MURRAY PERAHIA - quartettovicenza.org · ... nonché la lunga collaborazione con Benjamin Britten...

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VENERDì 5 FEBBRAIO 2016 ore 20:45 MURRAY PERAHIA PIANO RECITAL 106 a Stagione Concertistica 15/16

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Venerdì 5 Febbraio 2016 ore 20:45

MURRAY PERAHIA

Piano reCiTaL

106a Stagione Concertistica 15/16

Franz Joseph haydn (1732-1809)Variazioni in fa minore hob.XVII:6

WolFgang amadeus mozart (1756-1791)sonata in la minore KV 310 Allegro maestoso Andante cantabile con espressione Presto

Johannes Brahms (1833-1897)da Klavierstücke op. 118: n. 3 Balladeda Klavierstücke op. 119: n. 3 Intermezzoda Klavierstücke op. 119: n. 2 Intermezzoda Klavierstücke op. 118: n. 2 Intermezzoda Fantasien op. 116: n. 1 Capriccio

***

ludWIg Van BeethoVen (1770-1827)sonata in si bemolle maggiore n. 29 op. 106 “hammerklavier” Allegro Scherzo. Assai vivace Adagio sostenuto. Appassionato e con molto sentimento Largo. Allegro risoluto

programma“Nato a New York, Murray Perahia ha avuto in dono un particolare talento per la musica. È lo stesso pianista a ricordare quando il padre – appassionato melomane – lo portava spesso con sé ad assistere alle opere liriche al Metropolitan; sulla strada di ritorno verso casa, il piccolo Murray - sorpren-dentemente - si divertiva a fischiettare le arie appena ascoltate.Quando non ha ancora compiuto i cinque anni i genitori lo affidano agli insegnamenti privati della giovane pianista Jeannette Haien che resterà la sua guida musicale per anni: «mi ha insegnato tutto – ricorda ancora oggi il settantenne pianista statunitense – ma soprattutto le sono grato perché mi ha lasciato andare quando si è accorta che non aveva più nulla da insegnarmi». Successivamente frequenta la High School for Performing Arts, la Mannes School of Music (dove studia anche direzione d’orchestra e composizione) e le sessioni estive del Marlboro Music Festival nel Ver-mont dove entra in contatto con Rudolf Serkin, Pablo Casals ed il Quartet-to di Budapest; a quel periodo risale anche l’insegnamento di Mieczyslaw Horszowski. Fondamentali, per la sua formazione artistica, la vicinanza con il grande pianista Vladimir Horowitz, al quale Perahia resterà legato per molti anni, nonché la lunga collaborazione con Benjamin Britten ed il te-nore Peter Pears.Nel 1972 la vittoria al “Leeds International Piano Competition” (primo pia-nista statunitense ad aggiudicarsi il prestigioso Concorso) segna l’inizio di una carriera concertistica che da allora lo vede protagonista – in recital e nel repertorio con orchestra – nei più importanti palcoscenici del mondo.Nel duplice ruolo di direttore e solista Perahia collabora spesso con la En-glish Chamber Orchestra, la Chamber Orchestra of Europe e la Camerata Salzburg. Dal 2000 è direttore ospite principale della Academy of St Martin in the Fields.Vasta e pluripremiata è la sua discografia composta da una settantina di titoli (per Columbia e Sony) che abbracciano tutti i capolavori di gran-di classici come Mozart, Chopin, Bach, Schumann, Beethoven, Schubert, Brahms, Liszt e Mendelssohn. Sony Classical ha recentemente pubblicato un cofanetto in edizione speciale con numerosi dvd e tutte le sue incisioni dal titolo “I primi 40 anni”. Da tempo Murray Perahia lavora ad un progetto di una nuova edizione critica delle Sonate di Beethoven per Henle Urtext Edition.Il maestro Perahia è membro onorario del Royal College of Music e della Royal Academy of Music di Londra ed ha ricevuto il dottorato ad honorem dalle Università di Leeds e di Duke. Nel 2004 è stato nominato Knight of the British Empire (Cavaliere dell’Impero Britannico) per il suo contributo alla vita culturale del Regno Unito.

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Il prossImo ConCerto

Biglietti: INTERO euro 20 / RIDOTTO OVER65 euro 15 / RIDOTTO UNDER30 euro 10,60

lunedì15

FeBBraIoore 20:45

Quartetto panoCha archi

louIs lortIe pianofortemusiche di Dvořák e Brahms

Fra i due lunghi e laboriosi soggiorni londinesi, entrambi su invito dell’impresa-rio Salomon – il primo nel 1791, il secondo dal gennaio del 1794 – nell’estate del 1793 Joseph haydn rientra per qualche mese nella sua Vienna ed è lì che dà alla luce “un piccolo divertimento”: le Variazioni in fa minore per pianoforte solo. La dedicataria è la signora Antonia von Ployer, nata von Spaun, da non con-fondere con la “Babette” Ployer alla quale Mozart aveva in precedenza dedicato due Concerti per pianoforte e orchestra.Se è vero che Haydn non è certo passato alla storia grazie alle sue composizioni per pianoforte (nelle quali si limitò per lo più a percorrere strade già tracciate da altri), i lavori della piena maturità – come queste Variazioni, pensate probabilmente per il “mercato” inglese – raggiungono varietà espressive e tematiche inedite al punto che più di qualche critico le ha elevate al rango di piccoli “capolavori”.

Il terzo e ultimo soggiorno a Parigi – dal marzo al settembre del 1778 – fu davve-ro nefasto per la famiglia mozart. Partito questa volta con sua madre (il padre era stato costretto a rimanere a Salisburgo) il ventiduenne Wolfgang aveva più volte espresso la sua antipatia per l’ambiente musicale parigino e per i francesi: «sono dei grandi asini per quanto riguarda la musica, non sanno far nulla». Madre e figlio fanno tappa ad Augusta, dove il giovane musicista ha modo di provare i nuovi prototipi di pianoforte messi a punto dal costruttore Stein; poi a Mannheim, dove Mozart s’invaghisce della cantante Aloysia Weber, 18 anni non ancora compiuti. Il giovane vorrebbe portarla in Italia, magari scrivere per lei... Ma i progetti d’amore finiscono quando la sosta prolungata a Mannheim inso-spettisce Mozart padre, che da Salisburgo ordina perentoriamente di proseguire, come da programma, il viaggio verso Parigi. Ancora una volta – ma sarà una delle ultime – Wolfgang asseconda i voleri del padre e arriva finalmente a Parigi il 23 marzo.Furono sei mesi di grandi difficoltà (anche economiche) e di delusioni durante i quali Mozart dà lezioni private, si esibisce per alcune famiglie nobiliari, prende contatto con qualche coreografo, compone qualcosa per la serie dei “Concerts spirituels”, ma... niente prestigiosi incarichi stabili e niente successo, come in-vece si sperava. Come non bastasse, la madre si ammala improvvisamente e muore in pochi giorni in una calda giornata di luglio.È in questo contesto che nasce la sonata in la minore “parigina”, pagina intrisa di pathos e drammaticità, come suggerisce anche la tonalità in minore, che nel genere sonatistico Mozart utilizzò solo un’altra volta.

Al tema del viaggio sono legati anche i pezzi brevi per pianoforte (“Klavierstücke” e “Fantasien”) che Brahms compose fra il 1891 ed il 1893 nella pace di Bad Ischl, località termale dell’Alta Austria ove era solito trascorrere le estati dei suoi ultimi anni di vita. Si tratta, in tutto, di una ventina di piccoli lavori con i quali Brahms riprende la scrittura per pianoforte solo che era iniziata 40 anni prima

(con la Sonata n. 1) ed aveva poi completamente messo da parte negli ultimi 12 anni di attività.Poco attento ad un regime alimentare consono alla sua età avanzata – i si-gari, il caffè nero in abbondanza e le libagioni alla trattoria “Al Riccio rosso”, innaffiate da non modiche quantità di Tokaj – dal punto di vista professionale negli ultimi anni Brahms aveva adottato un ruolino di marcia molto rigoroso: preparazione della stagione in ottobre, impegni concertistici (come pianista e direttore d’orchestra) fra novembre e marzo, composizione e riposo in prima-vera ed estate.Nulla di eroico, in questi raffinati pezzi pianistici, ma piuttosto toni pacati, sapienza armonica, sensibilità timbrica: insomma, un misto di ingenuità e di saggezza condite da tanto sentimento. Pagine intimistiche di affascinante bellezza che testimoniano la grande profondità d’animo dell’ultimo Brahms.

Il critico musicale Giorgio Pestelli racconta che Johannes Brahms trascorse una vita intera ad analizzare e a fare riflessioni sulla grande sonata in si bemolle di Beethoven e che ciò gli servì come spunto per alcune importanti composizioni come la prima Sonata (1852), le Variazioni su un tema di Händel (1861) ed il secondo Concerto per pianoforte e orchestra (1881).Composta fra il 1817 ed il 1818, dedicata all’Arciduca Rodolfo d’Asburgo e pubblicata nel 1819 da Artaria, la monumentale Große Sonate für das Ham-merklavier è considerata il più impegnativo (oltre che più lungo) pezzo per pianoforte scritto da Beethoven e, tecnicamente, uno dei più ardui della lette-ratura pianistica di tutti i tempi. Celebre, a questo proposito, la frase conte-nuta nella lettera di accompagnamento con la quale Beethoven consegnò la partitura all’editore viennese: “eccovi una Sonata che darà del filo da torcere ai pianisti, quando la suoneranno fra cinquant’anni”.Il periodo non è dei più felici: ormai completamente sordo (dal 1818 Beetho-ven rimase in contatto con il mondo esterno solo attraverso dei “Quaderni di conversazione”), reduce da una lunga malattia e – non bastasse – scosso per le vicende legate all’affidamento del nipote Karl e preoccupato per la precaria situazione economica, verso la fine del 1817 Ludwig trova comunque la forza per tornare a comporre ed inizia a lavorare contemporaneamente – com’era solito fare – su più idee: questa Grande Sonata, i primi due movimenti del-la Nona Sinfonia e la Missa Solemnis. Non a caso, allora, di nuovo Giorgio Pestelli afferma che la Hammerklavier è “il corrispettivo pianistico di quelle monumentali concezioni sinfonico-corali”.

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