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Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro Christian Dustmann* University College London, Londra 1. - Introduzione L’immigrazione è considerata un fenomeno permanente da gran parte della letteratura economica. A titolo semplificativo, molti modelli che analizzano l’immigrazione nell’ambito di una si- tuazione di equilibrio generale, presuppongono il mancato ritor- no degli immigranti nel paese d’origine (Keenen [1]; Batiz-Rivera [2]). Inoltre, molta letteratura empirica sull’immigrazione, relati- va alla stima delle relazioni di comportamento dei lavoratori im- migrati, deriva da specificazioni empiriche, assumendo implicita- mente che l’immigrazione abbia carattere permanente. Un esem- pio è costituito dalla letteratura sull’assimilazione salariale degli immigrati ai nativi (Chiswich [3]; Borjas [1]). L’evidenza empirica mostra comunque che molte immigra- zioni sono, in effetti, temporanee. In particolare, nella storia re- cente delle immigrazioni in Europa, il fatto che queste siano tem- poranee sembra costituire la regola piuttosto che l’eccezione. Du- stmann [7] dichiara che le immigrazioni che hanno avuto luogo durante il ventennio dal 1950 al 1970 sia dall’Europa del sud sia dai paesi della periferia dell’Europa meridionale, verso i paesi del- * L’autore è Professore di Economia [Cod. JEL: E21, J22, J61]. Avvertenza: i numeri nelle parentesi quadre si riferiscono alla Bibliografia alla fine del testo.

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Migrazioni temporanee, consumo eofferta di lavoro

Christian Dustmann*University College London, Londra

1. - Introduzione

L’immigrazione è considerata un fenomeno permanente dagran parte della letteratura economica. A titolo semplificativo,molti modelli che analizzano l’immigrazione nell’ambito di una si-tuazione di equilibrio generale, presuppongono il mancato ritor-no degli immigranti nel paese d’origine (Keenen [1]; Batiz-Rivera[2]). Inoltre, molta letteratura empirica sull’immigrazione, relati-va alla stima delle relazioni di comportamento dei lavoratori im-migrati, deriva da specificazioni empiriche, assumendo implicita-mente che l’immigrazione abbia carattere permanente. Un esem-pio è costituito dalla letteratura sull’assimilazione salariale degliimmigrati ai nativi (Chiswich [3]; Borjas [1]).

L’evidenza empirica mostra comunque che molte immigra-zioni sono, in effetti, temporanee. In particolare, nella storia re-cente delle immigrazioni in Europa, il fatto che queste siano tem-poranee sembra costituire la regola piuttosto che l’eccezione. Du-stmann [7] dichiara che le immigrazioni che hanno avuto luogodurante il ventennio dal 1950 al 1970 sia dall’Europa del sud siadai paesi della periferia dell’Europa meridionale, verso i paesi del-

* L’autore è Professore di Economia [Cod. JEL: E21, J22, J61].Avvertenza: i numeri nelle parentesi quadre si riferiscono alla Bibliografia alla

fine del testo.

l’Europa settentrionale, venivano considerate temporanee sia daigoverni dei paesi ospiti, che dagli stessi immigrati. Boehning ([2],p. 147) stima che «oltre due terzi dei lavoratori stranieri ammes-si nella Repubblica Federale della Germania ed oltre quattro quin-ti, nel caso della Svizzera, hanno fatto ritorno in patria». Glytsos[14] riporta che l’85% del milione di greci immigrati nella Ger-mania occidentale tra il 1960 ed il 1984, è gradualmente tornatoin patria. Le immigrazioni di ritorno sono state considerevoli, an-che nel caso degli Stati Uniti. Jasso e Rosenzweig [15] riportanoche tra il 1908 ed il 1957 circa 15,7 milioni di persone siano im-migrate negli Stati Uniti e circa 4,8 milioni di stranieri ne sianoemigrati. Questi autori constatano che una percentuale variabiletra il 20% ed il 50% di immigrati legali (secondo la nazionalità)riemigrarono dagli Stati Uniti negli anni ’70. Warren e Peck [19]hanno calcolato che circa un terzo degli immigrati legali degli Sta-ti Uniti riemigrarono negli anni ’60.

In un modello dinamico, il comportamento temporaneo degliimmigrati nel paese che li ospita dipende dalle aspettative sui para-metri economici previsti nel paese d’origine. Ciò ha conseguenzeimportanti nella creazione di un modello di comportamento del-l’immigrato. In questo lavoro vogliamo dimostrare che la naturatemporanea dell’immigrazione lega le decisioni dell’immigrante, nelpaese che lo ospita, alle condizioni economiche del paese di origi-ne. Questa considerazione può aiutare a spiegare le differenze nelcomportamento tra immigrati e nativi con notevoli conseguenze an-che nel modo in cui dobbiamo specificare i modelli empirici.

Inoltre, in un modello dinamico che prevede le migrazioni diritorno, la durata del periodo di immigrazione diviene una varia-bile importante e le differenze di tale durata possono ulterior-mente contribuire ad evidenziare l’eterogeneità nei comportamentitra immigrati e nativi, come anche tra gli immigrati stessi.

Distinguiamo due tipi di immigrazioni temporanee. Il primotipo è costituito dalle immigrazioni nelle quali l’immigrante ot-tiene un permesso provvisorio di soggiorno nel paese ospite (peresempio, per la durata di un contratto di lavoro). Le immigrazio-ni verso la Svizzera sono prevalentemente contrattuali. Anche mol-te immigrazioni dal Sud-Est asiatico verso i paesi del Medio Orien-

302 Christian Dustmann

te sono contrattuali. La Carta verde, recentemente introdotta inGermania, per attrarre esperti di computer, molto richiesti, pre-vede soltanto un permesso provvisorio di lavoro e residenza. Que-sto tipo di immigrazione verrà da noi denominato “emigrazionecontrattuale”. Nel secondo tipo di immigrazione, l’immigrante hala facoltà di rimanere definitivamente nel paese ospite e ritornain patria soltanto per propria scelta. Denominiamo questo tipo diemigrazione temporanea “migrazione di ritorno”. Molte immigra-zioni temporanee verso i paesi dell’Europa centrale verificatesi dal1950 al 1970 sono state migrazioni di ritorno.

Il presente lavoro è organizzato come segue: nel paragrafoseguente, esporremo per alcuni paesi europei alcuni fatti stiliz-zati relativi all’immigrazione ed illustreremo come l’ulteriore emi-grazione dell’immigrato sia un fenomeno estremamente fre-quente, che caratterizza la più recente storia dell’immigrazionein Europa. Tratteremo poi più dettagliatamente le decisioni del-l’immigrante in merito all’immigrazione ed alla riemigrazione.Abbiamo sviluppato un modello semplificato che analizza le deci-sioni di offerta di lavoro e di consumo degli immigrati in baseal tipo di immigrazione, se permanente o temporanea. Abbiamopoi reso endogeno il momento in cui l’immigrante decide di ritor-nare in patria e discusso i diversi motivi alla base di tale deci-sione.

2. - Alcuni fatti stilizzati

Iniziamo con l’esporre alcuni esempi sugli sviluppi dell’immi-grazione in Europa. È difficile disporre di dati affidabili sul nu-mero degli immigrati, nonché dei flussi in entrata e in uscita de-gli stessi. Ed è ancor più difficile avere delle cifre per mettere aconfronto la situazione nei diversi paesi. Ciò è dovuto al fatto cheogni paese ha le proprie procedure di definizione e di registra-zione degli immigranti che oltre ad essere diverse in ogni paesepossono anche cambiare nel tempo all’interno dello stesso paese,portando così ad una frammentazione nella serie dei dati dispo-nibili. Inoltre, ogni paese segue le proprie procedure legali di as-

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 303

similazione degli immigrati ai nativi. Per esempio, mentre (fino apoco tempo fa) ogni individuo nato in Francia veniva considera-to cittadino francese, indipendentemente dall’origine e dalla cit-tadinanza dei genitori, in Germania la cittadinanza dipende dal-l’origine etnica dei genitori. Pertanto, il calcolo degli immigrati diseconda e terza generazione che peraltro costituisce ormai la mag-gior parte della popolazione di immigrati in Europa, cambia dapaese a paese.

Nonostante queste premesse, è interessante studiare il rap-porto tra il numero degli emigranti esistenti e quello degli emi-granti in afflusso e deflusso per cui abbiamo cercato di combi-nare le varie fonti di dati. Per le ragioni sopra menzionate, le ci-fre dei diversi paesi non sono necessariamente confrontabili fraloro.

Nel riquadro in alto del grafico 1 abbiamo indicato il nume-

304 Christian Dustmann

GRAF. 1NUMERO DI STRANIERI IN VARI PAESI

(in migliaia)

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

250

200

150

100

1980 1985 1990 1995

Danimarca

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

4.500

4.000

3.500

3.000

2.500

1970 1975 1980 1985 1990 1995

Francia

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

8.000

6.000

4.000

2.000

1970 1975 1980 1985 1990 1995

Germania

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

1.500

1.250

1.000

750

500

250

1980 1985 1990 1995

Italia

ro di stranieri nei vari paesi europei. Si noti come le cifre diffe-riscono da paese a paese. Chiaramente, esiste un forte trend ascen-dente nel numero degli immigrati. In Germania, le cifre sono qua-si raddoppiate nel corso degli ultimi dieci anni, sebbene i datiescludano i tedeschi provenienti dall’ex zona orientale dell’Euro-pa. Ugualmente drammatica è la crescita dell’immigrazione perl’Italia, che dal 1950 al 1970 è invece stata un classico esemplaredi paese di emigranti.

Nel grafico 2 è indicata la percentuale dei nati all’estero sul-la popolazione di vari paesi, dove è evidente la stessa tendenza ri-scontrata nei valori assoluti. Le cifre rivelano la notevole diffe-renza nella percentuale di stranieri esistente tra le nazioni euro-pee. Nel 1995, ad esempio, mentre in Italia la popolazione stra-niera rappresentava meno del 2% della popolazione totale, la per-

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 305

GRAF. 1 segue

NUMERO DI STRANIERI NEI VARI PAESI(in migliaia)

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

160

140

120

100

80

1980 1985 1990 1995

Norvegiap

opol

azio

ne

stra

nie

ra

550

500

450

400

1980 1985 1990 1995

Svezia

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

1.400

1.200

1.000

800

1970 1975 1980 1985 1990 1995

Svizzera

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

2.200

2.000

1.800

1.600

1980 1985 1990 1995

Regno Unito

centuale era circa il 3,5% sul Regno Unito, circa il 9% in Ger-mania e il 19% in Svizzera.

Interessanti sono altresì le variazioni delle suddette percen-tuali. Tra il 1985 ed il 1995, si è registrata una variazione di soli0,5 punti percentuali nel Regno Unito e di 1 punto percentualein Italia, ma più di 1,6 punti percentuali in Germania e circa4,5 punti percentuali in Svizzera. Un aumento così significativodella percentuale di stranieri presenti, piuttosto che del lorovalore assoluto, può essere causa di disordini sociali e di pro-blemi razziali e le differenze tra i paesi possono spiegare lediverse politiche riguardo all’immigrazione o la maggiore ominore frequenza di atti d’intolleranza. Prove di quanto dettosono fornite da Dustmann e Preston [12] che hanno dimostratocome nel Regno Unito la concentrazione etnica incoraggi l’osti-lità verso le minoranze.

306 Christian Dustmann

GRAF. 2PERCENTUALI DI STRANIERI NEI VARI PAESI

(in %)

5

4

3

2

1981 1985 1990 1995

Danimarca

9

8,5

8

7,5

7

1981 1985 1990 1995

Germania

2

1,5

1

0,5

1981 1985 1990 1995

Italia

4

3,5

3

2,5

2

1981 1985 1990 1995

Norvegia

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

Il grafico 3 indica il flusso in entrata e in uscita degli immi-grati nei vari paesi europei. Purtroppo non sono disponibili i da-ti del deflusso di tutti gli anni ed in tutti i paesi. Le cifre rivela-no un aspetto importante ed interessante del fenomeno dell’im-migrazione in Europa: un numero considerevole di immigrati la-scia i paesi ospiti. Ad esempio in Germania tra la metà degli an-ni ’70 e l’inizio degli anni ’80, l’emigrazione ha superato l’immi-grazione. Conseguentemente sembra che una gran parte delle im-migrazioni non abbia carattere permanente. Esistono vari motiviper spiegare la temporaneità delle immigrazioni, che verranno di-scussi in seguito. Nel prossimo paragrafo mostreremo come le im-migrazioni non permanenti a differenza di quelle permanenti po-trebbero condurre a profonde differenze nei comportamenti degliimmigrati nei paesi ospiti.

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 307

GRAF. 2 segue

PERCENTUALI DI STRANIERI NEI VARI PAESI(in %)

6

5,5

5

4,5

1981 1985 1990 1995

Svezia

20

18

16

14

1981 1985 1990 1995

Svizzera

3,6

3,4

3,2

3

2,8

1981 1985 1990 1995

Regno Unito

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

pop

olaz

ion

e st

ran

iera

308 Christian Dustmann

GRAF. 3

AFFLUSSO E DEFLUSSO DI STRANIERI NEI VARI PAESI

(migliaia)

40

30

20

10

0

1970 1975 1981 1985 1990 1995

Danimarca

300

200

100

0

1970 1975 1981 1985 1990 1995

Francia

1.500

1.000

500

0

1970 1975 1981 1985 1990 1995

Germania

25

20

15

10

0

1970 1975 1981 1985 1990 1995

Norvegia

80

60

40

20

0

1970 1975 1981 1985 1990 1995

Svezia

120

100

80

60

40

1970 1975 1981 1985 1990 1995

Svizzera

O = afflusso di stranieri∆ = deflusso di stranieri

3. - Immigrazioni permanenti e temporanee

In questo paragrafo, sviluppiamo un modello semplificato, nelquale le immigrazioni potrebbero essere temporanee e gli immi-grati scelgono l’offerta di lavoro ed il livello di consumo ottimale,sia nel paese dove sono immigrati, che nel paese di origine. Utiliz-ziamo questo modello per illustrare alcune importanti caratteristi-che dell’immigrazione temporanea. In particolare, mostriamo comeil comportamento nel mercato del lavoro dell’immigrante tempora-neo possa differire considerevolmente da quello dell’immigrantepermanente o del nativo. Alla base di questa considerazione c’è laseguente intuizione: in un mondo dinamico, gli individui basano leloro decisioni presenti in base alle aspettative sul futuro. Pertanto,un immigrante temporaneo dovrà necessariamente tenere in consi-derazione la situazione futura, sia nel paese ospite sia nel paese d’o-rigine, mentre un immigrante permanente (od un nativo) deve con-siderare soltanto la situazione nel paese ospite. Se le condizionieconomiche future attese che determinano le decisioni attuali del-l’immigrato sono diverse nel paese d’origine ed in quello di resi-denza, il comportamento dell’immigrato temporaneo sarà differen-te da quello dell’immigrato permanente.

Un semplice esempio potrà chiarire questo punto. Prendiamoin considerazione due identici operai che lavorano in un’acciaie-ria dell’Europa Occidentale. L’operaio 1 è un nativo, che intendetrascorrere tutta la vita nel suo paese. L’operaio 2 è un immigrante,proveniente da un paese dell’Europa orientale, dove il livello sa-lariale è molto basso. Per semplicità, supponiamo che l’operaio 2abbia un contratto di lavoro a tempo determinato, alla scadenzadel quale dovrà far ritorno nel proprio paese. Nel suo paese diorigine, potrà ottenere l’identico lavoro, ma riceverà un salario mi-nore. Di conseguenza, per l’operaio 2, il tempo libero è relativa-mente più costoso nel paese ospite che nel paese di origine dopoil suo ritorno, mentre per l’operaio 1 il tempo libero avrà lo stes-so costo nel presente e nel futuro. L’operaio 2 sceglierà quindi dilavorare più intensamente nel paese ospite, dove il tempo trascorsosul posto di lavoro viene pagato maggiormente e di lavorare me-no in futuro nel paese di origine, dove il tempo sul posto di la-

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 309

voro ha un valore relativamente basso. Al contrario, l’operaio 1lavorerà nello stesso modo sia nel presente sia nel futuro. Questesemplici considerazioni forniscono una spiegazione per le diffe-renze osservate nel modo di lavorare degli immigranti (tempora-nei) e dei nativi.

3.1 Il modello

Per chiarire i concetti suesposti, li formalizziamo in un mo-dello più semplice possibile che si basa su quello ideato da Dust-mann [10]. In primo luogo assumiamo che la durata del periododi emigrazione non possa essere determinata dall’immigrante; inaltri termini, prendiamo in considerazione le immigrazioni con-trattuali. Analizziamo le implicazioni derivanti dalla natura tem-poranea dell’immigrazione per analizzare il comportamento daconsumatore e sul mercato del lavoro dell’immigrante1.

Abbiamo poi indebolito l’ipotesi che la durata del periodo diimmigrazione sia esogenamente determinata e considerato le mi-grazioni di ritorno nelle quali tale durata è considerata variabiledi scelta. Esaminiamo quindi alcune ragioni per le quali un’im-migrazione potrebbe essere temporanea, nonostante il salario sianotevolmente più elevato nel paese ospite che in quello di origi-ne, e discuteremo brevemente le implicazioni aggiuntive che ciòha sul comportamento dell’immigrante.

Consideriamo ora un immigrante al quale sia stato offerto uncontratto di lavoro di durata t nel paese ospite. La durata totaledella vita dell’immigrante è uguale a T che normalizziamo ad 1.Supponiamo che l’immigrante accetti questa offerta, in base allecondizioni che qui di seguito deriviamo. Dopo essersi trasferitonel paese ospite, l’immigrante sceglie il proprio livello di consu-mo e la domanda di tempo libero ottimali. La sua funzione di uti-lità intertemporale è data da:

(1) U = u1t + u2(1–t)

310 Christian Dustmann

1 Per un’analisi v. DUSTMANN C. [12].

dove le preferenze in ciascun periodo sono specificate come segue:

(2) u1 = α1lnc1 + β1lnL1

u2 = α2lnc2 + β2lnL2

dove c1 e c2 rappresentano il consumo, e L1 e L2 rappresentano ladomanda di tempo libero nel paese di origine e nel paese ospite.Il tempo totale disponibile è normalizzato ad 1, cosicché l’offertadi lavoro nel paese di origine ed in quello ospite è data rispetti-vamente da H1 = 1 – L1 e H2 = 1 – L2.

La struttura dell’utilità sopra indicata consente l’esistenza didifferenti utilità marginali del tempo libero e del consumo nel pae-se di origine e nel paese ospite. Se, per esempio, α1 < α2, un ugua-le flusso di consumo consente all’immigrante un più elevato li-vello di utilità, quando questi risiede nel paese di origine. Il mo-tivo può essere costituito dalla complementarietà tra ambiente econsumi o tempo libero. Consideriamo, per esempio, un lavora-tore proveniente da un paese del Sud Europa. Il consumo dellastessa bottiglia di vino può essere per lui molto più piacevole nelsuo villaggio nativo, in una caffetteria a lui familiare ed insiemeagli amici ed alla famiglia, piuttosto che solo in un bar scono-sciuto di una città del Nord Europa in una giornata di pioggia.

L’immigrante massimizza la funzione di utilità in (1), sce-gliendo il livello ottimale di consumo (c1, c2) e di domanda di tem-po libero (L1, L2) soggetto al vincolo di bilancio intertemporale.

(3) H1w1t + H2w2(1–t) – tc1 – p(1–t)c2 = 0

dove w1 e w2 rappresentano il salario nel paese ospite ed in quel-lo di origine, p costituisce il rapporto tra il livello dei prezzi delpaese ospite e quello del paese di origine. Assumeremo nel pro-sieguo che w1 > w2, cioè che il salario sia più elevato all’esteroche in patria. Inoltre, se p<1, lo stesso gruppo di beni costa me-no nel paese di origine dell’immigrante. In questo caso, la valutadel paese ospite avrà un potere di acquisto più elevato nel paesedi origine dell’immigrante. In questa sede considereremo soltantole soluzioni interne. L’analisi delle soluzioni d’angolo è estrema-

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 311

mente semplice. Dalle condizioni del primo ordine possiamo de-rivare le funzioni di domanda di Frisch:

c1 = α1(4) c1 = ——c1 = π

c1 = α2(5) c2 = ——c1 = πp

L1 = β1(6) L1 = ——L1 = πw1

L1 = β2(7) L2 = ——L1 = πw2

dove π rappresenta l’utilità marginale della ricchezza (che in que-sto problema è uguale al moltiplicatore di Lagrange).

Il rapporto tra il livello di consumo nell’economia del paesedi origine e del paese ospite, come anche il rapporto tra la do-manda di tempo libero nei due paesi, è dato da:

L2 w1β2(8) –— = –——L1 w2β1

c2 α2(9) –— = –——c1 pα1

Supponiamo in primo luogo che: β1 = β2 e α1 = α2. In questocaso, la domanda di tempo libero nel paese ospite sarà minore diquella nel paese di origine se w2 > w1. Inoltre, maggiore sarà ildifferenziale salariale tra l’economia del paese d’origine e quelladel paese ospite, tanto più elevato sarà il numero di ore di lavo-ro effettuate dall’immigrante nel paese ospite rispetto al paese diorigine. Elevati salari relativi all’estero indurranno l’immigrante aspostare dal presente al futuro la sua domanda di tempo libero.Considerando le soluzioni d’angolo, è facilmente dimostrabile cheun differenziale salariale sufficientemente elevato indurrà l’immi-

312 Christian Dustmann

grante ad andare in pensione dopo essere tornato in patria. Il no-stro modello semplificato prevede che l’immigrante temporaneolavorerà tanto più duramente nel paese ospite rispetto al paese diorigine, quanto più elevato sarà il differenziale salariale.

Ora prendiamo in considerazione il consumo. Rammentiamoche p rappresenta il rapporto tra il livello dei prezzi del paeseospite e del paese di origine. Se p<1, lo stesso paniere di beni co-sta di più all’estero che in patria. α1 = α2 (9) indica che, se p<1,l’immigrante sposterà il consumo dal presente al futuro. Conse-guentemente a questo concetto, maggiore sarà il potere di acqui-sto della valuta del paese ospite nel paese di origine dell’immi-grato, minori saranno i suoi consumi all’estero, rispetto al paesedi origine. La differenza di potere di acquisto indurrà l’immigrantead accumulare i propri risparmi all’estero e ad utilizzarli dopo ilritorno in patria.

Supponiamo ora che α1 > α2. In questo caso, l’utilità margi-nale dei consumi per lo stesso flusso di consumi nel paese di ori-gine è maggiore dell’utilità marginale dei consumi nel paese ospi-te. Ciò rafforza il divario tra i consumi nei due paesi, portando ad-dirittura ad un aumento del risparmio all’estero. Naturalmente, se,α1 < α2 si giunge alle conclusioni opposte. Similmente, se β2 > β1

(l’emigrante dà un maggior valore al tempo libero in patria piut-tosto che all’estero), l’offerta di lavoro sarà maggiore nell’economiadel paese ospite rispetto al paese di origine, persino se w1 = w2.

3.2 Statica comparata

Per comprendere gli effetti dei cambiamenti nei salari e nel-la durata dei contratti sui livelli di consumo e sulla domanda ditempo libero, deriviamo la statica comparata del modello. A talescopo, sostituiamo le funzioni di domanda di Frisch nel vincolodi bilancio e consideriamo la statica comparata rispetto a π. Èsemplice dimostrare che l’utilità marginale della ricchezza dimi-nuisce nei salari in patria ed in quelli all’estero, w1 e w2. Inoltreessa diminuisce al crescere del periodo contrattuale t, fino a che

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 313

w1 > w2. Quindi:

π= π (w1, w2, t, p, α1, α2, β1, β2)(–) (–) (–) (0) (+) (+) (+) (+)

L’utilità marginale della ricchezza decresce nei salari in patriae nel paese ospite. Decresce altresì nella durata del contratto, fin-ché [H1w1 – c1] > [H2w2 – pc2], il che afferma che i risparmi nelpaese ospite sono superiori a quelli nel paese di orgine. Ciò è sem-pre vero per w1 > w2, p ≤ 1 e β1 ≤ β2, α1 ≤ α2.

Le modifiche del parametro p dei prezzi non ha effetti sul-l’utilità marginale della ricchezza. Ciò dipende dalla struttura spe-cifica dell’utilità da noi considerata. Per funzioni di utilità più ge-neriche, gli effetti sono ambigui. Una diminuzione del potere diacquisto aumenta l’utilità marginale della ricchezza, dato che ri-duce la ricchezza nell’arco della vita (aumentando il costo dei con-sumi in patria); d’altra parte, tale diminuzione riduce i consuminel paese d’origine. Infine, un aumento di uno qualunque dei pa-rametri di preferenza ha un effetto positivo sull’utilità marginaledella ricchezza.

Ora possiamo derivare la statica comparata rispetto al con-sumo ed all’offerta di lavoro. La tavola 1 evidenzia gli effetti mar-

314 Christian Dustmann

TAV. 1EFFETTI MARGINALI

offerta di lavoro nel paese ospite

∂H1 ∂H1 ∂H1 ∂H1 ∂H1 ∂H1 ∂H1 ∂H1effetto ——— ——— ——— ——— ——— ——— ——— ———∂w1 ∂w2 ∂t ∂p ∂α1 ∂α2 ∂β1 ∂β2

> 0 > 0segno = 0 < 0 = 0 < 0 > 0 = 0 > 0 > 0< 0 < 0

consumi nel paese ospite

∂c1 ∂c1 ∂c1 ∂c1 ∂c1 ∂c1 ∂c1 ∂c1effetto ——— ——— ——— ——— ——— ——— ——— ———∂w1 ∂w2 ∂t ∂p ∂α1 ∂α2 ∂β1 ∂β2

> 0segno > 0 > 0 = 0 > 0 = 0 < 0 < 0 < 0< 0

ginali dei cambiamenti salariali nel paese ospite ed in quello diorigine, unitamente ai cambiamenti della durata contrattuale deiprezzi e dei parametri che rappresentano le preferenze sull’offer-ta di lavoro e sui consumi nel paese ospite.

Nel paese ospite l’effetto di un aumento dei salari sull’offertadi lavoro è di segno ambiguo. Ciò è dovuto agli effetti reddito/so-stituzione, dove i due effetti operano in direzioni opposte. Da unaparte, se i salari aumentano all’estero, l’immigrante preferisce la-vorare più duramente, dato che il tempo libero diviene più co-stoso. Dall’altra, l’aumento salariale riduce l’utilità marginale del-la ricchezza (il valore individuale che un emigrante dà alla ric-chezza), inducendo l’immigrante a ridurre l’offerta di lavoro. L’ef-fetto totale può non essere determinato in modo certo. Notiamocomunque che un aumento dei salari nel paese d’origine (w2) haun effetto non ambiguo: riduce l’offerta di lavoro nel paese ospi-te. Ora opera soltanto l’effetto sostituzione.

Questa è un’osservazione interessante ed in un certo sensonon è intuitiva. Indica che un crescente differenziale salariale trapaese di immigrazione e paese di emigrazione non porta neces-sariamente ad un maggiore impegno lavorativo da parte dell’im-migrato. In realtà potrebbe anche ridurre l’offerta di lavoro del-l’emigrato, se l’aumento è dovuto ad una crescita dei salari nelpaese ospite! Osserviamo inoltre che, sebbene un salario più ele-vato nel paese ospite non porti necessariamente a più intense pre-stazioni di lavoro da parte dell’immigrante, il rapporto tra lavorofornito nel paese ospite e quello di origine aumenta in modo nonambiguo, come indicato al punto (9). Un aumento della duratadel contratto ha un effetto negativo sull’offerta di lavoro all’este-ro dell’emigrante. Ciò è dovuto al fatto che una più lunga durataconduce ad un più elevato livello di ricchezza totale disponibilenell’arco della vita; pertanto l’utilità marginale della ricchezza di-minuisce e la domanda di tempo libero aumenta. Un aumento del-l’utilità marginale del tempo libero nel paese ospite, come indi-cato da un aumento in β1, ha effetti ambigui sull’offerta di lavo-ro — ancora una volta gli effetti reddito/sostituzione operano indirezioni opposte. Infine, aumenti in tutti gli altri parametri rela-tivi alle preferenze causano un aumento dell’offerta di lavoro —

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 315

l’immigrante lavora tanto più duramente all’estero, quanto più dàvalore ai consumi nei due paesi od al tempo libero in patria.

Interessanti sono anche i risultati ottenuti sul comportamen-to rispetto ai consumi. Gli effetti di statica comparata dimostra-no che un aumento dei salari sia all’estero che in patria incre-menta i consumi all’estero (così come aumenta il consumo in pa-tria, come si può facilmente dimostrare). Inoltre, un aumento del-la durata del contratto porta ad un aumento dei consumi nel pae-se ospite. Sia l’aumento salariale sia l’aumento della durata delcontratto portano ad un maggior livello di reddito nel corso del-la vita, riducendo l’utilità marginale della ricchezza ed aumen-tando il livello dei consumi in entrambi i paesi.

Il nostro modello semplificato dimostra che l’offerta di lavo-ro ed il comportamento rispetto ai consumi dell’immigrante tem-poraneo sono strettamente collegati alla situazione economica delpaese di origine, al potere di acquisto della valuta del paese ospi-te e alla durata del contratto. Alcune ipotesi implicite del model-lo sono suffragate da evidenza empirica. Se i salari sono più bas-si nel paese di origine, gli individui che intendono ritornare nel-la propria nazione dovrebbero avere salari di riserva più bassi de-gli individui che risiedono in via permanente. Conformemente itassi di partecipazione dei potenziali riemigranti dovrebbero es-sere più alti. Dustmann [8] analizza le decisioni di partecipazio-ne nel mercato del lavoro da parte di immigrati coniugati di ses-so femminile. Questo lavoro mette in evidenza come gli individuiche intendono ritornare in patria hanno l’11% in più di probabi-lità di partecipazione al mercato del lavoro rispetto agli individuiche intendono rimanere in Germania.

3.3 La decisione di ritornare

Fino a questo momento abbiamo ipotizzato che la decisionedell’emigrante di tornare in patria sia esogena: l’immigrante tem-poraneo torna nel paese d’origine perché il contratto di lavoro èscaduto. Comunque, molte situazioni immigratorie in Europa so-no caratterizzate da migrazioni di ritorno su larga scala, le quali

316 Christian Dustmann

sono state decise per scelta. Inoltre, il ritorno spesso avviene no-nostante le condizioni economiche del paese di immigrazione con-tinuino comunque ad essere più vantaggiose. Per esempio, i pae-si dell’Europa centrale sono stati meta di massicci movimenti mi-gratori nel ventennio tra il 1950 ed il 1970 da parte di lavoratoriprovenienti prevalentemente dai paesi della periferia dell’Europameridionale, dalla Turchia e dal Nord Africa.

La causa di questo flusso di ingresso di immigranti era un ec-cesso di domanda di mano d’opera in molti di questi paesi. Mol-ti immigranti ritornarono in patria, nonostante i loro contratti nonfossero a termine e potessero quindi rimanere all’estero a tempoindeterminato. Il grafico 3 illustra che per alcuni paesi e per al-cuni anni, il flusso di uscita degli immigrati ha persino superatoil flusso di entrata. Una domanda importante è: cosa induce l’im-migrante a ritornare? Per rispondere a questa domanda ed isola-re i fattori determinanti del ritorno è importante considerare lepolitiche europee sull’immigrazione per motivi di lavoro e svilup-pare misure di controllo per arginare gli afflussi.

Dustmann ([6], [11]) ha identificato in un modello simile tremotivi che causano il ritorno degli immigranti, nonostante nelpaese ospite i salari continuino ad essere più elevati. In primoluogo, vivere in patria è complementare ai consumi, cosicché l’u-tilità marginale dei consumi è maggiore in patria che all’estero(v. anche Djajic e Milbourne [5]). Già soltanto questo motivo cau-sa migrazione di ritorno. In secondo luogo, anche se per l’emi-grante è indifferente vivere e consumare in patria o all’estero,potrà prendere in considerazione un eventuale ritorno, se in pa-tria i prezzi sono notevolmente inferiori a quelli del paese ospi-te. In questo caso, un ritorno consente all’emigrante di trarrevantaggio da una parte da salari più elevati all’estero, e dall’al-tra da prezzi più bassi nel suo paese di origine. Entrambe le si-tuazioni possono essere il risultato del nostro modello semplifi-cato. In terzo luogo, se l’immigrante acquisisce all’estero dellequalifiche che possano migliorare la sua capacità di guadagnopiù in patria che nel paese ospite, il ritorno potrà sicuramenteessere vantaggioso.

Il nostro modello semplificato (1)-(3) è in grado di riprodur-

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 317

re due motivi per il ritorno volontario: i livelli di prezzo più ele-vati nel paese ospite (p<1), e una maggiore preferenza dell’emi-grante a consumare o trascorrere il tempo libero in patria (α1<α2

o β1<β2).Per verificare quanto sopra, consideriamo il problema tratta-

to in precedenza, dove abbiamo ipotizzato che la durata dell’e-migrazione t sia esogena. Supponiamo ora che anche t possa es-sere deciso dall’immigrante. La durata ottimale dell’immigrazioneè determinata da (3), (4), (7) e dalla seguente condizione del pri-mo ordine:

(10)(costo (beneficio

marginale) marginale)

dove la (10) è valutata in corrispondenza dei livelli ottimali di do-manda di tempo libero e di consumi. Il primo termine nella (10)è il costo marginale dell’immigrazione. Il secondo termine è il be-neficio marginale. L’immigrazione ha luogo soltanto se (Γ(t)<0t→0):inizialmente il beneficio dell’immigrazione deve essere maggioredel costo. Una migrazione di ritorno avviene al tempo t quandoΓ(t)=0: se i costi sono uguali ai benefici l’immigrante torna in pa-tria. Infine, l’immigrazione è permanente se Γ(t)>0t→1.

Consideriamo prima il caso in cui β1=β2, e α1=α2; inoltre, p=1.È semplice dimostrare che in questo caso l’espressione nella (10)si riduce a Γ = w1–w2. Pertanto, se per l’immigrante è indifferen-te tra il consumo di beni o tempo libero in patria od all’estero ese p=1, l’immigrazione non avrà luogo se i salari sono più bassinel paese ospite; d’altra parte, l’immigrazione sarà permanente sei salari sono più bassi in patria.

Conseguentemente, affinché un’immigrazione abbia luogo ènecessario che inizialmente i benefici della stessa superino i co-sti. Affinché si abbia un ritorno volontario, è necessario che la dif-ferenza tra i benefici ed i costi del soggiorno nel paese ospite siadecrescente e che ci sia un punto in cui i costi superano i bene-fici. La condizione (10) mostra che il momento ottimale per ri-tornare t è scelto in modo tale che il costo marginale di rimane-

[ – ] – [( – ) – ( – )]u u H w c H w pc2 1 1 1 1 2 2 21 24 34 1 244444 344444π = Γ

318 Christian Dustmann

re all’estero un ulteriore unità di tempo (lato sinistro) sia ugualeal suo beneficio marginale (lato destro).

L’immigrazione di ritorno può aversi ipotizzando che il poteredi acquisto della valuta del paese ospite sia maggiore in patria o chel’immigrante abbia una preferenza per i consumi nel paese di origi-ne. Per esempio, nel nostro modello semplificato, un livello di prez-zi più elevato all’estero induce l’immigrante a consumare meno al-l’estero e di più nel suo paese dopo il suo ritorno. Pertanto, ogniunità di tempo trascorsa all’estero priva l’immigrante della possibi-lità di godere di un più elevato flusso di consumi nel proprio paese,cosicché il lato sinistro è positivo. Il secondo termine nella (10) rap-presenta il beneficio marginale del soggiorno all’imstero, misuratoin unità di utilità. Vivere all’estero permette all’immigrante di accu-mulare maggiori risorse, dato che i salari sono più elevati ed il con-sumo più basso. Questo permette all’immigrante di accumularemaggiori risorse finanziarie per unità di tempo, consentendoglichiaramente di aumentare la sua ricchezza nell’arco della vita equindi di aumentare dell’utilità totale nel corso di tutta la vita.

4. - Osservazioni conclusive

L’evidenza fornita mostra che i valori assoluti, le percentualied anche la composizione della popolazione degli immigrati inEuropa variano notevolmente da paese a paese. Comune alla mag-gior parte dei paesi europei è il fatto che la popolazione degli im-migrati sia costantemente aumentata nel corso degli ultimivent’anni. I grafici dimostrano inoltre che il flusso in uscita degliimmigrati è elevato in molti paesi dimostrando quanto le emi-grazioni temporanee siano frequenti.

Abbiamo poi studiato in maggior dettaglio il comportamentoeconomico dell’immigrante temporaneo concentrandoci sulla suaofferta di lavoro e sul suo comportamento rispetto ai consumi ope-rando una distinzione tra le immigrazioni le cui cause di ritornosono esogene (emigrazioni contrattuali) e le immigrazioni in cuiil ritorno è scelto in modo ottimale dagli individui (migrazioni diritorno).

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 319

Il modello da noi sviluppato spiega un certo numero di fattistilizzati. L’analisi implica che gli immigranti accumulano rispar-mi nel paese ospite e li utilizzano dopo il loro ritorno in patria.Il nostro modello è perciò compatibile con un tipico pattern diemigranti che mirano al risparmio come evidenziato da Piore [17];l’emigrante risparmia nel paese ospite e spende al suo ritorno. Ilnostro modello spiega questo comportamento, assumendo che isalari siano più elevati all’estero e quindi o che l’immigrante pre-ferisca consumare all’estero, oppure che i prezzi siano minori inpatria, od entrambi i casi.

Inoltre, un fenomeno frequentemente osservato è che gli im-migrati lavorino un numero di ore più elevato rispetto ai lavora-tori nativi del luogo. Nel nostro modello, gli immigranti tempo-ranei lavorano più intensamente nel paese di immigrazione, se vie-ne loro prospettato un secondo periodo lavorativo in cui percepi-ranno un salario minore che ridurrà il salario di riserva nel pae-se ospite. Di conseguenza la loro domanda di tempo libero vieneposposta nel futuro causando conseguentemente uno spostamen-to verso l’alto della loro offerta di lavoro di equilibrio. Questo spie-ga perché gli immigrati accettano lavori i cui salari sono consi-derati troppo bassi dai nativi. Ciò può essere facilmente dimo-strato analizzando le soluzioni d’angolo del nostro modello sem-plificato, che rivela inoltre che, mantenendo costanti i salari nelpaese di origine, un aumento dei salari nel paese ospite non por-ta necessariamente ad un maggior impegno lavorativo.

Il nostro modello dimostra che la durata del contratto di la-voro ha un effetto determinante sull’offerta di lavoro dell’immi-grato. Contratti di lavoro di più breve durata portano ad una ri-duzione della ricchezza nel corso di tutta la vita: pertanto, il va-lore della ricchezza monetaria aumenta e l’immigrato lavora piùduramente nel paese ospite. Per quanto riguarda i consumi ed ilrisparmio, l’analisi dimostra che il potere di acquisto della valutadel paese ospite nell’economia del paese dell’immigrato rappre-senta un fattore importante per il comportamento nei consumi.Se il livello dei prezzi è notevolmente più elevato nel paese ospi-te rispetto al paese di origine, l’immigrante sposterà i consumi dalpresente nel futuro.

320 Christian Dustmann

Abbiamo poi indebolito l’ipotesi che il momento di ritorno siacausato da fattori esogeni, ed esteso il nostro modello al fine diconsiderare il ritorno come decisione ottima in quanto caratte-rizza la situazione attuale dell’immigrazione in molti paesi euro-pei. Abbiamo individuato due motivi alla base della decisione vo-lontaria di tornare, nonostante le condizioni economiche conti-nuino ad essere più vantaggiose nel paese ospite: la preferenza peril paese di origine ed il più elevato potere d’acquisto che la valu-ta del paese ospite ha nell’economia del paese dell’immigrante.

Migrazioni temporanee, consumo e offerta di lavoro 321

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