Minastirith 03/09

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Anno 0 - Numero VI - Marzo 2009 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via Stretto Cappuccini, 32 (Catanzaro) - info: [email protected] Scuola di formazione!

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Anno 0 - Numero VI - Marzo 2009 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via Stretto Cappuccini, 32 (Catanzaro) - info: [email protected]

Scuola di formazione!

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La Comunità per la Formazione

Come già puntualizzato più volte dalle

pagine di Minas Tirith, l’associazione cultrurale Furor si prefigge come prin-principale obiettivo la formazione del militante. Detto così, in poche e sem-plici parole, tale fine può sembrare semplice da raggiungere e magari

possibile da realizzare anche da auto-didatta. Ma non è così! Innanzitutto perchè la crescita, intesa

come realizzazione integrale (corpo, anima e spirito) spesso sottovaluta-ta dai più, è il com-pito più arduo che

ognuno è chiamato a compiere in quali-tà di uomo. Proprio nell’essenza dell’essere "Uomini", intesi come esse-ri prediletti della creazione e non come

diretti discendenti delle scimmie, è presente una vocazione al migliora-mento ed al superamento di sé. In base all'importanza di tale consape-volezza sta al singolo e alla comunità mettere al centro del proprio asse tale

vocazione, in modo da promuovere la propria formazione e, così, non porge-re il fianco all'altra vocazione di natura subumana, che è presente in ogni uo-mo Da una parte vi è la virtù e la ri-

cerca della Verità dall’altra il vizio e l’abbandono. Una volta raggiunta la consapevolezza della presenza del Sacro nella propria essenza, e presa la decisione di porre

come proprio centro la vocazione vir-tuosa e non quella subumana, il per-corso è solo iniziato, perchè una vera

formazione richiede coerenza e sacri-ficio ed è figlia di conquiste concrete che si devono realizzare su tre piani. Il piano "esistenziale"; studio-lavoro, relazioni private, famiglia, rapporto

con l'altro sesso. Ogni singolo uomo deve avere un ruolo nella società, non può essere un disa-dattato. Un eventuale senso

di disagio che si può avvertire stando in contatto con le rovi-ne di questa socie-tà, non si deve tra-sformare in una

vuota ribellione, non ci si può estraniare dalla realtà che ci

circonda semplicemente perchè non si riesce a cambiarla. Ogni uomo, deve

trovare un equilibrio nella vita di tutti i giorni. I falliti non sono portati per la rivoluzione spirituale a cui si auspica. Il piano "spirituale" implica una conti-nua tensione verso i due principi guida eterni che dovrebbero essere al centro

di ogni decisone e della vita, e cioè Verità e Giustizia. La ricerca della propria realizzazione interiore deve essere vissuta come una battaglia,la Grande Guerra Santa, e cioè una continuo confronto e scon-

tro contro quella tendenza subumana che ci vuole dipendenti dai nostri i-stinti più animaleschi, in preda alle nostre paure e debolezze, incapaci di gestire le nostre passioni e i nostri

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legami materiali. Ma c'è infine un ultimo banco di prova, il più importante: la "comunità".

Sin dalla notte dei tempi l'uomo ha avuto la necessità di relazionarsi e di creare legami coi propri simili. Ciò av-viene a tutt’oggi ma con una leggera differenza perché ogni legame che noi creiamo in questo mondo manca di

una comune tensione verso un fine, manca dell'alchimia che si crea quan-do due persone diventano fratelli, non di sangue, ma di Fede; manca di un comune sentire. In ogni comunità organica che si rifaccia

ad una visione tradi-zionale, al contrario, si diventa fratelli in funzione di quegli sforzi e di quei sa-crifici (dal latino Sa-

crum Facere) che servono alla crescita della comunità e all'Idea stessa. Tra fratelli non esi-

stono invidie e le lotte di classe, tanto di moda sin dalla Rivoluzione France-se, non sono neanche lontanamente pensabili, semplicemente perchè o-

gnuno ricopre il ruolo che più si addice alle proprie qualità naturali. In funzione di ciò esiste una gerarchia basata sull’intimo e naturale ricono-scimento dei valori nel proprio re-sponsabile, che non deve essere vista

come un dato di fatto immutabile e statico, ma che al contrario segue le dinamiche e la crescita personale dei singoli. Ogni militante è inoltre tenuto ad ave-re un compito all'interno della comu-

nità, solo così egli ne può fare parte, e per tale ragione è felice del compito che gli viene affidato. Non si può far parte di una comunità

solo affermando la propria vicinanza o il proprio supporto ad un progetto questo perché l’appartenenza è

strettamente legata alla parteci-pazione. La vera fratellanza si crea solo quando il militante muove ogni singolo atomo del proprio corpo per la crescita del gruppo, donando con amore e serenità

il meglio di sé senza aspettarsi alcuna ricompensa. E con "fratellanza" non si intende l'es-

sere complici o l'essere permissivi, ma esattamente l'opposto. Tra fra-telli si è schietti e sinceri, non si dice

niente per fare felice l'altro; un richiamo viene sempre fatto solo per il bene del sin-golo e, di conse-

guenza, per il be-ne dell'intera co-munità. Per queste ragioni è essenziale il

confronto ed in virtù della sua im-portanza le riunio-ni acquistano una

valenza superiore, sacra. La riunione deve avere una cadenza ritmata, setti-

manale preferibilmente, proprio per impregnarsi di quella sacralità che ri-ceve un gesto quando diventa rito. Come afferma il Capitano C. Z. Codrea-nu: "Il cuib riunito è un tempio". In virtù di ciò, quando la comunità è

riunita si lasciano sull'uscio della porta i propri problemi personali ed i propri eventuali dispiaceri giornalieri, sempli-cemente perchè quando i fratelli sono riuniti non esistono 10, 20, 30 persone sedute intorno ad un tavolo, con 10,

2,0 30 stati d’animo, ma è come se ognuno, proprio come gli organi all’interno di un corpo, fosse parte di un unico Essere, "la comunità".

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La grande riconquista

Guardando all’attuale società ap-pare con chiarezza che il c.d. pro-gresso sociale non è altro che caos

sociale. Basta ascoltare un tele-giornale per essere messi a cono-scenza di notizie raccapriccianti, fatti di cronaca che purtroppo non

lasciano più sconvolto nessuno; questo accade perché oramai l’uomo moderno “ci ha fatto il cal-

lo”, cioè si è abitu-ato a considerare il c.d. mondo civiliz-

zato un inferno. Questo inferno pe-rò è contagioso poiché con i suoi

ritmi ed il suo ru-more disorienta, stordisce e loboto-

mizza le persone; la cruda realtà ha reso gli uomini in-

sipidi, egoisti, totalmente mene-freghisti e se si potesse vedere la condizione umana, celata dietro chat e cellulari, ciò che si vedreb-

be sarebbero tanti scimmioni ter-rorizzati che stringono ciascuno un proprio oggetto urlandosi contro.

La malattia del mondo

L’attaccamento alle cose e la chiu-sura agli altri sono il frutto di una malattia infettiva che è appunto quella del mondo; l’uomo occiden-

tale e nello specifico quello italia-no è incapace persino di difender-

si, bastano quattro bulletti con un cacciavite a costringerlo alla resa: il sistema consumistico ci ha ridot-

to davvero a delle larve, a degli impauriti, a dei fuggiaschi molto simili ad un personaggio del film “Apocalypto” il quale, incapace

ormai di lottare - primariamente contro la propria paura - fugge con la sua tribù tra le foreste -

braccato dai ne-mici - infettando con la sua malat-

tia (la paura) chi-unque lo guardi negli occhi.

A questo punto c’è da chiedersi se ci sia o meno

una possibilità di uscita da questa situazione.

Come più volte abbiamo affermato dalle pagine del nostro bollettino la possibilità di riscatto risiede unica-mente nella volontà dell’uomo di

dire basta alla sua condizione di sottomesso. La via di salvezza e di riconquista

della propria libertà - che è di or-dine strettamente interiore - l’antidoto alla paura, all’essere

insipidi, sta nella lotta con sé stessi, nell’impegno di estirpare i propri difetti, nel sacrificio di met-tere la propria vita a servizio di

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un’Idea, nel donarsi agli altri su-perando ogni individualismo ab-

battendo in tal modo le mura del regno nemico. Solo così facendo ci si potrà ren-

dere simili ad un altro soggetto - il protagonista - della pellicola di Mel Gibson che dopo essere stato “infettato”, dal personaggio prima

descritto, attraverso la lotta con i suoi aguzzini riesce a riscoprire il suo “sale” e diventa da preda pre-

datore.

Quanto detto

- fermo re-stando il dirit-to di difender-si dagli attac-

chi diretti de-gli “orchi”, piccoli e gran-

di, che popo-lano il mondo - non è un in-

vito alla lotta esterna o alla battaglia poli-tica, sarebbe

da stolti infatti cercare di cambiare la

società attuale usando i mezzi da lei stessi ideati (mass-media, votazioni, propa-

ganda) ma si riferisce ad un com-battimento molto profondo, cultu-rale e formativo. Questo combattimento passa at-

traverso un cammino di crescita graduale che insegna a dominarsi e che è imprescindibile da un con-

testo comunitario che condivida questo splendido obiettivo da rag-

giungere: la riconquista di sé e della propria dignità.

La scelta

Arrivati a questo punto due sono le domande che ognuno dovrebbe porsi: “sono pronto a mettermi in gioco? Voglio cambiare la mia vi-

ta?” Nella scelta si pensi alle parole del capitano C.Z. Codranu “piuttosto

che vincere per mezzo di infamia meglio ca-dere lottan-

do sulla s t r a d a dell’onore. Quando si

sente parla-re di onore la maggior

parte dei nostri con-temporanei

storce il na-so pensan-do chissà a quale esa-

gerazione o g e s t o ; l’onore è

considerato un concetto sorpassato o al mas-simo legato ad una mentalità ri-

stretta e “provinciale”; in realtà però vivere con onore non ha altro significato che potersi guardare allo specchio con serenità, senza

rimorsi, con il cuore puro e l’anima in pace di essere uomini leali, persone vere che pensano e

agiscono secondo verità e giusti-zia.

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Al via il nuovo ciclo di escursioni

8 febbraio, 1 e 29 marzo. Il nuovo ciclo di escur-

sioni è iniziato. Nel primo appuntamento il nutrito

gruppo escursionistico della A.C.Furor impossibili-

tato dal maltempo nel raggiungimento della me-

ta, il monte Scorciavoi, ha ripiegato sul sentiero

del monachesimo che si diparte da villaggio Man-

cuso. L’escursione anche questa volta non ha esi-

tato a riservare sorprese richiedendo oltre alla

volontà, tanta resistenza e pazienza. Maltempo

ed indicazioni assenti a parte il sentiero del mo-

nachesimo è ricco di scenari suggestivi e offre

non pochi stimoli alla riflessione. Come restare

impassibili dinanzi ai ruderi di un’antica abbazia medioevale immersa nella

neve? Forti di questi momenti, rigenerati nell’animo i ragazzi e le ragazze

della Furor sono rientrati in serata un po’ stanchi forse ma con la mente al

prossimo appuntamento verso la vetta del Gariglione.

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Pazzie multimediali

(ANSA) - PAVIA, 20 FEB -

Un medico di Pavia si e'

rivolto al giudice per chie-

dere il divorzio dalla moglie

che, a suo dire, avrebbe un

amante su internet. L'uomo

ha presentato la richiesta

di separazione dopo aver

trovato sul computer mes-

saggi e foto compromet-

tenti della moglie.

La scoperta del marito sa-

rebbe stata fatta per caso

attraverso un computer

lasciato acceso.

L’amico dipendenza

Smash facebook

Si chiama “friendship ad-

diction”, “amico-

dipendenza”, ed è una

vera epidemia che sta e-

splodendo negli ultimi an-

ni, soprattutto a causa del

social network Facebook.

A individuare e coniare

questa nuova patologia è

David Smallwood, uno dei

principali psicologi britan-

nici, esperto di dipenden-

ze. Smallwood ha dichia-

rato che almeno il 10 per

cento della popolazione è

vulnerabile all'“amico-

dipendenza”. “Il problema

con Facebook è che l'ac-

quisizione di nuovi amici -

ha detto lo psicologo - è

per quasi tutti un proces-

so di assuefazione. ”.

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KICKBOXING E FORMAZIONE

Tra le discipline sportive tecnicamen-

te ispirate alle arti marziali orientali,

la kick boxing è certamente la più

popolare. Il primo tipo nasce in Giap-

pone negli anni settanta e si diffonde

negli USA come “Jappanese kickbo-

xing”; il secondo, “full contact”, na-

sce negli USA nel 1974 per poi divi-

dersi in tre discipline: semi, light e

full contact, che si distinguono per

durata degli incontri e intensità dei

colpi. L’arrivo in Italia di questo sport

è molto recente: le tecniche fonda-

mentali della kickboxing si basano su

calci, pugni e spazzate. Ma, a parte i

cenni storici e tecnici, ciò che ci inte-

ressa evidenziare sono i grandi bene-

fici che questo sport può donare se

praticato con impegno e sotto una

buona guida. Infatti, al di là

dell’aspetto solo apparentemente vio-

lento, lo sport da combattimento è un

ottima scuola di formazione interiore,

che potenzia l’amore per la battaglia

e la voglia di superare sé stessi. Co-

me, se non nella prova fisica, l'uomo

può rendersi conto delle sue debolez-

ze e mancanze? Nel combattimento

la tua paura è là: puoi affrontarla o

scappare, superarla o lasciarti scon-

figgere. In un mondo in cui il sistema

di valori tradizionali è decaduto, lo

sport da combattimento può ancora

dettare delle leggi ordinatrici. Infine,

il rispetto di orari e allenamenti, le

rinunce alimentari e sessuali portano

al raggiungimento di un equilibrio ed

all’acquisizione di un ritmo che aiuta-

no ad affrontare i problemi e le paure

che la vita di tutti i giorni presenta,

nella maniera virile e lucida di chi co-

nosce il proprio dovere e lo compie.

SOSTIENI FUROR, SOSTIENI L’IDEA! - Tessera socio: è gratuita e ti permette di partecipare alle nostre attività, inizia-tive e di disporre del materiale dell’associazione.

- Tessera sostenitore: con un contributo militante mensile di 10 € riceverai il

nostro giornalino e materiale vario, tra cui eventuali nostre produzioni.

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IL SEGNO DEI TEMPI…

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(puntuali!), nell’area fitness

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