Musardo catalogo lux edito da mondadori

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VINCENZO MUSARDO PITTURA E SPIRITUALITÀ DA ORIENTE A OCCIDENTE LUX

description

"Lux pittura e spiritualità da Oriente a Occidente" Le Opere in mostra del maestro Vincenzo Musardo presso il piano nobile di Palazzo Maffei-Marescotti (Vicariato del Vaticano) sono state raccolte in un catalogo realizzato per l’evento edito da Giorgio Mondadori.

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VINCENZO MUSARDO

PITTURA E SPIRITUALITÀDA ORIENTE A OCCIDENTE

LUX

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VINCENZO MUSARDO

PITTURA E SPIRITUALITÀDA ORIENTE A OCCIDENTE

LUX

LE VD I CO A

Z R

Z IAA

TLOA

P

M IA T

F T

F OE CI SM ERA

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L’opera è inserita nella collanaCataloghi d’Arte della

ISBN 978-88-6052-338-9

Copyright © 2010ARTISSE srl

Riproduzione vietata, tutti i diritti riservatidalla legge sui diritti d’autore

A CURA DIDomenico MontaltoEzio Nimis

FOTOGRAFIE DELLE OPEREItalphoto di Simone Laura & Co.

COORDINAMENTO EDITORIALEEzio NimisFranco MarziliDanilo Marzili

SPONSORS:

Assessorato

alle Politiche Culturali

e della Comunicazione

SOCIETÀ DI RIFERIMENTO

TESTIMagdi Cristiano AllamDomenico MontaltoRaffaella ZavattaElena AgudioMario UrsinoAnna Caterina BellatiPaolo Levi

REALIZZAZIONE GRAFICAArti Grafiche della Torre - Auditore (PU)

STAMPAArti Grafiche della Torre - Auditore (PU)

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ALLE LIBRERIEMessaggerie Libri S.p.A.Via Verdi, 8 - 20090 Assago (MI)

ARTISSE

0831 779 242 0831 777 141

SOCIETA’ ITALIANA D’ARTE CONTEMPORANEA SRL

tel. (+39) fax

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numero verde: 800 114 606

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LUXPITTURA E SPIRITUALITÀ DA ORIENTE A OCCIDENTE

CRISTIANESIMO

EBRAISMO

BUDDHISMO

ISLAMISMO

P. 15

P. 29

P. 43

P. 55

VINCENZO MUSARDO

A CURA DI DOMENICO MONTALTO

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LUX

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Che gioia ammirare la Sacra Sindone ritratta daVincenzo Musardo!E che fortuna poterla ammirare ininterrottamente essendoesposta nel salotto di casa mia.Un ricordo straordinario ricevuto al termine di una seratamemorabile nella Basilica di San Pancrazio Salentino il 15ottobre 2008 stracolma di fedeli e amici accorsi perascoltare la mia testimonianza sulla conversione dall’islamal cattolicesimo, il dono immenso della fede in Cristorealizzatosi attraverso il regalo più bello della mia vita,ricevere il battesimo dalle mani del Santo Padre il PapaBenedetto XVI il 22 marzo 2008.Con uno slancio di generosità e l’umiltà personale che siaddice ai grandi artisti, Musardo volle consegnarmi la suaopera per suggellare una fraternità che si fondava su unaprofonda sintonia spirituale.Colsi l’animo di un uomo genuino che concepisce la vitacome un volare alto, dove la libertà è, nella sua essenza,essere pienamente se stessi nell’interiorità dell’anima.Ed è qui, nella vita concepita come dimensione

MAGDI CRISTIANO ALLAMCONTRIBUTO ALLA MOSTRA ANTOLOGICADI VINCENZO MUSARDO

dell’essere, non dell’avere e meno che mai dell’apparire,che Musardo riesce a proporsi come il testimone di unaspiritualità cristiana che è al tempo stesso profeticamenteuniversale. Perché è solo se sapremo sempre piùguardarci dentro e concepire la felicità per ciò che siamoe non per i beni che possediamo, che potremo creare unlinguaggio universale in grado di unire gli uomini e ledonne di buona volontà in tutto il mondo,indipendentemente dalla fede, dalla cultura e dallanazione d’origine.Auguro pertanto a Musardo sempre nuovi successi etraguardi, in un percorso ricco e incentivante, dove laserenità dell'anima è una tensione continua versol’infinito che è dentro di noi ma che non ci appartiene.Quell’infinito che si legge negli occhi del Cristomagistralmente ritratto nella Sacra Sindone.

Magdi Cristiano Allam

(Eurodeputato “Io amo l'Italia”)

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È una luce tagliente, nitida, meridiana, metafisica quella che svela all’occhio le

immagini di Vincenzo Musardo. Una luce che disegna e scolpisce le forme, rivelando

alla nostra coscienza frammenti visivi che paiono riemergere, misteriosamente,

dall’ombra abissale del tempo, dall’oblìo in cui affonda il passato del mondo. L’artista

salentino - ricapitolando il proprio peculiare percorso espressivo e affinando una cifra

stilistica ormai inconfondibile - presenta qui un nuovo compatto e coerente ciclo di

opere, tutte ispirate all’immaginario delle grandi religioni o culture religiose

dell’Occidente e dell’Oriente - le tre fedi del Libro, ebraismo, cristianesimo, islam - il

buddhismo e l’induismo ma anche, risalendo nei secoli, i miti ellenici e i culti pagani

dell’antichità sia mediterranea sia mesopotamica. Un progetto , nato e

studiato appositamente per gli aulici spazi del Palazzo del Vicariato, di rilettura pittorica

dei simboli e dei documenti storici del senso religioso, una sinossi poetica e iconografica

che ha impegnato in questi ultimi anni la sua riflessione, il suo lavoro, la sua ricerca. Ne

è scaturita una silloge di icone evocative, dense di rimandi e di senso, che il pennello

dell’artista - come il bulino d’uno scultore - sbalza e modella con materia terrea, scabra,

quasi restituendoci i lacerti di un’archeologia dell’anima, i sogni più nobili delle civiltà, i

sedimenti visuali di una bellezza che supera Stati, confini, razze perché appartiene alla

famiglia umana, al sentire profondo dell’uomo in quanto creatura.

site specific

DOMENICO MONTALTO

Lux

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DOMENICO MONTALTO LUX

A una prima superficiale impressione, l’arte di Musardo potrebbe apparire come una

sorta di fredda, erudita, citazionistica restituzione di maniera di mitologie e di visioni

depositate nella memoria e nell’inconscio collettivi, insomma un abile

intellettuale e di mestiere di quelle che Jung denominò “immagini primarie”,

accuratamente trascelte in un museale, da raffinato frequentatore di .

In realtà, esaminando il tutto con la dovuta attenzione, questo repertorio di emblemi

archetipali, questa sublime, elegante del sacro universale impegna a fondo le

nostre risorse di risveglio spirituale, le nostre capacità di interrogarci, di rimetterci in

gioco davanti al mistero. L’arte di Musardo sembra infatti tradurre, in scene e colori,

un’apocalisse , una metafora figurativa, una semantica nuova dell’immagine

che alludono e additano la del nostro essere al mondo qui e ora, volta

a scuotere le coscienze dal torpore della banalità, a liberare le menti dall'assedio del

senso comune, rispolverando i sommi e monumenti della spiritualità, spesso

enigmatici ma sempre potenti, ed evocando quelle virtù dello spirito che Giacomo

Leopardi definì splendidamente “desideri infiniti, visioni altere, pensieri immensi”.

È tipico delle epoche di crisi e di confusione – qual’è indubbiamente quella che stiamo

vivendo - il ricorrere di suggestioni apocalittiche, di millenarismi, di misticismi in pillole,

di mode esoteriche, di simbolismi, sincretismi, messianismi e satanismi vari. Fenomeni

paraculturali, “ismi” ognuno con un proprio , che sono le scorie di fragilità

collettive, di paure remote, spezzoni di spiritualità dall’identità incerta, consegnati al

paraculturale di massa, a sua volta sovralimentato dall’industria editoriale, da

internet, dal fumetto, dal cinema hollywoodiano, dal , dalle

televisive, insomma dai media che pervadono la nostra quotidianità. Nulla, neppure una

pallida traccia, rimane - sotto questo grottesco ammanto di polveri di significato, di

materiali eterogenei, volatili, effimeri - della drammaticità e dell’ di quella fatidica

parola, (“rivelazione”), che nacque nell’ambiente dell’antico ebraismo di

lingua greca, e che indicava una manifestazione profetica delle cose nascoste da Dio

agli uomini, un resoconto in forma poeticamente estrema, visionaria, dei misteri sacri,

evocati con scrittura portentosa. Nella tradizione religiosa abramitica - giudaica, cristiana

e islamica - la letteratura “apocalittica” rappresenta un ospite fisso, peculiare, per certi

versi scomodo, dovendo trattare argomenti tabù all’esperienza ordinaria, quali il

rendering

coté antiquarium

koiné

sui generis

magna quaestio

signa

marketing

fast

food

video-game fiction

allure

apokalypsis

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Paradiso e l’Inferno, gli angeli, lo scopo del mondo e la consumazione dei tempi: il fine

e la fine, addirittura.

Oggi, nella cultura di massa contemporanea, programmaticamente scettica e libertina,

quella dimensione apocalittico-escatologica, fortemente connotata di moralismo, subisce

uno slittamento, anzi un vero e proprio annacquamento semantico, finendo con

l’inglobare i mille frattali del lucroso filone fantastico e fantascientifico, e finendo anche

col diluire la propria capacità di turbamento interiore, di allarmare la coscienza,

sfibrando la grave serietà della profezia e del monito divino in un calderone di banalità

dove si mescolano Nostradamus e l’11 Settembre, lo e l’inquinamento globale,

Chernobyl e l’epidemia di aviaria in un catastrofismo pronta cassa, da intrattenimento

popolare, da . Una sorta di finzione dello spavento, di brivido del cataclisma,

di piccolo dello spirito concesso dal totalitarismo dell'insulsaggine. La

provvidenza vuole però che anche in quest’epoca – oggettivamente più buia di quanto

alcun profeta apocalittico abbia mai osato immaginare – non manchino i territori franchi

e liberi della poesia e dell’arte (come dimostrano queste opere di Musardo), i guizzi del

genio capace di tener desta quell’attesa autenticamente apocalittica, quella santa ansia

che deriva dalla nitida consapevolezza del male, dalla conoscenza del potenziale

criminogeno dell’uomo, bestia in sembianze di angelo capace però - se restituito alla

Verità - di generare il bene, il bello, il vero.

La tecnica dell’olio e della serigrafia polimaterici, di cui Musardo è mentore e maestro,

fondate su una laboriosa ricetta alchemica di ossidi di ferro, di polveri di marmo, di

collanti, di ripetuti passaggi di matrici e d'inchiostri, conferisce al dipinto e al foglio di

grafica l’aura di antico reperto, di reliquia della civiltà, dove la massa plastica del

materiale pittorico e coloristico svela la dimensione della sacralità, della meraviglia.

Centrali risultano, in questo , le immagini relative all’arte sacra e all’iconografia

della Cristianità, a partire dall’icona per definizione: la Sindone, che l’artista pugliese

rivisita con caldo colorismo, in un’accensione espressionista di rossi e di blu, di verdi e

di viola. Né mancano gli angeli, in sembianze di putti classicheggianti, simili a eroti d’un

fregio o d’un frontone greco, e altro ancora. Immagini bellissime che ci rammentano

come la Rivelazione abbia riassunto in sé e coronato tutte le bellezze precedenti e

tsunami

talk show

doping

corpus

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DOMENICO MONTALTO LUX

future, introducendo nella storia umana un nuovo statuto dell’arte, una confidenza

nuova dell’uomo nei confronti dell’Eterno. Nel Prologo del Vangelo di Giovanni, si

annuncia che il “si è fatto carne”, ponendo così un netto discrimine tra un prima e

un poi, tra antichità e modernità. Dio si è fatto umano, l’ineffabile diviene effabile,

assumendo la nostra carne e, quindi, la nostra immagine. Dal Prologo insomma origina

l’arte cristiana, occidentale e moderna, intesa quale possibilità di rappresentazione non

solo della natura nel suo aspetto più misterioso e terrifico (come avviene nel mito

pagano), ma di ciò che sta prima e oltre la natura, ovvero il Dio creatore, padre e

misercordioso.

Ammirando queste opere di Musardo, sovvengono necessariamente le parole scritte da

Papa Giovanni Paolo II nella sua epocale del 1999, dove troviamo

concetti inequivocabili: “...La bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del

bene... L’artista vive una peculiare relazione con la bellezza. In un senso molto vero si

può dire che la bellezza è la vocazione a lui rivolta dal Creatore col dono del ‘talento

artistico’… Nel vasto panorama culturale di ogni nazione, gli artisti hanno il loro

specifico posto. Proprio mentre obbediscono al loro estro, nella realizzazione di opere

veramente valide e belle, essi non solo arricchiscono il patrimonio culturale di ciascuna

nazione e dell’intera umanità, ma rendono anche un servizio sociale qualificato a

vantaggio del bene comune... C’è dunque un’etica, anzi una ‘spiritualità’ del servizio

artistico, che a suo modo contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo. Proprio a

questo sembra voler alludere Cyprian Norwid quando afferma: ‘La bellezza è per

entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere’... Per trasmettere il messaggio affidatole

da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi,

per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio”. Tutti

abbiamo bisogno di artisti che ci illuminano di una luce originale, una nuova, come

fa Musardo.

Logos

Lettera agli artisti

lux

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CRISTIANESIMO

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SACRA SINDONE OMAGGIO AD ANDY WARHOLOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X100

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ANGIOLETTOOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X40

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SACRO ROMANICOOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X50

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PROFETAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X50

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CRISTIANESIMOOLIO POLIMATERICO SU TELACM 50X70

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ANGELOLITOSERIGRAFIA SU CARTA MAGNANI DI PESCIA 1/99CM 70X50

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SACRA FAMIGLIAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

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SACRA SINDONE ARCHETIPO IIIOLIO POLIMATERICO SU TELACM 70X50

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SACRA SINDONE ARCHETIPO IVOLIO POLIMATERICO SU TELACM 70X50

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LUCE SUL MONDO ANTICOOLIO POLIMATERICO SU TELACM 80X120

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EBRAISMO

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ARCAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 40X60

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IL CARRO DI FUOCO ELIAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X80

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VENERE E GUERRIEROOLIO POLIMATERICO SU TELACM 50X70

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ETRUSCO OCCIDENTALEOLIO POLIMATERICO SU TELACM 80X120

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CACCIATAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X80

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FRAMMENTIOLIO POLIMATERICO SU TELACM 50X70

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DAVIDOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

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IL GIORNO DELLA MEMORIAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 100X80

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BUDDISMO

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KLASSICAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 35X50

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AFGHANISTANOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

DIVINITÀ ANTROPOMORFAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

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DIVINITÀ TRICEFALAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

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L’EROS IN INDIAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

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ARCAICOOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X50

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NABUCODONOSOROLIO POLIMATERICO SU TELACM 70X100

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BUDDAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 100X80

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ISLAMISMO

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PREISLAMICHEOLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X80

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ARCHETIPI IO DONNADITTICO - OLIO POLIMATERICO SU TELACM 120X160

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ARCHETIPO MUTANTECAMMINO DELLA STORIAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 80X120

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STRUTTURE VERTICALI DELLA MEMORIAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 70X50

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VENERE PREARCAICAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 60X50

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FONDAMENTALISMI EPICIOLIO POLIMATERICO SU TELACM 50X70

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ENIGMAOLIO POLIMATERICO SU TELACM 50X70

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La fortuna di molti Grandi Maestri nella storia dell'arte è stata l’incontro con il

“mecenate”, con colui il quale ha creduto nel segno e nella personalità dell’artista, anche

se frequentemente forzando il suo “protetto” affinché eseguisse opere sempre più affini

alle esigenze di chi, fondamentalmente, gli garantiva la sopravvivenza. Emerge quindi

un rapporto molto personale, notevolmente vincolante, cui solo gli artisti di forte

personalità hanno saputo opporsi pur di mantenere la propria indipendenza.

Nel corso dei secoli, la figura del mecenate, senza scomparire, si è adattata di volta in

volta alle mutazioni storiche, sociali, economiche e, soprattutto, artistiche. Talvolta ha

coinciso col mercante (o gallerista), talvolta con il critico d’arte, talvolta con l’industriale,

ma anche con società, banche, associazioni, con chiunque sostenesse un artista non solo

per il proprio piacere personale ma anche per la trasformazione di una scelta in

investimento, per lo più economico.

Tutto quanto sopra per inquadrare una realtà, anche attuale, accanto alla quale si è

invece sviluppata e concretizzata, proprio nel Salento, terra di Virgilio, una filosofia

differente a sostegno dell'artista, dell’opera d’arte e soprattutto del collezionista: questa

realtà è Artisse, Società Italiana d’Arte Contemporanea. Artisse nasce dall’idea

dell’Avvocato Ezio Nimis, che ha saputo raccogliere intorno a sé, grazie al proprio

carisma ed alla sua grande passione un gruppo di collezionisti, imprenditori, cultori

RAFFAELLA ZAVATTA

Quando entusiasmo epassione sostengonol'arte

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dell’arte che, per promuoverla e divulgarla, hanno unito la propria esperienza ad una

forte volontà di riuscire. Entusiasmo, motivazione e cospicui investimenti volti alla

promozione dell’immagine di ciascun artista, sono i punti di partenza dell’attività di

Artisse, accompagnati dall’orgoglio di partecipare in qualche modo al destino dei propri

artisti e dalla responsabilità di garantire ai collezionisti una sicura crescita del valore delle

opere acquistate. Ezio Nimis, che è anche Amministratore Unico della Società, ci tiene ad

sottolineare che «Artisse non si occupa della semplice commercializzazione di opere

d’arte ma, pur vantando artisti di fama consolidata, sceglie, in collaborazione con i

maggiori critici e accademici, indiscutibili talenti che abbiano solo bisogno di giungere al

grande pubblico e che possano rappresentare un sicuro investimento, sia per chi li

propone che per chi li acquista. Sono convinto che la maggior parte di coloro che ne

sono tentati non assecondano la propria emozione di acquistare un’opera d’arte per la

scarsa conoscenza della materia, delle tendenze e per l'incertezza di spendere bene il

proprio denaro: noi di Artisse offriamo tale certezza e consideriamo i nostri collezionisti

tanti piccoli “soci no risk”. Chi sceglie di acquistare l’opera di uno qualsiasi dei nostri

artisti sa che questi è stato innanzitutto selezionato da critici di grande livello: non deve

far altro che appenderla alla parete della propria abitazione e goderne il possesso».

Aggiunge inoltre: «Artisse dal canto suo, acquisendo l'esclusiva dell'artista, a tutela del

proprio investimento, profonde capitali ed energie nella realizzazione di mostre, eventi e

pubblicazioni che non faranno altro che accrescere il valore delle sue opere premiando

così anche la fiducia accordatale da coloro i quali hanno creduto nelle sue scelte.».

Operazioni importanti, dunque, volte alla tutela a tutto tondo dell’artista che, proprio

grazie anche alla continua presenza sul mercato, consolida la propria posizione tra i

protagonisti dell'arte contemporanea e, supportato dall'attenzione nei confronti di una

corretta commercializzazione delle sue opere dalla puntuale attività di Artisse, vede

crescere la qualità e il numero dei suoi collezionisti, che mantengono sempre la

consapevolezza dell’importanza nell'investimento sia emotivo che economico.

Collezionisti che nel corso degli anni hanno avuto modo, grazie ad Artisse, di

approfondire la conoscenza di un grande artista italiano, protagonista e testimone

internazionale dell’importanza e della vivacità dell'arte contemporanea: Vincenzo

Musardo. [*Salentino d’origine, egli completa i suoi studi a Lecce e ancora giovanissimo

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si trasferisce a Charleroi, in Belgio, dove si perfeziona come libero uditore

all'Accademia di Belle Arti mentre opera come designer e scultore nelle officine Gres-

Guerin e Dubois a Bouffiouls. Realizza una scultura fittile per la Regina Fabiola ed

espone all'Europac a Bruxelles; al Palais des Congres di Liegi; al Grand Palace di

Anversa; al Prix Italienne a Gilly (premiato). Nel 1973 a Firenze una Giuria

Internazionale (François Apollinaire Francia, Antony Harris Inghilterra, Schrieferes

Germania...) gli attribuisce il “III Michelangelo d’Oro” per un’opera di pittura

tridimensionale.

Da allora l’Artista rimane fisicamente in Italia, dove si dedica all’insegnamento presso

Le Accademie di Belle Arti di Foggia e Bari e allo studio dell’Archeologia, ma le Sue

Opere, parlando il linguaggio universale dell’arte “vera”, continuano a valicare i confini

passando per l'Expo Mondiale di Siviglia in Spagna, nel ‘92, per giungere, nel ‘99 al

Museo G.I.Katsigra di Larissa, in Grecia. Dal duemila ad oggi sotto l’egida dell’Artisse i

suoi successi vengono ancor più consolidati. Collezionisti privati di altissimo livello e

Amministrazioni pubbliche acquisiscono importanti Opere dell’Artista, le cui quotazioni

sono in continua ascesa.

La Galleria “Modus” di Parigi (Place des Vosges) ne pretende l’esclusiva per la Francia,

riservandosi il diritto di proporlo al “Sofa” di Chicago nel Novembre di quest’anno; e,

anteprima importante, il “Global Awareness Group” di Toronto ha tanto apprezzato

Musardo da aver già organizzato- con il patrocinio dell’Università di York- una

personale da tenersi in Ottobre-Novembre prossimi al “Casa Loma” (secondo

monumento più visitato del Canada).

Il Maestro salentino con i suoi reperti spesso inventati si muove e trascina l’osservatore

non solo attraverso lo spazio, ma anche e soprattutto nel tempo, perché con le sue

opere riesce a ridare a quelle testimonianze del passato nuova vita, donando ad esse un

senso nuovo dell’esistere attraverso il proprio sguardo. L’Artista si propone come guida

e narratore di elementi arcaici, di cui sottolinea la presenza, l’esistenza che ha segnato

secoli e millenni di storia dell’uomo; riporta un messaggio antico, ma sempre attuale, fa

sì che simboli, figure appartenenti ad epoche e culture diverse mostrino quel

linguaggio universale che le accomuna e permette loro di dialogare. Il tutto attraverso

una materia che, lavorata sapientemente, acquisisce, se pur sulla tela, una

RAFFAELLA ZAVATTA QUANDO ENTUSIASMO E PASSIONE SOSTENGONO L’ARTE

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Page 74: Musardo catalogo lux edito da mondadori

tridimensionalità, un volume che rendono ancor più viva la descrizione e fanno avvertire

all’osservatore quella forte emotività che ha accompagnato la gestualità dell’artista.

Questo è il risultato di quell'arte “metarcaica”, creata e sviluppata da Musardo a partire

dal 1974, attraverso la quale egli si fa «cantore arcaico e immaginifico del mito [...]

messaggero solitario e metarcaico di civiltà mediterranee scomparse» (Paolo Levi, in

).

I

sogni tangibili di Vincenzo Musardo

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ELENA AGUDIO

Vincenzo Musardo odell’olimpica sospensione

Teatro della memoria, cortocircuito temporale, condensamento di mistero. L’arte di

Vincenzo Musardo, figlia di un continuo catulliano “labor limae”, è fatta di stratificazioni

e sovrapposizioni di lentezze, di incontro di riflessioni, di incroci di senso. Per lui la

citazione dell’antico non è sterile giustapposizione di familiari forme mediterranee ma

percorso di indagine nei meandri di una coscienza che è individuale e collettiva.

Pugliese, magnogreco, romano, bizantino, cortese, romanico e poi barocco e

contemporaneo e ancora antico, Musardo è un uomo affatto arcaico, un artista per nulla

passatista. La sua è una visione sincronica della storia, una ricomposizione di armonie

lontane interrotte dalla spietata velocità del presente continuo.

Il reperto di un re assirobabilonese che si avvicina a quello di un cavallo attico per

lasciarsi sussurrare l’esito della battaglia di Salamina, menadi dionisiache che placano la

loro mania estatica incrociando lo sguardo di ieratici profili egizi, senatori togati romani

che osservano come manichini criptici grafismi di civiltà sommerse, tutto in Musardo è

evocazione e sovrapposizione. Di senso e di materia. Il mito per lui è , racconto,

e , filo, una narrazione gomitolo, in cui il passato si aggroviglia con il presente e

si srotola nel futuro. Perché oggi tutto è contemporaneo, come disse già André Malraux

nel suo , la vitalità delle immagini e dei documenti antichi non

permette la morte della memoria, e la fotografia della maschera d'oro di Agamennone

muthos

mithos

Musée Immaginare

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può vivere accanto a quella della Maistra di Brancusi nel nostro computer. Secondo un

criterio di catalogazione che non è più cronologico, ma che può essere alfabetico,

tematico, iconografico. Poetico.

Aby Warburg, aveva ordinato la sua celebre biblioteca di Amburgo – oggi a Londra –

secondo la “regola del buon vicinato”, giustapponendo un libro all’altro in base ai criteri

del contesto e dell’associazione di idee. Con lo stesso procedimento proseguì fino a

concepire il suo “Atlante della Memoria”, , un insieme di tavole dove

immagini fotografiche di espressioni artistiche vengono accostate una all’altra per

somiglianza formale e citazione conscia o inconscia di un modello. Una geniale

catalogazione di forme provenienti da momenti storici e latitudini diverse, eppur

evidentemente connesse. Così un rilevo classico che raffigura una menade danzante

viene accostato all’immagine della ninfa-ancella nei dipinti rinascimentali fiorentini, fino

ad essere paragonato a una fotografia di Isadora Duncan – quasi coetanea di Warburg –

danzante a piedi nudi. Tutto a convivere contemporaneamente. Perché esiste una

memoria individuale e collettiva che, seppure sommersa dall’amnesia del nostro presente

che tutto dimentica, non muore e riemerge come traccia mnestica, espressione formulare,

come segno sempre nuovo fuori dallo spazio e dal tempo. Non asetticamente antico ma

antropologicamente sedimentato e condensato nell'attualità.

Quello che fa Vincenzo Musardo è un percorso in parte warburghiano, di

riappropriazione delle forme e delle materie, di ricomposizione di frammenti e di

schegge di una civiltà mediterranea a lui così intima e amica. I reperti che l’artista

pugliese riscopre emergono come epifanie dalle sabbie della sua pittura per tornare ad

appartenere al mito. Per galleggiare sulle sue tele come in un liquido amniotico, al riparo

dal mondo fisico che – ahimè, troppo spesso spietato – con il vento della calunnia erode

la materia, che con la pioggia delle falsità consuma le patine e con le tempeste

dell’indifferenza genera mostri. Gli archetipi di Musardo sono anche i nostri, e si

incrociano nei suoi quadri come personaggi che appartengono allo stesso tempo e che

parlano la stessa lingua, arrivino essi dalla antichità classica, dall’epoca alessandrina, dalla

storia romana o dall’attualità contemporanea, come il busto di Mapplethorpe. Lo stesso

appuntamento per tutti, alla stessa macchina del tempo. Puntata nella direzione

dell’atemporalità.

Verso quell'olimpica sospensione tanto cara all’arte. Da sempre.

Mnemosyne

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Page 77: Musardo catalogo lux edito da mondadori

75

MARIO URSINO

Musardo, arcaismo econtemporaneità

Tale è il compendio di storia e la capacità di sintesi nelle suggestive opere create da

Vincenzo Musardo con personalissima tecnica (oli polimaterici) e tale l’alto grado di

simulazione in queste pitture a rilievo, da evidenziare subito una perizia che, di per sé,

è già uno straordinario artificio e dunque è arte.

Ma non è solo, ovviamente, l’impiego prodigioso di colle, terre, colori, delle crettature e

dei graffiti impressi a queste imitazioni di simulacri primitivi, arcaici (l’artista ha coniato

il termine “metarcaico” per alludere ad una evocazione che è al di là e al di qua

dell’arcaico), perché Musardo fissa inoltre queste immagini secondo una propria

geometria illustrativa su piani di fondo ordinati, ma sarebbe più esatto dire orditi, per

corrispondere ad una tessitura cromatica, ad un astrattismo che riconduce

istantaneamente quelle effigi del nostro passato remotissimo ai più tipici valori formali

della contemporaneità

Quella materia che vediamo emergere, infatti, affiora consistente e corposa a definire

libere copie da frammenti di sculture (marmi, terrecotte, bronzi), rilievi di brani

architettonici, di stele votive e funerarie, metope, e una ricorrente figura di Venere

“classica”, simbolo e forse archetipo di una maternità rupestre, della stessa natura

calcarea e tufacea dell’antichissima Apulia-lapigia, terra di origine dell’artista.

Al nostro artista, però, non è bastato dipingere reperti, come hanno già fatto illustri

Page 78: Musardo catalogo lux edito da mondadori

grandi maestri del passato (a partire dal Rinascimento con spiccato gusto antiquario)

come il Mantegna, e poi Tiziano, e i pittori di rovine del Settecento fino al

contemporaneo Giorgio de Chirico, il quale consigliava ai pittori “di copiare molte

statue”, no Musardo ha voluto altresì rendere “tattili” questi frammenti, non solo nel senso

metaforico che questo termine aveva per Bernard Berenson nello stabilire la qualità di un

dipinto, ma anche per un involontario procedimento da ricercatore entomologo che

raccoglie le varie specie e le serie dei coleotteri per il suo catalogo scientifico e

collezionistico.

Demiurgicamente, perciò, Musardo allinea nelle sue tele le raffigurazioni che

maggiormente affluiscono nella sua mente di conoscitore e studioso di antichità italiche,

che però combina, appunto, con rara capacità di sintesi, con immagini tipiche dell’arte

moderna e contemporanea, non esclusa la fotografia di autore come genere a sé.

Si è detto, non senza ragione, dell’influenza di Mondrian sull’opera di Musardo. È vero,

ma non senza qualche differenza. La citazione mondrianea è palese in taluni suoi dipinti,

ma risponde anche ad un’esigenza di sistemazione seriale degli arcani soggetti, della loro

lettura sotto differenti esposizioni di luci e colore per tentare di trarne un significato, o

semplicemente di farne rivivere il senso del magico perduto.

Quindi la freddezza e il rigore del maestro olandese, la sua chiarezza geometrica agiscono

qui funzionalmente ad esaltare il fascino emotivo suscitato dagli arcaici indecifrabili

reperti che diventano “eroi”, “guerrieri”, “veneri” con il filtro sensibile e fantastico

dell’artista.

Più sovente, invece, Musardo costruisce un’immagine infranta ove al taglio geometrico di

fondo fa riscontro l’informalità di scorci, in prevalenza piatte campiture di neri e rossi-

ocra, entro i quali si allunga, si distende, si siede la “Venere classica”. È un’astrazione a

noi nota, di marca prettamente italiana, rintracciabile nelle opere di Burri degli anni

Ottanta: i famosi “Cellotex”, monumentali cadenze di forme come ritagliate dal bisturi a

scandire bicromie uniformi ed estese; esse sono divenute ridotte modulazioni in Musardo

nell’avvolgere e saldare le sue “Veneri” al tempo stesso arcaiche e novecentesche.

Se l’influsso dello scultore francese Maillol (1861-1944) è dallo stesso artista dichiarato per

l'evidente comune richiamo al mito della classicità, altrettanto incisivo appare il

collegamento di queste “Veneri” al classicismo propriamente italiano degli anni Venti di

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Page 79: Musardo catalogo lux edito da mondadori

Sironi e di Arturo Martini, la cui silenziosa aura metafisica si addice al Musardo più che il

loquace Marino Marini, al quale pure in certo qual modo è stato giustamente raffrontato.

Ma il plasticismo di Marini è animato da una forte tensione ideale, le sue forme arcaiche

liberano i moti della spiritualità (non a caso le sue sculture guardano sempre e si

slanciano verso il cielo); inoltre, come ha scritto Argan, egli ha assegnato alla forma “una

sostanza illimitatamente umana”; viceversa in Musardo la materia delle sue figure rinvia

esplicitamente alla petrosa, in fondo immutabile, sostanza terrestre, dove gli uomini

passano, e restano solo il mito e la storia (il ricordo di Diomede è ancora vivo in questa

porzione della Magna Grecia); e ancora, l’immagine infranta di Musardo ci ricorda che

l'antichità può essere ricostruita solo per frammenti, secondo la poetica di piranesiana

memoria.

Il primitivismo, il formalismo classicistico possono così, per spontanea associazione

mentale, abbinarsi alla essenzialità e alla purezza teorizzata e praticata appunto dai

grandi maestri dell'arte italiana nei primi decenni del secolo, come Carrà, De Chirico,

Morandi, Soffici, Melli e altri ancora".

Inoltre l’artista tiene particolarmente conto dell’asciutta spazialità architetturale

“novecentesca” nel sistemare gli antichi reperti che paiono assemblati da un libero

manifestarsi dell’inconscio o del sogno.

Ma il gioco della sintesi ci appare ancora più singolare quando l’artista riunisce in tre

rigorosi e distinti scomparti geometrici che sembrano fotogrammi (di nuovo affiora

Mondrian) un rilievo espressivo e graffito che rappresenta un cinghiale (allude forse

Musardo alle incisioni paleolitiche della famosa “Grotta Romanelli” nel territorio di

Otranto, cioè in lapigia?); più sopra appare l’effigie di un probabile sorridente Apollo,

che sembra derivato dalla testa dell’Apollo, in terracotta, dell’Acrotero del Tempio di

Veio (500 a.C.), Roma, Valle Giulia.

Entrambe le raffigurazioni guardano ironicamente verso il terzo rettangolo-fotogramma

che contiene un altro possente rilievo ripreso da una delle più diffuse foto di Robert

Mapplethorpe (1946-1988): un nudo (androgino) in vigorosa tensione muscolare e

scultorea a ricordare le parole dello scomparso artista-fotografo: “E realmente io vedo le

persone come delle sculture”.

E sempre dalla fotografia Musardo ci propone un’altra originalissima opera

MARIO URSINO ARCAISMO E CONTEMPORANEITÀ

77

Page 80: Musardo catalogo lux edito da mondadori

dell’antichità, l’Efebo di Selinunte.

L’immagine del celebre giovinetto, più conosciuta forse attraverso le illustrazioni, induce

l’artista a riprodurla in progressione seriale alla maniera di certe serigrafie di Andy

Warhol; qui la silhouette della testa, vista di profilo, si ripete sulla tela otto volte (e

quattro volte all'interno della seconda fila), ogni volta però sotto differente angolazione

di luce e colore, e sezionata da un taglio di nero da fotogramma, il più emblematico dei

richiami al nostro tempo.

Tuttavia non possiamo fare a meno di rilevare anche qui la trasposizione in pittura di un

moderno classicismo dovuto proprio all’influenza nelle arti del mezzo fotografico, e ci

sovvengono al riguardo le illuminanti parole di Arturo Carlo Quintavalle a conclusione di

un suo articolo sul “Mese della Fotografia” di Parigi dalla VI edizione: “La foto come

meditazione “sublime” resta infatti sempre destinata a pochi ma tutta l’immagine

fotografica registrata chimicamente, che sta per scomparire di fronte alla veniente

registrazione elettronica, acquista, proprio in quanto tecnica ormai “arcaica” una

particolare “aura” e, per questo, finisce tutta al museo”.

E quindi Musardo, nell’assumere nelle sue tele, come abbiamo visto, questo ultimo

elemento neo-arcaico, conclude sapientemente la sua originale epitome di storia

dell’arte.

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Page 81: Musardo catalogo lux edito da mondadori

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ANNA CATERINA BELLATI

Archetipi contemporanei

Viviamo un’epoca convulsa dove le emozioni sono veicolate dai media, cui sembra

spettare la scelta di quali fatti imporre all’attenzione generale, quali tacere, quali

cancellare. Un’analisi superficiale della società globalizzata ne mette in risalto la faccia

roboante e soddisfatta, ma nel profondo si scopre la sua vacuità indotta e pericolosa.

Vincenzo Musardo, abbandonata l’arte cinetica e optical degli esordi, durante gli anni

Settanta si è impegnato sui temi di un’ecologia del passato, quindi ha lavorato sul nudo

femminile in chiave moderna ed è giunto infine a una concettualizzazione metarcaica

dell’immagine. Oggi, dalla sua fucina-laboratorio, fa uscire una specie nuova di

replicanti inquieti, figure che celano un’identità diversa dal loro apparire. Silhouettes a

guisa di rilievo prendono vita su campiture bianche; hanno un aspetto riconoscibile

eppure risultano mascherate, provocando nell'osservatore il disagio di chi deve

decodificare qualcosa di cui si conosce la superficie ma non il contenuto reale. Il lavoro

di quest’artista paziente che sperimenta materiali (oli polimaterici, colle, terre, colori,

graffiti) e tecniche, si sviluppa secondo due matrici, quella di una ricerca cromatica

raffinata e l’altra di una matericità compatta che suggerisce la sensazione di palpabilità.

In questo bestiario dove convivono uomini e animali simbolo, cavalli, cinghiali, gufi,

ogni figura non rappresenta se stessa, ma contiene molte possibili rappresentazioni, anzi

tutte le rappresentazioni possibili. In balia di un tempo senza idee, ciascuno recita a

Page 82: Musardo catalogo lux edito da mondadori

soggetto forse per paura o per indifferenza. Così la nudità classica del corpo femminile, o

i reperti del quotidiano diventano Veneri, guerrieri e animali incrostati di sedimenti del

presente.

Quella di Musardo è una poetica di smorzata accusa. L’antiletterarietà dei suoi prosceni

vuoti chiama in causa le due categorie dello spazio e del tempo. Ogni dipinto offre due

letture congiunte. La prima riguarda l’aspetto oggettivo dell'opera d’arte, è un’immagine

che possiede un ingombro ma suggerisce ben altre profondità, quasi sotto la scorza della

materia si celasse una voragine di altre immagini sedimentate l’una sull’altra. La seconda

è attinente a un metalinguaggio che lavora sul concetto di visione. Cosa vede

l’osservatore che guarda? Un rilievo appena affiorante dalla tela che risponde a canoni

precisi di armonia tra pieno e vuoto. Un’esperienza di pensiero che si misura con quella

della contemporaneità ridefinendone gli archetipi.

Siamo figli dell’Occidente metafisico e scientifico per i quali il segno contiene numerosi

significati. Il segno di Musardo si riferisce non a un passato storico definitivamente

concluso, ma guarda a un passato metastorico che deve ancora accadere. Il suo fare

pittura attraverso l’inganno di un’immagine già depositata nella coscienza sembra

additare l’archeologia della nostra cultura, ma in realtà mira a risucchiarci nel futuro

prossimo, non ancora visibile eppure già in essere.

Vale la pena ricordare alcuni principi cardine della semiotica. Nell’immagine come nella

parola tutto è storico, è contenuto cioè il genoma mentale e spirituale della razza umana.

Una delle caratteristiche fondamentali sia dell’immagine che della parola è il

cambiamento. Musardo si serve di immagini arcaiche per dire come sta cambiando la

società in cui viviamo. Per questo il suo circo muto nel quale convivono animali, eroi e

fanciulle tra il divino e l’umano, ha occhi e pensieri avviluppati in un drappo. Sia sotto

l’aspetto concettuale, il significato, vale a dire il ruolo del drappo; sia sotto l’aspetto

materiale, il significante e cioè il drappo che chiude il mondo alla vista, i personaggi

dell’ultima produzione di Musardo sono tutti ciechi.

Non solo non possono più vedere ciò che accade all'esterno, ma non sono più in grado

di vedere cosa accade all'interno di se stessi. La tela diventa il luogo ideale dove si

consuma il presente, monotono, senza rabbia, senza la dignità di un pensiero costruttivo.

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Page 83: Musardo catalogo lux edito da mondadori

In una società che manipola idee e informazioni omologando le persone, gli attori sul

palcoscenico dell’artista pugliese, non potendo vedere, non parlano e non agiscono,

assorbono quasi per osmosi quello che il reality show del momento propone/impone. In

un mondo che ha perduto il senso di appartenenza a una cultura e non si basa più su un

sistema di valori, Musardo usa il segno per sottolineare l’immobilismo della nostra epoca

in apparenza dinamica, nella sostanza solo frenetica. Il gioco che si innesca è proprio

quello cui il segno/immagine è preposto, indicare. I mutanti di Musardo, un’icona di

profilo che ripete un modello da millenni depositato nella memoria collettiva, assumono

il ruolo di testimoni di una situazione, la nostra, dove regna un silenzioso assenso alla

rinuncia. Di costruzioni, proposte, ribellioni. I mutanti sono un popolo senza diritto alla

parola, cui hanno rinunciato per inerzia. Se un tempo gli archetipi erano immagini forti e

solide, la madre, l’eroe, la divinizzazione di un animale; oggi sono degli esseri senza

identità, taluno con in testa una corona, specie di corazza contro il rumore, altri avvolti

in uno scialle di pietra che attutisce l’assenza di vitalità del mondo esterno, altri ancora

sembrano illuminati da una luce che a ben guardare potrebbe essere quella violenta e

dura di un neon, non quella dorata del sole; c’è chi sta quasi nell’ombra, chi mostra le

fasce muscolari del volto, chi conserva un aspetto distante, ma forse è solo in via di

pietrificazione per l’assenza di movimento. Questo chiama in causa il nostro essere-nel-

mondo. Le domande teoretiche degli antichi riguardavano la terra e il cielo. Questo

significava sapere chi è l’uomo, da dove viene e dove va. Il senso della propria vita e

della propria morte. Questo sapere non era concettuale, aveva più il valore di un

orientamento, la razza umana cammina sulla terra e guarda al cielo. Musardo con i suoi

mutanti ricoperti dai drappi del villaggio globale, dice che noi abbiamo rinunciato al

nostro destino.

Anna Caterina Bellati

Milano, un giorno di quasi primavera 2008

ANNA CATERINA BELLATI ARCHETIPI CONTEMPORANEI

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Page 84: Musardo catalogo lux edito da mondadori
Page 85: Musardo catalogo lux edito da mondadori

PAOLO LEVI

I sogni tangibili diVincenzo Musardo

Questo mio scritto, o meglio doveroso omaggio al maestro Vincenzo Musardo, desidera

tenere conto della terra di Puglia, che ha dato, tra l’altro, i natali a un sensibile e geniale

critico d’arte, mio maestro, ora defunto.

Luigi Carluccio era nato a Càlimera, ma per vicissitudini familiari negli anni Trenta si era

trasferito a Torino.

Le sue note critiche sul quotidiano “La Gazzetta del Popolo” sono state lette e temute

dal pubblico per tre lunghi decenni.

Venne a mancare alla fine degli anni Settanta e, purtroppo, non potè portare a termine il

mandato di direttore della Biennale di Venezia, né venire a conoscenza e godere della

ricerca pittorica e plastica di questo suo conterraneo, dalle radici greco-arcaiche.

Quando ero un giovane apprendista della lettura e della scrittura critica - quella che mi

porta ancora oggi a muovermi con tensione e commozione di fronte ai lavori dei pittori

moderni e contemporanei - Luigi Carluccio mi inquietò, un giorno all'improvviso, con

un sintetico avvertimento. Mi disse: “il critico d’arte e l’artista hanno in comune la forza

della solitudine”.

Devo dire che all’inizio ho giudicato il messaggio come un’eccessiva posizione

aristocratica e romantica.

Poi, col passare degli anni, ho riesaminato il senso di questo segnale sulla condizione

umana dell’artista e di noi decodificatori di immagini.

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Page 86: Musardo catalogo lux edito da mondadori

Ha, per esempio, radici romantiche il mito di Prometeo, semidio trasgressivo, eroe

solitario incatenato a una roccia di montagna, a cui gli uccellacci intorno rodono il

fegato, perché ha osato scendere tra gli uomini e portare il fuoco della conoscenza,

disobbedendo a Giove.

Questo mio scritto sul mestiere sapiente - espressivamente struggente e suggestivo - di

Vincenzo Musardo , tiene conto della

puntualizzazione squisitamente intellettuale, di Luigi Carluccio sulla solitudine tra critico

e artista, quando è saldamente dialogica e responsabile.

II maestro di Galatone, cantore arcaico e immaginifico del Mito è, in un certo senso, un

Prometeo dell’arte, messaggero solitario e metarcaico di civiltà mediterranee scomparse,

dove primeggia quella egea - che ben vive nel suo inconscio personale - archetipo che si

esprime e che si frantuma sulla tela attraverso i più diversi tasselli della memoria

Sin dagli inizi della sua ricerca espressiva - parliamo di più di trent’anni fa - Vincenzo

Musardo approfondisce una certa classicità figurale. In queste sperimentazioni egli riesce

a dare il meglio di sé esprimendo una vivace e giovanile ambizione.

Ogni composizione porta in luce l’autobiografia di un poeta del colore, preoccupato di

fronte ai temi onirici da rappresentare e che dimostra urgenza nel condurre una propria

analisi sulle proprietà del colore, sulle forme come percezione visiva immediata.

I temi affrontati nei primi anni sono già “alti”, perché tendono al mito come ri-

conoscenza di un inconscio personale, dove aleggia la perduta civiltà mediterranea.

La notevole maturità creativa di Vincenzo Musardo - pensiamo non solo ai dipinti, ma

anche alla magnificenza della sua produzione grafica su carta - la si comincia a godere

pienamente dagli anni Novanta ad oggi. Sono anni, questi, in cui egli costringe

l’osservatore a controllare e ad assimilare otticamente l’opera in un meccanismo

percettivo, frutto di un’elaborazione di notevole livello stilistico.

Nella loro diversità espressiva ricordiamo composizioni come

I temi pittorici di Vincenzo Musardo sembrano mostrare una nobiltà di narrazione anti

letteraria, pensiamo ai misterici reperti della composizione . Sono

tematiche nobili, e quindi “alte”, perché portano sulla scena della tela la posa eloquente

. l’aura retorica e graffitica e, quindi,

(Mito del sud, Cultura d’oriente - ft. 1.2)

(Cabala, L’auriga, Nudi frammentati, La caduta del mito-ft. 4.5.6.7).

Mapplethorpe, II mito di

Achille, Le stagioni (ft. 8.9.10).

Civiltà (ft.11)

(Tauromachia, ft. 13) (Strutture dei miti, ft. 14)

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1. MITO DEL SUD

4. CABALA

8. MAPPLETHORPE

11. CIVILTÀ

Page 87: Musardo catalogo lux edito da mondadori

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l’aura nobile

II mezzo tecnico utilizzato da Vincenzo Musardo - direi alchemico per l’uso della terra,

dell’acqua, dell’aria e del “fuoco” ha, comunque, un suo mistero (l’autore non ci aiuta

con rivelazioni trasparenti). Eppure questi suoi lavori, dove il pigmento avvolge e si

cimenta con altorilievi terrosi, hanno una propria virtù che non impedisce di “vedere”

che cosa c’è dietro di antico e di presente, di denso e di “perduto”. La dote di questo

signore della tavolozza, maestro di reperti frantumati, dove la memoria archeologica si

sposa alla poesia e la cui originalità ben si coniuga all’originarietà di un utopico scavo,

dimostra la colta e passionale esigenza di

essere “nuovo” e “significante”.

Sono anni che Vincenzo Musardo mi stupisce e - come dire? - mi pone parecchi

interrogativi tramite questi suoi ambigui messaggi visuali.

Sono altorilievi dai complessi significati, di arcane civiltà sepolte - non dimentichiamo il

mitico mare Greco che trasparente s’infrange lungo le civili coste di Puglia.

In effetti, Musardo è un colto ricercatore di perdute solennità. Sono, le sue,

rappresentazioni di silenzi, di stupori, visioni della memoria come le recenti

composizioni

Dipinti dal respiro epico dove il maestro metarcaico ha scelto certo la tradizione, ma il

suo inconscio antico lo porta a muoversi all’ombra di luoghi sconosciuti

, con la volontà, ben precisa, di distinguersi per invenzione

tecnica, per l’autenticità e trasparenza di spirito.

Egli presenta la dote del compositore che non ripete mai se stesso, che non esegue futili

finzioni e variazioni sul tema. Anzi, l’originalità di Vincenzo Musardo sta proprio in

questa sua solitaria tensione, in questa sua unicità nel sapere e nel riuscire a indagare

nuove terre e nuove magie di frantumazioni arcaiche. Anche nella loro diversità e

complessità narrativa - e nella loro opposizione tematica-significante - opere come

trasmettono sapientemente

la sua sigla, il suo umore e amore per il reperto all’insegna della rivisitazione.

In certi messaggi - in non poche sue poesie pittoriche d’alta capacità tecnica, vedi la

delicatezza della - Vincenzo Musardo traccia le sue origini

mediterranee favolose e l’intensità di un ricordo trattenuto.

Egli è un cantore, un maestro della pittura che non fugge da qualche cosa che gli

(Klassica, ft.15).

(Veneri comparate, Simbologie, ft. 16.17)

Arianna, Religiosità romanica (ft.18.19).

(La caccia,

Civiltà italiota, ft.20.22)

Citazione del mito, Lunigiana, Mito greco, (ft.23.24.25)

Natura antica (ft.26)

PAOLO LEVI I SOGNI TANGIBILI DI VINCENZO MUSARDO

15. KLASSICA

24. LUNIGIANA

27. ROMANITÀ

32. NUDO ALLA COLONNA

Page 88: Musardo catalogo lux edito da mondadori

appartiene, ma vi fa ritorno con umiltà, rimettendo insieme i segni-segnali, reperti che

conservano il ricordo e il senso dell’ “originale antico”

Le sue radici arcaiche lo portano a “rimpatriare” e a “ricodificare”, lungo un processo

figurativo assai complesso, la preistoria di un dio guerriero, di una dea pagana o di un

animale sacro e a recare nel contemporaneo, direi nella post-storia, l’esplosione del

primitivo che culmina nel quadro “nuovo”, “non storico”, nella originalità assoluta della

visione pittorica, dove, grazie a un artificio che solo Musardo conosce, esplode la luce e

implode l’ombra.

Nascono, in questo modo, spostamenti di reperti che nella geometria mentale di

Vincenzo Musardo prendono il senso di una nuova meta, nuovi salti di situazioni formali,

dove l’osservatore ritorna non nel Paradiso Perduto, ma nel Labirinto della nostra origine

psichica

Perché questi lavori riescono a essere così affascinanti? In verità, la risposta è più di una:

vengono incontro all’osservatore, intanto, gioia e stupore per una visitazione o, meglio,

“rivisitazione” di un momento magico del nostro inconscio . Ma non

solo. Vincenzo Musardo, con abilità espressiva contemporanea, ci riporta alla cultura del

reperto museale, in chiave illusoria, ma ricca di pathos per un passato ormai in

frantumazione o di memoria profonda

Ciò che conta per Vincenzo Musardo è sempre l’alta qualità della rappresentazione del

microcosmo scenico del materico splendore e spessore cromatico, la forza con cui pone

in risalto l’illusione del museo ritrovato, che solo il suo occhio - quello, in verità, della

sua coscienza e della sua spiritualità - ha saputo cogliere. Nella sua sperimentazione

figurativa conta il mistero, la vita di relazioni tra un nudo di donna disteso, due profili di

guerrieri, un toro, una scala e due punte di lancia i

legami contrappuntistici tra scena e scena

i richiami, i rinvii di

citazioni

Come si può notare possono essere numerose le chiavi di lettura della produzione

pittorica di questo maestro europeo, di radici mediterranee. Egli è pittore di richiami

figurativi incrociati, di continue e sapienti interferenze visive, di scambi tra figure

(Romanità, Frammenti, Cavalli,

ft. 27.28.29).

(Angelo, Auriga con donna, Nudo alla colonna, L’ascendente,

ft. 30.31.32.33).

(Klassica, ft.15)

(Twin Towers, Cadute, ft.35.36).

(Simbologie contrastanti, ft.37)

(L’eroe della caccia. Elìos, Frammenti

d’ocra, ft.38.39.40) (Venere e guerriero, La porta del sole, ft.41.42)

(Nudo disteso ft. 43).

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42. LA PORTA DEL SOLE

45. ARCHETIPO DEI CONTENITORI

49. AMAZZONE

Page 89: Musardo catalogo lux edito da mondadori

(Archetipo dei contenitori, ft.45)

(Venere giudicata, Ellenismo, ft.46.47)

Carro arcaico, Amazzone, La cacciata (ft.48.49.50),

(Contenitori (nudi), ft.51) (Strutture della

memoria, ft.52)

(Orfeo ft.53)

(Pavoni, ft.54) (Romanità asimmetriche, ft.55)

(Mito arcano, ft.56)

di giochi e di presenze volutamente barocco-leccesi.

Nella storia dell’arte moderna, se si vuole cercare e dare una dotta paternità all’opera di

Vincenzo Musardo, la si ritrova solo attingendo, in piccola parte, a certa

sperimentazione di Mario Sironi. Come il grande sardo introverso (milanese

d'adozione), anche il nostro Maestro opta per forme arcaiche - nel suo caso però di

taglio apollineo - dall’energia quanto mai forte, perché per entrambi l’immagine deve

risultare assoluta.

I motivi materico-plastico di Vincenzo Musardo sono, infatti, fuori dal relativismo della

cronaca e non attingono ad alcun avvenimento mitico-storico. Sono narrazioni,

affabulazioni volutamente interrotte, dove l’artista pare privilegiare più la finzione della

storia trasmutata in gioco mitologico che la vita.

La sua arte di dimensione europea non si spreca mai nello spontaneismo e niente

concede all’aneddotica. Le sue narrazioni visive rifiutano la trappola dell’essenza

mitologica riconoscibile e approfondiscono

l’illusione visiva, come possibilità e vocazione concettuale dell’arte contemporanea.

Lavori di data recente come

porgono un’incessante ricerca di compostezza persuasiva ed avvincente come nell’arte

arcaica. È Vincenzo Musardo stesso che definisce, in modo appropriato, la sua ricerca

figurativa come metarcaica. I risultati sono a portata d’occhio: vengono incontro,

appunto, immagini di grande respiro e di indubbia originalità, riflesso di compostezza di

ritmi, straordinariamente liberi e puri

. Egli seduce ma nel contempo è sedotto egli stesso, grazie a questo suo

immergersi nella memoria arcaico-primitiva, fatta di icone (spesso la dea Isthar è di

casa), di giochi visivi, integrativi, con il passato non solo greco, ma anche egizio, etrusco

e bizantino.

Vincenzo Musardo in tutti questi anni ha saputo accumulare esperienze, interrogarsi e

darsi risposte. Così dobbiamo riparlare della sua solitudine interiore, quella antica di

Prometeo, che domina con sapienza il mestiere, per poter porgere tracce di “verità”,

tramite una scrittura pittorica che non ha eguali, ricca di accorgimenti di

segreta inventiva di soluzioni fulminee

oppure lasciate, volutamente, in sospeso . Sono invenzioni del

cuore e della mente di un maestro dell’arte contemporanea, fuori da qualsiasi lusinga

87

PAOLO LEVI I SOGNI TANGIBILI DI VINCENZO MUSARDO

56. MITO ARCANO

57. STRUTTURE VERTICALIDELLA MEMORIA

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metastorica. L’unico snodo espressivo “forte” - oltre, s’intende, alla sapiente finzione

mitica- è l’eccezionale macerazione materica, fatta di impasti, gradevoli al tatto, frutto di

una terra che egli sa impastare e “saldare” e che colora con l’olio e l’acrilico.

I supporti materici compositi su cui lavora il “Maestro, che scolpisce la tela”, da un lato

rallentano e rendono più faticosa l’esecuzione delle opere, dall’altro esaltano la

complessa elaborazione, il momento della riflessione e l’ansia del risultato: ogni opera

porta con sé un’emozione amplificata e arricchita da un impegno profondo e viscerale.

II poetare, per immagini, di Vincenzo Musardo ha, a volte, qualcosa di dolente

, di tormentoso: paiono ombre dall’Ade - figure gessose, statuarie, cavalli

spezzati, cavallucci sezionati che agiscono “al di qua” della scena. Tutto per Musardo è

oggettivo e pittorico. Il suo Olimpo, purtroppo, è stato abbandonato da tempo dagli dèi.

Nel suo solitario monologare appare sovente un silenzioso cruccio per questa devozione

verso un passato arcaico che poggia sull’inafferrabile, su una serie di inevitabili

frantumazioni dovute al tempo che, senz’appello ferisce il concetto di eternità - ferita che

Musardo riesce, in parte, a lenire tramite un colore ruvido che porta in luce immagini

plastiche, statiche, finto-marmo.

La quotidianità apparente di queste figure non ci permette di scoprirne il ruolo

o se siano figure semplicemente araldiche

Comunque sia, l’artista nasconde nel suo animo un senso

romantico e nostalgico del passato, quasi recitasse o ripassasse in solitudine “I Sepolcri”

di Ugo Foscolo, Ogni composizione è un gioco aprospettico, ma nel contempo possiede

una sua regolarità geometrica anche, e soprattutto, nella complessa distribuzione di luci

e ombre.

Questi lavori, accostati gli uni agli altri, nel loro prolungamento dimensionale, portano

alla ribalta uno spettacolo dentro lo spettacolo, dove non c’è un ordine gerarchico. Non

è forse questo l’universo intangibile dell’Ade?

(Prof. Paolo Levi).

(Mito

arcano, ft.56)

(Strutture verticali della memoria, ft.57)

(Nudi e fiere, ft 58).

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Vincenzo Musardo nasce a

Galatone, in provincia di

Lecce, nel Salento, il 3

Gennaio 1943.

Completa gli studi artistici a

Lecce, diplomandosi.

Successivamente a

Charleroi, in Belgio, si

perfeziona come libero

uditore all'Accademia di

Belle Arti. Lì vive per oltre

un decennio operando

come designer e come

scultore nelle officine Gres-

guerin e Dubois a

Bouffiouls. Realizza una

scultura fittile per la Regina

Fabiola e si distingue

soprattutto come creatore

del movimento ORBITALS.

È comunque nel campo

della pittura che realizza i

maggiori consensi con

riconoscimenti e premi della

critica e dalle giurie. Espone

all'Europac a Bruxelles;

viene premiato al Prix

Italienne a Gilly, al Palais

des Congres di Liegi e al

Grand Palace di Anversa

All'inizio della sua pittorica

procede nella ricerca

dell'arte “Cinetica-

concettuale” lavorando con

materiali acrilici su supporti

rigidi. Le sue opere titolate

“Parallele-Erosion” esposte

BIOGRAFIA

al Palais des Congres di

Liegi ottengono

ripetutamente il premio

“Graindorge-Societè Royale

des Beaux Arts…”.

«...Vincenzo Musardo dont

les ouvres dans le ligne de

l'art cinetique, semblent

traversecs par un souffle qui

modifie les formes...» La

Derniere Heure-Jacques

Parisse- Liegi mars 1970.

Nel 1973 una Giuria

internazionale (François

Apollinaire Francia, Antony

Harris Inghilterra,

Schrieferes Germania...) gli

attribuisce il Premio “III

Michelangelo d'Oro” per

una sua opera di pittura

tridimensionale

Nello stesso anno rientra in

Italia e qui alterna le mostre

di pittura allo studio

dell'archeologia.

Dal 1974 sino alla fine degli

anni ottanta crea e sviluppa

l'arte “metarcaica”.Il “Metarcaico” più che arecuperare “antichi stilemi”era volto al ripristini dei“valori formali” mediante losviluppo della “poeticamaterica”... “frammenti diun'immaginaria iconografiaarcaica che sono comerilievi plastici, bruniti reperti

fittili di tattile evidenzamateria emergenti sulcampo bianco della tela” eancora:... “quel nucleomisterioso delle cose cheaveva affascinato Carrà acontatto con Giotto e PaoloUccello determinandonel'approdo della metafisica”(Pietro Marino, Bari 1977).Dal Metarcaico al“Citazionismo” il passo èbreve.Citazioni che suggellano lafine della “creativitàformale”.Semplici strutture dellamemoria nelle quali l'unicointento è un rigoroso“processo edificante” ed èin tale processo la veraragione della possibilitàcreativa. Eroi, Valcamonica,Klassica, Eufronio nonristagnano più come oliipolimaterici su tela ma, nelnuovo contesto della “PietraIntegrata su Tela”, attivanol'eterno dualismo dellalegge dei “Complementari”.Comunque, gli effettisorprendenti delle opererimandano quasi d'istintoalle motivazioni storicheche le hanno attivate ediventano pretesto delleultime considerazionicritiche;... “Fantasiosatempra di artista che ha nelproprio inconscio ricordi

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arcaici di questa terramitico-magica che è ilSalento... II mezzo tecnicoutilizzato da VincenzoMusardo - direi alchemicoper l'uso della terra,dell'acqua, dell'aria e del"fuoco" ha, comunque, unsuo mistero (l'autore non ciaiuta con rivelazionitrasparenti). Eppure questisuoi lavori, dove ilpigmento avvolge e sicimenta con altorilieviterrosi, hanno una propriavirtù che non impedisce di"vedere" che cosa c'è dietrodi antico e di presente, didenso e di"perduto"…Musardo è uncolto ricercatore di perdutesolennità…” Prof. PaoloLevi.Con lo studioso EmilioBenvenuto, si occupa diricerche di StoriaEcclesiastica e diArcheologia Cristiana eBizantina nel Salento.Dal '77 è titolare dellacattedra di Beni Culturali edAmbientali (ex AntichitàItaliche) nelle Accademie diBelle Arti di Foggia prima e,attualmente a Bari.Numerose le sue mostrepersonali e le partecipazionia mostre collettive fin dal1959. L'Artista rimanefisicamente in Italia, ma le

Sue Opere, parlando illinguaggio universaledell'arte “vera”, continuanoa valicare i confini passandodall'Expo Mondiale diSiviglia in Spagna, nel '92,per giungere, nel '99, alMuseo G. I. Katsigra diLarissa, in Grecia.In Italia, nel 1992, vieneinserito nell'elenco deiRitratti Illustri dei Galatei neltesto di Vittorio Zacchino.Pareri favorevoli per la suaopera pittorica sono espressida Vittorio Sgarbi, GilloDorfles (che l'artista incontraa Milano nel 1999 inoccasione di una sua mostrapersonale) Mario Ursino eAnna Caterina Bellati (Arte-Gennaio 2006).

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1959

1962

1963

1964

1965

1968

1969

1970

1971

1972

· Rassegna nazionale I. Artistica - Taranto

· Gres-Cram - Chatelet (Belgio)

· G. Guerin-G. Binche - Bouffioulx(Belgio)

· Europac - Bruxelles (Belgio)

· Europac - Bruxelles (Belgio)

· C. Calens - Chatelet (Belgio)

· Palais des Congres (P.) - Liegi (Belgio)

· Prix Europa - Ostende (Belgio)· Galleria Somedox - Bruxelles (Belgio)· Grand Palace - Anvers (Belgio)

· Galleria Agorà - Bruxelles (Belgio)· Avenue Louise - Bruxelles (Belgio)· III Michelangelo D'Oro (P.) - Firenze· Biennale di Arte Sacra (P.) - Taranto· Il Pavone D'Oro (P.) - Milano

· Arte Avanguardia (P.) - Milano· Premio G. Bazzoli (P.) - Milano

· Museo Civico Fiorelli - Lucera (FG)· Palazzo delle Esposizioni - Roma· Galleria Arte Moderna - Foggia

· Itinerante Pugliese - Salento

· Galleria Michelangelo - Bari· Galleria Il Camino - Roma

· Circolo della Stampa - Napoli· Galleria Osanna - Nardò (LE)

Galleria Il Tempietto - Brindisi

· Galleria Zum-Barem - Berna (CH)

· C.C. Scipione Ammirato - Lecce

- Prix Italienne (P.) - Gilly (Belgio)

Palais des Congres (P.) - Liegi (Belgio)

1973

1974

1975

1976

1977

1979

1981

1982

1986

MOSTRE PERSONALI E COLLETTIVE

1987

1988

1989

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

· Torre Pignatelli - Galatone

· Centro A.M. - Otranto

· Galleria Terra d'Otranto - Casarano(LE)

· Expo Mondiale - Siviglia (Spagna)· Istituto Poligrafico Arte Classica eContemporanea - Roma· Castello Aragonese - Ischia

· Spazio Arte - Società Poligrafica d'ArteClassica e Contemporanea - Roma

· Spazio Arte - Società Poligrafica d'ArteClassica e Contemporanea (Trame -Musardo - Liberati - Treccani) - Palermo· Spazio Arte - Società Poligrafica d'ArteClassica e Contemporanea - Palermo

· Galleria Arearte (Borghese - Attardi -Schiaroli - Liberati - Trame - Musardo) -Senigallia· Spazio Arte - Società Poligrafica d'ArteClassica e Contemporanea - Roma

· Palazzo Corvaia - Taormina· Spazio Arte - Società Poligrafica d'ArteClassica e Contemporanea - Palermo

· Palazzo Corvaia - Taormina· Galleria Mare Blu - Senigallia· "incontemporanea" - Il Mito, ilMediterraneo e l'Arte (Musardo -Colonna) - Ruvo di Puglia· Spazio Arte - Società Poligrafica d'ArteClassica e Contemporanea (Musardo -Del Pezzo - Nespolo) - Palermo· Palazzo Caputi - Il Bene Pittura diVincenzo Musardo - Ruvo di Puglia

· Expò Ramada - Sei Artisti per l'Expò(Borghese - Musardo - Sacchi - Schiaroli- Trame - Mazzoni) - Giardini Naxos· Circolo d'Arte Felix Fenèon -Itinerante d'Arte Sacra - ItineranteZaiama Arte Contemporanea Lecce

· Museo G.I.Katsigra - Rassegna diGrafica Itinerante - Larissa - Grecia· "Le Rotte della Cultura" Fiera diGenova - rassegna di Grafica IncisoriPugliesi - Genova· Artitalia - Selezione Firme d'Oro -Milano

2000

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

· Ca' Bianca Club - Una Ecologia per laPittura - Milano

· Castello Carlo V - Monopoli· Expo Arte - Bari

· Castello Aragonese - Reggio Calabria· Expo Arte - Bari

· Arte Fiera - Genova· Arte Fiera - Parma· Arte Fiera - Firenze· Arte Fiera - Padova· Arte Fiera - Catania· Vitarte - Viterbo· Apantè - Giardini Naxos· Arte Immagina - Reggio Emilia

· Golf Barialto-Casamassima (BA)· Golf Riva dei Tessali - Castellaneta (TA)· Gardagolf Country ClubSoiano del Lago (BS)· Golf CastelgandolfoCastelgandolfo (RM)· Golf San DomenicoSavelletri di Fasano (BR)· Golf Acaya-Masseria San Pietro (LE)· Golf Francia CortaNigoline di Francia Corta (BS)· Golf Jesolo - Lido di Jesolo (VE)· Golf Tolcinasco - Milano· Garden Golf Milano 3 - Basiglio (MI)· Golf dell'Ugolino - Grassina (FI)· Golf Poggio dei Medici - Scarperia (FI)· Golf Marco SimoneGuidonia Montecelio (RM)· Golf Arco di Costantino - Roma· Golf Parco de' Medici - Roma· Golf Perugia - Ellera Umbra (PG)· Assisi Endurance Lifestyle - Assisi (PG)· Arte Immagina - Reggio Emilia

· Fashion Work Library - Milano· Galleria Lazzaro by Corsi - Milano· Arte Immagina - Reggio Emilia

· Linea D'Arte - Bari· Assisi Endurance Lifestyle - Assisi(Open Cavalli d'Autore)· Kryptos - Milano· Arte Immagina - Reggio Emilia

· MIM (Museum In Motion)San Pietro in Cerro (PC)· Palazzo Maffei-Marescotti,Vicariato del Vaticano - Roma

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F. Apollinaire

J. Parisse;

G. Acci; E. Perna;

L. Baldeschi;

A. Harris;

M. Maccari;

E. F. Accrocca;

T. Carpentieri;

G. Migneco;

G. Morrone;

P. Cattaneo;

G. Ciuci;

A. De Bono;

E. Benvenuto;

P. M. Miccolis;

P. Marino;

A. Nocentini;

C. Ruyu;

L. Servolini;

W. Schriefers;

J. Vivarelli;

N. Marturano;

M. Vajro;

A. Sozzi;

M. De Marco;

C. Cenatiempo;

V. Zacchino;

P. Levi;

M. Ursino;

B. Vizzini;

E. Pietraforte;

E. Agudio;

D. Montalto;

A. C. Bellati;

R. Zavatta.

LA CRITICA DEI PREMIRECENSIONIT.V.PUBBLICAZIONI

La Derniere Heure;

La Wallonie;

Radio-television-Culture;

Il Mattino di Napoli;

il Tempo;

la G. del Mezzogiorno;

A.D. Architetural Digest, ed.italiana;

Arte, mensile di Arte-Cultura-Informazione;

ritratti di Galatei;

Rai Due, Tg delle venti;

pensiero e Arte;

artisti italiani contemporanei;

Gazzetta del Mezzogiorno;

Quotidiano di Brindisi;

Quotidiano di Lecce;

Quotidiano di Taranto;

Corriere Nazionale;

EQ;

Mesagnesera;

Libero;

Corriere della Sera;

Corriere dell'Umbria;

Avvenire;

Milano Finanza;

Patrimoni;

Italia Oggi;

La Sicilia;

La Repubblica;

Gazzetta del Sud;

Arte & Arte;

Arte Mondatori;

Rai 2 Sport-Rai;

Class Life-Sky TV;

Canale 5-Mediaset.

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FINITO DI STAMPARENELL’OTTOBRE 2010

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9 788860 523389

ISBN 978-88-6052-338-9