Minastirith 06/10

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Anno I - Numero IX Giugno 2010 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via Stretto Cappuccini, 32 (Catanzaro) - info: [email protected]

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Minastirith 06/10

Transcript of Minastirith 06/10

Anno I - Numero IX – Giugno 2010 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via Stretto Cappuccini, 32 (Catanzaro) - info: [email protected]

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LA LEGGE, LO STATO, L’IMPERO

Molto diverso da quello attuale è il

senso che sia la Legge sia lo Stato

avevano per l’uomo delle antiche ci-

civiltà di stampo Tradizionale.

Difatti, tipico del mondo moderno è

l’idea che lo Stato e la Legge tragga-

no la propria origine e la propria le-

gittimazione dal demos, dal popolo.

Tale principio deriva direttamente del

pensiero democratico che al momen-

to primeggia come unico e incontra-

stato sistema ideologico.

Ma non è sempre stato così, anzi, per

millenni la legge non era solo un co-

dice del vivere comune, una sotto-

specie di contratto sociale come è

inteso oggi ma, al contrario, aveva

un intimo rapporto con il concetto di

verità, di realtà e di stabilità. Po-

tremmo anzi dire che la legge era

considerata come verità fatta carne,

ed il suo contrario quindi designava il

falso, il cattivo, l’irreale.

Come naturale conseguenza di que-

sta perfetta corrispondenza tra legge

e verità, nelle civiltà tradizionali non

si poteva esigere l’osservanza di leg-

gi quando esse fossero di origine pu-

ramente umana – individuale o col-

lettiva; ciò era per l’uomo tradiziona-

le cosa del tutto ignota, anzi assurda.

Ogni legge, per poter valere oggetti-

vamente come tale, doveva avere un

carattere “divino”: una volta ricono-

sciuto in essa tale carattere, ricon-

nessa dunque la sua origine ad una

tradizione superiore, la sua autorità

era assoluta, la legge valeva come

qualcosa di infallibile, di inflessibile e

di immutabile. È così che nel mondo

tradizionale il sistema delle leggi e

dei riti fu sempre riferito a legislatori

divini o a mediatori del divino. Era

perfettamente compreso il fatto che

la legge non è rispettata in quanto

tale ma per l’autorità morale che es-

sa emana e che, qualora questa au-

torità sia erosa, la legge rimarrà let-

tera morta.

Infatti, ogni infrazione della legge

presentava non tanto il carattere di

un delitto contro la società, quanto e

soprattutto quello di un sacrilegio, di

un’empietà, di un atto che pregiudi-

cava la crescita spirituale del colpe-

vole e di coloro con cui egli era so-

cialmente legato. È così che nella ci-

viltà tradizionale la ribellione contro

l’autorità e la legge fu considerata

allo stesso titolo dell’eresia religiosa

e i ribelli furono reputati come i ne-

mici della società, come coloro che

contraddicono la legge divina della

_______________ indirizzi dottrinari _______________

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loro stessa natura.

L’utilità della legge in senso moder-

no, cioè come utilità materiale collet-

tiva, non fu mai vero criterio: non

che questo aspetto non fosse consi-

derato, ma esso era pensato come

accessorio o consequenziale in ogni

legge, una volta che essa fosse vera-

mente tale.

Un ordinamento politico, economico

e sociale, creato in tutto e per tutto

per la sola vita temporale, è una co-

sa propria esclusivamen-

te al mondo moderno,

cioè al mondo

dell’antitradizione. Lo

Stato tradizionalmente

aveva invece un significa-

to e una finalità in un

certo modo trascendenti;

esso era un’apparizione

del “sovramondo” e una

via di ascesi verso il

“sovramondo” stesso.

La stessa espressione di

Stato (status=stare) può

rimandare al significato

superiore, proprio appunto ad un or-

dine volto alla stabilità spirituale in

funzione di una precisa gerarchia, in

opposto al carattere labile e caotico

proprio all’esistenza materialista; ad

un ordine, dunque, che costituisca

quasi un riflesso del mondo

dell’essere in quello del divenire.

Tra le diverse forme politiche che si

sono imposte nei secoli di certo

l’Impero, o meglio ancora, l’idea di

Impero è la forma che maggiormente

ha saputo rappresentare un principio

più alto. Idealmente, infatti un’unica

linea ci conduce dall’Idea tradizionale

di legge e di Stato a quella di Impe-

ro.

L’idea di Impero per i popoli tradizio-

nali aveva quasi una valenza metafi-

sica, raffigurava appunto il principio

di luce che conquista il principio te-

nebroso rappresentato dalla massa,

vale a dire una diga d’ordine e di sta-

bilità opposta alle forze del caos e

della disgregazione.

Durante il Medioevo l’Impero si affer-

ma come istituzione sovrannaturale

universale e viene addirittura consi-

derata una creazione della provvi-

denza come “remedium

contra infirmitatem pec-

cati”, per rettificare la

natura caduca degli uo-

mini ed indirizzarli verso

la salute eterna.

Come possiamo vedere la

legge, e lo Stato in cui si

concretizzava, ebbero per

migliaia di anni una va-

lenza spirituale e metafi-

sica, fino ad arrivare con

l’Impero a rappresentare

quasi un fine verso il qua-

le tendere e per il quale

sacrificarsi. Solo la presunzione mo-

derna ha condotto ad una visione in

cui lo Stato è considerato alla stre-

gua di un’organizzazione temporale,

volta alla mera gestione del sociale.

Solo oggi si crede che le leggi possa-

no essere rispettate per il semplice

fatto che siano state scritte, senza

tener conto che gli uomini rispettano

istintivamente ciò che sentono fonte

di luce ed autorità, non certo regole

fatte per la mera utilità sociale (di

alcuni!). È certo che quando questo

sarà di nuovo compreso la crisi attu-

ale dello stato sarà certamente supe-

rata.(Cfr. J. Evola, Rivolta contro il

mondo moderno) Pif

IN MEMORIAM. SILVANO PANUNZIO Il 10 giugno, alle prime ore del matti-no, si è spento alla venerabile età di 92

anni, nel silenzio della sua cella-studio di antico sapore monastico e nella pro-

fonda quiete della sua anima, Silvano Panunzio. Orientalista cristiano, filosofo anticonformista, italianista, letterato finissimo, saggista, poeta, autorevole conoscitore di dottrine esoteriche, era

nato a Ferrara il 16 maggio 1918. Fu docente di Filosofia, di Diritto, di Storia, di Scienze Politiche e Sociali.

Uomo di grande cultura ma di niuna accademia, esordì giovanissimo come orientalista e romanista, medievalista e

germanista. Negli anni quaranta si ap-passionò fortemente all'opera di René Guénon, che lesse integralmente e in profondità, padroneggiandone come

pochi il pensiero. Negli stessi anni si dedicò agli Studi Tradizionali, alla Meta-

fisica, alla Cosmologia e al Simbolismo. Tra i suoi interessi primari vi fu anche l'astrologia di cui divenne cultore e stu-

dioso. In seguito vi avrebbe affiancato

gli studi di Astrologia mondiale. Alla soglia dei sessant'anni, Panunzio si ritira per raccogliere il frutto delle sue meditazioni ed esperienze e si accinge a elaborare un “Corso di Dottrina dello Spirito” in 12 volumi che, in una vera e propria lotta contro il tempo, riesce a

completare proprio nel maggio di quest'anno. Al centro dei suoi interessi primari ci fu sempre la Rivelazione cri-stiana e il suo rapporto con le altre reli-gioni, in particolare con quelle remote dell'Oriente e dell'India. La sua produ-

zione letteraria comprende innumere-

voli saggi, una ventina di volumi e la pubblicazione della Rivista di Studi Uni-versali “Metapolitica”, da lui stesso fon-data e diretta fin dal 1976. Quale che sia il consenso o il dissenso su punti particolari o anche sull'impo-

stazione generale del pensiero di Pa-nunzio, è cosa saggia conoscere questa

straordinaria opera di sapienza e di dottrina che, come tale, costituisce un solido avviamento alla ricerca della Ve-rità. Oltre ai celebri volumi che com-pongono il “Corso di Dottrina dello Spi-

rito” [I° e II°: Contemplazione e Sim-bolo, “Summa iniziatica orientale-occidentale”, 2 vol.,Volpe, Roma 1975.

III° e IV°: Metapolitica, “La Roma eter-na e la Nuova Gerusalemme”, 2 vol., Edizioni Babuino, Roma 1979. V°: Cri-

stianesimo Giovannèo, “Luci di Ieroso-fia”, I Classici Cristiani, Cantagalli, Sie-na 1989. VI°: La Conservazione Rivolu-zionaria. “Dal dramma politico del No-

vecento alla svolta Metapolitica del Duemila”, Il Cinabro, Catania 1996.

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_______________ spunti storici _______________

VII°: Cielo e Terra, “Poesia, Simboli-smo, Sapienza, nel Poema Sacro, Ed.

Metapolitica, Roma 2009, nuovissima edizione ampliata. VIII°: Terra e Cielo,

“Dal nostro Mondo ai Piani Superiori”, Cantagalli, Siena 2002. IX°: Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti Bio-grafie eroiche), Cantagalli, Siena 2004. X°: Metafisica del Vangelo Eterno, Ed.

Metapolitica, Roma 2007. XI°: La Cora-lità celeste superdivina. Le occulte tra-

dizioni d'Oriente (India e Cina). Il Magi-stero biblico antico e l'Egitto Sacro (I misteri di morte e rinascita). La Sa-pienza che scende dall'Alto (La Rivela-zione evangelica). Con il discepolo pre-diletto oltre il “velo di Maya”. L'utopia

messianica e la verità del Regno. Ed. Metapolitica, Roma 2010. XII°: Allean-za Trascendente Michele Arcangelo, ATMA. Princípi. Appello. Storia ed Esé-gesi Breve. Precedenti Storici e Agio-grafici del Cinquantenario, Roma 2009 nuova edizione] ricordiamo i due testi

pubblicati per la casa editrice “Il Cina-

bro”, “La conservazione rivoluzionaria”- in cui mette nero su bianco una “visione tradizionale dello stato e dell’economia”, collocando finalmente al posto gerarchico che gli competono importanti movimenti come quello sin-

dacalista e socialista - e “Il visibile e

l’invisibile del Cristianesimo” in cui ci illumina sulle origini Primordiali del Cri-stianesimo e sul suo carattere univer-sale. Se guerriero è colui che consacra la

propria esistenza, la propria energia vitale alla comunità, allora Panunzio lo era certamente. La sua dedizione e

precisione nella ricerca delle fonti gli sono testimoni. Proprio per questo, pur essendo convinti che poche parole non

bastino a ricordare un uomo di tale portata, sentiamo come dovere etico

guardare al suo esempio per trasporta-re in tutte le sfere della nostra esisten-

za quel modo di agire lucido, imperso-nale e deciso che gli apparteneva e che caratterizza le sue opere. Al triste ri-cordo dei “fratelli d’arme” e dei suoi discepoli infiniti che rimpiangono la sua

scomparsa come quella di una luce in tempi di tenebra valga la frase di chi,

presente al suo funerale, ha ricordato che quella piccola candela ora è un faro che illumina il cammino di quanti ricer-cano la “Sapienza”. _______________________________ ISRAELE: LA DEMOCRAZIA CHE

DIMENTICA I DIRITTI L’assalto alla nave di aiuti turca Come hanno raccontato gli accademici Walt e Mearsneimer nel loro “La Israel lobby” – da noi recensito ad aprile -, criticare Israele significa esporsi ad una campagna mediatica a dir poco ostile e

perdere gran parte dei finanziamenti e

del sostegno per la propria eventuale campagna elettorale, soprattutto negli Usa, dove il Congresso è dominato dall’Aipac. Chi non approva la politica estera israeliana è bollato come antise-mita. Israele, che sbagli o no, non si

deve criticare. È una concezione della

democrazia singolare, basti pensare che qualche giorno fa ebrei ortodossi hanno aggredito ebrei sefarditi per protestare contro una sentenza che li obbligava a mandare i loro figli a scuola nelle stesse

aule frequentate dai disprezzati ebrei di serie b. Certo, il paese è molto attento a presidiare le posizioni chiave del gover-

no statunitense (e non solo) con uomini (segue nella rubrica successiva)

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di sua fiducia – Rahm Emanuel, che è anche stato volontario nell’esercito israe-liano, è il capo-gabinetto di Obama – ma non lo è altrettanto nell’ascoltare. Si pensi al vertice convocato da Obama per

la revisione del Trattato di non prolifera-

zione nucleare: il premier israeliano ha prima boicottato il vertice, poi ha chiarito che Israele “non parteciperà e non accet-terà di essere sottoposto a ispezio-ni” (Corriere). Però lo pretende dall’Iran, che partecipa al Trattato ed ha pure si-

glato un accordo Turchia e Brasile per

evitare sospetti e sanzioni: l'accordo pre-vede che l'uranio, usato in Iran per scopi civili, non venga arricchito in Iran. Ma la cosa non va giù ad Israele, visto che ciò allontana il suo progetto di un attacco statunitense all’Iran sul modello dell’Iraq

(per cui aveva costruito relazioni ad hoc). In più, nonostante il silenzio, le

prove sulle armi nucleari cominciano a spuntare: il Guardian racconta di un ri-cercatore americano che ha scoperto in un documento sudafricano una trattativa

per l’acquisto di armi atomiche da Israele (che ha confusamente smentito). Ed oggi una nave di pacifisti è stata assaltata ed il governo, sotto pressione, ha dovuto

spiegare perché impediva che a Gaza

arrivassero beni di prima necessità - sen-za motivo se non quello di voler affamare

i palestinesi - ed ha dovuto allentare il blocco, mantenendo però quello navale.

Israele ha dunque mostrato al mondo come tratta le questioni internazionali: come con i palestinesi. 480 civili, tra cui 6 italiani, sono stati fatti prigionieri, cen-tinaia sono i feriti e in 9 sono stati assas-sinati dallo stato ebraico per la loro de-

terminazione a portare al popolo palesti-

nese gli aiuti alimentari che soli gli per-mettono di sopravvivere. La Striscia di Gaza, infatti, seppure non fa parte di Israele, è circondata da quest'ultimo e, dall’operazione Piombo Fuso, di fatto è un lager: economicamente dipendente

dagli aiuti che Israele stesso pretende di

gestire, dopo aver fatto strage di civili e aver reso pressoché impossibile l'approv-vigionamento di gas, elettricità ed acqua. Israele ha assaltato la nave pur cono-scendone le intenzioni pacifiche. Non so-lo: “non c’è stata nessuna “cattiva valu-

tazione” da parte dei militari israeliani

[…]. Gli israeliani avrebbero potuto be-nissimo impedire alle navi di avanzare verso Gaza senza dover procedere all’arrembaggio [come è stato fatto con le altre navi]. […] Israele aveva anche effettuato delle esercitazioni navali che

simulavano il blocco delle navi umanita-rie per impedir loro di raggiungere la

Striscia di Gaza” (Global Research). I soldati hanno dovuto difendersi, hanno detto. Primo: una nave è, secondo il di-ritto internazionale, territorio dello stato

di cui batte bandiera. Secondo: quella nave era anche in acque internazionali. Dunque Israele ha commesso “un atto di pirateria in acque internazionali, in viola-

zione delle Leggi Internazionali del Mare

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e della Carta dell’Onu” (G.R.). I passeg-geri si sono dunque difesi legittimamente

ed, anzi, si sono dimostrati eroici, altro che terroristi. In ogni caso “si può con-

cludere che il “combattimento” svoltosi sul Gaza Peace Flotilla […] è stato deli-beratamente istigato dai soldati israeliani […]. I passeggeri civili si sono trovati coinvolti in atti disperati di auto-difesa,

per proteggere le proprie vite dopo che passeggeri amici erano stati già uccisi

dal fuoco dei cecchini israeliani […]. I gruppi di fuoco israeliani, con le loro a-zioni, hanno deliberatamente provocato atti di auto-difesa, con la prospettiva di demonizzare i passeggeri e giustificare la brutalità

israeliana“. Del resto “se l’IDF non avesse avuto nulla da nascondere, per-ché ha confiscato tutte le attrezzature di registrazio-ne video e audio?” Terzo: si è detto che i pacifisti

erano armati; avevano

coltelli e spranghe. Ma il fatto che si fos-sero in qualche modo armati non prova che abbiano (comunque legittimamente) attaccato per primi. E va sottolineato che “tutte le armi che si suppone siano state utilizzate dai passeggeri erano parte del-

le dotazioni standard della nave, che

includeva attrezzi per la riparazione ed utensili da cucina. Tali oggetti sono stati raccolti dall’IDF per creare un resoconto dei fatti falso e precostituito”. Non si tratta, insomma, di armi portate a bordo

con lo scopo intenzionale di offendere. Dire tutto ciò non è antisemita. D’altronde, anche la Turchia non è lo

stato "antisemita" che si potrebbe pen-sare: la Turchia, laica per costituzione, è stato il primo paese mussulmano a rico-

noscere Israele. Infine, segnaliamo che anche in Italia la lobby si sta dando da

fare: la parlamentare Fiamma Niren-stein, di origini ebraiche, eletta per il Pdl,

parte della Commissione esteri, il giorno seguente all'accaduto difendeva su Radio Rai il regime israeliano, accusando di pregiudizio verso Israele l'Onu e quanti condannano Israele. La tesi è la solita:

chi condanna Israele è antisemita. La calunnia è grave in sé ma lo è soprattut-

to perchè intende trasformarsi in un'ope-razione di censura: la parlamentare, in-fatti, gira le tv dicendo che circolano in rete numerosi siti antisemiti e sta por-

tando avanti iniziative vol-te a chiuderli per via am-

ministrativa (cioè senza ricorrere a processo). Ma tra questi non ci sono solo siti autenticamente razzi-sti, ma anche siti che si limitano a criticare l'occu-pazione israeliana. In par-

ticolare la Nirenstein ha

fatto riferimento al sito cattolico Effedief-fe, giornale on-line per abbonati con im-portanti spunti culturali ed una grande attenzione per i temi economici e di poli-tica estera. La chiusura di Effedieffe sa-rebbe una grossa perdita, oltre che un

grave atto contro la libertà. Tutto ciò che

sta avvenendo, in casa nostra e fuori, non va: occorre tenere d’occhio la lobby ed i suoi tentativi di limitare l’informazione sgradita, occorre costrin-gere Israele ad una pace cui si oppone in

tutti i modi. Ma occorre anche capire perché uno stato che commette simili crimini sia oggi considerato il “migliore

amico” dell’Italia e perché Israele non paghi le conseguenze delle sue azioni, mentre l’Iraq paga ancora per colpe ine-

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VITTORIA ITALIANA A PARIGI

Francesca Schiavone, nata a Milano

il 23 giugno 1980, è una tennista

italiana, campionessa in carica degli

Internazionali di Francia femminili.

Infatti, il 5 giugno 2010 a Parigi,

come Nicola Pietrangeli negli anni

Sessanta, come Adriano Panatta nel

1976, l'inno di Mameli torna a suo-

nare sul centrale del Roland Garros

per la leggendaria impresa della

tennista italiana, che sbanca Parigi

superando in finale con pieno meri-

to l'australiana Samantha Stosur

vincendo 6-4-7-6 al termine di una

partita impeccabile. Per effetto della

vittoria al Roland Garros del 5 giu-

gno 2010, dalla settimana successi-

va ha raggiunto il ranking numero 6

della Women's Tennis Association, il

miglior piazzamento mai raggiunto

da una tennista italiana.

Tutto ciò con grande serenità ed

umiltà, segno di una grande prepa-

razione, fatta di allenamenti costan-

ti ed innumerevoli sacrifici, ma an-

che di una fondamentale prepara-

zione mentale. Come si coglie, del

resto, dalle stesse parole della cam-

pionessa: "Dal punto di vista mate-

riale ancora non so dove metterò

questa coppa. La cosa certa è che

porterò questo successo per sempre

con me, spero un giorno di poter

trasmettere queste emozioni ai miei

figli”. "Quando lavori e quando so-

gni per tanto tempo qualcosa, con

decisione e disciplina ci puoi arriva-

re. Senza serenità ed equilibrio non

si arriva a coronare il sogno di tutta

una vita". Parole apprezzabili, piene

di determinazione, che sono certa-

mente di spinta per tutti i giovani e

che soprattutto indicano un metodo

- la disciplina interiore - per chiun-

que voglia coronare un sogno nella

propria vita sia esso sportivo o di

qualsiasi altra natura, lavorando su

se stessi giorno dopo giorno con sa-

crificio ed impegno, non perdendo

mai di vista l'obiettivo e mirando

sempre più in alto. Le Rouge

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_______________ rubrica sportiva _______________

“Antimassoneria”: mostra in

arrivo a Catanzaro! Lo scorso mese annunciavamo, con

un po’ di sorpresa, la conferenza tenu-

ta in quel di Cosenza dalla Gran Loggia d’Italia per tessere pubblicamente le lodi di una masso-

neria protagonista del Risorgimento italiano, il tutto col patrocinio del Comune. Pensavamo fossimo al colmo della misura; ma ci sba-

gliavamo. Una mostra itinerante incombe su di noi: “Antimassoneria: trecento anni di storia”, un’esposizione che illustrerà come i poveri frammassoni siano stati vittime nei

secoli di persecuzioni e demonizzazioni insostenibili (!). Insomma, presunzione ed un tocco di vittimismo quando serve! E la notizia ci tocca molto da vicino, poiché fra le tappe della mostra, inaugurata ad Udine ad aprile, figura infatti Catanzaro, evidente-mente centro di spicco per i fratelli massoni...che orgoglio! Porno al femminile...

Le femministe passano in rassegna il porno e stabiliscono: è troppo maschilista. Dun-que verrà abolito? Niente affatto, in un film verrà adeguato alle esigenze femminili, il tutto coi contributi pubblici. Di tanto in tanto, sprechi svedesi anziché italiani… Scusa il ritardo! Suonano un po’ così le scuse arrivate dall’Inghilterra, con più di trent’anni di ritardo, per i fatti tristemente noti del Bloody Sunday, quando soldati scelti britannici spararo-

no uccidendo 13 civili irlandesi durante una manifestazione pacifica...

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IL SETTIMO SIGILLO di Ingmar Bergman “Chi sei?” “Sono la Morte...sei pronto?” ”Lo spirito è pronto, ma il corpo non ancora…E’ vero che sai giocare a scacchi?” […]

Così la Morte annuncia a un cavaliere, di ritorno dalle crociate, che è

venuta la sua ora. […] Il film è tutto e soltanto una partita a scacchi

con la morte […]. Persino la fotografia del film è quasi priva di mezzi toni […], è la contesa dell’essere e del non essere […] e nella vittoria

del verbo sull’abisso, ecco i sette colori dell’arcobaleno come dallo sma-gliante rigoglio dopo una tempesta […]. Se il cavaliere è l’uomo, nel senso universale del termine, tutti i saltimbanchi, il fabbro e la moglie di lui, sono la società del nostro tempo: l'uomo della produzione e gli istrioni. Un genere di gente […] che nel Medio

Evo era posto al bando della società ma che oggi [...] costituisce l'élite ormai qualifi-cata dagli applausi delle folle. Ed è società di morti. Il saltimbanco galante muore

nella foresta, ridicolo come è vissuto, senza nulla capire della vita [...]. Gli altri muoiono al castello; finiscono i loro giorni concludendo il viaggio. Ed è merito del ca-valiere che li ha guidati e protetti giuocando viso a viso con la Morte, è merito di una Tradizione che nella sfida perenne alla Morte sa ritrovare il senso della storia di tutta

l'umanità. La donna che sola attende al castello il suo cavaliere è sposa e madre a un tempo, è il principio e la fine della vita. "Ti sei pentito di quello che hai fatto?" [...] "No, non sono pentito; sono soltanto un pò stanco" […], ora, anche il corpo è pronto

a morire. E la sposa, al sentire che il suo uomo non è pentito d'aver combattuto per la guerra santa, subito si rasserena, e apparecchia la mensa. Bergman ha intuito che il senso della vita è da trovarsi nel fine ultimo […]. (tratto da Attilio Mordini)

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SAGGIO SUL PRINCIPIO GENERATORE DELLE COSTITUZIONI POLITICHE E DELLE ALTRE ISTITUZIONI UMANE di Joseph de Maistre Nell’ambito della storia delle dottrine politiche de Maistre, autore contro-rivoluzionario per eccellenza, costituisce una tappa fondamentale all’interno di un

percorso di letture di impronta tradizionale. Ed è curioso che sia allo stesso tempo colui che intende indicarci il limite della parola scritta: “l’uomo che deve tutta la sua istruzione alla scrittura non avrà mai altro che l’apparenza della sapienza. La parola sta alla scrittura come un uomo al suo ritratto”, afferma citando Platone. In effetti,

essendo la religione una forma codificata di spiritualità che viene necessariamente dopo una spiritualità più prossima alla purezza (M. Polia, Imperium), “Cristo non ha lasciato un solo scritto ai suoi apostoli. […] Ma poiché, con il succedersi dei tempi,

uomini colpevoli si ribellarono contro i dogmi e contro la morale, fu necessario ridur-si ai libri”. Un discorso in apparenza astratto per capire quello che è una concezione tradizionale fondamentale e del tutto pratica: anche “una costituzione è un’opera divina e […] proprio ciò che vi è di più fondamentale […] non potrebbe mai essere

scritto. […] L’essenza di una legge fondamentale sta nel fatto che nessuno ha il di-ritto di abrogarla; ma come potrà una legge essere al di sopra di tutti, se qualcuno

l’ha fatta? […] La legge non è propriamente legge […], se non la si suppone emana-ta da una volontà superiore; così che il suo carattere essenziale è di non essere la volontà di tutti”. L’elemento religioso/spirituale è dunque alla base di ogni sovranità, per cui ciò che di scritto vi è nelle leggi è secondario rispetto a ciò che non è scritto, perché solo la legge morale e l’etica permetterà alle leggi di essere rispettate. Pessi-mae Ripublicae plurimae legis, (Ad una pessima Repubblica sono proprie molte leg-

gi) ricorda perciò con Tacito. La cultura illuminista, però, ha negato queste verità: e

“come ha punito, Dio, questo esecrabile delirio? L’ha punito come creò la luce, con una sola parola. Ha detto: FATE! E il mondo politico è crollato”. Mentre la politica sta an-cora a discuterne senza capire il perché...

_______________ angolo librario _______________

C’era una volta… Per scoraggiare il sesso precoce occor-re ormai definirlo “uncool” a quanto

pare. Lo suggeriscono gli esperti. Niente da dire, se non che dietro que-sto nuovo linguaggio sembra perdersi

di vista la sostanza del fenomeno, quella sostanza che, a rischio di passa-re per sentimentalisti, vorremmo ricor-dare: l’Amore. In un tripudio di ipocri-

sie e superficialità moderne, dov’è quell’amore con la A maiuscola che attraverso un libro, un racconto, un film, una canzone dovrebbe essere

insegnato tra i banchi di scuola come fosse una materia obbligatoria ancor

prima dell’educazione sessuale. Dov’è quell’amore che ci avvolge nel nucleo familiare capace di fortificarci e ren-derci invincibili una volta varcata la soglia di casa? Dov’è quell’amore pa-terno fatto di insegnamenti, di racconti

di vita vissuta, quell’amore protettivo,

autoritario, un po’ geloso e un po’ ma-linconico di fronte ad una figlia troppo grande da tenere in braccio ma ancora troppo piccola per uscire da sola? E dove sono quelle mamme che profu-mano di sacrifici e sobrietà...chissà se

fra tante mamme-amiche qualcuna si

sia salvata fra quelle che la mattina avevano il tempo di preparare la cola-zione per tutta la famiglia e che con un pò di imba-razzo davano consi-gli sulla vita,

senza calarsi

nella parte di eterne ragaz-

zine, improvvisando un gergo adole-scenziale tanto ridicolo quanto incom-prensibile. Dov’è quell’amore che ri-mane celato dietro un sorriso, dietro

uno sguardo, quello che – puro e inge-nuo – si esprime in una matita presta-ta, innocente e incondizionato non a-

vanza pretese. Dov’è quell’amore che riaffiora nei testi di una canzone, nei petali di un fiore strappato con forza per scoprire se “ama o non ama”?

Quell’amore che non ha bisogno di un conto in banca, quello che non tocca, sfiora, quello che non urla, sussurra, quello che non mostra, fa sognare;

quello che non è volgare, lussurioso, esibizionista, sputtanato, rifatto…

Riscopriamo l’amore, che non è fatto di paillettes, lustrini, ritocchi, sesso, tacchi alti e mamme amiche; riscopria-mo l’amore puro, disinteressato, quello che non và di moda, perché troppo spesso ciò che và di moda è più utile al

business che a noi; riscopriamo

l’amore della famiglia; quello delle ma-dri che ci insegnano il rispetto per la vita e per il nostro corpo, che ci rega-lano un libro (e scrivono la dedica!) e non costosissime sedute al botox! Sembra un po’ retorico, vero? Pensate

come siamo abituati male…!

Dea

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Se la libertà…

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