conoscere meglio la fi-gura e la testimonianza di San Francesco abbiamo intervista-to Fra Gianluigi Pasquale frate minore Cappuccino, da qualche settimana nel Convento dei frati Cappuccini di Rovigo.

Fra Gianluigi svolge una in-tensa attività è insegnante presso la Pontificia Università Latera-nense di Roma, presso lo Studio Teologico dei Frati Cappuccini di Milano ed inoltre a Venezia presso l’Università Cà Foscari come ricercatore di Filosofia. E’ altresì impegnato come inse-gnante presso lo Studio Teologi-co dei Cappuccini di Venezia e presso lo Studio Teologico Lau-rentianum di Venezia.

Un elemento poi interessan-te è che Fra Gianluigi è pronipo-te della Beata Mamma Rosa, sua bisnonna, donna laica e france-scana salita agli onori degli alta-ri come ricordiamo nel riquadro a piè di pagina.

D – Fra Gianluigi, la Chiesa, il mondo, il 4 ottobre festeggia san Francesco di Assisi, chi è Francesco di Assisi?R - Francesco, secondo la

costituzione apostolica di Papa Pio XI è stato considerato l’altro Cristo, il primo santo del tredi-cesimo secolo ad essere guarda-to come un autentico campione di santità al punto da essere definito un altro Cristo. Nessun santo nella storia della Chiesa - nella agiografia dei santi - ha ricevuto questo titolo.

E’ stato inoltre il primo san-to stigmatizzato della storia, un’esperienza che racchiude una radice teologica interessantissi-ma, in quanto il dono delle stig-mate ricevuto sul monte della Verna nel 1224, due anni prima della morte, indica la conformi-tà di san Francesco al Signore Gesù, e cioè il cuore, la perla francescana che è il cristocentri-smo. Per rispondere in maniera più cordiale Francesco è stato un grande e totale innamorato del Signore Gesù, ha capito profon-damente il segreto del cristiane-simo che è un rapporto di amore tra il Signore e chi da lui si sente amato.

D – Oggi Francesco di Assisi cosa può dire alla Chiesa e al mondo?R - Io penso che oggi Fran-

cesco ha un triplice messaggio da offrire, che io definisco esse-re l’attualità di san Francesco. Il fatto che lui abbia incontrato Dio nell’altro con il bacio e at-traverso il bacio ad un lebbro-so, baciando gli ultimi degli ultimi come erano considerati i lebbrosi si incontra Dio. Que-sto dal punto di vista teologico è interessantissimo perché è in antitesi all’atteggiamento del monachesimo occidentale dove il monaco si isolava per cerca-re Dio, san Francesco manifesta una sua grande intuizione e cioè

il fatto che Dio lo incontri pri-mariamente in un rapporto oriz-zontale “con” e “nel” fratello.

Tutto questo significa aver scoperto la bellezza del cristia-nesimo, che come insegna Gesù è l’amore verso gli ultimi, i più piccoli.

Francesco considera i fra-telli come l’altro per me, questo si oppone alla mentalità odier-na dove si guardano le persone come ospiti inquietanti, come nemici, a partire dai parenti, agli amici, alle persone che in-contriamo nella nostra giornata.

Per Francesco il fratello è colui che mi fa riscoprire la bellezza dell’incontro, della re-lazione. Altro aspetto della per-sonalità di Francesco e che tanto piace ai giovani che considerano il santo di Assisi loro “coeta-neo”, è l’amore di Francesco per la creazione; in questo aspetto Francesco è più che mai attua-le, lui veramente ha capito che il mondo è abitato da noi e noi dobbiamo rispettarlo e lodare Dio per tutta la creazione.

D - Frà Pierluigi, siamo nell’anno della fede, co-me definire la fede di San Francesco?R – A questa domanda ha ri-

sposto a suo tempo il cardinale J. Ratzinger in un libro dal titolo “San Bonaventura. La teologia della storia”.

Il futuro Papa analizzando i cerchi angelici che stanno at-torno a Dio, soffermandosi sul secondo cerchio della luce, se-condo il Papa emerito quel posto più vicino a Dio è stato occupa-to da san Francesco che aveva amato il Signore Gesù Cristo più di tutti gli uomini dotti e in-telligenti del suo tempo, perché Francesco aveva ben compreso che il cristianesimo consiste in un grande atto di amore umile verso il Signore Gesù.

Allora la fede di Francesco consiste nel fatto di aver amato, di aver creato una perfetta equa-zione tra amare e credere in Dio. La Teologia francescana mette appunto al primo posto l’atto di amore, dal quale proviene l’atto di fede.

D – Quale aspetto del-la vita, della personalità di Francesco le sta più a cuore?R – Il fatto che la radice

dell’albero francescano continua a rinnovarsi con continue rifor-

me e questo è tipico di France-sco. Lui stesso è un “vulcano” che continua a produrre ener-gia; basti pensare alle innume-revoli realtà nate da Francesco e dal francescanesimo: ordini e congregazioni religiose ma-schili e femminili, realtà di consacrati, laici impegnati nel-la Chiesa e nel mondo animati dallo spirito di san Francesco.

Nella Chiesa Francesco si è collocato non come un rifor-matore rivoluzionario ma ob-bediente, ha operato dall’inter-no e questa è la perla del fran-cescanesimo cioè aver voluto riformare la Chiesa rimanendo nella Chiesa non criticando ma obbedendo al Papa e ai suoi superiori, servendo e amando la Chiesa.

Infine la decisione dell’at-tuale Papa di aver scelto il nome Francesco, tutto questo è meraviglioso che nel 2013

un Papa Religioso abbia scel-to il nome di Francesco. Il suo pontificato è segnato positiva-mente da questa scelta, non solo nel nome ma anche attraverso decisioni evangeliche, lungimi-ranti che stanno ringiovanendo la Chiesa. Tutto questo è dovuto al grande atto di intelligenza si-nodale di Papa Benedetto che ha rinunciato al suo servizio, l’uno non si capisce senza l’altro.

D – Un Papa Religioso. Qual è oggi il posto dei Religiosi, nella Chiesa e nel mondo?R - I frati e le suore hanno

nella Chiesa un loro posto speci-fico: ricordare come saremo noi alla fine dei tempi, noi dobbia-mo ricordare che alla fine sare-mo come angeli in cielo e questo attraverso i tre voti di povertà, castità, obbedienza.

D – Fra Gianluigi, cosa dire della presenza fran-cescana nella Diocesi di Adria-Rovigo? Come ce-lebrare bene, nella fede, la festa di san Francesco?R - I francescani Cappucci-

ni presenti in Diocesi sono mol-to legati a territorio del Polesine; dobbiamo riconoscere che la ter-ra del Polesine ha dato i natali a diversi confratelli frati, e tra di loro molti hanno ricoperto anche posti importanti nell’Ordine. Al-tro aspetto da non sottovalutare è che questa del 2013 è la prima festa di san Francesco che vivia-mo con il primo Papa di nome Francesco, inoltre qui a Rovigo abbiamo tre realtà: la prima una realtà vocazionale che vede la presenza di ben sette giovani im-pegnati nello studio e nella for-mazione francescana; ed ancora lo spazio del Seminario Serafico vede ad ogni fine settimana la presenza di oltre un centinaio di ragazzi e giovani impegnati in diversi gruppi.

Infine mi piace osservare che a Milano presso la nostra comu-nità la maggioranza dei frati ve-neti provengono dalla Diocesi di Adria-Rovigo.

Da ultimo ha preso vita una collaborazione con la Scuola Cattolica Diocesana “G. Sichi-rollo” dove alcuni nostri frati insegnano religione. Allora di-ciamo che tutti noi Cappuccini siamo felici di svolgere il nostro servizio pastorale nella Diocesi di Adria-Rovigo .

Settimio Rigolin

Intervista a fra Gianluigi Pasquale

Al centro del francescanesimo S. Francesco oggi

Tutti insieme alla Veglia Missionaria Diocesana

Per sentirci un “Popolo in Missione” imparando dai nostri missionari nel mondo

Sabato 12 ottobre ore 21 in DuomoMancano due mesi alla conclusione dell’Anno della Fede e l’invito ad essere missionari

è sempre più forte e urgente in questo tempo bisognoso di rinnovamento nel cuore.Papa Francesco parlando a migliaia di catechisti domenica scorsa ha chiesto:“Siamo noi uomini e donne memoria di Dio o siamo persone ‘spensierate’ che pongono

la loro sicurezza in se stessi e nelle cose?Siamo veramente come sentinelle che risvegliano negli altri la memoria di Dio che scal-

da il cuore?”- Partecipare quest’anno alla Veglia Missionaria Diocesana è una piccola ma importante

risposta all’Amore di Dio che chiede di essere al centro del nostro cuore e risposta all’amo-re di ogni fratello sulle strade del nostro Polesine e del mondo intero.

- Partecipare alla Veglia Missionaria è sentirci “mandati” – come persone e come comu-nità – uniti al nostro Pastore per essere un po’ di più un Popolo in Missione, chiamati tutti a combattere la battaglia della fede.

- Partecipare alla Veglia è accogliere le testimonianze dei nostri fratelli e sorelle che si donano sulle strade del mondo nel nome di Cristo.

I loro volti sono un segno visibile di una grande storia di fede e di amore.- P. Claudio Altieri (originario della Commenda – Madonna Pellegrina), missionario

comboniano, da 40 anni in Etiopia- P. Lauro Negri (originario di Canaro), missionario carmelitano, da 30 anni in Colom-

bia- il caro P. Luigi Toffanin, recentemente scomparso (originario di Picara), missionario

rogazionista, per oltre 20 anni in Asia (Filippine e India)- Imelda Nitereka, missionaria della Redenzione, del Burundi, nella nostra diocesi per

un servizio- D. Giuseppe Mazzocco, già missionario fidei-donum in Caetitè (Brasile), con il suo

cammino di cooperazione tra le chiese sorelle- D. Fabio Finotello, responsabile della Pastorale Giovanile, con il suo racconto dell’espe-

rienza straordinaria della GMG di Rio.Ci saranno altri amici come p. Francesco Zaccarini (di Salara) della Comunità di Villa-

regia, in partenza per il Perù.Dopo la Veglia – si propone liberamente – una breve “Notte Bianca di Preghiera” verso

il Centro Mariano per affidare a Maria il nostro cammino di “popolo in missione”, uniti al Papa Francesco e ai missionari del mondo e dare voce alla Bella Notizia di Gesù che cam-mina con noi. Vi aspettiamo!

Eurosia Fabris Barban (Quinto Vicentino, 27 settembre 1866 – Marola, 8 gennaio 1932) è stata beatificata da Benedetto XVI il 6 novembre 2005 nella Cattedrale di Vicenza. Chiamata anche con il nome di Mamma Rosa, è meglio conosciuta per i cattolici come modello di santità nella vita quo-tidiana.