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Anito I X . TORINO, 7 agosto 1910. v - LA STA/A P A Muto mobiliamo - Clellsme mplnlsnoo - na««t - Canottaggi* - v«.h«i»j oT> » iT-~> " Ippica - Atletica - Scherma einnastl** - Ca**i* - Tiri - Podismo (Siuoehi Sportivi - Variata SPORTIVA 6sc ogni Domenica in 20 pagine illustrate. (gonio e r r a » colli S e t i » Ottavio Lapize 1" classificato. Maitron, 9° classificato. Paulmier, 12° classificato. DIRETTORE : GUSTAVO VBROXA Lapize, vince l'ottavo giro di Francia Menager. Sul Ballon d'Alsace. Crupelandt, 6" classificato. ABSOflANIHriTI | BISEZIONE E RMWINISTSRZIONE A N N O X ' S ' * * ® O L . O | TOSINO - Via Davide £ertolotti, 3 - TOSINO o» Rumerò j ® e ° t- ! Uretre» 15 | Tampono u-se ^ iH^iuiuiiiiiHiuiiiiiiiHliiiiiiiuimiiiiiuiiiiiimiiiiiiiin un IHSHRZIOT1I Per trattative rivolgersi press* dal aiornale Emilio Georget. Francesco Faber, 2° classificato. Emilio Georget, ritiratosi in seguito ad una grave caduta.

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Anito I X . TORINO, 7 agosto 1910. v -

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La riunione ciclomotoristica del Moncenisio per la Coppa della STAMPA SPORTIVA

L e iscrizioni per la Susa-Moncenisio per la Coppa del ia Stampa Sportiva hanno raggiunto un numero più. che ragguardevole . Nella categoria motoc i -c lette avremo una corsa disputatissima. Infatti nella l .a categoria (1/4 di litro), la Motosacoche d o v r à lottare strenuamente per di fendere ia Coppa della Stampa Sportiva, che da due anni detiene, dall 'assalto che le sette S. I. A. M. T. le muove -ranno. La Coppa donata da Michele Borgo per la categoria 3.a (1/2 litro), sarà non m e n o con -tesa tra le Case Borgo e fiigat e nella lotta ve -d r e m o certamente avvic inare, se non abbassare, il famoso record di Riva, stabilito nel 1905 in 24'5".

L a gara ciclistica sarà mol to disputata dalla categoria dilettanti. Fra gli altri premi, tiene il posto d 'onore la medaglia d 'oro offerta dalla Stampa Sportiva. Nella categoria professionisti tutto lascia credere che numerosi e, quel che più conta, for -tissimi saranno i concorrent i . Pertanto e c co le pr ime iscrizioni regolal i alla Coppa Michele Borgo.

1. Borgo Michele, Tor ino , macchina Borgo I . — 2. Borgo Carlo, Tor ino , macchina Borgo, II . — 3. Musso Cesare, Tor ino , macchina Borgo III . — 4. « Thomas » , Tor ino , macchina Borgo I V . — 5. « Marins » Torino , macchina Borgo V . — 6. « R e m o » , Tor ino , macchina Borgo VI . — 7. A l -f r e d o Celada, Pavia, macchina Borgo V I I . — 8. Mario D o v o , Tor ino , macchina Borgo V i l i . — 9. Sansoni Carlo, Tor ino , macchina Borgo I X .

Cronometrista delle corse motocic l ist iche sa-ranno i signori Legnazzi ed Acquati di Milano.

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Luigi Bailo, dell'Unione Sportiva Serravallese, vinci-tore della gara eliminatoria ligure, per il Premio Peu-geotl, e della seconda tappa (dilettanti) della corsa « Al mare, ai monti, ai laghi » [bicicletta Maino).

Tale è a larghi tratti l 'origine e la storia della Unione Velocipedistica Italiana.

Questa istituzione, cosi necessaria ed utile al di-sciplinamento delle forze ciclistiche, fa però in mas-sima parte dovuta, coinè abbiamo fatto rilevare, al Veloce Club Torinese, fondato nel 1884.

Ed ecco ora brevemente i festeggiamenti che ad Alessandria ebbero luogo domenica scorsa.

Verso le ore 11, preceduto dalla musica militare, il corteo delle società sportive convenute, col Comi-tato dell 'U. V. / . , mosse da via Pontida, ove ha sede V Unione, dirigendosi al teatro municipale, già gremito di popolo e di invitati. A nome del Comi-tato organizzatore delle feste per il 25" anniver-sario dell' Unione, parlarono l'avv. Mazzola e l 'avvo-cato Rivera.

L'avv. Mazzola rievocò la visione del greco recante da Maratona la notizia del trionfo ad Atene, e illustrò magistralmente il concetto dello sport. L'av-vocato Rivera fece invece la storia del ciclismo, e riassunse tutta l 'epoca storica delle corse su pista. Entrambi gli oratori furono applauditissimi.

Si procedette poi all'inaugurazione della bandiera offerta all'CI. V. I. dalle società affigliate. Madrina era la signorina Carla Persi, e padrino il cav. Pilade Carozzi, i quali hanno offerto una ^grande coppa per formare un premio dell' Unione ' Velocipedistica Italiana.

Venne pure rimessa al cav. Cavanenghi una me-daglia d 'oro con una dedica augurale.

Zampetti Aurelio, il più forte dilettante marchigiano, vincitore della grande riunione ciclistica di Maratta (24 luglio), e trionfatore assoluto, il 31 luglio, della grande riunione ciclistica nella bella pista pesarese.

A mezzogiorno vi fu un pranzo di 200 convitati. Moltissimi furono i brindisi, fra i quali quello del cav. Cavanenghi, del sindaco di Alessandria Paolo Sacco, degli avv. Mazzola e Rivera, del comm. Michel, presidente della Camera di commercio, del generale comandante la divisione di Alessandria, Coen, e altri ancora.

Da Alessandria, domenica mattina, come... an-teprandium alle feste dell' Unione, venne data la par-tenza alla falange dei corridori concorrenti alla gran passeggiata canicolare che di suggestivo non ha che il titolo : Ai monti, ai mari, ai laghi...

Organizzatore il Secolo, partirono da Alessandria 64 professionisti e 167 dilettanti.

La prima delle otto tappe, comprendeva il percorso Alessandria-Salsomaggiore, ove giunseso 35 profes-sionisti e 133 dilettanti nell'ordine seguente:

Professionisti : 1. Pavesi Eberardo — 2. Gaietti Carlo — 3. Sala Enrico — 4. Cervi Giovanni — 5. A y m o Pietro — 6. Dilda Giuseppe — 7. Costa Cesare — 8. Osnaghi Cesare — 9. Dortignacq — 10. Sivoci Al-fredo — 11. Chironi Emilio — 12. Marchese Giovanni — 13. Chiodi Luigi — 14. Brasey Canzio — 15. Gai-bai Gieseppe — 16. Bruschera Mario — 17. Galazzi Felice — 18. Beaugendre Omero — 19. Jacobini Al-fredo — 20. Citteia Domenico — 21. Contesini Giu-seppe — 22. Petiva Emilio — 23. Pesce Mario — 24. Beglia Francesco — 25. Benassi Aldo — 26. Bordin Lauro — 27. Brambilla Giuseppe — 28. Garavaglia Gaetano — 29. Vertna Carlo — 30. Gallia Pietro — 81. Rossignoli Giovanni — 82. Rol fo — 33. Borga-rello Vincenzo — 34. Micheletto Giovanni — 35. Gam-berini.

Dilettanti: 1. Agostini Ugo — 2. De Micbiel A . — 3. Manara E. — 4. Brizzi Gino — 5. Bertarelli C. — 6. Fasoli — 7. Alberti — 8. Pavia — 9. Ghioni A . — 10. Forno A. — 11. Torricelli — 12. Cellerino — 13. Garibaldi — 14. Fattori — 15. Verde — 16. Zuolo — 17. Andreoli — 18. Rindi — 19. Calzolari — 20. Tur-chi — 21. Della Valle — 22. Cassini — 23. Castelli — 24. Lonati — 25. Meini — 26. Bosco — 27. Como — 28. Corti — 29. Bailo — 30. Azzoni — 31. Bertero — 32. Allasia — 33. Bianco — 34. Bazzano — 35. Piazza — 36. Romagnoli — 37. Bolzoni — 38. Maina — 39. Giardino — 40. Favalli — 41. Chironi — 42.

La domenica del ciclista I festeggiamenti pel 25° anniversario della fon-

dazione dell 'Unione Velocipedistica Italiana.

Domenica scorsa le società ciclistiche d'Italia con vennero in gran numero ad Alessandria per festeggiare l'annunciato 25° della

Il cav. Cavanenghi, presidente dell'Unione Velocip. Italiana.

anniversario dell istituzione U. V. 1.

Prima di registrare i doverosi festeggia-menti tributati dai ciclisti italiani ai diri-genti dell' Unione, ri-c o r d e r e m o b r e v e -mente, a grandi tratti, le origini del massimo Ente ciclistico nazio-nale.

Nel 1882 si costi-tuiva nella nostra città il primo Veloce Club forte di 22 soci.

Nel 1884, anno della grandiosa Esposizione Nazionale di Torino,

il giovane Club, seb-bene ancora inesperto, con slancio davvero m i r a b i l e , organizzò con ottimo successo le prime corse su pista, estendendo tali mani-festazioni perfino al grado d'internaziona-

lità, mediante l'adesione dei famosi pedali francesi dei Civry, Medinger e Duncan, notissimi in quel momento nel ciclismo internazionale.

Il Veloce Club Torinese, che aspirava a ideali più alti di quelli procurati dalle riuscitissime corse su pista, che servirono di guida per le organizzazioni successive, profittò di un complesso di circostanze favorevoli per convocare in quell'epoca, in Torino, un Congresso per la fondazione di un'Unione Velo-cipedistica Italiana fra le società cultrici dello sport del velocipedismo.

Dopo lunghi dibattiti, l'Unione fu fondata. Venne quindi un periodo di crisi, durante il quale l'U. V. I. cambiò spesso di uomini e di sede.

Finalmente, una specie di restaurazione venne... instaurata dal gruppo degli sportsmen alessandrini, che facevano capo al cav. Cavanenghi.

Ed ecco il lavoro fatto dal Comitato alessandrino in questi ultimi cinque anni. Le cifre parleranno meglio di qualsiasi esaltazione retorica.

Al 31 dicembre 1906, l 'U. V. I. contava 26 società affigliate, contro le 23 dei 1898, vennero rilasciate 341 licenze per corridori dilettanti e 51 per profes-sionisti; le corse approvate furono 73.

Al 31 dicembre 1907 : società, affigliate 41, per dilettanti 502, professionisti 44, corse vate 150.

A l 31 dicembre 1908 : società affigliate 80, per dilettanti 759, professionisti 58, corse vate 120.

Al 31 dicembre 1909 : società affigliate 180, licenze per dilettanti 1203, professionisti 129, corse appro-vate 204.

Al 15 luglio 1910 : società affigliate 249, licenze per non classificati 1691, dilettanti 541, professio-nisti 185.

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5 LA STAMPA SPORTIVA

Oto/jì Antonio, mentre taglia primo il traguardo vincendo la corsa dei giovanetti, (km. 25).

La partenza della corsa dei giovanetti a Napoli, che raccolse 84 corridori (Fotografie di T. Bozza - Napoli).

Pavesi, vincitore della 1' tappa della corsa del Secolo. La partenza dei dilettanti per la corsa Ai monti, ai mari, ai laghi. (Fot. Miglio • Torino)-

Erba — 48. Pratesi — 44. Cappella — 45. Chiappa — 46. Caldara — 47. Velderi — 48. Tamborini — 49. Collina — 50. Avanzini.

La seconda tappa: Salsomaggiore-Rimini (km. 261) dava il seguente ordine d'arrivo:

Professionisti : Brambilla (in ore 14,19'33" 4?5), Pa-vesi, Caletti, Galbai, Aimo, Chitoni,* Santhià. Costa, Benazzi, Contpsini, Dradi, Cocchi, Garavaglia, Chiodi, Brasey, O-maghi, Beaugendre, Rossi-gnoli, Iaeobini, Borgarello, Cittera, Marchese, Bruschera, Micheletto, Bord in, Petiva, Fiaschi,Mazocchi,Cervi, Taylor, Gamberini, Gallia, Rollo, Della Valle, Bruni, Goisant, B-glia, Manucci, Ci-slanghi, Vailant, Paglioli, Migliazzo,

Il tempo massimo viene tolto alle 17.19'83 M^O.

Dil-Uanti : Bailo (in ore 15,6" 4;5), Bianco, Bertarelli, Agostoni, Alberti, Bonalanza, Fassi, Demitiel, Calzolari, Calcaterra, Azzoni, Brizzi, Turchi, Como, Fasoli, Cagna, Forno, Bosco, Zuolo, Manara, Robotti, Baiocco, Bol-zoni, Cappella. Bazzano, Collina, Cassini, Della Valle, Giardino, Cirdi, Andreoli, Cecconi, Calzara, Pavia, Andreucci, Pratesi, Cellerina. Innocenti, R 'goni , Pia/za, Garibaldi, Pisch, Rivolta, Chiap-pa, Patanni.

*** Registriamo, per ultimo, alcune altre corse di secondaria importanza. Sul percorso Torino, Chivasso, Trino, Fontanetto Po, Casale, Cerrina, Chi-vasso, Torino, km. 150, venne disputata La Coppa OerM che radunò ben 65 concorrenti.

Giunsero : l o Francia Luigi dell' Unione Sportiva Torinese; 2o, a due minuti, Pastore Angelo, dell'Unione Sportiva La Piemonte -, 3o Morena G ovanni ; 4o Birberia; 5o Galli; 6o Francone; 7o Sanerò; 8o Sacco; 9o Gentile; 10. Penna; 11. Casseri ; 12. Cossone.

Organ zzat.rice della riuscitissima corsa fu la 8--ci età La Piemonte ed il sig. Mezzano G.

In Liguria ebbe luogo una corsa per dilettanti su di nn percorso di 36 km. e cioè: San Remo-Oneglia-Vennmiglia San Remo.

Ecco l'ordine d'arrivo: l o Bertrand Giovanni, di Ventimiglia, in ore 3,24"; 2o Giordano Clemente, di Ventimiglia, in ore 8 31" ; 3o Muterò Giovanni, di Bordighera, in ore 3.52; 4o Pensa Carlo, di San Remo. Seguono: Balestri Giovanni e Muratori Antonio, di Ventimiglia.

La corsa dei giornalisti a Salsomaggiore. Salsomaggiore ha offerto ai giornalisti intervenuti

quella ospitalità larga e cordiale che la contraddi-stingue ; e in camb:o dello spettacolo dei suoi pano-rami, ha voluto godere uno spettacolo che i giorna-listi si sono aflrettati a concedere: quello di essi, che per un'ora hanno abbandonato il loro còmpito

di resocontisti, di osservatori e di critici, e si sono messi nella dura condizione di farsi osservare e cri-ticare. I corridori che partecipano al gara del Secolo si sono fatti spettatori : hanno invaso le tribune del traguardo, ed hanno atteso impazientemente l'arrivo dei vincitori Gaietti e Pavesi, prendendo posto nelle tribune ; e non hanno mancato di esprimere il proprio pensiero.

— Se potessimo con un'automobile seguire la corsa e far mangiare ai giornalisti un po' di quella pol-vere che i resocontisti sportivi fanno mangiare a noi !

A Tobiano, luogo di partenza, troviamo i giorna-listi corridori improvvisati: tra essi Fasani, il vin-citore della prima corsa italiana fra giornalisti; Vollu, appartenente alla Stifani; Rossi, conosciuto

fra i corridori eoi nome di » Bagnosino »; Codara, Fanti, che vanta le sue mirabili attitudini sportive; Greseini, che tra i giornalisti italiani ha fama rara di bellezza; Andrea Filippi, Gino Calza, più romano d'ogni romano e famoso come ciclista.

Poi ancora vediamo Benedetti di Roma ; Durantini, il quale è pure di Roma, e si nota per la sua inverosi-mile magrezza e pallidezza e lunghezza; Lelli, detto « Il gigante livornese », per il quale è stata costrutta un'ap-posita bicicletta ; Toffaletti, che se-guendo la corsa del Secolo, pare abbia, imparato tutte le abilità dei corridori di professione e che guarda con aria sprezzante i suoi avversari ; Longoni, l'ideatore della corsrf.

Un personaggio di grave aspetto e imponente passeggia fra i corridori : è lo starter Francesco Perozzi, lo starter di tutte le corse giornalistiche.

Poco dopo egli grida il Via l II gruppo dei corridori si slancia fuori Borgo San Donnino.

Qualche incidente, una buona im-polverata e traspirazione anormale, ed il breve percorso (18 km.), viene com-piuto.

Arrivano : 1. Calza, in 40' 11" ; 2. Du antini, ad una macchina; 8. Fanti, in 41' 30" ; 4. Fasani, in 42' ; 5. Crescini ;

6. Ti ffaletti ; 7, Longoni ; 8. Fil ippi; 9. Lelli ; 10. Volpi.

Si sono battuti per l 'ultimo posto Rossi e Coduia; la vittoria è rimasta a Codara, che giunse ultimissimo.

CORRISPONDENZA Napoli. A. Guarnieri. — Si rivolga alla ditta Vigo

e C., Torino, via Cavour Spezia. Ing. Tori. — Grazie. Nel prossimo numero. Mondovì. Neirotti. — Ci spiaee, ma per i comuni-

cati proprio ci manca lo spazio.

Il Ciro dell' Umbria. Dopo l'arrivò. Fiordisponti Annibale - Thiletti Alfredo, vincitore del Diro. - Cagna Luigi. -

Bertoni Dante. - Avanzini P.etro. (Fot. Magalotti - Terni).

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Jun a JL M. J1L X JX o x u n i i ( d

L'epilogo dell'Olii giro di Francia

8. Blaise, 166 ; 9. Maitron, 171 ; 10. Bottini, 175 ; 11. Albini, 176; 12. Paulmier, 182; 13. Azzini E., 194; 14. Lafourcade, 205; 15. Deloffre, 213; 16. Cor-net, 214; 17. Manager, 222; 18. Azzini L., 226; 19. Rigenval, 241; 20. Saillot, 258.

Quattro italiani figurano fra questi venti cam-pioni, quattro italiani dei cinque ufficialmente partecipanti in équipe. Il còmpito dei nostri con-nazionali, quando si allinearono allo starting della prima tappa, era molto modesto : sacrificarsi per i teaders, per gli uomini meglio pronosticati alle migliori vittorie, per i Petit Breton, i Georget, i Dortignacq, i Brocco, i Menager.

E al còmpito loro i valorosi e modesti corri-dori italiani attesero con lealtà ed energia sacri-ficando la loro classifica a vantaggio dei campioni che sembravano meglio quotati per il trionfo.

Così tutti ebbero delle tappe molto pesanti ed anche quando l'occasione si presentò propizia non poterono far rifulgere il proprio valore.

Bordin, intanto, ferito, dovette ritirarsi e rima-sero in quattro.

In alto: Luigi Azzini, 17" classificato nel Giro di Francia. — Di sotto: Ernesto Azzini, 13° classi-ficato e vincitore dell'ultima tappa Oaen-Parigi.

Al bravo Pierino Albini si erano gonfiate, per umidità, le ginocchia.

Ma Petit Breton scompariva, ma scomparivano Brocco e Dortignacq e Georget.

Allora fu detto agli italiani: « Combattete per voi stessi, senza preoccuparvi delle chances di nessuno, e che Iddio vi accompagni! ».

Noi assistemmo a prodezze. Pierino Albini perdette, per pura guigne, la più

spaventosa tappa dei Pirinei, e arrivò tuttavìa a mezza ruota del primo ; Luigi Azzini perdette, per pura malvagità di concorrente, la tappa dì Bordeaux.

Che importa? Le corse si interpretano: i risul-tati non debbono essere presi sempre alla lettera.

E più ci avvicinammo a Parigi, e più gli ita-liani partecipanti al Giro di Francia migliorarono la loro posizione generale.

Combatterono e si imposero. Il loro spirito bat-tagliero fu ammirevole, e tutta l'Italia sportiva li guarda commossa.

Parigi generosa doveva salutare primo sul Ve-lodromo di Auteuil, il simpatico e fortissimo Az-zini Ernesto, ohe dopo quindici tappe, aveva saputo finalmente trovare una mirabile organizza-

zione d'arrivo, dove poter esplicare con successo i propri mezzi meravigliosi !

Diamo ora uno sguardo riassuntivo alle tre équipes partecipanti al Giro e quanti superstiti esse ebbero dall'immane battaglia sportiva.

In testa figura l'Alcyon, che dei suoi dieci équipiers ne portò sei, e tutti ai primi ranghi, all'arrivo.

Ecco infatti le posizioni occupate à&W Alcyon : 1 (Faber), 2 (Lapize), 3 (Garrigou), 4 (Vanhou-waert), 8 (Blaise), 1Q (Bottini).

Le Globe: 6 (Cruppelandt), 9 (Maitron), 12 (Paul-mier), 15 (Deloffre), 16 (Cornet), 20 (Saillot).

Legnano: 11 (Albini), 13 (Azzini E.), 17 Me-nager), 18 (Azzini L.), Decaup.

L'Alcyon ha così perduto i seguenti quattro corridori : Trousselier, Godivier, Cadolle, Léonard.

Le Globe ha disseminato : Beaugeandre, Char piot, Lannoy, Loit.

La Legnano, la più sfortunata, ha perduto : Brocco, Petit Breton, Dortignacq, Georget e Bordin.

La più compatta équipe del mondo, l'Alcyon, ha avuto così il maggior numero di arrivati e la miglior classifica per posizioni occupate, i suoi corridori essendo classificati tutti e sei fra i primi dieci.

Le Globe se li vede classificati nei primi venti, e la Legnano nei primi trenta, grazie alla tenacia dei nostri connazionali, rimasti soli a difendere i colori della marca italiana.

* * *

f Oggi che per il pubblico sportivo di tutto il mondo echeggia ancora l'evviva al bruno pari-gino per la prima volta vincitore dei Giro di Francia, ci pare interessante riprodurre un arti-colino d'impressioni vergato pel suo giornale dal collega Magno, che con raro intuito presentò assai bene i due tipi di atleti che sino all'ultimo rima-sero in lotta pel primo posto: Lapize e Faber. Fra tanta vuota retorica e saccentismo spiegato di qua e di là delle Alpi sui giornali sportivi durante lo svolgersi delle quindici lunghissime tappe, questo studio analitico di Magno, sfuggito forse a molti, ci pare la cosa migliore di quante ne vennero stampate :

« Faber e Lapize sono due atleti di tipo com-pletamente diverso.

Ottavio Lopize, vincitore dell' Vili Giro di Francia.

Pierino Albini, 11° classificato nel Giro di Francia.

Un po' di statistica — La vittoria di Lapize La partecipazione italiana.

Sportivamente parlando, il Giro di Francia di quest'anno è riuscito assai più interessante e con migliori risultati dei tre precedenti. Più interes-sante per la competizione di tre grandi Case fab-bricanti biciclette che si allinearono coi migliori routiers di fama mondiale nella titanica lotta per una supremazia industriale, e con migliori risul-tati, perchè la percentuale di coloro che riusci-rono a superare le quindici faticosissime tappe è superiore a quella dei tre anni precedenti in cui la gran corsa era stata disputata su 14 tappe, e cioè con una di meno di quest'anno.

Quarantadue arrivati su 106 rappresentano i due quinti sulla totalità dei partecipanti. Ed è questo un risultato lusinghiero, se si tien anche calcolo che dei migliori alcuni dovettero ritirarsi in seguito alla materiale impossibilità di continuare la corsa, in seguito alle ferite riportate, quando già oltre metà percorso erà stata effettuata.

Così i Georget, i Trousselier, Godivier, Lan-noy, ecc., rimasti vittime di volgari incidenti di strada quando ancora i primi posti di classifica erano loro aperti. Il presente specchietto riassume del resto molto chiaramente la storia degli otto Giri di Francia finora disputati.

1903: 6 tappe (2428 kil.), 80 iscritti, 60 partiti, 18 arrivati;

1904 : 6 tappe (2428 kil.), 105 iscritti, 88 partiti, 22 arrivati;

1905: 11 tappe (2975 kil.), 78 iscritti, 60 partiti, 24 arrivati;

1906: 13 tappe (4637 kil.), 100 iscritti, 82 partiti, 14 arrivati;

1907: 14 tappe (4600 kil.), 112 iscritti, 92 partiti, 33 arrivati *

1908: 14 tappe (4600 kil.), 162 iscritti, 112 partiti, 36 arrivati;

1909:14 tappe (4700 kil.), 197 iscritti, 150 partiti, 55 arrivati;

1910: 15 tappe (5000), 106 partiti, 42 arrivati. Ed ecco pure, in riassunto, l'elenco dei vinci-

tori dei precedenti Giri. 1903: 1. Maurice Garin ; 2. Lucien Pothier ;

3. Augereau. 1904: 1. Henri Cornet; 2. Dortignacq; 3. Jous-

selin. 1905: 1. Louis Trousselier ; 2. Aucouturier ;

3. Dortignacq. 1906: 1. René Pottier ; 2. Georges Passerieu ;

3. Louis Trousselier. 1907: 1. Petit-Breton ; 2. Gustave Garrigou;

3. Emile Georget. 1908: 1. Petit-Breton ; 2. E. Faber; 3. Georges

Passerieu. '1909: 1. F. Faber; 2. G. Garrigou; 3. J. Alavoine. 1910: 1. Octave Lapize ; 2. F. Faber ; 3. Gar-

rigou. Questa la cronistoria degli anni passati. Ecco ora la classifica generale dei primi venti

compioni che, lottando contro ostacoli d'ogni ge-nere, riuscirono a compiere la titanica fatica.

1. Lapize Octave, punti 63; 2. Faber Francois, 67; 3. Garrigou G., 86; 4. Van Houwaert Cyriel, 97; 5. Cruchon, 119; 6. Cruppelandt, 148; 7. Paul, 154;

7 LA STAMPA SPORTIVA

Sui Pirenei. La scalata della montagna sotto la pioggia. Lapize in panne.

L'arrivo di Vanhouwaert a Belfort. Ricordi del Giro di Francia.

« Lapize impersonifica il corridore da strada derivato dalla pista; Faber l'atleta infaticabile che trae le sue origini dal lavoro manuale e dalle fatiche costanti del routier.

« Prima del presente Giro di Francia nessuno avrebbe osato pronosticare nel Lapize il vinci-tore. Militavano contro di lui le sue performances precedenti, basate sul valore autosuggestivo della giornata, e la costituzione forte, ma minuscola del corridore creato dalle competizioni della pista.

« Ebbene, il simpatico campione parigino sfatò tutte le leggende. Ancora una volta la capitale di Francia, coi suoi nervi, colle sue figliazioni morbose, squilibrate, seppe creare l'atleta ecce-zionale che smentisce tutti i manuali, che deride tutti gli specialisti e che s'impone al mondo col fenomeno che trionfa dei classici colossi generati dalla madre natura.

« Lapize dalla prima tappa del presente Giro di Francia segnò un crescendo sbalorditivo, ri-velò un nuovo corridore per una grande compe-tizione di molte tappe, come certamente Fran-cesco Faber non s'attendeva.

« Quest'ultimo, figlio del popolo, emanazione ereditaria del lavoro manuale di tanti secoli, da tre anni intontisce il mondo colle sue gesta.

« Vero colosso procreato dalla classe proletaria, egli aduna in sè stesso tutte le doti le più ca-ratteristiche ed i difetti dei suoi maggiori.

« E' alto, proporzionato, ma grossolano: è co-stante, ma testardo, è fortissimo, ma ostenta la

sua forza; è ammirevole, ma indispone colla sua dotazione di energia animale ; è un gran cam-pione riconosciuto da tutto il mondo, ma ha un modo di fare che crea in tutti il desiderio che venga presto l'atleta capace di superarlo.

« E l'atleta è venuto, e rappresenta il tipo perfettamente opposto. Faber è l'espressione bru-tale della natura, Lapize l'espressione raffinata dell'evoluzione delle razze ».

E Lapize ha vinto ! E' una nuova vittoria del-l'evoluzione delle razze, dell'uomo nuovo metà cervello e metà muscoli, quello asservito a questi e questi a quello. Una superba fusione fisiolo-gica della forza intellettiva con la prestanza

Ed ora, prima di chiudere questi cenni ricor-danti la storia dell'ottavo Giro di Francia, dob-biamo andar lieti e fieri allo stesso tempo, per la constatazione che l'atleta italiano si è affer-mato per nulla inferiore allo scaltrito avversario francese.

I nostri rappresentanti, se avessero corso su strade più conosciute, in un ambiente più pro-pizio a frequenti iniezioni di entusiasmo, eli forza morale, se avessero avuto dei compagni che li avessero aiutati, invece di aver dovuto essi far la parte di traineurs, sarebbero indubbiamente riusciti a classificarsi meglio ancora di quanto abbiano fatto, lottando contro le inclemenze de} tempo, delle strade, e, qualche volta, degli stessi avversari1!

L'arrivo di Lapize a Belfort.

La loro affermazione è stata tuttavia un mò-nito efficace a chi credeva ancora i nostri rou-tiers di tanto inferiori ai decantati campioni francesi.

Auguriamoci quindi che nelle prossime tenzoni internazionali il nome italiano rifulga di un'au-reola ancora più luminosa di quanto abbia già fatto quest'anno, in condizioni non certo delle più propizie, nell'ottavo Giro di Francia.

reporter.

Nel mondo commerciale sportivo Il trionfo di Dunlop nel Giro di Francia. — Nessuno

ne dubitava più, ormai. Tutti erano persuasi che la vittoria finale del Giro di Francia non sarebbe sfug-gita nemmeno quest 'anno alla Dunlop, la gloriosa ditta francese di pneumatici, che contava già al suo attivo una messe ricchissima di vittorie.

Infatti le grandi corse classiche furono vinte tutte brillantemente da Dunlop (Milano, via G. Sirtori, 1) e la vittoria ottenuta nella massima prova internazio-nale di resistenza che l'Auto di Parigi organizza an-nualmente non fa altro che apporre un suggello di conferma alle vittorie precedenti.

Nel Giro di Francia — 5000 chilometri di strade durissime — i pneumatici hanno la loro prova del fuoco : questa è stata superata brillantemente da Dunlop. che con Lapize si è assicurato il primo posto nella classifica generale, e con Faber, Garrigou, Van-houwaert, ecc., ecc. , tutte le altre posizioni migliori .

w A f o D / r ' C A Z / o / r / Ca r z t i O G r / / C r t r t r r j -Sn t-rPT-yc A l r c c / i w c / \ Zta/lO C/r/z isaì/sta 12/a F&zjus, 26 7 o « / ~ o - / / e p o ^ M o r / _

C A R U O C A P E L I U O • v i e . . X X . À T M N B R E - A c e n r e . E S C L U S I V O P E R T O B I M O E. C J F T C O N O A R I O

8 LA STAMPA SPORTIVA

C o n c o r s i i p p i c i Da San Pellegrino a Rimini.

Le due prime giornate del Concorso.di Rimini. (Barillari) — Si è svolto nell'Ippodromo di

Piazza d'Armi di Rimini un importante concorso ippico con programma della dotazione di premi per L. 12 000.

Presidente del Comitato ordina-tore di questa riunione, annoverata fra i maggiori avvenimenti sportivi d'Italia, è S. E. il principe Pietro Lanza di Scalea, sottosegretario di Stato agli esteri.

Presidente della Giurìa è il te-nente generale comm. Fortunato D'Ottone comandante la Divisione militare di Bologna.

Tanto il Comitato che la Giurìa sono composti dei più bei nomi del-l'aristocrazia e del mondo sportivo italiano.

Ecco i risultati delle due prime giornate;

30 luglio. — Categoria Percorso di precisione. 39 partenti.

lo e 2» premio, suddivisi fra La Genga del tenente Tappi e Lord Kirikener, dell'on. Gallenga Stuart.

3° e 4" premio suddivisi fra Gol-den II del capitano Pasini e Tom del tenente Buattini.

31 luglio. — Categoria Percorso di velocità. 35 partenti.

1. Oollecchio, del ten. Antonini, in 2',6",5.

2. Mimosa, ten. Lanza, in 2'.12". 3. M. A. B., del ten. Lacava, in

2',20". 4. La Genga, del ten. Tappi L.,

in 2',37",5. 5. Saint- Ubert,. del tenente Capece

Zurlo, in l',49". Quest'ultimo, mentre bat tè un

tempo meraviglioso, toccò un osta colo col posteriore. Tutti gli altri compirono nettamente tutto il per-corso !

Categoria di elevazione. — 1. Fio-retto, del tenente Carretti, in 2',5".

2. Pack, del Nob. Del Lupo, in 2'. 3, 4 e 5 suddivisi fra Ulverslon e

Uniche, del cap. Po e Saint-Ubert II, del tén. Capece Zurlo.

Anche la Bibhia celebra lo stupendo animale: nel Libro di Giobbe, Jebovak, parlando al giusto dal seno delle nuvole, dice:

« Hai tu dato la forza al cavallo? Hai tu for-nito il suo collo di un nitrito fragoroso come il tuono ?

« Farai tu balzare il cavallo come la locusta? Il suono magnifico delle sue narici è spaventoso. Scava col piede la terra; si rallegra della sua forza; egli va incontro agli uomini armati.

L 'EQUITAZIONE Il trionfo incontrastato della bi-

cicletta e dell'automobile, che, ap-plicati a tanti usi diversi in pace ed anche in guerra, dàuno continua prova di praticità e di economia, e rispondono mirabilmente alla feb-brile attività del nostro secolo, non ha potuto avere la forza di meno-mare in modo considerevole, la pas-sione pei cavalli e per l'equitazione.

Gli stessi figli d'A'bione, che con una di quelle frasi brevi ed espres-sive, tanto comuni nella loro lingua, hanno chiamato il nostro secolo the horsless clutury, in fatto di equita-zione e di cavalli, sono sempre al-l'altezza delle loro tradizioni.

L'equitazione è, senza d u b b i o , un'arte nobilissima ed elegante, sic-come è nobile ed elegante il ca-vallo. Chi può negare, infatti, la bel-lezza di questo animale ?

Bello iu guerra ed pace; bello quando corre libero e solo nelle pra-terie, e quando schiavo dell'uomo, legato nella stalla, mangia tran-quillo il suo fieno, e scalpita, ni-trisce, allorché sente la nota voce del padrone, e piega il collo fremente sotto la sua carezza. Bello quando, con la criniera al vento, la bava alla bocca, l'occhio dilatato e vivido, corre come fulmine sulla pista, e contende il premio ai rivale, fra l'ansioso attendere degli spettatori, e bello quando legato alla carrozza, adorno di cinghie e di dorature, cammina con passo ritmico e superbo per le risonanti vie della città.

In alto: Il tenente Antonini al tallo della barriera, vincitore della categoria percorso di velocità a Limivi. (F"t A Ermini - Milanoi.

Nel centro : La Giuria del Concorso Ippico di San Pellegrino : il presidente d-lla Giuria, generale Pirozzi, e il presidente del Comitato, onor. march. • urlo Centurione

(Fot. A. Ermini - Milano). In basso: Il tenente Carretti che ha vinto cun Florette la gara di elevazione ni Con-

corso Ippico di Limini. (Fot. Barillari).

« Si ride della paura; nulla lo spaventa, e non retrocede in faccia ad una spada.

« Non teme le frecce che gli sibilano d'intorno, nò il ferro lucente dell'alabarda o del giavellotto.

«, Scava la terra pieno di ardore e di emozione al suono dalla tromba, e non può trattenersi.

« Al suono rumoroso della tromba dice : Ah ! Ah ! sente da lontano l'odore della battaglia, il

tuonare dei capitani, ed il grido del trionfo » . L'insigne Bulfon dedica al cavallo una pagina, che può chiamarsi poetica senza tema di esa-gerare; egli lo considera quale le più nobile conquista dell'uomo, di cui sembra consultare i desideri.

« E' una creatura, scrive fra l'altro il grande naturalista, che rinunzia al suo essere per non esistere che colla volontà di un altro, e sa anche prevenirla; che colla prontezza e la precisione

dei suoi movimenti, l'esprime e l'e-seguisce, che sente quanto si vuole; che, abbandonandosi senza riserva, non si rifiuta in nulla, serve con tutte le sue forze, si esaurisce ed anche muore per obbedir meglio ».

Umberto il buono, che fu anche il re dello sport, al quale non negò mai il suo aiuto materiale e morale, che fra i suoi ludi esalò l'ultimo so-spiro, prediligeva l'equitazione: egli era un cavalcatore e un guidatore eccellente, quanto instancabile, e sapeva domare i più riottosi cavalli.

Nutriva per questo genere di sport una vera passione, ma una passione intelligente, della quale è prova elo-quentissima la tenuta di San Ros-sore, col suo mirabile allevamento di razze equine. Si racconta che avesse un vecchio cavallo, ch'egli non faceva più lavorare, e che chia-mava, scherzosamente : il pensionato; il suo cavallo prediletto era Land-ser, il magnifico baio inglese, che montava alla rivista militare. Il ge-neroso animale segui il suo augusta padrone nel mesto e solenne corteo funebre ; e quando, alla stazione dì Monza, gli artiglieri deposeio dal-l'affusto la venerata salma, Landser mandò nn nitrito, quasi volesse dare un addio al Re martire, che aveva esteso fino a lui l'immenso tesoro di affetto e di pietà che chiudeva il suo cuore. E il degno figliuolo di Umberto ha ereditato questa pas-sione ; anch'egli è un forte guidatore e cavalcatore, e non cessa di dare all'equitazione quell'impulso, di cui era sì largo anche da principe ere-ditario.

Gli antichi pure tennero in pregio l'equitazione: il divino Poeta pre-dilegeva il cavalcare, e di questa sua passione fanno fede molti bio-grafi, anche i contemporanei. E come soldato egli servì nella Cavalleria fiorentina, e nel 1289, nella batta-glia di Campaldino contro i Ghibel-lini d'Arezzo, con tutto l'ardore dei suoi ventiquattro anni, combattè nella prima schiera, al comando del barone de' Mangiadori di S. Miniato. Carlo Cattaneo, che tra i moderni biografi è forse uno di quelli che ha più felicemente tratteggiata la nobile figura del gran Poeta, scri-veva di lui nel 1839 :

« Egli viveva fra giostre e ar-meggiamenti, pronto a cavallo nella prima fronte delle battaglie, e così vorremmo che alcuno una volta lo dipingesse ».

Se è vero, intanto, che ai nostri giorni l'equitazione è degnamente considerata, non è men vero che in Italia essa ha bisogno di un impulso costante ed efficace, perchè non af-fievolisca. E' necessario tener desto l'interesse e l'entusiasmo per le corse, e sfatare il falso giudizio di molte persone che le considerano quale una festa di lusso, un'occa-sione ner sfoggio di eleganti abiti muliebri.

Il cavallo si presenta alle corse dopo una lunga, paziente ed accu-rata prepa:azione fatta dal proprie-tario; le corse servono ad allenare i cavalli e a migliorarne la razza; esse hanno quindi anche uno scopo

agricolo ed industriale, specie ora che è neces-sario l'incremento d'una vera e forte razza italiana.

Le corse mil tari hanno anch'esse un alto scopo: preparano il cavallo all'uso cui è destinato, e pre-parano anche l'ufficiale, abituandolo a sapersi servire del suo cavallo, temprandogli il carattere, coll'infondergli un ardire e uno slancio ch'egli saprà moderare a tempo e a luogo, e coll'inse-

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^ - A J S T - ^ X J I © d . a r t i c o ] 1 d J . l a m p i s t e r i a p e r Z E T e r r o T r i ® Ppiai Pfsffii 9 tetta la Esposizioni — Diploma d'Onore alla Jlostea flotomoMlistiea ]«lano 1906.

Li 21 p 2 2L m J 2L 0 j r v j . v j . j r j x

gnargli a prendere una pronta e rapida decisione, anche nell'imminenza del pericolo.

Sia lode, dunque, a quegli intelligenti cultori della produzione equina, che tanto contribuiscono ad accrescere il nostro patrimonio agricolo ed industriale; sia lode a quei solerti gentiluomini e a quei brillanti ufficiali del nostro esercito, che, col promuovere caccie a cavallo e corse, ten-gono sempre alto il prestigio dell'equitazione, che tanta vigorosa grazia conferisce al corpo e tanto coraggio allo spirito : ad essi perseveranza e buona fortuna !

R. P.

La casa del dirigibile al Boscomantico di Verona

Così la descrive un corrispondente del Gaz-zettino:

« Da Chievo — il tranquillo paese ridente che si stende, con le sue case bianche ed il suo cam-panile dalla cupola rossa, all'ombra delle verdi collinette e a fianco dell'Adige spumante a un paio di chilometri da Verona — la strada, bordeg-giando quella che per antonomasia è detta « la villa », s'inerpica grado grado su di un altopiano pittoresco e, traversata la ferrovia, volge a dritta per la contrada di Boscomantico.

Di lassù e ben lungi spicca formidabile sovra la distesa del granturco rigoglioso l'hangar fer-rato: la casa del dirigibile. Par di lontano una gabbia gigantesca che attenda un superbo volatore immenso.

Su progetto degli specialisti del Genio, le Offi-cine Nazionali di Savigliano hanno dato mano all'erezione di questa casa eccezionale, e in pochi mesi han già messo a posto l'ossatura metallica.

La tettoia grandiosa, di cui i centini robustis-simi sono infitti in basamenti di calcestruzzo fon-dati a una diecina di metri nel terreno, misura trenta metri in altezza e trenta in larghezza, senza contare una piccola tettoia che si stacca parallela da un lato. La lunghezza è di novanta metri e poiché il dirigibile sarà lungo sessanta metri per

La prima scuola italiana di aviazione a Pordenone. L'istruttore Hermann a bordo dell'apparecchio Bliriot.

La prima scuola italiana di aviazione a Pordenone ( Treviso) a bordo dell'apparecchio Farman.

nove di diametro, esso starà senza dubbio a suo agio nella sua casa comodissima.

La costruzione metallica è tutta in ferri profi-lati, sui quali una squadra di pittori sta ora pas-sando tre mani di biacca; e son già pronte a cataste le lamiere ondulate di zinco con cui la casa, come da un robusto intonaco argenteo, sarà presto rivestita.

L'hangar è orientato in modo che uno dei por-toni guarda verso Verona e l'altro, naturalmente, dal lato opposto poiché i portoni (chiamiamoli pur così) stanno alle estremità della tettoia e il

dirigibile sfilerà in questa come in una guaina.

I lavori sono diretti dal giovane ing. Giulio Gosso, che vi attende cop circa cinquanta operai di-stribuiti in sei o sette squadre guidate da al-trettanti capi.

Gli operai, che sono quasi t u t t i forestieri, hanno preso alloggio un po' qua, un po' là, a Ve-rona, a San Massimo, a Parona, a Chievo.

I lavori sono oramai a buon punto e saranno ul-timati presto, forse in un mese, se Giove Pluvio lo permetterà. Essi vengono visitati spesso da un'ap-posita Commissione mili-tare, e pochi giorni fa hanno avato anche la visita, durante la sua tappa veronese, dal mi-nistro della guerra gene-rale Spingardi, che si mostrò assai soddisfatto del bellissimo hangar; e poi del collonello Moris, il papà dei dirigibili, e del tenente-pilota Scelzi, del cantiere di Vigna di Valle, presso Bracciano.

Ma, oltre che alla casa del dirigibile, s'è pensato alla casa di coloro che vi saranno addetti. E poco discosto dall'hangar e bene in vista del me-desimo la vecchia stazione di tiro è stata restaurata e ridotto per servir da magazzino bagno, cantina e... prigione; e dietro a quest'edificio un altro ne è sorto che diverrà la caserma della brigata spe-cialisti del Genio.

Ivi abiteranno gli uo-mini di truppa; gli uffici del Comando e gli alloggi

i, L'istruttore Hermann per ufficiali saranno si-stemati invece nel vec-

chio padiglione di Boscomantico, una specie di villino che sorge a un centinaio di metri di fianco all'hangar tra una fitta corona d'alberi frondosi.

Il padiglione si sta appunto restaurando in questi giorni, e presto Giuseppe Cestaro e la sua consorte Teresa Orlando, che vi tengono osteria, dovranno levar le tende e passeranno nella ca-serma come cantinieri della brigata specialisti.

Il dirigibile. L'hangar adunque appare quasi finito, sorge

sopra la spianata del bosco distrutto, il bosco che tanti amanti raccolse sotto le sue compiacenti ombre, e ne udì i teneri colloqui e le promesse (tutti palloncini gonfiati !) tanto da meritarsi il nomignolo di romantico degenerato poi in montico.

Adesso diremo qualcosa del futuro ospite. Questo tipo di dirigibile n. 3, fratello minore

perchè venuto dopo, di quello n. 1, che trovasi a Roma e di quello n. 2, che sarà installato a Campalto presso Venezia, fu ideato dai capitani Crocco e Rjccaldoni.

Esso risulta composto di un corpo fusiforme lungo 60 metri per 9 di diametro, della capacità di 500 metri cubi di gas. Nel suo interno è diviso in sette scompartimenti, ognuno dei quali è mu-nito di una valvola automatica e comandabile, disposti a corna intorno ad un ottavo scompar-timento: il pallone è destinato a ricevere l'aria da Un ventilatore per mantenere la forma dell'in-volucro in qualunque caso. La forma dell'invo-lucro è data da una specie di chiglia metallica unita alla massa portatile in seta verniciata di alluminio.

Dal centro a poppa corre una prima verticale che termina fra la cellula di direzione.

Il motore, e questo non è italiano, è un vec-chio Clement-Bayard della forza di cento cavalli: un eroe delle battaglie-iautomobilistiche che dopo aver girato tante vòlte la pista terrena, sfida la pista dell'aria.

Le eliche di alluminio non pesano che 4 chili, ma sono capaci di tagliare la testa a un bove e possono imprimere una spinta di 400 chili.

La navicella a forma di canotto può contenere sei persone. A poppa della navicella sono gli ap-parecchi di direzione e di navigazione. Al centro la manovra per il gas e per l'aria. A prora il motore e le eliche.

Il dirigibile presenta in sostanza tre notevoli qualità: grande sensibilità nei piani di direzione, massima facilità di manovra senza uso di zavorra o di gas, sicurezza completa di ormeggio.

Il pallone con calma atmosferica può navigare in avanti con la velocità di 11 metri al minuto secondo e cioè circa 50 km. all'ora.

L'inaugurazione della Scuola Italiana d'aviazione di Pordenone

La Scuola italiana di aviazione sarà inaugurata ufficialmente il 7 agosto al campo di Pordenone.

Presenzierà la cerimonia inaugurale S. A. R. il Duca degli Abruzzi. Sarà pure rappresentato il Ministro della guerra.

10 LA STAMPA SPORTIVA

La traversata delle Alpi in aeroplano. Questa fotografila dà un'idea delle difficoltà da superare ; è la veduta della vallata del Diceria (lato sud

del Sempione, vicino a Domodossola).

Si volerà... sul le Alpi La montagna, aspra nemica dell'uomo, forte di

vette inaccessibili, irta di roccie formidabili e insidiosa di precipizi, può ormai dirsi domata. L'uomo, che aveva saputo ferirla nelle viscere con le pugnalate dei picconi, crivellandola di aper-ture profonde ove si lanciarono a corse furibonde i treni divoratori di distanza; che aveva saputo schiacciarla sotto il suo piede gagliardo, dopo faticose conquiste di cime, in ascensioni incredi-bili, vuole ora superarla in altezza, sorpassarla in un volo superbo, provare la gioia magnifica di vedere sprofondati a qualche chilometro sotto di sè, infinitamente piccoli, quelli che erano i grandi colossi giganti. Si può dire questa davvero la più ardita idea del secolo! •

In termini più popolari essa si chiama la tra- ' versata delle Alpi in areoplano, che si effettuerà nella settimana antecedente a quella del circuito aereo internazionale di Milano, e cioè dal 18 al 24 settembre.

L'interesse che ha suscitato un simile raid, il più pittorescamente bello di quanti forse si siano svolti sin qui, è stato enorme in tutti in campi, e in quello speciale dell'aviazione e in quello dello sport in genere, fra i cultori della navigazione aerea e fra i semplici simpatizzanti col volo umano. .

Una prova della simpatia, con cui l'idea fu ac-colta, il Comitato organizzatore la ebbe negli aiuti dappertutto incontrati, negli incoraggiamenti e negli appoggi generali.

Così i promotori del raid transalpino hanno trovato le più calde disposizioni, per quanto ri-guarda l'organizzazione dei servizi inerenti alla traversata, sia nella Svizzera, ove si è costituito un Comitato d'organizzazione con sede a Briga, la città cui mette capo il tunnel del Sempione dalla parte svizzera, sia nelle regioni italiane che si trovano lungo il percorso che dovrà essere fatto dagli areoplani, una volta superato il valico del Sempione, per giungete all'areodromo di Milano, ove deve aver luogo l'arrivo.

Al concorso per la traversata delle Alpi sono assegnate 100.000 lire di premi così distribuiti : 1» premio L. 70.000; 2» premio L. 20.000; 3» premio L. 10.000.

Il percorso è il seguente : Briga-Colle del Sem-pione (2000 m. d'altitudine)-Domodossola-Stresa (Lago Maggiore)-Varese-Milano: complessivamente 150 km.

La partenza avrà luogo in un campo stabilito a Briguerberg, presso Briga, a 950 m. d'altitudine, al disopra dell'imbocco del tunnel del Sempione.

Il tempo massimo accordato all'aviatore per

compiere il tragitto Briga-Milano è di 24 ore dalla partenza. I concorrenti potranno, entro questo periodo di tempo, ripetere la partenza quante volte vorranno. Così pure, lungo il viaggio, essi potranno prendere terra e provvedere al proprio rifornimento, ed alle eventuali riparazioni a loro beneplacito, purché compiano il percorso intera-mente per via aerea.

Un controllo verrà eseguito dai Commissari sportivi i quali si serviranno di tutti i mezzi per assicurarsi dell'osservanza di questa condizione da parte dei concorrenti.

I premi saranno attribuiti, in ordine di arrivo, agli aviatori che giungeranno i primi all'areodromo del Circuito di Milano. Nel caso in cui due o più concorrenti arrivino all'ai eodromo di Milano nello stesso giorno, la classifica dei premi sarà fatta in base al minor tempo impiegato per effettuare il percorso.

Dei controlli fissi saranno stabiliti a Briga, al Colle del Sempione, a Domodossola, a Stresa, a Varese ed a Milano. Gli aviatori dovranno pas-sare per detti controlli ad una distanza e ad una altezza tali che permettano ai Commissari di ri-conoscere le caratterische dell'apparecchio.

Le iscrizioni speciali (indipendenti dalle iscri-zioni al Circuito Aereo di Milano) per la traver-sata delle Alpi si ricevono alla Società Italiana d'Aviazione (Milano, via Monte Napoleone, 14) sino al 1° settembre 1910 e devono essere accom-pagnate da una tassa di L. 500 per apparecchio. Dal 1° al 15 settembre si riceveranno pure le iscrizioni purché accompagnate da una tassa doppia.

La Commissione Sportiva della traversata delle Alpi si riserva il diritto di rifiutare le iscrizioni senza dichiarare il motivo del rifiuto.

Le tasse d'iscrizione saranno rimborsate ai con-correnti non ammessi ed a quelli ammessi che saranno partiti almeno una volta da Briga. •

» » Tutto adunque è ben disposto e lascia sperare

in un grandioso successo. Di non superare le al-tezze massime non v'è timore. Il record dell'al-tezza di Latham battuto da Olieslagers a Bruxelles con 1439 metri è una garanzia che si riuscirà.

Ma non sarà la conquista dell'altezza la sola gioia dell'aviatore al di sopra delle alpi. Altre meravi-gliose sensazioni egli proverà, guardando, in basso, lo spettacolo delle alpi superate.

Vedete... la massa nera delle montagne è co-perta da un velo fitto di nebbia che, senza essere pessimisti o poveri di idee, assume l'aspetto di un gelido lenzuolo funebre. Si passa in mezzo e se ne rimane presi anche nell'anima. Non è un senso di paura ma il senso del vuoto che circonda, di un'oscurità opaca dove pure qualche cosa si'in-

travede senza bene distinguere. Chi ha mai de-scritto il silenzio dell'alta montagna, l'immensa solitudine del cielo deserto che non si vede e del mondo che non si sente 1 E' una astrazione sulle cose, un concentrarsi in sè stesso, e vivere di una vita intima tutta personale in un mondo di ricordi sbiaditi.

A poco a poco si è presi dall'atmosfera grigia che è dintorno; ed il cielo sembra nero, ed avendo per-duto l'orientamento perchè il sole non si vede, anche il mondo pare che si allontani da noi che sentiamo quasi di essere fermi. Il mondo, invece purtroppo, è fermo, e siamo noi che ci innal-ziamo.

E' come il dilegnare di un sogno al primo ap-parire dell'alba, nel momento in cui penetra il sole alla finestra per ridonare alla realtà della vita. Fasci di sole forzano anche adesso le nuvole fitte che traversiamo, ed a poco a poco da prima

©

Oliesllager, l'ex-famoso motociclista, conosciuto sui velodi giorni, a Bruxelles, il record del mondo d'altezza su mono; disceso dal suo apparecchio, attorniato dalla folla festante.

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indistinte si mostrano le vette bianche di neve che si potrebbero toccare con mano; l'occhio si abitua e si vedono pianure, montagne ancora co-ronate di macchie d'alberi; e poco dopo ancora, in lontananza, si allontanano da noi strisele ar-gentee e viperine di fiumi che devono perdersi nel mare che non si vede. E come il mare, non si vedono, ma si indovinano confusi in una sola macchia, i casolari, i villaggi, le città, tutto il mondo che abbiamo lasciato col corpo, ma dove viviamo sempre con l'anima, e nel quale vive una turbe fittissima, che ignora le pure ebbrezze del-l'alto dove siamo librati.

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io pseudonimo di demonio d'Anversa, ha battuto di questi andò a 1439 metri. La nostra istantanea lo ritrae appena r

La traversata delle Alpi in areoplano. Il segno a croce indica il punto scelto per la partenza degli areoplani da Briga. (Il Sempione in alto a destra).

Ili PACIFICO SPOpT Egli non sa come la cicala sia utile alla campagna:

anche il « Moderno Buffon » a centesimi venticinque è rimasto intonso sul suo tavolino da notte, perchè appena a letto egli ha preferito voltarsi sur un fianco, dopo spenta la candela, e sognare contro la schiena della sua dolce metà l'aumento di stipendio, come corona degna a venticinque anni di pratiche emar-ginate ed evase. Questo solo ora sa e prova: che la cicala gli concilia mirabilmente il sonno in quel si-lenzioso pomeriggio estivo. Quante ve ne saranno sui pioppi, su quei pioppi laggiù, all'altra sponda del fiume, allineati in fila rigida e svettante con un tremolìo d'argento versr l'azzurro come tanti grana-tieri di Pomerania? Qut. e di queste piccole arpe agresti, vibranti di una fri ria ritmica nelle lunghe e sottili ali, deliranti di mus. . e di sole?

Molte, di certo. Poi che nell'aria avvolta da quel tremolio di calura, che la infiamma e la rende irre-spirabile, trema sonoramente il frinio incessante ed acuto, come una nenia bizzarra al suo sonno, inter-rotto a volte dai colpi sonori che qualche lavandaia lontana provoca con le camicie cittadine percosse a forza sull'asse di lavoro. Ha già piegata la testa pa-recchie volte sul giornale del mattino, e gli occhiali gli son caduti fra l'erba ; un sonnellino digestivo ha incominciato a stendere i suoi veli azzurro-cupi entro la sua cassa cranica e gli ha annebbiate le idee con-fuse da frequenti libazioni di un vinetto frizzante dei colli del Monferrato. Dietro di lui, i resti di una frugale colazione biancheggiano sull'erba ; una larga fetta di pane è ancora mollemente adagiata sur un ciuffo di trifoglio e si lascia anatomizzare da un nu-golo di formiche ; lembi di giornali recano ancora macchie trasparenti di olio e di burro ; vaga per l'aria un odore di cucina casalinga.

Oltre il raggio esiguo della siesta, sdraiate sull'erba in una posa che vorrebbe essere quella di Venere Callipige, due donne dormono russando discretamente sul tono delle cicale lontane. E nel silenzio pomeri-diano muoiono per l'aria le risate trillanti che figli, cugini, nipoti suscitano entro i boschetti circostanti.

Il compagno del solitario gli assomiglia nel vestito se non nel volto ; e quelle due paia di pantaloni a scacchi neri e bianchi mettono una gaia, stonata tinta di colore nel verde smeraldo dell'erba. Dorme anche lui a tratti a tratti. E le due canne da pesca ondeggiano nell'aria come due aspersori, agitati in qualche rito pagano e fluviale ; le cordicelle, le lenze, disegnano nell'acqua larghi circoli concentrici e ad ogni gorgo si aggrovigliano, poi si distaccano, si baciano e si congiungono ; e le due povere mosche infilate agli ami, vive per crudele supplizio, agitano le esili gambette, disperatamente. Ad un tratto le due lenze si aggrovigliano in modo stabile; i pesca-tori domenicali sentono resistenza fra le mani e si destano di sobbalzo.

_ Ohè —dice piano l 'uno all'altro — Annibale, mi pare che stavolta...

— Zitto ! — l'altro gli risponde mettendosi il dito indice sul naso.

— Piano... — Su... — Ecco.. . Insensibilmente le due canne si alzano mentre

quasi cessan di palpitare i cuori dei due galantuo-mini. Su, su... E compaiono trionfalmente il groviglio delle lenze e degli ami, e le due mosche infilate e moribonde.

— Che peccato ! — Però la colpa è tua... — Come, mia ? — SI: ti addormenti quando sai che la corrente

trascina la tua lenza sulla mia ! — Già: perchè tu non dormivi, forse? I due districano il groviglio piano piano, mentre

l'ironia delle cicale sèguita la sua eterna canzone ; le due lenze fischiano per l'aria e ricadono quasi si-multaneamente, schiaffeggiando, tagliando ed immer-gendosi adagio nell'acqua cheta, dai piccoli gorghi.

— Non beccano — dice sconsolatamente Annibale. — Mah... — sospira l'altro, Pancrazio. — L'altra domenica erano più tranquilli... — Già li avranno spaventati con la dinamite... — Vandali! — conchiude il più sonnolento. E dopo cinque minuti, Morfeo li accoglie placida-

mente fra le sue braccia dì velluto. »

* * Ah, pacifico fra tutti gli sport ! Per il quale non

occorre aver muscoli ed agilità ; contro il quale nessun critico sportivo ha osato gittare le freccie inocue ma acuminate del suo stile ; silenzioso e solitario come la calma che lo circonfonde; culto, divinità della borghesia indomenicata ; vilipeso, trascarato dai molti, amato, diletto dai pochi !

Ecco : i due uomini son partiti stamane con 1 alba che rideva un suo divino riso di perla a traverso le nubi slabbrate dal vento. La città era silenziosa, op-pressa dai sogni e dagli incubi della notte; ma il loro cuore era desto, ben desto e vigilante, acceso dalla sacra fiamma sportiva, innocua come un cero dome-nicale sugli altari odoranti d'incenso. Li seguivano le famiglie : ecco, le mogli tronfie, impennacchiate, infronzolite con gli immensi paraseli rossi fiammanti ; poi i figli cinguettanti come tanti passeri di nido ai primi soffi della primavera, falangetta riotttosa e ri-belle, ridente e piangente, acccapigliantesi per un nonnulla ; le ragazze amiche strette a braccetto con un fuggevole riso malizioso entro le pupille grigie o castane. Tutta la carovana è diretta verso il verde della campagna ed il glauco del fiume.

Sotto il sole terribile, che par suscitare muti in-cendi dalle strade provinciali, violatore dell'ombra più opaca, va, va, dove la frenesia sportiva degli uomini padri di famiglia la conduce, dove due pioppi si specchian nell'acqua e un tappeto verde invita ai riposo, dove il silenzio agreste e fluviale invita alla pace. .

In ordine, sempre. Ed è fatica particolare delle madri il curare che la comitiva non debba, per di-savventura, scemarsi di qualche creatura.

I ragazzi sono diseolissimi : han già fatto un foro nel sacco delle frutta e le divorano lungo la strada.

Per poco una automobile non ne manda due a gambe levate in un fosso : altri si sono fermati a bere, con immersa la faccia rubiconda entro un fossatello che fiancheggia la strada; uno s'è issato sur un al-bero di pomi e si dà al saccheggio...

Non di meno tutti sono giunti al luogo della siesta: han fatto un'abbondante colazione ; poi si sono sban-dati da una parte e dall'altra, mentre i due formi-dabili pescatori ban disposto le loro armi. Sottò, le

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« D o m a n d a t e I L

C a t a l o g o ^ 1 9 1 0

=N0VITA I N T E R E S S A N T I R A P P R E S E N T A N Z f l =

IN T f l R I N O : Q . ^ P E l W - v i A N l Z Z A 6 7

Nel golfo di Taranto nei giorni 30-31 luglio si sono disputati i campionati nazionali di canot-taggio di cui riassumiamo oggi i risultati, promet-tendo di ritornare sull'argomento :

1. coppa del vice-presidente, campionato in jote di mare a 4 vogatori di punta e timoniere juniores, conseguita nel 1909 dalla Società canot-tieri di Milano.

1. Società Bucintoro, timoniere Graziarle!, col-l'equipaggio Signoretti Giovanni, Carlo Valter e Negri ni.

2. Milano di Milano, timoniere N. N., equi-paggio Rusconi, Ponca Antonio, Ponca Giacomo, Paldaco.

L'areonanta We.llmann che tenterà prossimamente la traversata dell'Atlantico col suo dirigibile « America ».

(Fot. Argus Photo-Reportage - Milano)

trote, le tinche, i barbi, devono divertirsi un mondo e mezzo : forse e chi lo sa ? giuocheranno al ping-pong con le esche delle due lenze od inizieranno un piccolo match di foot-ball... E son muti : se no, sa-rebbe il caso di udirli a ciangottare discretamente in loro idioma con delle risatine sommesse, scher-zando con la morte che li sfiora e con l 'ombra ri-flessa nell 'acqua delle due rispettabili figure dei ga-lantuomini. Non temono il pericolo ; sibbene, a sera, quando cade la luce per entro le pallide acque del fiume, e le cicale ad una ad una, ubriache di sole e di canto, cessano il loro frinlo, navigan lente le barche degli nomini avvezzi a gittar le reti e ritrarle, come i due apostoli della parabola, onuste di buon pesce; o pure, a notte, quando attratti dal baglior di una fiaccola tutti ciechi s 'aggruppano per meglio goder della sua luce, ed inesorabile scende fra loro la fiocina aguzza e ricerca il fianco molle onde meglio recare la morte.. . Ma questi, questi pescatori dome-nicali, non temono : se ne andranno col primo de-clinar di sole dopo aver rapito per caso cinque o sei novellini incauti di barbi, o due o tre civettuole di tinche, e non ritorneranno più per molti giorni, o mai più.

Infatti, essi ora dormono. Si sveglieranno ritmica-mente ogni mezz'ora, cambieranno l'esca se occorre, e poi riprenderanno il loro pacifico sport, felici di sentirsi soli e liberi, lontani dalla città tumultuante e dalle continue impellenti occupazioni, lieti di sentirsi accanto il russar lieve e sereno delle proprie metà, e lontane le grida e le risate della prole salienti dal verde come un inno di giovinezza.

E se da tanta felicità serena, anche per poche ore anche per un giorno ; se può far dimenticar l'eterna, quotidiana piccola angoscia della vita vissuta, sia be-nedetto lo sport, il pacifico sport.

GIOVANNI CROCE.

3. Barion, timoniere Lissona, equipag-gio Gngio, Morgano, Lupo, Calena.

2a gara : coppa della Regina Madre. Campionato a 4 vogatori di punta, tipo libero seniores. Conseguito nel 1909 dalla Reale Società canottieri Querini di Ve-nezia.

1. Querini di Venezia, equipaggio Del Giudice, Ermellini, Tres e Dei-Giudice, timoniere Beniamino.

2. Barion di Bari, equipaggio Trizzie, Marzino, Lupo, Calena, timoniere Subisà.

3. Barion di Bari, Cacciavelli, Nacci, Lojacono, Moretti, timoniere N. N.

Coppa Regina Elena. Campionato di jole di mare a 8 vogatori di punta e timoniere juniores. Conseguito nel 1909 dalla Reale Società canottieri Milano di Milano.

Sono giunti : 1. Savoia di Napoli, equi-paggio Dell'Isola, Tramontano, De Luca, Falozzi, Albano, Costa, Pratta, Sartorio, timoniere Giannini; 2. Milano di Milano, equipaggio Rusconi, Pensa, C. Favi, Pit-taluga, Conalbi, Pensa A., Paldaoff, To-nelli, timoniere Rossi ; 3. Barion di Btri.

La Coppa Principe Amedeo, tipo libero a due vogatori seniores, è stata vinta nel 1908 e nel 1909 dalla Querini di Venezia. Quest'anno il forte equipaggio veneto in una forma buonissima ha saputo ri-confermare i trionfi degli anni prece-denti ed ha vinto per la terza volta pre-cedendo VAniene di Roma e la Bucintoro di Venezia; timoniere Graziadei.

La Coppa Principe di Napoli per 4 vogatori juniores dà pure luogo ad una gara movimentatissima e disputata. Mi-lano, timoniere Rossi, la grande favorita, riesce però a distanziare gli altri avver-sari ed arriva prima precedendo la Ba-rion, timoniere Hisa. Il Club Nautico di Livorno si ritira durante il percorso.

Nella Coppa Città di Venezia per venete juniores arriva 1. Bucintoro, timo-niere Signoretto; 2. Querini, timoniere Graziadei ; 3. Patavium di Padova, ti-moniere Fasoli. La lotta è fra i due

equipaggi veneziani; soltanto sul traguardo la Bucintoro può assicurarsi un qualche vantaggio sull'imbarcazione avversaria.

Nella Coppa Duca d'Aosta, doublé sculls, arriva 1. la Bucintoro, 2. VAniene, 3. l'Armida.

La Coppa di S. M. il Re è vinta pure dalla Bucintoro, la grande trionfatrice della giornata, precedendo la Querini, timoniere Mion, e la Milano, timoniere Rossi.

La traversata dell'Atlantico in dirigibile La grande impresa si compirà sotto gli auspici

di due grandi giornali inglesi. Prenderanno posto a bordo il noto esploratore

polare Wellmann e l'ingegnere Vaniman, inven-tore e costruttore del dirigibile America votato alla grande impresa.

Il pallone, a forma di fuso, sebbene di propor-zioni enormi per reggere il grande peso che è destinato a trasportare, è tuttavia di mole infe-riore al tipo Zeppelin. Si compone di tre strati di cotone e seta, e tre di guttaperca, e pesa oltre 2000 chilogrammi.

La navicella, che costituisce la parte più inte-ressante del dirigibile, e di cui la nostra vignetta riproduce lo scheletro, è di acciaio, lunga 50 metri e pesa altri 2000 chilogrammi circa. La sua ca-rena, come si scorge chiaramente dalla figura, è costituita da un lungo tubo d'acciaio, che è poi il serbatoio della benzina. L'impalcatura superiore sarà destinata a contenere il macchinario, gli stru-menti, i viveri, l'equipaggio. la una cabina cen-trale sarà il quartiere generale del comando; sui fianchi, le cuccette sovrapposte come in un basti-mento; e vi sarà anche il salotto da pranzo, la cucina, ecc.

Fuor della navicella, a prora, si protenderà l'elica principale, destinata a turbinare con una velocità fantastica, messa in moto da due motori di cui uno di 200 cavalli di riserva e un altro della forza di 70 80 cavalli, che imprimerà da solo all'areonave una velocità di 20 miglia all'ora; e sarà esso usato durante la maggior parte del viaggio. Al disotto della nave sarà al solito adattato un carrello che servirà a lanciare l'apparecchio, e che sarà distaccato quando il pallone comincierà a salire, sostituendosi ad esso delle corde metalliche, trascinate in mare o rial-zate, per equilibrar il dirigibile nei vari momenti del viaggio.

Nel complesso la macchina aerea peserà 6500 chilogrammi e sarà lunga 70 metri per un dia-metro di 16 e mezzo.

I due viaggiatori americani confidano di fare la traversata in una sola tappa, anche se il vento non sarà favorevole, e i loro calcoli sono abba-stanza fondati. Durante il viaggio potranno lan-ciare messaggi ai piroscafi in corsa sotto di loro, poiché disporranno della telegrafia senza fili.

Interrogato sulla sua spedizione il Welman rispose :

<< Secondo ogni probabile calcolo partiremo il 20 agosto, e speriamo che, in quell'epoca, vento e clima ci favoriranno. Prima di partire faremo un volo preliminare ad Atlantic City, e speriamo di prendere la partenza per la gran traversata da New-York ».

Equipaggio « Tarantella » del R. Club Canottieri « Savoia » di Napoli, campione italiano jole a 8 vogatori e timoniere ; vincitore delta coppa di S. IH. la Regina Elena . Composto dai signori : N. Dell' Isola (capovoga), A. Tramontano, C. Fabozzi, G. Albani, M. C'osta, L. De Luca, C. Frasca, (timoniere) A'. Giannini.

(Fot. T. Bozza - Napoli).

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ROSSI E TURCHINI Il giuoco del pallone nello sferisterio Mazzoni a Roma.

Avevo promesso a me stesso e a taluno clie segue con certo compiacente amore e immeritata benevolenza l'affermarsi di certe mie pretese vel-leità sportivo-letterarie in forma di rare e solitarie scritture inseguenti motivi d'arte e talvolta di ironia, avevo promesso, in questo primo accendersi di fiamme estive, un articolo che dicesse tutto il mio entusiasmo per un nobilissimo giuoco che fin qai avevo ignorato e che improvvisamente mi s'è rivelato in tutta la classica sua bellezza fatta di gesti estetici e di ardimento e sopratutto di vi-goria...

Voi capite, intendo, cioè avrei inteso, parlare del giuoco del pallone.

Neofito entusiasta della mia nova divinità, an-davo, non so quando, rimuginando meco mede-simo le mie impressioni sferisteriche, in cerca di nuove idee, in cerca di quelle benedette idee di cui al mondo c'è tanta penuria, in cerca di qualche non volgare motivo da scodellare al mio domeni-cale pazientissimo pubblico, ma inutilmente mi affannavo nell' inda-gine chè quanto io pensava s e m b r a v a non nascere, ma ri-nascere, non vivere ma rivivere nel mio cervello... Ma, sicuro, Santo Iddio, proprio De Amicis, il buon Edmondo della nostra infanzia irrequieta, lo scrittore di tutti, pro-prio lui ha scritto un intero libro sul giuoco del pallone, sul bello, classico giuoco fioren-tino che mai s'ebbe altro più fervente am-miratore di Ini.

Andai, rilessi il li-bro. E dissi fra me, non senza rimpianto, come ebbi finito di rileggere : « Addio ar-ticolo, non ti farò mai! E' impossibile scri-verci su qualcosa di nuovo. Ha scritto tut-to lui ! E, via, copiare, poi, questo non l'ab-biamo fatto mai nem-meno quando si an-dava a scuola e quindi, secondo almeno le no-stre buone abitudini scolastiche, se ne a-vrebbe avuto il di-ritto...». E non so per quanti giorni pensai con certo qual curioso rancore alla b u o n a imagine paterna d i colui che ha scritto tutto lui. Gelosia di mestiere ? Ohibò ! Del resto è bene che ab-bia scritto tutto Ini. Noi certamente non sapremmo scrivere come egli ha saputo. Con tale filosofia, come vedete, non è davvero difficile consolarsi onde anche chi ora ha confessato questo piccolo retroscena non tardò a mettere il cuore in pace e piegare il capo, cosa che non gli avviene di fre-quente. E poiché non si può dire nulla di nuovo, ci accontenteremo di dire qualcosa di vecchio. E se il vecchio per molti, per moltissimi, fosse invece come nuovo ?

* \ • * Oh, non vi dimenticherò tanto facilmente, e non

sarò solo a non dimenticarvi, o quieti sereni tra-monti romani di questa ancora benigna estate, o indubbiamente magnifici tramonti di sole, oltre i cipressi di Monte Mario che noi non vedemmo nò ammirammo, intenti come eravamo a seguire col naso all'aria o il cuore sospeso l'ultima superba parabola dell'ultimo pallone...

Oh ! sì, c'è giusto tempo di guardare il sole, in quei momenti! Tutto al più bisogna accontentarsi di ammirare la luna, la metaforica luna, di qualche semi-calvo giuocatore.

Bei meriggi d'ozio cadenzati dal ritmo della voce stentorea del chiamatore che grida alla folla irrequieta le sorti dei rossi e dei turchini. La folla ! Quali tesori di psicologia ! Ma il grande Edmondo ha già mietuto da maestro, ed io non m'attento.

Basti dire che il pubblico degli sferisteri è quanto di più vario e di curioso possa imaginarsi, composto, ora, in massima parte, da gente di buon senso che non può o non vuole fuggire gli affanni del sole cittadino per sostituire loro quelli di altri soli anche più atroci benché meno economici. Il giuoco del pallone ! Questo per molti — e non sembri ironia ! — è la migliore delle villeggiature, la migliore delle spiagge, il più ameno dei monti, non avendo nulla in comune con quello... di Pietà. Pochi soldi d'ingresso, nno di bruscolini e qualche liretta al totalizzatore. Vi sembra forse che costi molto la felicità per tre ore 1 Se poi si ha la for-tuna di possedere la tessera gratuita, se non si mangiano bruscolini e non si giuoca al totalizza-tore, tale felicità è naturalmente ancora più eco-nomica, anzi, è un miracolo d'economia.

E là sulla grande arena frattanto i ginocatori bianco vestiti, con le brevi fusciacche rosse o tur-chine alla cintola, il bracciale irto nel pugno, lan-ciano furiosamente verso l'azzurro del cielo il piccolo bolide nero. E mille occhi lo seguono, e mille speranze.

» • *

Agli sportsmen romani pertanto, in questa Roma che pure ha sì nobili tradizioni di energia fisica,

1. Il celebre giuocatore Giulio 7. Bessi - 8. Lazzeii - 9

Il giuoco del pallone a Soma. Mazzoni - 2. il direttore sig. Capresi - 3 . Franchi - 4. Ferraris - 5. Gay • S. Perelli

Monteverde - 10. Amati - ti. Domenico - 12. Foscaro - 13. Pascucci - 14. Nidiaci. (Fot. Scarpettini - Roma).

la cui vita sportiva è ora ridotta a cosa assai compassionevole, supposto pure che una vita spor-tiva vi sia, il che è molto discutibile, agli sportsmen romani, dicevo, è stato da qualche tempo aperto un magnifico sferisterio, il più grande del mondo, che s'intitola al nome di Giulio Mazzoni, nome ben noto agli italiani. A lui e al suo ardimento ci sia lecito pubblicamente plaudire, a lui cui dob-biamo se in questa nostra Italia, in cui tutto ciò che ci viene da fuori sotto nna qualsiasi maschera esotica desta indubbiamente il più grande entu-siamo, anche se si tratta della più stupida cosa che mente di bimbo vizioso possa immaginare, a Giulio Mazzoni dobbiamo se nno dei giuochi più schiettamente italiani, non inquinato da alcuna antipatica nomenclatura straniera, risorge ora a nuova vita dopo qualche accenno di decadenza.

La sua quindi è sopratntto una beila opera di italianità. Tornino i bei tempi e tornino i giuo-catori celebri: tornino uomini come Giovanni Bat-tista da Portacomaro, Pettinari da Sinigaglia, Sassone da Montemagno, Raserò, Ziotti, Enrico Sconfienza da Scnrzolengo, nomi cari al De Amicis che li eternò nel suo libro mirabile. In una pa-gina del quale, che mi piace riportare, sono vi-vamente ricordate le non piccole glorie del giuoco del pallone. Sentite:

« E dire che nel passato secolo a Roma i prin-cipi avevano palestre nei loro palazzi, protegge-

vano e vestivano i giuocatori a proprie spese e v'erano due grandi giuochi al palazzo Rospigliosi e al Quirinale e che si giocò espressamente al Belvedere quando morì Clemente XII per diver-tire durante il Conclave i cardinali affacciati alle finestre del Vaticano! Un tempo in molte città d'Italia era la partita al pallone uno dei primi spettacoli dato per il ricevimento dei prin-cipi, che si giuocava in piazze addobbate, con grande sfoggio d'abiti, a suon di trombe, di corni e di timballi, in presenza del fiore della cittadi-nanza e delle guardie del presidio e si costrui-vano apposta tribune e palchi monumentali e si pagavano somme favolose i posti alle finestre e i casi dubbi del giuoco erano discussi gravemente da uomini di Stato e da uomini di scienza e che si nominavano per risolverli commissioni inter-nazionali di ginocatori famosi ! ».

Torneranno quei tempi ? Speriamo. Speriamolo come lo sperò la grande anima di Edmondo De-Amicis, grande suscitatore di entusiasmi sportivi, cantore in prose mirabili del grande amico Cer-vino e nostro venerato nume tutelare in questi tempi in cui molti scrittorelli da strapazzo, han preso il mal vezzo di assumere nna grande aria di disprezzo per questa nostra vita sportiva ch'è

fatta di forza e non di rammollimento e quindi è pei forti e non per i rammolliti. Vita di cui noi conti-nueremo infaticabil-mente a celebrare le belle gesta, consci di compiere una forse non inutile opera so-ciale.

P e c c a t o che De Amicis abbia scritto tutto Ini!

E questa è purtrop-po la ragione per cui io non ho potuto scri-vere l ' a r t i c o l o che avevo promesso a me stesso e a talnno...

Valentino Lardi.

Igiene dei giuochi all'aperto

Il giuoco del pal-lone,come quello della palla e tutti gli altri affini, costituisce un esercizio g innastico di somma utilità e al tempo stesso piacevo-lissimo. Al pari della scherma, lia la attrat-tiva della gara e la virtù di allenare tutte le parti del corpo, col vantaggio sommo di esser giuocato all'aria aperta. Il petto, l'oc-chio, il b r a c c i o , il dorso, le gambe, la

mente, sono con essi in piena attività, e non v'è nulla di meglio, specie nei mesi estivi, per non lasciarsi vincere dalla fiaccona canicolare.

Una dimostrazione evidente dell'impiego di tutto il corpo la si ha quando, tlopo alcuni mesi di riposo, si riprende a ginocare. Ci stanchiamo subito e all'indomani ci sentiamo indolenziti ai polpacci, alle coscie, alla schiena, al braccio, alla mano, indolenzimento che è però di poca durata. Dopo il primo giorno, giuocate pure quanto vo-lete, potrete sentirvi stanco, non mai indolenzito; anzi, vi parrà d'essere sempre più forte, e_ lo sa-rete davvero e respirerete a pieni polmoni.

Nell'estate, dicevami un amico, bisogna su-dore, è una necessità fisica e salutare; che non cessa per questo d'essere noiosa. Ebbene, anche nelle giornate più afose, per conto mio, quando ho sudato un'oretta la mattina, col giuoco della palla o del pallone, ho già pagato piacevolmente il mio tributo, e in tutto il giorno non sudo più. Mi sento forte e robusto, e sto benissimo.

Certo anche in questo esercizio ci vogliono alcune precauzioni, non molte però ed elemen-tari. Non si deve bere nò durante il giuoco nò subito dopo, acqua o bibite fredde, non esporsi, stando fermi, alle correnti d'aria, e non abban-donar mai la flanella. Molti usano di cambiarsi quando sono sudati ; certo non fa male e dà pia-cere, è però da avvertire che, avvezzatisi così,

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correranno qualche pericolo quella volta che, per una combinazione qualsiasi, non potranno cam-biarsi. Io lo faccio soltanto dopo un po' di tempo, quando è quasi asciutto il sudore; e mi ci trovo bene : altri la pensa diversamente e rispetto le sue opinioni. L'unica opinione che non rispetterei sarebbe quella di non voler portar la lana d'e-state ; i tessuti sottili e resistenti che vengono ora preparati, non dànno proprio nessuna noia, neppure nel gran caldo, e ci si avvezza prestis-simo a portarli, sentendone i vantaggi. « Una specie di virtù magica risiede nella flanella », scrisse Shakespeare, e lo seppero gli antichi ro-mani, che andarono sempre vestiti di lana. Del resto tutti la riconoscono questa magica virtù, ma non pochi hanno il dannoso pregiudizio, o la boria, di non volerne usare per non rendersi troppo delicati e farsi credere forti e robusti, mentre una così sem-plice precauzione li salverà dai reumi e da gravi malattie.

Ho già accennato che nè durante il giuoco, nè subito dopo, debbonsi pren-dere bibite fredde ; ma io non sono di quelli i quali hanno orrore dell'acqua e del bere. Ritengo invece che, quando si suda molto, sia necessario rendere al corpo del liquido, e far meno denso il sangue. Giuocando nel pomeriggio, qualche bicchiere di birra o di vino annacquato-, fa più bene che male'; mentre di mattina non riuscirà dannoso un miscuglio d'acqua e caffè con qual-che goccia di liquore, preferibilmente senza zucchero. Se questo miscnglio non vi piace, potete correggere l'acqua con del succo del limone, ovvero prendere alcune gocce di cognac misto ad acqua di cedro ; vanno bene d'accordo, ristorano la sete, rinforzano, calmano l'eccitamento nervoso, sbarazzano lo stomaco e pro-muovono l'appetito; qualche cosa in-somma come il toccasana di Dulcamara.

Nè d'estate soltanto si deve ginocare: anche nelle altre stagioni, sia pur nel cuor dell'inverno, se capitano belle gior-nate : è sempre un esercizio utilissimo, purché fatto con le dovute precauzioni. Se non col pallone grosso, ginocate al-meno col piccolo o col tamburello e state pur sicuri che di febbraio, in ma-niche di camicia, avrete più caldo giuo-cando, che stando ve ne rimbaccnccati entro la pelliccia.

Nel moto è la vita, e sia col pallone o con la palla, al giuoco del calcio, della palla corda o delio sfratto del moto ne farete sempre di molto e ne acquisterete salute. Cav. G. Franceschi.

Il mandarino Ogni compagnia di ginocatori del pallone to-

scano ha i suoi mandarini; essi sono come il sug-geritore per gli attori; senza di loro tutta la compagnia resterebbe arenata. Un buon manda-rino è per il battitore una vera fortuna ; a Ini dovrà le volate che resteranno celebri, i batti-mani, i bravo del pubblico. Eppure questa, dirò così, parte essenziale del pallone toscano è quasi dimenticata dai più ; sono i pària della com-pagnia, poco stimati dai giuocatori, nulla dalla folla. Parlate con qualunque frequentore di sfe-risteri e subito vi nominerà una pleiade di giuo-catori. Il tale era il battitore più corretto, il tale

altro era capace di volare otto palloni di seguito, il terzo come spalla era insuperabile; ma se gli domandate del mandarino vi alzerà le spalle, di mandarini non conosce che quelli del... caramel-laio (o di Palermo).

Un battitore fa volate, gli evviva sono per Ini, sbaglia la battuta, la colpa è certamente del man-darino, ì croeifige, i fischi sono per quest'ultimo; allora solo il pubblico s'accorge della sua... esi-stenza. Strano questo pubblico, che si ricorda del mandarino solo per bastonarlo : povero man-darino, per lui non vi sono lodi, pel suo modesto ufficio il solo incerto è qualche pallone nella schiena, e per balsamo le risa degli spettatori. Eppure se costoro pensassero che alla sua con-tinua precisione si deve la vittoria, forse io sti-

merebbero di più. Eccolo là un po' piegato in sulle gi-

nocchia, col pallone all'altezza del naso, tutta la sua attenzione ò rivolta al bat-titore che, ritto sul trappolino col brac-ciale in alto, sta per scendere di corsa per colpire il pallone: il pallone è vi-brato, egli si ritira, pronto per una seconda battuta, sempre tranquillo e costante anche dopo i replicati rifinti del battitore ed i mormorii del pub-blico impaziente.

Non facile è l'arte del mandarino, che richiede molta precisione, e sopratntto buon senso nel sapersi adattare ai diffe-renti modi di presentarsi di ciascun bat-titore. Non si diventa mandarini, si nasce, spesso l'abilità si tramanda di padre in figlio.

Egli non si lamenta se nella vittoria è dal pubblico dimenticato, a lui basta la propria soddisfazione.

Ecco il mandarino. in. b. t.

CORRISPONDENZA

(Dal libro: Il giuoco delj pallone. Edizione Hoepli).

1° agosto, a Sunderland, la neo aviatrice Francie, della quale molto ne parla-rono i giornali quando si accingeva alla traversata della Manica, cadde dal suo biplano Farman per avere urtato un palo ergentesi una decina di metri da terra. L'areoelano si capovolse e l'aviatrice precipito al suolo riportando la frattura di una gamba e di un braccio. L'areoplano cadendo investiva un giovane spet-tatore, uccidendolo. (Fot. Argns Photo-Reportage).

S. Margherita Ligure. Fontana, prossimo numero. Troppo tardi.

Fano. Diambrini. — Obbligatissimi. Rimini. Barillari. — Grazie. Napoli. Bayon. — Troppo tardi. Nel pros-

rimo numero. Imola. Club Sportivo. — Ci spiace, ma

per i comunicati non abbiamo spazio. Milano. Belloni. — Grazie mille. Milano. Ferranti. — Nel prossimo numero

ritorneremo sull'argomento e terremo pre-sente.

Roma. Collari. — Quelle inviate troppo bruciate. Impossibile riprodurre.

Firenze. Moretti. — Veda a pag. 5. Vi sono tutti i vincitori.

Terni. Magalotti. — Grazie. Bordighera. G. Cignetti. — Tentammo

riprodurre, ma troppo poco nitida. S. Angelo. Patio. — Idem. Pcmsacco. L. Salatini. — Si obboni.

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