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POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 E 3, C/RM/04/2014 ANNO LVII GENNAIO/APRILE 2019 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE AUXILIUM RIVISTA DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE MONTINI UN UOMO E UN PAPA DA SCOPRIRE

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POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 E 3, C/RM/04/2014

ANNO LVII ● GENNAIO/APRILE 2019PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE AUXILIUM

RIVISTADI SCIENZEDELL’EDUCAZIONE

MONTINIUN UOMO E UN PAPA

DA SCOPRIRE

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RIVISTA DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONEPUBBLICAZIONE QUADRIMESTRALE EDITA DALLA PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE“AUXILIUM” DI ROMA

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ISSN 0393-3849

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ANNO LVII NUMERO 1 • GENNAIO/APRILE 2019Poste Italiane Spa

Sped. in abb. postale d.l. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, C/RM/04/2014

PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE AUXILIUM

RIVISTADISCIENZEDELL’EDUCAZIONE

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2 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE AUXILIUM

MontiniUn UoMo e Un PaPa da scoPrire

editorialeMontini. Una figura che merita di essere conosciuta in profondità Rachele Lanfranchi 6-8

Montini e i giovani universitari: temi dall’epistolarioMontini and university youth: themes from his lettersXenio Toscani 9-30

scienza dei fini e interessi eterni: Montini e la formazione alla «grande politica»Science of endings and eternal interests: Montini and training for the «great politics»Tiziano Torresi 31-46

Paolo Vi giovanePaul VI as a youthRino Fisichella 47-64

G. B. Montini - Paolo Vi e la questione femminileG. B. Montini - Paolo VI and the women’s issuesGiselda Adornato 65-80

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«siate felici! felici, perché avete scelto la parte migliore»«Rejoice! rejoice, because you have chosen the better part»Marcella Farina 81-102

Liturgia ed educazione liturgica: la Lettera pastorale all’arcidiocesi di Milano per la quaresima 1958Liturgy and liturgical education: the pastoral letter to the archidiocese of Milan for lent 1958Elena Massimi 103-118

Paolo Vi e la Giornata Mondiale della PacePaul VI and the World Day for PeaceRachele Lanfranchi 119-132

Paolo Vi e la Pontificia Facoltà di scienze dell’educazione «auxilium»Paul VI and the Pontifical Faculty of Educational Sciences «Auxilium»Hiang-Chu Ausilia Chang 133-152

ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI

Recensioni e segnalazioni 154-167

Libri ricevuti 168-170

Norme per i collaboratori della Rivista 174-175

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MontiniUn UoMo e Un PaPa

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1. L’oratorio della Pace a Brescia

Il rapporto di Giovanni Battista Montinicon i giovani universitari fu lungo -oltre 17 anni - e precoce, ben anterioreagli anni in cui fu assistente ecclesia-stico prima del gruppo romano iscrittoalla Federazione Universitaria Catto-lica Italiana (FUCI) nel biennio1924-1925, poi di tutta la FUCI dall’ottobredel 1925 alla primavera del 1933.Iniziò anche prima, nell’Oratorio bre-sciano della Pace, dove i padri Filip-pini, e in particolare Bevilacqua e Ca-resana,3 si dedicavano agli studentibresciani, liceali e universitari, con mo-dalità che influirono profondamentesul giovane Giovanni Battista, tantoche il suo ministero nella FUCI apparein precisa continuità di obiettivi e dimetodo con quanto egli visse e speri-mentò alla Pace, luogo che, tra Otto-cento e primo Novecento, diede vita auna straordinaria vicenda educativa.Nella stagione postunitaria, e in par-ticolare nei difficili anni di fine secoloe fino alla 1a guerra mondiale, nellescuole pubbliche cittadine di Brescia,

frequentate da molti studenti di fami-glie cattoliche, in conformità alle leggidello Stato era bandito l’insegnamen-to della religione, non pochi docentierano massoni e il tono dell’insegna-mento era laico, non di rado aperta-mente ostile alla Chiesa, orientato insenso positivista.4 Perché agli studentidi queste scuole non mancasse unapresentazione del cristianesimo ade-guata al livello dei loro studi e collegataalle problematiche culturali affrontate,negli anni ’90 del secolo scorso, Giu-seppe Tovini e il Movimento CattolicoBresciano avevano creato presso lacomunità filippina il “Patronato Stu-denti”, un luogo di incontro, di soli-darietà, di studio, una “Scuola di Re-ligione” nella quale vari docenti di fa-ma e di altissima qualificazione (teo-logi, scienziati, storici, economisti) il-lustravano la fede e la storia dellaChiesa, i problemi sociali, affrontandoi temi dei rapporti Scienza-Fede, Fe-de-Giustizia, Cristianesimo-Culturamoderna.5 A questa “Scuola di Reli-gione” fu impresso il sigillo di un

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MONTINI E I GIOVANI UNIVERSITARI:TEMI DALL’EPISTOLARIO1

MONTINI AND UNIVERSITY YOUTH: THEMES FROM HIS LETTERS

XENIO TOSCANI2

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10 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE AUXILIUM

RIASSUNTO

riassuntoAttraverso le lettere, viene docu-mentata la cura spirituale che Mon-tini ebbe dei giovani studenti, deiquali era quasi coetaneo, amico eassistente. Questa cura era molto attenta aiproblemi filosofici, religiosi, umanidei giovani e puntava a formare inloro una salda coscienza cristianacapace di testimonianza. Per questa opera egli mise in attoun percorso formativo che consi-steva in rigorosi “Corsi di religione”,in gruppi di studio, in frequenti ritirispirituali, in attività caritativa, in li-turgie (le “Messe degli universitari”)e in una formazione liturgica impe-gnativa. Tutto questo, era concepitoe vissuto puntando a un rapportocordiale e profondo di amicizia, ele-vato a presupposto indispensabiledi un fecondo apostolato.Parole chiaveAmicizia, università, FUCI, propostaeducativa, carità intellettuale, dia-logo personale.

SUMMARY

The article brings to light how Mon-tini’s letters document his spiritualcare for his young students, almosttheir same age, he was for themfriend and assistant.In giving this care he was very at-tentive to the philosophical, religiousand human problems facing theyoung, and so he aimed at formingin them a firm Christian consciencecapable of bearing witness. For thisministry he organized a training pro-gram that consisted of rigorous “Re-ligious Courses”, study groups, fre-quent spiritual retreats, charitableactivities, liturgies (the “Masses foruniversity students”) and a demand-ing liturgical formation. . All this wasconceived and lived with the aim offorming a cordial and profound,friendly relationship, which formedthe indispensable presuppositionof a fruitful apostolate.Key words Friendship, University, FUCI, edu-cational proposal, intellectual char-ity, personal dialog.

“Roberto Ardigò”, di netto orienta-mento laico-positivista, e con la mas-sonica “Corda Fratres”, entrambepresenti e attive a Brescia.Tra gli studenti non erano rare le crisidi fede (alcune temporanee, altre de-finitive), anche tra gli amici di G. B.Montini e del suo fraterno amico An-

livello competitivo, di un impegnoesigente, e “la Pace” divenne, oltreche un vivace centro intellettuale, uncrogiolo di amicizie tra studenti, quasitutti peraltro membri della Associa-zione di studenti cattolici “AlessandroManzoni”,6 in aperto confronto-scon-tro con l’Associazione studentesca

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RESUMEN

A través de las cartas, se documentael cuidado espiritual que Montinitenía de los estudiantes jóvenes,casi de su misma edad, de los cua-les era amigo y asistente. Estabamuy atento a los problemas filosó-ficos, religiosos y humanos de losjóvenes y tenía como objetivo formaren ellos una conciencia cristianafirme y capaz de dar testimonio.Para este trabajo puso en prácticaun programa de capacitación queconsistía en rigurosos “cursos reli-giosos”, grupos de estudio, retirosespirituales frecuentes, actividadescaritativas, liturgias (las “Misas de losuniversitarios”) y en una exigente for-mación litúrgica. Todo esto fue pen-sado, vivido y orientado a crear unarelación cordial y profunda de ami-stad, como presupuesto indispensa-ble de un fecundo apostolado.

Palabras claveAmistad, universidad, FUCI, pro-puesta educativa, caridad intelec-tual, diálogo personal.

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non ricorda gli sfoghi sinceri, agitati,commoventi delle loro anime in lotta,in pena, in rimorso, in timore, indubbio […]. Chi di noi non tiene tra iricordi più cari un mucchietto di cor-rispondenza di questi compagni di-spersi e vaganti lontano dalla Veritàe dall’Amore? Sono i solchi aperti delcampo che il Maestro buono additaa noi, suoi piccoli seminatori».7

Il problema religioso, il confronto Fe-de-Incredulità, la dimensione antro-pologica e sociale della Fede, l’ansiaapologetico-apostolica furono e ri-masero al centro della “Scuola di Re-ligione” della Pace e dei migliori gio-vani che vi parteciparono. Il carteggiodi G. B. Montini negli anni 1916-1920ne è una testimonianza luminosa. Misento di affermare che in quella espe-rienza si deve vedere il germe fecondodel lavoro che egli svolse nella FUCI.8

Anch’egli dall’autunno 1920 fu ununiversitario: a Roma, alunno del Se-minario Lombardo, frequentò rego-larmente i corsi teologici dell’Univer-sità Gregoriana e quelli della Facoltàdi Lettere della Università statale LaSapienza, entrando in contatto con ilCircolo fucino romano, conoscendoda vicino l’ambiente umano, il climaspirituale, le difficoltà materiali di moltistudenti, le vive tensioni politiche, gliscontri tra opposti gruppi negli anniagitati del primissimo dopoguerra edel montante fascismo. Ebbe modo,dunque, di vedere le passioni politiche,le crisi intellettuali, gli orientamentiideali, ma anche, in non pochi, la me-diocrità e lo spegnimento delle tensioni

drea Trebeschi, che nel 1921 sul gior-nale studentesco La Fionda scrisse:«Chi di noi non ha nel cuore quei due,tre, dieci compagni, magari lontani,forse non militanti con noi, che ungiorno sono venuti a cercarci, in oradeserta, nel nostro studiolo o in unacamminata per vie perse […]. Chi

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ideali, soffocate da problemi materiali.Le circostanze della laurea dell’amicoTrebeschi, nel settembre del 1921, glidiedero l’occasione di una mirabilelettera in cui disegnò la sua idea distudente-intellettuale cristiano:

«Non mi sono congratulato ancoraper la tua laurea, come per quella dimolti amici. E me ne congratulo ora.Penso che non sia mai in ritardo ciòche viene dal cuore. Fraternamen-te. Tu puoi misurare il sentimentodella mia compiacenza, perché saiche risulta dall’amicizia che ci fececondividere le lunghe annate di stu-dio nella parentela delle fatiche edelle speranze; nello scambio dellesegrete e prime ispirazioni, nellapartecipazione ai comuni dolori […]nell’identità di desiderio di aposto-lato […]. E la laurea dovrebbe es-sere il canto del cigno per la vitaintensa e lieta degli anni di studio?Come non sentire un certo rim-pianto per un passato che fu intes-suto da tanta coscienza della suabellezza, che fu consumato in tantiardori di apostolato goliardico?Non ricordo chi abbia detto: “L’uo-mo nasce poeta, ma presto il poe-ta muore e resta l’uomo”. Per moltilo spegnersi della poesia nel cuo-re, - poesia nel suo vasto significa-to di gioia, di vita interiore, di pas-sione ideale per ogni sublime - av-viene proprio il giorno della laurea.La data del dottorato segna l’ar-resto della vera attività del pen-siero vivo. Si ha un bel dire chea scuola non si studia e che i

veri sforzi intellettuali si comin-ciano a studi compiuti; ma sta ilfatto che per troppi studenti laricerca della verità cessa nelgiorno che non vi sono più ob-bligati dalla scuola. Il pensiero dicostoro avrà avuto forse anchedegli slanci generosi, delle visio-ni luminose, delle ricerche pa-zienti e industriose, della colturacoscienziosa; ma tosto resta as-sorbito dalle prime cure profes-sionali, resta impigliato dai primiaffari, dai primi offici. Il lavoro di-venta mestiere. La vita diventaprosa, il cielo diventa terra, ilvolto diventa grave. Non c’è piùlo studente. La vita di costoro,parlo della vera vita ch’è quelladello spirito, non è stata che unabreve parabola, un volo fallito chebastò per mostrare da una qual-siasi altezza la via pratica da sce-gliere per raggiungere uno stipen-dio, o una carriera. La fase dellavita studentesca passò per meta-morfosi completa nella fase dellavita economica. È dunque un vo-to insensato augurare a te e aicari amici nostri che il frescoamore ai grandi ideali perduri an-che dopo la laurea? Credo cheno. Credo invece che il sopravvi-vere nelle classi dei professionistidi una buona dose di idealismogiovanile sarebbe per essi e per lasocietà un grande vantaggio. […]Perciò, caro dottor Andrea, tu re-sta studente. Ch’è quanto dire: ilprimo dovere d’un laureato è

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quello di porre in efficienza pertutta la sua carriera, al di sopradegli interessi, i valori spirituali delpensiero. […Mio caro, ti auguroche possa vedere nel tuo lavoroprofessionale la forma indirettadell’apostolato […]. Quanto biso-gno d’apostolato! Quanto biso-gno di gente che senta tale voca-zione per la grande causa cristia-na da stimare inferiore alla lorodedizione alla loro abnegazioneogni interesse, ogni ricompensa,ogni successo. E anche per que-sto, mio caro dottore, resta studen-te. Generosità, slancio, fiducia, di-sinteresse, amore è lo studente. Ela tua azione studentesca, per be-nedizione di Dio, fu così. Resti. Que-sto il segreto della sua fecondità».9

2. il “decennio fucino”

La sua vita di studente terminò allafine del 1923. Nel 1924 fu assuntocome “minutante” alla Segreteria diStato (dove era impegnato le mattine)e gli venne dato il ruolo di assistentedel Circolo fucino di Roma, da svol-gere nel tempo lasciato libero dal-l’ufficio di minutante. Iniziò così il“decennio fucino”, che lo impegnòfino al marzo 1933. Un fecondo pe-riodo nel quale egli fu “educatorealla fede”10 e “formatore della classedirigente cattolica”.11

Non intendo ripercorrere le vicendepolitico ecclesiali della sua assistenzaalla FUCI, il cui quadro è delineatoda M. Marcocchi, da R. Moro, da M.

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C. Giuntella e da numerosi altri;12 in-tendo invece far conoscere aspettiinediti o meno noti quali emergonodall’epistolario, che l’Istituto PaoloVI sta pubblicando, e che illuminanoaspetti della sua umanità, delle rela-zioni con i giovani collaboratori, tuttidi grande personalità e intelligenza,e con i suoi superiori ecclesiastici,con i quali non ebbe sempre vita fa-cile. Sceglierò dalle lettere una anto-logia di brani su vari temi, quali l’at-tenzione e l’impegno nel colloquiopersonale con gli studenti, l’amiciziae il tempo dedicato ad essi; l’univer-sità come luogo del confronto tra lafede e la scienza; le difficoltà con legerarchie ecclesiali e con le violenzefasciste, i momenti di preoccupazio-ne, di sfiducia in sé e la saldezza del-l’impegno, il conforto della amicizia.Subito, dai primi del 1924, egli, comegià a Brescia i padri Bevilacqua e Ca-resana, dedicò molto tempo al rap-porto personale con gli studenti: dalle17, quando le lezioni all’università sirarefacevano, tutti i giorni egli erapresente alla sede del Circolo fucinoromano e quasi sempre cenava coglistudenti alla mensa che da due o treanni era stata aperta per loro.

«Ho già ricominciato le solite chiac-chere interminabili con gli studenti iquali mi hanno fatto una accoglienzamolto cordiale».13 «La sera vado al-la mensa del Circolo perché il ri-tardo diventava sempre più gravee la mia presenza fra i giovani unpo’ turbolenti e con me troppodeferenti, sempre più necessa-

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ria».14 «Sto discretamente bene emi difendo come posso dalle mieoccupazioni. Le quali, per esserein gran parte costituite dalla com-pagnia che debbo fare ai giovani,non escludono, come oggi, dellebrevi escursioni ricreative».15

«Il giorno di natale pranzai conMons. Pini e con gli Studenti allaMensa: un gruppo di giovani lon-tani dal focolare, i quali nella mu-tua sfortuna e nella reciproca ami-cizia hanno trovato modo, soffian-dovi la vena dell’ispirazione alle-gra di Mons. Pini, di far tantochiasso e così lieto da renderebelle parecchie ore del pomerig-gio. E da far perdere un po’ la vo-ce anche a me».16

La cura d’anime tra gli studenti com-prendeva anche e soprattutto dialogopersonale e consigli a chi, a contattocon la materia di studio e i maestridell’università, aveva turbamenti ecrisi di fede. Al cugino Antonio Uberti,matricola di medicina, anticipò in sin-tesi, nel gennaio 1925, le linee difondo della proposta educativa chepoi farà alla FUCI intera:

«Come vanno i tuoi studi? Li hai co-minciati così bene! Hai trovato qual-che compagno, qualche profes-sore, che ti sia di scorta? L’isola-mento, anche nello studio, non èmaestro di buoni pensieri. Cercapoi d’equilibrare la tua cultura constudi un po’ ampi: temi d’essereunilaterale; la medicina poi è unpo’ pericolosa per questo, ch’è tal-

volta unilaterale nella spiegazionedella vita umana, mentre lo deveessere solo nella ricerca. Ti racco-mando una qualche lettura seria,metodica, lenta se vuoi, di qualchepensatore cristiano. Questo è ilmezzo per camminare con la fron-te alta, cercando l’ispirazione doveè la meta, in Dio».17

Prestissimo manifestò le principali li-nee del suo ministero di assistente:sistematiche lezioni di istruzione reli-giosa, ritiri spirituali “minimi” e mo-menti di preghiera, molto tempo de-dicato al rapporto personale, impegnocaritativo, attenzione alle missioni.

Ai familiari scriveva:

«I giovani mi distraggono assai, mami danno la consolazione di lavoraredirettamente su delle coscienze, nonsolo indirettamente su delle poverecarte».18 «Questa vita intrapresa ri-chiede più che non sembri la rinun-cia alla propria indipendenza, allapropria personalità; ed è questoaspetto, schiettamente cristiano, delcammino apertomi davanti, che miriconcilia con esso, e mi lascia spe-rare di non perdere il proposito sa-cerdotale: ”oportet me minui, illumautem crescere”».19

Tre anni dopo, nel 1928, scrivendoagli assistenti ecclesiastici dei circolifucini esponeva le ragioni di questoimpegno nel rapporto personale conogni studente:

«Colui che vuol estrarre dei cristianiautentici da studenti autentici ha da-vanti a sé un duplice problema,

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quello di ridurre la scienza in cari-tà […] difficoltà massima per unassistente ecclesiastico agli uni-versitari è quella di essere al tem-po stesso assistente spirituale eassistente intellettuale, influenza-re simultaneamente la vita di pen-siero e la vita di preghiera […].Profondere carità di sapere, di in-telligenza, di certezza, di sicurez-za, di comprensione e risoluzioned’ogni quesito spirituale sorto nelmomento dello studio scientifico[…]. Doloroso segreto».20 «[…] Ènecessario un intenso lavoro mi-nuto, tempo sufficiente per studioe lettura, ma specialmente moltotempo da dedicare ad ogni singo-lo studente ed alla discussionepersonale dei temi controversi».21

Carismatico, la sua capacità di collo-quio personale aveva indirizzato a lui,compagno di studi, ma anche sacer-dote, giovani pensosi e inquieti, alcunidei quali maturarono poi la vocazionereligiosa. Nel febbraio 1924 lo stu-dente Alessandro Bellucci, che dopodue mesi di dialogo con lui aveva de-ciso di riprendere il cammino verso ilsacerdozio, che aveva prima inter-rotto, gli scrisse: «prego con tutto ilcuore il Signore che mi conceda dipoterlo incontrare in qualche modo,comunicando anche a me un poco diquel fuoco divino che così abbon-dantemente ha a lei comunicato».22

Nel 1924, due mesi dopo esser di-ventato assistente, egli aveva orga-nizzato tra gli studenti del Circolo ro-mano una Conferenza di san Vincen-

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zo, che con lui si prodigò nel quartieredi porta Metronia, povero, abbando-nato, malfamato. Una relazione dellostudente Francini (presidente dellaConferenza) a mons. Pizzardo23 te-stimonia che «verso la fine del primoanno si cominciò a verificare un feno-meno strano in apparenza, ma tantosignificativo e consolante, prima unodegli ascritti, poi il Vice Presidente,poi altri e altri lasciarono il mondo de-dicando tutta la loro vita al servizio diDio entrando nei noviziati o nei Semi-nari: nel volgere di pochi mesi benotto confratelli della Conferenza ab-bracciarono così la vita religiosa».24

2.1. Violenze fasciste contro i Circoli della FUCI

La vita del Circolo non era tranquilla:le vive tensioni politiche nel Paese, lefrequenti e gravi violenze fasciste,che non risparmiavano i cattolici, po-nevano seri problemi: la FUCI era unramo dell’Azione Cattolica, alla qualePio XI aveva chiesto di dedicarsi aduna azione religiosa e di non prendere,come associazione, alcuna posizionepolitica, liberi tuttavia i singoli iscritti,e dunque anche i fucini, di prendereposizioni politiche a titolo personale.Montini mantenne con fermezza que-sta linea, imponendo al Circolo unaufficiale apoliticità, ma invitando gliiscritti ad una riflessione sui principidi fondo della dottrina sociale dellaChiesa, e organizzando, nel maggio1925, un importante convegno sullaRerum Novarum, con relazioni affidatea studiosi che nella maggior parte in

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passato erano stati esponenti delPartito Popolare Italiano (PPI). Ciò glisuscitò critiche da una parte dellaCuria, e gli furono chieste spiegazioni.In una lettera a Pizzardo egli difese lascelta fatta, giustificando in terminilimpidi e duri non tanto se stesso, mai relatori e gli studenti:

«Il Circolo universitario, durante ilperiodo della mia assistenza, nonha mai fatto della politica, né in unsenso né in un altro, né aperta-mente, né celatamente, ma se-condo le direttive pontificie, tantopiù coscientemente obbedite,quanto ognor crescente è il desi-derio dei giovani d’immischiarsinelle attuali contese civili […].Quanto alla settimana di studi so-ciali […] essa non ebbe nell’inten-zione di chi la promosse alcunsottinteso fine politico. Oltre alloscopo propriamente scientifico,mirava a quello pratico di mostra-re ai giovani come sia necessarioanteporre all’azione esterna quel-la interiore di meditazione e distudio […]. Che poi la sapiente di-stinzione dell’Azione cattolica dal-l’Azione politica debba intendersiin modo da escludere sistemati-camente dall’Azione Cattolicapersone intemerate, affezionateed intelligenti, solo perché le pre-senti traversie politiche ne fannorisaltare la fedele milizia in alcunpartito, io non ho prima d’ora sa-puto […] e mi vorrà dire se sia miodovere occuparmi delle opinioni edegli atteggiamenti politici che i

singoli Soci, per conto proprio efuori del Circolo, vanno volta avolta assumendo; e se basti per ilcompimento del mio dovere atte-nuare, con prudenza e con carità,le asprezze delle loro opinioni edincitarli a prepararsi alla vita pub-blica secondo i precetti della dot-trina cristiana, come sempre hocercato di fare, o se debba ancheinterdire l’accesso al Circolo aquanti fanno professione di se-guire qualche partito. In quest’ul-timo caso, Eccellenza, io dovreichiudere le porte del Circolo apiù del novanta per cento dei So-ci, poiché quasi tutti si vantano dinon voler essere indifferenti allelotte civili; e dovrei tenere, comemiliti dell’Azione Cattolica, queipochissimi che, per indole o permancanza di coraggio e d’inge-gno, non avranno mai qualcheidea da difendere e da diffonderenel mondo».25

Le violenze fasciste contro i circolidella FUCI, e contro il circolo romano,tra 1924 e 1926 non furono rare; G.B. Montini ne era puntualmente e co-stantemente informato e l’epistolarione offre viva cronaca; gli studi di Re-nato Moro, Maria Cristina Giuntella,Papini e Marcucci Fanello, sulla basedella stampa nazionale e locale, e suidocumenti della polizia e del Mini-stero dell’interno, ne hanno dato unquadro, attento al versante politicoe materiale. Meno note sono le rea-zioni sue, e di chi era vicino a lui, difronte alle molte violenze e, in parti-

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colare, alla “debolezza” della AzioneCattolica in quei frangenti, debolezzache gli parve priva di dignità.Il 30 agosto 1926 egli descrisse ai fa-miliari le violenze che a Macerata im-pedirono si tenesse il congresso na-zionale Fucino:

«…Sull’atrio dell’università, dove laforza pubblica non può entrare,cominciarono le ingiurie, gli urti equindi le percosse. La pressione ècontenuta: vola qualche pugno,bastoni all’aria, aste di bandierestrappate, cavalletti di macchinefotografiche in pezzi sulle schienedegli studenti: alcuni reagiscono,un solo fascista riceve una scalfit-tura in fronte, molti dei nostri sonopestati, alcuni cadono sulla portadove i carabinieri li portano via;qualche arresto e quindi un pani-co generale. Questi i fatti. Non vidico le lunghe e drammaticheconversazioni del pomeriggio, tur-bato da nuovi incidenti e da alcunipiù gravi ferimenti, grazie a Dioperò senza gravi conseguenze. Miriservo di contarvi come riuscim-mo a partire e come dopo unviaggio notturno di cinque ore ar-rivammo ad Assisi alle quattro emezzo del mattino. Un’anabasiche non dimenticherò facilmente.Meraviglioso contegno dei giova-ni. Ma Assisi ci doveva ripagarecon emozioni dolci e con entusia-smo nuovo. Trovammo subito,per coincidenze provvidenziali, al-loggio e modo di tener qualcheriunione che rinfrancò gli animi,

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finché la Domenica il Congressosi chiuse senza aver svolto i suoilavori, ma con tale compattezza dianimi e superiorità di sentimentida dover riconoscere ch’esso nonfu vano né perduto. Ora sono aRoma e attendo che il processogiustifichi la condotta: intendo ilprocesso dei Superiori che credoassai bendisposti a riconoscere iltorto patito da noi e inflitto daglialtri, ma anche il processo deibenpensanti che sanno sempretrovare la profonda ragione chedà torto a chi le ha prese».26

Egli temeva che le scarse e timidereazioni ufficiali della Curia (il nonaver dato su L’Osservatore Romanoil dovuto risalto alle parole del Papa,che aveva sostenuto la FUCI) e quellealtrettanto timide dei vertici dell’A.C.,sostanzialmente silenziosi, fossero digrave danno alla FUCI (e alla Chiesa),e un mese dopo i fatti di Maceratascrisse a Mons. Pizzardo, suo supe-riore in Segreteria di Stato e assistentegenerale della Azione Cattolica:

«La Federazione [la FUCI] come mirisulta dai colloqui e dalla corri-spondenza di questo mese, è tut-tora nella penosa impressioneche mancata tale pubblicità [lapubblicità al sostegno dato dalPapa alla FUCI] e le conseguentiriparazioni da parte delle autoritàcivili ed accademiche il lavoro peril prossimo anno sarà grande-mente ostacolato dalla baldanzadi superiori e colleghi che […]

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continueranno ad atteggiarsi anostri avversari sempre più ca-pricciosi e a provocarci sul terre-no politico su cui non vorremmodiscendere. A ciò si aggiungerà latimidezza delle famiglie degli stu-denti troppo propense a distoglie-re i figli da una associazione chesembra compromettere l’avvenireed insieme l’incolumità personaledei suoi soci, nonché il pericoloche questi, non per indisciplina,ma per esuberanza di carattere,ricusino di militare umilmente nel-la Federazione Cattolica costrettaad assumere apparentemente unatteggiamento di poca dignitosaacquiescenza davanti alla prepo-tenza dei forti».27

Il silenzio e la remissività poco digni-tose dei vertici della Azione Cattolicaerano ragione di sofferenza acuta perlui, per la dirigenza della FUCI, e peruna parte degli stessi iscritti all’AC,come il fratello Lodovico, che rimasefedele, soffrendo, secondo il consigliodel fratello G. Battista: «Carissimo,grazie della tua lettera. Io però nonho ancora portato in effetto il dissensodi cui ti scrivevo nell’ultima mia. An-ch’io istintivamente ho taciuto, pernon esser ribelle. Scrissi a Corsanegoquel che ho scritto a te, e ne ho avutouna risposta, in conclusione, similealla tua. A Colombo e a Roveda, chepure vidi, non ho potuto dire niente,perché avrei parlato italiano a chi nonintendeva che arabo. Mi resta solo discrivere a Colombo, molto succinta-mente, qualche cosa che lo metta al

corrente del mio dissenso ideale.Senza tirar conclusioni; perché an-ch’io ero venuto praticamente nel tuomodo di pensare. E cioè non fuggire,non allontanarsi. Fare Caporetto in-sieme, senza strapparsi i filetti d’uffi-ciale. Anche noi conserviamo la tuastessa fede nel Papa, nella Chiesa,anche perché ci vuol così, figli predi-letti a cui è dato soffrire di più, perchépiù intimi della Madre amatissima. Epreghiamo il Signore che si contentidella sofferenza del suo gregge piùpiccolo. Una generazione come lanostra era ben preparata a sopportarequeste sofferenze, senza scandaliz-zarsi. Ringraziamo il Signore che ciha ritenuti degni d’esser provati inquesto modo. Ma non perdiamo bud-disticamente la volontà dell’azione.Riteniamoci ancora in combattimentoe cerchiamo con tutte le abilità direnderci anche degni di capitani mi-gliori […] di non crederci perduti perchèchi dirige i dirigenti ha trovato sotto disé dei dirigenti che non erano all’altezzané del pastore né del gregge: perciòlavoriamo ancora con l’ideale precisodi una guerra da vincere, anche se labattaglia pare perduta. Forse tuttoquesto è fatto perché si teme la per-secuzione vera e propria nella sua tre-menda realtà, e si accetta pertanto,con compromesso, la persecuzionelarvata. Roma vede da lungi».28

L’obiettivo principale, da lui indicatoal congresso nazionale della FUCInel 1925 in piena identità di vedutecon l’assistente del circolo di Palermomons. Trippodo, era difendere gli stu-

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denti cattolici dalle crisi di fede edalla pressione dell’ambiente univer-sitario, laico e ostile: «È necessariopertanto un richiamo continuo e pro-gressivo allo scopo intellettuale dellaFUCI, richiamo che deve venire ispi-rato dall’opera nonché dal magisterodiretto degli assistenti, perché la cro-nistoria della FUCI, la vita del suo or-gano “Studium” e il contenuto deisuoi congressi nazionali e dei con-gressi di zona offrono una prova delladelicatezza dell’apostolato intellet-tuale vissuto fino ad oggi. Non si è te-nuto conto abbastanza della condi-zione dello studente universitario “quatalis”. Non è possibile che lo studenteresti estraneo ai particolari presup-posti filosofici e religiosi che vivono,espliciti o impliciti, nelle conclusionidelle lezioni e delle dispense dei suoiprofessori, o dei testi particolarmenteconsultati; è perciò indispensabileche egli sia in grado di poter immu-nizzarsi contro di essi ove fosserocontrari alla sua fede, e questo non èpossibile se egli non ha vigile e forteil potere di discernere in ogni ricerca,in ogni risultato, l’elemento specifi-camente tecnico dai presupposti fi-losofici e religiosi impliciti o espliciti.Senza pregiudizi né diffidenze suiprogressi scientifici, senza voler maidiminuire la bontà delle conquistetecniche, la FUCI, chiamata all’apo-stolato della carità intellettuale perl’Azione Cattolica, deve educare, vigilee cattolicamente coerente, nei suoiuniversitari federati la coscienza reli-giosa e filosofica che illumina e in-

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quadra, caratterizza e completa, comepresupposto, tutto lo scibile».29

Le crisi di fede tra chi entrava all’uni-versità erano frequenti; due anni diesperienza gli facevano osservareche «Succede non di rado che […]una straziante disarmonia si producefra un primo complesso di verità por-tato nell’anima venendo all’università,e quest’altro (la scienza) che sembrapiù del primo autorevole ed organico:quello forse resiste per motivi perso-nali e sentimentali, o per incapacitàad escluderlo totalmente dalla mente,questo però ha da parte sua l’adesio-ne pacifica della ragione. E quello tal-volta coincide con la “fede”, nozionereligiosa vaga, non approfondita, nonsollevata mai al livello e alla dignitàd’uno studio serio e completo; mentrequesto si chiama “scienza”, cioè pa-trimonio di asserzioni esatte e con-trollabili […]. Come valorizzare l’ideacristiana in seno alle Università, dadove essa è, col silenzio e con la po-lemica, bandita, se non col racco-gliere, disciplinare, educare manipoliscelti di studenti la cui convinzionecristiana sia tale da contenere poten-zialmente le supreme armonie dellascienza e della fede da resistere conumile sicurezza e con ardente difesaagli attacchi che compagni e maestrifanno a Cristo? Discepoli sì, ma fedelie attenti, ma non mai ad occhi chiusi!Ma non mai inerti ripetitori! Ma nonmai fiacchi entusiasti d’una dottrinanon nostra! […] Non bisogna mai as-sopirsi in una passiva accettazione di

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qualsiasi insegnamento; bisogna con-tinuamente rendersi conto di ciò chesi sta imparando, di ciò che si sta as-similando. Non vogliamo una endo-smosi incosciente del pensiero altrui!Vogliamo una revisione subitanea,cosciente e riflessa di ciò che silegge, e di ciò che si ascolta […]scindere ciò che è scienza da ciòche è metodo suo; ciò che è espe-rienza provata da ciò che è principioo conclusione gratuita, ciò che è veroda ciò che è seducente».30

2.2. Progetto formativo fucino

Nel 1926, una sua lettera circolare agliassistenti ecclesiastici dei circoli dellaFUCI definì con severo richiamo pro-gramma e metodo per la FUCI: «1)Coordinare in un programma unico lostudio della religione in tutta la Fede-razione, e ciò per dare ai circoli unitàdi programma. 2) Fare dei circoli deifocolari di pensiero religioso. Occorreper noi un esame cosciente della dot-trina cattolica; 3) dare idee chiare,fondamentali, semplici e sistematiche;4) trattare però la materia secondo lamentalità, i bisogni intellettuali deglistudenti. Elementare la dottrina, uni-versitaria l’esposizione».31

Voleva costruire conoscenze siste-matiche, solide, esposte con “metodouniversitario”, con livello alto di pre-sentazione e di contenuto, analogo aquello praticato nelle altre discipline,togliendo da una condizione di infe-riorità le nozioni attinenti alla Fede.«E tutto ciò per raggiungere, nelle

particolari circostanze della brevitàdel periodo di vita universitaria, unaintensità dell’opera educatrice. L’or-ganizzazione studentesca tiene nelleproprie file i suoi soci per pochi anni[…] è una organizzazione dal ricambiomolto rapido. Ogni anno si rinnovaper circa un quinto dei suoi elementi.Ciò dimostra che per esercitare uninflusso reale sull’educazione di questielementi non bisogna far calcolo sultempo, ma sull’intensità dell’operaeducatrice. Precipuo fattore ha daessere evidentemente l’iniziazione,ossia il catecumenato, per così dire,a cui si sottopongono, o meglio,con cui si sollevano i nuovi venuti aduna regola di vita, ad uno spirito dicorpo, ad una coscienza di ciò chedevono fare e volere».32

2.2.1. Figura e ruolo dell’assistenteecclesiastico

Il rinnovamento profondo del progettoformativo fucino non poteva non com-portare un ripensamento della figurae del ruolo dell’assistente ecclesia-stico, prospettato in una lettera agliassistenti del 1927:«Il rapido passaggio dei giovani nel-l’Associazione rende necessaria, nelgiro di pochi anni, una nuova costitu-zione del circolo o del segretariato.Ed ecco allora dalla triste situazionenascere una bellissima situazione. Sel’Assistente è reso indispensabile al-l’organizzazione, ecco che una ecce-zionale vocazione è annunciata al

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clero italiano: esso è chiamato a farsil’educatore delle classi dirigenti cat-toliche. É chiamato al suo posto. Alsuo vero posto: di sale e di luce, dimaestro di azione e maestro di pen-siero. Non ci si pensava forse untempo; ma era così: il clero non avevané mezzo né ardire di affrontare ilproblema in pieno dell’educazionecompletamente cristiana del laicatocolto, laborioso. La provvidenza haforse permesso che vicende dellavita cattolica italiana prospettasseroin pieno ai preti, che hanno mente ecuore per compierlo, il loro dovere dicarità intellettuale».33

L’epistolario del decennio fucino èamplissimo: quasi 5.500 lettere pergli anni 1924-1933, in media 1,5 let-tere al giorno, tra inviate e ricevute.Documenta un largo e intenso collo-quio, ma anche, e forse più, una ami-cizia che in molti casi si instauravacon i principali collaboratori suoi cor-rispondenti, profonda, alta, indottadalla condivisione di ideali, di con-vinzioni e di speranze, che si aprivaspesso a confidenza, colloquio spi-rituale, letizia, preghiera.Già appaiono questi caratteri nellalettera, citata, a Trebeschi nel set-tembre 1921: parentela di fatiche esperanze, scambio di segrete e primeaspirazioni, partecipazione ai comunidolori, identità di desiderio di aposto-lato, fresco amore ai grandi ideali.L’amicizia fu indicata come la primanecessità per un fecondo apostolatostudentesco. Il documento più alto è

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la lettera inviata ai dieci consiglieri na-zionali della FUCI il 7 marzo 1931 [festadi san Tommaso e giornata fucina].

«Baderemo ad accendere anzi lapassione della verità cristiana,l’amore dei principii dati dal magi-stero ecclesiastico, la fierezzad’appartenere ad una scuola filo-sofica che non piega alle malattie ealle morbosità mentali del sogget-tivismo, e dell’irrealismo moderno,il desiderio di far confluire altrepersone, altre dottrine, altri istituti,nell’alveo del pensiero cristiano.Pensare bene, ecco il principiod’intransigenza e di forza che ci ènecessario. Ma poi dobbiamoprocurare di ravvivare un’altra di-rettiva, che abbiamo forse lascia-to illanguidire. Dopo la verità, lacarità. Un sistema di idee non ba-sta per noi. Occorre un sistema divita. E la nostra vita sociale devecostruirsi col cemento della cari-tà. Perciò bisogna procedere pergradi, partendo da un fondamen-to di somma carità: bisogna parti-re dall’amicizia. Il piccolo greggepuò essere piccolo in tutto fuor-ché nell’amicizia. Vediamo quindidi acquistare questa virtù, inizialealla nostra opera costruttiva,dell’amicizia. Dell’amicizia eserci-tata nella piccola cerchia dei no-stri conoscenti, dei nostri colleghi.Come siamo amici? Come si pos-sono fidare gli altri di noi? Che co-sa diamo noi ai nostri amici? Co-me ci eleviamo reciprocamenteper il fatto stesso che ci conoscia-

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mo? Come solidifichiamo subitoin propositi concreti di bene leaspirazioni che fanno oggetto del-le nostre conversazioni? Come ciimpegniamo l’un l’altro a mante-nere la parola, a spender attivitàbuona, a pregare reciprocamen-te? Senza questi focolari d’amici-zia invitta e sentitissima non pos-siamo far sorgere fiamma d’apo-stolato. E poi vengono gli altri gra-di: dall’amicizia alla compagnia,cioè alla diffusione della nostraspiritualità fra i colleghi, special-mente nei nostri Circoli; e dai no-stri Circoli alle nostre scuole; dallescuole alla vita sociale, alla azionecattolica, alle istituzioni civili,ecc. Noi ignoriamo spesso que-sto mondo che ci circonda, checammina a fianco ma contro lanostra fede e la nostra concezio-ne della vita; noi lo ignoriamoperché non lo amiamo come sideve; e non lo amiamo perchésemplicemente non amiamo».34

Fondamento di somma carità, virtùiniziale esercitata nella piccola cer-chia dei conoscenti e colleghi, fontedi fiducia, occasione di elevazione,l’amicizia impegna, fa sorgere fiam-ma di carità. Gli amici educano esono educati l’uno dall’altro, in pienareciprocità educativa.L’amicizia con i giovani universitari èanche assistenza spirituale, che cia-scuno può dare ai giovani amici, eche egli diffuse intorno a sé in modocarismatico.

3. amicizia che non teme di direanche parole forti

L’amicizia non teme di dire ancheparole forti, diciamo pure rudi. DonTedeschi attraversava nella primaveradel 1927 un periodo di depressione,e fu aiutato da un colloquio con Mon-tini che gli disse «non è da preti sui-cidarsi così!». A lui Tedeschi scrissesubito che avrebbe meditato sul fattoche col sacerdote è Dio: «a voltequasi ci si dimentica, badando soloalle proprie esaurite risorse».35

La amichevole apertura d’animo trovaaccenti penetranti, rispettosi, cordia-lissimi nella lettera a J. L. Ferrero,calvinista ginevrino in via di conver-sione, che si rimproverava una pigriziaspirituale, una “recherche illusoire”:

«La sua lettera mi ha messo nell’im-barazzo perché mi sembra cheuna mia risposta possa turbare,piuttosto che confortare, un ma-gnifico svolgimento spirituale, checon commovente consolazionevengo rilevando dalle sue righe.[…] Io ammiro “il y avait de la pa-resse, de la littérature, de l’imagi-nation”. Comprendo la storia, omeglio l’educazione spiritualecontenuta in queste semplici pa-role. Non avevo mai pensato chequeste tre cose andassero cosìbene insieme per qualificare quel-la “Recherche illusoire” di cui Ellasi lamenta. Ma penso che il desi-derio di perfezione che a loro suc-cede abbia questa prodigiosa ca-pacità, che lei forse ha già avverti-

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to, di spingere all’assoluto disin-teresse e al completo amore».36

E un mese dopo gli scrive:

«Seguo con molta amicizia e conqualche preghiera l’epilogo dellasua lotta interiore. Dico epilogoperché ormai Ella non teme di lot-tare e conosce la forza di Cristo.Poi la pace, sicura e trionfante;una pace strana, perché più ar-mata e più militante della stessaguerra che l’ha conquistata, mapace tuttavia perché in essa unaregione dello spirito, quella cen-trale, è tranquilla e contenta esembra avere raggiunto una sin-golare facoltà di rassicurarsi, diconfortarsi, di sostenersi: è il do-no della fede che rende interioretestimonianza di sé».37

Nel 1932 il venticinquenne Nello Vian,laureato in Lettere, era a Ann Arbor,nel Michigan, per studiare i sistemibibliotecari e catalografici americani,in vista di un lavoro alla biblioteca va-ticana. Aveva conosciuto Montini l’an-no prima, a Roma, e ne aveva seguitoun corso di lezioni, tenute al CircoloUniversitario Cattolico Romano. Nonebbe contatti diretti, personali, conlui, ma ne fu colpito e nel settembre1932 gli scrisse, dall’America, perchiedergli di guidarlo spiritualmente:«Venerato Monsignore, da tempo de-sidero scriverLe. Anche a Roma tantevolte ho sentito l’impulso di venire dalei, per parlarLe a lungo. Me ne hatrattenuto il mio carattere chiuso eschivo. Temevo inoltre di toglierLe

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del Suo tempo, così poco e prezioso.Qui, lontano dall’Italia, solo per molteore coi miei pensieri, più libero a con-siderare le cose dello spirito, sentopiù vivo il bisogno di intrattenermi edi aprirmi un poco con Lei. Mi perdonila libertà, ma Ella ha anima e genero-sità sacerdotali e sa quanto grandesarà la ricompensa per la carità spiri-tuale. Per Lei ho sentito e sento quellaprofonda e intera fiducia, che è ne-cessario provare per gli uomini ai qualisi intende scoprire il proprio intimo».38

Montini gli rispose subito (25 settem-bre 1932):

«Caro Vian, ho ricevuto la Tua lette-ra (comincio subito col Tu!) e hofatto un pò di esame di coscienzaper sapere per quale mai ragionemi potesse essere offerta la fortu-na di godere della Tua fiducia edella Tua confidenza. Ho avuto unmomento di perplessità e quasi ditimore nel sentirmi così vicina efraterna un’anima così a me supe-riore e ancor prima d’esser, comeora, oggetto di affezione, oggettodi stima cordiale e silenziosa. Maho subito riflesso che a noi il mini-stero sacerdotale ottiene questefortune, e come dal Signore deri-vano al Signore le dobbiamo pre-sentare e nel Suo nome godere.Perciò, amico carissimo, sappiche la mia timidezza immeritevoleè vinta dalla sicurezza che la bon-tà divina mi conceda di non delu-dere la Tua attesa, e con l’umiltàcon cui si devono accettare le co-se grandi accetto di tutto cuore la

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Tua conversazione, la Tua anima.[…] Ho letto con commozione laTua lettera. Il Signore Ti ha volutomolto bene. Egli ha seminato mol-to, ha lavorato molto nel Tuo spiri-to. […] Mio caro, custodisco leTue parole nella consolazione delcuore e nella pietà dell’orazione. Econ l’affezione che il Signorem’ispira invoco ogni benedizioneper Te. Sta’ di buon animo. Con-servati laborioso e sereno. E pre-ga anche per me».39

Una fraterna e cordiale franchezza èsuggerita dalla amicizia, che non temedi avanzare consigli e progetti, conl’istinto di fedeltà immediata alla co-scienza e ai suoi suggerimenti. Il 16febbraio 1930 Montini scrive a Ri-ghetti:

«Caro Righetti, profitto di quest’oradi silenzio per conversare con te.E subito, cioè scrivendo, per nonessere poi distratto da cose se-condarie, appena ci incontriamo.Prima di te. Ti ricordo, con frater-na insistenza il dovere che hai difare la laurea: hai lasciato passa-re la sessione autunnale; vediche non passi quella prossimaestiva. Per quanto noiosa ti pos-sa sembrare la mia raccomanda-zione, credo di non dover omet-terla: ne avrei rimorso se non lafacessi, perché Tu non debbaaver rimorso poi di non averla se-guita. Altra cosa. Bisogna che Tuaccetti, almeno pro forma, l’inca-rico per il Segretariato di coltura.

Cioè per quel tanto ch’è neces-sario per darvi l’impronta e l’indi-rizzo utili ad assorbirvi l’attivitàdegli ex fucini. Poi della Fuci. Losviluppo di essa ci porta davantigravi problemi relativi al suo in-cremento. Accenno ora a due:all’Editrice, e al Pensionato a Ro-ma. Sono due cose difficilissime,lo so bene. Ma non ci si è arrivatiartificialmente, sognando o osan-do senza criterio, ma seguendocon fedeltà la linea del dovere.Ora, è vero, ci si potrebbe ferma-re; non c’è obbligo, per sé, di af-frontare queste ed altre questionidel genere. Ma mi domando se laprovvidenza non ci fa sorgere da-vanti questi problemi con la parti-colare intenzione di sperimentarela nostra buona volontà, la nostracapacità di sacrificio e di lavoro, einsieme di aiutarci a compiere ciòche sempre potremmo credereinattuabile. Credo di sì. Perciò tipregherei di guardare con fiduciaqueste nuove imprese; con quellafiducia che anticipa, nella manieradi trattarle, una certa sicurezza diriuscirvi. Di fatto poi l’esito realenon ci interessa gran che: lo la-sciamo alla provvidenza di darce-lo o meno. Non lasciamoci intimi-dire non solo dalle difficoltà, maanche dalle eventuali novità chepossono sorgere e nascere. […]Bisogna osare le pratiche per ilPensionato. Non ci mostra un’im-presa simile a mettere in prece-denza, su le tante cose da fare,

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molteplici e minute, le cose piùimportanti? Non ci perdiamo talo-ra in cose delegabili ad altri? Nonsiamo un pò troppo i segretari dinoi stessi? […] Ne riparleremo.Ma ora ho fermato queste impres-sioni per un istinto di fedeltà im-mediata al suggerimento della co-scienza, la quale fedeltà ed il qua-le suggerimento possono forseracchiudere segreti di qualche di-vino perché».40

4. amicizia che conforta

Lo spirito ricerca conforto dalla ami-cizia, e non ha timidezza nel palesarlo.A Gonella, laureato di fresco, cultoredi filosofia del diritto, attivissimo di-rettore della rivista fucina Studium,suggeritore intelligente di attività cul-turali per i circoli della FUCI, il26/4/1930 scrive:

«Caro amico, a me il dovere di rin-graziare, non solo per gli auguri,ma per il conforto che mi vienedalla tua fedeltà e dalla tua bontàverso il nostro lavoro. Mi è cosìcaro tutto ciò che da te e dai co-muni amici mi viene che vorreinulla mi sfuggisse, tutto giovassealla mia anima e al mio ministero;ma trovo che sovente è povera, èpigra la mia rispondenza al beneche voi volete e che fate. Dio be-nedica e sostenga te, il tuo lavoro,i tuoi buoni desideri e ti ricompen-si delle speranze che mi ispiri».41

L’amicizia-comunione di ideali è di-namica, fa osare cose nuove e migliori,

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è comunicativa, ama palesare stimae conforto, con riferimento costantealle ragioni e agli scopi del comuneoperare. Ad Angela Gotelli, che dal1929 è presidentessa delle Universi-tarie, scrive il 9/11/1930:

«Gentilissima signorina, leggo inquesto istante di pace domenica-le l’articolo che Righetti scrive suAzione fucina nel numero che por-ta appunto la data di oggi. Nonsono facile a lasciarmi prenderedalle parole, ma le parole chequesto nostro presidente dice soncose così belle e così vive che re-sto io stesso un po’ commosso. Ele dico questo perché buona par-te di questa compiacenza nell’os-servare nella Fuci tanta maturità etanta vivacità di sentire cristianola debbo anche a lei, per quantoriguarda il lavoro a cui Ella atten-de. E mi sembra di doverglielo di-re perché Ella si faccia anche piùanimo di quanto talora non mostridi avere, specialmente quando lapenna, quando il nostro foglio in-vita a raggiungere con una solaparola tutte le anime a cui voglia-mo bene. Invito questo che gliimpegni stessi, i quali le vietanopiù largo e diretto ministero diconversazione e di parola parlata,sembrano rendere opportuno epersuasivo. Grazie quindi di ciòche fa e di ciò che farà. Dio Labenedica come desidera il suodev.mo Don Montini».42

L’amicizia ha anche, e spesso, il

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ruolo di un conforto. Nel giugno 1931,nel momento più buio, quando laFUCI e le organizzazioni giovanili cat-toliche erano state soppresse daMussolini, né si poteva prevedereche ci sarebbe stata una ripresa,scrive a Mario Petroncelli:

«Gli avvenimenti mi saranno scusaper la mancata corrispondenza. Ioperò, come ho conservato la tualettera del gennaio, ho tenuto vivoil ricordo affettuoso dell’amicolontano. Oggi, festa d’un santoche ti so caro, mi faccio vivo. È inquesta “conversatio in coelis” checi possiamo ritrovare. Ogni altrorecapito è per ora disperso. Maquanta coscienza di fedeltà dun-que! E per questo speriamo confermezza che la causa del regnodi Dio non vada perduta».43

L’amicizia deve nutrirsi di contatti per-sonali, di ritrovo, di discussioni; nonpuò perdere questa linfa. Il 6/2/1932scrive a Federico Alessandrini:

«Carissimo, permetti a chi più am-mira la tua preziosa e intelligentefatica per Azione fucina, a chi pre-dilige in te uno dei rari amici, chehanno capito interamente pro-gramma e spirito del nostro lavo-ro, alcune fraterne osservazionisul nostro, sul tuo amatissimo fo-glio? Scrivo perché ci si trova maia parlare. Prima cosa dovremmorestituire un pò alla nostra amici-zia e alla nostra collaborazione: iltrovarci qualche momento per co-municarci a vicenda impressioni,

desideri, disegni; per affiatarci; noie i compagni. Non permettiamoche il nostro lavoro si congeli informe burocratiche e puramenteesecutive. Facciamo cenacolo. Al-la parola scritta anteponiamo quel-la parlata. Prima di rivolgerci aglialtri, conversiamo fra noi. Non iso-liamoci tra di noi, se non vogliamopiano piano isolarci dagli altri. Loso che non abbiamo tempo dispo-nibile, ma qualche momento dob-biamo trovarlo».44

La salda amicizia comporta ancheuna aperta franchezza: ad AngelaGotelli che era stata richiesta di unbreve articolo per un numero di Stu-dium dedicato a S. Agostino, ma cheaveva declinato l’invito perché moltopresa dal suo primo anno di presi-denza delle Universitarie CattolicheItaliane e anche di insegnamento nelliceo di Trieste scrive il 23/5/1930:

«La sua lettera mi reca un vero di-spiacere. Nella Fuci tre quarti del-le iniziative sono tradite da chi purfa professione di sostenerle, l’al-tro quarto è rimorchiato con talestento e sta per diventare lavorocosì personale da perdere il valo-re di affermazione collettiva. Cote-sto è un caso che s’aggiunge aitanti, ed è un avvilimento lavorarein simili condizioni. Ma non voglioimpietosirla. Solo Le dico […] cheella è troppo presa dal panico discrivere, mentre Dio le ha dato ildono di farlo […]. Ma questo siadetto contro il malvolere. Contro il

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non potere, se esiste, non diconulla: ne soffro!».45

Egli in realtà sa che può contare sullasaldezza di spirito di una dirigente fu-cina, che infatti subito accettò (lettera26/5/1930). Alla stessa Gotelli, timidadavanti alle sue nuove responsabilità,aveva pochi mesi prima, il 27/9/1929,scritto una lettera di calda amicizia einsieme di direzione spirituale:

«Gentilissima signorina, sì, è ora.Un’ora di lavoro forte, generoso,senza più esitazioni, senza piùpentimenti. Quando ella abbrac-ciava l’idea di una Fuci perfetta,non pensava forse che dava al Si-gnore l’occasione di prepararlequesta ora in cui bisogna misura-re i propri ideali con la difficoltà direalizzarli. Ma la sola fedeltà concui si affronta il cimento, l’umiltàcon cui ci si inginocchia, mai, co-me in momenti simili, fatti piccolie fanciulli, a chiedere l’aiuto divi-no, l’ardore di bontà fraterna dicui si vuol ispirare tutta la propriaopera, ripaga e garantisce il suc-cesso, l’unico che ci deve pre-mere, quello del dovere compiu-to, nell’opera iniziata. Coraggio,ottima signorina, e cominci. Ten-ga d’ora innanzi per il segretodella preghiera l’esitazione, losconforto, l’amarezza, la delusio-ne, le lacrime. E io non le auguroche questa pena le sia tolta, deltutto, almeno. Ma davanti alleanime che aspettano e invocano,a quelle che resistono e offendo-

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no, bisogna avere, d’ora in poi, latranquilla fortezza di chi si sa in-vestito d’una missione di bene edi chi non vuole assolutamentesmentire l’onore dell’opera […].Dio la benedica e lei Lo preghi unpò anche per me».46

Al carissimo amico Renzo Enrico DeSanctis il 19/10/1929 dà un’acuta pa-gina di vera direzione spirituale:

«Caro De Sanctis, il ricordo di te co-sì mi accompagna anche nel si-lenzio di questo raccoglimento,che mi dà confidenza ad aggiun-gere una parola alla nostra ultimaconversazione. […] Dico questo:vedo in te un duplice uomo. Vedocioè quello fermissimamente fissoal “donum Dei”: ai principii cattoli-ci, alla tradizione e alla speranzanostra, alla FUCI, alla professionemilitante degli ideali e della fedenostra. Prima maniera, forse pri-ma infanzia, non so. Certo primaforza e prima ragione di dare allapropria vita un significato, allapropria attività una meta, all’ami-cizia una forma. Questa primamaniera non è del tutto statica:perché porta in sé forza e coman-di d’azione e speranza e immensacapacità di dare e di soffrire. Enon è del tutto classica, perchéun’umile sincerità e una pia co-scienza di perdono e di grazia netemperano le forme alla manieracristiana. Ma certo che l’altro DeSanctis è tutto dinamico e in buo-na dose romantico: è quello della

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seconda e pur simultanea manie-ra, quello eccessivamente versati-le e irrequieto, incapace di durarlaalla stessa impressione […]; quel-lo che alla libertà ritiene tutto po-tersi posporre, e libertà intende in-determinatezza, favorita da uncontinuo succedersi di cose nuo-ve esteriori, e legittimata con unavirtuosità di logica e di parole chestordisce ed elude il senso comu-ne e che proibisce quindi un nor-male e vigoroso intervento volon-taristico nel proprio agire […]. De-vi scegliere, mio caro. Almeno de-finire davanti a te qual è il veroReds. Almeno per ciò che riguar-da quella famosa unità di vita inte-riore cui sembra doversi moltoaspirare e, se occorre, sacrificare.E non hai da scegliere fra duestrade, fra due divise fuori di te:ma fra te e te. Non devi fuggire ate stesso. […] Chi dà la propria vi-ta, nel sacrificio di determinarsi, laritrova. E chi conserva la propriavita, la libertà nel nostro caso, laperderà, nel vago, nel molteplice,nell’inconcludente, nell’accresciu-to tormento della propria insuffi-cienza. Ti prego di riflettere: devidifendere la tua ricchezza spiritua-le con la libera energia che accet-ta la regola, si determina, si limita,e così ama e pazienta».47

E non è difficile scorgere, nella rac-comandazione finale (difendere lapropria ricchezza spirituale con la li-bera energia che accetta la regola,si determina, si limita, e così ama e

pazienta), le linee di una sua auto-biografia spirituale, di cui l’epistolarioè un preciso documento.

NOTE

1 La presente relazione è stata presentata nel-l’Aula Magna della Pontificia Facoltà di Scienzedell’Educazione «Auxilium» il 22 febbraio 2018in occasione di un pomeriggio di studio sullafigura di Paolo VI, a cinquant’anni dalla primacelebrazione della Giornata della Pace (1°gennaio 1968). All’incontro di studio I giovaniuniversitari e la pace ha partecipato anchel’Istituto Paolo VI di Concesio (BS), nella per-sona del suo Segretario generale, prof. XenioToscani, autore della relazione.2 Xenio Toscani è Docente emerito di StoriaModerna all’Università Cattolica del SacroCuore di Milano; Segretario generale dell’Isti-tuto Paolo VI di Concesio (BS).3 Su padre Paolo Caresana cf TOSCANI Xenio,Cenni biografici del p. Paolo Caresana d. O.,in CARESANA Paolo - MONTINI Giovanni Battista,Lettere 1915-1973, a cura di X. Toscani, Bre-scia - Roma, Istituto Paolo VI - Edizioni Studium1998, X-XXXIII; BELLAZZI Pietro, Appunti peruna biografia di P. Paolo Caresana, Vigevano,Tipografia Nazionale 1993 (contiene MANZIANA

Carlo, Omelia in morte di Padre Paolo Care-sana). Su padre Giulio Bevilacqua cf FAPPANI

Antonio, Padre Giulio Bevilacqua, il cardinaleparroco, Brescia, Queriniana 1979; MONTINI

Giovanni Battista, Bevilacqua, Ottant’anni!, inHumanitas (1961)10, 777-781; Giulio Bevilac-qua a quarant’anni dalla morte (1965-2005), acura di Luca Ghisleri e Renato Papetti, Brescia,Morcelliana 2006; MONTICONE Alberto, L’at-tualità di Padre Giulio Bevilacqua, in GiulioBevilacqua a quarant’anni dalla morte, 25-48.4 Ne è una viva testimonianza l’esperienzascolastica di Angelo Zammarchi: cf AngeloZammarchi, l’apostolo dell’educazione, nel50° della morte, Brescia, Istituto “De Luca”per la storia del prete 2008.5 Sul Patronato Studenti e la “Scuola di Reli-gione” all’Oratorio della Pace cf TOSCANI Xenio,Introduzione, in MONTINI Giovanni Battista -PAOLO VI, Carteggio I, 1914-1923, Brescia -

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Roma, Istituto Paolo VI - Edizioni Studium2012, LI-LX.6 Cf TREBESCHI Cesare, Primi appunti per unprofilo della Associazione Studentesca «Ales-sandro Manzoni», in Cultura, scuola e societànel cattolicesimo lombardo del primo Nove-cento. Atti Convegno di studi in Brescia 24-25 settembre 1979, Brescia, Ce.Doc 1981,393-401.7 TREBESCHI Andrea, I solchi aperti, in La Fionda,1° marzo 1922.8 Cf TOSCANI Xenio, Il decennio fucino, in PaoloVI. Una biografia, a cura di ID., Brescia - Roma,Istituto Paolo VI - Edizioni Studium 2014, 75-156.9 Lettera pubblicata su La Fionda, 1 settembre1921, col titolo Dopo la laurea. Riedita, inMONTINI - PAOLO VI, Carteggio I, 742-745.10 Cf MARCOCCHI Massimo, Introduzione a MON-TINI Giovanni Battista, Scritti fucini (1925-1933), a cura di ID., Brescia - Roma, IstitutoPaolo VI - Edizioni Studium 2004, VII-LXVIII.11 Cf MORO Renato, La formazione della classedirigente cattolica (1929-1937), Bologna, IlMulino 1979.12 Cf MARCUCCI FANELLO Gabriella, Storia dellaFuci, Roma, Studium 1971; ID., Don Pini, Mo-dena, Edizioni Paoline 1972; ID., Autonomia eautogoverno dell’Università nell’opposizioneantifascista alla riforma Gentile, in L’Opera el’eredità di Carlo Cattaneo, a cura di C. G. La-caita, Bologna, Il Mulino 1975, 239-252; ANI-CHINI Guido, Cinquant’anni di vita della Fuci,Roma, Studium 1947; DORE Gian Pietro, DonGiandomenico Pini, Todi, Tuderte 1936; GIUN-TELLA Maria Cristina, Tra la vita e il libro: la te-stimonianza religiosa e civile di Luigi Piastrelli,in Umbria Contemporanea (2004)3, 95-116;TRAMONTIN Silvio, 1896-1996. Cento anni divita della Fuci: le origini e i primi passi, in Stu-dium (1996)1, 11-42; DE GIORGI Fulvio, Mons.Montini. Chiesa cattolica e scontri di civiltànella prima metà del Novecento, Bologna, IlMulino 2012; PAPINI Mario, La Fuci e le violenzefasciste (1921-1931), in Civitas (1975)1, 3-21.13 MONTINI Giovanni Battista, Lettere ai familiari.1919-1943 I, a cura di Nello Vian, Brescia -Roma, Istituto Paolo VI - Studium 1986, 334.14 MONTINI-PAOLO VI, Carteggio I, 338.

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15 Ivi 343.16 Ivi 351.17 Lettera di G. B. Montini a Antonio Uberti,2/1/1925, di prossima pubblicazione, in MONTINI

Giovanni Battista, Carteggio II, tomo I.18 MONTINI, Lettere ai familiari I, 354.19 Lettera di G. B. Montini a Giuseppe Montini21/4/1925, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.20 MONTINI Giovanni Battista, Per gli Assistentiecclesiastici della Fuci, in Bollettino per gli As-sistenti Ecclesiastici (1928)1, 12-15.21 ID., Per gli Assistenti ecclesiastici della Fuci.L’esempio degli altri, in Bollettino per gli Assi-stenti Ecclesiastici 7(1928)3, 185-186.22 Lettera di A. Bellucci a G.B. Montini24/6/1924, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.23 Superiore di G.B. Montini in Segreteria diStato e assistente generale della Azione Cat-tolica.24 Dattiloscritto anonimo di tre pagine, datato1927, in Archivio dell’Istituto Paolo VI, cart. J.14. 2.25 Lettera di G. B. Montini a mons. Pizzardo20/5/1925, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.26 MONTINI, Lettere ai familiari I, 434-435.27 Lettera a mons. Pizzardo 28/9/1926, diprossima pubblicazione, in MONTINI, CarteggioII, tomo I.28 Lodovico Montini a G. B. Montini 5/11/1926,di prossima pubblicazione, in MONTINI, Car-teggio II, tomo I.29 Appunto Dicembre 1925. Da parole di mons.Trippodo, in Archivio dell’Istituto Paolo VI,cart. J. 21. 1. Doc. 45.30 MONTINI Giovanni Battista, In tota mente tua,in Studium (1926) 2, 65-69.31 ID., Circolare agli Assistenti Ecclesiasticidella Fuci 11 novembre 1926, in Studium(1926)11-12, 583-584.32 ID., Per gli Assistenti della Fuci, in Bollettinoper gli Assistenti Ecclesiastici (1926)12, 5-7.33 ID., Per gli Assistenti Ecclesiastici della Fuci,in Bollettino per gli Assistenti Ecclesiastici

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(1927)6, 13-16.34 MONTINI Giovanni Battista, Ai Consiglieri Na-zionali della Fuci, circolare 7 marzo 1931, dat-tiloscritto nell’Archivio dell’Istituto Paolo VI,Concesio, cartella J.19.1.35 Lettera di don Giuseppe Tedeschi a G. B.Montini 14/4/1927, di prossima pubblicazione,in MONTINI, Carteggio II, tomo I.36 Lettera di G. B. Montini a J. L. Ferrero15/6/1927, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.37 Lettera di G. B. Montini a J. L. Ferrero26/7/1927, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.38 Lettera di Nello Vian a G. B. Montini 9/9/1932,in Atti della commemorazione nel primo anni-versario della morte di Nello Vian, Testimo-nianze e corrispondenza con Giovanni BattistaMontini-Paolo VI, Roma-Brescia, Editrice Stu-dium- Istituto Paolo VI 2004, 95-97.39 Ivi 98-99.40 Lettera di G. B. Montini a Igino Righetti16/2/1930, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.41 Lettera di G. B. Montini a Guido Gonella26/4/1930, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.42 Lettera di G. B. Montini ad Angela Gotelli9/11/1930, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.43 Lettera di G. B. Montini a Mario Petroncelli21/6/1931, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.44 Lettera di G. B. Montini a Federico Alessan-drini 6/2/1932, di prossima pubblicazione, inMONTINI, Carteggio II, tomo I.45 Lettera di G. B. Montini ad Angela Gotelli23/5/1930, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I.46 Lettera di G.B. Montini ad Angela Gotelli27/9/1929, di prossima pubblicazione, in MON-TINI, Carteggio II, tomo I. 47 Lettera di G. B. Montini a Renzo De Sanctis19/10/1929, di prossima pubblicazione, inMONTINI, Carteggio II, tomo I.

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