Minastirith 11/10

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Anno II - Numero II Novembre 2010 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via San Giorgio (Catanzaro) - info: [email protected]

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Minastirith 11/10

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Anno II - Numero II – Novembre 2010 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via San Giorgio (Catanzaro) - info: [email protected]

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La Metafisica di Guenon

“Metafisica Orientale” è uno dei sag-

gi più importanti dello studioso fran-

cese Réne Guenon. Come giustap-

punto lo stesso autore fa notare in

apertura del saggio, non ha senso in

realtà parlare di metafisica orientale

in quanto la metafisica, quale scien-

za di ciò che sovraintende e genera

il mondo fisico, non è né orientale

né occidentale. La specificazione,

tuttavia, è inerente al fatto che

l’occidente ha perso o comunque

velato in parte quella visione metafi-

sica che è alla base di ogni vera cul-

tura e società tradizionale. Il mondo

occidentale, preso dalla morsa

dell’azione, ha dimenticato sempre

di più ciò che precede l’azione cioè la

conoscenza ed è affogato in

un’agitazione continua che, a parte

qualche eccezione barlume di luce,

sembra avvolgerne gli abitanti. La

metafisica dunque è la scienza per

eccellenza perché ha come materia

di indagine, termine forse troppo

positivista e moderno, i PRINCIPI.

Proprio dal ricollegamento a tali

principi e dalla funzione preparatoria

all’apprendimento di essi deriva

l’appellativo scienze sacre e proprio

dalla perdita di questo legame il ter-

mine scienze profane, cioè fuori dal

sacro, con cui si possono designare

le moderne scienze, le quali, è bene

dirlo, indagano la materia senza pro-

iezione verso quei principi che la in-

formano. Questa breve precisazione

è doverosa se si affronta la conce-

zione tradizionale della conoscenza

perché proprio ponendo la metafisi-

ca al centro della Conoscenza tutto il

resto si armonizza e crea in ogni

ambito e per ogni livello possibilità

di partecipazione al Sacro.

Ritornando alla metafisica come ab-

biamo affermato precedentemente,

questa ha come oggetto di studio i

Principi. Per Principi non bisogna in-

tendere però quelli che fisicamente

danno vita alla materia, come atomi,

energia etc. ma quei concetti chiave

che danno un’interpretazione della

realtà. Per fare un esempio di tali

PRINCIPI accenneremo alla visione

tradizionale della creazione. Rifacen-

doci alla trattazione a noi più vicina

e dunque più conosciuta, quella bi-

blica, vedremo come in possesso dei

principi si è capaci di decifrare ciò

che un testo sacro a mo di racconto

vuole affermare. Come riportato nel-

la Genesi il mondo fu creato in 6

_______________ indirizzi dottrinari _______________

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giorni e tutta l’umanità da Adamo ed

Eva. Solo un provocatore materiali-

sta o uno sciocco superficiale po-

trebbero pensare ad Adamo ed Eva

come due esseri umani. Certamente

saranno esistiti anche materialmen-

te, ma ciò che più conta è capire che

rappresentano la QUALITà e la

Quantità e che la loro unione che

genera l’umanità intera, altri non è

che la sintesi attraver-

so cui tutta la manife-

stazione ha origine. Il

divino, infatti si pola-

rizza in due principi: il

principio della qualità

che da appunto ad o-

gni essere manifestato

una sua qualificazione

e particolarità (Adamo

o Yin ) e della materia

che fa sì che il princi-

pio possa materializzarsi (Eva o

Yang). Per capire quanto detto se

pensiamo ad un gioco classico che si

fa fare ai bambini vediamo come le

bolle di sapone si possono visualiz-

zare perché passano attraverso il

cerchio che gli da la forma, senza

quel cerchio rimarrebbe acqua e sa-

pone. La possibilità di materializzarsi

deriva da un principio e per proporre

un altro esempio derivante sempre

da una mitologia a noi vicina come

quella romana. Marte, principio ma-

schile, ha bisogno di Rea Silvia, ver-

gine e vestale, per potersi manife-

stare nel mondo con la nascita di

Romolo e Remo. Dunque il principio

maschile da la qualità quello femmi-

nile il corpo. Quanto detto è simile a

ciò che Platone afferma quando par-

la del mondo manifestato e degli es-

seri quali proiezioni imperfette delle

idee da cui dipendono. Il cavallo che

vedo nella prateria è

un’approssimazione dell’IDEA CA-

VALLO la quale è perfetta e ne è la

qualità. Così è anche per l’uomo il

quale è immagine e

somiglianza di Dio ma

non è Dio, ed è dun-

que a Dio che deve

tendere l’uomo con

tutte le sue forze, alla

sua qualità fondante.

Alla conoscenza dei

principi, i quali sono

immortali ed eterni,

non si accede attra-

verso un processo ra-

zionale, semmai la ragione può aiu-

tare ad assimilarli in una fase suc-

cessiva, ma solo attraverso

un’intuizione pura. L’intelletto e

l’intellettualità pura sono proprio ciò

che caratterizzano l’uomo come tale

e gli danno la possibilità di innalzarsi

attraverso un processo super razio-

nale alla conoscenza dei principi,

proprio per questo il Guenon racco-

manda come cose necessarie alla

conoscenza la preparazione teorica,

la contemplazione e aggiungeremo

la grazia quale sicura mano divina

che dia coscienza nell’utilizzo del Sa-

pere che si acquisisce. GD

CONFERENZA SULLE BRIGAN-

TESSE A SIMERI CRICHI

Sabato 27 novembre presso la sala

consiliare del comune di Simeri Cri-

chi si è tenuto il convegno, organiz-

zato dall’A.C. Furor di Catanzaro e

promosso dall’amministrazione co-

munale del luogo, sul tema del bri-

gantaggio femminile.

Il relatore, la dott.ssa Simona Ca-

rucci, dopo un’introduzione storica

sul brigantaggio, quale fenomeno

popolare di resistenza alla conqui-

sta piemontese, ha ricordato attra-

verso una serie di “exempla” i vari

tipi di donne ribelli che appoggiaro-

no e sostennero la ribellione. Sof-

fermandosi in particolar modo sulla

figura della regina Sofia, la Carucci

ha voluto sottolineare oltre al fatto

che i moti anti-garibaldini avessero

una base condivisa e organica, che

vedeva fianco a fianco “contadini e

baroni”, una sorta di continuità ide-

ale tra la lotta del meridione e

quella Vandeana o degli Indiani

d’America.

Il dott. Antonio Martino, portavoce

dell’a.c. Furor e moderatore del

convegno, si è soffermato sulla ter-

za dimensione della storia, quale

c h i a v e e r m e n e u t i c a p e r

l’interpretazione degli eventi. Sinte-

tizzando il suo messaggio ha messo

in evidenza come la tendenza cen-

tripeta, organica e Tradizionale che

legava insieme gli uomini e li proiet-

tava in una crescita verso il Sacro,

sia stata soppiantata, dal rinasci-

mento in poi, dalla tendenza centri-

fuga e disgregatrice, che ha portato

alla distruzione del modo di vita tra-

dizionale ed all’affermazione, pro-

prio nel risorgimento, delle singole

nazioni e del tipo umano individuali-

sta ed egocentrico. Soffermandosi

poi sulla differenza tra Patria, quale

nucleo organico di Spiriti ed ideale

di appartenenza, e nazione, sempli-

ce confine geografico di corpi, ha

posto in evidenza la necessità di

ricercare proprio nelle rivolte antiri-

sorgimentali la forza per riportare il

sud ad una propria identità, identità

che sia scudo sicuro e forte contro

le spinte del mondo globalizzato che

vorrebbe gli uomini tutti omologati,

corpo e mente, sotto il Dio del ma-

terialismo.

Il sindaco Saverio Loiero, senza il

cui contributo non sarebbe stato

possibile realizzare il convegno, ha

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_______________ spunti storici _______________

esposto le linee guida di un pensie-

ro tradizionale che sia fonte di azio-

ne proiettata nel futuro e, analiz-

zando la storia, ha posto in relazio-

ne la sottomissione del Sud a quella

dei popoli palestinese, irakeno ed

afgano.

P o n e n d o

l ’attenzione

sul senso di

sacrificio e di

appartenenza

delle donne

del meridione

insorto, il

Loiero ha vo-

luto individu-

are un modo

nuovo di ve-

dere e vivere

la politica, da

parte del po-

polo e di chi

lo rappresen-

ta, finalizzato

al bene inte-

grale della

collettività. Riprendendo così la poli-

tica intesa in senso tradizionale co-

me dono delle proprie capacità e

idee per la comunità.

Infine La Carucci ha affrontato il te-

ma della donna nella società tradi-

zionale e, sfatando ogni mito

“maschilista”, ha messo in evidenza

la sua funzione unica e necessaria

nella capacità di mantenere

l’organicità del nucleo familiare e

del tessuto sociale, nonché la fun-

zione di custode dei valori e della

tradizione.

Il convegno e la collaborazione con

il comune di Simeri, fertile terreno

per un con-

fronto ed un

approfondi-

mento cul-

turale matu-

ro, è solo il

primo di una

lunga serie

che vedran-

no l’a.c. Fu-

ror affronta-

re diversi

temi legati

al l ’ identi tà

popolare: in

programma

per Sabato,

un'iniziativa

nella sala

c o n s i l i a r e

della Provincia di Catanzaro sul te-

ma Palestinese, nelle vacanze nata-

lizie un convegno sulla Romanità e

la virtù ed in aprile un approfondi-

mento sulla storia Irlandese.

Il comune di Simeri e l’a.c. Furor

ringraziano tutti i partecipanti per la

loro presenza e per l’interesse mo-

strato anche attraverso i vari inter-

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GELMINI: DA BOCCIARE?

Si sa, la protesta è di moda quando

al governo non ci sono gli amici dei

sindacati e dei partiti di centro-

sinistra, vicini a molte delle associa-

zioni universitarie più influenti. Per

questo tocca fare une premessa: in

genere diffidiamo di tutto quanto

attira le grandi masse, perché

solitamente in “branco” gli uomi-

ni non danno il meglio di sé e ten-

dono a seguire ciecamente il gruppo;

a questa regola non fa eccezione

il branco moderno, che nasce vir-

tualmente sui mass media, la co-

siddetta, impercettibile, astratta

e temibile, opinione pubblica; so-

spettiamo, come detto, che die-

tro queste proteste ci siano moti-

vazioni più ideologiche, che di

merito, visti gli slogan e la scarsa

informazione che i promotori (politici

e sociali) della protesta hanno sapu-

to divulgare.

Detto questo proviamo a vedere un

po’ cosa dice la riforma e a valutarne

i merito, senza pregiudizi: non ab-

biamo governi da buttar giù, ma

un sistema; non abbiamo partiti

ed ideologie da compiacere, ma

solo e soltanto un’Idea. Perciò no

ai privati che si insediano e controlla-

no l’università, se è questo il disegno

nascosto del governo dietro alle mi-

steriose figure esterne che siederan-

no nei consigli d’amministrazione

degli atenei. L’università deve legarsi

all’impresa, ma deve farlo senza i

privati come finanziatori da cui di-

pendere. Ma andiamo al punto caldo

della riforma: i ricercatori che ora

entreranno nell’università attraverso

una selezione d’ateneo ed un con-

tratto a tempo determinato. Il pas-

saggio a tempo indeterminato non

sarà più deciso solo a livello locale;

sarà necessaria un’abilitazione nazio-

nale (quadriennale) perché i ricerca-

tori possano accedere alle selezioni

per diventare professore associato

od ordinario. I commissari saranno

sorteggiati e selezionati sulla base di

parametri fissati da un agenzia vigi-

lata dal ministero. Non potranno es-

sere commissari quei professori che

non accederanno, a causa di una va-

lutazione negativa, agli scatti di sti-

pendio previsti. Di cosa si lamentan-

do i ricercatori quindi? Del pericolo

che dopo aver fatto per sei anni i ri-

cercatori, a causa della mancata abi-

litazione, debbano interrompere la

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loro carriera accademica, ritrovando-

si “in mezzo ad una strada”. Si tratta

di una norma giusta, meritocratica o

baronale? L’abilitazione nazionale

dovrebbe garantire - in teoria - una

certa imparzialità e quindi la tutela

del merito, a scapito di una tutela

del posto a prescindere dal merito.

Del resto, oggi i ricercatori diventano

professori a tempo indeterminato

molto in avanti con gli anni, in situa-

zione di estrema pre-

carietà e dipendenza

rispetto agli ordinari

che bandiscono i

concorsi a cattedra;

questa norma è pen-

sata anche per anda-

re in controtendenza.

Ed anche lo stipendio

di partenza di chi en-

tra di ruolo aumenta, passando dai

1300 ai 2100 euro. I posti disponibili

saranno assegnati con un bando

pubblico per i 2/3 del totale tra do-

centi esterni alla sede che bandisce il

concorso, così da favorire la mobilità

e lo scambio tra le varie sedi; attra-

verso promozioni interne per il rima-

nente terzo dei posti disponibili. Ci

sarà poi una differenziazione più

netta tra il Senato accademico ed il

Consiglio d’amministrazione. Il primo

avrà competenza sulla didattica, il

secondo sulle spese e la gestione.

Dunque, una maggiore attenzione al

pareggio di bilancio. A danno della

didattica e dei contenuti? Ciò, cre-

diamo, dipenderà dalle proposte e

dalle scelte del Senato. Non potrà

diventare professore chi è parente,

fino al quarto grado, di un professo-

re che appartiene alla struttura che

bandisce il posto, ma anche i parenti

del rettore, del direttore generale o

di un consigliere d’amministrazione.

Ciò sempre con lo scopo di combat-

tere i baroni. Maggiore controllo sarà

riservato alla presenza dei docenti in

aula, che dovrà esse-

re certificata. Gli as-

segni di ricerca sa-

ranno aumentati. I

rettori non potranno

più rimanere in carica

per più di un manda-

to (6 anni) e potran-

no essere sfiduciati

con una maggioranza

dei due terzi. I niente meno che 370

settori scientifico-disciplinari saranno

ricondotti entro più chiari e ampi

settori concorsuali e quindi, in prati-

ca, dimezzati. E ci sarà anche la pos-

sibilità di accorpare università vicine,

con lo scopo di creare pochi ma più

grandi poli universitari con costi di

conseguenza minori. I fondi saranno

distribuiti sulla base del merito

dell’ateneo. Almeno sulla carta, la

riforma non sembra quella sciagura

dipinta dai manifestanti. A quanto ci

pare, finora, tanto clamore mediati-

co ma niente di scandaloso si muove

all’orizzonte. Come accade troppo

spesso. Dhruva

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INDAGINE SU GESU’ di Antonio Socci

Da quando il primo libro su Gesù è stato diffuso (circa 2000 anni fa) attra-

verso i Vangeli la letteratura su questo Biondo Uomo Palestinese si è molti-

plicata a dismisura. Tralasciando la parte iniziale, un po’ troppo allineata ai

tempi, il libro in questione passa in rassegna i segni presenti e passati della

presenza del Nazareno tra noi. Eccezionale il lavoro di sintesi fatto sui testi

biblici che legano l’antico al nuovo testamento, dando l’immediata sensazio-

ne di stare penetrando il mistero di Gesù. La prova della Sua presenza non

è solo questione di fede ma anche di materia palpabile e visibile, come nella

Sindone. La sindone risale ai tempi in cui visse Cristo, e non può essere sta-

ta fatturata durante il medioevo come molti, appellandosi alle analisi al Car-

bonio 13, criticate peraltro da molti scienziati, sostengono. Qualora lo fosse,

infatti, apparterrebbe ad un uomo che si è dissolto in essa sprigionando

un’energia enorme. Un uomo morto e risorto come Gesù e di cui la storia

non accenna a parlare? Inoltre chi poteva modificare o creare una tale tela

doveva conoscere i moderni strumenti attraverso cui l’uomo del 2000 ne

avrebbe visto i segni e ciò era impossibile. E’ un libro da cui emerge la figu-

ra virile e possente di un Uomo che a distanza di duemila anni seduce e

guida uomini da tutto il mondo, un condottiero per

cui ancora oggi (vedi Turchia, Pakistan ed India)

migliaia di uomini si fanno martirizzare.

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